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Μ Ε ΝΤΕΜ ΑL Ι Τ ΕΤ ΕΧΟΟLΙΤ

Κ. Κ. Η Ο FΒΙ Β L Ι Ο Τ Η ΕΚ
OSTERR. NATIONALBIBLIOTHEK

%38M.490
--
*//
*38..M/./30. º
z A.*

LA F A LSA'
R I P V T A TI O N E
DELLA FOR.TVNA,
F AV O L A M O RA L E
Di Gio. Battiſta Leoni.
|

RE CITATA DA GLI A CA D E M1 ci
Generofi del Seminario Tatriarcale
di Venetia.

O.

> ఖేష్లే
IN VENETIA, M D XCVI,
Appreffo Gio. Battifia Ciotti.
Al Segno della Minerua.

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»seees at CRISSI queſta
4:7:№: : Fauola avóſtrari
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«త్ట్ r è ſtata publicata
ફિૌ , con la rappreſen
ZG) i tatione, voglio
º- cheſiduulghian
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co con le ſtampe; & ſe non ſarà appro .


uata dal Mondo come poema perfet
to, mi baſta che ſia conoſciuta alme
no per otioſa fatica di virtuoſo dipor
to. Comecoſafattapervoi; ſeneſce
.‫ سدة‬:
*-
. -A
.2 de
dedicata è voi : godetein effaqdefto
publico teſtimonio dell'amor C. evi
porto, S riceuetene queſto documen
to 3 che l'operalſ virtuof:amcntc cQime,
!
verità reale abbatte in fine & fupcra la
fortuna, che èvna ſemplice & malin
tea opinione del Mondo; & con que
ſto preſuppoſito ſeguendo il voſtro
Genio, 醬 uichiamaầglihonori; &
ſecondando con gli ſtudi la felicità del
voſtro ingegno, che in coſi pochian
ni ncllebuóne lettereLatiné & Tofca
ne vi ha digià antepoſto a tutti gli al
tri della voſtra età, procurate di con
firmare quelle ſperanze che parenti
& amicihanno concette divoi. Ch'io
intanto queſto poco di vita che mia
nanza, & quanto ho potuto raccorre
& raccorrò mai dalle mie ſterili fati
che, tutto & perinuito di Natura, º
- - - per
-
‫مج‬

per obligo di volontà & di amore ſarà


voſtro: Coſi Dio vi benedica, 8 feli
citi voi per conſolarme nelle tante
perturbationidella miavitapaflata. :
-

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..(v . .. , C , ,, , , , .

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Perſone che parlano,
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‫ ق‬. ‫ب‬.
‫همه‬ - --- . - i
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‫بتجنيص‬ . ‫لهم فر هام بة‬ -Huom : ; ; ; ; ;;; ;
κε. . . . R೦ ಈ! ೫೦ º ** . . . . ‫نیم‬. )
T Arv6 EA Patria, Madre di Neandro.
1 ch. A caſa. Nodrice.
I SI CH 10 Otio. Maggiordomo.
FIM E O Fama. Coppiere.
FILOT 1 M 0 Ambitione. Segretario.
TOL MO Jºrdire. , 3. • ... • *

rizoPRAMMosnNo, curioſità 3 º
JA V LI JŻ Corte,

D V LI JA Seruità. Figliuola di Aulia.


E L'PI DI A Speranza. Nodrice di Dulia. :
«A RETE O Virtù. Maggiordomo di Aulia. §
v4 N E CH O Patienza. Segretario.
T1 c H o Fortuna. Teſoriere, º
F TOTNO Inuidia. e º
Go N G I S Mo Mormoratione. * T'aggi. º,
* , ; ºf
۴ ‫تنها به شیوه‬
& A h
a

สS$ษ
Sei re, godo, rido, e ſpirito di
il conſolatione nel uedere,
º che ognuno diuoi altri Si
===l gnorimicontemplamieſ:
famina, mi eonfidera, mimifura, mi cal
cula, mi preſuppone, mi argomenta, mi
congetrura , & non så indouinare, & non
sà apporfià conofcerchich'iö mista. Et
purèuero, che ſon conuoi à tuttel'hore,
uofco margio, uofcobeuo, conuoidor.
mo, mi riſueglio con uoi, camino, ſtò,
penſº, delibero, eſeguiſco: &inſomma
non fate, è Penſate coſa, ch'io con uoi n6
- A 4 la
|
-
-

la facci, 8 non la penſiº: pure non mito


noſcete. Obella coſa, ô bel carnouale
che faccio anch'io con queſta occaſione,
& adeſſo più che prima biſogna, che ri
dé 9on Èč¡¡co18 ¡ peiğerí dšnti;&di ro.
ໄຕລ໌rmºmaⓞllé Non mi còò[cete
da douero? Veramente direi che foſte è
ingrati, è nemici miei; & coſi potreifor
fe farui marauigliare,& arrofirs ma per
che fon ಕ್ಲಿ rider con uoi , & con
formarmi appunto con le uoſtre perſone
in tutto, 8 per tutto, dirò che uoi ſeteog
getto del mio piacere, ſi come io ſon ſpi
rito di ciaſcuna voſtra dilettatione. In sò
ima iofóno: volete cheve lo dica? Velo
dirò, mà voglio vha promeſſa di facile,be
neuola,&gîòcôda aftentione. Mel9 pro,
mettete? Hora ogn'inò tace, il che ſecon
do iLeggiſti vuol dire vna affermatiua: &
però vi dico anch'io volentieri che io ſo
no; cheio ſoniò. baſtaui queſto ? Hora
sù per non ui tenere più à bada nobilifi:
rhi Signoriio fono il Genio, auttorepiri
to, guida, moto di tutti gli affettjhumani;,
º, :‫ ن‬i
*-
**
- - - - · Sègre
- y
Segretario di tutti i uoſtri penſieri, attio
ne de tutte le voſtre attioni; & poi che vi
ho condotti ſin qui inuiſibilmente, con
intentione di paſſar queſto poco tempo
virtuoſamente con allegrezza; Viſibile -
mente voglio anco, che mi habbiate per
introduttore della Fauola, che ui s'è per
rappreſentare, la quale è honeſta, ſe
condo il Genio di queſto luogo: è mora
le ſecondo il Genio di queſti Generoſi A
cademici, che ue la recitano: è faceta ſe
condo il Genio di queſto tempo; tratta
della uerità del uiuer Cortiggiano ſecon
do il Genio dell'Auttore: contiene deco
ro, &conuenienza fecondo il Genio del
le Rappreſentationi graui: non è di mal
eſſempio, è di tirannica, è di libidinoſa
offeruatione, ma tutta modeſta, tutta eſ
ſemplare, tutta corriſpondente nelle ſue
parti conforme al Genio di queſta Sere
niſſima Republica, 8 in ſomma è compo
ſitione degna di uoi, & degna ch'io ſia ue
nuto à faruene il Prologo . Aſcoltatela
volentieri e ſtate cheti, ſe non che affè da
. . .. - galan
* . .. .

#ºlºnthuomoio che sò tuttelecofe vo:


*eviPublico runo alfaitro, &uíficcio ?
arroffire,& uergognar da douero. Ho
rabaſtaſiate buoni, & corteſi, chead§
fo fidarà principio.
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ΑΤ ΤΟ ΡR.
, scENA PRIMA
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IŠ I C H I O Otio. T O LM O Ardire,
PHILO PRAMM osi No Curiofita.
, ºr " : . . . . . : -

| - e N. ſomma biſo -
}######) gma ch'io viparli
Sº ſchiettamente, noi
altri ſeruitori ſia
3' moun mòte di ca
* naglia; doue cigui
da l'appetito à lin
terejo, la filafcia
-*
mo rapire ſenza
alcun'altro riguar
do; & quello che piu importa uiuogliamo con
durre i poueri patroni ancora. A Dio Tolmo;
· A Dio Thiloprammoſino, ſo che ui ſete accom
modato le carte in mano, ſo che hauete tirato
: , ; } - Гасана
2 т т о *-- - - - - --

i l'acqua al uoſtro molino. Il pouero Neandro


adunque ſi accaſarà pur, uoſiramercè, con Du
lia ?l'huomo nel piu fiorito nel migliore ſtato
della uita ſua ſi unirà, ſi ſottopporrà allaferui
tù?à miferia dellafita conditione; à crudeltà del
- le perfuafioni ;ôiniquitâmia, felo fop
9rtó. -

Tol. .ே ti riſenti in modo; tu brauitu ſtrepiti


di maniera, che pare appunto che ti ſia ſtatole
uato il guanciale fui primordijdelfonno. Hora
inſomma tu ſei l'Otio perſona de diretto contra
rio alla fattica, º alla ſeruitù; & però non mi
merauiglioſe in questa occaſionetutiri alla ſtaf
fa.Habbi patienza,fratello la cofa èfatta;puoš
a postatua ritirarti; ceder queſto ufficio di Magi
giordomo a qualche uno di noi, ci attenderhor
mai a ripoſare, cº a dormire, ci ſerbare queſte
tue inutili, gº infingardiſſime membra allapu
tredine, ci ai vermi. *

Iſich. ceder l'efficio di Maggiordomo?à come v'in


| gammate; à Generatione proſontuoſa, maledet
ta: parti che i galant'homini ſi ſiano dichiara
ti? queſti ſono dei tiri che hauete buſcati nella
conuerſatione di Madamma Aulia qui vicina,
è vero? Hora non ui riuſcirà al ſicuro, ne ch'io
laſci questo carico,ne forſe che Neadro ſi accaſi
con Dulia, Perche ſon ben certo, che come io ne
ragioni con la Madre di Neandro,ò con la No
drice
- т R r м о. 7

drice tutte queſte uosire prattiche riuſciranno
unfuoco dipaglia;cº all'hora uederemo doue et
come s'habbino a conſeruare queste membra ;
membra che ſono al diſpetto voſtro il ſoſtenta
mento della perpetuità di queſta caſa, origine,
della pace, i fondamento della quiete uniuer
fa
Filop. Iſichiomio ſi dice communemente che ciaſcu
no s'inganna nel proprio intereſſo; & però non
mimerauiglio fetuprorompi cof indiferetamē
te nell'ascuſar noi, º nel lodare te ſteſſo;ſiamo
feruitori, come feitu, affettionati, Ó partiali
del patrone non meno dite, ſenza dubbio piu
ſolleciti,º più vtili di te: con ragione,º cd eſſi
ſtente uerità di honoreuolezza, º di beneficio
habbiamo negociato,et concluſo queſta vnione:
Neandro ui acconſente, º come egli ne ſia riſo
luto; vogliano è nò,biſognerà che la Madre, 6
la Nodrice ſi acquetino ancora; & mi credio,
che poco potrano queſte tue confuſe appunto, et
ſonnachioſe querele, o perſuaſioni: ricordati
di gratia,che l'huomo è nato per dominare a tut
te le coſe create; il qual dominio non ſi può ot
tenere ſenza la uirtù, la quale conſiſte ueramen
teneloperare; e che più queſte operationi,
queſte neceſſarie fatiche, queſte uigilie, º que
sti ſtenti ſono nemici tuoi, dimodo che in cau
- ſa propria ti douerebbe bastare di eſſer parte,
----
---
º - 6°
* . .. * レイ* 7 7 6・
& non giudico, ci contentarti, poiche d noi e
toccato, e per ſorte, per natura di eſſer piu
attiui di te, che noi poteſſimo operare,º ſcruire
al patrone meglio per auentura che non fai tu,
neti paia poco che ti ſi conceda in queſta muta
tione di coſe di potertene ſtare, come ſei ſtato
: ſempre à ſedere,& aripoſare. - ".

Iſich. Fedendo, Eripoſandaſ benio, Gloſapete .


- noi ancora, ſe lo volete confeſsare, che l'animo Թ
i fa prudente, º ſe la prudenza è uirtù non ſo,
come ella conſista, ſecondo il nostro preallegato
cicalamento nella operatione, e ſe queſto è ue
ro potendo ſtarla uirtù per mezo mio con l'hua
mo ſenza gli stenti, e le fatiche ſcoperti nemi
ci miei,cometeneteuoi non ſo qual ragione uo
gliatebaueruoi ſopra di me,º publicarui però
coſi facciatamente perſeruitori piu utili di me,
bauendo negotiato,e concluſo quello, che effet
tuandoſi ſarà infine il diſordine, e la rouina
dell'infelice patrone, 6 della caſa ſua. - -

Tol Poterdelcielo, º tu ſei Logico, tufai argomenti


informa come ſtiuali di vacchetta. ſareſte uoi
per ſorte Dottore caro Ataefiro Baralipton *
Iſich. Io ſon Dottore; non ſon Dottore, ci fonquel
che mi piace: & alla fine conoſcerà il Mondo
che io ſon migliore ſeruitore di te.
Tol. O Dottrina Geroglifica sella c'è,che non lo cre
-
do:ò ignoranza craſſa, ridicola, ாது Ꮯö☾
>
от R 1 м о. 8
a che pur la ueggio, e tu ſolenniſſimo buffalone ar
diſci ancora di gloriartene. - }
Ifich. Buon per te cicalone inſolente chio non ſoglio
p natura laſciarmi troppo dominar dalla collo
- ra,che t'inſegnarei affè, qualfoſſe l'ignoranza,
, , à la dottrina mia: 2% seldiauolo ti conduceua à
parlarmi diquestamaniera in camera,doue ha
ueſi potuto almeno con un capezzale ſcuoterti
: i ſillogiſmi del capo, ti hauerei mostrato forſe
i come ſi debbe trattarli pari miei, gi ti faceuo
. . ஆfrutti appito di queſta mia otioſa bu
falaggine. - - - -

· Filop, Daldif,orfoamicheuele adonque fibada.pdf.


ſare ai menar delle mani ? uergognateui in uo
fira mal'hora ?Ifichioritorna in cafa,cºfa hor
mai, º di quello che piu ti piace, che ſeltuopa
rere ſarà migliore del noſtro, noi sacquetaremo,
cr ben prefioleito del negotio decidera que
» fia controuerfia: «#tuTolmo fermati digra
a tia, poiche il contendercon coſtui non ſerue, ne
ſarà uero mai che tu,cº ia,l'Ardire, é la Cu
rioſità, poſſiama conuenire con l'Otio. . ..
Jjich. Hora # pure indegni feruitoriditätopatro
ne,che s'io non credeſſi di uederui fare un capitò
bolo fuori di queſta caſa, mi contentarei in uece
dell'Otio,ch'io ſono,di diuenir un horologio che
non ripoſa mai, ne di dentro, ne difuori, ne di
giornone di notte.
º º . Tol.
, 4 т т то
Tol. o và, che non poſſi mai più tornare manigoldo,
Cimicione, comiſſario appunto delle correggie R
& de rutti. ** a lºt
Filop. Hora laſciamo che coſtui ſe ne uada, ci atten
diam noi à cafi nofiri,Ớ al feruitio del Patro
ne, il quale è digià coſi ben diſpoſto, che poco,ò
nulla mi credio che ſiano per potere è le perſua
- -
ſioni di lui, è l'autorità della ſteſſa Madre. N5
perdiamo tempo, andiamo a fermar l'ordine con

Aulia,gi con la figlia, accioche quanto prima
ſi poſſa uenire alla concluſione, º all'effetto del
negotio.
rol indiamo, chal diſpetto கிர். Arciafina si,
haueremo pur hoggi queſta allegrezza di ueder
il noſtro caro patrone fuori di coteſto nido ma
terno,º della custodia di due femine inſenſate,
che non ardiſcono ſi puo dire di lafiarlo nſcire
all'aria, temendo che la nebbia,olSole non 影
guasti la pelle deluolto. Et ecco apunto ch'egli è
calato nel cortile co'l coppiere,cº col Segretaria
e deue uoler uſcire in strada. *-
Filop. Auuianci adunque che non ci uegga qui: cre
t
dendoci egli di gia in caſa di Aulia. º
• *

… , - º º • * , . .

