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Il processo Psicodiagnostico

Corso on-line Free - Progetto Open-Psy

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Lezione N 3
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Programma del Corso:


Lezione 1:
- Introduzione;
- Diagnosi e professione dello psicologo;
- Riferimenti normativi della professione;
- Ambiti e contesti di applicazione;
Lezione 2:
- Normalità e patologia;
- Diagnosi: definizione e tipologia di diagnosi;
- Dinamiche presenti nella situazione d’esame;
- La definizione della diagnosi in relazione al quesito;
Lezione 3:
- Test di efficienza o rendimento;
- Test di efficienza cognitiva: WAIS;
- Il ritardo mentale;
Lezione 4:
- Test di personalità;
- Test oggettivi di personalità;
Lezione 5:
- Test proiettivi di personalità;
- Il T. A. T. (Test di Appercezione tematica);
- Il test di Rorschach;
Lezione 6:
- I test proiettivi grafici;
- Bibliografia.

Corso interamente realizzato dalla dott.ssa Mariarosaria De Simone.


Psicologa clinica, Psicodiagnosta. Specializzata in counseling integrato.
Specializzanda in psicoterapia della gestalt e analisi transazionale.

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Test di efficienza o rendimento
I motivi possibili alla base di una richiesta di valutazione dell’ intelligenza sono molteplici e
diversificati. E’ possibile, ad esempio, che si voglia approfondire il ruolo che il livello
intellettivo svolge nelle difficoltà psicologiche che il soggetto sperimenta, o che si abbia
l’obiettivo di realizzare programmi educativi ed occupazionali per il futuro di un individuo in
base alla caratterizzazione delle sue capacità.
La rapida diffusione dei test dopo gli anni venti permise una familiarità del pubblico con il
concetto di QI ma parallelamente un uso esteso ed indiscriminato dei reattivi di intelligenza.
Al fine di limitare gli effetti sociali indesiderati connessi con l’uso dei test cognitivi sono state
introdotte innovazioni tecniche, quali la verifica sistematica dell’incidenza dei fattori
socioculturali sui risultati, l’evitamento dell’etichetta “intelligenza, la revisione di alcuni
stereotipi quali l’interazione tra fattori individuali e ambientali, ma la struttura di base dei test
cognitivi e la metodologia psicometria è rimasta pressoché invariata.
Nella prassi, alla richiesta generica di valutazione del Q.I., occorrerebbe cercare di realizzare
un lavoro più strutturato e significativo, comprendere la natura del problema, decodificare il
motivo alla base della richiesta, prendere contatto con l’inviante e, quando il caso lo richiede,
con la famiglia del soggetto. L’esame deve pertanto essere svolto con il supporto di una
serie di colloqui clinici e si conclude con la stesura di una relazione dettagliata che descrive
e caratterizza il profilo delle funzioni cognitive.

