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1. Nicola, uomo del dialogo
Deciso ed energico con i forti, mite e misericordioso con i
deboli. Questo era Nicola, il vescovo di Mira in Asia Minore (oggi
Turchia), come si evince dall’unico documento coevo che ci sia
pervenuto, la Praxis de stratelatis1. Patara e Mira, queste due città
della Licia, rappresentano la sua città natale (la prima) e la sua sede
episcopale (la seconda), a suo tempo entrambe visitate da San Paolo.
La sua fu un’epoca di passaggio, dal paganesimo al
cristianesimo, con frequenti momenti di violenza che non
risparmiarono neppure i cristiani. Favorito dall’atteggiamento
favorevole dell’imperatore Costantino, non ebbe paura di scendere in
lizza e di affrontare chi non aveva remore nel compiere soprusi e
ingiustizie, come il governatore della sua città (Eustazio), il prefetto
del pretorio Ablabio e lo stesso imperatore Costantino. La suddetta
Praxis narra infatti i suoi decisi interventi a favore di alcuni cittadini
condannati alla decapitazione, e qualche tempo dopo a favore di alcuni
comandanti (stratelati) finiti ingiustamente in prigione ed in pericolo di
morte.
L’affresco più antico raffigurante San Nicola che salva gli innocenti dalla
decapitazione (S. Maria de Olearia, Maiori, SA)
1
Gustav Anrich, Hagios Nikolaos, I, Leipzig-Berlin 1913.
120
L’episodio che meglio aiuta per stabilire la sua cronologia sia pure
approssimativa è la sua partecipazione al concilio di Nicea del 325. E’
difficile dire se vi abbia preso parte fisicamente o solo mediante contatti
epistolari o con un suo rappresentante. In ogni caso, in quell’estate del
325, mentre si tenevano le sessioni, egli teneva i contatti con
Teognide, con tutta probabilità proprio il vescovo di Nicea ed uno dei
principali fautori di Ario.
La fonte della notizia è Andrea di Creta (700 c. d.C), il quale nel suo
Encomio pronunciato proprio nella chiesa di Mira, rivolgendosi
idealmente a Nicola, dichiarò:
Chi del resto non ammirerà la tua magnanimità ? Chi non proverà
stupore per il tuo eloquio dolce, della tua mitezza, del tuo carattere
pacifico e supplichevole? Mi riferisco a quella volta che tu, come si
racconta, passando in rassegna i tralci della vera vite (Gv 15,1),
andasti incontro a quel Teognide di santa memoria, allora vescovo
della chiesa dei Marcianisti. La discussione procedette dapprima in
forma scritta fino a che non lo convertisti e lo riportasti alla vera fede.
Ma poiché fra voi due era intervenuta una certa asprezza, con la tua
voce sublime citasti quel detto dell’Apostolo dicendo: “Vieni,
riconciliamoci, o fratello, prima che il sole tramonti sulla
nostra ira” (Ef. 4,26).2
2
Andrea di Creta, Encomium S. Nicolai.
3
Quasi tutti gli scrittori coevi parlano di circa 300 partecipanti. Per il numero 318 sono: Atanasio, Ad
Afros, 2; Ad Jovianum imperatorem, in Teodoreto, Historia Ecclesiastica, IV, 3; S. Girolamo,
Chronicon, ad a. 2338; Hilarius, Contra Constantium; Rufinus, Historia Ecclesiastica, X, 1; Epifanio,
Contra Haereses, II, 69; Sozomeno, Historia Ecclesiastica, VI, 11; Ambrogio, De fide ad Gratianum,
1, prologo 5; Evagrio, Historia Ecclesiastica, III, 31. Naturalmente il numero preciso di 318 riportato
dalla tradizione ecclesiale potrebbe essere simbolico. Vedi: M. Aubineau, Les 318 serviteurs
d’Abraham et le nombre des Pères au Concile de Nicée, in RHE 61 (1966), pp. 5-46.
121
(IX secolo), non inseriscono il nome di Nicola (anche se nella cartina
finale pongono un punto interrogativo)4. Tale conclusione ha prevalso
sia sull’Anrich, che invece avrebbe dovuto sapere che le liste con San
Nicola sono precedenti alle Vite, che sui recenti editori della lista di
Teodoro il Lettore. Questi ultimi oggi danno un grande rilievo a questa
lista (che contiene il nome di San Nicola) perché la frase introduttiva è
identica a quella con la quale lo storico Socrate (430 circa) introduce la
sua promessa lista.
Gli argomenti a favore di san Nicola nella lista sono quindi
decisamente più solidi di quelli contrari. La lista di Teodoro, proprio
nella questione di San Nicola, è considerata autentica da uno dei
maggiori esperti, Eduard Schwartz 5 . Senza dire che anche la lista
anteriore al 713 contiene il nome di Nicola, per cui l’argomento
dell’interpolazione dalle Vite è del tutto inconsistente.
