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mp IL PCL E IL PIANO MANSHOLT. Sulla bese della tradizionale linea in politica agraria i1 PCL ha preso posizione su quello cle abbiamo defimito @'ultimo dato delle tendense del caf pitelismo in agricoltura: il piano Mansholt, * In un documenjo abbastanza dettagliato (") viene innanzitutto ribadita la tradizionale enalisi sulle campagne: 11 capitale monopolistico, tramite gli organismi comnitari europei, ha finora seguito “lapolitica di sostegno dei prezzi, forme nuove di chiusura protesionistica verso il resto del mondo, pratiche... dure di subordinezione déll"agricoltura ai monopoli, di saccheggio e sf:uttamento verso i contadini e la massa dei consumatori". Tuttavia ogei lo stgsso neocapitelismo si rende conto ehe la politica protesionistica, di sostegno dei prezzi dei prodotti e di orgenizzazione dei mercati, @ portatri- c8 di grosse contraddizioni, quali la sovrawproduzione, l'eumento della rendi- ta differensiale e del sovraprofitto monopolistico da una parte, e 1'accrescer- si dei costi fonanziari, sociali ed: economici addossati alle varie colletti- vit® nazionali dall'altra; insomma si acuiscono le contraddizioni e gli soui- lib? interni al sisteha neocapitalista e si approfondisce la "crisi dell' a- gricoltura", : ; Espressione cosciente del disegio avvertito dal. neocapitalismo ® il pia~ 30 Mansholt; le soluzioni che esso propone perd, afferma il documento, non Gelineano "una politica mudva, che effronti veramente il problema deli'anmo~ Gernamento delle struttura produtiive sulla base di prfonde riforme social® e di diversi rapporti col resto del mondo, bensi... la pmsecuzione, in forme e contenuti nuovi, della vecchia politica", Infatti le misute proposte per riequilibrare 1a produsione al consumo (ri~ duzione della superficie coltivata ecc.)’tendono non a mare, ma adé accen— tuare 1a situazione attuale, cio’ la "marginalizzazione" e il "sacchegio" del. Ltagrivoltura, giacché il rapporto fra produzione e consumo & “predétermine~ to dalle scelte delle grosse concentrazioni economiche e fénanziarie". Inol— #tre, prosegue il documento, 1*ipotesi della costituzione di grandi aniende agrarie, facenti parte a loro volta di una pi vasta unit& produttiva, non ap- piane le contraddizioni, é anzi non indica neppure "la volont’ di fare avan= #eare il neocapitalismo fra le campagne", come ha detto qualcuno in preda alla “suggestione” (allusione evidente alle vecchia polemica con gli indirigzi teo- rici alla Daneo) perché non va "nella diregione di una liquidazione della ren— Gita fondiaris e della eth non. vatrice dell "(), © perch hon affronta™li problens sesensiaie accantoe ‘quello aaie Tiquidazione dela propriet& fondieria, di una sostanziale modifica dei rapporti con 1*industri che produce beni strumentali, con 1*industria che trasforma i prodotti sees 2i, con i grossi gruppi conmerciali che operano, nell'incetta e nella distri- buzione dei prodotti agricoli, in simbiosi con i grossi gruppi finanziari-e le bamche che operano sul piano creditizio". Ma a questo punto il PCI che co- 8a propone? Z"I modi e le forme che regolano questi rapporti {eon gli altri settori economici]=risponde il documento hanno un‘importanza essenziale ai fini di uno sviluppo democratico dell'egricoltura, nel quale siano protagoni- ~ sti i levoretori e i contadini, per un diverso sv: nico pro gresso e rinnovamento delle democrazia, nel gius nagioneli del nostro e degli eltri paesi. ) La crisi della politica ia della CBE e il dum Mensholt, testo della releaioné ai Nicola Callo ella Fiunione della Comiséione ceraria nasionale del PCI svoltasi a Roma il 16 gemnaio 1969, ( ) In questa e nelle successive citaz1oni dal documento del PCI il coersivo ® nostro, Sia detto per inciso: non sapevamo che il capitalismo fosse in grado di eliminare la rendita fondiaria. ae no 4 temi quali L'associasionismo dcmocbatico, il ruolo delle industrie sti ii, i contemti € 41 carattere della preremmazione, le forme e gl'istituti ai