Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
LA DANZA
DELPEYOTE
Sbarcato in Messico ed entrato in contatto
con la rivoluzione sociale, Artaud, senten
do ben presto il bisogno di basi più pro
fonde su cui poggiare lo «Sconvolgimento
universale delle anime», si inoltrò nelle
montagne del centro del paese verso il
popolo indigeno dei Tarahumara, in cerca
delle fonti di una vera rivoluzione, quella
che sappesse guarire l'uomo dalla malattia
moderna del progresso e della tecnica.
Iniziato al culto del Peyote, sarà per mez
zo dei riti che riaccendono le forze ge
neratrici dei Miti, nella dimensione oni
rica e allucinatoria della «Visione interna
dell'Essere», che il segreto della Vera cul
tura, sotto il manto delle apparenze della
realtà, gli verrà svelato. Artaud, come un
profeta la cui voce stride ad orecchie im
preparate, tornato in un'Europa malata,
incapace di accogliere il suo messaggio
di rivoluzione totale dello Spirito, verrà
da essa suicidato in manicomio.
€ 13,00
................................... ....
. .
LA DANZA DEL
PEYOTE
a cura di
Matteo Pinna
ORTICA EDITRICE
Indice
Prefazione 7
Nella terra dei Tarahumara
La Razza degli Uomini Persi 11
Il rito del Peyote presso i Tarahumara 15
Viaggio al Paese dei Tarahumara
r. La Montagna dei Segni 48
2. La Danza del Peyote 55
3. Lettera a Henri Parisot 71
4· Supplemento al Viaggio al 74
Paese dei Tarahumara
Il Paese dei Re Magi 88
Una Razza-Princìpio 93
Il rito dei Re di Atlantide 99
Tutuguri 106
Il Rito del Sole Nero 112
Una Nota sul Peyote 115
Cultura Tolteca 116
Una Civilizzazione 121
Lettere relative ai Tarahumara
A Jean Paulhan 123
A Henri Parisot 139
Al dottor Gaston Ferdière 190
Il Vescovo di Rodez 194
Prefazione
7
bigattini, e pronte a far franare l' intera costru
zione su se stessa.
Quindi, dopo aver invitato la gioventù mes
sicana ed europea, con i suoi Messaggi Rivo
luzionari, ad abbracciare una forma di Rivolu
zione più ampia, religiosa, che sappia riporre
sui propri piedi quello che invece cammina a
testa in giù, Artaud decide di farsi egli stesso
sperimentatore di un simile cammino di veri
tà, ed inoltrandosi nel cuore delle montagne del
Messico, andrà in cerca del popolo indigeno dei
Tarahumara, possessore ancora di una Sapienza
antica, atavica, mitica, per poter accedere alle
sue fonti stesse, nella loro «essenza», laddove
l' Essere non è un concetto filosofico , spurio,
prettamente astratto , bensì l' incarnazione dello
Spirito nel Corpo stesso della Natura.
Porta d' accesso a questa conoscenza, non
poteva dunque certo essere l'intellettualismo di
stampo europeo, la ricerca dell'Idea, !'«<o-pen
so» dunque vaneggio, bensì l'esperienza stessa
dell' uscita nel proprio corpo, grazie alla quale è
possibile entrare - per via di una penetrazione
consustanziale - nel Corpo della Natura mistica
dell' Essere, per mezzo della «carne degli dèi», il
sacro Peyote. Ed anche per poter saggiare questa
sacra carne, che permette di toccar con mano
la connaturata unione originaria di corpo-e
mente - che solo una cultura stanca e profana-
8
ta dal culto della Ragione come quella europea,
poteva scindere in quanto categorie antologiche
opposte - , era necessario passare attraverso le
forre della crudeltà del rito, a cui i sacerdoti del
Peyote gli concederanno l'accesso, poiché nella
sua mente di poeta avranno scorto la necessaria
ombra corpuscolare che può accogliere, nel suo
abbraccio, la luce della Visione.
Ed è allora la Danza del Peyote, è il viaggio
dall'Altra Parte, dove le forze mitiche si incarna
no in visioni che sono la luminescenza stessa
dei nervi del corpo, delle vene, del flusso san
guigno, delle immagini mentali che si stagliano
come canti di carne , degli dèi vivi come sensa
zioni. Ed è una semiotica dell 'Invisibile che si
apre all'occhio veggente, allucinato dalla traspa
renza spettroscopica risvegliata dal Peyote, le
cui tracce diventano visibili nel paesaggio stes
so, nella ripetizione numerica delle coinciden
ze, nell 'Analogia Universale delle forme dell' esi
stente e delle metamorfosi del suo divenire, in
quell'eterna ghirlanda di forze che si rivela es
sere il profondo fiume carsico della Mente, va
riopinta e moltiplicatrice matrice di esseri che
sono poesia ed il suo mito, dopo esser stata, nel
viaggio psichico tra gli eidola che la costellano ,
immersa nella luce Rivoluzionaria dei Primordi,
in cui giace il nucleo ofidico della psiche, tala
mo dell'essere supremo, che è il Serpente Alato.
9
E da questo viaggio - in cui la Serpe Alata,
assumerà anche il volto del Cristo Risorto - An
tonin Artaud riporterà, a metà strada tra un re
porter ed un profeta, le parole e le visioni che
dovrebbero guidare ogni cercatore d'Assoluto,
nel cammino verso la Rivoluzione necessaria,
capace di ridare linfa ad una cultura smorta, dia
fana, e da lei, all' arte tutta, che in contatto con
le forze mitiche , originarie dell' Essere , ridiventa
Danza mistica, peste, crudeltà, Doppio di quel
Teatro del Mondo che i sortilegi, la stregoneria
e la Magia Nera della scienza occidentale, han
no invece cauterizzato , annichilito a colpi- di
elettroshock, di polizie e di propaganda.
Gli scritti che da questo viaggio all'interno
della psiche dell' essere Artaud elaborò (e che
coprono un arco temporale dal 1935-36 fino a
pochi mesi prima della sua morte, nel 1948),
con una continuità che la dice lunga sulla ne
cessità del loro messaggio e del loro valore, ven
gono qui proposti come l'unità di un percorso
conoscitivo , le cui tracce - nel rispetto dello
spirito della lettera - devono essere conside
rate come un invito alla ricerca di quel sacro
Peyote che germoglia nel deserto di ciascuno di
noi, e la cui ingestione permette di risvegliare la
serpe alata della mente.
M. P.
10
Nella terra dei Tarahumara
Il
morti. . . non vedono la realtà e traggono forze
magiche dal disprezzo che hanno per la civiliz
zazione.
Vengono qualche volta nelle città, spinti da
non so quale voglia di muoversi, a vedere , di
cono loro, come sono gli uomini che si sono
sbagliati. Per loro , vivere nelle città, è sbagliarsi.
Vengono con donne e bambini , attraverso
impossibili tragitti che nessun animale osereb
be tentare.
A vederli andare dritti per la loro strada, at
traverso i torrenti, la terra che frana, i fitti bo
schi cedui, le scale di roccia, i muri a picco, non
posso impedirmi di pensare che hanno saputo
conservare la forza di gravitazione naturale dei
primi uomini.
.. ....
12
Quando gli viene dato qualcosa oppure non
gli viene dato niente, si ritirano sempre dopo
uno stesso lasso di tempo. Se gli viene dato qual
cosa, non dicono grazie . Perché dare a colui che
non ha niente non è per loro neppure un dove
re, è una legge di reciprocità fisica che il Mondo
Bianco ha tradito. La loro attitudine sembra dire:
«Obbedendo alla legge, è a te stesso che fai del
bene , non ho dunque da ringraziarti».
Il denaro così guadagnato mendicando serve
loro a comprare cibo per il ritorno perché , nel
la foresta Tarahumara, non si capisce proprio a
cosa il denaro potrebbe mai servire .
Questa legge di reciprocità fisica che noi
chiamiamo carità, gli Indiani la praticano na
turalmente , e senza alcun sentimento di pietà.
Coloro che non hanno nulla perché hanno per
so il.loro raccolto , perché il loro mais è stato
bruciato, perché il proprio padre non ha loro
lasciato nulla o per qualsiasi altra ragione di cui
non hanno da giustificarsi, arrivano all'alba di
fronte alle case di coloro che hanno qualcosa.
Immediatamente, la padrona di casa porta loro
tutto ciò che ha. Nessuno guarda, né colui che
dona, né colui che riceve. Dopo aver mangia
to, il mendicante se ne va senza ringraziare né
guardare nessuno .
***
13
Tutta la vita dei Tarahumara ruota attorno al
rito erotico del Peyote .
La radice del Peyote è ermafrodita. Essa ha,
come sappiamo, la forma di un sesso di uomo e
di donna riuniti. È in questo rito che risiede tut
to il segreto di questi Indiani selvaggi. La sua for
za mi è apparsa simbolizzata da una raspa, una
specie di legno ricurvo ricoperto di incisioni
sul quale, per notti intere, gli stregoni del Peyo
te fanno scricchiolare ritmicamente dei piccoli
bastoni. Ma la cosa più strana è il modo in cui
questi stregoni vengono reclutati. Un giorno, un
Indiano si sente chiamato a maneggiare l<;! ra
spa. Va a cercare in un angolo sacro della mon
tagna in cui da millenni dorme una collezione
incredibile di raspe che altri stregoni hanno sot
terrato. Le raspe sono in legno, in legno delle
terre calde , dicono loro . Il Tarahumara passa tre
anni al di sopra di questa piantagione di raspe e,
alla fine del terzo anno , ritorna in possesso del
rito essenziale.
Tale è la vita di questo strano popolo sul qua
le nessuna civilizzazione avrà mai presa.
14
Il rito del Peyote presso i Tarahumara
15
l'eco. Ed è là che il vecchio capo messicano mi
ha colpito per aprirmi nuovamente la coscien
za, perché per capire il Sole ero mal nato; e poi
è l'ordine gerarchico delle cose che vuole che
dopo essere passato attraverso il TUTTO, ovvero
il multiplo, che sono le cose, si ritorni al sem
plice dell'Uno, che è il Thtuguri o il Sole, per
dissolversi in seguito e resuscitare per mezzo di
questa operazione di riassimilazione misteriosa.
Dico di riassimilazione tenebrosa che è com
presa nel Ciguri, come un Mito di ripresa, poi
di sterminio, e infine di risoluzione nel setaccio
dell'espropriazione suprema, così come non
cessano di gridarlo e di affermarlo i lòro preti
nella loro Danza durante tutta la Notte. Perché
essa occupa la notte intera, dal tramonto all'au
rora, ma essa assorbe tutta la notte e la raccoglie
come si assorbe tutto il succo di un frutto fino
alla fonte della vita. E l'estirpazione di proprietà
va fino a dio e lo oltrepassa; perché dio, e so
prattutto dio, non può assorbire ciò che nell'io è
autenticamente il se stesso così forte che questi
abbia l'imbecillità di abbandonarsi.
Fu una domenica mattina che il vecchio
capo indiano mi aprì la coscienza con un colpo
di gladio tra la milza e il cuore: «Abbiate fiducia,
mi disse, non abbiate timore, non vi farò alcun
male», e indietreggiò velocissimo di tre o quat
tro passi, e dopo aver fatto tracciare al suo gla-
16
dio un cerchio nell'aria col pomello ed indietro,
si precipitò su di me, in avanti, e con tutta la sua
forza, come se volesse sterminarmi. Ma la pun
ta della spada mi toccò appena la pelle e fece
zampillare una piccolissima goccia di sangue. -
Non ne provai alcun dolore ma ebbi in effetti
l'impressione di svegliarmi a qualcosa a cui fino
ad ora ero mal nato e orientato dalla parte sba
gliata, e mi sentii colmato di una luce che non
avevo mai posseduto. - Fu qualche giorno dopo
che un mattino all'aurora entrai in relazione
con i preti del1Utuguri e il giorno dopo infine
potei raggiungere il Ciguri.
«Ricucirti nell'entità senza Dio che ti assimi
la e ti produce come se tu ti producessi da te
stesso, e come te stesso nel Niente e contro di
lui, ad ogni istante, tu ti produci».
Sono queste le parole stesse del capo india
no e io mi limito solo a riportarle, non tali e
quali me le disse, ma tali come le ho ricostruite
sotto le illuminazioni fantastiche di Ciguri.
Ora, se i Preti del Sole si comportano come
delle manifestazioni della Parola di Dio, o del suo
Verbo, ossia di Gesù Cristo, i Preti del Peyote mi
hanno fatto assistere al Mito stesso del Mistero,
immergere negli arcani mitici originari, entrare
attraverso loro nel Mistero dei Misteri, e vedere
la figura delle operazioni estreme attraverso le
quali L'UOMO PADRE, NÉ UOMO NÉ DONNA
17
ha creato tutto. Certo non ho raggiunto tutto
questo di primo acchito e mi ci è voluto un certo
tempo per comprenderlo, e molti gesti di danza,
attitudini o figure, che i preti del Ciguri traccia
no nell'aria come se li imponessero all'ombra o
li traessero dagli antri della notte, essi stessi non
li capiscono più, e non fanno altro che obbedire,
così facendo, ad una sorta di tradizione fisica da
una parte, dall'altra ai comandamenti segreti che
detta loro il Peyote di cui ingeriscono un estrat
to prima di mettersi a danzare al fine di guada
gnare delle trance con metodi calcolati. - Voglio
dire che fanno ciò che la pianta dice loro di fare,
ma che essi ripetono come una sorta di lezione
alla quale i loro muscoli obbediscono, ma che
non capiscono più nelle distensioni dei loro ner
vi, non più di quanto facessero i loro padri o i
padri dei loro padri. Perché allo stesso modo il
ruolo di ogni nervo è sopravvalutato. Ciò non mi
soddisfò e quando la Danza fu finita io volli sa
perne di più. - Perché prima di assistere al Rito
del Ciguri come i preti indiani attuali lo eseguo
no avevo interrogato numerosi Tarahumara del
la montagna e passato una notte intera con una
giovanissima coppia il cui marito era un adepto
di questo rito e ne conosceva, a quanto pare, nu
merosi segreti. - E ricevetti da lui meravigliose
spiegazioni e chiarimenti estremamente precisi
sul modo in cui il Peyote resuscita nel tragitto
18
intero dell'io nervoso, la memoria di simili veri
tà sovrane, grazie alle quali la coscienza umana,
mi venne detto, non perde più, ma al contrario
ritrova la percezione dell'Infinito. «<n cosa consi
stono queste verità, mi disse quest'uomo, non è
mio compito mostrartelo. Ma è mio compito far
le rinascere nello spirito del tuo essere umano.
- Lo spirito dell'uomo è stanco di Dio, perché è
cattivo e malato, ed è nostro compito ridarglie
ne fame. Ma ecco ora che il Tempo stesso ce ne
rifiuta il mezzo. - Ti verrà mostrato domani ciò
che noi ancora possiamo fare. E se tu vuoi lavo
rare con noi, forse con l'aiuto di questa Buona
Volontà di un uomo venuto dall'altra parte del
mare e che non è della nostra Razza, riusciremo
a rompere una Resistenza ulteriore». - CIGURI è
un nome che le orecchie indiane non amano af
fatto sentir pronunciare. Avevo con me una gui
da meticcia che mi serviva anche da interprete
presso i Tarahumara e che mi aveva avvertito di
parlargliene solamente con rispetto e precauzio
ne, perché, mi disse, ne hanno paura. - Ora mi
resi conto che se vi è un sentimento che, a que
sto soggetto, può esser loro estraneo, è proprio
la paura, ma che, tuttavia, questa parola risveglia
in loro il senso del sacro in una maniera che la
coscienza europea non conosce più, ed è da ciò
che deriva tutta la sua disgrazia perché qui, in
Europa, l'uomo non rispetta più nulla. E la se-
19
rie di attitudini che il giovane Indiano prese di
fronte ai miei occhi quando pronunciai la parola
CIGURI mi insegnò molte cose sulle possibilità
della coscienza umana quando essa ha conser
vato il sentimento di Dio. Un terrore, devo dir
lo, si sprigionava in effetti dalla sua attitudine,
ma non era la sua poiché essa lo ricopriva come
con uno scudo o un mantello. Per lui, sembrava
felice come lo si è solamente nei minuti supre
mi dell'esistenza, il viso traboccante di gioia e
adorante. È così che i Primi-Nati di un'umanità
ancora in gestazione dovevano stare quando lo
spirito dell'UOMO INCREATO si levava in tuo
ni e fiamme al di sopra del mondo sventrato, è
così che dovevano pregare gli scheletri delle ca
tacombe a chi, è detto nei libri, L'UOMO stesso
appariva.
Giunse le mani e i suoi occhi si accesero. Il
suo viso si pietrificò e si chiuse. Ma più entrava
in sé più ebbi l'impressione che un'emozione
insolita, e che si poteva leggere, si irradiava og
gettivamente da lui. - Si spostò due o tre volte. E
ogni volta i suoi occhi che erano diventati pres
sappoco fissi si rigirarono per isolare un punto
accanto a lui come se volesse prendere coscien
za di una cosa che fosse da temere. Ma mi resi
conto che ciò che poteva temere a quel modo
era di venir meno per una negligenza qualun
que al rispetto che egli doveva a Dio. E constatai
20
soprattutto due cose: la prima è che l'Indiano
Tarahumara non presta al suo corpo il valore
che noi altri Europei gli diamo e che ne ha una
nozione completamente diversa. - «Non sono
affatto io, sembra dire, ad essere questo corpo»,
- e quando si voltava per fissare accanto a lui
qualcosa era il suo stesso corpo che gli sembra
va scrutare e sorvegliare. - «Laddove sono io e
ciò che io sono, è Ciguri che me lo dice e me lo
detta, e tu menti e tu disobbedisci. Ciò che sento
in realtà tu non vuoi mai sentirlo e tu mi dai del
le sensazioni contrarie. Th non vuoi nulla di ciò
che io voglio. E ciò che tu mi proponi la maggior
parte del tempo è il Male. - Th non sei stato per
me se non una prova transitoria e un fardello. Un
giorno ti ordinerò di andartene quando Ciguri
stesso sarà libero, ma, disse di colpo piangendo,
non bisognerà che tu te ne vada tutto intero. È-
21
mi colpì è che se l'Indiano è un nemico per il
suo corpo sembra in più aver fatto a Dio il sa
crificio della sua coscienza e che l'abitudine del
Peyote lo guida in questo travaglio. I sentimen
ti che irradiavano da lui, passavano l'uno dopo
l'altro attraverso il suo viso, e che si leggevano,
manifestamente non erano i suoi; egli non se ne
appropriava, non si identificava più con ciò che
per noi è un'emozione personale, o piuttosto
non lo faceva alla nostra maniera, in funzione di
una scelta e di un'incubazione sfolgorante im
mediata come lo facciamo noi . -Tra tutte le idee
che passano nella nostra testa vi sono quelle
che accettiamo e quelle che non accettiamo.
Il giorno in cui il nostro io e la nostra coscienza
sono formati si è stabilito in questo movimento
di incubazione incessante un ritmo distintivo
e una scelta naturale, che fanno sì che solo le
nostre idee proprie galleggino nel campo della
coscienza, il resto svanendo automaticamente.
Ci serve forse del tempo per recidere nei nostri
sentimenti e isolarne la nostra propria figura,
ma ciò che noi pensiamo delle cose sui punti
principali è come il totem di una grammatica
indiscutibile che scandisce i suoi termini parola
per parola. E il nostro io quando lo si interroga
reagisce sempre allo stesso modo: come qualcu
no che sa che è lui che risponde e non un altro.
Nell'Indiano non accade ciò.
22
Mai un Europeo accetterebbe di pensare che
ciò che ha sentito e percepito nel suo corpo,
che l'emozione da cui è stato scosso, che la stra
na idea che gli è appena balenata e che lo ha en
tusiasmato per la sua bellezza non fosse la sua,
e che un altro ha sentito e vissuto tutto ciò nel
suo proprio corpo, o allora si crederebbe pazzo
e di lui si sarebbe tentati di dire che è diventato
un alienato. - Il Tarahumara al contrario distin
gue sistematicamente tra ciò che è suo e ciò
che è dell'Altro in tutto ciò che pensa, sente e
produce. Ma la differenza tra un alienato e lui è
che la sua coscienza personale si è accresciuta
in questo lavoro di separazione e di distribuzio
ne interna, al quale il Peyote lo ha condotto, e
che rinforza la sua volontà. - Se sembra sapere
molto meglio ciò che non è rispetto a ciò che è,
in compenso sa ciò che è e che è molto meglio
di quanto noi stessi sappiamo ciò che noi sia
mo e ciò che vogliamo. - «Vi è, dice lui, in ogni
uomo un vecchio riflesso di Dio in cui possia
mo ancora contemplare l'immagine di questa
forza di infinito che un giorno ci ha lanciato
in un'anima e questa anima in un corpo, ed è
all'immagine di questa Forza che il Peyote ci ha
condotto perché Ciguri ci richiama a lui».
Ciò che osservavo così di questo Indiano
che non aveva assunto Peyote da lungo tempo,
ma era uno degli adepti dei suoi Riti, poiché il
23
Rito del Ciguri è in cima alla religione dei Ta
rahumara, mi ispirò il più grande desiderio di
vedere da vicino tutti questi Riti e di ottenere
la possibilità di parteciparvi. - Era questa la
difficoltà.
L'amicizia che mi aveva mostrato questo gio
vane Tarahumara che non temeva di mettersi a
pregare a qualche passo da me era per me già
una garanzia che certe porte mi si sarebbero
aperte. E poi ciò che mi aveva detto dell'aiuto
che si aspettava da me mi fece pensare che la
mia ammissione ai Riti del Ciguri dipendeva in
parte dalle iniziative che avrei preso di fronte
alle resistenze che i Tarahumara incontrano at
tualmente di fronte all'esercizio dei loro Riti da
parte del governo meticcio di Città del Messico.
Meticcio, questo governo è pro-indiano, perché
coloro che lo detengono sono molto più rossi
che bianchi. Ma lo sono in maniera diseguale
ed i loro mandatari nella montagna sono nella
quasi totalità dei mezzosangue. - E considerano
pericolose le credenze dei Vecchi Messicani. -
Il governo attuale del Messico, ha fondato nella
montagna delle scuole indigene in cui si dà ai
bambini degli Indiani un'istruzione ricalcata su
quella delle scuole comunali francesi e il mini
stro dell'Istruzione pubblica del Messico, da cui
il ministro di Francia mi aveva fatto ottenere un
lasciapassare, mi fece alloggiare nei locali della
24
scuola indigena dei Tarahumara. - Ero dunque
entrato in rapporto col direttore di questa scuo
la che inoltre era incaricato dell'ordine su tutta
la distesa del territorio tarahumara, e da cui di
pendeva un drappello di cavalleria. - Senza che
alcuna disposizione fosse ancora presa a questo
proposito, da parte sua, sapevo che era in que
stione il divieto della prossima festa del Peyote
che avrebbe dovuto aver luogo qualche tempo
dopo. - Al di fuori della grande Festa Razziale
alla quale tutto il popolo dei Tarahumara par
tecipa e che ha luogo a date fisse come noi in
Europa abbiamo il Natale, i Tarahumara hanno
ancora attorno al Peyote un certo numero di
Riti particolari . E avevano consentito a mostrar
mene uno.Vi sono ancora nella religione dei Ta
rahumara altre feste come qui noi abbiamo Pa
squa, l'Ascensione, l'Assunzione e l'Immacolata
Concezione, ma tutte non riguardano il Peyote,
e la Grande Festa del Ciguri non ha luogo, io
credo, che una sola volta all'anno. - È là che si
ingerisce secondo tutti i riti millenari tradizio
nali . Si assume ancora del Peyote alle altre feste
ma solo come un coadiuvante occasionate di
cui non ci si occupa più di graduare la forza o
gli effetti . - Quando dico che se ne assume, farei
meglio a dire che se ne assumeva, perché il go
verno di Città del Messico, fa l'impossibile per
sottrarre il Peyote ai Tarahumara e per impedir-
25
gli di abbandonarsi alla sua azione, e i soldati
che invia nella montagna hanno ricevuto l'ordi
ne di impedirne la coltura. E trovai i Tarahumara
disperati, nel momento in cui arrivai nella mon
tagna, per la distruzione recente di un campo di
Peyote da parte dei soldati di Città del Messico .
Ebbi su questo argomento una lunghissima
conversazione col direttore della scuola indige
na nella quale alloggiavo. - Questa conversazio
ne fu animata, penosa, ripugnante a momenti .
ll direttore meticcio della scuola indigena dei
Tarahumara era molto più preoccupato del suo
sesso, che gli serviva ogni notte per possedere
l'istitutrice della scuola, meticcia come lui, di
quanto non lo fosse della cultura o della religio
ne. Ma il governo di Città del Messico ha posto
alla base del suo programma il ritorno alla cul
tura indiana e il direttore meticcio della scuola
indigena dei Tarahumara si opponeva lo stesso a
versare il sangue indiano . «CIGURI, gli dissi, non
è una pianta, è un uomo a cui voi avete tranciato
un arto facendo saltare il campo di Peyote. E di
questo arto mutilato rosso, e che canta: verde,
bianco, lilla, tutti vogliono che ne rendiate con
to. Ed essi lo vedono». Mi accorsi passando attra
verso diversi villaggi tarahumara che un vento
di rivolta soffiava sulla tribù all'apparizione del
membro rosso. Il direttore della scuola indige
na non l'ignorava, ma esitava riguardo ai mezzi
26
da impiegare per riportare la calma presso gli
Indiani . - «ll solo mezzo, gli dissi, è di riuscire
a guadagnare il loro cuore. - Non vi perdone
ranno mai questa distruzione, ma mostrate loro
con un atto inverso che voi non siete un nemico
di Dio . Voi siete qui solo un pugno di persone
e se si decidessero alla rivolta dovreste far loro
la guerra, ed anche con le vostre armi voi non
potrete resistere. - E i Preti del Ciguri hanno in
più dei riferimenti in cui voi non potrete mai
penetrare.
«E cosa diventerebbe, di fronte ad una simile
guerra, questo ritorno del Messico alla cultura
indiana dal momento che è la guerra civile che
voi avreste acceso? - Bisogna fin d'ora autoriz
zare questa Festa se volete che i Tarahumara vi
restino amici e in più bisogna dare alle tribù
delle facilitazioni per riunirsi affinché sentano
che li sostenete.
