Sei sulla pagina 1di 44

GIULIANO LAURENTI

ANARCHIA SPIRITUALE
DIZIONARIO RIVOLUZIONARIO
ANARCHIA SPIRITUALE
Dizionario Rivoluzionario

Giuliano Laurenti
conosci te stesso
caverna di Platone
violenza libertà responsabilità
scompensi
munay
yin yang
tecnologia
cervello
microcosmo-macrocosmo
uscire dalla prigione
Quest’indagine nasce da un forte bisogno di ve-
rità. E’ stata per me una ricerca molto feconda
e mi ha portato a conclusioni che non erano poi
così difficili. Anche se è stato un lavoro di ricer-
ca di qualche anno, effettivamente ora che pos-
so scriverlo chiaramente, mi sembra anche tutto
molto semplice e breve. Questo mi ha portato a
credere di poterne fare un edizione pirata.

La cosa interessante è che sono riuscito in que-


sto modo a semplificare dei lunghissimi, tal-
volta noiosissimi discorsi razionali intorno ad
alcune idee politiche o filosofiche etc... di modo
che potrò tranquillamente non parlare di tutta
una marea di cose, fatti, avvenimenti storici,
personaggi storici (che cito solo una volta, e per
scherzo, e solo i più comici, marx engels baku-
nin hegel), per rivolgermi totalmente a quest’i-
dea innata che è l’anarchia spirituale.
Facendo in questo modo onore a voi, salvando-
vi da una matassa interminabile di con-
traddizioni razionali e per arrivare insieme al
nocciolo, e facendo onore a me, che tentando
una sintesi totale di un concetto così esteso, ed
essendo ignorante probabilmente su molti fat-
ti, analisi, personaggi e avvenimenti storici, ho
voluto prendere tutto da un altro punto di vista,
più essenziale, che andasse a scovare le origini
più profonde di certi atteggiamenti, desideri,
certe tensioni umane, il punto di vista della co-
scienza.
Per cominciare, il punto nodale che non viene
preso bene in considerazione quando si parla di
filosofia, è la frase: Conosci te stesso.

Ciò è dimostrato non solo dalla nascita della


psicologia, più generalmente in tutte la fasi della
storia ci sono stati uomini che non conoscevano
se stessi.
Sono convinto che bisogna partire da qui perché
non conosco molti individui davvero coscienti
di se stessi, tendenzialmente riconosco una per-
sona che dimostra di non essere equilibrata e
serena, e non amo pensare che qualcuno possa
scegliere per la mia vita soprattutto se questa
persona manifesta chiaramente l’incapacità di
scegliere per sé.

Questa incoscienza di sé, è una grande nebbia


che avvolge le persone, funziona come una
pressione in grado di abbassare la forza di una
massa critica di idee, perpetuando l’ignoranza.
Quando mi sono reso conto che all’università
preferivo molto di più leggere i libri veri piutto-
sto che le dispense, e poi non passavo gli esami,
iniziai a pensare: questi si vogliono fottere tutti
i miei pensieri. La vita “ridotta” al capitalismo
è così forte, che chi non riesce a vivere delle
sue idee, in qualche modo le perde. Erano cosi
importanti quei momenti per me che nessuno
doveva togliermeli, e ogni giorno cerco di rea-
lizzare le mie idee. Mi dicevano di musica non
si mangia, io ci mangio adesso, devi andare a
lavoro, il mio lavoro l’ho deciso io adesso. Ed
ogni volta che le loro preoccupazioni finivano
per preoccupare anche me, dopo subito me le
scrollavo di dosso, perché non dovevano ru-
barmi i pensieri. Questo più in la mi ha fatto
essere sicuro che un nuovo tipo di pedagogia
è necessario non solo per produrre operai, ma
sopratutto per far sì che ci siano persone sod-
disfatte appagate e felici del lavoro che svolgono
per l’intero apparato dell’umanità.
Non ricordo la fonte dalla quale trassi questa
stupenda informazione, forse Gurdjeff (?): in un
antichità pressoché dimenticata, esistevano dei
monaci che osservavano i bambini, per anni,
per comprendere per cosa erano essenzialmen-
te portati, senza tralasciare-dimenticare il resto
della personalità e delle altre capacità che pote-
vano sviluppare. Ovviamente stiamo parlando
di saggi che spesso non si ha il potere, talvolta,
di immaginare nella loro completa statura psi-
chica, si potrebbero chiamare anche shamani.

