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Trento, il progetto di Csv Trentino: la moda per chi soffre.

Studenti-stilisti vanno in aiuto di giovani malati


A Trento, gli studenti del Centromoda Canossa e del Liceo Artistico “Alessandro
Vittoria” hanno ideato un progetto per aiutare i malati oncologici

Cartamodelli alla mano, macchine da cucire in azione. Le dita abili degli studenti si muovono
veloci per dare corpo a disegni immaginati e studiati da mesi: «La mia felpa è colorata con tinte vivaci
nella parte superiore - racconta Sofia Del Bue - e questa macchia di colore, che simboleggia la felicità e la
speranza, scende a ricoprire la parte inferiore nera, che rappresenta la malattia e le emozioni negative,
facendole sparire». Stefano Valentini, invece, plasma le sue riflessioni insieme all’ottone: «Nella spilla che
ho modellato mi sono concentrato sul concetto di yin e yang, rivisitandone il simbolo attraverso due
profili che si guardano negli occhi». Scuole diverse, stessa città, medesimo obiettivo: dare coraggio,
comunicare gioia, voglia di vivere e speranza a chi lotta contro una malattia. Aveva ragione Dostoevskij?
La bellezza salverà il mondo? Chissà.

Ci sono dei ragazzi, però, che ne sono convinti e mettono in gioco cuore, passione e
competenze per dimostrarlo. «La bellezza che salva» è quella di 63 studenti di due scuole superiori di
Trento, il Centromoda Canossa e il liceo artistico «Alessandro Vittoria», che hanno deciso di ideare capi di
abbigliamento e accessori personalizzati per i loro coetanei che si trovano ad affrontare la malattia
oncologica e per chi deve fare i conti con un male incurabile. Ed è il nome che loro stessi hanno dato al
progetto del Centro servizi volontariato Trentino che li ha coinvolti in questo percorso. «Non è stato facile
ascoltare certe storie, mettersi nei panni di adolescenti come noi costretti al calvario del cancro: è
incredibile - ammette Blerina Amiti, che come Sofia Del Bue frequenta il quarto anno della scuola
professionale che introduce gli studenti al mondo della moda - come siano riusciti a trovare la forza.
Pensare che con i nostri capi, unici e personalizzati, potremo rendere felice qualcuno, come spero, è la
parte più bella di questo progetto».

Un’iniziativa che ha preso le mosse tra novembre e dicembre, con un periodo di formazione
curato da Csv insieme alle associazioni Lilt e Fondazione Hospice: incontri sul volontariato, sulla malattia
oncologica negli adolescenti e sulla cura nel fine vita. «Un’idea - ammette Giulia De Paoli, coordinatrice
del progetto per il Centro servizi volontariato - che coltivavamo da anni. Per noi era importante far capire
agli studenti di questi istituti che anche esperienze e competenze così specifiche come le loro possono
essere messe a disposizione del mondo del volontariato e di situazioni così difficili».

Come quella che ha dovuto affrontare Michele Grieco. «Avevo 13 anni - ricorda- quando mi è
stato diagnosticato un osteosarcoma alla gamba. Mi sono sottoposto prima a un ciclo di chemioterapia,
poi a un’operazione che ha rimosso parte del muscolo del quadricipite sinistro e l’osso femorale. Mi è
stata installata una protesi e di nuovo chemioterapia per altri otto mesi». È ascoltando testimonianze
come questa che i ragazzi hanno cominciato a chiedersi che cosa avrebbero potuto creare per le persone
seguite da Lilt e da Fondazione Hospice. Una felpa in primis, capo «simbolo» dell’adolescenza. C’è chi l’ha
disegnata con lo scaldacollo integrato, chi con maniche staccabili per gli sbalzi di temperatura del corpo o
zip in diversi punti per consentire ad esempio il passaggio delle cannule, chi con una tasca reversibile
colorata, che un paziente può usare per indicare il proprio umore a chi gli sta intorno.

La visione ottimistica
Ma i ragazzi hanno disegnato anche copricapi, foulard o berretti, sacche e borselli porta
drenaggi o porta urine, cuscini per arredare le strutture dove i pazienti ricevono le ultime cure nel fine
vita. «Si sono approcciati al progetto - aggiunge Grieco - con una visione ottimistica e questo mi ha colpito
molto perché ritengo importantissimo al giorno d’oggi guardare al tumore come a una malattia
superabile. Hanno avanzato le loro proposte di vestiario con spirito positivo, come a voler guardare alla
soluzione di un problema. Si sono chiesti quale messaggio volessero comunicare a chi è nella prova e nella
malattia». La risposta, per Sofia, è racchiusa in quattro parole: «Luce, coraggio, gioia, rinascita». «Abbiamo
iniziato con ricerche e sperimentazioni, prove cromatiche, poi ognuno si è concentrato su una propria
idea - fa sapere Zerinthia Zorzi, al terzo anno del liceo artistico come Stefano Valentini - io ad esempio ho
puntato su decorazioni astratte con una specifica identificazione cromatica dopo aver approfondito la
cromoterapia. È stato appassionante perché ci ha portato a immedesimarci nello stato d’animo di nostri
coetanei che vivono o hanno vissuto la malattia: pensare di portare un po’ di leggerezza e colore in questa
difficoltà a me ha dato tanto e mi auguro di essere utile anche io a loro».

Percorso formativo
Una volta che i ragazzi del liceo artistico hanno terminato la fase di studio di colori e accessori
e i «colleghi» del Centromoda hanno selezionato le stampe adatte alla collezione, un’altra scuola di
Trento, l’istituto per le arti grafiche Artigianelli, è stata coinvolta nella stampa del materiale prodotto,
approdato poi nei laboratori dell’istituto professionale pronto a essere modellato. «Un percorso
importante a livello formativo e didattico» sottolineano le insegnanti Tiziana Valenti del «Vittoria» e
Caterina Cioppi del Centromoda Canossa. «Il nostro sogno - conclude Francesca Fiori, coordinatrice del
Centro servizi volontariato - è coinvolgere delle aziende per realizzare una produzione in serie: ci
piacerebbe che il mondo imprenditoriale raccogliesse la sfida».
Fonte: Corriere della Sera

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