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Nella parte che segue vengono descritte le varie Fasi della ricerca e, in particolare,
viene esaminata levoluzione comportamentale del bambino evidenziata grazie allutilizzo dei dati clinico-qualitativi ottenuti dallAnalisi Funzionale del comportamento,
secondo il Metodo ABC.
Fase 1: Osservazione
Durante la prima fase della ricerca, avvenuta nei mesi di Febbraio-Marzo 2014,
una laureanda in Psicologia Clinica ha rivestito il ruolo di osservatore esterno non
partecipante, effettuando 8 sessioni di osservazione nel contesto scolastico della durata
di 2 ore ciascuna.
Due erano gli obiettivi principali della prima fase. Il primo consisteva nella raccolta
della frequenza giornaliera dei comportamenti problema di Francesco, al fine di costruire
una linea di base (baseline) per poter verificare leventuale diminuzione dellemissione dei
comportamenti target, durante e dopo lintervento. Per fare ci stato necessario definire
i comportamenti target, effettuando un processo di operazionalizzazione, trasformando,
cio, letichetta comportamento aggressivo e inappropriato in comportamenti specifici
su cui poter lavorare. Questo processo stato compiuto attraverso la collaborazione delle
insegnanti, durante i colloqui pregressi e attraverso una prima osservazione occasionale
non sistematica del comportamento del bambino nel contesto scolastico, da parte dellosservatore esterno non partecipante. Successivamente, per aiutare il processo di raccolta dei
dati, garantirne loggettivit e facilitare losservazione sistematica da parte delle insegnanti,
stata ideata una Griglia di Osservazione giornaliera (tabella 2).
Tabella 2 Griglia di Osservazione per le insegnanti
Data
Momento
della
giornata
Si allontana,
vuole
Calci
andare via
Pugni-schiaffi-spinte
Adulti
Bambini
Tirare
oggetti
Rovina, rompe
del materiale
Suo
proprio
Di altri
bambini
Si rifiuta,
dice di
no
Insulti-parolacce
Adulti
Bambini
9.00-10.00
10.00-12.00
12.00-13.00
13.00-15.00
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qualvolta Francesco metteva in atto uno dei comportamenti oggetto dello studio. Essi
sono suddivisibili in due categorie:
comportamenti motori, ovvero si allontana, vuole andare via, d calci,
colpisce con pugni, schiaffi, spinte, differenziando tra adulti e altri bambini,
tira oggetti, rovina, rompe del materiale, differenziando azioni rivolte al
proprio o allaltrui materiale;
comportamenti verbali, ovvero si rifiuta, dice di no e utilizza insulti e parolacce per parlare con altri bambini o adulti.
La griglia, inoltre, era organizzata sulla base dei vari momenti della giornata: dalle
9.00 alle 10.00 laccoglienza dei bambini alla scuola dellinfanzia, dalle 10.00 alle ore
12.00 le attivit didattiche della mattina, dalle 12.00 alle 13.00 il pranzo e dalle 13.00
alle 15.00 le attivit del pomeriggio.
Il secondo obiettivo coincideva con lAnalisi Funzionale delle dinamiche comportamentali, secondo il modello ABC (Di Pietro, 2000) e la scomposizione dellevento
target nelle tre componenti di antecedente (ovvero fattore che precede la comparsa del
comportamento target e che pu fungere da fattore scatenante), comportamento oggetto
dellanalisi e conseguenza (ovvero leffetto del comportamento sullambiente; ci
importante per comprendere il mantenimento di alcuni comportamenti problema e le
dinamiche di rinforzo che possono inavvertitamente innescarsi).
Durante il primo colloquio gli insegnanti avevano riportato la loro difficolt
nellindividuare specifici antecedenti ai comportamenti problema di Francesco: essi
ritenevano che le reazioni aggressive del bambino non potessero essere spiegate n
tantomeno previste sulla base di specifici eventi scatenanti, della stanchezza del bambino o di determinati momenti della giornata e, quindi, che non potesse essere messa in
atto unazione preventiva al fine di evitare o ridurre lemissione di tali comportamenti.
Losservazione esterna da parte dellosservatore non partecipante, invece, ha individuato specifiche situazioni in cui era maggiore la probabilit che si verificasse uno dei
comportamenti problema, oltre a evidenziare alcune conseguenze ambientali che poi
fungevano da rinforzo o da fattore scatenante di un nuovo comportamento problema.