Quindi il significato della frase (che per esteso è


questa) conosci te stesso e conoscerai dio e l’u-
niverso è di primaria importanza per il nostro
discorso, ipotizzando che se una persona non
conosce se stessa non può agire in questa realtà
al massimo della sua potenza, nemmeno se fos-
se un papa, un anarchico, un filosofo, una rock
star. Il concetto di realizzazione personale verrà
affrontato meglio dopo.
Il concetto paradossale che voglio portare alla
vostra attenzione adesso è stato scritto da Gur-
djeff: Le persone litigano per concetti parziali del
giusto. Ma se vedessero realmente il giusto non
litigherebbero più, semplicemente lo perseguireb-
bero insieme.

E per completare l’inizio del discorso, vorrei


contrapporlo a quest’altra immagine: bisogna
citare il mito della caverna di Platone.
All’interno di una grossa caverna sono incate-
nati degli uomini. Davanti a loro, sulle pareti
della caverna sono proiettate delle ombre, sta-
tuine di vari oggetti, che altri uomini poggiano
come su un muretto davanti al fuoco che illu-
mina una parte della caverna. Quelli legati non
possono nemmeno girarsi e comunicare tra
loro e non possono fare altro che guardare da-
vanti a sé. Tutta la loro realtà è solo questa: delle
ombre proiettate di cui non conoscono nulla,
solo forme confuse.
Adesso immaginate che uno di loro d’improv-
viso possa scappare fuori dalla caverna e vedere
tutto ciò che esiste realmente nel mondo ester-
no, e quindi capisca in che stato di galera stanno
ancora vivendo i suoi compagni.
Presupponendo che siete voi, quelli riempiti da
questo sapere e da questa compassione, e vo-
gliate fare la rivoluzione nella galera... e quindi
siete voi che dovete aiutare i vostri compagni di
schiavitù ad uscire? Come fareste?

Adesso immaginate bene la scena. Gli schiavi


ignoranti, di quella caverna non hanno visto
quello che avete visto voi.

Voi volete liberarli e sapete che se loro sapessero


quello che avete visto non desidererebbero esse-
re più schiavi. Voi sapete questo per certo, per-
ché avete visto il paesaggio fuori della caverna e
sapete perfettamente l’illusione che loro vedono
davanti agli occhi.
Ecco il paradosso. Come fare a liberarli?
Vanno a lavoro tutti i giorni, sono professo-
ri,impiegati, professionisti, operai, militari, po-
liziotti,politici, giornalisti, critici, universitarii,
sono nostri amici, viaggiano per il mondo, e
sono imprigionati e ignoranti della loro condi-
zione... da questo punto nascono varie strade
che noi percorreremo non tralasciando alcuno
scenario o prospettiva.
Violenza libertà responsabilità

Adesso so per certo che un bambino deve essere


aiutato a perseguire e sviluppare le proprie po-
tenzialità, e che non deve essere forzato ad un
apprendimento piatto e statistico. Fare violenza
ad un bambino è proprio non permettergli que-
sto suo fiorire psichico-emotivo, forzarlo ad un
progetto preimpostato, creduto giusto soltanto
perché attuato da un decreto ministeriale, mai
messo in discussione da mente pensante (ci
sono molte menti attraversate dai pensieri, ma
non attivamente pensanti) e ci stiamo riferendo
ai bambini che vivono nell’area geografica che i
media ci suggeriscono di chiamare civiltà.
Ma la civiltà è un concetto che comprende tutto
il genere umano e non solo la parte di esso che
scrive giornali, segue l’indice economico, ap-
prova la democrazia odierna, guarda la tv, abita
in una grande città elettrificata.
Lo scopo di questo discorso è di fornire un di-
zionario rivoluzionario soddisfacente e critico
per non disperdere le nostre energie mentali e
fisiche dietro a spauracchi.

