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I SOGGETTI ECONOMICI
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I soggetti che partecipano all’attività economica sono detti soggetti economici e si possono
classificare in quattro categorie:
A. le famiglie;
B. le imprese;
C. gli enti non profit;
D. la Pubblica Amministrazione (formata dallo Stato e dagli altri enti pubblici).
I soggetti che svolgono attività economiche sono le singole persone. Le persone però sono
per loro natura esseri sociali, che tendono naturalmente a raggrupparsi in insiemi di
persone. Un insieme di persone organizzato secondo regole, strutture e fini relativamente
stabili e relativamente condivisi è chiamato istituto o istituzione. Poichè gli esseri umani
svolgono attività economiche, e poichè si raggruppano in istituti, ne consegue che questi
ultimi svolgono attività economiche.
Alcune istituzioni svolgono attività economica in misura ridotta: è il caso ad esempio degli
istituti religiosi, degli istituti culturali o degli istituti sportivi. Altre invece svolgono attività
economica come attività unica, principale o di rilievo: si tratta delle famiglie, degli enti
pubblici territoriali e delle imprese private e pubbliche.
Esistono altre modalità di movimentazione, per esempio il regalo (per non dire delle
modalità illegali o non etiche), le quali per ovvie ragioni non dovrebbero essere adottate in
caso di attività economiche (sebbene di frequente vengano comunque adottate).
L'introduzione di un bene misuratore dei rapporti di scambio permette di superare le
restrizioni indicate; questo misuratore è chiamato moneta.
Si noti che moneta non significa necessariamente "pezzo rotondo di metallo" o " foglio
rettangolare di carta stampata": nell'accezione qui considerata, moneta è tutto ciò che è in
grado di rappresentare il valore di prodotti.
Pezzi di legno intagliati, pietre preziose, metalli preziosi sono solo alcuni degli oggetti che
nel corso della storia hanno assunto valore di moneta.
Come avviene nella pratica uno scambio monetario?
Il soggetto A decide di vendere il prodotto A.1 a un soggetto B. con il ricavato, se lo
desidera, potrà acquistare dei nuovi prodotti. A dà al prodotto A.1 un valore monetario
(chiamato prezzo) pari a x e cerca un compratore.
Un soggetto B, che abbisogna del prodotto A.1, lo acquista pagando la somma x al soggetto
venditore A. All'inizio dell'operazione, A possiede un prodotto e B possiede moneta; al
termine dell'operazione, A possiede moneta e B possiede un prodotto. Abbiamo perciò due
movimenti: un movimento monetario e un movimento di prodotti.
Il movimento monetario comporta delle entrate e delle uscite di moneta, ed è dunque il
movimento originario all'interno dell'operazione di scambio; il movimento di merci è invece
L’Azienda, è lo strumento di cui l’uomo si serve per svolgere, in modo economico, attività di
produzione e consumo di beni atti a soddisfare i suoi bisogni.
Nel corso del tempo i bisogni umani sono diventati sempre più numerosi e complessi. Come
naturale conseguenza, è sorta la necessità di specializzare le attività di produzione e
consumo,
separando le une dalle altre. Una stessa azienda, infatti, non può svolgere, in modo
economico, le attività di consumo e, al contempo, di produzione di tutti i beni necessari per il
consumo.
Per fare due esempi banali ma immediati, la Fiat è un’impresa, la famiglia è un’azienda di
erogazione.
Le aziende di erogazione, in quanto incentrate sul consumo, sono direttamente rivolte alla
soddisfazione dei bisogni umani.
Esse hanno come obiettivo immediato l’appagamento dei bisogni di determinati soggetti
direttamente beneficiari della loro attività.
Anche le imprese mirano a soddisfare bisogni umani. Esse, però, li soddisfano in maniera
indiretta. L’attività dell’impresa, infatti, è quella di rendere disponibili al consumo i beni
prodotti. Questi beni perverranno ai soggetti terzi mediante lo scambio di mercato.
Da qui, la definizione più ampia di aziende di produzione per lo scambio di mercato.
Lo scambio, oneroso, è finalizzato a conseguire un guadagno grazie al quale coloro che
hanno istituito l’impresa, e nel cui interesse questa è condotta, possono approvvigionarsi
dei beni necessari per soddisfare le proprie esigenze di consumo.
L’impresa, dunque, da un lato, appaga direttamente i bisogni di coloro che acquistano, per
finalità di consumo, i beni da essa prodotti; dall’altro, soddisfa indirettamente i bisogni di
coloro che la promuovono, fornendogli i mezzi monetari con i quali procacciarsi i beni da
consumare.
Anche le imprese, comunque, consumano, ma non per soddisfare i bisogni dei propri
soggetti, bensì per produrre.
Analogamente, le aziende erogative possono produrre, ma non per lo scambio di mercato,
bensì per il consumo interno.2
Fra le due tipologie di aziende esistono, dunque, strette relazioni di complementarità: ogni
impresa produce per una moltitudine di aziende erogative che ne costituiscono il mercato;
di contro, ogni azienda erogativa si rivolge a una pluralità di imprese per soddisfare le sue
diverse esigenze di consumo.
Fra imprese e aziende erogative si sviluppano, così, intensi flussi reali (beni e servizi) e
finanziari (scambi di moneta), in assenza dei quali né le une né le altre potrebbero esistere e
funzionare.