partecipazione denocratica a una tele politice®, Infine "vi f de rilevas re che appare giusto l’obiettivo della parita di reddito e di condizione some eiale" (“creare condizioni di lavoro... eguali a quelle degli operai"); ma "questo obiettivo @ irragciungibile senze mod: ele strut. roprict: rie, sviluppare 1'associazioni. ntading a ‘ico, ere i ray a inazione con le grosse concentrazioné indust: e finanziarie, an- Gare verso ung politica ai ramazione démocratica che si orienti ver: i1_socialismo". E* evidente che le linea revisionista (1a concezione economicista di u- na "costrazione" del socialimso che avviené senza la ditteture politca della chasse operaia, 1'utopia socialdemocratica della "trasformazione" progressi~ Va dello Stato e delle istituzioni denocratico-borghesi) favorisce analisi # seupré pil unilatereli e scorrette dei provessi reali, e cristellizza le pro- poste politiche nelle stenca ripetizione di fumositi sull'"assoeiazionismo contading",xfeakttex sull'"intervento dell'industris di Stato", sulla "program mazione denocratica". Cid a oggettiva copertura del ruolo che Svolge realmen= te 41 PCI con la sua politice agraria: la difesa degli interessi delle clas- si medie rurali, dei contadini ricchi. B infatti da ungparte all'espansione Gella moderna azienda agraria capitalistica, come previsto da Mansholt, si contrappone una “programnazione" (attuata attraverso la "partecipasione de~ nocratica" delle varie forze sociali e politiche interessate) che sottragea ie campagne al prdominio dei eruppi monopolistici, utilizzando opportunamen— te l'industria @i Stato (come se l'industria di stao non fosse ogei all'avan- guerdia del processo di ristrutturazione capitalgstica in Ihalie); dall'al- tre si lencia una battaglia per la difesa dei "contedini proprietari coltiva- tori", senza analiszare la complessa realtd di classe racchiusa in questa espressione, e si propone loro di reagire all*espansione dell'azienda capita listica tramite ltassociazione corsorative, si propone insomma ai tenere i contadini poveri (i cui interessi come abbiamo visto ingono og ettivamente sempre pid all'allcenza con i braccianti ¢ gli opered)( ) legati al carro ded contadini ricchi. In questo contesto perde qualunque significato socialista ltaccenno di premmatica alle lotte in comso nel paese, con cui si chiude an— che questo documento del PCI, osservando compiaciubamente che "centinaie di nigliaia di contadini" (ma quali contedini?) sono scesi in lotta a fianco dei braccianti, Su una osservazione gid fatta vogliamo ritornare, ed 8 la fumosita delle parte propositive che contraddistingue questo come tutti i documenti del PC iassenza cio’ di concrete articolazioni di proposte pératiche. La ragione eid @ da ricercarsi, secondo noi, soprattutto nell'ormai quasi definitiva trasformazione del PCI in carrozzone parlanentare, il cui compito @ rappresen= tare e mediare certe istanze presenti nelle forze sociali a cui si rivolge; ma le provoste concrete, 1*organizzerione e la gestione dei movimenti e delle Lotte viene delegate completamente alle organizsazioni di massa, sindacati e associazioni varie, L'ALLEANZA CONTADINA, LA CGIL B LA FEDERBRACCIANTI A questo punto il discorso non pud andare avanti se non esaminando gli strumenti attraverso i quali si concretizza la linea del PCI in politea agre— ria. » Da quanto abbiamo detto e stiamo per dire, la politica agraria del PCI () Sa come le illusioni associasionistiche siano destinate a croliare con 1° attuazione del pieno Nansholt cfr. cid che dicevamo nelle pagine preceden— ti circa la funziongfiella Coldiretti. - -3- ei caratterizza pin propriamente come politica contadina. L'Alleanza nazio- nale dei contacini, fondata da Grieco nel 1959 @atsetee per lunghi anni, do- Po la morte di questi, de Emilio Sereni, 8 l'espressione coerente, la creatu= ra prediletta della "noderna" impostazione della questione agraria. E infatti proprio Sereni ha portato avanti e consélidato a livello "scientifico” 1tana~ 348i sul rapporto fra capitale