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LA CANZONE D'AMORE
DEL CAVALCANTI
LETTERATURE MODERNE
DIRETTA DA FRANCESCO FLORA
MALFASI EDITORE
MILANO
LA CANZONE D'AMORE
DEL CAVALCANTI
di GUIDO FAVATI
JUL 5" 19
849238
capo Cap e Ca, e Y, cui fanno capo Mart e BG; ed importante che ad X
risalgano i capostipiti pi corretti. Meno corretti, quelli che fanno capo ad Y.
In seguito ai risultati degli studi caselliani, ormai ogni ricostruzione cri-
tica del testo della canzone dovr avere il sostegno della famiglia X; ci non
toglie che le lezioni di Y vadano tenute nella debita considerazione.
II. Le due famiglie, del resto, hanno, accanto ad altre elencate dal
Casella (cit. p. 99), due sole sostanziali differenze : al v. Cap e Ca leggono
11
sia,laddove Mart e BG leggono ; al v. 50 Cap e Ca leggono move sospiri, dove
Mart e BG recano move a sospiri; e chi sa quanto bene conoscesse l'uso del
congiuntivo il Cavalcanti accetter sia invece di ; e chi terr presente l'uso
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GUIDO FAVATI
bene noi preferiamo riso in pianto perch la lezione e pianto di Ca, per le
caratteristiche grafiche di quel codice, si pu ricondurre ad en pianto (2) tanto :
pi che, come s' visto, Mart non legge e pianto, come vuole il Casella, bens
en piato.
Quando invece l'uno dei due codici di X concordi con la lezione di uno
dei due codici di Y, e l'altro di X
concordi con l'altro di Y, sar necessario
ricostruire induttivamente Cos, se al v. 28 Cap (di X)
la lezione originaria.
e Mart Y) recano largir di contro a l gir (Ca) o l ire (BG), bisogner
(di
concludere col Casella che largir dovette precedere le altre due lezioni e se-
guirla, tanto pi che si tratta di lectio difficilior.
Caso a s costituisce la lezione del v. 24, dove Ca e Cap leggono am-
bedue pesanza, come m' avvenuto di riscontrare direttamente di sui codici,
mentre Mart e G leggono posanza e Ba possanca, con la prima s espunta da
un puntolino sottoscritto. Orbene, la lezione posanza di questi codici di Y
effetto, come mostrer in uno studio gi pronto per la pubblicazione, dell'in-
fluenza esercitata su di essi dal commento dello Pseudo-Colonna; la lezione
originaria era possanza, come ci attesta codice Parigino italiano 557 (gi 7778)
il
mento al Convivio
di Platone, la ritengono ispirata a motivi neo-platonici.
Lo Shaw esprime parere che il fondamento filosofico di Donna me prega sia
il
scolasticismo.
Per quello poi che riguarda l'interpretazione estetico-psicologica della
composizione cavalcantiana, anche l v' disaccordo che accanto ad una cor- :
V.
La Canzone d'Amore consta di cinque strofe, pi una di chiusura.
Le cinque strofe sono composte di una fronte di due terzine a cui segue
una sirima di due quartine.
I versi delle terzine i che compongono
due piedi della fronte sono di
diversa struttura : un endecasillabo con cesura quinaria e rima
il primo
col primo verso del secondo piede non solo nella rima finale, ma anche nella
rima di cesura; il secondo verso ha due cesure (quinaria e novenaria), e tanto
la rima finale quanto quelle di cesura ritornano nel secondo verso del se-
condo piede; il terzo verso ha rima al mezzo quinaria, e corrisponde al terzo
verso del secondo piede non solo per la rima finale, ma anche per tale rima al
mezzo.
Le volte della sirima hanno i versi 1 e 4 privi di cesura stabile; il
a B
e D
D E
a B
e D
1) E
F
G
H
H
F
G
H
H
Ci indica che delle 154 sillabe che formano ogni strofa, ben 52 (cio
pi di un sono obbligate. Si osservi poi la ferrea catena delle rime,
terzo)
quasi tutte, nell'ordine di successione, baciate; e che delle 26 parole in rima
che ricorrono nei 14 versi di ogni strofa, ben 20 sono riunite in gruppi di
quattro (c,d,f,g,h) e solo 6 in gruppi di due (a,b,e). L'ordine di concatena-
zione il seguente: ab, ce, dd, e; ab, ce, dd, e; ff, gg, hh; ff, gg, hh. Non
tengo conto, per una diversa schematizzazione, di aude (v. 66) e fraude (v. 69)
che rimano all'interno fra loro e all'esterno con cade e rade, a proposito dei
quali v. Casella cit, p. 125.
Anche l'ultima composta di 5 versi (tanti quante sono le strofe
strofa,
che laprecedono), strutturalmente complessa: che, se i versi 1,2,5 sono
privi di cesura fissa, i versi 3 e 4 hanno cesura quinaria con rima al mezzo
LA CANZONE D'AMORE DEL CAVALCANTI
r sono collegati con il sistema di rime che appare dallo schema seguente :
A
B
... B .... A
... A .... C
C
con concatenazione a, bb, aa, ce.
VI.
Oltre allo schema di guittoniano rimasta nella canzone qualche
voce siciliana in rima (priso, v. 64). V' poi qualche voce emiliana (tome,
v. 17) (9); ma di voci e costrutti non toscani nel Cavalcanti parleremo in
altro studio. Qui occorre invece parlare delle difficolt che presenta il lin-
guaggio tecnico cavalcantiano che sono molte e serie, perch non facile
:
stabilire quale sia il limite fra l'uso lirico e l'uso tecnico-filosofico che Guido
fa dei termini che adopera; ed provato dalla storia dei commenti sbocciati
intorno alla canzone che un leggero sgarrare nell'adozione del criterio lirico
o di quello filosofico fa giungere a posizioni diametralmente opposte all'in-
tenzione dell'autore.
Pi grave ancora il quesito se si debba costantemente assegnare ai
termini filosofici un valore rigorosamente tecnico o accogliere talvolta criteri
meno rigidi. Tale , per es., il quesito che si presenta sulla interpretazione
del v. 27 : del quale peraltro si vedr, nel seguito di questo studio, che solu-
zione daremo.
In generale, per, ci fido lume la dichiarazione esplicita del poeta, che
egli vuol qui procedere per naturai dimostramene, e che vuole non pur
dire, ma provare, cio addurre le prove, di ci che dice, s che nessuno
potr non lodare la ragione di quanto sistematicamente avr esposto. Del resto,
non pur termini lampanti (accidente, intelletto possibile, memora, ragione,
virt, buonperfetto) e altri meno lampanti che esamineremo (simiglianza,
forma appartengono alla terminologia filosofica, ma perfino gli esempi,
ecc.)
che il poeta adduce per chiarire intuitivamente una enunciazione teorica, sono
desunti dai testi di filosofia e adoperati con lo stesso valore e la stessa fun-
zione con cui si trovano in essi usati. Cos, quando al v. 16 il Cav. dice che
amore condizionato dalla specifica influenza di Marte, la quale prende sede
nella memoria come nel suo subietto, e aggiunge che tale sua condizione pren-
de forma da quell'influenza come diaffan da lome, ha presente un esempio che
frequentemente ricorre sia in s. Tommaso sia negli altri commentatori medie-
vali di Aristotele (10): e colore e luce, che s'incontrano nominati ai vv. 67-68,
ricorrono anch'essi in frequenti esemplificazioni per es. nella Summa contra
:
Gentiles, II, LIX, ma anche in vari passi pwfc di Aristotele e di Averro, che
citeremo nelle note. E, d'altra parte, la canzone scritta per le persone ch'anno
intendimento.
Di fronte a tale insieme di considerazioni, pare giustificabile ogni pi
energica riduzione dei vocaboli cavalcantiani a termini tecnici della filosofia
medievale; e si pu essere convinti che, se un pericolo c', esso risieder piut-
tosto in un eccesso di ritegno che in un eccesso di decisione nel battere
tale via.
GUIDO FAVATl
Vili. La canzone consta di tre parti: una Proposizione (strofa I), una
Esposizione (Strofe II-V), un Congedo (strofa VI).
