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Impianti di illuminazione

L’illuminazione di un locale industriale riveste particolare importanza sul benessere e sull’attività dei lavoratori, sulla
percentuale degli infortuni e sulla qualità della produzione.
Nei locali nei quali il livello di illuminamento risulta scarso si rilevano:
• progressivo senso di stanchezza dei lavoratori;
• aumento della percentuale degli infortuni;
• aumento degli scarti delle lavorazioni;

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La luce

Le radiazioni visibili fanno parte dell’energia raggiante che si propaga sotto forma di onde elettromagnetiche.
Gli elementi che consentono di definire questa energia raggiante sono :
• la lunghezza d’onda λ
• la frequenza f λ • f = c = 299.793 km/s
• la velocità di propagazione c
Le vibrazioni elettromagnetiche conosciute si sviluppano su uno spettro continuo che occupa una vastissima gamma di
lunghezze d’onda.
Solamente una banda ristretta di tali onde impressiona la retina dell’occhio umano risultando visibile. Lo spettro visibile
è quello compreso all’incirca tra la lunghezza d’onda di 380 nm (ultravioletto) e 780 nm (infrarosso)

Lo spettro della luce emessa da una sorgente può essere


continuo, cioè con emissione non nulla in tutto il campo
delle radiazioni visibili, o discontinuo, cioè con l’energia
concentrata in un certo numero di radiazioni
monocromatiche.

La luce solare e quella delle lampade ad incandescenza


sono a spettro continuo quella delle lampade a scarica
in gas a spettro discontinuo

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Le unità fotometriche

La valutazione delle grandezze fondamentali che si utilizzano per misurare l’energia radiante emessa o ricevuta da una
superficie in relazione alle sensazioni prodotte sull’individuo attraverso l’occhio costituisce oggetto di una parte
preliminare dell’illuminotecnica che và sotto il nome di “ Fotometria”

Le unità di misura delle grandezze fotometriche di uso corrente sono:

Flusso luminoso: energia luminosa emessa da una sorgente nella unità di tempo lumen [ lm ]
Intensità luminosa: flusso luminoso emesso da una sorgente puntiforme per angolo solido elementare spiccato
attorno ad una direzione candela [ cd ]
Illuminamento: illuminamento prodotto su una superficie di area 1 m² dal flusso luminoso di 1 lm
incidente perpendicolarmente lux [ lx ] = [ lm / m ² ]
Luminanza: o brillanza di una superficie di area 1 m ² che emette in direzione perpendicolare radiazioni
con intensità luminosa di 1 candela nit [ nit ] = [ cd / m ² ]

La misura dell’illuminamento si effettua mediante il luxmetro che è uno strumento di facile utilizzo e di costo non
eccessivo
La misura della luminanza si effettua con apparecchi portatili (luminanzometri) il cui uso però richiede una certa
pratica ed il cui costo è elevato

La misura dell’intensità luminosa e del flusso luminoso richiede l’uso di attrezzature complesse per cui le
caratteristiche fotometriche di un apparecchio per illuminazione o il flusso luminoso di una lampada devono essere
rilevati presso laboratori specializzati
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La normativa di riferimento

Nei locali adibiti ad attività lavorative


l’illuminazione deve:
• permettere un facile riconoscimento degli oggetti;
• favorire l’attività lavorativa da svolger;
• limitare l’insorgere dell’affaticamento;
• rendere chiaramente percepibili le situazioni
pericolose.

D.Lgs. 626/94 e successive modificazioni da precise


indicazioni su come ottemperare a tali quattro
aspetti

Legge 5 marzo 1990 n° 46 (norme per la sicurezza


degli impianti) impone che gli impianti siano
progettati, realizzati e manutenuti in conformità alla
regola d’arte, precisando che si intendono costruiti a
regola d’arte gli impianti realizzati in conformità
con le norme UNI e CEI

UNI 10380 e la norma che tratta “ illuminazione di


interni con luce artificiale”

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Abbagliamento

Il campo di adattamento dell’occhio è molto esteso includendo luminanze che vanno da 1 ad 1 milione

Il tempo di adattamento invece è variabile: minore per i valori elevati, maggiore per i valori bassi

La presenza nel campo visivo di sorgenti luminose con luminanza sensibilmente superiore a quella media sulla quale è
adattato l’occhio produce una sensazione di disturbo chiamata “abbagliamento “
• Abbagliamento perturbatore : è prodotto da una sorgente luminosa con luminanza molto più elevata di quella degli
oggetti da osservare o da riflessi sul compito visivo . Riduce la possibilità di vedere chiaramente i dettagli o i contorni. Se
la sorgente è fortemente luminosa produce fenomeni di cecità temporanea che sono causa di incidenti sul lavoro.
• Abbagliamento inconfortevole: è prodotto da una sorgente luminosa con luminanza molto più elevata posto alla
periferia del campo visivo che provoca una sensazione sgradevole anche senza disturbare la visione.

Per evitare condizioni di abbagliamento nei locali industriali si


consigliano i valori riportati nella tabella a lato

La norma UNI 10380 precisa che l’abbagliamento può essere causato sia
dagli apparecchi di illuminazione ( abbagliamento diretto ) sia dalle
elevate luminanza prodotte dalle superfici lucide (abbagliamento riflesso)
e fornisce indicazioni e accorgimenti per limitare queste luminanze

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Fattori complementari del benessere visivo

L’esecuzione di compiti visivi impegnativi è facilitata da adeguate luminanze e contrasti

Contribuiscono al benessere visivo anche altri fattori :

Uniformità di illuminazione: la norma UNI suggerisce negli ambienti di lavoro di contenere tra 1 e 5 il rapporto
degli illuminamenti di superfici vicine e di considerare agli effetti del benessere
non solo il posto di lavoro ma l’intero ambiente.