Una persona ignorante, “sebbene adulta”, (gran-


de d’età) può essere talmente ignorante che
nonostante tu voglia aiutarla ad uscire dalla ca-
verna, pensa che tu voglia sabotarla. E tu volevi
aiutarla. Un monaco buddhista era nei pressi di
un fiume, quando vide uno scorpione che stava
annegando. Allora lo tirò fuori dall’acqua, ma lo
scorpione lo punse e quindi ricadde in acqua.
Allora il maestro provò di nuovo a salvarlo, ma
lo scorpione lo punse ancora e ricadde nell’ac-
qua per la seconda volta. A questo punto il ma-
estro prese una foglia e fece in modo di mettere
finalmente in salvo lo scorpione. Alcuni dei suoi
discepoli lo stavano osservando e così il mae-
stro disse: molte volte quando cercate di fare del
bene, non sempre ricevete del bene,
ma dato che la mia natura è di aiutare e quella
dello scorpione di pungere, bisogna trovare un
modo per non farsi male.

Il problema principale dell’ignoranza è quin-


di l’incapacità di riconoscere il bene dal male.
Ciò ci riporta a una mente animale, ma come
umani abbiamo qualche capacità in più. Se tu
sai discernere il bene dal male, hai acquisito una
libertà di scelta. E puoi ancora scegliere se per-
seguire il bene o il male, puoi essere creatore o
distruttore, puoi essere unificatore o separato-
re... e più in profondità nel momento che questa
situazione ti da il potere di scegliere tu hai la
“responsabilità” (abilità a rispondere), proprio
perché riconosci ciò che può portare il bene e
ciò che può portare il male.

Questa è una delle affermazioni più importanti


del discorso, dato che presumo un rivoluziona-
rio che ami e persegua il bene per l’umanità.
Questa è la coscienza, in termini spirituali. Per-
ché la domanda da farsi è: cosa è necessario fare
per aiutare qualcuno a liberarsi?

E necessario fargli in qualche modo violenza,


se non conosce il male in cui vive, e non cono-
sce nemmeno il bene che c’è fuori la caverna?
Sarebbe come picchiare un bambino perché
non sa che il fuoco brucia, e tu, che conosci già
l’esperienza, hai “l’abilità a rispondere”, cioè la
responsabilità di informarlo di questo, e in più,
lasciarlo libero di bruciarsi per scoprirlo, se lui
necessita realizzare questa conoscenza.

Non si può insegnare ad un bambino il valore


del silenzio urlando, non si può insegnare la
pace ad un bambino picchiandolo. Il giusto non
può essere mai espresso attraverso la violenza,
altrimenti diviene ingiusto, e il giusto resta solo
un termine astratto di cui riempirsi la bocca, ma
non le mani.
Questa è la tecnica, l’esempio. Ma dare l’esem-
pio significa aver compreso, avere coscienza.
Si comprenda quanto un bambino dovrebbe
essere protetto dai suoi educatori, proprio per-
ché non sa. Egli è in una situazione così mera-
vigliosa, che molti adulti hanno dimenticato,
nonostante la vivono ancora. Il bambino non
ha responsabilità, come l’imprigionato non ha
responsabilità, perché non sa di vivere in una
galera, ma potresti essere tu ad averne nei suoi
confronti, dato che egli non conosce una parte
importante della realtà.

