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3 Cfr. FERNANDO CHECA (a cura di), El Real Alcázar de Madrid. Dos siglos de arquitectura y colec-
cionismo en la corte de los Reyes de España, Madrid, Editorial Nerea, 1994, pp. 507-508.
4 Ho elaborato questa indagine nella mia tesi di dottorato Música, poder y devoción. La Capilla
Real de Carlos II (1665-1700) che sarà pubblicata nel 2007 dalla casa editrice Reichenberger.
5 Lo studio delle Quarantore a stato principalmente rivolto all’Italia e particolarmente alla cit-
tà di Roma. Su quest’orazione un contributo pionieristico si deve a ANGELO DE SANTI,
L’Orazione delle Quarant’Ore e i tempi della calamità e di guerra, «Civiltà Cattolica», Roma, 1919. Più
recentemente, questa cerimonia ha interessato gli storici dell’arte: cfr. MARK S. WEIL, The devo-
cion of the Forty Hours and Roman Baroque illusions, in «Journal of the Warburg and Courtauld Insti-
tutes» XXXVII (1974), pp. 218-249 e KARL NOEHLES, Scenografie per le Quarant’Ore e altari barochi,
in A. SCHNAPPER (a cura di), La Scenografia Barocca, Bologna, Clueb, 1980, pp. 151-155; e allo
stesso tempo i musicologi: cfr. HOWARD E. SMITHER, The Function of Music in the Forty Hours De-
votion of 17th and 18th-Century Italy in Music from the Middle Ages through the Twentieth Century. Essays
in Honor of Gwynn McPeek, ed. C. P. Comberiati e M. C. Steel, Gordon and Breach Science Pub-
lishers, New York, 1988, pp. 149-174; FREDERICK HAMMOND, Music & Spectacle in Baroque Rome,
Barberini Patronage under Urban VIII, Yale University Press, 1994, passim; NOEL O’REGAN, Institu-
tional Patronage in Post-Tridentine Rome. Music at Santissima Trinità dei Pellegrini 1550-1650, London,
Royal Music Association Monographs, 1995, pp. 25-27 e MAURIZIO PADOAN, Ethos devozionale e
spettacolarità nella musica sacra. Quaresima e Settimana Santa nel Nord Italia nel primo Barocco in SERGIO
MARTINOTTI (a cura di), La musica a Milano, in Lombardia e oltre, vol 2, Milano, Vita e Pensiero,
2000), pp. 13-64: 47-59.
La musica delle Quarantore nella Cappella reale spagnola 327
6 Per un primo apporto sulle Quarantore della Cappella Reale spagnola, cfr. PABLO-L.
RODRÍGUEZ, Música, devoción y esparcimiento en la capilla del Alcázar Real (siglo XVII): los villancicos y
tonos al Santísimo Sacramento para Cuarenta Horas, in «Revista Portuguesa de Musicologia» VII-VIII
(1997-1998), pp. 31-45.
7 Cfr. VICENTE TORTORETTI Y NÁPOLES, Capilla Real con observancias propias de la del Rei Catolico
N.S.D. Felipe IV el Grande, Madrid, 1630, ff. 81r-v.
8 ANTONIO DOMÍNGUEZ ORTIZ (a cura di), Testamento de Felipe IV. Edición facsímil, Madrid,
Editora Nacional, 1982, pp. 12-15.
9 PABLO-L. RODRÍGUEZ, Música, poder y devoción. La Capilla Real de Carlos II, Kassel, Reichen-
berger, in corso di stampa, passim.
10 La prima versione fu scritta tra il 1651 e il 1668, cfr. Londra, British Library, Ms Egerton,
1822-1823, ff. 100v-108r. La seconda fu effetuata nel 1685, cfr. Madrid, Real Academia de la
Historia, 9/708, ff. 225r-234v.
