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IL FANCIULLINO

Dentro di noi esiste un fanciullino che non solo ha brividi (di paura),non solo prova
paura,come credeva Cebes Tebano che per primo lo scoprì dentro di sé,ma ha anche dolori
(lacrime)e sue (proprie)gioie (lett.esultanza,manifestazioni di gioia).Quando la nostra età è
ancora tenera (quando siamo ancora giovani),egli mescola/confonde la sua voce con la
nostra,e dei due fanciulli che giocano e litigano tra di loro e,sempre,insieme hanno
paura,hanno speranza,provano gioia,provano dolore (piangono),si sente un solo battito,un
unico grido e un unico lamento.Ma poi cresciamo e lui resta piccolo;nei nostri occhi si
accende un desiderio diverso (da quello della fanciullezza),e lui (negli occhi ) tiene stabile il
suo antico quieto stupore;noi ispessiamo e facciamo più roca la voce,e lui fa sentire ancora
e sempre il suo trillo come (quello)di un campanello. Noi non udiamo questo tintinnare
nascosto nell'età giovanile così chiaro (come lo udiamo) nell'età più matura,perché nell'età
giovanile siamo occupati a litigare e a sostenere la causa della nostra vita e prestiamo
minore attenzione a quell'angolo (parte remota/profonda) dell'anima da cui esso risuona. E
pure lui,il fanciullino invisibile,esita vicino al giovane più che accanto all'uomo adulto e al
vecchio,perché vede più diverso da sé quello (il giovane) che questo (il vecchio). Il giovane
invero si intrattiene col fanciullo solo raramente e per breve tempo;perché ne disdegna la
conversazione,come chi si vergogna di un passato ancora troppo vicino. Invece l'uomo
anziano ama parlare con lui e udirne il chiacchierio e rispondergli a tono e con serietà;ed e
particolarmente piacevole ascoltare l'armonia di quelle voci,come(fossero quelle)di un
usignolo che canta presso un ruscello che mormoreggia.

È il primo capitolo del Fanciullino,testo teorico e programmatico della poesia


pascoliana.Pubblicato dapprima nel 1897 sulla rivista fiorentina "IL MARZOCCO" poi
ampliato ed incluso nel 1903 nei MIEI PENSIERI DI VARIA UMANITÀ e infine
definitivamente sistemato in venti capitoletti nella raccolta PENSIERI E DISCORSI nel
1907,esprime l'idea di poesia e di poeta secondo il suo autore. Il Fanciullino rappresenta di
fatto una rilettura in chiave intimistica della cultura simbolica europea e una delle principali
dichiarazioni di poetica dell'intero decadentismo italiano,già proiettata verso esperienze
novecentesche. Dal punto di vista stilistico si osservi l'andamento discorsivo che tuttavia non
presenta una ferrea modalità argomentativa;il linguaggio si fa piuttosto evocativo,cerca il
coinvolgimento emotivo del lettore. Non manca per esempio la consueta attenzione fonica
tipica della poesia pascoliana (ripetizione del termine onomatopeico tinnulo e tintinnio).

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