Durante la Fase di Osservazione si sono potuti individuare, innanzitutto, i momenti
della giornata in cui con maggiore frequenza si manifestavano i comportamenti problema
di Francesco (nella fascia oraria 10.00-12.00). Durante tutto questintervallo di tempo,
solitamente, avevano luogo attivit didattiche in classe, a tavolino, spesso finalizzate
allallenamento dellabilit fino-motoria, come colorare disegni o decorarli ritagliando
pezzettini di carta colorata e attaccandoli con la colla. La valutazione neuropsicologica
di Francesco aveva evidenziato alcune difficolt a livello fino-motorio, nella prensione
e nella coordinazione manuale, e a livello attentivo, pi specificamente nella componente dellattenzione sostenuta. Questi limiti, di fronte alla richiesta delle insegnanti
di mantenere lattenzione per un periodo di tempo prolungato (le due ore in classe),
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La maestra lo sgrida.
La maestra ha sgridato F.
La maestra lo prende di
peso e lo fa accucciare a
terra per fargli raccogliere
la matita.
La maestra lo prende di
peso e lo fa accucciare a
terra per fargli raccogliere
la matita.
La maestra accompagna
per mano F. a raccogliere
la sedia.
Esempio 2 (Tabella 4)
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al compagno di classe). La maestra lo isola e, quando lui torna al suo posto, lo ignora.
Quando, in fila per andare a mensa, la compagna lo tira indietro, lui reagisce in modo
immediato, dandole una sberla. Francesco non conosce comportamenti alternativi,
come, ad esempio, andare dalla maestra e dirle quello che successo, oppure usare le
parole per spiegare alla compagna che gli ha fatto male, ma agisce nellunico modo che
adotta quando vuole essere ascoltato o rispettato: in modo fisico. Infine, la maestra lo
minaccia dicendogli: se non chiedi scusa alla tua compagna non mangi e poi, pur non
avendo ottenuto ci che voleva, lo porta comunque a mensa. Minacciare il bambino,
creando in lui unaspettativa (se non chiedo scusa non vado a mangiare), per poi non
mettere in atto ci che si promesso, equivale a togliere prevedibilit allambiente che
diventa un altro elemento incontrollabile per il bambino (che gi fatica a controllare
il suo comportamento e lespressione delle sue emozioni). Inoltre, la minaccia legata
al cibo (cos non ti porto in mensa e non puoi mangiare con gli altri) poco incisiva
per questo specifico bambino, poich il pranzo non un momento piacevole per lui,
mangia poco a causa della sua selettivit nei cibi e trova il pasto un momento noioso.
Quindi poter evitare il momento del pasto pu soggettivamente risultare piacevole e
gratificante, dal suo punto di vista.
Tabella 4 Esempio 2 della Fase 1
La maestra chiede a F. di
aspettare e stare fermo e
seduto sulla sedia.
La maestra lo ha spostato
in un altro banco.
La maestra lo ignora.
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Nella seconda fase della ricerca si applicato lintervento multimodale, coinvolgendo gli insegnanti, i genitori e il bambino stesso. Nel contesto scolastico, lintervento
veniva svolto dalla laureanda in Psicologia Clinica, 2 volte alla settimana per 2 ore, per
un totale di 8 incontri con laggiunta di incontri di discussione e supervisione da parte
della psicologa referente con le insegnanti a cadenza mensile.
A livello individuale, gli incontri con il bambino venivano tenuti dalla psicoterapeuta e si svolgevano allinterno del Servizio Kyklos, con una cadenza settimanale per
un totale di 8 incontri. Infine, contemporaneamente, i genitori seguivano un percorso
di Parent Training individuale a cadenza quindicinale per modificare le interazioni nel
contesto domestico.
Attraverso lapplicazione di specifiche strategie del metodo cognitivo-comportamentale tutti gli interventi si prefiggevano la riduzione della frequenza di emissione dei
comportamenti problema, definiti dai colloqui e dalle osservazioni, a fronte dellaumento
della frequenza di emissione di alcuni comportamenti positivi, tra cui quelli nuovi
alternativi insegnati al bambino nel training.
Durante tutto il periodo dellintervento le insegnanti hanno continuato a monitorare landamento della frequenza dei comportamenti problema, per evidenziarne
uneventuale modifica.