328 PABLO RODRIGUEZ
11 Madrid, Archivo General del Palacio Real, Real Capilla, Caja 72, Exp. 4.
La musica delle Quarantore nella Cappella reale spagnola 329
Tavola 1. Ricostruzione dei tre giorni nei q uali si articola la devozione delle
Quarantore sulla base del trattato de la Capilla Real di Mateo Frasso (1685)
A) Il giovedì
Parte Hora Acción Música
Misa 11 A su tiempo que suele ser a las onze Se canta la misa votiba de el
de ordinario, quando se haze señal de Santísimo Sacramento con
estar S. M. en la tribuna se empieza la gloria y credo
Misa
Preparativos al Prelado le sirven los ornamentos canta el coro la Letanía de el
para la proce- Santísimo Sacramento
sion
el Prelado toma el inciensario y esta entonan en el coro Tamtum
inciensando el Santísimo Sacramento ergo
Procesión Anda la procesión por la Capilla la musica los sigue cantando el
himno Pangue lingua
Exposición del 12-16 señala el receptor capellanes para que
Santísimo velen delante del Santísimo Sacra-
mento dos para cada hora
Siesta 16-17 Cantanse tres villancicos y
quatro quatros y algunas letras
devotas hasta que sea hora de
encerrar...
en los dias que se celebra la
orazion de la quarenta oras [in-
tervienen los instrumentos] en
los medios que ay de tiempos
entre los romanzes y los vil-
lancicos que se cantan
.
Reserva del San- 17 los ministros del Pontifical visten al la capilla canta la Letanía [del
tísimo Prelado Santísimo Sacramento]
Arrodillado el prelado recibe de ma- entonan en el choro tamtum
nos del asistente mayor el inciensario ergo
inciensa el Santísimo Sacramento
nate sicuramente alla festa del Corpus Domini, è anche probabile che fossero
proposte nelle Quarantore12.
Per quanto attiene ai villancicos, seguendo le indicazioni di Frasso, il loro utiliz-
zo s’iscrive nella parte della cerimonia definita come siesta. La definizione di «sie-
sta» offerta dal Diccionario de Autoridades del 1739 mette in risalto in modo preciso
le sue caratteristiche musicali: «Il tempo dopo mezzogiorno quando fa più caldo.
Viene dal latino Sexta, e coincide con quell’ora [...]. Si chiama così anche il mo-
mento della musica che si canta nelle cattedrali durante il pomeriggio. Si dice così
perché nelle cattedrali si canta nell’ora della siesta»13. Questa definizione spiega
l’assenza di un’azione rituale durante la siesta, così come si può vedere nella Tavo-
la 1.
Conosciamo soltanto alcune testimonianze documentarie che ci descrivono il
comportamento degli assistenti alla cerimonia nei confronti dei villancicos interpre-
tati nella siesta. Si è conservata la descrizione di una cerimonia delle Quarantore
del 1654, celebrata nel convento madrileno di María Magdalena per la confraterni-
ta de «los Esclavos del Santísimo Sacramento», dove la cappella del convento delle
Descalzas Reales interpretò vari villancicos nelle siestas. Questa descrizione, specifi-
ca che le siestas si dedicavano «a la devoción contemplativa, [...] porque estas
composiciones músicas, más se admiten para hacer ecos en el alma a lo celestial,
que en los sonidos para la humana recreación [...] Se hace la discreta contempla-
ción levantando el espíritu al cielo lo que hace que en su mediación resuenen en
una armonía dos coros; uno, de la celestial música contemplada; y otro de la vocal
humana oída»14. Pertanto, la funzione dei villancicos nella siesta traduceva sempli-
cemente i tratti di un ethos devozionale, indotto dalla gratificazione estetica del-
l’ascolto musicale. Questo non solo spiega come mai l’esecuzione dei villancicos co-
stituisse una delle forme più comuni per misurare il livello devozionale con cui
una determinata istituzione realizzava una festa, ma anche chiarisce per quale mo-
tivo – con riferimento al trattato di Frasso – si specifichi esattamente il numero e
il tipo di villancicos utilizzati: «Cántanse tres villancicos y quatro quatros y algunas
letras devotas hasta que sea hora de encerrar».
