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Principi generali sull’estinzione degli incendi

L’estinzione di un incendio avviene in pratica per la concomitanza di due azioni, con prevalenza dell’una su l’altra a
seconda del mezzo di estinzione adoperato:
• per raffreddamento: abbassando cioè la temperatura delle superfici esposte al di sotto del punto di accensione
• per soffocamento: riducendo l’afflusso di aria verso la zona di combustione.
Gli interventi di estinzione degli incendi possono essere facilitati da alcuni accorgimenti volti a favorire l’accesso ai
luoghi, a limitare la propagazione e così via.

In particolare si è osservato che negli edifici industriali la presenza nelle coperture di sfoghi di calore, costituiti da
chiusure che si aprono in caso di incendio, facilita la fuoriuscita dei gas di combustione, dei fumi e consente lo
smaltimento di una buona parte del calore sviluppato.
Anche se attraverso le aperture superiori alla fuoriuscita di calore si accompagna inevitabilmente l’ingresso di nuova
aria che và ad alimentare l’incendio, l’esperienza ha dimostrato che per adeguate dimensioni delle aperture l’apporto
termico dovuto al nuovo comburente immesso è nettamente inferiore alla quantità di calore che si riesce a smaltire.
L’altro vantaggio delle aperture superiori è quello di evitare accumuli sotto alla copertura di gas surriscaldati che
possono provocare danni strutturali con conseguenza caduta della copertura stessa.

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Mezzi antincendio

I mezzi antincendio si dividono in due grandi categorie:

• portatili: per interventi localizzati - estintori


• fissi: posti a protezione di aree o di interi fabbricati – impianti antincendio

Gli estintori vengono scelti in funzione della classe dei fuochi

Per gli impianti antincendio fissi si può considerare una ulteriore suddivisione per le tipologie di più diffusa
applicazione in :
• impianti ad idranti
• impianti a pioggia
• a nebulizzatori o a diluvio
• impianti a CO2 a bassa o ad alta pressione

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Mezzi antincendio portatili: estintori

Il D.M 20 dicembre 1992 e 6 marzo 1992 prescrivono che tutti gli estintori siano
colorati in rosso ed identificati con una etichetta sulla quale siano riportati:
• Il tipo di estintore, la sua carica, la classe di incendio che idoneo a spegnere;
• La modalità di utilizzazione;
• I pericoli di natura elettrica cioè se può o non essere usato su apparecchi sotto
tensione elettrica.

la norma UNI-EN 2 relativa alla classificazione dei fuochi suddivide i fuochi in quattro categorie

Classe A: fuochi da materiali solidi la cui combustione comporta la formazione di braci .(carta, legname, tessuti, carboni,
gomma, pelli)
Classe B: fuochi da liquidi o solidi liquefattibili (alcoli, vernici, solventi, oli lubrificanti, benzine, petrolio)
Classe C: fuochi da gas (metano, acetilene, idrogeno, propano, etilene, propilene)
Classe D: fuochi da metalli (nitrati, nitriti, clorurati, sodio, potassio, alluminio etc..)

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Estintori idrici: sono costituiti da un
serbatoio contenente acqua (con
aggiunta in alcuni casi di sostanze Estintori a polvere: nel serbatoio è
chimiche), da una bomboletta di gas presente una polvere costituita da
compresso (solitamente CO2) che nel sali finemente suddivisi che per
momento del funzionamento azione di un gas propellente vengono
pressurizza il serbatoio permettendo scaricati sul fuoco attraverso l’ugello
la fuoriuscita dell’acqua.

Estintori a CO2: la bombola contiene


anidride carbonica liquefatta.
Alla temperatura di 20°C la CO2 ha
una tensione di vapore di circa 58
bar e si trova in prossimità del punto Estintori a schiuma: la schiuma è
critico del diagramma di stato. formata da una soluzione acquosa di
Per temperature superiori si ottiene saponificante mentre il propellente è
un notevole incremento della costituito da un gas posto in una
pressione per cui è necessario evitare bomboletta secondaria (azoto o
riscaldamenti di questi estintori. CO2).
In genere per ridurre il rischio le Lo spegnimento avviene per
bombole non sono caricate per separazione meccanica dell’aria dal
intero. combustibile e mediante sottrazione
All’uscita dalla bombola la CO2 di calore da parte dell’acqua che
produce un azione estinguente sia per evapora.
soffocamento che per
raffreddamento, visto che per la forte
espansione raggiunge temperature
molto basse tanto che una parte
diventa ghiaccio secco

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Mezzi antincendio fissi: impianti a idranti

Per ambienti piccoli con pericolo di incendio


limitato e per i quali non si richiedono rilevanti
quantità di acqua industriale è possibile
realizzare una sola rete idrica a servizio delle
esigenze industriali e della rete antincendio.
E’ comunque preferibile realizzare sempre reti
separate che alimentano i diversi servizi
(potabile,acqua industriale, antincendio) in
quanto anche tenendo conto del costo
dell’impianto della rete antincendio questo
risulta notevolmente giustificato in caso di
incendio.

