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Linguaggi di Programmazione

LISP
Carlo Lepori
Scuola di Ingegneria del Canton Ticino
(STS)
Introduzione
In questa parte del corso “Linguaggi di programmazione” affronteremo al-
cune tematiche riguardanti la struttura e l’interpretazione dei programmi
per calcolatore, rifacendoci al testo: H. Abelson e G. Sussman, Structure
and Interpretation of Computer Programs, Mit Press. Altri temi, come
l’introduzione a linguaggi specifici (C++, C, ADA, ecc) e un’introduzione
alla teoria dei linguaggi formali (compilazione) sono sviluppati in altre parti
del corso.
Come nel testo citato, useremo il linguaggio Lisp, e questo per vari motivi:

• L’uso di un linguaggio non ancora conosciuto e di tipo diverso da quelli


noti, permette di cogliere gli aspetti più importanti, in maniera meno
condizionata.
• Il Lisp per la sua struttura semplice e per la sua versatilità è partico-
larmente adatto a questo tipo di approccio.
• La conoscenza del Lisp sarà vantaggiosa per la lezione “Intelligenza
artificiale”.

Prima di iniziare sembra opportuno riassumere le nostre conoscenze sui di-


versi linguaggi di programmazione: sono state proposte molte classificazioni
dei linguaggi:

imperativi: orientati alla descrizione di algoritmi; strettamente legati al


modello di macchina detto di von Neumann (questo gruppo comprende
quasi tutti i linguaggi noti);
dichiarativi: approccio matematico, legato al concetto di funzione, come
il Lisp, oppure in termini di relazioni logiche (calcolo dei predicati),
come il Prolog.

Si vedano anche la Tabella I.1 “Evoluzione storica” e la Tabella I.2 “Cinque


generazioni”.

1
2

definizione linguaggio uso


< ’54 Assembler generale
’54–’57 FORTRAN calcolo numerico
’58–’60 ALGOL 60 calcolo numerico
’59–’60 COBOL business DP
’56–’60 APL array processing
’56–’62 LISP manipolazione simbolica
’63–’64 BASIC generale/educativo
’63–’64 PL/I generale
’63–’68 ALGOL 68 generale
’71 Pascal generale/educativo
’72 PROLOG programmazione logica
’74 C programmazione di sistema
’75 Concurr. Pascal programmazione concorrente
’77 Modula programmazione concorrente
’80 Modula-2 generale, grandi sistemi
’83 Ada generale, grandi sistemi,
real-time
’84 Common Lisp generale, manipolazione simbolica
’86–’89 C++ C a oggetti (rel. 1 e 2)
’89 CLOS Lisp a oggetti
’95 Ada95 Ada a oggetti

Table I.1: Evoluzione storica

Table I.2: 5 generazioni di linguaggi

• prima: linguaggio macchina, assembler;

• seconda: linguaggi procedurali non strutturati: Fortran, Cobol;

• terza: linguaggi procedurali strutturati: Pascal, C, Modula-2, Ada;

• quarta: linguaggi applicativi, query languages;

• quinta: linguaggi logici, linguaggi funzionali: Prolog, Lisp.


Chapter 1

La funzione come astrazione

Per questo corso disponiamo di ambienti Lisp su PC (Allegro Common Lisp)


e su Macintosh (Macintosh Common Lisp) al momento non sono disponibili
versioni su AXP.
Poiché lo scopo di questo corso non è di imparare il Lisp nella sua com-
pletezza, gli elementi del linguaggio verranno introdotti man mano, lasciando
a chi si interessa di consultare testi e manuali per acquistare una maggiore
esperienza.

1.1 Il linguaggio Lisp


1.1.1 L’interprete
Il Lisp si presenta come interprete, ma è anche possibile compilare i pro-
grammi, disponendo quindi contemporaneamente dell’ambiente confortevole
di un inteprete e della velocità di un compilatore. Per accedere all’interprete
si lancia l’applicazione. L’interprete Lispsi annuncia con un messaggio e un
prompt (il testo del prompt naturalmente non ha nessuna importanza):

Lisp>

L’idea di fondo è che il Lisp è in attesa di una espressione da valutare.


Egli cioè legge un’espressione, la valuta e ne scrive il valore: si dice che
l’interprete si trova in una read-eval-print loop.
L’elemento base della sintassi del Lisp, l’espressione, può essere un ato-
mo, e si distinguono tra l’altro numeri e simboli, oppure una lista (elenco
di espressioni, senza virgola, racchiuse da parentesi rotonde). Si noti la

3
CHAPTER 1. LA FUNZIONE COME ASTRAZIONE 4

ricorsività della definizione: un elemento di una lista può essere a sua volta
una lista, ecc.
Il valore di un atomo numerico è il numero stesso:

Lisp> 486
486

Un simbolo può avere un valore a esso legato (bound ), oppure no:

Lisp> pi
3.14 . . .

Lisp> a
error: unbound value . . .