12 BEGOÑA LOLO, La música en la Real Capilla de Madrid: José de Torres y Martínez Bravo (h. 1670-
1738), Madrid, Universidad Autónoma, 1988, pp. 110-111.
13 «El tiempo después de mediodía, en que aprieta más el calor. Viene del latino Sexta, por
corresponder a esta hora [...] Llaman también el punto de la música que en las iglesias se canta
por la tarde. Dixosse assí, porque en las cathedrales se canta en la hora de siesta». Cfr. REAL
ACADEMIA ESPAÑOLA, Diccionario de la Lengua Castellana [=Diccionario de Autoridades], Madrid,
1726-1739, vol. VI, ed. facsimil., Madrid, 1963, p. 110.
14 ANTONIO MESÍA TOVAR Y PAZ, Dias festivos del circvlo del año, que componen corona gloriosa a la fe
viva que professa, con demostraciones piadosas: y ostenta en aras pvblicas la Congregacion de los indignos escla-
vos del SS. Sacramento, siempre reconocida esclava de dios, Madrid, Diego Diaz de la Carrera Impresor
del reino, 1654, f. 23r.
La musica delle Quarantore nella Cappella reale spagnola 333
Risulta, inoltre, molto interessante la distinzione che propone Frasso tra tre ti-
pi di villancicos, ossia, tra villancicos policorali, «cuatros», e testi devoti. Questa distin-
zione non è in realtà esclusiva di Frasso, in quanto la troviamo in vari documenti
redatti da musicisti della Cappella Reale. Per esempio, in un inventario delle opere
della Cappella Reale attorno al 1708 si distingue tra: «Dos dozenas de billancicos a
ocho y doze de biolines y clarín», «Dos [docenas] de quatros de violines y sin el-
los», «Dos docenas de tonadas»15. Evidentemente questa distinzione concorda
con la differenziazione funzionale tra un villancico policorale per la grandi solennità
e uno cameristico per i momenti più devoti e contemplativi.
Per determinare la struttura della siesta è nuovamente necessario consultare
documenti relativi ad altre festività. In questo senso, una delle poche testimonian-
ze che permettono di ricostruire l’organizzazione dei villancicos entro una siesta è
un fascicolo sciolto commemorativo di una festa realizzata nel 1692 nel convento
di San Francesco a Madrid; festa che vide la partecipazione musicale della Cappel-
la Reale. Più in particolare, un elemento utile per questa ricostruzione è costituito
dalla localizzazione, che accompagna ogni testo cantato, ove è possibile verificare
come tra i villancicos selezionati s’includessero, in questo fascicolo, tutti quelli can-
tati in una delle siestas, così come si può osservare nella tavola 2.
15 BEGOÑA LOLO, Consideraciones en torno al legado musical de Sebastián Durón después de su exilio a
Francia, «Revista de Musicología» XV (1992), n. 1, pp. 195-208: 203.
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Tavola 2. Contenuto del fascicolo sciolto commemorativo della festa dei San
Francesco promossa dai mercanti di seta di Madrid nell’ottobre del 1692.
LETRAS QUE SE CANTARON EN LA CELEBRE FIESTA QUE HAZEN A SU GRAN
PATRON SAN FRANCISCO LOS MERCADERES DE SEDAS DE ESTA CORTE EN SU
CONVENTO, SIENDO MAYORDOMOS Geronimo de Castro, y Bernardo de Mendiri.
ASSISTIENDO LA CAPILLA REAL de su Magestad. HIZOSE LA FIESTA EL DIA once, y
doze de Octubre de este año de 1692.
