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Destra Storica:

- da all'Italia un'economia basata sul libero scambio.


- accentra i poteri.
- estende la legislazione piemontese a tutta la penisola.
- nomina prefetti come strumenti del governo.
- applicazione della legge Casati(sulla scuola)a tutt'Italia.
- aumento delle tasse(che permette di ottenere il pareggio di bilancio).
- costruzione diffusa di opere pubbliche.
- coscrizione obbligatoria.
- annessione del Veneto e del Lazio.
- tentativo di nazionalizzazione delle ferrovie(che provoca caduta della destra storica).

Sinistra Storica:
- legge Coppino(1877)rese obbligatoria e gratuita l'istruzione elementare(dai 6 ai 9 anni d'età).
- aumento dei votanti,tramite una legge del 1882(legge Zanardelli).
- decentramento dei poteri.
- prime misure di welfare.
- diminuzione delle tasse.
- politica protezionistica.
- sviluppo colonialismo italiano.
- allontanamento dalla francia ed avvicinamento agli imperi centrali.
 Il gruppo politico che raccolse il mandato di Cavour fu la cosiddetta Destra storica formata
dai gruppi dirigenti moderati dei vari ex-stati, che avevano appoggiato la lotta per i
referendum dell'annessione. Come per la Sinistra, non si trattava di un partito vero e proprio,
ma un insieme di gruppi economici, politici e culturali, accomunati da interessi ed idee (la
visione liberale, l'atteggiamento laico e la concezione centralistica dello stato).
La Destra storica fu in generale contraria agli atteggiamenti protezionistici, in nome di un
liberalismo gradito ad alcuni settori manifatturieri e agricoli già affermati. Sentì anche la
necessità di mantenere rapporti positivi con gli altri paesi europei, tutti più forti del nostro
sia militarmente sia economicamente. Preferì, inoltre, organizzare un sistema di imposte
abbastanza elevate, che colpiva le popolazioni povere e specialmente l'agricoltura
meridionale, nella convinzione che altrimenti mancassero al Paese le risorse per un
rinnovamento del sistema produttivo sul modello degli altri paesi europei.
Gravava, infatti, sulla nuova Nazione l'enorme debito pubblico ereditato dagli ex-stati:
occorreva predisporre infrastrutture e servizi, a cominciare dai mezzi di trasporto e dalle
linee ferroviarie. Contemporaneamente emergevano le differenze tra le economie tra le varie
aree geografiche (Nord-Sud) che purtroppo nei primi anni dell'unità si accrebbero
ulteriormente. La cosiddetta "questione meridionale" evidenziò tale fenomeno di
arretratezza che coinvolgeva le popolazioni, nell'inerzia di uno stato che non seppe
rimuovere i rapporti di forza consolidati e che dovette affrontare fenomeni come il
brigantaggio, alimentato anche dalla ribellione al pagamento di tasse troppo esose e
all'obbligatorietà del servizio militare.
Tutto questo favorì il rafforzarsi dell'antico costume mafioso. La Destra, attaccata per il suo
laicismo, era debole anche per le condizioni interne e internazionali che rendevano
incompleto il Risorgimento; le fu imputato, infatti, dalla Sinistra e dai democratici di non
rivendicare con forza il Veneto e soprattutto Roma, che la Francia imperiale difendeva al
nome del Papa. Soltanto la sconfitta austriaca nella terza guerra d'indipendenza e quella
francese nella guerra franco-prussiana consentirono alla destra di completare il suo
programma, senza impedire, però, che l'atteggiamento ostile della chiesa vietasse la
partecipazione politica da parte dei cattolici e, dunque, precludesse un reale confronto nel
paese.
La destra si sentì accerchiata dall'arretratezza del paese e da questi problemi; pertanto preferì
un rigido centralismo. Ma la principale debolezza della Destra fu la divisione in gruppi di
interesse, che la rese sempre sostanzialmente in balia di comitati d'affari, tanto che, nel
1876, su una questione fondamentale come quella delle costruzioni ferroviarie, piena di
implicazioni affaristiche, la sua maggioranza finì per sciogliersi come neve al sole. Nel
1876, caduta la Destra sulla questione ferroviaria, la campagna elettorale per il nuovo
parlamento fu caratterizzata dalla proposta politica di Depretis, il rappresentante più
autorevole del settore politico detto "Sinistra storica".
Come la Destra, era anche questo un gruppo complesso, senza identità di partito politico
moderno, e costituito da varie aggregazioni, che andavano dalla parte più progressista del
movimento costituzionale piemontese agli esponenti del vecchio partito d'azione di
ascendenza mazziniana ed ad altre esperienze di tipo democratico. Legami fra le variegate
ideologie di provenienza erano un comune giudizio sulla politica fiscale e centralistica della
Destra, la condivisa convinzione protezionistica e un laicismo che, se era in parte simile a
quello dei rivali politici, premeva di più per un'azione di forza nella "questione romana".
Socialmente la Sinistra rappresentava gli interessi di ceti borghesi medi e piccoli,
commercianti e funzionari, ma anche di gruppi agrari specialmente nel Mezzogiorno. Inoltre
essa era il prodotto della convergenza di diversi gruppi regionali d'interesse. Il principale
punto di riferimento dell'azione di Depretis, che sul suo programma conquistò la
maggioranza in Parlamento, fu l'allargamento della base elettorale, con leggi meno selettive
e, soprattutto, sottratte al criterio quasi esclusivamente censitario.
Depretis fu accusato di aver aiutato il proprio successo e la propria azione parlamentare con
il cosiddetto "trasformismo" (tendenza politica per cui la maggioranza parlamentare coltiva,
in modo sotterraneo, accordi con la minoranza), ottenendo talora, attraverso lo scambio
politico, il consenso dell'opposizione; d'altra parte la debolezza anche numerica della
maggioranza parlamentare avrebbe reso altrimenti incerta e debole la "navigazione" del
governo. La riforma elettorale, approvata nel 1882, fu, in questo senso, il cardine attorno a
cui ruotarono gli altri provvedimenti che ottennero però risultati limitati da c

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