º -

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º
º, º."
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. . . e- . . . . . ." *. . .
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scENA sEcoN D A
NË AN DR O Huomo. FIM E O Fama.
FI LOT IM O Ambitione.
-

i 2$ 1 già mi credio,che i due camerie


* ri mieihaueranno portata l'in
))) tiera riſolutione del negotio ad
è4; Aulia, etapulia ſi che potre
- mo boggi far queſto deſiderato
paſſaggio, uſcire una uolta di queſta neghitto
ſa preſcrittione, che a dirui il uero parmi di eſſer
in una carcere appunto;ueggo ſempre le medeſi
me mura,fempre odole medefimeuoci, & fot
topofo, có obligato ad una uile obedienza del
la Madre, º della Nodrice non poſſo uſar di
quella generoſa libertà in che ſon nato, ne uede
re diſtintamente una uolta quel Mondo, che pur
e fatto per me, che pur è poſſeſſione dell'huomo.
Fim. Signore è tempo hormai per dire il uero, che tu
vegga, o che tu proui ſenſibilmète quello,ch'io
di giorno, in giorno ti uado ſomminiſtrando del
lo stato del mondo, 3 delli accidenti che occor
rono in eſſo; i quali guſtati, º goduti da te piu
ueramente,ſon ſicuro, che oltra la conſolatione
che ti apporteranno,ti faranno tutta uia più ca
ro il feruitio mio.Tercbe io,che la Fama fono,
fuori di coteſte mura fuori di coteſto ſe ಕೀ। nobi
В lé,
- -

ᏗᏃ Ꭲ" T 0
le, ma però anguſto palazzo potrò da douero,
feruirtialla grande, ó, poichetifono Coppiere
imbeuerti appunto degli autiſi,ct delle occorra
ze grandi, che ſono le uere,ſaporite, nutriti
uebeuande de pari tuoi, º che con la loro nobi
le uarietà dilettano, ſeruono principalmente
allauita, º alla conſeruatione de Prencipi.
Filot. Etaggiongaſi a questo Signor mio, l'acquiſto
v che ſiamo perfare;etio che pur,tua mercè,ſon
ſegretario tuo, ſo di poterlo affermare, ſi come
louegga,ci lo conoſco certiſſimo. Perche queſta
.Aulia à queſta corte che uogliamo dire,colmex
zo dellafigliuola Dulia, ch'è la Seruità,cimet
terà al poſſeſſo ſicuramente delle grandezze,cº
delle dignità temporali, le quali ſono la partico
lardote di eſſa ſeruitù per inuestitura, che ne le
da la Corte ſua Madre: & tu Signore portan
doti ſeca della maniera che ſaprai fare con ſolle
. citudine, e con aſſidua prontezza acquiſtando
tene,anzi conſeruandoti l'amor ſuo, ſon più che
certo che li cauerai di mano molto più di quel
lo,ch'ella ti promette. In che io che ſono l'Am
bitione per l'officio chet'è piacciuto di darmi ſo
di poterſeruirti uiè più fruttuoſamente aſſai,
che non ho fatto ſin'hora,che habbiamo uerſa
to ſolamente intorno a negoti domeſtici, ci ad
eſerciti di lettere, º di studi.
Wean. Dall'uno, º dall'altro di uoi in particolare
Jpero,
- P R + M 9. IO

ſpero, º aſpetto ſenza dubbio un computiſſimo


feruitto,ci purtroppo conoſco che l'opera uo
ſtra in questa caſa di mia Madre non può riu
ſtirme ſe non diminuta,gi defettiua; et che apr
punto quaſi piante nobili in arido terreno ſete
aeceſſitati a patire con eſſo me, et conſumare po
so men0, the inutilměte il tempa et la uita uo
ſtra; ſpero medeſimamète che la dote che mi uiº
promeſſa delle grandezze temporali ſarà tale
che potrà rendermi intieramente felice in 燃
Stauita,6 però cariſſimi miei, poichehabbia.
mo fatto queſta riſolutione con tanta uerità di
vaggioni, attendiamo anco con ogni noſtro ſpiri
to alla concluſione per poter di mano in mane
conſeguire quei frutti, che hahbiamo diſcorſo,
et che ci ſi preparano da caſi opportuna unione,
Etpoiche di già i Camerieri hauerāno fatto l'of
ficio commeſſo loro con Aulia,ci cò Dulia, nor
rei che uoi uein andaſte atrouar la Virtù,ch'è il
Maggiordomo di Aulia chiamato Areteo, 3°
che gli diceste, che douendo io congiungermi hog
i con Dulia,gi uenire in tutto,ci pertutto ad
habitarſeca, ho deliberato di uenirmene più
che poſſofcarico di famiglia, bafiandomi di dui
Camerieri & di uoi altri dui per i miei biſogni
ordinari;& che nelreſto uoglio in tutto, º per
tutto depender;& laſciarmi guidar da loro; &
in particolar ch'io deſidero l'opera, ci il೫
- B 2 -

l
/
লন্জ

-- 2 T T 0
di eſſo Areteo uolendo io confidare in lui aſſolu
tamente tutte le coſe mie.
Filot. Il penſiero è molto à propoſito, perche uera
mente con queſta ſpetiedi humiltà ſi moſtrarà
una libera confidenza ſenza oſtentatione; gº
ſenza boria, che ſi farà grato, º amabile, º
ſpecialmente con l'aiuto di queſto Areteo huo
mo molto diſcreto, º che può,2% vale aſſai.
Fim. Non è dubbio, che con coſi fatto ingreſſo dimo
: , & di circoſpettionepoſſiamo creder di
douer portarſi ſicuramente molto innanzi. Ma
oltre ad Areteo direi Signor mio, ſe coſi ti pare
che ſi faceſſemoto anco a Ticho che è Teſoriere
maggiore di Aulia, quello che communemente
ſi chiama la Fortuna per mostrare ſeco qualche
confidenza in queſto principio, maſſimamen
te che egli è perſona molto principale, e che
per l'officio di Teſoriere forſe,hauendo tu ad ha
uer la dote, che ti ſi promette, biſognarà paſ
ſargli per le mani. -

Nean. Il ricordo Fimeo è prudentiſſimo, ma biſogna


che tu ſappi che questo Ticho, queſta Fortuna
non è molto amica della Virtù,ò di Areteo,che
uogliamo dire, ci però d ragione di digni
tà di officio eſſendo Areteo Maggiordomo,
ei perſona ſenza comparatione molto più
ſhonorata di coſtui, io ſon di parere che per
hora ſi accoſtiamo aſſolutamente con lui, ſi
-- - perche
-u --- - -

? Κ. Ι Μ ο. 1f
perche coſi ſi conuiene, come anco per non
ingeloſirlo in queſti principi: perche veden
doci egli mostrar pari confidenza col E
mulo ſuo, hauerebbe giuſta raggione di ombreg
giare,cº dinò procedere poi 鷺 cã quelf?ruo
v re, & con quel l'af fett o,ch e far à qua ndo aperta
mente moſtriamo di voler depèder da lui. Il che
però intendo bene che ſifaccia deſtramente ci ,
che ſenza moſtrar diſprezzarla Fortuna,confi
diamo intieramente nella Virtù. º

Filot. Neandro Signor mio per ragione del ſeruitio


mio di Segretario & per quel reuerente deſide
rio,che ho di ogni perfetta tua conſolatione, di
rò anch'io.peròfottopponendomi fempre atutto .
quello che commanderai, che eſſendo in mano
appunto di queſti dui,di Ticho,et di Areteogrà
parte, anzi la dote intiera di Dulia, poiche uera,
mente pare che la Virtù,cº la Fortuna ſiano i s...i
Rettori, 6 i tutori della Seruitù corteggiana;
io crederei che foſſe bene di tenerſi vgualmente
amici l'vmo,&- l'altro.TPerche.
Nean. Fermati Filotimo non paſſarpiu oltre; biſo
gna che tu ſappi che non ſipuo, 6 non s'è potu,
to mai fermare uera,º ſtabile amicitia con la
Fortuna,ò con questo Ticho che ſi chiami per
che egli è di natura incoſtite,capriccioſo,uiolen
to,indifereto fallace, c in sóma ha piu del paz.
zo, che di qllo che ſi couerebbe in qſto carico che
- В 3 egli

3. * u r t o º
egli tiene di teſoriere; & per tantojè non è da.
ſprezzarlo come io non udglio, non è però da
confîdarſi coſi liberamente in lui, & maſſima
mente come ho detto in questa competenza d'e-
mulatione che è tra lui, º Areteo perſona all'e.
incontro tutta ſauia, tutta prudente, manie
roſa, ſopratutto fedele, 3 amica ; il fauor
del quale farà femprefènza comparatione, o**
più ſicuro,º piu bonoreuole. Auuiateui adohº
gue inſieme parritrouarlo, º fate ſecolufficio
b ಇಸಿಂಜಿeit೮೫೦೫: perchejero be
೫ðne'areth0 #htಂ.` :
filot. Cofifaremo.Fimeo andiamò.
Fim. Andiamo; ma doueuaiefermati, poieheinpa
lazzo non credo, che lo trouaremo.
Filot. come non lo trouaremo? adunque nella cor
te non trouaremo la Virtù. ਾਂ
Fim. Vi ſi troua certo ma non tanto ſpeſſo come ſi
trede: perche con tutto che ſia Maggiordomo,ef
ſercita, qui l'ufficio ſuo tal'hora per alcuni ſo
ſtituti, come ſono la diligenza,la circoſpettione,
la managloria, la ſimulatione, ci hanno faccia,
e ſembianza di virtù; piu facilmente lo troua
remo nella piazza uerſo le ſcole, doue ſuol con
uerſar alle uolte con certi Filoſofacci che ſe ne
uiuono cofi impuribus naturalibus. . . •
Nean. Dice il uero,poichequini l'ho trouato anch'io
moltofpeßoshora andateueneúolando,chio in
‫۔‬ ‫فه‬ queſto
- - Tº R. 1 M 0. 12
queſto mentre darò anco ordine al Maggiore
domo mio, di quello,che douerà fare, ilguale di
già ſe ne uiene appunto alla uoltamia, * ..

scENA TERZA
NE ANDRo Huomo. IsicHio otio.
: ,

gºl a Vuieni Iſichiomio molto oppore


N
º il º; tunamente percheueniuo appun
to incaſa perparlarti.
Si. Eccomi signore pronto comeſo
no stato ſempre ad obedirti.
QNeå di;già ſai la deliberatione che ho ferma
ta di accaſarmi con Dulia? s . • * ,

lſich. coſi non lo ſapeſſio, .. .


Nean. Et perche ? , · · · ,
Iſich. Perche ſo invn'iſteſſo tempo ci ueggo ilpreci
pitio tuo con manifeſto danno di tutti noi.
’Nean. Iſichio mio il tuo proprio intereſo tifa,ci ſo
, praſapere,ëmalintendere. ; : -
ſich. Equal intereſſo mio? Io ſo bene di non hauer
*
per hora altro intereſo che mi ſtringa, chelſer
utio tuo. . -

Nean. Quando coſi foſſe non parlereſti di quefama.


niera ma il conoſcer tu ch'io non ho di biſogno
perhora defatti tuoi, o che è neceſſario che tu
se merimanga con la Madre, c9 con la 'Nodri- º
B 4 Cć
-- _
-

& I. и т тяo т
cemia alla cuſtodia del Palazzo, che tu otiote
ne reſti nella Patria e nella caſa mia, di quà
naſcono questi pronoſtichi & queste predittio
mi , chetumifai.
Tic. Signor mio ti riſponderò in vna parola,ſe bè bi
ſognarebbe, che ſi faceſſe un logo diſcorſo p diſ
colpa mia, cioè che preſa queſta riſolutione,la
vuoi anco effetuare a modo, 3 guſto tuo, et che
però uai interpretando, ci ributtando tutte le
oppoſitioni che ti ſi attrauerſano con quel ſen
ſo, & con quella intelligenza, che piu ti piace,
& che ſerue applito alla confirmatione del tuo
parere. Il reſtare con tua Madre,etci la Nodri
ce à me poco importa;& p dirtela m'è di guſto
piutoſto, che di diſpiacere per quello che ricerca
lamia commodità;mapoichepur wuoi partirti \
da noi perſeruitio tuo,per ſicura riuſcita di quà
toſperi,io ti uorrei uedere con altri ſeruitori ap
preſo,di illi, che ti ſei eletti,etpoiche a te pare,
che io no ſia buono pſeruirti in qſta occaſione,
vorrei almeno, che haueſſi fatto ſcelta d'huomi
- -- -
ni di maggior conſiglio,et di maggior riputatio. º

2Nean. Io non ſo come tu laintendi,a me pare appun


to che per quel ſeruitio ch'io poſſo deſiderare, ri
ſtringendomi in pochi ſeruitori, non poteuo far
elettione di perſone piu atte, 3 più a propoſito
º di queſte che ho ſcelte.Concioſia che douendo io
ſtarmene con la Seruitù in Corte, è •ಣ್ಣು
ch'io
ਾਂ
* -

, P " R " M 0. - , 13
ebio fia informato diftintamente delle cofé
che occorrono; cº a queſto biſogno io hauerò la
Fama,& la Curiofità,Fimeo, et Filoprammofi
noperſome accommodatiſfime & opportuniſi
me;& per l'aquiſto intiero della Dote, che mi ſi
promette,che ſono gl'honoritéporali, io hauerò
per coadiutori,l'Ambitione, o l'Ardire, Filoti
mo, 6 Tolmo,iquali medeſimamente douerāno
eſſer pnatura loro ſolleciti, et diligentiſſimi in
ogni occaſione. Et credimi certo, che ſe tu non
fosſi tanto malueduto cº nella Corte, etfuori,
ſicuraméte ionò ti laſcierei per altri che ſi foſſe
ma fratello,in queſto Mondo biſogna caminare
per lo piu, per le pedate altrui, cº ſottopporre il
proprio uolere all'opinione commune.
Iſich. Io non poſſone deno adeſſo dirti, Neidro Sig.
mio,s'io poſſo stare nella Corte, è no; pche non
e tempo, e tu forſi per la impreſſione già fatta
non me lo credereſti. Io ſono l'Otio; & sel Mon
domi tiene in malconcetto, non e questa la pri
ma opinione falſa, º erronea ch'egli ha confeſ
ſo di hauer cagionato degl'errori, º de diſor
dini, ma queşii nonfono aßolutamète deriuati ·
da mia particolar mala diſpoſitione: queſti au
uengono,fef; cófilera dirittamète,da quelli che
mal uſano la mia conuerſatione, ci che ciò
ſia uero conſideriſi che coloro che l'uſano bene
ne cauano all'incontro mille, fetti utiliſſimi,
\.
… :-
, ග්"
“...f - ‫ • اصة‬Т r ,0 rー i

ç#honoreuoliſſimi.Lafpeculatione,lo studio,é
inſomma le arti tutte, le ſcienze ſenza dime
nonĴäriano.Eapace tanto amica della conſer
uationepoliticauiue per me, ci quindi naſcono
le richezze,et gli ornamenti infiniti delle Città,
º del Mido,le quali ſe ben ſono prodotte,et per
# dalla industria, hanno però la loro
prima origine dall'Otio, & queſto baſti per ho
ra,quanto al diſcolparmi delmalnome che dici,
ch'io ho & nella Corte, 3 fuori. Quanto poi a
quei ſecreti che tu mi hai conſiderati, piaccia di
Dio, che ti rieſcano tali,qnali ti ſei imaginato. Io
ſo ben che la Fama è per lo più incerta, di ſpeſ
fo buggiarda diuulgatrice, ne fa difcerner ilue
ro # coſi che l'Ambitione è incontiné
te,6 immoderata nel ricercarglbonori, é la
potenza, 6 l'Ardire precipitoſo, 6 uiolento,
nelle riſolutioni; di modo che douendo tu nella
reale, o comprobata verità delle coſe ordinare
circoſpettamante, ci incaminare l'eſito delle
tue grandezze, io ti ueggo tutto appunto all'op:
poſito di quello che tifa biſogno, º di quand- .
ſce il mio diſpiacere et di qua Patrigeatua Ma
dre, & Icha tua Nodrice, la Patria, la Ca
ſa tua riceuono la giuſtiſſima cauſa del loro in
conſolabile dolore , . . .. . ..
Nean. Io confeſſo veramente Iſichio, che tu non ſia
quella perſona coſipernicioſa che l ಜೂ. cré•:á
*.
‫انﺱان‬ ºp
-------- -----

º |
- - --

... Ρ. & Ε Μ ο ..., 14


de, poiche io ſteſſo poſſo affermare che nel placi
dogouerno che haihauuto di me, io ho potuto
& studiare, effercitarmi in molti nobiliſſimi
ci mirtiloſiſſimi trattenimenti, Maſi come tu
dici,cº bene, che ſecondo l'applicatione, l'uſo
di chi ti conuerſa naſce quel bene, e quel male
che ſi puo conſiderare in te,coſi da queſti quat
troſeruitori eletti da me, dirò anch'io che ſi deb
ba aſpettare l'eſito, e il feruitio loro. Poiche la
Fama,& laturiofitâ;?. Ambitione, et fJardire
Cಂ? la ſopraintendenza della uirtù,che modera
rà le attioni loro,mi ſaranno ſeruitori non me
по ಶ್ಗ per queſto ho deter.
minatoio di ſottoporli, º di ſoggiacerio me
deſimo ad Areteo Maggiordomo di Aulia, il
quale communeméte ſi chiama la Virtù, perche
habbia à reggercitutti,& perche dalfuogouer
no conſeguiamo infine quello che ſi ſiamo pro
pofii; & ſappipure Iſichio mio, che ſi come la
curioſità coadiuua la Fama,coſi l'Ardireſerue
all'Ambitione, z tutti inſieme moderati dal
la Virtù,la Fama,cº la curioſità diuengono di
ligenti inueſtigatori, oſſeruatori delle coſe,et
££mbitione,co'!.-rdirfifähmo opportuni , &-
ſolecitiappetitori delle dignità, le acquiſtano
ancora, le conferuanoualoroſamente. Pertà
toarauetati con eſome,e ſpera mero quel be
ne,che mi ſi promette da ogni parte. Tu reſterai
- ". ‘con la
- T

- のZ、7°.7° 0. 。
con la Patria, con la Caſa mia, º con loro,
te ne reſterai godendo la quiete che deſideri, a
ſpettando di giorno in giorno divdire feliciſſime
nuoue del tuo Neandro. Et ſe eſſa mia Madre ci
la Nodrice ſi dolgono,queſto naſce, come tu ſai
più toſto dalla tenerezza loro che dalla indecè
za del fatto. Io le conſolarò al meglio che potrò,
e quello che non miuerrà fatto di preſenza,
ſon ſicuro che lo farai tu in aſſenza mia, che
colſeruitio del tempo ammollirai, ci tempere
rai ogni lorfaſtidio. . . .

