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Uno studio sul primo disegno di Leonardo da Vinci conferma che

il genio toscano era ambidestro


Dalle ricerche svolte dall'Opificio delle Pietre dure di Firenze sul "Paesaggio", opera
conservata agli Uffizi, sono emersi anche schizzi nascosti e mai visti prima

Due differenti stesure del paesaggio sul fronte e due sul retro, uno sovrapposto
all'altro. Diversi da quello disegnato sul fronte. Raffigurano una scena fluviale, con al centro
un corso d'acqua e due rive collegate da un ponte, e sulla sinistra rocce aguzze e frastagliate.
Sono state scoperti nel primo disegno, datato 5 agosto 1473, di Leonardo Da Vinci, il
"Paesaggio" (conservato alle Gallerie degli Uffizi con il numero di inventario 8P) dal gruppo di
specialisti dell'Opificio delle Pietre Dure. Per diverse settimane il team, guidato dalla storica
Cecilia Frosinini, ha studiato e analizzato il quadro impiegando diverse tecniche e macchinari
sperimentali, tra cui un sofisticato modello di raggi infrarossi. Dallo studio è arrivata anche la
conferma che il genio del Rinascimento era ambidestro. Scriveva e dipingeva con entrambe le
mani: sia la sinistra, per lui la principale, sia la destra.
Sul dipinto ci sono due scritte, una sul davanti e una sul retro. Ed è proprio su queste
che si sono concentrati gli esperti calligrafici per trovare conferme della celebre scrittura 'a
rovescio' del grande pittore e artista. Gli studiosi hanno lavorato confrontando le due scritte
presenti sul dipinto - entrambe per certo autografe e tracciate con lo stesso inchiostro - tra di
loro ma anche con altri testi di pugno di Leonardo. E da qui è arrivata la conferma che
l'artista poteva scrivere con entrambe le mani: la scritta sul davanti fu tracciata appunto 'a
specchio', presumibilmente con la sinistra, mentre quella sul retro fu tracciata normalmente
con la destr
Dallo studio è emerso, poi, che il disegno contiene una discreta serie di tracce e
sovrapposizioni, con varie tecniche. E questo per gli esperti significa che il genio di Vinci
aveva cominciato a realizzarlo ben prima della data riportata. Leonardo aveva impostato
questo scenario a nerofumo e più tardi ne sottolineò con l'inchiostro alcune forme,
aggiungendo anche delle montagne. Il disegno ha poi rivelato alcune misteriose tracce solo
incise, con uno stilo cosiddetto "cieco" o "acromo" (cioè che non lasciava tracce colorate, sia
pure lievi, come quelle della punta di piombo): alcune sono identificabili, per esempio un
cavallo sul retro del foglio. Altre ancora delineano una seconda catena montuosa, sul fronte.
E infine altre tracce che potrebbero far pensare a impronte lasciate dalla sovrapposizione di
un'altra carta e quindi, di nuovo, indirizzare verso una destinazione non nobile, ma di uso
comune, del foglio.
Le indagini sono state effettuate in vista della trasferta che dal 15 aprile riporterà il
"Paesaggio" nella terra natia di Leonardo, nel borgo di Vinci dove sarà protagonista della
mostra "Alle origini del Genio" organizzata nell'ambito dell'anniversario dei 500 anni della
sua morte. All'inaugurazione è atteso anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Per svelare i segreti del 'Paesaggio 8P' sono stati necessari molti esami (tutti non
invasivi) e l'impiego di svariate tecnologie e prototipi scientifici. Il disegno è stato sottoposto
ai raggi infrarossi con un modello molto avanzato, in grado di acquisire 32 bande cromatiche
diverse, ideato dal Cnr-Ino (Istituto nazionale di ottica). E' stato usato anche un sistema
innovativo di raggi X a fluorescenza (il prototipo è stato costruito dall'Istituto nazionale di
fisica nucleare dell'Università di Firenze) e un rilevatore portatile di materiali organici (messo
a punto dal Cnr Ifac, Istituto di fisica applicata) oltre alle classiche osservazioni al microscopio
e all'utilizzo di fotodiagnostica a elevatissima risoluzione.
Fonte: La Repubblica

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