VILLANCICO PRIMERO
Para antes de empeçar las Visperas
Silencio brillantes luzes (introduccion, estribillo y coplas)
VILLANCICO SEGUNDO
Para el Hymno de las Visperas
Ha del Alcaçar del Dia (estribillo y coplas)
VILLANCICO TERCERO
Para despues de Visperas
Decorosa la alegria (estribillo y coplas)
VILLANCICO QUARTO
Con que se ha de empeçar la Siesta de la mañana
Flamante mañana (estribillo y coplas)
VILLANCICO QUINTO
Segundo de la Siesta, que ha de cantar Don Ioseph Romero
Campanitas son, las hojas de los sauces (estribillo y coplas)
VILLANCICO SEXTO
De la Siesta primera, que ha de cantar Don Iuan Massanet.
Tener, tener (estribillo y coplas)
VILLANCICO SEPTIMO
Quarto de la Siesta: le ha de cantar Don Gabriel Seguí
Atención, cielos sonoros (estribillo y lyras)
VILLANCICO OCTAVO
Con que se acaba la Siesta de la mañana a tres Coros de vozes, y Violines
Fenix del Sol, que en Seraficas plumas (estribillo y coplas)
VILLANCICO NONO
En que se copia el Altar: hase de cantar al Euangelio de la Missa
Al altar, atenciones discretas (estribillo y coplas)
VILLANCICO DEZIMO
Para la Siesta de la tarde.
A la Escuela Serafica vengo (estribillo y coplas)
La struttura di quella siesta, nella mattina festiva del 1692, può benissimo iden-
tificarsi con quella realizzata tutti i giovedì e venerdì delle Quarantore nell’Alcazár.
Il fascicolo citato segnala però anche dettagliatamente ogni passo e il complesso
La musica delle Quarantore nella Cappella reale spagnola 335
vocale utilizzato. Grazie a ciò possiamo sapere chiaramente che l’ultimo villancico,
dei cinque che composero quella siesta (l’ottavo, in relazione alla numerazione del
fascicolo) ebbe un complesso policorale e che i tre restanti (il quinto, sesto e set-
timo nella numerazione del fascicolo) disposero di una formazione da camera a
solo con accompagnamento. Gli interpreti, in quella occasione, furono Joseph
Romero (soprano), Juan Masanet (basso) e Gabriel Seguí (tenore), tutti cantanti
della Capella Reale nel 1692. Mette conto notare come il primo della siesta (il
quarto del fascicolo) non segnali l’organico impiegato; tuttavia è possibile dedurre
dalle peculiarità del suo testo che potrebbe essere stato un «cuatro»16.
D’altro canto, la distribuzione dei villancicos nella siesta, sulla scorta di quello
che abbiamo potuto osservare in questo fascicolo, richiama gli interventi musicali
posti nella «jornada» di un «fiesta teatral». La tavola 3 presenta un raffronto tra la
struttura della siesta e quella riguardante gli interventi musicali delle due «jorna-
das» della festa teatrale Salir el Amor del Mundo del 1696. Come si può vedere, nei
tre casi si dispone un «cuatro» per cominciare, seguito da una serie di «a solo» con
alcuni interventi intercalati a quattro con e senza strumenti, per concludere sem-
pre con un villancico a uno o due cori, con o senza strumenti.
Tavola 3. Struttura comparata della siesta primera , ripresa dal fascicolo del
1692, e degli interventi musicali delle due jornadas della «fiesta» Salir el Amor del
mundo scritta per il compleanno di Carlos II nel 1696.
