Il rischio è che queste parole risuonino vuote e non sappiano più parlare al
nostro mondo. Morti molti protagonisti di quel periodo tragico, la Resistenza
corre il pericolo di diventare passato remoto senza punti di tangenza con l'oggi.
È doveroso allora impegnarci a conoscere e a raccontare meglio quegli anni,
studiare, adottare nomi e storie, anche quelle meno conosciute, per sottrarle
all'usura del tempo e farle diventare condivise. Giorni fa, leggendo della
liberazione tardiva di Trento nei primi giorni di maggio, mi sono imbattuto
nella vicenda di quei partigiani che nelle ultime ore di guerra, dopo la resa delle
forze nazifasciste in Italia, hanno continuato a presidiare la città per impedire
saccheggi, distruzioni e ritorsioni. Tra loro Ivo Maccani, studente universitario
e comandante partigiano di soli 26 anni, ucciso da un soldato delle Ss il 2
maggio del 1945. Quella stessa sera, mentre si trovava di guardia a un ponte sul
Fersina, Renzo Nardon muore a 17 anni durante una sparatoria con la
retroguardia tedesca. E il partigiano Desiderio Andreatta, 39 anni, sposato con
tre figli, viene falciato a Gabbiolo da soldati tedeschi sbandati. Alla fine, nelle
strade di Trento, quel 2 maggio in cui la guerra sembrava già finita hanno perso
la vita otto partigiani, che hanno solo intravvisto la Liberazione, ma non sono
riusciti a viverla e ce l'hanno lasciata in custodia. Oggi siamo qui anche per loro
e grazie a loro.
In verità la Liberazione è un processo che non finisce mai e che richiede tuttora
il nostro vigile impegno. Tanto più oggi che la pandemia ci ha reso più deboli
colpendo la nostra economia e aprendo profonde ferite anche a livello sociale e
politico. L'assalto al Campidoglio a Washington dello scorso 6 gennaio ci
dimostra che anche una delle prime democrazie dell'epoca moderna può finire
sotto attacco quando qualcuno soffia sul fuoco invece di dare risposte al
disagio e alla sofferenza. Se c'è una lezione che abbiamo imparato dal fascismo,
è che il vuoto lasciato dalla rappresentanza viene riempito da sciamani e
apprendisti stregoni. Allora, è bene rammentare che ogni generazione ha la sua
resistenza da fare: e lo dico innanzitutto per noi, rappresentanti delle istituzioni,
per noi generazione adulta che forse non sempre ha saputo essere all'altezza
delle sfide della nostra democrazia, e per i giovani, chiamati a rifare l'Europa, a
combattere in difesa dell'ambiente, a reclamare il diritto al futuro.