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Testing CDRP

Domande : Prefazioni

1) Qual è lo scopo generale della CDRP (?)


2) Qual è lo “stato attuale” della metafisica (?)
3) Qual è la strategia che mette in atto Kant per capire se la metafisica può diventare una scienza (?)
4) Quali sono gli esiti della CDRP (?)
5) In che senso Kant parla di metafisica come disposizione naturale (?)
6) Che cos’è e perché Kant parla di tribunale della ragione (?)
7) In che senso il Criticismo è un terzo approccio rispetto al dogmatismo e allo scetticismo (?)
8) Che utilità ha la limitazione delle nostre conoscenze possibili (?)

Risposte:

1) Lo scopo generale della CDRP è mostrare se e in che misura la metafisica è possibile come scienza
per porre fine una volta per tutte alla guerra continua tra sistemi metafisici che dialogano come
muri tra loro.
8) La limitazione delle nostre conoscenze possibili, che è ciò a cui giunge la CDRP, ha una doppia
utilità. Da un lato ha un’utilità negativa nella misura in cui per l’appunto limita il dominio di oggetti
di cui noi possiamo avere conoscenza agli oggetti come fenomeni, ossia agli oggetti in quanto
esperiti da noi secondo le forme pure del nostro intelletto; dall’altro ha un’utilità positiva nella
misura in cui questa limitazione fa sì che noi non possiamo avere nessun tipo di conoscenza sugli
oggetti in quanto cose in sé e di conseguenza lascia spazio alla possibilità che questi siano
totalmente diversi da come noi li conosciamo. Emblematico è il caso della libertà che ci mostra in
che senso si parla di utilità positiva della Critica: E’ assodato che per il modo in cui noi vediamo le
cose, esse sono immerse in una rete causale che non ammette eccezioni, tuttavia questo vale
soltanto per gli oggetti in quanto esperiti da noi e non anche per gli oggetti in quanto cose in sé. La
conseguenza diretta di questo ragionamento è che la libertà è quantomeno possibile e per Kant è
su questa possibilità che si fonda la morale.
3) La strategia che Kant mette in campo per capire se la metafisica può diventare una scienza
possiamo dire che è riassumibile e semplificabile in un concetto, l’imitazione. Quello che Kant fa è
guardare alle scienze affermate, ovvero la fisica e la matematica, per capire come affermate lo
siano diventate e tentare di far compiere lo stesso passo decisivo dalla non-scienza alla scienza
anche alla metafisica. In particolare, la fisica e la matematica sono scienze nella misura in cui c’è un
dialogo aperto tra gli studiosi e le scoperte di uno devono essere tenute in considerazione da tutti
gli altri fino a quando non vengono confutate secondo dei principi comuni a tutti. Tuttavia non sono
sempre state scienze ma lo sono diventate e, dice Kant, grazie ad un processo molto preciso che
metaforicamente si può intendere come “rivoluzione copernicana”. In entrambi casi ad un certo
punto è successo che non bisognava studiare gli oggetti cercando di adeguarsi ad essi ma occorreva
farlo producendoli. Nel caso della matematica, questo si traduce con la scoperta per cui i triangoli,
per esempio, non dovessero essere studiati in quanto concetti o oggetti presenti fuori di noi, ma al
contrario in quanto oggetti prodotti da noi; nel caso della fisica, fondamentale è stata la scoperta
