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−mÿ − ky = 0 (11.1)
Altro esempio, noto dalla Meccanica Razionale, è quello del pendolo, illustrato in figura 11.2, per il
quale la scrittura dell’equazione di equilibrio alla rotazione attorno alla cerniera O porta a
11-1
11-2 CAPITOLO 11. SISTEMI VIBRANTI AD UN GRADO DI LIBERTÀ
ove la dipendenza del momento dall’angolo θ, per piccole oscillazioni attorno alla posizione di equilibrio,
definita da θ = 0, può essere cosı̀ linearizzata
d sin θ
sin θ ∼
= sin (0) + ∆θ = ∆θ (11.3)
dθ θ=0
dinamici, in una generica posizione deformata x (t), agiranno sul corpo la forza d’inerzia e la forza di
richiamo elastico della molla, ovvero
−mẍ − kx = 0 (11.5)
che noi per convenzione riscriviamo con il segno cambiato, tenendo a sinistra dell’uguale le forze di-
pendenti dalla configurazione con il segno cambiato e portando le altre forze (in questo caso assenti) a
destra
mẍ + kx = 0 (11.6)
Si ottiene un’equazione differenziale lineare omogenea a coefficienti costanti, la cui soluzione è del
tipo
che, trascurando la soluzione banale A = 0 che rappresenta la condizione di equilibrio statico, porta a
k
λ2 = − (11.9)
m
ovvero
r r
k k
λ1,2 = ± − = ±i = ±iω0 (11.10)
m m
La soluzione dell’equazione differenziale (11.6) è quindi data dalla combinazione lineare delle due
soluzioni date da λ1 e λ2
Lo spostamento x (t) è una quantità reale, mentre per la forma dell’equazione (11.6) lo spostamento
risultante dalla sua soluzione in generale è complesso:
per cui affinché x (t) sia reale, occorre che la somma delle costanti A1 e A2 sia reale e la loro differenza
immaginaria, ovvero occorre che siano complesse coniugate.
Se si prende come tempo iniziale t0 = 0, cosa sempre lecita a patto di ridefinire l’origine dell’asse dei
tempi, dal momento che i coefficienti dell’equazione (11.6) non dipendono dal tempo, si nota che, per
t = 0, la soluzione (11.12) vale
x (0) = A1 + A2 (11.13)
11-4 CAPITOLO 11. SISTEMI VIBRANTI AD UN GRADO DI LIBERTÀ
Le relazioni (11.13) e (11.14) mostrano come le costanti A1 e A2 siano in relazione con le condizioni
iniziali del moto, dalle quali si ricavano:
!
1 ẋ (0)
A1 =
x (0) +
2 iω0
! (11.15)
1 ẋ (0)
A2 = 2 x (0) − iω0
Consideriamo ancora lo stesso oscillatore già visto, ma supponiamolo anche soggetto alla gravità.
Nel precedente esempio avevamo posto l’origine della coordinata libera (x = 0) dove è nulla la forza
esercitata dalla molla. Anche in questo caso porremo l’origine y = 0 dove la molla è scarica.
L’equazione di equilibrio dinamico porta a
−mÿ − ky + mg = 0 (11.16)
ovvero
equazione differenziale lineare a coefficienti costanti completa. Se prendiamo ora come origine della
coordinata libera x la posizione di equilibrio statico y0 , sarà
y = y0 + x (11.18)
ÿ = ẍ, (11.19)
con
mg
y0 = (11.20)
k
che sostituite portano a
mg
−mẍ − k + x + mg = 0 (11.21)
k
11.3. VIBRAZIONI LIBERE SMORZATE 11-5
da cui
mẍ + kx = 0. (11.22)
Ovvero, se non interessa lo studio del moto derivante dall’applicazione di una forza costante nel tempo,
conviene scegliere l’origine della coordinata libera nel punto di equilibrio statico, in quanto si ottiene
sempre un’equazione differenziale omogenea.
