Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Il termine "elettricità" deriva proprio dalla parola greca "elektron", che significa ambra.
Ø Cariche dello stesso segno si respingono, mentre delle cariche di segno opposto si
attraggono.”
Ø La carica elettrica è una grandezza fisica scalare dotata di segno ed è una proprietà
fondamentale della materia
Annichilazione e +e →γ +γ
+ − Produzione di coppie e+e- γ → e+ + e−
NB: Un oggetto si carica perché elettroni vengono trasferiti ( non creati) da un corpo
all’altro
Carica Elettrica
La carica elettrica è quantizzata => esiste una carica fondamentale ( la carica
dell’elettrone) e tutte le altre cariche sono multipli di questa carica.
L’unità di misura della carica nel sistema SI è il coulomb (C) che corrisponde alla
carica prodotta da 6,24 × 1018 elettroni .
La carica di un elettrone è quindi:
1C −19
qelettrone = −e = − = −1.60 ⋅ 10 C
6.24 ⋅ 1018
Perché il Coulomb?
Perché 1Coulomb corrisponde alla carica elettrica trasportata in 1s da un flusso di
corrente da 1A (unità di misura nel sistema SI della corrente che è una delle
grandezze fondamentali )
Serie triboelettrica
Effetto triboelettrico: fenomeno elettrico che consiste nel trasferimento, mediante strofinio,
di cariche elettriche tra materiali diversi (di cui almeno uno isolante)
La parola deriva dal greco “tribos”, che significa appunto strofinio Massima Carica Positiva
aria
pelle umana asciutta
amianto
vetro
mica
capelli umani
nylon
lana
pelliccia
Serie triboelettrica: La tabella mostra una serie di piombo
materiali, elencati in base alla polarità e all'intensità seta
alluminio
della carica acquisita. carta
Un materiale in cima alla tabella tende a cedere elettroni cotone
legno
(e a caricarsi positivamente). acciaio
ambra
Quelli vicini al fondo tendono ad accettare elettroni (e a ceralacca
caricarsi negativamente). gomma dura
mylar
vetroresina
nichel, rame
ottone, argento
oro, platino
schiuma di polistirene
acrilico
poliestere
celluloide
orlon
schiuma di poliuretano
polietilene
polipropilene
PVC (cloruro di polivinile)
silicio
teflon
Massima Carica Negativa
Isolanti e conduttori
Le cariche possono muoversi all’interno di un oggetto.
Tale moto è detto Conduzione elettrica, e la facilità con cui le cariche possono muoversi in
un materiale dipende dal materiale stesso.
Classificazione dei materiali in funzione della “facilità” con cui le cariche si muovono al loro
interno:
Conduttori: materiali nei quali le cariche elettriche negative possono muoversi con una certa
facilità (in generale tutti i metalli sono più o meno buoni conduttori)
Quando tali materiali si caricano in una certa zona, anche con una carica
piccolissima, essa si distribuisce rapidamente su tutta la superficie del
materiale
(b)
bacchetta di
Avvicinando alla sfera una bacchetta di bachelite(isolante) caricata negativamente bachelite (a)
caricata
gli elettroni più vicini alla bacchetta verranno respinti verso la regione più lontana negativamente
della sfera (a causa della repulsione tra cariche di segno uguale)
La zona più vicina alla bacchetta avrà un eccesso di cariche positive, la zona più
lontana un eccesso di cariche negative
(b)
(c)
Mettendo in collegamento la sfera conduttrice (dalla parte dell’eccesso di elettroni)
con la terra mediante un filo conduttore, una parte degli elettroni, liberi di
muoversi nel filo, migreranno verso terra e lasceranno la sfera
(c)
(d)
Rimuovendo il filo conduttore, la sfera è di nuovo isolata.
(e) (d)
Allontanando la bacchetta, la carica elettrica positiva si distribuisce
uniformemente su tutta la sfera
Molecole e atomi hanno carica netta nulla poiché sono composti da uno stesso numero di
cariche positive e negative.
+ +- +- -+
Avviciniamo un palloncino caricato positivamente ad un isolante + +- +- +-
(per esempio una parete) + +- +- +-
+ +- +- +-
Le molecole dell’isolante si “deformano” a causa della + +- -+ -+
repulsione tra cariche dello stesso segno,
+ +- +- +-
+ +- +- +-
Le molecole si trasformano in dipoli con il polo positivo
nella zone più lontana dal palloncino
Ø Le forze elettriche vincolano gli elettroni a rimanere negli atomi, gli atomi a formare le
molecole ….
Esempi:
• Gli spermatozoi hanno carica positiva … gli ovuli negativa … ma non appena uno degli
spermatozoi “raggiunge la meta”… l’ovulo inverte la sua polarità (spostando ioni di sodi Na+
sulla superficie della membrana esterna) per creare una barriera per gli altri spermatozoi ed
impedire la polispermia
• I globuli rossi che trasportano ossigeno dai polmoni alle cellule del nostro corpo hanno la loro
superficie che presenta una carica netta negativa, ciò contribuisce ad evitare che possano
aggregarsi
1
F∝ 2
r
r = distanza tra le due palline di sambuco
Legge di Coulomb
La forza elettrostatica tra due cariche è descritta dalla legge di Coulomb:
q1 q2
F =k
r2
Dove k è la costante di Coulomb ed F è espressa in N
1
k= = 8.99 ⋅ 109 N ⋅ m 2 C 2
4πε 0
ε 0 = 8.85 ⋅ 10 −12 C 2 /( N ⋅ m)
εo è la costante dielettrica del vuoto
La forza elettrostatica è
q1 q2 1 inversamente proporzionale al
F =k F∝ 2 quadrato della distanza fra le
r 2 r due cariche
Forza di Coulomb
Quando sono presenti più cariche la forza di Coulomb agisce a coppie e la forza
risultante su ciascuna particella è data dalla somma vettoriale delle forze dovute a
tutte le altre particelle
F 1 = F 21 + F 31 + F 41 + .... + F n1
q3 = -3.2 10-19 C
F 1net = F1 = F 21 + F 31
3/4R
R = 0.0200 m ĵ
q1 q3 q2
-
+
+ +
F 21 = F21 ⋅ r̂21 = F21 ⋅ − ˆj ( ) F 21 F 1F 31
R
r̂31 r̂21 x
−38 2
q1q2 9 2 2 5.12 ⋅ 10 C − 24
F21 = k 2 = 8.99 ⋅ 10 N ⋅ m C ⋅ = 1.15 ⋅ 10 N
R $ ! ! ! #! ! !" −4 2
4 ⋅ 10 m
k
(
F 21 = − 1.15 ⋅ 10 −24 N ˆj )
F 31 = − F31 ⋅ r̂31 = F31 ˆj
q1 q3 5.12 ⋅ 10 −38 C 2
F31 = k 2
9
= 8.99 ⋅ 10 N ⋅ m C 2 2
−4
2.25 ⋅ 10 m 2
= 2.05 ⋅ 10 −24 N (
F 31 = 2.05 ⋅ 10 −24 N ˆj )
(3 4 R )
( ) ( ) (
F 1 = F 21 + F 31 = − 1.15 ⋅ 10 −24 N ˆj + 2.05 ⋅ 10 −24 N ˆj = 9.00 ⋅ 10 −25 N ˆj )
Concetto di campo di forza
Ø La maggior parte delle forze di cui abbiamo esperienza quotidiana si manifestano solo
quando due oggetti entrano in contatto tra loro.