del ruolo attivo che deve avere chi studia il mondo esterno, ossia non bisogna studiare la natura
limitandosi ad osservarla ma occorre interrogarla per trarne le informazioni che noi vogliamo da
essa, quindi, ancora una volta, la conoscenza non ci arriva da fuori ma siamo noi a produrla.
A questo punto Kant prova l’unica strada secondo lui possibile per far della metafisica una scienza,
la strada della rivoluzione copernicana.
Kant sostiene che siccome fino ad adesso non si sono fatti passi avanti e si è cercato di adeguare il
proprio intelletto agli oggetti per averne conoscenza, occorre cambiare il paradigma e invertire i
ruoli, cioè ipotizzare che siano gli oggetti a doversi adeguare al nostro intelletto e non viceversa.
2) Kant definisce lo “stato attuale” della metafisica come una situazione di brancolamento
inconcludente in cui i protagonisti procedono senza un’adeguata indagine preliminare che gli
permetta di delineare un preciso campo d’azione e scontrandosi continuamente senza mai
giungere a nessun compromesso.
6) Kant parla di tribunale della ragione per esemplificare il modo in cui la Critica adempie ad uno dei
suoi compiti, che consiste nel sancire un limite alla nostra conoscenza possibile. Per far questo la
ragione deve sottoporsi ad un’autoanalisi e questa analisi è immaginabile come un tribunale in cui
la ragione è sia giudice, perché è lei che stabilisce ciò che può conoscere e cosa no, che imputato,
perché è lei stessa ad essere sottoposta a giudizio. Analisi delle facoltà conoscitive
4) Gli esiti della CDRP, per come sono illustrati nella Prefazione, sono principalmente tre e li possiamo
distinguere tra esiti positivi ed esiti negativi. Gli esiti positivi sono: uno, garantisce la validità delle
leggi universali; due, spiega come è possibile avere conoscenze a priori. L’esito negativo è uno ma
ha il peso di mille: conosciamo le cose per come appaiono e non per come sono in sé e di
conseguenza non possiamo conoscere in nessun modo i principali oggetti d’indagine della
metafisica, Dio, l’anima e il cosmo.
7) Il criticismo è un terzo approccio al dogmatismo e allo scetticismo nella misura in cui queste ultime
due sono in sostanza entrambi approcci dogmatici, mentre il criticismo no. In particolare, i
dogmatici sono tali perché basano tutta la loro conoscenza su delle conoscenze a priori delle quali
non forniscono nessuna giustificazione; gli scettici sono anch’essi dogmatici perché sostengono
fermamente che nessuna delle conoscenze a priori che pretendono di avere i dogmatici sia
possibile, tuttavia questo non lo giustificano. Il Criticismo si allontana da questi due, approcci
apparentemente molto diversi ma ad uno sguardo più attento decisamente simili, nella misura in
cui quello che si propone di fare è un’indagine preliminare all’indagine metafisica che mostri se e in
che modo siano possibili le conoscenze a priori, delimitando così i confini della conoscenza possibile
e educando la ragione di ognuno.
5) Kant parla di metafisica come disposizione naturale per spiegarci che nella ragione è radicata la
tendenza ad andare oltre alle sue stesse possibilità, cioè la nostra ragione (e quindi noi) tende
naturalmente a farsi delle domande a cui non può dare una risposta. Uno dei compiti della Critica è
proprio quello di spiegare perché questo avviene.
Domande : Introduzione