Nelle strofe II-V la esposizione delle questioni, che in numero di otto
l'autore si Proposizione proposto di affrontare e risolvere. Ogni strofa
nella
risponde a due questioni, che sono le seguenti 1" dove risieda amore; 2* chi :
Poich una donna me ne prega, parler d'un accidente (12), che spesso
tormentoso (13), pur (14) essendo cos nobile (15) da esser chiamato amore;
e voglia il cielo che chi nega ci possa sperimentare com'esso realmente!
E per ascoltatore (a presente) chiedo una persona intenditrice (16), perch
non mi attendo che chi rozzo possa comprendere il valore di questo mio
discorso (17), perch soltanto per mezzo di dimostrazione rigorosamente scien-
tifica (18) ho piacere (19) di provare (20) dove amore risieda, chi faccia s
che si produca quale sia la sua perfezione intrinseca e quale la sua
(21),
efficacia attivaquale poi la sua essenza (23), quale ciascuna delle alte-
(22),
razioni che provoca (24) e quale il piacere, che gli merita il nome di ama-
re (25), e se sia visibile e si possa mostrare (26).
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LA CANZONE D'AMORE DEL CAVALCANTI
questo accidente, ch' casuale, (60) allontanato dal bene perfetto (61), non
pu dire che abbia vita (62), poich non ha stabile dominio su di s (63).
A tal punto (64) pu aver valore (65) chi invece l'oblia (66)!
Di lui riscontrerai anche che, per lo pi, si trova in gente di valore (74).
Questa nuova (75) qualit (76) provoca sospiri e impone che si erri con lo
sguardo di qua e di l (77), mentre si desta nell'amatore un'accesissima malinco-
nia (78) (n si pu fare un'idea di ci chi non ne fa diretta esperienza) (79),
e impone altres che l'amatore non riesca a muoversi nonostante l'attrazione
che viene su di lui esercitata (80), e che non si volga (81), per quanto potrebbe
in ci trovare piacere (82); e, certo, in siffatta situazione, la mente non pu
esercitare la sua saggezza n molto n poco (83).
Da una situazione (84) trae origine (85) uno sguardo (86) che
simile
manifesta certacompiacenza (87); e l'amore non pu rimanere celato
la
quand' colpito (88) da tale sguardo. N sono dardo d'amore (89) le belt
ritrose o ostili, perch l'amore si disperde (90) quando prova timore.
Ma chi raggiunto da tale sguardo (91) consegue la sua ricompensa (92).
N l'amore si pu vedere (93), perch esclude anche il pi elementare
rapporto di conoscibilit (94) e, del resto, chi ben comprende (95), neppure
la forma (96) si vede (97); tanto meno, dunque, si vedr l'amore, che da essa
procede (98).
Dunque Amore, privo di rappresentabilit (99), privo altres di esse-
re (100), avendo per di pi sede in un medio (101) opaco, elide (102) ogni
luce (103) di conoscibilit.
[Nonostante ci] (104), lungi da ogni inganno, affermo, degno di esser
creduto, che solo da costui scaturisce la gloria e l'onore (105).
t'ho cos adornata, che il tuo argomento (106) sar assai lodato dagli inten-
ditori (107). Di stare con gli altri, tu non hai invece piacere (108).
tutis bonum... Hoc autem omnino complebitur quando ratio in summo vigore
erit. Del resto, est etiam... hominis desiderium, quod est sibi et aliis anima-
libus commune, ut delectationibus perfruatur; quod homines maxime prose-
cuuntur secundum vitam voluptuosam la quale, anch'essa, dovr essere mo-
:
Dante, che, in Purg. XVIII, vv. 66 sgg., pare parafrasi punto per punto que-
sti insegnamenti tomisti.
li)
LA CANZONE D'AMORE DEL CAVALCANTI
XI.
In seguito a queste citazioni, non credo si possa negare pi che
esistono concordanze fra la posizione cavalcantiana e quella tomista anche
riguardo all'impostazione del problema morale bench non vogliamo poi
:
non altro, che non apre mai spiragli sicuri da cui possiamo intravvedere
s. Tommaso o Averro da soli. Anzi, sar pi esatto addirittura dire che egli
dei tomisti e degli averroisti accetta soltanto ci per cui essi convergono ade-
rendo ad Aristotele; che, dove essi si staccano dal Filosofo, egli anzi li abban-
dona per seguire lo maestro di color che sanno come ci attestato da un
:
esperto conoscitore delle teorie filosofiche del suo tempo, Dino Del Garbo, il
quale, osservando che Guido pone la virtus sensitiva nel cuore, mentre i me-
dici, formatisi su Avicenna ed Averro (e con essi concorda s. Tommaso, cit.\
posuerunt quod habet esse in cerebro, dichiara che iste loquitur imitans Ari-
stotilem philosophum (cod. Chig. L. V. 176, carta 29 v., col. II, riga 53 sgg.);
e Aristotele infatti aveva asserito, secondo le parole di Dino, che appetitus
et omnis virtus sensitiva habet esse in corde asserzione che si trova in Arist.,
: :
De animalium motione, X.
11
GUIDO FAVATI
tratta insomma dell'amore visto, s, nella sua natura e nei suoi effetti sia fisici
sia spirituali; ma, ancora una bisogna asserire che irrigidirsi in una
volta,
posizione tale, che dia esclusivo risalto all'uno o all'altro carattere, erroneo.
Il Cav. ha dichiarato di voler condurre un'indagine scientifica intorno
il tono scientifico del suo ragionamento, inteso a fissare nella sua realistica
verit che cosa l'amore sia e come nasca e si manifesti.
Dopo prove astrologiche (e anche questo faceva parte
aver addotto le
degno o no del nostro amore, perch, al suo primo apparirci, la mente non
agisce con calma meditazione, ma immediatamente dalla nostra capacit di
appetire sorge quell'inclinazione verso l'oggetto veduto, che propriamente
amore come desiderio, cos come asserisce Aristotele {De An. Ili, Vili, 1) :
12
LA CANZONE D'AMORE DEL CAVALCANTI
stagione di questa pastorella gio' pigliare, egli vuol significare ben altro
che ora tempo di prender gioia di questa pastorella , come castamente
spiega il Di Benedetto. Gio' pigliare vuol dire ben altra cosa o non avrebbe
:
senso il fatto che Lapo Gianni (Gentil donna cortese) si rammarichi d'aver
perduto l'amore della sua donna, che si adirata contro di lui perch egli le ha
procurato disnoranza con l'aver rivelato di essersi preso gioia di lei (113).
cio come si possa giustificare che la donna, la quale alla prova dei fatti
si potrebbe magari riscontrare tutt'altro che perfetta (e di questo aspetto
poetarono non pur Cecco Angiolieri o Rustico di Filippo o altri, ma perfino
Dante, se suo, come forse si rJu ritenere, il Fiore), possa in un primo mo-
mento apparirci come uno speculum perfectionis. Che poi il Cav. e i suoi
amici preferissero fermare la loro attenzione, poetando, piuttosto sul primo
aspetto della donna, quando ancora (nella fase in cui la si desidera e non si
ancora sperimentata) essa ci appare un radioso mistero, altro affare e :
13 .
GUIDO FAVATl
donna era ad essi presente; e nella canzone Guido ne fa cenno. Del resto,
chi ricordi che lo stilnovismo si inser nel filone della pi raffinata poesia
aulica, trover anche naturale che esso portasse la sua attenzione piuttosto
sul primo che sul secondo aspetto della donna : i componimenti di Guido e
dei suoiamici risentono della tradizione cortigiana da cui derivano di :
quando i madrigali e i sonetti amorosi venivano inviati alle donne stesse che
si richiedevano di amore; e per corteggiare una donna giova esaltare le sue
virt e parlare delle sue perfezioni, piuttosto che dichiarare le sue imperfe-
zioni. Solo la severa mente di Dante si liber dal tono di derivazione corti-
gianesca ancora insito in molta della produzione stilnovista; e con trascen-
dentale vigoria identific la sua Beatrice non pure con una cosa venuta de
cielo in terra a miracol mostrare, ma, pi tardi, con la teologia. Dei suoi
amici non si pu peraltro dire altrettanto.
