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In passato per studiare un terremoto si analizzavano gli effetti che esso aveva provocato su animali,
persone e strutture, quindi erano soprattutto indagini di tipo quantitativo che non prendevano in
considerazione parametri fisici ma solo i danni provocati alle zone abitate dall’uomo dopo il
passaggio del terremoto.
Questo tipo di analisi è denominato studio dell’intensità macrosismica e ancora è uno studio molto
rilevante nonostante la comparsa di scale basate su dati oggettivi come la magnitudo, quindi più
precise ed immediate.
L’uso della scala magnitudo è relativamente recente, quindi non si hanno questo genere di dati per
terremoti del passato, invece si può risalire all’intensità macrosismica di terremoti avvenuti davvero
tanto tempo fa tramite l’analisi di dati storici.
L’uso delle prime scale di intensità risale fino al primo decennio del 1800, con la prima scala usata e
inventata da Egen. Con gli anni le scale sono diventante sempre più precise e basate su dati oggettivi
e sempre meno qualitativi, fino ad arrivare alla scala macrosismica europea (EMS) che addirittura ha
le istruzioni per l’uso con tanto di immagini esemplificative. La scala valuta il tipo di edificio, il tipo di
danno e a chi o cosa è riferito, in questo modo la scala se usata correttamente può descrivere un
terremoto il più precisamente possibile. Altre scale rilevanti sono la MSK e la MM (scala mercalli
modificata)
Le scale possono essere o a dieci o a dodici parametri, alcune sono più precise di altre ma esistono
fattori che ne limitano assolutamente l’utilizzo:
Indagine
Per compiere un’indagine macrosismica si parte con l’analisi della zona interessata dal terremoto. Si
individuano sulla mappa della zona colpita i punti di intensità e si costruisce il piano graduato. Finito
il piano graduato si costruisce il campo macrosismico racchiudendo i punti aventi stessa intensità con
delle isolinee dette isosisme.
La forma del campo macrosismico individuato e la disposizione delle isosisme dipendono dalle
caratteristiche del terreno, dalla profondità dell’ipocentro e dall’energia liberatà dal terremoto.
La forma delle isosisme può variare da circa circolare ad ellittica, la zona centrale racchiude
l’epicentro e la distanza fra una isosisma e l’altra dipende dalla profondità dell’ipocentro. La
grandezza della felt area, ossia l’area di risentimento dipende dall’energia rilasciata e la forma delle
isosisme dipende dal tipo di faglia da dove il terremoto si è scatenato.
All'interno del piano macrosismico possono comparire zone dove è stata rilevata una intensità
anomala che possono essere dovuti o a fenomeni di amplificazione del terreno oppure a difetti nella
misurazione o anche per fattori locali dovuti alla resistenza degli edifici stessi.
Esistono diversi metodi di disegno delle isosisme, il metodo a mano è quello meno preciso perciò si è
richiesto lo sviluppo di metodi geometrici che rendano la disegnazione delle isosisme il più oggettivo
possibile.
Per ogni isosisma o areola è individuabile una direzione dove il momento è maggiore o minore. Per
momenti d’inerzia massimi abbiamo la direzione di minima attenuazione, al contrario per momenti
d’inerzia minimi abbiamo massima attenuazione. Si è visto che la direzione delle faglie coincide con
la direzione di minima attenuazione cioè di massimo momento.
Individuati tutti i momenti di inerzia applicati al centro delle areole o negli epicentri focali si
individuano i momenti d’inerzia totali sia di minimo che di massimo e poi si individua il punto di
applicazione dei momenti coincidente coll’epicentro del terremoto.
Così è stata completata l’indagine riguardante il singolo terremoto, conoscendo il punto centrale
dove il momento è uguale a zero ossia l‘epicentro, la profondità dell’ipocentro, la grandezza della
felt area e le direzioni di massima o minima attenuazione del terremoto.
Zone sismogenetiche.
Il prossimo passo consiste nell’individuazione delle zone sismogenetiche. Lo scopo di questo tipo di
indagine è la prevenzione, poiché conoscendo la probabilità che accada un terremoto in una
regione, il tipo di intensità che verranno avvertite e la grandezza dell’area di risentimento è possibile
prepararci ad un eventuale terremoto di quel tipo.
Questo processo inizia prima con l’indagine dell’intensità macrosismica di una determinata regione,
prendendo in considerazione tutti i terremoti che hanno interessato quella zona e individuando
l’epicentro di un possibile terremoto avente una media zona macrosismica con direzione di massima
e minima attenuazione media rispetto a tutti i terremoti avvenuti prima, e poi si studia il tipo di
strutture che interessano la regione, individuando le faglie maggiori e minori.
In genere le faglie maggiori sono quelle che hanno una zona sismogenetica ridotta mentre quelle
minori hanno una zona sismogenetica più grande. In una zona sismogenetica un terremoto può
accadere in ogni parte dell’area con uguale probabilità, avendo gli stessi effetti e le stesse
caratteristiche del terremoto generale individuato per zona sismogenetica.
A definire la pericolosità di una zona sono la modalità con cui le onde sismiche si propagano, le
caratteristiche intrinseche del punto di origine dei sismi, la presenza di zone anomale dove i
terremoti sono amplificati.