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Mimma - San Michele 1983

Commento alla conferenza Jeshu Ben Pandira II, tenuta da Rudolf Steiner a
Lipsia, il 5 novembre 1911, dal libro “I PROFETI DELL’IO, punti di svolta della
vita spirituale” ed. TILOPA.
Trascrizione da nastro magnetico non riveduta da Mimma. Questa
trascrizione, effettuata dal gruppo di Castelnuovo di Porto, è estremamente fedele
all’originale. Sono state apportate solamente lievi modifiche per rispettare le
esigenze della lingua scritta. Non è destinata alla pubblicazione.

Questa non è una conferenza su S.Michele, perché, entrando dentro al


contenuto di questi pensieri, è stato abbastanza chiaro che essi corrispondevano
alle domande che ci aveva posto il significato del decorso di tutta l’estate.
Da quando ci siamo visti il 3 luglio sono trascorsi tre mesi molto
faticosi e molto difficili su tutti i piani, persino sul piano meteorologico. Abbiamo
avuto un lasso di tempo veramente pieno di esperienze e di cose che hanno
richiesto grande dolore e soprattutto hanno suscitato la domanda sull’eterno ricorso
al significato del destino, perché sono avvenuti dei fatti che, rispetto al tema del
destino, hanno richiesto ci si comportasse veramente secondo una risposta che non
fosse solamente umana.
Ecco quindi la scelta di una conferenza così pratica, piena di esempi
e che soprattutto denotasse la possibilità di ritrovarci insieme intorno a questo tema
del destino, tema, peraltro, meravigliosamente preparato dallo studio che facciamo
il mercoledì sul libro di Massimo; ciò ha suggerito proprio che sul tema del destino
noi potessimo ritrovare l’azione più diretta dell’impulso di Michele. Quindi la
scelta di questa conferenza per la giornata di Michele ha significato per me essere
proprio entrata in un contenuto che mi ha dato una risposta, e di conseguenza
anche un suggerimento a poterla meditare insieme.
Ora, quanto alla conferenza come contenuto, avete visto che è
abbastanza chiara; credo che l’espressione del Dottore non abbia, non ammetta
dubbi su taluni compiti che ci dobbiamo prefiggere. Ma la condizione secondo la

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quale noi possiamo veramente affrontare il tema del destino è tale che viene in noi
preparata veramente dall’impulso dell’Arcangelo Michele.
L’Arcangelo Michele è l'Arcangelo che riunisce nell’Io queste tre
attività: pensare, sentire, volere; attività che noi talvolta esprimiamo nella vita,
staccate l’una dall’altra, mentre altre volte le tre attività sono così confuse,
mescolate insieme, che veramente il porre ordine e l’indirizzare quindi la nostra
vita secondo un’armonia di queste tre forze ci risulta veramente doloroso ed altre
volte ancora, ci risulta persino causa di errori.
Ora l’impulso di Michele è un impulso riunificatore nell’Io delle tre
facoltà, dell’armonia delle tre facoltà; rappresenta per l’attività del pensiero di
queste due polarità pensiero-volontà - di cui ci parla il Dottore in questa
conferenza - il generatore di un sentire nuovo, che viene depositato nella sfera del
sentire.
Michele, allorquando riunifica in armonia le tre attività, cioè pensare,
sentire e volere, genera nel sentire quell'ultima richiesta che ci fa il Dottore in
questa conferenza, vale a dire la richiesta della compassione e della devozione.
Questa è anche la richiesta che noi facciamo stando insieme questa
sera; la richiesta, ciascuno a noi stessi, di impostare il decorso della nostra vita, ma
in modo particolare di poter rivedere bene dentro di noi che cosa sia compassione
reale e devozione reale dentro di noi, come preparazione per il futuro evento di
Natale.
Avete visto che sono due qualità che contraddistingueranno
l’avvento della futura guida dell’umanità: il Buddha Maitreya. Egli ha bisogno di
cinquemila anni; duemila sono già passati e fra tremila anni egli ascenderà al grado
di Buddha e sarà il portatore della nuova moralità. Una moralità che sarà anche
impregnata di intelligenza, tanto che il Dottore dice che non potrà più esistere sulla
Terra uomo intelligente ed immorale al tempo stesso, perché nel momento in cui
l’Arcangelo Michele spinge - dopo aver armonizzato in noi il pensare, il sentire ed
il volere - la Sua spada dentro di noi, allontana l’azione di Lucifero. In questo
allontanamento Egli estrae due qualità uniche dal cuore dell’uomo: il pensiero di
compassione e il pensiero di devozione.
Il pensiero di compassione viene rivolto ad un uomo quando, pur
avendo riconosciuto in certi casi l’errore, riusciamo a separare la negatività di