- È che, quando hanno assunto il Peyote, non
ci ubbidiscono più.
- Ne va del Peyote come di tutto ciò che è
umano. È un principio magnetico e alchemico
meraviglioso a condizione di saperlo assumere,
ossia alle dosi volute e secondo la gradazione
voluta. E soprattutto di non assumerne fuori
tempo e a sproposito . - Se dopo aver assunto il
Peyote gli Indiani diventano come pazzi è per
ché ne abusano fino a raggiungere quel punto
27
di ebbrezza disordinata in cui l'anima non è
più sottomessa a nulla . Facendo questo, non è
a voi che disobbediscono ma a Ciguri stesso,
perché Ciguri è il Dio della Prescienza del Giu
sto, dell'equilibrio e del controllo di sé. - Chi ha
bevuto davvero Ciguri, il metro e la misura veri
di Ciguri, UOMO e non FANTASMA indetermi
nato, sa come le cose sono fatte e non può più
perdere la Ragione perché Dio è nei suoi nervi,
e da lì lo guida .
«Ma bere Ciguri è propriamente non supera
re la dose, perché Ciguri è l'Infinito, e il mistero
dell'azione terapeutica dei rimedi è legato alla
proporzione secondo la quale il nostro orga
nismo li assume. Superare il necessario è SAC
CHEGGIARE l'azione.
«Dio, dicono le tradizioni sacerdotali tarahu
mara, sparisce subito quando vi si tocca ecces
sivamente ed al suo posto affiora lo Spirito Ma
ligno .
- Voi entrerete domani sera in rapporto con
una famiglia di Preti del Ciguri, mi disse il di
rettore della scuola indigena. - Dite loro quel
che mi avete appena detto e sono sicuro che
otterremo questa volta ancora e forse più delle
ultime volte che l'assunzione del Peyote venga
regolamentata e dite loro inoltre che questa Fe
sta sarà autorizzata e che faremo tutto il nostro
possibile per dar loro tutti i mezzi per riunirsi e
28
che forniremo loro a questo scopo i cavalli ed i
viveri di cui possono aver bisogno».
Mi recai quindi la sera seguente nel piccolo
villaggio indiano in cui mi era stato detto che
il Rito del Peyote mi sarebbe stato mostrato. -
Ebbe luogo a notte fonda. n Prete arrivò con
due aiutanti, un uomo ed una donna, e due
bambini. Tracciò al suolo una sorta di grande se
micerchio all'interno del quale dovevano aver
luogo i trastulli dei suoi aiutanti e chiuse que
sto semicerchio con un grosso palo in cui fui
autorizzato a pormi . A destra, l'arco del cerchio
era delimitato da una sorta di rientro in forma
di 8, compresi che costituiva per il Prete il San
to dei Santi . A sinistra, vi era il Vuoto: ed era là
che stavano i due bambini . È nel Santo dei Santi
che venne posto il vecchio vaso di legno che
conteneva le radici di Peyote perché i Preti non
dispongono della pianta intera per i loro Riti
particolari, o almeno non ne dispongono più.
Il Prete teneva in mano una canna e i bambi
ni dei bastoncini . - Il Peyote si assume alla fine
di un certo numero di movimenti di danza e
quando i suoi adepti hanno ottenuto con l'a
dempimento religioso del Rito che Ciguri vo
glia entrare in loro.
Constatai che gli aiutanti avevano difficoltà a
mettersi in azione ed ebbi l'impressione che non
avrebbero danzato o avrebbero danzato male se
29
non avessero saputo che Ciguri al momento giu
sto sarebbe disceso in loro. - Perché il Rito del
Ciguri è un Rito di creazione che spiega come le
cose sono nel vuoto e questo nell'infinito e come
esse ne fuoriuscirono nella Realtà, e furono fatte.
E si compie al momento in cui secondo l'ordine
di Dio esse hanno preso Essere in un corpo. - È
questo ciò che danzarono i due aiutanti, ma ciò
accadde non senza una lunga discussione.
- Noi non possiamo più capire Dio se egli
non ci ha dapprima toccato l'anima e la nostra
danza non sarà altro che una smorfia e il FAN
TASMA, gridarono, il FANTASMA che perseguita
CIGURI, rinascerà nuovamente qui.
ll Prete tentennò a lungo prima di decidersi,
ma alla fine trasse dal suo petto un sacchetto e
versò nelle mani degli Indiani una sorta di pol
vere bianca che essi assunsero immediatamente.
Dopodiché si misero a danzare. - Capii, ve
dendo il loro viso dopo che ebbero preso que
sta polvere di Peyote, che mi avrebbero mostra
to qualcosa a cui non avevo mai assistito prima.
Ed aguzzai tutta la mia attenzione per non per
dere nulla di quello che avrei visto.
I due aiutanti si curvarono contro la terra e
furono l'uno di fronte all'altro come due sfere
inanimate. - Ma il vecchio Prete doveva anche
lui aver preso la polvere perché un'espressio
ne inumana si era impossessata di lui. - Lo vidi
30
tendersi e sollevarsi. I suoi occhi si accesero e
un'espressione di autorità insolita cominciò a
sprigionarsi da lui. - Battè col suo bastone due
o tre colpi sordi a terra, poi entrò nell '8 che ave
va tracciato alla destra del Campo Rituale. Allora
gli aiutanti sembrarono uscire dalla loro sfera
inanimata. Prima l'uomo scosse la testa e colpì
la terra con il palmo delle mani. La donna agitò
la schiena. - ll Prete allora sputò : non della sa
liva ma il suo soffio. Espulse rumorosamente il
suo soffio tra i denti. E sotto l'azione di questa
vibrazione polmonare l'uomo e la donna nello
stesso istante si animarono e si sollevarono in
piedi completamente. Ora, dal modo in cui si te
nevano l'uno di fronte all' altra, dal modo in cui
soprattutto si tenevano ciascuno nello spazio
come si sarebbero tenuti nelle tasche del vuoto
e nei tagli dell'infinito si capiva che non erano
più un uomo e una donna ad essere là, ma due
princìpi: il maschio, bocca aperta, dalle gengive
schioccanti, rosse, infiammate, sanguinanti, e
come dilaniate dalle radici dei denti, traslucidi
in quel preciso momento , simili a delle lingue di
comando; la femmina, larva sdentata, dai molari
perforati dalla lima, come un ratto senza ratiera,
compressa nella sua propria foia, sfuggente, ruo
tando di fronte al maschio irsuto ; e si urtavano
a vicenda, scontrandosi freneticamente l'uno
nell'altro come le cose , dopo essersi guardati
31
per un certo tempo e fatta la guerra, si mesco
larono infine di fronte all' occhio indiscreto e
colpevole di Dio , che la loro azione deve poco
a poco soppiantare. «Perché Ciguri, dicono, era
L'UOMO, L'UOMO come DA SE STESSO, SE STES
SO, nello spazio LUI SI costruiva , quando Dio lo
ha assassinato».
Esattamente ciò che accadde.
Ma una cosa soprattutto mi colpì nella loro
maniera di minacciarsi, di fuggirsi, di colpirsi a vi
cenda per, alla fine, consentire ad andare insieme.
Il fatto è che questi princìpi non erano nel corpo,
non riuscivano a toccare il corpo, ma dimorava
no ostinatamente come due idee imm ateriali so
spese al di fuori dell' Essere, opposte da sempre
a LUI, e che d'altra parte si plasmavano il loro
proprio corpo, un corpo in cui l'idea di materia
è volatilizzata da CIGURI. Mi ricordai guardando
li di tutto quel che mi avevano detto i poeti, i
professori, gli artisti di ogni sorta che conobbi in
Messico sulla religione e la cultura degli Indiani
e di quel che avevo letto in tutti i libri che mi
vennero prestati là sulle tradizioni metafisiche
dei Messicani.
- Lo Spirito Maligno, dicono i Preti Iniziati
del Ciguri, non ha mai potuto e voluto credere
che Dio non sia comprensibilmente ed esclusi
vamente un Essere, e che vi sia qualcosa di più
dell'essere, nell' essenza inscrutabile di Dio .
32
Era tuttavia proprio ciò che questa Danza
del Peyote mi stava mostrando .
Perché credetti di vedere in questa Danza
il punto in cui l'incoscio universale è malato.
E che è al di fuori di Dio. Il Prete toccava di
-
33
si. All'ottava volta guardarono dal lato del Prete
che prese allora posizione con un'aria di domi
nazione e di minaccia all'estremità del Santo dei
Santi, laddove le cose sono in contatto col Nord.
E col suo bastone disegnò nell' aria un grande
8. Ma il grido che lanciò nello stesso momento
aveva la potenza di rivoluzionare la doglia dei
tormenti funebri del morto nero del suo vec
chio peccato, come dice il vecchio poema se
polto dei Maya dello Yucatan; e non mi ricordo
d'aver sentito nella mia vita qualcosa che indi
casse in una maniera più fragorosa e manifesta
a quali profondità la Volontà umana discenda a
sollevare la sua prescienza della notte. E mi
-
34
za poi rinunciarono e sparirono come si ritorna
a casa propria.
.. ....
35
«Le cose non sono come noi le vediamo e
come noi le sentiamo la maggior parte del tem
po, ma come Ciguri ce le insegna. Esse sono
prese dal Male, lo Spirito Maligno dall' origine
dei tempi, e senza Ciguri non è possibile per
l'uomo ritornare alla Verità. - In principio esse
erano vere, ma più noi invecchiamo più diven
tano false, perché sempre più il male vi si me
sce. Il mondo all'inizio era completamente rea
le, suonava nel cuore umano e con lui. Adesso
il cuore umano non vi è più, l'anima neppure
perché Dio se n'è ritirato.Vedere le cose era ve
dere l' Infinito .Adesso quando guardo la luce ho
difficoltà a pensare a Dio. - Thttavia è Lui, Ciguri,
che ha fatto tutto. Ma il Male è in tutte le cose,
ed io , uomo , non posso più sentirmi puro. - Vi
è in me qualcosa di spaventoso che risale e che
non viene da me, ma dalle tenebre che ho in
me, laddove l' anima dell'uomo non sa dove l'Io
comincia, e dove finisce, e ciò che lo ha spinto
a cominciare così proprio come si vede . Ed è
quel che Ciguri mi dice. Con Lui non conosco
la menzogna e non confondo più ciò che vuole
veramente in ogni uomo con ciò che non vuo
le ma scimmiotta l'essere col cattivo volere . E
ben presto è tutto ciò che ci sarà, disse, indie
treggiando di numerosi passi: questa maschera
oscena di chi sghignazza tra lo sperma e la cac
ca».
36
Queste parole del Prete che ho qui trascritto
sono assolutamente autentiche; mi sono sembra
te troppo importanti e troppo belle perché mi
potessi permettere di cambiar qualcosa, e se non
è precisamente la trascrizione parola per parola,
esse non se ne allontanano quasi per nulla, per
ché si capisce mi stupirono e i miei ricordi su
questo punto sono rimasti estremamente preci
si. - D 'altronde, lo ripeto , aveva appena assunto
il Peyote e non fui sorpreso dalla sua lucidità.
Quando questa conversazione terminò mi
chiese se sarei stato felice di assaggiare Cigu
ri io stesso e di accostarmi così alla Verità che
cercavo.
Gli dissi che era il mio più grande desiderio e
che non credevo che senza l'aiuto del Peyote si
potesse attingere a tutto ciò che fugge e da cui
il tempo e le cose ci allontanano sempre più.
Me ne versò nella mano sinistra una quantità
del volume di una mandorla verde, «Sufficiente,
disse, per rivedere Dio due o tre volte, perché
Dio non può mai conoscersi. Per entrare nella
sua presenza bisogna mettersi almeno tre volte
sotto l'influenza di Ciguri ma ogni assunzione
non deve superare il volume di un pisello».
Restai dunque ancora un giorno o due pres
so i Tarahumara in modo da conoscere bene il
Peyote e ci vorrebbe un grosso volume per rife
rire tutto quel che ho visto e sentito sotto la sua
37
influenza e tutto ciò che il Prete, i suoi aiutanti e
le loro famiglie mi dissero ancora a questo pro
posito. - Ma una visione che ebbi e che mi colpì
fu dichiarata autentica dal Prete e dalla sua fa
miglia, essa riguardava, a quanto pare, colui che
deve essere Ciguri e che è Dio . - Ma non vi si
attinge senza aver attraversato una lacerazione
e un'angoscia, dopodiché ci si sente come ri
girati e rovesciati dall' altra parte delle cose e
non si comprende più il mondo che si è appena
abbandonato.
Dico: rovesciato dall 'altra parte delle cose, e
come se una forza terribile vi avesse permesso
di essere restituito a ciò che esiste dall' altra par
te. - Non si sente più il corpo che si è abbando
nato e che vi proteggeva nei suoi limiti, in com
penso ci si sente molto più felici di appartenere
all 'illimitato piuttosto che a se stesso perché si
capisce che ciò che era se stesso è venuto dalla
testa di questo illimitato, l'Infinito, e che si va a
vederlo . Ci si sente come in un 'onda gassosa e
che sprigiona da ogni parte un incessante cre
pitio . Cose uscite come da ciò che era la vostra
milza, il vostro fegato , il vostro cuore o i vostri
polmoni si liberano instancabilmente ed esplo
dono in questa atmosfera che esita tra il gas e
l' acqua, ma sembra chiamare a sé le cose e co
mandar loro di radunarsi.
Quel che veniva fuori dalla mia milza o dal
mio fegato aveva la forma delle lettere di un
38
antichissimo e misterioso alfabeto masticato
da un' enorme bocca, ma spaventosamente ri
mossa, orgogliosa, illeggibile, gelosa della sua
invisibilità; e questi segni erano spazzati via in
tutti i sensi nello spazio mentre mi sembrava
che salissi, ma non da solo. Aiutato da una for
za insolita. Ma molto più libero di quando sulla
terra ero solo.
Ad un certo momento qualcosa come un
vento si levò e gli spazi indietreggiarono. Dalla
parte in cui era la mia milza un vuoto immenso
si incavò che si dipinse di grigio e rosa come
la riva del mare. E al fondo di questo vuoto
apparve la forma di una radice arenata, come
una sorta di J che avesse sulla sua cima tre rami
sormontati da una E triste e brillante come un
occhio. - Fiamme fuoriuscirono dall 'orecchio
sinistro di J e passando da dietro gli sembraro
no spuntare tutte le cose a destra, dal lato in
cui era il mio fegato, ma molto al di là rispetto
a lui. - Non vidi di più e tutto svanì o fui io a
svanire ritornando alla realtà ordinaria. In ogni
caso avevo visto, a quanto pare , lo Spirito stes
so di Ciguri . E credo che ciò dovesse obiettiva
mente corrispondere ad una rappresentazione
trascendentale dipinta di realtà ultime e le più
alte; e i Mistici devono passare attraverso stati
e immagini simili prima di attingere, seguendo
la formula, alle supreme conflagrazioni e lacera-
39
zioni dopo le quali cadono sotto il bacio di Dio
come delle galline senza dubbio nelle braccia
del loro magnaccia.
Questo mi ha ispirato sotto l' azione psichica
del Peyote un certo numero di riflessioni1•
li Peyote conduce l'io alle sue vere fonti. -
Uscito da uno stato di visione simile non si può
più come prima confondere la menzogna con la
verità. - Si è visto da dove veniamo e chi siamo,
e non si dubita più di ciò che siamo. - Non vi è
più emozione né influenza esteriore che possa
distogliervene .
E tutta la serie dei lubrici fantasmi proiettati
dall 'inconscio non possono più vessare il sof
fio vero dell'UOMO, per questa buona ragione
che il Peyote è l 'UOMO non nato , ma INNATO,
e che con lui la coscienza atavica e personale
40
intera è allertata e rinforzata. - Essa sa quel che
è buono per lei e ciò che non vale niente per
lei: e dunque i pensieri e i sentimenti che essa
può accogliere senza pericolo e con profitto, e
quelli che sono nefasti per l'esercizio della sua
libertà. - Essa sa soprattutto fino a dove va il suo
essere, e fino a dove non è ancora andato O
NON HA IL DIRITTO DI ANDARE SENZA SPRO
FONDARE NELL'IRREALTÀ , NELL'ILLUSORIO,
NEL NON-FATTO, NEL NON-PREPARATO.
Prendere i propri sogni per realtà ecco in
che cosa il Peyote non vi lascerà mai sprofon
dare. O confondere delle percezioni prese a
prestito dai bassifondi sfuggenti, incolti, non an
cora maturi , non ancora sollevati dall'inconscio
allucinatorio con le immagini, le emozioni del
vero. - Perché vi è nella coscienza il Meravi
glioso col quale oltrepassare le cose. E il Peyote
ci dice dov'è e dietro quali concrezioni insolite
di un soffio atavicamente rimosso e otturato il
Fantastico può formarsi e rinnovare nella co
scienza le sue fosforescenze , il suo polverio . E
questo Fantastico è di nobile qualità, il suo di
sordine è solo apparente, obbedisce in realtà ad
un ordine che si elabora in un mistero , e su un
piano in cui la coscienza normale non giunge
ma dove Ciguri ci permette di giungere , e che è
il mistero stesso di ogni poesia. - Ma vi è nell 'es
sere umano un altro piano, questo oscuro, infor-
41
me, in cui la coscienza non è entrata, ma che la
circonda come un prolungamento non chiarito
o una minaccia a seconda dei casi. E che spri
giona anche lui sensazioni avventurose , perce
zioni. Sono i fantasmi spudorati che colpiscono
la coscienza malata. La quale vi si abbandona e
vi si fonde interamente se non trova nulla che
la trattenga. Ed il Peyote è la sola barriera che il
Male trova da questa terribile parte.
Anch'io ho avuto delle sensazioni , delle per
cezioni false e vi ho creduto. Nel mese di giu
gno, luglio, agosto e fino a settembre scorso ho
creduto di essere circondato da demoni, e mi è
sembrato di percepirli, di vederli formarsi attor
no a me. - Non ho trovato di meglio per scac
ciarli se non fare ad ogni piè sospinto dei segni
della croce su tutti i punti del mio corpo o dello
spazio in cui credevo vederli . Scrivevo anche su
qualunque pezzo di carta o sui libri che avevo a
portata di mano delle evocazioni, che non vale
vano granché né dal punto di vista letterario né
dal punto di vista magico perché le cose scrit
te in questo stato sono solamente il residuo,
la deformazione o piuttosto la contraffazione
delle alte luci della VITA. A fine settembre scor
so queste cattive idee, queste idee false, queste
percezioni ossessive ed in se stesse non valide
hanno cominciato a sparire, ad ottobre non vi
era quasi più niente . Dal 1 5 o dal 20 novembre
42
scorso ho sentito ritornare in me la mia energia
e la mia lucidità. Mi sono sentito soprattutto la
coscienza finalmente libera. Finite le sensazioni
erronee. Finite le cattive percezioni. - Adesso di
giorno in giorno un sentimento di sicurezza, di
certezza interna si stabilisce lentamente ma fer
mamente in me.
Se mi è capitato in questi ultimi tempi di
avere dei gesti che somigliano a quelli di cer
ti malati affetti da mania religiosa , non sono
essi stessi niente più se non il residuo delle
abitudini spiacevoli che avevo preso di fronte
a delle credenze che non esistevano . Come il
mare ritirandosi lascia sulla sabbia un deposito
misto che i venti giungono a spazzare. - Ho
messo da diverse settimane tutta la mia forza
di volontà per sbarazzarmi di questi piccoli re
sti . - E constato che di giorno in giorno essi se
ne vanno.
Ora, vi è una cosa che i preti del Peyote in
Messico mi hanno aiutato a notare e che il poco
Peyote che ho assunto ha rivelato nella mia co
scienza. È nel fegato umano che si produce que
sta alchimia segreta e questo lavoro attraverso
il quale l'io di ogni individuo sceglie ciò che gli
conviene , lo adotta o lo rigetta tra le sensazioni,
le emozioni, i desideri, che l'inconscio gli forma
e che compongono i suoi appetiti, le sue conce
zioni, le sue vere credenze, e le sue idee. - È là
43
che l'IO diventa cosciente , e che il suo potere
di apprezzamento , di discriminazione organica
estrema si dispiega. - Perché è là che Ciguri la
vora a separare ciò che esiste da ciò che non
esiste. Il fegato sembra dunque essere il filtro
organico dell'Inconscio.
Ho trovato idee metafisiche simili nelle ope
re dei vecchi Cinesi. E secondo loro il fegato è
il filtro dell'inconscio ma la milza è il corrispet
tivo fisico dell 'infinito. Ciò del resto è un 'altra
questione .
Ma perché il fegato possa adempiere la sua
funzione bisogna almeno che il corpo sia ben
nutrito.
Non si può rimproverare ad un uomo chiuso
da sei anni in un manicomio e che da tre anni
non mangia più regolarmente un cedimento
occulto della Volontà. Mi capita di restare mesi
senza mangiare un pezzo di zucchero o di cioc
colato. Quanto al burro , non so più da quanto
tempo non l' assaggio.
Non mi alzo mai da tavola senza una sensa
zione di fame perché le razioni, voi lo sapete,
sono troppo ridotte .
E il pane soprattutto è insufficiente. Prima
del pezzo di cioccolato che mi è stato dato l'al
tro ieri venerdì non avevo mangiato cioccolato
da otto mesi. Non sono un uomo che si lascia
distogliere da fare il proprio dovere da qualun-
44
que cosa sia, ma almeno non mi si rimproveri
un'assenza di energia in un'epoca come que
sta in cui gli elementi indispensabili al rinnovo
dell'energia non esistono più nel cibo che ci è
dato a tutti. E soprattutto che non mi si passi
più all 'elettroshock per dei mancamenti di cui
si sa perfettamente che sono fuori dal controllo
della mia volontà, della mia lucidità, della mia
intelligenza proprie . Basta, basta e basta con
questo traumatismo da punizione .
Ad ogni applicazione l'elettroshock mi ha
sprofondato in un terrore che durava ogni volta
diverse ore. E vedevo ogni nuova applicazione
con disperazione, perché sapevo che una vol
ta ancora avrei perso coscienza e che mi sarei
visto durante una giornata intera soffocare nel
mezzo di me stesso senza riuscire a riconoscer
mi, sapendo perfettamente di essere da qualche
parte ma il diavolo solo sa dove, come se fossi
morto.
Noi siamo lontani con tutto questo dalla
guarigione attraverso Peyote . Il Peyote, da ciò
che ho visto, fissa la coscienza e le impedisce
di perdersi, di abbandonarsi alle false impres
sioni. I Preti Messicani mi hanno mostrato , sul
loro fegato, il punto esatto in cui Ciguri, in cui
il Peyote produce questa concrezione sintetica
che mantiene durevolmente nella coscienza il
sentimento ed il desiderio del vero e le dà la
45
forza di abbandonarvisi rigettando automatica
mente il resto.
«È come lo scheletro del di fronte che ri
torna, mi hanno detto i Tarahumara, del RITO
OSCURO, LA NOTTE CHE AVANZA SULLA NOT
TE».
Post-Scriptum
46
Ho scritto Il Rito del Peyote in stato di con
versione, e con già centocinquanta o duecento
ostie recenti nel corpo , da cui deriva il mio deli
rio qua e là a proposito del cristo, e della croce
di Gesù Cristo.
Perché nulla che mi appaia adesso più fu
nebre e mortalmente nefasto del segno stra
tifìcatore e limitato della croce, niente di più
eroticamente pornografico del cristo, ignobile
concretizzazione sessuale di tutti i falsi enig
mi psichici, di tutti gli scarti corporali passati
all'intelligenza come non avessero nulla di più
da fare al mondo se non servire da materia agli
scarti, e le cui più basse manovre di masturba
zione magica sprigionano il sollevamento elet
trico di incarcerazione.
47
Viaggio al Paese dei Tarahumara
48
un corpo d'uomo che viene torturato su una
roccia, possiamo pensare dapprima che ciò non
sia altro che un capriccio e che questo capric
cio non significhi nulla. Ma quando, per giorni
e giorni a cavallo, lo stesso incantesimo intelli
gente si ripete, e che la Natura ostinatamen
te manifesta la stessa idea ; quando le stesse
forme cariche di pathos ritornano ; quando volti
di dèi conosciuti appaiono sulle rocce, e che
un tema di morte si sprigiona di cui è l'uomo
a farne ostinatamente le spese , - e alla forma
squartata dell 'uomo rispondono quelle diven
tate meno oscure, più disinvolte di una pietrifi
cante materia, degli dèi che l'hanno da sempre
torturato ; - quando tutto un paese sulla pietra
sviluppa una filosofia parallela a quella degli uo
mini; quando sappiamo che i primi uomini uti
lizzarono un linguaggio di segni, e che si ritrova
formidabilmente ingrandita questa lingua sulle
rocce; certo, non possiamo più pensare che sia
questo un capriccio, e che questo capriccio
non significhi nulla.
Se la maggior parte della razza tarahumara è
autoctona, e se , come essa lo pretende , è caduta
dal cielo nella Sierra, possiamo dire che sia ca
duta in una Natura già preparata. E questa Na
tura ha voluto pensare da uomo. Come essa ha
fatto evolvere degli uomini, essa ha ugualmente
fatto evolvere delle rocce.
49
Quest'uomo nudo che veniva torturato, l'ho
visto inchiodato su una pietra e delle forme vi
lavoravano sopra, che il sole volatilizzava; ma
non so per quale miracolo ottico l'uomo al di
sotto rimaneva intero , nonostante nella stessa
luce.
Della montagna o di me stesso, non posso
dire chi fosse stregato, ma un miracolo ottico
analogo , l'ho visto, in questo periplo attraver
so la montagna, presentarsi almeno una volta al
giorno.
lo sono forse nato con un corpo tormentato,
truccato come l'immensa montagna; ma un cor
po le cui ossessioni servono: e mi sono accor
to in montagna che serve avere l'ossessione di
contare. Non un' ombra che io non abbia conta
to, quando la sentivo girare attorno a qualcosa;
ed è spesso addizionando delle ombre che sono
risalito fino a strani focolai.
Ho visto nella montagna un uomo nudo af
facciato ad una grande finestra. La sua faccia era
un solo grande buco, una sorta di cavità circo
lare dove di volta in volta e seguendo le ore il
sole o la luna appariva. Aveva il braccio destro
disteso come una barra ed il sinistro pure come
una barra ma annodata d' ombra e ripiegata.