monopolistico e agricoltura, fetta proptia dal POI e dali"Alleanza contadina ( ). In partiadare Sereni ha’ sottolineato 1'i— nesistenza di vere e proprie forme capitalistiche nel settore agpario, per cui lo sfruttamento delle forse di lavoro avviene per opera di monopoli "e- sterni” alle campagne, e si realizza su masse lavoratrici proprietarie dei mezei di produzione, i contadini; si tratta in sostanza di rapporti di profu- zione che presentano affinitd con quelli propri della societa feudale, ba cid derivano 1'importenza marginale assegnata allo scontro fra capitele ¢ lax Yoro galariato nelle campagne, e la preminenza affidata ai problemi di merca~ to: ® infatti sul mercato che pit si realizza lo sfruttamento delle masse con= fadine da parte dei monopoli, i quali controllano sia 1a produzioned di mez i _preodusione (in particolare le attrezzature tecniche) sia il processe ¢i trasformazion 1i_cireolazione tes lotii agricoli, @ quindi determine~ no i regal in ragione del proprio maggior profigto. A cid si agginnga la per= menenza, in verde forme contrattuali, deller retribuzione in natwra, in cul ii valore di shbio in termini monetari del prodotto adibito a pagamento ® dex to dai prezci di mercato, decisi dai monopoli (e quindi vi un'ulteriore fone na di sfruttamento); si aggziunga il pesante gravame della rendita fondiaria; si eggiunga, infine, da una parte 1a franmentazione e la disorgenizzazione del Contadini, che 1i rende incepaci di contrastare i1 "sacchegzio” monopolistico, £,caitialtra 1tintervento "seoliclusionato" dello Stato, che concentrando gli dnvestimenti nelle aziende competitive non ha fatto altro, in realta, che ev- Tantegglare 4 monopoli "esterni" ¢ colpire l'unica forza che, se orgenizzata, sarevbe in grado di rigolvere la "crisi dell'agricoltura": appunto 4 contadind. Su qeste tesi, la cui unilateralita risulta chiara dall'analisi che ab- Diamo tentato Gi svolgre nei primi capitoli del presente havoro, il PCI ha im Postato tutta l'azione politica dell'alleanza contadina. Nel I Gongresso deli? associazione (febbraio 1962) Sereni svolgewa unarelazione introdutiiva in cui fra l'altro affermava: "Nod vogliano fare un'agricoliura moderna sulla base di imprese ¢ prepriet&é contadine libere, volontariamente associate, che sie su- periore ¢ qalitativamente diversas dall'agricoltura dominata dai monopoli". E ageiungeva, per evitare equivovi, che era estranea all*Alleanza contadina la prospettiva di una "grnade azienda di Stato, nella quale si cancelli la perso- nalita, 1"iniziativa, Mtattivita imprenditoriale dél singolo colgivatore’. Ti congresso si chiudeva con una mozione che auspicava, in un espressione effice- cemente sintetica, "una rifforma agraria generale che dia la terra a chi la law yora ¢ promuove la sviluppo di ura moderna impresa contadina, volontariamente associate ¢ assistita tecnicamente e finansiariamente nel gadro ai una program mozione denocratica dello sviluppo economico e sociale"( ). queste indicamion ni, ancora generali, maturarono attraverso una serie di conferenze, convegni e inisiative varie (}, finché 11 II Congresso (marzo 1965) form1d 1a parole d* () Fra gli scritti fondamentali ai Sereni su questo argomento ricordiamo: Due a litaca 2» cit.; 1l'intervento contenuto in Tendenze di svi- del _capitelismo itali: Roma, 1963; Capitalismo e mercato naz: . in aol Roma, 1966; oo geph teld ene neice Senpamie, torino, 1968. i i { 2 Congresso hazionale de. eanza dei contadini. ) Per una storia abbastenza organica della politica deli*Alleanza contadina, sia pure redatta da un suo esponente, cfr, @. Di Marino, Litic ‘ itimpresa_contadina e delle forme associative, ed. cooperative, Romay senza date | tte ordine delle costituzione di "un sistema nasionale ai forme associate e coope- rative", inteso come concreta alternativa 4al prepotere monopolistico, e in par= thcolare come affermazione del “potere contrattuale" dei cortadini nei confron~ +1 del mercats ( ). A cid doveva esser& collegata una battaglia "democratica" per una svolta nell'intervento pibtlico, cio’ per la realizzazione di quella programmazione democratica che avrebbe posto un argine alla spontaneit del mer~ cato, la quale andava a tutto favore dei monopoli. Ecco un altro pilastro del revisionismo del POI: 1'identificazione assoluta del modo capitalistico di pro~ Guzione con l'anarchia del mercato, e la conseguente esaltazione del valore "so- cislista" della programnazione, Nel dibattito e nelle iniziative che seguirono tali proposte, e nei tentativi dell'Alleansa di dar vita, in collaborazione con L'ANCA (Associazione nazionale cooperative egricole) e con i sindacati della terra ederente alla CGIL, a una prima esperienza nazionale di forme associati~ ve, non mancarono divergenze ¢ attriti, sia con la Federmezzadri, che nei mez— vacri tendeva asottolineare maggiormante l'aspetio di lavoratori dipendenti, sia soprattutto con 1a Federbraccianti, che per sua natura doveva apparire, azli oechi dell'Alleanza contadina, come prepensa a sottovalutare i problemi di mer- cato ea privilegiare quelli del alario e dell'occupazione. Intanto, norbtante 1"Alleanza contadina, si compie 1a fase di ristruttura- zione capitalistica dell'agricoltura italiana, e si apre quella della e della rist: agione. Inoltre, a pianificazione di una decisa svolta eapitalistica nell‘agricoltura comunitaria europea, viene elaborato i] piano Mansholt, Per i contadini la situasione si aggrava, e 1'Alleenza deve tener con- to ai tutti questi elementi "muovi", nel tentativo ai riformlare una propria strategia organica. Nella polemica contro il piano Mansholt 1'Alleanza contadina non pud che, naturalmente, bollarne a fuovo gli elementi “anticontadini" che lo caratterizsa~ no ( ), Percid di fronte a questo piano pil o meno organico del capitalisno,€ che ip gran parte non fa che proiettare in avanti processi gid in atto, 1*Al~ leanza contadina non trove di meglio che contrapporre una riedizione delle sua Vecchia politea in vesti nuove. I "punti base della riorganizz>zione dell'agri- eoltura nel MEC" che il III Congresso dell'Alleanza (aprile 1969) ha contrappo- sto al piano Mensholt sono gli "interventi sulle strutture fondiarie... per 1i ouidare ia rendita, per promovere la formazione di nuove efficienti imprese di proprig$& coltivatrice singole e associate"; gli “interventi sulle strutture a~ @rarie", che concentrino "gli investimenti pubblici, nazionali e comunitaré", @ favore dell'"associasionismo contadino"; gli “interventi nelle strutture ai mercato", che affersino il "potere contrattuale" dei coltivatori diretti e ga= rantiscano la "remunerezione del lavoro contadino". Tutto eid 2 connesso alla prospettiva di una collaborazione proficua fra le organizzazioni contadine dei Vari paesi della CEE, che imponga la voce del “movimento co,tadino democratico" ai singoli governi e agli orgenisni comuritari. Per quanto concerne pit propriamente la situazione italiena, la parole d'or dine su cui puntare 2 la programmazione democratica: in particolare, l'obietti- vo da ragciungere © quelle tei pion moeie Tete ea pAieno zonale rappre~ senta 11 lvogo proprio e dcfinito dove ai pad realiazare 'eeperienan dieette ei coltivatori per la costruzione di un sidfeha di forme associative"; i] pie~ no gonale @ anche 41 luogo di#"verifica reale... degli indiriazi degli investi— nenti pubblici"; la lotta per il piano zonale rappresenta il momento di unite () Ctr, It Congresso dell 'Alleanza nazionale dei cont: a discussio~ e Sogumenti () Ctr. Tir Congresso dell'*Alleanza nazionale dei contad: Relazion . on. Attilio Esposto, vice-presidente (ora neo-presidente); I con: it 203 Ay esoriel © fetta ¢ CEE "Agricoltura 1960", Rona,ciuime 1968 (prome- moria indirizzato ‘Alleanza al governo italiano), 5 tre contedini, breccianti e operai, e nel contempo dd la misura dell'importan= va “di tutte le forse che nei CRPE sono impegnatb nelle battaglie per la pro- veumaziongéenocratica". B, cosi continuando, si arriva alla grobtesce afferma- sione che i piani