- Cuatro (SSAT, ac) 5. Cuatro (SSAT, ac) 15. Cuatro (SSAT, ac)
6. Solo (S, ac) + Cuatro (SSAT 16. Solo (S, ac)
- Solo (S, ac) con vls o clr.) 17. Solo (S, ac)
7. Solo (S, ac) 18. Solo (S, ac)
- Solo (B, ac) 8. Solo (S, ac) + Cuatro (SSSS, 19. Solo (S, ac)
ac) 20. Solo (S, vls, ac)
- Solo (T, ac) 9. Cuatro (SSAT, ac) 21. Solo + Cuatro (S, SSAT,
10. Solo (S, vhl, ac) ac)
- Villancico (SSAT, SATB, 11. Solo (A, vls, ac) 22. Villancico (SSAT, clr.,
vls, ac) 12. Solo (S, ac) + Cuatro (SSSS, vls, ac)
vl, ac)
13. Solo (S, ac)
14. Villancico (SSSS, SSAT, ac)
16 Nel testo completo del «Villancico Quarto» si fa uso di quattro elementi di forma sistemati-
ca che sono ripetuti nel «estribillo» e anche in ognuna delle quattro «coplas», cfr. Madrid, Biblio-
teca Nacional, R/34989(28), pp. 5-6.
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Fonti: Madrid, Biblioteca Nacional, R/3498928; Antonio Martín Moreno (ed.), Salir el Amor del
Mundo (1696). Zarzuela en dos jornadas. Texto de José de Cañizares (1976-1750). Música de Sebastián
Durón (1660-1716). (Málaga: Sociedad Española de Musicología, 1979).
I documenti amministrativi della Cappella Reale recano prove per quanto ri-
guarda la differenza tra due tipi di composizione in castigliano per le «siestas» delle
Quarantore. Nel 1671 si parla di villancico per i villancicos policorali e di «tono» per i
brani cameristici. Allo stesso tempo viene documentato il lavoro per le Quaranto-
re di alcuni compositori quali Juan del Vado, Juan Hidalgo, Juan de Navas, Seba-
stián Durón e Antonio Literes17.
Ciononostante, cercando «tonos» e villancicos conservati per le Quarantore tra le
fonti musicali di diverse cattedrali e monasteri, ci troviamo di fronte ad un pro-
blema cruciale: nessuna composizione in castigliano attribuita a musicisti della
Cappella Reale sembra dedicata alle Quarantore. Di fatto, tra le opere musicali
conservate in diversi archivi di cattedrali, si può verificare un chiaro predominio
del repertorio in castigliano dedicato al Santissimo Sacramento, che la ricerca ha
posto abitualmente in relazione con la festa del Corpus Cristi. La cosa risulta pa-
radossale, giacché l’enorme quantità di villancicos e «tonos» necessari per queste e-
sposizioni mensili del Santissimo Sacramento nella cappella dell’Alcázar determi-
nava una produzione molto elevata di questo tipo di composizioni.
Comunque, altre testimonianze riferibili a musicisti della Cappella Reale chiari-
scono la terminologia comune utilizzata per riferirsi a questo tipo di composizioni
nella corte di Madrid. Nel 1691, nella lista di opere allegate al testamento
dell’organista Juan del Vado a beneficio di Carlo II, si enumerano «diez y siete vil-
lancicos para la festividad del Corpus, cinq[uenta] y nuebe villancicos al Santísimo
desde la primera hasta la octava voz para Quarenta Oras; once villancicos de Na-
vidad; y nuebe de los Santos Reyes»18. In effetti, la differenza quantitativa di villan-
cicos per le Quarantore in relazione alle altre festività, i riferimenti «al Santíssimo»
con le Quarantore, così come gli organici che variavano dal cameristico al polico-
rale, spiana il cammino per comprendere che il villancico al Santissimo Sacramento
permetteva – per lo meno in un contesto cortigiano, dato il suo carattere sacro,
lontano da una festa in particolare – un’evidente multifunzionalità all’interno del
repertorio. Questa includeva sicuramente tutte le occasioni in cui si esponeva il
Santissimo: in qualsiasi messa, inclusa la festa del Corpus Domini e la sua ottava,
con un chiaro predominio nell’uso mensile durante le «Siestas» delle Quarantore.
17 DANIÈLE BECKER, Las obras humanas de Carlos Patiño, Cuenca, Instituto de Música Religiosa,
Diputación Provincial, 1987, pp. 77-78.