L’incomprensione di questa abilità di risponde-


re agli eventi, può provocare dei danni, ci sono
molti rivoluzionari che hanno questa tensione.
Amleto o don Chisciotte erano personaggi mol-
to sensibili ma con squilibri evidenti. La pro-
pensione verso la giustizia e lo spirito libero li
portano ad interrogarsi sulla libertà e la schia-
vitù e per questo sono personaggi importanti.
Amleto si lascia andare alla violenza senza usa-
re alcuna strategia intellettiva di conquista del
potere, e qui sono i problemi legati all’apparato
istintivo-emotivo-razionale del nostro Amleto.
Don Chisciotte invece si ritrova a combattere il
sistema in uno spauracchio... In questo modo le
energie le fagocita comunque il sistema. Sono
tutte energie che il sistema fagocita e rispedisce
contro con maggiore effetto. Alex di arancia
meccanica ad esempio, perchè affezionarsi ad
un personaggio negativo? Come riesce possi-
bile? Cercando di capire di cosa egli è schiavo
si riesce ad avere un ottica di compassione più
che di condanna. Abbiamo già parlato della vio-
lenza delle sovrastrutture dell’educazione. La
violenza criminale di Alex, proviene dalle stesse
sovrastrutture e non da lui. Sono solo ripetitori,
come antenne che rimandano messaggi televisi-
vi, disse Pazienza, sulla cattiveria dei suoi per-
sonaggi. Questo è un modo in cui la violenza si
propaga per mezzo dell’ignoranza.
Il punto è che cosi il sistema è in grado di ge-
stire le nostre emozioni più profonde, se riesce
a fare di noi un ripetitore di cieca violenza (la
favola del monaco buddhista e dello scorpio-
ne). Molti uomini osservano con sguardo amo-
revole e sensibile questo mondo, questa vita.
Degli uomini che non riescono a sentirsi liberi
vedendo la distruzione perpetrata da loro si-
mili. Degli uomini che sanno ancora sognare.
Per il loro ardore li stimo e per informarli che
loro sono guerrieri spirituali scrivo questo li-
bro. Grazie al sapere degli shamani andini sono
riuscito io stesso a trovare una via di fuga per
questo imbottigliamento nervoso di energie. Il
munay è quella forza in grado di tenerci in vita
nonostante noi, a tratti o a lungo, desideriamo
la morte per amore di qualcosa. Gli shamani
andini la chiamano così. L’amore per la libertà,
per la verità, per la giustizia, possono diventare
disperati e farti perdere la più importante con-
sapevolezza, quella dell’amore per te stesso.
(La rabbia, di Pasolini: gridate alla libertà con
gioia) Una forza che Amleto non ha compreso, e
che molti altri non hanno compreso. Una forza
che ci mantiene in vita nonostante tutto sembra
crollarci attorno, una forza che ci fa trovare so-
luzioni nuove a grandi problemi, e la gioia dopo
il dolore.
Qualsiasi guerra, sconvolgimento, assurdità
perpetrata dalla disumanità, non desidero più
di andare a combattere sino anche a perdere la
mia vita. Per essere rivoluzionario, e continuare
a portare il messaggio di vita, c’è bisogno quindi
di una trasmutazione di energia.
Yin Yang