zonali consentirenno una “inversione ddhtendensa ormai gene~ ralmente gravissima della fuga della gioventi dalle campagne"! Grossolanita, cuesta, pari soltanto alla richiesta di "liquidare 1a rendite fondiaria", in wna societa capitalistica, Stabiltto l'obiettivo, si fisseno gli strumenti: le vegioni a statuto speciale, che cosentiranno “un giuato rapporto fra programna= zione nazionale e programmazione regionale", e gli Inti di Sviluppo agricolo, i quali potrenno anche (si tratta di una grande concessione da parte dell"Aliean zs) "favorir... gli insediementi di industrie agricole a capitale pubblico co si os sostenere il grand¢fmtamento necessario nei rapporti fre agricoltura e in éustria". Infine, una perorazione: "Dinanzi al vuoto persistente di un potere contrat. tusle contadino non sono sol le organizzazioni agricole, ma @ la societ& nazio~ nale, sono i partiti e il Parlamento, @ il Governo, ® ii CNEL che devono inten- dere il significato di ostacolo allo swiluppo economico di tutto 11 Paess rappre- sentaté dall'assenza quasi totale di ogni potere di contrattazione di una cost gren massa di produttori contadini. E* la societ& politica iteliena che deve mostrarsi in gérédo di comprendergche questa condizione di debolezza delle nas- seGontadine @ una rémora e fa da blocco allo stesso elevamento civile di tut— to 41 Paese che vuole superare gli squilbri settoriali, territoriali qsociali3". Queste affermarioni sono la diretta condéeguenza della tesi revisionista secondo cai la contradéisione principale aclla societ& iteliana 2 quella fra monopoli e interesse nazionale. Percid non c'é da stupirsi che, subito dopo, in consonan- ga all*unit& sindacale che si sta realizzando fra le varie confaderazioni dei la- voratori, il documento congresmale proponga L'unita contratiuele dei contadi- ni, rivolgendosi esplicitamente alla Cqldiretti, Certo, la strada non & facile, na*bisogna non démenticare mai che 41° AMAEERI het ore & 41 monopolio". Si viparla, naturalmente, deb sistema nazionale di forme assoeiate, sottolinean~ go che essosi deve estendere non solo ai problemi di mercato, ma ai proces-i ax produttivi e di trasformazione. In conclusione, vi @ un certo tentativo dcli'Alleanza conta@ina @i agcior- nare la propria linea, lacsiandone immtati i fondamenti, da una parte alle e sigenze fimposte dall'aggerrito attacco "anticontadino" del capitalismo interne zionale, dall*altra alle esigenze del PCI, che si pone ogei sempre pid come par- tito potenzialmente egenone div un commosito schieramento di forse sociasi © politiche che dovrebbe portare alla "nuova maggioranza", B tuttavia la linea e ie proposte dell'Alleanza si rivelano sempre pit illusorie e impo/tenti; 1"ideo= logia che le ispira 8 un*ideologia conteding: 1'affermasione della superiorita, sul piano sociale e su quello produttivo, dell’impresa contedina rispetio a quella capitalistica. Quandé 1*impresa contadina entra in crisi, echiacciata ‘allo sviluppo capitalistico nell'agricolmtura, 1'Alleanza contadina non pud fare se non discorsi e proposte che oggetiivamente difendono gli strati conta Gini pih elevati, immettendoli nell'alveo acl cepitale, sia pure in funzione subordinate; di fronte alla proletarbzzasione, all'espulsione e all'epigrazio— ne 1*Alleanza afferma che il processo non & irreversibile, e che “in una lar ge mageioranze degli emicranti rimane 1taspirazione al ritobno nelle eampagne, nella speranze di potersi conquistare con il modeste peculio, accumlato con anni di dura fetica alltestero, una nove condizione nel paese d'origine: una case decente, un pezzo di terra proprio"(¢ }. Di fronte alla cris del "mondo rurale" ¢ della sua ideologia, sotto la spinata dei nuovi modelli consumistici, () Cfr, G, Di Merino, ppe cits, pag. 154. a ~6~ . 