XIV. Chi poi si voglia pienamente render conto della ispirazione auli-
co-cortigianesca dell'amore teorizzato in questa canzone, cerchi di cogliere, al
di sotto del realismo scientifico della terminologia filosofica e della precisione
tecnica con cui il Cav. s'impegn a spiegare e teoreticamente giustificare le
raffinate e complesse sue teorie, il processo del movimento amoroso com' in
come una cosa di tanto valore, che egli neppur crede di poter giungere a
comprenderne l'altezza pregiata: gli appare alta come una stella (114), ana-
loga alle sostanze separate, che l'intelletto umano non pu capire in s.
E qui comincia il rituale cortese la donna non deve concedersi subito
:
tore e la profondit del suo amore, di cui quel suo patire dovrebbe essere
sicura testimonianza; e alfine, soddisfatta, si muove a piet per lui: gli dirige
uno sguardo che fa parere lo piacere certo onde l'amatore si riconforta, per-:
l'avranno a lor tempo recitato solo che nella Bibbia rimane in ombra (ma
:
il Cav. ne fa cenno) il momento in cui Adamo si accorse che Eva non era
poi quel che sembrava.
14
LA CANZONE D'AMORE DEL CAVALCANTI
che amore non mas un [s] frane [s] voleri). N amore giudica secondo ra-
gione, che anche per i provenzali Y intenzione per ragione vale, come afferma
a un di presso Giraut de Calanson :
mente non solo iresponsi degli italiani in materia amorosa, ma anche quelli
15
GUIDO FAVATI
Ma aver detto questo non ancora aver detto tutto, che finora non si
cando come egli, sue teorie amorose, non fosse insensibile alle
per esporre le
quel rituale amoroso che ancor serpeggia, come sotterraneo alimento, nella
sua canzone, non pi visto da lui come un atteggiamento pi o meno ispi-
rato alle convenienze "sociali per cui la donna deve lasciarsi alquanto sospi-
rare prima di concedersi, e l'amarore deve sottostare ad un pi o meno dove-
roso modo non pi riguardato, insomma, come una commediola
di agire;
che' i due (l'amante e l'amata) recitano con pi o meno convinzione
attori
o scaltrezza e distacco; non pi veduto, dunque, come un atteggiamento
volontario di due uomini, ma come la necessaria manifestazione, la fenome-
nologia, il dispiegarsi, il divenire di un terzo personaggio, che ambedue li
sovrasta, che anzi loro vero Essere in quanto amanti, e di cui i loro sen-
il
altro non , per il Nostro, se non la stessa vita fenomenologica dell'Amore, cio
il modo come Amore si articola e si dispiega. Esso , anzi, l'Amore stesso : cos
come tutti i modi dell'Essere sono sostanzialmente l'Essere stesso, nel quale si
sequente, da meritarsi che si cessi ormai di ripetere (come molti invece ancor
fanno) che essa infarcita di contraddizioni e di oscurit. E saremo paghi se ci
sar riuscito dimostrare come, ad uno studio attento e documentato, sia ormai
possibile sostenere la estrema chiarezza di ognuna delle proposizioni che Guido
enuncia, e la coerenza di ognuna in relazione alle altre (118).
Guido Fa vati
16
LA CANZONE D'AMORE DEL CAVALCANTI
(1) Per i pi recenti risultati dello studio l'episodio con intenzione allusiva della can-
genealogico dei codici, v. Mario Casella, zone cavalcantiana. Del resto, ogni volta
La Canzone d'Amore di Guido Cavalcanti. che Dante introdusse nel suo poema voci
in Studi di filologia italiana, Bullettaio non toscane, lo fece con fini allusivi; e qui
dell'Accademia della Crusca , voi. VII, potrebbe aver fatto lo stesso. Cfr. Heinrich
1942, pp. 95-160. Kuen, Dante in Reimnot? in Germanish-
Romanish Monatsschrift , XXVIII, Heidel-
(2) Cfr. per es. rimari figura sol e segno- berg 1940, pp. 305-314, e la recensione che
ria (anzich en), in: Voi che per li occhi, ne fece Silvio Pellegrini negli Annali
v. 7; i maggiore e in minor mezzo si pone della Scuola Normale Superiore di Pisa ,
(anzich in maggiore), in : Da
pi a uno, Serie II, voi. XI, 1942, pp. 63-65.
v. 2; e altrove fenomeni analoghi.
(10) Intellectus possibilis secundum suam
(3) Carlo Calcaterra, Donna mi pre- naturam est in potentia ad species intelligi-
ga di Guido Cavalcanti, in Nuove inda- bilesactu, unde comparatur ad eas sicut
gini, Bologna, Libreria Minerva, 1946, pp. diafanum ad lurcm. S. Tommaso, Summa
63-104. contro Gentiles, II, LXXVI, (Divi Thomae
Aquinatis, Summae contra Gentiles libri
(4) Bruno Nardi, L'averroismo del pri- quattuor, cura et studio P. A. Uccelli Pre-
mo amico di Dante, in Studi danteschi
sbyteri Bergomatis, apud Migne editorem,
XXV, Sansoni, Firenze, 1940, pp. 43-79. Lutetiae, 1863) e passim.
(5) Bruno Nardi, Filosofia dell'amore nei (11) Il presente testo differisce da quello
rimatori del 200 in: Dante e la cultura me- del Casella nei seguenti punti : v. 1 io vv.
dievale, Bari, Laterza, 1941. 3-4 amore. S 7 canoscenza; 8 che, senza
naturai dimostramento, 10 creare, 11 po-
(6) Cesare De Lollis, Poesie proven-
tenza: 13 amare, 17 diafan... scuritate, 18
zali sulla genesi d'amore, Roma, Libreria di
vene, 24 pesanza, 26 perpetuale 27 diletto,
scienze e lettere, 1927.
ma considerarla, 30 perfezione - che se po-
Il sonetto si pu leggere nell'edizione
ne tale - 33-34 vale. Discerne 3 7-38 via.
(7)
del Rivalta o in quella del Cecchi. Ma Non 40 pu... vita 41 volere 42 simil...
come mai il Cav. dice Donna me prega oblia. 44 torna; 46 riso e pianto 48 sog-
tichiche esso diretto ad un Guido, che d' 60 selvaggie 64-65 cade. E 66 meno
potrebbe pur essere il Nostro. che 69 ogni fraude, dico degno 72 ti 75
altre tu
(8) Tanto definitiva, che Dante stesso,
quando nel Purg. (XVII, 91-139 e soprat- (12) accidente= id quod accidit: ci che
tutto XVIII, 12-75) teorizz della natura non intrinsecamente proprio di un sogget-
to, ma sua condizione accessoria. Chia-
d'amore, si rifece in sostanza alla posizione
cavalcantiana. Analogamente descrisse in miamo accidente ci che non sempre n
modo cavalcantiano gli effetti d'amore il per lo pi (Aristotele, Metaf. VI, II, 7,
Boccaccio nel proemio del Decameron; n a cura di Armando Carlini, Bari, Laterza,
del resto ne fu immune il Petrarca, bench 1927). Cfr. Amore non per s s come su-
a proposito di lui converrebbe fare ben pi stanzia, ma ano accidente in sustanzia.
lungo discorso. (Dante, V. N., XXV).
Da un punto di vist<fc, morale, poi, si chia-
(9) Tale voce emiliana lome ricorre an- ma accidente ci che preterintenzionale
che in Dante, nel X deYInf., ed , insieme (cfr. Dante, Convivio, III, XII, 3 non :
al famoso sipa, l'unica voce emiliana che ri- dell'intenzione della cagione, ma acciden-
corra nella D. C. Ora, sia perch quella vo- tale effetto); e qui dovr intendersi anche
ce fa rima con come e nome proprio come che l'amore non concepito come sentimen-
nella canzone cavalcantiana (di cui ricorre to volontario, ma come
preterintenzionale :
l, inoltre, demora), e anche perch il di- col che il Cav. mostra di riappigliarsi alla
scorso in cui quelle voci ricorrono posto concezione cortigianesco-madrigalesca della
da Dante in bocca a Cavalcante Cavalcanti, ineluttabilit e preterintenzionalit dell'a-
si emessa dagli studiosi la verisimile ipo- more. Cfr. Dante, Inf. V, 103: Amor ...a
tesi che Dante tali voci abbia introdotte nel- nullo amato amar perdona.
17
GUIDO FAI' ATI
(13) fero tormentoso, crudele . Cfr. spirito destare, cio fa s che nella mente
Cav. questo tormento disperato e fero
:
si desti uno spirito .