Gli si potevano contare le costole, in numero
di sette, da entrambi i lati. Al posto dell'ombeli
co un triangolo sfavillante brillava, fatto di che
50
cosa? Non saprei dirlo . Come se la Natura aves
se scelto questa parte di montagna per mettere
a nudo le sue silici rinchiuse.
Ora, nonostante la sua faccia fosse vuota, le
frastagliature della roccia tutto attorno gli im
ponevano un'espressione precisa, che la luce di
ora in ora sfumava.
Questo braccio destro teso in avanti orlato
da un raggio di luce non indicava una direzione
ordinaria. . . Ed io cercavo ciò che annunciava!
Non era ancora del tutto mezzogiorno quan
do incontrai questa visione; ero a cavallo e pro
cedevo veloce. Thttavia, potei rendermi conto
che non avevo a che fare con delle forme scol
pite , ma ad un gioco determinato di luci, che si
sommava al rilievo delle rocce.
Questa figura era conosciuta dagli Indiani;
essa mi sembrò per la sua composizione, per la
sua struttura, obbedire allo stesso principio al
quale tutta questa montagna a sezioni obbediva.
Nella linea del braccio , vi era un villaggio con
attorno una cinta di rocce.
E vidi che le rocce avevano tutte la forma di
un petto di donna con due seni perfettamente
disegnati.
Vidi ripetersi otto volte la stessa roccia che
dirigeva al suolo due ombre; vidi due volte la
stessa testa di animale portare tra le sue fauci
la propria effige che divorava; vidi, che domina-
51
va il villaggio , una sorta di dente fallico enorme
con sulla cima tre pietre e sulla faccia esterna
quattro buchi; e vidi, dal loro principio, tutte
queste forme passare poco a poco alla realtà.
Mi sembrò leggere ovunque una storia di na
scite in guerra, una storia di genesi e di caos,
con tutti questi corpi di dèi che erano scolpiti
come uomini, e queste statue umane sezionate .
Non una forma che fosse intatta, non un cor
po che non mi sembrasse come uscito da un
massacro recente, non un gruppo in cui non vi
dovessi leggere la lotta che lo divideva.
Ritrovai degli uomini annegati, mezzo man
giati dalla pietra e, su alcune rocce più alte, altri
uomini che si occupavano di respingerli. Altro
ve , una statua della Morte, enorme, teneva nella
sua mano un bambino.
Vi è nella Cabala una musica dei Numeri, e
questa musica, che riduce il caos materiale ai
suoi princìpi, spiega, grazie ad una sorta di ma
tematica grandiosa, come la Natura si ordini e
diriga la nascita delle forme, che essa trae dal
caos. E tutto ciò che vedevo mi parve obbedire
ad una cifra. Le statue , le forme , le ombre dava
no sempre un numero 3 , 4, 7, 8 che ritornavano.
I busti di donna sezionati erano in numero di 8;
il dente fallico, l'ho già detto, aveva tre pietre
e quattro buchi; le forme volatilizzate erano in
numero di 1 2 , ecc. Lo ripeto , si dica pure che
52
queste forme sono naturali; ma è la loro ripe
tizione che non è naturale . E quel che è ancor
meno naturale, è che i Tarahumara ripetono, nei
loro riti e nelle loro danze, le forme del loro pa
ese . E queste danze non sono nate dal caso, ma
obbediscono alla stessa matematica segreta, alla
stessa preoccupazione del gioco sottile dei Nu
meri al quale la Sierra tutta obbedisce.
Ora, questa Sierra abitata e che spira un pen
siero metafisica nelle sue rocce, i Tarahumara
l'hanno disseminata di segni, di segni perfetta
mente coscienti , intelligenti e armonizzati.
Ad ogni svolta lungo i cammini si vedono de
gli alberi bruciati volontariamente in forma di
croce, oppure in forma di esseri, e spesso questi
esseri sono doppi e stanno faccia a faccia, come
per manifestare la dualità essenziale delle cose;
e questa dualità, l'ho vista riportata al suo prin
cipio in un segno in forma di H chiusa in un
cerchio, che mi apparve marchiata a fuoco su
un grande pino; altri alberi portavano il segno
di lance, di trifogli, di foglie d' acanto circondate
di croci; qua e là, in alcune zone incassate, dei
corridoi strozzati di rocce, linee di croci ansate
egiziane si evolvevano in teorie; e le porte delle
case tarahumara mostravano il segno del mon
do dei Maya: due triangoli opposti le cui punte
sono legate assieme da una barra; e questa bar
ra, è l'Albero della Vita che passa per il centro
della Realtà.
53
Così, camminando attraverso la montagna,
queste lance, queste croci, questi trifogli, questi
cuori frondosi, queste croci composite , questi
triangoli, questi esseri faccia a faccia che si op
pongono per marcare la loro guerra eterna, la
loro divisione, la loro dualità, risvegliano in me
strani ricordi. Mi ricordo di colpo la Storia delle
Sette che incrostarono sulle rocce questi stessi
segni , di uomini che portarono su di loro questi
segni, scolpiti nella giada, battuti sul ferro o ce
sellati. E mi ritrovo a pensare che questo simbo
lismo dissimula una Scienza. E mi sembra strano
che il popolo primitivo dei Tarahumara, i cui riti
ed il cui pensiero sono più vecchi del Diluvio,
abbia potuto già possedere questa scienza ben
prima che la Leggenda del Graal apparisse , ben
prima che si formasse la Setta dei Rosacroce.
54
2. La Danza del Peyote
55
Ventotto giorni di questo effetto pesante, di
questo mucchio di organi male assemblati che
io ero, e ai quali mi davo l'impressione di assi
stere , come ad un immenso paesaggio di ghiac
cio sul punto di dislocarsi.
L' effetto era dunque là, tanto terribile che
per andare dalla casa dell 'Indiano ad un albero
situato appena a qualche passo , mi serviva più
del solo coraggio, dovevo evocare veramente ri
serve di disperata volontà. Perché essere venu
to così lontano , trovarmi infine sulla soglia di un
incontro e di questo sito da cui speravo tante
rivelazioni, e sentirmi così perso , così diserto,
così scoraggiato. Avevo mai conosciuto la gioia,
vi era mai stata al mondo una sensazione che
non fosse di angoscia o di irrimediabile dispera
zione; mi ero mai trovato in uno stato diverso da
questo dolore crepato che tutte le notti mi per
seguitava. Vi era per me qualcosa che non fosse
alla porta dell' agonia, ed era possibile incontra
re un corpo almeno , un solo corpo d'uomo che
sfuggisse alla mia perpetua crocifissione.
Mi serviva proprio della volontà per credere
che qualcosa sarebbe accaduto. E tutto questo,
perché? Per una danza, per un rito di Indiani
persi che non sanno neppure più chi sono né
da dove vengono e che, quando li si interroga,
rispondono con dei racconti di cui hanno perso
il legame ed il segreto.
56
Dopo fatiche tanto crudeli, lo ripeto, che
non mi è più possibile credere di non essere
stato realmente stregato, che queste barriere di
disgregazione e di cataclismi che avevo sentito
salire in me non siano state il risultato di una
premeditazione intelligente e concertata, avevo
raggiunto uno degli ultimi punti del mondo in
cui la danza di guarigione attraverso il Peyote
esiste ancora, quello, in ogni caso, in cui è stata
inventata. E cosa dunque, quale falso presenti
mento , quale intuizione illusoria e fabbricata mi
permetteva di attenderne una liberazione qua
lunque per il mio corpo ed anche , e soprattutto,
una forza, una illuminazione in tutta l'ampiezza
del mio paesaggio interno , che sentivo in quel
preciso istante fuori da ogni specie di dimen
sione .
Ventotto giorni che questo inspiegabile sup
plizio era cominciato. E dodici giorni che mi
trovavo su questo angolo isolato di terra, in que
sto recinto dell'immensa montagna, ad attende
re la buona volontà dei miei stregoni.
Perché , ogni volta che, come in questo istan
te, mi sentivo giungere ad una fase capitale del
la mia esistenza, non vi arrivavo con un essere
intero? Perché questa terribile sensazione di
perdita, di mancamento da colmare, di evento
abortito. Certo, vedrò gli stregoni eseguire il
loro rito: ma in cosa questo rito mi sarà profit-
57
tevole? Li vedrò . Sarò pagato per questa lunga
pazienza che nulla fino a quel punto aveva po
tuto scoraggiare . Nulla: né il terribile cammino ,
né il viaggio con un corpo intelligente , ma di
sarmonico, e che bisogna trascinarsi appresso ,
che bisognerebbe uccidere quasi per impedir
gli di rivoltarsi; né la natura con le sue tempeste
improvvise che ci avvolgono con le loro reti di
fulmini; né questa lunga notte attraversata da
spasmi, in cui avevo visto un giovane Indiano
grattarsi in sogno con una specie di frenesia
ostile esattamente nei punti in cui questi spa
smi mi attraversavano, - e diceva di conoscermi
appena dal giorno prima: «Ah, che gli capiti tut
to il male che gli possa capitare».
Il Peyote, lo sapevo , non è fatto per i Bianchi.
Bisognava ad ogni costo impedirmi di attingere
alla guarigione con questo rito istituito per agi
re sulla natura stessa degli spiriti. E un Bianco,
per questi uomini Rossi, è colui che gli spiriti
hanno abbandonato. Se ero io a beneficiare del
rito, vi era altrettanta perdita per loro , con la
loro doppiatura intelligente di spirito.
Altrettanta perdita per gli spiriti. Altrettanti
spiriti che non si utilizzeranno più.
E poi, vi è la questione del Tesguino, questo
alcol che richiede otto giorni di macerazione
nelle giare; - e non vi sono così tante giare, così
tante braccia, pronte a triturare il mais.
58
Bevuto l'alcool, gli stregoni del Peyote di
ventano inutilizzabili e ci vuole tutta una nuova
preparazione. Ora un uomo di queste tribù era
morto quando arrivai nel villaggio , ed era impor
tante che questo rito, i preti, l'alcol, le croci, gli
specchi, le raspe, le giare, e tutto questo straordi
nario armamentario della danza del Peyote, fosse
volto a suo profitto, a lui che era morto. Perché,
morto, il suo doppio non poteva attendere che si
fossero dislocati questi spiriti maligni.
E dopo ventotto giorni di attesa, dovetti an
cora sopportare , durante tutta una lunga setti
mana, un' inverosimile commedia. Vi fu in tutta
la montagna uno scambio frenetico di emissari
che si dovevano inviare agli stregoni. Ma partiti
gli emissari, gli stregoni giungevano di persona,
stupendosi del fatto che nulla fosse pronto. E
scoprivo che ci si era presi gioco di me.
Mi condussero dei preti che guarivano attra
verso il sogno , e che parlano dopo aver sognato .
- «Quelli del Ciguri (danza del Peyote) non
buoni , dicevano . Non servono. Prendi questi
qui». E spingevano verso me dei vecchi che si
rompevano di colpo in due facendo tintinnare
i loro amuleti stranamente sotto i loro mantelli.
E vidi che avevo a che fare con dei prestidigita
tori , non con degli stregoni. E appresi d' altron
de che questi falsi preti erano amici intimi del
morto.
59
Un giorno questa ebollizione si placò, senza
grida, senza discussioni , senza nuove promesse
da parte mia. Come se tutto questo avesse fatto
parte del rito e che il gioco fosse durato abba
stanza.
Certo, non ero venuto al fondo della monta
gna di questi Indiani Tarahumara per cercare dei
ricordi di pittura. Avevo sofferto abbastanza, mi
sembra, per essere ripagato con un po' di realtà.
Tuttavia, col sole al tramonto , una visione si
impose ai miei occhi .
Avevo di fronte a me la Natività di Hieronymus
Bosch, disposta nell' ordine e orientata, con la
vecchia tettoia dalle assi dislocate di fronte alla
stalla, coi fuochi del Bambino-Re che brillano, a
sinistra, tra gli animali, con le fattorie sparse , i pa
stori; e, in primo piano, altri animali che belano;
e a destra, i danzatori-re . I re , con le loro corone
di specchi sulla testa e il loro mantello di porpo
ra rettangolare sulla schiena, alla mia destra nel
quadro, come i re magi di Hieronymus Bosch. E
di colpo, come mi voltavo, dubitando fino all 'ul
timo minuto di vedere arrivare i miei stregoni, li
vidi che discendevano la montagna, appoggiati
su grandi bastoni, e le loro donne coi grandi cesti,
e gli aiutanti armati di croci, alla rinfusa come dei
fasci o degli alberi, e gli specchi che brillavano
come lembi di cielo tra tutto questo apparato di
croci, di picche , di pelli, di tronchi d' albero sfron-
60
dati. E tutti quanti erano piegati sotto il peso di
un così insolito apparato, e le donne degli stre
goni, come i loro uomini, si appoggiavano anche
loro su grandi bastoni che le superavano in altez
za di una testa.
Fuochi di legno salivano da ogni parte verso
il cielo . In basso, le danze erano già comincia
te; e di fronte a questa bellezza infine realizzata,
questa bellezza di fantasie raggianti, come voci
in un sotterraneo illuminato, sentii che il mio
sforzo non era stato vano .
Là in alto, sui pendii dell 'enorme montagna
che discendevano verso il vill aggio a gradoni ,
un cerchio di terra era stato tracciato. Già le
donne, in ginocchio davanti ai loro metates (ti
nozze di pietra), trituravano il Peyote con una
sorta di scrupolosa brutalità. I celebranti si mi
sero a calpestare il cerchio . Lo calpestarono ac
curatamente e in tutte le direzioni ; ed accesero
in mezzo al cerchio un rogo che il vento dall ' al
to aspirò in vortici.
Nella giornata, due capretti erano stati uccisi .
Ed ora vedevo su un tronco d ' albero sfrondato ,
tagliato anche lui in forma di croce, i polmoni
e il cuore delle bestie che tremavano nel vento
della notte .
Un altro tronco d' albero sfrondato era posto
vicino al primo, e una volta il fuoco acceso in
mezzo al cerchio se ne traevano ad ogni minuto
61
innumerevoli luccichii, qualcosa come un in
cendio visto attraverso dei vetri molto spessi e
ammucchiati. Mi accostai per discernere la na
tura di questo fuoco e mi accorsi di un incredi
bile groviglio di campanellini , gli uni d' argento,
gli altri di corno , attaccati a delle cinghia di cuo
io , e che attendevano il momento , anche loro ,.
di officiare .
Piantarono dal lato in cui sorge il sole dieci
croci, di grandezza ineguale , ma tutte disposte in
un ordine simmetrico; ed appesero ad ogni cro
ce uno specchio .
Ventotto giorni di questa attesa orribile dopo
la pericolosa soppressione che giungeva ora al
compimento di un cerchio popolato di Esseri,
qui rappresentato da dieci croci.
Dieci, in Numero di dieci, come i Maestri In
visibili del Peyote, nella Sierra.
E tra questi dieci: il Maschio-Principe della
Natura, che gli Indiani chiamano San Ignacio, e
sua moglie San Nicolas!
Attorno a questo cerchio, una zona moral
mente disertata in cui nessun Indiano si azzar
dava a prendere posto : si racconta che , in questo
cerchio , gli uccelli, che vi si perdono , cadono , e
che le donne incinte sentono il loro embrione
decomporsi.
Vi è una storia del mondo nel cerchio di que
sta danza, stretta tra due soli, quello che discen-
62
de e quello che risale. Ed è quando il sole discen
de che gli stregoni entrano nel cerchio , e che il
danzatore dai seicento campanellini (trecento di
corno e trecento d' argento) scaglia il suo grido
da coyote, nella foresta.
Il danzatore entra ed esce, e tuttavia non ab
bandona il cerchio . Avanza deliberatamente nel
male. Vi si immerge con una sorta di spavento
so coraggio, su un ritmo che , al di sopra della
Danza, sembra disegnare la Malattia. E si crede
vederlo di volta in volta emergere e sparire in
un movimento che evoca non si sa quale oscu
ra tantalizzazione . Egli entra ed esce: «Uscire
di giorno, nel primo capitolo», come dice del
Doppio dell ' Uomo il
Libro dei Morti Egiziano.
Perché questo avanzamento nella malattia è un
viaggio, una discesa per RIUSCIRE AL GIORNO.
- Gira in tondo nel senso delle ali della Svastica,
da destra a sinistra sempre, e verso l'alto.
Salta col suo esercito di campanellini, come
un' agglomerazione di api frenetiche, agglutina
te le une alle altre , alla rinfusa, in un crepitante
e tempestoso disordine.
Dieci croci nel cerchio e dieci specchi. Un
palo , con tre stregoni sopra. Quattro celebranti
(due Maschi e due Femmine). Il danzatore epi
lettico, edio stesso, per chi il rito era fatto .
Ai piedi di ogni stregone, un buco al fondo del
quale il Maschio e la Femmina della Natura, rap-
63
presentati dalle radici ermafrodite del Peyote (si
sa che il Peyote ha la figura di un sesso d'uomo e
di donna mischiati), dormono nella Materia, ossia
nel Concreto.
E il buco, con una tinozza di legno o di terra
rovesciata al di sopra, rappresenta assai bene il
Globo del Mondo . Sulla tinozza gli stregoni grat
tugiano il miscuglio o la dislocazione dei due
princìpi, e li grattano nell 'Astratto , ovvero nel
Principio . Mentre al di sotto , questi due Princì
pi, incarnati, riposano nella Materia, ovvero nel
Concreto.
Ed è durante la notte intera che gli stregoni
ristabiliscono i rapporti perduti, con gesti trian
golari che tagliano stranamente le prospettive
dell ' aria.
Tra i due soli , dodici tempi in dodici fasi. E la
marcia in tondo di tutto ciò che brulica attorno
al rogo , nei limiti sacri del cerchio : il danzatore ,
le raspe, gli stregoni.
Tra ogni fase , gli stregoni vollero fare la prova
fisica del rito, dell' efficacia dell' operazione . Ierati
ci, rituali, sacerdotali, sono dunque là, allineati sul
loro palo, cullando la loro raspa come un bambi
no. Da quale idea di un'etichetta perduta viene
loro il senso di queste inclinazioni, di questi in
chini, di questa marcia in tondo in cui contano i
loro passi, si fanno il segno della croce di fronte
al fuoco, si salutano mutualmente ed escono.
64
Si alzano dunque, eseguono i loro inchini
come ho detto, gli uni come uomini con le stam
pelle , gli altri come automi troncati. Passano so
pra il cerchio. Ma ecco che , passato il cerchio,
a un metro appena al di fuori, questi preti, che
camminano tra due soli, sono di colpo ridiventati
degli uomini, ovvero degli organismi d'abiezione
e che vengono lavati, perché questo rito è esegui
to per lavare . Si comportano come degli scavato
ti di pozzi, questi sacerdoti, specie di lavoratori
delle tenebre, creati per pisciare e per afflosciar
si. Pisciano , petano e si afflosciano con terribili
strombazzamenti; e si potrebbe credere, allora, a
sentirli, che abbiano voluto livellare il vero tuo
no, ridurlo alla loro necessità di abiezione.
Dei tre stregoni che erano là, due, i due più
piccoli e i più bassi, avevano acquisito da tre
anni il diritto di maneggiare la raspa (perché il
diritto di maneggiare la raspa si acquisisce , ed
è d' altronde su questo diritto che riposa tutta
la nobiltà della casta degli stregoni del Peyote ,
presso gli Indiani Tarahumara); e il terzo da die
ci anni Ed era il più vecchio in questo rito, devo
.
65
ci fasi della danza, e siccome l ' alba era sul punto
di sorgere, ci venne passato il Peyote triturato,
simile ad una sorta di brodaglia limacciosa; e di
fronte ad ognuno di noi un nuovo buco venne
scavato per ricevere gli sputi delle nostre boc
che , che il passaggio del Peyote aveva ormai
reso sacre .
«Sputa, mi disse il danzatore , ma più in pro
fondità che ti sarà possibile, perché nessuna
parcella di Ciguri dovrà più emergere».
E fu lo stregone vecchio sotto l 'imbracatura
che sputò più abbondantemente e coi catarri
più compatti e più grossi. E gli altri stregoni e
il danzatore , riuniti in cerchio, attorno al buco,
erano venuti ad ammirarlo .
Dopo aver sputato, caddi dal sonno. Il dan
zatore , di fronte a me , non smetteva di passare
e ripassare , roteando e gridando per lusso, per
ché aveva scoperto che il suo grido mi piaceva.
«Alzati, uomo , alzati» , urlava, ad ogni giro ,
sempre più inutile , che faceva.
Sveglio e titubante , venni condotto verso le
croci, per la guarigione finale, dove gli stregoni
fanno vibrare la raspa sulla testa stessa del pa
ziente.
Presi dunque parte al rito dell ' acqua, dei col
pi sul cranio , di questa specie di mutua guari
gione che ci si passa l ' un l' altro , e delle abluzio
ni smisurate .
66
Pronunciarono al di sopra di me strane pa
role aspergendomi con l ' acqua; poi si aspersero
gli uni con gli altri nervosamente , perché il mi
scuglio di alcool di mais e di Peyote cominciava
a renderli frenetici.
E fu su questi ultimi passi che la danza del
Peyote si compì.
La danza del Peyote è in una raspa, in questo
legno inzuppato di tempo, e che ha approfittato
dei sali segreti della terra. È in questo bastone
teso e ripiegato che riposa l ' azione curativa di
questo rito, talmente complesso , talmente lon
tano, e che bisogna inseguire come una bestia
nella foresta.
Vi è un angolo dell ' alta Sierra Messicana in
cui queste raspe, a quanto pare , abbondano .
Esse dormono là, aspettando che l' Uomo Prede
stinato le scopra, e le metta a giorno.
Ogni stregone tarahumara morendo abban
dona la sua raspa, con una pena infinitamente
maggiore di quella che prova nell ' abbandonare
il proprio corpo; e i suoi discendenti, i suoi fa
miliari, prendono la raspa e la sotterrano in un
angolo sacro della foresta.
Quando un Indiano Tarahumara si crede
chiamato a maneggiare la raspa ed a distribuire
la guarigione , viene a fare, durante tre anni , nel
periodo di Pasqua, un soggiorno di una settima
na nella foresta.
67
È la, si dice, che il Maestro Invisibile del Peyo
te gli parla, coi suoi nuovi assessori, e gli passa il
segreto . E lui fuoriesce dalla foresta con la raspa
doverosamente macerata.
Intagliata in un legno di terre calde , grigio
come minerale di ferro , essa porta sul suo trac
ciato delle incisioni, e alle due sue estremità
dei segni, quattro triangoli con un punto per il
Maschio-Principio, e due punti per la Femmina
della Natura divinizzata.
Tante tacche quanti gli anni che aveva lo stre
gone al momento in cui ha ottenuto il diritto di
raspare , ed è diventato lui stesso maestro di pra
ticare gli esorcismi, che squartano gli Elementi.
Ed è comprensibilmente questo l ' aspetto di
tale tradizione misteriosa che non sono riuscito
a penetrare . Perché gli stregoni del Peyote sem
brano proprio aver guadagnato qualcosa alla
fine dei loro tre anni di isolamento nella foresta.
Vi è là un mistero che gli stregoni tarahumara
hanno fino ad oggi gelosamente custodito. Ciò
che hanno acquisito in più, ciò che hanno, po
tremmo dire , recuperato, nessun Indiano Tarahu
mara, straniero all' aristocrazia della setta, sembra
averne la minima idea. E quanto agli stregoni
stessi, sono su questo punto risolutamente muti.
Qual è la parola insolita, la parola persa che il
Maestro del Peyote trasmette? E perché servono
loro tre anni per giungere a maneggiare la raspa,
68
sulla quale gli stregoni tarahumara si abbandona
no, bisogna dirlo , a ben curiose auscultazioni.
Cosa hanno dunque strappato alla foresta e
cosa la foresta tanto lentamente offre loro?
Cosa è stato loro rivelato, infine , che non è
contenuto nell' apparato esteriore del rito , e che
né le grida a spirale del danzatore, né la sua dan
za che va e viene come una sorta di pendolo
epilettico , né il cerchio , né il rogo in mezzo al
cerchio, né le croci coi loro specchi appesi in
cui le teste deformate degli stregoni di volta in
volta si gonfiano e svaniscono tra le fiamm e del
rogo , né il vento della notte che parla e che spira
sugli specchi, né il canto degli stregoni che cul
lano la loro raspa, questo canto stranamente vul
nerabile e rimosso , possono giungere a spiegare .
Mi avevano adagiato a terra, direttamente sul
suolo , ai piedi di quest 'enorme palo su cui i tre
stregoni, da una danza all' altra, si sedevano .
Disteso al suolo , affinché cadesse su di me il
rito , affinché il fuoco, i canti, le grida, la danza e
la notte stessa, come una volta animata, umana,
girasse vivente , su di me. Vi era dunque questa
volta roteante, questa struttura materiale, di gri
da, di accenti, di passi, di canti. Ma, soprattut
to e al di là di tutto, questa impressione, che
ritornava, che dietro tutto questo, più ancora
di tutto questo e al di là, si dissimulava ancora
qualcos'altro: il Principale.
69
Non ho rinunciato di colpo a queste perico
lose dissociazioni che sembra che il Peyote pro
vochi, e che avevo perseguito per vent'anni con
altri mezzi; non sono montato a cavallo con un
corpo strappato a se stesso e che la soppressio
ne a cui mi ero abbandonato sottraeva ormai dei
suoi riflessi essenziali; non ero stato quest'uomo
di pietra al quale servivano due uomini per far
ne uno montato: e che veniva fatto salire e fatto
scendere da cavallo come un automa smarrito,
- e, a cavallo, mi venivano messe le mani sulle
guide, e bisognava, in più, chiudermi le dita sulle
guide perché, solo, era troppo evidente che ne
avessi perso la libertà; non avevo vinto a forza di
spirito questa invincibile ostilità organica, in cui
ero io che non volevo più camminare, per por
tarne una collezione di immagini estinte, di cui
l'Epoca, fedele in questo a tutto un sistema, trar
rebbe al più delle idee di locandine e dei modelli
per le sue sarte. Bisognava ormai che qualcosa di
rimosso dietro questa triturazione pesante e che
equipara l' alba alla notte , questo qualcosa fosse
tratto fuori, e che servisse, che servisse propria
mente per la mia crocifissione.