18 LOUIS JAMBOU, Documentos relativos a los músicos de la segunda mitad del siglo XVII de las capilla
reales y villa y corte de Madrid sacados de su Archivo de Protocolos in «Revista de Musicología» XII
(1989), pp. 469-514: 513-514.
La musica delle Quarantore nella Cappella reale spagnola 337
01.- El maestro de ceremonias hace la señal para el comienzo de la procesión. En ese mo-
mento suenan las doce en el reloj del Alcázar Real.
02.- Himno "pangue lingua"
i. Pange lingua (SSAT+ctn) Carlos Patiño (1600-1675)
ii. Nobis datus (org) Anónimo
iii. In supremae (SATB) Juan de Urreda († 1485)
iv. Verbum caro (org) Anónimo
v. Tantum ergo (SSAT+ctn) Carlos Patiño
vi. Genitori (org) Anónimo
16:00 SIESTA
19 Questo programma è stato eseguito in forma di concerto nel «Musikfestpiele Saar» (Saar-
brücken, Germania) nel giugno del 1999 dall’ensamble strumentale «Una volta» e dal Kantorei
di Saarlouis, sotto la direzione di Joachim Fontane. Il concerto è stato registrato dalla SR 2 Kul-
turradio di Saarbrücken e trasmesso in diversi paesi grazie a Radiodiffusione Europea.
338 PABLO RODRIGUEZ
(S+ctn)
09. Sinfonía a 3 Arcangelo Corelli ( 1653-1713)]
(2vls+vln+ctn)
10. Tonada a solo "En los jardines del alba" Juan de Navas (c. 1650-1719)
(S+ctn)
11. Batalla de sexto tono Anónimo
(org)
12. Cuatro al Ssmo "Alarma toca el Amor" Juan de Navas
(SSST+ctn)
13. [Sonata a quatro WoO 4] Arcangelo Corelli
(cln+2vls+vln+ctn)
14. Solo al Ssmo. "Ándense en flores" José de Torres (c. 1670-1738)
(S+ctn)
15. Obra de lleno de sexto tono Anónimo
(org)
16. Cantada al Ssmo. "Atiendan, escuchen" Sebastián Durón
(2vls+S+ctn)
17. Canción a 2 Anónimo
(vln+arp)
18. Villancico a 12 "Angélicas escuadras" Juan de Navas
(SSAT+2vls+cln+B+SATB+ctn)
19. Canción en eco Anónimo
(cln+vl+ctn)
17:00 RESERVA
Fonti: Pablo-L. Rodríguez, Música, poder y devoción. La Capilla Real de Carlos II (1665-1700) (Kas-
sel, Reichenberger, in corso di stampa).
nella Cappella Real spagnola l’inno dovette essere in alternatim con l’organo, perciò
ho proposto il primo versetto del Pange lingua e il quinto del Tantum ergo del mae-
stro di cappella Carlos Patiño (morto nel 1675). La musica in stile antico di questo
maestro, oltre tutto, era molto apprezzata, tanto da far parte del repertorio della
Cappella del re fino al Settecento. Per il terzo verso che poteva essere o no com-
posto in stile antico ho fatto ricorso ad un versetto del famoso inno del composi-
tore fiammingo Johannes Urreda (morto nel 1485), un inno molto popolare che si
inseriva come terzo verso in differenti versioni del Pange lingua di diversi maestri di
cappella spagnoli del XVI secolo. Da ultimo, ho impiegato altri tre versetti per
l’organo, basati su questo inno e conservati in uno dei manoscritti riuniti da Anto-
nio Martín y Coll, chiaramente legati alla Cappella Reale alla fine del Seicento20.
