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Norma Italiana UNI 11182 La norma indica termini utili per indicare le differenti forme

di alterazione e degradazione visibili ad occhio nudo, e si applica a materiali lapidei


naturali (rocce) e materiali lapidei artificiali (malte, Stucchi, prodotti ceramic, etc).
Alterazione Degrado Modificazione di un materiale che non implica necessariamente
un peggioramente delle sue caratteristiche sotto il profilo conservativo. Modificazione
di un materiale che comporta un peggioramento delle caratteristiche sotto il profilo
conservativo. Lessico delle alterazioni: Alterazione cromatica Alveolizzazione Colatura
Colonizzazione biologica Crosta Deformazione Degradazione differenziale Deposito
superficiale Disgregazione Distacco Efflorescenza Erosione Esfoliazione Fratturazione/
Fessurazione Fronte di risalita Graffito vandalico Variazione naturale dei parametri
che definiscono il colore. E’ generalmente estesa a tutto il materiale interessato.
Presenza di cavità di forma e dimensioni variabili, dette alveoli, spesso interconnesse
e con distribuzione non uniforme. Traccia ad andamento verticale. Frequentemente
se ne riscontrano numerose ad andamento parallelo. Presenza riscontrabile
macroscopicamente di micro e/o macro organismi (alghe, funghi, licheni, muschi,
piante superiori). Modificazione dello strato superficiale del materiale lapideo. Di
spessore variabile, generalmente dura, la crosta è distinguibile dale parti sottostanti
per le caratteristiche morfologiche e spesso per il colore. Può distaccarsi anche
spontaneamente dal substrato che si presenta disgregato e/o polverulento.
Variazione della sagoma o della forma che interessa l’intero spessore del materiale.
Perdita del materiale dalla superficie che evidenzia l’eterogeneità della tessitura e
della struttura. Nel caso degli intonaci può assumere una caratteristica forma “a
rosetta”. Accumulo di materiali estranei di varia natura (polvere, terriccio, guano, etc.).
Ha spessore variabile, scarsa coerenza e aderenza al materiale sottostante.
Decoesione con caduta del materiale sotto forma di polvere o minutissimi frammenti.
Talvolta viene utilizzato il termine polverizzazione. Soluzione di continuità tra strati di
un intonaco, sia tra loro che rispetto al substrato, che prelude alla caduta degli strati
stessi. Soluzione di continuità tra rivestimento ed impasto o tra due rivestimenti.
Formazione superficiale di aspetto cristallino o pulverulento o filamentoso,
generalmente di colore biancastro. Asportazione di materiale dalla superficie che
nella maggior parte dei casi si presenta compatto. Formazione di una o più porzioni
laminari, di spessore molto ridotto e subparellele tra loro, dette sfoglie. Soluzione di
continuità nel materiale che implica lo spostamento reciproco delle parti. Nel caso di
fratturazione incomplete e senza frammentazione del manufatto si utilizza il termine
cricca o, nel rivestimento vetroso, il termine cavillo. Limite di migrazione dell’acqua
che si manifesta con la formazione di efflorescenze e/o perdita di materiale. E’
generalmente accompagnato da variazioni della saturazione del colore nella zona
sottostante. Apposizione indesiderata sulla superficie di vernici colorate.

Glossario Restauro Architettonico,


Appunti di Restauro
Università degli Studi di Roma La Sapienza

Restauro

Norma Italiana UNI 11182


La norma indica termini utili per
indicare le differenti forme di
alterazione e degradazione visibili ad
occhio nudo,
e si applica a materiali lapidei naturali
(rocce) e materiali lapidei artificiali
(malte, Stucchi, prodotti ceramic, etc).
Alterazione
Degrado
Modificazione di un materiale che non
implica necessariamente un
peggioramente
delle sue caratteristiche sotto il profilo
conservativo.
Modificazione di un materiale che
comporta un peggioramento delle
caratteristiche
sotto il profilo conservativo.
Lessico delle alterazioni:
Alterazione cromatica

Alveolizzazione

Colatura

Colonizzazione
biologica
Crosta

Deformazione
Degradazione
differenziale
Deposito superficiale

Disgregazione

Distacco

Efflorescenza

Erosione

Esfoliazione

Fratturazione/
Fessurazione

Fronte di risalita

Graffito vandalico
Variazione naturale dei parametri che
definiscono il colore. E’ generalmente
estesa
a tutto il materiale interessato.
Presenza di cavità di forma e
dimensioni variabili, dette alveoli,
spesso interconnesse
e con distribuzione non uniforme.
Traccia ad andamento verticale.
Frequentemente se ne riscontrano
numerose ad
andamento parallelo.
Presenza riscontrabile
macroscopicamente di micro e/o
macro organismi (alghe,
funghi, licheni, muschi, piante
superiori).
Modificazione dello strato superficiale
del materiale lapideo. Di spessore
variabile,
generalmente dura, la crosta è
distinguibile dale parti sottostanti per
le
caratteristiche morfologiche e spesso
per il colore. Può distaccarsi anche
spontaneamente dal substrato che si
presenta disgregato e/o polverulento.
Variazione della sagoma o della forma
che interessa l’intero spessore del
materiale.