Tuttavia alcune forze, come la forza gravitazionale, la forza elettrica e la forza magnetica
agiscono a distanza (il sole attrae la Terra senza toccarla, una carica attrae un’altra carica
senza toccarla).
Ø Nella concezione Newtoniana le forze sono azioni a distanza che si propagano senza un
supporto materiale
Ø Per descrivere l’azione a distanza delle forze conviene introdurre il concetto di CAMPO, cioè
una regione di spazio in cui è definita una certa grandezza fisica.
Ø Una massa o una carica elettrica o altre entità fisiche provocano nello spazio circostante delle
perturbazioni che si rendono manifeste quando in tale spazio vengono introdotte altre entità
fisiche che siano in grado di recepirle.
Una regione dello spazio, che sia sede di perturbazioni viene detta campo; si parla quindi di
campi gravitazionali, campi elettrici, ecc.
NB: Con il concetto di Campo l’interazione tra entità fisiche prende un significato più generale.
La perturbazione portata dalla presenza dell’entità fisica (per esempio una carica) esiste anche
in assenza di una seconda entità che la possa recepire.
Per spiegare il concetto di campo, prenderemo come esempio l’azione della forza elettrica.
Campo elettrico
Ø È sempre possibile definire in ogni punto dello spazio una quantità che descriva
l’azione da parte di una carica Q ( o distribuzione di carica) che una particella dotata
di carica q subirà in quel punto.
! Fe
E= Campo elettrico
q
Ø Questa quantità, detta Campo della forza F ( campo elettrico generato da Q),
non dipende dalla carica di prova usata e descrive solo lo spazio intorno
alla carica Q
!
Ø Il campo elettrico E in un punto dello spazio è definito come la forza elettrica
agente su una carica di prova posta in quel punto diviso la carica q della particella di
prova
!
Campo elettrico E
!
E = Fe q Campo elettrico
!
Ø Il vettore campo elettrico E ha come unità di misura nel sistema SI il newton su
coulomb (N/C)
[E ] = [N ][C ]−1
!
Ø La direzione del campo è la stessa di quella di F (per convenzione la carica prova è positiva)
!
Ø Il campo elettrico E è una proprietà dello spazio ed assume un suo valore in ogni punto
dello spazio stesso
Ø Esiste un campo elettrico in un certo punto, se una carica di prova q posizionata in quel
punto subisce una forza elettrica
Ø Se Q è la carica sorgente del campo e q la carica di prova: il campo elettrico esiste
indipendentemente dalla presenza o meno della carica di prova (piccola)
Ø Definito il campo elettrico in un punto dello spazio, si ha che la forza esercitata su una
carica q posta in quel punto è data da: ! !
Fe = qE
NB: Se la carica q non è sufficientemente piccola essa perturba il campo modificandolo
Feʹ′ Fe
≠
q0ʹ′ q0
Campo Elettrico generato da una carica puntiforme
Consideriamo una carica q puntiforme posta ad una distanza r da una carica di prova q0 (posta
nel punto P come in figura).
Per la legge di Coulomb la forza esercitata da Q su q è pari a:
qq0
F =k rˆ
r2
dove r̂ è il versore diretto da Q a q0
Ø Se la carica q è negativa il vettore campo è diretto radialmente in verso entrante nella carica
q ( la forza è attrattiva) figura (d)
Rappresentazione grafica di un Campo Elettrico:Linee di forza
Le linee di forza definiscono la direzione ed il verso dei campi elettrici in ogni punto dello spazio e
rappresentano un buon metodo per visualizzare i campi elettrici.
La relazione tra le linee di forza ed il campo elettrico è:
1) La direzione di una linee di forza o della tangente alla linea di forza(se curva) rappresenta la direzione
del campo elettrico in quel punto
2) Il numero di linee di campo che attraversano una superficie unitaria normale ad esse è proporzionale
all’intensità del campo elettrico (dove ci sono più linee di campo per unità di superficie il campo è più
intenso
3) Le linee di forza escono dalle cariche positive ed entrano nelle cariche negative
Campo generato da una sfera carica negativamente Campo generato da una lamina con una
distribuzione di carica positiva uniforme
Le linee di forza sono distribuite radialmente intorno alla
sfera carica negativamente. La forza elettrostatica netta dovuta alla distribuzione di
Le linee di forza sono entranti (in quanto la carica è cariche sulla superficie è perpendicolare alla lamina.
negativa) e sono più dense vicino alla distribuzione ( dove il La forza elettrostatica è uscente dalla lamina (in entrambe
campo è più intenso, ricordiamo che E∝1/r2) le superfici della lamina)
La densità delle linee di forza quindi diminuisce Le linee di forza sono quindi perpendicolari alla lamina e
allontanandosi dalla sfera poiché la carica è distribuita uniformemente sulla lamina
esse hanno densità uniforme in quanto il campo elettrico è
uniforme
Linee di forza del campo elettrico (2)
1)Supponiamo che su una particella di prova di carica q0=81 nC venga esercitata una forza
F = (2.7µN )iˆ + (1.1µN ) ˆj + (1.3µN )kˆ da parte di un corpo carico.
Determinare il campo elettrico nel punto P dove è collocata la carica di prova:
!
! F (2.7 µN )iˆ + (1.1µN ) ˆj + (1.3µN )kˆ
E= = = (33 N C )iˆ + (14 N C ) ˆj + (16 N C )kˆ
q0 81nC
2)Supponiamo che una particella di prova di carica q0= -1.0 nC sia posta in un punto in cui
risente di un capo: E = (56 N C )iˆ + (−37 N C ) ˆj + (14 N C )kˆ
Determinare la forza agente sulla particella q0 in quel punto:
! !
[ ]
F = q0 E = −1.0nC ⋅ (56 N C )iˆ + (− 37 N C ) ˆj + (14 N C )kˆ = (− 56nN )iˆ + (37nN ) ˆj + (− 14nC )kˆ
NB: poiché la carica di prova è negativa, il campo elettrico e la forza hanno verso opposto
Campo elettrico dovuto ad un numero finito di cariche
Quando sono presenti due o più cariche puntiformi, il campo elettrico in qualsiasi punto dello
spazio è dato dalla somma vettoriale dei campi dovuti a ciascuna carica separatamente
Principio di sovrapposizione dei campi elettrici:
!"
! " " q1 q2 E1
ETOT
Il campo elettrico totale in un dato punto dello spazio, generato da un insieme finito
di cariche, è uguale alla somma vettoriale dei campi elettrici in quel punto generati
dalle singole cariche.
!"
! " qi
E = ∑ Ei = k∑ 2 r̂i
i i ri
r2 r2 1 2 E2
Pb θ
q1 16 nC !
a) E1 (Pa ) = k = 9.0 ⋅ 10 9 Nm 2 C 2 = 140 N C E1 = (140 N C ) ˆj
r1a $!!#
2
k
!!" (1.0m )2 r1b= 1,5 m
q1 Pa E1 E
q 28 ⋅ 10 −9 C ! θ
r2 a $!!# k
!!" (3m) 2 r2a= 3,0 m
x
! !