Break 1>

A causa dell’errore precedente (la valutazione di un simbolo cui non è legato


alcun valore), l’interprete si trova ora nello stato di debugging che per-
mette una correzione interattiva del programma. L’interpete, a seconda
dell’implementazione, può essere settato in modo da reagire in altro modo.
Quando deve valutare un’espressione non atomica (detta anche una forma,
in questo contesto), il Lisp considera il primo elemento della lista come una
funzione e gli altri elementi come argomenti della funzione:

Lisp> (+ 317 349)


666

Lisp> (* 5 99)
495

Come si vede, il Lisp usa una notazione algebrica di tipo a prefisso e non
quella tradizionale di tipo a infisso: questa scomodità è compensata da
una notevole uniformità sintattica. Le funzioni matematiche usate in questi
esempi, permettono anche un numero indeterminato di argomenti: grazie
alla notazione a prefisso non ci sono ambiguità:

Lisp> (* 25 4 12)
1200

Un altro vantaggio è la possibilità di avere argomenti che sono essi stessi


espressioni:
CHAPTER 1. LA FUNZIONE COME ASTRAZIONE 5

Lisp> (+ (* 3 5) (- 10 6))
19

Le funzioni primitive, cioè predefinite nel sistema Lisp non comprendono


solo le funzioni aritmetiche fondamentali, ma anche molte altre che verranno
introdotte secondo il bisogno. Per es.:

Lisp> (sqrt 9.0)


3.0

Lisp> (sin (/ pi 6))


0.5

1.1.2 La definizione di funzioni (e simboli)


In Lisp la possibiltà di definire nuove funzioni è fondamentale! Si usa la
forma defun che prende come argomenti il nome della nuova funzione, la
lista dei suoi argomenti e il corpo (body) che la definisce, formato da una o
più espressioni: il valore della funzione sarà determinato dall’ultima espres-
sione. La forma defun non segue la sintassi ordinaria: i suoi argomenti non
vengono valutati, ma usati per modificare l’ambiente Lisp; forme di questo
tipo verranno chiamate improprie.1

Lisp> (defun square (x) (* x x))


square

Il Lisp restituisce sempre un valore!2 in questo caso il nome della funzione


definita. Ora questa funzione fa parte dell’interprete Lisp per tutto il col-
legamento:

Lisp> (square (+ 2 5))


49

È anche possibile definire un simbolo (o meglio: dargli un valore):

Lisp> (defvar dieci 10)


dieci
1
Il Common Lisp distingue forme speciali (special forms) predefinite, e macro, forme
improprie che possono essere definite dall’utente.
2
In realtà la risposta è di solito scritta maiuscola: il Common Lisp non distingue
maiuscolo e minuscolo e archivia i simboli in maiuscolo. Noi useremo la scrittura minuscola
per leggibilità.
CHAPTER 1. LA FUNZIONE COME ASTRAZIONE 6

Lisp> dieci
10

Si tratta evidentemente di una forma impropria3 : il simbolo non viene valu-


tato, anzi l’importante è proprio l’effetto collaterale (side-effect) di legare un
valore al simbolo! A questo scopo si usa anche la forma impropria setq, il
cui scopo è però di modificare il valore di un simbolo! Se si vuole mantenere
il carattere strettamente funzionale del linguaggio, questo non è permesso.

Lisp> (setq dieci 22)


22

Lisp> dieci
22

1.1.3 L’editor
Di solito le nuove funzioni non sono definite direttamente nell’interprete,
ma sono preparate in un editor e poi caricate nell’ambiente Lisp. Qualsiasi
editor va bene, ma dato il numero assai grande di parentesi che si possono
trovare in una definizione e la necessità di alternare il lavoro nell’editor e nel
Lisp, è conveniente usare un editor incorporato. Esso può venire invocato
con la funzione4

(ed "nome-del-file")

Normalmente si accede all’editor con un comando di menù. L’editor se-


gnala la chiusura delle parentesi e permette di realizzare l’indentazione,
usando p. es. tab dopo return, per aumentare la leggibilità del programma
(pretty-printing).
Per caricare la funzione nel Lisp, prima bisogna selezionare tutta la defini-
zione e poi bisogna valutarla, con i comandi appositi.
Per salvare il lavoro fatto nell’editor, si salverà su disco il buffer (finestra)
corrispondente.
3
Altre forme con lo stesso effetto, ma piccole differenze stilistiche sono: defparameter
e defconstant.
4
Una stringa (espressa in Common Lisp con le virgolette) è un atomo che ha sé stesso
come valore.
CHAPTER 1. LA FUNZIONE COME ASTRAZIONE 7

1.1.4 Espressioni condizionali e predicati


Usando solo le funzioni viste, la nostra capacità espressiva è assai piccola.
Per sempio ci è impossibile definire la funzione my-abs5 che calcoli il valore
assoluto di un numero. Per distinguere i vari casi possibili si usa la forma
impropria cond: come sempre in Lisp, anche cond restituisce un valore! Il
suo uso lo si capisce più facilmente con un esempio:

(defun my-abs (x)


(cond ((> x 0) x)
((= x 0) 0)
((< x 0) (- x))))

Gli argomenti di cond sono liste (dette clausole (clauses)) il cui primo ele-
mento è detto antecedente e il resto conseguenza. L’antecedente è un pre-
dicato: e cioè un’espressione il cui valore può essere vero o falso. In Lisp,
“falso” è il valore del simbolo nil, ogni altro valore viene considerato come
“vero”; talvolta si usa il simbolo t.6
La valutazione di un’espressione condizionale segue la seguente regola: viene
valutato il primo predicato; se esso è falso, viene valutato il secondo predicato
ecc. , finché si trova un predicato che è vero, cioè che dà un valore non-nil:
in questo caso si valutano le forme che compongono la conseguenza: il valore
dell’ultima è il valore di tutta l’espressione condizionale. Se nessun predicato
è vero, l’espressione condizionale ha il valore nil. Anche se più predicati
fossero veri, solo il primo di essi causa la valutazione della sua conseguenza:
l’ordine delle clausole è quindi importante!
Un altro modo di definire il valore assoluto:

(defun my-abs (x)


(cond ((< x 0) (- x))
(t x)))

Qui è stato usato il simbolo t che, essendo vero, fa scattare l’esecuzione della
forma corrispondente: è buona abitudine terminare la forma condizionale
con una clausola che inizia con t. Ancora un’altra possibilità:

(defun my-abs (x)


(if (< x 0) (- x) x))
5
Volendo definire funzioni che sono già primitive Lisp, useremo nomi che iniziano con
my- o nomi in italiano per evitare confusione.
6
Gli atomi nil e t hanno sé stessi come valore.
CHAPTER 1. LA FUNZIONE COME ASTRAZIONE 8

La forma impropria if valuta il primo argomento (il predicato): se è vero,


restituisce come valore il valore del secondo argomento, in caso contrario
quello del terzo (gli argomenti devono essere singole forme!).

1.1.5 L’applicazione di funzioni


Esaminiamo più in dettaglio il meccanismo di valutazione usato normal-
mente dall’interprete Lisp (escludendo quindi le forme improprie):

1. Tutte le sotto-espressioni della forma vengono valutate.

2. La funzione (il valore funzionale della prima sotto-espressione) viene


applicata agli argomenti (i valori delle altre sotto-espressioni).

Questa semplice regola presenta aspetti interessanti: il primo passo indica


che per valutare una forma si devono valutare i suoi elementi. La regola di
valutazione è quindi ricorsiva per natura: essa cioè contiene, come uno dei
suoi passi, la necessità di applicare la regola stessa!
Nel caso di funzioni che non sono primitive, viene valutato il loro corpo,
sostituendo ogni parametro formale con il corrispondente valore dell’argo-
mento. Si considerino le seguenti definizioni:

(defun sum-of-squares (x y)
(+ (square x) (square y)))

Lisp> (sum-of-squares 3 4)
25

(defun f (a)
(sum-of-squares (+ a 1) (* a 2)))

Lisp> (f 5)
136

Seguiamo in dettaglio il processo di valutazione per quest’ultimo esempio;


per valutare

(f 5)

si deve prima di tutto ricuperare il corpo di f:

(sum-of-squares (+ a 1) (* a 2))
CHAPTER 1. LA FUNZIONE COME ASTRAZIONE 9

poi si sostituisce il parametro formale a con il valore dell’argomento (che in


questo caso è 5, trattandosi di un numero):

(sum-of-squares (+ 5 1) (* 5 2))

Il processo continua: i valori degli argomenti (+ 5 1) e (* 5 2), e cioè 6 e


10, vengono sostituiti nel corpo di sum-of-squares:

(+ (square 6) (square 10))

Utilizzando la definizione di square, si ottiene:

(+ (* 6 6) (* 10 10))

che si riduce a

(+ 36 100)

e quindi a

136

Il processo qui descritto è detto modello di sostituzione (substitution model );


esso serve per dare un significato all’idea di applicazione di una funzione.
D’altra parte si tratta di un modello che non rispecchia necessariamente
il funzionamento reale dell’interprete e in ogni caso non è sufficientemente
potente per descrivere casi più complessi, in cui si accetti la mutabilità dei
dati, come vedremo più avanti. Si parla talvolta di pure Lisp per indicare
il sotto-insieme del linguaggio che aderisce a una visione strettamente fun-
zionale.
Si osservi che ci sono altre interpretazioni possibili: un’alternativa potrebbe
essere di espandere le definizioni di funzioni fino ad ottenere un’espressione
che contenga solo funzioni primitive e procedere solo allora alla valutazione.