Iſich. Iluoler dei patroni in qualſivoglia modo bi


ſogna che ſia legge ai ſeruitori. Io farò quello
che ti piace, che commandi: coſi obediſcanti
gli altri tutti, ci ſecondino, ci fauoriſcano i
Cieli ogni tuo penſiero.
7Nean. Horarientramocene à conſolar le Donne, &°
a preparar quello che biſogna per la mia parti
ta,ch'io non poſſo non credere che l'huomo final
mente ſottraendoſi con fine d'Honore dall'Otio
della Patria, º della Caſa non acquisti con la
Seruitù dignità,6 grandezze.
Pſich. Se la coſa ſarà coſì potremo ridere,et conſolar
ci da douero, ma quel Prouerbio del uiuer in
Corte,eº morire fu la paglia mifa dubitare, che
habbiamo applito a maturare i noſtri conſigli,
quaſi tanti neſpoloni in un ſolenniſſimo pa
gliaio.
-
SCE
T R 1 м о: 15

S C E N A Qy A R TA.
T O L M O Ardire. F IL O PRAMM O.
SI N O Curioſitä,
à E le coſe ſuccederanno per l'autueni
i re, come rieſcono in queſti princi
y pilio mipreparo a gran confola
3 tione.
e Non poſſono, Tolmo mio, hauer
| Fl? in fine ſe no feliciſſimo
f
esſito.Che ti pare di Au
lia; che ti pare di Dulia? che ti pare di quelſon
tuoſiſſimo palazzo.
Tol. A me pare molto bene. Aulia è una Matrona
molto veneranda;ò parli,ò taccia; è ſi moua, o
ſtia à ſédere,conſtruatanta,et coſi efficace mae
ftà,checömuoue,eteccitariuerëza,et ftuporene
circoſtāti tutti.Dulia poimipareumaDama mol
to gentile e bella, quanto s'habbi ueduto anco
ra,ma ſopra tutto modeſta, affabile, leggiadra,
& che con una negletta accortezza, con una ſtu
dioſa, º ſimulata negligenza ti innamora cº
non ſai come,t obliga ad amarla,gº ſeruirla,et
non ſai perche? Quanto alla fabrica poi, ella è
una ſuperbiſſima coſa, molto ben inteſa, molto
uaria di copoſitione,et di cºpartimèti ma ſopra
tutto mi par coſa di gran merauiglia qlla Galle
ria,che chiamano de iuiaggi; p la quale l'huo
- - ?፻ጌQ
º

- v.4 , т .T O < *-
mo paſſeggia, di uedi tanta uarietà di coſe,
Filop. Fratello tu dici il uero ch'in ಶ್ಗ £ar 2
ſa sta coſi, ma io che ſono la Curioſità bauendo
mentre che tu parlaui con loro, dato unaocchia ,
ta intorno, intorno,ci penetrato con la mia ſoli
taauidità ne penetrali della caſa,houeduto Tol -
momio di gran uacui in natura,houeduto gran
turba digºte che piage in tuono dallegrezza,et.
che pare contenta, ma canta Madrigali pieni di
ſoſpiri con gran pauſe di conſolatione, ho uedu -:
togranfarragine di coſe, che paiono, non ſa
no;é in ſomma sia non m'inganno, come ſo
glio, queſto mi pare uino congranfeccia & fa
rina conmolta cruſca.
Toէ-
Io che pure ſono l'Ardire, a dirti iluero, ho
perto anch'io non ſo che di fastidioſo, ma poiche
a noi non puo mancare in qualſiuoglia modo il .
uiuer da鷹 noſtri,ſon di parere che non ne fac
ciamo altro moto è Neandro, perche questo ſa
rebbe forſe notato in noi per un uoler ſopraſa
pere, forſe che neanco poteſſimo poi p queſto
diſturbare il negotio tanto piu che ſiamo ſtati
mandati per fare l'ambaſciata come ſaui, º
non per iſpeculare, di dare il noſtro giuditio in
queſtofatto. N
Filop. Tu dici beniſſimo et coſi la intendo anch'io.Ma
chi ſono coſtoro che uengo di coſtà per miafeſa
mo Filotimo,et Fimeol.4mbitione,etla Fama,
- - - - - |SCE
---

т к і м о. 16
SC EN A Q_y INTA,
FI L O TIM O Ambitione, FI M E O Fama.
- T O L M O Ardire. FIL O P R AM
. "... o SINO Curioſità, - º
# Ella compagnia che ſi fa ?
º) Benuenuti,ben uemuti, 3 di do
% : uefi hiene ? . -

º Di Piazza, doue ſiamo ſtati per


ſeruitio delpatrone. º

Filop; Etnoi di palazzo di Aulia mandatiui pure da


Neandro nostro. -
Filot, Tornate uoi forſe con riſolutione coſi buona
come ritorniamo noi ? -

Tol, L'auuiſo ch'habbiamoportatoad.Aulia, & à


“Dulia,è ſtato così caro, che ſe c'era il Maggiordo
mo in caſa poteuamo
la mancia.sº tº sº."
aſpettarne
. ; ºſicuramente ºf

Fim, Ventura è ſtata la noſtra che l Maggiord. non


foſſe in palazzo,poiche l'habbiamo trouato noi
- alle ſcole conforme al deſiderio di Neandro.
Filop, Hauete forſe hauuto la manciauoi? da buo
nicompagni, chefe lapartiamo, ** ******
Filot. Eh fratello non v'emancia che tenga ne per
“uoi, ne per noi per adeſſo. - º
* * * Tol.
*. -
ºr സർ, T 7" 6 -º-

Tol. o che coſa voleuate voi adunque dal Maggior /


domo ? ~~ ~ ~ * , º, . . . . ~ ºn
Filot. Areteo Maggiordomo di Aulia, ch'altrimenti
ſi dice la Virtù ſaranoſtro Maggiordomo anco
ra,poiche così vuole Neandro, ci ha mandato
noi a ſignificarglielo, 6 inſieme ad accertarlo,
che hoggi vuole unirſi co Dulia conforme all'au
uiſo, che hauete portato uoi in palazzo.
Filop. Areteo noſtro Maggiordomo è *

Filot. Si,6 perche non ti piace forſe è


Filop. Mi piace veramente. Ma ditemi di gratia,è
galant huomo coſtui ? e foraſtieroi di che paeſe
e ? ha figliuoli? che habito ueſte?ſa giocar d'ar
me? ſuona di Leuto? ſa di Muſica è e dottore è
euecchio?e malinconico ? e letterato ? di che ſi
dilettà ? parla facilmente con ogn'uno ? mi co
noſteºfa eſſercitioëdigeriftebenef ſpurgaſpeſ
fo? douefiriduce ?
filot. obeffiále, & chi domineti riffonderebbe?ò * ".

ſe tu foſſi il Fiſcale del Theatrum Vitae huma


ne potresti dimandare altrettanta robba? In
ſommatù ſei la Curioſità, non mi merauiglio di
w tanta impertinenza di dimande ? Fimeo tu che
ſei la Fama, º che ſai ogni coſa riſpondegli tu,
/ериoі. - -

Fim. Fratello non mi baſta l'animo per hora di ſodiſ


fare alle pazze richieſte di coſtui, andiamo pur
in caſa a renderla riſpoſta al patrone della pri
- - -- te%3a
v º

. Р к 1 м о: 17
teºrirouata in areteo che a queſto habbia
mo adattenderperhora. -

rol mo
idigat;perdeconcoiuinon la formiref.
in tutt'boggi. - - - - …... í .....*...
*

?
"Filop, Pouerinome,quattro eoſuccie di non niente, e
燃ho ricercato, non le ho già potut aptre : ‫م ه ن‬
ºedete razza di compagni che ſon queſti; hora
fu #
, cheº ‘pbtuto
ſapere, almeno gli ho hauuto à far diſperare,
cºle ſaprò forſe da quel maſcalzone dell'otio.
-

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º ‫ تذة‬- ‫ﺍلسلام‬ • .
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‫د‬. ‫ يتضح‬، " •.. •• r, ,\-
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- 4::::: * * .âడి * * *, *, * * **>

NE AN DR. O. Huomo, “RIME O Fama.


ISICH IO Otio, PAT RIG EA Patria,
Ig H. A. Caſa. FiLQPRAMM. QSR
NO Curiofitä, `TÖLMQ Ardire, FILO
TIMO Ambitione. -------
TNeã, 2, 3 M’Eo vattene
S nolando in Palazzº,
))) &fa fuperechio me
É'ſ me verröborhora; eť
K fi fano incarnimati P
la via del giardino.
Fim. 4, Coſi farò Signore,
TPatté. i Adonque figlio, è
pur nero che vuoi
partire?
Iſicb. ஆrது: dubit4 adunque? eccº ha già #
- * ... * pota
---

s е с о N е д;. 18
poſta la coſa in bocca della fama
1tha, thºſitiºquantecoſtſºneportalarama, |
che pur rieſcono falſe
'Ngan: Addremia dietiifimairara,etamantifma
Nºdrice io parto veramente date patria mia,
da temia Cafa milicentio finalmente , ma nom*
già per abbandonarui affatto, come ui ho'longė
mente diſcorſo poco dianzi, ma perritornarme
neà noi quanto prima potrò con quegli honori,
cheposſino da donero magnifica luna,cº feli
citarl'altra. .. , , , , , , , , :" :: *...*
patrig. Ho detto figlio, e riſposto afficienza2 *
quinton haidiſcorſo intorno ai penſieri e al
ºfferenzetweetpercheueggotheragionicoſa
potenti e affetto coſì efficace non ti muovepa
º daltº già radicato propoſito,ſiche in vere
#confolarmi, co'lfografèderalmenoper quals w

che giorno ancora,m'hai condotto a queſto eſtre


mºdel uederti pure partire; io dirà Neandra
mio ſiantoioſo, che poiche non contento di
*##bonºricbetipoteuo daria Patriatuanã
disfatto di quelle commodità,cº di quelle deli.
rie, che con dolce obligo di libertà, e di quiete
*4^dattafónminiſtrandoyma aſpirando á eba*
ºitione migliore e più copioſa di dignità, nuoi
pure ſottopporti alla seruità, alla Corte, fia
º per ſempre felici i tuoi paſſi, felici ſiano i
Penfieri, felicile attioni,falicela
. . С 2
స్థి
і
-

; :,
##torn0 .4 r comunq;
T o . ... -

ando,ć chefîfia,percio><
che ºimo & nobiliſſimo figlio ſe con l'acq
fo dellepropofie驚 aggiogerai ſpledore,
露 riputatione à me,migloriarò certo nella tua
ſagloria,cº ſe pur ancoritornerai a me ſen
eſagl
altro acquiſto che della canitie,io contenta me,
ſimamente ti riceuerò come figlio, come fi
glioti amarò,ti honorarò ſempre, e queſto ma
tºrnofeno, grquefiebracciafarannofempreri
couero tuo,ſi come ti ſono già ſtati, i cuna, dr.
diporto negl'anni tuoi paſſati ,
Icha, Etio figlia dolciſſimo,ah che ſenza lagrimena
poſſo già dirti queste estreme parole: adonque
pur ſono ueramente abbandonata da te ? latte
infélicechetidiedi,poichetinodrijadaltri: fer
uitù infauſta che ti preſtai, per douer laſciarti
poi, miſerame; cadere in ſeruitù aliena. Vita
mia, uita mia crudele, t'ho io adunque conſer
uata in wita, perchetuhabbi apriuarme divi:
ta? uoglio pur contentarmipoichetiueggo coß
riſoluto alla partita, di replicarti ſommaria
mente quello che con profuſiſſimo pianto t'ho
detto poco fa. Ricordati che laſci la patria, º
####မ္ဟန္က tralaſtila certexxa d'ºn
amore, º di un debito naturale per incontrare
un'amore incerto, ci ſperanze difficili, falla
ci Ricordati che da noi non foſti offeſo giamai
mapiù toſto uezzeggiato,accarezzate,henº:
£0,
- -
- -,

s E 6 o N. D. o. . .15
to,ſeruito, che hora in poter altrui,in diſcre
tione digenteforaſtiera,obligatoàferuità tene:
àai apatire,cớ tolerarper auuentura millein-*
eommoditä, mille oltraggi, mille indignitä.vah'
TNeandro mio,e purtiueggo inclinato, ci pro'
toalpartire.Horavdmache dich'iova?queftz
uoce non ſentirai già tu da queſta doléte bocca. .
Ma dirò bene che ſe tu uai,felice ſia il tuo uiag- -
gio, ma feliciſſimo di preſtiſſimo ſia il ritorno:
& poiche uolentieri condeſcendi a queſt'atto di
crudeltà di priuarci della tua preſenza, in qual
fiuoglia ſtato, è fortuna ricordati figlio aman .*
tiſſimo di douer all'incontro faropera di molta
pietà a ridurti finalmente nellatua cara patria, º
nella tua dolcisſima Caſa. “ º
"Nean Alhuomonirtuoſo ogni città è Patria, o
èniuoi,
albergo è caſa:queſto
o l'obligo non dico già per negar ,. sº,
簇 ui debbo, ಳ್ಗ
dell'hauermi à riuedere; ma per conſolarui
almeno in quello che moſtrate di temere, ch'io º
ſia per douer partire. Reſtate 麓 in pa- .
ce , &- vofcorimanga l'otio, ilnoftro amore ***
uolisſimo iſichio, col qualeuiricrearete aſpee
tando digiorno in giorno particolari antiſi dei º
pgresſi della vita mia.Vi ಘೀ dinuouo quã ***
to poſſo,et quito debbo del ಶ್ಗ
della molta carità,cò che mi haueteſinhora trat
tato, ſpecialmete della ricca, 8 honorata pº -

- * С 3 misfio- - /
“ਜ੍ਹਾਂ

a r то я — ,
iா,:ேங்ir
in queſtamia partita, afficurãdouichel reuerể
te memoria di uoi ſarà ſpirito uitale appunto di
tutte le mie attioni; 6 con queſto abbraccian
aoui di nuouo, chieggo taramente all'una, o al
l'altra placido,& benigno comiato, & affenfa
in queſta mia riſolutione. – “... º **

Iſich. O lagrimeuoleſpettacolo ch'è queſto,etto che le


pouerine non poſſono formar parola, ci perni
uederlo partire riuolgono gl'occhi è dietro, co
dirottamente piangendo fene ritornano a Cafa.
Filot. iſichio reſtafelice vapure à conſolarle donne,
che noi ſeguitaremo ilpatrone.
Filop.Ehſi di gratia vattene pure è ricordati talhora
di noi, non ti aggraui di farci ſapere qualche co
ſa di nuoto percheſo che per natura non tene ,
curi,a riuederci. .. s: ". . . ‘. . . . ºn tºs,
Tol. Maſtro Iſichio mi raccommando in fine voglio
poi eſſer amico tuo. . . . .
Iſich. caro fratello và alla buon'hora con gl'altri, cº
non mi stare a romper il capo.
Tol. Horaſuvado, vado; perchem auueggo che tu
- hai ſonno è riuederci come le galere co i remi
ne fianchi,cº l'albero nella pancia. --- -

iſich o ſciagurato, sfacciatonetariuederci come gli


arazziche,οβίbattonop cδίcruarii, oβαρpic
cano per ornamento. Petulante animale che è
coſtui non può negare di non eſſerl.Ardire,
e- altri
gli
*
~ * * &

s E с о. N o o za
altri ſi ſono tutti contriſtati in queſto accidente,
e questa moſca cauallina tuttauia sta ſu gli
ſcherzi,o ſugliſuolazzamenti Horasù è fatto
il becco alloca, come ſi dice, ſiam puruenuti a
questa ſeparatione: io non ſo quel che mene cre
dere: dubito di coſe lunghe per manco male,cº
pur che non habbiamo apentirſene: ma apo
ſta ſua ha uoluto coſi, non ci uo 獻 penfare;
in quanto a me lo ſa ogn'uno,che ho la conſcien
zanetta. Ma chi è coſtui che ſe ne uiene alla
nolania?ajechegièla fortuna il nostro Ti
cho amoreuole. -

S C E N A S E CON DA.
TIс но fortuna. isicнo оно. -

º? So Sichio mio ben trouato,thouedu


၍၊ to dalle fineſtre della mia stanza
Çı ޺ ingramfactède attorniato d'homi
" 2 º), ni, & difemine come un mercato:
༤༥ “ & tuttauiati ueggo molto ſoſpe
ſo,che c'e di nuouo?come uanno le coſe ? .
lſich Tichogentiliſſimo ben trouato:fratello egli è
un pezzo che non mi ſono trouato nel maggior
faſtidio di quello in che ſono stato poco fa.Tu ſai
chio per natura ſoglio eſſer alieno dalle cure, da
i trauaglia da tutte quelle coſe che poſſono in
º с 4 4иів
º གངྒཱ་

"- "ζά γ' γ ο ""


quietareil Mondo; mientedimeno efendo cadº
to in penſiero a Neandromiopatrone di uolerſi
accaſare con Dulla figliuola di Aulia, come
forſe hauerai inteſo,ho patito fratello di quelle
coſe che non pronaigiamai, é purhoras'è par
titolicitiatoſi qui dalla Madre, º dalla Nodri
ce,le quali addolorate, come puoi imaginarti, -
rientrate in caſa ſenza poter formar parola,
m'hanno di maniera conturbato, ch'io non ſo
quaſi ritornare a uederle.
richo. Neandro adonques'è accaſato con Dulia ? 3
ſta è la prima parola ch'io habbiſentito intor
no à ciò;ueramếtetu hairagione, & m'imagino
da douero che la cofuſione in caſa uoſtra ſia ſta º
tagrandisſima. Ma che vuoi far per queſto?uor
rai abbadonarti affatto & mutar forſe natura? C
laſcia far ogn'uno a modo ſuo,ſi come faccio; p
che fratello carisſimo queſto e'luero modo di ul
uere & ben ſai, che s'io uole ſi pigliarmi penſie
ro di quello che ſi fa, 3 che ſi dice contra di me,
non hauerei un'hora di ripoſo. -

lſich. Tu dici benisſimo ma già ſai,chegl'acciditi ne


i primi moti loro hanno gran forza di astraerci
ci di alienarci appunto dalla prudenza, ci dal º
conſiglio;io uedèdo queſto giouanetto di Neidro
nodrito,et allenato poſſo dire,i qſto griboàſpic
carfene cofi prouifamēte, cº la Patria fua Ma
drein vnófeſſo tẽpo ó lạfconfolata Cafa fuai
* . * - TNo
s 8 c o N. p. o. 2r
*N(9d*łte ಶ್ಗ affligerfi cofi giuſtamëtebi
fognarebbe ch'iofosfi di marmo, à nõriſentirme
ne,o tanto più ch'io noſo ucraméte quello che
fia priucirne. Se ne uail giouane con gran pen
ſieri poichele pmeſſe ſono molto gagliarde, ma
in tato ha portato ſeco ſi puo dire il meglio che
hauencmo,et ha condotto quattro ſeruitorucci;
-
che toglia il cielo, che non ſiano la ſua rouina.
.*, -
/