Lintervento nel contesto scolastico
Nellintervento che si svolto nel contesto scolastico si scelto di fare leva sul
comportamento positivo auspicabile, rinforzandolo attraverso un utilizzo sistematico
di gratificazioni, concordate con le insegnanti, piuttosto che sulluso di punizioni o
strategie focalizzati sul comportamento negativo. Focalizzare lattenzione sui progressi
consente di rinforzare la relazione, con il risultato che questa sar molto pi positiva e
gratificante sia per il bambino che per leducatore (Fontana e Celi, 2001).
Nella Fase dellintervento avvenuto un cambiamento nel ruolo della laureanda
in Psicologia Clinica, e ci si concretizzato nel passaggio dal compito di osservazione
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sistematica non partecipante allinterazione attiva con il bambino nel contesto scolastico. Si proceduto con un inserimento graduale della figura, in modo da non alterare
il normale svolgimento delle attivit didattiche e ludiche. In seguito alle osservazioni
effettuate nei mesi precedenti e ai colloqui tra la psicoterapeuta responsabile del caso
e le insegnanti, sono state definite alcune linee guida da utilizzare nel rapporto con il
bambino sia per la gestione dei comportamenti problema precedentemente descritti che
per prevenire la comparsa di questi.
Ad esempio, stata innanzitutto evidenziata la necessit di introdurre attivit
definite riempi tempo da utilizzare per spezzare le attivit didattiche e quindi alleggerire il carico cognitivo richiesto al bambino durante le due ore giornaliere di attivit
a tavolino in classe. Le caratteristiche di queste attivit dovevano essere la semplicit
e la leggerezza (in modo da costituire una pausa rilassante e non un ulteriore sforzo da
richiedere al bambino) e lappetibilit, ovvero il fatto che fossero accattivanti, piacevoli
e interessanti per il bambino e che lo motivassero a impegnarsi in esse. Ad esempio,
stato introdotto un libretto spezza attivit, in cui Francesco poteva scrivere, copiare il
suo nome oppure colorare disegni, cosa cha aveva dimostrato di gradire molto. stata
suggerita anche lintroduzione di alcune tecniche di facilitazione per le attivit didattiche
di tipo fino-motorio in cui Francesco mostrava difficolt (come, ad esempio, fare delle
linee tratteggiate per indicargli dove tagliare, aiutarlo nella prensione delle forbici,
ecc.), dal momento che dalle osservazioni era emerso un aumento della probabilit che
mettesse in atto comportamenti problema durante i momenti di frustrazione per non
essere riuscito a rispondere a una richiesta dellinsegnante (ad esempio di ritagliare
pezzetti di carta da utilizzare per fare un collage).
Un secondo fondamentale aspetto, introdotto attraverso le linee guida concordate
dalle insegnanti e dalla psicoterapeuta responsabile del caso, riguardava il Rinforzamento Differenziale dei comportamenti Adeguati (DRA), ovvero lutilizzo di rinforzi e
gratificazioni frequenti per premiare specifici comportamenti positivi (ad esempio, lo
sforzo e il tentativo del bambino di svolgere il compito assegnato in classe, piuttosto che
la qualit della prestazione o la durata effettiva dellattenzione). Altri comportamenti
sistematicamente rinforzati erano lautocontrollo motorio e verbale, tradotto come il
controllo delle mani, dei piedi e della bocca, la capacit di aspettare e il chiedere
aiuto allinsegnante, definiti in modo semplice e operativo con supporti visivi (figura 1).
Anche lassenza del comportamento problematico a favore di un comportamento
alternativo accettabile andava rinforzata (ad esempio, quando il bambino svolgeva attivit alternative a quelle previste dal programma didattico, ma senza disturbare). Grazie
allosservazione precedentemente svolta in classe e ai colloqui con le insegnanti stato
possibile creare un sistema di rinforzi adatto a gratificare Francesco.
I rinforzi forniti erano concreti e tangibili. Lassegnazione di ruoli/incarichi da parte
dellinsegnante, ad esempio, esercitava su Francesco un effetto positivo e motivante. Il
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Fig. 3
Token Economy utilizzata in momenti
diversi dallattivit didattica.
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Sono le ore 14.30 e i bambini si trovano in classe. Francesco, che sta disegnando
con un pennarello, fa un errore, si arrabbia e inizia a urlare e a piangere. Poi butta il
pennarello per terra e si corica sul pavimento.
