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Sentire Ascoltare

Sociologia della Musica - Critica Musicale


Così come George Harrison ha fortemente
contribuito alla svolta filo-indiana dei Beatles,
Graham Coxon è stato in gran parte l’artefice
della virata lo-fi-post-punk-indie-rock di marca
Fall, Pixies e Pavement del suo gruppo di
provenienza, i Blur.

Monografia: Polyphonic Spree

di ©2003-2004 Stefano Solventi e Fabio


Recensione della settimana: Michette
PGR - D'anime e d'animali
(Universal, 2004)di ©2004 Stefano Arrivano come una nuvola strana, i Polyphonic
Solventi Spree. In molti si chiedono se sono veri, o uno
scherzo, o una minaccia. Sono - pare - in 29, ma
Come prima più di prima, PGR è innanzitutto chi può saperlo veramente? Scheda e recensione La stroncatura bis:
una questione privata di Giovanni Lindo Ferretti, del nuovo album del combo americano The Cure - S/t (Geffen, 2004)
estensione musicale del suo sguardo critico sul
(e dentro al) mondo. La band segue a ruota ben di ©2004 Antonio Puglia
sintonizzata, ovvero Canali con la sua chitarra
"senziente" tornata - bontà sua - a sferragliare, Può un gruppo di inossidabile e sempiterna fama
Maroccolo finalmente perlopiù al basso prendere una manciata di brani, affidarli a uno
(grugnisce il suo quattro corde elastico e dei più quotati produttori della scena nu-metal
pecioso), Pino Gulli puntuale ai tamburi e (Ross Robinson, tra gli altri con Slipknot e
Cristiano Della Monica a fare il jolly tra cori, Korn) e pubblicarli come disco omonimo,
percussioni e basso. Monografia: pretendendo di immortalare definitivamente la
Black Dice propria quintessenza?

di ©2004 Michele Saran e Massimo Padalino

Un poderoso excursus sulle nuove prospettive


della sperimentazione sonora basata sulla
Speciale: Labradford / Pan rilevazione e la manipolazione delle sorgenti
American di ©2004 Edoardo Bridda, naturali; un frullato sonico che dal noise-rock
Michele Saran e Massimo Padalino tradizionale passa per l'alea zen di John Cage,
l'industrial storico e i collage elettro-acustici. In
occasione dell'ultima fatica Creature Comforts,
Da Quiet City, quarta prova solista del chitarrista
Sa dedica una monografia al gruppo di Rhode
Mark Nelson, a Prazision. Un viaggio a ritroso
Island.
nei novanta della Kranky e del post-rock
attraverso la lente sonica e impressionista dei Monografia: Kings Of Conveninece
Labradford e dei Pan American.
di ©2004 Edoardo Bridda, Antonio Puglia e
Stefano Solventi

Un collegiale dall’aria malinconica, tanto carino


fuori quanto tormentato dentro, un occhialuto
nerd, rosso di capelli, troppo timido per uscire
con le ragazze: assieme sono i Kings Of
Convenience, una ragione sociale fondata su
Live: Lou Reed (Modena, Mu.Vi., La stroncatura un'ostinata ricerca di semplicità che da sempre si
01 Luglio 2004) di ©2004 Fabrizio Graham Coxon - Happiness In lega all'amore per Simon & Garfunkel.
Zampighi Magazines (EMI, 2004) di ©2004
Edoardo Bridda e Antonio Puglia
Polyphonic Spree
di ©2003-2004 Stefano Solventi e Fabio around the day si allestisce pian piano,
Michette inesorabile, perlustrando territori con tromba e
uno spiraglio, quel tanto che basta. E' uno percussioni, deflagrando in lancinanti schiere di
Un sogno, una tragedia, ancora un sogno. Più smacco spazio-temporale, un esperimento voci. Si continua in soldier girl con cadenza fiera
forte. Abbagliante. I Polyphonic Spree di Tim assurdo, bizzarro esercizio di convivenza con e marziale che trasfigura poi, ottenebrandosi non
Delaughter. l'improbabile. Ma funziona, nonostante tutto. Il senza inquietudine, all’imbrunire.
