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Diritto UE 09/10/18

Sentenza (info-curia C-131/ 13 maggio 2014)


Caso Google spain riguardante il diritto di oblio su internet ovvero la cancellazione di una cosa che
sta su internet e non si desidera che si lì. In questo caso è stata fatta una richiesta a Google che è
un motore di ricerca di rimuovere l’associazione del nome di un avvocato spagnolo Mario costeja
González a un fatto riportato su un giornale online che era accaduto 16 anni prima ovvero una
esecuzione immobiliare forzata dovuto a un mancato pagamento delle tasse, dei contributi. Si
tratta di una vicenda di diritto europeo in quanto il soggetto in questione si oppone alla diffusione di
questo dato invocando diritto alla opposizione (opposizione a uso di dati personali) stabilito dalla
direttiva della privacy, in questo caso AEPD spagnola è garante della privacy.
Google si difende affermando di non possedere lui direttamente i dati e quindi di non averli
neanche direttamente diffusi ma solo forniti come risultato di un ricresca in quando i dati erano
inseriti sul sito di un giornale locale (avanguardia). Si tratta quindi di una questione di
interpretazione di una norma UE, direttiva UE che prevede che il titolare di dati si posa opporre
all’uso di tali dati da parte del responsabile di tali dati. Google afferma che la sua identità è quella
di motore di ricerca e che la sua attività si limita quindi al solo fornimento di risultati. La direttiva
della UE è stata pensata negli anni 90 quando i motori di ricerca non erano ancora nati e
sicuramente deve essere fatta una interpretazione di tale normativa e disposizione che sia calata
nel presente. Google perde la causa. La corte afferma che la responsabilità del trattamento dei dati
personali contenuta nella disposizione comprende anche i motori di ricerca perché escludere dalla
nozione questo aspetto risulterebbe contrario dal punto di vista teleologico (quindi del finalità di
protezione dei dati personali degli individui) della disposizione stessa. Afferma anche che quella di
Google è un attivista che si identifica come aggiuntiva a quella del web master e che non si tratta
di una attività irrilevante ma di una attività addirittura decisiva. Si tratta di un attivista attraverso la
quale il motore di ricerca, secondo la corte, stabilisce un profilo più o meno dettagliato della
persona, una attività che indice quindi sui diritti fondamentali della persona quale il diritto alla
privacy ovvero alla vita privata previsto dalla carta dei diritti fondamentali (art.7) e il diritto alla
tutela dei dati personali previsto dall’articolo 8 della carta. Google di difende anche dicendo che
non si tratta di qua questione di competenza della UE dato che esso ha sede a Seattle ma la corte
risponde che credo una filiale in Spagna e trattandosi di diritti fondamentali di un cittadino spagnolo
la questione compete alla Ue che deve necessariamente tenere conto del diritto di opposizione
che la disposizione UE riconosce al cittadino. In questo caso entrano in gioco più diritto, per
esempio Google rivendica il diritto fondamentale alla iniziativa economica come difesa e farmaci
inoltre di svolgere un attivista di pubblica informazione e per questo lecita, la cancellazione dal web
non è nell’interesse pubblico di tutto e quindi secondo esso non dovrebbe poter essere richiesta la
sua rimozione. La corte afferma che sicuramente debbano essere tenuti in considerazione in modo
ponderato i diritti ed i doveri annessi alla questione nata soprattutto alla luce dei due diritti
precedenti citati dalla carta dei diritti fondamentali. C’è quindi stata una ingerenza grave di Google
a danno della vita privata della persona in quanto a partire dal nome si arriva a un profilo della
persona che attraverso proprio il motore di ricerca è stato diffuso a una moltitudine. La corte
afferma inoltre che è vero che quando la disposizione esatta fatta non c’era la stessa realtà web
ma che oggi è fondamentale considerare la questione calandola nella nuova realtà informatica.
Questa ingerenza è potenzialmente dannosa e quindi l’interesse economici di google garantito
comunque da un diritto fondamentale, passa in secondo piano. Attenzione che l’interesse pubblico
alla informazione varia a seconda del ruolo che la persona in quel sono riveste nella società. (In
questo caso avvocato penalista), il diritto a opposizione è valutato anche in base a questo. Il
d,intinge può essere quindi intimato da una autorità pubblica r il soggetto interessato ha diritto a
rivendicarlo. La corte conclude dopo ave interpretato una norma alla luce della cara dei diritti
fondamentali e delle nuove realtà sociali e tecnologiche. Si tratta di una interpretazione evolutiva
del teso del 1995 alla luce di come si è evoluto il diritto UE date le circostanze varie. Tenendo
conto he i diritti fondamentali citati possono subire una grave ingerenza con l’atteggiamento di
Google, si arriva alla corte di Lussemburgo in quanto il giù de spagnolo per decidere su un
domanda deve riso,vere un questione di interpretazione di un diritto previsto da UE e può quindi
porre un quesito all corte europea per arrivare a giudicare, si tratta di un quesito pregiudiziale e si
attua il re invio pregiudiziale ovvero una sospensione temporale della causa in Spagna aspettando
il “consiglio” della corte europea.
11/10/18

Si hanno due termini: UE e comunitario. L’aggettivo comunitario non si deve più usare in quando la
comunità europea non esiste più. Dal dicembre 2003 è entrato in vigore il trattato di Lisbona,
ultima grande modifica dei trattati, l’insieme dei trattati e l’insieme delle modifiche e quella del 2003
è la più recente. L’unione europei subentra alla comunità europea, significa che tutte le attività di
questa organizzazione internazionale collocate sotto diversi enti che hanno coesistito dal 92 al
2009 sono stati sostituiti e riuniti in un unico ente che è l’unione europea. Un ente importante era la
comunità economica europea (CEE), non era una comunità politica, esplicava che era un trattato
puramente economico. Negli anni la attività della CEE si è estesa ai campi non solo economici,
commerciali ma porta anche ad un puro cambiamento di nome significativo nel 92 in comunità
europea. 3 comunità europee originariamente.
1) CEE
2) CECA: comunità europea per il carbone e l’acciaio, la prima, trattato di Parigi luglio 1992,
nasce come una comunità settoriale per uno specifico settore economico, quello
siderurgico. Trattato internazionale aperto a chi vuole entrare, l’Italia coglie l’occasione, il
trattato aveva durata di cinquant’anni infatti poi si è estinto, semplicemente carbone e
acciaio rientravano sotto la gestione dell’unione.
3) Comunità europea di difesa (1954): ratificato dagli Stati ma si boccia in Francia, lì non
arriva, il parlamento ha rimandato la questione, non hanno votato contro, solo
procrastinato. Fallisce questo trattato e viene messo da parte.
Nasce la comunità politica europea; era importante all’inizio sottolineare L’aggettivo
economico. La conferenza che segna un punto di svolta è stata la convenzione di Messina.
Viene messo in piedi un progetto di comunità economica, non settoriale ma economica di
tutti i prodotti agricoli e industriali. Il trattato CEE entra in vigore nel 1 gennaio 1959 a
Roma. Il diritto primario dell’unione europea, testi fondamentali, sono 2 trattati.
Articolo uno disposizioni comuni: “l’unione si fonda sul presente trattato e sul trattato del
funzionamento dell’Unione Europea” entrambi hanno lo stesso valore giuridico.
Trattato a una serie di sinonimi, i trattati internazionali sono accordi, regole vincolanti per i
continenti sulla base del consenso. Ci sono sei paesi.
Rinvio pregiudiziale: i sei paesi fanno accordo di sanzione commerciale. Si aggiungono 22
paesi successivamente con la Brexit c’è il primo caso di dissezione commerciale.
Cos’è il trattato sull’Unione Europea? Ci sono i 12 capi di Stato, quando sono stati 12 che si
differenziano dai 6 Stati del funzionamento dell’UE. ARTICOLO 90 è articolo che permette l’uscita
dalla UE. Trattato di maastricht febbraio 1992. La natura dell’unione europea e di organizzazione
sovranazionale fondato sul consenso degli Stati partecipanti, dipende dalla volontà di farla
desistere dagli Stati membri, non si estingue come si è estinta la ceca, con un termine dipeso dalla
volontà. L’articolo 49 riguarda l’ingresso nell’Unione Europea. Questo è stato un fenomeno diffuso
nel dopoguerra, fenomeno di allargamento, nel 73 cioè il primo in cui entrarono la Gran Bretagna,
l’Irlanda e la Danimarca. Nell’89 entrarono Spagna, Portogallo e Grecia, questi Tre paesi erano
tutti appena usciti dalla dittatura, la forma di governo è importante per entrare nell’Unione Europea,
si entra se si è una democrazia. Fatti questi 12 Stati segue Maastricht. Nella bandiera ci sono 12
stelle, perché? È la bandiera ufficiale del consiglio di Europa, perché questo numero? Consiglio
d’Europa: 1949, e nata molto tempo fa, è una organizzazione internazionale molto più ampia
dell’Unione Europea ma con molti meno poteri. Quella è la loro bandiera il simbolo viene adottato
dalla Comunità economica europea.
Convenzione europea dei diritti dell’uomo: è un trattato internazionale del 1950, a Roma. È uno dei
più importanti trattati stipulati dal consiglio dell’Europa che non vale solo per i 28 paesi membri ma
i 47 del consiglio d’Europa, il consiglio d’Europa nasce nel 49, la convenzione europea nel 1950.
La convenzione è il primo trattato internazionale sui diritti umani.
Istituzioni dell’unione:
1) Parlamento europeo
2) Consiglio europeo
3) Consiglio
Si distinguono il consiglio europeo e il consiglio. Confonderli è un errore giuridico.
16/10/18

UE è una organizzazione internazionale e non uno stato federale.


Collegato alla possibilità per gli Stati di modificare il trattato, il fatto che unione abbia poteri che si
occupano delle materie che devono essere stabilite dagli Stati membri nei trattati sancisce il fatto
che Unione non si può occupare di cose non previste dai trattati, principio di attribuzione. Articolo
5 numero 2 del trattato su UE. “L’unione agisce esclusivamente nei limiti delle competenze che le
sono attribuite dagli Stati membri” quali metodi, procedure, maggioranze. Le competenze
attribuitoLe possono esserle anche modificate e/o tolte. Ogni modifica ha inciso sulla piazza dei
poteri dell’Ue, un tempo per esempi non si poteva occupare della materia penale mentre ora si. In
certe materie procedeva solo con regolamenti o unanimità ora invece è dotata del potere derivanti
dal principio di conferimento (principle of conferral). Le competenze che non sono attribuite
all’Unione nei trattati restano in capo agli Stati membri. Perché? Perché si trarrà di una
competenza originaria, concetti diversi “resta in capo” e “attiene”.
UE A un diritto derivato mentre gli Stati membri sono ente originario dotati di poteri sovrani che
possono concedere con atto di volontà l’unione, in caso di recesso tornano ad avere come poteri
sovrani. In astratto potrebbe immaginare trattati di modifica che tolgono poteri all’unione. Dove
scritto che l’unione può emanare atti normativi? Nell’articolo 288: regolamento, direttiva e
decisione. Articolo in cui si dice Pino le fonti di produzione giuridica. Per esercitare le competenze
dell’unione, le istituzioni adottano regolamenti, direttive, decisioni, raccomandazioni e pareri.
L’unione può emanare atti normativi ma solo nell’esercizio di una competenza attribuitale dal
trattato. Ogni atto dell’unione indica l’articolo sulla cui base è stato emanato. Il legislatore deve
dimostrare che aveva competenza ad emanare quell’atto, così cita l’articolo del trattato che dice
che in quella materia la UE ha competenza.
Regolamento relativo alle forniture di informazioni sugli alimenti di consumatori: etichette alimentari
sono scritte in modo uniforme della unione, visto l’articolo 114 del trattato sul funzionamento
dell’unione. In ogni atto dell’unione c’è scritto un articolo del trattato. Questo articolo la cosiddetta
base giuridica dell’atto. La base giuridica di un atto, regolamento, direttiva, decisione è una norma
dei trattati (normalmente del trattato sul funzionamento, ma può essere quello sulla UE) che
attribuisce competenza all’unione per l’emanazione di quell’atto di quella materia in conformità al
principio di attribuzione.
Rinvio pregiudiziale, quello che fa il giudice italiano, può essere un rinvio di interpretazione (85%)
oppure una questione di validità di un atto dell’unione. Il giudice chiede alla corte di giustizia di
dichiarare se quel regolamento, direttiva, e valido invalida, non può il giudice di Monza per
esempio dire se questo quel regolamento invalido, è obbligato a chiederlo alla corte di giustizia.
Per quale motivo può essere invalidato un atto dell'unione?
Il primo vizio motivo di invalidità e l’incompetenza ehi sensi del cinque numero due per il principio
di attribuzione che è un’istituzione che ha agito in materia senza averne la competenza. Il secondo
l’articolo 263. Una base giuridica sbagliata potrebbe determinare una violazione delle forme
sostanziali. Il trattato spesso dice che in questa materia si procede con questa maggioranza con
questa procedura. Ultimo motivo: spesso le situazioni tra di loro impugnano l’atto non perché non
c’è competenza ma perché bisognava procedere in un altro modo. La procedura può influenzare
l’atto: decidere a unanimità o a maggioranza cambia.
Rinvio pregiudiziale può riguardare anche la validità giuridica. Normalmente l’incompetenza e sulla
base del ricorso di legittimità, l’impugnazione dell’atto articolo 263. Si chiama in giudizio che ha
emanato l’atto. L’impugnazione può essere fatta anche da i singoli.
Allargamento Unione Europea:
1973 1981 1986
Nel 1992 erano 12 le nazioni
Allargamento 1995: Svezia Finlandia Austria. Perché non sono entrati prima? Perché la situazione
era divisa in due blocchi, loro erano sul confine del blocco, erano stati neutrali in quanto non erano
entrati né nella NATO, patto di Varsavia, CEE o COMECON. Facevano parte del gruppo dei paesi
non allineati né con il blocco sovietico nècon il blocco occidentale. Finché non è caduto il muro di
Berlino non sono entrati. Sarebbe dovuta entrare anche la Norvegia ma il referendum era
contrario, avevano un diverso trattato per il commercio, eccetera.
18/10/18
5 numero 2 TCE
Competenze Unione
Principio di attribuzione: agisce sui limiti delle competenze date dagli Stati membri con i trattati.
L’articolo 13: quadro delle istituzioni europee, il comma due ribadisce la cosa sulle competenze e
le attribuzioni che sono date degli Stati membri attraverso i trattati. Importante: definire le categorie
e settori di competenza dell’unione, esse sono divise in tre categorie. Il trattato sulle funzioni che
distingue in:
1)Competenze esclusive: gli Stati membri per alcune materie non hanno nessuna competenza per
gli atti (articolo due) vincolanti. In questo caso stabilisce solo l’unione e gli Stati non hanno potestà
normativa. Quali siano questi ambiti di esclusività lo stabilisce all’articolo tre.
I primi storicamente sono:
1.l’unione doganale (stabilire l’integrazione del mercato UE e i dazi per i paesi terzi)
2.politica commerciale comune, (uno e due sono collegati tra loro). Gli accordi commerciali sono
fatti soltanto dall’unione, gli Stati membri non possono (l’unione accordi con il Canada e del
Giappone) ma lo Stato da solo non può decidere per gli atti vincolanti e non può legiferare.
3. Politica comune pesca per i paesi limitrofi che hanno lo stesso mare soprattutto
4. Politica monetaria per chi ha l’euro, altrimenti vale a quella nazionale del paese
2) competenza concorrente, condivisa tra gli Stati membri all’unione. Entrambi possono adottare
atti normativi nei settori di competenza condivisi e atti vincolanti.
Entrambi mantengono delle competenze. Attenzione: il primato sul diritto e dell’unione, prevale su
quello degli Stati membri. Quindi fino a quando concorre la competenza e gli Stati membri possono
legiferare? Le leggi nazionali trovano applicazione finché l’unione non disciplina quel determinato
settore integralmente. Se gli Stati legiferato fossero la legislazione nazionale concorrerebbe con
quella dell’Unione Europea evincerebbe quella dell’Unione. Gli Stati e dunque legiferano finché
l’unione non esercita la competenza normativa (pre-emotivo). Se l’unione ritira la sua disciplina
oppure è abrogata una disposizione dell’unione, gli Stati possono esercitare di nuovo la loro
competenza. La competenza dell’unione può essere sia attribuita che tolta dagli Stati membri.
Quali sono queste competenze? Si tratta di un lungo elenco. (Non imparare gli elenchi a memoria
non li chiede). Due esempi possono essere l’agricoltura, la pesca, la libertà la sicurezza e la
giustizia.
3)Serie di competenze di terzo tipo. Gli Stati membri conservano i propri poteri normativi. L’unione
in questo caso può sostenere, completare o coordinare l’azione degli Stati che sono coloro che
realmente agiscono. L’unione non può Uniformare le discipline nazionali, questo capita nei settori
delle prime due categorie (Unione uniforma con i suoi atti giuridicamente vincolanti). Settori
esclusivi degli Stati:
-sanità e salute
-istruzione
-cultura
-industria e sue politiche
-turismo
-protezione civile
-cooperazione amministrativa
In questa terza categoria gli Stati sono gelosi della loro competenze. Per quanto riguarda per
esempio la politica sanitaria e responsabilità degli Stati membri per quanto concerne la parte
fiscale soprattutto; l’unione può solo coordinare la loro azione. Non si rifiuta la coordinazione ma
per alcuni campi e meglio ben distinguere mentre per altri è meglio armonizzare con l’unione
(esempio: sangue e trapianti è una eccezione alla competenza esclusiva sulla sanità che
appartiene agli Stati membri).
I settori di competenza vengono attribuite dai trattati ma c’è una certa flessibilità: in caso di poteri
non previsti si può decidere che l’unione possa agire anche se non previsto dal trattato.
Articolo 352: clausola di flessibilità: casi in cui trattati non prevedono poteri di azione. In questi
casi, se appare necessario, non per forza una situazione di emergenza, e ammesso l’intervento
dell’unione, può intervenire anche senza che ci siano poteri. In questo caso risulta necessario che
l’unione agisca e che il consiglio adotti le misure necessarie. Si può adottare anche un atto
dell’unione per situazioni imprevedibili. In questo caso è il consiglio che decide all’unanimità: tutti
gli Stati membri possono decidere che UE agisca e adotti azioni appropriate. Bisogna però sempre
tenere in considerazione che l’idea di fondo è che l’unione è un ente di potere derivato dal potere
degli Stati membri (28). Devono essere tutti d’accordo, anche senza che i poteri siano prima stati
scritti nei trattati. Non si attribuisce una competenza ma un potere di intervenire. Il 352 prevede
anche che gli Stati membri conservano poteri costituenti della organizzazione. Unanimità significa
che ogni stato ha il potere di veto.
Poteri impliciti: si tratta di un’altra forma di flessibilità messo in pratica dalla corte di giustizia sulla
base dell’idea che l’attribuzione di competenza in una materia può implicare anche un potere di
adottare azioni non già previste espressamente. (Potere anche non esplicato). Viene applicata
questa teoria che deriva dalla corte suprema degli stati uniti: il potere per l’unione di stipulare
trattati internazionali accordi in materia in cui l’unione ha già una competenza interna. Questi poteri
implicano anche il potere di disciplinare un settore con accordi internazionali stipulati con Stati
terzi. Vi è quindi un parallelismo tra le competenze interne ed esterne: dove hai competenza
interna è implicito che puoi fare e trattati internazionali (potere esterno). Nel caso dei poteri impliciti
non è utilizzato il 352 perché lì non c’è una base giuridica già esistente mentre per quanto riguarda
i poteri impliciti, essi sono dettati da una competenza interna che già esiste.

Dall’allargamento dell’unione deriva anche un allargamento del territorio dell’ambito di applicazione


dei trattati. Problema: cosa fare degli Stati terzi vicini; ci si chiede subito questo con la caduta del
muro di Berlino. Questi Stati terzi possiedono molte mancanze in diversi ambiti e settori anche se
magari applicano già il diritto dell'unione in qualche maniera. L’unione a via dunque un percorso di
adesione lenta, 12 15 anni fino al 2005. Lì si mette su una pista che li guidi a una stabilità e a
migliorarsi e con la prospettiva dell’adesione. Nel 1993, gli Stati membri riuniti nel consiglio
europeo a Copenhagen, capi di Stato e governo, stabiliscono i criteri di ammissibilità. Copenhagen
e accettato implicitamente anche dall’attuale trattato, nell’articolo 49. DG ENGAGMENT.
CRITERI:
1) Politico
2) Economico
3) Giuridico
Politico: lo stato candidato deve avere istituzioni stabili (come magistratura, governo, potere
legislativo). Non solo le istituzioni sono stabili ma bisogna vedere quali valori perseguono. Devono
rispondere a rispetto dei diritti fondamentali, dei principi democratici, del principio dello stato di
diritto (stato di diritto vuol dire che le istituzioni sono stabili e sono soggette e vincolate al diritto, lo
stesso principio vale nell’unione).
Economico: sì controlla che l’economia sia in grado di competere: devono aderire al mercato unico
che non è protezionistico; devi saper competere con l’economia degli altri Stati. L’economia deve
essere quindi di mercato e deve poter e dover lasciare spazio all’iniziativa privata (fine modello
sovietico).
Giuridico: progressiva modificazione per consentire il recepimento del diritto dell’unione a livello
giuridico. AQUIS (termine francese) per esprimere tutto il patrimonio giuridico dell’unione. Diritto
derivante dai trattati si applica immediatamente agli Stati membri nel momento dell’adesione
all’unione previa una preparazione precedente.