Una grande lezione, utilissima per comprendere


come utilizzare questa energia esterna, disgre-
gativa, questa violenza del sistema nei nostri
confronti, ci può essere data da questo simbolo.
Ciò che c’interessa di queste forze adesso, è no-
tare come l’oscurità nel suo apice diventi luce.
In questo senso faccio alcuni esempi. È stata
l’oscurità del piano universitario che mi ha fatto
cercare la luce del vero sapere. Sono stati i soldi
a farmi interrogare sulla libertà. È stata la men-
zogna nella quale vivevo che mi ha fatto trovare
la verità. Se non sbaglio, Aristotele: sono felice
quando vado al mercato, per vedere tutte le cose
di cui non ho bisogno. (Come la luce diventa
oscurità è spiegato invece nel paradosso della
caverna, cioè come volere a tutti i costi liberare
i propri compagni può generare presunzione e
violenza).
In questo modo la violenza stessa del sistema
governativo è un esempio chiaro di ciò che non
voglio perseguire, nonostante esso è capace di
massacrarci, non aggiungo oscurità per dissi-
pare l’oscurità, ma accendo una luce per dissi-
pare l’oscurità. Infatti la trasmutazione è saper
indirizzare bene questa energia per farla subito
fiorire verso l’alto. Per anni ho sofferto dei rifiu-
ti tossici interrati nella nostra campania felix, e
dentro di me qualcosa ho covato per anni. Fa-
cendo ricerche poi ho scoperto studi scientifi-
ci sulla Fitodepurazione. Alcuni tipi di piante
sono in grado di risucchiare gli elementi pesanti
dal terreno. Ad esempio la cosiddetta “canna
da fiume”, specie Arundo donax, (che già cresce
intorno a Bagnoli) potrebbe in 20 anni e con dei
costi davvero bassi (è una pianta infestante, non
ha bisogno di molta acqua) purificare tutto il
terreno di Bagnoli (varie parti del mondo sono
già state Fitodepurate...). E tutto ciò è nato pro-
prio dalla mia domanda,
dopo essermi informato su tanti tremendi fatti
di cronaca: cosa posso fare? Adesso posso getta-
re quei semi. Sapere rende liberi.

Tecno Eco Logia

Conoscendo le incredibili nuove tecnologie,


non posso che riconoscere quanto esse da sole,
possono renderci liberi dal sistema. Ormai esi-
stono macchine ad acqua, motori magnetici,
pannelli solari a basso costo, nuovi modi per
coltivare la terra, nuovi sistemi di guarigione
dal cancro, tecnologie non inquinanti, esisto-
no cose incredibili ormai, tutto questo oltre la
nebbia dell’ignoranza. E chiaramente ognuna
di queste persone che ha creato studiato e con-
diviso queste enormi conoscenze a tutti noi, ha
sicuramente agito trasmutando quel dolore di
sentirsi schiavi del sistema tecnologico-gover-
nativo, in una incredibile forza d’amore,
che adesso può portare nelle nostre vite energie
semplici e rinnovabili a basso costo. Attraverso
queste tecnologie potremmo diventare liberi da
qualsiasi multinazionale o governo... ma questo
implicherebbe che noi non saremmo più dei
loro consumatori, ecco perché la nebbia è spes-
sa intorno a queste cose. Ma basta una buona
torcia per fenderla e stiamo parlando sempre
della nostra coscienza.

Tutto questo, a molti, non sembra attuabile, per-


ché ci sono ancora molti esseri senza coscien-
za della caverna e senza una chiara idea delle
loro vere responsabilità in questa vita. Questo
è possibile per via di una macchina molto po-
tente che agisce in noi, una separazione che ci
rende vittime di noi stessi e di questo sistema.
Meccanismo molto ben conosciuto dai padroni
della caverna, alla base del funzionamento della
ghiandola pineale. Buddha: se non controlli la
tua mente, qualcun altro lo farà.
Cervello

Il nostro stesso cervello è diviso in due emisferi.


Uno razionale, l’altro collegato a una sfera più
irrazionale (intuitiva emozionale etc. lo col-
lego al cuore). Dal punto di vista scientifico, i
fanatismi politici di una fazione o di un altra,
non sono che collegamenti neurali del nostro
cervello (l’organo che processa tutta la realtà
percepita) più sviluppati in un emisfero, e meno
nell’altro, dimodochè l’organismo non possiede
in realtà un equilibrio stabile (un albero non va
verso sinistra al sole, va dritto verso il sole) (non
puoi camminare solo su un piede devi usarli
entrambi). Gli esseri umani dovrebbero usare
entrambi gli emisferi, quello razionale e quello
creativo, per poter produrre un qualcosa di cen-
trato (l’albero può cadere se il suo baricentro lo
porta troppo verso sinistra o destra).
Attraverso le tecniche spirituali molti uomini
hanno raggiunto l’unificazione, perché esse mi-
rano all’unificazione neurale dei due emisferi
celebrali (sto parlando di un concetto che non
ci hanno insegnato a scuola. Le cellule neurali
possono creare nuovi collegamenti, molti studi
ormai confermano quest’ipotesi, anche se mol-
te scuole mistiche lo sanno e lavorano a queste
frequenze già da millenni).
Microcosmo-Macrocosmo