Poiché sia E1 che E2 sono diretti lungo y E (Pa ) = E1 (Pa ) + E2 (Pa ) = (140 N C ) ˆj + (28 N C ) ˆj = (168 N C ) ˆj
q 16 nC !
b) E1 (Pa ) = k 21 = 9.0 ⋅ 10 9 Nm 2 C 2 = 64 N C E1 (Pa ) = (64 N C )kˆ
r1b $!!# k
!!" (1.5m )2
Per determinare il campo elettrico E2(Pb) dobbiamo prima determinare le distanza del punto Pb dalla carica 2:
q2 −9
2 28 ⋅ 10 C 252 !
E2 = k = 9.0 ⋅ 10 9
Nm 2
C = N C = 40 N C E2 ( Pb ) = (40 N C ) cos θ ˆj + (40 N C )sin θ k̂
r22b $!!# k
!!" (2.5m) 2 6.25
d12 2 !
d12 = r2b cos θ ⇒ cos θ = = = 0.8 E2 ( Pb ) = (40 N C ) ⋅ 0.8 ˆj + (40 N C ) ⋅ 0.6 k̂ = (32 N C ) ˆj + (24 N C ) k̂
r2b 2.5
! !
r1 = r2b sin θ
r
⇒ sin θ = 1b =
1.5
= 0.6 E ( Pb ) = E1 ( Pb ) + E2 ( Pb ) = (64 N C )kˆ + (32 N C ) ˆj + (24 N C )kˆ =
r2b 2.5
= (32 N C ) ˆj + (88 N C )kˆ
Campo elettrico di un dipolo
Ø Il dipolo elettrico è una distribuzione particolare di carica costituito da due cariche puntiformi di valore
assoluto uguale e segno di carica opposto, posizionate ad una distanza molto vicina tra loro rispetto alle
distanze presenti nel contesto. Le due quantità che caratterizzano il dipolo sono la carica del dipolo e la
l’asse del dipolo (distanza tra le due cariche)
Ø Le molecole, quando inserite in un campo elettrico si comportano come dipoli ed esistono dei dipoli
permanenti come l’acido cloridrico (HCl)
Campo elettrico generato dal dipolo nel punto P sull’asse del dipolo ad una distanza z>>d dal
centro del dipolo z
Il campo generato da un complesso di cariche è dato dal vettore somma dei
campi dovuti alle singole cariche puntiformi => è necessario conoscere il campo E+
di ciascuna carica. ! ! ! P
E ( P ) = E+ ( P ) + E− ( P )
E-
I singoli campi generati dalle due cariche nel punto P sono lungo l’asse z e
quindi anche il campo totale sarà lungo l’asse z r+
z
Se r+ = distanza del q Campo elettrico generato r-
punto P dalla carica +q E+ = + k 2 dalla carica +q nel punto P
r+ + +q
d/2
Se r- = distanza del q Campo elettrico generato d
punto P dalla carica -q E− = − k 2 dalla carica -q nel punto P d/2
r− - -q
q q Campo elettrico generato dal dipolo nel
r+ = z − d 2 E+ = k 2 = k punto P sull’asse del dipolo
r+ (z − d 2)2
q q ⎛ q q ⎞
r− = z + d 2 E− = − k 2 = − k E = E+ + E− = k ⎜⎜ 2
− ⎟
2 ⎟
r− (z + d 2)2 ⎝ (z − d 2) (z + d 2) ⎠
Campo elettrico di un dipolo(2)
⎛ q q ⎞
E = E+ + E− = k ⎜⎜ 2
− ⎟
2 ⎟
⎝ ( z − d 2 ) ( z + d 2 ) ⎠
( +
" % * -
$ 1 1 ' qk * 1 1 - qk ⎡ 1 1 ⎤
E = qk $ 2
− 2'
= 2* − - = ⎢ − ⎥
(
$# z − d 2 ) ( )
z + d 2 '& z * " z − d 2 %2 " z + d 2 %2 - z 2 ⎣ (1 − d 2 z )2 (1 + d 2 z )2 ⎦
*$ ' $ ' -
)# z & # z & ,
z
NB: nel caso in cui d/z <<1 vale la seguente approssimazione:
P
E+
⎧ 1
E-
⎪ (1 + d 2 z )2 ≈ 1 − d z ⎡ 1 1 ⎤
⎪ ⎢ 2
− 2 ⎥
= [(1 + d z ) − (1 − d z )] = 2d z
⎨
1 ⎣ (1 − d 2 z ) (1 + d 2 z ) ⎦ r+
⎪ ≈ 1+ d z z
⎪⎩ (1 − d 2 z )2 r-
+ +q
Campo elettrico di un dipolo di carica q e asse d
2qd calcolato in un punto lungo la direzione dell’asse posto d
E=k 3
z ad una distanza z dal centro del dipolo grande rispetto - -q
alle dimensioni dell’asse del dipolo
NB: la quantità qd contiene le due proprietà intrinseche del dipolo ( carica e distanza tra le
cariche), viene chiamata momento del dipolo ed è indicato con il simbolo p
Campo elettrico di un dipolo (3)
p = qd Momento di dipolo p
elettrico E = 2k
z3
Se consideriamo il momento di dipolo come un vettore, esso è diretto come l’asse ed ha verso
che va dalla carica negativa alla carica positiva
! ! !
p = qd p
Ø Se si misura il campo elettrico di un dipolo a grande distanza, non compariranno mai
separatamente q e d ma solo il loro prodotto.
Ø Il campo quindi non cambia se viene raddoppiata la carica del dipolo e dimezzata la distanza
tra le due cariche o viceversa.
Ø Si può dimostrare che, quando il campo del dipolo elettrico viene misurato a grande distanza,
anche se in un punto fuori dall’asse, il campo elettrico risulterà proporzionale all’inverso del
cubo della distanza del punto dal centro del dipolo
Δq
ΔEi = k rˆi
ri 2
i
Ø Il campo elettrico totale sarà quindi dato dalla somma dei campi generati dai singoli
elementi: !!!" !!!"
Δq
ΔE = ∑ ΔE i =k∑ r̂
2 i
i i ri
Ø Riducendo le dimensioni degli elementi di distribuzione fino a livelli infinitesimi si ottiene:
! Δq ! dq Campo elettrico generato da una
E = lim k ∑ 2 rˆi E = k ∫ 2 rˆ distribuzione uniforme di carica
i ri
Δq →0 Q r
NB: l’integrale è esteso a tutta la carica che crea il campo ed è una grandezza vettoriale, che
dipende dal tipo di distribuzione di carica
Campo elettrico generato da una distribuzione continua di carica
dq y
! dq x !
dE (P )
dE = k 2 xˆ P x
x dx
L d
r⇒x
NB: poiché stiamo cercando il campo elettrico sull’asse x il problema è monodimensionale:
rˆ ⇒ xˆ
Per determinare il campo elettrico in P dobbiamo sommare il contributo fornito da ciascun elemento di carica
dq
!