(f 5)

diventerebbe successivamente

(sum-of-squares (+ 5 1) (* 5 2))

(+ (square (+ 5 1)) (square (* 5 2)))


CHAPTER 1. LA FUNZIONE COME ASTRAZIONE 10

(+ (* (+ 5 1) (+ 5 1)) (* (* 5 2) (* 5 2)))

riducendosi poi a

(+ (* 6 6) (* 10 10))

(+ 36 100)

136

Questo ordine di valutazione è detto normale (normal-order evaluation), in


contrasto con quello visto prima, detto applicativo (applicative-order evalu-
ation). Si può dimostrare che i due ordini di valutazione sono equivalenti,
se è valido il modello di sostituzione.

1.2 Funzioni e processi di calcolo


1.2.1 Ricorsione e iterazione lineari
Si consideri il comunissimo esempio della funzione fattoriale, definita come
segue:
n! = n · (n − 1) · (n − 2) · · · 3 · 2 · 1
Una definizione ricorsiva sarebbe:

n! = n · (n − 1)!

1! = 1
Questa definizione può essere programmata in Lisp direttamente:

(defun factorial (n)


(if (= n 1)
1
(* n (factorial (- n 1)))))

D’altra parte, usando la prima definizione, si può procedere accumulando i


valori delle successive moltiplicazioni e contando il numero di moltiplicazioni:

prodotto ← contatore · prodotto

contatore ← contatore + 1
CHAPTER 1. LA FUNZIONE COME ASTRAZIONE 11

(defun factorial (n)


(fact-iter 1 1 n))

(defun fact-iter (product counter max-count)


(if (> counter max-count)
product
(fact-iter (* counter product)
(+ counter 1)
max-count)))

Sebbene ambedue le definizioni abbiano forma ricorsiva (le funzioni sono de-
finite invocando sé stesse), i processi di calcolo creati dalle due funzioni sono
molto differenti: nel primo caso si ha un numero eventualmente elevato di
moltiplicazioni in sospeso: l’interprete ha bisogno di una quantità crescente
di memoria (proporzionale a n) per mantenere l’informazione necessaria: un
processo di questo tipo si dice linearmente ricorsivo (si veda la Tabella 1.1).

(factorial 6)
(* 6 (factorial 5))
(* 6 (* 5 (factorial 4)))
(* 6 (* 5 (* 4 (factorial 3))))
(* 6 (* 5 (* 4 (* 3 (factorial 2)))))
(* 6 (* 5 (* 4 (* 3 (* 2 (factorial 1))))))
(* 6 (* 5 (* 4 (* 3 (* 2 1)))))
(* 6 (* 5 (* 4 (* 3 2))))
(* 6 (* 5 (* 4 6)))
(* 6 (* 5 24))
(* 6 120)
720

Table 1.1: Processo ricorsivo

Nel secondo caso in ogni momento la situazione è definita dal valore delle
tre variabili del programma: un processo di questo tipo è detto linearmente
iterativo (si veda la Tabella 1.2).
Non si confonda la forma della definizione della funzione, con il tipo di pro-
cesso generato! Quando una funzione ricorsiva genera un processo iterativo,
si parla di tail recursion.
Nei linguaggi tradizionali un processo iterativo viene descritto con strutture
sintattiche apposite (esistono anche in Lisp), per evitare lo spreco di memo-
ria inerente a un uso inutile di processi ricorsivi. Un buon Lisp dovrebbe
CHAPTER 1. LA FUNZIONE COME ASTRAZIONE 12

(factorial 6)
(fact-iter 1 1 6)
(fact-iter 1 2 6)
(fact-iter 2 3 6)
(fact-iter 6 4 6)
(fact-iter 24 5 6)
(fact-iter 120 6 6)
(fact-iter 720 7 6)
720

Table 1.2: Processo iterativo

essere in grado di riconoscere la tail recursion e quindi la presenza di strut-


ture sintattiche iterative non è indispensabile. Strutture sintattiche magari
comode, ma non essenziali, sono dette sintactic sugar.

1.2.2 La ricorsione ad albero


In alcuni casi la ricorsione presente nella definizione di una funzione non è
lineare ma ad albero (tree recursion). Un esempio molto semplice è il calcolo
della successione detta di Fibonacci, in cui ogni numero è la somma dei due
precedenti:
0, 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, . . .
In generale i numeri di Fibonacci possono essere definiti come segue:

 0
 se n = 0
F (n) = 1 se n = 1
F (n − 1) + F (n − 2) altrimenti

La definizione può essere tradotta immediatamente in una funzione ricorsiva:

(defun fib (n)


(cond ((= n 0) 0)
((= n 1) 1)
(t (+ (fib (- n 1))
(fib (- n 2))))))

Per calcolare (fib 5) si devono calcolare (fib 4) e (fib 3) e cosı̀ di se-


guito, con un processo che si biforca ad ogni passo.
È un esempio interessante, ma naturalmente esistono metodi più efficienti
per calcolare i numeri di Fibonacci: qui si ripetono continuamente calcoli
CHAPTER 1. LA FUNZIONE COME ASTRAZIONE 13

già fatti, per cui il processo impiega un tempo che cresce esponenzialmente
con n; lo spazio richiesto invece cresce linearmente. Questo comportamento
è tipico dei processi con ricorsione ad albero.
Un approccio iterativo a questo esempio, si basa sull’idea che partendo con
due numeri interi a e b inizializzati a 1 e 0 rispettivamente, con la trasfor-
mazione simultanea
a←a+b
b←a
dopo n trasformazioni b sará uguale a F (n).