:
Per il ragionamento
che strugg 'e f
dole e 'ncende e amareggia. cavalcatiano, si legga poi in S. Tommaso:
{La forte e nova, w. 13-14). Il Calcaterra Omne quod habet
inest alicui accidentaliter,
cita Ovidio Me quidem ferus est.
: causam quare insit, cum
praeter essen- sit
liam eius cui inest. (S.c.G., I, XXIII). E qui
(14) e bench, sebbene . Cfr. Dan- appunto il Cav. ricerca quella causa, che
te, Inf. XIII, 37: Uomini fummo, e or siam identificher poi nella veduta forma.
fatti sterpi.
(22) sua vertute e sua potenza : seguiamo
(15) altero. L'alterigia effetto della no- l'esegesi caselliana; ma non sfugga che i
bilt. Cfr. tant' d'altero e nobile paraggio
:
due termini di virtus e potentia sono nella
{L'Intelligenza, st. XIV, v. 9). filosofia scolastica in certo modo contrappo-
sti la virtus indica la perfezione in atto; la
:
temporaneo di Guido, nel suo Scriptum su- cosa si dice in se stessa considerata . (Ari-
per cantilena Guidonis de C aliale antibus la stotele, Metaf. VII, V, 1).
cui trascrizione dal Chigiano L V 1 76 ab-
biamo in corso di stampa, parafrasa per due (24) movimento = alterazione . Cfr.
volte con auditorem. Dino del Garb ; move = altera
ve, documentare . Per il valore modale di dovrebbe spiegare il derivare del primo dal
voler, che indica la spontaneit dell'azione, secondo)... Captus amore suis nititur alium
cfr. Casella, cit. p. 126 e, prima di lui, attrahere blandimentis totisque nisibus in-
Barbi, V.N. stat duo diversa quodam incorporali vinculo
corda unire vel unita semper coniuncta ser-
(21) fa creare: crea e genera (Dino vare. {Trattato d'Amore, a cura di Salva-
del Garbo, comm. cit. nella volgarizzazio- tore Battaglia, ed. Perrella, Napoli, 1948,
ne del Mangiatroie, recata dal Cicciapor- pag. 8).
ci, Firenze, 1813). Assegno a creare, in
questo costrutto, il valore riflessivo che han- (26) parsa, questa quistione, in corri-
no verbi analoghi in cosiffatti costrutti. spondenza con la domanda dell'ORLANDi :
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LA CANZOXE D'AMORE DEI, CAVALCANTI
24) che la memoria avesse sede nel capo : tu, nome amor, guerra de fatto ove si
de :
II, LX), che, seguendo Aristotele, s'identi- sotto i sensi (in questo caso, l'udito), e per-
dice anch'egli che, secondo i medici, avreb- in Convivio, III, IX, 6, il trattato di Ari-
be sede in media cellula capitis. (S.c.G. II, stotele De sensu et sensibilibus, ne traduce
LX). Si noti peraltro che il Cav. non dice il titolo con Del senso e del sensato. (Cal-
:
amore procede dal ritornare continuamente reso anche in latino da alcuni traduttori con
con la memoria sul ricordo della donna: De sensu et sensato per esempio, dal tradut-
:
amor est passio quaedam innata procedens tore antico di tutto Aristotele con le anno-
ex visione immoderata cogitatione for-
et
tazioni di Averro, nell'opera Aristotelis
:
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GUIDO FAVAT1
tuale, se vero che nomina sunt consequen- rabo Algazael/ a cui tutti gli scolastici si rial-
tia rerum. (V.N., XIII, 4). lacciano, dice che una virt conservativa
di quelle intenzioni che sono espresse dall'e-
(33) costome =
modo abituale di espli- stimativa, e perci il ricettacolo delle in-
carsi, manifestarsi, di agire
di gentile : tenzioni stesse), viene elaborata fino a dive-
nelle anime gentili, brutale nelle brutali ecc. nire un concreto phantasma (Intellectu pas-
Cfr. Aristotele, Eth. Nic, II, V, 2 abiti : sivo... simul cum virtute ymaginativa et
infine chiamo quelli secondo i quali ci com- memorativa praeparantur phantasmata, ut
portiamo bene o male rispetto agli affetti: recipiant actionem intellectus agentis, a quo
per es., se violentemente o debolmente ri- fiunt intelligibilia actu. S.c.C, II, LV) In-
spetto all'ira, ci comportiamo male; se mi- somma, il phantasma viene elaborato per
suratamente, bene. opera della virtus cogitativa nel suo com-
plesso (Virtus cogitativa habet ordinem ad
(34) de cor: perch nel cuore, appunto, intellectum possibilem ... per suum aduni,
risiede la potenza concupiscibile. Cfr. S. quo praeparantur phantasmata. S.c.C, II,
Tommaso: Prima immutatio appetitus ab LXXIII). Il phantasma della cosa veduta,
appetibili vocatur amor, qui nihil aliv.d est cos elaborato, prende loco nell'intelletto pos-
quam complacenta appetibilis: et ex hac sibile (che sta al phantasma come la materia
complacentia sequitur motus in appetbile, alla forma). E lo stesso dice Aristotele
qui est desiderium (Summa Theoi, I, II, (specialm. in De Anima, II, III, 3),nonch
26-3). Ora, la vis motiva, da cui appunto Averro commentandolo.
procede quel motus in appetibile citato, S.. Ma, perch si abbia la piena intellezione
Tommaso afferma altrove che est principali- della veduta, interviene un'illumina-
cosa
ter in corde per qitod anima in totum cor- zione da parte dell'intelletto agente, che
pus motum et alias hvivsmodi operationes rende il phantasma, elaborato in species in-
diffundit, (S.c.C, II, LXII). E Aristotele : telligibilis (Phantasmata illuminantur ab in-
appetitus et omnis virtus sensitiva habet esse tellectu agente et iterum per virtutem intel-
in corde {De animalium motione, X). lectus agentis ab eis species intelligibiles ab-
strahuntur, S. Theol. I, q. 75 a 1), una spe-
(35) forma. Qui si espone in generale la cies intellecta actu. (Intellectus agens est
teoria dell'amore, che ancora non investe il qui facit species, a sensibilibus acceptas, esse
problema amata sia piuttosto una
se la cosa intelligibiles. S.c.C, II, XCVI). E cos si
donna o conforme a quanto far an-
altro, conclude il processo conoscitivo a propo-
:
che Dante in Purg., XVIII, 15 sgg. La for- sito dei fattori che permettono il quale, bi-
ma (o species) visibilis di una cosa la sua sogna tener conto dal fatto che i tre intel-
figura, che ne permette l'apprendimento da letti, passivo, possibile, attivo, non sono che
parte del conoscente. Cfr. S. Tommaso, la ipostatizzazione dei tre momenti dell'uni-
S.c.G., II, LV-LXV, ove i due termini di co atto dell'effettivo intelligere.
forma e species sono spesso adoperati indif- Vedremo nel seguito di questo commento
ferentemente l'uno per l'altro. Della forma che il Cav. non accompagner la forma fino
il conoscente si forma una int enfio (cfr. v. 33 allo stadio di species intellecta actu, ma ne-
intenzione; v. 21 s'intende) o rappresen- gher anzi che di essa l'amatore raggiunga
tazione (Per hoc enim quod species intel- mai la piena conoscenza; ma tanto era ne-
ligibilis, quae est forma intellectus, et intel- cessario dire per chiarire qual il processo
legendi principium, est similitudo rei exte- della conoscenza secondo gli scolastici, onde
rioris, sequitur quod intellectus intentionem capir meglio il Cavalcanti, che alle loro
formet illius rei similem. S.c.C, I, LIV) la concezioni si rifa.
quale si dispone nell'intelletto passivo, dove, C' da aggiungere, per concludere, che la
attraverso l'immaginazione (la quale la species intellecta actu non difforme dalla
vis che se extendit ad omnia quae vires sen- cosa veduta, dalla res, di cui si percepita
suum cognoscunt, et plura, S.c.C, I, LXV, la forma, perch tutto il processo conosci-
in quanto la facolt di ritenere, riprodur- tivo avvenuto per similitudo, per simiglian-
re e combinare variamente le immagini o za (v. 28), secondo quanto detto in S.