Si osservi la perfezione del corpo e il suo fun-


zionamento: le cellule sono ognuna una piccola
entità. Gli organi sono raggruppamenti di cellu-
le, ognuno con una sua funzione. Nessuna fun-
zione è inferiore ad un altra sono tutte interdi-
pendenti, qualsiasi funzione maggiore o minore
crea problemi, malattie al corpo.

Gli organi del corpo cooperano in un fine co-


mune pur essendo preposti a funzioni diverse,
ogni cellula funzionando a modo diverso ed
essendo un’entità a sé, contiene un informazio-
ne necessaria in un corpo miliardi di volte più
grande di essa.

Guarda le tue cellule, ognuna vive una sua vita,


eppure esse non collaborano tutte per far sì che
il tuo corpo ti sostenga?
Ognuna è parte di un organo differente da altri
organi, eppure tutti gli organi non collaborano
in un unico sistema dinamico? Ogni foresta che
tu vedi, in cui non ti sei mai inoltrato, sta lì sen-
za che tu sappia il perché, eppure l’aria che tu
respiri proviene da lì, ti sei mai chiesto il perché
di questi collegamenti? Così come funzionano
le tue cellule, ognuna distaccata ma tutte unite
dallo stesso scopo, così dovrebbe essere l’uma-
nità. Il problema della malattia nasce proprio
laddove una cellula non svolge adeguatamente
le azioni necessarie alla sua vita, da quel mo-
mento il sistema intero, il corpo, inizia ad essere
ammalato e può aggravarsi. La malattia della
società nasce perché l’individuo non ha infor-
mazioni su cosa deve svolgere di necessario per
la sua vita. Nel caso della cellula l’informazione
é nel dna, nel caso dell’uomo l’informazione è
nella sua coscienza, ma non tutti gli esseri uma-
ni riescono ad accedere pienamente ad uno sta-
to di coscienza,
(com’è nella definizione che abbiamo dato) al-
trimenti senza dubbio preferirebbero seguire
il loro veri sogni, per il bene loro e per il bene
dell’umanità, piuttosto che le illusioni pubbli-
cizzate dal sistema. La coscienza è quel collega-
mento che l’uomo ha con la sua voce interiore.
La coscienza di un poeta lo porterà a scrivere,
quella di un panettiere a fare il pane e cosi via.
Ma la conoscenza di se stessi resta ancora per
molti un mistero... immaginate una cellula che
dice ad un’altra cellula un po’ confusa: tu sai
cosa devi fare, l’informazione è dentro di te.

Conoscere se stessi è un lungo cammino di os-


servazione dei processi interiori. Non è difficile
talvolta notare come molti atteggiamenti e rou-
tine nervose dei genitori tanto odiate dai figli,
entrano a far parte di questi ultimi non appena
si fanno adulti. Queste ed altre meccaniche è
possibile osservare e disinnescare per poter sco-
prire realmente se stessi.
L’individuo non informato è totalmente vittima
di una dotazione, la sua personalità. Essa viene
nutrita principalmente da quel sistema che co-
nosce bene i limiti di questo stato mentale, ciò
permette che essa contrapponga sempre agli al-
tri il proprio modo falsato di vedere, in uno sta-
to di ipnosi per sé e per la società. Ciò vuol dire
che le persone che hanno una personalità con-
trapposta all’”essenza” loro propria, hanno serie
difficoltà a collegarsi con la propria coscienza
(che altro non sarebbe che l’emisfero razionale
che non è in grado di collegarsi a quello irrazio-
nale e quindi la ghiandola pineale va man mano
atrofizzandosi), tanto che non sempre riescono
a vedere i veri frutti, i veri messaggi, le vere re-
sponsabilità, i lavori e le azioni che compiono
certi individui.