Tabella 5 Esempio 3 della Fase 2
La maestra lo prende e lo
mette a sedere in un tavolo
isolato dagli altri. Intervengo
io e gli dico che capita a
tutti di sbagliare e che non
successo niente di grave.
Riprendo il disegno e insieme trasformiamo lo scarabocchio in unastronave.
Aggiustiamo insieme il
disegno che ha fatto e gli
suggerisco di farlo vedere
alla maestra.
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In questa situazione, la laureanda interviene da un lato ascoltando, comprendendo e dando un nome allemozione di Francesco e facendogli capire che normale
arrabbiarsi quando si sbaglia, dallaltro ridimensionando la situazione e cercando di
distrarlo, proponendogli di trasformare lerrore in qualcosa di nuovo (unastronave). Il
bambino si tranquillizza e va a spiegare allinsegnante la soluzione al problema dello
scarabocchio. Francesco sperimenta, quindi, uninterazione positiva con ladulto, che
non pi solo la figura che punisce o sgrida, ma anche quella che gratifica e con cui
piacevole condividere dei momenti.
Esempio 4 (Tabella 6)
La maestra distribuisce i
fogli da ritagliare.
Durante gli interventi di tipo individuale, svoltisi con una cadenza settimanale per
un totale di 12 incontri, nel contesto protetto del Servizio Kyklos di Padova, la psicologa si focalizzata sullinsegnamento di abilit alternative di gestione delle emozioni,
in particolare della modulazione della frustrazione e della rabbia.
Utilizzando le tecniche del Role Playing e del Modeling e con lausilio di alcuni
pupazzi sono state proposte a Francesco diverse situazioni sociali, simili a quanto riportato dalle osservazioni della laureanda, in cui gli era chiesto di interpretare il ruolo
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didattiche era stanco e demotivato, nella prima scena loperatore interpretava Francesco, buttando per terra gli oggetti sul banco, lamentandosi ad alta voce e colpendo uno
dei compagni, mentre nella seconda scena il bambino era interpretato da Francesco
e metteva in atto un comportamento appropriato, concordato precedentemente, come
quello di chiamare la maestra e chiedere il permesso per riposare un poco, appoggiando
la testa sul banco.
Unaltra situazione spesso riprodotta era quella che si svolgeva sempre nel contesto
scolastico, ma durante il momento della ricreazione e del gioco libero, e che coincideva
con un litigio tra bambini per un giocattolo. Anche in questo caso la seconda scena
riguardava i comportamenti accettabili per risolvere il problema, che potevano essere,
ad esempio, andare a chiamare linsegnante e chiedere aiuto, piuttosto che aggredire
fisicamente e verbalmente un compagno, come nella prima scena.
Fase 3: Generalizzazione
Lobiettivo della terza fase della ricerca era la generalizzazione delle strategie
applicate precedentemente, ovvero lutilizzo da parte delle insegnanti delle tecniche
sperimentate dalla laureanda (ora ritornata a un ruolo di osservatore non partecipante,
pur affiancando le insegnanti nella generalizzazione delle tecniche), che si recava a
scuola 2 volte alla settimana per 2 ore, per un totale di 8 incontri, per verificare il
mantenimento degli effetti ottenuti nella Fase 2, anche in seguito al cambiamento della
figura rinforzante.
Al termine della Fase 3 avvenuta la raccolta dei dati post-intervento, attraverso
la compilazione delle griglie da parte delle insegnanti (che durante lintervento avevano
comunque continuato a monitorare landamento delle frequenze), oltre che attraverso
losservazione sistematica non partecipante, condotta dalla laureanda.
LAnalisi Funzionale in questultima fase della ricerca ha evidenziato unevoluzione
nel comportamento del bambino, associata a un cambiamento nel contesto scolastico.
Nonostante la sospensione dellutilizzo delle bottiglie colorate utilizzate nella Token in
classe (richiesta dalle insegnanti e approvata dalla psicologa responsabile del caso),
stata mantenuta la tesserina giornaliera con le faccine da colorare. Le insegnanti,
inoltre, hanno continuato a utilizzare le attivit alternative piacevoli quando Francesco
diceva di essere stanco e a introdurre momenti di pausa, allinterno della mattinata, in
cui veniva impegnato in attivit di movimento (ad esempio, aiutare ad apparecchiare).