(defun fib (n)


(fib-iter 1 0 n))

(defun fib-iter (a b count)


(if (= count 0)
b
(fib-iter (+ a b) a (- count 1))))

Questo metodo è una iterazione lineare. Benché la differenza del tempo im-
piegato dai due metodi sia notevolissima, non si deve concludere che le ricor-
sioni ad albero siano inutili. In altri campi l’approccio ricorsivo rappresenta
un mezzo naturale e potente (Si ricordi che il funzionamento dell’interprete
è stato descritto in questi termini!).

1.3 Funzioni di ordine superiore


Gli esempi visti finora riguardavano funzioni che hanno come argomenti dei
numeri. Definire una funzione rappresenta un’astrazione dai casi particolari,
rappresentati dai valori che gli argomenti possono prendere: cosı̀

(defun cube (x) (* x x x))

definisce come calcolare il cubo di un numero, a prescindere dal suo valore


contingente. Si potrebbero usare espressioni del tipo:

(* 3 3 3)

(* y y y)
CHAPTER 1. LA FUNZIONE COME ASTRAZIONE 14

ma naturalmente questo sarebbe assai scomodo, essendo obbligati a lavo-


rare al livello delle funzioni predefinite e senza la possiblità di esprimere il
concetto dell’elevazione alla terza potenza. Per questo i linguaggi, tranne i
più primitivi, offrono la possibiltà di definire nuove funzioni.
Un passo in avanti nel livello di astrazione è rappresentato da funzioni che
manipolano altre funzioni, come parametri o come risultati.

1.3.1 Funzioni come parametri


Si considerino le seguenti funzioni: la prima calcola la somma degli interi da
a a b:

(defun sum-int (a b)
(if (> a b)
0
(+ a (sum-int (+ a 1) b))))

La seconda calcola la somma dei cubi nell’intervallo definito:

(defun sum-cubes (a b)
(if (> a b)
0
(+ (cube a) (sum-cubes (+ a 1) b))))

La terza calcola un’approssimazione, non molto buona, di π/8:

(defun pi-sum (a b)
(if (> a b)
0
(+ (/ 1 (* a (+ a 2))) (pi-sum (+ a 4) b))))

Evidentemente questi tre esempi hanno una struttura simile; in matematica


si usa la notazione seguente:
b
X
f (n) = f (a) + · · · + f (b)
n=a

Vorremmo definire anche in Lisp una funzione del tipo:

(defun sum (f a step b)


...
CHAPTER 1. LA FUNZIONE COME ASTRAZIONE 15

dove f è la funzione da applicare a ogni termine e step è il passo per calcolare


il prossimo termine. Questo è possibile in Common Lisp ma è necessario
avvertire l’interprete quando si intende usare un parametro come funzione
tramite funcall:

(defun sum (f a step b)


(if (> a b)
0
(+ (funcall f a)
(sum f (+ step a) step b))))

Quando si usa sum è necessario avvertire l’interprete che alcuni parametri


sono da usare come funzioni; in Common Lisp questo avviene ponendo #’
prima del nome della funzione7 . Cosı̀, utilizzando la funzione Common Lisp
+ (che, usata con un solo argomento, restituisce l’argomento stesso) si può
ottenere l’effetto di sum-int:

Lisp> (sum #’+ 1 1 10)


55

È anche possibile definre sum-int tramite sum:

(defun sum-int (a b)
(sum #’+ a 1 b))

Per calcolare sum-cubes usiamo la funzione cube, che abbiamo già definito:

Lisp> (sum #’cube 1 1 10)


3025

Per il terzo esempio si dovrebbe definire la funzione pi-f:

(defun pi-f (n)


(/ 1 (* n (+ n 2))))

Lisp> (* 8 (sum #’pi-f 1 4 1000))


3.13959

In generale è però scomodo dover definire col proprio nome funzioni che
non hanno un’utilità generale. Per definire pi-sum tramite sum sarebbe
7
In realtà si dovrebe usare la forma impropria function, ma per comodità di scrittura
i caratteri #’ hanno un effetto equivalente: (function sin) e #’sin sono la stessa cosa.
CHAPTER 1. LA FUNZIONE COME ASTRAZIONE 16

opportuno poter esprimere direttamente la funzione pi-f all’interno di sum.