perché, cerchiamo di spiegar(ce)lo nelle
Un sogno a forma di nuvola di ©2004 recensioni che seguono. Perdoniamo a The Beginning Stages of…
qualche leziosa svenevolezza (la nona sezione,
Stefano Solventi
reach for the sun) accettandola come parte
The Beginning Stages Of… conclusiva dell’incanto, ormai invasati, smarriti
Arrivano come una nuvola strana, i Polyphonic (Good/679, 2003) di ©2004 Fabio Michette ed esausti nella danza collettiva, travolti da in
Spree. In molti si chiedono se sono veri, o uno questo musical di altri tempi; che si conclude
scherzo, o una minaccia. Sono - pare - in 29, ma ”Life has many stages. This is one of ours (…) a con un ennesimo coup de theatre, schierandosi a
chi può saperlo veramente? A vederli, sia chance to sing from my soul instead of a hole, contemplare un UFO con Fennesz, una trance tra
biancovestiti che ipercolorati, sembrano where my heart used to be”. Questo il pensiero loop e frequenze ipnotiche recitando l’endless
cherubini da musical hippie, abili e festosi del compositore e leader Tim Delaughter che summer, l’estate infinita metafora del periodo
smanettatori di un’autentica pletora di strumenti presenta Polyphonic Spree al mondo, e al mondo vitale dell’esistenza. (7.3/10)
(archi, legni, corde, corni, organi, theremin, comunica vitalità e gioia istintive, naturali,
tamburini e quant’altro). Dietro di loro si cela la proprietà intrinsecamente e nobilmente umane. Tracklist
mente organizzatrice e vagamente sciroccata di Grazie alla potenza e all’altezza del suono delle 1. Have a Day/Celebratory
Tim Delaughter, che con i Polyphonic Spree voci maschili e femminili, -un inno, un destino 2. It's the Sun
corona infine il sogno di una vita: allestire una polifonico appunto- e alla quantità di 3. Days Like This Keep Me Warm
band-comunità di pop sinfonico con le antenne strumentisti, questo singolare album di pop 4. La La
sintonizzate su madreperlacei fondali avanguardia esprime in tutta la propria durata 5. Middle of the Day
psichedelici, quasi un'utopia sixties rimasta una grande intensità, trasmette una magnitude 6. Hanging Around the Day, Pt. 1
incagliata nelle secche della storia. inaudita, una libertà organica, celebra uno spleen 7. Hanging Around the Day, Pt. 2
L'overdose che nell'ottobre del 1999 uccise Wes esasperato di grande potenziale terapeutico. 8. Soldier Girl
Berggren, chitarrista dei Tripping Daisy in cui Come presentazione, questa marcia di libertà 9. Light and Day/Reach for the Sun
militava Delaughter, fu un baratro e assieme accontenta in pieno. Il talentuoso Delaughter che 10. A Long Day
l'inizio della risalita. Tim assisté allo sfaldarsi di ha iniziato aprendo i concerti dei colleghi
una band promettente, e con lei tutte le Grandaddy, possiede ispirazione e intuizioni da
prospettive che credeva di dover inseguire. Fu il artista navigato, qualità in attesa di conferma, ma Together We’re Heavy (Good/679,
suo ground zero, non gli rimase che un sogno incontestabili. 2004) di ©2004 Stefano Solventi
(quel sogno) cui solo la sventatezza di chi non ha Secondo l’idea che riprendere da uno è plagio e
più nulla da perdere può affidarsi. Ingaggiato un riprendere da molti è ricerca, si setaccia l’opera Atto secondo per i Polyphonic Spree del
coro di dieci elementi e qualche strumentista, i di alcuni protagonisti della storia del pop, si pazzariello Tim Delaughter e la sua comune di
Polyphonic Spree iniziano quindi ad allestire esaminano alcune loro creazioni fin nei più circa trenta cherubini biancovestiti. Notizia d’un
spettacoli e farsi un tenace nugolo di fans. Ben riposti fotogrammi, e si ricavano e si esaltano certo rilievo perché – vista la natura del progetto
presto si autoproducono un demo (che poi suggestioni peculiari. - tutt'altro che scontata. Se poi ci mettiamo che
costituirà il primo album), di cui la Good Il disco è diviso in dieci sezioni. Nella prima, l’entusiasmo e l’ispirazione sembrano anche
Records di Dallas rimane impressionata. Tutto il have a day/celebratory riconosciamo un superiori rispetto al predecessore, beh, c’è
resto segue a ruota, gli opening act per i frammento di una splendida mestizia di Elton davvero di che incuriosirsi. Predecessore a cui ci
Grandaddy, gli apprezzamenti di Peter Gabriel John qui magnificato in sé, esaltandone il senso si allaccia esplicitamente, a partire
e David Bowie. La collaborazione coi Death In attraverso una ripetizione ossessiva e dall'enumerazione di questi nuovi capitoli: se
Vegas. Eccetera. intensificata. L’ingresso del coro misto è un quello si fermava all a”section 10”, qui si va
La loro musica è un arcobaleno mesmerico e micidiale pezzo di bravura che esprime ogni dalla undici alla venti.