dove r è utilizzato nella bibliografia italiana, mentre c in quella di lingua anglosassone. L’equazione di
equilibrio dinamico del nostro solito oscillatore diverrà quindi
che può essere risolta usando la solita forma (11.7) la quale, sostituita nell’equazione differenziale di
partenza (11.24) porta all’equazione lineare
2 r k
λ + λ+ Aeλt = 0 (11.25)
m m
che ammette come soluzioni non banali (per A 6= 0 e valide per qualsiasi valore di t)
r
r r 2 k
λ1,2 = − ± − (11.26)
2m 2m m
e la soluzione generale per la vibrazione libera smorzata è data da
Smorzamento critico. Il comportamento dell’oscillatore smorzato dipende dal valore numerico del
radicando
r 2 k
∆= − (11.28)
2m m
detto anche discriminante. A seconda che esso sia maggiore o minore di zero, le radici saranno rea-
li e distinte o complesse coniugate. Quindi è ragionevole prendere come valore di riferimento per lo
smorzamento, detto anche smorzamento critico, quello per il quale il radicando si annulla:
√
rc = 2 mk (11.29)
A questo punto lo smorzamento effettivo del sistema può essere espresso in forma adimensionale come
frazione dello smorzamento critico rc , dal rapporto
r
ξ= (11.30)
rc
detto anche indice di smorzamento. Ne consegue che
√ r
r rc 2 km k
=ξ =ξ =ξ = ξω0 (11.31)
2m 2m 2m m
e quindi le radici del polinomio caratteristico sono espresse dalla relazione
p
λ1,2 = −ξ ± i 1 − ξ 2 ω0 |ξ| < 1 (11.32)
Ovviamente se |ξ| ≥ 1 questa rappresentazione perde di interesse, in quanto il radicando della (11.32)
diventa a sua volta negativo, e le radici λ1,2 diventano reali e distinte. A questo punto, conviene scrivere
p
λ1,2 = −ξ ± ξ 2 − 1 ω0 |ξ| ≥ 1 (11.33)
Si ricordi che è opportuno ragionare sul modulo di ξ in quanto, in casi particolari, lo smorzamento r
potrebbe essere negativo e portare quindi ad un comportamento instabile; si p veda l’appendice A ed
il capitolo 13 per una discussione più approfondita. Posto σ = −ξω0 e ω = 1 − ξ 2 ω0 , la generica
soluzione (11.27) assume la forma
x (t) = ((A + B) cos (ωt) + i (A − B) sin (ωt)) eσt (11.34)
Anche in questo caso, valutando la soluzione (11.34) e la sua derivata all’istante iniziale, si possono
esprimere i coefficienti A e B in funzione delle condizioni iniziali:
x (0) = A + B (11.35)
e
ẋ (0) = σ (A + B) + iω (A − B) (11.36)
da cui si ricava
!
1 ẋ (0) − σx (0)
A = 2 x (0) +
iω
! (11.37)
1 ẋ (0) − σx (0)
B = 2 x (0) −
iω
Smorzamento maggiore di quello critico: ξ > 1. In questo caso le due radici sono reali, e la
soluzione generale diventa
√ √
−ξ+ 1−ξ 2 ω0 t −ξ− 1−ξ 2 ω0 t
x (t) = Ae + Be . (11.40)
Il moto non è più oscillatorio, ma si smorza col tempo in modo esponenziale.
Smorzamento uguale a quello critico: ξ = 1. In quest’ultimo caso le due radici sono reali e
coincidenti. In questo caso l’integrale generale assumerà la forma
x (t) = (A + tB) e−ω0 t (11.41)
Per cui il moto libero non è più oscillatorio ma si smorza anch’esso in modo esponenziale.
Non sono stati considerati i casi per cui ξ < 0; in tali casi il sistema ha comportamento instabile e,
dallo studio del modulo di ξ, in totale analogia con quanto visto sopra, si può dedurre se l’instabilità
si manifesta come una oscillazione che cresca esponenzialmente (0 > ξ > −1) o come una divergenza
statica (ξ < −1).