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questo errore da colui che la compie; in sintesi, come dice il pensiero del Dottore,
è la separazione dell’errore dall’errante, verso il cui karma va rivolta veramente la
compassione.
La devozione è il riconoscimento del divino nell’umano e questa
devozione va sempre all’idea ed al divino la cui struttura, il cui contenuto,
sappiamo ormai essere incarnato nell’umano.
Nel momento in cui noi riusciamo a separare l’errore dall’errante,
portiamo veramente Michele come forza agente nel pensiero; forza che può
generare nel cuore qualcosa veramente in grado di cambiare le sorti del mondo.
Ogni qual volta noi possiamo portare compassione incontro alla
persona che ha sbagliato, contemporaneamente portiamo devozione verso il divino,
riconosciamo in lui, nonostante quell’errore, l'originaria condizione divina
dell’uomo. Quindi, devozione e compassione non possono mai essere disgiunte; se
noi possiamo osservare con acutezza quanto c’è dietro a questo, ci accorgeremo
che la struttura più intima e più pratica del nostro karma, avrà sempre bisogno di
questi due elementi.
Il nostro karma, voi sapete, ha un triplice svolgimento; anzitutto
porta con sé elementi che vengono da una vita del passato nella quale abbiamo
stabilito determinate cose che oggi non sappiamo. Ecco, allora, l’esempio preso dal
Dottore, che afferma che quando qualcuno mi colpisce col bastone io debbo
chiedermi chi mi ha picchiato e perché mi ha picchiato, perché questo veramente
non lo posso sapere, ed il fatto di non saperlo costituisce la vera ragione del perché
noi non siamo in grado di accettare il karma. Il Dottore la pone come una
condizione da conquistarsi e come un aiuto che, se noi possiamo veramente dare,
facilita il lavoro che sta compiendo il Bodhisattva, che certamente deve essere già
presente sulla Terra, perché è incarnato ogni cento anni, ma ha bisogno dell’aiuto
di ciascuno di noi per poter preparare e compiere la sua missione futura.
Avete capito che è semplicemente per questo che il Dottore - dopo
aver esaminato questo quadro meraviglioso delle tre attività, senza mai aver
nominato l’Io - ad un certo punto entra nella condizione di parlarci del
Bodhisattva. Quindi è chiaro che è come se lui in quel momento chiedesse l’aiuto e
la collaborazione di ciascuno. Questa è talmente indispensabile per il mondo
divino - spirituale che il più alto iniziato stesso ha bisogno della collaborazione di