23/10/18
Fonti del diritto dell’Unione Europea:
1) TUE o TFUE
2) Nel termine trattato sono compresi tutti i trattati di modifica e di adesione. L’ingresso di ogni
membro sì è realizzato con un trattato tra Unione Europea i suoi Stati membri e lo Stato
aderente dell’altro.
3) Protocolli allegati ai trattati, mentre non rientrano tra le fonti le dichiarazioni allegate.
4) Dal 2009 abbiamo la carta dei diritti fondamentali (aggiunta nell’articolo sei del TUE). Essa
lo stesso valore giuridico dei trattati. Doppio effetto: con questa disposizione la carta
diventa vincolante determina l’entrata in vigore della carta e poi all’effetto di porre la carta
sullo stesso rango dei trattati.
Diritto derivato, secondario: atti normativi che l’unione può emanare. È secondario perché i poteri
normativi sono sanciti nei trattati, nelle materie previste dei trattati. Questi atti normativi sono
emanati sulla base di disposizioni dei trattati e previste sulla base di norme sulla produzione
giuridica che prevedeva la resistenza di fonti di diritto derivato. La norma principale sulla
produzione giuridica e la 288. Questo articolo prevede che gli atti tipici dell’Unione Europea, atti
che vengono definite con una definizione che è sostanzialmente identica al trattato CEE del 1957,
pochissime e secondaria modifiche.
Regolamenti, direttive, decisioni, raccomandazioni, pareri.
Tra questi cinque atti primi tre sono atti giuridicamente vincolanti, mentre raccomandazioni e pareri
non sono vincolanti. Accanto agli atti tipici che sono questi cinque, esistono anche atti che hanno i
nomi più vari perché le istituzioni usano atti a cui danno nomi diversi e sono gli atti atipici:
programma della commissione, libro bianco, Libro verde, comunicazioni, commissioni sono atti
sviluppati nella prassi che potrebbero però avere effetti giuridici che vanno valutate caso per caso.
Ragione fondamentale per cui ci sono i regolamenti e le direttive: sono entrambi atti normativi,
dirette a tutti gli Stati e pongono norme generali ed astratte; perché due tipi di atti normativi?
L’obiettivo è l’effetto a cui tende regolamento dell’Unione Europea è quello di porre delle norme
UNI che identiche per gli Stati membri. Idea è che nel momento in cui entra in vigore il
regolamento questo si applica uniformemente con gli stessi effetti in tutta l’unione, sostituisce
qualunque differente norma nazionale degli Stati membri: uniformità giuridica. Essa è
fondamentale per esempio per il funzionamento del mercato unico. L’utilizzo del regolamento a
profili di certezza giuridica, di creazione di uno spazio giuridico uniforme, di un’assoluta identità
delle norme applicabili negli Stati membri. Questa assoluta uniformità giuridica non è sempre
realizzabile in qualunque campo, settore, forse non è neppure opportuna o auspicabile o
direttamente realizzabile perché gli Stati hanno delle tradizioni giuridiche e culturali, situazioni
sociali molto risalenti e diverse tra di loro.
La direttiva viene concepita come strumento più elastico del regolamento che consente di
avvicinare le legislazioni nazionali lasciando alcuni margini di autonomia agli Stati membri.
Processo penale continentale: lo Stato agisce contro un imputato, la vittima del reato può entrare
nel processo con una pretesa di carattere civile chiedendo risarcimento, sarà parte del processo
come parte civile. Questo è inconcepibile negli ordinamenti di Common law Dove è la regina
contro tizio e la vittima non è parte del processo, viene chiamata a testimoniare, gli altri
ascolteranno e decideranno, le pretese civili della vittima nel processo penale non valgono. In
questo caso non si può applicare un regolamento. Esigenza: persone dell’Unione Europea girano
e si muovono, le possibili vittime, si cerca di avvicinare le posizioni della vittima E non di creare
una disciplina unica attraverso regolamento in quanto le tradizioni non sono superabili con un
regolamento. La direttiva è dunque uno strumento più elastico: direttiva del 2012 e del parlamento
e del consiglio: atto legislativo che istituisce norme minime. Non dico che il processo penale
identico in ogni Stato ma ci sono norme minime comuni per le vittime. Articolo due: definizione di
vittima, minorenne, giustizia riparativa, eccetera. Facciamo salve le differenze dei recessi penali
ma facciamo salve le norme minime.
Normativa 114 TUE: ravvicinamento delle legislazioni, chiamato anche armonizzazione normativa.
Quando si parla di armonizzazione non è una unificazione del diritto ma un ravvicinamento dei 28
diversi diritti degli Stati membri. Esempio delle norme minime sul processo del 2012:
armonizzazione minima.
La direttiva stabilisce una serie di norme ma essa deve essere recepita dallo Stato membro, deve
essere tradotta in una legge nazionale di recepimento, attuazione, esecuzione, adattamento.
L’emanazione di un provvedimento nazionale, normalmente una legge o un decreto legislativo
della autorità nazionale che si muove con alcuni margini di autonomia che la direttiva lascia,
concede.
Differenza tra regolamento e direttiva: in presenza di una direttiva gli operatori giuridici
concretamente applicano un provvedimento nazionale, legge o decreto legislativo. L’origine
europea di quelle norme si può anche perdere, può anche non essere nota. In presenza di un
regolamento invece le norme che trovano concreta applicazione sono le norme del regolamento e
non c’è un filtro di norme nazionali. Non c’è un filtro di circolare ministeriale che interpreta la
norma, se applica il regolamento se ci sono dubbi si chiede alla corte di giustizia.
Etichette alimentari per esempio: direttive che ravvicinano dal 1987, serie di direttive che divennero
regolamento del 2011. Dal 2014 la multa sulla base del regolamento, fino al 2014 la multa invece
era sulla base del decreto legislativo che era in attuazione della direttiva.

25/10/2018
Regolamento è diverso dalla direttiva.
Diritto UE ha due caratteristiche fondamentali:
1)efficacia diretta diritto UE
2)primato del diritto
Queste due caratteristiche determinano la sua importanza nella vita giuridica di tutto il continente.
Senza essi non si può esercitare una attività legale in nessun settore.
Tenete sempre ben presente che la natura giuridica dell’Unione è quella di una organizzazione
intergovernativa e internazionale. Le decisioni politiche sono espressione della volontà degli Stati,
espressa nelle sedi istituzionali con procedure previste dai trattati (voluti dagli Stati membri)
attraverso i poteri e le competenze.
Il diritto dell’Unione, su un piano giuridico, ha caratteri che si avvicinano fortemente a quelli di un
ordinamento giuridico di uno stato federale. Nei trattati 1 e 2 non si trovano menzionati ma si sono
affermati nella giurisprudenza della corte di giustizia della allora comunità europea dagli anni 70 in
poi e tuttora la giurisprudenza dell’Unione si basa su queste due caratteristiche. Questi due principi
hanno varie articolazioni (capitolo 6° del libro è specifico su questo VA SAPUTO BENE). 1 e 2
sono dei principi che hanno come riferimento fondamentale 2 sentenze che vengono usate
ovunque. Hanno influenzato tutto il diritto UE.
1963 Van Gend and Loos efficacia diretta
1964 Costa vs Enel primato del diritto
Questa ultima è l’unica sentenza che viene menzionata nei trattati (di tutto il diritto UE). È una
sorta di dichiarazione in cui si parla della giurisprudenza consolidata nella corte di giustizia. Costa
vs Enel nasce in via circo: studio legale che decide di non pagare la bolletta (sfidando) il diritto e
arrivando fino alla corte di giustizia con la causa.
1963: effetti diretti, faccenda più complicata
1964: primato: diritto UE prevale sul diritto degli Stati membri.
Le date caratteristiche fondamentali non sono disposte a caso. Il primato serve a garantire gli
effetti diretti che devono essere uniformi ovvero gli stessi in tutta Europa.
I più importanti sono gli effetti diretti: che abbia effetti diretti per i singoli e le imprese il diritto
europeo in modo uniforme senza che cambino a seconda dei diversi diritti nazionali dei singoli
Stati membri. 1 è supportato da 2.
Nella legge della costituzione tedesca, secondo il principio del primato, il diritto degli Stati memoria
è sottoposto a quello della federazione (anche in questo caso si tratta di una dichiarazione non di
una norma). Il diritto della federazione è il diritto degli Stati membri, esso spezza, prevale,
distrugge il diritto degli Stati membri.
Una norma simile però è molto difficile da far accettare agli Stati membri. Un trattato ambizioso del
2004 istituisce una “costituzione europea”, poi ha fallito. Il motivo è stato che parlava di
costituzione e del principi del primato dell’Unione e questo urtava la sensibilità nazionale degli stai
membri come per esempio Francia ed Olanda. Trattato era il termine errato da usare per una
costituzione. Scrivere qualcosa su questo primato rischia sempre di disturbare gli Stati membri. Nel
trattato di Lisbona infatti non si trova menzionato il primato ma esso è insito nella natura specifica
della comunità e li afferma il servizio giuridico agli Stati membri (se non scrivete nulla sul primato
esso esiste ugualmente e a livello giuridico non cambia nulla). Questo lo affermano gli Stati
membri nella dichiarazione allegata al trattato aggiungendo che gli è stato permesso ciò dagli
avvocati del servizio giuridico europeo.
La sentenza del 1963 riguarda gli effetti diretti: le norme UE, non tutte, possono produrre effetti
diretti giuridici direttamente in capo ai singoli inteso per persona sia fisica che giuridica (effetti che
vanno a interessare il patrimonio giuridico di ogni persona, fisica o giuridica, sia per quanto
riguarda i diritti che per quanto riguarda gli obblighi di cui sono titolari). Le norme del diritto UE
possono costituire diritti e obblighi direttamente in capo ai singoli, ai privati. Possono modificare,
costituire o estinguere situazioni giuridiche soggettive. Esistono diritti di c derivazione europea in
capo ai singoli che i giudici nazionali devono tutelare in modo effettivo ed equivalente rispetto ai
diritti stabiliti dalla norma e dalla legislazione nazionale secondo le procedure nazionali:autonomia
procedurale nazionale è fatta dunque salva, è riconosciuta è consentita.
Le norme dell’Unione possono essere invocate davanti ai giudici nazionali da un avvocato.il privato
può far valere in giudizio una pretesa, una domanda giudiziale fondata direttamente sulla norma di
diritto europeo. Può far valere in giudizio il diritto nascente in capo a lui da una norma dell’Unione
che il giudice nazionale deve applicare. La norma deve Vere caratteristiche anche nella sua
scrittura tali da poter essere applicata concretamente e fornire al giudice nazionale tutti gli elementi
necessari a decidere, a risolvere il caso concreto. Gli effetti diretti non dipendono dalla fonte ma si
deve verificare la idoneità della singola norma a produrre effetti diretti. Non importa la provenienza
della norma ma la sua attitudine e le sue caratteristiche che devono essere tali da consentire la
produzione di effetti diretti (è la corte di giustizia a prevedere ciò). C’è dunque una valutazione
della norma per verificare se sia adatta a produrre effetti diretti.
1)chiarezza e precisione
2)carattere incondizionato norma, incondizionatezza
Art. 12 (non c’è più) prevedeva un divieto chiaro e incondizionato. La corte afferma che tale divieto
è perfettamente atto a produrre effetti diretti. Se la norma presenta queste due caratteristiche ha
l’attitudine a produrre effetti diretti. La sentenza conclude che la norma è per sua natura atta a
produrre effetti giuridici sul rapporto giuridico tra gli Stati membri e i loro amministrati ovvero i
singoli che sono sottoposti alla giurisdizione dello stato. La valutazione e viene fatta norma per
norma. Se il giudice non riconosce l’efficacia del diritto compie un errore di diritto e può essere
fatto valere fino in cassazione. Nello stesso atto ci possono essere norme adatte ad avere effetti
diretti e altre no all’interno dello stesso articolo e della stessa sentenza.
Esempio art. 157 primo paragrafo codice lavoro: lavoratore uomo e donna che esercitano le stesse
mansioni hanno diritto alla medesima retribuzione. La norma è chiara e precisa e il giudice
nazionale deve applicarla, è un modello di applicazione per il giudice. 153: parità di sesso per tutto
il trattamento sul lavoro, UE completa e sostiene l’azione degli Stati membri. Si tratta però di una
finalità, un obiettore, non di un precetto. È una norma programmatica e non può avere effetti diretti.
Nello stesso trattato, sul diritto del lavoro, due articoli di cui uno, il 153, non può avere effetti diretti
mentre i, 157 si. Non può per l’assenza delle due caratteriste te necessarie stabilite dalla corte di
giustizia.
Una norma è chiara e precisa quando stabilisce chiaramente il contenuto del diritto e gli obblighi e i
rispettivi titolari di essi. È incondizionata quando non richiede ulteriori interventi da parte del
legislatore nazionale o UE.
101.2 DF UE: gli accordi sono nulli senza indagare ulteriormente. Sentenza del 63 prevedeva il
divieto di alzare i dazi doganali. Corte afferma che non si tratta di una norma condizionale ma si
tratta di un obbligo di non fare, l’intervento degli Stati non è necessario. Si tratta di una norma che
può prevedere effetti diretti. Stati stand stil ovvero non devono fare nulla. (Olanda e Belgio vanno
in giudizio in questo caso, effetti diretti anche sui singoli). Si tratta di un diritto che nasce dal
trattato direttamente per il provato che può non pagare questi dazzi. Dal trattato nasce un diritto
per i singoli dunque.

30/10/18

Le frasi più importanti della sentenza Van sono la prima e l’ultima. Questa sentenza è un
caposaldo del diritto dell’Unione Europea. La prima frase in particolare quella più importante che
tutti gli studiosi di diritto conoscono, e il punto centrale che hai cambiato lo sviluppo del diritto
europeo, nell’Europa occidentale. La comunità europea costituisce un ordinamento giuridico di
nuovo genere, la prospettiva è nuova. La nostra corte fino all’84 passato il tempo a capire questa
nuova prospettiva. Con questa sentenza la corte di giustizia vuole sottolineare l’autonomia del
diritto europeo. Non si tratta di un trattato basato su un sinallagma, afferma la sentenza, ma va
aldilà di un semplice trattato che stabilisce obblighi reciproci (non è un trattato di diritto
commerciale basato su un sinallagma). La corte afferma anche che si tratta di un ordinamento
giuridico autonomo che al suo interno i suoi rimedi della sentenza della commissione contro
Lussemburgo dell’anno dopo aggiunge che gli Stati non possono farsi giustizia da sé (non vale
l’eccezione all’inadempimento in questo ordinamento che invece vale nei trattati normale che si
basano su obblighi reciproci di adempimento). A rimedi al suo interno che non si basano solo sulla
reciprocità. La questione è che esamina la sentenza è piccola ma porta a dei principi importanti
perché si tratta di un ordinamento dei singoli (che possono far valere i diritti che sono riconosciuti
dall’Unione Europea e che devono essere tutelati dei giudici nazionali). Per questo motivo gli
avvocati devono riconoscere che i fondamenti delle pretese dei privati sono delle norme del diritto
europeo. La corte afferma anche che È importante the private enforcement (pretesa dei privati)
derivante dei diritti soggettivi che sono riconosciuti in quest’ordinamento siano tutelati dei giudici
nazionali.
Vicenda della sentenza è piccolo: Van importa della Germania un prodotto e su tale prodotto viene
chiesto un dazio doganale più alto del previsto (in Olanda): i dazzi non erano stati aboliti? I dati
sono stati aboliti nel 63, all’epoca della sentenza siamo nel 62 ma il fatto si verifica ancora prima
ovvero nel 60. Inoltre i dazi vengono azzerati definitivamente solo nel 68 dalla CEE e
progressivamente. Fino al 68 abbiamo un periodo transizionale: 10 anni durante i quali dazio sono
stati abbassati progressivamente. Inoltre vi era l’articolo 12 (norma che non esiste più) che
affermava che gli Stati membri non potessero alzare i dazi. Gli olandesi conoscevano tale norma
ma sono comunque i dazi perché la merce in questione venne classificata in modo particolare: non
il 3% ma all’8% di dazio doganale. La Germania solleva la questione affermando che i dati non
potessero essere alzati a causa del trattato. Si trattava di una questione di diritto della CEE. Oggi
la vicenda è regolata dall’articolo 267 del trattato CEE. Sì a quindi l’opportunità di avere una
pronuncia della corte della giustizia su una norma europea. Al processo partecipano Olanda
Germania Belgio e CEE. Idea dei governi: si tratta di un trattato Internazionale che prevede
l’obbligo giuridico di non alzare i dazi. Cosa centro la Germania? La risposta è che c’entra perché
si tratta di un trattato internazionale che vincola gli Stati e non si tratta di un’attribuzione di diritti
soggettivi. Il trattato CEE non differisce da quelli normali. La Germania afferma che siccome i
governi si sono impegnati gli obblighi vanno rispettati: gli Stati sono soggetti di diritto
internazionale. In questo caso la corte accoglie bene un’occasione che si rivelerà essere
irripetibile. La corte afferma che si trattava di una norma molto chiara di un divieto e quindi di una
norma di stand Still doganale. La corte afferma che questa norma da un diritto al singolo;
successivamente il principio derivante da questa sentenza ha una portata espansiva che nessuno
si aspettava. (gli sviluppi successivi che la corte tira fuori da rinvii giudiziali nessuno se li
aspettava). La corte analizza il trattato dal punto di vista degli effetti diretti sui singoli. La corte fa
un ragionamento espanso. La corte si rende conto che questa norma va aldilà del semplice divieto.
L’ordinamento europeo influenza direttamente i singoli in diversi modi. Il mercato incide sui singoli
e non soltanto sugli obblighi reciproci tra gli Stati. Il trattato parla di diversi poteri (per esempio
multare i singoli). Oggi all’articolo 177 che si occupa di ciò ma rispetto al passato è cambiato poco.
Il ruolo nei giudizi interni delle norme di carattere europeo è importante: il diritto europeo nasce per
poter essere fatto valere davanti ai giudici nazionali. Si tratta di un ordinamento giuridico di un
nuovo ordine in quanto riguarda sia gli Stati membri sia i singoli cittadini attribuendo loro specifici
diritti ma riguarda anche specifici obblighi stati membri dell’Unione. Anche l’articolo 12 che
imponeva un divieto implica un diritto per i singoli che quello di non dover pagare il dazio più alto,
un diritto quindi anche a opporsi al rispettivo divieto che risulto essere chiaro e incondizionato.
Queste ultime due caratteristiche dal 63 in poi vengono valutate per testare l’effettività diretta di
una norma da parte del giudice. Grazie è una norma chiara incondizionata il giudice può seguire
un determinato iter decisionale che può seguire per arrivare a una decisione. Incondizionata: non
chiedere interventi legislativi ulteriori, significa che la norma, il divieto non sono condizionati a nulla
e che producono effetto tra gli Stati membri privati (in questo caso l’effetto è un diritto in capo al
singolo derivante dal divieto stesso). La valutazione di queste caratteristiche viene fatta norma per
norma per verificare appunto alla sua auto attitudine a produrre effetti diretti che può voler dire la
costituzione, la modificazione o l’estinzione di diritti ed obblighi in capo al singolo. Il trattato
prevede contro la violazione nei confronti degli Stati dell’Unione Europea che la commissione
possa agire davanti alla corte. Quest’ultima afferma che non è sufficiente ma che bisogna tutelare
anche la giurisdizione del singolo: si tratta di un ordinamento nuovo proprio per questo motivo
(rimedio giudiziale del singolo). Tali diritti derivanti dal diritto dell’Unione Europea vanno realizzati
nell’ordinamento interno. Conclusione: il singolo alla possibilità di far valere una norma di carattere
proprio davanti al giudice nazionale e tale diritto ha un valore precettivo (ultima frase della
sentenza).
08/11/18