Confrontando per lo stesso oscillatore l’andamento del moto libero al variare dell’indice di smorza-
mento ξ per le medesime condizioni iniziali
x (0) = 1
(11.42)
ẋ (0) = 0
come illustrato in figura 11.9, si nota che:
• indipendentemente dalle condizioni iniziali il moto libero si annulla sempre dopo un tempo più o
meno lungo;
• a parità di condizioni iniziali, il tempo necessario per smorzarsi dipende da ξ;
• a parità di condizioni iniziali, per ξ = 1 il tempo è minimo (strumenti di misura, artiglierie, ecc.).
quale f (t + T ) = f (t), con T pari al suo periodo. Un’ampia classe di funzioni periodiche può essere sviluppata in serie di
Fourier, ovvero in serie di funzioni armoniche e quindi, per la linearità del problema, la risposta ad una generica forzante
può essere espressa come combinazione lineare della risposta a forzanti alle diverse armoniche che costituiscono la serie.
11.4. MOTO FORZATO 11-9
equazione differenziale lineare a coefficienti costanti completa il cui integrale generale è dato dall’integrale
generale dell’omogenea associata più l’integrale particolare
ovvero
con
dà
F0
C= (11.49)
k − mω 2
quindi la (11.46) diventa
F0
x (t) = A cos (ω0 t) + B sin (ω0 t) + sin (ωt) (11.50)
k − mω 2
Il moto risultante è quindi somma di due funzioni armoniche, una con pulsazione ω0 , caratteristica del
sistema, e l’altra con pulsazione ω, data dalla forzante.
Per effetto degli inevitabili smorzamenti, l’integrale generale dell’omogenea associata, come visto,
tende a zero col crescere del tempo, per cui a noi interessa studiare il solo integrale particolare che
rappresenta il comportamento vibratorio a regime del sistema2 :
tt0 F0
x (t) ∼
= sin (ωt) (11.51)
k − mω 2
Analizziamo l’ampiezza C del moto a regime al variare dei parametri:
2 La (11.51), a rigore, è vero solo in presenza di smorzamento; tuttavia spesso si opera questa semplificazione anche
in assenza di smorzamento esplicito nell’equazione (11.44), avendo tacitamente assunto che lo smorzamento nel sistema è
sufficientemente piccolo da consentire di ignorarlo, ma è sicuramente presente in misura sufficiente da cancellare, dopo un
tempo sufficientemente elevato, il moto libero della (11.46).
11-10 CAPITOLO 11. SISTEMI VIBRANTI AD UN GRADO DI LIBERT À
• se la pulsazione ω della forzante tende a zero, l’ampiezza di vibrazione C tende a un valore pari
alla deformazione indotta dalla forza F0 applicata staticamente;
• se la pulsazione ω cresce, l’ampiezza C aumenta (fenomeno dell’amplificazione dinamica) fino a un
asintoto verticale (risonanza):
• al crescere ulteriore della pulsazione ω della forzante, l’ampiezza della risposta si annulla:
Attenzione: se siamo in risonanza, la soluzione cade in difetto in primo luogo perché il comportamento
della molla è lineare solo per piccoli spostamenti. Inoltre, dobbiamo ricordare che le costanti A e B devono
essere calcolate per la soluzione generale completa rappresentata dalla (11.46) per cui
x (0) = A + xp (0)
(11.54)
ẋ (0) = ω0 B + ẋp (0)
supponendo, per t = 0, che tanto lo spostamento quanto la velocità siano nulle, si ottiene
F0 1 ω
x (t) = !2 sin (ωt) − sin (ω0 t) (11.55)
k ω ω0
1−
ω0
che fornisce una forma indeterminata del tipo 0/0 per ω → ω0 . Applicando alla (11.55) la regola di de
l’Hopital si ottiene
F0 1 ω F0
lim x (t) = lim ! 2 sin (ωt) − sin (ω 0 t) = (sin (ω0 t) − ω0 t cos (ω0 t)) (11.56)
ω→ω0 ω→ω0 k ω0 2k
ω
1−
ω0
per cui sarebbe comunque necessario tempo infinito, anche in condizioni ideali di linearità delle forze
elastiche, per raggiungere ampiezze infinite. Ricordando, infine, che
F0 F0 /k δst
C= = = !2 (11.57)
k − ω2m ω2 m ω
1− 1−
k ω0
11.5. MOTO FORZATO PER SPOSTAMENTO DEL VINCOLO 11-11
ove xr (t) indica lo spostamento relativo della massa, e quindi l’allungamento della molla. Scrivendo
l’equazione di equilibrio dinamico, otteniamo
ovvero
che è un’equazione differenziale lineare a coefficienti costanti completa del tutto simile a quella già vista
nel moto forzato.