Per quanto attiene alla siesta, ho seguito la struttura analizzata precedentemen-
te che coniuga le indicazioni di Frasso con quelle del fascicolo del 1692, con rife-
rimento anche ai tratti di convergenza rilevabili negli interventi musicali proposti
negli stessi anni in una festa teatrale. In questo modo si apre la siesta con un «cua-
tro» (Alarma sentidos), seguono due assolo di Literes e Navas, poi un «cuatro» di
Navas in a metà della siesta, successivamente due assolo di Torres e Durón, e –
per concludere – un villancico per diversi cori di voci e strumenti di Navas. Eviden-
temente, in questa ricostruzione disponiamo solamente di un villancico, due «cua-
tros» e quattro assolo o testi devoti, un ‘programma’ forse un po’ limitato. Non-
dimeno dobbiamo tener conto che la musica doveva durare circa un’ora; è possi-
bile quindi che l’annotazione di Frasso non sia numericamente esatta.
Un altro elemento che fa parte della siesta è costituito dagli interventi strumen-
tali. Come afferma Frasso «en los dias que se celebra la oración de las quarenta
horas intervienen los instrumentos en los medios que ay de tiempo entre los ro-
manzes y los villancicos que se cantan». Per questo ho inserito tra i villancicos diver-
si brani strumentali – che potrebbero essere stati eseguiti nel 1699 nella cappella
dell’Alcázar – come delle canzoni per violone e arpa conservate nella cattedrale di
Valladolid e attribuite la maestro di cappella Cristóbal Galán, la sonata WoO 4 di
Corelli per clarino, due violini e organo (della quale si conserva una copia riferibile
alla Cappella Reale nella cattedrale di Segovia) e altri brani per organo e diversi
strumenti presi dai manoscritti sia riuniti dall’organista Martín y Coll, sia conserva-
ti nella Biblioteca di Catalunya a Barcelona21.
Allo stesso modo, per la «reserva» si è fatto ricorso alla litania e al Tantum ergo
di Carlos Patiño. Mette conto sottolineare come – alla luce di diverse fonti di inte-
resse musicale conservate – sia possibile verificare che la letania di Patiño in que-
20 Per un chiarimento sulla scelta dei brani utilizzati in questa ricostruzione, cfr. RODRÍGUEZ,
Música, poder y devoción, cit.
21 Sulla musica strumentale nella Cappella Reale spagnola durante il regno di Carlo II, cfr.
RODRÍGUEZ, Música, poder y devoción, cit.
340 PABLO RODRIGUEZ
stione fu eseguita con continuità nelle cerimonie del Santissimo Sacramento fino
alla fine del XVII secolo, giacché esiste una copia di questa composizione, datata
1746, sia pure in una versione ‘aggiornata’ da un’aggiunta orchestrale, dovuta
all’allora Maestro di Cappella Francesco Corselli, per un organico formato da due
violini, corni e clarini22.
Oltre alle disposizioni espresse delle fonti conservate, entro il contesto della
cerimonia, è necessario considerare altri elementi non direttamente collegati alla
pratica musicale, che però avevano una grande importanza nella realizzazione del-
le funzioni. Si tratta dell’universo simbolico e degli elementi sonori a cui queste
musiche erano correlate. Così, per esempio, nel libro «de apuntamientos» del cap-
pellano maggiore Diego de Guzmán, si concede abbastanza rilievo all’orologio
dell’Alcázar i cui i suggestivi rintocchi sono attesi come un segnale per l’inizio del-
la cerimonia («Acabados los maitines que regularmte. suele ser a las 12 en hauien-
do las dado en el relox, empieza la missa»)23. Un altro elemento assai caratteristico
era la funzione del maestro di cerimonie che doveva «avisar al maestro de capilla
cuando haya de empezar o acabar nel choro y cuando halla de haber o no contra-
punto y en que tiempos se suspende el canto de organo» o anche «avisar al organi-
sta cuando haya de haver organo y cuando no y como le haya de tocar a ciertos
tiempos»24, per la qual cosa si soleva usare la campanella seguendo la norma ro-
mana del Cæremoniale episcorum (1600)25.
Tanto il suono dell’orologio dell’Alcázar, quanto quello della campanella del
maestro delle cerimonie sono stati utilizzati in diversi momenti della ricostruzione.