La distinzione fra imprese e aziende erogative non è fine a se stessa. Infatti, le strutture, i
comportamenti e le problematiche delle due tipologie aziendali presentano alcune rilevanti
differenze. È importante, quindi, stabilire di quali aziende ci si occupa.
In questo senso, ancorché in buona parte valide per entrambe le tipologie di aziende, le
osservazioni che seguiranno avranno come precipuo oggetto di riferimento l’impresa.
Il termine impresa, ossia azienda di produzione, ha comunque un significato ampio;
moltissime sono le attività aziendali che rientrano in questo universo. Per una più chiara
messa a fuoco del termine si impongono, allora, alcune schematiche classificazioni.
La prima, e per certi aspetti più importante, è quella che distingue tra imprese di:
produzione diretta;
produzione indiretta;
servizi.
Tipologie di produzione
Ciascuna delle classi di imprese menzionate può essere ulteriormente ripartita secondo
diversi punti di vista. Così, le imprese di produzione diretta si possono distinguere in:
agricole, minerarie, manifatturiere ecc.
Queste ultime, a loro volta, si suddividono in: metallurgiche, meccaniche, chimiche ecc.
Queste semplici classificazioni indicano che il termine produzione, riferito all’impresa, non
va inteso in senso fisico, ma economico, ossia come processo di creazione di utilità rivolte a
soddisfare bisogni umani.
I SOGGETTI DELL’AZIENDA
Oltre che sotto un profilo oggettivo, quale strumento dell’uomo per svolgere, in modo
economico, un’attività avente per oggetto la produzione o il consumo di beni, l’azienda va
considerata sotto un profilo soggettivo, guardando alle persone che «stanno dietro» a essa,
ai soggetti che la istituiscono e la impiegano per soddisfare bisogni.
IL SOGGETTO GIURIDICO
Svolgere un’attività economica comporta una serie di azioni che determinano rapporti con
altri soggetti al di fuori dell’azienda. Moltissime azioni producono effetti giuridici, fanno,
cioè, sorgere diritti, ma soprattutto obblighi per chi le compie.
In questo quadro, il soggetto giuridico si configura come il soggetto a cui fanno capo gli
effetti giuridici conseguenti allo svolgimento dell’attività aziendale.
Il soggetto giuridico non è l’azienda stessa. Il nostro Codice Civile, infatti, non riconosce
allo strumento azienda soggettività giuridica. Esso, allora, va ricercato altrove e, in
particolare, nel titolare, ossia nel proprietario dell’azienda.
La questione diventa dunque: chi può essere titolare di un’impresa?
Evitando di sollevare delicate questioni giuridiche, il titolare può essere una:
persona fisica;
società.
Nel caso in cui l’impresa appartenga ad una singola persona fisica si parla di azienda
individuale. Si tratta di una forma giuridica largamente diffusa nel nostro sistema
economico, che si caratterizza per la responsabilità illimitata del titolare; il proprietario
Il soggetto giuridico
Il conferimento della ricchezza ha una duplice funzione: fornire una dotazione di capitale
per l’avvio dell’attività; costituire una garanzia patrimoniale per le obbligazioni assunte
dall’azienda in seguito allo svolgimento di tale attività.
IL SOGGETTO ECONOMICO
Il soggetto economico
Nelle società per azioni, però, specie se a larga base sociale, molto spesso la gran parte dei
soci è «distante», per motivi economici e tecnici, dalla vita dell’azienda. Una porzione,
anche limitata, di capitale può, allora, consentire di ottenere, di fatto, il controllo
dell’azienda.
Da qui, la nozione di capitale di comando.
In una situazione a elevato grado di sviluppo economico, il controllo dell’azienda è
totalmente affidato a «tecnici» della gestione, i manager.
Si pensi, ad esempio, alle grandi imprese statunitensi, il cui capitale sociale è frazionato fra
un gran numero di soci, ognuno dei quali ne possiede una quota irrilevante.
Tanto irrilevante che, non «appartenendo» a nessuno in particolare, l’impresa è, di fatto, di
tutti. Da qui, l’espressione public company.
In questi casi, i soci «contano» molto poco; la società è nelle mani dei manager, ossia dei
dirigenti, che diventano il vero soggetto economico dell’impresa.
I concetti di soggetto giuridico e soggetto economico si rivelano, inoltre, utili strumenti per
mettere a fuoco i fenomeni di aggregazione fra imprese.
L’economia contemporanea, come noto, è caratterizzata dalla presenza dei gruppi aziendali.
Con questo termine si fa riferimento a più aziende che, pur conservando la loro autonoma
identità giuridica, fanno tutte capo ad una «società madre» detta, appunto, capogruppo o
holding.
Nel gruppo, dunque, troviamo più imprese, ciascuna con un proprio soggetto giuridico, ma
governate da un solo soggetto economico comune, ravvisabile nella società capogruppo.
Il controllo esercitato dalla capogruppo può essere diretto o indiretto. Nel primo caso, la
capogruppo A possiede direttamente il «capitale di comando» delle società B, C, D ecc; nel
secondo caso, la capogruppo possiede il capitale di comando della società B, la quale, a
sua volta, possiede il capitale di comando della società C, e così via.
Controllo indiretto si può avere anche nel caso in cui A possieda il capitale di comando di B
e una quota del capitale di C.
Se anche B possiede una quota del capitale di C che sommata a quella posseduta da A
configura un capitale di comando, A controlla di fatto C.