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Michael J. Loux
ch. 5 “The necessary and the possible” in Metaphysics. A Contemporary Introduction
Routledge, London and New York, 1998
(Traduzione di Elisa Paganini)
(5)E’ necessario che due più due fa quattro e gli scapoli non sono sposati
è vero. Se tuttavia sostituiamo “due più due fa quattro” in (5) con “Giorgio
Napolitano è presidente della Repubblica Italiana”, ciò che risulta
(8)E’ necessario che l’uomo più alto dell’Indiana sia più alto di chiunque
altro in Indiana
(9)E’ necessario che Sam Small sia più alto di chiunque altro in Indiana
e (9) è falso; infatti sebbene Sam Small sia più alto di chiunque altro in Indiana, ci
sarebbe ovviamente potuto essere qualcuno in Indiana più alto di Sam.
Pertanto introducendo termini che esprimono nozioni modali nel nostro
linguaggio convertiamo i contesti estensionali in contesti non-estensionali; e per
molti filosofi degli anni quaranta e cinquanta del Novecento ciò significa che le
nozioni modali non possono avere un posto nella filosofia seria.2 Poiché gli enunciati
che includono le espressioni modali non possono essere conciliate con i sistemi
estensionali del calcolo proposizionale, del calcolo predicativo e della teoria degli
insiemi, i filosofi che invocano tali nozioni non riescono a rendere conto delle
relazioni inferenziali fra i diversi enunciati modali che vogliono assumere. Essi non
hanno una chiara comprensione di ciò a cui si impegnano quando fanno una
particolare assunzione di tipo modale; e questo, per i critici, equivale a dire che non
capiscono quello che dicono.
Si potrebbe pensare che ciò di cui c’era bisogno fosse semplicemente un sistema
logico che rendesse conto delle relazioni logiche fra enunciati modali; cioè che c’era
bisogno di una logica modale. Ma c’erano sistemi modali in letteratura. La difficoltà
era dovuta al fatto che ce n’erano troppi.3 I logici hanno lavorato per rendere
sistematiche le inferenze modali, ma ciò che hanno scoperto è che è possibile
generare logiche modali diverse e non equivalenti, logiche che danno risposte diverse
alla domanda “Quali enunciati modali seguono da un dato insieme di enunciati
modali?” E questo fatto è stato utilizzato abilmente dai critici delle nozioni modali.
Dal loro punto di vista, la possibilità di fornire sistemi non equivalenti di inferenza
modale ha mostrato che noi non abbiamo davvero una comprensione affidabile delle
nozioni di necessità e possibilità, ed è servita a confermare la loro fedeltà all’ideale di
un linguaggio completamente estensionale.
Pertanto, un orientamento empirista in metafisica insieme a considerazioni
tecniche sull’estensionalità hanno avuto l’effetto di diffondere un certo scetticismo
sull’uso delle nozioni di necessità, possibilità e contingenza. Per la verità molti
filosofi hanno continuato a credere che la metafisica seria richiedesse l’appello alle
nozioni modali; ma le obiezioni degli scettici li mettevano sulla difensiva. Poi, negli
anni cinquanta e sessanta del Novecento, gli sviluppi nella logica modale hanno
ridato fiducia ai sostenitori delle nozioni di necessità e possibilità. I logici hanno
scoperto che possono dare una chiara spiegazione alle nozioni di possibilità e
necessità così come vengono usate nelle diverse logiche modali facendo appello
all’idea Leibniziana che il nostro mondo, il mondo attuale, è semplicemente uno degli
infiniti mondi possibili.4 L’idea guida è che così come le proposizioni possono essere
vere o false nel mondo attuale, possono avere valori di verità in altri mondi possibili.
Pertanto la proposizione che Gordon Brown è Primo Ministro del Regno Unito è vera
nel nostro mondo; e sebbene ci siano indubbiamente molti altri mondi possibili in cui
2
Si veda per esempio Quine (1947) “The problem of interpreting modal logic” in Journal of Symbolic Logic e “Tre
gradi di coinvolgimento modale” (1953) (tr. it. in A. Varzi (a cura di), Metafisica, Laterza, 2007)
3
Il lettore con una buona conoscenza di logica troverà una presentazione critica di questi problemi in Loux “Modality
and metaphysics” in Loux, The Possible and the Actual, Ithaca, Cornell University Press (1979).
4
Una figura centrale al riguardo è stata Saul Kripke. Si veda Kripke (1963) “Considerazioni semantiche sulla logica
modale” (tr. it. in L. Linsky (a cura di), Riferimento e modalità, Milano, Bompiani, 2002, pp. 80-92).
è vera, ci sono anche molti mondi possibili in cui è falsa. I logici modali hanno
sostenuto che l’idea che le proposizioni possano avere valori di verità nei mondi
possibili fornisce gli strumenti per spiegare l’applicazione dei concetti modali alle
proposizioni. Per dire che una proposizione è vera o vera “attualmente” [actually]
significa che è vera in quel mondo possibile che è il mondo attuale. Del resto, dire
che una proposizione è necessaria o vera necessariamente è equivalente a dire che è
vera in tutti i mondi possibili, e dire che una proposizione è possibile o è possibile
che sia vera è equivalente a dire che è vera in uno o l’altro dei mondi possibili. In
base a questo resoconto, le nozioni di necessità e possibilità devono essere spiegate
nei termini di quantificazione su mondi. Dire di una proposizione p che è
necessariamente vera significa introdurre un quantificatore universale sui mondi
possibili. E’ equivalente a dire “Per ogni mondo possibile W, p è vero in W”. E dire
di una proposizione p che è possibilmente vera significa introdurre un quantificatore
esistenziale sui mondi possibili; è equivalente a dire “C’è almeno un mondo possibile
W tale che p è vera in W”.
L’elaborazione di questa idea coinvolge dettagli tecnici su cui possiamo
soprassedere; ma una caratteristica importante di questo approccio neo-leibniziano
alla modalità è stata la sua capacità di spiegare la pluralità di logiche modali. E’
emerso che possiamo porre diversi tipi di costrizioni o restrizioni formali sulla
quantificazione sui mondi possibili, e le diverse costrizioni corrispondono a diversi
sistemi proposti dai logici modali nei loro tentativi di caratterizzare le inferenze
modali. Ma, inoltre, nel dirci che l’oggetto di indagine nel discorso modale è la
totalità dei mondi possibili, i sostenitori dell’approccio neo-leibniziano alla logica
modale sono stati in grado di spiegare l’impossibilità – sottolineata dagli empiristi -
di spiegare le nozioni di necessità e possibilità facendo appello al contenuto
dell’esperienza di tutti i giorni. Quando parliamo di ciò che è necessario o possibile,
non stiamo parlando semplicemente di come il mondo è di fatto; stiamo parlando
della totalità dei mondi possibili. Di conseguenza, non sorprende che l’empirista non
fosse in grado di identificare l’oggetto di indagine del discorso modale facendo
semplicemente appello ai contenuti delle nostre esperienze percettive nel mondo
attuale.
Mondi possibili
è, tuttavia, falsa: (1) ci dice che un certo oggetto, quello a cui Hawking sta ora
pensando, è essenzialmente o necessariamente un numero pari, e poiché quell’oggetto
è il numero due, (1) è vero. (2), d’altra parte, ci dice che una certa proposizione, cioè
(3) La cosa a cui Stephen Hawking sta pensando è un numero pari