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Oggi giorno sempre più persone trascorrono le loro giornate guardando serie tv, ma tra queste possiamo

trovarne certe che incrociano nelle trame della loro storia anche elementi di filosofia. Una tra queste è Dark,
una serie tedesca prodotta da Netflix composta da tre stagioni. I protagonisti principali sono i viaggi nel
tempo che si sviluppano su diversi piani temporali saltando ogni volta di 33 anni nel passato e nel futuro. I
personaggi sono molti e le loro vite si intrecciano in una fitta narrazione che, al di là di essa, nasconde delle
teorie non solo scientifiche ma anche filosofiche.
In questa serie i viaggi temporali non sono utilizzati come espedienti, ma come elementi fondamentali per la
narrazione. Si ha una teorizzazione dei wormhole, ovvero il ponte di Einstein-Rosen, ma anche della teoria
dei campi quantistici e del fenomeno dell’entanglement, ovvero quel fenomeno dimostrato a livello
subatomico per cui tra due quanti che abbiano interagito almeno una volta esiste una sorta di legame che
ignora lo spazio-tempo, tale che se si agisce su uno di quei quanti si assisterà nello stesso istante ad una
reazione analoga anche nell’altro quanto, indipendentemente dalla sua posizione nel cosmo. 1 Oltre a teorie
prettamente scientifiche possiamo trovarne anche altre più filosofiche tra cui la teoria dell’eterno ritorno di
Nietzsche, secondo cui l’uomo deve imparare ad amare talmente tanto la vita da non temere il suo continuo
ripetersi, la cui importanza è posta sul rivivere gli stessi eventi con la stessa potenza energetica della prima
volta, come se fosse continuamente qualcosa di nuovo. Per Nietzsche non tutti gli uomini sono in grado di
farlo, ma solo il superuomo, ovvero colui che è riuscito ad abbandonare le credenze ed i valori passati per
crearne di nuovi e vivere la propria vita secondo essi. Per il filosofo tedesco dio è il nome che l’uomo dà alla
sua esigenza di un fondamento, di un punto di riferimento stabile, di una concezione temporale lineare e di
conseguenza morale, di un inizio e di una fine. La morte di dio è la sua teoria secondo cui dio è morto, ma
non propriamente da un punto di vista teologico ma è la morte di tutte quelle tracce dei dogmi cristiani
presenti ancora nella nostra società che vengono mascherate come credenze scientifiche e sociali. In Dark si
parla di dio, un dio che è all’origine dell’universo, che ha predisposto un piano per tutti, ma quello che cerca
di fare questa serie con i suoi continui viaggi temporali è il superamento della visione teologica e temporale a
cui siamo abituati. Il tempo è ciclico, la concezione classica del tempo lineare e di dio vengono abbandonati
e di conseguenza anche la moralità ed il libero arbitrio che creano. Dark si domanda se esiste veramente un
libero arbitrio, ma la risposta è molto più complessa di un semplice sì o no: Jonas, il personaggio che dà
inizio a questi viaggi, è convinto di poter cambiare le cose, di riuscire a governare il tempo, quando in realtà
lui, come anche tutti gli abitanti della cittadina di Winden, sono sottomessi al tempo e nessuno di loro sarà
mai in grado di cambiare la storia e nemmeno di essere al centro di essa.
Dark è una serie con diversi strati e piani narrativi che la compongono, riesce a intrecciare nella sua storia
personaggi, storie, credenze diverse e tra loro contrastanti senza perdere però quel filo rosso che ci permette
di mettere tutto in stretto collegamento.

1. Di Maria, L. (2018). Dark: l’umanesimo che legge Einstein, Globusmag.

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