Inoltre, stata designata una maestra in particolare, la maestra I., che avrebbe affiancato Francesco individualmente durante le attivit di classe e nelle situazioni in cui
sarebbe stato necessario.
Vengono ora presentati alcuni esempi tratti da situazioni osservate e descritte
utilizzando lAnalisi Funzionale.
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Esempio 5 (Tabella 7)
I bambini sono in classe e stanno colorando un disegno. Sono le ore 10.00. Francesco si oppone a una richiesta formulata dallinsegnante e questa pertanto propone
il quaderno delle attivit alternative, per convincerlo a terminare il compito. Loggetto
molto motivante per il bambino, che esegue il compito fino alla fine. La maestra gli
lascia il quaderno delle attivit alternative, lo gratifica verbalmente e colora due faccine
sulla Token. Inoltre, Francesco ha ben modulato la sua reazione negativa, evitando di
continuare a opporsi al compito proposto, ma accettando lofferta della maestra che, al
termine dellattivit, ha effettivamente mantenuto la promessa.
Tabella 7 Esempio 5 della Fase 3
La maestra I. sprona F. a
terminare lattivit, promettendogli un premio.
Esempio 6 (Tabella 8)
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Risultati
Risultati ottenuti dalle osservazioni sistematiche
n. 1, dicembre
Fase di osservazione
2014
Fase di intervento
Fase di generalizzazione
45
Frequenze giornaliere
40
35
30
25
20
15
10
5
0
Giorni
Tabella 9 Valori di Z ottenuti applicando i parametri del Test C ai dati delle tre fasi
SIGNIFICATIVIT
(Livello di Probabilit 95%)
2,65
Significativo
1,81
Significativo
- 0,35
Non Significativo
3,26
Significativo
3,48
Significativo
2,43
Significativo
Come riportato nella tabella, nella Fase 1 e nella Fase 2 Z ha assunto valori significativi.
Ci indica la presenza di un trend allinterno dei dati. Nella Fase 3, invece, il valore non era
significativo e ci indica che questi dati sono stazionari. Per quanto riguarda lapplicazione
del Test C a due fasi aggregate insieme, essa ha fatto emergere differenze significative fra
tutte e tre le Fasi della ricerca, evidenti soprattutto tra la Fase 1 e la Fase 3 (figura 6).
Fase di osservazione
Fase di intervento
Fase di generalizzazione
45
40
Frequenze giornaliere
35
30
25
20
15
10
Giorni
5
0
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una tecnica propria dellintervento cognitivo-comportamentale, denominata Ristrutturazione Cognitiva (Celi e Fontana, 2007). In questa ricerca essa stata utilizzata, in
modo implicito, con i genitori, durante il Parent Training, e con le insegnanti, durante
gli incontri, a cadenza mensile, svolti con la psicoterapeuta responsabile del caso.
Risultati ottenuti dai questionari
Punti Z
3
2
Pre
Post
1
0
-1
-2
-3
-4
Orientamento
sociale
Inibizione
alla novit
Attivit
motoria
Emozionalit
positiva
Emozionalit
negativa
Attenzione
Scale
Fig. 7 Punteggi ottenuti dalle somministrazioni pre e post intervento del QUIT ai genitori.
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2014
80
70
60
Punti Z
50
Pre
Post
40
30
20
10
0
Internalizzazione
Esternalizzazione
Punteggio totale
Fig. 8 Punteggi ottenuti dalle somministrazioni pre e post intervento del CBCL ai genitori.
Forma Breve del Questionario CPRS-R:S (Conners Parents Rating Scales)
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90
80
70
Punti Z
60
50
Pre
Post
40
30
20
10
0
A. Oppositivit
B. Disattenzione
C. Iperattivit
D. Indice ADHD
Fig. 9 Punteggi ottenuti dalle somministrazioni pre e post intervento del CPRS-R:S ai genitori.