1"Alleanza compiange"la tragedia umana che travaglia 11 contadino: quella di non poter attuare i modelli che gli si propongono, se non negandosi come con~ tadino, abbandongiendo i campi, emigrando in citt&, se non¥ vuole racsegnarsi m una _condigione manifesta e conclamata di inferiorita e di eselusione"f ). Nei. conf onti deli'ideologia ruralistica che ispira 1'Alleanza contadina (e il PCI) mo ancora oggi le affermazioni di Kautsky, secondo cui “aon vi pud essere * nulla di pid pericoloso e di pil doBéroso che risvegliare... delle illusioni + sulltavvenire celle piccola propriet& contadina... Un programma agrario che phometta l'effettiva difesa del contadino & inevitabilemente condotto a soffo- care nei piccolissimi confadini l'anima proletaria e far si che 1*anima conta~ dina sia la sola a dominare nella loro coscienza. Questo programma spezza neces sariamente il legame che gli unisce al proletariato industriale, e rinvigorisce in loro tutti quegli elementi che 1i separano dall*intera massa dcl proletaria- to. Una propaganda di questo genere nellew campagne @ destinata ad ottenere pro- prio il risultato opposto a quello che dovrebbe raggiugere: per attenere succes~ si momentenei di brevissima durata, essa affossa i principi Zondamentali sui — @avrebbe fondarsi una effettiva lotta di clesse proletaria nelle campagne" A quanto abbiamo detto finora va comnesso 1*eswame della politica agraria ella CGIL, ¢ in particolar modo della Federbraccianti. La questione & comples- sa, ma di fondamentale importanzay, sia per il ruolo che la Federbraccianti svolge da anni nelle lotte agrarie, sia perché ad alcuni settori del movimento - operaio, in anni recenti, questa organizzazione sembrd poter costituire untal~ ternativa di "sinistra" alla linea dell'Alleanza contadina (e quindi del PCT, anche se nei riguardi. di questo, per ovvie ragioni, la critica di quei settori era pid canta). In effetti vi sono sempre stati, come abbiamo gi accenni sopra, certi attriti fra 1'Alleanza contadina e la Federbraccianti; fra le linee delle due organizzesioni infatti esistono alcune contraddizioni, dovute al fatto che, a difierenza dcll'Allesnza, la Federbraccianti & legata a una precisa realt& di classe: quelle del proletariato agricolo. B cid per molteplici ragioni di ordi~ ne storico: la’federbraccianti nacque ricollegandosi, a livello politico ¢ or genizzativo, elltesperiensa delle Federterra e delle Leghe che, nei primi de- cenni del secolo, avevano diretto le grandi lotte agrarie nel lord e anche nel Sud, particolramente in Puglia; si consolidd ponendosi alla testa delle lotte Gel secondo dopoguerra, per la cessione delle terre incolte, per il patto nazic- nale, per 1*imponibile di manodopera, i1 collocamento e l'occupazione; uon ri- senti della scissione sindacale, che falli completamente fra i braccianti, men~ tre ebbe pieno successo (e non a caso) fra i coltivatori diretti; di conseguen— * ga fu per molto tempo, fra le federazioni a 11a CGIL, 1a meno soggetta alle pres ~ sioni"unitarie", in cid agevolate dalla impossibilita, per la FISBA-CISL, di xompere il blocco rurale con gli agrari e la Coldiretti, imposto dei clericali e dalla DC. Cid rende conto dei connotati di classe che contraddistinguono 1a Federbraccianti. Ma di qui ad affermare una presunta "rivolusionarieta" della Federbracckenti ci corre molto. la Feterbraccianti, infatti, pur assumendo alcune sue caratteristiche par- ticolari nelitambito della CGIL (ma lo stesso si pud dire, per esempio, della FIOM, e specialmente oggi), & sempre stata organicemente inserita nelle politi- ca della Confederazione Benerale. Ci proponiamo di affrontare in altra sede il discorso storico-politico sul ruolo della CGIL in Italia, fondamento indispen— sabile per un corretio dibattito sulla questione sindacale. Qui bastera ricor- < dare che 1'impostazione che il PCI dette alla C@IL al suo atio di nascita era - gia interna a una tematica revisionista (si vedano per esmpio i discorsi di Di Vittorio), e la Federbraccianti rientrava in quella impostagione. La dirigenza ( } Bidar RP ob?2cit., pag. 358. = della Fe@erbraccianti @ sempre stata seldamente in mano revisionista; la com penetrazione fre Fede braccianti e OGIL @ stata spesso refforzata da articola- gions