sognante che unisce i Beach Boys ai Mercury emotività, da consegnare agli annali. Voli Continuità confermata anche dalla cifra stilistica,
Rev passando per Flaming Lips, Super Furry incrociati di spiriti che volteggiano esaltati, ragion per cui c’è ben poco da aggiungere
Animal e Spiritualized. Le liriche disarmanti e insinuandosi e avvolgendosi tra loro. rispetto a quanto già scritto per l'opera prima
le vivide architetture psych, le nevrosi bucoliche, Altrettanto inatteso é il risonante attacco di it’s The Beginning Stages Of: atmosfere fiabesche e
le sospensioni e i crescendo cinematici, le the sun, oppure l’elegia pastorale di days like sbuffi psichedelici, trepidazioni country rock e
narcosi sulfuree e i provvidi sussulti di acidità this con ingresso di viola e del flauto; un atto di suadenti excursus pop (si senta al proposito la
sono gli scenari allestiti per rendere concreto seduzione, una poetica sinfonia campagnola che section 17, altrimenti detta Suitcase Calling), gli
quel sogno. restituisce una rara bellezza, che lenisce dolori, ultimi Flaming Lips in fregola
Una calligrafia di sensazioni a prontissima presa, ingentilisce e tempra lo spirito. bucolico/orchestrale (la section 13, al secolo
Eden nostalgico e visionario, ironico ed estatico. Altrove, tra contemplazioni utopiste e Diamonds/Mild Devotion to Majesty, con ampio
Un tessuto di fronte al quale è impossibile non meditazioni naturiste spiccano sguardi ai più spiegamento di legni, ottoni e cherubini), i
avvertire un retrogusto artificioso, di fronte al recenti e orchestrali Flaming Lips e Mercury Mercury Rev che sgusciano dal bozzolo
quale più volte l'incanto sembra in procinto di Rev (due gruppi maestri della neo-psichedelia cinematico per sfarfallare Beach Boys (l’iniziale
spezzarsi. Ma il punto è: stare al gioco. Decidere rock).
di crederci, almeno per un po'. Lasciare aperto
La scorribanda orchestrale della suite Hanging
Sound Amazed, che per quasi nove minuti to Majesty" section 11, cioé A Long Day Continues/We
cicatrizza lieve la cesura temporale dal disco 4. SECTION 14 - "Two Thousand Places"
d’esordio, riprendendone in parte titolo e tema, 5. SECTION 15 - "Ensure Your Reservation"
Oxford sembrano essersi fatti carico di un
estenuandosi infine lungo bordoni atonali dalla 6. SECTION 16 - "One Man Show"
disagio giovanile profondo e radicato negli
vaga e inquietante ascendenza post). 7. SECTION 17 - "Suitcase Calling"
adolescenti occidentali, i Kings of Convenience,
Semmai sembrano sensibilmente più nitidi i 8. SECTION 18 - "Everything Starts at the
a loro volta, rimarcano la loro estraneità come a
contorni, più bruciante l’apporto delle chitarre Seam"
voler sottolineare che, in qualche parte del
(merito forse del missaggio ad opera di Rich 9. SECTION 19 - "When the Fool Becomes a
mondo (l'incontaminata Norvegia), certe cose
Costey, già al lavoro con i Muse), più mosso il King"
non sono state dimenticate e alcuni valori sono
progredire della scaletta (la zampettante 10. SECTION 20 - Together We’re Heavy"
sempre al primo posto. Viene a mente anche la
impudenza di Hold Me Now - d'ora in avanti Scozia di metà ’90 dei Belle and Sebastian,
ometto le section - probabile e meritorio hit Kings Of Convenience teatro di storie di gioventù dei sobborghi che
radiofonico, il beat disinvolto in sella al piano di di ©2004 Antonio Puglia, Edoardo Bridda e consuma i propri piccoli drammi esistenziali
Everything Starts at the Seam, stemperato in un Stefano Solventi smithsianamente, nell’intimità della propria
refolo di flauto, corno e vapori d’organetto, cameretta, tra una strimpellata all’acustica e un
eppoi gli stop, le sterzate e le vertigini Un collegiale dall’aria malinconica, tanto carino libro di Joyce. O le lande desolate dell’Islanda,
emozionali di Two Thousand Places, slide, fuori quanto tormentato dentro, un occhialuto tratteggiate musicalmente dai Sigur Ros, in cui è
flauti, theremin, quindi un crescendo epico e nerd, rosso di capelli, troppo timido per uscire possibile perdersi e ritrovarsi ancora una volta.