Dobbiamo sommare vettorialmente ciascun contributo dE , che in questo caso è sempre diretto lungo l’asse x
! !
dE = (dE ,0,0) → dE ⇒ dE
dq
E = ∫ dE = ∫ k
x2
L’integrale scritto in questo modo non è di facile interpretazione, bisogna inserire gli estremi di integrazione
che devono contenere la variabile rispetto alla quale integrare
Esempio: Campo elettrico lungo l’asse di una sbarretta carica (2)
dq
E = ∫ dE = ∫ k Qual’è la variabile da integrare? Cosa cambia per ogni elemento di carica?
x2
Cambia la distanza x dal punto P, conviene quindi esprimere dq in modo da poter integrare sulla y
variabile x.
dq dq dq dq dq y x
Poiché la carica +Q è distribuita uniformemente x ≅L+d
x x x !
x=d dE (P )
lungo la sbarretta ogni elemento dx conterrà la
P x
stessa frazione dq della carica totale dx dx dx
L dx dx d
kQ Forma ! kQ +Q
!
E ( P) =
kQ
E= vettoriale E= xˆ d (L + d )
d (L + d ) d (L + d ) L d
P
NB: Nel caso in cui la distanza d dalla barretta è molto più grande kQ kQ kQ
della lunghezza L della barretta stessa … L può essere trascurato e ci Edis = lim = = 2
si ritrova nel caso di un campo generato da una carica puntiforme
d >> L d (L + d ) ( )
d L+ d
≈0
d
Moto di particelle cariche in un campo elettrico
!
Quando una particella di carica q e massa m è posta all’interno di campo elettrico E , la forza
elettrica che agisce sulla carica è: ! !
Fe = qE
E se questa è l’unica forza agente sulla carica, essa è la forza risultante, e per il secondo
!
principio della dinamica la carica subirà un’accelerazione a legata alla forza elettrica dalla
relazione: ! ! !
R = ma = qE
L’accelerazione che subisce la carica è quindi
! q !
a= E
m
! !
E uniforme ⇒ a = costante
Moto di particelle cariche in un campo elettrico uniforme
! ! ! ! q !
Ftot = ma = qE a= E
m
q q 1 2 q
ax = E vx = a xt = Et x= axt = Et 2
m m 2 2m
Eliminando t dalle espressioni si trova la relazione che lega vx alla ! !
v =0 v
posizione x: + +
x=0 x
vx m
vx = axt ⇒ t = = vx
ax qE
2
1 "$ vx %' v2x m qE
x = ax $ ' = = vx2 vx2 = 2xax vx = 2xax = 2x
2 # ax & 2ax 2qE m
Moto di particelle cariche in un campo elettrico uniforme
1) Particella di carica negativa -q e massa m che entra in un campo elettrico E
uniforme con velocità iniziale v0 perpendicolare al campo elettrico.
Il moto è analogo a moto di un proiettile sotto l’azione del campo gravitazionale.
Facciamo coincidere l’origine degli assi con la posizione iniziale della particella e l’asse x con la
direzione della velocità iniziale. Il campo sarà rivolto verso le y positive.
Elettroforesi:
L’elettroforesi è una tecnica di laboratorio che consente la separazione di frammenti di DNA o RNA ( e non
solo) in base alla loro grandezza.
La tecnica sfrutta la diversa velocità di migrazione di molecole cariche sotto l’influenza di un campo elettrico.
Una molecola di DNA o di RNA possiede una leggera carica negativa (per via della presenza dei gruppi
fosforici).
Il DNA immerso in un gel (agarosio) nel quale scorra una corrente elettrica tenderà perciò a migrare verso il
polo positivo.
Il gel in cui sono posti i campioni funge da setaccio; la rete di
pori, di cui è costituito, consente di separare le molecole in base
alla loro grandezza:
quelle più piccole attraversano più velocemente i pori rispetto
a quelle più grandi v = 2x qE ∝ 1
m m
Si avrà quindi una separazione in funzione della velocità.
2) Attraverso l’applicazione della legge di Gauss (quando la distribuzione di cariche presenta qualche
particolare simmetria come ad esempio la simmetria cilindrica o sferica)
el caso di fluidi ideali il flusso di un liquido attraverso un condotto è stazionario (la quantità di volume di
N
liquido che attraversa una superficie è costante nel tempo ).
uesto concetto, espresso dall’equazione di continuità (vA=cost) spiega perché la velocità di un flusso
Q
d’acqua aumenta se si chiude parzialmente l’uscita del tubo per innaffiare.
possibile generalizzare il concetto di flusso (che indicheremo con Φ) in modo che possa avere
È
un’applicazione più ampia.
I mmaginiamo che il flusso di un fluido in un condotto sia rappresentato da un campo vettoriale dove
ciascun vettore rappresenta la velocità del fluido in una posizione specifica del tubo di flusso.
I l flusso è proprio il prodotto tra l’intensità di ciascun vettore ed un piccolo elemento di area di superficie
perpendicolare alla conduttura Φ = vA ⊥
Questa operazione matematica può essere effettuata per un qualsiasi campo vettoriale
I l Flusso di un campo vettoriale è una grandezza scalare che dipende dal campo e dalla superficie
rispetto alla quale viene calcolato.
Flusso di un campo vettoriale
Per farsi un'idea intuitiva del concetto di flusso di un campo vettoriale si può ricorrere alle
linee di forza (in analogia con le linee di flusso nella fluidodinamica): il numero delle linee che
attraversano una superficie è proporzionale al flusso relativo a tale superficie.
NB: il flusso dipende dalla posizione della superficie rispetto alle linee di forza del campo
!
! A
A
! ! !
E E E
!
A = vettore superficie avente come modulo l’area della superficie e direzione perpendicolare
alla superficie stessa
Partendo da una superficie perpendicolare alle linee di forza e ruotandola fino ad avere che la
superficie risulti parallela al campo, un numero sempre minore di linee di forza attraverserà la
superficie fino al punto che nessuna di esse attraverserà la superficie stessa (flusso nullo)
Quindi:
!
Il flusso Φ di un campo vettoriale E
è una grandezza scalare che dipende
dal campo, dalla superficie rispetto alla quale viene calcolato e dall’angolo
formato dal campo elettrico e dalla normale alla superficie.
Flusso Elettrico di un campo elettrico uniforme !
! w
E
Consideriamo un campo elettrico uniforme E che passa
attraverso una superficie A(area del rettangolo in figura, di
h
altezza h e larghezza w) orientata perpendicolarmente al
campo elettrico: h
hʹ′=h cosθ
! !
Per tener conto di questa diminuzione in funzione θ E Aʹ′
θ h h ʹ′
dell’angolo tra le linee di forza e la superficie
bisogna modificare la definizione di flusso
L’unità di misura del flusso del campo elettrico è N·m2 /C [Φ ] = [N ][m]2 [C ]−1 ! !
! Proiezione di E su A
Riscrivendo A in termini del versore normale n̂ :
! ! => Componente di E
perpendicolare alla superficie
A = A nˆ Φ = A E ⋅ nˆ = AEn
! !
NB: se il campo è perpendicolare alla superficie A E // nˆ ⇒ A E ⋅ nˆ = AE
! !
se il campo è parallelo alla superficie A E ⊥ nˆ ⇒ E ⋅ nˆ = 0 ⇒ Φ = 0
Flusso Elettrico
Nel caso più generale il campo elettrico può variare sia in intensità che direzione e verso.
La definizione di flusso del campo elettrico attraverso una superficie A data in precedenza vale
solo se l’elemento di superficie A è sufficientemente piccolo da poter considerare che in essa il
campo sia costante.
Ø Il teorema di Gauss si ricava a partire da una superficie sferica, ma il risultato è del tutto
generale e vale per ogni superficie chiusa.