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Mezzi antincendio fissi: impianti a pioggia

Questo tipo di impianto indicato anche come impianto a sprinkler è caratterizzato dalla presenza di ugelli erogatori che
sono tenuti chiusi da una piastrina di lega metallica fusibile ad una temperatura prefissata o da un bulbo contenete un
liquido con elevata tensione di vapore il quale ad una prefissata temperatura rompe l’ampolla.
In entrambi i casi la fusione della piastrina metallica o la rottura dell’ampolla provoca l’apertura dell’ugello e la
fuoriuscita di acqua a pioggia nella zona sottostante.

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I tipi di impianto sono:
• a umido: con tubi pieni di acqua in pressione;
• a secco con tubi pieni di aria compressa che con la rottura degli elementi sulle teste comandano una valvola di allarme che permette
l’ingresso dell’acqua;
• a preazione impianto con tubi vuoti associato ad un sistema di rilevazione incendi che comanda l’apertura di una valvola di controllo
che consente il riempimento delle tubazioni di acqua che non uscirà comunque fino alla rottura degli elementi sulle teste.

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Mezzi antincendio fissi: impianti a nebulizzatori o a diluvio

Tali impianti sono costituiti da una rete di tubazioni che portano speciali ugelli erogatori sempre aperti che hanno il compito di dividere l’acqua
in piccolissime goccioline e di distribuirla uniformemente in un getto a forma di ombrello.
Gli impianti a nebulizzatori sono del tipo a secco, a impianto non funzionante la rete di tubazioni è vuota d’acqua, l’alimentazione dell’acqua
avviene dopo l’apertura di una valvola a comando manuale o automatico in quest’ultimo caso comandata direttamente da un sistema di
rivelazione incendi.
A differenza degli impianti a sprinkler in questo caso entrano in funzione tutti gli erogatori contemporaneamente per cui gli impianti in genere si
suddividono in zone per limitare l’erogazione dell’acqua ai soli settori che lo richiedono.

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Mezzi antincendio fissi: impianti a CO2 ad alta pressione

Tali impianti sono costituiti da una batteria di bombole contenenti CO2 allo stato liquido collegate, attraverso una rete di distribuzione, ad ugelli
che erogano CO2 sottoforma di gas.
A differenza degli estintori a CO2 l’impianto agisce prevalentemente per soffocamento, visto che l’erogazione avviene attraverso ugelli sotto
forma di gas, rinunciando all’effetto di raffreddamento e soffocamento degli estintori.
L’impianto può avere scopi diversi: completa saturazione de locale – saturazione localizzata – scarica lenta.
Comunque per poter funzionare è necessario che il locale servito risulti completamente chiuso, per tale motivo l’intervento della CO2 deve essere
segnalato con assoluta sicurezza per consentire l’evacuazione del personale presente nel locale (la sirena di avviso in genere è alimentata con la
stessa CO2)

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Mezzi antincendio fissi: impianti a CO2 a bassa pressione

La principale differenza con gli impianti ad alta pressione e che la CO2 viene stoccata anziché in bombole in un unico recipiente refrigerato alla
temperatura di – 18°C ed alla pressione di 20 bar.
Teniamo presente che la CO2 allo stato liquido nelle bombole ed alla temperatura atmosferica di 20°C presenta una tensione di vapore di circa
58 bar ed è vicina al punto critico.
L’impianto a bassa pressione è più complesso ma presenta la possibilità di interventi multipli (più impianti indipendenti) e prolungati.
L’impianto ad alta pressione è indicato per locali piccoli e macchinari delicati.
L’elevato costo di questi impianti li vede utilizzati nei casi di forte pericolo nei quali l’agente estinguente non deve creare danni :
apparecchiature elettriche ed elettroniche – depositi e reparti di lavorazione vernici – archivi e biblioteche – forni di essiccazione e liquidi
infiammabili.

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