Da ciò sapevo che il mio destino fisico era ir
rimediabilmente attaccato. Ero pronto a tutte le
bruciature , e aspettavo gli inizi della bruciatura,
in vista di una combustione ben presto genera
lizzata.
70
3. Lettera a Henri Parisot
Rodez, 7 settembre 1 94 5
71
cui tutto ciò che era di lui è ricaduto nel sesso
di tutti gli uomini, come il fondo di ogni libido .
Come Gesù Cristo vi sarebbe anche colui che
non è mai disceso sulla terra perché l'uomo era
troppo piccolo per lui e che è dimorato negli
abissi degli infiniti, come una cosiddetta imma
nenza di Dio che senza fatica, e simile ad un
buddha nella sua propria contemplazione, at
tenderebbe che l' ESSERE sia abbastanza perfet
to per discendervi e installarvisi , ciò è l' infame
calcolo di un vigliacco e di un ozioso che non
avrebbe voluto soffrire l'essere , tutto l'essere ,
ma farlo soffrire da un altro per poi scacciarne
quest' altro, questo sofferente e rispedirlo negli
inferi , quando questo allucinato della sofferen
za avrebbe fatto dell ' essere del SUO dolore un
paradiso , tutto pronto per questo Ghill di ozio
e villania chiamata Dio e Gesù Cristo. Io sono
uno di questi sofferenti infelici, io sono questo
sofferente principale in cui Dio ha la pretesa di
discendere quando sarò morto , ma ho 3 figlie
che sono 3 altre e vi auguro di essere a vostra
volta un altro, in anima, Sig. Henri Parisot, per
ché accanto a dio e a cristo, vi sono degli Ange
li che hanno la sua stessa pretesa e da sempre
esigono impadronirsi della coscienza di ogni
essere nato, quando non si credono solamente
dell' innato . - Vi dico che non è Gesù Cristo che
sono andato a cercare presso i Tarahumara ma
72
me stesso , io , Sig. Antonin Artaud nato il 4 set
tembre 1 896 a Marsiglia, 4, rue du Jardin des
Plantes, da un utero di cui non avevo interesse e
di cui non ho mai avuto interesse neppure pri
ma, perché non è un modo di nascere , quello di
essere copulato e masturbato 9 mesi dalla mem
brana, la membrana brillante che divora senza
denti come dicono le UPANISHAD, e so che ero
nato altrimenti, dalle mie opere e non da una
madre , ma la MADRE ha voluto prendermi e voi
potete vederne il risultato nella mia vita. - Sono
nato unicamente dal mio dolore e possiate an
che voi fare allo stesso modo , Sig. Henri Pari
sot. E questo dolore bisogna credere che l'utero
l'ha trovato buono , 4 9 anni fa, poiché ha voluto
prenderlo per lui e alimentarsene per se stes
so col pretesto della maternità. E Gesù Cristo è
questo nato da una madre che ha voluto anche
scambiarmi per lui e ciò ben prima del tempo
e del mondo e sono andato sulle alture del Mes
sico solo per sbarazzarmi di Gesù Cristo come
conto un giorno di andare in Tibet per svuotar
mi di Dio e del suo Spirito Santo. Mi seguirà lei?
Pubblicate questa lettera al posto del supple
mento e rinviatemi , per favore , il supplemento.
Amicalmente .
Antonin Artaud
73
4· Supplemento al Viaggio al
Paese dei Tarahumara
74
alle idee, ho sentito il bisogno di abbandonare
l'uomo e di andarmene , dove potrò infine libe
ramente spingermi in avanti col mio cuore , tut
to questo cuore che di fronte alla mia coscienza
attenta coglie e spiana le emozioni di immagini
che gli vengono dall 'Assoluto circolare , questo
flusso tessuto che perfora la mia colonna verte
brale e che il mio cuore in seguito rigetta verso
il mio plesso con lo spasmo di un mare .
Quel che sia l'Io, non lo so. La coscienza? una
repulsione spaventosa dell 'Innominato, del mal
tramato, perché l'IO viene quando il cuore lo ha
infine annodato , eletto ,tratto fuori da questo e
da quello, contro questo e per quello, attraverso
l'eterno calcolo dell' orribile , di cui tutti i non
io, demoni, assalgono ciò che sarà il mio essere,
questo essere che non smetto di vedere di fron
te ai miei occhi fallire finché Dio non ha passato
al mio cuore la sua chiave.
Si vede Dio quando lo si vuole, e vedere Dio
è non essere soddisfatti dalla piccola enclave
delle sensazioni terrestri, che sempre e solo
non hanno fatto altro se non aprire un po' di
più la fame di un io e di una coscienza intera,
che questo mondo non smette di assassinare e
di imbrogliare.
Un giorno sono stato lontano da Dio , mai
mi sono sentito così lontano dalla mia propria
coscienza, e ho visto che senza Dio non vi è
75
coscienza né essere , e che l'uomo che crede an
cora vivere non potrà mai più rientrare in sé .
È così che spingendo verso Dio , ho ritrovato
i Tarahumara.
La più alta idea della coscienza umana e dei
suoi universali garanti: Assoluto , Eternità, Infinito,
esiste ancora presso questa razza di vecchi India
ni che dicono aver ricevuto il Sole per trasmet
terlo ai meritevoli, e che nei Riti di Ciguri hanno
conservato la porta organica della prova, con la
quale il nostro essere , che l'impura assemblea de
gli esseri ha disgustato, sa che è legato a questo
al di là delle percezioni corporali in cui il Cuore
del Divino si consuma a chiamarci.
Non so quanti soli , tutte le dottrine iniziati
che della terra, di cui conosco la fonte unica e
che si chiama GES Ù CRISTO, dicano d'aver rico
nosiuto , dal primo fino al sesto , ma sembrereb
be proprio che i Tarahumara del Messico non
siano ancora discesi dal primo, perché hanno
conservato in loro l ' immagine ignea di questa
Fonte che essi chiamano il Figlio di Dio . - Un
giorno , dicono i preti del TUTUGURI, il Grande
Guaritore Celeste è apparso come se nascesse
dalle labbra aperte del Sole , IL DESIDERANTE,
Suo Padre nell ' Eternità. Era Lui stesso questo
sole , con, in mano , La Croce Prima, ed Egli col
piva; ed altre Croci Solari , e Doppi del Sole , na
scevano da Lui , ed uscivano ad ogni Sillaba che
76
questa Bocca di Croce Celeste, in ostie di luce,
imprimeva nell 'immensità.
Fino a sei volte la Croce di luci colpì e il sole
rimbalzò negli spazi . E l'ultimo era immarcesci
bile e puro , e come lo si vede ancora al di sopra
del mare e delle terre , ma al primo colpo la not
te era rientrata nella luce, perché il Figlio del
Desiderante essendo risalito fino a suo Padre
aveva ripreso con Lui il suo cammino nell ' Eter
nità.
Ora questa è la Storia vera di Gesù Cristo
come ci è stata trasmessa dagli insegnamenti
del primo cristianesimo delle Catacombe, e ho
voluto vedere se dietro la memoria sacra dei
Riti, che non so quale paganesimo ha avvolto,
i Tarahumara dell ' epoca moderna avrebbero ri
conosciuto il loro Iniziatore.
E un' impronta della figura autentica del Cri
sto fu loro mostrata, quella stessa che restò fissa
ta sul velo di santa Veronica, nel c ammino verso
il Golgota; e dopo essersi misteriosamente con
certati i preti del TUTUGURI vennero a dirmi
che tale era in effetti il suo viso, e che era così
che agli antenati dei loro padri era apparso a
suo tempo il Figlio di Dio.
E questo Guaritore dell 'Infinito gli aveva
donato una pianta nei suoi Viaggi, per riaprire
all ' anima tentata e stanca, le porte dell ' Eternità.
E questa pianta è CIGURI.
77
Perché l' anima va dal giorno alla notte , come
la terra; solamente il sole va di luce in luce; per
lui vi è solamente il giorno unico, e la notte è
ciò che è sempre lontana da lui. Ma chi dirà du
rante la notte che non vi è sole? chi dirà, quando
i cieli sono ostruiti di nubi, che nessun sole le
ha mai sormontate . Oggi è tutto ciò che gli uo
mini dicono a proposito di qualcuno che ho vi
sto tanto chi aram ente come vedo il sole ; e non
ne dubito i giorni di pioggia! Questo Qualcuno ,
tutti coloro che io amo su questa terra lo han
no desiderato con me , e rimpianto ; e costoro ed
io abbiamo girato un incommensurabile come
nella traccia persa di un astro , fino a che questo
astro davanti all 'occhio umano è esploso , e noi
l ' abbiamo visto infine esplodere. E chi ha visto
esplodere questo sole tra i miei amici e i miei
fratelli, finirà anche lui per ricordarsene e dirlo,
e che bel giorno sarà quel giorno là. Quanto agli
altri , s aranno diventati troppo simili alle bestie
per offuscare la Verità.
78
eterna, come è venuta dallo Spirito che sta in
alto; e là adesso in questo In Alto le insegna a di
stinguere tra lei e questa energia insondabile che
è come l'infinito multiplo delle sue proprie capa
cità e che comincia laddove, miliardi di miliardi
chiamati esseri, noi ci spegniamo ed esauriamo.
- Per quanto in alto io sia salito nelle tenebre
del mentale non ho ancora coscienza di essermi
deciso con le ragioni più chiare per questo o
per quello. - Vi è tra l'io e il non-io una guer
ra che i secoli fin qui non hanno ancora risolto.
L'Illusorio che non amo mi da molto spesso l'im
pressione di occupare la mia coscienza con un
vigore seduttore ben più forte del Reale. il fatto
è che prima di me c ' è la tentazione : tentazione
di essere questo o quello, come questo o come
quello, questo qui o quello là. - È la ragione di
questa lotta spaventosa che nel pre-conscio del
la mia Volontà e dei miei Atti ho sempre portato
avanti con ciò che non ero io . - Ma chi mi dirà
in virtù di cosa mi sono deciso a scegliere la mia
coscienza. L'uomo vive il Bene e il Male come se
una forza glieli dettasse , ma egli non si è mai vi
sto alla Fonte distributrice degli impulsi innomi
nati che lo spingono a giudicare ed a preferire .
Quando egli compie il Bene lo giudica migliore ,
rassicurante e di gran lunga preferibile , ma quan
do compie il Male, o quando un istante vi pensa,
si chiede se non sia per caso lui stesso ad essere
79
il migliore , e per quali ragioni , proprio queste
ragioni sparite dalla sua coscienza e che il Male
ha intenebrato , il Bene è stato concepito da lui
come Buono e il Male come cattivo , mentre Dio,
appena un po' più lontano di quanto egli non
abbia la pretesa di credersi vivere, non ha mai
smesso di dirglielo .
Ma Dio è ciò che non ha mai voluto ascol
tare .
- Ad accettarsi così senza curiosità per Dio e
senza problema, l'uomo è solamente quest ' iner
te automa, generatore di noia e di follia, che ha
disertato ogni coscienza, e che l' anima ancora
pura ha fuggito, perché essa sente spuntare il
momento in cui questo Automa partorirà la Be
stia, e la Bestia un demone osceno .
Ho dunque sentito che bisognava risalire la
corrente e distendermi nella mia pre-coscienza
fino al punto in cui mi vedrò evolvere e deside
rare. E il Peyote mi ci ha condotto . - Guidato
da lui ho visto che quel che sono ho dovuto di
fenderlo prima di nascere , e che il mio Io è solo
la conseguenza della lotta che ho condotto nel
Supremo contro la menzogna delle cattive idee.
E gli esseri possono benissimo annunciare
che le cose sono tali e quali e che non vi sia nul
la di più da cercare , io vedo perfettamente che
hanno perso la bussola, e che da lungo tempo
non sanno più quel che dicono, perché gli stati
80
coi quali si tendono al di sopra del flusso delle
idee, e in cui si prendono le parole per parla
re, non sanno più dove sono andati a cercarle .
n fatto è che in effetti sono secoli che i loro
pensatori hanno come loro abdicato di fronte
a questo sforzo d' onore che vi è a meritare la
propria coscienza, quando si sa dove bisogna
guadagnarla.
- L' Inconscio non mi appartiene se non in
sogno, e poi tutto ciò che vedo in lui e che si
porta dietro , è una forma marchiata per nascere
o qualcosa di sudicio che ho rigettato?
Il Subconscio è ciò che traspira dalle pre
messe della mia Volontà interiore , ma non so
molto bene chi vi regni , e credo proprio di non
essere io , ma il flusso delle Volontà avverse che,
non so perché, pensa in me, e non ha mai avu
to altra preoccupazione al mondo e altra idea,
se non quella di prendere il mio posto , nel mio
corpo e nel mio io.
Ma nel Pre-conscio in cui le loro Tentazio
ni mi malmenano , rivedo tutte queste cattive
volontà, ma questa volta armato di tutta la mia
coscienza, e sebbene esse irrompano contro di
me, che cosa mi importa giacché ora mi sento
là.
n Peyote mi terrà nel Pre-conscio , e al di so
pra dello stato dell'uomo saprò da dove la mia
Volontà si è formata, e qual è questa forza con
81
la quale essa si è rigettata dal lato in cui il Bene
chiama, contro il Male che la perseguitava.
Il Bene e il Male, dicono i preti di Ciguri
come più tardi i Mistici di Gesù Cristo l'hanno
ripetuto, non più questa volta in sensazioni e
in visioni, ma con la prova del martire , e l' espe
rienza delle loro piaghe , il Bene e il Male non
sono due tessuti opposti e due princìpi, il Bene
è ciò che esiste e il Male ciò che non esiste, che
non vivrà e che cesserà. L' Io dell 'uomo non vi
crederà per sempre. Ma questa scienza deve
guadagnarsela.
E sembra proprio che lo scopo della Danza
del Peyote , all 'origine , Rito sentenzioso degli
insegnamenti della Pianta offerta all 'uomo da
Gesù Cristo , sia stata di invitare l' essere umano
a guadagnare la propria coscienza. Perché senza
aiuto non può decidervisi.
Ci sono voluti millenni di prove all' anima
per riconoscere ciò che accettava o rifiutava in
questo irrompere di appetiti sovrastanti in cui
la coscienza non cessa di espiare e di nascere al
di sopra di ogni figura di Purezza o di Peccato .
Vivo e sono nato con la tentazione senza
limiti di esserlo : che sarò , da dove sono, dove
andrò e come? E non so se alla mia morte avrò
finito di scegliere , di combattere , di respingere .
- Ma perché bisogna che a tutti i miei slanci ver
so l' oltre, l' apertura, la proliferazione, non cessa
82
di immischiarsi questo calcolo dell'infame, que
ste insinuazioni di un erotismo abbietto?
Non rivedrò dunque mai le cose nella luce
di castità in cui sono nate . Perché alla mia pura
tentazione d'essere e di vivere si coniuga que
sta aspirazione sudicia di essere solamente gra
zie al e nel Peccato?
L'uomo d 'oggi è sudicio e impuro . Egli pone
sullo stesso piano l' abbietto e il Sublime, l' eroti
smo e la Poesia.
Un giorno ho voluto rigettare questa sotto
missione abominevole di cui sentivo perfetta
mente che non veniva da me, ma che mi era
imposta dalla coalizione infernale degli esseri
che si sono accaparrati e hanno inquinato la co
scienza come disordinano la Realtà.
E ho visto sulle montagne del Messico, al di
sopra di tutti gli sforzi umani, rilucere le fi amm e
di un Grande Cuore Sanguinante . - Preso, risa
lendo, come per il braccio del mare , mi sono
visto rigettato fuori dal conforme inassicurato
delle cose, e disteso come me stesso infine , me
stesso , nella Verità dell ' Essenziale .
Dietro Ciguri vi è il compimento, la pletora,
la pletora dell' appagamento.
Ma al fondo di Ciguri, e in questo Cuore Fiam
mante una Figura in cui non potevo non ricono
scere GESÙ CRISTO : la percezione dell 'Inaltera
bile integrale , la Croce intera, indefettibilmente
ostenta, ai Punti Cardinali di ogni Sazietà.
83
Con GESÙ CRISTO - IL PEYOTE, ho udito il
corpo umano . Milza, Fegato, Polmoni, Cervello ,
tuoni ai quattro angoli dell 'Infinito Divino . - E
da quale necessità straordinaria veniva la loro
disposizione organica.
Ma interiormente riposto nella statura del
le mie membra, ho visto sorgere la Croce del
Calvario come una lacerazione insanguinata di
organi , che ha permesso alla coscienza umana
di resistere grazie alle virtù di questo stesso san
gue , il proprio, gli alti-fondi dell' Eternità.
E questa croce mi ha spiegato la coscienza
umana, e ho visto attraverso Ciguri della croce i
prototipi originari di ogni condizione e di ogni
forma gonfiarsi fino al punto di terribile scos
sa, in cui l'anima dell'uomo è tranciata in quat
tro nell'istante stesso in cui gli viene l'idea che
precipiterà in questo opaco , che ha la figura del
Peccato . - Perché tenersi nella coscienza è te
nersi al di sopra del Peccato. - E ha diritto di
chiamarsi coscienza solo ciò che ha saputo non
abbandonare mai l' alto-fondo dell' Eternità. - Al
di fuori di questo l'essere umano sprofonderà,
così forte che si crede ancora vivere , quando i
Veggenti lo vedono già delirare.
Con Ciguri-Gesù-Cristo ho visto , bagnando
nelle alte nubi, tutto ciò che è coscienza ed es
sere , e al di sopra, nell' inesistente , quest 'imma
gine in cui la coscienza avvilita dell 'uomo ha
84
creduto modellare la sessualità. - Perché è lei ad
essere il peccato. - E mettervi mano è sfuggire
dall ' essere per sprofondare nell 'inanità.
È così che la mia esperienza del Peyote mi
ha strappato dall 'inanità e che , oltrepassata la
croce dello spasmo in cui il mio cuore esplo
dendo ha fatto la muta, sono andato dietro le
cose laddove il lato Vergine dell ' Eterno mi ha
colpito , poi rinviato, e sono uscito nuovamente
sulla terra come fulminato nel mio pensiero .
Non avevo toccato nulla di Dio, certo , per
ché non è per mezzo di una prova sperimen
tale-fisica che si attinge alla Divinità, ma avevo
capito una delle Leggi essenziali, attraverso le
quali la sua Forza trasmettendosi ha regolato il
tenore dell 'Essere, ed è il suo tenore in Purezza.
Essere casto o perire , ecco quel che ho capi
to presso i Tarahumara della montagna, ma che
il Male aveva fatto loro dimenticare.
E questa Legge non è la mia personale, ma
venne fatta per tutti gli uomini da sempre e per
sempre . E so che la rivedremo e che adesso essa
non se ne andrà. - E che l ' uomo prima di andar
sene dalla terra suderà il proprio sangue a causa
di questa Legge .
Quanto a Dio , Thtta l'Altezza Rigorosa, che
nulla al mondo può strappare, non è nell ' Irreale ,
ma nel Reale che lo si ritrova, per quanto la sua
Realtà si mantenga al di fuori della coscienza
85
ordinaria. Ma la Realtà Divina Suprema è in fon
do al cuore di ogni uomo per il quale l 'Amore è
amare. Amare di cuore ; dare senza prendere .
Ciò che i sensi non possono fare. - E che il mon
do della vita terrestre ha rifiutato di realizzare .
Coloro che dicono che non vi è Dio è perché
hanno dimenticato il cuore .
L'emulsione infinita del cuore è ciò che il
Male ha voluto uccidere nei mondi , ma in que
sta emulsione vi sono numerose pieghe , e spes
sori, e sostanze e trame, ed ogni spessore è un 'i
dea, e l' idea uno stato del cuore , e un essere con
la propria anima, ed ogni stato del sensibile una
sostanza sorta da Dio , e la Fonte di ogni Sostanza
questo Cuore che Dona, Distributore di sostan
ze d'essere e che dona la sua sostanza all ' Essere
nel Multiforme dell ' Infinito. E dove morirebbe,
Lui che non abbiamo potuto uccidere . Perché
Idea dell' eternamente Rinascente , Dio è in più
Qualcuno; e questo qualcuno l' inesauribile Atti
vo che , al di sopra d ' ogni sonno e d' ogni sogno ,
inghiotte ciò che , nel punto più lontano di Se
Stesso, più tardi, Lui offrirà! Più tardi. In questo
più tardi in cui è esplosa la Parola, suo Figlio, in
Fiamme d'Amore che non s' inaridirà mai .
E d è questo Dio d i Carità Eterna che l ' anno
seguente sono andato a ritrovare presso gli Ir
landesi .
86
Appendice
87
Il Paese dei Re Magi
La Natura ha prodotto i
danzatori nel suo cerchio
come ha prodotto il mais
nel suo cerchio e i segni
nelle foreste.
88
te riscoperto , e a questa Scienza l ' arte delle Alte
Epoche ha anch 'essa partecipato.
n blu degli sfondi lontani delle alte montagne
messicane chiama a sé forme precise e idee, im
pone allo spirito il rimembrarsi di una Scienza
alla quale L' INTERVENTO DEI TRE RE MAGI È
LEGATO ! ! !
Non è per spirito religioso che i Piero della
Francesca, i Luca da Leida, i Fra Angelico, i Pie
ro di Cosimo, i Mantegna hanno dipinto tante
Natività. È per una preoccupazione tradiziona
le dell' Essenziale , per una ricerca dei segreti di
vita, e a causa di questa ossessione naturale dei
Grandi Spiriti per il Come ed il Perché dei prin
cìpi e delle esplosioni primitive della Natura
che la Leggenda Pagana di Natale ha manife
stato.
Se la Religione si è impossessata successi
vamente di questi princìpi e se i popoli hanno
avuto la debolezza di allontanarsi dai Princìpi
per adorare la religione è tanto peggio per i po
poli istupiditi e esaltati, ma non è tanto peggio
per i Princìpi. - Nella montagna Tarahumara tut
to parla solamente dell ' Essenziale , ovvero dei
princìpi secondo i quali la Natura si è formata;
e tutto vive solamente per questi princìpi: gli
Uomini , le tempeste , il vento, il silenzio, il sole .
Siamo lontani dall 'attualità guerriera e civiliz
zata del mondo moderno, e non guerriera ben-
89
ché civilizzata, ma guerriera perché civilizzata :
è così che i Tarahumara pensano. E le loro leg
gende, o meglio le loro Tradizioni raccontano
(poiché qui non vi sono leggende, ossia nessuna
favola illusoria, ma Tradizioni incredibili forse , e
di cui gli scavi eruditi mostrano poco a poco la
realtà), raccontano, queste tradizioni, il passaggio
nelle tribù dei Tarahumara di una razza di Uomini
portatori di fuoco, e che avevano tre Maestri o
tre Re , e avanzavano verso la Stella Polare .
Ora, se la Scienza ha i suoi Grandi Uomini ,
Newton, Darwin , Keplero , Lavoisier, ecc . , anche
le Civilizzazioni hanno i loro Grandi Uomini, dal
punto di vista morale e sociale : Odino , Rama, Fu
Xi, Laozi, Zoroastro , Confucio; e sembra che la
leggenda dei Tre Re Magi nasconda il passaggio
nella linea geografica della grande Tradizione
Solare , ovunque il Culto Scientifico del Sole ha
diffuso le sue piramidi e i suoi altari matemati
camente orientati, di tre Civilizzatori iniziati ad
un ' astronomia trascendente, le cui leggi furono
parallele a quelle dell ' astronomia maya.
Quando sappiamo che il culto astronomico
del sole si è espresso universalmente con dei
segni , e che questi segni sono gli stessi di quelli
di una Scienza antica e molto completa, che il
linguaggio assurdo dell ' Europa ha denominato :
ESOTERISMO UNIVERSALE; e che questi segni:
la croce ansata, la Svastika, la Doppia croce, il
90
grande cerchio con un punto nel mezzo, i due
triangoli che si oppongono , i tre punti, i quattro
triangoli ai quattro punti cardinali, i dodici segni
dello zodiaco, ecc . , ecc . , pullulano in Oriente
come in Messico, sui templi e nei manoscritti,
ma mai li ho visti pullulare nella Natura, come
in seno alla Montagna Tarahumara; - quando co
nosciamo ciò ed entriamo di colpo in un paese
letteralmente abitato da questi segni, e che li ri
troviamo nei gesti e nei riti di una razza, e che gli
uomini, le donne, i bambini di questa razza li por
tano ricamati sui loro mantelli, ci si sente turbati
come se si fosse arrivati all'origine di un mistero.
Ma se pensiamo inoltre che la Sierra Tarahu
mara è il paese in cui si sono trovati i primi
scheletri di uomini giganti , e che nel momento
stesso in cui scrivo non si finisce di trovarne
ancora, è allora che numerose leggende perdo
no le loro effigi di leggende e diventano realtà.
- Con una realtà che aveva le sue leggi sovrau
mane forse , ma naturali , il Rinascimento del XVI
secolo ha rotto; e l'Umanesimo del Rinascimen
to non fu un accrescimento ma una riduzione
dell 'uomo , poiché l'Uomo ha smesso di elevarsi
fino alla natura per limitare la natura alla sua
taglia, e la considerazione esclusiva dell'umano
ha fatto perdere il Naturale.
È allora che la scienza astronomica della na
tura, la cui vita ruota attorno al Sole, è diven-
91
tata segreta; ma a questo naturalismo magico
e ovunque lo stesso , e la cui tradizione senza
sosta cammina dall' oriente all'occidente, i Pri
mitivi di Firenze, di Assisi, di Como , ecc . , erano
stati iniziati.
Nelle loro tele di Natività e dei Re Magi que
sti pittori hanno espresso un mistero di vita, e
l' hanno espresso come il figlio di un tempo in
cui l'Arte era prima di tutto la Serva di una scien
za; ecco perché i loro quadri, se possono legger
si con le fibre affettive dell ' anima, si leggono
al contempo con l' alta Scienza razionale dello
spirito . Un colore, se incanta il cuore , corrispon
de ad una vibrazione esatta e scientifica in cui i
Numeri-Princìpi possono ritrovarsi.