Per un osservatore relativo, l’equazione di equilibrio dinamico diventa invece
ovvero
ove X è l’ampiezza di vibrazione nel moto assoluto della massa m. In termini adimensionali:
X 1
= !2 (11.67)
b ω
1−
ω0
del tutto analogo al coefficiente di amplificazione H già definito. Pertanto, una molla potrà essere definita
“rigida” quando non vi è moto relativo, e quindi
X ∼
=1 (11.68)
b
ovvero
ω02 ω 2 (11.69)
e quindi
mω 2 b
xrp (t) = sin (ωt) = Xr sin (ωt) (11.71)
k − ω2m
che, in termini adimensionali, diventa
!2
ω
Xr ω0
= !2 (11.72)
b ω
1−
ω0
Moto forzato dovuto a squilibri rotanti. Supponiamo di avere una macchina con una parte rotante,
avente massa propria M e uno squilibrio di momento statico rispetto all’asse di rotazione, definito
attraverso una massa m e un braccio e rispetto all’asse di rotazione. Supponiamo che la velocità angolare
ω sia costante.
L’accelerazione assoluta della massa eccentrica sarà
¨
~a = ~ar + ~at = − ω 2 e eiωt + ~x (11.73)
dove, con un certo abuso di notazione, si sono combinati il formalismo esponenziale dei fasori per quanto
riguarda l’accelerazione relativa, centripeta, a cui è soggetta la massa eccentrica, e la notazione vettoriale
più classica per l’accelerazione di trascinamento a cui è soggetta la massa M . Avremo quindi, misurando
gli spostamenti x, positivi verso l’alto, a partire dalla posizione di equilibrio statico, l’equazione della
dinamica dell’intero sistema
M ẍ + m −ω 2 e sin (ωt) + ẍ + 2kx = 0 (11.74)
ovvero
meω 2
xp (t) = sin (ωt) = X (ω) sin (ωt) (11.76)
2k − (M + m) ω 2
11.6. MOTO FORZATO SMORZATO CON ECCITAZIONE ARMONICA 11-13
e quindi
!2
ω
X (ω) m ω2 m ω0
= 2 2
= !2 (11.77)
e M + m ω0 − ω M +m ω
1−
ω0
Si noti che la macchina al variare della velocità trasmetterà al terreno una forza variabile nel tempo pari
a
che forzerà il terreno a vibrare, non potendolo considerare infinitamente rigido, e questo forzerà a sua
volta a vibrare, per spostamento di vincolo, le altre strutture posate su di esso.
Ovviamente, equilibrando la macchina, ovvero facendo in modo che il suo asse di rotazione sia bari-
centrico (e anche principale d’inerzia come vedremo), la forzante si annulla e il fenomeno scompare in
quanto l’equazione di moto risulta essere la soluzione di
(M + m) ẍ + 2kx = 0 (11.79)
Tralasciamo, per quanto più volte detto, il contributo dell’integrale generale dell’omogenea associata;
quindi, a regime:
x (t) ∼
= xp (t) (11.82)
con
xp (t) = Xeiωt = |X| eiφ eiωt = |X| ei(ωt+φ) ÷ |X| sin (ωt + φ) (11.83)
con
−1 ωr
φ = − tan (11.86)
k − mω 2
Ricordando che
p
• ω0 = k/m è la frequenza propria del sistema non smorzato;
• ξ = r/rc è il fattore di smorzamento, rapporto tra lo smorzamento ed il suo valore critico;
Figura 11.14: Risposta di un sistema vibrante smorzato, forzato armonicamente (N.B.: nel disegno ω/ω 0
è indicato con ω/ωn , lo smorzamento r è indicato con c, mentre la fase φ è rappresentata con segno
opposto).