1) Che differenza c’è tra le conoscenze a priori e le conoscenze empiriche (?)


2) Che differenza c’è tra giudizi analitici e giudizi sintetici (?)
3) Cosa sono i giudizi sintetici a priori (?)
4) Perché stabilire la possibilità dei giudizi sintetici a priori è fondamentale per la metafisica (?)
5) Che cos’è la CDRP (?)
6) Che cos’è la filosofia trascendentale (?)
7) Che relazione sussiste tra CDRP e filosofia trascendentale (?)
8) Che cosa sono i giudizi sintetici a priori

Risposte:

4) Stabilire la possibilità di giudizi sintetici a priori per la metafisica è fondamentale dato che le sue
presunte conoscenze sono sintetiche a priori e quindi si fondano su giudizi sintetici a priori. Quindi,
se i giudizi sintetici a priori sono possibili, la metafisica è possibile; se i giudizi sintetici a priori non
sono possibili, la metafisica è impossibile.
7) La CDRP è la scienza o indagine della ragion pura, il cui scopo è stabilire la possibilità della
metafisica in generale. La Filosofia trascendentale è una parte della metafisica i cui oggetti di
indagine sono i concetti puri dell’intelletto. La CDRP fornisce un fondamento alla filosofia
trascendentale, tuttavia non si limita a questo ma garantendo la possibilità della metafisica e quindi
della filosofia trascendentale, ottiene gran parte delle conoscenze della filosofia trascendentale.
Insomma, la Critica e la filosofia trascendentale sono due discipline diverse nella misura in cui
partono da domande diverse, cioè il loro scopo è diverso, ma, in quanto a conoscenze, sono
parzialmente sovrapponibili.
2) I giudizi analitici sono giudizi in cui il predicato è contenuto nel soggetto, quindi non occorre un
terzo elemento per inferire il concetto del predicato dal concetto del soggetto, per esempio “tutti i
corpi sono estesi” è un giudizio analitico nella misura in cui il concetto di estensione è contenuto
nel concetto di corpo. I giudizi sintetici sono giudizi in cui il predicato non è contenuto nel soggetto,
quindi occorre un terzo elemento per inferire il concetto del predicato dal concetto del soggetto,
per esempio “Tutti i corpi sono pesanti” è un giudizio sintetico perché il concetto di pesantezza non
è contenuto nel concetto di corpo.
1) Le conoscenze empiriche sono le conoscenze la cui validità dipende dall’esperienza. Le conoscenze
a priori sono le conoscenze la cui validità è indipendente dall’esperienza. Tuttavia, per non
confonderle, occorre specificare che ci sono diverse tipologie di conoscenze a priori: pure, se
contengono almeno un elemento empirico o impure, se non contengono nessun elemento
empirico; relative, se sono derivate dall’esperienza pur essendone indipendenti o assolute, se non
vengono derivate dall’esperienza e quindi ne sono completamente indipendenti.
5) La CDRP è la scienza o indagine della ragion pura, che è la ragione che contiene i concetti puri su cui
si basa l’esperienza. Il suo scopo è spiegare come sono possibili i concetti puri sui quali si fonda la
nostra conoscenza. Di conseguenza è un’indagine preliminare alla metafisica, nel senso che
spiegando il funzionamento della ragion pura, stabilisce dei limiti alla conoscenza che devono
essere tenuti in considerazione dalla metafisica.
6) La filosofia trascendentale è una parte della metafisica i cui oggetti di indagine sono esclusivamente
i concetti puri dell’intelletto.
8) I giudizi sintetici possono essere a posteriori possono essere sia a priori che a posteriori. La
differenza si fonda sulla differente natura del terzo elemento che occorre per poter dedurre il
predicato dal soggetto. Nel caso dei giudizi sintetici a posteriori l’elemento di raccordo è empirico,
mentre nel caso dei giudizi sintetici a priori l’elemento di raccordo non è empirico, e allora che
cos’è (?) A questo punto della trattazione Kant si limita a dirci che non può essere empirico perché
possiede i segni distintivi delle conoscenze a priori, universalità e necessarietà, tuttavia possiamo
intuire che questo misterioso elemento ci venga fornito dalla nostra ragione pura e in particolare
dai concetti puri della ragione che si fondano sulle sue forme a priori dell’intuizione.

Domande : Estetica Trascendentale

1) Si illustri una caratterizzazione generale delle intuizioni in opposizione ai concetti.


2) Qual è la differenza tra materia e forma di un fenomeno (?)
3) Che cos’è un’esposizione metafisica e quali sono i suoi obiettivi (?) Nel caso dello spazio (?)
4) Perché la nostre rappresentazione dello spazio sono a priori (?)
5) Perché la nostra rappresentazione dello spazio è originariamente un’intuizione (?)
6) Che cos’è un’esposizione trascendentale e quali sono i suoi obiettivi (?) Nel caso dello spazio (?)
7) Qual è l’argomento del primo step dell’esposizione trascendentale (?)
8) Qual è l’argomento del secondo step dell’esposizione trascendentale (?)
9) Perché le nostre rappresentazioni dello spazio hanno validità oggettiva (?)
10) Perché le rappresentazioni dello spazio non hanno alcun significato in relazione alle cose in sé (?)
11) Che cos’è il realismo empirico (?)
12) Che cos’è l’idealismo trascendentale (?)

(2)

13) Che cos’è un’esposizione metafisica e quali sono i suoi obiettivi (?) Nel caso del tempo (?)
14) Perché la nostra rappresentazione del tempo è a priori (?)
15) Perché la nostra rappresentazione del tempo è originariamente un’intuizione (?)
16) Che cos’è un’esposizione trascendentale e quali sono i suoi obiettivi (?) Nel caso del tempo (?)
17) Perché la nostra rappresentazione del tempo ha validità oggettiva (?)
18) Perché la rappresentazione del tempo non ha alcun significato in relazione alle cose in sé (?)
19) Quali sono le conseguenze dell’idealità dello spazio e del tempo per le intuizioni (?)
20) In cosa consiste la critica di Kant a Leibniz e Wolff e come si articola (?)
21) Che differenza c’è tra parvenza e apparenza (?)
22) In che senso le rappresentazioni possono essere intese in due sensi (?)