Nellultimo colloquio i genitori riferiscono che il bambino sembra meno impulsivo e irrequieto, in grado di partecipare anche a giochi tranquilli e appare
migliorato nella concentrazione e nel portare a termine i suoi impegni. La mamma
riporta un grande cambiamento personale, soprattutto nel suo modo di percepire e
affrontare le difficolt del bambino: prima dellintervento svolto con Francesco, e
del Parent Training, la situazione era vissuta con grande preoccupazione da parte
della madre, che tendeva a cogliere prevalentemente gli aspetti negativi e i problemi
nellinterazione con Francesco, e cercava di compensarli soprattutto con richieste e
raccomandazioni verbali. Nei colloqui successivi allintervento, la madre descrive i
cambiamenti avvenuti in se stessa e in suo marito, nel bambino e nella relazione tra
di loro: entrambi i genitori hanno cercato di essere meno rigidi e pi flessibili, di
trovare reazioni alternative alla rabbia e di essere pi comprensivi, soprattutto per
quanto riguarda le necessit di Francesco, come il bisogno di movimento (ad esempio, hanno iniziato a considerare la scelta di unattivit sportiva settimanale che gli
permetta di sfogarsi), pur mantenendo in alcuni casi opinioni diverse (soprattutto nei
limiti e nei vincoli posti al bambino). Francesco, agli occhi della madre, diventato
pi ragionevole e ubbidiente ed cambiato anche il suo modo di vivere la relazione
con il bambino: il tempo passato insieme diventato meno stressante e pi piacevole
e sono meno frequenti le crisi di rabbia, che sono diminuite anche nella durata e
nellintensit. Inoltre, il bambino diventato pi consapevole delle sue difficolt di
autoregolazione delle emozioni negative (ad esempio, capita spesso che dica: non
riesco a controllarmi, quando mi arrabbio).
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n. 1, dicembre
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Il Questionario (figura 10) stato somministrato alla stessa insegnante prima e dopo
lintervento. Confrontando i punteggi della prima e della seconda somministrazione del
Questionario, emergono una riduzione dei valori delle Scale A (Opposizione), B (Problemi cognitivi/disattenzione) e C (Iperattivit) e un aumento del punteggio della Scala
D (Indice ADHD) nella seconda somministrazione. Ci appare un po in contrasto con
quanto riportato dalle insegnanti durante lultimo colloquio svolto con la psicoterapeuta
responsabile del caso: esse, infatti, affermavano di non avere notato una diminuzione
nella frequenza dei comportamenti problema e neanche la comparsa di nuovi comportamenti alternativi adeguati.
100
90
80
70
Punti Z
60
Pre
Post
50
40
30
20
10
0
A. Oppositivit
B. Disattenzione
C. Iperattivit
D. Indice ADHD
Fig. 10 Punteggi ottenuti dalle somministrazioni pre e post intervento del CTRS-R:S allinsegnante.
Post-test sul bambino
intervento
POST
Punteggio rapidit
Z = -1,61
Z = -1,1
Punteggio accuratezza
Z = -1,55
Z = -1,3
Discussione
Analisi qualitativa e clinica
n. 1, dicembre
2014
intervento e la sua volont e la motivazione al cambiamento: i momenti in cui non riusciva a controllarsi potevano essere compresi, giustificati e interpretati come tentativi
e non come frustrazioni e fallimenti. Inoltre, era importante che gli adulti coinvolti nel
percorso affrontassero i comportamenti problema messi in atto da Francesco con un
atteggiamento coerente e uniforme: evitando di rispondere alla rabbia con la rabbia,
ma ricorrendo allespressione di unemozione diversa, come la tristezza, oppure manifestando una reazione rassicurante, che trasmettesse il messaggio Non ti preoccupare,
questa volta non ci sei riuscito, ma io sono qui proprio per aiutarti nellallenamento.
LAnalisi Funzionale effettuata nella Fase di Generalizzazione della ricerca evidenzia che le insegnanti hanno continuato a utilizzare alcune delle indicazioni fornite dalla
psicoterapeuta responsabile del caso, come, ad esempio, il particolare atteggiamento
rassicurante nel rispondere alla rabbia di Francesco, linserimento di alcune pause
durante le attivit didattiche svolte in classe, laumento delle gratificazioni (soprattutto sotto forma di rinforzi sociali) e lutilizzo di attivit alternative piacevoli per tenere
impegnato il bambino durante lattesa di un nuovo compito. Lapplicazione di queste
strategie ha in parte modificato la routine del bambino, rendendola meno impegnativa
dal punto di vista delle risorse attentive necessarie per soddisfare le richieste delle
insegnanti, che sono state ridimensionate in modo da rendere piacevole lattivit scolastica agli occhi di Francesco.