e
ω
2ξ
ω0
φ = − tan−1
!2 (11.88)
ω
1−
ω0
con X complesso, le singole forze sono descritte da coefficienti complessi che hanno una rappresentazione
molto chiara nel piano complesso avente come riferimento la direzione eiωt :
ovvero
−mω 2 + irω + k X − F0 eiωt = 0 (11.92)
quindi in generale si può costruire graficamente un trapezio rettangolo, avente come basi le forze elastica
e inerziale, come altezza la forza viscosa, e come quarto lato la forzante esterna. Ad una data pulsazione
ω corrispondono ben precise lunghezze delle basi e dell’altezza; data l’ampiezza della forzante F 0 , la
chiusura del trapezio si ottiene variando il modulo e la fase attraverso la scelta di X.
11.6. MOTO FORZATO SMORZATO CON ECCITAZIONE ARMONICA 11-17
• ω/ω0 < 1: l’angolo di fase è piccolo e quindi è principalmente la forza della molla ad equilibrare la
forzante esterna, cui si somma la forza d’inerzia, come illustrato in figura 11.15.
Figura 11.15: Risposta di un sistema vibrante smorzato, forzato armonicamente a ω/ω 0 < 1.
• ω/ω0 = 1: l’angolo di fase è pari a 90 gradi, per cui la forzante esterna è equilibrata dalla sola forza
viscosa, come illustrato in figura 11.16. L’ampiezza di vibrazione a regime è pari a
F0 X (0)
|X| = = (11.93)
rω0 2ξ
• ω/ω0 > 1: l’angolo di fase cresce e si avvicina a 180 gradi; la forza impressa è equilibrata quasi
integralmente da quella d’inerzia, come illustrato in figura 11.17.
Figura 11.17: Risposta di un sistema vibrante smorzato, forzato armonicamente a ω/ω 0 > 1.
p
sin 1 − ξ 2 ω0 t + φ = 1 (11.95)
tuttavia le tangenti non sono orizzontali, e i punti di tangenza sono leggermente spostati a destra del
punto di massima ampiezza. Generalmente questo fatto è trascurabile e l’ampiezza del punto di tangenza
può essere considerata coincidente con l’ampiezza al punto di massimo dell’oscillazione. Con riferimento
alla simbologia indicata in figura, il decremento logaritmico tra due oscillazioni consecutive è
x1 |X| e−ξω0 t
δ = ln = ln = ξω0 T (11.97)
x2 |X| e−ξω0 (t+T )
si ottiene
2πξ ∼
δ=p = 2πξ (11.99)
1 − ξ2
ove l’approssimazione si può ritenere valida per valori di ξ relativamente piccoli (si noti che per ξ = 0.1
l’errore è dello 0.5%, mentre per ξ = 0.3 l’errore è del 5%). La validità dell’approssimazione è illustrata
in figura 11.19.
Figura 11.19: Validità dell’approssimazione dello smorzamento identificato mediante la relazione (11.99).
dove si è sfruttata la relazione T = 2π/ω tra periodo e pulsazione. Nell’ipotesi di smorzamento viscoso,
quindi con FD = −rẋ e fase φ = π/2, il lavoro dissipato4 a regime è
Z Z 2π
ω
2 2 2
LD = −rẋ dx = −ω r |X| cos2 (ωt + φ) dt = −ωπr |X| (11.106)
T 0
Imponendo l’annullamento della somma del lavoro (11.105) compiuto dalla forzante F e di quello (11.106)
assorbito dallo smorzamento viscoso si ottiene
2
L + LD = πF0 |X| sin φ − ωπr |X| = 0 (11.107)
armonico descritto dalla (11.102) è nullo; di conseguenza, se la forzante compie lavoro, questo non può che essere assorbito
dalle forze dissipative.
11-20 CAPITOLO 11. SISTEMI VIBRANTI AD UN GRADO DI LIBERT À
a seguito del rilevamento sperimentale del modulo |X| e della fase φ della risposta del sistema ad una
forzante armonica, di cui siano noti ampiezza F0 e pulsazione ω.
Dalla misura dell’energia dissipata scopriamo che, a parità di ampiezza |X| della risposta, il lavoro
dissipato varia proporzionalmente con la pulsazione ω, mentre a parità di pulsazione si modifica con il
quadrato dell’ampiezza della risposta.