Questo è possibile tramite la forma impropria lambda8 , che serve a definire
funzioni anonime (usando la stessa sintassi di defun):

(defun pi-sum (a b)
(sum #’(lambda (n) (/ 1 (* n (+ n 2))))
a
4
b))

Lisp> (* 8 (pi-sum 1 1000))


3.13592

La funzione definita tramite lambda è una funzione come le altre (ma non
ha un nome), e può essere usato negli stessi contesti:

Lisp> ((lambda (x) (* x x)) 5)


25

1.3.2 Funzioni come valori


In Lisp è possibile ottenere funzioni come valori di altre funzioni. Illustria-
mo questa possibilità con un esempio tratto dal calcolo infinitesimale: “la
derivata di x3 è 3x2 .” Questo può essere interpretato dicendo che “derivata”
è un operatore che, applicato alla funzione x3 dà come valore la funzione 3x2 .
Definiamo la derivata tramite la formula (per il limite dx → 0):
f (x + dx) − f (x)
f 0 (x) = .
dx
Usando lambda possiamo esprimere questa formula con la funzione9 :

(lambda (x)
(/ (- (funcall f (+ x dx)) (funcall f x))
dx))

Si può andare oltre e definire la funzione deriv che prende come argomenti
una funzione f e un valore (piccolo) per dx e restituisce come valore la
derivata della funzione.
8
Il nome ha origine dalle teorie logiche sulla computabilità delle funzioni. Non bisogna
però lasciarsi spaventare: in Lisp serve solo allo scopo indicato!
9
Si tratta ancora di un calcolo numerico della derivata; vedremo in seguito che in Lisp
è possibile anche darne una definizione simbolica.
CHAPTER 1. LA FUNZIONE COME ASTRAZIONE 17

(defun deriv (f dx)


#’(lambda (x)
(/ (- (funcall f (+ x dx)) (funcall f x))
dx)))

Possiamo ora usare la funzione cosı̀ definita per calcolare la derivata della
funzione cube nel punto 5 (il valore esatto è naturalmente 75):

Lisp> (funcall (deriv #’cube 0.0001) 5)


75.015

Anche in questo caso, in Common Lisp è necessario usare funcall per


indicare l’applicazione di una funzione e #’ per evitare che venga usato il
valore dell’atomo cube.

Il metodo di Newton per gli zeri di una funzione

Per mostrare le possibilità offerte dal calcolo della funzione derivata, voglia-
mo implementare l’algoritmo di Newton per gli zeri di una funzione differen-
ziabile. Se x0 è una approssimazione dello zero,
f (x0 )
x1 = x0 −
f 0 (x0 )
è una approssimazione migliore.
L’approssimazione successiva, a partire da un valore iniziale (qui chiamato
guess), viene espressa in Lisp come segue:

(defun newton (f guess)


(if (< (abs (funcall f guess)) 0.00001)
guess
(newton f (improve-guess f guess))))

Il miglioramento dell’approssimazione avviene con la funzione deriv:

(defun improve-guess (f guess)


(- guess (/ (funcall f guess)
(funcall (deriv f 0.00001) guess))))

Possiamo ora controllare il funzionamento di newton:

Lisp> (newton #’(lambda (x) (- (cos x) x)) 1)


0.739
Chapter 2

I dati come astrazione

Finora abbiamo visto funzioni che hanno come valore numeri (o eventual-
mente altre funzioni), ma un linguaggio evoluto deve dare la possibilità di us-
are forme più complesse di valori, i cosiddetti dati strutturati. La definizione
di questo tipo di dati può essere difficoltosa: ripieghiamo sull’approccio
seguente:

• Devono esistere funzioni dette costruttori (constructors) che permet-


tono di costruire il dato strutturato a partire da dati più semplici.

• Devono esistere funzioni dette selettori (selectors) che, a partire dal


dato strutturato, permettono di estrarre i dati più semplici che li com-
pongono.

Studieremo prima di tutto le strutture tipiche del Lisp, per poi affrontare il
tema in generale.

2.1 La lista
La struttura di dati fondamentale nel linguaggio Lisp è la lista1 : essa è pure
la forma sintattica fondamentale, realizzando la completa identità tra dati e
programmi, tipica del Lisp. Abbiamo già definito la lista a pag. 3, dicendo
che è un elenco di espressioni (simboliche) racchiuso da parentesi rotonde;
un’espressione a sua volta può essere un atomo o una lista.
1
Lisp significa appunto LISt Processing (e non Lots of Insane and Stupid Parentheses,
come affermano i detrattori)

18
CHAPTER 2. I DATI COME ASTRAZIONE 19

Il costruttore: cons
Data la definizione ricorsiva di lista, il costruttore avrà un approccio ricor-
sivo alla costruzione: esso aggiunge un elemento in testa alla lista data.
Supponiamo che il valore di lis sia (5 7 9):
Lisp> lis
(5 7 9)

Lisp> (cons 3 lis)


(3 5 7 9)