Ticho, E: chi fono cofłoro? ... `- º


Iſic. Sono la Fama, la Curioſità, l' Ambitione, ci
l” Ardire,
Tic. In quato ai ſeruitorino poteuano eſſer migliori
per queſta occaſione;pche laſeruitù di corte,ri
cerca appūto cofifatteperfone & fappi, per dar
ti coſi un'eſempio materiale,chelſeruire in cor
te è applito,comela rogna ne corpi humani, la
quale di ſua natura appetiſce il grattare, qui
to più ſi gratta,anco ſino all'effuſione delsägue,
tato ſi ſente i qllo inſtite maggior dolcezza, ma
eome fìraffeddamole membra,etfi ceffäåì grat
tare ſi ſente poi il diſpiacere, e la pena. Coſi
auuiene propriamente nella ſeruitù ; in quel
feruore di ſeruire tutto piace: ogni incommodi
tà, ognipatimento, ogni fpefa diletta, cº par
men graue aſſai ma ceſſando quell'empito, cº.
raffreddandoſi l'affetto ſi conoſce amaraméteil
dano. Et vedi qſti quattro ſeruitori ſono appito
le quattro conditioni, che ſi poſſono conſidera
* ** * re
---

† : ‫ی‬
‫ه م‬, r r o .-- *
re in queſto eſempio:toncioſia che la fama è il
ſangue corroto, che fa la rogna: è il calore, che
eccita il prurito: & l'Ardire è il grattare, il qua
le ſenza diſcretione, º con inconſiderata profu
fione attende à diffipare,cºmandar malelaui
ta,ci la robbadelpouero Corteggiano. Si che
quanto ai Seruitoricometho detto,non poteua.
no efferpiu naturali,ne piu opportuni per que
ftobifògmo, g% fè2Neandrohaueràperfomàfò
praintendente che li contenga j cio et li mo.
deri nelle loro attioni; ſon際 che ne trarrà
utiliffimo,& honorato feruitio.
Iſich. Inquanto al Maggiordomo,mi ha detto che ha -

uerà Areteo.
Tich. Areteo è colui che ſi chiama la Virtù e o co
ſtui è uno de maggiori nemici, ch'io m'habbia.
Iſich. Coſi m'ha detto Neandro; & io per me non lo
conoſco domeſticamente mi diſpiace bene che
ſia nemico tuo.
Tich. Tiù diſpiace ame, che eſſendo io Teſoriere,co
me faidi-fulia,& douendo Ngandrohauer la
dote ſua delle dignità temporali, non potrò ſer
uirlo come farei, douendo queſto Areteo inter
uenire in coſi fatto maneggio. Perche à dirti il
uero,dubito, che queſto ſia uno ſtratagema per
eſcludermi da coſi fatto carico; ma ti prometto
che ciò no gli uerrà fatto coſi facilmente perche
quanto potrò,quanto ſaprò mai,tuttofarò, ette
&ard
s e c : o N. p 6. , 22.
tarò ſicuramente per conſeruarmi in queſto poſ
ſeſſo, º in queſta reputatione che mi trouo.
ſich Horecco di primo ingreſſo le promeſſe che ſi fan,
no alpowerò?Neandro incerte, ¿rper auentura
nulla. Ma dimmi caro Ticho, non ſei tu di ma
niera fermo in queſto poſſeſſo del diſpenſarle di
gnità temporali, che altri non te ne poſſa leua
re? l'ufficio non è tuo?non l'hai eſercitato tanto
lūgamētechetenepofihauerāfritto lacgto:
Ticho. Iſichio mio io ſono certo a queſto carico, e lº
Mondo, la corte uuole ch'iouiſia, ma uera
mente io non ſo come vna certa opinione volga
re,una eſiſtimatione communem ha poſto qui,
ci io da ualentiſſimo mi ci uado mantenendo
quanto pofos é realmente nõº chipofa efelu
dermene ſe non queſto Areteo,perochela Virtù
ueramente ha in coſi fatto ufficio ragioni più ma
turali, di più nere di me: ma come t'ho detto,
io per certo empito di affermatiua humana ſono
in poffèffo,& bifagnaperò ch'io procnri dimam
tenermini per ogni mia
iffch, o cancherotumidirilegrancofè.vždunquetu
Ticho,tu Fortuna non ſei neramente Teſoriere,
«^ dijpenfatore deglhonori mondani?
Ticho. Io ſon la Fortuna certo, ma non quel Ticho
che’l Mondo crede, perche in uerità,ò Fortuna,
àsorte,º cafo, º fato ch'io fia chiamato com
que tanti attributi di riputatione, che hauerai
- ‫جان‬ - - ,inteſo
‫ این امام‬Tr 6 ‫از‬ ○
intefo,realmente,&º ueramente fonotutte inué
tioni, º preſuppoſiti della humana inuétione, -"
la quale no poſſedendo le coſe a uerſo, finge à ſe
steſſa di coſi fatti nomi,et in loro s'acquieta,op
dir meglio ſi confonde.Io per me non 赏 altro,
che un'euento,che naſce cotidianamente dal na
turaleriuolgimento del tépo, cºrdella generatio
me delle coſe:et in riſtretto un ſemplice rincotro
di accidenti, che riſulta dall'operare delle ſecon
decauſe qua giù nella loro moltiplice uarietà, º
poichè la prima cauſa che Dio,è quella che ſola
gouerna, 3 regge tutta questa gran machina,
& quanto naſce,cº quanto occorre in eſſa,tut
to è o per aſſoluta %:ſua, è per particolar
permisſione,ſecodo la ſegreta diſpoſitione della
fua eternaprouidēza. Eperòfratello uanamëte
il modo cofida in me,etſi come uanaméte m'ho
nora rõ tãtiattributidi Deità,cof anco indebi ,
taméte mi calunnia, 3 m'ingiuria c5täti altri
titoli infami,etcò täte beſtemmie.Io nò poſſo p
me ſteſſo ſenº quato è la Corte,ò altri uogliono .
fuperfiitiofamètech'iopoffapotere.Ma JAreteo
ueramète eſºdo huomo che operido merita, 3
meritādo acquiſta ragioni nelpremio, e nella
mercedepropoſta che ſono le dignità, legran
dex&e del Módo:diq auuiene chio lo debbo te
mere,Godiarlo ancorazer cheglitrouädofim
peditone progreſſi,º nelli acqſti ſuoi da queſta
. .. - uol
s E_c o N. p o: 23.
uolgare poſſeſſione,ch'io tengo del ufficio di Te
ſoriere:uafacédo quato può, come ſi dice, piſcac
ciarmi,et credo al ſicuro che cà queſta occaſione
dell'accaſaméto di Neadro cò Dulia tentarà, et
farà ogni coſa poſſibile per hauer l'intentoſuo.
Ma fratello io mi aiutarò,come t'ho detto, per
ogni uia,ci per ogni mezzosº habbi patienza
Neandro, Aulia, Dulia, e quanti ſono, che io
non voglio ſicuramente ſe potrò,perder coſi bel
principato diriputatione. . . *****
º
ſich con tutto che l'intereſſo delmiopatronemipre
ma,conuengo nondimeno confeſſare, che tu hab
biragione perche ogn'vno è obligato principal
mentealla conſeruatione di ſe ſteſſo è rettamete
è, indirettamente. Ma dimminon c'è uia di con,
poſitione, di accordo di temperamento?
Tic. Lavera cöpoſitioneſarebbe ſtatache ?Jeandro
nò ſi foſſe moſſo di caſa ſua,e trattenerſi teco,co,
mehafattoſin'hora, et creder à quel»ecchio, et
çõmuniſſimo prouerbio. Větura,et dormi, ſenza
auuenturar lauita,iltăpo,etlarobbafia.Mala
coſa ègiàfatta,gº io per non eſſer colto all'im
prouiſe ſarà bene,ch'io ritorni alla mia stanza,
accioche non mi foſſe fatto qualche ſopramano.
Iſich.horaà riuederci
Aſpetta Ifichio ifarai
puitatuanim almeno$. ſta εια
cariffimo.…. ‫سیه‬
-

tia p l'amicitia che è tra noi, ch'io poſſa ſapere


alla giornata qualche auiſo,p poterſeruire in il
*-*. che
* -
* > . 4 ? 'r o *

che potrò ſenza tuo pregiuditio al mio patrone.


Ticho. Se ti laſcierai vedere allaſtanza mia ti dirò
- quello che potrà mamolto meglio lo ſaprai in
palazzo, e di nuouomi ti raccomando.
lficb,’ K’at#enefelice. Fafiidiofòintrico, Strauagante
garbuglio che è queſto. Ecco la cauſa dellafegre
arenitenza ebeho fempre hauuto in quefofas
to. Dicono poi ch'io ſono un infingardo, un da.
iºcº, che non urggolume che non peſto afon
dº:baueto pur ragione di oppormi all'andate
di?Neandrojº ben nonfapeüa diftintamentela :: ::
cagione flora che farà ?sionefaccia moto alle
donne,firinouarà da douero il dolore, c% le
rele:*etaecio anco,6•la/*iocorrer#è feguirà
qualche gran danno al patrone, ma potrebbe an
cºefferdinò percbe:egli haueràquesiapins,
queſto freneo che faccia l'ufficio filo realmente, … :
Meggio queſto pomerhuomo di Tichoa malparti
º,ergia pare che ſe ne dubiti grandemente per
tanto meglio farà ch'all'uſato mio, io ritenga irę
mela coſa, ci che aſpettando dal tempo Fefiro
del tätto;io attenda quetamente, cºrripofatama
te a confòlarme, ø,gl'altri, ſperando, & cre−.
jedofernamente chelazir. infoefiaper ef
faltar lhuomo. º -- ਾਂ
- - : s - -

. . . ..
º 'º . . . . . . . . . .
- SCE·
s = c 0 N. p. o. 24-

scENA TERZA º

fuidia. GoNGIS
FT o No Mormoratio ne,
Mo,
ºrg º Dunque noi altri paggi in questa
- 欲 nouità doue haueuamo à ſperare
- 觸 dief?errimunerati,¢%” tirati,inan
N5 ti,haueremo ſi puo dire ad eſſer
- ſcacciatidalſeruitio, & priuidel
-

lenòfireprerogatiue?
Gong. Fratello tu uedi come uanno le coſe; appena
queſto Neandro ha poſto i piedi dentro la ſoglia
ಶ್ಗ palazzo cheffentonomilenouitāfēã
da oſe & pregiuditialialapouerafamiglia: A- -

reteo Maggiordomo che di rado ſi uedea,comin


tia 鷺 j, §nome di ಳ್ದ!
ſoggiogarſi ogni coſa, pare appunto che Au
ಳ್ಗ # ¦ ο la Cor
i te non ſappia opporſegli:bulia attende a goderſi
il fuo Neandro, que seruitorinuouigodono,
- - ಫ್ಡಿ; a modo loro, appunto glorioſi del
ಶ್ಗ corrono il campo di questo fa
*ήoβραίτο τοίcriefrielo, ο Μόνηογαίο
e ne che ſoleuo nella placida uita paſſata in que ***y
flohabito dipaggio effer fauoritiiimo &9 fer
… pena
* : . J4 T. T., O. \
pena poſſo appreſſarmi alla Menſa . o Pouero
Gongiſmo,e che farai?.Anzi che farai tu Inui
dia, che faremo noi tutti? doneremo adeſſo con
titolo di paggi non goder altro che la liurea ſen
za punto di fauorito ſeruitioè cederemo coſi' uil
mente ogni noſtra ſperanza, ogni noſtra pretº
ſione a queſta noua canaglia. Ftono fratello mi
la uoglia patire perche ſe in queſti principi ſi ar
diſce tanto, che ſi farà nelprogreſſo del tempo.
Fto. Gongiſmo Cariſſimo facciamo pure quello che
pare àte,perche con coſi aperta ingiuria,cheri
ceuiamo,ci ſarà lecito ogni tentatiuo per nostro
rifentimento;& doue andaranmo fimuidia, &* . .
la Mormorationeſon certiſſimo che uerrāno an
corala Fraude, la Maledicenza,lodio,il Dipee
to,ci gl'altripaggi tutti Veramente Areteo ci
tratta molto male a petto a queſti ſeruitori nuo
ui, poi che non ſolo poſſiamo ſperar di mante
merſi in iſtato, ma di già cominciamo à precipi
tare nella declinatione, ſicuramente coſtoro vo
:gliono far qualche burla alla Fortuna, a Ticho
nostro per leuargli di mano la diſpenſa delle di
gnità, perdarne poi la inueſtitura à Neandro,
con l'occaſione dell'accaſamento con Dulia, cº
introdurne forſe anco Areteo per aſſoluto ſopra
intendente. - - -
::
ęong, J4ffèchetu diciil uero queſta Virtù
கை:ாது,
… } - -- $42
--

M
ਾ ਾ।”

s е с o N. p o. 2.5
deſtia,tutta ſimplicità, è però ambitioſo come
una pianta di cocozza, che ardiſce di ſormonta
reifaggi, 3 gl'olmi.Certiſſimamète vuole sban
care il pouero Ticho,col quale è coſa certa che
eſercita ſcopertiſſima nemicitia, ci a noi altri
che ſecondo la ſua pedagogica interpretatione
ſiamo uiti, uorrà darci la caſſia al ſicuro. Ma
forſe che penſando aſciugarſi la fronte ſi darà
delle dita negl'occhi. - -

; Ft.0. Io Gongiſmo mio ſarò teco ad ogni proua, ad o


gni riſolutione,facciamo pur quanto ſi può per
non riceuer coſi fatto affronto, º uada il riſpet
to,& la creanza in chiaſſo,doue ſi tratta dell'in
tereſſo,et dell'honore.Ticho ci aſcolta voletieri,
& tu lo ſai, io direi,che nelo auuertiſſimo; per
che egli e ben un fantino per leuarſi le moſche
del naſo,cº di sbaragliare ogni loro artificio.Ol
tre di ciò ſon ſicuro che ſe biſognarà parlarne a
parte con Aulia, poiche tu Mormoratione in
particolare ſei ſtato ſempre aſcoltato, aſſai facil
mente potremo auantaggiarſi in qualche coſa, è
almeno eſponendo il fatto noſtro non eſſer coſi
barbaramente difprezzati,¿ufar anco contra
a quetiſatrapi qualchuna delle noſtre ragioni.
Gong, Tu dici beniſſimo, tu parli da un Socrate, alle
mani adunque ch'io per me all'uſato mio fabri
cando ſu l uero quanto potrò di ueriſimile, 3 di
apparente, magnificarò la coſa con ogni male
- D dicen
-

. . .4 ‫ יד‬T 0 欄
direnzapoibile,
Fto, Etiotiandarà fomminifirando tutto quello che
ſaprò,6 che potrò conſiderare, ci inuentare in
loro d'ingiurioſo,et di pregiuditiale à te,à Ticho,
à me, & à tutti noi.
Gong. Andiamo adunque, faccia l'Inuidia, º la
Mormoratione congionte con la Fortuna, quello
che potranno,et vederemo in fine ſe questo Dio
geneſeſquipedale, ſe queſto harba Areteo con la
ſua pretenſione di eſſer l'habito regolato dell'a-
nimo, di nominarfi mediocritàtrà l'ecceſo,el
mancamento, º di uantarſi di ſaper diſprez
zar il dolore, º la morte, potrà defenderſi da
noi con tanti ſuoi titoli, i potentie chimeriche,
ſi che non lo riduchiamo all'atto prattico dell'ho
fpedale, rigottgafiaicommodo ¿é ordinario,
di molti Filoſofacci corteggiani,
º

Fine del Secondo Ato.