Smorzamento isteretico
A dispetto di quanto evidenziato nel paragrafo precedente, molte esperienze di laboratorio hanno mo-
strato che se il fenomeno dissipativo è legato a fenomeni d’isteresi, come ad esempio per lo smorzamento
delle vibrazioni nelle strutture metalliche, l’energia dissipata in un ciclo è indipendente dalla frequenza
di vibrazione, ma dipende solamente dal quadrato dell’ampiezza di deformazione e quindi di vibrazione,
e quindi
2 2
LD ÷ − |X| → LD = −α |X| (11.109)
ovvero
2 2
LD = −ωπreq |X| = −α |X| . (11.110)
Si noti che l’equazione (11.112) non è in grado di descrivere il comportamento generale del sistema, in
quanto il coefficiente che moltiplica ẋ dipende dalla pulsazione ω della forzante; quindi è in grado di
descrivere solamente il comportamento del sistema soggetto a forzanti armoniche.
La conclusione è che lo smorzamento viscoso, descritto dalla relazione costitutiva F D = −rẋ, consente
di introdurre smorzamento nei modelli matematici dei sistemi fisici preservando i vantaggi dell’uso di
modelli lineari o linearizzati, ma l’evidenza sperimentale mostra che in alcuni casi non descrive in modo
adeguato la natura della dissipazione che ha luogo nei meccanismi durante i fenomeni di vibrazione.
Tuttavia, vista l’importanza dello studio di fenomeni meccanici quali le vibrazioni, sia libere che forzate
armonicamente, la possibilità di tarare empiricamente il coefficiente di smorzamento ξ in funzione della
pulsazione ω della forzante consente comunque di utilizzare il modello viscoso, tenendone ben presenti i
limiti di applicabilità.
Ftr (t) = kx + rẋ = kXeiωt + irωXeiωt = (k + irω) Xeiωt = Ftr eiωt (11.115)
dove
q
2
F0 k 2 + (rω)
|Ftr | = q (11.116)
2 2
(k − mω 2 ) + (rω)
ovvero
v !2
u
u
t1 + ω
2ξ
|Ftr | ω0
= v (11.117)
F0 u
u ! 2 2 !2
u ω ω
t 1− + 2ξ
ω0 ω0
Come visto in precedenza, questa forzante armonica applicata al terreno lo porterà a vibrare con
un’ampiezza b, ovvero con una legge del tipo descritto dalla (11.64), che forzerà le strutture circostanti,
come illustrato in figura 11.21.
Per questa struttura l’equazione di equilibrio dinamico è
Figura 11.22: Modulo e fase della risposta di un sistema vibrante smorzato (N.B.: nel disegno ω/ω 0
è indicato con ω/ωn , lo smorzamento r è indicato con c, mentre la fase φ è rappresentata con segno
opposto).
ovvero
con
q
2
b k 2 + (rω)
|X| = q (11.121)
2 2
(k − mω 2 ) + (rω)
ovvero
v !2
u
u
t1 + ω
2ξ
|X| ω0
= v (11.122)
b u
u ! 2 2 !2
u ω ω
t 1− + 2ξ
ω0 ω0
Si noti che pur essendo due fenomeni diversi, la soluzione è del tutto analoga a quella della forza trasmessa,
descritta dalla (11.117). In entrambi i casi interessa che la soluzione sia 1 tanto per la forza trasmessa
|Ftr | /F0 al terreno quanto per la trasmissibilità β = |X| b.
I parametri di progetto sono:
• per la macchina eccitatrice la massa M , la pulsazione di funzionamento a regime ω e il momento
statico di eccenticità me, prodotto della massa eccentrica m e della distanza dal centro di rotazione
e;
• per la struttura eccitata la massa m, l’ampiezza dello spostamento imposto b e ovviamente la
pulsazione ω dell’eccitazione, che è uguale a quello della macchina sbilanciata.