Un altro cambiamento avvenuto nel mese di Giugno, che potrebbe avere agito come
variabile secondaria nellinfluenzare il comportamento delle insegnanti e di Francesco,
stata la diminuzione del numero di bambini a scuola, a causa delle vacanze. Ci potrebbe
avere influito sulle maestre liberando risorse (tempo, attenzione, disponibilit) per investirle su Francesco, e rendendole pi in grado di reagire alla rabbia di Francesco con
risposte pi funzionali. Di conseguenza, la riduzione della tensione, il rallentamento dei
ritmi nelle attivit didattiche e unulteriore diminuzione delle richieste rivolte al bambino potrebbero avere influenzato il comportamento di Francesco, favorendo laumento
della frequenza di comportamenti positivi, gi comunque evidenziati durante la Fase di
Intervento. Un esempio di questi un miglioramento della capacit di autoregolarsi del
bambino, bloccando o posticipando limpulso allazione e privilegiando una strategia
diversa di risposta: ricorrere allaiuto delle insegnanti.
Utilizzando lAnalisi Funzionale stato possibile individuare lemissione di questo
comportamento positivo in contesti e situazioni diversi: ad esempio, durante le attivit
di gioco libero con i compagni, in cortile, oppure durante le attivit didattiche svolte in
classe. stato possibile notare, inoltre, una generale tendenza a utilizzare il linguaggio,
piuttosto che le azioni, come strumento comunicativo privilegiato, comera stato insegnato
nellintervento individuale al centro. Un altro esempio rappresentato dal fatto che il
bambino preferisse chiamare la maestra e dirle: sono stanco, piuttosto che alzarsi
dalla sedia e iniziare a girare per la classe (comportamento piuttosto frequente nelle
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n. 1, dicembre
2014
ti gratifico perch sono stato gratificato da te e perch questo ci di cui credo che
adesso tu abbia necessit.
Francesco e le insegnanti avevano probabilmente perduto, a causa dei comportamenti problema, questa possibilit di interagire in modo costruttivo, sereno e rilassato,
orientato alla piacevolezza del rapporto, che invece stato riconquistato alla fine, ed
stato rilevato anche nelle osservazioni: sorrisi, abbracci, gratificazioni sociali non
verbali autentiche ed emotivamente salienti.
Ma il dato clinicamente pi significativo il livello di benessere del bambino, prima
e dopo lintervento. Allinizio Francesco non voleva pi andare a scuola, affermava che
non gli piaceva e i genitori faticavano a portarlo alla mattina; nei suoi disegni comparivano ruspe e gru che distruggevano la scuola e buttavano le maestre in un fosso le
insegnanti stesse lo descrivevano come un bambino triste, sofferente e arrabbiato, che
viveva lesperienza scolastica con sofferenza anzich gioia. Alla fine, invece, il bambino
ha cambiato completamente latteggiamento e il tono dellumore: felice di andare a
scuola, di riuscire, di ottenere le sue medaglie, alla mattina non si oppone pi e a
scuola ha tanti amici.
Vantaggi e difficolt dellintervento ecologico
Al termine della ricerca sono venuti alla luce alcuni vantaggi, caratteristici di un
intervento come quello qui presentato, e alcune difficolt e momenti di criticit che
si possono incontrare, scegliendo un percorso come questo e come altri, riportati in
letteratura.
Un vantaggio dellintervento a scuola, piuttosto che in una condizione di terapia
individuale ambulatoriale, innanzitutto quello della generalizzazione dei risultati.
Nel primo caso, infatti, lintervento si svolge in un solo contesto e in diverse situazioni temporalmente vicine e abbastanza simili, giorno per giorno. Il bambino, ad
esempio, pu generalizzare un comportamento appreso in classe, mettendolo in atto
anche in mensa, o nel momento del gioco libero.
In questa ricerca lobiettivo era fare in modo che la generalizzazione avvenisse
anche quando a gratificarlo era un adulto diverso da quello che aveva portato avanti
lintervento stesso. Tuttavia, se si vuole che la generalizzazione abbia luogo bisogna
programmarla. necessario, cio, che venga pianificata e strutturata, poich raro
che questa si verifichi spontaneamente. Spiegare non basta: necessario coinvolgere.