C’è una norma che prevede un obbligo a carico degli Stati membri: divieto di alzare i dazi doganali.
Quando c’è una violazione di un obbligo, siamo di fronte ad un illecito. I trattati possono porre degli
obblighi di diritto UE a carico degli Stati membri, anche regolamenti,decisioni e direttive possono.
In caso di inadempimento, il trattato prevede una apposita procedura davanti alla corte di giustizia
della UE che va sotto il nome di ricorso per infrazione, disciplinato dagli articoli 258,259,260 TFUE.
Il ricorso per infrazione viene convenuto uno stato membro che è il soggetto passivo, l’autore della
violazione o della cui violazione si discute. In qualche caso è possibile che si verifichi che sia uno
stato membro che agisce contro uno stato membro. I privati, singoli, imprese non possono fare
ricorso. Non possono fare ricorso alla corte di giustizia i singoli e le imprese, non possono far
valere l’inadempimento. Con la sentenza Van Olanda viola il trattato (in particolare l’articolo 12)
imponendo un dazio doganale per una merce più alto mentre l’articolo vieta l’innalzamento dei
dazi. Questa violazione è fatta valere davanti al giudice nazionale. Alla corte di giustizia l’Olanda
dice che c’è già ricorso per inflazione e che anche se ha violato il trattato non è così che è fatto
valere perché il trattato prevede che ci si possa rivolgere al giudice nazionale (si tratta di uno
strumento giudiziale specifico).
La sentenza Van cambia tutto: c’è un rimedio certo ma i privati possono far valere i loro diritti
nascenti dal diritto dell’Unione europea davanti al giudice nazionale che è obbligato a tutelare i
singoli per i diritti nascenti dal diritto dell’Unione Europea. Il termine diritto successivamente,
attraverso diverse sentenze sarà sostituito con il termine trattato, regolamento, decisioni, direttive.
L’Olanda fa una denuncia alla commissione e questo va bene, successivamente le pretese vanno
fatte valere davanti giudici nazionali sia per agire sia per difendersi in giudizio il giudice nazionale
deve tutelare entrambe le vicende. La tutela dei diritti nascenti dal diritto europeo prevede anche
una difesa del privato che si può difendere in giudizio dicendo che il suo comportamento è
giustificato dal diritto dell’Unione Europea. Quindi il privato invoca sia agendo che difendendosi il
diritto dell’Unione Europea. L’invocabilità è importante perché la norma ha effetti diretti sul
patrimonio giuridico del singolo creando diritti e obblighi per i quali chiedere tutela. La sentenza
cambia tutto perché questo ricorso alla commissione per l’inflazione ha efficacia ma essa è limitata
(non è che non è efficace) mentre la tutela giuridica davanti al giudice nazionale è effettiva. E
ricorso per infrazione a una portata limitata perché la commissione non può perseguire ogni
infrazione (S è composta da pochi membri). Prima di fare ricorso contro lo Stato la commissione
compie molti passi diplomatici. L’effetto diretto cambia tutto e il diritto europeo tocca molto aspetti.
Per poter produrre effetti diretti la norma dell’unione europea deve essere chiara, precisa,
incondizionata. Incondizionata nel senso che non necessita ulteriori interventi legislativi europei o
nazionali. Spesso il diritto dell’Unione Europea afferma che gli Stati prevedono sanzioni di diverso
tipo, sanzioni che devono essere effettive, gravi ovvero significative, dissuasive. Lo schema della
sentenza van viene applicato a tutte le fonti del diritto europeo: trattati, carta, accordi, direttive,
decisioni, atti atipici. Il privato deve avere la protezione giudiziaria da parte del giudice nazionale
che deve essere effettiva. Tale protezione giudiziaria ha un effetto diretto anche sui giudizi interni.
Essa è effettiva in tutti gli ordinamenti giuridici degli Stati membri in quanto lo prevede il diritto
dell’unione.

Regolamenti
Hanno 3 caratteristiche.
1) Portata generale
2) Obbligatorietà integrale (tutti elementi)
3) Diretta applicabilità
1 I regolamenti definiscono il campo di applicabilità usando categorie generali definite con criteri
oggettivi. Ad esempio dopo l’11 settembre del 2001 sono stati fatti diversi regolamenti in cui si
vieta a tutti di creare o non creare rapporti con presunti terroristi indicando specificamente in un
elenco il nome di questi. Non si tratta di una norma portata speciale in quanto vengono menzionati
i nomi ma si tratta di una norma e di un regolamento ha portata generale in quanto le indicazioni
sono valide per tutti (nessuno può o non può fare una determinata cosa).
3 nei regolamenti non è necessario l’atto di recepimento, i regolamenti non devono essere
accettati a differenza della direttiva che richiede una legge di attuazione, di recepimento.
Gli atti internazionali invece diventano efficaci con atti interni e solo quando il legislatore nazionale
ordina di applicarli. La direttiva è un tipico atto dell’organizzazione internazionale che deve essere
recepito. Quando si interpreta un regolamento lo si fa con i criteri dell’Unione Europea. Dal
momento in cui regolamento entra in vigore i diritti e gli obblighi entrano a far parte della sfera
privata. A) come effetti diretti e B) senza recepimento. La diretta applicabilità riguarda il
regolamento ed è diversa dall’efficacia diretta che appartiene alle norme europee derivanti da
qualsiasi fonte ma non riguardano il recepimento bensì l’invocabilità delle norme del diritto europeo
nel giudizio perché pongono in capo ai singoli obblighi e diritti.
2 le norme producono effetti diretti nei confronti di tutti coloro che sono soggetti al rispetto del
diritto europeo.

Sentenza ORSOLINA LEONESIO 1972 numero causa 93/71 (nel 1971 è stata la 93ª domanda
fatta e depositata in cancelleria).
In questa sentenza la corte chiarisce che nessun provvedimento nazionale può rallentare o
condizionare l’effetto di un regolamento che efficace dal momento in cui entra in vigore.
Negli anni 70 c’era troppo latte e veniva dato dalla commissione economica europea un premio per
la macellazione delle vacche da latte. Orsolina era un’imprenditrice che va a chiedere il proprio
premio e lo riceve solo dalla commissione economica europea ma non dallo Stato italiano che è
impossibilitato dal fatto che deve ancora attuare la legge di bilancio e stabilire i fondi per i premi.
Orsolina invoca il regolamento della corte vuole prima accertarsi se la norma sia precisa. La norma
o meglio il regolamento è molto preciso chiaro e dettagliato. Il governo italiano si rivolge alla corte
dicendo che il regolamento non è ancora efficace perché non è ancora stata fatta la legge di
bilancio ma la corte non può accettare questa obiezione in quanto il regolamento si applica in
modo uniforme e ovunque e dal momento in cui entra in vigore.
Punto 22: È un punto importante. Il regolamento per avere la stessa efficacia per tutti gli Stati
membri non tiene conto degli impedimenti dei singoli stati.
Punto 23: il regolamento attribuisce diritti ai singoli con effetti che non possono essere ostacolati
da nessuna norma o impedimento dello Stato membro.

13/11/18
CAP 3+4 da studiare insieme
Domanda esame: quali sono le funzioni del parlamento europeo?

Procedure decisionali come per esempio quella legislativa. Si tratta di procedure attraverso le quali
far Gino adottati gli atti legislativi ovvero regolamenti, decisioni, direttive. 289 TFUE soltanto gli atti
emanati attraverso le procedure decisionali sono validi e sono considerati legislativi.
3 istituzioni: commissione, parlamento europeo, consiglio.
Consiglio: criteri per la prossima legislatura 2019 e 2024 tenendo conto della Brexit. Pàrlamento:
unica istituzione eletta dai cittadini della UE, 751 membri.
Il consiglio dei ministri degli stato membri è diverso dal consiglio europeo.
La commissione rappresenta lino è europea e i suoi interessi con i terzi nei rapporti con gli Stati
membri. È composta da individui, 1 componente X stato membro ma non rappresenta stato bensì
deve garantire l’indipendenza.

Procedura legislativa
Ordinaria: consiste nella adozione congiunta di un regolamento, di una direttiva o di una decisione
da parte del parlamento europeo e del consiglio su proposta della commissione
Speciali: consistono in procedure che prevedono l’adozione di un regolamento, una direttiva o una
decisione da parte del PE con la partecipazione del consiglio ovvero del consiglio con la
partecipazione del parlamento sempre su proposta della commissione. Deve sempre essere
rispettato il principio di sussidiarietà e di proporzionalità.
I progetti di atti legislativi indirizzati dalla commissione al parlamento europeo e al consiglio sono
contestualmente trasmessi anche i parlamento i nazionali (principi di sussidiarietà: stabilire quando
l’unione può legiferare e contribuisce a che le decisioni siano prese a livello più vicino possibile
cittadini). Sì è il consiglio che il parlamento europeo possono sollecitare la commissione a
presentare una proposta di atto legislativo. 1 milione di cittadini, appartenente ad un numero
significativo di SM possono prendere l’iniziativa di invitare la commissione a presentare una
proposta di atto legislativo. La sussidiarietà è amata dagli Stati membri perché è un limite al potere
dell’unione europea in generale e offre maggiori garanzie più poteri per gli Stati che possono più
facilmente raggiungere gli obiettivi del trattato.
Parlamento dell’unione e parla menti nazionali: articolo 12 TUE È protocollo due sull’applicazione
dei principi di sussidiarietà e proporzionalità. I parlamento i nazionali entro otto settimane devono
inviare un parere: cartellino giallo (un terzo dei voti attribuiti ai paramenti); il progetto deve essere
riesaminato dal suo autore con possibilità di mantenerlo, modificarlo o ritirarlo, ma con l’obbligo di
specifica motivazione. Cartellino arancione (metà dei voti attribuiti al parlamento): la commissione
se decide di mantenere il progetto di atto, deve emanare un provvedimento motivato.

Procedura legislativa ordinaria (articolo 294 TFUE):


La commissione presenta una proposta sia al parlamento europeo e al consiglio.
1) Il parlamento europeo adotta una posizione comune sulla proposta che viene trasmessa al
consiglio
2) Il consiglio può approvare l’atto se concorda sulla proposta della commissione e sugli
eventuali emendamenti del parlamento europeo oppure se il parlamento europeo non
presenta emendamenti. Fine della procedura.
In caso contrario, a maggioranza assoluta, il consiglio adotta una posizione comune e la
comunicalo parlamento europeo che entro tre mesi può:
1) Approvare la posizione comune o non pronunciarsi. In questo caso l’atto si considera
adottato. Fine della procedura.
2) Respingere la posizione comune a maggioranza assoluta
3) Proporre emendamenti a maggioranza assoluta
Bisogna sempre tenere in considerazione il fatto che l’obiettivo della commissione e che la
proposta venga accettata.
2. Il parlamento europeo decide di respingere la posizione comune e quindi l'atto si considera
non adottato. Fine della procedura.
3. Il parlamento europeo decide di proporre emendamenti alla posizione comune. Il testo
emendato viene comunicata la commissione che emette un parere sugli emendamenti del
parlamento europeo.
Entro tre mesi il consiglio può accogliere tutti adottare l’atto a maggioranza qualificata
(unanimità per approvare gli emendamenti non accolti dalla commissione. Se il consiglio non
approva tutti gli emendamenti del parlamento europeo viene attivato un comitato di
conciliazione composto da membri del parlamento europeo e del consiglio e con la
partecipazione anche dalla commissione.

Procedure legislative speciali


Non sono definite. Sono tali tutte le procedure previste dai trattati diverse da quella ordinaria.
Tratto comune: l’atto viene adottato:
1) Dal parlamento europeo con la partecipazione del consiglio (solo tre casi. Esempio lo
statuto e condizioni generali di esercizio delle funzioni del parlamento europeo e dei suoi
componenti)
2) Dal consiglio con la partecipazione del parlamento europeo (oltre 30 casi)
Nel caso di approvazione dell’atto da parte del consiglio con la partecipazione del parlamento
europeo, l’intervento di quest’ultimo può consistere nella semplice consultazione o
nell’approvazione dell’atto.
La differenza sostanziale tra quella ordinaria e quella speciale consistere nel fatto che
nell’ordinaria partecipano attivamente parlamento e consiglio mentre in quella speciale no.
1. Procedura di consultazione del parlamento europeo (esempio politica sociale ambiente)
-parere facoltativo: può anche non essere richiesto e ciò non inficia la validità dell’atto
adottato
-parere obbligatorio (ma non vincolante): deve necessariamente essere richiesta (pena
l’invalidità dell’atto adottato) malato può anche discostarsi dal parere. L’atto sarebbe
invalidato per vizi formali e procedurali. (domande esame: i vizi per l’invalidità dell’atto)
2. Procedura di approvazione dell’atto da parte del parlamento europeo (esempio approvazione
del bilancio, provvedimenti per combattere le discriminazioni)
-parlamento europeo si limita ad approvare o respingere l’atto
-come nella procedura legislativa ordinaria. Ma in questo caso il parlamento europeo si
pronuncia un testo elaborato senza la partecipazione del parlamento stesso.

Funzione di bilancio
Come ogni bilancio contabile anche il bilancio dell’Unione Europea è costituito da entrate da
uscite. Le entrate derivano dal sistema di finanziamento dell’unione. Le uscite sono costituita dalle
spese per il funzionamento dell’Unione Europea e per l’esplicazione delle sue attività nonché il
raggiungimento degli obiettivi. Articolo 310 numero 1 comma 3 TFUE Entrate ed uscite, spese
devono risultare in pareggio.

Il sistema di finanziamento
Art. 311 TFUE: il bilancio, fatte salve le altre entrate, è finanziato integralmente tramite risorse
proprie.
Risorse proprie (non indicate nei trattati)
1) Prelievi agricoli (scambi con paesi terzi sui prodotto agricoli) e dazi doganali
2) Risorsa IVA (aliquota uniforme agli imponibili IVA)
3) Risorsa calcolata sulla base del reddito nazionale lordo (applicazione di una aliquota
uniforme a RNL di ciascuno stato membro). Tre quarti del totale delle entrate dell’Unione
europea.
Risorsa IVA e RNL sono contributi obbligatori degli Stati membri.

Spese della UE
Art. 312 TFUE: quadro finanziario pluriennale. Regolamento adottato dal consiglio delibera alla
unanimità previa approvazione del parlamento europeo che si pronuncia a maggioranza dei
membri che lo compongono. L’obiettivo è quello di assicurare l’ordinato andamento delle spese
della UE entro i limiti delle sue risorse proprie.
Maggiori spese: politica di coesione economica, sociale e territoriale (fondi strutturali) e la politica
agricola comune. Sistema dodicesimi se non viene approvato il bilancio.

Patto di stabilità e crescita (puoi anche non farle):


È un insieme di regole previste da atti di diritto derivato che governano il coordinamento delle
politiche fiscali dei paesi dell’Unione Europea il cui obiettivo di salvaguardare una finanza pubblica
solida. Esso a due braccia: il braccio preventivo che assicura che la politica fiscale dei paesi
dell’Unione Europea sia condotto in modo sostenibile e il braccio correttivo che stabilisce quali
azioni devono intraprendere i paesi nel caso in cui loro debito pubblico o disavanzo di bilancio
venga considerato eccessivo.

Procedura per i disavanzi eccessivi:


Art. 126 TFUE: la procedura per i disavanzi eccessivi sostiene il braccio correttivo del PSC
dell'Unione Europea. I paesi dell’Unione Europea devono dimostrare una solida finanza pubblica e
soddisfare due criteri: loro disavanzo di bilancio non deve superare il 3% del prodotto interno lordo
e debito pubblico ovvero il debito del governo e degli enti pubblici non deve superare il 60% del
PIL.
Nel mese di aprile, ogni anno i paesi della zona presentano i loro programmi di stabilità alla
commissione e al consiglio.

20/11/18
Gli accordi internazionali conclusi dall’Unione Europea
Perché lui Unione Europea può concludere accordi internazionali? Perché a personalità giuridica
unica (articolo 47 tue)> indicazioni esplicitate nel trattato di Lisbona: È un soggetto di diritto
internazionale autonomo rispetto sei Stati membri.
Il presidente della commissione più il consiglio europeo. La commissione importante perché
l’Unione Europea è un attore internazionale autonomo che ha proprie competenze, essa è la
rappresentanza esterna con gli Stati membri. Vi sono materie come politica estera e la sicurezza
per le quali il rappresentante è il consiglio dell’Europa: capi degli Stati e delle governo il presidente
della commissione e il presidente del consiglio europeo eletto dal consiglio dell’Europa. Essendo
l’Europa un soggetto di diritto internazionale può fare accordi con gli Stati terzi e può aderire
organizzazioni internazionali: personalità giuridica e cristallizzata in norme facilita il rapporto con gli
Stati terzi. Quali sono i limiti a questa norma e quali materie regolano gli accordi? Materie: materie
delle relazioni esterne, materie che troviamo dalla parte del trattato che ha incidenza sulle relazioni
esterne.
Esempio politica commerciale comune ovvero la parte commerciali tra l’unione europea e gli Stati
terzi rientra tra le competenze esclusive ma necessita dell’approvazione degli Stati membri. A
proposito di questo con il trattato di Lisbona si sono stanziati gli investimenti diretti esteri ovvero il
controllo dei gruppi di società degli Stati dell’Unione Europea sulle società dei paesi terzi. Anche gli
accordi di libero scambio (no dazi) con gli Stati terzi: può farlo solo l’Unione Europea è necessaria
l’approvazione degli Stati membri. Si tratta di accordi misti in quanto serve anche l’approvazione
degli Stati membri. Per temi come per esempio la politica di asilo non serve l’approvazione degli
Stati membri non si tratta di un accordo misto in quanto poi concluderlo da sola l’unione europea.
Conseguenza della personalità giuridica dell’unione europea e che l’unione deve rispondere del
diritto internazionale sia generale che pattizio (degli accordi). Come si collocano queste norme di
diritto internazionale nella gerarchia delle fonti?
1)Diritto primario(TFUE e carta)
2)fonti in questione, fonti intermedie
3) diritto derivato e atti ovvero direttive regolamenti e decisioni
TFUE e carta prevalgono sugli accordi internazionali in virtù delle leggi speciali (TFUE) che
prevalgono sul diritto internazionale che viene considerato generale.

L’unico organo giurisdizionale previsto dei trattati originali del 1957 e alla corte di giustizia. Ma pian
piano allargandosi l’Europa, il contenzioso è aumentato sempre di più: bisogno di affiancare alla
corte di giustizia è un altro organo che il tribunale del 1988. Se cito una sentenza dopo il 1988
mettiamo C- numero anno per corte di giustizia, se invece si tratta del tribunale c’è la T (sede a
Lussemburgo).
Sentenza della corte 16 giugno 1998 A. Racke GMBH &co
Sentenza che deriva per ricorso al rinvio pregiudiziale della corte suprema tedesca per politiche
commerciali. Atto per cui se ti chiedo un rinvio pregiudiziale di validità è un regolamento
dell’Unione Europea: sospensione degli accordi commerciali con la Jugoslavia. Articolo 62
convenzione di Vienna (norma di diritto internazionale generale) che prevede che in caso di
mutamento radicale delle condizioni rispetto a quando si è concluso il trattato internazionale è
possibile la sospensione dell’accordo mediante atto unilaterale.
Paragrafo 48: la corte dice che le norme del diritto internazionale consuetudinario vincolano la
situazione dell’allora comunità che fanno parte dell’ordinamento giuridico dell’unione europea. Nel
caso di specie dice che il regolamento di sospensione delle concessioni preferenziali e valido
secondo l’articolo 62 della convenzione di Vienna.

Articolo 216 TFUE Paragrafo due: accordi conclusione dell’Unione Europea vincolano le istituzioni
dell’unione europea e gli Stati membri. Gli accordi conclusi dall’Unione Europea sono fonti
intermedie tra le fonti di diritto primario e tra gli atti delle istituzioni, perché gli accordi conclusi
dall’aula e vincolano le istituzioni? Principio basilare del diritto internazionale: pacta sunt servanda.

27/11/18

Regolamento:
Diretta applicabilità: non necessità di atti di recepimento, atto si applica direttamente
Efficacia diretta: norma UE pone in capo ai singoli dei diritti e dei doveri che posso far valere
davanti al giudice nazionale
Portata generale

DECISIONE
Diretta applicabilità
Portata individuale solo se sono indicati i destinatari> lascia pensare che abbia portata
generale

DIRETTIVA
NO diretta applicabilità> ci vuole un atto di recepimento

Atto e legislativo perché segue procedura della prima e seconda lettura ecc.
Decisione come atti legislativi designano destinatari ma ci possono essere atti che si
chiamano decisioni che però hanno portata generale> atti atipici che vengono chiamati
nella prassi decisioni: esempio – decisione 2017 consiglio europeo senza destinatari.