intenzioni; e Averro pi precisamente, nel Theol. I, 5, 4: cognitio fit per assimilatio-
commento al De Anima di Aristotele, dice nem; similitudo autem respicit formam. S.
di essa che est aliqua ratio, et actus eius nihil Tommaso segue Aristotele, De An., Ili,
estahud quam ponere intentionem formae I, 1 erit dispositio eius (cio della potentia
:
20
LA CAXZOXE D'AMORE DEL CAVALCANTI
(36) s'intende. E il verbo di cui sostan- movere [cio affinch abbiano la possanza di
tivo intendo, che equivale, come si detto, movere] intellectum possibilem. S.c.C, II,
a rappresentazione . (Il Trattato di ben LIX. Cfr. anche Averro : quemadmodum
che puoi leggere in Le rime di Gui-
servire, : lux facit colorem in potentia esse in actu,
do Cavalcanti a cura di Ercole Rivalta, ita quod possit movere diaphanum, ita in-
1902, e di cui faremo ancor cenno, ha il tellectus agens facit intentiones in potentia
verbo imaginare, son XIV). E l'atto del for- intellectas in actu. De An., Ili, I, 5).
marsi, della cosa, unaintentio, necessario Qui invece il Cav. afferma che la forma
(Intellectus... intelligit rem ut separatam a non possanza sull'intelletto possibile, e
conditionibus materialibus, sine quibus in quindi non potr mai venir conosciuta. Per-
rerum natura non existit; et hoc non posset ch? Evidentemente perch non interviene
esse nisi intellectus sibi intentionem prae- l'atto illuminante dell'intelletto agente. Ed
dictam formaret. S.c.C, I, LIV). anche Averro, nel commentare il cap. De
intellectu agente del libro III del trattato
(37) dimoranza: cio, permane in esso, De anima di Aristotele, dice Quemadmo- :
come pura e semplice intenzione della spe- dum visus (= la vista) non movetur a colo-
cies visibilis.E infatti, che della veduta for- ribus nisi quando fuerit in actu, quod non
ma non raggiunga mai, da parte di chi
si
complebitur nisi luce praesente, cum ipsa
se ne innamora, un grado di piena conosci-
sit extrahens eos a potentia in actum, ita
bilit, il Cav. afferma non pure ai w. 27-28
etiam intentiones imaginatae non movent
e al v. 65, ma anche in altre composizioni,
intellectum materialem (= intelletto possi-
e principalmente in Chi questa che ven;
bile) nisi quando fuerint intellecta in actu :
di acquistar forma (Arist., De An. I, I, 3). in termini non filosofici, ma lirici, il Cav.
Dunque, l'intelletto possibile fa da materia cos prospetta in Veggio negli occhi (w.
alleforme intenzionali che su di esso s'im- 5-12) le varie fasi attraverso le quali quel-
primono. la forma dell'immaginazione si produce :
II, XL); e ci avviene, come s' detto, per La salute tua apparita . Ma, se vero
opera di una illuminazione da parte dell'in- che essa non deriva dalle qualit sensibili
telletto agente (phantasmata per lumen in- dell'individuo che ci sta dinanzi, anche
tellectus agentis fiunt intelligibili a ut possint da concludere che di essa l'intelletto non
21
GUIDO FAVATI
pu formarsi un phantasma adeguato: che bili : le cose sublimi o che tali appaiono :
Tatto dell' intelligere non si esercita che sui come la Filosofia, come la Donna (e chi
dati dell'esperienza: anima rationalis indi- pensi alla riduzione dantesca Beatrice =
get considerare intentiones quae sunt in vir- Filosofia capir come il Cav. ponga qui
tute imaginativa, sicut sensus indiget inspi- in posizione tanto alta la forma della don-
cere sensibilia. Sed tamen videtur quod for- na). Peraltro, a far assegnare a quelle cose
mae rerum extrinsecarum movent hanc vir- una natura sublime e inattingibile contri-
tutem (Averro, De An., Ili, I, 3). Ora, di buisce anche lo scarso grado di conoscibilit
questa forma che si presenta con carattere che se ne pu avere il quale, per quel che
:
tervento) perch di quella forma l'intelletto dam operationis perfectio; ... nostrum intel-
non riesce a formarsi un phantasma adegua- ligere propter suam perfectionem est de-
to. (Va da s che ci che il Cav. qui afferma lectabile. (S.c.G., I, XC). E Averro In- :
pare debba piuttosto riferirsi alla virtude, telligere est valde voluptuosum (In Luigi :
cio al valore intrinseco, che non all'appa- Valli, II linguaggio segreto d Dante e dei
renza fisica della forma: a quella virtude di fedeli d'Amore , Biblioteca di Filosofia e
cui Dante dice che, in quella bellissima di scienza, Roma, 1923, p. 84). Se dunque qui
cui l'intelletto s'innamora, cio nella Filo- non c' diletto, vuol dire che non si rag-
sofia, Dio ne infonde di cos alta, che giunta la perfectio dell''intelligere il che il :
oltra la capacitade de la nostra natura. Cav. dice non pur qui, ma anche, come
Conv. Ili, XIII). abbiam visto, in Chi questa che ven, w.
Una cosa analoga dal Nostro affermata, 12-14 e anche in Io non pensava, vv. 17-18
bench in termini non filosofici, ma lirici, (mente di quaggi no la sostene s che la
in Chi questa che ven anche l si afferma
:
veggia lo 'ntelletto nostro) e in Posso de li
che la donna si vede (ogni om la mira), ben- occhi miei, vv. 16-17 (e non si p di lei giu-
ch, per il carattere sovrumano dell'appari- dicar fore
altro che dir: Questo novo
zione, l'intelletto non sia poi capace di com- splendore ). E infatti, perfectio intellectus
prenderla (Non fu s alta gi la mente no- possibilis dependet a phantasmatibus, quae
stra e non si pose in noi tanta salute movent ntellectum possbilem (S.c.G., II,
che in pria ne poss'aver om conoscenza). LX); ma della veduta forma, abbiamo visto,
Nota che il Nardi, a questo punto, assegna non si forma un phantasma adeguato: essa
come soggetto ad non gi forma, ma po- non possanza sull'intelletto possibile, il
sanza (che cos egli legge); e interpreta con- quale non pu cos raggiungere la sua per-
seguentemente per v' ma interpreta-
: fectio; ed perci logico che la veduta for-
zione fondata su una lezione errata. ma non comporti diletto non viene mai, :
22
i
LA CASZOXE D'AMORE DEL CAVALCANTI
et comprehendit, quia perfecte ipsom co- za di una res che (come qui la donna) ap-
gnoscit. (S.c.C, Ili,LV). Ci sarebbe quindi pare inattingibile, non lo afferma solo il
da concludere, contro tutto quello che ab- Cav. ma, ancora una volta, Dante: Suo es-
biamo finora asserito, che il Cav. pone la sere (i. e. della Filosofia) piace tanto a chi
forma come effettivamente conosciuta. Ci liele d (cio Dio) ... che in lei la sua vir-
sovviene per l'aiuto, oltrech dello stesso tude infonde sempre, oltre la capacitade
S. Tommaso, che altrove adopera il termine de la nostra natura, la quale la fa bella
di consideratici in un senso meno rigoroso, e Onde, avvegna che a
virtuosa. l'abito di
anche di Dante (Conv. Ili, XII, 13), dove quella per alquanti si vegna, non vi si viene
egli, parlando della Filosofia (cio, come ab- s per alcuno, che propriamente abito dire si
biamo visto, della bellissima di cui l'intel- possa; per che 7 primo studio per lo quale
letto s'innamora) dice che solo Dio pu l'abito si genera, non puote quella perfetta-
comprenderla nella sua interezza e perfe- mente acquistare. (Conv. II, XIII). In altro
zione, mentre ne le altre intelligenze per luogo, poi, parlando di cose pur certissime,
modo minore, quasi druda, de la quale nullo come Dio e la eternitate e la prima mate-
amadore prende compiuta Cav. di-
gioia (il ria, che certissimamente si veggono, dice pe-
ce diletto), ma nel suo aspetto (il Cav. ha raltro che quello che sono, intender noi non
consideranza) contenta la sua vaghezza. Per potemo, [e nullo], se non co[me] sognando,
consideranza dovremo perci intendere l'e- si pu appressare alla sua conoscenza, e
quivalente del dantesco aspetto, o, come non altrimenti (ibi, III, XV, 4).
