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Storia contemporanea: Periodo che va dalla duplice rivoluzione di fine 1700 ad oggi.
Viene difatti individuata nella duplice rivoluzione industriale: francese e industriale. Inizio di quel
processo che porterà l’Europa a divenire quella attuale. Storia del predominio europeo, crescente
globalizzazione, crescente interdipendenza, trionfo stati nazione, fenomeno dell’imperialismo (legato
all’industrializzazione e del progresso).
Esiste una corrente storiografica che si chiede perché l’Europa ascenda al dominio in quegli anni.
(Nel 300 Cina e Europa erano nello stesso piano, si sono poi succeduti eventi che hanno sfavorito la
Cina, facendola chiudere su stessa.)
Uni dei fattori chiave è che l’Inghilterra possedeva già un Impero India e USA, che proprio in
quel periodo diventano stati separati. In America si produceva cotone a costo basso per via degli
schiavi (la tratta degli schiavi 1807).
Storia = andamento circolare, dalla rivoluzione in poi si rompe la ciclicità della storia, andare avanti
e andare verso qualcosa. Perché si dice che l’età contemporanea inizia con la riv. Francese e
industriale.
Prima dell’800 rivoluzione = giro dei pianeti intorno all’orbita.
Dopo = rottura e direzione verso qualcosa che non conosciamo.
La macchina si pone al centro del processo produttivo, perché permette la velocizzazione del lavoro,
lo rende di massa ed inizia ad estendersi a macchia di leopardo in alcune zone dell’Inghilterra,
divenendo dal 1830 in poi un fattore caratterizzante della nazione. Inizia grazie ad invenzioni di
pochissimo costo, privata più che pubblica e che riguardava l’industria tessile.
L’industria cotoniera diviene un punto focale per lo sviluppo di macchinari e manodopera, in
particolar modo per l’UK che già aveva un Impero avviato nella produzione di cotone.
Riv. Fra = legittimazione del potere, non è più divina, non è Dio a dare il potere al sovrano ma è
diretto interesse del popolo. Nasce il concetto di Stato-nazione, l’idea che ogni nazione deve
avere il suo Stato: nata come idea progressista che con l’evolversi della storia diverrà tutt’altro che
progressista e innovatrice. Contiene in sé una vocazione universale = espandersi.
Le persone divengono cittadini, i soldati combattono non per soldi ma per la patria, cambiando il
soggetto del potere, si crea un’unità nazionale profonda e radicata che parte dal singolo cittadino per
formare un unico Stato.
800, che arriva fino alle prima guerra mondiale 1914. Come vengono divisi questi 114 anni?
1848 è una data in cui si conclude la prima fase del processo rivoluzionario francese.
Le Big Date:
1- The age of revolution 1789-1848
2- The age of capital 1848-1875
3- The age of empire 1875-1914
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4- The age of extremes 1914-1992
1875 come data secca è la data che ci ricorda un altro aspetto importante di quel periodo. Nasce un
partito: sociale democrazia tedesca ESPEDE (SPD).
1889 periodo di consolidamento dei partiti socialisti, nasce in Italia nel 1892, vuol dire che il
movimento operaio diviene un protagonista del processo storico, gli operai sono un po’ più colti del
periodo precedente.
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Conquista imperiale, movimento operaio, tutte queste tensioni sfociano nella data culminante del
1914 inizio del 900’. Data periodizzante in senso proprio, dopo la quale niente è più come prima,
serie di nodi che vengono al pettine. Rottura profonda, perché la I GM?
- Guerra totale
- Categoria che però si attaglia meglio alla II GM, bombardamenti sui civili nelle II, = simbolo
della guerra totale. Confine che si era tenuto netto nella I°.
- Guerra tendenzialmente mondiale. Muoiono un numero impressionante di individui oltre i 6
milioni, influisce anche sul paesaggio che cambia i connotati ad alcune zone, spazza via
intere generazioni. Es ragazzi del 99’. Guerra che inaugura la società di massa. Non è un caso
che il suffragio universale maschile venga concesso in quasi tutti i paesi. Quando i soldati
combattono, sono doveri che implicano dei diritti. Nascono nel dopoguerra dei totalitarismi.
- Cambia i connotati dell’economia, politica e cultura.
- Cambia il look delle donne. Accorciano i vestiti, cambiano le pettinature.
- La comunicazione aumenta. Lettere di guerra, per l’Italia la guerra diviene un luogo di
condivisione di condizioni terribili, dove i dialetti si incontrano, si fondano e dove il processo
di nazionalizzazione compie un processo in avanti.
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RIVOLUZIONE: inizialmente rotazione dei pianeti sull’asse terrestre, per individuare la ciclicità
della storia. Da dopo la riv. Francese cambia denotazione.
1. termine usato dopo le scoperte di Copernico (revolutio: movimento circolare dei pianeti,
ritorna al punto di partenza).
2. prima della RF: “rivoluzione” intesa come ritorno dell’antica autorità legittima
3. contro l’ordine costituito: “ribellioni” o “rivolte”. Rivoluzione inglese del ‘600 e guerra
civile: per Oliver Cromwell è una inevitabile “rivoluzione di Dio”, per i suoi nemici una
Great Rebellion.
4. Rivoluzione americana: i coloni sono definiti dagli inglesi “insurgents” (ribelli). Per gli
inglesi i coloni non sono dei rivoluzionari, ma sei ribelli che si appunto ribellano al
potere. Accoppiare quindi in termine rivoluzione alla riforma.
5. rivoluzione come mutamento, riforma come cambiamento (religioso o intervento dall’alto
dell’autorità: sovrani illuminati del ‘700). Cosa cambia? Il programma, lotta non solo
verso il re ma verso qualcosa di più generale. Mutamento radicale, rapido, non si fanno
prigionieri.
Luigi XVI alla notizia della presa della Bastiglia il 14 luglio 1789 chiede al suo consigliere: “è una
rivolta?”; “No, sire, è una rivoluzione”
- RF: volontà di instaurare un nuovo ordine, considerato un progresso rispetto al passato, un
mutamento radicale della società, rapido e spesso violento, attuato da un soggetto collettivo
- movimento, popolo, partito - che si impadronisce del potere statale.
Una rivoluzione non dipende dalla sua durata: “les trois glorieuses journées” luglio 1830;
“i dieci giorni che sconvolsero il mondo” (John Reed, Riv. Ottobre).
Una rivoluzione al potere la troviamo nel calendario della rivoluzione, l’idea di poter controllare il
tempo, l’idea di controllare politicamente il tempo.
Movimenti politici che si autodefinirono “rivoluzionari”: Risorgimento
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movimenti reazionari che si autodefinirono rivoluzionari: fascismo italiano
Per sottolineare il mutamento rivoluzionario ricorso a simboli e atti simbolici di una nuova era:
- calendario: controllo sociale del tempo da parte del potere. Dai faraoni egiziani (epoche
secondo le dinastie) al 46 a.C. calendario giuliano; 1582 calendario gregoriano; 1793
calendario rivoluzionario (abolito nel 1806); marcia su Roma inizio dell’era fascista (E.F.)
- affermazione della memoria pubblica coi musei nazionali (Louvre 1791)
- feste: albero della libertà 1791; 1932 decennale e mostra Rivoluzione fascista
Varie tipologie rivoluzionarie:
La rivoluzione porta alla creazione di strutture, feste, cerimonie:
- urbane in Occidente (moti 1848), rurali del 900, liberal-borghesi nel 1789 e 1848 (con
connotati democratici), socialiste e comuniste (Russia, Cina, Cuba)
- rivoluzioni dall’alto, es. Giappone dell’epoca Meiji: abolizione del feudalesimo da parte di
élite autoritaria (modernizzazione conservatrice).
- Contenuto: liberare, borghese, di popolo ecc.
Questa lunga età delle rivoluzioni (anche titolo di Hobsbawm) vede la rottura per poi comprendere
ciò che apporta successivamente.
1. Fondamenti dell’età contemporanea: principi democratici del 1789 (Rivoluzione
francese) e modo di produzione industriale capitalistico, affermatosi in Inghilterra in quel
periodo (Rivoluzione industriale)
2. Rivoluzione francese e Rivoluzione industriale: due eventi indipendenti tra loro, che
sommano i loro effetti (vulcano con due crateri: Hobsbawm)
3. Rivoluzioni? furono percepite come tali dai contemporanei e non perché lo diciamo noi
oggi.
4. Continuità e rotture: lo Stato è sempre identificato col sovrano, ma…
5. … riceve legittimazione dalla volontà popolare, dalla nazione, non da Dio
6. Rottura rispetto all’ancien régime
Rivoluzione industriale
- termine adottato in Francia negli anni 20 dell’800, in analogia con la RF
- passaggio rapido dalla produzione manifatturiera alla fabbrica capitalistica, dove si
concentrano operai e macchine mosse da una nuova fonte di energia (vapore) che sostituisce
le precedenti (umana e animale, vento, acqua).
- Inghilterra nella seconda metà del ‘700, in forme diverse dal successivo sviluppo
economico: II Rivoluzione industriale (metà 800) in altri paesi europei e USA.
- iniziativa privata; manodopera non qualificata (differenza dalla II: intervento di Stato e
banche finanziatrici, industria pesante).
- diffusione a macchia di leopardo: impianti produttivi vicini alle fonti di energia (corsi
d’acqua), persistono le manifatture di vecchio tipo: artigianato, lavoro a domicilio, piccola
impresa.
Charles Dickens, Hard times, 1854 qui vediamo lo scrittore che racconta come viene vissuto e
percepito lo stile di vita dei lavoratori di Manchester, ribattezzata come Coketown.
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Aumento della produttività dei terreni: accumulazione capitali, da investire in altri settori
Ruolo dello Stato (dazi su import tessuti di cotone dall’India, controllata dal 1763 della Compagnia
delle Indie orientali, che distrugge l’economia del paese, ora mercato dove collocare i prodotti
inglesi) tipica manovra che poi verrà sconfessata dai partiti liberisti, ma che in realtà salvò il periodo
economico.
L’india diventa da punto di esporto a punto di importo di materie prime. Vuol dire che se dapprima il
mercato volgeva nel vendere i beni indiani nel mercato inglese, in quel momento si dive la necessità
di fare il contrario.
Nesso tra industrializzazione e politica imperialistica: Inghilterra domina il commercio marittimo,
controlla vaste colonie
Ruolo della Rivoluzione americana e della schiavitù in Usa del sud (piantagioni cotone).
Rivoluzione francese:
Perché importante?
- Ha dato le basi per tutte le diverse altre rivoluzioni. Importante per i marxisti e H. crea un
nuovo ordine sociale, processo più lungo. Ma è anche una rivoluzione liberale, pre fase del
terrore, quella dove vi è ancora il re e non è stato decapitato.
- modello per le rivoluzioni nazionali dell’800 e di alcune del ‘900 (1917)
- ampliamento degli attori politici
- a ciascuno la sua rivoluzione (diverse interpretazioni/forte pressione ideologica):
marxisti: trionfo della borghesia capitalistica (Hobsbawm), fase necessaria di passaggio verso un
futuro nuovo ordine sociale
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liberali: esaltazione della fase moderata 1789-92
- Repubblicani e socialisti: esaltazione della fase giacobina 1792-94
Rimane in testa, è un elemento forte.
affermazione dei diritti civili (opinione, stampa, culto): Dichiarazione dei diritti dell’uomo e
del cittadino (1789)
idea di nazione e di Stato, fondato sulle costituzioni, la separazione dei poteri, la
rappresentanza dei cittadini
delinearsi di una concezione laica dello Stato e della società (secolarizzazione)
formazione di un’opinione pubblica (diffusione della stampa politica) e di associazioni che
anticipano i partiti moderni
Conseguenze economico-sociali: abolizione del sistema feudale, confermata dai codici
napoleonici - fine dell’ancien régime (termine coniato nel 1789)
Secolarizzazione: progressiva separazione che non è necessariamente conflittuale tra Stato e Chiesa.
Monarchia assoluta: il potere del re è di origine divina (sacralità di origine medievale, poteri
taumaturgici: guarisce dalla scrofola: Bloch 1924).
Società divisa in ordini/stati: aristocrazia, clero e terzo stato; i primi due godono dei privilegi fiscali
e possono accedere alle cariche più alte, anche militari; nel terzo (più numeroso) commercianti,
professionisti, artigiani, piccoli proprietari: la borghesia
molla sociale ed economica: problemi finanziari del regno di Luigi XVI; profondo malcontento per
le forti disuguaglianze + aumento dei prezzi dei generi alimentari + esplosione demografica;
convocazione degli Stati generali (no dal 1614)
Terzo stato chiede, con i cahiers de doléances (ill.) il voto per testa e non più per ordine.
Resistenza del re e proclamazione (con nobili liberali e basso clero) dell’Assemblea costituente (9
luglio), divisa tra destra e sinistra a seconda del posto occupato (associazioni e club)
Obiettivo diventa politico: uguaglianza giuridica
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Art. 4 - La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri: così, l’esercizio dei diritti
naturali di ciascun uomo ha come limiti solo quelli che assicurano agli altri membri della società il
godimento di quegli stessi diritti. Questi limiti possono essere determinati solo dalla Legge
Art. 6 - La Legge è l'espressione della volontà generale. Tutti i cittadini hanno diritto di concorrere,
personalmente o mediante i loro rappresentanti, alla sua formazione. Essa deve quindi essere
uguale per tutti, sia che protegga, sia che punisca. Tutti i cittadini essendo uguali ai suoi occhi sono
ugualmente ammissibili a tutte le dignità, posti ed impieghi pubblici secondo la loro capacità, e
senza altra distinzione che quella delle loro virtù e dei loro talenti
Art. 11 - La libera comunicazione dei pensieri e delle opinioni è un diritto de’ più preziosi per
l'uomo: quindi ogni cittadino può parlare, scrivere, stampare liberamente, salvo a rispondere
dell’abuso di questa libertà nei casi determinati dalla legge.
1776 Congresso di Philadelphia = indipendenza a Usa Costituzione poi emanata nel 1777 nella
quale si proclamano i diritti dell’uomo che rientravano in quella francese Di stampo liberale =
perché si liberano da qualcosa, si liberano dal fare qualcosa.
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- misure sociali e politiche: calmiere sui prezzi dei generi alimentari; Costituzione 1793 (cfr.
slide).
- Tribunale rivoluzionario e ghigliottina (1794 Maria Antonietta; abolita nel 1981 dal governo
Mitterrand).
- scristianizzazione promossa dai cordiglieri (chiusura delle chiese e culto della Dea ragione)
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Art. 5 – La proprietà è il diritto di godere e di disporre dei propri beni e rendite, del frutto del proprio
lavoro e della propria attività.
Art. 6 – La legge è la volontà generale, espressa dalla maggioranza dei cittadini, o dei loro
rappresentanti.
Art. 15 – Ogni uomo (…) non può vendersi né essere venduto: la sua persona non è una
proprietà alienabile.
Art. 17 – La sovranità risiede essenzialmente nell’universalità dei cittadini
Art. 20 – Ogni cittadino ha un uguale diritto di concorrere, immediatamente o mediatamente, alla
formazione della legge, alla nomina dei rappresentanti del popolo e dei pubblici funzionari.
ridotta la nozione di cittadinanza (censo; no suffragio universale); requisito dell’alfabetismo
e del mestiere; sistema bicamerale (Consiglio dei 500 e Consiglio degli anziani) e Direttorio
(5 membri).
TAPPE - Con la vittoria inglese e la sconfitta di Napoleone a Abukir in Egitto + il colpo di Stato il
18 brumaio (9.11.1799) + nuova Costituzione: ridimensionato il potere legislativo. Il Direttorio
emanò un governo di 3 consoli per 10 anni (primo console Napoleone: promulga le leggi e nomina
alte cariche dello Stato); nel medesimo anno i consoli definirono sacri i diritti di uguaglianza, libertà
e proprietà. Ma con il plebiscito del 1802 Napoleone divenne console a vita e 2 anni dopo
imperatore. 1804 Napoleone I cerimonia officiata da Pio VII, ma si pone da solo la corona: gesto
simbolico. Da qui inizia l’età napoleonica che porterà ad un nuovo ridimensionamento dei confini e
della carta geografica stabilita pochi anni prima.
Le guerre napoleoniche: le più sanguinose combattute in età contemporanea fino al 1914.
Concordato 1801: Cattolicesimo è la religione professata dalla “maggioranza dei francesi”:
Chiesa riconosce un potere di origine rivoluzionaria
Codice civile 1804: Delinea una società borghese: uguaglianza giuridica, diritto privato
(proprietà), libertà di impresa, laicità dello stato, matrimonio civile e divorzio: famiglia è
cardine dell’ordine sociale; dall’uomo, marito e padre, dipendono le scelte di vita e
patrimoniali (donna “maritata” non può compiere atti giuridici senza consenso del coniuge).
1805 Regno d’Italia (Lombardia, Veneto, Emilia).
1807 fratello Gerolamo sul trono di Westfalia: Confederazione del Reno, fine Sacro
Romano Impero.
1810 annessione di Piemonte, Toscana, Roma, Istria e parte Dalmazia, Olanda:
o politica tradizionale dinastica anche se poi sarà costretto all’abdicazione.
o Matrimonio con la figlia dell’imperatore (scontro con Spagna)
o Ducato Lucca alla sorella Elisa Baciocchi; Regno di Napoli al fratello Giuseppe e nel
1818 a Gioacchino Murat (Giuseppe re spagnolo).
1814 campagna di Russia (fallimento) e occupazione Parigi: abdicazione in favore di Luigi
XVIII, fratello di Luigi XVI.
1815: durante il congresso di Vienna, Napoleone fugge dall’Elba; sconfitta di Waterloo,
esilio a S. Elena (morte 1821: ode di Manzoni)
Rappresentò una fonte d’ispirazione in molti Stati vicini (tra cui l’Italia) e dell’America del Sud:
- Esportazione dei princìpi liberal-borghesi della Rivoluzione Francese: influenza anche i
nemici, es. Costituzione di Cadice 1812 (monarchia costituzionale)
- Favorì nel Regno di Napoli l’abolizione della feudalità
- Istituzioni di alta cultura (École normale di Parigi, succursale nel 1810 a Pisa)
- Stato accentrato retto da burocrazia qualificata: figura chiave del prefetto (eredità nei paesi
annessi).
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Con la fine dell’Impero Napoleonico, si vide necessario ristabilire un ordine ed infatti tra il 1814/15,
si tennero a Vienna una serie di riunioni in cui i principi degli Stati europei (più potenti) discutevano
delle politiche da dover adottare dopo 20 anni di continui cambiamenti. I veri protagonisti furono
l’Inghilterra, la Russia, l’Austria e la Prussia, cioè gli stati che si coalizzarono per impedire
a Napoleone di divenire il padrone assoluto del continente.
L’operato del Congresso di Vienna riuscì a costituire un sistema stabile in quanto rappresentava le
esigenze delle varie potenze, pur conservando quelle riforme innovatrici come: il codice
napoleonico. Infatti, a parte la guerra di Crimea del 1854, non vi furono conflitti che coinvolsero più
di due potenze tra il 1815 ed il 1914.
Liberalismo vs Liberismo
Evoluzione storica:
Diffusosi largamente in Europa e negli Stati Uniti nel corso dell’Ottocento, negli ultimi decenni di
quel secolo il liberismo fu limitato da interventi protezionistici; in alcune nazioni per favorire una
tardiva industrializzazione, in altre per l’avvento del colonialismo e quindi per l’instaurarsi di un
rapporto preferenziale tra colonia e madrepatria.
1848
Cesura nel lungo ‘800: nonostante il fallimento di molte rivoluzioni, punto di non ritorno.
Rivoluzione, non moti: indipendenza + nazionalismo “buono”.
Emergere del “popolo”, della componente democratica.
Simultaneità e ampiezza (poi non più fino al 1968).
CRONOLOGIA ESSENZIALE:
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1- Inizia a Palermo, ma baricentro è Parigi.
2- II Repubblica (repubblicani, democratici, socialisti): suffragio universale, giornata di lavoro
di 10 ore, ateliers nationaux, che allarmano i moderati.
3- Insufficienti legami con le zone rurali: l’aumento delle imposte dirette alienò il consenso.
4- Elezioni di aprile e sconfitta della sinistra socialista.
5- Giugno 1848: repressione di Cavaignac.
6- Ascesa di Luigi Napoleone e la politica repressiva.
7- Intervento militare contro la Repubblica romana.
8- 1850 si torna a suffragio censitario.
Parigi del II Impero (1852-1870): l’architetto Hausmann sventra i quartieri della vecchia città
medievale per costruire i boulevards:
- miglior controllo della polizia in caso di rivolte
ITALIA:
• a Palermo mobilitati gli strati poveri: costituzione su modello del 1830, autonomia Sicilia
• Costituzioni: Toscana, Piemonte (Statuto Albertino) e Stati pontifici
• Venezia (Repubblica) e Milano si ribellano all’Austria
• Carlo Alberto e I guerra d’indipendenza: Curtatone e Montanara; Goito; sconfitta di Custoza
• Una guerra democratica per l’indipendenza, ma divisione tra Cattaneo e Mazzini
• Piemonte: vuole un’espansione in alta Italia
• la partecipazione degli altri Stati italiani ne fa una guerra federale, restituendo attualità al
progetto neoguelfo di Vincenzo Gioberti
• repressione aspra fuorché in Piemonte: punto di riferimento per i patrioti
• Repubblica Romana: Saffi, Armellini, Mazzini: Costituzione avanzata e riforma agraria.
• Toscana triumvirato Montanelli, Mazzoni e Guerrazzi
• Gioberti al governo e la ripresa della guerra
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Questione Nazionale Germania E Impero Asburgico:
• marzo 1848 a Berlino Assemblea costituente a suffragio universale; le posizioni dei liberali
moderati permettono al re di ristabilire l’ordine
• Assemblea si riunisce a Francoforte: due soluzioni - grande tedesca e piccolo tedesca (con o
senza Austria); corona offerta a Federico Guglielmo IV, che rifiuta
• nazionalismo tedesco conflittuale con quello di altri popoli
• diffusione dei moti a Vienna, Budapest, Milano e Venezia…
• Ungheria e Boemia, Moravia, Slovacchia: abolizione dei vincoli feudali e governo autonomo
• l’indipendentismo slavo non si salda con quello ungherese: problema che continua ad
attanagliare l’impero asburgico
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- Unificazione tedesca: influenza di quella italiana
- 1861 Bismarck; le guerre del 1864 e del 1866
- Confederazione del Nord (prevalenza Prussia)
- La principale differenza dei due stati: Italia centralismo e governo parlamentare; in Germania
federalismo (Bundesrat e Reichstag)
Oltre L’Europa:
• Impero britannico e guerre dell’oppio (1839-42; 1856-1860): per forzare l’isolamento della
Cina
• la rivolta Taiping (1851), temi millenaristici e religiosi (circa 20 milioni di vittime)
• scelta diversa del Giappone: fine isolamento 1853 rivoluzione Meiji 1868
• rivolta Sepoys (truppe indigene) in India (1857)
• processo di centralizzazione in Africa (fondamentalismo musulmano) interrotto da europei
• Impero ottomano: una modernizzazione difensiva (riforme del tanzimat 1839-76)
• 1848: prima crisi economica dopo la rivoluzione industriale (hungry forties)
• maggiore circolazione delle idee (ferrovie, telegrafo, stampa - opinione pubblica)
• Chi ne resta fuori: Grecia, Russia, Scandinavia, Spagna, Belgio, UK (cfr. slide)
• Parole chiave: Costituzione, operai, rivendicazioni sociali
• Unica conquista: abolizione della servitù della gleba (Russia 1861)
1848 In Europa:
A partire da Marzo del 48’ il moto rivoluzionario si estese in tutta l’Eu, partendo da Vienna, entro la
quale ministro interno Metternich dimettersi rifugiandosi all’estero, manovra che fu concessa dal
parlamento. La rivoluzione viennese fece presto il giro dell’Europa, tanto da far insorgere anche
Venezia e Milano. Il tutto iniziò con una grande rivolta effettuata da studenti e operai che fu subito
repressa in sangue.
In Ungheria le promesse della politica imperiale di concedere la costituzione e il parlamento non
bastarono a fermare la rivoluzione autonomista; infatti approfittando della crisi, creano una rottura
dei rapporti feudali nelle campagne così da interessare anche il voto dei contadini. Primo passo per
una piena indipendenza.
Praga seppur avanzò pretese simili le richieste ungheresi, fu subito bloccata. La piccola rivolta ì fornì
all’esercito un pretesto per assalire il governo che richiedeva l’autonomia, sopprimendo qualsiasi
altra rivolta.
In Prussia il movimento liberale democratico conobbe un declino importante perché la borghesia era
impaurita dalle sommosse operaie. La rivoluzione di Berlino portò inizialmente ad alcune
concessioni da parte di Federico Guglielmo IV. Ad aprile 1849 un’assemblea si riunì per offrire al re
la corona, egli rifiutò perché significava accettare la carica di un governo creato dal popolo. Si
andavano così spengendo gli ultimi moti rivoluzionari.
In marzo gli austriaci sconfissero i piemontesi. Le truppe romane schiacciarono le ultime resistenze
di Venezia e Ungheria. Il governo di Vienna chiese l’aiuto militare della Prussia, proprio per questo
si vide come la rivoluzione democratica ebbe un declino forte e radicale.
Le rivoluzioni del 48’ si erano conclusi con un fallimento, nessuno degli esperimenti democratici
aveva retto all’ondata restauratrice. I vecchi sovrani erano tornati nei loro troni eccetto per la
Francia. Sostanziale staticità, anche se si stava muovendo comunque qualcosa nella società: la
borghesia e le classi proletarie.
Nel ventennio successivo al 48’, la borghesia conobbe un’ascesa importante, perché nonostante fosse
ancora sacrificata dalla distribuzione del potere e viziata dalla struttura gerarchica cetuale, riuscì a far
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presente la loro idea: individualismo, concorrenza, innovazione tecnica. I rappresentati del ceto erano
molteplici, dovuti al fatto che la borghesia comprendeva un vasto numero di ruoli e posizioni =
piccolo imprenditore – banchiere. Accanto a loro vi era anche la borghesia più tradizionale =
possesso delle terre e che esercitava le professioni più alte come avvocati, medici e ingegneri. In
generale la borghesia rappresenta quella classe economica che si afferma socialmente grazie al
proprio reddito e capitale:
- Commerciante
- Artigiano
- Mercante
- Avvocato, medico ecc.
- Piccolo/medio imprenditore
La loro forza si sostanzia nella capacità di affrontare un mercato in espansione. A metà 800 vi fu una
crisi del mercato tradizionale che portò coloro che non riuscirono ad adeguarsi a scomparire.
L’affermazione della borghesia e la continua crescita del proletariato andarono di pari passo alla
costruzione dei grandi centri urbani. Si va a delineare un grande processo storico: l’urbanesimo
maggior parte della popolazione delle nazioni sviluppate si trasferirono dalla campagna alla città.
Inghilterra: Manchester, Londra e Liverpool.
Germania: solo inizio 900.
Francia: 30 anni dopo.
Nonostante questo fenomeno, il mono contadino rappresentava ancora la forza lavoro più redditizia.