ubriacante tra i cori, gli archi e un profluvio di con le ragazze: assieme sono i Kings Of Le posizioni della critica vanno da sé: i
fiati). Convenience, una ragione sociale fondata su sostenitori, anche sull'onda dell'entusiasmo per il
Detto che Ensure Your Reservation è un un'ostinata ricerca di semplicità che da sempre si cosiddetto (e fantasmatico) New Acoustic
intermezzo che chiama a raccolta reminescenze lega all'amore per Simon & Garfunkel. Movement, applaudono un approccio pulito e
Nick Drake masticate dalla post-modernità cristallino, pacato e tranquillo, perfettamente
(violini e corni, piano e singhiozzi di chitarra,
flauto e fruscii d’altroquando, una risacca
Qualità e convenienza: introduzione armonizzato nelle parti vocali e oculato negli
inserti di strumenti aggiuntivi alle chitarre
cibernetica sullo sfondo), con When the Fool ai Kings Of Convenience di ©2004 acustiche (sax, pianoforte e batteria); altri
Becomes a King (una suite breve o una canzone Edoardo Bridda e Antonio Puglia
s'indignano proprio per questa mancanza di
lunga, insomma sono dieci minuti e trentasette di originalità, dovuta soprattutto a un consapevole
sbalzi scenografici e trapassi d'umore, fate voi) il Avvistati per la prima volta ai festival estivi quanto stucchevole recupero dell'estetica Simon
viaggio compie gli svolazzi definitivi dell'estate del 1999, due ragazzi norvegesi di & Garfunkel (che fa tanto musica per gli
avvitandosi etereo e asprigno, lussureggiante e Bergen (da cui proviene anche il ragazzo acquisti all'Ikea).
malinconico, acido e romantico, come un prodigio Sondre Lerche) rispondenti al nome di In effetti la somiglianza con gli autori di The
brandello di Broadway impastato di Woodstock, Erik Glambek Bøe (cantante/chitarrista) e Erlend Sound Of Silence c'è, nulla da nascondere a
simbolico e inafferrabile, estraneo e attiguo Øye (chitarrista), riescono ad attirarsi le simpatie riguardo, ma è altrettanto vero che il riferimento
insieme al mondo come lo vediamo ogni giorno. dell'americana Kindercore che l’anno seguente al duo newyorchese è opportunamente
La title track chiude il disco un po’ come si darà alle stampe il primo, eponimo e sfortunato denaturato e svuotato di quella retorica post-
chiudeva il predecessore, cioè con l’ombra di album. L'approccio intimista, e strumentalmente adolescenziale radicata negli anni '60. Se infatti
una canzone, ectoplasmi di tromba e cori e “opportunista”, come loro stessi ammettono, non Paul Simon era il cantore di una generazione
theremin e campane uno scalpiccio in funziona; la formula necessita forse di qualche bisognosa di imparare la lingua dei sentimenti
processione verso altre ipotesi di mirabolante, cambiamento, magari sarebbe opportuna una nell'aridità della società del tempo, intenta a
irresistibile inconsistenza. giustificazione a un sound che altrimenti non rincorrere il boom economico e lasciarsi alle
A pensarci, bene è proprio la straordinaria sortisce sufficienti entusiasmi, ma Øye e Bøe spalle l'orrore della guerra, Erik Glambek Bøe
convinzione che presidia ogni traccia a rendere non demordono e ci riprovano l’anno seguente, s'accontenta, ben più umilmente, di parlare a tutti
coeso l’insieme, a farlo sembrare il segmento cambiando label (la Source) e qualche coloro che all'intrattenimento urbano
d’una prospettiva di cui non è facile scorgere i arrangiamento. preferiscono una giornata nel parco tra amici e
limiti. Insomma, oggi più che con l’esordio - che un falò.