29.11.2018

PRIMATO DIRITTO UE SU DIRITTO NAZIONALE

UE non è uno stato federale ma nemmeno un’organizzazione internazionale come le altre.


Se dobbiamo scegliere una qualifica dobbiamo dire che è un’organizzazione internazionale
si basa su trattati, Stati possono entrare e uscire da UE. Stati sono I padroni dei trattati
perché possono modificarli a unanimità, ma per altri aspetti assomiglia molto a uno stato:
parlamento, crea cittadinanza, adotta leggi vincolanti.

Seminario diritto penale I
!
1
SEMINARIO DIRITTO PENALE
21.11.2018

Sentenza usa giudice Brandon del 1970> è la stella polare della giurisprudenza nord
americana. Un 12 enne è accusato di aver rubato dei soldi dal portafoglio di una donna. La
protezione dell’innocente svolge un ruolo molto importante> diritti dell’uomo vanno protetti.
Una società di uomini liberi deve preoccuparsi di proteggere questi diritti. Alla base della
regola dell’oltre ogni ragionevole dubbio c’è la necessità che l’imputato sia protetto da una
regola probatoria molto stringente rispetto a una regola di giudizio impiegata nei processi
civili. Non solo perché i diritti nel processo penale sono più importanti, ma perché l’imputato
è in una situazione di svantaggio rispetto all’accusa, mentre nel processo civile vige la
regola del più probabile che non.
Ø Molto peggio condannare un innocente che lasciare libero un colpevole.
Ø La disutilità sociale nel caso in cui si condanni un innocente è maggiore rispetto al
non condannare un colpevole. Danno che subisce lo stato è molto più pesante che
l’assoluzione di un colpevole.

Nel processo civile è adatta la regola del più probabile che non, regola della preponderanza
dell’evidenza: giudice deve essere convinto che l’esistenza di un fatto sia più probabile che
non la sua esistenza, che la vittoria del conventi sia più probabile che la condanna.

Nel processo penale lo standard probatorio è più rigoroso rispetto a quello civile, accusa
ha avere l’onere di trovare gli elementi accusatori oltre ogni ragionevole dubbio>
presunzione costituzionale dell’innocenza che accusa deve superare. Regola dell’oltre ogni
ragionevole dubbio ha un ruolo vitale nell’applicazione della legge penale);intuire il rischio
di condanne errate e perché sia effettiva la presunzione di innocenza.

I principi della sentenza in re Winship non erano una novità, che la presumono di innocenza
fosse alla base della legge penale era già stata affermata nel 1985 Coffing vs USA>
principio già presente nel diritto canonico e romano.

PRIMO GRUPPO DI SENTENZE individuate dal prof. stella sono quelli in cui la suprema
corte sottolinea i valori di immensa portata che vengono in gioco nel processo penale.
• Sentenza del 1994 | Albright vs Oliver> giudice Stevens: buon nome, libertà
personale, dignità. Inizio di un procedimento penale produce immediatamente una
rottura inaspettata della vita di tutti i giorni, qualsiasi accusa può interferire con
libertà dell’imputato> cfr. Caso Tortora> lettere di Enzo che descrive gli effetti
dell’arresto
• Sentenza 1994 | Victor vs Nebraska> democrazia si basa sulla fiducia nella capacità
del sistema della giustizia penale del separare quelli colpevoli da quelli che non lo
sono. Libertà fin quando la colpevolezza non è provato oltre ogni ragionevole
dubbio, l’imputato deve essere liberato. Società dove di base si hanno buon nome
e libertà, non devono condannare un uomo innocente

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• Sentenza 1998 | Spencer vs Kemna> diritto di ciascun individuo al buon nome

Sentenza 1972: Johnson - Giudice Douglas> tutti sono portatori dei valori che vengono in
gioco nel processo penale> TUTTI perché non ci sono cittadini di seconda classe>
unanimità della giuria è roba dell’oltre ogni ragionevole dubbio> hanno fatto emergere la
legge americana dal buio e dalle barbarie

Giudice Marshall: imputato non deve essere vestito con abiti carcerato durante il processo
perché tendono a marchiarlo con marchio della colpevolezza

Sentenza 1990 | Boyde Vs California> amministrazione folle e capricciosa che può portare
alla pena capitale

SECONDO GRUPPO SENTENZE


Sentenza vs Kennedy: tanto più grande è il grado di privazione tanto più piccolo deve
essere il rischio di errore

1976 Mckinee vs Alabama> giudice del in re Winship> nell’accertamento dei fatti c’è
sempre un margine di errore, ma quando di sono valori importanti questo margine deve
essere ridotto applicando regole dell’oltre ogni ragionevole dubbio

TERZO GRUPPO SENTENZE


Sottolineano l’oggetto della prova al di là di ogni ragionevole dubbio> regola che deve
valere per tutti gli elementi costitutivi del reato
Sentenza 1986 | Rose Vs Clark> deve valere per l’intenzione criminale (elemento soggettivo)
Sentenza 1985 | Johns Vs USA

Cosa si deve intendere per oltre ogni ragionevole dubbio?


Studi empirici della giurisprudenza americana hanno confermato che i giuristi tendono a
condannare con più facilità quando vengono istruiti sullo standard del più probabile che
non è una condanna può essere annullata se c’è stato un errore nell’istruzione dei giurati
sulla spiegazione dell’oltre ogni ragionevole dubbio.
In termini quantitativi in molte sentenze della suprema corte si legge che deve essere
annullata la sentenza del rado inferiore perché si era creato di quantificare il ragionevole
dubbio è arrestarlo su giudizi della probabilità, abbassando l’onore probatorio dell’accusa.
Sentenza del 1983 corte suprema del Nevada ha annullato sentenza corte inferiore perché
su una scala da 1 a 10 l’onore del ragionevole dubbio era del 7.5> sminuiva il ragionevole
dubbio e poteva confondere i giurati.

Identificare soglia con probabilità convenzionale, caso del 95%> in 1 caso su 20 e caso del
99%> in 1 caso su 100 veniva condannato innocente> INACCETTABILE

Ma anche molti modi di spiegare il ragionevole dubbio in termini qualitativi erano sbagliati:

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• Cage vs Louisiana> dubbio tale da far sorgere una grave incertezza, si richiedeva
una certezza solita o matematica> grado di dubbio più alto rispetto a quello richiesto
dell’oltre ogni ragionevole dubbio
• 1983: South Carolina: dubbio ragionevole = no dubbio debole ma un dubbio
sostanziale, un dubbio per il quale si deve fornire una ragione, dubbi forte e fondato>
si abbassa lo standard probatorio del ragionevole dubbio
• Addington vs Texas> dubbio sostanziale, serio, ben fondato e del quale una persona
onesta che c’era la verità può dare una spiegazione concreta> crea serio pericolo
che standard ragionevole dubbio si abbassi e si riduca standard giudizio della giuria

Quindi il ragionevole subbio non debba intendersi un’ombra di dubbio, un dubbio


immaginario, né in termini quantitativi o qualitativi sopracitati. Spiegazione del ragionevole
dubbio nel codice della California usato per O.J. Simpson> situazione che dopo tutte le
considerazioni lascia la mente dei giurati nella condizione in cui non possono dire di provare
una condizione incrollabile sulla verità della accusa.

O.J.Simpson: accusato di aver ucciso ex moglie e nuovo compagno entrambi bianchi.


Giurista bianca Ashenbach disse che era probabilmente colpevole ma legge non
permetteva la condanna, non è stato chiesto ai giuristi se Simpson avesse ucciso la moglie
ma se elementi accusatori dell’accusa, facessero risultare Simpson come colpevole oltre
ogni ragionevole dubbio.

Ø Guarda caso di O.J.Simpson


Ø Ragionevole dubbio = dubbio fondato sulle ragioni

Processo penale di OJ Simpson si producano con assoluzione di Simpson> deciso in 4


ore. Per processo civile venne condannato invece (regola della preponderanza
dell’evidenza)> condannato al risarcimento.

Nelle parole di Ashenbach si scandiscono i confini del libero convincimento del giudice:
“Sono soggettivamente convinta che sia un assassino, ma questo non mi consente di votare
la sua condanna perché l’accusa non mi ha fornito le prove per farlo”> imputato deve essere
assolto se accusa non ha provato oltre ogni ragionevole dubbio la colpevolezza
dell’imputato. Ormai è stabilito anche dalla nostra legge scritta dal 2006 per cui il giudice
può pronunciare sentenza di condanna soltanto “se l’imputato risulta colpevole al di là di
ogni ragionevole dubbio”.

Dobbiamo parlare di verità giudiziale e non materiale.

Presunzione di innocenza
Legge 232 del 1999 ha ratificato statuto della conferenza dell’Onu del 1998 ha ribadito I
punti essenziali della presunzione di innocenza e del ragionevole dubbio
• Onere della prova spetta all’accusa

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• Non spetta all’imputato dimostrare la sua innocenza, è compito dell’accusa
dimostrane la colpevolezza
• Presunzione di non colpevolezza> art. 27 comma 2: l’imputato è innocente sino ad
una sentenza di condanna che sia passata in giudicato

Sentenza 364 del 1988> persona umana non può essere strumentalizzata a fini di
prevenzione generale

Principio di legalità: art. 5 comma 2


Articolo 530 comma 2 è il grande buco nero della giurisprudenza> non c’era la regola
dell’oltre ogni ragionevole dubbio che colma questo dubbio nero, prove insufficienti e prove
contraddittorie

Sentenza Franzese

05.12.2018

Regola probatoria, di giudizio e di trattamento> oltre ogni ragionevole dubbio


Incertezza della legge scientifica

Legge scientifica è una legge statistica, non è una legge universale.

Come si coniuga l’incertezza del sapere scientifico con quella “assoluta” dell’oltre
ragionevole dubbio? Non è una certezza assoluta perché non c’era nessuno li, quello che
è successo in quel hic et nunc rimane solo a chi c’era, quando si accerta processualmente
il fatto dovrebbe significare che si è giunti a una ricostruzione del fatto che è aderente al
fatto storico oltre ogni dubbio ragionevole.

Giudice si deve rivolgere alla scienza per verificare determinati fatti perché il giudice non è
un medico, ingegnere, psichiatra o quant’altro: ecco che il sapere scientifico si inserisce
nel processo penale.

Come rendiamo compatibile superabilità, incertezza con certezza oltre ogni dubbio
ragionevole che si deve raggiungere nel processo penale? Io non posso lasciare fuori dalle
aule di udienza gli esperti, devo introdurli, il giudice si deve aprire al loro sapere perché
serve per accertare la verità processuale ma lo devo fare in maniera tale che questo sapere
mi porti ad un accertamento che soddisfi l’onere probatorio e di giudizio dell’oltre ogni
ragionevole dubbio.

Il prof Stella ha individuato alcun idei parametri essenziali che sono stati cristallizzati dalla
giurisprudenza americana che ha avuto valore paradigmatico per giurisprudenza
successiva. Parametri della “scienza buona”: si possa lasciare fuori la scienza spazzatura,

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ovvero quella che non gode di quegli addentellati, di quel fondamento di credibilità che
serve al sapere scientifico per essere tale da essere usato nei processi.

Parametri della scienza buona cristallizzati da una sentenza della corte suprema
americana del 1933 “in re DAUBERT”: è una sentenza che riguarda una questione
risarcitorie, controversia civilistica. Nella sentenza il sapere scientifico meritevole di essere
preso in considerazione dal giudice deve essere una legge scientifica che gode di un
numero quanto più possibile elevato di conferme nella realtà, da un pdv di sperimentazioni
empiriche, quanto più possibile vicino a 100.

Questa impostazione che la sentenza Daubert individua come primo criterio della bontà del
sapere scientifico viene da EMPELL che è il sostenitore della teoria induttivistica> teoria
sulla base della quale una legge scientifica è una buona legge se rispecchia nel suo
contenuto un meccanismo sempre sperimentabile nella realtà: primo criterio per valutare
fondatezza del sapere scientifico
Ø Ricerca di conferme nella realtà

Secondo criterio, in qualche misura antitetico, è la cosiddetta teoria popperiana della


falsificazione: Popper definiva la scienza come il “cimitero dei propri errori” per cui una
legge scientifica è veramente tale se supera i tentativi di falsificazione. Un sapere è
scientifico se supera i tentativi di smentita che nella realtà vengono effettuati e se riesce a
confermarsi nel tempo sempre.
Ø Ricerca di smentite nella realtà

Terzo criterio riguarda il cosiddetto buon senso della comunità scientifica. Criterio
sviluppato meglio nella successiva giurisprudenza statunitense. Una teoria deve godere di
un certo placet all’interno della comunità scientifica> criterio della scienza normale =
scienza che in quel determinato periodo storico è una spiegazione scientifica accreditata.

Nella sentenza Daubert vengono enucleati questi criteri. È una sentenza che riguarda una
controversia civilistica. Erano chiamati a giudicare all’ordine di una fondatezza di una
pretesa risarcitoria esperita da una class action che aveva fatto causa a un’industria
farmaceutica che aveva messo in commercio un farmaco – Benedectin – per donne in stato
di gravidanza al cui utilizzo si erano verificate delle patologie nei nascituri. Si trattava di
stabilire se vi offese una correlazione fra l’assunzione di quel farmaco e le patologie
gravissime presentate dai neonati partoriti da quelle mamme rivolgersi al tribunale.
Standard di prova però non era quello dell’oltre ogni ragionevole dubbio perché il processo
era civile e lo standard era del “più probabile che non”. Al giudice civile per reputare
accertato un fatto serve che sia raggiunta la prova per cui quella ricostruzione di fatti è più
probabile rispetto a una qualsivoglia ricostruzione> basta dire che le cose sono andate così
nel 50,1% delle probabilità.

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Rispetto ai criteri individuati sulla sentenza soubrette è stata elaborata una figura del
giudice, si parla del giudice come keeper del metodo scientifico o come iudex peritus
peritorum> giudice è garante non della veridicità della scienza, ma deve garantire la bontà,
l’attendibilità e quindi l’utilizzabilità del sapere scientifico. Lo garantisce se rimane attento
a questi profili, nel valutare le teorie proposte usa il vaglio di questi tre criteri.

Da un pdv pratico come si applicano questi parametri? Si applicano attraverso il processo.


Il giudice quando deve ricostruire e accertare una determinata dinamica (incidente sul
lavoro, incidente stradale, colpa medica…), in molti casi le parti PM e difesa già si
avvalgono di consulenti tecnici, si acquisiscono al processo le elaborazioni di questi
consulenti. Nell’esame incrociato (esame e controesame) delle parti si usa per far emerge
grado di conferma o corroborazione di quella teoria scientifica che si sta tentando di
introdurre nel processo. Se giudice non si ritrova, può disporre una perizia di ufficio.
Ø Scienza dà spiegazione degli eventi ma rimane all’esterno del processo.

Prova del DNA è una prova scientifica. Il profilo genetico di ciascun individuo è un profilo
unico. Il DNA però è una prova indiziaria e non una prova diretta

Prova diretta> prova dichiarativa = testimone oculare


Prova indiziaria> DNA. Non è così scontato! Quello che si discute in un processo non è
l’esito finale ma il percorso per cui si è arrivato all’esito. Ci sono questioni che riguardano
le modalità di prelievo, le quantità di DNA a disposizione degli esperti. In un quantitativo
ridotto di DNA si può annidare un maggiore margine di errore. La natura indiziaria del DNA
è data da questo! Esempio: si ritrova del DNA dell’imputato ma lui ha un alibi di ferro!

DNA è una prova indiretta, indiziaria che teoricamente più condurre a un risultato certo
perché profilo genetico di ciascuno di noi è unico ma possono esserci margini di errore:
prelievo, analisi DNA.

Art. 192 cpp. Valutazione della prova


2. L'esistenza di un fatto non può essere desunta da indizi a meno che questi siano
gravi, precisi e concordanti.

CASO COLPA MEDICA


Signora di oltre 80 anni era affetta da un aneurisma all’aorta che nel tempo aveva subito un
aggrossamento notevole. Il chirurgo aveva proceduto a un intervento di aneurismectomia
che esponeva a rischi collegati all’età della vittima… viene fatto l’intervento ma poi si forma
un trombo e viene operata nuovamente. Durante la notte le condizioni della signora si
aggravano: pressione arteriosa, crisi metabolica… signora viene operata d’urgenza per

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emorragia interna diagnosticata poco prima del terzo intervento. La signora muore 20 gironi
dopo per la MOF: cedimento multiorgano.

Al chirurgo che ha eseguito tutte e tre le operazioni non veniva contestato il primo intervento
perché c’era il rischio che morisse per scoppio della aorta e dall’altro per l’intervento, ma
la scelta del medico è risultata conforme alle linee guida e non è stata contestata nemmeno
l’esecuzione. Trombosi non necessariamente imputabile al primo intervento ma
riconducibile ai margini di rischio dell’intervento. Si rimproverava di non aver diagnosticato
fenomeno emorragico interno che poteva essere diagnosticato già dalle 4 del mattino
quando l’aveva visitata. Ritardo intervento fatto alle 8 era stata causa decesso.

Se fosse stato accertato che la emorragia era diagnosticabile 4 ore prima e se si fosse
operata in quel momento, non sarebbe morta? Sentendo i consulenti in dibattimento, le
domande di contro esame ecc. Quali sono i sintomi che il chirurgo ha riscontrato i sintomi
alle 4 del mattino? Pressione è normale, polsi presentano battito regolare e quindi dà una
terapia e va a dormire e poi la opera alle 7 del mattino.

La spia della presenza del fenomeno emorragico era la crisi elettrolitica era un sintomo
presentatosi anche nei giorni successivi. Alcuni fenomenici emorragici emergono con
gocciolamento interno a stillicidio non implicavano un intervento di urgenza.
1. Signora muore 20 giorni dopo e non sul tavolo operatorio
2. Il sintomo forte era lo scompenso elettrolitico compatibile anche con forme di
emorragie a stillicidio che non implicano l’intervento come operazione terapeutica
3. Testimoni, non si era mai riusciti a renderla autonoma dal respiratore

Non ritenere accettata oltre ogni dubbio ragionevole il rapporto causa effetto il ritardo
dell’intervento e la causa della morte, non è stato dimostrato che quella emorragia interna
fosse già in corso cinque o sei ore prima

CASO DI RESISTENZA A PUBBLICO UFFICIALE


Oggetto principale: il soggetto non aveva la capacità di intendere e volere
1. Disturbi mentali dovuto a un incidente
2. Presentava disturbi di carattere cognitivo
Giudice scegliere perito e arriva a conclusioni differenti> domanda: il tizio quando ha dato
di matto picchiando carabiniere nel 2015 era capace di intendere e volere? Perito aveva
concluso che aveva capacità di intendere e volere
Istruttoria: sentiti testimoni, imputato che era uscito il giorno prima dall’ospedale
psichiatrico.

Giudice ha ritenuto più congruenti le conclusioni del consulente della parte> il soggetto in
quel momento non era in grado di intendere e di volere.

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Perché è importante svolgere al meglio ruolo di custode del sapere scientifico? Giudice
non è uno scientifico, medico ecc, quindi determinati parametri sono elle spesi. I giudici
non devono essere i cultori del dubbio perché poi deve decidere, solo quelli ragionevoli
non superabili. Giudizio sulla scienza è molto rigoroso, soprattutto in determinate materie,
la risposta si trova sempre nei criteri di Daubert che devono essere calati nella realtà
processuale. Risposta fondamentale c’è la da il contraddittorio delle parti> sottoporre
attendibilità delle spiegazioni, letteratura scientifica, circa margine di errore della teoria e il
margine di riscontro che la teoria presenta> strumenti che il giudice ha a disposizione per
sopperire a incertezza sapere scientifico.
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DIRITTO&UE&&
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27.11.2018

REGOLAMENTO
Diretta applicabilità: non necessità di atti di recepimento, atto si applica direttamente
Efficacia diretta: norma UE pone in capo ai singoli dei diritti e dei doveri che posso far valere
davanti al giudice nazionale
Portata generale

DECISIONE
Diretta applicabilità
Portata individuale solo se sono indicati i destinatari> lascia pensare che abbia portata
generale

DIRETTIVA
NO diretta applicabilità> ci vuole un atto di recepimento

Atto e legislativo perché segue procedura della prima e seconda lettura ecc.
Decisione come atti legislativi designano destinatari ma ci possono essere atti che si
chiamano decisioni che però hanno portata generale> atti atipici che vengono chiamati
nella prassi decisioni: esempio – decisione 2017 consiglio europeo senza destinatari.