Es toscana con i mezzadri.
La Gran Bretagna popolazione agricola formata da contadini salariati rappresenta un caso isolato,
come un caso limite era conosciuto dalla Russia e con i servi della gleba (medioevale) liberati solo
nel 1861.
Francia aumento dalla proprietà contadina continuò a manifestarsi per tutto l’800, 4 milioni di
contadini erano proprietari terrieri.
Instabilità tra campagna e città: il social change attirò l’attenzione di molti studiosi che portò vari
strati dell’opinione pubblica a contrapporre il benessere della città al benestare delle campagne.
Quadre idilliaco della campagna con sentimento di appartenenza al villaggio in contrapposizione alla
visione operaia. Contro la relazione meccanicista tra conflitto sociale e ambiente urbano Eric J.
Hobsbawm e George Rudè pubblicarono nel 1968 Captain Swing, schierandosi fortemente contro
l’assioma del conflitto sociale come paradigma esclusivo del mondo urbanizzato.
Nel volume gli storici descrivevano la sommossa dei braccianti agricoli inglesi del 1830
sottolineando la novità di questo tipo di studi nell’ambito della ricerca sulle classi subalterne
Terminologia:
conflitto vs pretesto.
Le azioni conflittuali tra 2 soggetti che si vengono a creare quando uno dei 2 avanza prete sull’altro,
creando discordia. Si parla di gruppi sociali.
1+2 = rivoluzione duplice rivoluzione, seguendo le direttive di Hosbow
1- Urbanizzazione
2- Massicci spostamenti vs la civiltà
1845- Hengels, uno dei suoi primi scritti giovanili evidenziava come la rivoluzione industriale aveva
peggiorato la vita degli operai. Più tasso di mortalità: ipertosse, scarlattina= 4 volte maggiori nella
città che nelle campagne.
In questa cornice la città viene definita da Marx in relazione agli antagonisti di classe.
FRANCIA 1848 Stato politico, insurrezione che portò alla Repubblica.
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In quell’anno si verificò una grave malattia dei tuberi, rappresentava un alimento fondamentale nella
dieta francese e di conseguenza creò diversi scompensi, difatti molti morirono per fame. Si andò a
sviluppare un movimento di rivoluzione molto compatto che colpì diversi paesi come l’Irlanda, la
Germania e anche l’Italia. La lotta fra proletariato urbano e borghesia divenne forte (focus su Francia
e Germania) formando i sindacati.
1848 centro d’irradiazione = Francia con il re Luigi Filippo d’Orléans non aveva un regime
particolarmente forte, in quanto aveva adottato una politica ultra moderata e si andò a realizzare un
gruppo di democratici e socialisti. I democratici richiedevano il suffragio universale maschile in
quanto essendo pochi in parlamento cercarono assenso nella popolazione. Adottare dei banchetti.
Non accettabile. La guerra nazionale era stata impiegata più volte, successivo intervento
dell’esercito. Dopo 2 giorni di barricata, gli insorti divennero i possessori della città- Luigi se ne
andò e la sera stessa si formò un’assemblea per garantire un governo provvisorio. Inclusione di 2
operai nel governo. Già alla fine di Febbraio, aveva stabilito le 11 ore max di lavoro (diritto).
Gli operai impegnati in queste fabbriche erano dentro l’assetto popolare. Il mercato della
manodopera vide entrare lo Stato. I vincitori, grazie al vuoto delle campagne
Negli anni pre-rivoluzionari sommosse popolari scoppiarono in quasi tutti i paesi europei.
In Germania, all’inizio della primavera del 1847, in alcune città si ebbero azioni spontanee delle
masse popolari. Particolarmente gravi furono le agitazioni nella capitale della Prussia, Berlino, dove
il popolo affamato scese in piazza protestando contro il caroviveri e l’indifferenza delle autorità per i
bisogni del popolo. Alcune botteghe furono saccheggiate e furono rotti i vetri del palazzo dell’erede
al trono.
Ma fu in Francia che scoppiò la vera e propria protesta, iniziando nel 1847 fu contrassegnato da
numerose agitazioni popolari scoppiate quasi ovunque, principalmente sotto forma di agitazioni
annonarie: i poveri delle città e delle campagne assalivano i depositi di grano e le botteghe degli
speculatori. Si ebbe inoltre un ampio movimento di scioperi e il governo prese duri provvedimenti
contro coloro che partecipavano ai moti.
Sulla base dell’inasprimento delle contraddizioni di classe si ebbe uno slancio dello spirito
rivoluzionario del proletariato. Nello stesso tempo si andava rafforzando l’opposizione della piccola
e della media borghesia, e in alcuni paesi, come la Francia, anche di parte della grande borghesia
industriale, scontenta del dominio dell’aristocrazia finanziaria.
- La situa politica:
Nell’estate del 1847 i circoli d'opposizione della borghesia francese dettero inizio alla “campagna
dei banchetti”. Nei banchetti vennero tenuti discorsi di critica della politica governativa.
L’iniziativa di questa campagna proveniva dal partito liberale moderato, di “opposizione dinastica”.
Questo partito non andava oltre la rivendicazione di una riforma elettorale parziale mediante la quale
i liberal-borghesi contavano di rafforzare la posizione scossa della dinastia regnante. Cioè in sostanza
volevano le riforme per scongiurare la rivoluzione.
Ma nonostante gli sforzi dell’“opposizione dinastica”, i banchetti per la riforma elettorale
cominciarono ad assumere pian piano un carattere più radicale.
All’inizio del 1848 scoppiò in Francia un moto rivoluzionario. Il 22 febbraio venne fissato a Parigi
un banchetto dei partigiani della Riforma parlamentare. Le autorità però proibirono il banchetto e
questo suscitò grande sdegno nelle masse. Una colonna di manifestanti, apri fila operai e studenti, si
diresse verso il palazzo dei Borboni, intenzionati a far dimettere il premier Guizot. Non essendo
riuscirono nell’intento ma distrussero tutto ciò che trovavano davanti. Le truppe inviate dal governo
verso sera riuscirono a disperdere i dimostranti; ma il mattino seguente la lotta armata per le strade di
Parigi ricominciò.
Spaventato dalla notizia che l’insurrezione diveniva sempre più violenta, il re Luigi Filippo licenziò
Guizot e nominò nuovi ministri considerati sostenitori della riforma.
Contrariamente a quanto i circoli dirigenti avevano previsto, queste concessioni non soddisfecero le
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masse popolari di Parigi. Gli scontri tra il popolo insorto e le truppe regie continuarono, anzi
s'intensificarono.
Nella notte l'insurrezione assunse un carattere più organizzato; guidavano il popolo insorto i soci
delle società rivoluzionarie segrete, per la maggior parte operai e piccoli artigiani.
Nel palazzo reale regnava il panico; su consiglio di persone di fiducia, Luigi Filippo abdicò in favore
del nipote, il conte di Parigi, e fuggì in Inghilterra.
L’abdicazione del re non arrestò lo sviluppo della rivoluzione. I combattimenti per le strade di Parigi
continuarono; il trono del re fu portato in strada e incendiato in piazza della Bastiglia tra le grida
esultanti di migliaia di persone.
L’alta borghesia continuava ad appoggiare la monarchia, spaventata dall’idea della “repubblica”, in
ricordo della dittatura giacobina e del terrore rivoluzionario degli anni 1793-1794.
Fu creato un governo provvisorio. Nel governo entrarono repubblicani borghesi di destra, di sinistra
e anche due socialisti piccolo-borghesi. Capo del governo divenne il ministro degli esteri, il famoso
storico e poeta Lamartine, borghese repubblicano di destra.
In sostanza il governo provvisorio era un compromesso tra le diverse classi che insieme avevano
abbattuto il trono di luglio, ma i cui interessi erano opposti o comunque ostili.
Nonostante le richieste del popolo, il governo non si affrettava a proclamare la repubblica. Il 25
febbraio una delegazione di operai, guidata da un vecchio rivoluzionario, chiese che fosse
proclamata senza esitazioni la repubblica. La minaccia ebbe il suo effetto: ancora prima dello scadere
del termine stabilito la repubblica fu proclamata ufficialmente.
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1848, organizzate per eleggere il primo Presidente della Repubblica francese della Seconda
repubblica francese, si svolsero il 10 e l'11 dicembre 1848; esse portarono alla vittoria sorprendente
di Louis-Napoléon Bonaparte (nipote di Bonaparte), eletto al primo turno al suffragio
universale maschile, per un mandato di 4 anni.
Inghilterra:
Il regno unito durante l’età vittoriana 1837-1901 non ebbe grandi moti di protesta rispetto al resto
d’Eu. Mentre la Francia viveva l’esperienza del II impero con Napoleone III la GB passò una
prosperità economica. La più progredita delle città europei = 2/3 del carbone e ½ del ferro. Tutti i
continenti facevano capo all’Inghilterra. Il ventennio che va dal 48’ al 66’ ci furono al governo i
liberali che creò maggior consolidamento del sistema parlamentare (quel sistema nato proprio nel
regno unito che subordina il governo alla fiducia del parlamento e fa del parlamento l’arbitro
indiscusso della vita politica) questo sistema politico non era comunque sinonimo di democrazia.
Molti poteri spettavano ancora alla camera dei Lord che vi si eccedeva per diritto ereditario o per
nomina regia, mentre invece la stessa camera elettiva = bassa era per di più espressone come strato
ristretto della popolazione, in base all’ultima legge elettorale del 1832, 15% del totale dei maschi
adulti.
1865 William Gladstone facendosi interprete della parte più dinamica della società inglese =
borghesia industriale insieme alla classe operaia, propose un progetto di legge per estendere il diritto
di voto ad altre maglie della popolazione. 1866 = caduta del governo liberale anche sotto ai colpi di
una notevole protesta, seppur pacifica. In questo contesto furono i conservatori capitanati da
Benjamin Disraeli ad assumere il potere, la nuova legge elettorale Riform Act = aumentava il
numero degli elettori = ingresso (selezionato) della Working Class.
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La seconda internazionale dei lavoratori:
1876 – prima inter. Cessato le sue funzioni, seppur la sua fine era stata già diagnosticata 4 anni
prima per i conflitti tra marxisti e gli anarchici. La 2° internazionale = centenario presa della
Bastiglia 1889, come luogo di discussione politica e strumento di coordinamento dei partiti operai e
socialisti diffusisi in quasi tutti i paesi europei, la Seconda internazionale segnò il prevalere delle
concezioni politiche marxiste in seno al movimento operaio europeo. Emersero diverse linee di
azione, per esempio riguardo alla tattica parlamentare e alla partecipazione ai governi borghesi. A
determinare la crisi della Seconda internazionale intervenne nel 1914 lo scoppio della prima guerra
mondiale.
Obbiettivi: Federazione di partiti, programma preciso come le 8h di lavoro.
Folla vs Massa:
Folla e massa non sono termini interscambiabili. La folla ha comportamenti irrazionali. Le rivolte
operaie si hanno soprattutto nei periodi di benessere. Mobilità sociale che favorisce l'avanzamento
sociale. A volte, i conflitti sociali si trasferiscono fuori dall'Europa – vedi imperialismo -.
In Italia il proletariato industriale specializzato si forma più tardi. In Italia prevale l'anarchia,
tendenze alla cospirazione sovversivismo derivata dal Risorgimento. Diverse forme di socialismo a
seconda della zona d'Italia: società di mutuo soccorso, << fasci >> popolari soprattutto siciliani.
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Le classi sociali nel lungo '800.
Borghesia e proletariato:
Da società cetuale a di classe: società dei più notabili. Influenti – per censo. Status sociale e
cultura – aristocratici e borghesi che traggono la loro ricchezza dall'agricoltura e dall'industria.
Intellettuali di professione che fanno parte della società. Si discute della proprietà intellettuale
delle opere.
Discorso sulla nazione: cos'è? Come si identifica? - Vedi Discorsi della nazione tedesca di Fichte –
Discorsi che riconducono allo ius sanguinis. Monarchia di luglio da parte degli storici Thiers e
Guizot – ministro e presidente del Consiglio – juste-milieu.
Inghilterra NON coinvolta nei moti del 1848 perchè tante rivendicazioni erano già state applicate –
giornata di lavoro di 10h, tutela minori e donne, Trade Unions -
Il movimento operaio inglese, secondo Hobsbawm, si adegua al sitema capitalistico, assumendo i
valori delle classi medie. Sarà questo che porterà al socialismo inglese.
Cartismo, 1838: estensione del suffragio universale, Camere elettive, voto segreto – respinte -
Mill, funzionario della Compagnia delle Indie, parla di “principio universale di libertà”: solo i
proprietari lo hanno.
Hobsbawm, per quanto marxista, ha la visione di quello che Marx aveva previsto.
Principio di libertà separato da quello di uguaglianza. Borghesia associata con liberismo.
Comune di Parigi come punto di arrivo della paura del trionfo borghese.
SPD tedesca che nasce in epoca guglielmina. Bernstein afferma che il Capitalismo non sta per niente
morendo e che è giunto il momento di entrare in politica. La grande oppositrice fu Rosa Luxemburg.
Caso Millerand in Francia: Millerand partecipa al governo borghese da socialisti, in Italia il
corrispettivo è Andrea Costa.
Hobsbawm è inglese, per questo la Age of the Capital inizia nel 1848 e non nel 1849. Periodizzare
un concetto è più complicato di periodizzare partendo da un avvenimento.
Thomas Mann, I Buddenbrook: parabola della decadenza di una famiglia borghese che ha come
capostipite un mercante. Matrimoni di interesse per accrescere la ricchezza della famiglia.
“Idealtipo” du Sobart. Analisi di Weber della borghesia fatta dopo la Grande Guerra.
Borghesia egemone che entra nella politica anche se non ne fa davvero parte.
Categoria mentale della rendita data dalla Terra. Valore di status symbol.
Sostantivo intraducibile con significato che varia da Nazione a Nazione – in Italia classe media e
borghesia sono pressoche interscambiabili, in Inghilterra sono gli imprenditori. -
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Il Lungo '800. L’età Dell’imperialismo 1870-1914
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La prima guerra boera si svolse dal 1880-81 e la seconda dal 1899 al 1902. I due conflitti portarono
alla supremazia britannica in Sudafrica e posero fine agli stati boeri come: la Repubblica del
Transvaal e lo Stato Libero dell'Orange, inglobandole nella Colonia del Capo.
Africa = situazione magmatica, fluida, contesa.
________ 30 anni dopo
1914- l’Africa è stata spartita in tutte le nazioni e sono poche ormai quelle libere: Nigeria e solo
alcune aree dell’Egitto.
L’impero Britannico era particolarmente forte e avanzava ininterrottamente sui territori africani
scontrandosi con le truppe dell’Impero Francese.
Erano pochi i territori esenti dal dominio coloniale, e quei pochi venivano ritenuti liberi. In particolar
modo bisogna dar peso al caso dell’Etiopia. L'Etiopia e la Liberia furono le uniche nazioni africane a
evitare la colonizzazione iniziata nel 1882 con l'occupazione britannica dell'Egitto,
A seguito della spartizione dell'Africa da parte delle potenze europee (1881-1914), il Regno
d'Italia deteneva il controllo dell'Eritrea e della Somalia, oltre che di Cirenaica, Tripolitania e Isole
egee. Al termine della conquista italiana dell'Eritrea, nel 1889 il governo italiano e il nuovo
imperatore Menelik II stipularono il trattato di Uccialli, che prevedeva anche il riconoscimento da
parte di Menelik II delle acquisizioni italiane in Eritrea. Tuttavia, le clausole del trattato, riguardanti
il vincolo del governo etiope di servirsi della diplomazia italiana per intrattenere rapporti con le altre
nazioni europee, furono redatte in due versioni non esattamente corrispondenti tra le due lingue.
Menelik II pretese quindi una revisione del trattato prima dei tempi stabiliti, ma il governo italiano
rifiutò, ritenendo di aver assunto un protettorato in Etiopia. La controversia diede avvio nel 1895
alla guerra d'Abissinia, che si concluse l'anno seguente con la battaglia di Adua, in cui l'Italia fu
pesantemente sconfitta.
(immagine allegorica del 1889 “Fardello dell’uomo bianco” da Kipling lettera indirizzata agli stati
uniti nel mentre che stavano conquistando le isole filippine. Una lettera che era più che altro una
poesia in toni duri esortava l’uomo bianco a raccogliere il fardello. “Obbliga i tuoi figli all’esilio
ecc…”).
All’interno troviamo quelle figure potenze che rappresentano le Nazioni, le quali si fanno carico
di tutti i paesi: cose e persone non civilizzate quindi allusione alle colonie.
Obiettivo dell’immagine è quello di far vedere come le potenze volessero non solo conquistare i
territori ma anche civilizzarli qualora fossero barbari.
Dipinto vediamo la costruzione del canale di Suez. Che collega il mar Mediterraneo e oceano
Indiano così da consentire il passaggio delle navi. L’apertura del canale di Suez creò una situa di
spartiacque politiche importanti perché tutte le potenze rilevanti volevano ottenere il dominio; l’
Egitto era fortemente indebitato quindi Francia e Inghilterra interessati (seppure l’Inghilterra vantava
un grandissimo impero coloniale). Nota culturale: Verdi Aida
Porre in collegamento le 2 estremità dell’Impero Britannico era l’obbiettivo di Cecil Rhodes
(imprenditore e politico britannico) che si sviluppava lungo un asse verticale da Nord a Sud,
collegando il tutto tramite il telegrafo e le vie ferroviarie: idea che non andò in porto, seppur è
interessante comprendere la visione britannica del tempo.
Curiosità: grazie a questi interessi contrapposti e conflittuali si vanno a creare gli Scout
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INDIA:
Perla dei domini britannici era l’India. Apertura via di comunicazione diretta, l’Inghilterra prese
possesso dell’Egitto e del canale di Suez. In India la presa britannica quando il nababbo del Bengala
si attirò l’ostilità della sua stessa aristocrazia (1750 circa), Robert Claiv rappresentate della
compagnia inglese delle Indie orientali intravide dentro queste ostilità interne una possibilità,
facendo scender e in battaglia l’esercito inglese che vinse. Una vittoria che buttò le basi sulla
conquista dell’india. Il governo di Londra, dopo una ribellione interna indiana, prese carico
dell’India stessa, non a caso la regina Vittoria si fece proclamare imperatrice.
Ma perché interessava così tanto l’India? per le sue materie prime. Venivano prese le materie
prime come cotone, the, zucchero, spezie per poi lavorarle a UK e poi rivenderle in colonia = una
triangolazione economica.
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il commerciante di avorio Kurtz, che abilita Conrad a tracciare un parallelismo tra Londra e l'Africa
come luoghi d'oscurità. Famosa citazione: “l’orrore, l’orrore”.
Situazione del Congo molto delicata: metà conquistata dai Francese. L’altra, più ampia, era invece
sotto il re del Belgio = Leopoldo II. Quella che ai giorni nostri è la repubblica del Congo, si fece
eleggere reggente dello stesso territorio facendola una vera e propria proprietà privata. Martirizzò e
torturò la popolazione locale al fine unico di sottrarre tutte le materie prime che vi erano all’interno
del territorio = avorio e l’albero da gomma. Belgio sottrasse al sovrano il territorio ed infine quella
metà del Congo venne unita all’impero come colonia.
La violenza sugli indigeni per costringerli a turni massacranti alle ore lavorative fu fatta anche nella
parte francese. Proprio per verificare tali torture la Francia inviò una “spia” a controllare la situa, egli
scrisse un rapporto dettagliatissimo sulle violenze e quello che aveva visto in Congo, ma morì
durante il tragitto di ritorno e il tutto fu insabbiato.
La scacchiera dell’Oceano pacifico:
1903 ferrovia transiberiana = Mosca con le regioni centrali della siberia e estremità dei confini russi.
Manciuria = Cina che confinava al potere russo. Il Giappone però si fa sentire, in quanto già aveva
iniziato ad una ascesa simile alle potenze europee e iniziò la sua conquista. La colonia
1904-1905 le truppe nipponiche conquistarono la Korea creandovi un proprio protettorato.
Sempre nel 1904 iniziò la guerra Russo Giapponese. Battaglia tra terra e mare. 1905 = Battaglia
decisiva fu quella navale di Sushima, che vide i russi, dopo una crociera interminabile che li aveva
visti circumnavigare le coste giapponesi, fu del tutto annientati da una scialuppa nipponica. Quadri di
forti questioni interne sfociate in un tentativo rivoluzionario la Russia fu costretta a indire la pace. Fu
di enorme importanza, non tanto la conquista dei confini, ma più che altro l’impatto della vincita di
una potenza asiatica su di una europea. Le basi dello scontro che vedranno gli Stati Uniti d’America.
IN ITALIA:
Anche l’Italia voleva scendere come potenza conquistatrice, puntando la Tunisia = sorta di colonia
naturale visto la vicinanza con la Sicilia e visto la presenza di molti italiani all’interno. Ma la Francia
con un colpo di mano conquistò la Tunisia intraprendendo un protettorato. Roma prese ciò come un
affronto andando a creare quindi la triplice alleanza 1882: Italia, Germania e Impero Austro-
ungarico. Nello stesso anno l’Italia conquistò le terre vicine a Assab, dalla società genovese
Rubattino, compagnia di navigazione per la costruzione delle navi (era una sorta di lunga mano di
casa Savoia, avevano una forte ascesa). Dalla baia di Assab le truppe italiane penetrarono all’interno
scontrandosi con le realtà abissine. Un avvenimento particolare fu l’assalto ad un battaglione italiano
da parte degli abissini che divenne n vero e proprio massacro e dettò una battuta d’arresto dell’ascesa
dell’Italia in Africa.
Francesco Crispi= epopea garibaldina, aveva partecipato alla spedizione dei mille ed era poi entrato
in parlamento, aveva abbandonato le sue posizione radicali per abbracciare quelle monarchiche. “La
monarchia ci unisce, la repubblica ci separerebbe” la conversione di Crispi fu tenuta di grande
considerazione dall’impero Sabaudo, mentre accusato di tradimento da Mazzini.
1880 = capo dell’Interno.
Fervente assertore della grande Italia, dell’ascesa italiana come grande potenza sul piano interno,
Crispi coniugò molte riforme, fedelmente riflesso sul piano delle alleanze internazionale. In
particolar modo riferendosi alla politica Germania dalla quale vuole attingere attitudini.
Caso d’Etiopia = incomprensione per la stesura delle due diverse istituzioni.
1890 = prima colonia Eritrea.
Gli sforzi di Crispi non s’interruppe. Conquista definitiva dell’Etiopia. Vedi punto precedente per la
storia.
L’IMPERIALISMO AMERICANO I
1890-1930 = espansione di Washinton = fase emisferica dell’imperialismo statunitense.
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Impero dell’età contemporanea che si estende fino ai giorni nostri.
Laboratorio militare e politico istituzionale, economico e culturale. = prove ed esperimenti.
“Chi non ha le parole non ha le cose” si interessava sull’aspetto lessicale, lo si più estendere anche
nella centralità dell’etimologia delle parole quindi studiamo il termine “America latina”
3 macro regioni= America: nord, centro, sud
il concetto di America latina prevede una prospettiva non geografica ma storico culturale. Infatti
A.L. si intende la colonizzazione spagnola e portoghese, francese. Il concetto di A.L. non è
sovrapponibile a America del centro e sud, perché? Perché ci sono regioni e zone che non sono state
dominate da quelle potenze.
SPAGNA:
Dell’Impero spagnolo a fine 800 ne era rimasto ben poco, paese che aveva superato con grande
difficoltà e lotte intestine, contro i carlisti della dinastia borbonica e che aveva dato luogo a 3 diverse
guerre. 1883-1886. Inoltre problemi economici e demografici, crescita demo debole a causa della
forte emigrazione, analfabetismo alto e la maggior parte delle energie erano rivolte sull’assetto
agricolo. Madrid però poteva vantare ancora delle colonie: arcipelago delle Filippine, Marianne,
Caroline e Porto Rico e Cuba.
Cuba = molto importante perché molto strategica da un punto di vista territoriale ed economiche =
ampie coltivazioni d piante da zucchero e tabacco.
Stati uniti:
Consideriamo i 3 fattori che segnano i tempi lunghi della storia: demografia, macroeconomia e
l’immaginario collettivo. Washington erano forte crescita demografica, lo scenario economico 1893-
97 = più grande depressione economica della storia, studiata da tutti gli studiosi di economia,
trovando un problema di sovrapproduzione. La soluzione si trovò nell’espansione, avventurandosi
nell’imperialismo Eu.
Immaginari collettivo= dominata da un paradigma progresso amaricano, patriottismo.
Identità americana e statunitense fosse un compromesso, una fusione tra i colonizzatori dell’Eu e gli
indigeni del luogo, fu teorizzato dallo studioso Friedrich Turner nella sua opera principale che
ottenne molta influenza.
Quando l’espansione nelle terre entro il continente finirono, per molti l’idea univoca era quella di
continuare l’espansione oltre i propri confini, nuove frontiere esterne.
Quali strumenti?
Importanza fondamentale fu quella della teorizzazione di Alfred Thayer Mahan (1840-1914), “the
influence of sea power upon history” importanza di diventare un potere talassocratico, una
potenza marittima per il semplice fatto che chi domina i mari domina anche la terra. Il suggerimento
di Mahan fu recepito dalla politica e iniziò quindi l’ascesa come maggior potenza navale del mondo.
La flotta = chiave di volta dell’imperialismo americano.
Fine 800, percorso di Spagna e USA s’incontrarono e il punto di saldatura è Cuba.
Cuba si ribellò al potere spagnolo, dichiarando la sua intenzione d’indipendenza, i ribelli erano
guidati da Josè Martì (?), ucciso subito, ma comunque gli indipendentisti non gettarono le armi ma
continuarono la loro battaglia. 3 anni dopo l’inizio, la guerra era ancor in corso e gli spagnoli non
riuscivano a placare la rivolta. Cercarono di isolar ei ribelli dall’intera popolazione al fine di bloccare
l’insurrezione, ma ciò portò solo un peggioramento a causa degli stenti dovuti a questa pratica
militare.
Qui vediamo un primo ingresso dell’USA, segnale di monito alla Spagna, la USS Maine esplode, si
capì che quell’avviamento era frutto di un atto deliberato ma non un incidente, un attacco doloro,
immediatamente la stampa statunitense punta il dito contro la sagna. La Yellow press, stampa gialla,
stampa scandalistica dell’epoca (Pulitzer e Herz (?))
1898 toni bellicosi della Yellow press, invitò la Spagna ad abbandonare Cuba, al suo rifiuto il 25
aprile del medesimo anno, Washinton si mobilitò e iniziò il conflitto militare. La superiorità
statunitense era fuori discussione e di conseguenza la vittoria americana fu veloce. La nave spagnola
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venne distrutta da quella Americana conquistando Cuba e Porto Rico, per arrivare a metà luglio dello
stesso anno alla resa della città di Santiago (roccaforte di Cuba). Ribellioni molto forti e resistenti.
La conquista continuò fino a dicembre che terminò con la firma del trattato di pace di Parigi, cuba =
protettorato Usa; Porto Rico e l’isola di Guam = annessi come territori non incorporati nel territorio
americano, non accettate per il colore della pelle.