√
Diagrammiamo l’andamento di β = |X| b al variare di ω/ω0 . Si nota che per ω/ω0 = 2 la trasmis-
sibilità è pari a 1 e che al crescere del rapporto tra le frequenze la trasmissibilità scende fino a tendere
11.6. MOTO FORZATO SMORZATO CON ECCITAZIONE ARMONICA 11-23
asintoticamente a zero per ω/ω0 → ∞. Questo fatto avviene indipendentemente dal valore dell’indice di
smorzamento ξ, il cui effetto è, al suo aumento, di ridurre l0ampiezza di vibrazione per ω/ω 0 = 1, ma
d’altra parte, rallenta la diminuzione di β per ω/ω0 → ∞.√
Riassumendo, converrebbe quindi scegliere ω/ω0 > 2, e quindi la rigidezza k < mω 2 /2, e nel
contempo avere valori del fattore di smorzamento ξ piccoli per non ricorrere a rigidezze k troppo piccole,
che comportano,
√ ad esempio, frecce statiche elevate. Poiché abbiamo scelto di far operare la fondazione
con ω/ω0 > 2, ciò significa che tutte le volte che il macchinario viene avviato o arrestato, entrambe
le fondazioni, durante il transitorio, si troveranno a passare per ω/ω0 = 1 e quindi non conviene avere
valori dell’indice di smorzamento troppo piccoli, o addirittura trascurabili, in quanto ciò porterebbe ad
ampiezze in risonanza elevate che creerebbero problemi ai collegamenti verso l’esterno del macchinario.
In secondo luogo, operare con valori di ξ piccoli significa anche non poter più trascurare l’integrale
generale dell’omogenea associata, che partecipa alla soluzione completa, perché torna a essere presente
tutte le volte che avvengono delle perturbazioni, per quanto piccole, delle condizioni di regime, e la sua
cancellazione può richiedere un numero elevato di cicli.
I problemi maggiori vengono, tuttavia, creati dalla rigidezza k. Dal diagramma di figura 11.22 si vede,
ad esempio, che per ridurre del 60% le vibrazioni nelle strutture circostanti dobbiamo avere ω/ω 0 > 2,
ovvero k > mω 2 /4.
Tale ragionamento porterebbe a scegliere ω0 → 0, ma in tale caso
mg g
δst = = 2 (11.123)
k ω0
F F FE F EA EA
k= = = = = (11.124)
∆h hε hσ hF h
quindi per ridurre k, scelto un materiale e quindi il modulo di elasticità E, dovremo avere delle aree A
piccole e degli spessori h degli elementi elastici (ad esempio un tappeto di gomma) grandi. Ma, perchè
la molla sia in grado di sopportare un certo carico, ad esempio quello statico, deve valere la relazione
F mg
A> > (11.125)
σamm σamm
quindi
mgE
k> (11.126)
σamm h
ovvero
r r
k gE
ω0 = > (11.127)
m σamm h
da cui si nota che per avere una bassa pulsazione caratteristica ω0 ed essere contemporaneamente in
grado di sostenere la sollecitazione statica si dovrebbero avere bassi valori di E e corrispondentemente,
impossibili nei materiali, alti valori di σamm e comunque alti valori di h, che potenzialmente creerebbero
problemi di instabilità delle aste caricate di punta.
Con riferimento alle grandezze indicate nella figura 11.23 e ai relativi versi positivi degli spostamenti,
avremo che
dove xi è il movimento del telaio, che rappresenta un cedimento imposto del vincolo, mentre xM è lo
spostamento assoluto della massa M , e x0 = xi − xM è lo spostamento relativo5 , ovvero la grandezza che
viene direttamente misurata per determinare, in via indiretta, il movimento xi imposto alla cassa dello
strumento.
La (11.128) può essere riscritta usando le nostre consuete notazioni come
dove
è l’andamento temporale dell’i-esima componente armonica (serie di Fourier) dello spostamento incognito
x (t) del vincolo.