29.11.2018

PRIMATO DIRITTO UE SU DIRITTO NAZIONALE

UE non è uno stato federale ma nemmeno un’organizzazione internazionale come le altre.


Se dobbiamo scegliere una qualifica dobbiamo dire che è un’organizzazione internazionale
si basa su trattati, Stati possono entrare e uscire da UE. Stati sono I padroni dei trattati
perché possono modificarli a unanimità, ma per altri aspetti assomiglia molto a uno stato:
parlamento, crea cittadinanza, adotta leggi vincolanti.

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UE sarebbe un ordinamento giuridico prefederale è ciò spiegherebbe perché in alcuni
ambiti si comporta come uno stato. UE è l’esito di un processo politico e giuridico aperto.
UE è un soggetto sui generis, internazionale ma ordinamento anche nuovo con
trasferimento poteri sovrani da livello nazionale a sovranazionale (europeo).

Ø Cfr. Efficacia diretta: diritti e doveri in capo ai singoli> limitazione alla sovranità
statale. In alcuni ambiti UE può scavalcare ordinamento nazionale e rivolgersi
direttamente ai singoli creando diritti e doveri in capo ai singoli tra di loro sia nel
rapporto tra singoli è stato.

In caso di contrasto tra norma europea e norma nazionale, prevale quella europea. In
nessun trattato e scritto questo principio del primato. Caso Costa va Enel 1964> unica
sentenza/dichiarazione allegata al trattato di Lisbona in cui viene dichiarato il primato del
diritto della UE.

Costa si rifiuta di pagare l’Enel (1962) perché riteneva che fosse stato creato illegalmente
perché la legge di nazionalizzazione dell’energia elettrica contro i trattati di Roma (1958).
Giudice competente era il giudice conciliatore che fa un primo rinvio alla corte
costituzionale che dice che in caso di contrasto tra una norma europea e una nazionale si
deve applicare il principio cronologico> in questo caso sarebbe dovuta prevalere quella
nazionale. Se l’efficacia di una norma europea dipende dal fatto che gli Stati non attuino
leggi in contrasto, ecco che questa soluzione non va bene. Lo stesso giudice conciliatore
solleva altro rinvio alla corte di giustizia sempre per lo stesso caso. Corte di giustizia
afferma il principio del primato del diritto UE.

“Infatti, istituendo una comunità senza limiti di durata, dotata di propri organi, di
personalità, di capacita giuridica, di capacità di rappresentanza sul piano
internazionale, ed in ispecie di poteri effettivi provenienti da una limitazione di
competenza o da un trasferimento di attribuzioni degli stati alla comunità, questi
hanno limitato, sia pure in campi circoscritti, i loro poteri sovrani e creato
quindi un complesso di diritto vincolante per i loro cittadini e per loro stessi”

Il primato del diritto della UE sul diritto nazionale significa che diritto UE prevale sia sulle
norme nazionali preesistenti ma anche sulle norme successive appunto perché non sono
sullo stelo livello. Il diritto nazionale è sotto quello europeo.

Concezione MONISTA fatta dalla corte europea, corti nazionali non l’hanno mai accettata.
Non possono accettare il fatto che il diritto UE è superiore a quello nazionale perché
vorrebbe dire che le corti costituzionali sono di serie B e quella europea di serie A.
Concezione monista: nel caso di conflitto di leggi si applica criterio gerarchico.

Articolo 11 costituzione

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L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e
come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni
di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un
ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce
le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
Ø Pensato non per la UE, ma per ONU cosa mai applicata.

Sentenza FRONTINI - 1973


Sentenza ICIC - 1975

Sentenza SIMMENTHAL nel 1978 rinvio pregiudiziale alla corte europea di giustizia,
chiesto se è compatibile con diritto europeo pratica inaugurata con Frontini e ICIC secondo
cui diritto UE possa prevalere su diritto nazionale dopo pronuncia costituzionale

“In forza del principio della preminenza del diritto comunitario, le disposizioni
del Trattato e gli atti delle istituzioni ... hanno l'effetto, nei loro rapporti col diritto
interno degli stati membri, non solo di rendere ipso jure inapplicabile, per il
fatto stesso della loro entrata in vigore, qualsiasi disposizione contrastante della
legislazione nazionale preesistente, ma anche - in quanto dette disposizioni e
detti atti fanno parte integrante, con rango superiore rispetto alle norme interne,
dell'ordinamento giuridico vigente nel territorio dei singoli stati membri - di
impedire la valida formazione di nuovi atti legislativi nazionali, nella misura
in cui questi fossero incompatibili con norme comunitarie.”
Ø Dottrina monista riaffermata
Ø Bisogna applicare direttamente diritto UE disapplicazione automatica diritto
nazionale
Ø Norme italiane con diritto UE acquisiscono immediatamente vizio di validità
Ø Ciò fa della UE un ordinamento semifederale

Principio del primato del diritto UE si applica solo sulle norme che hanno effetto
diretto. Qual è stato l’esito di Simmethal? La corte arriva a ribadire il principio del primato
e imprenditore che la norma europea si applichi subito senta intermediazione di un giudice
costituzionale. Il giudice nazionale che in. Se giudice rileverà un contrasto dovrà applicare
il diritto europeo senza fare rinvio alla corte costituzionale e disapplicare quello italiano.

“Duello” corte europea e corte costituzionale italiana come è finito?


Sentenza GRANITAL – 1984. Corte costituzionale italiana ha dovuto adeguarsi alla
sentenza Simmenthal cercando di trovare una spiegazione che andasse bene dal pdv
diritto interno. La corte costituzionale sviluppa una concezione dualista del rapporto tra
diritto interno e europeo. Non c’è una piramide dove al vertice c’è diritto UE che invece
afferma corte di giustizia europea, ma ci sono due ordinamenti distinti ma coordinati è in
Prevale diritto UE perché c’è norma italiana che lo
consente non perché è gerarchicamente superiore
al diritto nazionale. Usa articolo 11 perché
supremazia diritto UE deriva da volontaria
sottomissione dell’Italia

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caso di contrasto non bisogna applicare il principio cronologico, ma nemmeno il principio
gerarchico, ma principio di specialità> ci sono alcune competenze in cui l’Italia ha deciso
di trasferire la sovranità a livello europeo e in questi ambiti prevale il diritto europeo: legge
speciale deroga legge generale.

La prima conseguenza del primato è la disapplicazione del diritto nazionale.


Campo penale: caso RATTI – 1978: norma italiana che sanzionava la mancata indicazione
sull’etichetta delle percentuali di alcune sostanze chimiche di vernici. Signor Ratti non
aveva rispettato la normativa italiana che obbligava indicati quali sostante erano presenti
ma anche la percentuale> sanzione penale. Nel frattempo era intervenuta una norma
europea che diceva che non era più necessario indicare la percentuale delle sostanze
chimiche: sanzione italiana eliminata.

Campo procedurale: caso Factor time? – 1990: detto UE è prevalso su quello nazionale
in relazione all’adozione di una procedura di emergenza. Procedura italiana prevedeva atti
provvisori di emergenza che erano richiesti per l’applicazione di una norma europea

Caso Lucchini – 2004: diritto UE è prevalso facendo cadere un giudicato di sentenza


definitiva in materia di aiuti di stato che impediva applicazione di decisone UE che
obbligava lo stato a recuperare aiuti di stato.

SOSTITUZIONE: norma non è più disciplinata da norma nazionale ma da norma europea

Caso di contrasto tra norma europea non di efficacia diretta e norma nazionale, quale
prevale? Il giudice a quo non potrà applicare il diritto europeo perché non è direttamente
efficace, tendenzialmente dovrà applicare quella nazionale. Ha strumenti per impedire che
norma europea soccomba davanti a quella nazionale, per esempio anche se norma
europea non è direttamente efficace potrà aiutare e dare interpretazione conforme al diritto
europeo del diritto nazionale. Oppure può sollevare un rinvio alla corte costituzionale.
Ultima chance per evitare un contrasto tra queste due norme è un intervento del legislatore
italiano che deve modificare l’ordinamento attuando diritto europeo e abrogando diritto
nazionale in contrasto con quello europeo.

PRINCIPIO DELLA TEORIA DEI CONTRO LIMITI


• Questa teoria è stata sviluppata nella sentenza Frontini
• Cfr. Costa-Enel diritto UE prevale su quello nazionale perché c’è norma interna che
accetta questa limitazione di sovranità, ma in Frontini si dice che diritto UE prevale
ma non quando diritto UE va contro principi fondamentali del diritto nazionale.
• Teoria mai accettata dalla corte di giustizia che sposa la teoria monista

04.12.2018

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La corte costituzionale si adegua e si rende conto del problema dell’efficacia diretta del
diritto UE e si adegua nelle sentenze Frontini e ICIC> corte accetta il primato del diritto
dell’Ue ma c’era di mediare questo principi. Corte approfitta di un articolo dell’articolo o11
comma 2 costituzione, inizialmente concepito per adeguare il nostro ordinamento alle
norme internazionali in vista dell’adesione all’ONU.

Ma l’articolo 11 è sufficiente? Cfr. Clausola europea inizi anni ’90. Francia e Germania
hanno riformato costituzione con norme ad hoc per norme internazionali e nazionali. Noi
inizialmente non abbiamo sentito questa esigenza perché avevamo l’articolo 11: quando
abbiamo messo mano al titolo V della costituzione nel 2001, si modifica l’articolo 117 che
prevede l’esercizio della funzione legislativa da parte dello stato e delle regioni> funzione
legislativa dello stato e delle regioni deve essere esercitata nei limiti della
costituzione, del diritto internazionale pattizio e del diritto europeo.

In base a questa formulazione potremmo pensare che il diritto europeo e quello


internazionale sono dei limiti per il legislatore (come norme superiori alla legge ordinaria)
ma sono equiparati tra di loro e sono entrambi sottoposti alla costituzione.

Diritto internazionale pattizio e quello europeo sono sullo stesso livello?


Sentenze gemelle 347 e 348 del 2007: rapporto ordinamento italiano e CEDU (1950). Corte
costituzionale italiana ne approfitta per parlare di ordinamento italiano con quello
internazionale e europeo. La corte si è espressa dicendo che il diritto internazionale dei
trattati è una norma che non ha lo stesso livello della costituzione ma è una norma
interposta> tra costituzione e legge ordinaria. Il legislatore dice che la norma europea in
realtà non è coperta solo dell’articolo 117 ma anche dall’articolo 11 comma 2 che prevede
una limitazione della funzione legislativa e dà alla norma europea un rango superiore alla
costrizione tranne alcune eccezioni> questo è un principio già affermato nella sentenza 106
del 1996.

In caso di contrasto, se la norma europea è direttamente efficace, il giudice nazionale non


dovrà sospendere il giudice e mandarlo alla corte ma dovrà disapplicare la norma nazionale
e applicare quella europea. Nel caso in cui la norma europea non è direttamente efficace il
giudice sospenderà il giudizio e rinvierà il caso alla corte costituzionale che dirà che bisogna
applicare la norma europea in base all’articolo 11.

TEORIA CONTRO LIMITI


Diritto europeo rappresenta un limite al diritto nazionale. Ci sono norme nazionali che
limitano l’applicazione del diritto europeo.
Teoria affermata nel 1973 nella sentenza Frontini in cui la corte fa due specificazioni:
1. Principi inviolabili dell’ordinamento italiano
2. Diritti inalienabili della persona umana
Ribadire che il potere in ultima istanza c’è l’ha quello nazionale e che quindi I padroni dei
trattati sono gli Stati è gli ordinamenti nazionali sono sovrani. La sovranità trasferita

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all’ordinamento europeo è concessa e può essere ritirata> mai accettata dalla corte di
giustizia.

Teoria dei contro limiti è stata esportata e applicata in particolare in Germania e anche
sviluppata in tre sentenze ribadendo:
1. Diritti inalienabili della persona umana
2. Diritto costituzionale tedesco può limitate la supremazia del diritto europeo
3. UE ha adottato atti che non le competono – ultra vires
4. Il diritto UE non può prevalere sul diritto nazione quando va a intaccare l’identità
costituzionale tedesca

Però questa teoria non è mai stata applicata perché nel caso in cui si usasse si
innescherebbero un processo di caduta del diritto europeo.

Quando una corte costituzionale avverte il rischio che una certa norma europea che prevale
sul diritto nazionale possa intaccare i contro limiti prima di usare la teoria dei contro limiti
la corte costituzionale di uno stato deve sempre prima interpellare la corte europea per
evitare lo scontro (rinvio pregiudiziale), si privilegia un approccio collaborativo.

Un approccio collaborativo che fa uso del rinvio pregiudiziale come strumento di dialogo
con la corte europea è stato adottato dalla corte italiana dal caso Taricco iniziato nel 2015
con ultima sentenza nel 2018.
Riguardava sentenza di corte di giustizia che aveva avuto il risultato di disapplicare una
norma interna in termini di prescrizione. C’era stata una legge italiana che aveva abbreviato
termini di prescrizione per alcuni reati, tra cui l’IVA. Articolo 325 TFUE> frodi IVA devono
essere combattute con strumenti efficaci
• Questa norma italiana non andava bene perché rendeva inefficace le norme europee
contro frode fiscale sull’IVA.
• La sentenza della corte europea però andava contro art 25> principio di legalità del
diritto penale
• Corte costituzionale ha fatto rinvio pregiudiziale alla corte di giustizia che ha avuto
possibilità di spiegare come l’applicazione dell’articolo 325 abbia un impatto
sull’applicazione del principio di legalità

06.12.2018

Sentenza del 2018: problema del primato


Efficacia diretta delle direttive

Perché il primato e un problema o comunque un aspetto peculiare? Diritto UE prevale sul


diritto nazionale> principio enunciato da Costa Enel e poi da un altro caso tedesco: ho

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affermato il primato del diritto UE, ma dico che inoltre si esplica anche sopra il diritto
costituzionale degli Stati europei. Questo non piacque molto in alcuni stati> sviluppi
piuttosto difficili con Germania. Alternanza di sentenze tra corte di giustizia e tribunale
costituzionale tedesco che iniziava a dire che accettavano la prevalenza del diritto UE su
diritto legislativo e costituzionale ma stabiliamo dei contro limiti.
Accettiamo questa prevalenza ma nelle ipotesi possibili di violazione dei principi supremi
dell’ordinamento, io Corte costituzionale limito l’ingresso del diritto UE nell’ordinamento.

Sentenza della Corte - 8 settembre 2015


La corte sentenzia con 4/5 giudici. Spesso decide anche in grande sezione con 15 giudici
e per il fatto che sono adottate da 15 e non da 4/5 hanno un’autorevolezza maggiore.

Schema criminoso per frodare con istituzioni di più paesi europei non pagando l’IVA che
costituisce una parte delle finanze dell’Unione. I trattati prevedono l’articolo 325 TFUE che
obbliga gli Stati membri ad adottare delle misure contro la frode e contro altre attività legali
che ledono gli interessi finanziari dell’Unione e aggiunge che queste misure devono essere
dissuasive e tali da permettere una protezione efficace negli Stati membri.

Giudice del tribunale di Cuneo si trovava a dover decidere se sulla base delle norme del
codice penale italiano era sopraggiunta o meno la prescrizione. Il nostro codice penale
italiano prevedeva per queste frodi all’iva una prescrizione diversa da altre ipotesi in cui
eran in ballo gli interessi finanziari dello stato: comma 2 dell’articolo 325.

Il codice penale italiano stabiliva una periodo di prescrizione più lungo per gli interessi
finanziari nazionali e un periodo più corto per gli interessi finanziari della UE. Tribunale
decide di fare rinvio pregiudiziale alla corte di giustizia e chiede se in virtù di questa
differenza tra le due norme potesse violare questa differenza il comma 2 dell’articolo 325
che impone che gli Stati membri adottino le stesse misure per gli interessi finanziari dello
stato e dell’Unione.

SENTENZA DELL’8. 9. 2015 – CAUSA C-105/14 TARICCO E A.


43 Orbene, dall’insieme delle considerazioni svolte ai punti 37 e da 39 a 41 della
presente sentenza emerge che gli Stati membri devono assicurarsi che casi siffatti
di frode grave siano passibili di sanzioni penali dotate, in particolare, di carattere
effettivo e dissuasivo. Peraltro, le misure prese a tale riguardo devono essere le
stesse che gli Stati membri adottano per combattere i casi di frode di pari gravità
che ledono i loro interessi finanziari.

44 Il giudice nazionale è quindi tenuto a verificare, alla luce di tutte le circostanze


di diritto e di fatto rilevanti, se le disposizioni nazionali applicabili consentano di
sanzionare in modo effettivo e dissuasivo i casi di frode grave che ledono gli
interessi finanziari dell’Unione.

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45 Si deve in proposito precisare che né il giudice del rinvio né gli interessati che
hanno presentato osservazioni alla Corte hanno sollevato dubbi sul carattere
dissuasivo, in sé, delle sanzioni penali indicate da detto giudice, ossia della pena
della reclusione fino a sette anni, e neppure sulla conformità al diritto dell’Unione
della previsione, nel diritto penale italiano, di un termine di prescrizione per i fatti
costitutivi di una frode che lede gli interessi finanziari dell’Unione.

46 Tuttavia, dall’ordinanza di rinvio emerge che le disposizioni nazionali di cui


trattasi, introducendo una regola in base alla quale, in caso di interruzione della
prescrizione per una delle cause menzionate all’articolo 160 del codice penale, il
termine di prescrizione non può essere in alcun caso prolungato di oltre un quarto
della sua durata iniziale, hanno per conseguenza, date la complessità e la
lunghezza dei procedimenti penali che conducono all’adozione di una sentenza
definitiva, di neutralizzare l’effetto temporale di una causa di interruzione della
prescrizione.

Giudice italiano deve disapplicare la norma penale italiana> primato del diritto UE
In Italia c’erano incertezze sull’applicazione di questa regola “Taricco”. Giudici sentivano il
dovere di applicare la costituzione e altri invece iniziavano ad applicarla. Alcune sezioni
della cassazione hanno iniziato ad applicarla. La corte di appello di Milano e un’altra
sezione penale della cassazione non sapevano cosa fare e decisero di fare un’ordinanza di
rinvio alla corte costituzionale. La corte riceve due ordinanze in cui veniva chiesto di
giudicare della compatibilità della regola enunciata dalla corte di giustizia in questa
sentenza con il principio di legalità sancito all’articolo 25 della costituzione così la corte
costituzionale aveva due possibilità:
1. Interpretando l’articolo 25 diceva che bisognava garantire il principio di legalità,
sollevare dunque la teoria dei contro limiti
2. Faceva rinvio alla corte di giustizia> evento molto raro perché tendenzialmente le
corti costituzionali si rifiutano di interrogare la corte di giustizia anche se in alcuni
casi si sollevano questioni di diritto della UE

GIUDIZIO DI LEGITTIMITÀ COSTITUZIONALE IN VIA INCIDENTALE (26/01/2017)


Presidente Grossi – redattore Lattanzi

A. se l’art. 325, paragrafi 1 e 2, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea debba
essere interpretato nel senso di imporre al giudice penale di non applicare una
normativa nazionale sulla prescrizione che osta in un numero considerevole di casi alla
repressione di gravi frodi in danno degli interessi finanziari dell’Unione, ovvero che prevede
termini di prescrizione più brevi per frodi che ledono gli interessi finanziari dell’Unione
di quelli previsti per le frodi lesive degli interessi finanziari dello Stato, anche quando tale
omessa applicazione sia priva di una base legale sufficientemente determinata;

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SEMINARIO DIRITTO PENALE
21.11.2018

Sentenza usa giudice Brandon del 1970> è la stella polare della giurisprudenza nord
americana. Un 12 enne è accusato di aver rubato dei soldi dal portafoglio di una donna. La
protezione dell’innocente svolge un ruolo molto importante> diritti dell’uomo vanno protetti.
Una società di uomini liberi deve preoccuparsi di proteggere questi diritti. Alla base della
regola dell’oltre ogni ragionevole dubbio c’è la necessità che l’imputato sia protetto da una
regola probatoria molto stringente rispetto a una regola di giudizio impiegata nei processi
civili. Non solo perché i diritti nel processo penale sono più importanti, ma perché l’imputato
è in una situazione di svantaggio rispetto all’accusa, mentre nel processo civile vige la
regola del più probabile che non.
Ø Molto peggio condannare un innocente che lasciare libero un colpevole.
Ø La disutilità sociale nel caso in cui si condanni un innocente è maggiore rispetto al
non condannare un colpevole. Danno che subisce lo stato è molto più pesante che
l’assoluzione di un colpevole.

Nel processo civile è adatta la regola del più probabile che non, regola della preponderanza
dell’evidenza: giudice deve essere convinto che l’esistenza di un fatto sia più probabile che
non la sua esistenza, che la vittoria del conventi sia più probabile che la condanna.