Illuminazione pareti: la normativa tecnica consiglia i seguenti rapporti di illuminamento

• fra pareti e piano di lavoro 0,5 ÷ 0,8

• fra soffitto e pareti 0,3 ÷ 0,9

l’illuminazione del soffitto è necessaria nei casi in cui viene frequentemente rivolto
lo sguardo verso l’alto ( esempio impilamento di materiali con carrello elevatore-
trasporto di materiali con paranchi o gru manovrate da terra)

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Sorgenti luminose

Lampade a incandescenza : con caratteristiche poco idonee agli ambienti


di lavoro-

Vantaggi: luce sufficientemente bianca con spettro continuo, accensione


immediata, mancanza apparecchiature ausiliarie;

svantaggi: vita breve, scarso rendimento, calore sviluppato

Lampade fluorescenti tubolari: tubo di vetro, ricoperto all’interno di


polveri fotoluminescenti, nel quale si produce un arco di vapore di
mercurio a bassa pressione

vantaggi buona efficienza, luci con ottima resa dei colori,lunga vita

svantaggi presenza alimentatore e di uno starter, potenza limitata

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Lampade a vapori di mercurio ad alta pressione: con scarica entro un
ampolla di quarzo protetta da bulbo di vetro in genere rivestito con
polveri fluorescenti.

Vantaggi rispetto al tubo fluorescente : ingombro ridotto,potenze elevate.

Svantaggi: bassa resa cromatica, efficienza inferiore a quelle fluorescenti,


tempi di accensione e riaccensione lunghi

Lampade a vapori di sodio ad alta pressione: la scarica avviene in un


tubo di quarzo con vapori di sodio.

Vantaggi rispetto a quelle a mercurio maggiore efficienza

Svantaggi: maggior costo, minore efficienza cromatica, luminanza elevata

Lampade a vapori di alogenuri: scarica in gas ad alta pressione di


mercurio e alogenuri

Vantaggi: luce emessa con buona resa de colori, elevata efficienza

Svantaggi: alta luminanza, durata limitata

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Tutte le lampade a scarica in gas (sodio – mercurio – alogenuri – fluorescenti ) richiedono un reattore per limitare la
corrente ed un dispositivo di innesco dell’arco (es. starter per le fluorescenti ).
Si rende necessario rifasare l’impianto per ottenere valori di cos ϕ= 0,9 in quanto il fattore di potenza (rapporto potenza
attiva kW e apparente kVA) per le fluorescenti e quelle a mercurio è compreso tra 0,5 e 0,65 mentre per quelle al sodio è
0,22÷0,36
Le lampade a vapori di mercurio e di sodio non si accendono istantaneamente ma occorrono circa 5 minuti per il mercurio
e 8 minuti per il sodio
Per apparecchio di illuminazione si intende in genere il contenitore della sorgente luminosa cui è demandato il compito di
fornire protezione e di modificare l’emissione del flusso in funzione delle necessità

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Manutenzione degli impianti di illuminazione

Il livello luminoso all’interno degli stabilimenti industriali decade con il passare del tempo a causa dell’accumulo di
polvere e di altre sostanze sulle superfici riflettenti degli apparecchi illuminanti e sulle pareti dei locali oltre ad una
diminuzione del flusso luminoso delle lampade.

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Esempio metodo di calcolo

Uno dei metodi di calcolo per definire l’impianto di illuminazione all’interno di uno stabilimento industriale è quello del
flusso totale.
Questo metodo tiene conto di diversi fattori: dimensioni del locale – caratteristiche dell’apparecchio – colore delle
pareti, del soffitto, del pavimento, e si basa sull’utilizzo di coefficienti che devono essere scelti con una certa accortezza.
Le espressioni fondamentali sono:

Il valore del fattore di manutenzione dipende dalle condizioni ambientali e dal ciclo di manutenzione adottato - di solito
si sceglie pari a 0,75 – 0,8
Per coefficiente di utilizzazione si intende il rapporto tra il flusso totale incidente sul piano di lavoro ed il flusso totale
emesso dalle lampade installate nell’ambiente (dipende dalla forma del locale – dall’efficienza e dal tipo di apparecchio
illuminante – dal coefficiente di riflessione del soffitto, delle pareti e del pavimento).

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Per definire il coefficiente di utilizzazione è necessario determinare l’indice del locale K che secondo la UNI 10380-94 è
dato dalla relazione sotto.

Nella pratica esistono tabelle che forniscono i coefficienti di utilizzazione per alcuni tipi di apparecchi in funzione del
valore di K

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Modalità di installazione degli apparecchi di illuminazione

Per il tipo di installazione occorre tener conto delle seguenti considerazioni :


facilità di accesso per la manutenzione
non interferenza con altri servomezzi e strutture
l’eventuale potenziamento (o riduzione) dell’impianto di illuminazione
realizzare quanto più possibile una disposizione regolare posizionando gli apparecchi a distanze pressappoco uguali
cercare di mantenere un rapporto tra distanza degli apparecchi /altezza piano di lavoro generalmente prossimi a 1

Gli apparecchi possono essere fissati a soffitto o a filo catena in funzione del tipo di capannone.

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