Se ne sentono distaccate, non possedendo le


adeguate informazioni su come attivare parti
del dna (le cellule) non conoscono il loro
vero potenziale (le persone), quindi non sono in
grado di svolgere il lavoro essenziale allo svilup-
po dell’armonia nella loro vita. Questo permette
che moltissime energie ci vengano risucchiate
dal sistema.
In un altra opera che sto scrivendo, i protago-
nisti non avendo adeguate informazioni sul
mondo interiore, “decidono” (per così dire) di
lasciar perdere le loro aspirazioni di vita, i loro
sogni, per sottostare in un modo o nell’altro al
sistema economico risucchiante. Essi restano in
un certo senso in un limbo, essendo ormai sa-
botati e spazzati via i loro sogni. A lungo andare
essi si rendono conto che non hanno più stimoli
positivi per continuare normalmente a vivere (il
ramo che non segue la luce è destinato a cade-
re), perché hanno lasciato dietro di sé la cosa
più importante, la loro coscienza. In ciò sta il li-
mite della personalità, essa rinchiude la persona
in un illusoria razionalità, facendole credere che
la caverna in cui vive è il mondo intero.
Ciò crea distorsioni sulle immagini prospettive
della realtà, il tempo sembra attorcigliarsi in un
lamento.

Se si fermassero a pensare con le loro menti,


profondamente, la loro coscienza gli ordinereb-
be di perseguire degli scopi molto più alti che
quelli suggeriti\imposti dal sistema politico-e-
conomico (il quale funziona proprio come una
malattia che attira verso di sé il nutrimento per
vivere).

La cellula che è cosciente, non si contrappone


agli altri. Essa è adeguatamente informata su
quale lavoro svolgere, nell’organo del corpo in
cui vive, e non si sogna minimamente di con-
travvenire alle leggi stabilite per sé. Una cellu-
la che vive in un corpo sano spontaneamente
lavora per il funzionamento del corpo, perché
tutte le sue cellule sono bene informate sul loro
lavoro e lo svolgono totalmente.
Essere coscienti significa che l’individuo ha la
responsabilità delle sue azioni, egli è in grado
di riconoscere il bene dal male, e sa svolgere il
bene ad ogni prova, sapendo sempre gestire le
sue emozioni in maniera proficua. Un essere
cosciente non vuole cedere ad altri la facoltà
di scegliere per la sua vita, in nessun modo, a
meno che egli non sappia di rivolgersi ad un es-
sere più cosciente di lui, e studia le cose da ogni
punto di vista per non essere in qualche modo
fagocitato da qualche meccanica del sistema.
Egli è consapevole dell’azione che deve svolgere
per la sua vita e per la vita dell’intero corpo...
ripeto, Buddha: se non controlli la tua mente,
qualcun altro lo farà.
Il sistema è in grado di compiere numerosi spet-
tacoli per imbonire il pubblico pagante... è total-
mente concentrato per farci evitare di volgere lo
sguardo altrove, che non sia verso di sé, scuola,
sanità, istituzioni governative, la “democrazia”
ci coltiva in monocolture.
Questo sistema è talmente forte nel suo impe-
gno di “intrattenere” le masse, che riesce a in-
serire nella mente umana, attraverso molti dei
suoi tentacoli sottili, assurde convinzioni. Ab-
biamo già parlato di Arancia meccanica e dei
ripetitori di Pazienza.

Le persone prendono molte affermazioni per


vere se è la tv a dirlo, o questo o quel politico,
dato che non conoscono loro stesse profonda-
mente, non riescono a riconoscere la menzogna
sul volto di una persona, se avessero coscienza,
percepirebbero all’istante la menzogna propi-
nata ovunque. Ascolterebbero chi gli propone
di farsi un giro fuori da questa realtà (caverna).