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ciascuno di noi per potersi preparare alla sua missione, ciascuno di noi, con quelle
manchevolezze di cui lui parla - ostinazione, testardaggine, irascibilità, collera,
vanità - ma ciò nonostante capace di riunificare nell' attività del pensare, sentire e
volere tutta la sua natura sovrumana, sovrasensibile, capace di attestare questa oltre
l’umano. Quindi la possibilità non soltanto di accettare il karma, ma veramente di
andare oltre; il karma porta delle impressività nella corporeità, nella fisicità, nei
fatti e negli eventi della nostra vita, ma esiste una possibilità di entrare dentro
questi fatti e di potervi estrarre quello che c’è di sovrasensibile.
Ecco perché il Dottore accenna al fatto che, allorquando il pensiero
si muove con una coscienza talmente desta da poter essere oltre le apparenze e
parvenze, estrae una matrice spirituale che ci permette non solo di accettare il
karma, ma una volta accettata dentro noi una condizione che non sappiamo da cosa
ci deriva, questa diventa armonia fra il pensare, il sentire ed il volere. Rappresenta
quindi la possibilità per il nostro sé superiore di entrare in tale tessuto di armonia e
di porvi le condizioni perché questo destino venga trasformato, venga migliorato,
in certi casi venga addirittura redento. Noi sappiamo dagli infiniti esempi che ci
porta Massimo nella sua opera ed in altre circostanze abbastanza frequenti e ricche
di particolari, perché il Dottore abbia tenuto nove cicli sul karma, non tutti ancora
tradotti in italiano. E' stato uno dei temi che ha rappresentato l’attività più devota e
più dedita degli ultimi anni della sua vita, in cui egli spesso parla di condizioni che
sono state veramente redente, parla di esseri che proprio per essere entrati in un
livello di spiritualità o di moralità, sia pure ancora non attivabili con l’anima
cosciente, sono stati capaci di ritornare ad essere veramente e completamente
purificati rispetto ai pesi enormi che si portavano nel destino. Quindi il portatore
dell’impulso capace di mutare e redimere veramente il karma è l’Io, entro cui, voi
sapete, passa la luce del Cristo, ma nel quale agisce soprattutto la sollecitazione
dell’Arcangelo Michele, che, mettendo continuamente in rapporto le due polarità
di cui ha parlato il Dottore - pensiero e volontà - di fronte ad ogni evento che ci
capita o che ci si muove intorno, ci sprona a dire: "Ma che cos’è? Cosa c’è
veramente dentro? E’ così come appare? Che cosa ci estraggo di soprasensibile?"
In questa possibilità di estrarre il soprasensibile dal sensibile noi
abbiamo non solo l’accettazione e la trasformazione del destino, ma - a chi sarà
concesso di andare molto avanti negli anni - sarà dato di sapere veramente a che

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cosa corrisponde, riguardo all’ultima vita, perlomeno all’ultima vita trascorsa, o
addirittura a che cosa corrisponde come modificazione della vita presente. Come
abbiamo detto in altre occasioni, non tutto, infatti, riguarda le vite precedenti.
Quest’unica e meravigliosa incarnazione, che stiamo vivendo nel 1983 è una
incarnazione che, per tutti coloro che non abbiano ancora compiuto i 33 anni,
rappresenta anni di sintesi, ossia anni di risarcimento di tutto quello che è rimasto
come debito da incarnazioni precedenti.
Noi sappiamo dal Dottore che nessuna vita si compie avendo esaurito
quanto deve compiersi; ci sono sempre dei conti, diciamo, che rimangono da
pagare, piccoli conti in sospeso che noi ci portiamo, di incarnazione in
incarnazione, fino a quando non si faccia l’incontro con l’incarnazione dell’anima
cosciente, come è questa per noi tutti, per giovani e per non giovani. I giovani dai
30 ai 33 anni, oggi sulla Terra hanno da saldare piccoli conti passati che sono
rimasti in sospeso da vite precedenti, ma dal 33mo anno in poi comincia veramente
l'incarnazione dell’uomo per l’avvento dell’incontro con l’impulso micheliano,
l’avvento dell’incontro con l’elemento di redenzione della volontà, con la
purificazione assoluta del sentire e la preparazione di un pensiero che sappia
muoversi nel sensibile vivendo l’invisibile.
Ciò significa che questa incarnazione presente è una cosa unica nella
storia dei tempi, così come il passaggio tra la quarta e la quinta epoca di
evoluzione rappresentò, nel corso dei tempi, un'occasione unica, perché corrispose
alla nascita fisica del Cristo, questa per noi significa la nascita spirituale del Cristo
nell’anima umana. Quando diciamo nascita del Cristo nell’anima umana, diciamo
nascita dell’anima cosciente, coscienza che viene continuamente impulsata
dall’entità dell’Arcangelo Michele, nel momento che noi svolgiamo i nostri
esercizi per la pratica interiore, nel momento nel quale per noi si svolge un
dilemma che riguardi il nostro destino.
Due o tre giorni fa, di pomeriggio, ero con una giovane amica, alla
quale, durante i giorni in cui noi eravamo assenti da Roma, si era presentato un
problema che, veramente, mai si sarebbe potuto presentare ad una persona trenta,
quaranta anni fa, un dilemma che riguardava moralità, diritto, spiritualità,
decisione sul piano fisico. E’ stata una cosa che mi ha suscitato un tale interesse da
prendermi per una notte intera. Mi dicevo: questi sono veramente problemi