abbiamo parafrasato, contemplazione. Del
resto, gi Temistio, filosofo noto del IV A compimento del commento della pre-
sec. d. C, che Averro cita nel commento sente strofa, giova qui soffermarsi sulle po-
al III, III, 4 del De Anima, ci avverte che sizioni raggiunte. Prima di tutto, vien qui
il considerare opera propria dell'intelletto a cadere un luogo topico dei commentatori,
passivo - possibile, non dell'intelletto agen- dal Pasqualigo in poi, i quali, appuntandosi
te, la cui opera consiste nel dar forma, sul contrasto fra diletto e consideranza, e in-
universale, a ci che si comprende formare :
terpretando l'uno come piacere sensibile e
per intellectum et consyderare sunt diversa, l'altro come mistica contemplazione, ne in-
ita quod intus corrumperetur aliquod aliud, ducono che il Cav. parli qui dell'amor puro
41, 42, 43, l'intelletto dell'amante non rie- sia contrario alla filosofia cui
si ispira il Ca-
sce mai a raggiungere della forma una com- valcanti. Non ma, come abbiamo ve-
solo;
piuta conoscenza. E ci pare opportuno ci- duto, l'impossibilit di una simiglianza
tare, a conferma di ci, un altro passo di causa di non-conoscenza, e non gi effetto
S. Tommaso: L'anima stessa forma in s di conoscenza.
la similitudine delle cose in quanto che il Ebens vero che quei commentatori ap-
lume agente rende intelligi-
dell'intelletto puntano qui la loro attenzione sul processo
bili in atto le forme astratte dai sensibili di astrazione cui la veduta forma sottoposta
affinch possano essere ricevute dall'intel- durante il processo della conoscenza per in-
letto possibile (De mente, a. 6, in S. Tom- : durne poi che la donna divenuta angelica,
maso d'AQUiNO, // problema della cono- s' tutta idealizzata; ma anche ci proviene
scenza, traduz. e comm. di Giuseppe Ma- da scarsa dimestichezza con la filosofia: che
rino, Torino, Paravia, 1951). il processo di astrazione dalle qualit sen-
Che non si possa raggiungere la conoscen- bili avviene sempre, qualunque sia la cosa
23
GUIDO FAVATI
che si conosca (Arist., De An., Ili, VI, 2 : propriamente perfezione la virtus intel-
lapis enim non est in anima, sed species lectiva, come
ricava dal seguente passo
si
lapidis; e S. Thom
res exterior intellecta
: di S. Tommaso: Si ... anima intellectiva,
a nobis in nostro non existit se-
intellectu sensitiva et nutritiva sunt diversae virtutes
cundum propriam naturam, sed oportet quod aut formae in nobis, ea quae secundum has
species sit in intellectu nostro...; intellectus formas nobis conveniunt, de invicem prae-
intelligit rem
separatam a conditionibus
ut dicantur per accidens. Sed secundum ani-
materialibus. S.c.G., I, LUI) n si deve : mam intellectivam dicimur homines, secun-
perci credere che si angelicizzi. dum sensitivam ammalia, secundum nutri-
Inoltre, quei commentatori, e gli altri, tivam viventia. Erit igitur haec praedicatio
sbagliano quando parlano di conoscenza del- per accidens: homo est animai, vel animai
la forma perfettamente raggiunta dall'intel- est vivum. Est autem per se (cio irrelata)
letto : di essa, come abbiamo visto, la cono- talis praedicatio. Il Nardi {L'averroismo
scenza non si raggiunge mai. ecc.), traducendo perfezione che sente con
perfezione del corpo , commenta giusta-
(46) Non conclude, cio, un modo di es- mente L'amore dunque, per il Cav.,
:
che effettivamente nella traduzione del De l'uomo, ed esattamente come la virtus della
Anima dall'arabo, come nel commento di sua corporeit). Ma prosegue Se l'anima
:
Averro, reso costantemente con la parola sensitiva perfezione dell'uomo, vuol dire
perfectio, mentre nelle due versioni dal gre- che perfezione non l'intelletto, che resta
co tradotto con actus. E perfectio, actus e una sostanza separata, e ... che, unendosi al-
forma sono, nel linguaggio filosofico del M. l'anima vegetativo-sensitiva, come insegnava
E., termini perfettamente equivalenti . Sigieri, forma con questa un'anima compo-
(Nardi, L'averroismo ecc.). E anche S. Tom- sta . E qui ci pare che il Nardi voglia ve-
maso adopera quei termini in senso affine dere nel Cav. pi di quello che c', sosti-
{forma autem omnis tam propria quam com- tuendo alla locuzione perfezione del cor-
munis, secundum quod est perfectio quae- po l'altra di perfezione dell'uomo , che
dam... S.c.G. , I, LIV, e passim.; e meglio ben diversa dalla prima; e del resto, se
ci si osserva nelle due traduzioni dj^Ari- vero che Averro asserisce che intellectus
stotele citat, De Anima, II, II, 13, nel- materialis est prima perfectio hominis, ag-
l'una delle quali detto forma est endele- giunge per, proseguendo, che intellectus
cheia e nell'altra forma est actus): e si noti speculativus est postrema (scil. perfectio) :
che perfectio anche equivalente a virtus. col che Averro stesso riconosce che la vera
Perfezione, dunque, indicher la traduzione perfezione dell'uomo quella razionale. {De
sul piano dell'atto di tutto ci che era con- An. Ili, I, 5). Pi esplicito era stato Aristo-
tenuto nella potenza e che in tal modo si tele anima [materialis] est perfectio prima
:
attua come forma: e perfezione che sente corporis naturalis organici (ibi). In realt,
sar la risoluzione in atto, la forma, di tutto non della perfezione dell'uomo si tratta qui,
ci che vi nell'uomo di sensoriale, cio la ma della perfezione, appunto, del corpo in
forma o virtus o anima sensitiva. E in essa quanto sede della facolt appetitiva ( per-
appunto ha sede l'amore in quanto un fezione della facolt appetitiva potremmo
motus in appetibile. Ma cfr. nota seg. dirla, meglio, col Casella); in quanto, cio,
principio del movimento dell'appetito sen-
(48) perfezione razionale. Le virtutes o sitivo, come anche S. Tommaso la riteneva
formae dell'uomo sono tre: in quanto esso (Cfr. Casella, cit. p. 139, nota).
un vivente, dotato di virtus nutritiva; in E bens vero, peraltro, che il Cav. insi-
quanto animale, di virtus sensitiva; in ste energicamente sul fatto che amore pro-
quanto uomo, di virtus intellectiva. Ora, cede dalla virt sensitiva e non da quella
ognuna di queste virtutes (o, come si vedr, razionale; ma adoperare questa constatazio-
animae), una vera e propria perfezione ne per affermare come fa il Nardi che que-
solo se considerata per se, irrelatamente al- sta psicologia perfettamente averroistica
le altre; ma del completo esser dell'uomo arbitrario : non diceva anche S. Tommaso
24
LA CANZONE D'AMORE DEI. CAVALCANTI
che amor est quaedam complacentia appe- che piace) verace tragge intenzione , e
tibilis? Equella complacentia appeti-
se dentro voi la spiega
s che l'anima ad
bilis, non pu aver sede che nell'anima sen- essa volger face. Insomma: ncll'emettere i
sitiva, cio, proprio, nel]a perfezione che suoi giudizi sullaforma Amore non agisc-
sente. Che c' di averroistico in tutto que- con calma meditazione, ma si ferma sull'im-
sto? Piuttosto, giovava soffermarsi pi a lun- mediata apparenza della forma stessa se <
go sul valore della distinzione che il Cav. in- la propone come fine da raggiungere impul-
troduce, e su cui insiste, fra perfezione che sivamente, prima cio di averla vagliata :
sente e perfezione razionale. Egli non nega come oggetto immediato di desiderio.