Detto questo , mi è sembrato più che strano
che il paese in cui la tradizione dei Magi porta
tori di fuoco vive sulla figura delle rocce, sulle
vesti e nei riti sacri degli uomini , sia al contem
po quello in cui il rumore colorato, e la vibrazio
ne grandiosa della Natura ricordano con la più
ossessiva intensità tutta un' epoca della pittura
i cui Grandi Uomini furono ossessionati dagli
stessi segni, dalle stesse forme , dalle stesse luci,
dagli stessi segreti.
92
Una Razza-Princìpio
93
schiena. Così Mosè , nelle sue statue di pietra, ha
due corna che gli bazzano la fronte , una per il
maschio, a destra, l' altra per la femmina, a sini
stra; e certi Tarahumara portano inoltre i loro
capelli rivolti all 'indietro come delle corna. E
questo ricorda, con le statue di Mosè , certe ma
schere maya o totonache che hanno due punte
o due fori profondi sulla fronte , ma nel senso
della verticale , come la rimembranza di un siste
ma oculare pietrificato .
Molti Indiani Tarahumara, o perché non vo
gliono dire nulla, o perché hanno dimenticato
ciò che questo significava, pretendono che que
sto ordine sia l' effetto del caso , e che la fascia
serva loro per raccogliere i capelli. Ma ho visto
dei Tarahumara cucire le loro fasce affinché le
punte fossero pendenti; ho soprattutto visto i
preti del Peyote , nel momento di eseguire que
sto rito per sua natura maschio e femmina, get
tare a terra il loro cappello europeo e rivestire
la fascia a due punte , come se avessero voluto
mostrare con questo gesto che entravano nel
cerchio della Natura dai poli magnetici.
Vi è un' iniziazione incontestabile in questa
razza: colui che è vicino alle forze della Natura
partecipa ai suoi segreti. Ma questa iniziazione è,
se posso dire, a doppio filo. Perché se i Tarahuma
ra sono forti fisicamente come la Natura, non è
perché vivono materialmente vicino a lei, è per-
94
ché sono fatti dello stesso tessuto della Natura e
che , come tutte le manifestazioni autentiche del
la Natura, sono nati da un miscela primaria.
È, potremmo dire , l ' Incoscio naturale che
ripara in loro , non solo l' usura della fatica, ma
le perversioni naturali di un grande principio
attraverso cui spiegano l ' esistenza di tutte le in
fermità. Da un lato, mostrano la loro iniziazione
coi segni che gettano con una profusione osses
siva sugli alberi e sulle rocce, dall 'altro la rive
lano grazie alle virtù corporali , la loro mirabile
resistenza alla fatica, il loro sprezzo del dolore
fisico, del male, delle malattie .
È falso dire che i Tarahumara non hanno ci
vilizzazione , quando si riduce la civilizzazione
a delle pure facilità fisiche, a delle comodità
materiali che la razza tarahumara ha da sempre
disprezzato.
Perché , se i Tarahumara non sanno lavorare i
metalli, se sono ancora alle lance e alle frecce, se
aran o con tronchi d' albero tagliati , se dormono
sulla terra completamente vestiti, hanno l'idea
più alta del movimento filosofico della Natura.
E di questo movimento ne hanno colto i segre
ti nella loro idea dei Numeri-Princìpi proprio
come lo fece Pitagora.
La verità è che i Tarahumara disprezzano la
vita del loro corpo, e vivono solamente attraver
so le loro idee, voglio dire in una comunicazione
95
costante e quasi magica con la vita superiore di
queste idee.
Ogni villaggio tarahumara è preceduto da
una croce, circondata di croci ai quattro pun
ti cardinali della montagna. Non è la croce del
cristo, la croce cattolica, è la croce dell 'Uomo
squartato nello spazio , l' Uomo dalle braccia
aperte , invisibile , inchiodato ai quattro punti
cardinali . Con questo , i Tarahumara manifestano
un' idea geometrica attiva del mondo , alla quale
è legata la forma stessa dell'Uomo.
Ciò significa: Qui lo spazio geometrico è
vivo , ha prodotto ciò che vi è di migliore , ossia
l'Uomo .
La pietra che ogni Tarahumara deve mettere ,
pena la morte , ai piedi della croce, passandovi
di fronte , non è una superstizione , bensì una
presa di coscienza.
Ciò vuol dire : Contrassegna il punto. Rendi
ti conto . Prendi coscienza delle forze della vita
contraria, perché senza questa coscienza tu sei
morto .
Ma i Tarahumara non temono la morte fisica:
il corpo, dicono , è fatto per la sparizione; è la
morte spirituale che temono , e non la temono
in un senso cattolico, nonostante i Gesuiti siano
passati per di qua.
Vi è presso gli Indiani Tarahumara la tradizio
ne della metempsicosi; ed è la caduta ulteriore
96
del loro Doppio che temono al di sopra di tut
to. Non prendere coscienza di ciò che è, vuoi
dire rischiare di perdere il proprio Doppio. E
rischiare , al di là dello spazio fisico, una specie
di caduta astratta, un vagabondaggio attraverso
le alte regioni planetarie del principio umano
disincarnato.
n male , per loro , non è il peccato . Per i Ta
rahumara, non esiste il peccato : il male è la per
dita di coscienza. Perché gli alti problemi filo
sofici contano più per i Tarahumara di quanto
non contino i precetti della nostra morale oc
cidentale.
Di filosofia, i Tarahumara sono ossessionati; e
ne sono ossessionati fino ad una sorta di sortile
gio fisiologico; non vi sono presso di loro gesti
che si perdono ; gesti che non abbiano un senso
di filosofia diretta.
I Tarahumara diventano assolutamente filo
sofi come un bambino diventa grande e si fa
uomo; sono filosofi di nascita.
E la fascia a due punte nella schiena significa
che sono di una razza originariamente Maschio
e Femmina; ma questa fascia ha ancora un al
tro senso : un senso storico evidente . I Purana
trasmettono il ricordo di una guerra che il Ma
schio e la Femmina della Natura si sono fatti ,
e gli uomini di un tempo hanno partecipato a
questa guerra in cui lottavano , le une contro le
97
altre , le forze dei due princìpi opposti . E i parti
giani del Maschio naturale sfoggiarono il colore
bianco, quelli della Femmina il colore rosso ; ed
è da questo rosso esoterico e sacro che i Fenici,
di razza Femmina, hanno tratto l'idea della por
pora che in seguito hanno industrializzato.
Ora, se la razza dei Tarahumara indossa una
fascia a volte bianca e a volte rossa, non è per
affermare la dualità delle due forze contrarie,
ma è per sottolineare che all'interno della razza
tarahumara, il Maschio e la Femmina della Natu
ra esistono simultaneamente , e che i Tarahuma
ra beneficiano delle loro forze congiunte. Essi
portano, insomma, la loro filosofia sulla testa, e
questa filosofia riunisce l' azione delle due forze
contrarie in un equilibrio quasi divinizzato .
98
Il rito dei Re di A tlantide
99
Possiamo quindi affermarmare che la que
stione del progresso non si pone in presenza
di tradizioni autentiche. Le vere tradizioni non
progrediscono in quanto esse rappresentano il
punto più avanzato di tutta la verità. E l'unico
progresso realizzabile consiste nel conservare
la forma e la forza di queste tradizioni. Attraver
so i secoli i Tarahumara hanno saputo imparare
a conservare la loro virilità.
Così dunque , per ritornare a Platone ed alle
vere tradizioni esoteriche che manifestano le
sue opere scritte, ho visto nella Montagna Ta
rahumara il rito di questi re chimerici e dispe
rati.
Platone racconta che al tramonto del sole i
re di Atlantide si riunivano davanti al toro sa
crificato. E mentre i sacerdoti tagliavano il toro
pezzo a pezzo , altri raccoglievano i pezzi di cui
versavano il sangue nelle coppe . I re bevevano
questo sangue e si inebriavano cantando una
specie di melodia lugubre fino a che restava nel
cielo solamente la testa del sole moribondo e
sulla terra nient ' altro che la testa del toro sacri
ficato. Allora i re si coprivano la testa di cene
ri . E la loro lugubre melodia cambiava di tono
mentre stringevano il cerchio che formavano .
Ogni invocazione al sole diventava una specie
di rimprovero amaro , prendeva l' aspetto di una
contrizione pubblica, la forma di un rimorso
1 00
che i re esprimevano di comune accordo fino a
quando la notte era completamente calata.
Tale è il senso del rito descritto da Platone.
Ora, poco prima che il sole fosse tramontato su
Norogachic , gli Indiani condussero un bue sul
la piazza del villaggio e, dopo avergli legato le
zampe, si misero a strappargli il cuore. n sangue
fresco era raccolto in grandi giare. Non dimen
ticherò facilmente lo spasmo di dolore del bue
mentre il coltello dell'Indiano gli strappava le in
teriora. I danzatori di «matachines» si riunirono
davanti al toro e quando questi fu definitivamen
te morto essi cominciarono le danze di fiori.
Perché gli Indiani danzano delle danze di
fiori, di libellule, d'uccelli, e di tante altre cose,
davanti a questa macellazione, ed era davvero
uno spettacolo strano quello di due Indiani che
saliti sul toro morto ne facevano zampillare il
sangue e tagliavano i pezzi a colpi di ascia, men
tre gli altri Indiani vestiti come dei re e con una
corona di specchi sulla testa eseguivano le loro
danze di libellule, d'uccelli, di vento, di cose, di
fiori.
Le danze durarono fino al cuore della notte .
Alla danza dei «matachines» può partecipare
tutto un villaggio; ma vi è un re per ogni mo
mento della danza. E i re dei «matachines» si
danno il cambio . Ognuno danza secondo il suo
temperamento .
101
Quel giorno , vi era, seduto a terra, un solo
musicista che suonava il violino . Ma l ' orchestra
completa si componeva di una chitarra, di un
piccolo tamburo , di campanellini e di bastoni di
ferro . Il piccolo tamburo è uno strumento mu
sicale di guerra; il suo rumore si ripercuote di
cima in cima.
I re della danza indossano una corona di
specchi, il grembiule massonico in forma di
triangolo e un gran mantello rettangolare sulla
spalla. Hanno inoltre pantaloni speciali che fini
scono in forma di triangolo , appena al di sotto
delle ginocchia.
Le «matachines» non sono un rito sacro ma
una danza popolare profana, che venne im
portata in Messico dagli Spagnoli. Tuttavia, i
Tarahumara le hanno dato una forma indiana,
l' hanno contrassegnata col loro spirito. Anche
se , in principio , queste danze imitano il movi
mento della natura esteriore : il vento, gli alberi,
un formicaio, un fiume agitato , esse acquisirono
presso i Tarahumara un senso altamente cosmo
gonico, ed io ebbi l' impressione di aver davanti
a me e di contemplare l' agitazione di formiche
planetarie che seguivano la bussola di una mu
sica celeste .
Danzano al suono di una musica puerile e
raffin ata che nessun orecchio europeo può per
cepire ; sembra ascoltare sempre lo stesso suo-
1 02
no , sempre scandito allo stesso ritmo; ma col
tempo, questi suoni sempre identici e questo il
ritmo risvegliano in noi come il ricordo di un
grande Mito; essi evocano il sentimento di una
storia misteriosa e complicata.
Il capo della danza si contorceva seguendo
il ritmo, e la sua danza imitava il passo di una
formica minuscola che titubasse; il danzatore
si spaccava, si curvava coi movimenti atassici
di una rana smisuratamente gonfia; la sua mano
destra sosteneva abilmente una zucca piena di
anelli di bruchi disseccati che avevano preso la
consistenza del vetro , mentre la sua mano sini
stra giocava con un ventaglio di fiori.
La musica dei Tarahumara si divide in un nu
mero molto ridotto di misure che si ripetono
indefinitamente . E ad ogni nuova misura il capo
della danza abbandona il suo posto, abbandona
il luogo in cui si agitava contorcendosi , e in se�
guito gira attorno agli altri danzatori.
Questi danzatori sono separati in due gruppi,
e ciascuno , successivamente , presenta al capo il
proprio viso. Lo presenta come un cavaliere in
armi con lo splendore dell ' antico guerriero co
perto dalla sua armatura, poi si rigira in senso
opposto. Quando il capo della danza ha girato
intorno ad ogni danzatore, ritorna al suo posto
pestando i piedi. E un momento della danza è
terminato. Ma altri vengono in seguito e la fre-
1 03
nesia riprende e dura tutta una notte , dall' istan
te in cui il sole tramonta fino all' aurora, senza
che i danzatori siano mai stanchi.
In fila, in piedi, appoggiati obliquamente
contro il muro , ossia non il dorso poggiato alla
parete , ma presentando di volta in volta il lato
sinistro e il lato destro , alcuni giovani lanciano
di tanto in tanto un grido gelato, simile ad una
tromba da caccia nella foresta, e la loro voce
evoca il grido doloroso di una iena, di un cane
malato, o di un gallo strangolato . L'emissione di
questo grido non è continua, ma diradata; passa
di bocca in bocca, come una gamma umana che
prende nell 'ombra il valore di un richiamo.
Danzarono così fino al tramonto del sole e
mentre danzavano altri Indiani raccolsero pez
zo per pezzo il corpo del toro di cui abbando
narono la testa sulla terra nel momento stesso
in cui la testa del sole calava nel cielo . Fu allora
che i capi della danza si fermarono, i danzato
ri facendo cerchio attorno a loro . E ripresero
tutti una sorta di melodia lugubre. Una melodia
di rimorsi, di contrizione religiosa, un richiamo
segreto di non si sa bene quali forze oscure , di
quali presenze dell'aldilà .
Andarono in seguito a sedersi di fronte a un
grande fuoco situato molto più lontano rispet
to al luogo precedente , in un luogo coperto e
chiuso come la notte stessa perché la seconda
1 04
parte del rito doveva mostrare che era occul
to. Fu in quel momento che venne loro dato il
sangue vivo servito nelle coppe. E la danza rico
minciò dall 'inizio, e durò tutta la notte .
I pezzi di bue erano stati raccolti in quattro
giare, e al di sopra delle giare le donne forma
rono una grande croce . Thtti bevvero il sangue
caldo e mille e mille volte ricominciarono ad
agitarsi in guisa di rane. A momenti, tutti quanti
dormivano . Poi il violino accordava la sua musi
ca e la danza di nuovo ricominciava. E gli uomi
ni, incorporandovisi di tanto in tanto, lanciava
no il loro grido da sciacallo strangolato .
S i pensi pure quel che s i vuole dell 'accosta
mento che qui faccio . In ogni caso , siccome Pla
tone non andò mai in Messico e che mai gli In
diani Tarahumara lo videro, bisogna ammettere
che l'idea di questo rito sacro venne loro dalla
stessa fonte fabulosa e preistorica. Ed è ciò che
ho voluto suggerire qui.
1 05
Tu tuguri
1 06
Ora la lingua nel momento di ungerlo non è
essa stessa in punta?
Non si pone lei forse tra i quattro punti car
dinali?
Bisogna dunque che il sole sorgendo salti i
sei punti della frase abietta da salvare , di cui
farà una specie di traslazione sul piano ful
mine.
Perché il sole appare veramente a livello del
le croci ma come il globulo di un fulmine , di
cui si sa perché non perdonerà?
Non perdonerà cosa?
n peccato dell 'uomo e del villaggio circo
stante,
ed è per questo che diverse settimane prima
del rito si può vedere spurgarsi, vestirsi di
abiti lindi e bianchi, e lavarsi tutta la razza dei
Tarahumara.
E il Giorno del Rito e dell ' apparizione fulmi
nante è infine giunto .
È allora che si distendono direttamente sul
suolo nelle loro vesti bianche sei uomini, i
sei uomini considerati come i più puri della
tribù.
Ed ognuno si presume abbia sposato una
croce.
Una di queste croci fatte di due bastoni lega
ti insieme da una corda sporca.
E vi è un settimo uomo in piedi e che porta
1 07
una croce su di lui attaccata alla sua anca,
e tiene tra le mani uno strumento musicale
bizzarro , fatto di lamelle di legno addiziona
te , che si sormontano le une alle altre,
e che danno un suono tra la campana e il
cannone .
E un certo giorno, all ' aurora, il settimo Tutu
guri comincia la danza colpendo una delle
lamelle con un mazzuolo di ghisa nerissimo.
Allora si vedono gli uomini delle croci, bale
nare come dal suolo , avanzare saltellando e
in cerchio ed ognuno di loro deve cernere la
sua croce sette volte senza tuttavia rompere
il cerchio totale .
Non so se è il vento che si solleva,
o se un vento si solleva da questa musica di
un tempo che persiste ancora oggi,
ma ci si sente come flagellati da una venta
ta di notte , da un soffio salito dalle cripte di
un'umanità abolita
e che verrebbe a mostrare la sua faccia qui ,
una faccia dipinta,
una figura sghignazzante e spietata.
Spietata perché la giustizia che essa apporta
non è di questo mondo .
Sii puro e casto ,
sembra dire .
Sii anche vergine .
O ti socchiudo la mia Geenna.
1 08
E anche la Geenna si socchiude .
n timpano del settimo Thtuguri ha preso un
lancinamento atroce : è il cratere di un vulca
no all' apice della sua eruzione .
Le lamelle sembrano spaccarsi sotto il suono
come una foresta fulminata sotto i colpi di
un fantastico taglialegna.
E di colpo quel che aspettavamo accade :
vapori solforosi, lilacee, che emergono in
blocco da un punto del cerchio
che i sei uomini
hanno tracciato,
che le sei croci
hanno circoscritto,
e da sotto i vapori una fiamma, una fiamma
immensa
di colpo
si è accesa,
e questa fiamma immensa bolle.
Bolle con un suono inaudito. Il suo interno
si riempie di astri , di corpuscoli incande
scenti; come se il sole venendo trasportasse
con lui un sistema celeste .
Ed ecco che il sole ha preso posizione .
Ha preso forma in mezzo al sistema celeste .
Si è piazzato di colpo come al centro di una
formidabile esplosione.
Perché i corpuscoli fiammeggianti come i
soldati di un esercito in guerra si sono gettati
1 09
l'uno sull ' altro, esplodendo .
Allora il sole è diventato tondo . E vediamo
una sfera ignea nell' asse stessa del sole natu
rale , poiché è l' aurora, salire e saltare di cro
ce in croce.
I sei uomini hanno aperto le braccia, non per
fare la croce, ma con le loro mani in avanti,
come se volessero ricevere la sfera, e questa,
girando attorno ad ogni croce piantata, non
smette di rifiutarsi .
Perché il timpano è un vento , è diventato
come il suolo di un vento in cui un esercito
potrebbe benissimo avanzare .
E in effetti.
Vi sono ai confini rumore e nulla, perché ru
more è così forte che chiama solo
davanti a lui
il nulla,
vi è dunque un intenso calpestìo . Ritmo
scandito di un esercito in marcia, o galoppo
di una carica furibonda.
La sfera in fuoco ha bruciato le sei croci; i sei
uomini , le mani in avanti e che hanno visto
venire la cosa, sono tutti e sei
sfiniti e sbavanti .
E il rumore del galoppo si esaspera.
E si percepiscono all ' orizzonte delle croci
come un cavallo imbizzarrito che avanza
con un uomo nudo sopra
perché il battito del ritmo era 7.
1 10
Ora, vi sono solo sei croci.
E nel timpano di legno del settimo Tutuguri
sempre un' introduzione di nulla
sempre questa introduzione di nulla:
questo tempo vuoto,
un tempo vuoto ,
una specie di vacuo che si esaurisce tra le
lamelle del legno tagliente ,
nulla che chiama il tronco dell 'uomo ,
il corpo preso in sezione dell'uomo
nel furore (no : nel fervore)
delle cose del di dentro .
Là, dove al di sotto del nulla
si eleggono
il rumore delle grandi campane al vento ,
la lacerazione dei cannoni di marina,
l' abbaio delle onde nelle tempeste d'ostra ;
in breve il cavallo che avanza porta su sé il
tronco di un uomo, di un uomo nudo e che
brandisce
non una croce,
ma un bastone di legno di ferro ,
con attaccato un gigantesco ferro di cavallo
in cui il suo corpo tutto intero passa,
il suo corpo tagliato da uno sfregio di sangue,
e il ferro di cavallo è là,
come le mascelle di una morsa,
che l' uomo avesse preso
allo sfregio del suo sangue.
111
Il Rito del Sole Nero
1 12
Ma è il cavallo
che è il sole
e non l'uomo.
1 13
Avendo saltato, avanzano seguendo meandri
circolari
e il cavallo di carne sanguinante spasima
e caracolla senza sosta
all' apice della sua roccia
fino a che i sei uomini
abbiano terminato di cernere
completamente
le sei croci.
1 14
Una Nota sul Peyote
115
Cultura Tolteca
Materia acqua
terra
gas
idem radio
idem ???
Localizzazione: Una,
una facoltà localizzatrice di classificazione
geografica delle cose ,
esploratrice di ricerca (il saperci
fare dà la grossolanità della
cosa).
Colore .
Il corpo astrale si sprigiona coi suoi colori
1 16
particolari.
La Buddhi e lo Spirituale hanno anche i loro .
Diversi Mana che operano nelle parti diffe
renti del cervello,
organi che corrispondono a delle facoltà
d'Osservazione ,
porte nel Mana Eventualità.
Mana - Mahat - Facoltà Mahatiche o Dèi .
......
1 17
Maschera di serpente intarsiata di turchesi,
mantello di piume, simboli del dio .
Tezcatlipoca
O Quetzalcoatl Tonatiuh E
Huichiloboch
•••
Ghilde .
Collegio di artigiani.
Signoria collettiva.
1 18
fessionali e territoriali ,
privilegio ma controllo autorità superiore.
Protezione ,
regolamentazione egualitaria .
Tutti padroni, stessi diritti e stessi obblighi,
apprendisti,
valletti, sergenti, compagni,
mastri,
esatto riflesso istituzioni del Tempo.
Specializzazione professionale ,
nessuna innovazione ,
frodi portate al rogo ,
artigiano lavora al piano terra sotto gli occhi
del pubblico,
mestieri privati, gerarchia dei grandi e priva-
ti,
familiarità conferisce la garanzia ufficiale del
Monopolio ,
corporazioni private integrate quadri costi
tuzionali del regno,
corporazione, disciplina,
la produzione elimina concorrenza, realizza
pace sociale .
1 19
Monopolio, privilegi.
Da democratica diventa aristocratica, ricerca
onori.
La Riforma.
1 20
Una Civilizzazione
***
Venuto in Messico
fuggire Barbarie Europa,
ultimo esempio Barbarie Europea: Marxismo,
121
se piace al Messico.
Al contrario
e qui descrizione dello stato di cose a cui ci
ha condotto la civilizzazione industriale .
1 22
Lettere relative ai Tarahumara
A jean Paulban
Parigi, 4 febbraio 1 93 7
Caro amico,
1 23
voglio dire senza data , la mia era perfettamente
situata; perché quest 'esperienza organica vissu
ta, me ne ricordava un' altra, alla quale mi senti
vo legato forse indirettamente, ma nondimeno
da dei fili materiali. Erano reminiscenze di storia
che mi sopraggiungevano , roccia a roccia, erba
ad erba, orizzonte ad orizzonte . Non ho inven
tato l'apparizione dei Re Magi: essa mi è stata
minuziosamente imposta da un paese costru
ito come dei paesi di pittura, i quali certo non
giungono dal nulla. Non credo all'immaginazio
ne assoluta, intendo dire quella che crea qualco
sa da nulla, non un 'immagine mentale che non
mi appaia come il membro distaccato di un'im
magine agita e vissuta da qualche parte . E a loro
volta queste immagini immense , inabitate me ne
evocavano altre che furono un tempo popolate,
e la loro vita mi parve giustamente diffondersi
su un piano poco ordinario; non sono io ad aver
inventato la tradizione dei segni magici, e che
questa montagna ne fosse ossessionata è un fat
to ; ne ho abbozzato la catalogazione in uno degli
articoli che vi ho inviato1 , ma pietra per pietra,
in fin dei conti ed alla fine del viaggio , ho avuto
l'impressione di averli notati tutti questi segni:
dal / che si divide in // , spezzato nel suo
centro da una barra 1- che di fronte ha questa
1 24
stessa barra dritta che è fuoriuscita da lui ([ì); e
non ci posso fare nulla se questa forma della H
che sembra risultarne è la figura centrale sulla
quale Platone racconta che gli Atlantidi avevano
costruito le loro città, è puerile se si vuole ma
questo esiste nella montagna Tarahumara e in
Platone; ho visto una roccia striata con tre bar
re verticali, 3 , e su questa un 'altra più piccola
e striata con una sola barra; ho visto il dente
fallico enorme di cui vi ho già parlato, che aveva
sulla testa 3 pietre e sulla faccia 4 buchi; ho vi
sto in una roccia perforata una testa circolare di
uomo in cui si inserisce all ' alba esattamente il
disco del sole , e al di sotto del corpo dell 'uomo
prolungato in ombre col braccio destro diste
so come una barra di luce, e la sinistra come
la stessa barra, ma anch 'essa in ombra, e ri
piegato ; - ho visto la figura della morte come
estirpata dalle rocce circostanti, ed essa teneva
nella mano sinistra, enorme, un bambino ; e non
parlo neppure di tutte le immagini e di tutte le
somiglianze che vi ho scorto , e che disegnavano
una fauna dimenticata della natura; che sembra
vano ricordare dei miti millenari in cui l'uomo
addomesticato conversa coi Regni che l' hanno
domato; e se il mondo universale degli Ebrei è
rappresentato da due triangoli che si compene
trano, il mondo di tutte le Razze d ' origine rossa
è rappresentato da due triangoli opposti e ri-
1 25
congiunti dalla linea ideale di un albero ; questo
mondo l' ho visto cento volte sulle rocce, fuo
riuscito da non so quale caso stupefacente della
natura; sugli alberi: impresso dalla mano stessa
degli uomini; e ovunque ho ritrovato questa fa
mosa 1"/ , l'H della generazione insomma, ho
visto fuoriusciti e come estratti degli alberi che
erano stati bruciati dall ' alto in basso per libe
rarn e le figure , ho visto una figura di uomo e di
donna l' una di fronte all ' altra, e l' uomo aveva la
verga sollevata; quante volte ancora ho incon
trato il piccolo mondo della terra rappresentato
da un cerchio e attorno a questo cerchio , quel
lo molto più vasto dell 'Universo indeterminato ;
quante volte ho ritrovato la croce della tradi
zione Rosacrociana: 4 triangoli orientati verso i
4 punti cardinali e centrati, tutti attorno ad un
punto; ho visto questo segno ! Cosa posso farvi
se è conforme a quello della tradizione dei Ro
sacroce , se è in questo modo che ci viene rive
lato che i Rosacroce formavano le loro croci; e
questo simbolo era mille e mille volte ripetuto,
non solo in piena Natura, ma sulle porte delle
case fatte di una sola asse; ma sui muri, all' om
bra dei tetti; ho visto delle case le cui facciate
si rispondevano l'una all' altra con dei quadrati
e dei punti, e talvolta con delle specie di trian
goli l' uno al di sopra dell' altro e che sembra
vano sommarsi; e non mi è stato forse detto
1 26
là in alto sulla montagna che queste figure di
geometria sparpagliate, non erano sparpagliate
bensì raggruppate e che costituivano i Segni
di un linguaggio basato sulla forma stessa del
soffio quando si sprigiona in sonorità?; la magia
universale non è basata su più segni elementari
di quanti non ne abbia incontrato dal vivo e in
natura in una montagna, che persino al di fuori
di questi segni ha la luce dei paesi stregati . Ci
è voluto molto meno a romanzieri, a poeti per
ritrovare e precisare dei miti che solo la loro im
maginazione inventava; raccontando il mio viag
gio non ho preteso scrivere una tesi di dottora
to , ritrovare il cammino di una tradizione sicura,
e fornire delle prove per corroborarla; che dopo
questi incontri si traggano tutte le conclusioni
che si vogliono , poco importa; e mi importa as
sai poco credere che i Re Magi abbiano fatto, per
rientrare a casa loro , una deviazione attraverso
le montagne inabitate del Messico; ma so che
giunto là in alto, e a strapiombo su chilometri
quasi infiniti di paesaggio , ho sentito muovere
in me con forza reminiscenze e immagini insoli
te, che nulla, al momento della partenza, sarebbe
stato in grado di farmi prevedere. E vedendo in
queste montagne incrostate di figure, più figure
di quante divinità non vi siano sulle mura di cer
ti templi dell 'India, vedendo passare degli uomi
ni con la fascia, uomini avvolti in mantelli con
1 27
anche ricamati sopra dei triangoli, delle croci,
dei punti, dei cerchi, delle lacrime e dei fulmini;
e queste croci, questi punti, questi cerchi, que
sti rettangoli , queste lacrime, questa zebrature
a forma di fulmini, non erano affatto dissemi
nate come figure decorative, in una simmetria
che avrebbe loro tolto tutto , ma mai ho visto 2
mantelli avere gli stessi segni, e ognuno di loro
era il colore dell'uomo dal viso incolto che lo
portava; vedendo passare questi uomini in ap
parenza ignoranti del simbolismo in cui la loro
vista sembrava imbevuta, non ho potuto credere
che ciò rappresentasse da parte loro un calcolo
o una ricerca qualunque , fosse pure il risultato
di una premeditazione cosciente e consapevole;
facevano tutto questo perché, dicevano, i loro
padri lo facevano, e di padre in padre mi sono
chiesto dove quest 'usanza potesse risalire ; il cer
vello meno disposto si sarebbe chiesto da dove
fossero potute giungere queste vestigia e quale
tradizione più che umana significava in fondo la
loro presenza.