Per esempio, all’inizio di ciascuna delle tre parti suona l’orologio della Cappella
Reale dando l’ora nella quale deve cominciare la cerimonia e, allo stesso modo, la
campanella del maestro delle cerimonie indica gli interventi in alternatim
all’organista (che stava sulla tribuna) durante l’inno. Uno degli usi più interessanti
della campanella è quello collocato poco prima della fine della litania; nella fonte
relativa a tale litania si rileva una cesura musicale inspiegabile prima dell’Agnus
Dei. Senza dubbio, Frasso ci è d’enorme aiuto, giacché nelle sue annotazioni sulla
cerimonia della conservazione del Santissimo, afferma che «en habiendo subido
los ministros del Pontifical visten al Prelado en tanto la Capilla canta la Letanía [y]
22 Cfr. JOSÉ PERIS LACASA, a cura di, Catálogo del Archivo de Musica del Palacio Real de Madrid,
Madrid, Patrimonio Nacional, 1993, pp. 141-142.
23 Madrid, Real Academia de la Historia, 9/476, ff. 121r.-122v.
24 Madrid, Archivo General del Palacio Real, Real Capilla, caja 93, exp. 3.
25 «The master of ceremonies, or his deputy, also had the duty of indicating to the choir and
organist when they should begin their performances, and silencing them by means of a small
bell», cfr. GRAHAM DIXON, Liturgucal reconstructions: an apologia and some guidelines in J. PAYNTER, T.
HOWELL, R. ORTON & P. SEYMOUR, eds. Companion to Contemporary Musical Thought, II, London
and New York, Routledge, 1992, pp. 1065-1078: 1069.
La musica delle Quarantore nella Cappella reale spagnola 341
en diciendo Agnus Dei toma el asistente mayor la naveta del incienso ay bendi-
ción»26. Pertanto, è possibile che in tale momento si facesse una pausa e si indi-
casse un’azione cerimoniale per proseguire poi con la litania fino alla fine.
Nella ricostruzione si è anche inclusa la preghiera finale realizzata per la con-
servazione del Santissimo. Il cerimoniale che accompagna la preghiera finale è de-
scritto da Frasso nel suo trattato: «acabado de cantar [el tantum ergo] dicen los
cantores panen decelo pretisti eris y el coro responde Omne delectamentum ipse
habemtem en acabado de decir este versículo y responsorio se pone el Prelado en
pie y dice la oración del Ssmo. Sacramento teniendo el libro abierto los dos asi-
stentes diaconales arrodillados que es Deus qui sub sacramento mirabili ettco»27.
Per questa ricostruzione si è accettata la pratica del canto e delle preghiere, così
com’è descritta da Nassarre nel suo trattato28.
Infine, si è ricostruita la struttura sonora dell’entrata di Carlo II nella cappella
per la siesta. In questo caso, l’uscita del re si faceva dalla stanza della regina attra-
verso il «cancel» della tribuna, perciò il monarca non era mai visibile. In seguito,
mentre suonava l’organo, il maestro delle cerimonie faceva un segnale con la cam-
panella indicando che il sovrano era seduto nel cancel ed era così posssibile iniziare
la siesta. Dopo il suono della campanella, sì dava inizio ad una canzone per due
violini e clarini che si poneva come ouverture strumentale.
Alla luce di tutto ciò che ho esposto non ci sono dubbi circa i problemi insiti
nel tentativo di realizzare la ricostruzione d’una cerimonia religiosa nell’ambito
della Cappella Reale durante il XVII secolo, partendo dallo studio di diversi do-
cumenti contestuali e dalle fonti musicali conservate. Sono però anche evidenti i
vantaggi che tale tentativo comporta laddove si intenda ottenere un’immagine so-
nora, la più reale possibile, di come poté configurarsi l’esperienza musicale nella
Cappella Reale alla fine del Seicento.