- - - -
.
繼,
談器器鯊
A
sc ENA PRI M.A,
. . . I. v *

” v

Av LIA Corte. NEANDR o Huomo,


|
DV LIA Seruitŭ , “ TO LM o Ardire.
| Mul, ºs sº 2- cço nobiliß.TNeâ.
º dro, che conforne
j à quanto ti s'è pro
meſſo da noi, cofor
: mé à i molti meri-......
3S ti tuoi, gº coforme
all'aſpettatione del
ಕ್ಲಿಕ್ಖಿ;
- º caſa tua boggi (ſe
' cofiyorrại)potrai
andartene al poſſeſſo delle dignità tºporali. Qui
ui preſſo, come tu vedi, è l'ingreſſo; per quella
magnifica,c% gran porta fi paffa alle delitiofifi
me habitationi
* * :
* *.di quella eccelſa
- ‫دبي‬، D poſſeſſione.
. . " *2 - * 舉Qui - •

- *-
* -
ཡ་གད། ཟླཟླ་

- *

---

- CZ・T T 0 - - -- --

ui adunque a tuo bell'agio potraicon pulia tua,


et col nostro Areteo incaminarti, poiche con la
ſeruitù appito, co la Virtù ſi fa p l'ordinario
queſto ſtupédo,queſto deſideratiſſimo paſſaggio.
Nean. Sig. io ueggio purtroppo certa la magnificºza
dell'animo tuo, º la ventura mia: anzi confeſſo
che di gran lunga gli effetti della tua #ီ;
auanzano i preſuppoſiti º la credeza della mia
fede.Il ringratiarti farebbe hora fouerchio;quan
do che queſta uita steſſa obligata al nome, º al
ſeruitio tuo,non foſſe per eſſer in ogni tempo te
ſtimonio della gratitudine dell'animo mio Hog
gi adunque con buona gratiatua ſe n'andaremo
con Dulia mia al deſiderato poſſeſſo di coteſte
grandezze,cº quiui con perpetua commemora
tione della tua munificenzagoderemo della tua,
gº della noſtrafelicità. Ma Signora il cuſtode à
Teſoriere, che ſi chiami,nò ci farà già difficoltà º
Aul. Figliuolo il cuſtode è Ticho altrimente detto la
Fortuna, ilquale per certo inuecchiato poſſeſſo
di vna coe opinione eſercita, come ſi crede, coſi
fatto carico, Egliper lo più è bè perſona capric
cioſa,gi fantaſtica aſſai;niéte dimenono credo,
che ardirà di fare alcuna reſiſtéza;maſſimamen
te quãdo uegga Dulia mia Figlia,gº Areteo no
stro Maggiordomo; & tanto più che egli è anti
co, é appunto uſo nella Caſa noſtra, che ciaſcu
no ſia Fabro della ſua fortuna di che ౪те
gito
- --

т E R - z o. 27
glio ſe la componga, 6 ſelafabrichi, che opera
uirtuoſamente,di modo che puoi beneſtar ſicuro,
di no hauer oſtacolo di momèto. Et ſe queſto pur
pureeglitiſiattrauerſaſeoſtinatamète,io uimä
| derò poi AnechoSigmio,quegli che coemente ſi
chiama la Patienza,ilquale finalmete ſuperarà
ogni difficoltà Et intato, poichenò ho altro che,
trattar con voi men'entrarò in palazzo,pergl'al
tri miei negoti ſegreti: uoi in questo mentre che
| JAreteoritorni,6 poffa uemir con uoi, ui anda
| rete diportando per queſti contorni,ch'io ui aſpet.
tarò poi d pranſo,ci con queſto ui laſcio.
'Nean. Và feliciſſima Signora gratioſisſima ueramen,
| te & incomparabile benefattrice dell'huomo,or.
namento del Mondo,etuera tutrice della Virtù.
Dul Hora che dici Neandro mio? ecco vicino il frut-,
to de nostri amori frutto tanto deſiderato frutto
abondante, i pretioſo ſopra ogni altro, frutto.
della terra,cº del Mondo. -

7Nean. Dolciſ, aia mia,confuſo nella preſente alle


grezza, º ſoprafatto dalla corteſe beneficenza,
di tua Madre,ci mia Signora non poſſo artico
larla uoce, ne ſa quaſi formar parola, º quel , i
molto che douerei, º potrei dire ſi riſtringe i vn
tacito, 6 reuerente ſtupore di tanta uentura, e -
ſe purpoſo reſpirare, 3 vſar queſta lingua,eti i - -

ſti ſenſi,tutto mi riuolgo finalmete inte,et da te,


confeſſo di riconoſcer il mio bene, et la mia feli-,
* . . - P. 3 cità :
º: ਾ

rità,ch conuengoproromperappunto in questå:


eſcandeſcenza di giubilo,benedicendo l'impietà
che ho uſato nell'abbadonar per te la Madre,ò
la Nodrice mia;l'ingratitudine con la quale ho
laſciato molti amici, º ſeguitori,la crudeltà,ci
la quale ho primato medi molti commodi natu- .
rali,e ho ſpogliato ſi può dire,la caſa mia, dei
proprii ornametiperunirmiteca. Ofelireimpie
tà,ỏauuenturofa ingratitudinë,ò ಕ್ಡ crü°
deltà, che mi ſcorgeſte,et mi apriſte coſi fortuna
tamente l'adito a tanta pietà a tanta gratitudi
ne,á tanta benignità.0 ಳ್ಗ cofiu

mi,olggiadri ſapore dolci
a, o imi ëtipëriofi
ri .
ranni che impoſſeſſatiui con amoroſa violenza
di queſti occhi, di queſto core, di queſti ſenſi, di
queſto intelletto,ò di queſta anima, mi rapiſte
a me ſteſſo per donarmi poi a me ſteſſo:Ecco che
fatto voſtro gioiſco con voi godo in poi, ſplendo
per uoi, 3 è purgloria poſtra ogni mia honore
uolezza,o è voſtra gratia,o noſtro dono tut
to quello ch'io poſſederò 燃 queſto Mà
do ºthegoderödiamabile inqueftāuita,
Dul. Vita mia cara s'io non poſso vantarmi di hauer
laſciato coſa er te debboben gloriarmi
armamertonſariº?te queſta vita, è quanto º

bo. Le lodi poi che tu midai, Neandromio,fon?


reſteſi appunto della tua virtù, ſono Ιρleniori
曲# im4b amámdomi
-

*
-
- -

- T E R z ö. , , 28
#ofa,bonºfa,¡miei diffetti,iſcuſa gl'errori, ma
gnifica ſe pur c'è qualche bellezza, di illustra
quelle ombre di virtù che ſenza lei ſariano oſcu,
re, & imperfette impreſſioni dell'animo, 6 del
deſiderio mio, ſe per mezo della noſtra unionetà
: godi, từ င္ဆို႔ ſplendi, cormio; talpiccola
fauilla accendegran lampada, doue fi conferui ,
molto, ci nutritiuohumore, ſenza il quale ini
tile farehbela fâuilla,et impofibile la continua
tione del lume i meriti tuoi letue uirtù,decondi
tioni illutridellatua perfona fono uita diquel
le grandezze che da meti ſi porgono; & iö ton
loro debole, poca fauilla appunto ſon ſicura
di eſtendermi, º dilatarmiវ៉ុ per l'uniuer" *...*
2 --
Jò,& di uiuertecofauoritaministra, & tompa
gna delle tue infelicità.Et coſi confeſarò che ſia
no belle le bellezze mie, coſi amabili i coſtumi,
*
& la gratia, cojírigüardeuole la leggiadria €l'
ſapere, ſe quaſi Tiranni s'inſignorirono di te,
non fu tanta la improuiſa uiolenza loro, quito
il benigno iſſenſo tuo,ne tanto affettuoſa l'auidi ,
tà nell'acquifiarti,quanta cortefiîfîma & facile ·
la prontezza tua nell'honorar loro della tua gra
tia,º eſaltar me nell'amor tuoi .
Nean. Biſogna ch'io ceda Duliamia, º che unto
dalla ſolirabondanza della tua corteſia, creda
cheti piace, contra la conſcienza di quel
che ſento. Entra, ſe coſi ti pare a ritrouar la
- D 4 Mädre ·
Tr ---

* > υΑ Τ Τ ο ..
Madre,poiche la Corte non ſa lungamète starſe
ne ſenza la Seruitù, che in tato ſarà forſe torna
to Areteo,et potremo ordinar quello che fa biſo
gno per le coſe noſtre per goderci da douero poi
in una cara,et reciproca corriſpondenza di amo
re, & di uolontà:gº io in queſto mentre manda
rò Tolmo in caſa mia per un poco di negotio.
Dul Vado, 3 ti aſpetto quanto prima.
º
Nean., Tolmo aſcolta.
- ... "
-

- - - - *

Tol. Ringratiato ſia lo ſpuntar deprimi albori:ò toc


cherà purà me ancora di parlar hoggi; nd crede


uo che ſi doueſſero mai finire queſte guardie que
šie parate , quefefinte , quefie contrapaſſate di
ftherma amorofa. Eccomi Sig. -

2Nean. Pà corrẽdo in cafa mia,e troua Ificbio chet in


troduca da Ichamia Nodrice,allaquale darai ci
to,come hoggi debbo andare al poſſeſſo della Do
te di Dulia, conforme à quanto haiſentito, e poi
la pregherai p mio nome chemi puegga di qual
che dinaro per poter uenire d queſt'atto con quel
la honoreuolezza che ſi conuiene. •
Tol. Non ſarebbe meglio aricercarne uoſtra madre?
Nean. Nò: perche la Patria non m'aiutarà coſi fa
cilmète, come farà la caſa ppria.Va pur a lei,et
fa qllo che ti dico,etpoi ritorna cò la riſposta in
Talazzo, ci s'io bè diſcerno,ecco che applito ſi
chio eſce dal noſtro cortile; Hora non pdertèpo.
Tol. Siueramète;hora andateuene pure, ci laſciate
-

· fare à me.. . . .. SCE


-

-
---

T E R z o. , 29
SC E N A SEC O N D.A.'
T O L M O Ardire. ISICHIO Otio.

tiggiano.
Tol. Tu hai una buona ciera,coſa che mi coſolaaſai.
Iſich. Eh fratello con tutto che non uiuiamo coſi alla *

grande come uoi altri Cortigiani, però ſe la paſs


ſiamo ſotto il mediocre un tantino, ci aiuiamo
апcor noi. º -

|
Tole Patrigea ſta bene ?
Iſich. Beniſſimo ?
Tol. Et Icha ?
Iſich. Medeſimamente bene, ma l'una, º l'altra &
ciaſcuno di noi di caſa ſtà con gran deſiderio di
ſaper qualche nuoua di Neandro? -

Tol. Io uengo appunto a conſolarui tutti,cº ad aſſicu


rarui che hoggi il noſtro fortunatiſſimo patrone
º
pigliarà il poſſeſſo della Dote promeſſagli.
Iſich. Hoggi Neandro hauerà l'inuestitura delle di
gnità temporali?
| Tol. Haggi certisfimo, mà. -

Iſich. Hoime & che vuol dirquesta riſerua di md.


Tol. Ma,biſogna,ch'io parli prima con Icha.
-
-- Ifich.
Tr r

* : J& T T O - -

Iſich. Qui c'e del torbido;ha piouuto alla Montagna,


ricorrer dalla Balia, non ha troppo del
uono,º che vuoi tu da Icha?
Tol. Ho da parlarle per coſa che importa
Iſich. Per nome tuo,o di Neandro?
Tol. Di Neandro. - -

Iſich. Et che coſa può uoler Neandro da Icha,chenò.


lo habbi d ſaper anch'io.
Tol. Lo ſaprai tu ancora, ma laſciamigli parlare.
Iſich. Questi sfuggimenti, questi giuochi di Maſtro
Mucchio mi accreſcono il ſoſpetto. Fratello mio
io ſono alla cura di queſto palazzo, uoglioЈаре
re chi entra,cº quello che s'ha da trattare per
ſicurtà commune & per honor dell'officio.
Tol. Poter del cielo tu ſei fatto terribile; tu m'hai,a
dirtela,del maſtino da horto: io ne incaco alle sé
tinelle,alle guarde per la ſanità,6 a gli offitia
lide Doganieri, Volete.uederfebo robba da Gaº
bella? se c'è qualche frodo ? Diauolo non ſai chi
ſono?ſon purſeruitor come ſei tu ;etin fine non
cedone a te,ne a cento pari tuoi di fideltà & di
amore a coteſto palazzo. -

Iſich. Canzoni,eccoci a iparalleli, ti dico che perche


ti conoſco appunto uoglio ſaper quello che hai
da trattar con Icha. Tu ſei l'Ardire Fratello
sfacciato come una moſca nel ſol lione; & ella è
è unapouerafemina ſempliciotta.Chefo io; ba
ſtaſo almeno quello che mi dico in riſtretto Tol .
#20,
~----
->

"»„ Á r e. R z. ο. . .. . . 3०. . . .
mo,in una parola tu non entrerai ſe non mi com
munichi il tutto.
fol, se io non mi riſoluo di contentar coſtui, egli è
oſtinato come vn dique termini che ſi pongono
ne poderi, che non ſi muouono mai dai luoghi lo
ro,ſe non con lungezza di lite. Iſichio io uengo
, , in fömmäper dinari. *
Îfich. Perdinari? . . . . . . . . ., , , ,
Tol. 0 cbeti diail Monte d'Ancona ſull'oſſo del col
, lo,che Diauolo hai ?perdinari ſi. . ...
Iſch. Appena ſete uſciti di queſta caſa con coſi bella
& coſì ricca prouſione, ci hauete hormai ſcia
lacquato ogni 鷺 ό/tiagarati, opoucro S
dro in mano di chi ſei. Tolmo leuati da queſta
porta per tuo meglio. - - -

Tol. Moraſi che queſto è vn'altro tenore.


ſich. Dico che tu uada per i fatti tuoi.
Tol. I fatti miei ſono l'entrar in coteſto palazzo.
ſich. Qui non entrerai tu. . . .

Tol. Et perche.
lſich. Perche non mi piace: & perche non hoglio,
che forniſca # 驚 ifteinfelicifiă
ze intendilo? tantopiù che non ha º: , che
m’è ಶ್ಗ he uoifete
con Neandro,tu ſei quello che gratta. .
Tol. Che uüöldüğratiare?iofon büomodabenequā
ίύ រ៉ូមុំាfīà:nomifèħerżiamo ifithiofull'ho
೫೪೪ಕHargra್ಲಿ ー”・

§§ 'ᏘIg£hþ

*
- -

‫ میری‬.r o
uſich.oarato,ò ſeminato,io laſcioti far quel che tipia,
ce,et in fine ti comuerrà menar i buoi alla stalla,
quello che faccio, quello che dico non è per offen
der alcuno,ma è perferuire aipatroni,et feti di :
ſpiacegrattati. - ºv
Tol. Coſtui è imbeſtialito, e dice da douero, ſe non
m'aiuto con qualche inuentione non farò coſa
che uaglia,ſai che Neadro è tuo,e mio Patrone.
iſich. Lo sò,cº che vuoi dirper queſto? -

Tol. Voglio dir che in fine io gli narrarò tutti questi


tuoi gentiliſſimi portamenti.
Iſich. O uà digli quel che ti piace,che non me ne curo,
est te ne do ႔ေ licenza. -

Tol. Da qui la mano. - .


Iſich. Abtraditore,aſſaſſino,piglia,dagli, piglia,m'a
fatto coſì ladra gambetta ch'io ho ſtramazzato
qui come un bue al macello, º non mi poſſo
uaſi rizzare; boime ſta pur ſicuro ciuettone da
erlina ch'io ti uofar render di ſettimana prima
cheefthidi quefta cafa.
SCENA TERZA.
ARETE o virtù. FIMF O Fama. FIL o
PRAM M OSIN O Curiofitä. FILO- ,
TIMO Ambitione. -

„Aret. I modo ch'lmondo ſta in gran moto per


queſte future dignità di Neandro?
Fim. Signor fijentonouarij,ć” hHಜ್ಜ
- - - W.
... -------
---

. . . т E R 2 о. 3I
ti diſcorſi, chi lo nega affatto come coſa impoſſi
bile, dicendo che la Corte non fa dileggiero coſi
gran miracoli,et che la fortuna per riſpetto tuo,
che ſei la Virtù, ſarà contraria d Neandro. Al
tri lo affermano come già coſa fatta, 3 nefan
no mille ſchiamazzi d'allegrezza. Chi dice poi
che facendo l'entrata, ci pigliando il poſſeſſo,no
lo farà per la porta principale, ma per certe vie
ſecrete, º occulte, che paſſano dal Palazzo
di Aulia, dalla Corte alla Fortuna ui ſi con
durrà, º che di queſta maniera la coſa è poſ
ſibile . Altri affermano pure che con la
ſcorta tua, Neandro entrarà ſicuramente
per la porta principale, ma il pofieffo fa
rà conditionato. Et in ſomma varie ſono
le opinioni, ſecondo le uarietà de gl'hu
mori, -

Filop. Il medeſimo ueramente ho ſentito anch'io,


gi poſſo affermare che con quanti n ho par
lato in tutti ho trouato grandiſſima diuerſità
di ſentimento, -

Filot. Etio parimente bo hauuto a far male i fatti


miei, perche quelli che lo credono non ſape
uano ſpiccarmiſi dattorno, º m'hanno battuto
a ſoffocare; gli altri poi che non lo poſſono capi
rem hanno trattato da bugiardo intereſſato,
da pazzo a tutta paſſata.
Ar. Figl. qſte ameno ſono coſe nuoue, etcredo mol
- ſo
-
-

- . ‫ م‬. T" . 7 . 0 .
to più di quello che mi dite: anzi voglio che伽 |
piate che doppo ilfattopublico,& notorio,nella
intiera poffhone ottenuta dal noſtro Neandra
Jentiremo apertiſſima diſcordia di pareri, º in |
terpretationi trauagantiime del negotio, con
cioſia che eſſendo per natura inclinato ciaſcuno
al compiacerſ delle nouità, et all'inueftigar per
quanto ſi può la cauſa delle coſe, º de{glʼacci
denti; per queſto riuſcendo nel coſpetto del Mö
do #; auuenimento nonfolo nuouo,ma mara
uiglioſo, che l'Huomo con la Seruitù, º con la
Virtù ſi ſia condotto d coſi gran colmo d'honori
ogn'uno nella nouità dell'effetto anderà ricorda
do il modo, la verità della cauſa. Ma percheſi
come auuiene nel uedere che ſecondo la diſpoſi
tione, l'alteratione di queſti ſtromentiuiſiui,
ſi uedono diuerſamétegl'obbietti alterati nella
quantità,cº nella ſteſſa qualità de colori,coſi ſe
rà inteſo, diſcorſo queſto ſucceſſo di Neidra
ci ſaranno diſcordi, 3 di diretto contrari fra la
rogli attributi & le 鷺 cheſi conſiderarono ,
in eſſo, alla qualcoſa ſe ben non ſi può aſſoluta
mtte rimediare biſogna poche ſi sforziamo per
la parte nostra di operarin modo che almeno la
ſiniſtra interpretatione non ſia attiua in noi, ma
negli interpretatori, cioè che altri hab
iù toſto per la corrottione del
bia aguitaripis Jenſo
T E R z o. 32
ſenſo proprio,cheper l'esſiſtente uerità delle no
ſtre opere. Et questo conſiſte principalmente in
noi altri ſeruitori; poiche Neandro,e Dulia han
no da eſſer in tutto e per tutto guidati da noi.
Io per me non mi partirò dal giuſto, º dall'ho
nesto, ne hauerò altra mira che al bene, º alla
perfettione della uita. Et ſe mai la uirtù operò
-
conforme à ſe ſteſſa,douerà ji appunto in
queſta eminenza di grado, doue tutte le attioni
ſono coſpicue, ci deuono conſeguentemente eſº
fer laudabili,et efemplari,il medefimo bifagne
rà che facciate uoi ancora moderando uoi ſtesſi
nel ſouerchio degl'affetti uoftri, & ſeruendo
con maggior grauità,3 circoſpettione, che non
hauete fatto ſin'hora, - - - . .