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Test di efficienza cognitiva: WAIS
Il reattivo per la valutazione del livello intellettivo più conosciuto ed utilizzato è sicuramente il
Wechsler Bellevue Intelligence Scale, pubblicato nel 1939 e poi presentato in versione
aggiornata e più accurata nel 1955 (WAIS: Wechsler Adult Intelligence Scale). Questo test
fornisce una misura del deterioramento mentale del soggetto, così come l’individuazione del
tipo di intelligenza prevalente (pratica o verbale), oltre a rilevare eventuali carenze di base.
Esiste anche una versione per bambini in età scolare (WISC) ed una per bambini in età
prescolare.
La concezione dell’intelligenza di D. Wechsler si può così sintetizzare: la capacità globale o
complessa dell’individuo di agire per uno scopo determinato, di pensare in una maniera
razionale e di avere rapporti utili con il proprio ambiente.
Il test WAIS è indirizzato ad adulti ed adolescenti dai 16 anni in poi, e consiste in 11 prove
(ognuna con quesiti di difficoltà progressivamente crescente):
6 prove di tipo verbale, che richiedono una risposta orale (Cultura generale, comprensione
generale, ragionamento aritmetico, analogie, memoria di cifre, definizione di vocaboli)
5 prove pratiche o di performance, che richiedono un’esecuzione manuale (riordinamento di
figure, completamento di figure, ricostruzione di figure, disegno con cubetti, associazione di
simboli e numeri)
Scala Verbale
Informazione: 29 domande volte a valutare l’ampiezza delle conoscenze dell’esaminato.
Comprensione: 14 domande tese a determinare il giudizio pratico ed il buon senso.
Ragionamento aritmetico: 14 problemi aritmetici da eseguire entro un tempo massimo
diverso di volta in volta
Analogie: 13 prove, ciascuna delle quali richiede all’esaminato di indicare in cosa consiste la
somiglianza tra due elementi.
Memoria di cifre: ripetizione diretta ed inversa di sequenze di numeri di lunghezza
crescente.
Vocabolario: si richiede all’esaminato di spiegare il significato di 40 parole di difficoltà
crescente.
Scala di Performance
Associazione di simboli a numeri: richiede all’esaminato di associare dei simboli grafici
(disegni geometrici astratti) a dei numeri (da 1 a 9) e si valuta la rapidità e la precisione
dell’esecuzione.
Completamento di figure: 21 prove, in ciascuna delle quali il soggetto deve individuare,
entro un tempo massimo, l’elemento mancante nella figura mostratagli.
Disegno con cubetti: accostando dei cubetti colorati nel modo più appropriato, l’esaminato
deve riprodurre, entro un tempo massimo, una serie di disegni che gli vengono presentati
uno alla volta (variante della prova di disegno con i cubi di Kohs).
Riordinamento di figure: 8 prove, ciascuna delle quali richiede all’esaminato di ordinare,
entro un limite di tempo, una serie di figure in modo da illustrare una storia.
Ricostruzione di figure: 4 prove, in ciascuna delle quali il soggetto deve ricostruire una
figura familiare, utilizzando i suoi ritagli, senza sapere prima di che figura si tratti. Ogni prova
viene eseguita entro limiti di tempo.
La valutazione del rendimento in ciascuna delle prove consiste in un punteggio grezzo che

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viene trasformato in un punteggio ponderato per mezzo di una tabella di conversione
costruita in base a procedure di standardizzazione e taratura; i punteggi ponderati
permettono un confronto diretto del rendimento del soggetto nelle varie prove con il
rendimento del gruppo di riferimento.
Inoltre, con l’uso di tabelle specifiche per ogni fascia d’età, è possibile calcolare 3 diversi
quozienti intellettivi:
QI verbale, sul punteggio ponderato totale delle prove verbali
QI di performance, per le prove pratiche
QI totale, calcolato su tutte le prove
La normalità intellettiva calcolata con il WAIS si considera nel range di valori del QI
compreso tra 80 e 119: medio inferiore da 80 a 89, medio da 90 a 109, medio superiore da
110 a 119.
Si devono però avere alcune cautele nell’interpretare un “profilo” di scala Weschler: è
imprudente considerare significativa una differenza < di 15 punti tra QI-V e QI-P e < di tre
punti ponderati da ciascun punteggio ponderato rispetto alla media nella scala verbale e < di
4 punti per la scala di performance.
Inoltre nelle diagnosi di psicopatologie non organiche è importante valutare anche mediante
l’ osservazione del comportamento durante l’esecuzione dei compiti di performance e
l’analisi dei contenuti delle risposte ai subtest verbali.
I maggiori pregi delle scale Wechsler sono la varietà di contenuti, il tipo e il numero di prove
sostanzialmente costanti a qualsiasi età, informazioni su molti aspetti della validità e
dell’attendibilità. I limiti riguardano la difficoltà di valutare bambini molto piccoli, l’
inappropriatezza dei manuali italiani con i dati normativi, inoltre non vi
sono dati sull’oggettività di attribuzione dei punteggi, e si da più importanza alla distinzione
fra QI-V e QI-P rispetto al QI-T.
Per concludere: l’indicazione numerica del Q.I. di un esaminato dovrebbe essere riportata
soltanto quando è necessaria, come ad esempio per la valutazione degli indici di invalidità, e
anche in questo caso è indispensabile esprimere la valutazione clinica dell’operatore.
E’ necessario sottolineare che il QI non è una misura statica ma relativa nel senso che è
espressione del livello di abilità di un individuo in un dato momento, quindi è suscettibile di
possibili modificazioni in relazione a variabili emotive ed ambientali, non è espressione di
un’abilità unitaria ( intelligenza) ma di una serie di funzioni diverse che sono influenzate dalla
cultura nella quale si trova inserito il soggetto. Il QI è quindi spesso legato a conoscenze ed
acquisizioni scolastiche, in sintesi è espressione di una molteplicità di fattori.