Perdita del materiale dalla superficie


che evidenzia l’eterogeneità della
tessitura e
della struttura. Nel caso degli
intonaci può assumere una
caratteristica forma “a
rosetta”.
Accumulo di materiali estranei di varia
natura (polvere, terriccio, guano, etc.).
Ha spessore variabile, scarsa coerenza e
aderenza al materiale sottostante.
Decoesione con caduta del materiale
sotto forma di polvere o minutissimi
frammenti. Talvolta viene utilizzato il
termine polverizzazione.
Soluzione di continuità tra strati di un
intonaco, sia tra loro che rispetto al
substrato,
che prelude alla caduta degli strati
stessi. Soluzione di continuità tra
rivestimento ed
impasto o tra due rivestimenti.
Formazione superficiale di aspetto
cristallino o pulverulento o
filamentoso,
generalmente di colore biancastro.
Asportazione di materiale dalla
superficie che nella maggior parte
dei casi si
presenta compatto.
Formazione di una o più porzioni
laminari, di spessore molto ridotto e
subparellele
tra loro, dette sfoglie.
Soluzione di continuità nel materiale
che implica lo spostamento reciproco
delle
parti. Nel caso di fratturazione
incomplete e senza frammentazione del
manufatto si
utilizza il termine cricca o, nel
rivestimento vetroso, il termine cavillo.
Limite di migrazione dell’acqua che si
manifesta con la formazione di
efflorescenze
e/o perdita di materiale. E’
generalmente accompagnato da
variazioni della
saturazione del colore nella zona
sottostante.
Apposizione indesiderata sulla
superficie di vernici colorate.
Norma Italiana UNI 11182
La norma indica termini utili per
indicare le differenti forme di
alterazione e degradazione visibili ad
occhio nudo,
e si applica a materiali lapidei naturali
(rocce) e materiali lapidei artificiali
(malte, Stucchi, prodotti ceramic, etc).
Alterazione
Degrado
Modificazione di un materiale che non
implica necessariamente un
peggioramente
delle sue caratteristiche sotto il profilo
conservativo.
Modificazione di un materiale che
comporta un peggioramento delle
caratteristiche
sotto il profilo conservativo.
Lessico delle alterazioni:
Alterazione cromatica

Alveolizzazione

Colatura

Colonizzazione
biologica
Crosta
Deformazione
Degradazione
differenziale

Deposito superficiale

Disgregazione

Distacco

Efflorescenza

Erosione

Esfoliazione

Fratturazione/
Fessurazione

Fronte di risalita
Graffito vandalico
Variazione naturale dei parametri che
definiscono il colore. E’ generalmente
estesa
a tutto il materiale interessato.
Presenza di cavità di forma e
dimensioni variabili, dette alveoli,
spesso interconnesse
e con distribuzione non uniforme.
Traccia ad andamento verticale.
Frequentemente se ne riscontrano
numerose ad
andamento parallelo.
Presenza riscontrabile
macroscopicamente di micro e/o
macro organismi (alghe,
funghi, licheni, muschi, piante
superiori).
Modificazione dello strato superficiale
del materiale lapideo. Di spessore
variabile,
generalmente dura, la crosta è
distinguibile dale parti sottostanti per
le
caratteristiche morfologiche e spesso
per il colore. Può distaccarsi anche
spontaneamente dal substrato che si
presenta disgregato e/o polverulento.
Variazione della sagoma o della forma
che interessa l’intero spessore del
materiale.

Perdita del materiale dalla superficie


che evidenzia l’eterogeneità della
tessitura e
della struttura. Nel caso degli
intonaci può assumere una
caratteristica forma “a
rosetta”.
Accumulo di materiali estranei di varia
natura (polvere, terriccio, guano, etc.).
Ha spessore variabile, scarsa coerenza e
aderenza al materiale sottostante.
Decoesione con caduta del materiale
sotto forma di polvere o minutissimi
frammenti. Talvolta viene utilizzato il
termine polverizzazione.
Soluzione di continuità tra strati di un
intonaco, sia tra loro che rispetto al
substrato,
che prelude alla caduta degli strati
stessi. Soluzione di continuità tra
rivestimento ed
impasto o tra due rivestimenti.
Formazione superficiale di aspetto
cristallino o pulverulento o
filamentoso,
generalmente di colore biancastro.
Asportazione di materiale dalla
superficie che nella maggior parte
dei casi si
presenta compatto.
Formazione di una o più porzioni
laminari, di spessore molto ridotto e
subparellele
tra loro, dette sfoglie.
Soluzione di continuità nel materiale
che implica lo spostamento reciproco
delle
parti. Nel caso di fratturazione
incomplete e senza frammentazione del
manufatto si
utilizza il termine cricca o, nel
rivestimento vetroso, il termine cavillo.
Limite di migrazione dell’acqua che si
manifesta con la formazione di
efflorescenze
e/o perdita di materiale. E’
generalmente accompagnato da
variazioni della
saturazione del colore nella zona
sottostante.
Apposizione indesiderata sulla
superficie di vernici colorate.
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