Filop, Pegamenle.4reteo iltuo diſcorſo è ſomiglian


te a te medeſimo tutto prudente,tutto ben fonda
to.Ma peruitatua,comehabbiamonoi à mutar
modo di ſeruire ? . * -
vAret. Io non dico mutare, intendo, ci dico moderare
come ſarebbe a dire, tu che ſei la Curioſità haué
do in ogni modo i restare appreſſo all'huomo,
hai da rimouerdate quella parte che può hauer
deluitioſo, º dell'inſopportabile , c9 renderti
ſeruitorhen deſideroſo di ſaperle coſe,manaſcò
der, 6 ricoprire con temperamento modeſto
uella auidità impetuoſa, che ti conduce tal'-
va a ricercare, indiſtintamente ogni
----->
ஜி. >
J& T Tº O
º tal'hora più toſto il mal ch'il bene: perche
ſe l'huomo per natura ha da deſiderardi ſape
re, ha da vſar ancocoſi fatto inſtinto col tem
peraméto della grauità,6 della ragione, e ſpe
cialmente coſtituito in dignità. Coſi tu.Ambitio
ne eſſendo ſeruitore neceſſario all'huomo, perche
ſenza di te non conoſcerebbe, cº non appetireb
bel'honore, ſarà dibiſogno,che in queſta muta
tione di ſtato tu ti contenga tra i confini appun
to di una aſſignata moderatione,ſi che ceſſando
di ricercare con tanto ardore, quantofaceui pri
ma dignità,6 potenza;tu uada con ſegreta, º
cautelata prouidenza di ſpirito nobile deſiderá
do, ci appetendo eminenza di virtù,6 diper
fettione nella medeſima eminenza di grado. Ee
tu Fama parimente non ti curarai di ridir coſì
facilmente ogni coſa,et di propalare ogni minu
tia;ma procurarai d'aſtenerti dall'ufato tuo qua
to potrai facendo un'honorata violenza è teſtef
ſo, diuenendo ſeruitore più vtile, º più frut
tuoſo alpatrone, illuale e ſenza fama viuereb
pe appunto morto a ſe ſteſſo,º à gl'altri,coſi ci
la loquacità, º con la incontinenza delfarſa
per tutte le coſe ſue, uiuerebbe inutile a ſe ſteſso,
e ridicolod gl'altri. Nel medeſimo modo potrà
anco il uoſtro compagno Tolmo regolar il ſuo
ardire; Si che ſerua al patrone, con animoſità,
nelle impreſe grandi, º magnanimi, e non
~ * C0%
tº- - -->

-т Е R +2 °ө. з+
con isfacciatezzaprorompa, es impuntina
gni indecenza di operatione, ci di queſta ma
niera figliuoli கீ
ſon ſicuro, che viueremo
ripoſatamente, º con felicità, e col nostro
Neandro goderemo le grandezze terrene mal .
grado della Fortuna, º de ſeguaci ſuoi. Ma per
che veggio appunto dalle ſtanze di Ticho uſcire
| due paggi di corte l'inuidia, é la Mormoratio
ne,uoi ve ne intrate in palazzo, ch'io uoglio vn
| pocº interrogarli, 3 veder diſottragger qualche *ネ・
| eoſa à miopropoſito, º ^ " *
. . .. . . .. . . .

| FTONO Inuidia : ' GONGISMO Mormora- **


tione. ARETEO Virtù.
A .. º
: - -
* * **
gara a ſèce 0 il Maggiordomo, in ceruello
s ‫این گی‬ Gongiſmo,percheſe ne viene dirit
5st togia»olianchia con»njuper.
#4 cilio nuuolato che minaccia nébo.
vAret. - Ftono,Gongiſmo di dome ſi viene i
Cong signore,ſiamoſtati qui »n poco à diporto alle
| stanze di Ticho. . . . . . .''…' ...º.

véret. Queſto è il voſtro sfogamento ordinario, insi


ma inſomma per lo più la Inuidia, º la Mor
moratione fê la pafano cö la Fortuna.come.Ítà & C
Tichofche dice dell'accaſamento di Dulia. . -

* * * * * AE Fºgº
.33, ‫همین‬ITO
rto, sta beniſſimo di quanto a Duliaſen e rallegra
to affai , ... . . . . . . . .**, *

Aret, Et non dice altro?


Gong. Et che vuoi che dica? . . . . .
Jare, Nonpenfadi douercederquefiefianzekgeö
ſegnarla ſua dote d Neandro: poiche l'unione
, rèfattacon coffattapromesa ? :s .
Fto. con noi non ha parlato di queſto negotio, -

Gong, Allerta Ftono che ſta uccellando a merlotti,


Jare, o ſe non ha parlato,biſognarà ben che ne parli,
è che ſenza parlare ceda la ſtanza & l'efficio,
Fto, Etperche, - - -

aret, perche hoggi coſi d'accordo con Aalia terra


mo tutti àpigliare il poſſeſſo ~
cong.faIoveruna.
credo veramente che egli
-
non ne ºr
ſappiaca
-
. .. . . . . . .. . . .. ..
Fto, coſi credo anch'io. - -

Jaree, šenon lo fașuoi, perebefºtetanto intrinfīchi · · ;


ſuoifateglielo ſapere, che ſarà ſºnº bene, e pºi
treteritornare apalazzo: doue me nenadº
hor hora a dar ordine à quello che occore in que
ſtoparticolare.coſoroſºranno accommodafiſ,
?mineffaggieri ; "Inuidia , & lg Mormoratione
neramentebiſognaua che faceſſero queſto uffi
:con la Fortuna Hora ſpediteui che io me ne
6, , . . . . . . . . . - ** * *.

Gong Kà cọme la nebbia all'apparer del Soleià*****


iàfuriadefiumi,chefitijāaddo£og^aŷni.g”
-٤‫'' ر‬a. alberi,
-
* ,

r er * R * z o. 34
alberi e le fabriche che ti pare hanno ordita
la coſa a modo loro ?
Fto, Fratello non perdiamo tempo: notifichiamolo di º
Ticho,º aiutiamolo doue ſi potrà, masſimamé
te poiche egli di già n'ha qualche odore,ci uapà.
ſando di opporſi, intutto, e per tutto a queste,
loro machine,
Gong. Andiamo pure,gº uediamo pure di trappolare
queſto goffaccio, che ſe non credeſſi ancora di ue
derlo ſpalare, è forza d'acqua bollente, vorrei
perder lalingua.… ു . . . . . .
-*.*. * ** * *.*** **, *, * ** -º-º: ' ' . . . . .
º,
s' C E N A Q_y INTA,
~ - T-
* . . .”-- -
... ."
-
で*イ.,下て、”。.T. r:。。。。
- - ,, , , , , -- sº * * * *

тcна cata, тоъмо Ardie


c ... . . . .. .. . . . . * .. . . .. .
relio de nirono romeno,
ºN, quello che ho potuto raccorre:ec
Ś ĉoio te Ĥbo dato; mi fono priuq.
º dei propri ornamenti, mi ſono
poſſo dire ſpogliata del meglio,
eĥio mi trouaŭo,portalo tufedelmentea "Ñean
dro mio º di inſieme, ſe purn ha biſogno, ridu
ergli in memoria etrappreſentagli l'affetto mio,
ilquale poiche non ha potutouincer il ſuo indu
rato propoſito di partirſi da noi, anzi uinto se
intieramente fottopofo alle fue uoglieinuifibil --

mente l'accompagna adeſſo doue ſe ne và,etch . . .

-ºº. E 2 , duce
duç
z
-

As r r o
աո:fuor di me steſſa a ritrouarlo ſpeſſo in
ueſta doloroſa lontananza.
Tol, § uanto Neandro peri,c9 confidi inteprudeus.
tilfimą Icha,lo។ conoſcerda queſto, comet ho
-
. . **
-- --
* º

detto ancora, che a te in queſto ſuo urgentiſſimo


biſogno ha uoluto ricorrere, e ſcoprire,come ſi
dice,ate le piaghe ſue. Perche non è dubio che da
nendo egli ſoſtener il grado ſuo, ha ſpeſo di già
quanto hauea, º era hormai ridotto all'eſtre
mo;& ſe non era ſouuenuto, o chegli biſognaua
:
abandomar la Seruitê , dº confeguentementele,
future § , ò uero mancar di reputatio
me , c# diuenirfagola di palazzo :perche fappio
>
ur Signora che la ſeruitù di corte plo più vuo
dinari; ma in un colpo ſi recupera poi lo
ſpeſo,ci ſi moltiplica à migliaia, come credo ap
punto che tu intenderai, º preſto, perche ho ſen
tito io medeſimo.Aulia à dirgli, che vuole in a
gni modo che hoggi vada al poſſeſſo della dote
promº/agli. A .. *.

Jcha. Coffpero,é cof confido; & fedalcore,ớdał


le uene ſteſſe occorrerà trarſi il ſangue per far
me oro, lo farò ſempre uolentieri, per ſoccorrer
al mio cariſſimo figlio, il quale ſe peruerrà, come
m'affermi, è queſto ſtato di felicità fa Tolmomia
te ne prego quanto poſſo,ch'io ne ſia ſubito aumi
fata. . . . . .';) -- * ...” “...
Tol. signora ſicuramente tu ſarai la prima che lo ſap
‘...." : . ptai
+

- т E R. 2 о: 35
pia,erintantotilaftiofelice, ertiraccomade ,
la mia perſona con Iſichio, perche l'ho ueduto
in collera
granueße
miaha ,et dubita
åfarme neumafuačhiaui ma.alla partita
quaſi ch ‫مع منط‬

Icha époueróifíbio ueramente che nonfºfarma:


ledeue ripoſare adeſſo, e ſe biſognarà accom
modarò ben io le coſe. Hora uà, 3 di nuouoti
prego à tenermiricordata a Neandromio.
Tol. Volentieri, volentieri, volentieri.o chanchero ho
purbauuto il belpiacere à ueder à precipitare
quel pitalaccio d'Iſichio, ha raſſembrato appun
to un ſacco di cotone. E uemuto in caſa gridan
do, ſtridendo,chepareua vn Orfobaftomato, ma
s'è andato ſubito drinuerſare ſopra il letto, do
ue credo,che tuttauia ſi troui accarezzato come
vn bäbino. Ma ſtiaſene pure:ſe non faceuo coſi
al ſicuro non mi sbrigauo da lui ſenza maggior
rottura, non mi ueniua fatto di ſeruire alpa
trone come ho fatto eccellentiſſimamente. Poue
ra Ichas'è cauato ſino l'anella di dito. Hora sì
all'andare, poiche la coſa è riuſcita coſi bene.
Fine del Terzo Atto. º,
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NEANDRO Huomo, DVLIA Šeruitů.,ARE


TEQ Virtù. FIMEO Fama FiopRAM.
MOSNQ Curioftå F#IMÖ Ämb#ö
ne, TOLMO Ardirė. ĖLPiDIA Speranza,
ISICHIO Otio alla fineſtra.
TICHO Fortuna. FTONO Inuidia, goN.
GISMO Mormoratione, alla fineſtra,

È|ŽŽ,1-4, mia dolciffimá aduii ,


a Nfl que vuoi pure, che Elpidiaſe
}}|: neºeng#connºi? ' '
|Elpidia è quella Nodrice, e
il da primi anni della vita mia
ſino à queſt'hora, non m'ha
abbandonata mai, coteitai però Neandro mio
abio non ſi ſeco queſt'atto di mala creanza di
○"玄Y \。 *...* 5, , - abban:
~, A

, , , o vºº 2 R + 6. – 5é
abbandonar lei in occaſione di tanta allegreze,
za, tanto più che come ſai, ella è la ſperanº
za la quale difficilmente può ſcompagnarſi dal
la ſeruitù.
Nean. Hora ſe coſi piace à tereſto ſottisfatto anch'io:
etueramente che la ſeruitù ſenza ſperanza ma
| ta appunto di Nodrice, di compagnia troppo
neceſſaria Hora Areteo eccoci qui, che habbia
mo a fare, " . . . . . .

vAret. Ho fatto ſapere poco fa a Ticho perduipaggi di


corte che noi andaremoboggi per pigliar il poſ .
ſeſſo delle ſtanze, di tutte le conſeguente coſe
d'accordo con Aulia noſtra Signora di modo ,
che a queſta hora lo sà,et credo che non occorra
altro ſe non di mandar uno di coſtoro a ſignifi
carglielo di nuouo,ei far aprire le porte ,
Pſich, fonon credo per un pezzo di uoler uſcire di ca.
fa per non hauer a riceuer degl'affronti di poco i
fa il mio paſſatempo ſarà per hora queſta fea,
meſtra, ci uada il mondo come ſi vuole, ci tana
to più che ſtando al balcone in caſa ſua, a me ,
pare che ſi poſſa commodamente ueder a tra- ,
uagliare il mondo ſenza raggirarſi inquieta- ,
mente ſu per le piazze, di andar anoiando
altrui,gº conſumarſi lauita. Ma ecco Neandro ,
con la ſua famiglia, certo deueno voler adeſſo,
come diſſe quel beſtiale di Tolmo, andarſene al
s
le ſtanze di Ticho; ſon venuto titoli tempo, che,
.. ) ‫لا ﻣ‬ E 4 niente |
º

niente meglio per veder in tappeto appunto tute ,


taquefiahifloria. -- -

Nean Fimeoaattene adunque tu che la Famaſei à


dire à Ticho, che ſe neveniamo à lui, & chefac
cia aprirci le porte. -• •
Fim. Polentieri Sig. ob là non vdite #
Fto. Cbipicchia là ? sº
Fim. -Sonio, - 4 - **** - . . . . .”.

Fto. Chi è quel io ? * * …, x

Fim. Fimeo Coppiere di Neandro, -


* * *

Fto. Chedimandala vofträfamofa citaleria?


Fim. Queſto è un parlare, che ha dell'inſolente. -

Fto. Io parlo bene, 3 da galanthuomo,e circa a ql


l'inſolente V. Eccel, mente per la gola i con che
quando non voleste per auuentura andar alle for
che, »i laſcio à i Corbi,che pileuinole cataratte
dagl'occhi - - -

Iſich. Rifpofia moltoà propofito. affè che da queſto


principio fí puðfarevna fauorita congettura del
la fine di queſto negotio?
Pim. Ob là ả cbi dich'io ? -

gong. Chi dimandate gentilhuomo?


Fim o Coſtui parla più ciuilmente. Son ſeruitore di
eand.ci vorrei per nome ſuo parlare co Tich.
con. Tichonò dà audiºza che ſe gl'è sferrata la mula.
Fim. -4propofito: hora non andiam perviolegaprite
uoi & auuertiſich il Maggiordomo è qui che in
ſine hapur autorità ſopra di voi altri ,
* -- . . J.- . - Gong.
-
--
º
--

Q ”ーダーR r o. 37
Gong. Il Maggiordomo e qui ? Mastro Sempronio
dall'acqua vite è qui ? Hora per arte, ci per
parte ad honore,ci gloria di Ianuaſum rudibus;
º 3adala S.V. correndo, correndo alfuopatrone,
et gli dica che ſe vuole entrarquindi in queſte ſtà
ze altreſi, mandi perſona che habbia più gratia
di lei nel fare vn'ambaſciata. Perche in conſciº
za ſapete pur caro maeſtro Hiprogrifo, che voi
cicalate per lo più ci mò ſapete quello, che vi di
chiate, di modo che l mondo vi ha per vn baio
ne,o per vn bugiardo, ci con queſto vi laſcio.
O bell'ambaſciatore,ò garbato, torna,torna,nel
tuo paeſe che non fai per me.
Fim. signore,Ticho non riſponde: & due paggi di cor
tevno per fineſtra ſi burlano de fatti noſtri co
metantiBarbagianni. *

Nean, Debbonoburlarſi di te, per qualche tua balor


daggine. Vattene tu là Filopramoſino et vedi
| che ci ſi apri.
Filop. EccomiSig. Odicafa?
Fto. E fatta la limoſina: chanchero d forfanti.
Filop. Parti che habbi ciera di forfante io ?
Fto. Perdonami,volſi dire maſcalzone.
Filop. Hora laſciamo le burle; credo che tu mi cono
ſča,ö tudid Tichoche Neandro è qui per entra
re in coteste ſtanze, è tu laſcia che glielo di
Čá 10 • -

Fto. Ticho fa la nanna, º non lo deſtarei ſe credeſſi


* -> - di
- - z
*. º

- '_ Ім т т о; $
‘. . . sº-sº
diaederti alla berlina. . . . . ;
ºg 0hla che rumoriſon queſti? che creanze? do
uéſamo,in chiaffº .. dimandi ? che vuoi?
chitimanda ? mofirailpaſſaporta : poſate le
Ø፲ንንìፀ. - - . . . .*

Filop. Figliuoli la burla troppo lunga increſte; -


compatroni non ha punto del buono;aprite alla
7mal'hora . . . . . . .
Gong. E ſia col malanno, chetipigli: chi ſei? che
vuoi?
Filop. Son Filoprammoſino cameriero di Neandros
non mi conoſci? 6 uoglio parlar con Ticho.
Gong, Age/fèr Falaprimierà all'aſino, à procederuida
realgingaro,Ticho faccância in paio diftappí
nießendo hoggiftato inuitato allaffia,doué ha .
da ballare alla gagliarda; & pertanto non ſi
gli può parlare e poi che tu ſei la Curioſità,che
ti conoſco, a parlarti d'amico, prima di uenir,
quà,che non ſei andato a farti uederla uentura?
ºtterò da qualche Astrologo amico di quel Far
falone,del Maggiordomo perche non hai procu
rato di ſapere ſe queſto è giorno felice, è nò,per
trattar coſi fatto negocio Fratello ſi dice che chi
non ha ſenno habbiagambe e pertanto sfrat
ºa che per hoggi qui nonfacciamo altra feſta.
Ogalante; o come par buono ſe ne va ſauio ſa
uioio che bel bamboccio. . . . .