Istallarono una serie di basi navali = stazioni di approvvigionamento, avevano la facoltà di
intervenire sull’isola in caso di necessità. Per la Spagna fu il disastro, una guerra che segnò la fine
dell’impero. Crisi morale e intellettuale = abituata a pensarsi come un impero, l’élite culturale e
politiche spagnole iniziarono una analisi sull’essenza della comunità. Alcuni, come quelli esponenti
della corrente africanista intravidero un balsamo palingenetico nella proiezione africana, 1936
proprio dal Marocco patirono le truppe che dettero inizio alla guerra civile spagnola capitanate da
Francisco Franco. Che dette avvio ad una nuova idea territoriale, l’indipendenza catalana.
Per gli Usa invece si trattò della piccola splendida guerra che a contempo su la prima esperienza
unificante dopo la guerra civile del 1860 e che segnò l’ascesa di Washinton come grande potenza.
Il mondo era già interconnesso, guadiamo infatti all’Italia che fu colpita da questa guerra. Aumento
cereali –> A aumento del pane e che creò la protesta dello stomaco del 1898, quando la popolazione
milanese si riversò in piazza contro il rincaro che fu repressa con il sangue, circa 80 morti. Evento
che inasprì in particolar modo un anarchico Gaetano Bresci e che uccise il re Umberto I.
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frutta tropicale, come la Stansted Fruit company creata da emigrati siciliani attivi in Honduras.
Proprio per la forte presenza di interessi insieme a questi interventi militari portò alla “Guerra delle
banane”.
AMERICA LATINA:
Augusto César Sandino (1895-1934) General de Hombres Libres.
Nel corso degli anni 20’ fu il Nicaragua a dare delle preoccupanti politiche, nel 1927 uno sbarco dei
marines garantì la supremazia del Nicaragua fino alla metà degli anni 30’.
Sandino: tutti coloro che nacquero in america sono americani, l’equivoco: gli stati uniti del nord
America per gli Yankee mentre nell’America latina troviamo indo-latini. Ecco qui la nascita e lo
sviluppo di un sentimento d’appartenenza nettamente antitetica dai valori e principi dagli Yankee,
con uno spregio contundente parlando di “bestie bionde”. Sandino divenne un simbolo continentale
di anti-imperialismo. Gli Usa cercarono di bloccare l’ascesa di Sandino, 1927, ricordiamo il primo
bombardamento aereo massivo, al fine di stanare i sandinisti, quando i marines,1933, si ritirarono dal
Nicaragua erano 5 mila, uno stanziamento veramente molto ampio. Il tutto finì solo quando lo stesso
Sandino venne ucciso a tradimento. A distanza di 40 anni il suo mito non crollò ma al contrario
venne preso come mascotte. Luglio 1979 il fronte sandinista di liberazione nazionale conquistò il
potere estromettendo la dittatura di somoza degli usa.
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Small world general:
Tutti questi conflitti e guerre a bassa intensità vennero studiti al fine di poterle studiare e apprendere
strategie per le guerre effettive. Banana wars = panteon raziale. Smedley Butler, un marine contro i
poteri forti: «War is a racket»
Alfiere del movimento pacifista, a stilare il maggior atto d’accusa verso l’imperialismo statunitense,
rendicontando i suoi trascorsi bellici e le varie medaglie prese in guerra.
Gorilla di prima categoria scagnozzo al servizio del capitalismo. Se prima lo sospettavo ora ne
sono sicuro. Es il Messico sicuro al fine di poter estrarre il petrolio, assicurare il controllo di una 6
Repubbliche del centro America a beneficio di Wall Street, Cina a far si che gli interessi della
Standard Oil fossero realizzati senza molestie, ecc.
Presa di posizione così cristallina e veemente dette ancora più potere ad una politica anti imperialista
già consolidata. L’opinione pubblica della grande potenza risentì al mondo della finanza e delle
diverse sfere politiche attinenti. Anche l’America latina si interessava alla pubblicazione di libri
contro la diplomazia del dollaro, libro = “El destino di un continente”. Turbinio polemico furono di
vitale importanza a decretarne la fine. Crollo borsa di Wall Street del 29’ = fine del mercato
creditizio.
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competizione coloniale, corsa agli armamenti legata allo sviluppo tecnologico. Nazionalismo e
Antisemitismo che è alimentato dall'Imperialismo. Il nazionalismo di questi anni è diverso da
quello novecentesco che nasce proprio dai conflitti coloniali.
Antisemitismo declinato in antigiudaismo: gli ebrei sono visti con sospetto perché accusati di aver
ucciso il Cristo. Guerre rivoluzionarie cinesi, giapponesi, russe e messicane. Società di massa guidata
a concentrare l'attenzione verso un nemico comune. Si verificò un enorme shock demografico:
numeri sulla storia:
70 milioni di uomini arruolati circa il 50% della popolazione maschile in età arruolabile.
Uomini provenienti da 5 diverse fazioni. Circa 10 milioni di uomini morirono, 22 milioni di
feriti e 7 milioni di prigionieri.
Prigionieri di guerra, quanti ne morirono?
Si pensa che i prigionieri italiani avevano più probabilità di morire a confronto di quelli francesi
o inglesi. Non per un atteggiamento di vendetta o razziale, ma per le politiche adottate dall’Italia
molto dure per i propri prigionieri.
Tra il 1914-19 vi su la pandemia della spagnola che attraversò tutto il mondo, aumentata forse
anche dalla guerra stessa, la quale favorì la diffusione di varie malattie. Non sappiamo con
esattezza in quanti morirono per la spagnola, ma si suppone tra i 50-100 milioni di morti in tutto
il pianeta, in una popolazione mondiale che non raggiungeva i 2 miliardi. Superò i morti per
peste. Inoltre vanno aggiunti i non nati a causa delle morti in età fertile.
Dal 1945-48 si parla di generazione numerosi, economia, anni positivi ecc. contrario per il 1918
in quanto causò, come già detto, un caso demografico.
1914 data periodizzante che sancisce il definitivo tramonto dell'Ancien Regime.
Prima volta che tutta l'Europa è coinvolta da Napoleone, nella Guerra Franco-Prussiana il
coinvolgimento non era così ampio e riguardò tutta la popolazione civile per via dello sforzo
bellico: razionamenti di cibo e modifica dell'industria. Eserciti di milioni di uomini – almeno un
componente maschio della famiglia era in guerra – moriranno circa 13 mln di soldati.
Armi belliche tecnologiche come la baionetta meccanica, carri armati rudimentali, fucili, aerei e
sommergibili. Per questo si parla di << Grande >> Guerra oltre che mondiale.
1914 EU segnata dall’impero inglese, francese, Belgio impero austro-ungarico.
Dopo la I° G.M. sia gli imperi più antichi che quelli più recenti tenderanno a sparire, non a caso
si parla di quello Russo, tedesco (perché tot distrutto), terminerà anche quello austro-ungarico
che detterà la fine della sua comparsa sulla storia in quanto diviso in più stati, allo stesso modo
vediamo anche l’impero ottomano. La corsa europea all'imperialismo tolse all’impero ottmano,
ormai esausto, quasi tutti i possedimenti nordafricani, tolti alcuni stati di poco conto. Tutto ciò
che rimaneva al grande Impero, all'alba del XX secolo, era l'odierna Turchia, parte
del Medioriente e l'Iraq, essendo andata persa la Libia che, con il Trattato di Ouchy del 1912,
divenne colonia italiana, mentre altri territori furono persi con le guerre balcaniche del 1912-
1913. Durante la prima guerra mondiale l'Impero ottomano si alleò con gli Imperi Centrali e con
essi fu pesantemente sconfitto. Perse tutti i possedimenti in Medioriente e Iraq, e grosse
sommosse popolari minacciarono di sfiancare un apparato statale ormai logoro e decrepito. Il
sultanato fu abolito ufficialmente il 1º novembre 1922. A quel punto, Ataturk stesso depose il
sultano Mehmed VI e poco dopo, 1923, fu proclamata la Repubblica Turca entro la quale
sorsero dei protettorati francesi. L'Impero ottomano era tramontato.
(Nel 59 la storiografia era soprattutto militare quindi era difficile ricostruire la guerra del punto di
vista del cittadino.)
Scienza e tecnica:
con la 1° G.M. si vede indispensabile la crescita, un’accelerazione sul piano scientifico. Si
progettano nuove leghe metalliche e progredì anche la tecnologia militare. Si creano nuovi
aeroplani, gas, + gli strumenti già utilizzati come le mazze, elmo d’acciaio, chirurgia plastica. La
28
prima G.M. si rivelò pertanto una guerra mai combattuta prima perché cambiò totalmente il modo
di combattere.
- Guerra civile, fra stati e mondiale. (civile = genocidi, distruggere le risorse umane)
- Togliere ogni forma di legittimazione al nemico
- Guerra statica, combattuta dalla trincea.
Per vincere la guerra:
- Mobilitare lo Stato.
- Mobilitare i soldati.
- Avere risorse alimentari.
- Avere liquidità.
Il mito del libero mercato doveva essere messo da parte, i mobilizzazione totale, non solo
industriale:
1- Eserciti militati (70 milioni)
2- Mobilitazione industriale, produrre cose decise dai governi i quali decidevano cosa
produrre, quanto, in quanto tempo, quanto prezzo.
a. “L’altro esercito” era quello degli operai addetti a questi lavori, che
producevano materiale per l’esercito sul fronte.
3- Mobilitazione agraria requisizione di animali, cibo, attrezzi (vito che i giovani erano al
fronte).
4- Mobilitazione annonaria tessere annonarie, cibi e viveri ad un prezzo basso.
5- Mobilitazione civile totale, dopo la guerra non erano più le stesse società.
Il mondo era cambiato per sempre. Trasformazioni politiche interne agli Stati. Non era consentito:
avere un’indecisione, protestare, scioperare, e chiunque venivano sospesi gli Stati liberali. Nuovi
autoritarismi (contro le politiche liberali), Stato d’eccezione permanente.
La fronte (prenderà solo successivamente) di guerra doveva essere compreso con il governo e la
cittadinanza in patria. Le conseguenze della guerra segnarono una svolta, affermazione dei
totalitarismi, Stati democratici.
Interessante al fine di approfondire lo studio sulla situazione socio-culturale ed economica della I°
G.M. è il libro di George Mosse (1990) “Le guerre mondiali. Dalla tragedia al mito dei caduti”.
Brutalizzazione vita politica, fine 1918/9 e negli anni successivi si adottarono i medesimi casi
politici adottati al fronte, perché?
Quei 70 milioni di uomini dei 5 continenti, quelli che tornano erano uomini diversi, e anche se non
avevano voluto e anche se avevano rifiutato di affrontare la guerra, dovettero fronteggiarla. Si
parla di uomini diversi perché la condizione del soldato si ripercosse sulla vita di tutti i giorni, la
sindrome del sopravvissuto divenne una condizione psicologica che in molti si videro costretti a
fare i conti. Non a caso si contarono diversi sucidi post guerra.
Queste persone avevano un “credito morale”, una rabbia e violenza causata proprio dalla
permanenza al fronte e questa veemenza si ripercorse anche da un punto di vista politico.
In Italia abbiamo il caso dell’ascesa dei fasci, con lo squadrismo che affrontò la marcia su Roma e
poi la definitiva creazione del Regime fascista. Lo stesso Mussolini disse che il suo Regime era
sorto già a partire dal 1915.
Ci mostra come sul piano politico la Guerra Mondiale portò ad una rottura:
1- Nascita del I° comunismo
2- Giornale di Mussolini poi Regime
3- La G.M. ha portato a nuove politiche.
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- Caroccio “Ingresso delle masse sulla scena EU”. (libro dato tra le possibili scelte). Pone
l’attenzione sul ruolo delle masse sulla scena pubblica europea. Nuovi mezzi per decidere
simultaneamente
Nuovi mezzi per decidere simultaneamente. storia delle masse, irruzione delle masse nella
coscienza della società post I° guerra mondiale. I contadini, gli operai, le donne e ecc hanno avuto
un ruolo fondamentale in guerra come “Secondo esercito” e per questo volevano ottenere e
sollecitare una consapevolezza sul loro ruolo nella società. Si parla anche del ruolo dei bambini
come ad un ruolo centrale e fondamentale, in quanto rappresentavano il futuro.
I contadini ovviamente si ritrovarono ad affrontare un lavoro intenso e difficile, privati delle mani
più giovani si vedevano quindi costretti a coltivare la terra con le poche energie e risorse a
disposizione. Nacque a tal proposito lo slogan “La terra ai contadini” = riforma agraria, al fine di
ottenere più terre e agiatezza per tutti.
I soldati contadini tornarono a casa e presentarono il conto allo Stato, senza avere troppo in
cambio, difatti tutti uscirono impoveriti dalla guerra. La guerra rende evidente il ruolo delle
masse.
La situazione dell’elaborazione del lutto: un problema che tutti gli Stati in guerra hanno dovuto
affrontare, in quanto apportato via fratelli, figli e mariti negli anni 20’-30’. Per sovvenire al
problema dei dispersi si andò a creare la tomba del milite ignoto, al fine di rendere sacro e di
rendere onore ad ogni caduto in guerra e disperso. Rendere tutti uguali nella morte.
Milioni di donne parteciparono attivamente e passivamente alla guerra, sia quindi al fronte come
infermiere ecc che a casa ed entro le fabbriche. Parteciparono alla mobilitazione operaia, civile,
agraria e annonaria. Donne a rappresentare da sole la famiglia, cambiò così l’assetto della
mascolinità poi uomo vigliacco.
Donne che vengono sfruttate nelle industrie per sostituire gli uomini anche perché sottopagate. Le
donne non volevano più tornare a lavorare nelle case, reclamando i propri diritti di lavoratrici.
LA GUERRA CRONOLOGICA:
Estate 1914:
Cent’anni dopo lo scoppio della I° G.M. gli storici si domandarono il perché tutto ha preso avvio e
se questa guerra si sarebbe potuta evitare?
Ovviamente non ci sono risposte univoche, ma congetture poste da più pensatori.
Sappiamo che la storia del G.M. iniziò ad essere scritta durante la stessa guerra, e si attribuisce lo
scoppio all’attentato avvenuto il 28 giugno 1914 all'Arciduca Francesco Ferdinando a Sarajevo da
parte di Gavrilo Princip, nazionalista serbo. Ma già a partire dall’era dell’imperialismo, le tensioni
fra le varie potenze erano molto alte e magmatiche. Secondo uno studioso australiano nel suo
scritto “Soldati sonnambuli” s’interroga sulle cause della guerra, sottolineando il ruolo dei
nazionalisti in Serbia e Russia. (definisce i soldati sonnambuli, perché proprio come accade nel
sonno, anche quando un uomo andava in guerra non conosceva a cosa andava in contro). A
differenza dell’australiano, Rusconi la pensa diversamente, dicendo che l’élite avevano un piano
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strategico vincente, ogni nazione aveva la sua. Quindi non si potevano chiamare sonnamboli, ma
bensì tutto il contrario, ben consapevoli.
Comunque la goccia che fece traboccare il vaso fu l’assassinio dell’arciduca Ferdinando, difatti un
mese dopo l'Austria dichiarò guerra alla Serbia e i suoi alleati agiscono di conseguenza: Germania
dichiara guerra alla Russia e Francia che, per la Triplice Intesa, è difesa dalla Gran Bretagna che
dichiara guerra a sua volta alla stessa Germania.
Triplice alleanza a carattere difensivo, cavillo usato dal governo per evitare il conflitto
considerando che era stata l'Austria ad attaccare. Austria come nemico storico degli irredentisti
che rivendicavano territori parte dell'Impero ovvero Trento e Trieste.
Il confine diretto tra Germani e Francia era decisamente fortificata e quindi fu aperto un varco dal
Nord. Passando dal Belgio neutrale, in caso di violazione del B, l’Inghilterra sarebbe scesa in
guerra. Avvio di una mobilitazione russa che ha necessariamente istigato la Germania a muoversi
anche se la Russia on era entrata in guerra. La Germania sapeva che la Russia si stava mobilitando
e quindi per non trovarsi a fronteggiare 2 guerre si mobilitò all’attacco a Ovest della Francia.
Questo piano d’attacco fu un fallimento tedesco.
Anche la Francia aveva il suo piano geniale: piano 17 prevedeva un attacco centrale vs la
Germania. Obiettivo primario di riprendere le terre sottratte nella guerra di Franco-prussiana.
Piano fallito= perché pensano alla guerra come quella 800esca, cosa non più così. Le uniformi che
dapprima rappresentavano la bellezza, la ricchezza e un elemento di spicco per la nazione,
vengono sostituite con delle uniformi più utili e pratiche, leggere ed economiche, ma soprattutto
non più di colori sgargianti, solo di colori mimetici e scuri. La necessità di modificare le divise
dipendeva proprio dalla guerra diversa che dovevano combattere. La guerra era cambiata, difatti
anche le armi si presentavano assai diverse da quelle fino a quel momento utilizzate in battaglia; si
erano andati a progettare: gas, carrarmati, aerei ecc.
I liberali avrebbero voluto patteggiare con l'Impero Austro-Ungarico per quei territori senza
tradire l'alleanza, i socialisti per il sentimento nato dalla Seconda Internazionale– anche se poi
tutto si sgretola proprio a causa del conflitto – e i cattolici per sentimenti sia umanitari sia perché
non vogliono combattere contro L'Austria cattolica.
1915: L’Italia firma il patto a Londra con gli altri Stati dell’Intesa. 26 aprile: Italia che entra in
guerra con GB e Francia. Il 24 maggio dichiara guerra all'Austria.
1916 – entra in guerra l’Ungheria. 1917- America. 1918- Panama, Cuba, Grecia, Brasile e Cina.
1917: anno più critico della prima GM anno di svolta, anno d’ingresso dell’America + 2
rivoluzioni in Russia, disfatta dell’esercito italiano. Profonda crisi degli Stati, non evidente chi
avrebbe vinto la guerra. Uscita della Russia inizialmente a favore della Germania.
La guerra oltre ai morti in guerra, si verificarono anche i morti per la fame, assalto ai forni (già nel
1914 vi era questo problema) garantire l’ordine pubblico pertanto era un’altra necessità da non
sottovalutare. Il conflitto per il cibo, per il controllo dei mercati e dei luoghi di consumo divenne
ben presto un’altra guerra intera ad ogni Stato.
Nel 1918 scoppiò la rivoluzione civili in Russia.
“Caso dei promessi sposi e di Renzo che i trova a Milano pe la questione dell’aumento del costo
del pane e dei vari assalti ai forni”.
Se nel 1914 l’EU rappresentava la metropoli del mondo: tra imperi e colonie, a fine guerra, nel
1919 abbiamo un vero e proprio collasso dei vecchi imperi e l’emergere di nuove nazioni. Sarà
evidenziato come il secolo americano (così definito da alcuni storici, ma non particolarmente
apprezzato). Vi fu una ripresa espansionistica a cavallo tra gli anni 20’ e 30’, ovviamente bloccata
dalla II° G.M. Volontà di potenza e sopraffazione dei diversi Stati gli uni contro gli alti. Francia e
Gran Bretagna sono le prime a fare propaganda in questo senso. Per la Francia bisogna tenere
conto anche del revancismo covato contro la Germania.
Situazione balcanica: quei territori erano soprattutto parte dell'Impero Ottomano e poi divisi tra
Germania, Austria ma anche Italia per Istria e Dalmazia.
31
La Rivoluzione Russa in modo che lo Stato si discosti dal conflitto e sigli la Pace di Brest.
I tedeschi ora si spostano nel fronte occidentale per aiutare l'Austria. A Caporetto i due alleati
penetrarono nel territorio regio con un anno di assedio causando fughe e migrazioni interne.
Questi profughi non erano graditi al Centro. In Italia si passa da guerra di aggressione a guerra di
protezione. I soldati italiani devono difendere la loro terra per evitare che gli invasori distruggano
il Regno. Nel 1917 Wilson dichiara guerra alla Germania per fini economici – fine
dell'isolazionismo della Dottrina Monroe – si riequilibrano le forze dopo l'uscita della Russia
(1918). Nel 1918 l'Impero Tedesco e quello Austro-Ungarico implodono per rivolte interne:
nell'Impero Austro-Ungarico c'erano conflitti interni dati dalla presenza interna di diverse etnie. In
Germania l'Imperatore fugge dopo la presa del potere dei socialisti.
Dissoluzione dei quattro imperi principali che fa pensare a uno sviluppo democratico delle
nazioni.
14 punti di Wilson esposti a Versailles e principio di autodeterminazione delle Nazioni controllata
da una Società Internazionale che doveva risolvere in maniera pacifica i conflitti. I paesi vinti
subirono le decisioni dei vincitori senza poter intervenire in maniera attiva alla trattativa.
La responsabilità cade sulla Germania: costretta a cedere territori e colonie ai vincitori e
smilitarizzare determinare zone. Si voleva processare il Kaiser ma non fu possibile perché era in
estradizione nonostante a Lipsia vengano processati i vertici dell'esercito – il Kaiser è anche capo
dell'esercito – ancora non esiste il concetto di crimini contro l'umanità quindi non c'erano gli
estremi per condannare i singoli.
12/03
Democrazia e fascismi (Tacchi)
Weimar e la cultura
- centro culturale (Thomas Mann, Bertolt Brecht, Arnold Schönberg, Fritz Lang)
- Scuola di arte e design Bauhaus di Walter Gropius (1913-25, poi Dessau, Berlino: chiusa nel
1933)
- razionalismo, funzionalismo, modernismo: Vassily Kandinskij, Paul Klee
- scuola di Francoforte presso Institut für Sozialforschung 1923 (Theodor Adorno, Max
Horkheimer, Herbert Marcuse, Walter Benjamin, Franz Neumann): per sfuggire al nazismo
Ginevra e poi NYC nel 1934
32
- conflitto sociale: tentativo insurrezionale (Berlino 1919) del Partito comunista (PKD) di
Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht (erede Lega spartachista, pro Rivoluzione Ottobre)
- assassinio nel 1922 del ministro Esteri Walther Rathenau (ufficiali estrema destra)
- tentato putsch di Hitler (Monaco 1923): Mein Kampf
- governo del popolare Gustav Stresemann riconosce frontiera ovest (Locarno 1925): Germania
ammessa alla Società delle nazioni e ritiro progressivo Francia da Ruhr e Saar
- crisi del ‘29 (cfr. lezione) contribuisce al crollo del governo SPD e all’ascesa del NSDAP
• Hitler, Mein Kampf, 1926 contiene molti temi della politica futura: lotta al bolscevismo,
antisemitismo, espansione a est per lo «spazio vitale» ai popoli di nazionalità tedesca
• ascesa NSDAP imponente: 2,6% 1928 18,2% 1930 37,4% 1932
(disoccupati e piccola borghesia attratti dalla propaganda, industriali vedono garanzia per ordine
sociale)
30.1.1933 presidente Hindenburg incarica Hitler di formare governo
Hitler arriva al potere per vie legali (differenza dal fascismo), sia pure grazie alle violenze dei reparti
d’assalto Sturmabteilungen, SA
33
- come altri regimi autoritari “esigenza” di colpire la libertà di opinione e di stampa: rogo dei
libri “sovversivi” (Berlino, maggio 1933): foto
- peso delle strutture politiche e civili preesistenti: da distruggere per sostituirle con altre:
inquadramento delle masse dall’alto e ruolo del partito unico (che si combina in vario modo
con lo Stato) e di organizzazioni che controllano la vita degli italiani (dalla culla alla tomba):
Balilla (foto), OND ecc.
- eclettismo dei programmi PNF e NSDAP (richiami al nazionalismo e al socialismo): mix di
populismo, nazionalismo e retorica anticapitalistica
La modernizzazione autoritaria:
- accordo con parte delle Chiese protestanti e della Chiesa cattolica: i Concordati (1929 e 1933)
Italia: controllo sul paese totalitario ma presenza di monarchia e Chiesa, autonomia lasciata ai
settori forti della classe dominante, sp. industriali: totalitarismo imperfetto? (Emilio Gentile)
- conflittualità sociale riassorbita nello Stato: le corporazioni (ill.)
- fascismo si presenta come “terza via” tra capitalismo e socialismo: in ogni settore produttivo
le corporazioni avrebbero dovuto rappresentare datori di lavoro e lavoratori.
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- scarsa incidenza ma modello per Estado novo portoghese
- alla parcellizzazione della società (individualismo liberale) è contrapposta la nazione (non
quella della RF); identificazione tra regime e patria
Cultura:
Calendario della “religione civile”: festività, adunate oceaniche, coreografia, monumentalità,
simbologia.
Azioni rituali ripetitive per dare un’identità comune
Fascismo: tricolore (il fascio littorio sostituisce lo stemma dei Savoia: ill.), saluto romano,
appropriazione dell’eredità della GG (martiri), passo romano, giuramenti, calendario fascista (E.F.
documenti), Natale di Roma, culto del Duce, Palazzo Venezia e il Vittoriano, fascio littorio (da
simbolo del potere nell’antica Roma a insegna del PNF: ill.) uomo nuovo - trinomio Patria,
famiglia e Dio: militarizzazione della società strumenti: organizzazioni di massa, scuola, mass
media.
Nazismo: già nel 1933 Ministero per la Cultura popolare e della propaganda (Goebbels):
monopolio stampa e radio, controllo delle manifestazioni culturali, coreografie e grandi adunate
film di Leni Riefenstah l, Il trionfo della volontà, 1936: congresso NSDAP 1934 a Norimberga
Fascistizzazione della stampa post delitto Matteotti.
Normalizzazione (nuove proprietà, stampa fascista locale).