che la perfezione razionale sia la vera per-
fezione dell'uomo: nega solo che da essa (52) vizio difetto di perfectio ; e se
proceda l'amore. Anzi, introdotta la distin- vero che amare ante habere est imperfec-
zione, fa di pi poich per perfezione tutti
:
tum, post habere perfeclum (S.c.G., II,
avrebbero inteso quella razionale, vuol chia- XXV), se ne deduce che la sovrabbondanza
di quell'Amare in quanto desiderio intensis-
rire che non si tratta della perfezione in sen-
so assoluto, ma di quella relativa alla cor-
simo che tende, ma non ancora lo raggiunge,
all'oggetto del suo affetto, determina, in
poreit, che, presa per se, cio irrelatamen-
te, se pone (cio si conviene , si ricono-
quanto imperfectum, uno stato di squilibrio
nelle virt umane: pone in difetto (cfr. fa
sce ) essere virt col che, mi pare, limita
:
(51) intenzione. La
intentio non solo la egli ad ammettere, sia pure per ipotesi fitti-
rappresentazione intuitiva della cosa nella zia, che quella perfezione apparente potreb-
sua apparenza immediata, ma anche la be poi insultare inesistente. N solo qui, ma
rappresentazione del fine da raggiungere, anche in Purg., XVIII e segnatamente ai
del progetto da attuare; non avviene soltan- vv. 34-39, cui si deve far seguire la chiosa
to su un piano teoretico, ma anche in vista dei vv. 65-66, afferma che la nostra appren-
eliun'azione pratica. (In illud enim tendit in- siva pu vigliare e buoni e rei amori. E
o quod appreher.ditur ut finis. S.c.C, nel Trattato di ben servire , cit. si legge :
25
ClDO FAVATl
(53) Di sua potenza segue spesso morte. naturale. Cfr. Tommaseo - Bellini
(58)
una delle iperboli care agli stilnovisti, ma e Vocabolario degli Accademici della Cru-
non a loro soli; si legga per es. amor
: est ... sca, sotto naturale .
dubium vite, come asserisce Cecco d'Asco-
dell'amore che sorge in chi nato quando quanto che. Cfr. Di te me dole, di
(59)
li
Marte in casa di Venere (cit. da Nardi. me guata quanto
che me ne fiede mia
L'averroismo ecc. da G. Boffito, // com- :
donna 'n traverso, in Certo non de lo 'n-
mento di Cecco d'Ascoli all' Ale abizio, Fi- telletto accolto, di Guido.
renze, Olscki, 1905, pp. 34-35); e vedi poi
(60) per sorte. A lettera: dal caso, il
Dino Del Garbo: veggiamo i corpi di co-
amore cos fervente, e non quale costituito dall'aver veduto la donna
loro, ne' quali
e dal conseguente innamoramento. E la ca-
conseguitano, e non adempiono il loro desi-
sualit di tale inizio dell'amore bene c-
derio, e inaridirsi, e finalmente
disseccarsi
consumarsi e morirsi. Ci sar da aggiungere, spressa da Guido delle Colonne in: Amor,
che lungiamente, w. 59-60 Gli ochi al core
:
peraltro, che qui il Cav. intende la morte
dell'anima. Infatti amore si oppone all'eser-
sono gli messagi de' lor cominciamenti
cizio della virt, che la regolatrice della
per ventura..
vita sia corporea sia spirituale dell'uomo.
Nota comunque la contrapposizione esi-
stente fra vert e sorte sorte ci che
Ma cfr. n. 56.
: la
per antonomasia non si pu regolare razio-
(54) forte assegniamo alla parola la pie-
:
nalmente; la virt invece il dominio ra-
nezza del suo significato. zionale di s. Ora, poich l'amore ostacola
della virt, pone l'uomo in balia
l'esercizio
Mentre nella strofa prece-
(55) impedita. della cio di una forza irrazionale
sorte,
dente V impedimentum costituito dall'amor quale appunto l'amore. Per quanto poi ri-
lussurioso era riguardato nei suoi effetti su guarda il disvalore che l'etica medievale as-
quella parte dove sta memora, ora riguar- segnava alla sorte, si leggano i seguenti versi
dato negli effetti che produce sulla vertt. di Rustico di Filippo, dove ventura indica
ci che per eccellenza privo di valore Fa-
Virtus in hoc consistit, quod
:
vert
(56) :
26
LA CALZONE D'AMORE DEL CAVALCANTI
siderio della cosa amata: e desiderium est essere assegnato ad una di queste due zone
inclinatio voluntatis in aliquod bonum con- di significati. Anzi, lo Pseudo-Colonna qui
sequendum (S.c.C, III XXVI). bene intende: L'amore detto accidente,
imperoch novamente viene nell'Anima, e ...
Cfr. Guinizelli (A cor gen-
(68) torna. non ha via determinata, n certo modo nel
til, 33): Gentil per schiatta torno. Ca-
v. venire, che viene di subbito, e viene per
sella: torna
factus est. modo e per via inconsiderata , in // Can- :
fine. Intenderemo: distoglie dal suo og- stares into empty space . Il Nardi legge :
le . S'intende, nobile di spirito. Questa con- guenti di Dante l'anima folle, che al suo
:
cezione aristocratica dell'amore non con- mal s'ingegna, com'ella (cio, l'immagine
traddice al v. 42 purch si fugga il danno della cosa amata) bella e ria
cos di-
:
che dall'amore deriva in quanto, se non sor- pinge, e forma la sua pena; poi la ri-
vegliato, produce la distruzione di ogni ener- guarda, e quando ella (cio, l'anima dell'a-
gia morale dell'uomo, l'amore pu (anzi matore) ben piena
del gran disio che
deve) essere coltivato. Di pi il ritrarsene : de li occhi si tira,
incontro a s s'adira,
per eccessiva paura dei suoi effetti ingenera ch' fatto il foco ond'ella trista incende,
vilt : che danno da evitarsi quanto l'al- (Amor, da che conven, w. 19-24). Dunque
tro. Cfr. pi avanti parag. X e n. 110. Vira che sorge nell'amatore dovuta al fatto
27
GUIDO FAVAI!
che egli non sa ormai pi liberarsi dall'in- non sa quanto frequenti fossero i nessi nei
cendio che pur egli stesso ha provocato in codici? Si tratta solo di vedere fino a che
s con la immoderata cogitazione . Il Ca- punto sia legittimo risolverli o mantenerli;
sella parla invece di irritata malinco- e qui Cap e BG ci autorizzano a risolvere
nia di un'anima la quale si sente esiliata questo.
nell'imperfetto, mentre anela alla pienezza
della sua spiritualit originaria. Aristote-
(84) De simil. Il Cav. vuol dire che la
noi pu hom che no! pruoua. da ritenersi Amore, w. 12-H) cio: Se la sua soffe-
errata (anche perch con la lez. dei codici renza giova all'amatore, se l'amatore sop-
di Y concorda quella dei codici di K) la le- porta pene... .
zione di X, che reca in ambedue i suoi pi
tragge complessione si origina,
(85)
autorevoli rappresentanti imaginar noi po-
t om che lo proua lezione ch' invece se-
:
:
gioco
de locho altro che quello ch'ai
in corrispondenza amorosa. Cfr. Cino da Pi-
stoia Sta nel piacer de la mia donna amo-
:
cor piace e a bella. {Ai, bona donna, st. III).
re, e Dante: Amor... mi prese del costui
(83) n cert' mente gran saver n poco. piacer (Inf. V). N manca S. Tommaso:
E la stessa situazione di cui si accora Ru- Ipsum appetibile dat appetitili quidem pri-
stico di Filippo: Amor, merz, ch'io non mo quondam coaptaptionem ad ipsum, quac
so ch'io mi jr.ccia {Madonna, quando eo voi, est quaedam compiacenza appetibilis, ex qua
v. 14). sequitur motus ad appetibile {S. Theol., I, II,
Casella
Il legge
n certamente ecc. e
:
26 2 e 3 e passim).
intende N si rigiri per trovare a ci un
:
qualche ristoro, n certamente una saggezza (83) ginto = raggiunto, colpito . Cfr.
n poca n grande . Ancora una volta, pe- Ser Marino Ceccoli : perch tu m'i con
tua soletta gionto. {Signore, io so remaso,
r, mi pare che la spiegazione giusta di que-
v. 12).
sto verso ce la dia Dante Quale argomen-
:
28
LA CANZONE D'AMORE DEL CAVALCANTI
(91) punto. Cio, colpito dal dardo co- (98) Acuto saggio di ragionamento per
stituito dallo sguardo che fa parere lo pia- assurdo. Che l'amorederiva dalla veduta
cere certo. forma il Cav. aveva detto al v. 21.