Nel processo penale lo standard probatorio è più rigoroso rispetto a quello civile, accusa
ha avere l’onere di trovare gli elementi accusatori oltre ogni ragionevole dubbio>
presunzione costituzionale dell’innocenza che accusa deve superare. Regola dell’oltre ogni
ragionevole dubbio ha un ruolo vitale nell’applicazione della legge penale);intuire il rischio
di condanne errate e perché sia effettiva la presunzione di innocenza.

I principi della sentenza in re Winship non erano una novità, che la presumono di innocenza
fosse alla base della legge penale era già stata affermata nel 1985 Coffing vs USA>
principio già presente nel diritto canonico e romano.

PRIMO GRUPPO DI SENTENZE individuate dal prof. stella sono quelli in cui la suprema
corte sottolinea i valori di immensa portata che vengono in gioco nel processo penale.
• Sentenza del 1994 | Albright vs Oliver> giudice Stevens: buon nome, libertà
personale, dignità. Inizio di un procedimento penale produce immediatamente una
rottura inaspettata della vita di tutti i giorni, qualsiasi accusa può interferire con
libertà dell’imputato> cfr. Caso Tortora> lettere di Enzo che descrive gli effetti
dell’arresto
• Sentenza 1994 | Victor vs Nebraska> democrazia si basa sulla fiducia nella capacità
del sistema della giustizia penale del separare quelli colpevoli da quelli che non lo
sono. Libertà fin quando la colpevolezza non è provato oltre ogni ragionevole
dubbio, l’imputato deve essere liberato. Società dove di base si hanno buon nome
e libertà, non devono condannare un uomo innocente

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• Sentenza 1998 | Spencer vs Kemna> diritto di ciascun individuo al buon nome

Sentenza 1972: Johnson - Giudice Douglas> tutti sono portatori dei valori che vengono in
gioco nel processo penale> TUTTI perché non ci sono cittadini di seconda classe>
unanimità della giuria è roba dell’oltre ogni ragionevole dubbio> hanno fatto emergere la
legge americana dal buio e dalle barbarie

Giudice Marshall: imputato non deve essere vestito con abiti carcerato durante il processo
perché tendono a marchiarlo con marchio della colpevolezza

Sentenza 1990 | Boyde Vs California> amministrazione folle e capricciosa che può portare
alla pena capitale

SECONDO GRUPPO SENTENZE


Sentenza vs Kennedy: tanto più grande è il grado di privazione tanto più piccolo deve
essere il rischio di errore

1976 Mckinee vs Alabama> giudice del in re Winship> nell’accertamento dei fatti c’è
sempre un margine di errore, ma quando di sono valori importanti questo margine deve
essere ridotto applicando regole dell’oltre ogni ragionevole dubbio

TERZO GRUPPO SENTENZE


Sottolineano l’oggetto della prova al di là di ogni ragionevole dubbio> regola che deve
valere per tutti gli elementi costitutivi del reato
Sentenza 1986 | Rose Vs Clark> deve valere per l’intenzione criminale (elemento soggettivo)
Sentenza 1985 | Johns Vs USA

Cosa si deve intendere per oltre ogni ragionevole dubbio?


Studi empirici della giurisprudenza americana hanno confermato che i giuristi tendono a
condannare con più facilità quando vengono istruiti sullo standard del più probabile che
non è una condanna può essere annullata se c’è stato un errore nell’istruzione dei giurati
sulla spiegazione dell’oltre ogni ragionevole dubbio.
In termini quantitativi in molte sentenze della suprema corte si legge che deve essere
annullata la sentenza del rado inferiore perché si era creato di quantificare il ragionevole
dubbio è arrestarlo su giudizi della probabilità, abbassando l’onore probatorio dell’accusa.
Sentenza del 1983 corte suprema del Nevada ha annullato sentenza corte inferiore perché
su una scala da 1 a 10 l’onore del ragionevole dubbio era del 7.5> sminuiva il ragionevole
dubbio e poteva confondere i giurati.

Identificare soglia con probabilità convenzionale, caso del 95%> in 1 caso su 20 e caso del
99%> in 1 caso su 100 veniva condannato innocente> INACCETTABILE

Ma anche molti modi di spiegare il ragionevole dubbio in termini qualitativi erano sbagliati:

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• Cage vs Louisiana> dubbio tale da far sorgere una grave incertezza, si richiedeva
una certezza solita o matematica> grado di dubbio più alto rispetto a quello richiesto
dell’oltre ogni ragionevole dubbio
• 1983: South Carolina: dubbio ragionevole = no dubbio debole ma un dubbio
sostanziale, un dubbio per il quale si deve fornire una ragione, dubbi forte e fondato>
si abbassa lo standard probatorio del ragionevole dubbio
• Addington vs Texas> dubbio sostanziale, serio, ben fondato e del quale una persona
onesta che c’era la verità può dare una spiegazione concreta> crea serio pericolo
che standard ragionevole dubbio si abbassi e si riduca standard giudizio della giuria

Quindi il ragionevole subbio non debba intendersi un’ombra di dubbio, un dubbio


immaginario, né in termini quantitativi o qualitativi sopracitati. Spiegazione del ragionevole
dubbio nel codice della California usato per O.J. Simpson> situazione che dopo tutte le
considerazioni lascia la mente dei giurati nella condizione in cui non possono dire di provare
una condizione incrollabile sulla verità della accusa.

O.J.Simpson: accusato di aver ucciso ex moglie e nuovo compagno entrambi bianchi.


Giurista bianca Ashenbach disse che era probabilmente colpevole ma legge non
permetteva la condanna, non è stato chiesto ai giuristi se Simpson avesse ucciso la moglie
ma se elementi accusatori dell’accusa, facessero risultare Simpson come colpevole oltre
ogni ragionevole dubbio.

Ø Guarda caso di O.J.Simpson


Ø Ragionevole dubbio = dubbio fondato sulle ragioni

Processo penale di OJ Simpson si producano con assoluzione di Simpson> deciso in 4


ore. Per processo civile venne condannato invece (regola della preponderanza
dell’evidenza)> condannato al risarcimento.

Nelle parole di Ashenbach si scandiscono i confini del libero convincimento del giudice:
“Sono soggettivamente convinta che sia un assassino, ma questo non mi consente di votare
la sua condanna perché l’accusa non mi ha fornito le prove per farlo”> imputato deve essere
assolto se accusa non ha provato oltre ogni ragionevole dubbio la colpevolezza
dell’imputato. Ormai è stabilito anche dalla nostra legge scritta dal 2006 per cui il giudice
può pronunciare sentenza di condanna soltanto “se l’imputato risulta colpevole al di là di
ogni ragionevole dubbio”.

Dobbiamo parlare di verità giudiziale e non materiale.

Presunzione di innocenza
Legge 232 del 1999 ha ratificato statuto della conferenza dell’Onu del 1998 ha ribadito I
punti essenziali della presunzione di innocenza e del ragionevole dubbio
• Onere della prova spetta all’accusa

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• Non spetta all’imputato dimostrare la sua innocenza, è compito dell’accusa
dimostrane la colpevolezza
• Presunzione di non colpevolezza> art. 27 comma 2: l’imputato è innocente sino ad
una sentenza di condanna che sia passata in giudicato

Sentenza 364 del 1988> persona umana non può essere strumentalizzata a fini di
prevenzione generale

Principio di legalità: art. 5 comma 2


Articolo 530 comma 2 è il grande buco nero della giurisprudenza> non c’era la regola
dell’oltre ogni ragionevole dubbio che colma questo dubbio nero, prove insufficienti e prove
contraddittorie

Sentenza Franzese

05.12.2018

Regola probatoria, di giudizio e di trattamento> oltre ogni ragionevole dubbio


Incertezza della legge scientifica

Legge scientifica è una legge statistica, non è una legge universale.

Come si coniuga l’incertezza del sapere scientifico con quella “assoluta” dell’oltre
ragionevole dubbio? Non è una certezza assoluta perché non c’era nessuno li, quello che
è successo in quel hic et nunc rimane solo a chi c’era, quando si accerta processualmente
il fatto dovrebbe significare che si è giunti a una ricostruzione del fatto che è aderente al
fatto storico oltre ogni dubbio ragionevole.

Giudice si deve rivolgere alla scienza per verificare determinati fatti perché il giudice non è
un medico, ingegnere, psichiatra o quant’altro: ecco che il sapere scientifico si inserisce
nel processo penale.

Come rendiamo compatibile superabilità, incertezza con certezza oltre ogni dubbio
ragionevole che si deve raggiungere nel processo penale? Io non posso lasciare fuori dalle
aule di udienza gli esperti, devo introdurli, il giudice si deve aprire al loro sapere perché
serve per accertare la verità processuale ma lo devo fare in maniera tale che questo sapere
mi porti ad un accertamento che soddisfi l’onere probatorio e di giudizio dell’oltre ogni
ragionevole dubbio.

Il prof Stella ha individuato alcun idei parametri essenziali che sono stati cristallizzati dalla
giurisprudenza americana che ha avuto valore paradigmatico per giurisprudenza
successiva. Parametri della “scienza buona”: si possa lasciare fuori la scienza spazzatura,

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ovvero quella che non gode di quegli addentellati, di quel fondamento di credibilità che
serve al sapere scientifico per essere tale da essere usato nei processi.

Parametri della scienza buona cristallizzati da una sentenza della corte suprema
americana del 1933 “in re DAUBERT”: è una sentenza che riguarda una questione
risarcitorie, controversia civilistica. Nella sentenza il sapere scientifico meritevole di essere
preso in considerazione dal giudice deve essere una legge scientifica che gode di un
numero quanto più possibile elevato di conferme nella realtà, da un pdv di sperimentazioni
empiriche, quanto più possibile vicino a 100.

Questa impostazione che la sentenza Daubert individua come primo criterio della bontà del
sapere scientifico viene da EMPELL che è il sostenitore della teoria induttivistica> teoria
sulla base della quale una legge scientifica è una buona legge se rispecchia nel suo
contenuto un meccanismo sempre sperimentabile nella realtà: primo criterio per valutare
fondatezza del sapere scientifico
Ø Ricerca di conferme nella realtà

Secondo criterio, in qualche misura antitetico, è la cosiddetta teoria popperiana della


falsificazione: Popper definiva la scienza come il “cimitero dei propri errori” per cui una
legge scientifica è veramente tale se supera i tentativi di falsificazione. Un sapere è
scientifico se supera i tentativi di smentita che nella realtà vengono effettuati e se riesce a
confermarsi nel tempo sempre.
Ø Ricerca di smentite nella realtà

Terzo criterio riguarda il cosiddetto buon senso della comunità scientifica. Criterio
sviluppato meglio nella successiva giurisprudenza statunitense. Una teoria deve godere di
un certo placet all’interno della comunità scientifica> criterio della scienza normale =
scienza che in quel determinato periodo storico è una spiegazione scientifica accreditata.

Nella sentenza Daubert vengono enucleati questi criteri. È una sentenza che riguarda una
controversia civilistica. Erano chiamati a giudicare all’ordine di una fondatezza di una
pretesa risarcitoria esperita da una class action che aveva fatto causa a un’industria
farmaceutica che aveva messo in commercio un farmaco – Benedectin – per donne in stato
di gravidanza al cui utilizzo si erano verificate delle patologie nei nascituri. Si trattava di
stabilire se vi offese una correlazione fra l’assunzione di quel farmaco e le patologie
gravissime presentate dai neonati partoriti da quelle mamme rivolgersi al tribunale.
Standard di prova però non era quello dell’oltre ogni ragionevole dubbio perché il processo
era civile e lo standard era del “più probabile che non”. Al giudice civile per reputare
accertato un fatto serve che sia raggiunta la prova per cui quella ricostruzione di fatti è più
probabile rispetto a una qualsivoglia ricostruzione> basta dire che le cose sono andate così
nel 50,1% delle probabilità.

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Rispetto ai criteri individuati sulla sentenza soubrette è stata elaborata una figura del
giudice, si parla del giudice come keeper del metodo scientifico o come iudex peritus
peritorum> giudice è garante non della veridicità della scienza, ma deve garantire la bontà,
l’attendibilità e quindi l’utilizzabilità del sapere scientifico. Lo garantisce se rimane attento
a questi profili, nel valutare le teorie proposte usa il vaglio di questi tre criteri.

Da un pdv pratico come si applicano questi parametri? Si applicano attraverso il processo.


Il giudice quando deve ricostruire e accertare una determinata dinamica (incidente sul
lavoro, incidente stradale, colpa medica…), in molti casi le parti PM e difesa già si
avvalgono di consulenti tecnici, si acquisiscono al processo le elaborazioni di questi
consulenti. Nell’esame incrociato (esame e controesame) delle parti si usa per far emerge
grado di conferma o corroborazione di quella teoria scientifica che si sta tentando di
introdurre nel processo. Se giudice non si ritrova, può disporre una perizia di ufficio.
Ø Scienza dà spiegazione degli eventi ma rimane all’esterno del processo.

Prova del DNA è una prova scientifica. Il profilo genetico di ciascun individuo è un profilo
unico. Il DNA però è una prova indiziaria e non una prova diretta

Prova diretta> prova dichiarativa = testimone oculare


Prova indiziaria> DNA. Non è così scontato! Quello che si discute in un processo non è
l’esito finale ma il percorso per cui si è arrivato all’esito. Ci sono questioni che riguardano
le modalità di prelievo, le quantità di DNA a disposizione degli esperti. In un quantitativo
ridotto di DNA si può annidare un maggiore margine di errore. La natura indiziaria del DNA
è data da questo! Esempio: si ritrova del DNA dell’imputato ma lui ha un alibi di ferro!

DNA è una prova indiretta, indiziaria che teoricamente più condurre a un risultato certo
perché profilo genetico di ciascuno di noi è unico ma possono esserci margini di errore:
prelievo, analisi DNA.

Art. 192 cpp. Valutazione della prova


2. L'esistenza di un fatto non può essere desunta da indizi a meno che questi siano
gravi, precisi e concordanti.

CASO COLPA MEDICA


Signora di oltre 80 anni era affetta da un aneurisma all’aorta che nel tempo aveva subito un
aggrossamento notevole. Il chirurgo aveva proceduto a un intervento di aneurismectomia
che esponeva a rischi collegati all’età della vittima… viene fatto l’intervento ma poi si forma
un trombo e viene operata nuovamente. Durante la notte le condizioni della signora si
aggravano: pressione arteriosa, crisi metabolica… signora viene operata d’urgenza per

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emorragia interna diagnosticata poco prima del terzo intervento. La signora muore 20 gironi
dopo per la MOF: cedimento multiorgano.

Al chirurgo che ha eseguito tutte e tre le operazioni non veniva contestato il primo intervento
perché c’era il rischio che morisse per scoppio della aorta e dall’altro per l’intervento, ma
la scelta del medico è risultata conforme alle linee guida e non è stata contestata nemmeno
l’esecuzione. Trombosi non necessariamente imputabile al primo intervento ma
riconducibile ai margini di rischio dell’intervento. Si rimproverava di non aver diagnosticato
fenomeno emorragico interno che poteva essere diagnosticato già dalle 4 del mattino
quando l’aveva visitata. Ritardo intervento fatto alle 8 era stata causa decesso.

Se fosse stato accertato che la emorragia era diagnosticabile 4 ore prima e se si fosse
operata in quel momento, non sarebbe morta? Sentendo i consulenti in dibattimento, le
domande di contro esame ecc. Quali sono i sintomi che il chirurgo ha riscontrato i sintomi
alle 4 del mattino? Pressione è normale, polsi presentano battito regolare e quindi dà una
terapia e va a dormire e poi la opera alle 7 del mattino.

La spia della presenza del fenomeno emorragico era la crisi elettrolitica era un sintomo
presentatosi anche nei giorni successivi. Alcuni fenomenici emorragici emergono con
gocciolamento interno a stillicidio non implicavano un intervento di urgenza.
1. Signora muore 20 giorni dopo e non sul tavolo operatorio
2. Il sintomo forte era lo scompenso elettrolitico compatibile anche con forme di
emorragie a stillicidio che non implicano l’intervento come operazione terapeutica
3. Testimoni, non si era mai riusciti a renderla autonoma dal respiratore

Non ritenere accettata oltre ogni dubbio ragionevole il rapporto causa effetto il ritardo
dell’intervento e la causa della morte, non è stato dimostrato che quella emorragia interna
fosse già in corso cinque o sei ore prima

CASO DI RESISTENZA A PUBBLICO UFFICIALE


Oggetto principale: il soggetto non aveva la capacità di intendere e volere
1. Disturbi mentali dovuto a un incidente
2. Presentava disturbi di carattere cognitivo
Giudice scegliere perito e arriva a conclusioni differenti> domanda: il tizio quando ha dato
di matto picchiando carabiniere nel 2015 era capace di intendere e volere? Perito aveva
concluso che aveva capacità di intendere e volere
Istruttoria: sentiti testimoni, imputato che era uscito il giorno prima dall’ospedale
psichiatrico.

Giudice ha ritenuto più congruenti le conclusioni del consulente della parte> il soggetto in
quel momento non era in grado di intendere e di volere.

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Perché è importante svolgere al meglio ruolo di custode del sapere scientifico? Giudice
non è uno scientifico, medico ecc, quindi determinati parametri sono elle spesi. I giudici
non devono essere i cultori del dubbio perché poi deve decidere, solo quelli ragionevoli
non superabili. Giudizio sulla scienza è molto rigoroso, soprattutto in determinate materie,
la risposta si trova sempre nei criteri di Daubert che devono essere calati nella realtà
processuale. Risposta fondamentale c’è la da il contraddittorio delle parti> sottoporre
attendibilità delle spiegazioni, letteratura scientifica, circa margine di errore della teoria e il
margine di riscontro che la teoria presenta> strumenti che il giudice ha a disposizione per
sopperire a incertezza sapere scientifico.
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DIRITTO&UE&&
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27.11.2018

REGOLAMENTO
Diretta applicabilità: non necessità di atti di recepimento, atto si applica direttamente
Efficacia diretta: norma UE pone in capo ai singoli dei diritti e dei doveri che posso far valere
davanti al giudice nazionale
Portata generale

DECISIONE
Diretta applicabilità
Portata individuale solo se sono indicati i destinatari> lascia pensare che abbia portata
generale

DIRETTIVA
NO diretta applicabilità> ci vuole un atto di recepimento

Atto e legislativo perché segue procedura della prima e seconda lettura ecc.
Decisione come atti legislativi designano destinatari ma ci possono essere atti che si
chiamano decisioni che però hanno portata generale> atti atipici che vengono chiamati
nella prassi decisioni: esempio – decisione 2017 consiglio europeo senza destinatari.

29.11.2018

PRIMATO DIRITTO UE SU DIRITTO NAZIONALE

UE non è uno stato federale ma nemmeno un’organizzazione internazionale come le altre.


Se dobbiamo scegliere una qualifica dobbiamo dire che è un’organizzazione internazionale
si basa su trattati, Stati possono entrare e uscire da UE. Stati sono I padroni dei trattati
perché possono modificarli a unanimità, ma per altri aspetti assomiglia molto a uno stato:
parlamento, crea cittadinanza, adotta leggi vincolanti.

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UE sarebbe un ordinamento giuridico prefederale è ciò spiegherebbe perché in alcuni
ambiti si comporta come uno stato. UE è l’esito di un processo politico e giuridico aperto.
UE è un soggetto sui generis, internazionale ma ordinamento anche nuovo con
trasferimento poteri sovrani da livello nazionale a sovranazionale (europeo).

Ø Cfr. Efficacia diretta: diritti e doveri in capo ai singoli> limitazione alla sovranità
statale. In alcuni ambiti UE può scavalcare ordinamento nazionale e rivolgersi
direttamente ai singoli creando diritti e doveri in capo ai singoli tra di loro sia nel
rapporto tra singoli è stato.

In caso di contrasto tra norma europea e norma nazionale, prevale quella europea. In
nessun trattato e scritto questo principio del primato. Caso Costa va Enel 1964> unica
sentenza/dichiarazione allegata al trattato di Lisbona in cui viene dichiarato il primato del
diritto della UE.

Costa si rifiuta di pagare l’Enel (1962) perché riteneva che fosse stato creato illegalmente
perché la legge di nazionalizzazione dell’energia elettrica contro i trattati di Roma (1958).
Giudice competente era il giudice conciliatore che fa un primo rinvio alla corte
costituzionale che dice che in caso di contrasto tra una norma europea e una nazionale si
deve applicare il principio cronologico> in questo caso sarebbe dovuta prevalere quella
nazionale. Se l’efficacia di una norma europea dipende dal fatto che gli Stati non attuino
leggi in contrasto, ecco che questa soluzione non va bene. Lo stesso giudice conciliatore
solleva altro rinvio alla corte di giustizia sempre per lo stesso caso. Corte di giustizia
afferma il principio del primato del diritto UE.