8.7.1924: (da decreto 1923).
direttore responsabile dei reati a mezzo stampa (turbativa ordine pubblico, istigazione odio di
classe, vilipendio patria, re, papa, favoreggiamento interessi stranieri), il prefetto può chiudere un
giornale dopo parere del giudice
9.7.24 LA STAMPA - Alfredo Frassati:
«Proprio in un momento in cui tutti toccano con mano i tristissimi effetti di un regime
compressore di libertà, proprio oggi il governo si decide a colpire una libertà così essenziale
come quella della stampa, con un colpo mortale».
modello autoctono e poi tedesco; Ufficio stampa PCM (Galeazzo Ciano), Sottosegretariato
Stampa e propaganda, Minculpop 1937 (veline)
Nicola Tranfaglia, La stampa del regime 1932-1943. Le veline del Minculpop per orientare
l’informazione, 2004:
- cronaca nera: Max 10-30 righe, titolo su una colonna, non enfatizzare la narrazione (21
febbraio 1933)
- non pubblicare fotografie di donne nude: elemento anti-demografico (11.7.1933)
- non occuparsi in alcun modo della presenza del Tribunale Speciale (15 marzo 1934)
- non dare rilievo alle notizie di ondate di calore per evidenti ragioni turistiche (9 luglio
1935)
35
- i libri di autori israeliti non devono essere recensiti (17 maggio 1938)
- si ha l’impressione che i giornali stiano diventando “grigi”. Bisogna che essi reagiscano e
creino un po’ di discussione e di movimento attorno a qualche argomento: come ad
esempio la razza, l’autarchia, il cinema […] Non bisogna assolutamente che attraverso i
giornali si abbia la sensazione che nel nostro Paese si conduca una vita eccessivamente
seria, pesante e preoccupata. Il fascista deve condurre, nelle ore in cui non è occupato dal
suo lavoro, una vita lieta frequentando anche locali ove possa procurarsi quelle distrazioni,
anche gioconde (ballo, ristoranti, ecc.) (5 gennaio 1939)
- diminuire le notizie sul cattivo tempo (1 giugno 1939)
- Fascismo e tempo libero:
- Opera nazionale dopolavoro 1925
- anello di congiunzione tra regime e popolo, tra centro e periferia
- modello per il nazismo e per il dopoguerra
- attività ricreative si rifanno a tradizioni esistenti (bocciofila, feste folcloristiche,
filodrammatica, escursionismo) prese in carico dal partito e poi dallo stato
- Befana fascista
36
- Aldous Huxley, Brave New World, 1932 (Eugenetica in una società governata da 10 coordinatori
mondiali)
- George Orwell, La fattoria degli animali, 1945 (denuncia stalinismo) e 1984, 1948 (3 regimi
totalitari che governano il mondo)
Totalitarismo al cinema:
Fritz Lang, Metropolis 1927; Terry Gilliam, Brazil, 1985 (ispirato a 1984 di Orwell)
Fortuna e sfortuna del termine TOTALITARISMO in 5 tappe (Traverso 2001)
1) 1922-1933
2) 1933-1945
3) 1947-1960
4) 1960-1989/91
5) 1989/91-oggi
1) 1922-1933
- prime definizioni del totalitarismo sono in contemporanea con ascesa del fascismo in Italia
- termine coniato dall’opposizione antifascista per indicare un sistema politico che più tardi
avrebbe rivelato la sua natura totalitaria
- Giorgio Amendola, “Il Mondo”, 1923: denuncia il carattere tendenzialmente “totalitario” del
programma fascista (elezioni amministrative 1922: PNF ha liste sia di maggioranza che di
minoranza: disprezzo per i diritti della minoranza=germi dell’azione totalitaria)
- Lelio Basso, “Rivoluzione liberale” di Piero Gobetti, 2.1.1925: PNF è espressione di un
“totalitarismo indistinto”: pretende di rappresentare tutti
- Antonio Gramsci, Quaderno 6 (Congresso Lione 1926): identificazione tra società, Stato e
partito, subordinazione della prima agli altri due
2) 1933-1945
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- nazismo fin da subito ha programmi totalitari, realizzati rapidamente (soppressione libertà,
irreggimentazione società, leggi Norimberga)
- Goebbels 1933: nazionalsocialismo è una “rivoluzione totale”: lo “Stato totalitario
abbraccia ogni sfera della vita pubblica e la trasforma alla base”
- Carl Scmitt: parla di Stato autoritario (I principi politici del nazionalsocialismo, 1936)
- definizioni dei nemici: Francia centro opposizione antifascista, intellettuali liberali,
fuoriusciti dall’Urss
- Elie Halévy, L’era delle tirannie, 1938: i tre “fratelli nemici”: bolscevismo, fascismo e
nazismo
- Categoria elaborata dagli scienziati sociali tedeschi (ebrei e non) in esilio in USA (Scuola di
Francoforte)
- percezione chiara: i regimi totalitari segnano una rottura nella tradizione occidentale (Stato
di diritto), non sono semplici versioni, moderne, dell’autoritarismo e della tirannide
- totalitarismo è uno dei prodotti (l’altro è il liberalismo) delle trasformazioni del moderno
capitalismo, che nella GG aveva teso ad annullare l’individuo
- GG inaugura l’era dei massacri e delle morti di massa: laboratorio del totalitarismo
(violenza e “seduzione totalitaria”): culla della comunità nazionale rigenerata (Volk)
- regimi totalitari: dove c’è società di massa, urbana e industrializzata: non in Spagna
Emil Lederer, Lo Stato delle masse. La minaccia della società senza classi, 1940
(economista e sociologo marxista)
Lo Stato delle masse distrugge la struttura sociale preesistente e trasforma il popolo in massa
amorfa: società non più divisa in classi
Max Horkheimer-Theodor W. Adorno, Dialettica dell’illuminismo, 1942
3) 1947-1960
- “età dell’oro” del dibattito sul totalitarismo - guerra fredda
- mondo diviso in blocchi antagonisti favorisce l’inserimento del comunismo (sp. staliniano)
tra i totalitarismi
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- il venir meno di uno dei due poli del confronto (nazismo) e il ruolo della Germania come
avamposto europeo del “mondo libero” (non comunista), favoriscono la politicizzazione del
dibattito
- comunismo, non sconfitto a differenza degli altri regimi totalitari, è al potere
- lentezza nell’inserimento del comunismo nel club dei totalitarismi: il ruolo dell’Urss nella
sconfitta del nazismo favorisce “pregiudizio favorevole”: il comunismo, ben più delle
democrazie, ha contrastato il nazifascismo (fronti popolari, guerra di Spagna, Stalingrado e la
guerra patriottica).
- “riserva mentale” anche nei non comunisti
- 1947: Truman - nell’ambito della dottrina del containment – equipara i 3 regimi totalitari
- 1950 Congresso per la Libertà della Cultura (USA): guerra fredda culturale, Ford e Cia;
anticomunismo=antitotalitarismo; chiusura delle frontiere ai comunisti (totalitarians)
1951 Hannah Arendt, Il fardello del nostro tempo (it. 1967); Le origini del totalitarismo
- sue intenzioni: analisi del “fardello” del razzismo e antisemitismo, presenti nel nazismo
- influenzata dal clima ideologico USA, propone un’analisi del totalitarismo, di cui individua
le origini nell’800: totalitarismo non “cade dal cielo”, affonda le radici
nell’industrializzazione e nell’urbanizzazione, nell’imperialismo e nell’antisemitismo (affaire
Dreyfus)
- confronto tra nazismo (post 1938) e stalinismo (post 1928), di cui evidenzia le affinità
strutturali: campi di concentramento (non distingue tra Auschwitz e GuLag, tra il genocidio
razziale sistematico e il lavoro schiavistico, tra lo sterminio fine a se stesso e il terrore come
strumento irrazionale di un obiettivo teoricamente razionale)
- sottovaluta il fascismo italiano; manifesto dell’anticomunismo (suo malgrado), a lungo non
diffuso in Italia e Francia
4) 1960-1989/91
- anni ‘60: studi sul nazismo come sistema di potere, meno interessati al dibattito sul
totalitarismo (Hans Mommsen e Martin Broszat): termine si eclissa
- Paradigma eccezionalista (nazismo) scoraggia il confronto con altri regimi
- Herbert Marcuse, L’uomo a una dimensione, 1964
39
Elementi totalitari anche nelle società neocapitalistiche: ossimoro del “totalitarismo democratico”:
- Alexander I. Solzenicyn, Una giornata di Ivan Denisovic, 1962 (gulag siberiani;
autobiografico)
- Id., Arcipelago GuLag, 1973
clandestino, grande eco in Francia, dove si sta discutendo della sindrome di Vichy
(collaborazionismo)
5) 1989/91-oggi
- Post crollo del muro di Berlino e del sistema sovietico: il totalitarismo torna di “moda”
- “slogan della riunificazione”: elabora l’esperienza tedesca dei due totalitarismi (III Reich
nazista e RDT comunista)
- dibattito sul totalitarismo: studio delle vittime
- revisionismo di Nolte e Furet (cfr. dopo): fortuna del termine totalitarismo
- rivoluzione degli archivi a Mosca: maggior conoscenza del comunismo e del nazismo e
studi incrociati:
M. Lewin-I. Kershaw, cur., Stalinismo e nazismo. Dittature a confronto, 1997
Henry Rousso, cur., Stalinismo e nazismo. Storia e memoria comparata, 1999
Marcello Flores, cur., Nazismo, fascismo, comunismo. Totalitarismi a confronto, 1998
- storiografia russa liberale post 1991: recupero del termine totalitarismo per applicarlo a tutta
la storia post-zarista.
- Oleg Chlevnjuk, Storia del Gulag, Einaudi 2009: 8/10 milioni di morti nel 1926/37 per
cause innaturali.
Riassumendo: comunismo/fascismi:
Prassi di dominio politico analoghe ma fondamenti ideologici diversi, spesso contrapposti:
• base sociale: operai e partito (comunismo); ceti medi (nazismo e fascismo)
• società: senza classi (comunismo); società gerarchica con razza dominante (fascismi)
• dittatura: del proletariato (temporanea); principio di governo permanente (fascismi)
• fattore etnico: violenza contro i non russi (comunismo); violenza come valore in sé, postula
il dominio delle razze superiori (fascismi)
• violenza: a fini interni ed esterni (comunismo); violenza razionale, gestione burocratica
dell’universo concentrazionario (nazismo)
40
Autocrazia significa governo basato su diritto divino. In Russia è molto più forte rispetto alle
altre Nazioni. Lo zar è anche capo della Chiesa.
I bolscevichi nell’ottobre dello stesso anno si macchiano di una rivoluzione simile al colpo di stato
che dette di seguito inizio ai Soviet. Il nuovo governo sovietico voleva compe prima cosa far
uscire la Russia dalla guerra:
1- Basta con la guerra
2- Pace
3- Pane
4- Terra: con la riforma agraria
I Bolscevichi nascono da un partito di ispirazione tedesca e marxista ovvero il Partito
Socialdemocratico. Precedentemente allo scoppio della Grande Guerra abbiamo la Seconda
Internazionale che riunisce tutti i partiti di ideali marxisti nati dal Manifesto di Marx ed Engels. Il
partito socialdemocratico russo è più piccolo degli altri. Formato da chi è ai margini della società e
non ha diritti spesso costretti a scappare. Nel 1903, appunto, il partito socialdemocratico si divide
in bolscevichi e menscevichi. I primi seguivano Lenin, che interpreta il Manifesto affermando che
i rivoluzionari si devono unire e dare vita alla rivoluzione, i menscevichi non sono d'accordo:
Marx non parlava di rivoluzione organizzata ma di qualcosa che nasceva spontaneamente in
maniera quasi scientifica. Il partito socialdemocratico non esiste sulla carta.
Viene aiutato dai tedeschi per arrivare in Finlandia. Per i tedeschi era un vantaggio aiutarlo dato
che voleva far cadere il governo provvisorio. Il partito socialdemocratico russo è contrario
all'entrata in guerra, Lenin era antimilitarista – non appoggiava una guerra di tipo imperialista
ma vuole una guerra civile - .
Il giornale di Lenin, gestito da Stalin, si chiamava Pravda, parola russa per verità. “Tutto il potere
ai soviet”, pace e divisione della terra per i contadini / soldati. In cinque mesi i bolscevichi
ottengono il consenso di tutti e il governo provvisorio non ha più potere. Il soviet non potevano
governare, in quanto rappresentavano solo un'assemblea senza forza politica. Ha compiti molto
più pratici. Lenin capisce che è il momento di agire e convoca una riunione dei bolscevichi, che
però lo appoggiano solo dopo minacce. Inizia il colpo di stato. Le Guardie Rosse si infiltrano a
Palazzo d'Inverno per arrestare gli esponenti rimasti del governo provvisorio. Non interpella
nemmeno i soviet. Decreto sulla terra che legittima i contadini a lasciare il fronte per tornare alle
proprie terre.
Molti lo stavano già facendo prendendo terre di nobili giustiziati.
Pace di Brest Litovsk con la Germania.
Inizio del governo sovietico che poi porterà alla formazione dell'Unione delle Repubbliche
Socialiste Sovietiche che dureranno fino al 1991.
La Russia uscì a marzo del 1918 dalla guerra con la Germania. Porzioni enormi di territori alla
Germania con la costruzione di stati satelliti nel versante ovest. Quindi la fine della prima guerra
mondiale corrisponde l’inizio della guerra civile russa. I bolscevichi (l’Armata rossa) riuscirono a
trionfare grazie al controllo delle aree centrali e nevralgiche del paese. Nonché alla guida risoluta
di Lenin e Trockij
Si susseguirono in Russia diverse guerre civili che proseguirono per diverso tempo. L’armata
rossa contro il resto del mondo anche se riuscì a vincere la Russia e a fare una contro offensiva
arrivando alle porte di Varsavia che però fu distrutta definitivamente. Dopo questa serie di
guerre sarebbe nata una nuova faccia della Russia = il socialismo.
Socialismo in piena opposizione allo zarismo. 1919 aperte le porte al comunismo. Si aprì un
dibattito fra due possibili strade:
1- Ancora rivoluzioni.
2- Creazione di un nuovo governo = Stalin = segna la storia dell’URSS.
Accanto a Lenin emerse la figura di Stalin che prima era stato
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Commissario alle nazionalità e poi venne nominato segretario del Partito bolscevico. Il leader di
origini georgiane iniziò così ad accentrare nelle sue mani un enorme potere, in particolar modo di
tipo militare. Nella primavera del 1920 termina la guerra civile con la vittoria delle Armate Rosse
grazie alla divisione interna del fronte controrivoluzionario, al consenso dei contadini e operai, e
anche grazie alla forza del Partito Comunista. Contestualmente la Russia deve far fronte all'attacco
della Polonia che vuole approfittare della situazione del paese russo x allargare il proprio
territorio. Preso atto della situazione di crisi il nuovo governo russo decide di varare leggi
economiche x stimolare la produzione agricola del paese, e questa nuova politica definita
NEP(Nuova politica economica) viene pensata e messa in atto da Lenin e viene vista come un
momentaneo arresto dello sviluppo del socialismo. Per far si che si venga a creare una coalizione
tra operai e contadini vengono rinviate a una fase successiva la nazionalizzazione delle grandi
industrie, le attività bancarie, il commercio con l'estero e si lascia spazio ad una piccola politica di
iniziativa privata nei settori produttivi. E con questa sorta di capitalismo di stato Lenin spera di
sanane la crisi economica causata dal comunismo di guerra.
Dopo la morte di Lenin, 1924, iniziò una lotta intestina che perdurò fino a inizio anni 30’, la quale
capovolse lo stesso socialismo di Stalin, che ormai aveva acquisito le redini del potere. Nel 1928
cominciò il così detto culto della personalità: Stalin venne definito il timoniere del paese verso la
vittoria del socialismo. Si andò a creare a inizio anni trenta furono la collettivizzazione e
industrializzazione forzata, nonché dal terrore. Ci fu una forte repressione rivolta in special modo
agli ex-culacchi (contadini ricchi), evidenziati come nemici del popolo; dividendo così la Russia
fra carnefici e vittime. Per tutta la sua vita Stalin adottò una politica catastrofistica visione di
guerra. Lo stalinismo si basava dunque sulla pianificazione economica, un partito unico al potere,
una ideologia di riferimento, la repressione sistematica di massa verso ogni possibile dissenso
politico o sociale. Decise nel 1939 di firmare una tregua con la Germania, il patto di non
aggressione con Molotov (il ministro degli esteri della Germania di Hitler), in quanto era
impaurito dall’idea di essere accerchiato dalle potenze occidentali. (allearsi con i tedeschi o con i
francesi era lo stesso) In ogni caso la dirigenza sovietica rimase convinta che la guerra con il
mondo capitalistico sarebbe stata inevitabile e interpretò il Patto come l’occasione per ritardarne lo
scoppio e rafforzare le proprie posizioni.
Grazie all’enorme sforzo del popolo sovietico e alla collaborazione degli Anglo-americani l’URSS
riuscì a vincere la guerra arrivando ad alzare la Bandiera rossa nel cuore di Berlino.
Dopo la rivoluzione Russa, Germania poi fallì. L’impero centrale + impero ottomano collassò.
Alla fine della seconda guerra mondiale corrispose lo scoppio della guerra fredda. Le due
superpotenze, Stati Uniti e Unione Sovietica, divisero l’Europa in due sfere d’influenza. Sotto la
reciproca minaccia atomica i due blocchi rinunciarono al confronto militare e iniziarono una gara
sugli standard di vita offerti dai due sistemi: capitalismo e socialismo.
La competizione della guerra fredda divenne globale e si intrecciò con il processo di
decolonizzazione.
Fidel Castro, dopo aver allontanato il governo corrotto e filo-statunitense precedente, si
schierò con l’Unione Sovietica per poter vantare l’appoggio di Mosca in funzione anti-
americana.
Nonostante il tentativo di de-stalinizzazione del periodo di Chruščëv (1956-64), l’Unione Sovietica
rimase un regime contrario ad ogni apertura sui temi delle libertà individuali e dei diritti civili. La
sua leadership divenne sempre più anziana e legata ad una propaganda militare stantia.
Caratterizzato da senilità e immobilismo il paese si avviò ad un rapido declino da tutti i punti
di vista: militare, economico e politico.
Nel 1985 il nuovo segretario del Partito comunista dell’Unione Sovietica tentò di rilanciare il
paese. Gorbaciov con la sua perestroika riuscì a democratizzare il paese ma senza risolvere i
problemi economici. Gorbaciov sposò una visione delle relazioni internazionale fondata sulla
interconnessione globale e sulla condanna dell’arma atomica. Favorì così la fine della guerra fredda
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e la caduta del muro di Berlino. Come riconoscimento per i suoi sforzi venne insignito del premio
Nobel per la pace.
I successi all’estero non si trasformarono in successi interni. All’inizio del 1991 i paesi baltici
(occupati dopo la seconda guerra mondiale) si dichiararono indipendenti e iniziarono il processo di
disgregazione dell’URSS. Nell’agosto dello stesso anno i conservatori del partito comunista
sovietico tentarono un colpo di stato nel tentativo di fermare le riforme e la dissoluzione
dell’Impero sovietico.
I cittadini di Mosca si riversarono nelle piazze e fermarono i carri armati. i soldati si unirono
ai manifestanti sancendo il flop del colpo di stato. La credibilità del partito, e quindi pure
Gorbaciov che ne era il leader, uscì distrutta da questa avventura.
Boris El'cin uscì come assoluto vincitore degli eventi e come difensore degli interessi russi.
Sotto la sua guida la Russia decise di diventare indipendente e quindi sancendo così la fine
dell’Unione Sovietica.
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la nascita dell’ONU sembrarono porre il sigillo sulla chiusura di un’epoca e rappresentarono la
speranza di costruire un ordine internazionale regolato da norme giuridiche riconosciute e rispettate
da tutti. Fu un’illusione subito infranta dall’apertura della guerra fredda: non combattuta apertamente
dagli eserciti, ma resa particolarmente inquietante dal potenziale distruttivo dei nuovi armamenti
atomici.
A partire dal 1936, con l’occupazione della Renania ed il cospicuo contributo di armi e uomini dato
dall’Italia fascista e dalla Germania nazista ai ribelli del generale Franco nel corso della guerra civile
spagnola, si alterarono in modo sempre più grave i complessi e delicati equilibri che si erano
affermati dopo la fine della Prima guerra mondiale. L’annessione dell’Austria e l’occupazione dei
Sudeti nel 1938 da parte di Hitler ridisegnarono l’assetto dell’Europa orientale senza che le
democrazie occidentali si contrapponessero con iniziative concrete. La Società delle Nazioni dal
1936 in poi si era dimostrata completamente incapace di assolvere alle sue funzioni. L’alleanza fra
Italia e Germania, sancita dal Patto d’acciaio del 1939, divenne sempre più stretta. La Spagna,
stremata dalla guerra civile che si era conclusa con la presa di Barcellona nel marzo del 1939, pur
assumendo una chiara posizione filo nazista, restò ai margini di ogni trattativa. Francia ed
Inghilterra, dopo anni di politica di appeasement cominciarono, nel corso della primavera del 1939,
ad intavolare trattative con l’Urss in un clima di reciproca sfiducia rafforzata, per parte occidentale
dalla sostituzione del ministro degli Esteri sovietico Litvinov con il più intransigente Molotov. La
Germania seppe approfittare di tali contraddizioni accelerando gli accordi che sarebbero sfociati, il
23 agosto 1939, nel patto nazi-sovietico firmato dai contraenti non perché fossero venuti meno i
profondi contrasti ideologici, ma perché entrambi ne sarebbero stati avvantaggiati in caso di scoppio
del conflitto.
La battaglia d’Inghilterra:
Dopo la capitolazione della Francia, l’Inghilterra si trovò sola nella guerra contro la Germania.
Churchill, diventato primo ministro nel maggio del 1940, respinse una proposta di resa avanzata da
Hitler nel luglio successivo, proprio mentre cominciavano i bombardamenti nazisti più violenti sulle
città inglesi. Hitler stabilì così di dare inizio all’operazione “leone marino” che prevedeva l’invasione
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dal mare dell’isola dopo che l’aviazione nazista avesse portato a termine la devastazione di tutte le
difese costiere, degli impianti industriali, degli aeroporti e avesse ottenuto la prostrazione del morale
degli inglesi con i continui bombardamenti. Gli inglesi, grazie soprattutto all’uso del radar, del quale
avevano allora il quasi assoluto monopolio, riuscirono ad infliggere perdite molto gravi all’aviazione
nazista. Fallito così il progetto di una “guerra lampo” contro l’Inghilterra, Hitler rimandò a data
indefinita lo sbarco e intensificò al contempo i bombardamenti delle città, alcune delle quali vennero
completamente devastate. Questo primo fallimento nazista ebbe una enorme importanza a livello
psicologico; era la prima dimostrazione che il nazismo non era invincibile. Per la resistenza
dell’Inghilterra rivestirono un’importanza enorme gli aiuti che provenivano dai dominions e il
mutato atteggiamento degli USA che decisero di uscire dall’isolazionismo di fronte alla prospettiva
di un trionfo nazista. La Germania puntò allora sul blocco dei rifornimenti marittimi: l’affondamento
dei mercantili nemici era un obiettivo prioritario, Atlantico e Mediterraneo divennero teatro di
scontri decisivi per le sorti del conflitto.
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diverse componenti dell’imperialismo nazista e in cui giocò un ruolo rilevante il principio della
superiorità del popolo germanico in Europa. Era un principio destinato a legittimare tale pretesa
supremazia in tutti i campi e a giustificare l’antisemitismo e l’anti-slavismo e l’ostilità nei confronti
di tutti i gruppi sociali o etnici considerati inferiori.
La guerra in Africa:
L’Italia fascista, convinta che la battaglia d’Inghilterra sarebbe durata poco, decise di attaccare gli
inglesi in Africa. Le truppe italiane penetrarono nell’agosto del 1940 nel Sudan e nella Somalia
inglese, in settembre venne attaccato l’Egitto, ma già il mese successivo le truppe inglesi passavano
all’offensiva. Le sorti italiane vennero risollevate dai tedeschi che inviarono in aiuto gli Afrika Korps
che respinsero gli inglesi dalla Cirenaica, mentre la situazione sul fronte etiopico non venne
risollevata. Dopo le vittorie inglesi della fine del 1940, le forze dell’Asse dirette da Rommel erano
riuscite ad ottenere sostanziali successi che culminarono nella presa di Tobruk nel giugno 1942. Alla
fine di agosto, dopo aver invaso l’Egitto, tedeschi ed italiani non erano lontani da Alessandria e la
situazione diventava particolarmente complessa per gli inglesi i cui rifornimenti erano legati al
controllo del canale di Suez. In ottobre il generale inglese Montgomery lanciò un’offensiva contro le
forze dell’Asse che ebbe il proprio centro ad El Alamein e che si concluse con la ritirata degli eserciti
fascisti. Il mese successivo gli anglo americani sbarcarono in Marocco e in Algeria. Il 12 novembre
le truppe dell’Asse si impadronirono della Tunisia e il giorno successivo gli inglesi occuparono
Tobruk. In gennaio Rommel abbandonò la Libia; in maggio le forze dell’Asse capitolarono anche in
Tunisia. A quel punto l’Africa divenne un teatro di guerra secondario: la guerra andava combattuta
ancora in Europa e nel Pacifico.
Pearl Harbor:
Dal luglio 1940 gli Stati Uniti estesero progressivamente l’embargo alle esportazioni di interesse
militare verso il Giappone per ostacolare l’espansionismo di Tokyo in Estremo oriente e difendere la
Cina. L’inclusione del petrolio tra i prodotti soggetti all’embargo (1 agosto 1941) portò il Giappone
sull’orlo della guerra con gli Usa, ma il governo di Fumimaro Konoye cercò un ultimo compromesso
con Washington. Il fallimento delle trattative portò alla caduta di Konoye e alla sua sostituzione con
Hideki Tojo, fautore dell’intervento contro gli Stati Uniti. Il 7 dicembre 1941, senza una
dichiarazione di guerra formale, le portaerei giapponesi attaccarono massicciamente la base navale
americana di Pearl Harbor nelle isole Hawaii. In due ore di bombardamenti la flotta statunitense subì
l’affondamento o il grave danneggiamento di 19 navi, la distruzione di circa 150 velivoli e la perdita
di più di 2.400 uomini, tra militari e civili. Tuttavia, l’incursione giapponese mancò il suo principale
obiettivo, perché le portaerei Usa avevano lasciato Pearl Harbor pochi giorni prima. Questa
circostanza avrebbe alimentato voci, mai pienamente confermate, che il presidente Franklin D.
Roosevelt avesse provocato l’attacco giapponese, prima esasperando il governo di Tokyo con
l’embargo e poi lasciando indifesa la base di Pearl Harbor, mettendo però al sicuro le portaerei.
L’aggressione giapponese avrebbe così fornito un pretesto per soverchiare l’opposizione degli
isolazionisti e far intervenire gli Usa in guerra. In effetti lo sdegno degli americani per l’attacco a
Pearl Harbor fu tale che anche gli avversari di Roosevelt acconsentirono a reagire con durezza. L’8
dicembre il Congresso approvò la dichiarazione di guerra al Giappone con un solo voto contrario.
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effetti, non furono le vicende europee ma gli avvenimenti del Pacifico a portare gli Stati Uniti in
guerra. La sconfitta della Francia (giugno 1940) e un trattato di neutralità con l’URSS (aprile 1941)
permisero al Giappone, firmatario del patto tripartito con Germania e Italia (luglio 1940), di
espandersi verso l’Indocina e di accedere a materie prime per vincere la guerra con la Cina. In difesa
di Chiang Kai-shek e degli interessi americani in Cina, Roosevelt estese progressivamente l’embargo
sulle forniture statunitensi di materiali d’interesse bellico per il Giappone, includendovi anche il
petrolio che era indispensabile per la sua macchina da guerra. Il rifiuto del Giappone di ritirarsi dalla
Cina e degli Stati Uniti di sospendere gli aiuti a Chiang Kai-shek fece fallire i negoziati tra i due
paesi e provocò l’attacco di sorpresa di Pearl Harbor il 7 dicembre 1941. Il giorno successivo, il
Congresso constatò l’esistenza di uno stato di guerra con il Giappone, a cui seguì la dichiarazione di
guerra di Germania e Italia agli Stati Uniti in ottemperanza al patto tripartito. Gli Stati Uniti
entrarono nel conflitto mentre gli Alleati erano in gravi difficoltà, ma con l’apporto del loro immenso
potenziale industriale e umano (misero complessivamente in campo 15 milioni di uomini) crearono
le premesse per la sconfitta di Italia, Germania e Giappone.