Riordinando l’equazione avremo
da cui si ottiene
!2
ωi
−
0
|X0i | ω0
= v (11.134)
|Xi | u
u !2 2 !2
u ωi ωi
t 1− + 2ξ
ω0 ω0
e
ωi
2ξ
−1 ω0
βi = − tan !2 (11.135)
ωi
1−
ω0
Si nota, quindi, che, se ωi ω0 (almeno 4÷5 volte) la misura dell’ampiezza della vibrazione relativa
permette di ricavare quella incognita di trascinamento. Ovviamente, affinchè la misura non sia distorta,
|X0i | / |Xi | deve essere costante e βi = nπ (con n=0,1,2,. . . ,N ) per i = 1,2,3,. . . ,N .
Questa esigenza comporta che il sismografo, tale è il nome dello strumento, abbia una frequenza
propria ω0 < ω1 /4, dove ω1 è la prima delle armoniche significative del segnale che si intende misurare,
e tale condizione verifica automaticamente che non vi sia distorsione per le componenti armoniche di
ordine superiore.
I sismografi sono quindi strumenti pesanti e ingombranti, dovendo avere una frequenza propria ne-
cessariamente bassa; normalmente si usano indici di smorzamento ξ dell’ordine di 0.6-0.7 per ridurre
l’effetto delle condizioni iniziali.
Nel caso duale di ωi ω0 risulta che |X0i | / |Xi | → 0, per cui
e la forza d’inerzia agente sulla massa M è praticamente dovuta al solo moto di trascinamento, per cui, se
riuscissimo a misurare la reazione della molla, questa, a meno del guadagno, sarebbe pari all’accelerazione
incognita del vincolo.
Ovviamente la necessità di non distorcere la misura comporta che la condizione ω i ω0 sia verificata
per la massima frequenza presente nello sviluppo in serie del segnale incognito, ovvero ω 0 deve essere
dell’ordine dei kHz. Dobbiamo avere, quindi, massa M molto piccola e rigidezza k molto grande.
11-26 CAPITOLO 11. SISTEMI VIBRANTI AD UN GRADO DI LIBERT À
Spesso come elemento elastico si usa una lastra di quarzo, materiale piezoelettrico 6 che, se sollecitato
lungo l’asse elettrico, produce sulle facce ortogonali all’asse delle cariche di segno opposto proporzionali
alla forza applicata (circa 2 pC/N). L’uso del quarzo limita la frequenza minima di misura (dell’ordine
dell’Hz).
Riscrivendo l’equazione differenziale in coordinate assolute
con
(k + iωi r) |X − i| eiψi
XM i = = |XM i | eiβi (11.141)
k − M ωi2 + iωi r
ovvero
q
|XM i | k 2 + (ωi r)2
= |Hi | = q (11.142)
|Xi | 2 2
(k − M ωi2 ) + (ωi r)
6 Letteralmente, un materiale che genera una carica elettrostatica per effetto di uno sforzo. Si tratta di materiali polari
che, deformati o caricati lungo direzioni preferenziali, si polarizzano elettricamente, producendo un dipolo elettrico e quindi
una carica di spostamento, in analogia con i condensatori piani le cui piastre siano spostate. Il legame costitutivo, qui
ridotto per semplicità in forma monodimensionale, è formato da una parte elastica
σ = Eε − eE (11.137)
e da una dielettrica
D = eε + E (11.138)
dove σ e ε sono i consueti sforzi e deformazioni, D ed E sono rispettivamente lo spostamento dielettrico ed il campo elettrico,
E è la rigidezza del materiale, è la sua costante dielettrica ed infine e è la costante piezoelettrica. Quindi uno strumento
di questo tipo consente di tradurre una misura di sforzo o di deformazione direttamente in una misura elettrica, fatte salve
esigenze ulteriori di condizionamentio ed amplificazione del segnale.
11.6. MOTO FORZATO SMORZATO CON ECCITAZIONE ARMONICA 11-27
e
!
−1 ωi r 2k − M ωi2
βi = − tan 2 (11.143)
−k 2 + kM ωi2 + (ωi r)
Utilizzando, a esempio, un fattore di smorzamento ξ = 0.7 si nota che la fase varia, per un range di
frequenza compreso tra 0.6ω0 e ω0 , con legge pari a βi ÷ ωi /ω0 .
11-28 CAPITOLO 11. SISTEMI VIBRANTI AD UN GRADO DI LIBERT À