sembrò giustamente un fenomeno freak, una Quiet Is The New Loud (sei tracce dell'esordio Questo elogio della quotidianità nei suoi aspetti
bizzarria affascinante ma assurda, una follia più alcuni inediti) è l'inaspettato risultato: un più semplici, filtrata dal uno sguardo romantico e
piovuta da un folle con talento pronunciato e piccolo caso nel mondo indie di inizio millennio naif, è alla base dell’odierno successo dei Kings
però male amministrato - viene da prendere sul che, oltre a riscuotere consensi e successo, si fa Of Convenience che, dopo inaspettate incursioni
serio i Polyphonic Spree, proprio come hanno portatore (suo malgrado, probabilmente) di una elettroniche (l’album di remix Versus) e
già fatto tra gli altri Peter Gabriel e David precisa weltanschaung palesata sin dal titolo. parentesi soliste (i giochi dietro al consolle di
Bowie, non proprio due personaggini di terza Così, se da una parte la formula del duo richiama Erlend Øye, artefice anche dell’ultimo DJ
scelta, non so se concordate. smaccatamente l'estetica di una gioventù Kicks), sono finalmente giunti a un nuovo
Perseverare è angelico, deve pensare spesso il genuina, semplice, amante della natura e capitolo, Riot On An Empty Street, nel quale, tra
caro Delaughter. Potete scommetterci che non è dell'innamoramento, dall'altra vi è una presa di conferme e piccole squarci sul futuro,
finita qui. (7,4/10)   posizione contro tutto ciò che è aggressivo, perpetuano la loro ricerca di una semplicità
lascivo e urbano (leggi: rock). voluta cocciutamente, ma senza alcuna urgenza
Tracklist L'approccio anti-alienazione, riferito all'impronta comunicativa. Ancora una volta, il silenzio è il
1. SECTION 11 - "A Long Day Continues" / della stragrande maggioranza delle espressioni nuovo rumore …e forse dall'Ikea si è passati a
"We Sound Amazed" musicali attuali, li associa per opposizione Habitat.
2. SECTION 12 - "Hold Me Now" massima ai Radiohead; laddove i ragazzi di
3. SECTION 13 - "Diamonds" / "Mild Devotion against the rain / I do not mind about my hair
Quiet Is the New Loud /Your jacket may be waterproof / but I know the
moment you get home /you're gonna get your
(Astralwerks, 2001) di ©2004 Edoardo trousers changed”) e un ritornello tra i migliori
Bridda e Antonio Puglia
dei Nostri, un fare da loser proiettato verso
spiragli di luce (“Failure is always the best way Riot on an Empty Street
Semplicità melodica, situazioni minime, to learn / retracing your steps untill you know /
accompagnamenti cristallini guidati dalla
(Astralwerks, 2004) di ©2004 Stefano
have no fear your wounds will heal”). Solventi
chitarra, testi esili e disimpegnati, ritratti
quotidiani nelle pieghe di temi amorosi: questa
E se i limiti sia stilistici che poetici cominciano a Il ritorno dei Kings Of Convenience dopo la
la ricetta dell'eterna giovinezza dei Kings of
farsi davvero evidenti in The Weight Of My sbornia di hype del predecessore (rinfocolata
Convenience, che trova piena espressione in
Words, l'ermetica The Girl From Back Then (“I dalla furbastra ancorché riuscita e tutto sommato
questo Quiet is the new loud.
sat down and said / "I don't want to suffer." /But conseguente raccolta di remix Versus) ci offre la
Alla ricerca di un idillio semplice, di un focolare
she told me /she had nothing to offer / no more”) fotografia di un duo in netta maturazione, per
domestico, dell'imprevedibile mondo dei
non fa di meglio; e quando le immagini semplici quanto stilisticamente aggrappato agli stessi
sentimenti nel prevedibile vivere di piccole cose,
di una lei che sta per mollare lui tra le mura di un criteri portanti del passato.