Risposte:

8) L’argomento del secondo step dell’esposizione trascendentale dello spazio è quello che permette a
Kant di dire che l’intuizione pura dello spazio sta a fondamento non solo della geometria ma di
tutte le nostre esperienze. Dato che le conoscenze della geometria, che fondano la loro validità
sulla nostra intuizione pura dello spazio, sono valide per tutti gli oggetti dell’esperienza, segue
necessariamente che l’intuizione pura dello spazio sta a fondamento di tutte le nostre conoscenze
sul mondo esterno.
18) La rappresentazione del tempo non ha alcun significato in relazione alle cose in sé perché è a priori
e di conseguenza non può essere ricavata da qualcosa di esterno a noi. Kant sviluppa questa sua
visione del tempo in contrapposizione alla visione che di esso ne avevano Leibniz e Newton.
Secondo Leibniz il tempo sta nelle relazioni tra le sostanze e quindi dipende dalla loro esistenza;
secondo Newton il tempo è una cosa in sé che contiene tutto ciò che esiste. Kant sostiene che la
visione di Newton sia scorretta perché contraddittoria, cioè il tempo, a quanto dice Newton,
sarebbe reale ed irreale allo stesso tempo. Anche la concezione del tempo di Leibniz non funziona
nella misura in cui se il tempo stesse nelle relazioni tra le cose, ne avremmo una conoscenza a
posteriori, tuttavia ne abbiamo una conoscenza a priori. Qui si inserisce l’obiezione dell’alternativa
negletta secondo la quale l’argomento di Kant è invalido in quanto non considera la possibilità che il
tempo sia sì una forma a priori dell’intelletto, ma anche una cosa che esiste al di fuori di noi.
21) La parvenza è una pseudconoscenza su oggetti che non fanno parte dell’esperienza possibile,
mentre l’apparenza è una conoscenza vera e propria su oggetti dell’esperienza possibile.
12) L’idealismo trascendentale è la teoria kantiana secondo cui ciò che noi conosciamo non sono le
cose in sé, ma sono le cose in quanto intuite da noi e quindi plasmate e ordinate dal modo in cui il
nostro intelletto è strutturato.
5) Kant sostiene che la nostra rappresentazione dello spazio sia originariamente un’intuizione e lo
sulla base di due argomenti, ossia l’argomento della singolarità dello spazio e l’argomento
dell’infinità dello spazio.
Secondo l’argomento della singolarità, lo spazio è uno nella misura in cui ogni volta che noi ci
immaginiamo una porzione di spazio, ce la immaginiamo come una porzione di uno spazio più
grande; ora, siccome questa singolarità non può essere derivata dal concetto di spazio, è derivata
dall’intuizione dello spazio. In particolare, il fatto è che il nostro modo di rappresentare lo spazio è
diverso dal modo in cui lo rappresenta il concetto ma corrisponde modo in cui lo rappresenta
l’intuizione, questo perché i concetti e le intuizioni hanno una maniera diversa di rappresentare il
tutto o l’intero: i concetti lo rappresentano in modo mediato, tramite composizione o, in altre
parole, a partire dalle parti deducono il tutto; mentre le intuizioni in modo immediato o, in altre
parole, a partire dal tutto deducono le parti.
Secondo l’argomento dell’infinità, lo spazio è infinito dato che noi, per il fatto che ce lo
rappresentiamo singolare, ce lo rappresentiamo anche infinito e da questo consegue che dal
concetto di spazio non si può derivare l’infinità dello spazio ma per farlo occorre partire
dall’intuizione dello spazio. Questo secondo argomento rafforza il primo e funziona nello stesso
modo poiché si basa sul fatto che lo spazio, per noi, è uno.
Da questi due argomenti segue che la rappresentazione dello spazio è originariamente a priori.
14) Secondo Kant la nostra rappresentazione del tempo è a priori sulla base di due argomenti, cioè
l’argomento dell’apriorità del tempo e l’argomento della necessarietà del tempo. Secondo
l’argomento dell’apriorità del tempo, la rappresentazione del tempo dev’essere a priori dato che
ordina tutte le nostre intuizioni empiriche e per farlo non può che venir prima, cioè essere un
presupposto di esse. Secondo l’argomento della necessarietà del tempo, la rappresentazione del
tempo è necessaria nella misura in cui non possiamo prescindere dal tempo quando immaginiamo
gli oggetti e possiamo prescindere dagli oggetti quando immaginiamo il tempo. Da questi due
argomenti segue l’apriorità del tempo.
17) La nostra rappresentazione del tempo ha validità oggettiva nella misura in cui dall’intuizione del
tempo derivano tutte le nostre conoscenze sugli oggetti empirici e, per questa ragione, il concetto
di tempo è applicabile a tutti gli oggetti dell’esperienza possibile. Questo è dimostrato
nell’esposizione trascendentale del concetto di tempo. Secondo l’argomento di questa sezione,
dato che il concetto di mutamento deriva dalla nostra intuizione pura del tempo; e che dal concetto
di mutamento dipende la teoria generale del moto; e che dalla teoria generale del moto dipendono
tutte le conoscenze della fisica; segue che tutte le conoscenze della fisica dipendono dalla nostra
intuizione pura del tempo, che quindi ha una validità oggettiva e di conseguenza anche il concetto