Ø Consideriamo una sfera di raggio r ed una carica positiva q posta al centro della sfera stessa.
! 1 q Campo elettrico su un
E= 2
rˆ qualsiasi punto della
4πε 0 r superficie della sfera
Ø Definito un qualsiasi elemento ΔAi della superficie le linee di campo sono parallele alla
normale di ΔAi
! !
Ø Il flusso attraverso l’elemento di superficie i-simo sarà: ΔΦ E i = Ei ⋅ ΔAi = Ei ΔAi
Il campo sulla superficie della sfera è costante
Ø Il flusso totale attraverso la sfera sarà:
2
Φ E = ∫ En dA = ∫ EdA = E dA ∫ = 4πr E
!
E / /n̂ → En ≡ E Area totale della superficie chiusa => area della sfera = 4πr2
Teorema di Gauss (2)
NB: dA ( cioè l’integrale su una superficie chiusa di un elemento di superficie) è
∫
proprio la superficie stessa: quindi in questo caso l’integrale è proprio la superficie
della sfera ( che vale 4πr2 )
2
∫ dA = 4πr Φ E = E ∫ dA = 4πr E 2
1q
Ø Ricordando che E= si ottiene:
4πε 0 r 2
Φ E = 4πr ⋅ 2 1
q q
4πε 0 r 2
ΦE =
ε0
Il flusso totale di un campo elettrico generato da una carica q attraverso
una sfera centrata in q è proporzionale alla carica q stessa ed
indipendente dal raggio della sfera stessa
Teorema di Gauss (2)
Abbiamo trovato che nel caso di una superficie sferica ed una carica q puntiforme contenuta in
essa il flusso del campo generato dalla carica attraverso la superficie della sfera è indipendente
dal raggio della sfera e pari a : q
ΦE =
ε0
Quanto vale il flusso in caso di una superficie chiusa generica?
Il flusso totale attraverso una qualsiasi superficie non dipende dalla forma della superficie
Il flusso totale attraverso un qualsiasi superficie chiusa che circonda una carica
puntiforme q ed è dato da
ΦE = q ε0 Potremmo scegliere una sfera che non ha
la carica q al centro
!
S ʹ′
⎪ ε0
Φʹ′ʹ′ = ∫ E ⋅ nˆdA = 0 ⎪
⎪⎭
S ʹ′ʹ′
Teorema di Gauss:
Il flusso elettrico totale attraverso una qualunque superficie chiusa è
uguale alla carica totale contenuta all’interno della superficie divisa per ε0
Applicazioni del teorema di Gauss a distribuzioni di carica simmetriche
Il teorema di Gauss è utile per determinare il campo elettrico generato da distribuzioni di
carica che presentano una qualche simmetria spaziale.
! q Se S ha proprietà di simmetria
Φ E = ∫ E ⋅ nˆdA = in Enorme semplificazione
S
ε0 nel calcolo dell’integrale
Poiché il teorema di Gauss è valido per qualsiasi superficie S si scelga, la scelta delle superfici
gaussiane su cui calcolare il flusso deve essere effettuata in maniera appropriata, in modo da
avvantaggiarsi della simmetria della distribuzione di carica al fine di estrarre E dall’integrale.
La superficie da scegliere deve verificare una ( o più) delle seguenti condizioni:
1) Selezionare una superficie nella quale il campo elettrico risulti costante, questo può essere
fatto deducendo l’uniformità del campo dalle simmetrie della distribuzioni di carica ( se
E=cost sulla superficie lo posso tirare fuori dall’integrale e l’integrale si riduce
semplicemente all’area totale della superficie in esame)
2) Il prodotto scalare tra il campo ed il vettore superficie ! si deve poter esprimere come un
dA
semplice prodotto algebrico (E dA) facendo in modo che E sia perpendicolare alla superficie
( ! ! ! ! )
E //A ⇒ E ⋅ A = AE
3) Il prodotto scalare tra il campo ed il vettore superficie ! sia nullo, facendo in modo che
! ! siano perpendicolari tra loro dA
EeA
4) Si deve poter dedurre che il campo è nullo su tutti i punti della superficie
Attenzione:
differenti porzioni della superficie gaussiana posso soddisfare una diversa
condizione tra le 4 elencate, purché ogni porzione rispetti almeno una di esse
Esempio: Campo elettrico generato da una carica puntiforme
Supponiamo di non conoscere il campo elettrico generato da una carica puntiforme positiva q e
proviamo a ricavarlo a partire dal teorema di Gauss e da considerazioni di simmetria.
+ + + + + + + + + + + + + + +
++++++++
++++++++
++++++++
++++++++
+ + + + + + + + + + + + + + + + + + +
+
Determiniamo anzitutto la simmetria del campo in modo da poter scegliere la superficie gaussiana più
opportuna per applicare il teorema di gauss:
Il campo elettrico, lontano dai bordi deve essere perpendicolare alla lamina ed uniforme.
Sulle due facce della lamina i campi elettrici avranno quindi segni opposti.
+ + + + + + + + + + + + + + +
del campo ( parallelo alla normale alla lamina ed uscente da essa in entrambi i lati)
! !
1 E // alla superficie laterale del cilindro ⇒ E ⊥ alla normale alla superficie
La superficie laterale del cilindro soddisfa la condizione 3 per la scelta della superficie Gaussiana.
! !
2 E ⊥ alle due basi del cilindro => E // alla normale alle due superfici
!
E ⋅ nˆdAbase = EdAbase
Le due basi soddisfano la condizione 2 per la scelta della superficie Gaussiana
Le due basi soddisfano anche la condizione 1 poiché il campo è uniforme
$ $ $ $ $ $ $ $
Φ E = ∫ E ⋅ dA =∫ E ⋅ dA + ∫ E ⋅ dA + ∫
avanti dietro
E
laterale #
⋅ d!
" A = ∫ EdA + ∫ EdA = E ∫ dA + E ∫ dA = 2EA
avanti dietro
S 0
#"!
avanti
#"!
dietro
A A
Φ E = 2EA
Per il teorema di Gauss
qin qin
Φ E = 2 EA = E=
ε0 2 Aε 0
dove qin è la carica racchiusa nella superficie cilindrica
Sappiamo che la carica sulla lamina ha densità superficiale σ ( carica per unità di superficie).
++++++
La superficie della lamina racchiusa nel cilindro di gauss è un disco di area A. ++++++
++++++
La carica totale racchiusa nel cilindro sarà quindi: qin = σA ++++++
++++++
Il campo elettrico generato da una lamina con densità superficiale di carica σ sarà quindi:
NB: nel campo elettrico non compare la distanza dalla lamina. Si può quindi dedurre che E=σ/2ε0
sia il campo elettrico a qualunque distanza dal piano => il campo è uniforme ovunque
Conduttori in equilibrio elettrostatico
In un conduttore le cariche (elettroni) sotto l’azione di un campo elettrico sono libere di
muoversi all’interno del materiale.
Un conduttore si dice in equilibrio elettrostatico se le cariche sono tutte a riposo, cioè la forza
elettrica risultante agente su ciascuna di esse è nulla.