Il verde e il giallo non sono forse ciascuno
i colori opposti della morte ; il verde per la re
surrezione , il giallo per la decomposizione , la
decadenza, e se le coincidenze vogliono dir
qualcosa, mi permetterete, per finire , di attirare
la vostra attenzione sul fatto che mi appresto a
raccontarvi.
1 28
Sono giunto, al finir del tramonto , in uno di
quei villaggi dominati da falli, quei falli contras
segnati da figure e che un caso naturale sembra
abbia piantato; qualcuno , non so chi, fischietta
va l ' aria di una danza Tarahumara, con 5 misure
acutissime che di colpo scendevano a preci
pizio cento piani, e come se una voce dai bas
sifondi rispondesse; un bambino si avvicinò a
noi , da solo, nudo sotto un mantello grigio ed
il viso letteralmente mangiato di pus: una sorta
di reticella verdastra nell' osso della fronte sem
brava sostituire il tragitto di una vena; mangiò
golosamente il cibo che gli tendevamo, benché
tenendosi sempre a distanza rispettosa; credetti
notare sulla parte frontale del mantello un trian
golo rosso , la punta sollevata in alto, e quando
si voltò vidi sulla sua schiena una lacrima, un'e
norme lacrima ricamata che ne occupava tutta
la parte superiore ; essa aveva la punta rivolta
verso l'alto e aveva la forma d'un gancio nella
sua parte sinistra;
1 29
non avervi pensato ; e questa immaginazione la
ripeterò a scapito di farvi alzare le spalle come
io stesso le ho alzate ; avevo pensato al FIAT
LUX di Dio , ed alla forma che Robert Fludd ,
nel suo Teatro dell ' Eterna Sapienza, impone al
movimento originale della creazione2; questa
lacrima, questa vescica curva è così che egli
raffigura la luce che uscita dal vuoto si ricur
va poco a poco e accerchia le tenebre ch' essa
sostituirà; la lacrima da sola non era forse nul
la, ma la lacrima rossa, con il triangolo rosso
era un accostamento già assai singolare; da ciò
passarono diverse settimane , penetrai nel fon
do delle montagne , vidi i preti disseminati del
Peyote che trituravano durante diverse notti
intere sulle loro raspe il miscuglio dei princìpi
primi; e presi il cammino del ritorno .
Ripassai per il villaggio col fallo e chiesi asi
lo, per proteggermi dal sole di mezzogiorno ,
presso una casa miserabile da dove vidi usci
re un Indiano che nonostante il calore in quel
momento torrido era avvolto da un gran man-
1 30
tello. Avevo già visto strani mantelli attraverso
tutta la montagna: ma questo aveva quattro
triangoli bianchi, come strozzati, che ne occu
pavano tutta la parte alta; gli orli erano puntel
lati da una linea di croci verdi da un lato, gialle
dall ' altro e composti da 4 triangoli di cui vi ho
già parlato; l ' Indiano ci salutò senza dire una
parola, con un sorriso lento ma intelligente; e
già la moglie si affrettava. Mentre lei disponeva
il mais e le erbe venni colpito da una falsa trec
cia che portava attaccata ai capelli ; in questa
treccia passava un filo di lana alternativamente
verde e giallo , dello stesso colore delle croci;
ed aveva in più una collana di chicchi verdi ,
ed alle orecchie pendevano delle pietre gialle;
all 'interno della casa dei bambini si picchiava
no con grida acute , e vidi uscire un ragazzetto
dal ventre enorme , e la bocca bordata di asces
si , e dietro di lui un altro ragazzo , più grande ,
nel quale riconobbi il bambino dalla mantella
grigia ricamata con un triangolo e una lacrima;
non vidi nulla di insolito all ' interno della casa,
se non in un angolo una croce la cui estremità
superiore era in punta di lancia e le braccia in
forma di trifoglio. L' Indiano interrogato man
tenne un mutismo p erfetto .
Ecco, caro amico, ho voluto ridire ciò che
ho visto senza trarne alcuna conclusione, voi
131
vedrete che i fatti e le cose parlano da sé, e
più forte senza dubbio di quanto non le abbia
fatte parlare , sebbene nello stesso senso . Mi di
vertirò forse un giorno a ridire , o ridirò senza
divertimento il mondo in cui tutte queste cose
mi hanno fatto sognare di entrare e in cui ho
l ' impressione che molte cose attuali guadagne
rebbero ad entrare . Non è dal punto di vista
pittoresco che voglio pormi per ridire questo
viaggio ma dal punto di vista dell ' efficacia.
A voi di tutto cuore .
Antonin Artaud .
1 32
a questa combinazione che voi mi avete pro
posto3.
Affettuosamente vostro .
Antonin Artaud .
... ... .
Caro amico,
1 33
intravedo quel che volevo dire e che è tanto
lontano da ciò che scrivevo prima di entrare ;
______ che è io infine , mentre il
resto ne era solo la caricatura, tranne che per
qualche schiarita! ! ! Una lettera piena di cose
che vi ho scritto non costituisce, quantomeno
a frammenti, una di queste schiarite e non si
potrebbe congiungerne una parte al Viaggio?
In particolare quella in cui parlo del bambino
pustoloso . Mi sembra di sì. ________
Cosa ne pensate?
Non vi chiedo di scrivermi: verrò a farvi visi
ta alla mia uscita
Affettuosamente vostro.
Antonin Artaud.
Caro amico,
1 34
Spero davvero che p ossiate farlo pubblicare
in aprile.
Vedrete che si tratta di un articolo di genere
serio, documentato, e dove d' altra parte mi sem
bra d ' aver RAGGIUNTO NUOVAMENTE il mio
tono personale . Vi allego ugualmente la l a parte
della Danza del Peyote in un' altra busta.
A voi affettuosamente .
Antonin Artaud .
•••
Caro amico,
1 35
le correzioni, in cui ho rimaneggiato alla fine la
Montagna dei Segni, e che vi era tanto piaciuto.
Spero e mi auguro che questa Danza come l'a
vete ora vi piaccia allo stesso modo . Scriveteme
ne ad ogni modo il più presto possibile in modo
da rassicurarmi. Ma ditemi direttamente questa
volta quel che ne pensate .
Per me , ho detto in questa Danza, esatta
mente quel che ho visto, e l'ho detto punto
per punto. Anche le mie impressioni perso
nali le ho descritte punto per punto. Non vi
è dunque più tesi , arbitraria, preconcetta, più
nulla di gratuito qui, ma una cosa misteriosa in
ciò che appare è solo l ' abito allusivo , se così
posso dire , di un' altra cosa infinitamente più
importante e assolutamente importante in sé .
Mi è parso che questo qualcosa fosse grave ,
fosse essenziale . E ciò sarà manifesto nel mio
libro totale su questo Viaggio , di cui non posso
dubitare , caro ]ean Paulhan, e lo dico in fede
completa, in piena convinzione e sincerità, che
non sia stato guidato dall 'Invisibile come sen
to che tutta la mia vita è attualmente guidata.
Ecco perché questi Estratti mi sembrano un' In
troduzione importante ad un ' azione che avrà
luogo tra breve , non appena avrò ritrovato tut
te le mie forze nella loro profondità e perché
ci tengo a tal punto che venga pubblicato sen
za tardare , prima della .fi ne della Primavera, in
1 36
modo che sia veramente ciò che è , l ' apertura
su altra cosa.
Scusate questo linguaggio enigmatico.
Non potete sapere a che punto sia vero e
quanto vi sia riconoscente per aver operato af
finché col vostro doppio intervento ciò che se
guirà possa concretizzarsi.
Sono affettuosissimamente vostro .
Antonin Artaud.
***
Sceaux, 1 3 aprile 1 93 7
Caro amico,
1 37
Non potreste ugualmente ritrovare delle varian
ti a certi testi che vi avevo inviato per lettera e
che non figurano nelle bozze che mi avete in
viato?
A presto dunque
e molto amichevolmente vostro .
Antonin Artaud
1 38
A Henri Parisot
Gentile Signore,
1 39
tri di lunghezza, attaccata con 3 ami e che mi
era stata donata da un Negro di Cuba. n gover
natore della Prigione di Dublino , Mr de Soto, mi
ha reso egli stesso tutte le mie cose. Persino a
Havre, dove nondimeno sono stato specialmen
te maltrattato, questa spada mi è stata restituita
nella fodera di cuoio rosso in cui era conservata.
Avevo ancora a Sainte-Anne il mio portafoglio, un
portafoglio di coccodrillo in cuoio marrone con
le mie iniziali, e la piccola fodera rossa che con
teneva la spada sacra, oggetto conosciuto da tutti
gli Iniziati, ma da Ville-Évrard non so più cosa ne
sia stato di tutto questo. Quanto alle mie carte e
manoscritti personali, ne persi ogni traccia dal
mio ritorno sul suolo Francese. E per riscrivere
questo Viaggio in Messico e portarlo a termine
mi ci vorrebbe adesso quasi un anno . Del resto
l'atmosfera dell'internamento non si presta par
ticolarmente a questa sorta di lavori. Per scrivere
bisognerebbe essere libero . - Proverò nondime
no a provar d' aggiunger qualche pagina a questo
«Viaggio al Paese dei Tarahumara» . n dottor Fer
dière che me ne sollecita vivamente, mi accor
derà per questo tutte le facilitazioni possibili. È
l'unico medico dai miei sei anni d'internamento
che abbia provato ad addolcire la mia cattività
nella misura dei suoi mezzi.
Vi è una cosa di cui sono certo, è che fu a
Chezal-Benoit che la piccola fodera di cuoio
1 40
rosso contenente la spada di Toledo non mi è
stata restituita.
Quanto ai miei manoscritti, è all'uscita della
Prigione di Dublino che li ho rivisti per l'ultima
volta. Da allora ne ho perso ogni traccia.
Ma, ve lo ripeto , farò uno sforzo per vincere
tutti questi ostacoli e pregherò specialmente
Gesù Cristo a questo proposito perché è di Lui
che si tratta in tutto il mio Viaggio in Messico ed
è Lui, il Verbo di Dio, che i Tarahumara adorano
come ho potuto rendermene conto nel Rito del
Tutuguri che si svolge contemporaneamente al
sorgere del Sole .
E essi stessi l'hanno riconosciuto e me l'han
no detto quando gli sono state mostrate due
tracce del Viso di Cristo . Una sul Sudario di san
ta Veronica, l'altro su un'immagine presa in un
altro momento della Sua Passione . E dove il
-
141
ogni prete per il posto che sa prendere riprodu
ce con gli altri preti suoi fratelli la ripartizione
straordinaria di questo fuoco. Ma bisogna so
prattutto sentire le Parole che si rimandano gli
uni agli altri con dei segni che sembrano estrat
ti dai limbi stessi dell ' Eternità e che sono fatti
per supportare e manifestare qualcosa, e questo
qualcosa è lo Spirito del Verbo che rotola come
una palla di fiamme di fronte alla bocca del Si
gnore Dio, e di cui loro , i Tara-Humara4 si ricor
dano , dicono , d' esser stati e d'essere la Volontà
e il riflesso .
Ma là si son messi tutti a piangere perché,
mi hanno detto : «Questa Volontà di Dio di cui
noi eravamo gli Angeli, ossia i Raggi, ecco che
non lo siamo quasi più perché il Male è passato
troppo su di noi . La lotta tra il Male e Dio non
è ancora finita e perché arrivi il Regno di Dio
sulla terra bisogna essere casti. Noi lo siamo per
quanto possibile . Ma gli uomini su tutta la diste
sa della terra non lo sono più per nulla. Ed è il
1 42
momento per loro di ritornare alla castità com
pleta. Perché le cose sono fatte dal sole e a sua
somiglianza, ed esse sono fatte così» , mi hanno
detto questi preti con dei segni delle braccia e
del corpo che formavano le attitudini di Danza
Religiosa più straordinaria che io abbia mai vi
sto.
Tra questi segni vi era il Segno della Croce
proprio come lo fanno i cattolici ma ve n ' erano
un'infinità d' altri.
È tutto ciò di cui ho già parlato nei miei ma
noscritti e che tenterò di riscrivere in questi
giorni.
In questa attesa crediate ai miei sentimenti
più calorosi e migliori.
Antonin Artaud.
***
Gentile Signore,
1 43
detto anche di pubblicare il Viaggio al Paese
dei Tarahumara, e vi ho scritto una lettera da
pubblicare al posto del supplemento che vi ave
vo inviato nel 1 9435 . 'futto questo va benissimo
ma, caro amico , noi non siamo più allo stesso
punto . Vi è altro in questo momento sulla terra
e a Parigi rispetto alla letteratura, le edizioni e le
riviste. Vi è un vecchio affare di cui tutti quanti
parlano, di cui si parla tra sé e sé, ma di cui nes
suno nella vita ordinaria vuole parlare pubblica
mente, benché accada pubblicamente in ogni
istante della vita ordinaria, e di cui, per una spe
cie di nauseabonda ipocrisia generale, nessuno
vuole confessare di essersi reso conto , di averlo
visto e averlo vissuto. Quest' affare si chiama un
affare di sortilegio generale , al quale tutti quanti
più o meno partecipano un giorno più e l'altro
meno , ma pretendendo di non saperlo , e volen
do nascondere a se stessi che vi si partecipa a
volte col proprio inconscio , talvolta col proprio
subconscio, e sempre più con tutta la propria
coscienza. Lo scopo di questo sortilegio è di im
pedire un' azione che ho intrapreso da anni e
che è di uscire da questo mondo puzzolente e
di finirla con questo mondo puzzolente. Se sono
1 44
stato internato otto anni fa e sono mantenuto
internato da otto anni è a causa di una chiara
azione della cattiva volontà generale che non
vuoi ad alcun prezzo che il Sig. Antonin Artaud,
scrittore e poeta, possa realizzare nella vita le
idee che manifesta nei libri, perché si sa che il
Sig. Antonin Artaud ha in lui dei mezzi d' azio
ne di cui si vuole impedirgli di servirsi, quando
vuole, con alcune anime che lo amano, uscire
da questo mondo servile , asfissiante di idiozia e
per gli altri e per lui, e che si compiace in questa
asfissia. Le persone sono stupide . La letteratura,
svuotata. Non vi è più nulla né più nessuno , l'a
nima è insana, non vi è più amore, neppure più
odio, tutti i corpi sono sazi, le coscienze rasse
gnate. Non vi è più neppure l'inquietudine, che
è passata nel vuoto delle ossa, vi è solo ormai
un'immensa soddisfazione da inerti, da manzi
d'anime, di servi dell'imbecillità che li opprime
e con la quale non cessano notte e giorno di co
pulare, di servi tanto piatti quanto questa lettera
in cui provo a manifestare la mia esasperazione
contro una vita condotta da una banda di insipi
di che hanno voluto imporre a tutti il loro odio
per la poesia, il loro amore per l'inezia borghese
in un mondo integralmente imborghesito, con
tutte le fusa verbali dei soviet, dell ' anarchia, del
comunismo , del socialismo , del radicalismo, del
le repubbliche , delle monarchie , delle chiese,
1 45
dei riti, dei razionamenti, dei contingentamenti,
del mercato nero , della resistenza. Questo mon
do ogni giorno sopravvive a se stesso, mentre
altro accade e tutti i giorni anche l' anima è chia
mata infine a nascere ed essere. Ma voi non ci
credete, Sig. Parisot. Questo è ciò che penso, e
ciò che penso e ciò che faccio , l'ho già tentato a
Marsiglia nel 1 9 1 7 , durante l' altra guerra, e tutti
i pezzenti, i lavoratori, i magnaccia di Marsiglia
mi hanno seguito e un autista di taxi ha voluto
trasportarmi gratis, e un uomo nella folla mi ha
passato un revolver per difendermi contro la
polizia, ed è per aver provocato un 'insurrezio
ne di quest 'ordine a Dublino che sono stato de
portato. Non è una ragione per farmi passare da
pazzo per sbarazzarsi di me e addormentarmi
con l'elettroshock per farmi perdere la memo
ria midollare della mia energia. Thtto questo è
personale e non vi riguarda, lo sento, perché si
leggono le memorie dei poeti morti, ma, quan
do sono vivi, non si offrirebbe loro neppure una
tazza di tè o un bicchiere di oppio per ricon
fortarli. Così non è per chiedervi di compatirmi
che vi scrivo, ma semplicemente per avvertirvi
che, essendo la mia situazione insostenibile, le
cose si romperanno, benché voi non possiate
crederci, perché non posso ammettere che dei
gruppi stregoni di tutte le classi della società
si dispongano in certi punti di Parigi in modo
1 46
da cercare di influenzare ed imperare sulla mia
propria coscienza, Artaud, loro , stiratori, lavan
dai, droghieri, fruttivendoli, venditori di vini,
faccendieri, impiegati di banca, contabili, com
mercianti, sbirri, medici, professori universitari,
impiegati amministrativi, preti infine, preti so
prattutto , religiosi, monaci, frati conversi, ossia
incapaci, inetti, tutti funzionari dello spirito,
uno spirito chiamato dai cattolici lo spirito san
to e che non è altro che lo sfogo anale e vagì
naie di tutte le messe, di tutti i crismi, di tutti i
viatici, di tutte le benedizioni, di tutte le eleva
zioni, di tutte le estreme-unzioni senza conta
re le abluzioni e il - nardo ritualmente bruciato
dei brahmani, le giravolte dei dervisci, i rosoni ·
incristati perché incrostati nelle cattedrali, gli
incroci rotulei coi talloni sotto le chiappe dei
buddha e le invocazioni intra-naturali dei lama.
Thtto questo è ben peggio e ben più tenebroso
in questo momento rispetto alla disputa sugli
universali e non voglio, mentre sono in un ma
nicomio, essere trattenuto, internato e impedito
di ritrovare qui le mie cinque .figlie primogenite:
Neneka Chilé, Catherine Chilé, Cécile Schram
me,Annie Besnard,Yvonne Nel-Dumouchel, più
qualche altra, tra le quali in primis, Sonia Mossé,
Yvonne Gamelin, Josette Lusson, Colette Prou
(assassinata a colpi di ascia in una cella dell ' o
spedale di Havre da un guardiano assoldato dal-
1 47
la Sicurezza Generale, mentre io ero trattenuto
di forza con i piedi legati al letto) , e lo voglio
ancora meno dal momento che queste strego
nerie magiche sono prodotte, la maggior parte
del tempo, da gruppi di francesi a Parigi, che si
riuniscono a certe ore del giorno o della notte
in certe strade appartate nella zona di Notre-Da
me-des-Champs, della porte d' Orléans o di Ver
sailles, del cimitero Montmartre , di Père-Lachai
se, degli Invalides, del viale della Motte-Picquet,
del Pare Monceau , degli Champs-Élysées, ecc . ,
ecc. Quando queste stregonerie si producono,
il traffico è vietato per un'ora dalla polizia nella
strada in cui si producono , e ve ne sono state
di tali quindici giorni fa nel viale della Motte
Picquet, ve ne sono state l' altro ieri in via di
Prony verso le 4 del pomeriggio , ve n'è stata
una ieri sera verso le 1 1 (dunque la domenica
1 6 settembre) sulla Piace de la Concorde, su
gli Champs-Élysées, dal lato del Ministero della
Marina. Thtti i francesi hanno dimenticato per
stregoneria consentita che a queste stregone
rie ho risposto con mucchi di cadaveri a Pari
gi stessa, e che le strade in cui questi cadaveri
erano caduti sono state anch'esse vietate dalla
polizia, il tempo che i becchini e i cantonieri
potessero raccogliere i morti e ripulire la strada,
ma questo nessuno ha più voluto saperlo per
offrirsi il lusso di credere che la vita ordinaria
1 48
continuasse, e le popolazioni di Parigi e della
terra cominciano ad essere terribilmente scar
se, Sig. Henri Parisot, ma tutti coloro che hanno
perso un parente o un amico hanno ricevuto
l'ordine di non dire nulla e di non lamentarsene,
di modo che , si spera, quest 'affare possa esse
re soffocato mentre avrò qui colica su colica e
diarrea su diarrea ed è il meno che possa dirvi.
Vi prego di leggere e rileggere più volte questa
lettera con la più grande attenzione, e capirete
così la sorte che la Francia borghese fa subire
ad uno scrittore ribelle.
Antonin Artaud .
......
1 49
riuscite intellettuali, s' appoggiassero pure sull' a
no ma senza mettervi l' anima o il cuore . L'ano è
sempre terrore, e non ammetto che si perda un
escremento senza lacerarsi di perdervi anche la
propria anima, e non vi è anima in Jabberwocky.
Thtto ciò che non è un tetano dell'anima o non
viene da un tetano dell'anima come i poemi di
Baudelaire e di Edgar Allan Poe non è vero e non
può essere ricevuto nella poesia. Jabberwocky
è l' opera di un castrato, di una specie di metic
cio ibrido che ha triturato della coscienza per
farne uscire dello scritto, laddove Baudelaire ha
fatto uscire delle piaghe d' afasia o di paraplegia
e Edgar Poe delle mucose acide come l' acido
prussico, dell'acido alcolico, e questo fino all' av
velenamento e la follia. Perché se Edgar Poe è
stato trovato morto un mattino sul bordo di un
marciapiede a Baltimora, non è in una crisi da
delirium tremens dovuta all'alcol, ma perché
qualche mascalzone che odiava il suo genio e
non voleva la sua poesia l'ha avvelenato per
impedirgli di vivere e di manifestare l'insolito,
l' orrido dittamo che si manifesta nei suoi versi.
Si può inventare la propria lingua e far parlare
la lingua pura con un senso fuori grammatica
le ma bisogna che questo senso sia valido in sé,
ossia che provenga dall 'inquietudine , - inquie
tudine questa vecchia serva della pena, questo
sesso di giogo occultato che essuda i suoi versi
1 50
dalla malattia: l'essere, e non sopporta che lo si
dimentichi.Jabberwocky è l'opera di un profitta
toce che ha voluto intellettualmente saziarsi, lui,
sazio di un pasto ben servito, saziarsi del dolore
altrui. E questo non si è mai visto nel suo poema
e nessuno l'ha mai detto. Ma lo dico perché l'ho
sentito. Quando si scava la cacca dell 'essere e
del suo linguaggio, bisogna che il poema puzzi,
e Jabberwocky è un poema che il suo autore si
è ben guardato dal mantenere nell 'essere uteri
no della sofferenza in cui ogni gran poeta si è
inzuppato e dove, distendendosi, puzza. Vi sono
nel Jabberwocky dei passaggi di fecalità, ma è
la fecalità di uno snob inglese, che sfiora in lui
l'osceno come dei ricciolini al ferro caldo, come
un palpatore dell'osceno che si guardasse bene
dall 'essere osceno , lui, come Baudelaire nella
sua afasia terminale o come Edgar Poe sulla sua
bocca di fogna la mattina in cui venne ritrovato
morto a causa di un'apoplessia d'acido prussico
o di cianuro di potassio . Jabberwocky è l'opera
di un vigliacco che non ha voluto soffrire la pro
pria opera prima di scriverla, e questo si vede. È
l' opera di un uomo che mangiava bene , e questo
si sente nel suo scritto . Mi piacciono i poemi de
gli affamati, dei malati, dei paria, degli avvelenati:
François Villon, Charles Baudelaire, Edgar Poe ,
Gérard de Nerval, e i poemi dei suppliziati del
linguaggio che perdono i loro scritti, e non di
151
coloro che si esibiscono come dei perduti per
meglio stendere la propria coscienza e la pro
pria scienza sia della perdita sia dello scritto . I
perduti non lo sanno , belano o bramiscono di
dolore e d'orrore.Abbandonare il linguaggio e le
sue leggi per torcerle e denudar la carne sessua
le della glottide da cui fuoriescono le asprezze
seminati dell'anima e i lamenti dell'inconscio va
benissimo, ma a condizione che il sesso si sen
ta come un orgasmo insorto, sconvolto, nudo,
uterino , pietoso anche, ingenuo, stupito d'essere
reprobo, e che non appaia, questo lavoro, come
la riuscita di un mancamento in cui lo stile puz
za ad ogni angolo delle sue discordanze la fla
tulenza di uno spirito sazio, perché l'uomo si è
ben saziato, quando anche il suo mancamento
come in Jabberwocky è provocato come un nu
trimento allettante in più. Mi piacciono i poe
mi che puzzano la mancanza e non i pasti ben
preparati. E ho contro Jabberwocky qualcosa
in più. È che avevo da molti anni un'idea della
consunzione , del consumo interno della lingua,
a causa dell' esumazione di non so quale torbida
e abietta necessità. E ho, nel 1934, scritto tutto
un libro in questo senso, in una lingua che non
era il francese, ma che tutti quanti potevano leg
gere, a qualsiasi nazionalità essi appartenessero.