di tempo ha una validità oggettiva in quanto deriva dall’intuizione del tempo.
1) Kant utilizza i termini “concetto” e “intuizione” in un modo tecnico e specifico. Quando scrive di
concetti, si riferisce a quelle rappresentazioni che ci permettono di pensare gli oggetti e che sono
proprie della facoltà dell’intelletto; sono delle rappresentazioni plurali e mediate. Nello scrivere di
intuizioni, si riferisce a quelle rappresentazioni che ci permettono di cogliere gli oggetti dall’esterno
e, infatti, sono proprie della facoltà della sensibilità; sono delle rappresentazioni singolari,
immediate e, per noi esseri umani, sempre sensibili.
16) Un’esposizione trascendentale è in generale la ricerca di conoscenze a priori derivanti da un
concetto chiarito in un modo particolare, quindi il suo scopo è stabilire se il concetto in questione
abbia o meno validità oggettiva, cioè se sia o meno attribuibile agli oggetti dell’esperienza possibile.
Nel caso del tempo questo si traduce nell’indagare se siano possibili delle conoscenze sintetiche a
priori fondate sul concetto di tempo che deriva dall’intuizione pura del tempo.
20) Kant critica a Leibniz e Wolff il modo di distinguere tra rappresentazioni sensibili e rappresentazioni
intellettuali. Per loro la differenza la differenza che intercorre tra le due si basa unicamente sulla
chiarezza, in particolare le rappresentazioni intellettuali sono chiare e distinte, ossia implicano la
conoscenza della struttura del concetto, mentre le rappresentazioni sensibili sono solamente
chiare, ossia implicano una conoscenza più generale del concetto. Per Kant questa distinzione è
fuorviante nella misura in cui le rappresentazioni intellettuali e quelle sensibili si differenziano in
base all’origine e al contenuto, il che rende questa distinzione completamente differente.
22) Quando Kant parla di rappresentazioni lo fa con due sensi diversi, talvolta ne parla in senso
trascendentale e talvolta in senso empirico. Una rappresentazione in senso empirico può essere
oggettiva, se vale per tutti gli esseri umani nella misura in cui hanno la ragione strutturata nello
stesso modo ed è il caso delle qualità primarie; soggettiva, se vale unicamente per un soggetto ed è
il caso delle qualità secondarie. In questo caso il riferimento è sempre all’oggetto in quanto ci è
dato nell’intuizione. Una rappresentazione in senso trascendentale può essere oggettiva, se si
riferisce all’oggetto in quanto cosa in sé che noi non possiamo conoscere; soggettiva, se si riferisce
all’oggetto in quanto ci è dato nell’esperienza secondo la forma pura della sensibilità.
2) La materia di un fenomeno è l’oggetto che ci viene dato nell’esperienza, mentre la forma è l’ordine
in base al quale quell’oggetto viene ordinato, in particolare, è costituito dalle forme pure del nostro
intelletto, lo spazio e il tempo.
7) L’argomento del primo step dell’esposizione trascendentale dello spazio ci dice che le conoscenze
della geometria dipendono dall’intuizione pura dello spazio e quindi quest’ultima ha una validità
oggettiva per quanto riguarda le conoscenze geometriche. In particolare, le dato che le conoscenze
geometriche dipendono dal concetto di spazio e che il concetto di spazio dipende dall’intuizione
dello spazio, le conoscenze geometriche dipendono dall’intuizione dello spazio, che quindi ha
validità oggettiva.
3) Un esposizione metafisica è la presentazione del contenuto di un concetto, contenuto che ci è dato
a priori. I suoi obiettivi sono mostrare che lo spazio ed il tempo sono delle rappresentazioni a priori
e originariamente intuitive.
9) La nostra rappresentazione dello spazio ha una validità oggettiva nella misura in cui dall’intuizione
dello spazio derivano tutte le nostre conoscenze sugli oggetti dell’esperienza possibile e in virtù di
questo, il concetto di spazio è applicabile a tutti gli oggetti dell’esperienza possibile. Questo è
dimostrato nell’esposizione trascendentale del concetto di tempo.
10) Le nostre rappresentazioni dello spazio non hanno alcun valore in relazione alle cose in sé perchè
se lo avessero sarebbero a posteriori, tuttavia sono a priori.
6) L’esposizione trascendentale dello spazio indaga se siano o meno possibili delle conoscenze
sintetiche a priori basate sul concetto di spazio che dipende dall’intuizione dello spazio, quindi il
suo scopo è stabilire se il concetto di spazio abbia o meno validità oggettiva.
11) Il realismo empirico è la teoria kantiana secondo cui le nostre rappresentazioni del tempo e dello
spazio possono produrre delle conoscenze vere e proprie sugli oggetti dell’esperienza possibile,
questo è reso possibile dal fatto che la struttura della nostra ragione è uguale, quindi seppur non
possiamo conoscere le cose in sé, possiamo conoscere le cose in quanto intuite da noi in un modo
oggettivo, nel senso di intersoggettivo.
19) La conseguenza dell’idealità del tempo e dello spazio per le intuizioni è che queste si possono ci
danno informazioni unicamente su come le cose ci appaiono e non sulle cose come sono in sé.
Si può dire che realismo empirico e idealismo trascendentale sono delle “teorie” (?)