Lisp> lis
(5 7 9)

Il costruttore non modifica l’argomento! In un certo senso il valore fornito


è una nuova lista. Per poter porre il primo elemento, bisogna aggiungerlo
alla lista vuota; questa può essere rappresentata come () oppure come nil.
nil è contemporaneamente un atomo (il simbolo il cui valore è nil) e una
lista (la lista vuota ()): questa (unica!) coincidenza rispecchia il ruolo di
nil come “elemento neutro” della costruzione di liste.
Lisp> (cons 1 ())
(1)
In questo modo si possono p.es. costruire liste di risultati: supponiamo di
disporre del predicato primep che verifica se un numero è primo; per costru-
ire la lista dei primi inferiori a n, definiamo la funzione seguente:
(defun prim-list (n)
(cond ((zerop n) ())
((primep n) (cons n (prim-list (1- n))))
(t (prim-list (1- n)))))
Si osservi che, per ora, cons può esser usato solo se il secondo argomento è
una lista!

I selettori: first e rest


I selettori eseguono il compito inverso a quello di cons: data una lista,
essi selezionano la prima espressione (first) e il resto della lista (rest)2 :
2
Per motivi storici, i nomi più diffusi per queste primitive sono car e cdr; in altri
contesti si usano anche i nomi testa (head) e coda (tail), che non sono però predefiniti in
Common Lisp.
CHAPTER 2. I DATI COME ASTRAZIONE 20

l’argomento deve essere una lista!

Lisp> lis
(5 7 9)

Lisp> (first lis)


5

Lisp> (rest lis)


(7 9)

Lisp> lis
(5 7 9)

Anche i selettori non modificano l’argomento! Data la loro definizione è


evidente che, per una lista qualsiasi, vale:

Lisp> lis
(5 7 9)

Lisp> (cons (first lis) (rest lis))


(5 7 9)

Lisp> (first (cons 3 lis))


3

Lisp> (rest (cons 3 lis))


(5 7 9)

Le espressioni simboliche
Una caratteristica del Lisp è la possibilità di lavorare a livello simbolico:
finora gli atomi visti erano numeri e i simboli avevano come valore un nu-
mero. Questa restrizione non è necessaria! Per poter operare con i simboli,
dobbiamo superare una difficoltà: nell’esempio:

Lisp> (cons 1 ())


(1)

l’interprete segue la regola di valutazione e valuta gli argomenti, trovando 1


e nil; passa poi alla costruzione della lista. Non è invece possibile costruire
in questo modo la lista (a):
CHAPTER 2. I DATI COME ASTRAZIONE 21

Lisp> (cons a ())


Error . . .

L’interprete vuole il valore di a! Dobbiamo quindi poter disporre di una


forma impropria che eviti la valutazione dell’espressione. Lo stesso prob-
lema lo si ritrova nel linguaggio di tutti i giorni: alla domanda “Dimmi
come ti chiami” ci aspettiamo un nome in risposta, ma all’invito “ripeti
‘Come ti chiami?’ per favore” vorremmo sentir ripetere la domanda citata
tra virgolette! Anche in Lisp si dice che un’espressione da non valutare viene
citata (quoted ) e si indica con un apice3 davanti ad essa:

Lisp> ’a
a

Lisp> ’(mele pere)


(mele pere)

Lisp> (defvar lista ’(mele pere noci))


lista

Lisp> (first lista)


mele

Lisp> (rest ’(mele pere noci))


(pere noci)

Per poter lavorare a livello simbolico sono indispensabili due predicati (che
insieme a cons, car e cdr formano le 5 funzioni base del Lisp): atom è vero
(t) se il suo unico argomento è un atomo (cioè non è una lista)4 ; eq ha due
argomenti (che dovrebbero essere atomi): esso è vero (t) se i due atomi sono
identici5 .
Sia per esempio da definire una funzione my-member che controlli se un
simbolo sia presente in una lista:
3
Si tratta di una stenografia per la forma impropria quote: (quote expr) e ’expr
sono la stessa cosa. Questi caratteri che influenzano il modo in cui l’interprete legge le
espressioni sono detti macro-characters (vedi anche la nota a pag. 15).
4
Attenzione: atom è uno dei pochi predicati che non terminano con la lettera p. È
anche disponibile il predicato listp che dà la risposta contraria.
5
Va usato solo per atomi simbolici: negli altri casi si usi equal e per i numeri =; sono
a disposizione anche predicati per casi particolari: null controlla se l’argomento è nil o
la lista vuota, zerop controlla se un numero è zero, ecc.
CHAPTER 2. I DATI COME ASTRAZIONE 22

(defun my-member (at lis)


(cond ((null lis) nil)
((eq at (first lis)) t)
(t (my-member at (rest lis)))))

Questo esempio illustra il metodo per lavorare con una lista: prima si studia
il first della lista e poi il rest con una chiamata ricorsiva. Qual è il valore
della funzione boh?