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Altri test di efficienza intellettiva di uso comune

nome fascia d’età somministrazione tempo richiesto


Scala d’intelligenza Dai 6 ai 16 anni individuale 1 ora
Wechsler per
bambini riveduta
(WISC-R)
Wechsler Memory Adulti individuale 15 minuti
Scale
Scala di Da 2 anni in poi individuale Libero
intelligenza
Stanford-Binet di
L.M.Terman e M.A.
Merrill
SPM- Standard Dalla quinta individuale e Dai 20 ai 45 minuti
Progressive elementare all’età collettiva
Matrices (PM 38) adulta
di Raven J.C.
CPM- Coloured Bambini ed anziani individuale 40 minuti
Progressive
Matrices (Matrici
Progressive
Colorate) di J.C.
Raven
APM- Advanced Adulti individuale e Dai 20 ai 45 minuti
Progressive collettiva
Matrices Serie I e
II (PM 47) di J.C.
Raven
Wechsler Bellevue Adolescenti e individuale 1 ora
adulti
Culture Fair di Dagli 8 anni fino individuale e 30 minuti
R.B.Cattell e alla scuola media collettiva
A.K.S. Cattell superiore
Scala 2 (minore
livello di difficoltà)
Culture Fair di Dalla scuola media individuale e 30 minuti
R.B.Cattell e superiore all’età collettiva
A.K.S. Cattell adulta
Scala 3 (maggiore
livello di difficoltà)

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Il ritardo mentale
Il bambino muto

Il bambino cerca la sua voce.


(L’aveva il re dei grilli).
In una goccia d’acqua
cercava il bambino la sua voce.

Non la voglio per parlare,


me ne farò un anello
che porterà il mio silenzio
al dito mignolo.

In una goccia d’acqua


cercava il bambino la sua voce.

(La voce prigioniera, lontano,


si metteva un vestito di grillo).

Federico Garcia Lorca

Il ritardo mentale rappresenta uno dei quadri nosografici di interesse psichiatrico più diffusi,
essendo diagnosticabile nel 1,5% della popolazione generale.
Non ha un’età di insorgenza, e in genere coincide con il percorso di vita della persona.
Esiste quindi un momento diagnostico, terapeutico, riabilitativo e di assistenza-supporto che
interessa tutte le età della vita, richiede un intervento sia medico-riabilitativo che
psicosociale,ha un costo sociale alto,non è suscettibile di cura farmacologia.
Il ritardo mentale si codifica, secondo i criteri diagnostici di riconoscimento (DSM-IV)
in asse II. I criteri di riconoscimento sono tre:funzionamento intellettivo significativamente
inferiore alla media, con QI minore di 70 concomitanti deficit o compromissioni nel
funzionamento adattivo attuale (le capacità del soggetto ad adattarsi agli standard propri
della sua età e del suo ambiente culturale) in almeno due delle seguenti aree:
comunicazione, cure della propria persona, vita in famiglia, capacità sociali ed interpersonali,
uso delle risorse della comunità, autodeterminazione, capacità di funzionamento scolastico,
lavoro, tempo libero, salute, sicurezza,esordio prima dei 18 anni di età.
La classificazione dei gradi di ritardo mentale si può così sintetizzare:
1) Ritardo mentale lieve con QI 50-70, età mentale 8-12 anni, soggetti educabili
e scolarizzabili
2) Ritardo mentale medio con QI 35-50, età mentale 3-7 anni, soggetti
addestrabili, non scolarizzabili, discreta autonomia
3) Ritardo mentale grave con QI 25-40, età mentale 2-3 anni, dipendenti,
scarsa autonomia, grave compromissione del linguaggio
4) Ritardo mentale gravissimo con QI inferiore a 20, i soggetti che possono
rispondere ad un addestramento all’uso di gambe, mani, mascelle