Questo libro sfortunatamente è andato perso. È
stato stampato in un numero ridottissimo d'e-
1 52
semplari, ma delle influenze abominevoli di per
sone dell'amministrazione , della chiesa o della
polizia si sono intromesse per farlo sparire, e ne
è rimasto solo un esemplare che non ho ma che
è rimasto tra le mani di una delle mie ragazze :
Catherine Chilé . Costei era infermiera nel 1 934
all'ospedale Saint-Jacques dove preparava il suo
diploma di medicina. La vedo costantemente
attorno a me e so che in questo momento fa
l'impossibile per giungere fino a Rodez, ma non
so più esattamente dove sia, voglio dire a che
punto sia in questo viaggio fino a me . Non credo
che tutto questo possa sembrarvi un romanzo
adesso che avete visto le orde di spiriti assassini
che vorticano attorno a me per impedirmi di la
vorare, e a voi, per impedirvi d'essere.
Vi chiedo di pubblicare questa lettera che An
dré Breton avrebbe di certo pubblicato, vent'an
ni fa, con gioia, nella Révolution Surréaliste.
Oggi, essa non farebbe neppure più scandalo, ma
vi sono abbastanza sortilegi che flottano nell'aria
attraverso tutte le coscienze per insinuare che le
sue idee sono deboli e che ci vuole un critico di
un'altra tempra rispetto a me per metter mano a
Jabberwocky. Ma sono sicuro che un lettore delle
mie opere postume (pensate dunque!) tra qual
che anno le capirà - perché ci vuole una presa di
distanza di tempo o delle bombe per giudicare la
situazione come si deve.
1 53
Avendo scritto un libro come Letura d' Epra
hi Falli Tetar Fendi Photia o Fotre Indi, non pos
so sopportare che la società attuale di cui voi
soffrite costantemente come me, non me ne
lasci più se non la latitudine di tradurne un'al
tra volta a sua imitazione . Perché Jabberwocky
è solo un plagio edulcorato e senza accento di
un'opera da me scritta e che è stata fatta sparire
in tal modo che io stesso so a pena quel che vi
è dentro.
Ecco qualche prova di linguaggio al quale il
linguaggio di questo libro antico doveva somi
gliare. Ma le si può leggere solo scandite, su un
ritmo che il lettore stesso deve trovare per capi
re e per pensare :
1 54
ma questo è valido solo se zampilla d'un col
po; ricercato sillaba a sillaba non vale nulla, scrit
to qui, non dice nulla ed è solo cenere; perché
questo possa vivere scritto ci vuole un altro ele
mento che è in questo libro che è andato perso.
I prossimi avvenimenti rimetteranno tutto
questo a posto.
Antonin Artaud .
......
30 settembre 1 945
1 55
avete autorizzato a pubblicare. Il volume uscirà,
penso , tra un mese circa. Riceverete sull' edizio
ne il l 0% di diritti d'autore , la metà al momento
della pubblicazione del volume.
Avendo una vista assai pessima, vi sarei rico
noscente se poteste scrivermi con l'inchiostro
(e non a matita) ogni volta che lo potete . Vi rin
grazio anticipatamente.
Credetemi con tutto il cuore vostro .
Henri Parisot
.....
1 56
Rodez, 5 ottobre 1 945
Gentile Signore,
1 57
Cedendo in questo allo spirito da canaglia e
d' erotismo purulento generale che non ha mai
smesso di accusarmi d'esser pazzo quando lo
accuso , per poter essere abietto col pretesto
di questa contro-accusa di follia che è sempre
stato per lui un mezzo empio di fare il male, ap
profittando del fatto che sono internato, e che
non posso in questo momento colpirlo come a
Dublino o a Parigi nel 1 927, 1 930, 3 1 , 32, 3 3 , 34
(34 soprattutto), 3 5 , 36, e 1 937 in cui lo colpii
con un bastone, per fare il male, apertamente
in piena Parigi, in tutte le strade e sui viali. Vi
sono state delle orge nere di quest 'ordine in via
Caulaincourt qualche mese fa, ve ne son state
in via de Prony poco più di una settimana fa, la
via essendo in quel momento vietata al traffico
per almeno un 'ora, ve ne sono state in corso
Motte-Picquet, coloro che menavano il passo e
dirigevano i sortilegi dell 'orgia su di me essen
do in quel momento in un caffè , accanto ad una
drogheria e più o meno di fronte al caffè Labru
nie; lo so perché in coscienza vi ero, essendo lo
scopo e l' oggetto di queste stregonerie, e che
ho smascherato gli stregoni da laddove sono,
qui, col soffio e con la mano , - ve ne sono state
in Piace de la Concorde, dalla parte del Ministe
ro della Marina, otto o dieci giorni fa, ve ne sono
state ieri sera verso le undici a Boulevard de la
Madeleine , quel che ha sollevato la coscienza
1 58
di una ragazzina che è una delle mie più grandi
amiche e mia figlia, la quale si è gettata a cor
po morto sui gruppi di stregoni e li ha bruciati
col fuoco che essa detiene. E essa ha in seguito
camminato attraverso tutto il viale gridando e
colpendo tutti quanti, scandalizzata con tutta la
sua anima, in un sussulto d' orrore di tutto il suo
essere di fronte agli orrori che vedeva. Dirmi
dopo questo che esagero l'importanza dei sor
tilegi e delle stregonerie di cui vi parlo, è, mio
caro Sig. Parisot, farsesco e disonesto.
Non vi è peggior cieco di colui che non vuoi
vedere, e quando il cieco ha visto e pretende
dopo d'essere miope, questo cieco è in più un
mascalzone .
n surrealismo, Sig. Parisot, non è un movi
mento superato e che è passato nella letteratu
ra e la storia per essere mangiato dalle tarme
delle riviste e nei libri. È un movimento sempre
vivente e bisognerà forse dirvi come nel 1925
dicevo, con André Breton, alla plebaglia del pre
tume, di borghesia e di imbecillità che non ha
mai cessato di asfissiare la vita, e a ciascuno di
coloro che la rappresentavano: Voi siete un co
glione e un vigliacco; bisognerà forse dirvi an
che che siete un coglione e un vigliacco per in
vitarvi e decidervi a credere a ciò che accade e
a vederlo . Sia quel che sia, in queste condizioni
non posso autorizzarvi a pubblicare il mio libro :
1 59
il Viaggio al Paese dei Tarahumara, e neppure la
lettera che lo segue , e vi prego di rinviarmi im
mediatamente il testo qui.
Lo pubblicherò io stesso, Sig. Henri Parisot.
Non vi invito neppure più a rileggere la Pro
fezia di san Patrizio nel Dizionario d'Agiografia.
Perché poco importa a questo punto che io vi
sia stato specificamente designato non solo col
mio nome, ma ancora in diversi passaggi dei
miei poemi di Tric Trae du Ciel pubblicato nel
1 920 o de L'Ombilic des Limbes pubblicato nel
1 92 5 , seppur questo Dizionario d'Agiografia è
stato stampato nel 1 894, due anni prima della
mia nascita, e che io l' abbia letto solo nel 1 934,
epoca in cui ho scritto Eliogabalo. Nel mio ca
rattere non è solo, caro Sig. Henri Parisot, di lot
tare l contro l 000 ma a l contro tutti quanti,
quando sono il solo del mio parere . E del resto,
io non sono solo , ma ho sempre avuto attorno
a me una ristretta ma fedele truppa di figlie , di
anime ostinate ad amarmi e che costituiscono
tutti i miei partigiani. Ne ho in Francia, ne ho in
Irlanda, ne ho in Germania, ne ho in Messico, ne
ho in Afghanistan e in Cambogia, ne ho a Bali
e forse anche in Giappone è stata fatta in Af
-
1 60
Falli Tetar fendi
Photia o fotre Indi
161
cessano di rosicchiare di fuori il cibo e gli scrit
ti. - Impedendo in questo modo di nascere in
questa vita al libro che fino ad ora mi rappre
senta meglio
......
Gentile Signore ,
1 62
tare in seguito in un libro che si legge accanto
al fuoco: sono andato per ritrovarvi una razza
che possa seguirmi nelle mie idee. Se sono poe
ta o attore non è per scrivere o declamare delle
poesie, ma per viverle. Quando scrivo un poe
ma, non è per essere applaudito ma per sentire
dei corpi di uomini e di donne, dico dei corpi,
tremare e vivere all'unisono col mio , espellere
come si espelle, dall 'ottusa contemplazione del
buddha seduto, cosce installate e sesso gratuito,
all' anima, ovvero alla materializzazione corpora
le e reale di un essere integrale di poesia. Voglio
che i poemi di François Villon, di Charles Baude
laire, di Edgar Poe o di Gérard de Nerval diven
gano veri, e che la vita esca dai libri, dalle riviste,
dai teatri o dalle messe che la nascondono e la
crocifiggono per captarla, e passa sul piano di
questa interna magia di corpi, di questo trava
so uterino dell' anima all 'anima, che corpo per
corpo e fame d'amore per fame, libera un 'ener
gia sessuale celata sulla quale le religioni hanno
lanciato la scomunica e il divieto , e che l'impo
stura ipocrita del secolo distilla nelle sue orge
segrete, in odio della poesia. Il sesso è oscuro , e,
Henri Parisot, perché la poesia lo è ancor di più.
L'armonica del tono generatore de La Martyre,
de La Charogne o de La Belle Heaulmière è un
pozzo, in cui la fame uterina dell 'anima piange
un amore che non è avvenuto, in cui il fecale
1 63
del corpo sovrannaturale dell' anima si torce a
morte di non essere prodotto. Questo secolo
non capisce più la poesia fecale , l'intestino do
lore, di quella, Madame Morte, che dal secolo
dei secoli sonda la sua colonna di morte , la sua
colonna anale di morte, nell'escremento di una
sopravvivenza abolita, cadavere anche dei suoi
io aboliti, e che per il crimine di non aver potuto
essere, di non esser mai potuto essere un essere,
è dovuto cadere per sondarsi meglio in quanto
essere, in questo abisso della materia immon
da e d'altronde tanto gentilmente immonda in
cui il cadavere di Madame Morte, di madame
uterina fecale , madame ano, Gehenna d'escre
mento , nell' oppio del suo escremento, fomenta
fama, il destino fecale della sua anima, nell'ute
ro del proprio focolare. L'anima, dice il corpo
interrato dell'essere , è quel che è, focale della
sopravvivenza dell'essere, tomba, fecale come
un escremento, e s' ammucchia nel suo escre
mento . Ho visto di fronte a me da molte bare
cadere non so che materia nera, che immortale
urina di questi muti di vivere , che briciole di
materia, in briciole , goccia a goccia, s' abolisco
no . Il nome di questa materia è cacca, e cacca
è la materia dell'anima, di cui ho visto talmente
tante bare diffondere le proprie pozzanghere
di fronte a me. Il soffio delle ossa ha un cen
tro e questo centro è la voragine Kah Kah Kah
- ,
1 64
il soffio corporale della merda, che è l' oppio
dell 'eterna sopravvivenza. 1\ma la merda uscita
dall'ammucchiamento di tante bare è un oppio
strappato all 'anima che non si era ancora suffi
cientemente perforata nella voragine della sua
fecalità, la focale della sua fecalità. L'anima ama
fino alla morte, fino all'odore immortale della
sua morte, e non vi è né morte né tomba che
si possa accusare di puzzare. L'odore del culo
eterno della morte è l' energetico oppresso di
un 'anima a cui l'uomo ha rifiutato la vita.
1 65
prezzo è il prezzo della paura. Vi è, per esse
re , una paura da vincere e questa consiste nel
vincere la paura, la cassaforte sessuale intera
della tenebra della paura, in sé , come il corpo
integrale dell ' anima, tutta l'anima dall 'infinito,
senza ricorso ad alcun dio dietro di sé. E sen
za nulla dimenticare di sé. E quando dei sorti
legi hanno luogo, giorno dopo giorno in tutta
Parigi, per impedire di sarchiare la mia anima,
di riprenderne l' orifizio nascosto , che ogni re
ligione ha avuto la ruffianeria di dichiarare rag
giunto da divieto , non si continuerà più a dirmi,
e nessuno verrà a dirmi qui che sono pazzo a
ricercare questo dettame corporale dell 'anima,
materia magica di poesia. Perché è ciò di cui mi
si accusa ed è per questo che sono da otto anni
internato, e che sono stato messo in camicia
di forza, avvelenato , e addormentato con l'e
lettricità , è per aver voluto trovare la materia
fondamentale dell'an ima e liberarla in fluidi
congeniti. Questi sortilegi non sono unicamen
te a Parigi, sono oggi in tutta la terra, interamen
te agli ordini, ovunque obbedisce a dei maestri
astiosi dell'Himalaya. I quali non sono che il
subconscio di ogni villania o di ogni crimine,
dei lerciumi e dei crimini di ogni uomo, che
coll 'intero corpo di ogni uomo si trasportano
sull'Himalaya, credendo mettersi al riparo dal
la collera che da 49 anni monta in me . Io rim-
1 66
provero agli uomini di questo tempo di avermi
fatto nascere con le più ignobili manovre magi
che in un mondo che non volevo , e di volermi,
per mezzo di manovre magiche simili, impedire
di fare un buco per abbandonarlo . Ho bisogno
di poesia per vivere, e voglio averne attorno a
me . E non ammetto che il poeta che sono sia
stato rinchiuso in un manicomio perché voleva
realizzare la propria poesia al naturale . Ammet
to ancor meno che gruppi di stregoneria, a cui
tutta la popolazione parigina non cessa notte e
giorno di darsi il cambio, si dispongano a certe
ore intese e previste in anticipo nelle strade o
sui viali per lanciare su di me dei flutti d 'odio
che ognuno, gonne sollevate o pantaloni sbot
tonati, attinge dal fondo della propria sessua
lità, e che io mi senta dire che esagero o che
deliro quando accuso queste manovre infami
che tutti quanti a Parigi hanno visto. Vi è stata
un' orgia di questo genere l' altro ieri verso le
undici in boulevard de la Madeleine, vicino al
caffè dei Mathurins; ve ne son state costante
mente di fronte alla chiesa di Notre-Dame-des
Chamos qualche settimana fa, il boulevard du
Montparnasse essendo in quel momento chiu
so una mezz 'oretta o un quarto d'ora al traffi
co. Ve n'è stata in Avenue de la Motte-Picquet
quindici giorni fa, i promotori dell 'orgia oscena
si erano chiusi in un caffè più o meno di fronte
1 67
alla taverna Labrunie , da dove portavano avanti
le loro stregonerie con l ' aiuto di un gruppo di
Parigine e di Parigini sul marciapiede . Di que
ste stregonerie di ottusa e criminale purulenza,
ve n'è stata una del tutto sensazionale ieri sera
dal lato della posta dell'Avenue de Ségur. Era
tra le undici e mezzanotte . Il risultato è stato
per me un' angoscia di morte e un ratto che si è
annidato in un pezzo di pane che avevo vicino
a me su un tavolo e l ' ha divorato dall'interno,
coprendo i miei libri di cacche di ratto . Una
parte di questa stregoneria è del resto partita
da un gruppo di persone sedute ai tavoli del
Dome , che conoscono la misura occulta dal
mio interno coscia al mio cervello , e si offrono
il lusso di assaggiarmi da lontano con la loro
lingua e tutta la tumida libido della golosità di
accaparratori che possono mettervi, di assag
giarmi tastando, come il feto di un neonato. Per
lottare contro una tanto ributtante infamia non
vi è che lo spappolamento della forza ed è ciò a
cui ho fatto ricorso un giorno su una piazza di
Dublino nel settembre 1 937. Gli Irlandesi sono
dei cattolici spietati, e il fondo del cattolicesi
mo è di assaggiare dio-l'io nella messa di tutto
l' osceno appoggio, con l'oscena pesantezza fal
lica d'una lingua che prega come se dal soffio
del suo petto facesse lussuriosamente sborrare
il proprio latte venendo .
1 68
È quel che l'ipocrita ruffiano di ogni cristia
no fa in astrale nel suo animo, e che dissimula
untuosamente sotto le mani giunte della pro
pria vita. Ed è quel che delle persone, al Dome
o Avenue de Ségur, non hanno più fatto ipocri
tamente e in astrale, ma in tutta franchezza e
corporalmente.
Non ero a Dublino solo l contro 1 000. Ero
solo con un bastone speciale che tutti quanti
hanno potuto vedere a Parigi in maggio , giugno,
luglio e agosto 1 937, epoca in cui venne pub
blicato il Viaggio al Paese dei Tarahumara . Ho
passeggiato con questo bastone al caffè Deux
Magots, al Dome , alla Coupole, e un po' dapper
tutto a Parigi. L'ho mostrato da vicinissimo ad
André Breton e a diversi altri amici. Mi era stato
dato da un amico che voi conoscete, René Tho
mas, che all 'epoca abitava il 2 1 di Rue Daguerre ,
il quale l' aveva ricevuto dalla figlia di uno stre
gone savoiardo di cui si parla nella profezia di
san Patrizio. E si parla di questo bastone anche
nella profezia di san Patrizio, pubblicata per in
tero nel dizionario d' agiografia e che ho letto
per la prima volta nel 1 934 alla Biblioteca Na
zionale. Questo bastone ha 200 milioni di fibre,
ed è intarsiato da segni magici, che rappresen
tano delle forze morali e una simbologia antena
tale che è del resto da riprendere, perché impe
diva il principio del bastone, del bastone fulmi-
1 69
nante in sé, d' avere tutta l' azione che può avere ,
ma che non nega il principio del fuoco, questa
simbolica, poiché è giunta e ha voluto criminal
mente travisarla verso un'idea della predestina
zione degli esseri, che , qualunque male abbiano
potuto fare, non potranno , un giorno , non es
sere salvati. Comunque sia, mi sono servito di
questo bastone in Irlanda solo per imporre il
silenzio a tutti i banditori, e sono stato messo in
prigione e deportato , solo perché mi son reso
conto io stesso che il bastone non valeva nulla
come mezzo di difesa e che intuivo io stesso
essere pessimo, ovvero inetto, idiota e insipido
d' anima man mano che l'impiegavo. Questo ba
stone, dice la leggenda, sarebbe il bastone stes
so di Lucifero che si credette dio , e fu solo il
suo vampiro. Questo bastone passò nelle mani
di Gesù Cristo, poi di san Patrizio.
Ne ho piantato e costituito un altro che at
tendo qui da un momento all'altro, e non ho
smesso qui di lavorarvi. Quando sarà pronto, la
battaglia riprenderà, e vi ho già detto che , sic
come sono andato nel 1 936 in Messico, conto
ora di intraprendere un grande viaggio verso
l'Himalaya.
Antonin Artaud.
***
1 70
Rodez, 9 ottobre 1 945
Gentile Signore,
171
Ditemi se avete ricevuto la mia ultima lettera.
Vostro.
Antonin Artaud.
1 72
rò» . E se ne andò. Cominciai dunque a risalire
Boulevard de la Madeleine, quando sentii l'aria
dietro me scossa da uno strappo; pensai: «È l'a
nima del mangaccia che si straccia», e non ebbi
il tempo di voltarmi che sentii una lama di col
tello strapparmi il retro del cuore , nella schiena,
un po' verso la parte superiore dell 'omoplata, a
due centimetri dalla colonna vertebrale. E sentii
che prima del colpo un corpo era caduto dietro
di me, caddi anch 'io per terra, ma pensai: «Non
è ancora la mia ultima ora, il sangue se ne andrà,
si fermerà», e in questa idea mi risollevai con
un terribile dolore che poco a poco del resto si
calmò. li magnaccia a terra mi disse: «Non sono
io, e per nulla al mondo avrei voluto colpirvi. Vi
conosco, nonostante voi mi abbiate dimentica
to, e so chi siete; ho provato ad evitare il colpo
che mi si voleva obbligare a darvi, e se il mio
corpo vi ha forse un po ' colpito, è perché sono
stato di colpo posseduto, ma la mia anima non
vi ha colpito, e sono caduto per strapparla al
mio corpo». Gli risposi: «So perfettamente chi
ha voluto colpirmi, ed è un angelo, ma non siete
voi. È una vecchia storia che risale a prima delle
origini», e mano a mano che gli parlavo, questa
storia di un crimine dimenticato mi risovveniva,
in cui Gesù Cristo è un macaco da lupanare e
da bordello , e Lucifero il consacratore di Dio.
«Questa storia, gli dissi, ci porterà lontano ed è
1 73
lungi dall' essere finita», ed essa mi ha condotto
in effetti fino al manicomio di Rodez dove mi
trovo attualmente all 'ombra della cattedrale più
cattolica della terra, che sprigiona giorno e not
te su di me delle onde impercettibili di sortilegi.
Ho ancora nella schiena, da 30 anni, la cicatrice
di questa coltellata, di cui la forza che l'animava
sovrastava l'uomo che mi colpì col suo corpo
ma non con la sua anima.
Questo magnaccia posseduto non è solo, e
tutta la terra in questo momento è nelle sue
stesse condizioni. Ma nessuno vuole crederlo,
perché il trucco degli iniziati è di mettersi nel
corpo delle persone per negare coloro che li
accusano, e di farli condurre in prigione o nei
manicomi. Ho passato la mia vita da trent' anni
a individuare attraverso il mondo tutte le sette
che agiscono sulle coscienze delle persone, e
credo di conoscerle tutte. Ve ne sono in Mgha
nistan, in Turkestan, in Tibet, presso i bonzi nei
conventi lamaiti, ve ne sono presso i musulma
ni delle Indie , ma le più temibili sono quelle
di coloro che ancora non ammettono di esse
re iniziati ma lavorano lo stesso giorno e notte
nell 'occulto , prendendo sostegno nel mistero
del corpo umano . Queste sette si dicono essere
in spirito, e gli spiriti dei corpi in cui esse lavo
rano si pretendono i padroni di questi corpi, e
dirigervi dall'iilterno l'io e il corpo dell 'uomo o
1 74
della donna che li portano . Ciò è il pensiero più
paralizzante e epilettogeno che abbia mai cono
sciuto. È la religione cattolica cristiana ad essere
alla base di questo stato di cose. Poiché essa si
è voluta spirito e non corpo, o come nella reli
gione intrinseca di Gesù Cristo essa vede nel
principio del corpo un vuoto che si fa pieno , e
riempie poco a poco il pieno che così è solo la
propria emanazione . Ciò vuoi dire che vi è, alla
base di ogni corpo vivente , una voragine abis
so, che poco a poco un angelo riempie delle
cantine dell' eternità e vuole, per sommersione,
prendere in lui il suo posto . È per aver voluto
divulgare queste cose che sono stato ovunque
trattato come pazzo e alla fine, nel 1 937, messo
in prigione, deportato , aggredito su una nave,
internato, avvelenato, chiuso in una camicia di
forza, gettato in uno stato di coma e che non
sono ancora riuscito a ritrovare la mia libertà.
Quando gli angeli di cui vi parlo si sollevano in
seno a certi corpi, i più furiosi sortilegi partono
su di me e su certi uomini di mia conoscenza, e
però, in tutta la terra, ne conosco ad oggi molti
che non hanno voluto questo stato di cose. E vi
è alla base di questi sortilegi un vecchio affare
di stupefacenti, che risale a prima del diluvio e
ben prima della creazione. Non è per nulla che
gli Inglesi, tanti anni fa, hanno fatto bruciare i
campi d' oppio in Cina e che su tutta la terra
1 75
è stato vietato l'utilizzo dell'oppio, dell'eroina,
della morfina e di tutte le piante presunte con
vulsivanti come il peyote , il curaro, l'agar-agar
o il beriberi. È per impedire agli uomini di non
ritornare mai ad una vecchia nozione pregeni
tale dell'essere che tutte le sette e le religioni
hanno celato. È che la via non è questa noia di
stillata in cui si fa macerare la nostra anima da
sette eternità, non è quest'infernale morsa dove
ammuffiscono le coscienze, e che ha bisogno
di musica, di poesia, di teatro e d' amore per di
vampare di tanto in tanto, ma tanto poco che
non vale la pena parlarne. L'uomo della terra
si annoia a morte, e tanto profondamente in se
stesso che adesso neppure se ne accorge più.