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dell’anima cosciente; mai ad un uomo di trenta, quaranta anni fa, all'epoca della
mia giovinezza, si sarebbe presentato un tale problema. Infatti, c’erano quattro
cose da esaminare insieme e si doveva trarre in tutti i casi una conclusione che
potesse riguardare un’occasione per lo spirito. Era veramente difficile ed ecco che
allora noi capiamo a che cosa possiamo andare incontro, come urgenza, come
chiamata che ci fa il Mondo Spirituale, perché la vita di ciascuno di noi è qualche
cosa di importantissimo per il Cielo. Non c’è una vita che valga di meno ed una
che valga di più, se si vuole fare questo tipo di lavoro che il Dottore chiama
perforazione degli eventi, penetrazione delle cose, comunione con gli esseri umani.
Pensate che perforazione degli eventi significa entrare dentro, ossia non scappare
come ci suggerirebbe l’isolato angelicismo di Lucifero, non scappare davanti alla
realtà, ma neanche entrare a destra ed a sinistra, a nord e a sud come ci farebbe
fare Arimane, che finisce per coinvolgerci. Noi ci dobbiamo entrare dando noi la
spinta a noi stessi, come viene detto qui:" L’uomo che dà a sé stesso i propri
impulsi". Entrare dentro la successione di un avvenimento o di diversi avvenimenti
senza né rimanere alla periferia e farcelo sentimentalizzare o allucinare proprio
come vorrebbe Lucifero, oppure viverlo in maniera tale che ci piaccia tanto da
coinvolgerci nel giro da dove non usciamo più, perché Arimane ci tiene veramente
fermi. Oggi Arimane è talmente ossificato, è talmente padrone di tutte le
situazioni, che ce le fa apparire persino come consequenzialità per il Mondo
superiore. L’ostinatezza, l’irascibilità, la pedanteria, alle quali si fa riferimento,
sono proprie della manifestazione di Arimane, che può anche diventare ostinazione
per il Cielo, il mantenerci fermi, per esempio in qualcosa che abbiamo creduto di
capire dal Dottore, senza mantenere la duttilità. Il Dottore dice che se a qualcuno
capitano cose del genere, si deve dedicare, per settimane o per mesi, a cercare di
capire che cosa è il karma; talvolta le cose che non sembrano connesse con il
pensiero, in realtà sono invece situazioni che si possono sciogliere solo ed
unicamente con il pensiero.
Ebbene, ritorniamo a quella che può essere la nostra rapportabilità
con l’Arcangelo Michele da ora fino a Natale. Noi in questo preciso periodo
dell’anno siamo connessi con la prima Gerarchia: Angeli, Arcangeli, Archai e
L’Arcangelo Michele è l’Arcangelo che naturalmente guida la nostra vita, la vita
della nostra anima cosciente, l’Unificatore - come abbiamo detto - Colui che, ogni