Per un conduttore isolato da terra, in equilibrio elettrostatico valgono le seguenti proprietà:
2) Un qualsiasi eccesso di carica deve essere localizzato necessariamente sulla superficie
esterna del conduttore
3) Il campo elettrico appena al di fuori del conduttore è perpendicolare alla superficie in ogni
punto ed ha intensità pari a σ/ε0 (dove σ è la densità di carica superficiale)
4) Su un conduttore di forma irregolare la carica si accumula sulle regioni di superficie con
raggio di curvatura minore
Conduttori in equilibrio elettrostatico
Se così non fosse le cariche all’interno del conduttore verrebbe accelerate sotto l’azione della
forza elettrica ed il conduttore non sarebbe quindi in equilibrio elettrostatico.
Ma perché il campo all’interno di un conduttore in equilibrio elettrostatico è nullo?
Consideriamo una lastra conduttrice neutra inserita in un campo esterno ( come in figura).
Sotto l’azione del campo elettrico gli elettroni del conduttore,
liberi di muoversi, si spostano verso sinistra creando un eccesso di
cariche negative a sinistra ed un eccesso di cariche positive a destra.
Questa nuova configurazione di carica genera un campo elettrico
interno al conduttore che si oppone al campo esterno.
Gli elettroni continueranno a spostarsi verso sinistra fin quando il
campo interno non uguaglierà il campo esterno ed il campo totale
all’interno del conduttore risulterà nullo
Ø Il flusso attraverso la superficie di base ( quella interna al conduttore) è nullo perché E=0
Ø Il flusso totale attraverso il cilindro è pari al flusso attraverso la superficie della base
superiore ( che è perpendicolare al campo ed in essa il campo è costante):
! q ma qin=σA =>
σA σ
Φ E = ∫ E ⋅ nˆdA = ∫ EdA = E ∫ dA = EA = in EA =
ε0 E=
s A A
ε0 ε0
Energia potenziale elettrica
La forza elettrostatica è una forza conservativa. Possiamo quindi assegnare una energia
potenziale elettrica al sistema di particelle cariche nel quale agisce la forza elettrostatica.
Se il sistema varia la sua configurazione da uno stato iniziale ad uno finale, la variazione di
energia potenzaiale elettrostatica è pari al lavoro, cambiato di segno, della forza elettrostatica.
ΔU = U f − U i = − L
Poiché l’energia potenziale elettrica è sempre definita a meno di una costante, si attribuisce
energia potenziale nulla allo stato in cui le particelle sono a distanza infinita l’una dall’ altra.
!
Consideriamo una carica puntiforme q0 immersa in un campo elettrostatico E.
La forza elettrica agente sulla carica sarà: ! !
! Fe = q0 E
Fe è una forza conservativa poiché è data dalla somma di forze conservative.
Quando la carica q0 si muove soggetta al campo elettrico, il campo elettrico fa un lavoro sulla
carica stessa. !
Se consideriamo uno spostamento infinitesimo ds della carica q0 il lavoro infinitesimo
compiuto dal campo sarà:
! ! ! !
dL = Fe ⋅ ds = q0 E ⋅ ds Integrale di linea.
Poiché il campo elettrico è conservativo,
Questo integrale non dipende dal
f
! ! f percorso effettuato dalla carica elettrica
per andare dalla posizione iniziale alla
ΔU = U f − U i = − L = − ∫ dL = −q0 ∫ E ⋅ ds posizione finale, ma dipende solo dallo
i i stato i e dallo stato f
Potenziale elettrico
f
! !
Ø L’energia potenziale dipende dall’ intensità della carica di prova. ΔU = U f − U i = −q0 ∫ E ⋅ ds
i
Ø Si definisce quindi la grandezza potenziale elettrico che è data dall’ energia potenziale per
unità di carica in una dato punto del campo elettrico.
i = −∞ ! !P
V = U q0 = − ∫ E ⋅ ds Potenziale elettrico
f =P −∞
Ø Il potenziale è una proprietà del campo, che esiste indipendentemente dalla presenza o meno
di una carica prova nel punto dello spazio in cui viene determinato.
Ø Il potenziale elettrico in un punto arbitrario P dello spazio è uguale al lavoro per
unità di carica necessario per portare una carica positiva dall’ infinito al punto P.
Ø Il potenziale è una grandezza scalare ha dimensioni di un’ energia su una carica e
nel SI la sua unità di misura è il volt V: [V ] = [J ][C ]−1
Ø 1V = 1J/C => Dato un campo elettrico ed una carica da 1C immersa in esso, bisogna svolgere
un lavoro di 1J dall’esterno per spostare la carica elettrica tra due punti del campo che hanno
una differenza di potenziale ΔV=1V
Ø Elettronvolt: eV =1e·1V=1.6·10-19 J
Un elettronvolt è l’energia cinetica guadagnata da un elettrone accelerato attraverso una
differenza di potenziale di 1 V
(oppure è il lavoro necessario a spostare un elettrone tra due punti nel campo che differiscono
di 1 Volt)
Differenza di potenziale elettrico
Ø Si definisce differenza di potenziale fra due punti A e B, la variazione di energia
potenziale quando una carica di prova si muove tra i due punti, divisa per la
carica di prova.
ΔU
B ! !
ΔV = = − ∫ E ⋅ ds Differenza di Potenziale
q0 A
A q0
Differenza di potenziale in un campo elettrico uniforme:
Ø Consideriamo un campo elettrico uniforme diretto lungo l’asse y negativo
d
q0
Ø La differenza di potenziale tra i due punti A e B separati da una distanza d B y
(lungo la direzione delle linee di campo) è data da: ds ≡ dy
yB
! !
B y B
y
ΔV = − ∫ E ⋅ ds = − ∫ E cos 0°ds = − E ∫ dy = − E y y BA = − E ( y B − y A ) = − Ed
A yA yA
!
Il segno – è dovuto al fatto che VB < VA (V=0 all’infinito) E
NB: Le linee di forza in generale puntano verso una direzione a potenziale
elettrico minore
Ø Se una particella di carica q0 si muove dal punto A al punto B Differenza di energia
la variazione di energia potenziale sarà: potenziale in un campo
ΔU = q0 ΔV = −q0 Ed elettrico uniforme su una
carica q0
Quando una carica positiva si muove nel verso del campo elettrico, l’energia
potenziale elettrica del sistema carica-campo diminuisce (analogia con il campo
gravitazionale)
Differenza di potenziale in un campo elettrico uniforme (continua)
Abbiamo visto che una particella di carica q0 immersa in un campo elettrico che si muove lungo
una linea di forza del campo da un punto A ad un punto B distanti tra di loro d, subisce una
variazione di energia potenziale ΔU= –q0 Ed
Consideriamo ora una particella che si muove fra due punti qualsiasi A e B del campo.
Sia θ l’angolo tra la direzione dello spostamento e le linee di forza del campo.
La variazione di potenziale sarà data da:
y
! ! B
! B ! " ! x
ΔV = − ∫ E ⋅ ds = − E ⋅ ∫ ds = − E ⋅ Δr = − EΔr cos θ
Δy
A A
B B xB yB
"
∫ d!s = ∫( dx iˆ + dy ˆj = ∫ dx iˆ + ∫ dy ˆj = Δxiˆ + Δyˆj = Δr!
)
A dx iˆ + dy ˆj A xA yA
Δx
NB: Δr cosθ = Δx = d (dove d = distanza tra A ed il piano contenente B perpendicolare al
campo ) la componente !Δy dello spostamento
! non porta contributo alla variazione di
potenziale. Si ha infatti che E ⊥ ˆj ⇒ E ⋅ Δy ˆj = 0 .
