Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
-------------------------------------
www.humantrainer.com
Il primo sito web che sponsorizza corsi free per Psicologi Professionisti
-------------------------------------
Lezione N 2
-------------------------------------
-------------------------------------
Corso Open-Psy – Mariarosaria De Simone – mrdesimone@libero.it - Copyleft 2003
La psicodiagnosi include, infine un'attenta valutazione delle correlazioni valide fra cause
esogene (cioè gli eventi e le esperienze collocate nel tempo passato dell'individuo durante
gli anni evolutivi dalla nascita alla fine dell'adolescenza), cause endogene ( cioè i
determinanti genetici/biologici ) e strutture e funzioni mentali presenti, con un'attenta
considerazione degli aspetti biotipici, genetici ed ereditari.
Come si può vedere, dunque, la psicodiagnosi va molto oltre la diagnosi sintomatica, la
quale è fortemente centrata su una valutazione nosologica, che si basa su un
inquadramento del "caso" e della presunta "malattia" per mezzo di una etichettatura
De “DSM”
Il DSM è un sistema di classificazione diagnostica che viene abitualmente usato da
esponenti di diverse professioni ( psichiatri, medici, psicologi, ecc.) attivi in istituzioni assai
diverse tra loro, quali per esempio reparti ospedalieri, ambulatori, day-hospital, servizi di
consultazione psichiatrica, cliniche, ecc.
Nel DSM, oggi arrivato alla versione IV, ogni disturbo mentale è descritto come sindrome, o
modello comportamentale o psicologico, con rilevanza clinica che comporta disagio (per
esempio dolore), disabilità (per esempio compromissione in una o più aree importante di
funzionamento ), un aumento dei di rischi di morte, disabilità o notevole limitazione della
libertà.
Una diagnosi clinica può essere posta nel caso di devianza da standard comuni di
comportamento solamente quando tali orientamenti siano profondamente egodistonici, e
quindi fonti di notevoli conflitti intrapsichici e disagio invalidante, quando siano espressione
di un più generale quadro di disturbo di personalità (per esempio disturbo antisociale di
personalità), o siano sintomo collaterale di una sindrome ben definita ( per esempio
demenza con atrofia cerebrale, tumore cerebrale, ecc.).
Il DSM-IV non classifica persone ma i disturbi presentati dalle persone. Per tale motivo si
preferisce evitare di riferirsi al paziente definendolo schizofrenico o alcolista, ma si
preferisce parlare di una persona con schizofrenia o con dipendenza alcolica. In questo
modo si sottolinea come il paziente mantenga la sua identità se la patologia viene superata,
o comunque evolva, e come l’etichetta non debba essere confusa con la persona.
La diagnosi secondo il DSM-IV è di tipo multiassiale:
- L’Asse I descrive disturbi clinici ( e altre condizioni che possono essere
oggetto di attenzione clinica),
- L’Asse II descrive disturbi di personalità e ritardo mentale,
- L’Asse III descrive le condizioni mediche generali
- L’Asse IV descrive i problemi psicosociali ed ambientali
- L’Asse V è una scala di valutazione globale del funzionamento
Dato inoltre che l’Asse I è di solito quello su cui maggiormente si rischia il disaccordo a
Come si vede una diagnosi ed una descrizione del caso clinico redatte seguendo questo
stile non mancheranno di essere apprezzate per la loro chiarezza e completezza. Nulla
impedisce inoltre di associare a questo inquadramento altre analisi ritenute utili alla terapia.
Uno però dei limiti nell’uso di tale sistema di classificazione è dovuto all’approccio
categoriale: infatti i criteri adottati dal DSM- IV seguono caratteristiche descrittive tipiche
della medicina, dove funziona la meglio quando le componenti delle classi diagnostiche
sono omogenee e vi è una netta differenza tra classi che, quindi, diventano tra loro
mutuamente esclusive. Tutto ciò è particolarmente difficile quando si propongono
classificazioni in ambito psicologico, dove spesso esiste un continuum tra normalità e
patologia: la differenza, ad esempio, tra la condizione di normalità, attacchi di panico e
disturbo di ansia generalizzata non si basa su una logica del tutto-nulla. Non è necessario
essere totalmente privi di ansia o depressione per essere normali. I sintomi, per diventare
indicatori di patologia, devono essere quantificati, valutati, posti in relazione con le condizioni
di vita del paziente, con le sue condizioni fisiche e con la sua cultura di riferimento. Tutto
questo processo richiede, comunque, un notevole discernimento clinico e, nonostante il
DSM-IV fornisca precisi criteri operazionali per compiere adeguate diagnosi differenziali ed
evitare ambiguità, il sistema nel suo insieme non manca certamente di spazi, sia pur limitati,
di soggettività e di apertura all’interpretazione.
In questo modo si delinea la scelta della terminologia e ci si orienta nella lettura dei dati
emersi dall’esame effettuato, potendosi sovrapporre e coesistere più livelli di diagnosi
qualora siano diverse sia le richieste che le esigenze di restituzione.
TECNICHE PSICOMETRICHE
Nel valutare la qualità di un test le domande più rilevanti risultano essere relative ai seguenti
aspetti:
1) Il costrutto: qual è il costrutto che si intende misurare e quali sono i correlati
comportamentali di tale costrutto?
2) L’obiettivo della misurazione: è interpretativo, descrittivo o decisionale?
3) I destinatari: chi sono i destinatari della misurazione? Quali sono le loro
peculiarità?
4) La documentazione: esiste una documentazione completa ed esauriente
che permetta di valutare se lo strumento in questione possa effettivamente
misurare il costrutto?
5) L’attendibilità: il manuale del test, o altre fonti autorevoli di informazione,
riportano dati convincenti sull’attendibilità dello strumento?