Domande : Logica trascendentale

1) Illustrare la classificazione dei vari tipi di logica.


2) Dove va posizionata la LT nella classificazione dei vari tipi di logica (?)
3) Cosa contraddistingue la LT (?)
4) Quali sono i compiti della dialettica e dell’analitica trascendentale(?)
5) Qual è lo scopo dell’analitica dei concetti (?)
6) Come funziona l’argomento della deduzione metafisica (?) Come Kant stabilisce un legame tra concetti
e giudizi (?) Come Kant stabilisce un legame tra tipi fondamentali di giudizio e modi fondamentali della sintesi
dell’intuizione (?)

(2)
Che cos’è una deduzione trascendentale : (a) la questione della validità oggettiva delle categorie, (b) la differenza tra
quid iuris e quid facti; Divisione della deduzione trascendentale in due step; Il primo step : (a) l’intelletto e l’atto della
congiunzione; (b) l’unità sintetica dell’appercezione come principio della sintesi; Il secondo step : la connessione
necessaria tra sintesi di un molteplice empirico e sintesi di un molteplice puro; I limiti dell’utilizzo delle categorie
7) Che cos’è la deduzione trascendentale delle categorie, qual è il suo scopo(?)
8) Perché la deduzione trascendentale è necessaria (?)
9) Perché è difficile stabilire la validità oggettiva delle categorie (?)
10) Qual è lo scopo e come funziona l’argomento del primo step (?)
11) Qual è lo scopo e come funziona l’argomento del secondo step (?)
12) Qual è il limite per l’uso delle categorie (?)

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