Muovendosi lungo punti che giacciono su una superficie perpendicolare al campo non si ha
variazione di potenziale elettrico (ΔV=0) queste superficie sono equipotenziali (hanno
stesso potenziale)
Poiché U=q0 V ΔU=-L=0 per andare da un punto ad un altro su una superficie
equipotenziale non si compie lavoro
Il lavoro per spostare una carica lungo una L = −ΔU = q0 Δ
!V =0
superficie equipotenziale è nullo
0
Potenziale elettrico per una carica puntiforme isolata
Consideriamo una carica puntiforme q positiva. !
Il campo elettrico generato da questa carica è:
q
E = k 2 rˆ
r
Differenza di potenziale elettrico tra il punto A ed il punto B:
! !
B B
q !
ˆ
ΔV = − ∫ E ⋅ ds = − ∫ k 2 r ⋅ ds
A A
r !
ds
Consideriamo l’argomento dell’integrale, se θ è l’angolo tra dr
!
rˆ e ds , si avrà: dr = ds cos θ
! ! q ! q q
ˆ
E ⋅ ds = −k 2 r ⋅ ds = −k 2 ds cos θ = −k 2 dr
r r r
Sostituiamo nell’integrale:
rB r r
q B
dr 1 B ⎛ 1 1 ⎞
ΔV = VB − VA = − ∫ k 2 dr = − kq 2 = kq = kq ⎜⎜ − ⎟⎟
rA
r ∫
rA
r r rA ⎝ rB rA ⎠
L’integrale è indipendente dal percorso effettuato per andare da A e B e dipende
solo dalle coordinate radiali di A e B (cioè dalle loro distanze dalla carica q che
genera il campo)
Ponendo il potenziale a zero quando A→∞ si ottiene che il potenziale elettrico dovuto ad una
carica elettrica in punto a distanza r da essa vale:
r
dr 1
r
1 q potenziale elettrico dovuto ad
ΔV = V − V
!∞
= V = − kq ∫ r2 = kq = kq V =k una carica elettrica
puntiforme in punto a
0 ∞
r∞ r r distanza r da essa
Potenziale elettrico per cariche puntiformi
Ø Sistema di cariche: Se invece di avere una sola carica isolata abbiamo un sistema di
cariche puntiformi il potenziale elettrico di questo sistema di cariche si ottiene mediante il
principio di sovrapposizione: potenziale elettrico calcolato in un
qi punto P, dovuto ad un sistema di
V = ∑ Vi =k ∑ cariche puntiformi (il potenziale è
i i ri nullo all’infinito)
Il potenziale elettrico è una grandezza scalare per cui non sono necessarie
considerazioni vettoriali quando si somma su tutti i contributi
NB: calcolare il potenziale nel punto P è più facile che calcolare il vettore campo poiché V totale
è dato da una somma algebrica, mentre il valore totale del campo è dato da una somma
vettoriale
Ricavare E dal potenziale elettrico V
Abbiamo visto che campo elettrico e potenziale sono legati dalla relazione:
! !
P
VP = − ∫ E ⋅ ds
∞
Questa relazione permette di ricavare il potenziale elettrico a partire dal campo elettrico.
!
Campo elettrico con linee di forza parallele ( E = E iˆ ):
x
!
P !
! ! ! Se: E = Exiˆ dV
VP = ∫ dV = − ∫ E ⋅ ds dV = −E ⋅ ds dV = − Ex dx Ex = −
∞
! ! dx
( )(
E ⋅ ds = Exiˆ ⋅ dxiˆ + dyˆj + dzkˆ )
dV Se il campo ha un’unica direzione, il campo elettrico è pari alla
Ex = − derivata cambiata di segno del potenziale rispetto alla coordinata
dx lungo la direzione del campo
! ! dV
dV = − E ⋅ ds = − Er dr Er = −
dr
q dV d (1 r ) ⎛ 1 ⎞ q 1 q
V =k Er = − = −kq = −kq⎜ − 2 ⎟ E=k 2 =
r dr dr ⎝ r ⎠ r 4πε 0 r 2
Ricavare E dal potenziale elettrico V (3)
Caso generale:
Consideriamo un potenziale elettrico che dipende da tutte e tre le coordinate spaziali x,y,z. In questo caso il
campo elettrico ( vettore) si otterrà componente per componente dalle derivate parziali del potenziale
rispetto alle tre coordinate:
⎧ ∂V
E
⎪ x = −
∂x
! ! ⎪
⎪ ∂V
dV = − E ⋅ ds = − Ex dx − E y dy − Ez dz ⎨ E y = −
⎪ ∂y
⎪ ∂V
⎪ E z = −
⎩ ∂z
Il potenziale elettrico è uguale in tutti i punti sulla superficie (la superficie è una superficie
equipotenziale)
Inoltre il potenziale all’interno del conduttore è costante ( poiché il campo è nullo) e pari al
potenziale presente sulla superficie del conduttore
L = −ΔU = q0 Δ
!V =0
0
Potenziale elettrico di un conduttore sferico
Consideriamo una sfera metallica di raggio R e carica totale Q:
Il campo elettrico dentro la sfera è nullo
Il campo elettrico fuori dal conduttore lo calcoliamo attraverso il
teorema di gauss
qin
Φ E = E ∫ dA = Superficie di gauss : sfera di raggio r>R
S
ε0
∫ dA = 4πr 2
qin = Q S
Q 1 Q Q
Φ E = E ⋅ 4πr 2 = E= = k
ε0 4πε 0 r 2 r2
⎧ Q
⎪k R per r < R
! ⎧⎪0 per r < R ⎪
E = ⎨ Q ⎪ Q
V = ⎨k per r ≥ R
⎪⎩k r 2 r̂ per r ≥ R ⎪ r
⎪
⎪
⎩0 per r = ∞
Potenziale elettrico di un conduttore generico
In un conduttore non sferico la densità di carica non è uniforme
Come si determina la densità di carica in questo caso?
Consideriamo un conduttore come in figura:
Due sfere conduttrici di raggio r1 ed r2 (r1 > r2) connesse mediate un cavo conduttore
I campi dovuti alle due sfere non si influenzano tra loro (sfere sufficientemente distanti)=>
! ⎧ 0 per r < r1 ! ⎧0 per r < r2
⎪ ⎪
E1 = ⎨ q1 E = ⎨k q2 per r ≥ r
⎪ke 2 per r ≥ r1 2
⎩ r ⎪ e
⎩ r 2
2
Potenziali
q q2
V1 = kc 1 per r = r1 sulle due V2 = kc per r = r2
r1 superfici r2
Q1 Q Q1 r1
V1 = V2 → kc = kc 2 = Q1 > Q2
r1 r2 Q 2 r2
(
σ 1 q1 4πr12 )
q1 r1
2
q1 r2
2
r1 r2
2
r2
=
(
σ 2 q2 4πr2 2
=
)
q2 r2
2
= =
q2 r12 r2 r12 r1
= σ 2 > σ1
Potenziale elettrico di un conduttore generico
Abbiamo visto che se in un conduttore consideriamo due regioni con raggi di
curvatura r1 ed r2 tali che r1 > r2 si avrà che:
Q1 > Q2 ma σ 2 > σ1
Cioè è maggiore la densità di carica dove il raggio di curvatura è minore.