(defun boh (lista)


(cond ((null lista) nil)
(t (cons (first lista) (boh (rest lista)))))

Due primitive molto utili, lavorando con liste, sono list e append. La
prima prende un numero variabile di espressioni come argomenti e crea una
lista che le contiene; la seconda prende un numero variabile di liste come
argomenti e ne fa una lista sola:

Lisp> (list ’miele ’zucchero ’saccarina)


(miele zucchero saccarina)

Lisp> (append ’(a b) ’(c d e) ’(f))


(a b c d e f)

Se ci si limita a due argomenti, la loro definizione a partire dalle primitive


fondamentali è evidente.

Che cos’è una lista?


In realtà il costruttore cons accetta come argomenti due espressioni qualsiasi
e dà come valore una coppia detta puntata (dotted pair ), i cui elementi
possono essere selezionati con car e cdr6 :

Lisp> (cons ’a ’b)


(a . b)

Lisp> (defvar pair (cons ’a ’b))


pair

Lisp> (car pair)


a
6
In questo contesto l’uso dei nomi storici sembra più adatto.
CHAPTER 2. I DATI COME ASTRAZIONE 23

Lisp> (cdr pair)


b

Un metodo di visualizzare questo fatto è il seguente: gli atomi a e b vengono


rappresentati da celle: cons crea una nuova cella che contiene i puntatori
ai due atomi come si vede nella Fig. 2.1. Una lista di uno o più atomi,

r r
@ (a . b)
@
R
@
a b

Figure 2.1: Coppia puntata.

formata con l’applicazione successiva di cons, viene rappresentata come nella


Fig. 2.2. L’interprete usa la notazione con il punto solo quando non è in

r r
 HH

 j
H
r nil a r rH

 
 HHj
a b r nil
 


c
(a . nil) (a . (b . (c . nil)))

(a) (a b c)

Figure 2.2: Liste di atomi.

grado di usare la notazione tipica con le liste. I selettori forniscono quindi


uno dei puntatori, senza modificare la struttura esistente! Lo stesso atomo
(o la stessa lista) può far parte di differenti strutture. La Fig. 2.3 mostra
una lista nella quale la prima espressione è a sua volta una lista. Questa
rappresentazione rende chiari alcuni meccanismi, altrimenti un po’ astrusi.
Il predicato eq per esempio considera uguali due oggetti identici: se si tiene
conto del fatto che cons costruisce in ogni caso una nuova cella, questi esempi
risulteranno chiari:
CHAPTER 2. I DATI COME ASTRAZIONE 24

  r rXX
XXX
9
 z
X
 r rH r nil

 HH
j 

a r c
  nil


b

((a . (b . nil)) . (c . nil))

((a b) c)

Figure 2.3: Lista con sottolista.

Lisp> lista
(mele pere noci)

Lisp> (eq ’lista ’lista)


t

Lisp> (eq lista lista)


t

Lisp> (eq lista ’(mele pere noci))


nil

Lisp> (eq (car lista) ’mele)


t

Per i numeri il Common Lisp lascia libertà agli implementatori di usare


puntatori o rappresentazioni esplicite e permette l’uso di copie, per motivi
di efficienza: questo rende l’uso di eq con numeri dipendente dall’imple-
mentazione (Si dovrà quindi partire dall’idea che due numeri, anche con lo
stesso valore, non saranno necessariamente eq). La funzione append usa il
puntatore all’ultima lista; per le altre liste crea copie delle strutture, che si
riferiscono agli stessi atomi, per non modificare gli argomenti (vedi Fig. 2.4).
Cosı̀ lavora la maggior parte delle funzioni che operano su liste. Esistono
anche funzioni che modificano gli argomenti: benché siano talvolta più effi-
cienti, il loro uso non è compatibile con un approccio puramente funzionale.
CHAPTER 2. I DATI COME ASTRAZIONE 25

lista1 - r r - r nil
(a b)
? ?
a b
6 6

(append lista1 lista2) - r r - r r

?
lista2 - r r - r nil
(c d)
? ?
c d

Figure 2.4: Effetto di append.


Contents

1 La funzione come astrazione 3


1.1 Il linguaggio Lisp . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3
1.1.1 L’interprete . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3
1.1.2 La definizione di funzioni (e simboli) . . . . . . . . . . 5
1.1.3 L’editor . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
1.1.4 Espressioni condizionali e predicati . . . . . . . . . . . 7
1.1.5 L’applicazione di funzioni . . . . . . . . . . . . . . . . 8
1.2 Funzioni e processi di calcolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10
1.2.1 Ricorsione e iterazione lineari . . . . . . . . . . . . . . 10
1.2.2 La ricorsione ad albero . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12
1.3 Funzioni di ordine superiore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
1.3.1 Funzioni come parametri . . . . . . . . . . . . . . . . 14
1.3.2 Funzioni come valori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16

2 I dati come astrazione 18


2.1 La lista . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18

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