ſºh Erccone due chiariti per miafe che andiamo- .


ben
–- *

Q * ダ A r o. 38
ben alla via di far coſa a propoſito.
Filop. Signorfacciaſi proua di qualch'altro, perche
z è che ſono ubbriachi, o che da domero non han
no uoglia che tu c'entri. t - . .

an. Mimaranigliano che tu ancora ſapeſtifarºn


6.

| ſeruitio; Filotimo vattene, 6 di è coloro che


nonmifacino dar herotti, cheaprino & chefor …
mifèanos ' , . .,.* . -

Aret. Si igratiaperdela ೧ಿ comincia ad anno- -

iarė ... y - ... - - . . . . . . ‘. . . - . .

Filot. Farò quel che potrò. Su eh la Ftono. Gong fi


: di burlare hormai, , -

Fto. Horaſi che coſtui vuole eſser aperto poiche ſi chia


maper nome.Patrone qualăura feconda, qual ,
uento pròpitio cânduce un quanco il uoſtro ſpal
:””
Filot. Peruita uoſtra non più; Neandro, Dulia, Are
teo ſono qui tutti un pezzo fà,6 con troppo in
dignità uoi lifatte ſopra ſedere, qui in istrada, et
ron troppo diſprezzo. º –

Fto. In riſtretto che uorrebbono. ‫ا ع ة د س ع‬


Filot, Vogliono uenire a pigliar il poſſeſſo delle fian
ze ſecondo l'ordine hauuto da Aulia. . .*
Fto, ogni altro che tu che ſei l'Ambitione cheme l'ha- ,
2 ueſſe detto, certo non glielo hauerei creduto; a
dirtiituero penſano cheglaltri burlaſſero; ma
percheuedochtudicidauero Jappiche biogna
Þarlar con Tiche, , , , , ,, , ,
* * * . .’ ** Filot, -
, º –
* * и т т о
Pilot. Oſta bene apri che gli parlerò io.
Fto. O queſto è troppo.
Filot. Et perche troppo?
Fto. Dimanda à Gongiſmo. .
Filot. Gongiſmo perche non ſi puo parlar con Ticho,
e maſſimamente con eſpreſſo ordine di Aulia?
Gong. Fratello queſti ſono ſegreti troppo importati,tu
non mi cauaraipaſſeri di bocca. Ticho è huomo
da bene, non fa diſpiacere ad huomo uiuente,co
meſe gli parli darà ſodisfattione adogn'uno.
Filot. Io ſon qui a poſta per parlargli.
Gong. O queſto è troppo.
Filot. Et perche troppo?
Gong: Dimamda a Ftomo. -

Filot. Bè queſto è un giradolare molto dishoneſto sfac


ciati ſenza uergogna hora ueneauuederete.
Gong. Senza collera maeſtro Quis uel qui. O che ua
lerebbeilviuer infieme,feruire adun medefimo
patrone,º non potere burlar alle molte:dadoue
rovuoi entrare? horaſuvadavnavacca per vn
toro: voi entrar da real corteggiano º
Pilot. Poter del Mondo,ò per queſto ſon uemuto.
Gong. Si, o per queſto te ne puoi ritornarancora.
Filot. Giuro alla uita mia,ches'io ti poſſohauer nelle
mamitivogliofirozzare. -

Gong. Piano che non ſarà altro, col primo sternuto


ui paſſarà la ſtizza Vattene pur cantando.Deh
tornami nel grado onde m'hai tolto,quando¢¢ne è
** * x -
ºf ſ
-*

2 и 4 к. т о. 39
tenè adaltri faprel'wfcio. * .
Filot. Ritorno anch'io Signor come gl'altri burlato,
* «%* fchermitoinfòlentiffimamente. -

Tol. Hora tocca a me: uada ch'io li faccio aprire: nºi


º dubitate Signori, non ſapete ch'io ſono l'Ardire?
Nean. Tenta tu ancora,º fa quello che puoi, ſe non
| biſognarà protiederci poi per altra ſtrada.
lſich. O che pagherei, che coſtui foſſe bastonato, º ue ... "
der di quà le mieuendette. º
Tol. Io vo picchiar primieramente in modo che mi
. fentano. --

Fto. Saldo alla corte ohla: coſtui è ch'egli è sbirro,


è ch'egli è corriere. Haueuate paura di non eſſer
ſentito a picchiar un poco più gentilmente.
Tol. Hora parole à monte, apritesà.
Fto, che fa lo mio amore che non uiene l'amor dvn al
tra dona me lo tiene,hauete muſica galat huomo. .
Tol. La muſica ſarà un poco ſtrepitoſa,uedi. 3.
Fto. Perche ?ſete forſe contrapontiſta di campanili,
ouero ilmaſtro di Cappella de cornacchiotti è
Tol, saprai chi fono,infama/irello,ffentiraifgäghe
rarticoteſte porte, et gettartida quella fineſtra,
Fto. Gongiſmo: Gongiſmo un coltello dal manico ne. -

gro fratello periſcongiurare queſto nembo.


Tol. Queſte beſtiuole mi burlano da douero.
Tich.0mezadoxema difaffate adeflo,lepagarei ա
ſcudo l'una. , -- - - - - -- *

cong stronzo di porco roſſogettati all'acqua che mi


*, *. . *.. .
-
tº £0
f

,”
* F ----

; * At T - r ο *-

tinonconoſco patronemio laſciateviuerin pace chi


pidafaäidio, - º - •
ſ
*
-

'Tol, polete afrire,ò nò?woleteobédir#alpatrone, , s


o che ſi faccia qualche pazza riſolutione. . "
Gong Tolmo,ch'io purti riconoſco,dici da uero?
Tol. O,fe tipare. . . . . ... '".
Gong o mi pare che tu habbi dell'aſino, cioè che tu 1.

ſii ſenza diſcrettione: parrebbeti il douere, che i


noiperbonorareiltuobel moftaccio facifimo --

torto agl'altri che ſi ſono partiti? Fratello noi . r .


non ſiamo coſi mal creati,ne coſi poco giuſti,gli
altri ſono venuti, ci partiti ſenza entrare; è tu
ti parti ancora ouer ti fermatanto che facci le
radici, a . :( . . . .
- Tol Ah canaglia è questo modo, apritesù,aprite,
Tic. Chi è là? che modo di far è queſto? . . . ..
Tol, l'inſolenza, ci la mala creanza di quei dui ri
baldelli Tichogentiliſſimo, è cauſa di tutto ciò. . .
Ticho. Se i paggi non hanno creanza,la doueretti he .
nehauere tu cºperte,et per loro:che coſa vuoi?
Tol. Neandro mio Signore è qui con Dulia,cº uorreh . . .
he per appuntamento preſo con Aulia uenir à
pigliar il poſſeſſo di coteſte ſtanze, * : * :* : *
Ticbo. L'appuntamento bi/bgnguapigliarlomeco Pà -

digli riſolutamente che ho altro che fare, per i


adeſſo. Et uoi altri ſia chiſi vuole, che uenga'à
picchiare non riſpondete più; laſciate queſto ca
rico a me, . . . . a s a

Jichio
Tº: f
--"

9 и 4 К т о. 4о
ſich, Ancomeſer Tolmo con le ſue ſgerate,torna ci
le piue in ſacco; ritornaſſe almeno con quel gru
- gnaccio infranto, -

Tol. La coſa Signor mio eſce dai paggi:ho fatto tanto


rumore,ho brauato tanto che Ticho finalmente
s'è sbuccato, dallafeneſtra m'ha detto aperta º:
mente, che per hora ha altro che fare.
Nean, Altro che fare? Dulia mia che ſarà di noi?Are
teo che faremo?
Dulia. Io uoglio credere che ſia bene,che noi steſſi an
| diamo àueder quello, che deue eſſere, perche co
me ci ueggaſon ſicura che non parlarà di que
} fia maniera, -

Aret o ſenza dubbio; Signore andiamo pure, perche


| la preſenza dei grandi di ſua natura ha gran
| forzanelleperſone ſottordinate d loro.
Neand. Andiamo, Picchi la uno di uoi,
Iſich. Vediamo un poco quello chefaranno tutti inſie
- me è pouero Neandro quanto meglio per teſa
rebbe il trouarti meco å queſtafeneſtra fuori di
cotefii cimbelli, . . . ' . ' . ' ' ' *
Ticho Che commandate ſignori, a
Dul. Di ordine di mia Madre,chetu ci laſci entrare,
gº ghe tu ci conſegni coteſte stanze, .
Ticho, Hauete la gran fretta.
„Aret. Ticho nonfar del bizzaro,ę% del ர்ை. -

to tuo: Vedi qui la ſteſſa figliuola di Aulia co'l


ſuo Neandro, ai quali è stata promeſſa
º, * - po
ಕಿ
-

-
** .
電 -
ra -
-

•. V4 T T- 0° -
* -

poſſeſſione.Tu ſai come ueramente più toſto per ... x:


certa uarietà di aſſenſo commune, che per uerità
di officio proprio tu ne ſei alla cuſtodia ; però è
ſti che ne ſono dichiarati legitimi patroni cedi
a bormai; & non turbare le loro confolationi,
richo. Mimarauigliauo ch'il Turcimano delle cica
le, º de ranocchi non uoleſè di primo lancio
far del mediatore, e del ciciliatore Meſſermia
io non ho biſogno di te,ne detuoi conſigli,cº per
dirtela a lettere da ſpetiale non ti credo: & fe
pur ti debbo credere,non uoglio obedirti se cote
ſti signori hanno da uenir a coteſto poſſeſſo,po
teuano ben per qualche uia occulta di palazzo
uenirſene, º no coſi alla ſcoperta ſotto la guida
tua,concioſiache queſta non è tutta carità di of
ficio,egli è un diſpetto, un diſprezzo con che
miuoiingiuriare,perpoter uamtarti fuperbamâ
te poi di dire,la Virtù ha pur uinta la Fortuna. --

Ma prima che ti uengafatto, credo che ſudarai


per un pezzo,º però dico a uoi Signori che mi
duole infinitamente di non poterui ſodisfare:cre
do che Aulia ui uoglia dare queſta poſſeſſione a
credo che ue la meritiate, credo che ui peruenga,
ma inſomma riſolutamente per hora non ue la
uoglio dare; & ſino che non ho altri contraſe
gni non ſono per ammetterui mai perche ſo ben
io quello che paſſa tra la Corte,º me, º que
ſtoui ſia dettoper ultima riſolutione盤 che
- $ ü☾
–ਂ...।
º

о и 4 к то. 4:
s'habbia a far più le comedie ſuper le ſtrade,
|
ſich, obuſcati sù quella: coſi interuiene a chi sim
barca ſenza biſcotto.Il debito è liquido, è reale,
s'è fatto l'aſſignamento ſul'eſatione, ma ſi troua
in fine che la cedola è falſa. Io per me non ne
uoglio più: aſpetto un di queſti giorni il pouero
蠶 a far le ſue querele in un angolo di que
፲፱ጪ §Éő}፲፺4.

º ‘Nea# Vije coſì deluſo, coſi tradito debbo tor


narmene io? leuarmi di caſa mia priuarmi della
patria, aſſorbirmi le pprie foſtanze,coſumarmi
lavita có cofi temerarie,órfallaciprome[fe?mi
fero & in qualpartepofforiuolgermiadeßo,do
ue io creda di poter trouare aiuto,ò ricouero.Ma
dremia dilettifima,dolcisfima Nodricemia ah
come furono preſaghe di queſti danni miei,le uo
- ſtre lagrime, come una turpe conſcienza del mio
male,m'interclude adeſſo il ritorno al uoſtro ſe
no,la doue una auuelenata perſuaſione d'incerto
bene me ne ſpiccò.Ritornarò forſe in corte et ſpe
rarò pietà,et riſtoro,da chi coſi impianete m'ha
ingannato & deluſo?Raccomandarömi forſe à
que poueriferuitorich'in uece diriceuer da mela
douuta mercede del ſeruir loro, douerāno infelici
piangerlemie,erle loromiferie? Forfe a te Du
liamia un tempo delitiefortunate di queſta sfor
tunata vita douerò confidarmi anchora? douerò
tutta uiaingeto,obligato,reueréte, nemico di me
F fiefo
-

-----
º

* At r r 0
ſteſſo ſeguirti obedirti,contetarti conoſco benio
la tua innocenza, ma in eſſa ancoſcorgo il mio
danno, ne poſſo iſcuſarte ſenza accuſar meſteſ
ſo. Ah bellezze, bellezze,contagione innocente
di queſto core restate hormai, che per maggior
mia pena ſenza poter incolparui me ne andarò
lacero da uoi, deſperata fauola del uolgo pian
endo l'amore che ui ho portato,et la più fiorita
età della uita mia che ho conſumato uoſco. Coſi ---

ui laſcio tutti, coſi ui rimarrete cariſſimi miei,


ch'io affatto ſenza Virtù in preda della Deſpera
tione, ſenza più Curioſità,ò Ambitione, ſenza
JArdire,غfenza Fama,me m'amdarò miferamă
te a finir questa malnata vita.
Dul. Deh ferma Neandro mio:no già per me chemi
ardirei già mai,mifera,di ſupplicartene, non per
udirmi, che non ſo, ne poſſo hoggi mai formarpa
rola,non perch'io uoglia ancora una ſoluolta ue
derti, che di già me ne confeſſo indegna;ma per
che ſopra ſedendo a queſta tua improuiſa reſolu
tione quello ch'io è non poſſo offerire à non ar
diſco affermare,ò non debbo tacere per tua ſodiſ
faccione,gi noſtra diſcolpa per altra uiatulo in
tenda, che ben ſon io ſicura che quando ogn'altro
ſia per tacere, queste pietre, queſto ſteſſo aere ſoe
correrà con improuiſeuoci a queſta nostra com,
mune, & miferabiliſſima afflittione. Deh fideliſ"
ſima Nodrice Elpidia cariſſima adeſſo è il ten.
po
о и м к т д. 42
po di conſeruarmi quella uita,che con le proprie
uiſcere minodriſti.Ecco Neandro, ecco la uita
di queſta uita, che m'abbandona,tu lo trattieni
Elpidia tu speranza, ſoccorſo di tutti gli afflitti
lo ſouuieni, lo ſoſtenta ſi che con tanto ſuo dan
mo, con tanta offeſa dell'homor noſtro, º con
tanto pericolo della uita mia non ſi precipiti in
coſi fiera diſperatione.
Elp. L'impotanza, e l'euidèza del biſogno anco ſenza
il tuo commamdamento m'inuitaua Dalia mia â
far queſto ufficio & ſpero che non ſarà infruttuo
ſo. Neandro Signor mio & perche tanta deſpe
ratione ?
Nean. Pereheeh ? forſe ſi troua in terra maggior eſ .
ſempio d'infideltà del mio,dopo tante promeſſe,
dopo tanti inuiti,dopo tante luſinghe, dopo tan
to diſpendio,dopo tate fatiche eſſermi codotto in
ſeruità ſenza mercede alcuna etnò deſperarmi?
Elp. Mentre che tu uoglia Neandro negare a te ſteſ
ſo ognifelice euento della uita tua, è uano,cº ſo
uerchio effetto ch'altri procuri di promettertelo.
TNean. Purtroppo m'è ſtato promeſſo,et io stolto pur
troppo facilmente bo creduto ma nel feruore del
credere non io(Elpidia) il uoſtro fauorito cuſto
de,mi nega l'adito a quegli honori che già ſti
mai irretrattabilmente miei.
Elp. Adunque quella ſemplice o poca refißenza d;
quel pazX di Ticho, quell'improuſo impedi
F 2 ?}፯ሮñ{ፀ
--

へ * リz ゲ т о
mento di Fortuna potrà aumilirti in modo che
tuuogli diſperarti affatto, º perder tanti meriti
tuoi perder la ſeruitù,la tua amantiſſima Dulia
abbandonar questi ſconſolati ſeruitori,cº quello
che più importa priuarti della Virtù,gi non co
fidar una volta nella Speranza in questa ſuiſce
ratifima Elpidiatua ?
Nean. E coſì poca la reſiſtenza di quel pazzo, che
noi altri ſauireſtiamo qui fuori, ci egli la den
troſi burla di noi. Et poiche mi veggo coſi aper
tamente negato quello, che tutti uoi mi promette
uate,a che più uoglio o reſtar con uoi,ò creder a
uoi ?
Elp, Dura, Neandro mio,e credi a questa pouera No
drice che ti ſarà grata ancora la memoria di que
ſto diſordine. Ricordati che la Fortuna non ha
perſiſtenza ci che tanta autorità tien ella ſo
pra di noi quita uogliamo concederle noi ſteſſi:
ſappi che l'ardire della ſua petulanza, cede in
fine alla toleranza, 6 ai tentatiui della Virtù,
& che la incontaminata continuatione dell'ope
rar uirtuoſamèteſupera in fine, et abbatteilua
rio cºr inconfiantegirare deglaccidenti monda
ni,che non ſon altro che quello che noi publichia
mo,cớ chiamiamo Fortuna ò Sạrte.Ripgliari
piglia adunque Neandromio il depoſto uigore,
borati bifogna animolamente contenderc; re
ſister appunto è coſi fatta reſistenza;con noi,ci
- ፲፯0ß
۶ ‫ر‬4 .R
r o
noi Nobiliſſimo Sig. t'aſſicura, ti rinuigoriſciti
rincora,ne munito di tanti meriti,cº di tanto va
lore con l'aſſiſtenza della Virtù, coll'aiuto della -

ſperanza, coll'unione indiſſolubile, é amoroſa


della ſeruitù, credi di douer conſeguire, º ri- ,
portar in fine quegli honori che ſono tuoi per -
| promeſſa di Aulia, e per degna conſeguenza
delle tuefatiche. Oltre di che ricordati che la
ſteſſa.Aulia poco fa ti diſſe, che quando pur Ti
cho tifaceſſe alcun dubbio, ella hauerebbe man
dato il ſegretario ſuo detto la Patièza per rimo
uere ogni difficoltà: pertanto Signor mio racco
gli te steſſo nel ſeno della tua Dolciſſima Dulia,
º z% con lei di nuouo, º con noi tutti ricerca Au
lia di aiuto, ci ritenta coſi fatto acquiſto,cheſi
curamente ne rimarrai conſolato.
Duli Anima mia riaſſumigli abbandonati ſpiriti, 6
cò la ſolita generoſità,etfranchezzatua ritorna
meco in palazzo,ch'io purdi nuouoti affermo ,
che malgrado di chi ſi ſia,io ſola ti condurrò fi
quando non m'abbandoni, in quelle
anze. -

Aret. கோ confida Sig. mio,eſta ſicuro che


ſetuire uirtuoſamète non fu mai séza ricópenſa.
' Ne4h. Fàrò ancheper hora quel cheuolete, ma fe la
Speranza mi gabba queſta volta,a Dio Corte, d
Dio Seruità. -

Fine del Quarto Atto.


