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La madre del poeta era già comparsa come protagonista e figura costante in molte altre poesie della produzione poetica
precedente di Pasolini. Non bisogna quindi meravigliarsi che la madre venga ancora poetata in questa nuova opera data l'enorme
importanza che lei ebbe nella vita psicologica ed esistenziale del poeta; anzi la poesia è la spiegazione, in forma poetica, del
dramma interiore del poeta che spiega in termini psicoanalitici e psicologici la sua vita interiore che si riverbera in quella privata e
sociale. La madre è parte in causa del suo comportamento sociale e il poeta spiega nell'opera, ovviamente tra le righe, la genesi
psicogena del suo comportamento omosessuale.
A conferma di questa analisi riporto il commento del critico Marta Sambugar che esprime negli stessi termini il contenuto della
poesia: <<In questa lirica, struggente e spietata nella sua lucida analisi, il poeta svela alla madre quel segreto che da sempre
Pasolini conosce e tiene nascosto nella sua anima: l'omosessualità, mai del tutto pienamente accettata dal poeta, è da attribuirsi al
suo amore unico, insostituibile per la madre, la sua impossibilità di amare qualsiasi altra donna. E non accettando pienamente
questa condizione, la sua ricerca è volta a “corpi senza anima, giacché la sola anima che può amare è quella di sua madre> >
La tesi della poesia è la supplica alla madre di rimanere con lui, con il figlio, perché senza di lei Pasolini non riesce a restare e
perché la madre rimane sempre l'unica ragione della sua vita. Pasolini trova difficoltà a formulare la supplica alla madre perché
non trova le parole adatte per esprimere tutto il suo dramma interiore ed esteriore e per spiegare il suo comportamento psicogeno,
in quanto "l'orrendo conoscere" di questa verità sarebbe per la madre una frustrazione incomprensibile e impensabile.
Il linguaggio poetico.
Il linguaggio poetico della poesia è decisamente tragico e passionale perché costruito con parole piene di disperazione e perché
esprime il conflitto tipico interiore. Il linguaggio poetico esprime, ma non apertamente, tutto il conflitto edipico che il poeta ha
attraversato dalla sua infanzia fino all'età adulta ma esprime anche la volontà di risolvere e svelare il suo dramma alla madre per
chiarire a sé stesso la nuova vita che vorrebbe ricominciare insieme a lei.
Il tono emotivo.
Il tono emotivo della poesia è drammatico perché esprime l'angoscia del poeta verso la madre e verso la vita. Il poeta è
consapevole che la sua infanzia è trascorsa nell'attrazione affettiva verso la madre che si divideva con l'attrazione verso gli altri,
verso corpi senz'anima. Questo conflitto edipico ha causato nel poeta un comportamento psicogeno e da ciò è scaturita la sua
diversità sociale. Questo dramma interiore dà al poeta e alla poesia una tragicità molto intensa e dolorosa, anche se l'ultimo verso
esprime una speranza di rinnovamento verso il futuro. Pertanto il tono emotivo della poesia è cupo, mesto, trascinante e
melodrammatico.
In ginocchio, decisa,
Sarai una statua davanti all'eterno,
come già ti vedeva
quando eri ancora in vita.
Alzerai tremante le vecchie braccia,
come quando spirasti
dicendo: Mio Dio, eccomi.
U
ngaretti, rivolgendosi alla madre, esalta il ruolo di tutte le madri nella vita degli uomini sia
quando essi sono in vita sia dopo la morte.
Il testo è diviso in quattro strofe di diversa lunghezza: due quartine, una terzina e due distici. I
versi, endecasillabi e settenari, non sono rimati.
In questa stupenda poesia di Ungaretti viene espresso, con sobrietà , il dramma intimo e sofferto di una madre che aspetta il figlio
alle soglie dell`eternità per vederlo redento dalla sua preghiera. Al centro della poesia è prorompente la figura della madre, umile e
forte, che evidenzia un amore e sentimenti che superano i limiti della morte . La madre morta diviene, nella visione di Ungaretti, un
simbolo, un’esaltazione dell’amore materno, che conduce per mano il figlio morto davanti al Signore, per fargli ottenere la
salvezza, gettandosi in ginocchio davanti a Lui, pregando con tutte le proprie forze e invocando il perdono di ogni peccato. E solo
quando Dio glielo avrà accordato, rivolgerà lo sguardo agli occhi del proprio figlio.
Parafrasi: E quando il cuore con il suo ultimo battito avrà fatto cadere il muro che separa la vita dalla morte, per condurmi, o
Madre, fino a Dio, come durante l infanzia mi darai la mano. In ginocchio, risoluta, sarai immobile come ti vedevo quando eri
ancora in vita. Alzerai tremante le braccia malferme per l'età, come quando spirasti, raccomandandoti al tuo Dio. E, solo quando l'
Eterno mi avrà perdonato, desidererai guardarmi. Ricorderai di avermi atteso lungamente, e nei tuoi occhi balenerà un sospiro di
sollievo...
Madre di Tito:
“Tito, non sei figlio di Dio,
ma c’è chi muore nel dirti addio”.
Madre di Dimaco:
“Dimaco, ignori chi fu tuo padre,
ma più di te muore tua madre”.
Le due madri:
“Con troppe lacrime piangi, Maria,
solo l’immagine d’un’agonia:
sai che alla vita, nel terzo giorno,
il figlio tuo farà ritorno:
lascia noi piangere, un po’ più forte,
chi non risorgerà più dalla morte”.
Madre di Gesù:
“Piango di lui ciò che mi è tolto,
le braccia magre, la fronte, il volto,
ogni sua vita che vive ancora,
che vedo spegnersi ora per ora.
Figlio nel sangue, figlio nel cuore,
e chi ti chiama – Nostro Signore -,
nella fatica del tuo sorriso
cerca un ritaglio di Paradiso.