l’album è una testarda ricerca di verità nella
appartamento di Leaning Against The Wall
semplicità: una raccolta di quadretti animati da
(“Your eyes are cold / know you'll tell me all /
una vena poetica naif, che non sempre riesce ad Smorzati i riflettori su una scena che poi tanto
Not to fall /I lean against the wall/I'm on the
andare oltre l'immaginario plastico e scena non era (il famigerato NAM), i nostri cari
floor/not listening anymore/ I should have
sempreverde ikeano. È un nice design for Erik ed Erlend sembrano felicemente smarcarsi
known/ the things to which you're prone”)
everyone, piacere estetico immediato appeso a dallo scomodo ruolo di capofila, ragion per cui
risollevano un po’ gli animi, ecco il trittico
una vite a incastro, quello che si prova espletano la loro cosa con morbidezza e cocciuta
soporifero e poco significativo di Little Kids,
respirando con lo stomaco (gonfiandolo e passione. Che è poi, come dicevamo, più o meno
Summer On The Westhill e The Passenger
riempiendolo d'aria) le melodie trasognate di sempre la stessa cosa, tenuto conto che - vista la
(attraversata da un comunque interessante
molte canzoni; eppure, espirando, in quell'attimo semplicità della proposta - tanto il più che il
fraseggio di chitarra) scorrere via senza lasciare
di svuotamento, fanno capolino, come flebili meno possono fare una gran differenza.
il segno.
segnali di sirene, momenti di ammaliante Appurata l'identica propensione all'ossimoro
dolcezza. Episodi che andrebbero estrapolati e concettuale del titolo (dopo la quiete rumorosa,
gustati a parte, piccole molliche dal gusto salato Le metafore geometrico-esistenzialiste di la rivolta senza rivoltosi), il programma inizia
da assaporare quietamente, come una tinta di Parallel Lines (“Parallel lin es, move so fast / nel segno di una suadente continuità, se è vero
tromba sopra un contrappunto di chitarra, un Toward the same point / infinity is as near as it come è vero che le prime quattro tracce
violoncello che si insinua nella melodia, is far”) chiudono il programma tra malinconici e dispiegano in sequenza la spudorata citazione
spazzole jazzate, intrecci di corde che si minimali interventi di piano, lasciando Simon & Garfunkel di Homesick (trepidi i
producono in sinuose bosse; piccoli attimi sonori l’ascoltatore gonfio ma non sazio, come se il panneggi vocali, se poi nel testo ci infili la parola
che cu llano, accarezzano e distraggono dal raffinato menu proposto dai Kings of "bridge" lo fai proprio apposta...), una bossa
tormento del quotidiano vivere. Convenience alla fine, se pur ineccepibile nella arzigogolata e croccante (il bel singolo Misread),
E nonostante tutto, non sempre si riesce ad forma, risultasse carente proprio nella sostanza. l'evanescenza tropicale vagamente - e solo
oltrepassare lo steccato di un’adolescenza (6.2/10) vagamente - drakeiana di Cayman Islands,
inquieta: se Winning A Battle, Losing The War, quindi la fragranza d'archi (carezzati & pizzicati)
tra delicati arazzi in un discreto aprirsi di più Tracklist della sorniona Stay Out Of Trouble.
voci, parla con garbo e sensibilità di un amore 01. Winning a Battle, Losing the War (Kings of Insomma, proprio quanto ci si poteva attendere,
non corrisposto, (“Even though I'll never need Convenience) - 3:54 la morte di tutte le sorprese. Che piacevole tedio,
her / even though she's only giving me pain”), 02. Toxic Girl (Kings of Convenience) - 3:09 che tediosa delizia. Tuttavia, con Know How
fino all’auto-umiliazione (“I'll be on my knees to 03. Singing Softly to Me (Kings of avviene qualcosa: all'inizio si fa largo come
feed her / spend a day to make her smile again”), Convenience) - 3:09 un'altra bossa cartilaginosa, al cospetto della
Toxic Girl si rivolge al classico teenager che 04. I Don't Know What I Can Save You From quale inevitabilmente mi viene da innescare una
s'innamora della ragazza che va con tutti, ma (Kings of Convenience) - 4:37 modalità d'ascolto a bassa intensità, però poi ci
chiaramente non con lui (“She's intoxicated by 05. Failure (Kings of Convenience) - 3:33 riserva la piccola sorpresa d'un finale acceso
herself / everyday she's seen with someone else / 06. The Weight of My Words (Kings of dall'apparizione di batteria e voce femminile (si
and every night she kisses someone new/ never Convenience) - 4:07 tratta di Feist, giovane singer canadese). E' un
you”). 07. The Girl from Back Then (Kings of segnale, cui fa seguito una svolta decisa in
Convenience) - 2:29 direzione pop-soul con più di qualche
Allo stesso modo, il classico in miniatura I Don't 08. Leaning Against the Wall (Kings of ascendenza jazzy.