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qualvolta ci poniamo a fare l’esercizio, ci dà l’unità finale. Questa viene data da
Michele, nel momento in cui noi abbiamo scomposto l’oggetto, abbiamo costruito,
lì abbiamo veramente l’azione angelica che interviene in questa operazione di
poter esaminare tutti gli elementi che formano l’oggetto. Poi, passiamo ad un
secondo grado, allorquando, una volta scomposto l’oggetto, lo dobbiamo
ricomporre fino ad arrivare al concetto e questo concetto ci viene dato dall’entità
arcangelica. La possibilità di far passare, poi, l’elemento sintesi che riunifichi la
forza pensiero con l’oggetto è un’azione che viene donata all’uomo dalle Archai.
Ogni volta che facciamo l’esercizio della volontà, dentro di noi
entrano in campo queste tre facoltà, senza che noi possiamo esserne coscienti; ma
l’Arcangelo Michele ci fa prendere la decisione senza la quale l’uomo non può
veramente fare l’esercizio, la decisione di volontà attivata dal pensiero. Non
dobbiamo solo dire: ora faccio l’esercizio, dopodiché scende la volontà per poterlo
fare, ma ogni qualvolta noi ci manteniamo fermi al momento di compiere questo
secondo esercizio, l’esercizio della volontà, nel momento che immaginiamo il
gesto che dobbiamo fare - voi sapete che il movimento va immaginato prima -
immaginiamo il movimento e noi nel movimento. Questa è l’azione degli Angeli.
Nel momento in cui noi decidiamo di muovere l’arto, la movenza che ci fa fare il
gesto, lì entra direttamente l’azione arcangelica. L’elemento sintesi, la forza del
puro volere che passa, quella appartiene alle Archai.
Ogni volta che noi ci poniamo in questo atto di offrire al Mondo
Spirituale gli esercizi, entra in contatto la fusione della prima, della seconda e della
terza Gerarchia. Come in molte conferenze, anche in molti scritti, come la Scienza
Occulta, il Dottore ci fa comprendere che l’unità della Gerarchia superiore, delle
Archai, e di quella inferiore, angelica, viene tenuta dall’Arcangelo Michele. Egli è
l’Arcangelo, il messaggero come abbiamo letto nel Mantram del Dottore proprio
per il giorno di San Michele. E' il messaggero del Cristo, ossia porta la novella del
Cielo all’Io dell’uomo e l’Io dell’uomo compie il gesto della sua volontà di
trasmetterlo al mondo.
Quindi, ogni qualvolta noi ci accingiamo a questo atto sacro
dell’esercizio, che è importante non soltanto perché noi prendiamo la decisione di
staccarci per un momento dalle cose umane - e poi se ne ha persino un giovamento
individuale - ma questo rappresenta la nostra rapportabilità con il mondo, si

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intende parlare di una forza dell’anima cosciente, di una presenza di coscienza
entro cui passa direttamente la folgorazione di Michele. Solo Lui può perforare gli
eventi, solo questa potenza in cui Michele, messaggero del Cristo, ci porta
l’annuncio del Cristo, della Sua potenza attiva dentro l’Io, solo quello può
penetrare dentro le cose. Nel momento in cui noi trattiamo un evento del nostro
destino da questa sfera, noi quell’evento l’abbiamo aperto, abbiamo saputo, lo
possiamo trasformare totalmente. Questo rappresenta la collaborazione, la
cooperazione a cui è chiamato ognuno di noi, per preparare l’avvento del Buddha
Maitreya, per preparare l’avvento del Cristo in veste spirituale, che sono due
grandi messaggi di cui è portatrice la Scienza dello Spirito. Poter pensare a freddo
che la nostra vita, importante o non importante, qualunque sia l’attività che noi
svolgiamo o persino non svolgiamo nell’umano, può diventare collaboratrice di
idee universali, di realizzazioni che riguardano l’evoluzione del mondo, questo ci
deve rendere contenti, sicuri, quieti, forti, davanti alle bastonate che riceviamo,
davanti a tante, tante cose che ci colpiscono dalla mattina alla sera, in modo,
appunto, da non essere colpiti e sopraffatti, ma da poter mantenere quella dignità,
quell’equilibrio, quella stabilità, qualunque cosa ci accada.
E' sicuro che noi in questi accadimenti possiamo trovare ed eseguire
un’occasione per lo spirito dando una collaborazione al mondo, al popolo, alla
famiglia in cui direttamente siamo inseriti ed a tutti coloro che ci stanno intorno.
Ma soprattutto tramiamo questa catena di anelli di cui il Dottore ci dà l’immagine,
carissima a Massimo che chiamava la nostra, ancor piccola, comunità, una catena
di anelli di cui ognuno è parte insostituibile, importantissima, vitale.
Ognuno di voi è insostituibile per la collaborazione che potrete dare
all’evoluzione del mondo; siete elemento importante, vitale, perché dentro ognuno
di voi in questa importanza, in questa vitalità, vive la parola vivente, come viene
detto dal Dottore, nella vicinanza di Michele che è veramente il messaggero del
Logos. Quindi possiamo affrontare la preparazione ai tre mesi che ci separano dal
Natale con grande forza, ma anche con grande tranquillità e quiete nell’anima,
perché ogni cosa che noi possiamo affrontare, ogni cosa che ci si muove attorno,
siamo in grado di poterla veramente risolvere e trattare dentro di noi come
un’occasione per lo spirito.

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