σ
E=
Si può affermare che: ε0
Il campo elettrico dovuto ad un conduttore carico è maggiore in prossimità delle
superfici convesse del conduttore che hanno un piccolo raggio di curvatura ed è
minore in prossimità delle superfici convesse di un conduttore che hanno un grande
raggio di curvatura
I parafulmini sono a punta, campo elettrico molto più intenso intorno ad esso
Il campo elettrico all’interno di una cavità (dove non ci siano cariche)è nullo,
qualunque sia la distribuzione di carica sulla superficie esterna del conduttore.
Infatti: presi due punti qualsiasi sulla superficie della cavità si ha:
! !
B
ΔV = VB − VA = − ∫ E ⋅ ds = 0
A
Poiché sulla superficie di un conduttore tutti i punti sono allo stesso potenziale.
Per andare da A a B si può effettuare qualsiasi percorso attraverso
! ! la cavità, quindi
se l’integrale
! è nullo lungo tutti i possibili percorsi ( cioè se E ⋅ ds ≡ 0 per ogni ds,
allora E = 0 in tutta la cavità
Gabbia di Farady => Recipiente cavo costituito da material conduttore => miglior
modo per schermare circuiti elettrici dai campi elettrostatici circostanti
+ + + + + + + + E+ ed E- hanno lo stesso
verso:
E=σ/2ε0+ σ/2ε0= σ/ε0
σ
E=
+ + + + + + + +
ε0
+ + + + + + + +
!
E+
- - - - - - - - -
- - - - - - - - -
-q
+q -q
- - - - - - - - -
E+ ed E- hanno E+ ed E- hanno
+q -q
verso opposto verso opposto
E=E++E- =0 E=E++E- =0
!
σ E− E+ ed E- si compensano fuori dalle due armature mentre si sommano
E− = all’interno
2ε 0 ( questo naturalmente vale solo nell’assunzione che le dimensioni dei due
piani siano molto più grandi della distanza tra di loro
Capacità e Condensatori
I condensatori sono dei componenti elettrici costituiti da due conduttori (armature) di forma
qualsiasi posti molto vicini tra loro che vengono caricati con cariche uguali ed opposte.
Un condensatore si dice carico se tra le due armature è presente una differenza di potenziale.
Per caricare un condensatore scarico ( ΔV=0) si possono mettere in contatto le due armature
con i poli di una batteria , queste si caricheranno di carica uguale ed opposta, scollegata la
batteria le due armature rimarranno cariche
La differenza di potenziale ai capi delle armature( detta anche TENSIONE) e d’ora in poi
indicata con V (invece che con ΔV) risulta proporzionale alla carica del condensatore ( cioè la
carica accumulata su una delle due armature):
Q
Q = CV C= Capacità elettrica
V
Ø Si definisce Capacità elettrica il rapporto tra la carica del condensatore e la
differenza di potenziale ai capi delle due armature.
Ø La capacità è la misura della quantità di carica che un condensatore può immagazzinare se
su di esso viene applicata una certa differenza di potenziale
Ø La capacità è costante per ogni condensatore e dipende dal tipo di condensatore, dalla forma e
dal materiale che separa le due armature
Ø L’unità di misura della capacità è il farad (F) 1F=1C/V
Il farad è un’unità di misura molto grande e solitamente si usano i suo sottomultipli ( µF, nF e
pF)
NB: V è inteso in valore assoluto poiché C è per definizione sempre positiva
Condensatori piani
Un condensatore piano è costituito da due piastre metalliche della
stessa area A separate da una distanza d.
elettroni
elettroni
Quando l’interruttore viene chiuso la batteria crea un campo elettrico nel filo conduttore che causa il moto
degli elettroni dalla piastra collegata al polo positivo verso il polo stesso e dal polo negativo verso la piastra
di destra. Il moto termina quandi la differenza di potenziale ai capi delle piastre è uguale a quella presente
tra i poli della batteria.
Si crea una separazione di carica tra le due piastre ad essa è associata una trasformazione di energia
chimica della batteria in energia potenziale elettrica del sistema del circuito.
NB: tra le due piastre del condensatore non c’è passaggio di elettroni!!
Energia immagazzinata da un condensatore
I condensatori immagazzinano energia:
Quando si applica una differenza di potenziale ai capi del condensatore, esso si carica “spostando” le cariche
negative da un’armatura all’altra.
Lo spostamento di cariche richiede un lavoro da parte del campo elettrico attraverso il circuito.
In un secondo tempo questa energia può essere convertita in energia cinetica delle cariche che lasciano il
condensatore.
Analiticamente, applicando una tensione V ai capi di un condensatore si produce uno spostamento di carica.
Ogni spostamento di un infinitesimo di carica dq genera un aumento dell’energia potenziale dU data da:
dU dU = Vdq
V =
dq
La variazione complessiva di energia potenziale dovuta ad una carica complessiva Q sul condensatore è
quindi: Q
Variazione
complessiva di ΔU = ∫ dU = ∫ Vdq
energia potenziale
0 Q Q
q 1 Q2
Riscrivendo la tensione in termini di capacità e carica: ΔU = ∫ Vdq = ∫ dq =
0 0
C 2 C
Per un dato condensatore l’energia immagazzinata è proporzionale al quadrato dell’intensità della
carica immagazzinata 2
1Q
ΔU =
2 C
Esempio: defibrillatore
Un defibrillatore è sostanzialmente un condensatore che può essere caricato tramite una sorgente di alta
tensione per poi fornire l’energia immagazzinata al cuore, attraverso le piastre poggiate sul torace.
Q
a) Poiché: V = Q = VC
C
1 Q 2 1 C 2V 2 1 1 3 2
ΔU = =
2 C 2 C
2 −6
= CV = 80 ⋅ 10 ⋅ 2.5 ⋅ 10 J = 250J
2 2
( )
Collegamento di condensatori
Nei circuiti elettrici due o più condensatori possono essere collegati in diversi modi.
L’elemento di circuito totale avrà una capacità equivalente che può essere calcolata e
che dipenderà dalla configurazione del sistema di condensatori.
Q Q Q Q Q Q Q
Ceq = ΔV = = ΔV1 + ΔV2 = + = +
ΔV Ceq C1 C2 Ceq C1 C2
Capacità del condensatore equivalente
per un collegamento in serie
Il reciproco della capacità equivalente di un sistema di
1 1 1 condensatori in serie è pari alla somma algebrica dei
= +
Ceq C1 C2 reciproci delle singole capacità e la capacità equivalente è
quindi sempre minore di quella di ciascun condensatore
Condensatori con dielettrici
L’inserimento tra le armature di un condensatore di un materiale isolante ( detto dielettrico)
aumenta la capacità del condensatore
Misurando con un voltmetro un condensatore carico con e senza dielettrico tra le armature, se
ΔV0 è la differenza di potenziale in assenza di dielettrico e ΔV la d.d.p in presenza di
dielettrico, si trova che: ΔV < ΔV 0
ΔV0
Più precisamente ΔV = dove k>1
k
Q0 Q0 1 1
Se ΔV < ΔV0 ΔV = < ΔV0 = < C > C0 C = kC0
C C0 C C0
La capacità di un condensatore in presenza di un dielettrico tra le
armature è maggiore di quella nel caso tra le due armature ci sia il vuoto