Know What I Can Save You From descrive i Convenience) - 3:18 Si veda al proposito la bossa strascicata di Live
pensieri di una telefonata da parte di una vecchia 09. Little Kids (Kings of Convenience) - 3:46 Long (tromba e zampettii di corde), il
fiamma che si ripresenta al telefono a notte 10. Summer on the Westhill (Kings of reggaettino da Police liofilizzati con spolverata
fonda dopo tre anni di silenzio, tra un riff Convenience) - 4:33 banjo di Love Is No Big Truth, la diafana
acustico alla Marr e bei ricami strumentali nella 11. The Passenger (Kings of Convenience) - indolenza errebì di Sorry Or Please o l'up tempo
parte centrale; ma il piccolo gioiello dell'album è 3:13 piano in resta/batteria legnosa di I’d Rather
Failure, forte di una memorabile melodia, di 12. Parrallel Lines (Kings of Dance With You (come dei Notwist unplugged
ottime dinamiche tra gli essenziali strumenti infatuati di violini e viole).
coinvolti e di un altrettanto efficace testo, tra
l'estetica truffautiana della strofa (“Using the Convenience/Simons) - 5:11 Avviandoci in conclusione di scaletta c'è come
Guardian as a shield / to cover my thighs un ritorno sui noti sentieri: detto che Surprise Ice
cesella una tipica palpitazione tenue delle loro e
Gold In The Air Of Summer se ne esce con una
declinazione ancor più vibrante e intimista dei affossare il disco, considerando anche che ormai
cosiddetto dark-gothic che in questi ultimi anni è
soliti Simon & Garfunkel (siamo da dieci anni (dopo la dipartita degli storici e
sopravvissuto, almeno formalmente, anche
contemporaneamente dalle parti del capolavoro e fondamentali Porl Thompson e Boris Williams)
grazie alla sua band.
della monotonia), la conclusiva The Build Up la band radunata intorno a Smith ha fortemente
E’ infatti almeno dai tempi di Disintegration
sintetizza quanto udito fin qui col suo svolgersi perso in personalità, per suonare un dark rock da
(1989) che il quarantacinquenne musicista
in sobrio tre quarti, strategia nudarella voce arena stereotipato e scialbo, che vorrebbe tanto
inglese prolunga indisturbato il suo sogno
chitarra che circa a metà svolta jazzy affidandosi somigliare ai Cure.
ovattato, immerso tra melodie malinconiche,
ancora alla voce dell'ineffabile Feist, non Nondimeno, qua e là è possibile intravedere
testi struggenti, atmosfere decadenti figlie di un
propriamente cristallina, spiegazzata e calda, qualche sprazzo di ispirazione (su tutte l’iniziale
romanticismo un po’ naif; in tutto ciò, seppur a
tanto da provocare un languido, irresistibile Lost, dissonante e industriale alla Nine Inch
sprazzi, non è certo mancata la classe e il
contrasto. Nails) che, meglio indirizzata, avrebbe portato
mestiere: lo stesso Disintegration, Wish (in gran
Per quanto ben lontani dalla qualifica di geni, ai ad esiti certo più felici; un’irreversibile
parte), gli ottimi documenti dal vivo Show e
ragazzi non manca sensibilità per leggere il autoindulgenza nell’insistere nei soliti temi di
Paris sono degli episodi felici, una versione più
presente dal loro tenero punto di vista, e il insoddisfazione adolescenziale ("I can’t find
matura e rock di quel discorso musicale
mestiere per trascriverlo secondo una lieve ma myself, i got lost in someone else"), insieme a un
intrapreso alla fine dei ’70, che nel mescolare
inconfondibile calligrafia. A loro modo perseverare in stilemi musicali triti e ritriti che
abilmente la wave più oscura al pop più giocoso,
peculiari, in un certo senso talentuosi. Autori di avevano contraddistinto i momenti più infelici
aveva conquistato (ieri come oggi) milioni di
ottima soundtrack per i momenti di transito da della produzione recente (il singolo The end of
estimatori in tutto il mondo.