La guerra in Asia:
La guerra contro la Cina –in Asia “guerra dei 14 anni” – aveva trascinato il Giappone in
un’avventura militare gravosa e priva di soluzione prevedibile. Dopo il patto tripartito nel 1940 e con
l’URSS un patto di non aggressione nella primavera 1941, nei mesi successivi il Giappone prese una
serie di iniziative politiche e militari che puntavano alle risorse dell’Asia sudorientale ritenute
indispensabili per la continuazione della guerra in Cina. Questa politica comportava uno scontro con
gli Stati Uniti che avevano sotto il loro controllo le Filippine e non intendevano lasciare mano libera
ai giapponesi in Asia orientale. Giunte a uno stallo le trattative, il Giappone attaccò – come abbiamo
visto – la base di Pearl Harbor.
In un primo momento le forze nipponiche ottennero grandi successi occupando il 25 dicembre Hong
Kong, in gennaio le Filippine, in febbraio la Malesia e Singapore, in aprile le Indie olandesi e parte
della Birmania. Ovunque i nipponici compirono operazioni di sterminio contro le comunità cinesi e
schiavizzarono la forza lavoro indigena.
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Dopo le rapide vittorie naziste nei primi anni del conflitto, nel corso del 1942, quando si era ormai
delineato il fallimento della “guerra lampo”, gli equilibri cominciarono a mutare in favore degli
alleati. In novembre i sovietici avevano iniziato una controffensiva che si concluse con la prima
grande sconfitta subita dai nazisti: nel febbraio del 1943 il maresciallo von Paulus, dopo mesi di
assedio a Stalingrado, capitolò. Il 1942 si era concluso con una dura sconfitta dell’Asse anche in
Africa settentrionale: guidate da Rommel erano riuscite ad ottenere successi sostanziali, ma
dall’ottobre del 1942 il generale inglese Montgomery, che aveva ottenuto rinforzi decisivi, lanciò
una controffensiva culminata con la sconfitta dei tedeschi e degli italiani ad El Alamein (3-4
novembre), che cominciarono a ritirarsi dall’Egitto e successivamente dalla Libia, per riparare sulla
testa di ponte in Tunisia. Gli americani sbarcarono in Marocco ed in Algeria al comando del generale
Eisenhower. Nell’estate del 1942 ebbe anche inizio l’arresto dell’espansione giapponese. Il
fallimento della battaglia d’Inghilterra e le numerose perdite sul fronte orientale già a partire dalla
fine del 1941, avevano posto le basi per un cambiamento degli equilibri. La svolta nell’attuazione
della soluzione finale e il rafforzamento dei legami con le organizzazioni fasciste e collaborazioniste
costituivano concreti segnali che il Reich era consapevole di un progressivo peggioramento della
propria posizione, ma furono solo queste significative vittorie che dettero all’opinione pubblica
mondiale la sensazione che i rapporti di forza stavano davvero cambiando.
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sbarrare la strada all’espansionismo tedesco in quel settore. La decisione di entrare in guerra fu
subordinata alla necessità di attendere che l’esercito nazista avesse già inferto il colpo decisivo
all’esercito nemico. Dopo le grandi vittorie tedesche del 1939-40, quando la Germania si apprestava
a occupare la Francia, Mussolini stabilì che era giunto il momento opportuno e così anche l’Italia
dichiarò guerra a Francia e Regno unito il 10 giugno. La Francia, sconfitta, fu costretta a chiedere
l’armistizio anche all’Italia, ma la tardiva offensiva italiana sulle Alpi occidentali e le gravi perdite
militari furono la prova più chiara dell’impreparazione militare del regime fascista.
La guerra “parallela”:
Il fallimento della battaglia d’Inghilterra fece ben presto tramontare la prospettiva di una guerra
lampo e l’Italia si orientò verso una “guerra parallela” che servisse in qualche modo anche a
puntualizzare i suoi obiettivi di guerra. Cominciò così a concretizzarsi l’aspirazione
dell’imperialismo italiano ad allargare il dominio nei Balcani. Il 28 ottobre 1940, nell’anniversario
della marcia su Roma, l’Italia dichiarò guerra alla Grecia. Ma quella che doveva essere una
campagna militare di poche settimane si rivelò invece un fallimento assoluto, sia per
l’impreparazione italiana che per l’inaspettata capacità di resistenza dimostrata dai greci. Questo
fallimento legò ancora più indissolubilmente le sorti italiane a quelle tedesche, fu infatti soltanto
l’intervento dell’esercito tedesco, nell’aprile 1941, che consentì di sbloccare la situazione. I nazisti,
oltre ad intervenire in Grecia, attaccarono anche la Jugoslavia che fu ben presto sconfitta e spartita
fra i due alleati in modo che comunque fosse ribadita la supremazia tedesca. Intanto anche sul fronte
africano l’Italia era in difficoltà; confidando nell’imminente vittoria nazista sull’Inghilterra,
Mussolini attaccò gli inglesi in Africa, ma anche qui fu solo l’intervento di Rommel che rese
possibile respingere l’offensiva inglese dalla Cirenaica, mentre nell’aprile 1941 Addis Abeba fu
occupata dagli inglesi. Ancor più gravida di conseguenze negative fu la scelta di partecipare
all’aggressione dell’URSS: furono mandati a combattere sul fronte orientale centinaia di migliaia di
uomini completamente impreparati che furono decimati non soltanto dalle offensive russe, ma anche
dal freddo. L’ingresso dell’Italia in guerra si concretizzò dunque in una serie di insuccessi militari e
in una crescita della subordinazione alla Germania.
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La Repubblica sociale italiana (Repubblica di Salò) e il Regno del Sud:
Poco dopo l’occupazione nazista dell’Italia centro settentrionale Mussolini venne liberato dai
tedeschi. Per sottolineare la rottura col passato, il partito fascista si proclamò repubblicano e il
regime Repubblica sociale italiana. In realtà non si trattava di un governo autonomo, esso era anzi
fortemente dipendente dalla volontà dell’occupante nazista. L’aggettivo “sociale” rimandava ad un
velleitario proposito che voleva rievocare le origini del fascismo. Nel gennaio 1944 il governo
neofascista, tentando di dar corso concretamente a questa pretesa svolta varò una serie di misure di
“socializzazione” rispetto ad alcuni settori produttivi, ma si trattava di un’iniziativa di pura facciata.
Intanto veniva anche effettuata la ricostruzione delle forze armate, ma fallì il progetto di Mussolini di
poter in una qualche misura contribuire a svolgere un qualche ruolo sul piano militare per le sorti del
conflitto.
Il governo monarchico dichiarò guerra alla Germania nell’ottobre del 1943. I partiti antifascisti si
andavano riorganizzando. Essi, come emerse nel corso del congresso di Bari svoltosi nel gennaio
1944, erano in maggioranza ostili alla monarchia, ma dopo che l’URSS ebbe riconosciuto in marzo il
governo Badoglio e Togliatti ebbe dichiarato che era prioritario realizzare l’unità nazionale per
combattere il fascismo, si stabilì di rimandare alla fine della guerra la decisione sulla forma dello
Stato. Dopo la liberazione di Roma, nel giugno del 1944 il re trasferì i poteri e Badoglio si dimise; i
partiti antifascisti dettero così vita al governo Bonomi.
Hiroshima e Nagasaki:
Il successo del “Progetto Manhattan” mise un’arma micidiale a disposizione degli Stati Uniti. La
consapevolezza del potenziale distruttivo della bomba atomica suscitò un dibattito riguardo al suo
uso all’interno dell’amministrazione del presidente Harry S. Truman. Alcuni scienziati che avevano
partecipato al “Progetto Manhattan” avrebbero preferito un’azione dimostrativa in un’area deserta.
La disponibilità di due soli ordigni, che avrebbero potuto anche non funzionare, in aggiunta a quello
già esploso ad Alamogordo, fece però optare per l’uso militare delle bombe. Soprattutto i consiglieri
di Truman ritennero che tale impiego avrebbe accelerato la conclusione della guerra col Giappone,
consentendo nel complesso un risparmio di vite umane, oltre a dimostrare all’alleato sovietico la
superiorità bellica degli Stati Uniti in previsione dell’insorgere di sempre più probabili contrasti con
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l’URSS nel dopoguerra. La preferenza per obiettivi militari anziché civili, indusse a selezionare
come bersagli Hiroshima, uno dei principali centri dell’industria bellica e quartier generale della
seconda armata giapponese, e Nagasaki, sede di importanti cantieri navali. La prima bomba atomica
venne sganciata su Hiroshima il 6 agosto in seguito al rifiuto del governo di Tokyo di ottemperare
all’ultimatum degli Alleati per la resa entro il 3 agosto pena la “distruzione immediata e totale”. Tre
giorni dopo, a poche ore dalla dichiarazione di guerra dell’URSS al Giappone, fu colpita anche
Nagasaki. Il 14 agosto il Giappone si arrese. Finiva la Seconda guerra mondiale e iniziava l’era
atomica.
Il fronte interno:
La Seconda guerra mondiale non fu combattuta solo sui fronti della guerra guerreggiata. Come
durante la Grande Guerra (ma in dimensioni maggiori) il conflitto coinvolse intere popolazioni,
passando nei territori di numerosissimi Stati che furono spesso completamente invasi e occupati da
armate nemiche. La distruzione arrivò ben oltre le retrovie, nelle città, nei grandi centri industriali,
nelle rotte di navigazione e sulle reti dei trasporti terrestri. Alla guerra contro gli obiettivi militari si
sostituì e si affiancò la guerra contro le popolazioni con il preciso scopo di infrangerne la resistenza
morale, la capacità lavorativa, la tenuta psicologica.
Le statistiche ci dicono che morirono tanti tanti civili quanti militari. Questa fu una delle novità
principali che sconvolse il fronte interno, decine di migliaia di persone assistettero quotidianamente
con assoluta impotenza alla distruzione che arrivava dal cielo; chi poteva cercava di allontanarsi
dalle città, sfollando nelle campagne nella speranza che esse fossero meno colpite dalle bombe. La
totale mobilitazione delle risorse umane e tecnologiche al servizio della guerra, promossa da
entrambi gli schieramenti, non soltanto determinò una mobilitazione industriale senza precedenti, ma
indusse tutte le potenze belligeranti a dare un’importanza enorme al ruolo della propaganda, per
offrire una giustificazione ai militari ed ancor più ai civili coinvolti nello sforzo bellico.
La mobilitazione industriale:
Nel corso della guerra la vita economica di ogni paese coinvolto nel conflitto fu interamente
mobilitata per le esigenze belliche: lo sviluppo dell’industria di guerra, del progresso tecnologico
(dal radar alla bomba atomica) che già avevano caratterizzato la prima guerra mondiale
contraddistinsero questo conflitto in modo ancora più radicale. Con il prospettarsi di una guerra ad
usura, le risorse su cui ciascun paese poteva contare diventarono fondamentali per garantirsi la
vittoria.
La Germania aveva, al momento dello scatenamento del conflitto, un grande arsenale militare; nel
corso dei primi due anni di guerra, grazie ai suoi continui successi, riuscì ad imporre il proprio
controllo su numerosi territori, dietro la parola d’ordine del Nuovo Ordine Europeo, imponendo loro
la subordinazione al Reich e vincoli economici volti a creare una subordinazione sempre più netta, a
farne mercato di sbocco per la sua espansione e una fonte di rifornimento alimentare. Nel corso del
1942 e 1943, con il mutare degli equilibri bellici, tutto questo sistema entrò progressivamente in crisi
e inoltre la Germania era quotidianamente colpita dai bombardamenti alleati che miravano prima di
tutto alle sue industrie.
Gli Alleati, entrati nel conflitto in una situazione di inferiorità, furono invece in grado di migliorare
nettamente la loro situazione. I sovietici, nel corso del 1943, erano riusciti a mettere in funzione
migliaia di fabbriche trasferite nei territori orientali ed erano in condizione di produrre la quasi
totalità dei loro armamenti. Gli Stati Uniti, dopo aver cominciato dal 1940 ad inviare aiuti sempre più
consistenti all’Inghilterra, avevano sviluppato una produzione di proporzioni gigantesche. La Gran
Bretagna continuò a produrre soprattutto buoni materiali e aerei.
La propaganda:
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L’uso massiccio della propaganda (più raffinata ed evoluta rispetto a quella della Prima guerra
mondiale) fu certo il risultato del perfezionamento tecnico e della diffusione a livello di normale
consumo di massa di alcuni strumenti, in particolare della radio, ma anche del cinema, avvenuto nel
corso degli anni trenta, ma fu anche una dilatazione degli strumenti propagandistici già sfruttati dal
regime nazista e fascista. La contrapposizione frontale tra fascismo e antifascismo, tra fascismo e
democrazia – che aveva fatto la sua prima comparsa nel corso della guerra civile spagnola –
contribuì a conferire al conflitto un’enorme carica ideologica che, al di là della pura giustapposizione
propagandistica, con il suo carattere di assoluta negazione dell’avversario e la sollecitazione di
un’adesione alle ragioni della propria parte, poggiava in buona misura sulle suggestioni della
propaganda. Tali suggestioni erano talvolta accettate nel quadro della disciplina di guerra, talaltra
sfruttate per il valore che potevano avere tra le armi morali della resistenza contro l’oppressione dei
popoli occupati, ora imposte in modo mistificatorio nel tentativo di galvanizzare le ultime energie
verso una vittoria diventata ormai impossibile e di deviare verso un nemico reale, o più spesso
ipotetico, le insoddisfazioni dell’opinione pubblica onde impedirne l’esplosione contro il proprio
regime interno.
Questo processo di ideologizzazione comportò anche la maturazione politica delle grandi masse
coinvolte nella guerra; senza questa componente non sarebbero forse nati i movimenti di resistenza.
La Francia di Vichy:
Il 17 giugno 1940, in una Francia travolta dall’offensiva militare tedesca, il maresciallo Philippe
Pétain fu nominato primo ministro: sarebbe stato l’ultimo capo di un governo della Terza repubblica
francese. Cinque giorni dopo, il nuovo governo firmò l’armistizio con la Germania; meno della metà
del territorio francese (circa il 40%) rimaneva sotto il controllo di Pétain, che spostò la capitale a
Vichy. Il Parlamento affidò i pieni poteri al maresciallo, che avviò un’immediata trasformazione
istituzionale, impose una dittatura di tipo fascista e governò il paese collaborando attivamente con la
Germania di Hitler.
“Famiglia, Patria e Lavoro” divennero le principali parole d’ordine del nuovo regime, che avviò
un’efficace e terribile campagna di repressione e deportazione degli oppositori politici come degli
ebrei, sperando di ritagliarsi una propria specifica sfera d’influenza nell’ambito del “Nuovo Ordine
Europeo” nazista. Il regime di Vichy sopravvisse formalmente fino al 1944, quando sotto l’avanzata
delle forze alleate il governo seguì i tedeschi nella ritirata e spostò in Germania il governo in esilio;
ma in realtà già nel novembre 1942, con l’occupazione tedesca della Francia meridionale (fatta in
previsione di uno sbarco sulle coste del Mediterraneo), le libertà di manovra del regime
collaborazionista si erano ridotte drasticamente.
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Il Vaticano:
La Santa Sede, in linea con la tradizione, si propose fin dall’inizio di seguire nel corso di tutta la
guerra la linea dell’assoluta imparzialità; era una condizione indispensabile, secondo i suoi
intendimenti, per porla in grado di svolgere efficacemente nei confronti di tutti i paesi un’azione
pacificatrice. Dopo lo scoppio della guerra la Santa Sede non prese quindi posizione a favore di
nessuno dei due schieramenti, anche se maggior biasimo era chiaramente percepibile verso
l’aggressione russa alla Polonia che non verso quella tedesca. Tale diverso atteggiamento era
espressione della rinnovata preoccupazione del Vaticano rispetto all’espansione del comunismo che
condizionò pesantemente il suo atteggiamento durante tutto il conflitto. Senza mai prendere
posizione esplicita, era comunque chiaro che il Vaticano era favorevole ad ostacolare in ogni modo
l’avanzata sovietica nel continente. A partire dal 1942 però, in concomitanza con i primi segni di una
modifica della situazione militare a favore degli alleati, si verificò una cautissima tendenza ad un
progressivo distacco dalla Germania nazista e all’allineamento con gli Stati Uniti. A partire circa
dall’estate 1944, tale tendenza comportò da parte del Vaticano un tenace sforzo per condizionare in
senso anticomunista la politica della grande potenza americana anche se, fino all’ultimo, la Santa
Sede si dimostrò fautrice di una pace separata della Germania con gli alleati anglo-americani che non
annientasse la nazione tedesca. La conseguenza più grave di questa posizione furono «i dilemmi e i
silenzi» (G. Miccoli) del Vaticano sullo sterminio degli ebrei, sul quale si avevano informazioni
precise. Enorme fu invece l’attività dispiegata dalla Santa Sede, anche con il sostegno finanziario di
governi ed associazioni, per assistere le popolazioni colpite dalla guerra; particolarmente intensa fu
poi l’attività per avere notizie su prigionieri e dispersi.
Il mondo coloniale:
Il complesso insieme del mondo coloniale – anche inteso in senso stretto, cioè senza estensione ai
territori controllati dalla madrepatria ma abitati da bianchi, come il Canada, l’Australia e la Nuova
Zelanda – ebbe un’importanza rilevante durante la Seconda guerra mondiale, in quanto assicurò alle
potenze in guerra contro il Patto Tripartito, e in particolare all’Inghilterra, importanti rifornimenti
alimentari e militari, e truppe impegnate in combattimento con fedeltà ed efficienza. Importanza
notevole ebbe il fatto che le autorità coloniali francesi in Africa rispondessero positivamente
all’appello del generale de Gaulle alla resistenza all’invasione nazista e al collaborazionismo di
Vichy, ottenendo l’appoggio delle élite indigene. Per contro in Indocina il collaborazionismo dei
francesi permise ai comunisti vietnamiti di elaborare una strategia che coniugasse lotta al fascismo e
al colonialismo. La situazione più delicata era comunque quella indiana dove la lotta per
l’indipendenza diretta dal partito del Congresso aveva raggiunto nel 1935 importanti successi con la
creazione di rappresentanze e governi locali a larga partecipazione indiana. Per volere di Gandhi – e
contro la posizione antifascista di J. Nehru – il Congresso non volle impegnarsi nella guerra a fianco
dell’Inghilterra e anzi nel 1942 scosse il potere inglese con una vasta campagna di “non
collaborazione”: uno dei maggiori dirigenti nazionalisti (Subhas Chandra Bose) collaborò con i
nazisti e i giapponesi. Comunque i rifornimenti alimentari e industriali dell’India furono
indispensabili all’Inghilterra in guerra e nella battaglia di El Alamein svolsero un ruolo determinante
i soldati indiani, in maggioranza musulmani e sikh.
La Shoah:
Con lo scoppio della guerra anche la persecuzione degli ebrei cambiò; era ormai tramontata ogni
ipotesi di deportazione coatta di massa fuori dai confini europei. Al momento dell’aggressione
all’URSS (giugno 1941), nel quadro della pianificazione dello “spazio vitale” all’Est e
dell’imbarbarimento estremo dei metodi di lotta che questo implicava, la prospettiva della
liquidazione fisica totale degli ebrei era ormai certa. Nel corso della trionfale avanzata nazista verso
est, migliaia di ebrei furono vittime di esecuzioni sommarie. Ma i massacri procedevano troppo a
rilento. Per l’eliminazione di tutti gli ebrei d’Europa era necessario procedere in modo più
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sistematico ed efficiente. Nell’ottobre 1941 venne vietata l’emigrazione degli ebrei dal Reich e
cominciarono le deportazioni verso i grandi ghetti allestiti ad est, che furono una vera e propria
anticamera di morte. Alla conferenza di Wannsee del 20 gennaio 1942, cui parteciparono i più stretti
collaboratori di Himmler, venne elaborata una mappa di tutti gli ebrei presenti in Europa che si
intendeva sterminare: si trattava di 11 milioni di persone. Tra la primavera e l’estate 1942 furono
allestiti e cominciarono a funzionare i campi di sterminio. La deportazione seguì uno schema preciso.
Si cominciò con la Polonia: i ghetti vennero quasi completamente svuotati nel corso dell’estate 1942;
in quello stesso periodo cominciava la “purificazione” dei territori della Slovacchia. Seguirono, in un
tragicamente preciso progetto a raggiera, gli ebrei della Croazia, della Serbia della Bulgaria e della
Grecia. Dalla primavera 1942 cominciarono anche le deportazioni dall’Europa occidentale: dalla
Francia in marzo, poi Paesi bassi, Belgio, Norvegia. In Italia si cominciò subito dopo l’8 settembre
1943. La fase culminante delle deportazioni si verificò tra primavera ed estate 1942. Da tutta Europa
i convogli dei deportati giungevano verso i campi della morte, dopo viaggi di giorni e giorni nel
corso dei quali i prigionieri erano stipati in carri bestiame, senza cibo, né aria, senza spazio per
muoversi; molti morivano nel corso di questi viaggi e venivano abbandonati lungo il percorso.
All’arrivo le vittime venivano selezionate; si salvavano solo coloro che erano considerati capaci di
poter ancora lavorare per il Reich, per gli altri c’era la morte immediata
La Shoah è certamente stata una delle più grandi tragedie di questo secolo: lo sterminio
perfettamente e scientemente pianificato di 6 milioni di uomini, donne, bambini, anziani uccisi in
nome della necessità storica dell’assoluto predominio della “razza ariana”. Se nessuno poteva avere
conoscenza delle dimensioni di quanto stava accadendo, molti potevano avere notizie almeno
parziali: dal 1942 erano certamente informati sia i governi Alleati che il Vaticano, ma tutti tacquero;
in quel momento sembrava assai più importante concludere la guerra e la sorte degli ebrei non
costituiva una ragione sufficiente per abbandonare questa priorità.
Le resistenze europee:
La resistenza contro l’occupante fu un fatto transnazionale, essendosi manifestata in tutti i territori
occupati, ma non si trovò mai ad essere unificata e nemmeno coordinata. Questo immenso potenziale
di uomini e di impegno fu utilizzato dagli alleati, ma con una certa diffidenza. Coloro che presero
parte attiva alla Resistenza, pur con le specifiche e caratterizzanti differenze dovute alle diverse
condizioni politiche e di lotta nei singoli paesi, erano mossi da un duplice sentimento: il patriottismo
e l’odio per il fascismo, straniero o nazionale che fosse. La loro guerra era una battaglia politica e
insieme una lotta militare, era ideologica quanto patriottica e dunque si rivolgeva tanto contro gli
occupanti quanto contro i collaborazionisti e fu dunque anche una guerra civile. La lotta della
Resistenza fu una guerra implacabile che al terrore eretto dall’occupante a sistema di governo rispose
con il terrore dei partigiani. Gli eserciti di resistenti erano spesso poveri, privi di armi, denaro o di
personale addestrato e la loro arma principale era la mobilità. La lotta armata fu la forma di lotta che
caratterizzò appunto la resistenza armata che si suole contrapporre alla resistenza civile. Essa ebbe
inizio ad opera di gruppi, in Francia ed in URSS, che si davano alla guerriglia e la durata ed il vigore
della loro azione dipendeva anche dal concorso che ricevevano dalla popolazione poiché non
avrebbero potuto sopravvivere alla sua ostilità. La Resistenza poté allora costituire un vero fronte
come in Jugoslavia e nell’URSS, o sollevare una notevole parte della popolazione come in Francia,
in Polonia, in Italia.
La resistenza italiana:
La resistenza armata iniziò in Italia l’8 settembre 1943, il giorno in cui fu reso noto l’armistizio. Vi
confluirono le forze antifasciste che da anni lottavano contro il regime fascista e che stabilirono le
linee programmatiche della lotta, e forze antifasciste più recenti: soprattutto giovani delusi dal
regime e stanchi di combattere. Si formarono Comitati di liberazione provinciali e regionali che
coordinarono i vari partiti (comunista, socialista, d’azione, democratico del lavoro, socialista,
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democratico cristiano). La Resistenza operò soprattutto in montagna ma anche in città e nelle
campagne. Soprattutto in alcune zone poté contare su un notevole appoggio della popolazione civile;
vi parteciparono tutti gli strati sociali, in particolari operai, contadini e piccolo borghesi convinti che
la lotta armata contro il fascismo dovesse essere preludio a una più profonda trasformazione sociale.
Interpreti di queste esigenze furono soprattutto le formazioni partigiane comuniste, socialiste e
azioniste. A Milano si creò il Comitato di Liberazione dell’Alta Italia che nel dicembre 1944 fu
incaricato dal governo di Roma di dirigere la guerra nella parte ancora occupata dai nazifascisti. Le
forze partigiane, trasformatesi intanto nel Corpo dei volontari per la libertà, vennero sottoposte ad un
comando militare supremo con a capo il generale dell’Esercito regolare Raffaele Cadorna (figlio di
Luigi), dal comunista Luigi Longo e dall’azionista Ferruccio Parri. Il governo di Roma voleva in tal
modo tenere sotto controllo il movimento partigiano per impedire che ne potesse scaturire una forza
politica alternativa a quella che si stava faticosamente ricostituendo al Sud.
La resistenza civile:
Accanto alla resistenza armata vi furono altre forme di insubordinazione, non collaborazione,
sabotaggio che vanno sotto il nome di resistenza civile, definizione quanto mai generica che
comprende tutte quelle forme di non obbedienza che non sono però caratterizzate dalla lotta armata.
È in realtà difficile distinguere il labile confine fra queste due forme di lotta, poiché i gruppi
partigiani combattenti furono sempre delle minoranze, che però godettero dell’appoggio di parti
consistenti della popolazione. Tuttavia il concetto di resistenza civile ha la notevole importanza di
sottolineare il passaggio graduale della popolazione dall’inerzia ad un rifiuto passivo ed infine
all’impegno attivo nella lotta. Vengono così alla ribalta aspetti nuovi come l’impegno femminile che
si svolse spesso non solo ai margini della resistenza combattente. Resistenza civile fu il sabotaggio
della produzione per la guerra, fu il disobbedire agli ordini dei superiori, furono forme via via più
articolate e complesse di presa di coscienza che andavano dalla distribuzione di volantini agli
scioperi. Al di là della diversità delle manifestazioni, è comunque fondamentale rilevare che il
prolungarsi del conflitto, la crescente mancanza di generi di prima necessità, la paura e le distruzioni
dei bombardamenti indussero sempre più persone ad adoperarsi perché la guerra potesse finire;
alcuni di questi gesti avevano anche una più ampia prospettiva politica, si inserivano in un progetto
di profondo mutamento, altri erano dettati da una più spontanea ed immediata insofferenza.
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cominciarono ad emergere notevoli contrasti fra USA e URSS, destinati ad esplodere negli anni
successivi ed a caratterizzare per molti decenni la storia d’Europa.