Si corica, dorme, si alza, passeggia, mangia, scri
ve , inghiotte, respira, caga come una macchina
a cui hanno diminuito il tono, come un rasse
gnato sepolto nella terra dei paesaggi e che il
paesaggio ha sottomesso a lui come uno che è
stato imbavagliato sul patibolo di un pessimo
corpo, e sottomesso a delle letture, buongiorno,
buonasera, come va, bella giornata oggi, la piog
gia rinfrescherà la terra, cosa dicono le infor
mazioni, venite dunque a prendere un tè a casa
mia, una briscola, la dama e gli scacchi, le bocce,
ma non è di questo che si tratta, voglio dire che
non è questo che definisce la vita immonda in
cui viviamo . Ciò che la definisce è che ci hanno
1 76
distillato a tutte le nostre percezioni, le nostre
impressioni e che le viviamo ormai solamente
al contagocce, respirando l'aria dei paesaggi dal
di sopra e dal bordo, e l 'amore da fuori la cesta,
senza poterla prendere per intero .E non è che
l'amore non abbia anima, è che l'anima dell'a
more non è più. Con me è l'assoluto o nulla,
ed ecco quel che ho da dire a questo mondo
ch e non ha né anima né agar-agar. È che vi è
nel surrealismo di trance, nello stato di trance,
un limo che è stato dissecato dalle religioni e
dai loro riti, da sette eternità propinati da tutti
i borghesi e tutti i vigliacchi della terra e della
vita. E questo limo è rigeneratore, non si chiama
la poesia dei poeti, né la musica delle armonie,
non è un nome ma il corpo stesso dell' anima,
anima che il Cristo ha scacciato dalla vita per
conservarla nel suo paradiso (qui giace) e che
le sette degli iniziati della terra hanno deviato
verso centri segreti per renderla al contagocce,
giornalmente, a chi piace loro . Ciò che più so
miglia a quest' anima, è l'oppio , l' agar-agar, l'e
roina, il beriberi. Il peyote e la cocaina ne sono
come degli estratti pervertiti. Ma l'alcol è la sua
cotta eterna, ovvero il suo prosciugamento. È
per questo che i delirium tremens dell ' alcol
non hanno mai smesso d' essere permessi con
l'isteria e l' epilessia che, generazione dopo ge
nerazione, ne conseguono, mentre gli eserciti
1 77
di sbirri, di medici, di infermieri e di religiosi
si sollevano contro la cosiddetta tossicomania.
Coloro che assumono delle droghe, coloro che
hanno in sé una mancanza, genitale e predesti
nata - o che poeti del loro io in vita, abbiano
sentito prima degli altri uomini ciò che man
ca da sempre alla vita. - Perché l' oppio dalle
eternità intossica solo a causa del sortilegio che
venne scagliato su esso. E che consiste nell' aver
ripulito da lui l' assalto brusco di una potenza
potam am cram
katanam anankreta
karaban kreta
tanamam anangteta
konaman kreta
e pustulam orentam
taumer dauldi faldisti
taumer oumer
tena tana di li
kunchta dzeris
dzama dzena di li
1 78
talachtis talachti tsapoula
koiman koima nara
ara trafund arakulda
1 79
sterminare in Cina perché erano della razza dei
bianchi, e che l' oppio è nero e che hanno volu
to sterminare il nero . Il balzo alla gola del soffio ,
il sovra-sputo della goccia di dietro che risale
sempre dal basso , e di basso in basso immerge ,
il fondo in forza per una forza ancora più bassa
drizzata, questo tremito di un oscuro clitoride,
questo schizzo di un' erezione insanguinata che
non si perde ma senza finire di ricrearsi, è tutto
ciò che tiene l' oppio in se stesso quando non è
snaturato. Dico dunque che se l' oppio intossica
è perché è snaturato. E che lo fu grazie a del
-
1 80
avrò più bisogno di tavolo, ma potrò piantare
delle foreste per liberare tanta materia sotterra
ta nella terra dell ' eternità. Foreste di corpo che
sono delle anime e anime infine diventate esse
ri, perché saranno di fiamme corpi. Nulla si per
de ma tutto si crea ed è nell 'oppio che la vita
venne creata un giorno, ma l' odio l'ha snaturata.
So in quali centri segreti venne sempre distilla
to quest' odio . Ve l'ho già abbondantemente de
signati. Ma la terra in cui sopravvivo a me stesso
non fu mai un' allucinata di sogni che essa ri
getta in realtà. E credo proprio che ben presto
scoppierà. Bisogna che questa lettera raggiunga
le precedenti nel libro in cui saranno raccolte.
Antonin Artaud .
......
181
quella di un amico che ama ciò che fa e che ha
voluto che Antonin Artaud, relegato dalla mag
gior parte dei Francesi nei manicomi, sia sempre
considerato vivente, pensante e scrivente, e pos
sa manifestare pubblicamente ciò che pensa e di
cui le lettere che seguono il Viaggio al Paese dei
Tarahumara sono testimoni.
Di queste lettere avete potuto pubblicarne
solo una di seguito al Viaggio, ma avete avuto
il grandissimo cuore di chiedermi di raccoglie
re tutte le altre in un libro speciale. Vi ringrazio
con tutta la mia anima, e non potete sapere a che
punto ci tenga a che vengano pubblicate tutte,
e particolarmente quella che vi ho scritto dopo
quella del 7 settembre 1 945 che av�te aggiunto
al Viaggio, e la lunga lettera di venti pagine in
cui racconto i principali avvenimenti della mia
vita, dalla coltellata che ho ricevuto di fronte
alla chiesa dei Riformati a Marsiglia, fino al ten
tato omicidio che ho subito sul «Washington»
che mi riportava dall'Irlanda, perché voglio che
la coscienza degli ultimi amici che posso avere
su questa terra, e che sono i miei ultimi lettori,
sia illuminata e capisca che non sono mai stato
pazzo né malato, e che il mio internamento è il
risultato di uno spaventoso complotto occulto
in cui tutte le sette d'iniziati cristiani, cattolici,
maomettani, ebrei, buddisti, bramanici, più i lama
dei conventi lamaiti tibetani, hanno partecipato.
182
Quest'internamento fu dunque un affare di
religione, d'iniziazione, di stregoneria, di magia
nera ed anche e soprattutto di magia bianca
qualsiasi a dispetto di tutto.
A quest 'ora la libertà mi è stata restituita dal
medico in capo, che ha finito per convincersi
che era stato, anche lui, imbrogliato sul mio con
to , mentre voleva essere per me solo un amico e
che lo si è costretto, con la magia, a considerar
mi da medico. Vi è una donna di Rodez, una bor
ghese che è cattolica praticante, che è venuta a
vederlo riguardo a me, benché non conoscendo
io né Eva né Adamo, e che durante cinque minu
ti, e a sua insaputa, l'ha addormentato e stregato
nel suo ufficio per cambiare la sua coscienza a
mio riguardo. Ha veramente dormito, ovvero è
rimasto incosciente per cinque buoni minuti, e
riprendendo coscienza di sé, non ha più saputo
quel che gli era stato fatto durante quei cinque
minuti, ma non era più lo stesso e aveva un altro
io che mi vedeva lottare contro i cattivi spiriti
e i demoni, col sistema del soffio che ho inven
tato e di cui ho detto qualcosa nell'A thlétisme
a.ffectif, ha potuto capire solamente a tratti che
quel che facevo qui era solo il prolungamento
e l'estensione della mia idea di teatro nel reale,
lui, questo medico , che ha la collezione di tutti
i miei libri nella sua biblioteca e che , amando
più di tutto il mio modo di declamare Baudelai-
183
re o Edgar Poe o soprattutto Gérard de Nerval,
non ha potuto capirla e supportarla seppure è
alla base di tutto il mio teatro e della danza del
Peyote di cui si è mostrato entusiasta quando
ha letto la descrizione nel Viaggio al Paese dei
Tarahumara. La ragione è semplicissima, è che
questi incantesimi, quando li faccio , - e non
posso non farli spesso - scacciano i cattivi spi
riti, e che i cattivi spiriti che sono centinaia di
migliaia di uomini viventi e respiranti dapper
tutto sulla terra non vogliono essere scacciati
né dal mio corpo né dal vostro , né da quello del
dottor Ferdière, né da quello , tra gli altri, di René
de Solier che, a quanto pare, si è lamentato del
mio sistema di soffio e di gorgheggio6• È con voi
che se n'è lamentato? È lui che si è lamentato o
sono gli spiriti che lo possedevano quel giorno
e parlavano attraverso la sua bocca, il suo esse
re e il suo corpo? E questi spiriti non vogliono
essere scacciati perché il mio corpo è buono, e
perché il mio dolore è buono per loro e perché
è soffrendo di veleni, di coma, di pessimo cibo
e di privazione d' oppio che gli esseri di cattivi
spiriti prendono le mie forze nel cadavere che
sono , il cadavere ambulante che sono e che si
184
trascina come un morto vivente nella vita, dalla
coltellata ricevuta nel 1 9 1 6 a Marsiglia di fronte
alla chiesa dei Riformati su ordine degli iniziati
e per mano di un magnaccia che non mi co
nosceva neppure. Thtto questo mio caro Henri
Parisot, perché, siccome sono andato sulle al
ture della montagna del Messico a cinquemila
metri, presso i Tarahumara, per far cessare certe
pratiche di magia di cui sono stato vittima da
allora, e con me alcuni amici sulla terra che mi
hanno sempre amato per davvero , io conto an
che di andare in Tibet per finir di uccidere la
magia sterminando col bastone che ho prepara
to , e che sostituirà quello che avevo in Irlanda,
tutti gli esseri cattivi che la creano e la lanciano
sulle coscienze che mi amano e mi seguono per
asfissiarle. Nel 1 936 sapevo tutto questo, ma lo
dimenticavo nella vita ordinaria di tutti i giorni
e mi credevo un semplice scrittore e, soffrendo
di disintossicarmi a cavallo presso i Tarahumara
dall'eroina che avevo preso, non sapevo preci
samente di cosa soffrissi in più e che soffrivo di
un' orda mostruosa di sciacalli stregoni ammas
sati da tutti i punti della terra attorno alla mia
coscienza di lottatore per dissolverla e riuscire
a sterminarla. Perché mi voglio sempiterno , ov
vero un io che muove e si crea da se stesso ad
ogni istante, e non eterno, ossia che ha un io as
soluto e che mi comanda sempre dall'alto della
1 85
sua eternità grazie allo spirito di tutti i doppi
che non vogliono avanzare, ma perdurare nella
loro marmellata inalienabile di buddha contem
plativi di non so quale eterno spirito che non è
mai esistito , quando è sempre il corpo attuale
del nostro essere immediato nel tempo e nello
spazio sempiterno ad esistere, e non i doppi del
passato intitolati eternità.
Andare in Tibet per me, è innanzitutto schiac
ciare il Tibet dell 'anima, l' Himalaya dell' anima
nel mio corpo e fare del mio corpo un Himala
ya in cui gli spiriti d' odio non potranno mai più
accedere . Tutte le anime che mi amano saranno
anch'esse altri Himalaya accanto al mio e che
aiuterò ad esistere contro l'odio che ha voluto
perderli e non ha smesso di sminuirli.
Questa è tutta la verità della mia storia e del
la mia vita.
Vostro.
Antonio Artaud.
***
1 86
di qualcosa di grave contro la società ed il mon
do attuale. Tutti quanti nel mondo delle lettere
deplorano, cent 'anni dopo la sua morte, la fine
sinistra della vita del poeta Gérard de Nerval,
ma chi tra i suoi amici avrebbe avuto l'idea di
evitarla o di alleviarla. li mio caso attuale non è
senza analogia col suo. Perché la cosiddetta fol
lia di Gérard de Nerval fu il risultato d'una mas
sa concentrata di sortilegi da parte di tutti gli
invidiosi dei suoi sublimi poemi delle Chimères
che sono al vertice di tutto ciò che l'uomo ab
bia mai scritto e pensato. Gérard de Nerval se
n ' è reso coscienza ma ha ceduto ed è morto.
Per quel che mi riguarda, non ho ceduto e non
cederò e non credo che morirò tanto presto,
ma nonostante la libertà mi sia stata restituita
da qui non posso riuscire ad uscire perché con
sortilegi si impediscono le persone che devono
venire ad offrirmi il necessario per vivere fuori
di raggiungermi qui. Voi conoscete Anie Besnard
e una storia bizzarra la riguarda, il fatto è che lei
ha preso il treno il 1 4 ottobre 1 944 , alla stazione
d' Orléans, credo , per venire qui a trovarmi, non
è mai arrivata, si è forse dissolta nelle stelle sot
terranee , assassinata tra Parigi e Rodez, è stata
sostituita da una sosia in cui, pare, il suo perispi
rito è ritornato ma non lei, ma il suo perispirito
essendo là crede d'essere Anie Besnard e abita
in effetti al 45 Quai Bourbon. Voi avete visto dei
1 87
cataclismi celesti e spaziali tra Parigi e Rodez e
mi avete visto molto spesso battermi qui come
sulla montagna dei Tarahumara col mondo det
to occulto e che è solo l'emissione polverosa
e infettiva della crapula addominale di tutte le
persone. Ho un ' altra amica che voleva venire
a vedermi, Catherine Chilé, che fu infermiera
all'ospedale Saint-Jacques sotto il nome di Mll.
Seguin che ha lasciato Parigi a maggio 1 94 5 e
che è morta per sfinimento in un campo nella
sua lotta coi sortilegi che volevano impedirle
di arrivare qui. E non so cosa ne sia stato del
suo cadavere. - Raymond Queneau ha voluto
vedermi nel Natale 1 943 , con degli alimenti,
zucchero, riso, burro, marmellata, pane , lo si è
reso malato, per obbligar/o a dimenticarmi, e
non ho più avuto sue notizie. È diventato anche
lui per magia un altro che non mi ama più e mi
rinnega, quand'era invece uno dei miei migliori
amici? E da ieri sera, domenica 2 dicembre alle
1 0 , non è nuovamente illuminato? - Avreste la
compiacenza, per favore, di far chiarezza in tut
to questo?
Grazie e con tutto il cuore.
Antonin Artaud.
***
1 88
Ultima lettera a Henri Parisot
Merda.
1 89
Al dottor Gaston Ferdière
1 90
Benoit sono giunto qui. Avevo tutte le mie cose
con me e non so dove siano sparite perché l'ul
tima volta che le ho viste era all ' uscita dalla Pri
gione di Dublino ove lo stesso governatore de
Soto me le ha riconsegnate in mano. - Per riscri
vere questo Viaggio in Messico e per portarlo
completamente a termine mi ci vorrà ora quasi
un anno. Perché il manoscritto di 200 pagine
scritto a Parigi tra novembre 1 936 e giugno
1 937 aveva ancora bisogno di una cinquantina
di pagine per raggiungere la sua dimensione
definitiva. E vi è una cosa che voi sentite tanto
bene quanto me , Sig. Ferdière , poiché voi avete
fatto sempre tutto quel che avete potuto per
addolcire la mia cattività: è che per scrivere bi
sogna essere libero. Ciò che ho perso non lo è
stato per tutti quanti ma voglio aggiungere qual
che pagina a questo « Viaggio al Paese dei Ta
rahumara» perché i preti Indiani del Sole che
compiono il Rito del Tutuguri mi hanno fornito
sul loro sacerdozio un certo numero di spiega
zioni di cui non ho parlato nel testo pubblicato
nella N.R.F. e che voglio scrivere.
«La terra gira, dicono , ma il sole avanza e la
trascina. E loro , preti del Tutuguri sono i Raggi
di questo Sole che giunge a colpire la terra ad
ogni aurora per ordinarie di rigirarsi e avanzare.
E bisogna vederli saltare e spargersi ai quattro
angoli dello spazio nel preciso istante in cui il
sole emerge e si precipita poi sulla terra in ac-
191
cordo coi suoi raggi. - Perché , preti della co
scienza Indiana, hanno la responsabilità di que
sti raggi e sono loro a dover scavare il proprio
posto nelle tenebre della distesa. Essi sanno, di
cono, per tradizione e per istinto dove il Sole
deve passare affinché l 'anima umana sia felice
ed è Lui che un giorno l'ha detto ai loro padri
prima che l'uomo fosse nato» .
A quel punto h o chiesto loro cosa fossero i
loro Padri in quel preciso momento giacché gli
uomini non erano ancora stati fatti.
«< nostri Padri, mi risposero, erano i suoi Rag
gi più vicini, non creati ma generati . Le sillabe
prime della Parola di Dio. E il Sole è questa Paro
la, il suo Verbo infine. »
Ora, il Verbo di Dio è Gesù Cristo per i cri
stiani, suo Figlio. - Vennero presentate allora a
questi preti Indiani una riproduzione del Velo
di santa Veronica che conteneva una traccia
della Figura di Gesù Cristo. - Si avvicinarono
con rispetto per guardarla e la contemplarono
a lungo, poi si riunirono e si misero a discutere
con una straordinaria animazione . - Non pote
vo capire il loro linguaggio , ma li vidi tremare
e inginocchiarsi e con le loro braccia fecero
un segno che non era nient' altro che il Segno
stesso della croce. D 'altronde dovreste ricordar
vi che lo spazio circolare riservato al Rito del
Tutuguri è sul lato orientale delimitato da sei
croci di legno.
192
Infine si risollevarono e vennero a dirmi che
la Figura riprodotta sul Velo di santa Veronica
era incontestabilmente quella dello Spirito che
comandava loro, ossia quella di Gesù Cristo.
Questa rivelazione all' epoca aveva dato una
grande gioia a Henri Goiran, Ministro di Francia
in Messico, quando gliela comunicai, al mio ri
torno a Città del Messico.
È dopo ciò che ho potuto assistere a tutte
le altre danze Tarahumara e in particolare alla
Danza del Peyote chiamata il «Ciguri» perché i
Preti del Tutuguri trasmisero con dei segni gli
ordini necessari a tutti loro.
E mi diedero sull 'ordine di questo Spirito le
precisazioni più sconcertanti, e disegnarono sul
suolo con dei bastoni, per farmeli capire, dei se
gni che si ritrovano in tutte le piramidi del Mes
sico, e ne riconobbi due o tre per averli visti sul
la Piramide di Tenayuca o Piramide dei Serpenti
che si trova alle porte stesse di Città del Messico.
Ecco quel che vorrei aggiungere al mio
((Viaggio al Paese dei Tarahumara».
Vogliate credere , mio carissimo amico , a tut
ta la mia riconoscenza per la simpatia con cui
non cessate di sostenere i miei lavori.
Vostro di tutto cuore .
Antonin Artaud.
1 93
Il Vescovo di Rodez
A Henri Parisot
Rodez, 9 dicembre 1 94 5 .
1 94
cose da dire sarà per il mio prossimo libro Mi
sure senza misura.
Vostro di tutto cuore .
Antonin Artaud.
• ••
Il Vescovo di Rodez
1 95
pochissimi operai, pochissimi poveri, pochissi
mi carcerati, ma vi sono dei preti e dei cattolici
in quantità, perché per poter dire delle messe
nere bisogna aver imparato dapprima a dire la
messa e credervi dopo con devozione. - Ho at
torno a me eserciti di stregoni appostati in tutte
le piazze di Parigi e della terra e che tutta la
terra ha visto e che nessuno più ignora. - Tutti
quanti questi eserciti sono in tutte le piazze di
Parigi, di Dijon, di lione , d'altre città, sotto la
protezione della polizia, perché eccomi da lun
go tempo che sono un uomo vilipeso da tutte le
amministrazioni e governi (vedi la deportazio
ne di Antonio Artaud dall' Irlanda nel settembre
1 937).
Ma non consento di avere il pensiero di tut
ti gli uomini della terra nei miei testicoli e nel
mio sesso su pretesto che ciò che contengono
è buono da prendere per sostenere la vita di
ciascuno e consento ancora meno che il mio
sperma, non quando dormo ma quando veglio,
mi sia sottratto di forza dai cosiddetti spiriti che
non sono tali ma sono degli uomini entrati «in
spirito» nella mia colonna vertebrale , e deside
randomi sufficientemente per amare tutto quel
che viene da me , e che questo sperma mi sia in
seguito strappato da mezzo le cosce per mezzo
di una pressione del dito a distanza sui miei
testicoli, ciò è per me molto più un' offesa di un
1 96
dolore, perché i dolori furono sempre mia con
suetudine. Ma vi è qualcuno che mi ha sempre
amato per tutto quel che avevo di buono in me,
non solo nel mio corpo ma nella mia anima, e
questo qualcuno che mi ha amato (ed è solo da
qualche anno che so che questo amore è anda
to all 'isteria della follia occulta e dell'odio per il
mio individuo), questo qualcuno si chiama dio
e Gesù Cristo . Perché tutti i preti ebbero sem
pre la più eccessiva tenerezza per la mia devo
zione e la mia pietà: non sapevo subito ma ho
saputo da qualche anno che tutte le messe del
la terra erano imperniate sulla mia pietà. E non
ammetto il modo in cui questo , qui, mi è stato
insinuato dai vostri fedeli e dai vostri preti che
mi sia stato detto qui dopo la mia partenza dal
la Francia e da Rodez: Sig. Artaud, non si va via
in questo modo, e bisogna ancora dare questo
ai cristiani per avere il diritto di andarvene. E
questo è un certo piccolo calcolo seminate di
sostanza giorno dopo giorno formato dietro il
mio cuore sul quale i culi di tutti i vostri preti e
di tutti i loro fedeli sono seduti e nel quale ogni
prete dicendo la messa attinge la scarica magne
tica e magica dell 'elevazione dello spirito santo
e della discesa di Gesù Cristo . Ora, io non sono
lo spirito santo né Gesù Cristo per discendere
in questo modo nelle messe e non mi piacciono
molto questo genere di scherzi. Perché quel che
1 97
viene chiamato lo spirito santo fu sempre solo il
mio spaventevole sudore , un' ablazione di mate
ria cerebrale a me sacramentalmente estirpata
e che dai riti magnetici e magici dell' elevazione
e della consacrazione , dell'abominio , del risuc
chio , della soffocazione e della transustanziazio
ne è chiamata fuori dalla mia testa per andare a
nutrire le anime, ovvero i corpi reprobi di tutti i
ratti, di tutte le donnole , di tutti i buoi, di tutte le
bestie, di tutti gli scorreggioni e di tutta la gente
pia che col mio corpo gettato fuori dal calva
rio quando già mi chiamavo Artaud e fu sempre
mai il Sig. Artaud ad esser fomentato dalla reli
gione di dio . - Ero al Golgotha due mila anni fa e
mi chiamavo come sempre Artaud, e detestavo i
preti e dio, ed è per questo che venni messo in
croce dai preti di Geova, come poeta e illumina
to, e gettato in seguito in un mucchio di letame .
Ma non marcirò più in un mucchio di letame
come duemila anni fa ad aspettare come feci al
lora la coscienza d'essere morto per arrivare al
punto di risollevarmi. - Perché senza tamburo
né tromba, e lontano dai miti della resurrezione
mi sono semplicemente sollevato, e conosco la
sporca piccola troiona, lo spaventoso piccolo
sortilegio di Giudea che tutta la cristianità at
tuale adora e che si fece passare come resusci
tato nella luce, sotto la denominazione di Gesù
Cristo. Quand' invece era solo un certo Sig. Nal-
1 98
pas7. Per me non sono in questo momento nelle
catacombe e i fluidi della mia testa sono delle
bambole da me tirate grazie alla masturbazione
e alla messa, grazie al soggiogare occulto della
messa al fine di produrre dei putti e dei santi, di
piccoli cristi aureificati e scolpiti, delle piccole
vergini versicolore.
Tutte queste bambole sono solo dei feticci
fluidifici senz'anima né coscienza dentro e al ri
paro dai quali parlo, statua inesistente della qua
le parla qualunque impostore ipocrita di chiesa,
e parla ogni prete criminale della chiesa perché
ogni prete è un criminale. - E tutti i preti mi
hanno sempre scambiato per un tronco, un vec
chio tronco bollente di tempeste e che nell'at
tesa di far uscire la propria tempesta, e mentre
maturava in invisibili tempeste, si è visto roso
e incancrenito da tutti i parassiti e vigliacchi,
tutti i veggenti delle sue tempeste interne che
vollero beare in preghiere l'eccellenza della sua
asprezza . -Vale a dire che per i preti e per i loro
riti io non fui mai altro se non un tronco forni
tore al quale i preti hanno sempre detto: Dai !, tu
non sei dio, è il puro spirito ad esser dio e que
sto puro spirito siamo noi stessi il sudore del
tuo tronco. - Tu sei solo un uomo, oh interno,
taci. - Dai e in più prendi questo, e questo è un
1 99
sortilegio assassino , un certo colpo sui testicoli
o la nuca per dimenticare che hai dato e che sei
tu ad aver dato tutto.
Ora, io, Sig.Artaud, non me ne faccio nulla di
dio, e non consento che si fondi una religione
sulle mie vertebre o sul mio cervello . E non
-
200
sto tempo di colui che fu Antonino a Firenze8 e
disegnò a Firenze, nel 1 380 circa, i progetti ar
chitettonici della Cattedrale di Rodez. È del resto
probabile che voi lo rinnegherete pubblicamen
te e direte che non avete nulla a che fare con
quest'uomo del passato conosciuto nell' agiogra
fia della chiesa sotto il nome di sant'Antonino ,
e che anche lui fu sulla terra solo un'ostinata
sopravvivenza e rinascita di Lucifero. - Ma che
voi lo riconosciate o meno, resta comunque in
voi un elemento di questo spirito reprobo e che
nell'essere astioso del Demiurgo composto da
molti spiriti, da molti esseri e da molti angeli ha
voluto creare questo mondo della terra in cui da
innumerevoli eternità intere umanità non han
no smesso di arrostire, di disperare e di soffrire.
Che la chiesta cattolica romana sia maledetta
con voi, Lucifero, Gesù Cristo e lo spirito iniquo
di vergine che fomentò il sudore dello spirito
santo.
Antonin Artaud .
•••
201
Note de/ 1943-1944
***
Ricucau
202
La Cabala Ebraica è falsa.
***
203
è questo ad essere all' origine della Creazione.
È quando Dio si vede in un io che le cose sono
suscitate; prima di questo egli non si vede, egli
pensa all'infinito.
204
[ . . . ] l' entrata del soffio [ ] la sua [ . . . ]
nelle sfere increate,
il ritorno al cuore ,
la legge di Dio è stata presa nella dimensione
ed essa ha voluto uscirne,
come da dove, come senza ledere lo spirito
d'amore, di rettitudine e di equità.
•••
•••
205
E laddove Egli dorme persino la non-manife
stazione non è perché essa è ancora un essere e
vista da questo lato dell 'essere
206
La voglia è di voler avere per sé l'essere che
non è di nessuno e di cui si vuole fare un essere
per averlo per sé, mentre di fatto non esiste.
È ferire una coscienza e ferire Dio .
•••
•••
207