un motivo di stress all'altro, altrettante occasioni the world e Before three, non lontani da Wild
Fin qui, non ci sarebbe niente di male: tanti
per decantare i pensieri e far precipitare Mood Swings del 1996 e i singoli editi negli
“dinosauri” continuano a vivere del loro mito,
emozioni. ultimi anni), non giovano certo a una situazione
alimentandolo a beneficio delle generazioni più
La sensazione è che potrebbero proseguire su già compromessa in partenza. Sorprende di certo
recenti e riuscendo magari, fra
questa falsa riga ad libitum, sfornare album di trovare sonorità Smashing Pumpkins in Never,
un’autocelebrazione e l’altra, ad aggiungere
genere con micro-variazioni e omeopatici e il finale quasi dark metal di The Promise è una
qualche nuova perla al ricco e glorioso
slittamenti per un ventennio senza stancare né batosta non indifferente; non si capisce se Smith
repertorio; il problema è che Smith continua a
stancarsi, come se avessero già piantato i paletti con questo disco voglia idealmente unire la sua
far finta di nulla. Pur essendo perfettamente
della classicità attorno al proprio giardino, e lì si generazione a quella dei più giovani Muse e
consapevole dello status leggendario della sua
aggirassero in splendida, sbrigliata, dinoccolata Limp Bizkit, o se più semplicemente,
band (di cui, fatta eccezione per il mitico Simon
autarchia. In un certo senso, più grandi della loro affacciatosi dalla sua finestrella, la nebbia dark
Gallup, è rimasto l’unico reale superstite)
fama. (6,8/10) persevera nell’ignorare il passato. Sorvolando che lo avvolge gli abbia confuso qualche idea di
sui ripetuti annunci di uno scioglimento troppo.
Tracklist imminente (puntualmente smentiti da un qualche E’ chiaro che un gruppo come i Cure, con la
01. Homesick greatest hits o tour), ecco ogni quattro anni la storia che si ritrova alle spalle, non abbia nulla
02. Misread promessa di realizzare addirittura il “disco più da dimostrare; del resto il consenso intorno a
03. Cayman Islands dark” dei Cure. E quindi ci tocca vederlo, loro resta meritatamente immutato, e dal vivo
04. Stay Out Of Trouble truccato di tutto punto, struggersi ancora una continuano ad essere uno dei live act più intensi
05. Know How volta dei peggiori tormenti, come se e coinvolgenti in circolazione; proprio in virtù di
06. Sorry Or Please Pornography non l’avesse mai scritto, come se ciò, non si riesce a comprendere questo The
07. Love Is No Big Truth non avesse mai veramente “combattuto la Cure, frutto improduttivo di un eterno Peter Pan
08. I'd Rather Dance With You malattia e trovato la cura”. che non vuole guardarsi intorno. (4.5/10)
09. Live Long Per di più, stavolta non c’è neanche del buon
10. Surprise Ice materiale cui fare affidamento: a differenza del Tracklist
11. Gold In The Air Of Summer penultimo Bloodflowers (2000), in cui a tratti
12. The Build Up tornava a brillare la fiamma dell’ispirazione 01. Lost 4:07
(anche se il paragone di questo disco con 02. Labyrinth 5:14
Pornography e Disintegration, proposto anche
The Cure - S/t (Geffen, 2004) Di dal vivo, sembra blasfemo), questo nuovo album
03. Before Three 4:40
Antonio Puglia 04. The End of the World 3:43
purtroppo è semplicemente imbarazzante. Se la 05. Anniversary 4:22
scelta di affidarsi a un produttore di tendenza 06. Us or Them 4:09
Può un gruppo di inossidabile e sempiterna fama nell’ambiente nu-metal appare già discutibile
07. Alt.end - 4:30
prendere una manciata di brani, affidarli a uno sulla carta (dopo le recenti scorribande di Smith 08. (I Don't Know What's Going) On 2:57
dei più quotati produttori della scena nu-metal un casa Blink 182 non ci sarebbe da stupirsi, a 09. Taking Off 3:19
(Ross Robinson, tra gli altri con Slipknot e dire il vero), l’ascolto non può che confermare i 10. Never - 4:04
Korn) e pubblicarli come disco omonimo, peggiori timori: la prevalente durezza dei timbri 11. The Promise 12:48 12. Going Nowhere
pretendendo di immortalare definitivamente la finisce per sommergere quelli che sono sempre bonus track
propria quintessenza? Secondo Robert Smith, stati i tratti distintivi del suono Cure, ovvero
sì. Di fronte a un album come The Cure, viene basso pulsante (intramontabile contributo di
spontaneo chiedersi cosa passi in testa al pingue Simon Gallup), tastiere aeree e chitarre passate
leader del leggendario gruppo inglese, da ormai al flanger; lungi dal portare una ventata d’aria
ventisei anni simbolo ed icona immutabile del fresca, questo rinnovamento sonoro finisce per

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