L’Italia:
Alla fine della guerra l’Italia si trovava in una situazione economica assai pesante. Le distruzioni
belliche avevano portato alla perdita di circa il 20% del patrimonio nazionale; l’industria si era per lo
più salvata, ma le capacità produttive erano crollate sia per la mancanza di materie prime sia per
l’invecchiamento tecnologico. L’agricoltura ebbe un calo produttivo assai pesante e non era in grado
di garantire un’alimentazione adeguata alle esigenze della popolazione. Alla difficile situazione
economica si aggiungeva una situazione politica assai complessa. Il paese usciva infatti dalla
Resistenza profondamente diviso: nel nord si era sviluppato un grande movimento di lotta contro il
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nazifascismo e si valutavano le esigenze di rinnovamento in modo più radicale e progressista che non
al sud dove la mancanza della lotta armata, la presenza della monarchia e del governo avevano
nonostante tutto assicurato una qualche forma di continuità delle vecchie istituzioni statali. I diversi
partiti antifascisti stavano consolidando le loro strutture, ma non potevano conoscere, fino a quando
non fossero state indette delle elezioni, i reciproci rapporti di forza e quindi gli orientamenti politici
di fondo del paese. Vi erano poi le forze militari alleate, che non solo erano le uniche in grado di
fornire i primi aiuti necessari ad una popolazione che attraversava una situazione economica
estremamente critica, ma sorvegliavano attentamente gli sviluppi politici della situazione italiana,
non nascondendo le loro simpatie per le forze più moderate e una netta ostilità nei confronti dei
partiti della sinistra.
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L’Organizzazione delle Nazioni Unite:
Sostanzialmente unitaria fu la volontà dei vincitori di creare una nuova organizzazione internazionale
degli Stati che non avesse le debolezze e che non ripetesse gli errori che avevano portato al crollo
della Società delle Nazioni (SdN).
La conferenza di San Francisco si aprì il 25 aprile 1945, alla vigilia della capitolazione della
Germania, e varò la nascita dell’Organizzazione delle nazioni unite (ONU), la cui creazione
rispondeva all’esigenza di ripristinare uno strumento di sicurezza collettiva per evitare una nuova
guerra disastrosa come quella che si era appena conclusa. Al di là della comune aspirazione a bandire
la guerra, i divergenti interessi delle potenze giocarono in modo da porre seri limiti ad ogni tentativo
di dar vita ad una piattaforma realmente unitaria e soprattutto da svuotare ogni costruzione
puramente formale che non si fondasse su una concreta volontà d’intesa. L’ONU, basata sul
principio della sicurezza collettiva, era retta da un Consiglio di sicurezza formato subito dopo la
guerra da potenze vincitrici: USA, URSS, Regno Unito, Francia, Cina (i 5 membri permanenti) e
soltanto l’accordo unanime delle cinque potenze avrebbe potuto consentire l’applicazione delle
decisioni. Nata allo scopo di porre fine alle prevaricazioni degli Stati più potenti su quelli più deboli,
l’ONU era dominata dalle due grandi potenze mondiali che si erano affermate nel corso della guerra:
USA e URSS. Proprio quando ne venne votato lo statuto si andarono accentuando i contrasti fra le
due superpotenze. Nel corso degli anni successivi emersero sempre più chiaramente i limiti
dell’azione dell’ONU, priva di una reale capacità di autonomo intervento, più spesso essa stessa
strumento nelle mani dei paesi che ne formano il Consiglio di sicurezza.
Il processo di Norimberga:
Nel corso delle conferenze di Yalta e Potsdam gli alleati avevano deciso che la Germania avrebbe
dovuto perdere la sua autonomia politica e che i colpevoli avrebbero dovuto essere puniti. Il processo
di Norimberga, svoltosi fra il novembre del 1945 e l’ottobre del 1946, fu di fatto l’unica prova di
concreta collaborazione fra occidentali e sovietici nel secondo dopoguerra; si andavano infatti ormai
profilando gli anni della guerra fredda. Tre erano le imputazioni fondamentali: crimini contro la pace
(preparazione di guerre d’aggressione); crimini di guerra (violazioni di norme e usi bellici); crimini
contro l’umanità (deportazioni, genocidio, lavoro forzato, ecc.). Furono portati sul banco degli
imputati, al di fuori di Hitler e degli altri responsabili nazisti che si erano suicidati (Goebbles, Ley,
Himmler), i più alti responsabili della direzione politica ed economica del Terzo Reich e i comandi
militari. L’epurazione dei nazisti fu relativamente ampia, soprattutto nella zona orientale, ma spesso
non fu realmente incisiva; molti di coloro che avevano avuto anche responsabilità notevoli subirono
solo brevi condanne e poterono riprendere presto la loro attività. La IG Farben, il maggiore colosso
chimico che aveva usufruito a Monowitz del lavoro schiavile dei prigionieri di Auschwitz, fu
condannata in uno dei processi secondari di Norimberga. I cartelli della Ruhr vennero frazionati. I
sovietici nel settore di loro competenza procedettero in modo più radicale a riforme strutturali: tutta
l’industria pesante venne nazionalizzata e le grandi proprietà terriere confiscate senza indennizzo. Il
rapporto con il difficile passato nazista passò presto in secondo piano nella politica degli alleati
rispetto ai contrasti che si andavano delineando fra le due superpotenze.
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possibilità di annullare la sua stessa esistenza sulla terra. Il possesso della bomba atomica divenne
negli anni successivi uno degli aspetti decisivi nello scontro fra le superpotenze. In un primo
momento gli Stati Uniti si dichiararono disposti a concedere all’ONU il controllo dell’energia
atomica a patto di avere la garanzia che nessun altro paese europeo la potesse produrre. Nel 1949
l’Unione Sovietica fece la sua prima esplosione atomica sperimentale: iniziava così l’equilibrio del
terrore, i due fronti contrapposti nella guerra fredda avevano entrambi la possibilità di annullare
l’umanità. Gli anni successivi furono caratterizzati da una forsennata corsa al riarmo atomico da
parte di entrambi gli schieramenti: Gran Bretagna, Francia, Cina e altri paesi entrarono in possesso
della bomba atomica e le due superpotenze divennero in tal modo due enormi arsenali di morte dotati
della possibilità di reciproca distruzione.
• Rivoluzione diplomatica;
• Abbandono concezione diplomatica ottomano-centrica;
• Applicazione principio giuridico dell’uti possidetis;
• Riconoscimento parità giuridica tra gli stati contraenti;
Pace di Karlowitz del 1699:
XVIII secolo ottomano (1708-1808)
• Fioritura culturale;
• Relativa stabilità sociale ed economica;
• Coinvolgimento ottomano in alcuni dei principali avvenimenti del diciottesimo secolo. Nello
specifico: avanzamento militare della Russia di Pietro il Grande (1682-1725); fine del
Commonwealth polacco-lituano; Rivoluzione francese; Guerre napoleoniche.
Lâle Devri or, the Age of Tulips (1718-1730)
• Epoca di relativa stabilità;
• Epoca di riforme e di apertura verso gli stati europei;
• Invio di numerose missioni diplomatiche all’estero come quella di Yirmisekiz Mehmet
Çelebi Efendi (1670-1732) a Parigi nel 1720;
• Tentativi di evitare l’isolamento diplomatico ottomano e di apprendere dalle riforme dei
sovrani illuminati europei;
Pace di Prut del 1711
• Supporto a Carlo XII di Svezia (1697-1718) contro Pietro I di Russia
• Sconfitta russa;
• L’impero russo si ritira dai territori polacco-lituani;
• Restituzione della fortezza di Azov;
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Missione ottomana a Parigi 1720-21:
Crisi ottomana di fine secolo:
• Trattato di Küçük Kaynarca del 1774 con conseguente ridimensionamento sovranità
ottomana interna ed estera;
• Fine del Commonwealth lituano-polacco nel 1795 che permette alla Russia di concentrare la
sua pressione militare sul Mar Nero e i Balcani turchi;
• Fine egemonia ottomana sul Mar Nero e pericolo che l’ingresso russo nel Mar Mediterraneo
comprometta l’equilibrio nella sua parte orientale;
• Inizio penetrazione economica e politica degli stati europei presso le signorie territoriali
ottomane;
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• La parziale estromissione dei Giannizzeri e dell’élite reazionarie sotto Selim III provocò la
sollevazione dei medesimi e l’intronizzazione del sultano con suo fratello Mustafa IV;
• L’élite provinciali (ayan) guidate da Alemdar Mustafa Pascià muovono su Istanbul e per la
prima volta impongono un proprio sultano nella persona del giovane Mahmud II;
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• Se nella maggior parte dei casi i conflitti con le élite locali permisero al sultano di creare una
nuova amministrazione centralizzata, in altri casi favorirono le spinte centrifughe supportate
dalle Potenze europee;
• Guerra di Indipendenza greca;
• Il conflitto egizio-ottomano;
Finalità
• Modernizzare l’Impero secondo lo standard civilizzatore europeo;
• Allontanare il rischio di intervento diretto delle Potenze in territorio ottomano;
• Essere incluso nel gruppo delle Grandi Potenze;
Abdülmecid I (1839-1861):
Hatt-i Gülhane del 1839
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preservare l’integrità statale ottomana e la tutela dei nazionalismi serbo-rumeno-
montenegrino
• L’Impero russo dello zar Alessandro II (1818-1881) cercò di influenzare i crescenti
nazionalismi balcanici nel tentativo di suscitare un nuovo scontro con l’Impero ottomano che
lo facesse uscire dall’isolamento diplomatico
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• Come testimoniato nel carteggio del Console a Sarajevo Cesare Durando (1830-1919), il
permanere dell’epizoozia nella provincia ottomana (eyalet) della Bosnia-Erzegovina tra gli
anni ‘60 e ’70, e una lunga serie di carestie causano nel 1875 una sollevazione anti-ottomana
dei piccoli proprietari (cristiani) nella provincia, supportata dai Principati Uniti (Romania) e
da quelli di Serbia e Montenegro
• La vittoria dell’esercito ottomano e la sua volontà di portare avanti la guerra contro i
principati ribelli causarono l’intervento russo e l’inizio di un nuovo conflitto nei Balcani tra i
principati nazionali a maggioranza cristiana guidati dall’Impero russo contro l’Impero
ottomano
• l’intensificazione delle reti e delle prerogative consolari, unita a un’accresciuta importanza
dell’opinione pubblica europea, forniscono larga copertura mediatica ai conflitti ottocenteschi
• il conflitto russo-turco del 1877-78 costituì un punto di svolta per l’utilizzo mediatico fatto
dei crimini di guerra e delle violazioni della Convenzione di Ginevra (1864) compiute da
entrambe le parti per giustificare il conflitto
• Come nel conflitto greco-ottomano, la «barbarie» del nemico viene utilizzata per giustificare
o chiedere l’intervento delle potenze
Nell’Impero ottomano:
• Nonostante il forte ridimensionamento territoriale nei Balcani, Abdülhamid II emerse
sostanzialmente vincitore dal conflitto;
• Grazie alla convocazione del Parlamento ottenne la convocazione del Congresso di Berlino
per ridiscutere i termini del Trattato di Santo Stefano;
• Con l’estromissione di Midhat Pascià (1822-1883) poté centralizzare l’amministrazione
ottomana sul sultano come al tempo di Mahmud II;
• La sconfitta ottomana nella guerra del 1877-78 portò all’isolamento diplomatico dell’Impero
e al riconnoscimento diplomatico dell’Impero russo
• Contemporaneamente alla sua svolta autoritaria interna, il sultano promosse l’allineamento
dell’Impero alle potenze imperiali germanofone, che dopo la cessione della Bosnia
all’Austria-Ungheria sostenevano di non avere ulteriori interessi all’espansione nei Balcani;
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organizzato nel CUP e la minoranza armena (persecuzione dei cristiani armeni tra il 1895 e il
1897);
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La semi-sconfitta della flotta britannica a Gallipoli e il trionfo della Rivoluzione in Russia aprirono
diversi scenari al governo ottomano per espandere la propria compagine imperiale. Nonostante la
repressione interna del dissenso e il genocidio della minoranza armena, l’impero non seppe
fronteggiare i nazionalismi arabi supportati dal governo britannico. L’incapacità del potere sultaniale
di offrire un’alternativa dopo la distruzione causata dalla leadership giovane turca portò alla
rivoluzione nazionale e alla fondazione del governo turco repubblicano, guidato dai membri della
medesima élite turca che non erano rimasti coinvolti nel genocidio armeno.
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1. La cooperazione è favorita da una serie di organismi:
2. 1947 GATT (General agreement of tariff and trade) per ridurre le barriere doganali
3. 1948 Organizzazione per la cooperazione economica europea che nel 1961 si trasforma
nell’Ocse
4. 1951 Ceca
5. 1957 Cee
• Crescita di Giappone e Germania, fortemente volute dagli Usa, che mettono in crisi la
leadership statunitense
• Involuzione del modello keynesismo,
• Effetti pesanti sull’ambiente: effetti visibili sotto gli occhi di tutti, ed insieme a questo iniziò
ad essere in dubbio il modello economico dominante.
Guerra fredda:
Cosa fu la guerra fredda?
• Una lotta tra coalizioni opposte non era una novità
• Era una novità l’idea di una guerra fredda, combattuta per procura
• “Pace impossibile, guerra improbabile” (Raymond Aron)
• Guerra con mezzi diversi, ma anche esigenza di evitare la catastrofe
- Scontro tra i valori dell’Occidente e quelli del regime sovietico, che intendeva
difendere l’influenza conquistata durante la guerra.
- Tradizionale spinta russa verso uno sbocco sui mari caldi.
- Real-politik e motivi ideologici si fondono nella visione americana dell’Urss, che
punta quindi a giustificare il contenimento dell’espansionismo del colosso sovietico.
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- Fu una guerra fredda in Occidente, calda altrove (Lotta per la supremazia di luoghi
vitali, Germania, Medio Oriente e le sue vie d’accesso, Nord Est e Sud Est asiatici)
- Scontro tra ramificazioni della stessa civiltà europea: ognuno dei due rivendicava la
validità universale e la supremazia del suo modello.
Nascono nuovi Stati indipendenti dal 1960 che entrano nell'ONU e vengono influenzati da
entrambe le forze che “premono” per guidare i governi nascenti. La Rivoluzione di Castro a Cuba
all'inizio voleva distanziarsi da entrambe ma poi si alleò con l'URSS per evitare l'influenza
statunitense. Crisi missilistica cubana risolta con il ritiro degli stessi dall'isola da parte dei Russi e
dalla Tunisia da parte americana. Patto per evitare la guerra nucleare. Sarebbe stata una guerra
senza vincitori né vinti ma sarebbero morti tutti indistintamente.
C'erano basi americane in Italia.
Telefono rosso che collega Cremlino e Washigton per comunicare subito evitando la
convocazione degli ambasciatori in caso di pericolo di scoppio di guerra nucleare. Inizia nel 60.
Si cerca di limitare la produzione delle armi atomiche e chimiche, nonostante ce ne fossero in giro.
Quelle presenti restano ma si cerca di non produrne di nuove.
1962-1963/ 1979: Distensione tra URSS e USA che termina con l'intervento sovietico in
Afghanistan contro i talebani. Termina nell'89.
Vietnam e Indocina (che si era resa indipendente dalla Francia con una guerra di
indipendenza).
Il Vietnam ha bisogno dell'intervento americano per arginare l'avanzata sovietica nel Paese. Verrà
vinto dai Comunisti e sarà una delle grandi ferite che si ripercuoterà sulla storia successiva.
Il movimento del 68 rivendica anche la fine dell'intervento americano in Vietnam dato che i
giovano venivano mandati a combattere. America come patria dei sondaggi dove si capisce che la
maggior parte della popolazione è contraria alla guerra. Le truppe saranno ritirate nel 73.
Nel 68 c'è anche la Primavera di Praga. Paese del Blocco Comunista formato da Repubblica Ceca
e Slovacchia – Cecoslovacchia – il leader del PC Slovacco Dubcek vuole varare delle riforme
democratiche ma l'URSS non le approva per timore che questo la allontano troppo e possa, invece,
avvicinarsi alla parte americana. Dubcek viene deposto dalla stessa URSS e viene scelto un leader
più vicino ai loro ideali. Intervento militare, già avvenuto in Ungheria nel 1956, che ha gli
stessi effetti del Vietnam in America per le ferite che porta nell'Unione. Rottura in Italia.
Berlinguer, ad esempio, affermerà che il PCI sarà più sicuro con la NATO anche se resterà legato
con l'Unione Sovietica. Dal 91 cambierà nome. Nel 56 questo partito era profondamente legato
all'URSS, Togliatti era scappato in Russia. Nel 68 era cambiata la dirigenza e quindi si cerca di
prendere le distanze dall'Unione. Era iniziato un processo di destalinizzazione data da riforme
democratiche che non vengono accettate. Nel film su Iam Palak si capisce che, prima del 68, i
giornali potevano criticare l'URSS ma, appena questa interviene militarmente, tornano di regime e
nessuno può intervenire contro i Russi sparando. Il giovane si darà fuoco imitando i monaci
tibetani che lo stanno facendo proprio in quell'anno come protesta contro l'invasione sovietica.
In quell'anno si inizia a guardare come modelli comunisti il Che Guevara a Cuba e la Cina
maoista. Sistema mondo che era nato dalle scoperte cinquecentesche anche se le dinamiche
erano diverse da quelle odierne.
1961-1989: Costruzione e caduta del muro di Berlino che fa terminare l'influenza sovietica.
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2. Emergere di Stati indipendenti in Asia e Africa
3. Ascesa di un terzo polo geopolitico e ideologico: la Repubblica popolare cinese.
Tutti erano alleati assecondarli e agire di conseguenza , processo di decolonizzazione che
modificò molto gli esterni.
• In sostanza è un bipolarismo per modo di dire, perché non era perfetto ma asimmetrico a
favore degli Usa.
• Non è affatto paritario
• Paura da parte di entrambi i contraenti di perdere la propria posizione
Confusione di esigenze di sicurezza ed espansionismo.
La guerra fredda ebbe le sue ripercussioni anche in Asia, a cominciare dalla Cina.
Cina giocò un ruolo militare per la sua storia millenaria. Non ci fu mai un equilibrio fra le diverse
potenze. Ascesa di un terzo polo geopolitico e ideologico: La repubblica popolare cinese.
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9- 1986-1990: la fine della guerra fredda.
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avviò la modernizzazione del Paese secondo un modello collettivistico.
Preoccupati dell’espansione comunista in Asia, gli Usa appoggiarono la Corea del Sud, che era stata
invasa dalle truppe della Corea del Nord, sostenute dalla Cina e dall’Urss. Ne scaturì una guerra
durata tre anni che decretò la corsa agli armamenti: nel novembre 1952 gli Stati Uniti fecero
esplodere la prima bomba H e l’anno successivo l’Urss dichiarò di possedere la stessa arma
conclusasi. Tutto finì con un armistizio, che confermò la divisione della Corea (1953). Nello stesso
anno, con la morte di Stalin, Kruscev inizia la cosiddetta coesistenza pacifica, anche se le
manifestazioni operaie a Berlino furono represse con la forza.
Nel frattempo nel Sud-est asiatico le truppe francesi sono messe alle strette dalle truppe Vietnamite.
Minaccia di espansione comunista in Indocina; si verificò un colpo di Stato in Iran che dette avvio
alla creazione delle covert operations: della Cia e il (National Security Council) NSC, volte a
garantire la sicurezza.
Foster Dulles, con la strategia della Roll back e le massive retaliation (rappresaglia massiccia): una
controffensiva per ridimensionare l’influenza sovietica. Maggiore aggressività. Assorbì risorse e
agenti da entrambe le parti e fu una corsa agli armamenti: con oltre il 70% di produzione mondiale
delle armi in Usa e Urss, dai 15 ai 50 miliardi di spesa tra il 1950 e il 1962, che mise in difficoltà
soprattutto l’Urss.
(anni in breve)
Paura di un nuovo conflitto, ma il nucleare funge da deterrente.
L’Europa occidentale si sente la più esposta al pericolo
La Francia rinuncia al Comunità europea di difesa, nata dopo la Ceca
Nel 1955 Germania occidentale entra nella Nato, ed i paesi stipulano il Patto di Varsavia.
1954 Seato (South East Asia Treaty organization), Usa, Nuova Zelanda, Australia, Filippine,
Thailandia
1955: patto di Bagdad (GB, Turchia, Iraq, Iran e Pakistan)
1954: soluzione sul Vietnam (divisione al 17 parallelo)
La logica bipolare stringe il pianeta in una morsa
1955: conferenza di Bandung su iniziativa di India, Pakistan, Birmania, RPC e Indonesia: limitazione
degli armamenti e autodeterminazione dei popoli
1956: Un anno drammatico per il blocco sovietico diviso sia dalla guerra fredda che all’interno dello
stesso blocco. Denuncia dei crimini sovietici (XX congresso PCUS), sommosse operaie represse nel
sangue in Polonia e intervento dell’Armata rossa in Ungheria per stroncare la rivolta antisovietica
Nella logica della guerra fredda gli Usa rinunciano a ogni intervento: appare evidente che più ampia
è l’area di influenza e meno efficace è il controllo che si può esercitare
Nel 1956 si verificò la crisi di Suez (nazionalizzazione del canale)
Nel 1948 era nato lo Stato di Israele, inaugurato da una guerra contro gli Stati Arabi, che vissero tale
nascita come un sopruso. (ma dai!)
Sempre nello stesso anno l’Egitto di Nasser e la nazionalizzazione del canale di Suez: l’attacco di
Israele, Francia e Inghilterra non è sostenuta dagli Usa. L’Onu garantisce il cessate il fuoco e ciò
decretò una svolta.
Per la Francia si aprì una crisi che portò all’indipendenza dell’Algeria.
L’attività dell’ONU decretò la crisi del coniglio di sicurezza sostanziale inerzia con la guerra tra
Cina e India per il Tibet.
Rafforzamento del bipolarismo: La crisi dell’Onu: paralisi tra l’Assemblea e il Consiglio di sicurezza
Inerzia dei paesi non allineati, con le contraddizioni evidenziate dalla guerra tra Cina e India per il
Tibet
Integrazione europea, grazie all’attività di Jean Monnet: l’estensione della logica della Ceca ad altri
campi, come l’energia nucleare, vede esitare la Francia, che reclama la propria autonomia, animata
da spirito di rivalsa per il disastro di Suez.
1957: Euratom e Cee
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De Gaulle predilige un rapporto diretto con i governi europei, aggirando gli organismi comunitari.
Ma Italia e Germania fedeli alla Nato
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- Gli Usa sempre più impegnati in Vietnam. Nel 1964 si impegna militarmente in modo diretto
(cfr. approfondimento).
- 1968: offensiva del Tet, che apre ai negoziati di pace. 50.000 morti americani
- Test di credibilità internazionale per gli Usa, che nell’aspirazione all’unità del Vietnam
videro un tentativo espansionistico del comunismo cinese e sovietico
- Inefficace e impopolare il governo del sud Vietnam
- Movimento di guerriglia attuato dai Vietcong sostenuto dal governo del nord
- Guerra assurda
- L’altro grande focolaio è il Medio Oriente
- Il Giappone
- Il generale Mac Arthur gode di maggiore autonomia rispetto ai regimi di occupazione in
Germania e in Italia
- Epurazione limitata ai vertici dell’esercito (processo di Tokyo su modello Norimberga contro
i criminali di guerra)
- L’imperatore rinuncia allo shintoismo
- Libertà e in un primo tempo politica antimonopolistica
- Riforma agraria e urbanizzazione
- Affermazione dei partiti moderati e politica deflattiva
- Il familismo giapponese
- Forte movimento studentesco
- Il miracolo giapponese
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- Non c’è accordo nemmeno sulla deterrenza nucleare
- Di fatto è un sistema che nasce dal vuoto lasciato dal tracollo europeo e dalla paura di fronte
a sistemi di sicurezza incompatibili
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- censura militare non riesce a frenare i giornalisti: stampa, radio e TV bombardano
metaforicamente opinione pubblica Usa, che “scopre” la realtà della guerra: è il conflitto più
“raccontato” perché i corrispondenti potevano comunque muoversi in modo indipendente
- 1965 il giornalista Fred W. Friendly, presidente del settore reporter della CBS, si dimette
dopo che era stato censurato il suo servizio sul dibattito al Senato sulla guerra (che approva
escalation e bombardamento del Nord)
- 1966: l’inviato del NYT Harrison E. Salisbury*, unico autorizzato a visitare il Vietnam del
nord, descrive le conseguenze dei bombardamenti sui civili, iniziati dal 1964: “disastro di
credibilità” perché governo aveva detto di aver colpito solo obiettivi militari: gli altri giornali
isolano Salisbury, accusato di fare propaganda filo-comunista; non riceve il Premio Pulitzer.
- 1967 Salibsury pubblica Behind the lines-Hanoi: smentite le versioni ufficiali: sono colpiti
solo obiettivi militari...
* 1956 aveva diffuso il rapporto segreto di Kruscev al XX congresso Pcus
1968: la guerra cambia, controffensiva del Tet (capodanno lunare), insurrezioni in vari centri e
soprattutto a Saigon: la TV la riprende in diretta.
Il fotoreporter della AP Eddie Adams vince il premio Pulitzer per la foto del capo della polizia di
Saigon che spara alla testa di un civile.
Esecuzione filmata da operatore NBC: opinione pubblica sconvolta; un sondaggio rivela che gli
oppositori all’escalation militare passano dal 26 al 48%.
Novembre 1969: il giornalista indipendente Seymour Hersh scopre il massacro di My Lai (Song
My del 16.3.1968: uccisi 347 civili, sp. donne vecchi e bambini, torture e stupri) e lo pubblica su
“The plain dealer” di Cleveland.
Inchiesta parte dalla scoperta della lettera di un tenente Usa che aveva partecipato al massacro e si
era pentito, inviata a un deputato del congresso (condannato dalla corte marziale nel 1971, è fatto
scarcerare da Nixon). Il suo libro My Lai Vietnam vince il premio Pulitzer.
Opinione pubblica e Vietnam:
- nei campus universitari Usa aumenta ostilità nei confronti dell’escalation militari.
- 1970 repressione alla Kent University, da 4 giorni mobilitata contro la guerra (assedio a
campus in cui erano addestrati gli ufficiali della riserva): uccisi 4 studenti, sciopero in oltre
400 campus (studenti docenti).
- maggio 1972 marcia di Seattle contro la guerra
Il Vietnam in italia
L’offensiva del Tet nel 1968 scatena la stampa europea e italiana
Vietnam diviene parola d’ordine delle contestazioni studentesche in occidente
PENTAGON PAPERS
1964: incidente del Tonchino (presunto attacco nordvietnamita alla US Navy, opera in realtà del
National security agency, ente spionaggio USA): Congresso concede i pieni poteri e il via libera per
il bombardamento del Nord Vietnam e il dispiego di un’imponente forza militare al Sud.
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Il ministro della Difesa Robert Mc Namara, contrario all’escalation, commissiona nel 1967
un’indagine all’agente della Cia Daniel Ellsberg (la gola profonda “più pericolosa d’America”), che
lavora alla Rand Corporation, think tank geostrategico
Ellsberg fa la “soffiata” al New York Times, che nel 1971 pubblica il dossier McNamara; denuncia
del nuovo presidente Nixon alla Corte suprema per la pubblicazione di documenti segreti, che
assolve il giornale: il governo non può censurare preventivamente fatti di evidente pubblico interesse
PP resi integralmente pubblici nel 2011 da Obama (National Declassification Center)
Film The Post (Spielberg 2018)
https://www.youtube.com/watch?v=RGEMgSk-TwM
La decolonizzazione
• Il colonialismo e la decolonizzazione sono fenomeni storici di grande rilievo, che incidono
sugli equilibri internazionali.