Tanto pi un insegnante o un gruppo di insegnanti diventa parte attiva in una ricerca,
tanto maggiori sono le sue probabilit di riuscita. Proprio per questo motivo le maestre
sono state coinvolte fin dallinizio del progetto, attraverso colloqui a cadenza mensile,
in cui venivano loro spiegate le varie tecniche utilizzate nella Fase di Intervento e alla
cui applicazione potevano assistere, nelle sessioni svolte a scuola, e attraverso la grati-
62
ficazione diretta del bambino. In tal modo si cercato di prepararle, in modo graduale,
alla Fase di Generalizzazione.
Un altro vantaggio di un intervento attuato allinterno del contesto scolastico
coincide con la possibilit di favorire lacquisizione da parte degli insegnanti di nuovi
strumenti di lavoro e strategie applicabili anche in altre classi e con altri alunni: gli
insegnanti sono coinvolti nelle prime fasi di programmazione e pianificazione di un
intervento e poi durante tutto lo svolgimento di questo, e ci permette loro di arricchire
la propria professionalit.
Alcune difficolt, riscontrate durante ricerche di questo tipo, si basano sulla grande
differenza nella controllabilit delle variabili, rispetto a una situazione di intervento
individuale. Infatti, mentre in un contesto di ambulatorio-laboratorio possibile cercare di isolare le variabili da studiare, per escludere quelle secondarie, in una ricerca
svolta nel contesto scolastico moltissime variabili impossibili da controllare inquinano
il setting della ricerca, come germi e batteri liberi di circolare nellaria (Celi e Fontana
2007). Come riportano questi autori, quando la ricerca si svolge in un contesto reale,
necessario imparare a ricorrere ad aggiustamenti e compromessi, senza per per questo
allontanarsi troppo dalla linea guida del lavoro che si decide di intraprendere. La scuola,
come organizzazione complessa con le sue regole e i suoi obiettivi, didattici e non, ha le
sue necessit e spesso impone vincoli e limiti alla ricerca, e anche allintervento attuato
in classe, che in un contesto ambulatoriale o in laboratorio non sarebbero considerati.
Inoltre ci si rapporta ad altre figure educative che hanno un loro sistema di regole, tecniche e principi di cui non solo bisogna tenere conto, ma anzi con il quale
necessario trovare punti di contatto, convergenze, su cui fare leva per costruire insieme
un progetto su misura. Quelle che rileviamo come resistenze devono essere lette
come segnali di distanza tra la nostra visione, il nostro modo di operare e quelli delle
figure educative; come professionisti dei cambiamenti, abbiamo noi la responsabilit
clinica di tenerne conto, prevederle e prevenirle e infine usarle strategicamente come
motore per azioni condivise.
Le difficolt possono emergere nellapplicazione sistematica di alcune tecniche o
nella scelta delle strategie: ad esempio, luso di rinforzatori commestibili (che sapevamo
essere efficaci, perch gi usati in precedenza con Francesco) era stato escluso dalle
insegnanti, a parte in casi estremi, poich ne disapprovavano lutilizzo a causa delle
differenze che questo generava tra i compagni di classe.
Un altro esempio rappresentato dalla difficolt nellutilizzo delle gratificazioni
da parte delle maestre, nelle Fasi di Intervento e di Generalizzazione. La difficolt riguardava sia i rinforzi simbolici, ovvero i due sistemi di Token Economy, che i rinforzi
sociali, poco frequenti e usati in modo non sistematico.
Per quanto riguarda i sistemi di rinforzo simbolico, una difficolt emersa da
questa ricerca e legata alla natura del disturbo di Francesco la difficolt di creare
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Gli obiettivi della ricerca sono stati raggiunti: si sono verificate una riduzione
statisticamente significativa della frequenza dei comportamenti problema del bambino
e lacquisizione di alcune modalit di comportamento alternative, positive. Questo
lavoro dimostra, pertanto, lefficacia dellintervento multimodale nella presa in carico
di bambini con ADHD.
Costruire un intervento psicoeducativo nei contesti implica la capacit di conciliare rigore metodologico con flessibilit clinica: come confezionare su misura un
abito sartoriale per quel bambino e quel contesto, rinunciando alla facile soluzione
di imporre un capo da grandi magazzini; significa prendere le misure, adattare, e
faticosamente e pazientemente lavorare per e con le persone coinvolte.
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