politico~organizrative come 1a @federterra, che riuniva braccianti, mez— saéri e coltivatori diretti, e come la pit recente sezione agraria della CGIL, in cui la Federbreccianti. @ presente accanto a rappresententi delle Federmeaza— ari, delle Camere dcl Lavoro e della segreteria confederele, Nei primi anni & della sua attivitd 1a Federbraccianti aveva al centro del suo programa la di~ fesa e lo sviluppo di strumenti che, pur nella equivocita interclassista della “ricostruzione” post-bellica, reppresntavano un enbrionale potere dei lavorato~ riz i consigli di azienda e di cascina e la gestione sindacale del collocamen= to. Se 1*attacco paéronale a questi strumenti ebbe pieno success0 cid si deve alla linea capitolazionista che il PCI portd avanti ai vari livelli della sua presenza politica, e quindi anche nella COIL. Col suo V Congresso (marzo 1960) la Federbraccianti comincia a prendere at~ to della svolta capitalistica che investe le campagne, e acce na genericamente a "un piano pluriennale di sviluppo economico, che sia orietato verso le rifor- ne @i stratiura", suepicando ke "realizzazione di organici piani di sviluppo re- lonale e 1a creazione deli*ente regione ".( ) I1 VI Congresso (fetbraio 1963) gi& molto pil chiaro sull'argomento; le mozione conclusiva afferma che le Pederbraccianti deve battersi per una "riforma agraria che invetse tutto il ter- ritorio nazionale e abbia come obiettivi la liquidazione delle aziende cepite— listiche e la trasformazione in asiende gestite in modo associativo dei leyora~ tori, le liquidazione dell'istituto mezzedrile e dei contratti parzieri, e la rottura della subordianzione dell*azienda contedina e 1a costituzione di azien- Ge contadine associate". Pil sotto il documento precisa che Yuna politica ai viforma agraria cos) concepita & direttemente connessa con i problemi relativi alla trasformarione #et dei rapporti fra industria, agricoltura e mercato". Le proposte sono: "“nazionalizzazione dei gruppi industriel® che dominano la tre~ sformazione dei prodotti sgricoli"; "lo sviluppo, in funzione antimonopolisti~ ca, dell*industria éi Stato di conservanione e trasformazione dei prodotti"; “lof sviluppo delle forme associative fra lavoratori ¢ contadini per le trasfor- maBioni agrarie, per le commercial iszazione e la lavorazione dei prodotti". Co= ne si vede, le Federbraccianti fa affermazioni che solo in temzi recentissimi l'alleanza contadina ha fatto proprie, e non senza riserve; e tuttavia le ana- lisi (rapporto monopolio-agricoltura ecc.) e 1*impostazione non si discostano sostanzialmente da quelle del POI, anche se il ruolo che acqtistano 1 contadi- ni 8 ridimensioneto, e molto pib sottolineato @ 1'intervento pubblico e 11 con tyollo dei lavoratori nelle aziende e nell’industria di trasformazione. Certi “estrenismi" (gome le propfoste di nazionaliszazione), giustificati nel perio~ do in cui il PCI deve resistere alltattocco del centro-sinistra, verranno meno successivamente, nel progressivo delinearsi della nuova maggioranza. Successi~ vemente da una parte, nel suo VII Congresso (marzo-febbraio 1966), la Feder— braceienti precisava il suo discorwso proponendo "piani di zona, di comprenso- rio, settwrieli ¢ regionali"; dall'altra la CGIL inviava la nota lettera al Parlamento, in cui, per la parte riguardante l'agricoltura, deplorava la concen= trazione degli investimenti pubblici "solo in determinati tipi di impresa e in alcune limitate zone e regioni", chiedeva la costitucione di Enti di sviluppo vegionali anche con potere di esproprio, e auspicava "una politca che valoriz zi la funzione dell'azienda contadina, singola e associata e 1'esperienza coo— perativa, e che promova le necessarie riconversioni colturali"( ), Subito do- () Gr. i documenti congressueli delle Federbraccienti in 1 bracctenti, 20 ene Jotte, Editrice Sindacale Italiana, Roma, 1969, pegs. 41-106. () Confederazione Generale del Lavo tera ed pp: lanentari del _Se~ ~8- po si svolgeva una riunione della sezione agraria della C@IL ( ) in