• Il colonialismo ha origini che precedono gli anni ’70 dell’800
• La situazione del 1945 è poco diversa da quella del 1919
• Così la grande decolonizzazione, che vive una fase decisiva dal 1945-1960, si protrae più a
lungo, almeno finché Hong Kong non torna alla Cina nel 1997. Per altri gli imperi non sono
mai finiti, perché la colonizzazione è un processo straordinariamente complesso e c’è sempre
un impero che grava sulle menti, sulle economie e sulle politiche di Stati più deboli.
• Anche decolonizzazione è un termine con molti significati e un fenomeno non univoco
(pensate solo alla differenze tra Francia e Inghilterra).
• Significa uscire da questo processo semimillenario di dominio europeo di tanta parte del
mondo: ciò ha comportato creare uno Stato, un’economia e una cultura indipendenti. Modello
europeo o totale alterità?
• Nel corso dei decenni gli studiosi hanno letto in modo diverso la decolonizzazione.
• Nel corso di un ventennio il terzo mondo emerge sulla scena mondiale come inedito
protagonista
• Crollo dei tassi di mortalità e boom demografico
• Processi di industrializzazione e modernizzazione
• Sul piano politico e civile la situazione è molto diversa
• Terzo Mondo Denominazione entrata nel linguaggio delle relazioni internazionali alla vigilia
della conferenza di Bandung del 1955, per indicare i paesi dell’Asia, Africa e America
Latina, appena usciti dalla soggezione coloniale oppure in lotta per il conseguimento
dell’indipendenza. Tale espressione è rimasta nell’uso per designare i paesi caratterizzati da
un basso prodotto interno lordo pro capite, da una elevata crescita demografica e da una
struttura produttiva fortemente dipendente dall’importazione di capitali e tecnologie dai paesi
industrializzati; sono preferibilmente detti paesi in via di sviluppo.
• i paesi che allora costituivano il terzo mondo hanno subito evoluzioni diverse e non sono più
raggruppabili in una singola realtà omogenea: molti paesi asiatici si sono industrializzati
massicciamente o comunque hanno sviluppato economie indipendenti ed autonome, mentre
molti paesi africani restano poveri ed economicamente arretrati.
• di recente è stato coniato il nuovo termine di quarto mondo per indicare il gruppo dei paesi
più poveri.
- Prima fase: 1945-1956 rosso. Decolonizzazione dell’Asia e della maggior parte del mondo
arabo.
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- Seconda fase: 1957-1965 arancione. Liberazione dell’Africa centrale e dell’Algeria.
- Terza fase: 1966-1990 giallo. Riguardò alcune piccole colonie inglesi e francesi
nell’America meridionale e l’Africa meridionale, cioè le colonie africane del Portogallo e i
Paesi dominati da minoranze razziste bianche (Rhodesia, oggi Zimbabwe, e Sudafrica).
• Il mandato, così come istituito dalla Società delle Nazioni, era rimasto inattuato. Nel 1945
l’Onu riprende l’idea del mandato, con l’introduzione di controlli periodici
• Gran Bretagna e Francia, fortemente indebolite, seguono politiche diverse: Commonwealth la
prima, un sostanziale irrigidimento la seconda
• Gli Usa e l’imperialismo informale: aiuti in denaro e controllo indiretto.
• In Asia la fine del conflitto ha portato alla ribalta nuovi soggetti politici indipendentisti.
• L’esempio dell’India e soprattutto della Cina (guerriglia legata alla riforma agraria).
• In Asia è un effetto del rafforzamento delle forze nazionaliste dovuto alla resistenza contro i
giapponesi
• I movimenti di liberazione in Asia hanno alcuni tratti comuni:
1. L’idea di una guerra di ispirazione rivoluzionaria condotta nelle campagne (guerriglia comunista e
contadini). Perché i contadini diventano i soggetti rivoluzionari?
2. Un’analisi di tipo marxista dello sfruttamento coloniale
3. L’intreccio di obiettivi sociali e nazionali
4. L’appoggio Urss
• Già nel 1946 diventano indipendenti le Filippine (primo laboratorio dell’imperialismo
informale Usa), Siria e Libano (francesi), mentre in Indocina si apre una guerra
d’indipendenza che giunge alla vittoria nel 1954
• Tra il 1945-49 l’Olanda è costretta a cedere sull’Indonesia
• Nel 1948 Ceylon e Birmania (al di fuori del Commonwealth), la Malesia nel 1947
• L’incontro con le economie monetarie dei paesi sviluppati, lo sviluppo di monoculture per
l’esportazione e la crescita demografica avevano sconvolto gli equilibri sociali delle
campagne, dove domina il latifondo
• In molti paesi prosegue la guerriglia
L’India
• Il primo grande paese a conquistare l’indipendenza (1947)
• La lotta per l’indipendenza dell’India si identifica per gran parte con Mohandas Karamchard
Gandhi, detto il Mahatma (“Grande Anima”).
• Tra le due guerre Gandhi aveva lottato contro il dominio britannico con una “resistenza
attiva non violenta”
• La Lega dei musulmani puntava alla creazione di uno Stato islamico separato dal resto
dell’India.
• Conflitto tra la maggioranza hindu e la minoranza musulmana, alimentato dal regime
britannico.
• Nel 1947 si arriva alla creazione dell’Unione indiana e del Pakistan, che spinge a migrare
oltre 12 milioni di persone, con un milione di vittime.
• Gandhi assassinato da un fanatico hindu.
• Soluzione precaria perché il Pakistan era diviso da 1700 Km di territorio indiano. Rapporti
molto difficili soprattutto per la questione del Kashmir, che si sanarono nel 1971 con la
costituzione del Bangladesh (cfr. dopo cartina)
• Questione dei sikh, membri di un’antica setta religiosa (Punjab)
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• Governa per 40 anni il partito del Congresso Nerhu leader occidentale (1947-1964),
equidistante dai blocchi
• Riforma agraria, abolizione delle caste, ruolo attivo dello Stato nello sviluppo
Gandhi
• Il pensiero di Gandhi si basa su tre punti fondamentali:
• Autodeterminazione dei popoli: convinzione che la miseria dipendesse dallo sfruttamento
delle risorse da parte dei colonizzatori britannici.
• Non violenza: una forma di non-collaborazione radicale con il governo britannico, concepita
come mezzo di pressione di massa. La violenza suscita solamente altra violenza. Egli
propone una strategia che consiste nella “resistenza passiva”, il non reagire, in altre parole,
alle provocazioni dei violenti, e nella disobbedienza civile.
• “ la mia non-cooperazione non nuoce a nessuno; è non-cooperazione con il male,…
portato a sistema, non con chi fa il male” (Gandhi, “Gandhi Parla di Se Stesso”)
• Tolleranza Religiosa: “…il mio più intimo desiderio” dice Gandhi “…è di realizzare
la fratellanza.. tra tutti gli uomini, indù, musulmani, cristiani, parsi ed ebrei”.
1947 divisione dell’ India (trasferimento nelle due aree del Punjab (Pakistan ovest ed est) di circa 16
milioni di profughi
1971 guerra India-Pakistan est vs Pakistan ovest: genocidio e nascita Bangladesh
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provocando il ritorno di De Gaulle, il crollo della IV Repubblica e l’avvento di una V
Repubblica più autoritaria, e dall’altra è andato ad alimentare il terrorismo internazionale di
destra.
• Conquistata nel 1832 da Carlo X, e dai profughi di Alsazia e Lorena, è più di una colonia, è
un pezzo di madrepatria.
• Nel 1954 nasce Il FLN ed è proclamata l’insurrezione
• 1954-59: due milioni di algerini raccolti in centri di raggruppamento
• Battaglia di Algeri come momento culminante, uso di forze speciali e metodi brutali.
• Movimenti di opinione contrari e capacità di sollevare la questione algerina all’Onu
• 1958: ritorno di De Gaulle, che aprì un negoziato
• Nasce l’Oas
• 1962: referendum che sancisce l’indipendenza dell’Algeria
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ANTİSEMİTİSMO E RAZZİSMO İN EU:
Sterminio ebrei compiuto nel 1938. Settembre 1935 a Norimberga, si sancisce che gli ebrei perdono
la cittadinanza in un Eu gli ebrei non sono considerati tedeschi, torna una gerarchia sociale.
Perdono i diritti e i doveri. Solo 3 anni dopo anche altri paesi prendono questa decisione in modo più
limitato 1938:
- Romania legge sul riesame della cittadinanza.
- Austria annessione III Reich = alla Germania.
- Italia Provvedimento per la difesa della razza.
Riv. Francese ed emancipazione ebraica. Gli ebrei cambiano radicalmente alcuni abitudini di vita. Si
hanno dei fenomeni di urbanizzazione e si ha un processo di assimilazione facendo diventare
l’ebraismo una scelta provata che poi non comporta alcuna sostanziale differenza nel paese di
residenza. Ottennero la parità giuridica gli studiosi sono d’accordo sulla comparsa (fra fine 800
inizio 900) fenomeno nuovo che prende un confronto del pregiudizio ebraico vs Chiesa europea
cristiana. L’antisemitismo apparso negli anni 70’-80’ dell’800
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Nel 1870 molti ghetti europei erano stati smantellati e nel 1938 c'erano ebrei di seconda generazione
che avevano un parente vissuto nel ghetto.
Affaire Drefus: 1894, Francia, c’è il sospetto di un tradimento e il colpevole è ben presto trovato:
l’ufficiale Alfred Dreyfus. La sua colpa? Essere ebreo. Ed avere una grafia simile a quella del vero
traditore. Inizia il processo e Dreyfus si dichiara fin da subito innocente, ma lo Stato francese
necessita di trovare un colpevole e di mettere in scena una pena esemplare per dimostrare la
sicurezza del suo sistema politico e militare. La stampa si dichiarò fin da subito favorevole alla
condanna dell’ufficiale e anche l’opinione popolare si schierò nettamente contro il Dreyfus che, fino
a quel momento, aveva servito fedelmente quella che considerava la propria patria.
Nonostante la totale mancanza di testimonianze, 1894 Dreyfus venne dichiarato colpevole e
condannato.
La moglie si mobilitò immediatamente per fare riaprire il caso e per salvare il marito da un’accusa
che traeva fondamento solo nella recente ondata di antisemitismo che aveva colpito la Francia.
Mentre nelle piazze francesi si gridava “morte agli ebrei!”. Dreyfus era benestante, un militare
insignito, un padre di famiglia e un ebreo. E per questo, un traditore. Nello stesso anno
l’intellettuale Emile Zola pubblicò, sulla prima pagina della rivista L’Aurore, il suo famoso
«J’accuse!», una lettera rivolta al Presidente della Repubblica in cui denuncia l’antisemitismo
dell’esercito e la condanna senza prove di un uomo innocente. Nel 1906 Dreyfus venne finalmente
scagionato e fu incarcerato il vero colpevole. L’affare Dreyfus mostra, per la prima volta nella storia,
come l’ingiustizia delle ideologie discriminatorie trova sede nelle aule giudiziarie e si riverbera sul
processo. La propaganda francese ebreo rappresentato tramite dei simboli disumanizzati. Idee
d’invasione, violenza, di tradimento, forte uso sei processi di animalizzazione.
A fine Ottocento si sviluppa l'idea sionista a Vienna. La questione ebraica si interrompe
momentaneamente con la Prima Guerra Mondiale. Il quadro europeo dopo la guerra accetta lo
sviluppo di tali ideologie.
Crisi post guerra che si avvertono con varie ricadute. Affermazione prepotente delle minoranze dopo
il conflitto. L'antisemitismo risponde a questa esigenza di trovare capro espiatorio delle conseguenze
della crisi.
Primi gruppi vs l’odio antiebraico: 1900 con la 1° G.M. questione ebraica = fondamentale. Nei paesi
in guerra i militari ebrei combattono, soffrono e muoiono per le loro rispettive patrie come i loro
commilitoni cristiani. Ma i fermenti antisemiti latenti o inattivi si risvegliano in occasione di crisi
storiche. Il mal contento ereditato dalla fine della guerra sfocia in parte nell’antisemitismo e odio in
tutta l’EU. Questo perché diventa facile trovare un male comune, di facile accesso, facilmente
diffuso anche per la stampa. Di agevole diffusione antisemita è una pubblicazione elaborata
all’interno dei gruppi del X redatti a fine 800’ a Basilea, serie di regolamenti xxx
Sorgono così, e si affermano con grande successo, movimenti che riescono a dar vita a totalitarismi
con aspirazioni onnicomprensive: il comunismo, il fascismo, il nazionalsocialismo, i quali, pur con
diversità anche rilevanti tra loro, propongono la giustizia sociale, la creazione di un “uomo nuovo”.
Questi partiti e questi capi, pur con modalità sostanzialmente diverse, finiscono per condurre le loro
politiche anche contro la cultura ebraica. Gli ebrei diventano il capro espiatorio delle crisi
postbelliche – Terminata la guerra le condizioni di vita per gli ebrei, a causa della ripresa della
propaganda nazionalista e antisemita, in alcuni paesi comincia a deteriorarsi. Da quel momento, per
molti è chiaro che il processo di inserimento nella vita nazionale non ha ridotto, come speravano,
l’ostilità a fenomeno provvisorio e localmente limitato; al contrario, il seme piantato da intellettuali,
politici, giornalisti, scrittori, in quasi tutta Europa e in America nei decenni precedenti è germogliato:
nella maggior parte della popolazione è ormai latente un potenziale di pregiudizi che, come già in
passato, politici senza scrupoli ricominciano a utilizzare per influenzare l’opinione pubblica.
Il crollo della Germania imperiale (novembre 1918) e la nascita della repubblica di Weimar è seguito
da un periodo caratterizzato da penuria alimentare, iperinflazione, miseria generale, sconvolgimento
delle classi sociali, accesa mobilitazione politica ed episodi di brutalizzazione e disumanizzazione
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del nemico politico. Ed è anche un momento marcato da una profonda crisi d’identità: il paese
rimpiange il passato imperiale, non accetta la perdita del rango di grande potenza e si sente vittima di
palesi ingiustizie. Perdono inizialmente la libertà di restare (richiesta di andarsene), poi in un
secondo momento vengono privati della libertà e quindi bloccati per poi essere deportati entro i
campi. Crisi dei rifugiati del 38’ esuli che fuggono e che vanno in Spagna, Austria, anche se poco
dopo bloccheranno gli accessi.
Dagli anni 20 dall'America arrivano i Protocolli dei Savi di Sion che diventa un nuovo caso
editoriale come lo era stato quello di Drefus. I Savi di Sion avevano tenuto delle riunioni delle quali
sono rimasti verbali pubblicati dove si indicano i modi in cui gli ebrei arrivino a controllare il
mondo. Si rivelano essere un falso nato in Russia durante la guerra civile chiamata “Guerra civile
bianca” dove gli esuli trovano appoggio inglese per pubblicarli. Gli inglesi stessi sapevano benissimo
che quei documenti erano falsi.
Mito del giudeobolscevismo che genera terrore nel resto dell'Europa occidentale. Idea che gli ebrei
siano i principali fautori della Rivoluzione Russa. Nel gruppo c'era sicuramente la componente
ebraica ma non erano loro i principali fautori di questa Rivoluzione.
Fascismi europei fortemente uniti ad antisemitismo. Slogan che semplificano la situazione usando gli
ebrei come capro espiatorio. Proposte di allontanare gli ebrei dalla società.
Conferenza Devian nel 1938 sulla questione umanitaria nata dai rifugiati.
82
OLTRECORTINA: Il Comunismo 1945-1989/91
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38% dei voti e la formazione di un governo di coalizione. Tutti i partiti collaborano al potere, il
governo è pluripartitico, una sorta di Democrazia quindi. 9 ministeri vanno ai comunisti, ma il
sistema è misto e c'è esclusione estrema della destra. Abbiamo poi una svolta con il piano Marshall
nel 1947, quando l’URSS impose alla Cecoslovacchia di rifiutarlo. La Russia non vuole scontrarsi
con scioperi o altro quindi prende provvedimenti e ottiene critiche nel 1948, anno nel quale i
comunisti muovono i sindacati per non perdere il potere. Nello stesso anno i nuovi ministri con
l’aumento di tensione dovettero accettare le richieste di dimissione, un atto che portò al «Colpo di
Praga».
84
concessioni economiche, anche grazie alla rinuncia da parte dell’Unione Sovietica alle riparazioni
belliche. Nel 1953 Berlino est e succube di una sommossa operaia che verrà repressa dal regime e vi
sono quindi necessari cambiamenti e una vita più dignitosa.
85
dato che l’internazionalismo stalinista si sostituì con una versione più «nazionale», chiaramente
espressa nelle «tesi di aprile» del 1964. Uno scisma anche economico, dato che la Romania rifiutò di
aderire al piano di economia integrata del Comecon. Nel 1965 A Gherghiu-Dej succedette Nicolae
Ceauşescu. Diviene il primo stato a riconoscere la repubblica federale tedesca. Il regime di Novotný
non fu toccato dagli eventi del ’56. Qualche fermento nacque però grazie alla liberazione di numerosi
detenuti politici, e a una maggiore permissività dal punto di vista culturale. Dubček imperterrito
continua sulla sua strada e riuscì ad arrivare al governo nel 1967, distinguendosi per l’abolizione
della censura preventiva e la limitazione del lavoro della polizia politica. Dietro pressione di altri
paesi satelliti, come DDR e Polonia, il 18 agosto 1968 i carri armati sovietici entrarono a Praga per
mettere fine all’esperimento cecoslovacco. Una operazione militare e non politica che possiamo
ricordare con un gesto eclatante di uno studente di filosofia che si dette fuoco.
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situazione rimase sotto controllo, dopo la sua morte divenne sempre più insostenibile. Slovenia più
ricca Bosnia Montenegro Kosovo grande disoccupazione rivalità tra repubbliche. L’11 marzo 1985
Michail Gorbačëv divenne il segretario generale del PCUS. Le direzioni diverse dissanguano il
centro dell’impero russo e la polonia continua con gli scioperi nel 88. Privati dell’appoggio sovietico
i vari regimi dell’Europa orientale andarono in direzioni diverse. L’Ungheria e la Polonia videro
«rivoluzioni negoziate» libere elezioni, lento fu il percorso della Cecoslovacchia, praticamente un
colpo di stato quello della Bulgaria. Nota è la fine della DDR, anche per via degli eventi legati al 9
novembre 1989, quando il muro di Berlino fu abbattuto dalla folla in festa. Quindi via
all’unificazione delle due Germanie. Da ricordare la Romania che da tranquilla poi protesta con la
folla approfittando della debolezza del regime, che nel dicembre del 1989, una rivolta a Timişoara
finì per minare le stesse basi del regime di Ceauşescu. Portando ad una «rivoluzione», con morti e
feriti. Ceauşescu scappa, poi viene catturato e giustiziato.
Fine crisi, sistema dei partiti, forze che si rifacevano al fascismo. Inizia un momento di revisionismo:
storiografia della crisi.
Nasce in un momento di crisi per analizzare: tangentopoli.
Dal 1945 in poi l'Italia ha un ruolo centrale nella storia europea. Sede di istallazioni missilistiche
della NATO. Attenuazione delle condizioni di pace nel 47 perché diviene Paese cobelligerante dopo
aver dichiarato guerra all'ex alleato tedesco.
1- 1943-1954:
Fine guerra fredda, finisce l’Italia fascista e vi è un momento di crisi che si conclude con la
2- Golden age italiana: 1955-1967, alle soglie del 68’.
3- 1980-1992: II° Boom economico, l’Italia di Craxi.
1-
8 settembre 1943: Data imp. storia d’Italia. Il capo del governo Pietro Badoglio annuncia
l’armistizio e la fine delle azioni belliche del regno d’Italia. La tragedia fu che il governo abbandonò
a sé stessi gli italiani con l’intero territorio nazionale occupato da eserciti stranieri. Le truppe sparse
per mezza Europa non avevano ricevuto ordini precisi sul da farsi; la casa reale si rifugiò con tutto il
governo a Brindisi, sotto la protezione dei “nuovi amici” inglesi e americani.
Seguirono giornate convulse. Il 9 settembre viene fondato il Comitato di Liberazione Nazionale per
organizzare le azioni delle truppe di partigiani che iniziavano a formarsi nelle montagne del centro-
nord occupato dai tedeschi. Il 12 settembre un reparto di paracadutisti tedeschi libera Benito
Mussolini dal suo carcere (ritenuto inattaccabile) a Campo Imperatore sul Gran Sasso; il 23
settembre si ricostituisce uno stato fantoccio a Salò guidato dallo stesso Mussolini. La Repubblica
Sociale Italiana esercitò un potere effettivo in buona parte del Nord Italia, anche se la presenza
dell’esercito tedesco fu indispensabile per resistere ai bombardamenti e alle azioni dei partigiani
sempre più strutturati e organizzati.
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Giugno – Nuovo governo di coalizione antifascista guidato da Ferruccio Parri (partito d’Azione).
Dicembre – Governo De Gasperi (Dc) basato sull’asse Dc-Pci. Palmiro Togliatti fu guardasigilli
(ministro dell’interno) e da quella posizione promulgò l’amnistia per i detenuti fascisti (aprile 1946).
2 giugno 1946 – Il referendum sancisce la fine della monarchia e la nascita della Repubblica italiana.
45.8% favorevoli alla monarchia (maggioranza al sud) e 54.2% per la repubblica.
Nello stesso giorno ci furono le elezioni per l’assemblea costituente: DC 35.2%, PSI 20.7%, PCI
19% (a seguire gli altri partiti).
Luglio 1946 – Secondo governo De Gasperi. Diminuì la presenza dei comunisti nei vari ministeri.
Seguirono vari altri governi a guida De Gasperi, fino alla estromissione assoluta della sinistra dal
governo (precisa indicazione degli alleati statunitensi).
1° maggio 1947 – Strage di Portella della Ginestra. Le grandi azioni dei contadini del sud, sostenute
nel primo governo Badoglio dal ministro comunista Francesco Gullo, trovarono una brusca chiusura
con una serie di azioni repressive molto violente. La più tristemente nota è l’eccidio di Portella della
Ginestra che lasciò sul terreno 11 vittime e aprì scenari inquietanti sulla modalità di risoluzione dei
conflitti sociali da parte di sezioni dello stato. I governi successivi ostacolarono o smussarono
fortemente gli effetti della riforma agraria, che era un passaggio assolutamente indispensabile per lo
sviluppo del Meridione. Il motivo numero uno dell’arretratezza meridionale è senz’altro la mancata
riforma agraria.
1948: Crisi di piccole e medie imprese, assume un atteggiamento depressivo.
1° gennaio 1948 entra in carica il presidente della Repubblica provvisorio Enrico de Nicola. Il primo
presidente sarebbe stato eletto dall’assemblea parlamentare in seguito alle prime elezioni legislative
previste per aprile.
18 aprile 1948. Sono le elezioni che nell’immaginario collettivo segnarono l’orientamento
internazionale dell’Italia: sotto tutela Usa in caso di successo della DC, sotto tutela sovietica in caso
di vittoria di socialisti e comunisti. In realtà l’Italia era già stata assegnata all’area di influenza
americana dagli accordi di Yalta e nessuna elezione avrebbe cambiato questa collocazione
internazionale. In ogni caso la propaganda anticomunista funzionò, così come le promesse di
benessere legate al Piano Marshall.
14 luglio 1948 – Attentato al segretario del Pci Togliatti, che viene ferito in maniera non grave. Il suo
appello alla calma stempera la tensione che in molte parti d’Italia ha fatto temere lo scatenarsi di
scontri armati tra comunisti e forze dell’ordine.
L’Italia entra nella Nato (1949) ed è tra i fondatori della Comunità Economica Carbone e Acciaio
CECA nel 1951.
1953 giugno – Elezioni con la cosiddetta “legge truffa”. Per garantirsi una maggioranza in grado di
cambiare anche la costituzione la DC introdusse un bonus per la vittoria elettorale per cui con il 50%
+1 si sarebbe preso il 65% dei deputati. La coalizione disegnata intorno alla Dc prese il 49.85%
fallendo l’obiettivo per una manciata di voti. Il successivo governo Scelba sarà l’ultimo atto di quel
lento spostamento a destra che ha caratterizzato i primi anni di vita della Repubblica. Nel 1954 la
guida della DC passa ad Amintore Fanfani che imprimerà una rotta completamente diversa al grande
partito centrista (ricostruzione enti pubblici).
3 gennaio 1954 - La Rai inizia le trasmissioni televisive in Italia.
88
Boom economico:
Si parla addirittura di miracolo economico: 1955-1968. Il PdR Segni, aria di cambiamento: corte
costituzionale, modernizzazione e costruzione di un’Italia moderna: politica, civile ed economica.
l'Italia visse il così detto boom economico: uno sviluppo improvviso e grandioso. L'Italia passò
dall'essere arretrata a paese potenza industrializzata. Le industrie che crearono questo sviluppo
furono: l'automobilistica, elettrodomestica e plastica, ed erano concentrate al nord verso il cui partì
una forte immigrazione dal sud Italia (Simile a Usa, Germania, Giappone). Il tenore di vita migliorò,
si diffusero gli elettrodomestici, l'automobile e la TV. Reddito pro-capite di 3 volte superiore agli
ultimi 10 anni. 25 milioni di spostamenti interiori più gli espatri. Rivoluzione die trasporti = cambia
il senso dello spazio. Sud = arretratezza. Nasce una nuova generazione con i valori dell’antifascismo.
Le premesse per un superamento dei governi centristi sono individuabili nella linea di un accordo tra
DC e PSI lanciata da Aldo Moro al congresso democristiano dell’ottobre 1959. Nacquero così i primi
governi di centrosinistra. Fine anni 63’il centro sinistra: Marzo con il primo governo di centro-
sinistra. Presidente del Consiglio Amintore Fanfani, maggioranza parlamentare sostenuta da Dc, Psdi
e Pri. Il Psi appoggiò l’esecutivo dall’esterno chiedendo tre riforme, considerate condizione “sine
qua non” per la collaborazione politica:
1. Nazionalizzazione industria elettrica
2. Scuola media unica
3. Istituzione delle Regioni.
A queste Fanfani ci aggiunse la pianificazione economica nazionale, la riforma agraria e quella dello
Stato. La nazionalizzazione dell’energia fu il risultato più evidente. I privati non avevano né
l’interesse né la forza economica per promuovere gli investimenti necessari allo sviluppo omogeneo
dell’intero paese.
Anche la scuola media unica fu un grande successo del centro-sinistra. I due diversi percorsi
scolastici – professionali e licei – furono sostituiti da tre anni “uguali per tutti” con innalzamento
dell’età di obbligo scolastico a 14 anni.
In autunno la spinta riformista si era già esaurita. Inflazione e fuga di capitali limitarono
pesantemente l’azione di un governo esposto a pressioni crescenti in senso conservatore. Caddero
pertanto due riforme in fase di attuazione: l’istituzione delle Regioni
Fallimento centro sinistra, si ricerca il consenso del partito socialista.
Con la crisi del 64’ si conclude la parte più vitale del programma:
1964- piano “solo”(servizi segreti) occupazione della RAI ecc. gli anni del centro sinistra sono un
decennio segnante accusato del fallimento del boom ec.