“Infatti, istituendo una comunità senza limiti di durata, dotata di propri organi, di
personalità, di capacita giuridica, di capacità di rappresentanza sul piano
internazionale, ed in ispecie di poteri effettivi provenienti da una limitazione di
competenza o da un trasferimento di attribuzioni degli stati alla comunità, questi
hanno limitato, sia pure in campi circoscritti, i loro poteri sovrani e creato
quindi un complesso di diritto vincolante per i loro cittadini e per loro stessi”

Il primato del diritto della UE sul diritto nazionale significa che diritto UE prevale sia sulle
norme nazionali preesistenti ma anche sulle norme successive appunto perché non sono
sullo stelo livello. Il diritto nazionale è sotto quello europeo.

Concezione MONISTA fatta dalla corte europea, corti nazionali non l’hanno mai accettata.
Non possono accettare il fatto che il diritto UE è superiore a quello nazionale perché
vorrebbe dire che le corti costituzionali sono di serie B e quella europea di serie A.
Concezione monista: nel caso di conflitto di leggi si applica criterio gerarchico.

Articolo 11 costituzione

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L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e
come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni
di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un
ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce
le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
Ø Pensato non per la UE, ma per ONU cosa mai applicata.

Sentenza FRONTINI - 1973


Sentenza ICIC - 1975

Sentenza SIMMENTHAL nel 1978 rinvio pregiudiziale alla corte europea di giustizia,
chiesto se è compatibile con diritto europeo pratica inaugurata con Frontini e ICIC secondo
cui diritto UE possa prevalere su diritto nazionale dopo pronuncia costituzionale

“In forza del principio della preminenza del diritto comunitario, le disposizioni
del Trattato e gli atti delle istituzioni ... hanno l'effetto, nei loro rapporti col diritto
interno degli stati membri, non solo di rendere ipso jure inapplicabile, per il
fatto stesso della loro entrata in vigore, qualsiasi disposizione contrastante della
legislazione nazionale preesistente, ma anche - in quanto dette disposizioni e
detti atti fanno parte integrante, con rango superiore rispetto alle norme interne,
dell'ordinamento giuridico vigente nel territorio dei singoli stati membri - di
impedire la valida formazione di nuovi atti legislativi nazionali, nella misura
in cui questi fossero incompatibili con norme comunitarie.”
Ø Dottrina monista riaffermata
Ø Bisogna applicare direttamente diritto UE disapplicazione automatica diritto
nazionale
Ø Norme italiane con diritto UE acquisiscono immediatamente vizio di validità
Ø Ciò fa della UE un ordinamento semifederale

Principio del primato del diritto UE si applica solo sulle norme che hanno effetto
diretto. Qual è stato l’esito di Simmethal? La corte arriva a ribadire il principio del primato
e imprenditore che la norma europea si applichi subito senta intermediazione di un giudice
costituzionale. Il giudice nazionale che in. Se giudice rileverà un contrasto dovrà applicare
il diritto europeo senza fare rinvio alla corte costituzionale e disapplicare quello italiano.

“Duello” corte europea e corte costituzionale italiana come è finito?


Sentenza GRANITAL – 1984. Corte costituzionale italiana ha dovuto adeguarsi alla
sentenza Simmenthal cercando di trovare una spiegazione che andasse bene dal pdv
diritto interno. La corte costituzionale sviluppa una concezione dualista del rapporto tra
diritto interno e europeo. Non c’è una piramide dove al vertice c’è diritto UE che invece
afferma corte di giustizia europea, ma ci sono due ordinamenti distinti ma coordinati è in
Prevale diritto UE perché c’è norma italiana che lo
consente non perché è gerarchicamente superiore
al diritto nazionale. Usa articolo 11 perché
supremazia diritto UE deriva da volontaria
sottomissione dell’Italia

Seminario diritto penale I
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caso di contrasto non bisogna applicare il principio cronologico, ma nemmeno il principio
gerarchico, ma principio di specialità> ci sono alcune competenze in cui l’Italia ha deciso
di trasferire la sovranità a livello europeo e in questi ambiti prevale il diritto europeo: legge
speciale deroga legge generale.

La prima conseguenza del primato è la disapplicazione del diritto nazionale.


Campo penale: caso RATTI – 1978: norma italiana che sanzionava la mancata indicazione
sull’etichetta delle percentuali di alcune sostanze chimiche di vernici. Signor Ratti non
aveva rispettato la normativa italiana che obbligava indicati quali sostante erano presenti
ma anche la percentuale> sanzione penale. Nel frattempo era intervenuta una norma
europea che diceva che non era più necessario indicare la percentuale delle sostanze
chimiche: sanzione italiana eliminata.

Campo procedurale: caso Factor time? – 1990: detto UE è prevalso su quello nazionale
in relazione all’adozione di una procedura di emergenza. Procedura italiana prevedeva atti
provvisori di emergenza che erano richiesti per l’applicazione di una norma europea

Caso Lucchini – 2004: diritto UE è prevalso facendo cadere un giudicato di sentenza


definitiva in materia di aiuti di stato che impediva applicazione di decisone UE che
obbligava lo stato a recuperare aiuti di stato.

SOSTITUZIONE: norma non è più disciplinata da norma nazionale ma da norma europea

Caso di contrasto tra norma europea non di efficacia diretta e norma nazionale, quale
prevale? Il giudice a quo non potrà applicare il diritto europeo perché non è direttamente
efficace, tendenzialmente dovrà applicare quella nazionale. Ha strumenti per impedire che
norma europea soccomba davanti a quella nazionale, per esempio anche se norma
europea non è direttamente efficace potrà aiutare e dare interpretazione conforme al diritto
europeo del diritto nazionale. Oppure può sollevare un rinvio alla corte costituzionale.
Ultima chance per evitare un contrasto tra queste due norme è un intervento del legislatore
italiano che deve modificare l’ordinamento attuando diritto europeo e abrogando diritto
nazionale in contrasto con quello europeo.

PRINCIPIO DELLA TEORIA DEI CONTRO LIMITI


• Questa teoria è stata sviluppata nella sentenza Frontini
• Cfr. Costa-Enel diritto UE prevale su quello nazionale perché c’è norma interna che
accetta questa limitazione di sovranità, ma in Frontini si dice che diritto UE prevale
ma non quando diritto UE va contro principi fondamentali del diritto nazionale.
• Teoria mai accettata dalla corte di giustizia che sposa la teoria monista

04.12.2018

Seminario diritto penale I
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La corte costituzionale si adegua e si rende conto del problema dell’efficacia diretta del
diritto UE e si adegua nelle sentenze Frontini e ICIC> corte accetta il primato del diritto
dell’Ue ma c’era di mediare questo principi. Corte approfitta di un articolo dell’articolo o11
comma 2 costituzione, inizialmente concepito per adeguare il nostro ordinamento alle
norme internazionali in vista dell’adesione all’ONU.

Ma l’articolo 11 è sufficiente? Cfr. Clausola europea inizi anni ’90. Francia e Germania
hanno riformato costituzione con norme ad hoc per norme internazionali e nazionali. Noi
inizialmente non abbiamo sentito questa esigenza perché avevamo l’articolo 11: quando
abbiamo messo mano al titolo V della costituzione nel 2001, si modifica l’articolo 117 che
prevede l’esercizio della funzione legislativa da parte dello stato e delle regioni> funzione
legislativa dello stato e delle regioni deve essere esercitata nei limiti della
costituzione, del diritto internazionale pattizio e del diritto europeo.

In base a questa formulazione potremmo pensare che il diritto europeo e quello


internazionale sono dei limiti per il legislatore (come norme superiori alla legge ordinaria)
ma sono equiparati tra di loro e sono entrambi sottoposti alla costituzione.

Diritto internazionale pattizio e quello europeo sono sullo stesso livello?


Sentenze gemelle 347 e 348 del 2007: rapporto ordinamento italiano e CEDU (1950). Corte
costituzionale italiana ne approfitta per parlare di ordinamento italiano con quello
internazionale e europeo. La corte si è espressa dicendo che il diritto internazionale dei
trattati è una norma che non ha lo stesso livello della costituzione ma è una norma
interposta> tra costituzione e legge ordinaria. Il legislatore dice che la norma europea in
realtà non è coperta solo dell’articolo 117 ma anche dall’articolo 11 comma 2 che prevede
una limitazione della funzione legislativa e dà alla norma europea un rango superiore alla
costrizione tranne alcune eccezioni> questo è un principio già affermato nella sentenza 106
del 1996.

In caso di contrasto, se la norma europea è direttamente efficace, il giudice nazionale non


dovrà sospendere il giudice e mandarlo alla corte ma dovrà disapplicare la norma nazionale
e applicare quella europea. Nel caso in cui la norma europea non è direttamente efficace il
giudice sospenderà il giudizio e rinvierà il caso alla corte costituzionale che dirà che bisogna
applicare la norma europea in base all’articolo 11.

TEORIA CONTRO LIMITI


Diritto europeo rappresenta un limite al diritto nazionale. Ci sono norme nazionali che
limitano l’applicazione del diritto europeo.
Teoria affermata nel 1973 nella sentenza Frontini in cui la corte fa due specificazioni:
1. Principi inviolabili dell’ordinamento italiano
2. Diritti inalienabili della persona umana
Ribadire che il potere in ultima istanza c’è l’ha quello nazionale e che quindi I padroni dei
trattati sono gli Stati è gli ordinamenti nazionali sono sovrani. La sovranità trasferita

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all’ordinamento europeo è concessa e può essere ritirata> mai accettata dalla corte di
giustizia.
Teoria dei contro limiti è stata esportata e applicata in particolare in Germania e anche
sviluppata in tre sentenze ribadendo:
1. Diritti inalienabili della persona umana
2. Diritto costituzionale tedesco può limitate la supremazia del diritto europeo
3. UE ha adottato atti che non le competono – ultra vires
4. Il diritto UE non può prevalere sul diritto nazione quando va a intaccare l’identità
costituzionale tedesca

Però questa teoria non è mai stata applicata perché nel caso in cui si usasse si
innescherebbero un processo di caduta del diritto europeo.

Quando una corte costituzionale avverte il rischio che una certa norma europea che prevale
sul diritto nazionale possa intaccare i contro limiti prima di usare la teoria dei contro limiti
la corte costituzionale di uno stato deve sempre prima interpellare la corte europea per
evitare lo scontro (rinvio pregiudiziale), si privilegia un approccio collaborativo.

Un approccio collaborativo che fa uso del rinvio pregiudiziale come strumento di dialogo
con la corte europea è stato adottato dalla corte italiana dal caso Taricco iniziato nel 2015
con ultima sentenza nel 2018.
Riguardava sentenza di corte di giustizia che aveva avuto il risultato di disapplicare una
norma interna in termini di prescrizione. C’era stata una legge italiana che aveva abbreviato
termini di prescrizione per alcuni reati, tra cui l’IVA. Articolo 325 TFUE> frodi IVA devono
essere combattute con strumenti efficaci
• Questa norma italiana non andava bene perché rendeva inefficace le norme europee
contro frode fiscale sull’IVA.
• La sentenza della corte europea però andava contro art 25> principio di legalità del
diritto penale
• Corte costituzionale ha fatto rinvio pregiudiziale alla corte di giustizia che ha avuto
possibilità di spiegare come l’applicazione dell’articolo 325 abbia un impatto
sull’applicazione del principio di legalità

06.12.2018

Sentenza del 2018: problema del primato


Efficacia diretta delle direttive

Perché il primato e un problema o comunque un aspetto peculiare? Diritto UE prevale sul


diritto nazionale> principio enunciato da Costa Enel e poi da un altro caso tedesco: ho

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affermato il primato del diritto UE, ma dico che inoltre si esplica anche sopra il diritto
costituzionale degli Stati europei. Questo non piacque molto in alcuni stati> sviluppi
piuttosto difficili con Germania. Alternanza di sentenze tra corte di giustizia e tribunale
costituzionale tedesco che iniziava a dire che accettavano la prevalenza del diritto UE su
diritto legislativo e costituzionale ma stabiliamo dei contro limiti.
Accettiamo questa prevalenza ma nelle ipotesi possibili di violazione dei principi supremi
dell’ordinamento, io Corte costituzionale limito l’ingresso del diritto UE nell’ordinamento.

Sentenza della Corte - 8 settembre 2015


La corte sentenzia con 4/5 giudici. Spesso decide anche in grande sezione con 15 giudici
e per il fatto che sono adottate da 15 e non da 4/5 hanno un’autorevolezza maggiore.

Schema criminoso per frodare con istituzioni di più paesi europei non pagando l’IVA che
costituisce una parte delle finanze dell’Unione. I trattati prevedono l’articolo 325 TFUE che
obbliga gli Stati membri ad adottare delle misure contro la frode e contro altre attività legali
che ledono gli interessi finanziari dell’Unione e aggiunge che queste misure devono essere
dissuasive e tali da permettere una protezione efficace negli Stati membri.

Giudice del tribunale di Cuneo si trovava a dover decidere se sulla base delle norme del
codice penale italiano era sopraggiunta o meno la prescrizione. Il nostro codice penale
italiano prevedeva per queste frodi all’iva una prescrizione diversa da altre ipotesi in cui
eran in ballo gli interessi finanziari dello stato: comma 2 dell’articolo 325.

Il codice penale italiano stabiliva una periodo di prescrizione più lungo per gli interessi
finanziari nazionali e un periodo più corto per gli interessi finanziari della UE. Tribunale
decide di fare rinvio pregiudiziale alla corte di giustizia e chiede se in virtù di questa
differenza tra le due norme potesse violare questa differenza il comma 2 dell’articolo 325
che impone che gli Stati membri adottino le stesse misure per gli interessi finanziari dello
stato e dell’Unione.

SENTENZA DELL’8. 9. 2015 – CAUSA C-105/14 TARICCO E A.


43 Orbene, dall’insieme delle considerazioni svolte ai punti 37 e da 39 a 41 della
presente sentenza emerge che gli Stati membri devono assicurarsi che casi siffatti
di frode grave siano passibili di sanzioni penali dotate, in particolare, di carattere
effettivo e dissuasivo. Peraltro, le misure prese a tale riguardo devono essere le
stesse che gli Stati membri adottano per combattere i casi di frode di pari gravità
che ledono i loro interessi finanziari.

44 Il giudice nazionale è quindi tenuto a verificare, alla luce di tutte le circostanze


di diritto e di fatto rilevanti, se le disposizioni nazionali applicabili consentano di
sanzionare in modo effettivo e dissuasivo i casi di frode grave che ledono gli
interessi finanziari dell’Unione.

Seminario diritto penale I


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45 Si deve in proposito precisare che né il giudice del rinvio né gli interessati che
hanno presentato osservazioni alla Corte hanno sollevato dubbi sul carattere
dissuasivo, in sé, delle sanzioni penali indicate da detto giudice, ossia della pena
della reclusione fino a sette anni, e neppure sulla conformità al diritto dell’Unione
della previsione, nel diritto penale italiano, di un termine di prescrizione per i fatti
costitutivi di una frode che lede gli interessi finanziari dell’Unione.

46 Tuttavia, dall’ordinanza di rinvio emerge che le disposizioni nazionali di cui


trattasi, introducendo una regola in base alla quale, in caso di interruzione della
prescrizione per una delle cause menzionate all’articolo 160 del codice penale, il
termine di prescrizione non può essere in alcun caso prolungato di oltre un quarto
della sua durata iniziale, hanno per conseguenza, date la complessità e la
lunghezza dei procedimenti penali che conducono all’adozione di una sentenza
definitiva, di neutralizzare l’effetto temporale di una causa di interruzione della
prescrizione.

Giudice italiano deve disapplicare la norma penale italiana> primato del diritto UE
In Italia c’erano incertezze sull’applicazione di questa regola “Taricco”. Giudici sentivano il
dovere di applicare la costituzione e altri invece iniziavano ad applicarla. Alcune sezioni
della cassazione hanno iniziato ad applicarla. La corte di appello di Milano e un’altra
sezione penale della cassazione non sapevano cosa fare e decisero di fare un’ordinanza di
rinvio alla corte costituzionale. La corte riceve due ordinanze in cui veniva chiesto di
giudicare della compatibilità della regola enunciata dalla corte di giustizia in questa
sentenza con il principio di legalità sancito all’articolo 25 della costituzione così la corte
costituzionale aveva due possibilità:
1. Interpretando l’articolo 25 diceva che bisognava garantire il principio di legalità,
sollevare dunque la teoria dei contro limiti
2. Faceva rinvio alla corte di giustizia> evento molto raro perché tendenzialmente le
corti costituzionali si rifiutano di interrogare la corte di giustizia anche se in alcuni
casi si sollevano questioni di diritto della UE

GIUDIZIO DI LEGITTIMITÀ COSTITUZIONALE IN VIA INCIDENTALE (26/01/2017)


Presidente Grossi – redattore Lattanzi

A. se l’art. 325, paragrafi 1 e 2, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea debba
essere interpretato nel senso di imporre al giudice penale di non applicare una
normativa nazionale sulla prescrizione che osta in un numero considerevole di casi alla
repressione di gravi frodi in danno degli interessi finanziari dell’Unione, ovvero che prevede
termini di prescrizione più brevi per frodi che ledono gli interessi finanziari dell’Unione
di quelli previsti per le frodi lesive degli interessi finanziari dello Stato, anche quando tale
omessa applicazione sia priva di una base legale sufficientemente determinata;


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B. se l’art. 325, paragrafi 1 e 2, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea debba
essere interpretato nel senso di imporre al giudice penale di non applicare una normativa
nazionale sulla prescrizione che osta in un numero considerevole di casi alla repressione
di gravi frodi in danno degli interessi finanziari dell’Unione, ovvero che prevede termini di
prescrizione più brevi per frodi che ledono gli interessi finanziari dell’Unione di quelli previsti
per le frodi lesive degli interessi finanziari dello Stato, anche quando nell’ordinamento
dello Stato membro la prescrizione è parte del diritto penale sostanziale e soggetta
al principio di legalità;

C. se la sentenza della Grande Sezione della Corte di giustizia dell’Unione europea 8


settembre 2015 in causa C-105/14, Taricco, debba essere interpretata nel senso di
imporre al giudice penale di non applicare una normativa nazionale sulla prescrizione
che osta in un numero considerevole di casi alla repressione di gravi frodi in danno degli
interessi finanziari dell’Unione europea, ovvero che prevede termini di prescrizione più brevi
per frodi che ledono gli interessi finanziari dell’Unione europea di quelli previsti per le frodi
lesive degli interessi finanziari dello Stato, anche quando tale omessa applicazione sia in
contrasto con i principi supremi dell’ordine costituzionale dello Stato membro o con
i diritti inalienabili della persona riconosciuti dalla Costituzione dello Stato membro;

RISPOSTA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA


48 In particolare, per quanto riguarda l’inflizione di sanzioni penali, spetta ai
giudici nazionali competenti assicurarsi che i diritti degli imputati derivanti dal
principio di legalità dei reati e delle pene siano garantiti.

49 Orbene, secondo il giudice del rinvio, tali diritti non sarebbero rispettati in caso
di disapplicazione delle disposizioni del codice penale in questione, nell’ambito dei
procedimenti principali, dato che, da un lato, gli interessati non potevano
ragionevolmente prevedere, prima della pronuncia della sentenza Taricco, che
l’articolo 325 TFUE avrebbe imposto al giudice nazionale, alle condizioni stabilite
in detta sentenza, di disapplicare le suddette disposizioni.

50 Dall’altro, secondo detto giudice, il giudice nazionale non può definire il


contenuto concreto dei presupposti in presenza dei quali esso dovrebbe
disapplicare tali disposizioni – ossia nell’ipotesi in cui esse impediscano di infliggere
sanzioni effettive e dissuasive in un numero considerevole di casi di frode grave –
senza violare i limiti imposti alla sua discrezionalità dal principio di legalità dei
reati e delle pene.

51 A tale riguardo, si deve ricordare l’importanza, tanto nell’ordinamento giuridico


dell’Unione quanto negli ordinamenti giuridici nazionali, che riveste il principio di
legalità dei reati e delle pene, nei suoi requisiti di prevedibilità, determinatezza e
irretroattività della legge penale applicabile.