F 3 -4TTO
z - m

**

ఖిలజ్రఱశ్రి శ్రి శ్రి స్త్రీ


ATTO QVINTO
ఃః
ANECHO Patienza. NEANDRO Huomo.
con tutti i ſuoi . -

efnec, „ RaTTENETErt
tutti qui dentro al
la porta delpalaz,
zo, ſino a tanto ci
W hauerò cõdotto Ti
§$% chofuori dellefiā
%e cõ que due pag
" gi: Et perche pro
curarò di fituarli
tutti tre in modo
che voltino le ſpalle al Palazzo mentre ch'io
me ne starò ragionando con loro, tenendo ot
cupato Ticho nelmoftragliguefiefritture, uoi
ſenza rumoregentilmenteui affilarete allauol
-
*
-* tút
T- 胃

乌拉 и , N. т о, 44 -l.
ta della porta,cº entrati o chiuſala; tu.Areteo
conforme à quanto ha comme/o-Aulia inue/li>
raiNeandro delle grandezze, 6 delle dignità ,
temporali.
Nean. In queſto primo ingreſſo hauendoſi peranentu- . . .
ira a far qualche attione inſopportabile à femi
na,non ſarebbe bene che Dulia ſe ne reſtaſſe in
palazzo perche la mandareſimo poi apigliare?
.Ane. Nè Signore, conducilapur teco, perche le digni
tà in queſto mondo non ſi acquistano, nè ſi go- e
dono ſenza ſeruitù.
?Nean. Hora cofifaremo,
, , , , ,

scENA S Eco NDA.


ANECH o Patienza. Go NgIsMo Mor -
moratione. TIC HO Fortuna, FT ON o º
Inuidia. *

… --
v.

..(? & Ecco il reſto del Carlino, chi diman


§ 3 di ? . . .;

. (èS SE%ఓ
4, Di a Ticho che gli uorrei parlare - -

per nome d' Aulia. -

Gong. Per mia fe che egli è il Signor di corte, facilmd


te coſtoro ſaranno andati a querelarſi; & eccoci
di primo balzo noi poueripaggi à render di ſet
йтата. . - - ', ને

F 4 Titb• ~… «
/ . -

. . . º z r. r. o., .
Tich. chiè?o.Anecho cariſſimo »uoiſalire,ô pur che
me he uenga in iſłrada.
vAnee. Vieni pur à baffo,perche non poſſo trattener
mi molto. -

rto, queſta molta n'habbiamo un rifiuſto certiſſimo,


Ticho. Eccomi, (coras
Ane. Et i duipaggi doue ſono fa che deſcédino eſſi an
Tich. Oh la Ftomo.Gong.fendetefate prefto,
Gong, O Poverini noi, me lo ſon bene imaginato.
Ane. Accoſtateui pare che habbiate paura ?
Fto. Hor,ma lo facciamo per debito di riuerenza,
Anec. Aulia noſtra è stata minutamète ragguagliata
della renitàzarſata da uoi métre che Nedd.diſua
cömiſſioneúếne pprēderēilpoffeſſo di čoteftefä
Gong. Ecco il principio del nostro proceſſo. (Ke,
«Anec. La coſa ueramente l'è diſpiaciuto molto perche
in vno ſteſſo tempo restano offeſi molti,
Fto. Alla ſentenza ti uoglio. -

Anec. Ma perche cred'ella che tutto ciò ſia ſtato fatto


non già per diſprezzo di lei, maper certo tuo co
ſtume antico,no ſe n'è più che tanto alterata,

Gong. Gratia,gratia,non paura. - -

Anec. Anzi per un capo lauda molto la cuſtodia uſa


ta da te, come inditio dell'amore, che tu gli porti,
Ma pche le occorrerà ch'egli uiga di nuouo che
non ſa però quando ſarà, mi ha mandato d mo
ſtrarti queſte ſcritture, nelle quali uederai diſtita
-
mēte l'obligo ch'ella ha di cõſegnar cofi ';
pof
ՅI
ºr ਾ

ぬ ア r N r o; 45
jeſſione à Neandro.Ecco prima»n'iſtrumêto au
tético del mondo,ilguale cofeſſa in eſſo, che l'huo
mo,37Ntádro chetanto,fiaaffoluto Sig. di quá
to egli poſſede, é ſegli coſtituiſceſeruitore cº
uaſſallo. Ecco una ceſſione che fa la natura al me
| deſimo huomo del dominare alle coſe create da
lei,é una inueſtitura che gliene da antichiſſi
ma.Ecco il poſſeſſo che egli ne prende per mano
dell'arte,gº della oſſeruatione ſuoi Agenti, cº
| legitimi procuratori. Ecco il contrato ſeguito tra
la corte, º eſſo huomo, per l'accaſamento co la
Seruitù,nel quale ſe gli promette in tutte quelle
dignità temporali che può dare eſſa Corte. Ecco
lafede del congiungimento, 6 della continua
tiene fino a quefo giorno con grandisima fedel
; tà,honoreuolezza, di amore. Di modo che,et per
le ragioni %့်
contengono in queste ſcritture,
& per eſſer tale lauoluntà,gi l'obligo di Aulia
mia, ogni uolta ch'egli ſe ne uenga,tu potrai Ti
cho mio eſſequire quantoti ſi commette.
Tic. S'io haueſſi ſaputo tutto ciò daម៉្យា 0Ü→
correua chetu od'Aulia aipigliafte quefia bri
ga. Ma che rumore di trombe è quello in caſa
fmia ?
Fto. Ticho fratello è fatto il becco all'oca. -

Gong Prouediti diſtanza Ticho, che quel mastro La


zarone dell'Acqua cottate l'ha caricata.
Ticho. Caricataťhorafe he accorgérd.
. . . - »Anet.
,丁 ੋਂ º

‫ـ‬ ...‫م‬. • ‫ " ور‬r r. . o. . ** -

Ane. Fermati Ticho che tutto cioè di commiſſione di


.4ulia,& mia,& habbipatienza.
Ticho. Poiche mi trouoteco,biſogna ch'io l'babbi per
forza, ma in ogni modo quaſto meſſaggierdelle
-mufe l'hapur uoluta uincere. *

Gong. Bel mostrar di priuilegi che è stato quello: o ne


indormo ai Cerlatani di piazza, º dì che non
iſtauamo attenti appunto ſenza aumederci del
paſſa & contrapaſſa di Gio.dalla Vigna,
Fto, Gong. mio la patienza fa di queſti colpi; 29 nei
maneggi del mondo credimi, che fa tutto quello
che vuole.
v.4met. Ticcoſioro cometu uedigidſono in caſh impa
droniti, ci impoſſeſſatiſi affatto delle ſtanze,
& di quanto c'è. Tu ſapendo in conſcienza di
non hauer mai hauuto legitimamente la ##
intèdenza, e la cuſtodia di coſi fattapoſſeſſione,
contentati di non far altro rumore, perche tut
to ſarà più toſto in pregiudicio tuo. Per mio con
ſiglio ritirati latra Gentili,donde già uſciſti, 3°
doue tufeifommamentefimato, & honorato,
che qui uiuerai perauentura con maggior quie
te, º più riputatione. -

| Ticho. Il conſiglio è buono, ma non è per queſto che l


partirmi coſi burlato non mi peſi. Ma uada co
meſi vuole io ſon per ogni modo aumezzo a tan
te ingiurie del mondo, che queſto forſe è poco a
petto a quello che nelle publiche piazze,mi
. - ta
º

Q_* N,T_0,46
ral hora riñfaciare, & âire afirmatinamente
damilleftiagurati.Hora Amecho io menanda
rò etvogliofuggire appunto di uedere queſto ſpet
tacolo tanto pregiudicioſo alla mia riputatione
raccomandami ad Aulia,cº uado certo almeno
cóſolato in queſto,che ſe Areteo m'ha uinto, mi
ha uinto per mezzo tuo,poiche con la Patienza
m'ha deluſo, e non già colproprio ualore.Go
siſmo Ftono figlinoli a Dio,ui ringratio dell'ain
to preſtatomi,ci ſe potrò mai giouarui lo farà
di tutto cuore perche in fine a me non mancarà
luogo & eſistimatione.
Fto. Va alla buon'horafratello. -

vấnec. Tu Inuidia, & tu Mormoratione fgnitatemi.


pure, 3 ritornate in ch'io uado à re
ferir a Dalia nofiral'efito del negotio. . *
--

scENA TERZA
18 сно оно вимво Fana.
łfich. క్లౌడ్ sez: rantorumordi Trombe,cº. dalle
* ---Nv grezza biogna romperil propefi
i to dinon uoler uſcir del cuzzo, º
4 che domene ſarà ?
Fim. Fim. Ecco Iſichio affè Ben trouato
Compagnone che ti pare? -

Iſich. Di che è -

w
Fim.

Ꮧ/ T" r "O
Fim. Neandro nofiro hafatto il falto.
Iſich. Che è ha forſe hauuto la dote promeſſagliº
Fim. L'hahauuta, n'è di già inueſtito; & però ſen
ti che quelle ſtanze rouinano d'allegrezza.
Iſich. ETicho doue è?
Fim. Ticho è andato alle forche, non ſo doue ſi ſia.
Iſic. O questo ſi, che è vn auuiſo da mancia, ma uedi
non mi burlare, per che poco fà, ſtando coſi alla
fineſtra della camera ho ueduto ci ſentito la
baia,che ui fecero queipaggi, º come me ne tor
nafte tuttiaguifa ditanteuеfiche da crifieri.
Fim. Euero chefo/fimoributtati, ó fiamo fatian
cho apeggior termini, ma tutto è paſſato bene,
& ſiamo in poſſeſſo di quanto deſiderauamo in
Vuelle ſtanze, lequali credimi che ſono ſontuo
ſiſſime con tanta affluenza di ricchezze &
di delitie,ch'egli è coſa indicibile. Io ſono ſpedito
però dalmedefimo Neandro per auifarne la Ma
dre,º la Nodrice. Andiamo Fratello a portar
loro queſta deſideratiſſima noua perche preſto
}
egli ne uſcirà in publico & credo che uerrà
nel palazzo proprio.
Iſicb. Horaſi che ricuperi l'honore,perche mai più la
- Fama ci ha reccato tanta uerità.
-- T- w

g и z N т о. 37

sc E N A Qy A RTA.
NEANDRO Huomo con tutti i ſuoi. DVLIA
Seruitù. AVLIA Corte.

Tpunto.Aulianoſtra ſe n'eſce di pa
ſi lazzo,andiamo ad incontrarla.Ec
# coci sig. adorni, Ø" beneficati da
A\ Y te con eſſemplare ueramente ca
º º incomparabile liberalità. Queſto
notabile accreſcimento c'hoggi ſi aggionge alla
mia conditione, aggionge anco debito tale all'o-
bligo mio,che intanto giudicarò di eſſer quello
che tè piaciuto di farmi quanto che è con le pa
role,ò có gl'effetti andarò publicando la recogni
tione, et la reueréte memoria che ne coſeruarò.
Aul. Figliuolo º Signor mio uiui purfelice, memore
di eſſer nato alle grandezze, º al dominio del
mondo,ch'io uie più conſolata aſſai di tegodo di
queſto ſtato in che tiueggio appunto, e con Du
liamiapaſſar queſta uita che m'auanza.
- Dul. Ófęliceme,0fortunato raddoppiamētó d¡ cöfō
latiome,adumque uiueremo dimuouo uniti ?
Aul si figliuoli,perche grandezze terrene non poſſo
no ſtarſene, ci conſernare la loro maeſtà ſenza
la corte,ne sà o può eſſere la corte ſenza Seruitù.
SCE
ਾਂ

‫" "م‬r
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scENA QVINTA v

FIM E O Fama. PATRIGEA Patria, ICHA


Caſa. I SI CHI O Otio con tutti gli altri.
gs è Enite
Signori che ſono di già tutti
.
g ÜÄ m iftrada.
. \SA ? Ocariſſimo òfelicifhmofiglio.
3% 07Weandrouitamia cara. º

* Diletiſſima Madre, et Nodricemia


eccomi in istato aſſai diuerfo da quello, nel qua
le mipartii da uoi: ecco illuſtrata la uita che mi
deste,ecco magnificata la nobiltà in che mi alle
uaſte; ecco accreſciuta a uoi,ci a me riputatio
ne,commodi,cº ornamenti. In queſto mio ritor
no a uoi ſcancellate il diſpiacere della partita,
ci con l'abbodanza delle ricchezze conceſſemi,
reſarcite non pure i danni patiti per me, ma pre
parateui à illuſtrezza,a'j à ſplendo
re di uita conforme all'acquiſtofatto col mezzo
della uirtuoſa, conſtante ſeruitù. Queſta è D4
lia mia, queſta è Aulia Madre di lui, all'una, º
all'altra delle quali ſendo noi tutti infinitamete
obligati,uoglio chefe nevengano à pigliar ilpof |
feſſo di cafa nofira,cº à goder di quella gratitu
dine maggiore, che potremo dimoſtrar loro.
T'atrig. Neandro figlio amantiſſimo ſe l'allegrezza
- pre
\
- -
-
---

preſente non può capire in questo core, è bedo


suere che la lingua ſteſſa non poſſa reprimerla,
ueggo più di quello che deſideraua, 6 pur ti ho
deſiderato molto:gº è tanta l'auidità del uederti
& del contemplarti, che teco, ci con cotestesi
gnore ſarò per hora diminuta in quel molto che
debbo diſtratta dall'improuiſa, º ſingolar con
ditione di queſto mio contento. * * * ** *
Icha. Queſto ſangue che già fu cibo tuo Neandro mio
dolciſſimo riballendo hara tutto វ្នំ in

questeuene, e in queſto cuore, º mi fa dima


niera incontinente in me ſteſſa, ch'io ſarei aſſai
facilmente pronta a uerſarlo 'er ultimo ſegno
dell'amore che ſe non che riſeruandolo
a maggior conſolatione ancora uoglio honorata
da te coſi ſegnalatamente ſeruireper quanto po
trò aqueste Signore & benefattrici noftre.
Nean. Hora entramoſene adunque ci godiamci queſto
frutto,cº questo bonorato acquiſto, che la corte
ci promiſe,la Seruitù ci fece meritare, la Virtù
ci inſegnò,la Förtuna ci negò, ci la Patienza ſi
malmente ci aprì ci ci confirmò.
Tol. Iſichio mio tu non ſei già più in collera? adeſſo
chi ti tocca il naſo cagnaccio?
Iſich, Fratello laſciamo ire il uecchio, ci attendiamo
al nuouo,et poiche la coſa è paſſata coſì bene,ci
la uentura preſente portiamo ancora noi, ci ac
commodiamo la vita noſtraggi ſappi che ſe mai
godei
2rr? Q.愛r"Nro;
... godei fono per godere adea. -

ºol. Io credo,dima
il carico c'è quell'Areteo, che hauerà egli
Maggiordomo, ご

Iſich. Habbia quel che ſi vuole, ſappi Tolmo mio,che


quanto ſono maggiori le grandezze nel mondo,
tanto l'Otio è più deſiderato, ci più caro.
Tol. Tu dici il vero; entriamocene pertanto noi an
core, é viuala Virtº à difeito dela Fortuna,

I L. F I N E.
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