Per questo ripeto, Gurdjeff : Le persone litigano


per concetti parziali del giusto. Ma se vedessero
realmente il giusto non litigherebbero più, sem-
plicemente lo perseguirebbero insieme.
Ora si osservi un seme, nel suo interno c’è un in-
formazione così precisa che potrà diventare un
albero di 20 metri, magari secolare. Quando
sarà il suo momento produrrà a sua volta semi
simili a questo. Invece noi umani non siamo
così, non sempre riusciamo a produrre il frut-
to cui siamo potenzialmente destinati in seme.
Non riusciamo a riconoscere in noi un seme,
quindi non sappiamo far germogliare alcun
frutto, dato che non conosciamo noi stessi.
Che frutto può dare un albero confuso tra l’es-
sere un kiwi o un’arancia? Potrebbe mai dare
un frutto, un albero che non conosce se stesso
a tal punto da non determinare se è un kiwi o
un’arancia?

La natura risponde... gli umani invece non san-


no qual è il frutto che devono produrre, non
sono informati sulla ricerca dello scopo reale
della loro vita, quindi si dedicano alle mode ar-
chitettate. In tutto anche nel pensare.
Cosa ci sei venuto a fare qui, te lo sei mai chie-
sto? Perché osservi il mondo con i tuoi occhi?
Perché pensi con la tua mente? Perché elabori,
parli, mangi, sogni? Cosa significa?
Un vecchio indiano d’america una volta raccon-
tò ad un bambino la storia del lupo bianco e del
lupo nero. Egli disse:- dentro di noi, ci sono due
lupi, uno bianco che rappresenta il nostro esse-
re guerrieri spirituali, di pace, il nostro coraggio
ed il nostro amore ed uno nero che rappresenta
il nostro essere bramosi di potere, di conquista,
vittime dell’odio... e quale dei due è più forte?
Quello che tu nutri di più.
Per creare istituzioni c’è bisogno non solo della
mente ma dell’anima, essa è l’unica struttura in
grado di essere filtro sensibile per la verità. Pa-
ramhansa Yogananda.
La responsabilità di un rivoluzionario, la sua
missione, per essere compiuta a dovere, richie-
de che egli svolga nel suo interiore la trasmuta-
zione di queste forze,
per evitare di nutrire la spirale negativa del si-
stema nel tentativo di aiutare gli altri a liberar-
si, e in più realizzare il suo sogno interiore, in
questo stesso modo egli estende il messaggio
d’amore e di libertà che ha nel petto a tutti gli
imprigionati della caverna dove lui stesso ha
vissuto (nutrire la spirale positiva). Egli dovreb-
be conoscere molto bene se stesso da essere in
grado di concentrare bene tutte le sue forze per
la realizzazione di questo piano, perché si pre-
sume lui voglia liberare tutta l’umanità da que-
sta disumanità.
Mirdad era un grande saggio con una vita molto
particolare... un giorno fu rinchiuso, dal princi-
pe di quelle regioni, in una cella del suo castel-
lo. Il discepolo più fedele di Mirdad era molto
preoccupato.
Ma dopo qualche giorno Mirdad fece ritorno al
tempio sulla montagna e gli disse serenamen-
te: ... era il principe ad essere rinchiuso in una
gabbia.
Sono libero. L’ho solamente aiutato ad uscire
dalla sua gabbia mentale, e poi lui ha aperto la
cella dov’ero. Adesso sono qui con te, perché hai
temuto per me? Sono libero.
Titolo Originale: Anarchia Spirituale -dizionario rivoluzionario
2017 Giuliano laurenti. Tutti i diritti riservati.
Grafica & Impaginazione: Emiliano Vittoriosi
II Edizione Gennaio 2017.

Potrebbero piacerti anche