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61 Se il giudice nazionale dovesse quindi essere indotto a ritenere che l’obbligo di
disapplicare le disposizioni del codice penale in questione contrasti con il
principio di legalità dei reati e delle pene, esso non sarebbe tenuto a
conformarsi a tale obbligo, e ciò neppure qualora il rispetto del medesimo
consentisse di rimediare a una situazione nazionale incompatibile con il diritto
dell’Unione (v., per analogia, sentenza del 10 luglio 2014, Impresa Pizzarotti,
C-213/13, EU:C:2014:2067, punti 58 e 59). Spetta allora al legislatore nazionale
adottare le misure necessarie, come rilevato ai punti 41 e 42 della presente
sentenza.

SENTENZA COSTITUZIONALE N. 115 – 2018


Si presenta come una sentenza di non fondatezza, ma la corte ha fatto considerazioni che
fanno pensare che sia voluta entrare nella questione. Corte ripete quello che dice la corte
di giustizia ma aggiunge una cosa: “Indipendentemente dalla collocazione dei fatti,
prima o dopo l’8 settembre 2015, il giudice comune non può applicare loro la
“regola Taricco”, perché essa è in contrasto con il principio di determinatezza
in materia penale, consacrato dall’art. 25, secondo comma, Cost.”.

https://www.penalecontemporaneo.it/d/6083-la-corte-costituzionale-chiude-il-caso-
taricco-e-apre-a-un-diritto-penale-europeo--certo

Caso in cui il primato ha avuto un particolare impatto nelle relazioni tra istituzioni giudiziarie
di vertice: corte costituzionale e corte di giustizia.

Sentenza della corte del 17 dicembre 1970


Internationale Handelsgesellschaft mbH v Einfuhr- und Vorratsstelle für Getreide und
Futtermittel.

Caso di una direttiva che istituiva dei diritti, ci si chiese se riconoscere alla direttiva in
questione efficacia diretta> caso Sace. Questa direttiva non faceva altro che riprodurre
una norma del trattato che di per se aveva efficacia diretta. Azienda italiana che richiedeva
rimborso di un’imposta che non doveva essere pagata> corte di giustizia disse che impresa
italiana aveva diritto al rimborso dell’imposta ingiustamente pagata sulla base della
direttiva. Non è ancora una sentenza rivoluzionaria.

Sentenza Ratti – 5 aprile 1979. Causa 148/78 – preparati pericolosi


L’imprenditore Tullio Ratti aveva provveduto a indicare sui prodotti che produceva che
contenevano sostanze nocive secondo quanto chiesto da direttive che chiedevano anche
oltre a indicare la presenza di sostante nocive, fosse indicata anche la quantità presente
nel solvente. La mancanza dell’esposizione del quantitativo era punita dal codice penale
con sostanziose ammende. Il signor Ratti andò davanti alla corte di giustizia in quanto
imputato di non aver adempiuto alla direttiva che gli imponeva di esporre il quantitativo di

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prodotto pericoloso sulla scatola dicendo che non aveva violato diritto UE, in entrambi casi,
perché le due direttive non erano state trasposte e la corte gli diede ragione> paragrafo 22.

22 - Di conseguenza lo stato membro che non abbia adottato, entro i termini, i


provvedimenti d'attuazione imposti dalla direttiva non può opporre ai singoli
l'inadempimento, da parte sua, degli obblighi derivanti dalla direttiva stessa;
Lo stato non può chiedere l’adempimento al cittadino quando lo stato non ha trasposto la
direttiva, lo potrà fare una volta trasposta dallo stato membro. L’efficacia diretta nel caso
delle direttive serve a tutelare Tullio Ratti ma allo stesso tempo a sanzionare indirettamente
lo stato inadempiente che non può penalmente perseguire il signor Ratti.

Le direttive hanno efficacia diretta solo nei rapporti verticali e non nei rapporti orizzontali.
Le direttive su rivolgono agli Stati e quindi un individuo non può far valere una direttiva nei
confronti di un altro individuo, può farlo invece nei confronti dei dipendenti dello stato e
può rivolgersi alla corte di giustizia per far valere l’efficacia diretta della norma e evidenziare
l’inadempimento dello stato.

11.12.2018
> professor is back!

Discorso relativo agli effetti difetti e al primato del diritto UE.


Le direttive hanno la particolarità del termine di recepimento, concepite come attira
recepire e analizzando la sentenza Ratti, la corte di giustizia ha esteso alle direttive la
giurisprudenza sugli effetti diretti delle altre norme di fronte ai frequenti inadempienti degli
Stati nel recepimento delle direttive, la corte ha considerato che fosse opportuno
riconoscere un effetto diretto anche alle norme delle direttive.

È una giurisprudenza volta a creare dei rimedi contingenti, provvisori, perché gli Stati
membri comunque restano obbligati a recepire = uno stato membro non può considerare
che comune c’è il primato, l’effetto diretto e quindi si può anche non recepire una direttiva,
perché questo difesa è stata usata da qualche stato in qualche giudizio di fronte alla corte
per giustificare l’inadempimento> la corte condanna comunque perché l’obbligo di
recepimento persiste comunque.

Nel test di effetto diretto per le direttive c’è un requisito in più = scadenza del termine ossia
che sia scaduto il termine di recepimento.

Test effetto diretto è il test che riguarda una norma di diritto UE attitudine a che sia applicata
da un giudice per tutela dei singoli
• Chiarezza
• Carattere incondizionato
• Scaduto termine di recepimento: SOLO PER LE DIRETTIVE

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Cfr. Sentenza Ratti.
Lo stato non può chiedere l’adempimento al cittadino quando lo stato non ha trasposto la
direttiva, lo potrà fare una volta trasposta dallo stato membro. L’efficacia diretta nel caso
delle direttive serve a tutelare Tullio Ratti ma allo stesso tempo a sanzionare indirettamente
lo stato inadempiente che non può penalmente perseguire il signor Ratti.
Disapplicazione norma italiana e sostituzione della norma italiana con la disposizione
europea. Se la direttiva non è scaduta fino alla scadenza lo stato resta libero di disciplinare
la materia, la sua disciplina non si disapplica, ma una volta che scade allora si sostituisce
con quella europea.

Corte aveva fatto leva sul fatto che le direttive sono obbligatorie e si deve considerare che
abbiano un’efficacia anche prima della scadenza (sentenza 4-12/74 punto 12)

Destinatario della direttiva è lo stato ed è vincolato> art. 288 par. 3 TFUE


«La direttiva vincola lo Stato membro cui è rivolta per quanto riguarda il risultato
da raggiungere, salvo restando la competenza degli organi nazionali in merito alla
forma e ai mezzi»

La direttiva ha efficacia diretta verticale ascendete: il cittadino contro lo stato inadempiente


che è il destinatario della direttiva! La direttiva scaduta non fa sorgere obblighi in capo ai
privati: mancanza di efficacia diretta orizzontale nei rapporti giuridici tra privati.
Privato deve rispettare la legge nazionale e non è tenuto a rispettare una direttiva non
recepita nel suo paese.

I casi più famosi sulla mancanza di effetti diretti orizzontali son due
Sentenza Marshall del 1986
La signora Marshall voleva andare in pensione dopo però lei era assunta da un privato e
quindi non poteva farlo valere contro il suo capo, ma l’azienda era stata considerata vicina
all’autorità pubblica.

La sentenza definitiva, quella da cui la corte non si è più mossa è stata la sentenza Paola
Faccini Dori del 1994
• Direttiva del 1985 che l’Italia non ha recepito per anni a tutela del consumatore che
riguarda il diritto di recesso
• La logica della direttiva è che il consumatore quando entra in un negozio, il
consumatore sa che si conclude un contratto di compravendita.
• La direttiva riguarda i casi di contratti negoziali al di fuori dei locali commerciali.
Direttiva prevede 8 giorni per ripensarci> diritto di ripensamento
• La corte di giustizia nel 1989 ha condannato l’Italia perché non aveva recepito la
direttiva!
Paola Faccini Dori è una studentessa di medicina che è alla stazione centrale e la fermano
e le chiedono i suoi dati con firma ed era un contratto di compravendita era un corso di
corrispondenza. Lei manda la lettera però la questione di sposta a Firenze. Lei doveva
Seminario diritto penale I
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dimostrare che l’avevano truffata perché sul piano civile non c’erano prove, la direttiva non
era stata recepita in Italia però!

La controparte di Faccini Dori è un privato, un singolo: problema degli effetti diretti


orizzontali. L’avvocato generale Lenz aveva chiesto alla corte di riconoscere gli effetti diretti
orizzontali. La corte alla fine dice che le spese sostenute dagli altri Stati non sono
rimborsabili.

Due questioni:
Test effetto diretto: la direttiva è chiara e incondizionata? Si e cita gli articoli 1, 2 e 5> è
chiaro il diritto di recesso di 8 giorni
Si può far valere l’effetto diretto tra privati? La corte va contro quello che aveva detto
l’avvocato generale Lenz e va a favore degli Stati che sono intervenuti che avevano detto
che non ci doveva essere l’effetto diretto orizzontale e la corte dice che «la direttiva non
può creare obblighi a carico di un singolo» e argomenta meglio perché l’avvocato Lenz
non aveva torto.
La corte argomenta tramite il principio di attribuzione che dice che (art. 5 numero 3)
l’Unione agisce nei limiti dei poteri che le sono conferiti dagli Stati membri nei trattati:
principle of conferral.
La corte dice che il potere di emanare norme che fanno sorgere obblighi immediati a
carico dei singoli è attribuito all’Unione quando sono previsti i regolamenti> in realtà è
incompleto perché questo potere c’è quando l’unione può adottare regolamenti o decisioni.
Quando il trattato prevede l’emanazione di direttive, all’Unione non è dato questo potere>
questo è ancora il principio di attribuzione.
Alla fine la Faccini Dori ha lasciato la causa.

La corte dice “Faccini Dori non sei senza tutela!”. Ci sono due rimedi possibili:
1. Tutela risarcitoria
2. Interpretazione conforme
Ø Punto 26/27 della sentenza

Appello 30 gennaio 2019: scritto


!

13/12/18

{Iscriversi all’appello del 30 gennaio bisogna mandare una mail all’assistente femmina. Se si vuole
parlare con lui bisogna mandargli prima un’e-mail per vedersi perché lui fino all’8 gennaio per via
della malattia non ci sarà. Gli appunti devono servire come supporto al manuale che lui considera
come strumento principale. Non è necessario che gli vengano forniti i dettagli delle sentenze ma
vuole soltanto il punto principale di diritto di Unione Europea all’interno della sentenza stessa.}

Lezione paragrafo 42 sul libro


Interpretazione conforme
Premessa: riconoscimento di effetti diretti al diritto europeo non garantisce di per sé la piena tutela
e la certezza nei diritti nascenti dalle norme dell’Unione Europea, e difficile dire che si tratta di
norme programmatiche. Nel tempo però le cose sono cambiate. Non si riceve tutela soltanto con
gli effetti diretti perché per esempio le direttive non possono essere fatte valere verso i soggetti
privati. Per garantire una tutela uniforme in tutti i paesi membri da parte dei giudici nazionali la
corte di giustizia ha sviluppato due meccanismi, due strumenti.
1) Tecniche per la tutela processuale, concrete
2) Strumenti che vengono presentati come veri e propri principi

1. Obbligo per i giudici nazionali di interpretazione conforme: interpretare il diritto


nazionale il più possibile in modo conforme al diritto dell'Unione Europea .
2. Principio della responsabilità civile (2043) dello Stato membro nei confronti del
singolo per violazione di norme riconducibili al diritto dell’Unione Europea.
Le prime sono tecniche che i giudici interni dei paesi membri avevano già sviluppato per farsi che
gli stessi giudici rispettassero più possibile i trattati internazionali. Non si tratta quindi di
un’invenzione della corte di giustizia. Si presumeva però che legislatore, nell’emanare leggi, non
avesse voluto violare, gli impegni internazionali. È una presunzione importante.
Se è possibile agire secondo l’interpretazione conforme, lo si faceva, il giudice la doveva scegliere.
La corte di giustizia nel 1989 con una sentenza si riferisce diversamente a questa giurisprudenza e
in particolare alla presunzione appena citata.
Inizia stabilire che i giudici nazionali degli Stati membri devono interpretare il diritto interno il più
possibile in conformità al diritto dell’Unione Europea. La corte esamina alle norme di attuazione di
direttive con la presunzione di conformità del legislatore.
Dopo tale sentenza che è la 106 del 1989, la corte fa un passo in più. Il giudice deve interpretare
tutto il diritto interno, anche quello precedente alle norme del diritto europeo, deve attenersi il più
possibile a una interpretazione compatibile coerente con il diritto dell’Unione Europea.
La corte afferma che a prescindere che si tratti di norme successive o precedenti alla direttiva, si
deve agire secondo l’interpretazione conforme (punto 8 della sentenza), onde conseguire il
risultato perseguito dalla direttiva. L’idea quindi di presunzione di conformità (del legislatore) della
giurisprudenza tradizionale non c’è più in questo caso. L’intenzione del legislatore di essere
conforme a una direttiva successiva e troppo lungimirante. Non può pensare di essere conforme a
una direttiva che ancora non esiste. Vi è l’obbligo di risultato sullo Stato destinatario della direttiva.
Siccome stato significa insieme di organi, all’interno della definizione è compreso anche il giudice
che può Perseguire l’obbligo del risultato interpretando le norme e trovando, se possibile, un
significato conforme. Il fondamento giuridico di questo passaggio non è la presunzione di
conformità del legislatore in quanto la direttiva non esisteva ancora ma è un obbligo reale di
cooperazione tra gli Stati membri e l’Unione Europea che viene descritto dall’articolo quattro del
trattato sull’Unione Europea. Si tratta di un obbligo di portata generale che nasce nella realtà
federale tedesca.
Articolo quattro TUE: “ gli Stati adottano ogni misura… Con l’obbligo di risultato”.
Sentenza causa Pipino: maestra d’asilo che picchiava i bambini sotto i cinque anni. È stata
imputata in Italia per lesioni. I difensori della maestra vogliono interrogare i bambini nell’udienza, il
codice di procedura penale italiano non prevedeva sentire i bimbi fuori dall’udienza.Siccome
l’udienza è una realtà pesante il problema che ci si pone è se si possa sentirli al di fuori
dell’udienza con tutte le garanzie sia per l’accusa che per la difesa. Il codice di procedura penale
italiano lo prevedeva soltanto per i bambini che avevano subito reati di natura sessuale. I difensori
della Pipino insistono nel sentire le vittime all’interno dell’udienza perché loro scopo è quello di
avvantaggiare la Pipino. Il nostro legislatore era impreparato all’ipotesi che sia presentata. Esiste
però un atto dell’unione europea sulla posizione della vittima nel processo penale. Si tratta di un
atto vincolante (oggi non più emanato) che si chiama decisione quadro.
La decisione quadro in materia penale: alcune sono ancora in vigore come il MAE Ovvero
mandato di arresto europeo. Si tratta di atti con particolari caratteristiche. Oggi in materia penale
però l’Unione Europea procede attraverso le direttive. Le decisioni quadro sono simili alle direttive
ma temperate.
Il punto 3 della sentenza afferma che le decisioni quadro sono come le direttive ma senza efficacia
diretta (l’efficacia diretta e scomoda per gli Stati membri). Il problema che nasce in questa
sentenza è molto più ampio Dell’avvenimento descritto dalla sentenza stessa: intervengono molti
Stati. La corte e guarda la decisione quadro (articolo 8 diritto alla protezione) che prevede il diritto
di rendere testimonianza in condizioni di particolare protezione (protezione per la vittima più
vulnerabile dalla udienza che è una esperienza provante). Il problema è che però la decisione
quadro non ha effetti diretti. La corte richiama anche per le decisioni quadro la giurisprudenza che
è prevista per le interpretazioni conformi: il giudice nazionale deve interpretare il diritto nazionale
alla luce del diritto europeo per conseguire il risultato auspicato dalla decisione quadro.
L’obbligo all’interpretazione conforme a due limiti fondamentali:
1) Divieto di interpretazione contra legem: “”Se legislatore ha scritto nero rimane nero
nonostante il diritto dell’Unione Europea abbia scritto bianco”
2) L’interpretazione conforme non può contrastare con i principi fondamentali
dell’ordinamento, con i principi generali di diritto
Visti questi due limiti, l’obbligo all’interpretazione conforme non è un obbligo assoluto.

La sentenza Dominquez mette bene in luce quali siano i passaggi che un giudice nazionale deve
seguire. La corte afferma che prima di tutto il giudice deve tentare di trovare un significato della
norma interna il più possibile compatibile non la direttiva. Punto 24 della sentenza: il giudice deve
risolvere le antinomie che si presentano. Se in via interpretativa non si supera il contrasto tra diritto
interno e diritto dell’Unione si valuta norma per norma l’effetto diretto della norma UE, è l’effetto
diretto della norma UE che il giudice nazionale deve controllare (se in via interpretativa non risse a
superare il contrasto tra la norma interna e quella del diritto dell’Ue). Se l’effetto diretto c’è, si
disapplica la norma interna e prevale quella dell’Ue. Nota bene: l’effetto diretto non è assoluto e
non si può far valere tra privati.
La corte afferma infine che se non sono presenti effetti interni l’ultima possibilità è la richiesta di
risarcimento (effetto indiretto) da parte del privato (in questo caso una signora).
Il privato danneggiato da una violazione dello stato membro del diritto nascente da norma del
diritto europeo può chiedere risarcimento. Si tratta di una tutela giudiziaria effettiva: il risarcimento
è richiesto direttamente al giudice nazionale e non alla corte di giustizia. Tutela con strumenti
interni a diritti previsti dall’Unione europea, tutela a una situazione giuridica soggettiva derivante da
una norma di diritto eu.
La parte lesa dalla non conformità del diritto nazionale al diritto dell’Unione Europa può invocare la
giurisprudenza scaturita dalla sentenza Francovich: questione era una direttiva UE non attuata da
anni a tutela dei lavoratori. Principio: lavoratore dipendente va tutelato nel caso della insolvenza
del datore di lavoro e la soluzione dell’Unione europea è stata creare un fondo di garanzia che
assicurasse al lavoratore subordinato tre mensilità di stipendio in attesa di un nuovo lavoro. Si
tratta di una sentenza storica un quanto la corte fa una sorta di ricostruzione in 3 passaggi
1) Fanno testo gli effetti diretti della direttiva
2) Contenuto minimo del diritto determinato deve essere garantito (in questo caso fondo di
garanzia)
3) La direttiva non ha effetti diretti e non è chiaro chi sia il soggetto obbligato, è necessario un
organo specifico (per esempio in italia è l’INPS)
Conclusione: i privati non possono invocare gli effetti diretti nei confronti dello stato e in questo
caso è il diritto alla retribuzione delle 3 mensilità previste dal fondo di garanzia.
Il punto 35 della sentenza è importante: “….inerente Al SISTEMA DEL TRATTATO”; l’azione di
risarcimento può dunque avvenire secondo gli ordinamenti interni così come le condizioni del
risarcimento che vengono stabilite dagli Stati membri secondo le norme procedurali nazionali. Si
usano dunque strumenti di procedura processuale interni anche se si tratta magari di un principio
inerente a un trattato.
Esistono però delle responsabilità della nazione che sono comuni a tutti gli Stati membri (corrette
successivamente con una sentenza del 96). Nella sentenza del 96 brasserie (c’entra con la birra)
chiede due cose:
1) Effetto diretto per quanto riguarda il trattato sulla libera circolazione delle merci, in questo
caso birra (in Germania)
2) Risarcimento
Stessa cosa tactortame che vuole esercitare liberamente la pesca in gran Bretagna (libertà di
prestazione di servizi quindi).
Corte afferma che la ditela comunali a attraverso effetti diretti e risarcimenti può essere richiesta
ma a delle condizioni (punto 51). Il legislatore tedesco non è tanto libero per il risarcimento (punto
51 Brasserie).
1) La norma giuridica deve confermare dei diritti ai singoli, in questo caso la libera circolazione
delle merci
2) Ci deve essere un nesso causale tra la violazione e il danno (che deve essere dimostrato
dal danneggiato)
3) La violazione deve essere sufficientemente caratterizzata quindi lo stato deve avere una
COLPA; punto 56: devono essere valutati gli elementi di colpevolezza dello stato.
Tre condizioni che consentono allo stato di chiedere effetti diretti+risarcimento. Nota bene: in
alcuni casi la corte ha affermato che non c’era colpa dello stato (es. sentenza CÖBLER, l’Austria
ha commesso un errore sensibile; sentenza famosa in quanto la corte dice che lo stato deve
rispondere anche se la colpa è del giudice nazionale che ha violato i diritti nascenti dalle norme
dell’Unione). Vedi punto 57 della sentenza B.: errore inescusabile dello stato tedesco perché c’era
già stata una sentenza, c’è la condizione 3 ovvero violazione grave e quindi si può richiedere effetti
diretti+risarcimento.

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