cui, sulla tinea della "lettere" citata, da un lato si ribadivano gli oblettivi fissati cella Federbraccianti, dalltaltro ci si dilungava sulla necessit& di un "siste- ma nagionale di forme associate", accettando sostanzialemente il discorwso deo italleange contedina. In sostanza la CGIL mediava le posizioni @ lla Federbrac— clanti con quelle dell*Alleanza, compénendo gli elementi di attrito, e l'asse portente della mediazione non poteva essere se non la matrice comune delle due orgeniszazioni, cio’ l*tanalisi e 1"impostasione della politica acraria proprie dei POI, Date queste premesse, 8 facile interpretere politicamente le posizioni dcl- 32 CGIL e della Federbraccianti sul piano Mansholt. Una recente circolare del— ia sezione agraria della CGIL ( ), volta a “mettere in evidenza le caratteri- stiche e 1a logoca del ‘Piano Mansholt* e permettere quinéi alle Camere del La~ voro © alle altre orgenizzazioni interessate di farsehe un'idea pid precisa”, svolge una dettagliata dismnima del contenuto del menorendum. 1 documento giu= Gica "apprezzabile” la proposta di affiancare alla tradigionale politica comu- nitaria (sostegno deci prezzi ecc.) un'intervento sulle "stratture"; tuttavia nel menorandum esiste una contraddizione di fondo, che consiste nel proporre una pianificasione écllosviluppo in agricoltura senzatener conto dei gruppi mo- nopolistici, che vengono lasciati completamente "liberi" di muoversif. Percid 11 pieno Mansholt, nonostante la buoma volonta "ai fare dellagricoltura uno ei protegonisti, con gli altri settori,wwmmumiety dello sviluppo economico ¢ Gel progresso sociale, finisce con 1*accentuare la Gipendenza dell *agricoltura dall*industrie © dal commercio". Cid che contraddistingue queste affermazioni della CGIL & il considerare a ntraddizione quello che & l'obiettivo dekpia- no Mensholt, Ii docume to aetia CoE eee i difverensa dct sorte ‘sti, non vedo nelitaericoltura un blocco unico, e percid non intende in realtd potenzia= re *ltagricoliure", ma ltasienda agraria capitalistica, in un costante proces So di integrezione con i gruppi che controllano la trasformazione e 41 commercio; tutte le proposte di Mansholt, e tutte le conseguenze di tali proposte, che o- gli non dice ma che noi abbiamo tratto, non sono il frutto di ua contraddiaio= ne, ma le articolazioni di un disemo preciso, anche se questa parola dispiace ai revisionisti. In realti ancora una volmta le tradizionale analisi revisioni~ sta dei rapporti far monopoli e agricoltura fa acqua da tutte le parti, e con- duce a critiche che nonertono tanto sul pri tiere di classe, quento sulle ineufficienze del piano Mansholt, Le propoBte finalé della CGIL, di conse- guenza, ribadiscono gli obiettivi tredizionsli, e parleno con imparzinle misu- va dei braccianti ¢ dei coltivatori diretti, dei livelli salariali e occupazio- nali e dei redditi contadini, delltasienda pubblica ¢ cooperative e dell'azien= da contadina, delle gestione delle trasformazioni e della commercializzazione in mano ei braccianti e ai coltivatori diretti associati. ia medesins impostazione troviamo nell'VIII Congresso della Federbraccian= ti (marzo 1969); in perticolare la relazione intraduttiva del secretario Calef— fi afferma che i1 piano Mansholt acutizca le contraddizioni in atto, perché si fonde "eu unfulteriore sviluppo della subordinazione dell'agricoltura all*indu= striae su une dimensione aziendale che per la sua ampiezza e per i suoi vinco= 11 con le proprietA fondiaria assenteista hoh risolve il problema dei costi ¢ dcli’efficienza sociale dcl sistema. Su questa linea non si rigolvono i proble- mi dell*agricoltura".§ ) Anche in questo caso al piano Mansholt non si rivolge (-) Ger. gli atti della riunione, svoltasi a Roma 11 28 febbraio 1967, in Lotbe g.volitica emraria della UGLL, a cura della commissione stampa. } Nota informativ: yiano Mansholt, Roma, marzo 1969. Ofre attr deli WHT Gees pasitate 400m renietosbatents, Romi, 1969, peg 24-25.

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