Il Cav. adopera altrove que-
(99) colore.
(92) merto. L'amore nobilita; e chi giun-
sta parola per indicare un certo grado di
ge a percepire uno sguardo di compiacenza
rappresentabilit. Cfr. Non la sua beltade
negli occhi della donna rimeritato e no-
bilitato (e con ci riscattato) del suo lungo
conosciuta
da gente vile, che lo suo co-
patire, e pertanto la sperata ricompensa si
lore - chiama intelletto di troppo valore.
(Posso de li occhi miei, vv. 8-10). E anche
fa certezza.
pi chiaramente Lagrime scendon de la
:
(96) forma. la forma di cui al v. 21. non possibile instaurare alcun rappor-
to di conoscibilit (colore) perch perfino
(97) non si vede. A si vede si dovr asse-
(compriso) il grado pi elementare di cono-
gnare, piuttosto che senso fisico, senso spiri-
noscenza (bianco) impossibile sussista
tuale (si vede = si comprende ). Il verso
(cade) .
ha pertanto questo significato del resto, :
chi ben comprende, neppure la forma si at- (100) essere. Cfr. S. Tommaso, S. Theol.
tingeva nella sua conoscibilit . Cfr. V non I, 54, 1 esse est actualitas substantiae, vel
:
29
GUIDO FAVATl
e non si tratta
snoranza.
more non si pu vedere
corporalemente,
manti ne sono di s folle
E Giacomino Pugliese aveva
sapere
che credono ch'Amore sia niente.
(114)
chiamato la donna Isplendiente stella.
gi
(105) mercede. Il senso che assegniamo (115) Anche qui sar da notare la con-
a questa voce anche in Dante, Par., XXI, cordanza esistente col Trattato di ben ser-
52-53: Ed incominciai: La mia mercede
io
non mi fa degno della tua risposta :
vire, che peraltro sviluppa questo motivo in
senso pi rigorosamente cavalcantiano
:
dica insieme l'argomento e il modo come vedere, nasc'indi amor, ched segnore
trattato. Corrisponde alla ragione del v. 3.
altero,
nel cor ch' detto ch' gentil va-
lore, (son. XIV).
(107) ch'anno intendimento. Sono i cono-
scenti del v. 5. Per il significato cfr. Per :
Abbiamo seguito la lezione del De
(116)
gli intendenti giudicato fu ch'egli errasse, Lollis, cit.
ecc. (Filippo Villani, Cronica, in: Palma-
rocchi, / cronisti del 200 e del 300, Bolo- (117) Il Calcaterra, cit., individua in-
gna, Rizzoli, 1936 p. 351). vece un centro lirico della canzone nel fatto
che essa sia diretta a una Donna. Le sue
(108) Si riaffaccia il motivo aristocratico pagine rimangono a tutt'oggi il pi serio
(aristocrazia non di nascita, ma di spirito; tentativo di cogliere una luce di poesia in
diremmo, d'intelligenza) altre volte notato. Donna me prega.
Per il significato di talento cfr. n. 19.
(118) Mi sia lecito, a conclusione di que-
(109) Bruno Nardi, Di un nuovo com- sto studio, ringraziare pubblicamente la fa-
mento alla Canzone del Cavalcanti sull'a- miglia dei conti Martelli, che mi ha con-
more, in Cultura neolatina , VI - VII, cesso di esaminare direttamente il codice
1946-47, pp. 123-135. Si pu per onesta- prezioso che abbiamo indicato con la sigla
mente dire che tracce di agostinismo nella convenzionale Mart, di sua propriet, e il
canzone ci sono; solo c' da domandarsi se prof. Luigi Ferrarino pel cui interessamento
non vi siano confluite attraverso gli scola- mi stato possibile procurarmi una ripro-
stici. E, del resto, altrove il Casella dichiara duzione fotografica del codice Par2 .
30
LA CANZONE D'AMORE DEL CAVALCANTI
BIBLIOGRAFIA
Bruno Nardi, Filosofia dell'Amore nei rimatori del 200 in: Dante e la cultura me-
dievale, Laterza, Bari, 1941. (Anche qui, bench siano notevolissimi i contributi culturali
che il N. porta allo studio delle concezioni amorose dei nostri primi poeti, si insiste sul-
l'averroismo cavalcantiano).
Piero Bigongiari, Studi, Vallecchi, Firenze, 1942. (Di questo studio da tener di
conto l'esigenza fondamentale che lo informa riguardo al problema delle ricerche espres-
sive del Cav., bench il linguaggio adottato da B. sia quasi sempre assolutamente incom-
prensibile).
Ezra Pound, Guido Cavalcanti, Rime, edizione rappezzata fra le rovine, Marzano,
Genova, anno IX (Inutile agli effetti degli studi ma presenta un certo interesse per
;
braio 1946. (Il S. sostiene, per la Canzone d'amore, la stessa tesi del Nardi; ma affaccia
di suo qualche buona esigenza intorno all'interpretazione della generale poetica cavalcan-
tiana, bench svolga tale argomento per cenni e non esaurientemente).
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GUIDO FAVATI
Bruno Nardi, Di un nuovo commento alla Canzone del Cavalcanti sull'amore, in:
Cultura neolatina, VI e VII, 1946-47, pp. 123-135. (Analizza lo studio del Casella,
cit., facendo alcune osservazioni giuste bench assai crude, e
ribadisce la propria interpre-
tazione. Non riconosce per i meriti della ricostruzione critica del testo). Tanto questo
articolo quanto l'altro (L'averroismo ecc.) sono ora stati inclusi nella nuova ediz. di Dante
e la cult. med. Bari, 1949.
Bologna, Libreria Minerva, 1946, pp. 63-104. (Presenta innovazioni notevoli rispetto alle
interpretazioni sia del Nardi sia del Casella; ma non risolve sempre alcuni problemi di
capitale importanza, per non essersi il C. preoccupato di ricostruire criticamente il testo
della canzone cosicch ne rimane impedito nella sua indagine. Inoltre, non si sganciato
:
dalla interpretazione nardiana della seconda stanza, e riferisce anch'egli all'intelletto pos-
sibile ci che detto nei w. 24-28. Ma ha l'indiscutibile merito di essersi in gran parte
liberato da una interpretazione rigidamente averroista e di aver ricollegato il pensiero caval-
cantiano ad una pi ampia posizione neo-aristotelica o scolastica).
Mario Marti, Arte e poesia nelle rime di Guido Cavalcanti, in Convivium 1949,
pp. 178-195. (Accurato articolo nel quale il M. individua con finezza quale sia il tono
poetico del Cav. e distingue ci che nella sua produzione liricamente valido da ci che
scuola e tradizione).
Guido Favati, Sul testo di Donna me prega in Cultura Neolatina , anno VIII,
1948, fase. III.
J. E. Shaw, Guido Cavalcanti' s theory of love :the Canzone d'amore and other related
problems, University of Toronto Press, Toronto, 1949. (Su quest'opera in preparazione uno
studio del Casella; per ora stata recensita in Italica , cit. giugno 1950; vedr anche la
luce una recensione da noi curata).
Nazionale dei Lincei , rendiconti della classe di scienze morali, storiche e filologiche,
serie Vili, voi. V, 1950, pp. 530-532. Maria Corti, Dualismo e immaginazione visiva di
Guido Cavalcanti in Convivium, Torino, num. 5, pp. 641-666 e Luzi, Sulla poesia di
Guido Cavalcanti in L'inferno e il Limbo , Marzocco, Firenze, 1949, pp. 45-52.
Enzo Robaud, Guido Cavalcanti, Editoriale Fonte Gaia, Siena, 1951 (Ha una abbon-
dante, per qualche verso superflua anche perch non ragionata, bibliografia l'unica cosa
:
Otto Bird, The canzone d'amore of Cavalcanti according to the commentar)' of Dino
Del Garbo. Text and Commentar)), in: Mediaeval Studies , Toronto, Canada, voli. II e
III, 1940 e 1941. (Contiene la riproduzione del teto del Del Garbo, ma con vari errori.
Di quel testo abbiamo pronta una trascrizione noi).
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