La valutazione delle capacità cognitive è storicamente associata all’applicazione dei più


svariati reattivi, griglie di valutazione, questionari, tutti volti a quantificare le differenze tra il
soggetto testato e il campione di riferimento. L’esempio tipico è rappresentato proprio

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dall’uso dei test di intelligenza, come le Scale Wechsler, sebbene oggi la letteratura
psicologica sia molto determinata nello specificare i limiti dei test di intelligenza, specie
nell’ambito clinico.
Tali limiti sono, ad esempio:
- i test non sono del tutto attendibili per la valutazione del deterioramento
mentale
- i risultati sono influenzati dall’assunzione di psicofarmaci
- i test non sono in grado di rilevare gravi deficit cognitivi (come quelli
conseguenti a lesioni del lobo frontale)
- le diverse prove che costituiscono i test tendono a verificare non tanto
specifiche caratteristiche dello sviluppo cognitivo, quanto il risultato finale
dell’apprendimento (infatti la principale validità di questi test si riscontra
principalmente in un ambito scolastico)

Il superamento dei limiti diagnostici imposti dall’approccio psicometrico tradizionale - basato


su test di intelligenza, scale e insiemi di test che valutano diversi aspetti delle capacità
cognitive – può avvenire integrando lo studio psicologico vero e proprio con un substrato
neurologico.
Innanzitutto nell’ambito del ritardo mentale è necessario conoscere un insieme di variabili
che possono spiegare il deficit cognitivo: l’eventuale eziologia o danno organico, disturbi
psichiatrici associati, la farmacoterapia. Questo permette di confrontare il soggetto con la
giusta popolazione di appartenenza, e di conoscere in anteprima i deficit cognitivi
caratteristici della stessa.
L’esame neuropsicologico inizia con un’accurata osservazione dei dati anamnestici raccolti
in cartella clinica; è importante conoscere la diagnosi psichiatrica e neurologica, e tutte le
indagini strumentali eseguite dal paziente. Si procede poi al colloquio clinico, volto a
delineare gli aspetti macroscopici della funzionalità cognitiva del soggetto. Un buon metodo
di valutazione delle diverse capacità funzionali consiste nella somministrazione a scaletta di
diversi reattivi, seguendo il filo logico dell’architettura cognitiva.
Le funzioni indagate nel ritardo mentale sono:
- mnestiche (nelle diverse componenti e attraverso i diversi canali sensoriali, e
memoria verbale a breve termine)
- attentive (attenzione selettiva, automatica, sostenuta)
- frontali (perseverazione, distraibilità, fluenza verbale)
- verbali (comprensione, produzione, accesso al lessico)
- prassiche (nella triade ideativa, ideomotoria, costruttiva)
- percettive

Landesman e Ramey (1990), a proposito del ritardo mentale, sottolineano come negli ultimi
anni si siano verificati cambiamenti sostanziali nella definizione di tale categoria diagnostica.
Infatti, accanto alla valutazione dell’intelligenza generale dei soggetti si considera ora, con
maggiore attenzione, la capacità di assumere comportamenti adeguati ai diversi contesti di
vita, o, come li definiscono gli autori, “ i successi nel mondo reale”.
Si impone sempre più, quindi un modello di diagnosi “funzionale”, che tiene in
considerazione la storia del soggetto e le sue attuali potenzialità di sviluppo “in funzione”
della creazione di un progetto di intervento individualizzato, unico per ciascuna persona.

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