[Il Piano Solo fu un tentativo di colpo di Stato in Italia ideato nel 1964 da Giovanni de
Lorenzo, comandante generale dell'Arma dei Carabinieri dell'epoca.
Elaborato nel corso della crisi politica del primo governo Moro, aveva lo scopo di occupare i centri
di potere dello Stato e di imprigionare quegli oppositori politici considerati «sovversivi» secondo le
valutazioni del SIFAR, il disciolto servizio di intelligence delle forze armate italiane.]
Moro II – Nel 1964 fu varato il secondo governo Moro con lo stesso programma del primo e la
stessa inconsistenza riformistica. Il Psi andava sempre più integrandosi nel sistema di gestione del
potere più per allargare il consenso che per sostenere una visione politica di progresso. Nel corso
dell’anno fu eletto il primo non democratico come Presidente della Repubblica: il socialdemocratico
Saragat anche con l’appoggio del Pci.
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gestione e la finalità stessa del corpo istituzionali ad una società più libera, più democratica, più
partecipe.
1- Magistratura – Pervasa da mentalità e uomini legati al regime fascista, la magistratura ha
rappresentato per tanti anni in Italia il punto debole dell’architrave democratica, con una sistematica
asimmetria di giudizio sia per classe sociale sia per orientamento politico.
2- Esercito – La propaganda rivoluzionaria arrivò anche nelle caserme, con giovani di leva, impegnati
nella diffusione di idee di estrema sinistra.
3- Istruzione – La società civile – che nella maggior parte rimase estranea alle manifestazioni e alle
lotte dei gruppi rivoluzionari – visse i primi anni ’70 con una vitalità mai eguagliata. Ogni giorno
nasceva per iniziativa spontanea dei cittadini, delle associazioni, dei comitati, una alternativa alle
strutture esistenti: asili, consultori, scuole di strada, riviste, giornali di quartiere, centri sociali. La
finalità era quella di rompere con la tradizione di autorità e gerarchia della tradizionale cultura
italiana e, nello stesso tempo, attivare una forma di socializzazione ben diversa della atomizzazione e
frammentazione sociale a cui i tempi moderni stavano rapidamente portando.
- La crisi petrolifera del 1973 mise a dura prova l’economia italiana e di tutti i paesi
occidentali.
La crisi in Italia fu particolarmente dura perché agli effetti della crisi internazionale si sommarono le
fragilità strutturali dell’economia.
La Banca d’Italia adottò quindi una politica monetaria deflazionistica, aumentando il tasso di sconto
e provocando una recessione dell’economia: diminuì il PIL, aumentarono gli interessi sui titoli di
Stato.
La presenza della scala mobile consentì la difesa del potere d’acquisto dei salari e delle pensioni. Ne
risentì l’occupazione, anche se la Cassa integrazione e la legislazione fortemente a orientata alla
tutela dei lavoratori, attenuarono gli effetti della recessione.
Questi anni videro l’insuccesso dei governi di centro-sinistra: le alleanze si fecero sempre più fragili
e litigiose, divise sulle soluzioni da dare alla crisi economica.
Alle elezioni del 1976 vi fu un successo elettorale del PCI, grazie soprattutto alla nuova linea politica
realizzata dal suo segretario Berlinguer, basata sulla ricerca di un compromesso storico (alleanza tra
tradizione socialista, comunista e cattolica).
Si formò un governo di un solo partito (DC) presieduto da Andreotti, seguito da un governo di
solidarietà nazionale.
Nello stesso momento si verificò uno dei più drammatici eventi della nostra storia recente: il
rapimento e la successiva uccisione di Aldo Moro da parte della Brigate Rosse (terroristi di sinistra).
Alla fine del 1978 la solidarietà nazionale entrò in crisi, e fu sostituita da nuovi governi instabili di
centro-sinistra.
Con la fine della politica della solidarietà internazionale, vennero meno anche i dialoghi tra
imprenditori e movimenti sindacali. Subentrarono duri scontri, che terminarono con la sconfitta del
sindacato.
Questi furono anche gli anni del terrorismo, di due diversi tipi:
- TERRORISMO NERO: Di stampo fascista, ha insanguinato il paese con una serie di
attentati volti a colpire indiscriminatamente i civili e a seminare terrore. Antidemocratico.
- TERRORISMO ROSSO: Sviluppatosi a metà degli anni ’70. Formato dalle Brigate
rosse, dai Nuclei armati proletari. Dichiararono di praticare la lotta armata per colpire lo stato e la
classe dirigente borghese con l’obiettivo di avviare un moto rivoluzionario attraverso rapimenti,
ferimenti, assalti e omicidi.
ANNI ’80:
passaggio dagli anni 70 = vestono in modo forte. Anni 80’= Yuppy, ragazzi scanzonati, movimenti
di pensiero più che di partito. Foto che ritrae la differenza sul modo di vestire dei politici degli anni
70 vs quelli 80. = primi: politici vecchi, gessati vs Timberland e Monclear: molto disimpegnato.
De Micheli politica dello spettacolo alla quale siamo abituati noi oggi.
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Vedono sparire l’impegno collettivo: siamo negli anni del craxismo, con la chiusura dle
compromesso storico guidato appunto da A. Craxi interprete di un nuovo ottimismo. Anni della
Milano da bere. Interessa settori diversi, massiccia produttività, tramonto della grande fabbrica, del
sistema di piccole imprese e settori potenziati, fenomeno Berlusconi.
Sandro Pertini = paese legale e reale. Socialista di asta molto diversa e costruisce la sua immagine in
dura opposizione a quella socialista.
Crescita del debito pubblico, l’Italia compie un passo be più lungo della gamba facendo finire i
partiti all’ora al potere. Emergono nella vita civile i servizi e la pubblica amministrazione.
La magistratura si batte per la sconfitta del terrorismo.
La fase decisiva della modernizzazione culturale e civile coincide con alti tassi di violenza politica e
di terrorismo, sia di destra che di sinistra. Nei primi anni ’80 l’economia era in grave crisi. Ma a
partire dal 1984 si verificò una ripresa piuttosto intensa, tanto da far pensare ad un secondo boom
economico. La ripresa nasceva da una buona situazione dell’economia mondiale, favorita soprattutto
dal ribasso dei prezzi del petrolio, e da una nuova disponibilità interna degli imprenditori ad investire
e alla crisi del sindacato (nuova rottura: ritornano Cgil, Cisl e Uil).
Le grandi imprese effettuarono profonde ristrutturazioni e lanciarono nuovi prodotti, che riportarono
l’economia italiana ad una condizione competitiva sui mercati internazionali.
Limiti della ripresa: crescita incontrollata del deficit del bilancio, inefficienze dei servizi, ristagno
della ricerca scientifica. Sul piano politico si ripropose l’alleanza tra la DC, il PSI, i Liberali, i
repubblicani e i socialdemocratici, con l’esclusione del PCI dalla maggioranza.
Rispetto al centro-sinistra, il pentapartito che governò l’Italia negli anni ’80 presentava alcune
differenze, la più importante fu il rapporto tra i due maggiori partiti: se prima la posizione dominante
della DC era stata messa fuori discussione, ora i socialisti posero condizioni più dure per partecipare
alla maggioranza.
Dilagavano ancora pratiche di clientelismo, lottizzazione e corruzione.
Ma la caratteristica del sistema politico degli anni ’80 fu la paralisi del sistema politico, che rendeva
impraticabile l’alternanza e il ricambio della classe dirigente.
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- Viene ridotto l’insegnamento da obbligatorio a facoltativo nelle scuole ecclesiastiche.
- Abolizione dell’insegnamento religioso, soppressione delle facoltà di teologia.
- Anticlericalismo in molte componenti.
- 1885= 20/09 = festa di Porta Pia
Con lo Statuto Albertino 1848 si può evidenziare come all’art.1: la religione cattolica è la religione
di Stato, ciononostante gli altri culti sono tollerati. A questo articolo la risposta della Chiesa è
intransigente, ma nel concreto disponibile alla trattativa.
Proprio nel 1864 = Dillabo = la condanna dei peccati moderni, emanata dalla Chiesa su «Civiltà
cattolica», è formulata la distinzione tra TESI (chiesa ideale) e IPOTESI (adeguamento alla realtà),
che dà luogo a comportamenti assai più articolati. Ed è così che la chiesa attenua la sua critica verso
il consumismo. È il momento in cui nascono i primi partiti cattolici.
Il Papa Pio IX non vuole riconoscere lo Stato italiano. Conflitto tra Chiesa e Stato che continuerà
fino ai patti lateranensi del 1929 tra Papa Leone e Mussolini.
Riorganizzazione della struttura della Chiesa, intervento diretto di tipo sindacala o di tipo politico.
Nel 1874 viene emanato il “non expedit”; il Papa non riconosce la legge delle guarentigie.
Lo scontro è più aspro e duraturo in Italia e in Francia (1905, separazione Chiesa e Stato, governo
Combes).
Nel 1878 abbiamo il Papa Leone XIII, condanna la modernità. Nel 1891 abbiamo il “Rerun
Novarum” «Delle cose nuove»)è un'enciclica sociale con la quale per la prima volta la Chiesa
cattolica prese posizione in ordine alle questioni sociali e fondò la moderna dottrina sociale della
Chiesa. Caso del Mutuo soccorso poi arti e mestieri. Credevano nella necessità di prendere gli
strumenti della modernità per poi usarli della Chiesa.
Chiesa per combattere la rivoluzione bolscevica, la paura del comunismo e del bolscevismo è il
motivo che spinge il Papa Pio IX a stringere ben 17 concordati (Bulgaria, Albania ecc).
Scuola:
La scuola appare il luogo privilegiato per misurare il processo di secolarizzazione, in Italia più
tormentato e vischioso che altrove. 1859 con la legge Casati riformò in modo organico
l'intero ordinamento scolastico, dall'amministrazione all'articolazione per ordini e gradi ed alle
materie di insegnamento, confermando la volontà dello Stato di farsi carico del diritto-dovere di
intervenire in materia scolastica a fianco e in sostituzione della Chiesa cattolica che da secoli era
l'unica ad occuparsi dell'istruzione, introducendo l'obbligo scolastico nel regno. Processo speculare
tra Chiesa e Stato, che cercano il compromesso più che lo scontro. La “Pascendi dominici
gregis” (spesso citata più brevemente come la Pascendi) è una celebre enciclica di san Pio X, datata
8 settembre del 1907 con essa, la Chiesa cattolica con Pio X condanna fermamente il
movimento modernista.
Sul terreno scolastico ed educativo si è resa subito evidente una dialettica fatta di tensioni ma anche
di contatti.
Lo provano le vicende della scuola reale, che al di là delle leggi, non conosce mai un’effettiva
laicizzazione.
Prima che la riforma Gentile (1923) segni l’inizio di un duraturo compromesso con la Chiesa.
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- Mette sullo stesso piano tutte le religioni e si parla espressamente di libertà
- L’art. 7 integra i Patti lateranensi
- Art. 8 libertà religiosa
Concordato del 1984: abolizione della religione di Stato. Vi è una revisione del concordato che
elimina la religione cattolica come r. di Stato e si adegua, seppur non risolva il problema dell’identità
del Paese.
Il “Papa Buono”. Papa Giovanni XXIII:
- Equilibrio tra tradizione e innovazione
- Un nuovo stile di governo
- La prioritaria attenzione pastorale
- Distacco dalla politica (elemento di novità, abituati ad uno stile di Chiesa intervestista).
- La benedizione degli ebrei, che si unisce nel 59’ di modificare espressioni antisemitiche negli scritti
cattolici come “Perfidi ebrei”.
- Scuola e incoraggiamento più che condanna
- Ridefinizione del ruolo della Chiesa sullo scenario internazionale e distacco dalle dispute politiche
- Contatti amichevoli con le altre chiese cristiane
- Promotore di Pace demolisce il concetto di guerra Giusta e sottolinea l’importanza della pace.
- 1963 inoltre aggiunge “Uomini di buona volontà” nel Pacem in terris.
- Autonomia e responsabilità del laicato cattolico
- Possibilità di opzioni diverse anche sul piano politico
- Diritti dell’uomo e non della Chiesa e della religione
- Apertura nei confronti degli sviluppi della società contemporanea
- Distinzione tra errore ed errante, collaborazione con gli erranti
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2- L’epopea di Ernesto Ernesto Che Guevara incendiò la fantasia dei giovani contestatori di
tutto il mondo. Come l’ultimo degli eroi romantici, il comandante argentino Guevara dopo
aver contribuito alla liberazione di Cuba, lascia il posto di ministro per intraprendere altre
azioni militari a favore dei popoli oppressi. La sua morte, in Bolivia il 9 ottobre del 1967,
trasformò il “Che” in un vero e proprio mito; addirittura un’icona della cultura di sinistra del
mondo moderno.
3- Altro esempio di lotta alle gerarchie esistenti venne dalla lontana Cina: la grande rivoluzione
culturale promossa da Mao Tze tung (in realtà un inutile e assurdo bagno di sangue) fu
percepita da molti giovani italiani come un esempio di ribellione antiautoritaria.
4- I testi del parroco di Barbiana Don Milani segnarono una svolta nella percezione di cosa sia
la scuola e di cosa, invece, dovrebbe essere. La sua “lettera a una professoressa” – seguita dal
manifesto a favore dell’obiezione di coscienza al servizio militare “l’obbedienza non è più
una virtù” – fornì una chiara visione alternativa per cui lottare e pretendere il cambiamento.
Forse proprio il concetto dell’anti-autoritarismo è l’elemento chiave del ’68. Al di là del rifiuto
apparente per i meccanismi del consumismo (industria musicale, cosmetica e abbigliamento
trarranno grande impulso dalla rivoluzione sessantottina) è il fascino costituito dalla libertà
individuale di rompere gli schemi tradizionali a costituire grande attrazione per il movimento di
protesta della fine degli anni Sessanta. Libertà sessuale, uso di droghe, rotture dei limiti imposti da
divieti e prassi consolidate esercitarono un potente richiamo per i giovani della classe media, per la
prima volta nella storia massicciamente schierati a sinistra. La grande novità del movimento del ’68 è
proprio la natura borghese dei suoi protagonisti. Fino a quel momento le istanze rivoluzionarie erano
sempre state ispirate al riscatto del mondo proletario.
Febbraio – L’occupazione dell’Università di Roma fu contrastata dalle forze dell’ordine e si concluse
con violenti scontri tra studenti e poliziotti. Da allora gli scontri divennero una appendice quasi
quotidiana al confronto tra studenti e forze dell’ordine. Un “odio” che si tramuterà nel corso dei
Settanta in una vera e propria “lotta armata”.
Marzo - Sciopero generale con adesioni altissime. Le condizioni degli operai stavano rapidamente
declinando e le condizioni create dal decennio di crescita (operai giovani, molti emigrati, cultura più
elevata, disuguaglianze cresciute tra operai e impiegati) chiedevano importanti riforme.
Maggio – Elezioni politiche e occupazione della città di Parigi (maggio francese). I risultati non
cambiarono di nulla lo scenario politico. Dc maggioranza relativa (39.1%) e Pci all’opposizione con
il 26.1%. Il Psi perse consensi a favore della sua ala rivoluzionaria il Psiup, per quello che sembrava
il partito più vicino ai fermenti universitari.
Estate – In molti settori, soprattutto sull’esempio di Parigi, si diffuse l’idea di costruire i presupposti
per fare la rivoluzione. In questa prospettiva il Pci era una forza della conservazione e andava
scalzato come punto di riferimento per i simpatizzanti di sinistra. La natura spontanea del movimento
fu sostituita da una miriade di gruppuscoli sostenuti da organizzazione, gerarchia, ideologia,
disciplina e strategia rivoluzionaria vagamente riferita a Marx, Lenin, Stalin e Mao. Emersero leader,
giornali, slogan con due elementi che si rivelarono estremamente negativi: la grande disponibilità
all’uso della violenza e la convinzione che ci fossero le condizioni per promuovere la rivoluzione.
A gennaio un tremendo terremoto investì la valle del Belice in Sicilia. Circa 500 morti. Emblematica
l’inefficienza della ricostruzione – incompiuta a distanza di quaranta anni – malgrado gli enormi
fondi messi a disposizione.
1969 - L’autunno caldo:
In autunno le agitazioni che da oltre un anno attraversavano le fabbriche italiane, spesso in modo
autonomo dai sindacati nazionali, trovarono un punto di sbocco nello sciopero generale per il
rinnovo del contratto dei metalmeccanici. Oltre un milione e mezzo scese in piazza con una serie di
richieste molto precise: aumento salariale, fine del cottimo, fine delle “gabbie salariali”, introduzione
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di norme per la sicurezza, rottura del legame tra aumenti salariali e produttività. Con questo
repentino spostamento a sinistra Cgil Cisl Uil non si fecero scavalcare dalle molte sigle autonome
sorte all’interno della fabbrica e riuscirono a ottenere grandi miglioramenti. Nel dicembre ’69 fu
firmato il nuovo contratto nazionale con importanti conquiste:
1- Aumenti salariali uguali per tutti
2- Settimana di 40 ore
3- Vantaggi per assunzioni di apprendisti e lavoratori studenti
4- Diritto di organizzare assemblee all’interno delle fabbriche nelle ore lavorative con rimborso
(max 10 in un anno).
I gruppi rivoluzionari denunciarono l’accordo come un “bidone”; in realtà il nuovo contratto
rappresentò un grande successo per il sindacato e un modello di unità e coesione di notevole
efficacia. Dal punto di vista politico “l’autunno caldo” non segnò un punto a favore dell’ideologia
rivoluzionaria, piuttosto rafforzò il ruolo dei sindacati in una logica di dialettica democratica
all’interno del modello capitalista.
Nel 1970 arrivò anche lo Statuto dei lavoratori, a fissare in modo ancor più esplicito le condizioni di
garanzia del lavoratore secondo le linee teoriche delineate dalla Costituzione. Le agitazioni nel
mondo del lavoro continuarono ancora negli anni a venire ’71 e ’72 anche attraverso i consigli di
fabbrica e grazie a un consistente aumento degli iscritti alle sigle sindacali più importanti.
Quello che non riuscì – forse anche per una carenza di visione complessiva – fu di spingere governo
e parlamento a varare le riforme utili per uno spostamento strutturale su posizione di progresso
generalizzato. Interventi di tipo universalistico – e non esclusivamente per categoria – su temi quali
la Sanità, l’Istruzione, alle Pensioni, il sistema fiscale.
Marzo 1973 – Nuovo rinnovo di categoria dei metalmeccanici. Fu l’ultimo grande successo del
movimento operaio, in un clima nuovo del mercato del lavoro. La fase di espansione accelerata era
finita, c’erano accenni di crisi economica e il governo avviò una politica deflazionistica. In questo
quadro gli obiettivi del sindacato abbandonarono (drammaticamente per sempre!) rivendicazioni di
tipo generale sulla organizzazione del lavoro per concentrarsi esclusivamente sulla difesa del posto
di lavoro e il mantenimento dei salari reali in relazione all’inflazione. Fu introdotta in questa
occasione la legge delle 150 ore annue di congedo retribuito che consentiva a tutti i lavoratori di
frequentare corsi di studio.
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• È invece estranea alla categoria dell’esuberanza irrazionale la crisi economica creata dalla
crisi petrolifera. Con il 1974 era giunto al termine il felice periodo di rapido e regolare sviluppo
successivo alla seconda guerra mondiale. Nel libro del 1994 («Il secolo breve») Hobsbawm lo ha
chiamato “età dell’oro”. Già in un libro del 1979 (ripubblicato con qualche aggiornamento nel 1986)
l’economista Jean Fourastié aveva denominato “Trenta Gloriosi” gli anni 1946-1975, riferendosi in
primo luogo alla Francia e ai progressi allora realizzati nella qualità e nella durata stessa della vita;
ma l’espressione si può giustamente estendere a tutto l’insieme dei paesi sviluppati. Ai Trenta
Gloriosi si sostituì la stagflazione del 1974-1982, con il fenomeno senza precedenti di stagnazione
più inflazione. I “Trenta” assicurarono ai paesi dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo
sviluppo economico) una crescita annua media vicina al 5%; con la stagflazione la crescita si fermò a
poco più del 2% medio e cinque anni su nove videro una marcata riduzione della produzione
industriale.
• Il momento cruciale è quello del 16 ottobre 1973, quando gli stati arabi membri dell’Opec
(Organization of the Petroleum Exporting Contries) notificarono un aumento del 70% del prezzo del
petrolio. L’evento si impose perché del tutto inatteso, ma più memorabile sarà l’aumento di oltre il
120% deciso il 23 dicembre successivo. Entrambe erano una ritorsione contro i paesi occidentali che
appoggiavano Israele nella guerra dello Yom Kippur (la quarta guerra arabo-israeliana) scoppiata il 6
ottobre.
• Sulla crisi petrolifera dell’inverno 1973-74 l’immagine esemplare è quella della domenica
nelle strade delle città italiane, vuote o percorse solo da biciclette, dopo che fu vietato l’uso delle
automobili per alleggerire i consumi di carburante.
• Alla base della crisi degli anni ’70 vi è la crisi degli assetti economici e geopolitici della
egemonia americana emersa dopo la seconda guerra mondiale.
• Questa si fondava sull’utilizzo del dollaro come moneta di riserva e degli scambi
internazionali. Con la fine degli anni ‘60 una triplice spinta preme sull'economia statunitense: 1) La
guerra del Vietnam a livello sociale; 2) un forte aumento della spesa pubblica (Great Society); 3) un
forte aumento del debito pubblico.
• Queste tre fattori portarono alla fine del sistema dei cambi fissi di Bretton Woods nel
1971 tramite gli Smithsonian Agreement, recidendo il legame tra il dollaro e l’oro come base del
regime monetario internazionale che diede luogo ad un sistema di cambi flessibili tra le monete.
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Le due spiegazioni principali della stagflazione:
• I. La stagflazione può verificarsi quando un’economia deve affrontare uno shock dell’offerta,
come nel caso degli anni ‘70 il rapido aumento del prezzo del petrolio. Una situazione come questa
tende ad aumentare i prezzi mentre rallenta la crescita economica rendendo la produzione più costosa
e meno redditizia.
• II. Il governo può causare stagflazione se crea politiche capaci di danneggiare l’industria,
aumentando al contempo l’offerta di moneta troppo rapidamente. Queste due cose dovrebbero
accadere simultaneamente perché le politiche che rallentano la crescita economica di solito non
causano inflazione e le politiche che causano l’inflazione di solito non rallentano la crescita
economica.
Entrambe le spiegazioni sono offerte nelle analisi della stagflazione globale degli anni ‘70. Cominciò
con un aumento dei prezzi del petrolio ma poi continuò con banche centrali che utilizzavano una
politica monetaria espansiva per contrastare la recessione, provocando una spirale negativa
prezzi/salari.
• La risposta è una completa ristrutturazione della società, guidata dal presidente degli USA,
Ronald Reagan (1981-89) e dal primo ministro britannico Margaret Thatcher (1979-90):
• Politiche neoliberali, con slogan come «There is no alternative» e «There’s no such thing as
society. There are individual men and women and there are families»:
• Meno stato, più mercato con la riduzione dell’intervento dello stato nell’economia
(privatizzazioni), drastico ridimensionamento dello stato sociale, meno vincoli alla libera iniziativa
privata.
• Indebolimento del sindacato.
• Delocalizzazione.
• Automazione dettata dalla Terza Rivoluzione Industriale.
• Tutti i paesi del mondo sono stati colpiti dalla crisi, a causa della forte integrazione e
interdipendenza. La crisi finanziaria deflagrò in crisi economica nel 2009 (primo trimestre), che
determinò un aumento verticale della disoccupazione che compresse la domanda aggregata.
• Il commercio mondiale si ridurrà per la prima volta dal 1982; ne subiranno le conseguenze
maggiori i paesi fortemente esportatori, come la Germania.
Forti tassi di disoccupazione.
• Con la crisi del 2008 ci troviamo di nuovo di fronte al brusco risveglio da una euforia
finanziaria irrazionale, con la differenza che mentre nel 1929 la successione era stata “borsa, banche,
economia reale”, ora è invece “banche, borsa, economia reale”.
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• Oltre che per il quadro dell’economia, il 2008 è un anno straordinario anche dal punto di vista
della periodizzazione della storia mondiale (Tooze, 2018). Cominciato solo nel 1914, il XX secolo
merita di essere chiamato “secolo breve” (“The age of extremes” il titolo originale) perché finisce in
anticipo con l’età della frana 1973-1989/1991. Si può dire che quel che segue è come un
incerto entre deux siècles in attesa del XXI secolo, raffigurabile inizialmente come decennio delle
meraviglie, con le promesse della new economy e della globalizzazione e con la convinzione che le
crisi indomabili appartenessero al passato.
• La crisi finanziaria globale del 2007-2008 ha segnato il culmine di oltre trent'anni di sviluppo
scatenato dalla fine dei tassi di cambio fissi, dall'apertura dell'economia mondiale, dall'avvento di
una società postindustriale, da una diffusa deregolamentazione finanziaria, dall'ascesa del
fondamentalismo di mercato e da un'ondata di innovazioni finanziarie senza precedenti.
• Il processo di intermediazione finanziaria è stato trasformato dall'aumento dei mercati
finanziari e dal declino del sistema bancario tradizionale.
• L’ evento fondamentale è il fallimento della società finanziaria Lehman Brothers, avvenuto il
lunedì 15 settembre 2008 a cui è seguito (16 settembre) «il giorno dopo Lehman» in cui i mercati
monetari internazionali globali entrarono in crisi. Alla Fed di Washington lo stesso giorno iniziò la
messa a punto di una serie di piani urgenti per convogliare centinaia di miliardi di dollari nelle
banche centrali del pianeta.
• L’immagine simbolo di questa crisi può essere quella dei dipendenti della Lehman Brothers
che lasciano in tutta fretta i loro uffici con gli scatoloni dove hanno radunato le loro cose.
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• Crisi di liquidità delle banche che porta alla riduzione di prestiti a famiglie e
imprese.
• la politica monetaria flessibile degli Stati Uniti è durata troppo a lungo.
• La politica monetaria flessibile per lungo tempo ha costituito la bolla immobiliare negli Stati
Uniti.
• Collegamento con l’utilizzo di titoli derivati tra il mercato immobiliare e il mercato
finanziario: Mortgage Backed Security (MBSs) e Credit Default Swape (CDSs).
• Quando la bolla esplode, trascina con sé tutto il mercato finanziario, portando al collasso
colossi finanziari come Lehman Brothers, Fannie Mae & Freddie Mac, AIG.
• Nel 2010 la crisi economica apparve ancora più grave in connessione con la crisi dei debiti
sovrani, ovvero degli alti debiti pubblici di alcuni paesi europei (Grecia, Irlanda, Spagna, Portogallo,
Italia, Cipro, Slovenia).
• I piani di salvataggio imposero politiche di bilancio restrittive sui conti pubblici (austerity)
con forti tagli e riduzioni di spesa pubblica e aumento delle imposte.
• Da un lato questi piani furono volti a scongiurare il rischio di insolvenza (default), dall’altro
ebbero effetti ancora più deleteri sull’economia reale.
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