Da relegare, invece, nel mondo delle leggende sono tutti gli episodi
che solitamente si connettono alla sua presenza a Nicea, collegati in
qualche modo al fantomatico schiaffo ad Ario.
122
Gregorio Nazianzeno e Giovanni Crisostomo. Questi padri, e
specialmente i primi due, si distinsero come Nicola per la loro
lungimiranza e comprensione nei confronti dei dissidenti e degli eretici.
Sia Basilio che Gregorio dialogavano con gli pneumatomachi che
non accettavano di chiamare Dio lo Spirito Santo, e ritenevano che tale
posizione, sia pure a motivo di “economia” ecclesiastica, non impedisse
di rimanere in comunione ecclesiale con loro.
6 Gli episodi della vita noti nei secoli anteriori al X° sono i seguenti:
♦Nascita a Patara (Michele Archimandrita, VIII-IX secolo)
♦Allattamento: mercoledì e venerdì una sola volta (Michele Arch.)
♦Dote alle tre fanciulle povere (gettando nottetempo sacchetti di monete dalla finestra) (Michele
Arch.)
♦Elezione a vescovo da laico (Michele Arch.)
♦ Partecipa nel 325 al Concilio di Nicea (lista di Teodoro il Lettore, anno 515 c.)
♦ Converte il vescovo ariano Teognide
♦Carestia: ottiene per i Miresi grano proveniente da Alessandria (Michele Arch.)
♦Salva dei naviganti durante una tempesta (Michele Arch.)
♦Salva tre innocenti dalla decapitazione (Praxis de stratelatis, IV secolo)
♦Spinge Costantino a liberare tre ufficiali dal carcere (Praxis de stratelatis)
♦Smaschera il diavolo (la vecchietta che consegna ai pellegrini un olio malefico)
♦Distrugge il tempio di Diana (Michele Archimandrita).
123
Intorno all’anno 900 lo scrittore bizantino Niceta di Paflagonia
affermava che dopo la Madonna Nicola era il Santo più invocato,
chiamandolo addirittura un “secondo salvatore” 7 . Tra i fattori che
provocarono la vertiginosa ascesa del culto di Nicola nel corso del IX
secolo fu la quanto mai drammatica avanzata musulmana nel
Mediterraneo, quando nessuna terra che si affacciava sul mare fu
immune da quelle micidiali incursioni che strappavano giovani e
fanciulle alle loro famiglie e venivano venduti come schiavi. Grazie alla
Praxis de stratelatis, il racconto di Nicola che salva tre innocenti dalla
decapitazione e tre carcerati dalla condanna a morte, fu abbastanza
naturale che fosse il santo più invocato per la salvezza e il ritorno dei figli
rapiti dai musulmani.
Il primato di San Nicola nell’agiografia medioevale ha due autorevoli
conferme. Nell’introdurre la sua Historia Translationis, scritta tra il
1087 ed il 1088, Giovanni Arcidiacono afferma 8: Per tale motivo per
tutte le nazioni e province in cui si venera il nome di Cristo Signore si
contano più chiese a lui dedicate che non ad altri santi; come
pure sono più numerosi i mortali che celebrano la sua festa che non
quella di altri (santi).
7 Niceta definisce Nicola “iper-agios” (super santo), e “allos tois Christianois soter” (un secondo
salvatore per i cristiani). Cfr. Codex Parisinus 1180, f. 291 e 202-292v.
8
Et iccirco sub isto vocabulo plures per omnes nationes et provincias, ubi Christus Dominus colitur,
quam aliorum sanctorum, consecratae inveniuntur basilicae; et mortales plures sunt, qui Sancti
huius sollemnia celebrant, quam aliorum.
124
Da parte sua Cesario di Heisterbach tra il 1220 ed il 1230 scriveva:
San Nicola viene raffigurato nelle chiese, sia sotto forma di statue che
di dipinti, più frequentemente di altri vescovi 9.
Nonostante le varie peripezie, il culto nicolaiano è cresciuto e si è
diffuso al di là di ogni aspettativa. Esso ancora oggi si mantiene
notevole, anche se non si può parlare più di primato, come per il
medioevo. Persino la declassificazione operata dalla riforma liturgica
promossa dalla Santa Sede nel 1969 ha lasciato molti indifferenti.
Infatti, gli effetti pratici sono stati irrilevanti, essendo Nicola venerato in
tutto il mondo. E’ difficile trovare un sacerdote cattolico che, in
osservanza a quella riforma, il 6 dicembre commemori un Santo diverso
da Nicola10.
9
Sanctus Nicolaus crebrius aliis pontificibus in ecclesiis, tam in scripturis quan in picturis
repraesentatur (ho tradotto scripturis con “sculture” invece di “scritture”, perché sembra più consono al
contest)..
10 L’universalità del culto di S. Nicola è attestata senza riserve da qualsiasi dizionario o
raccolta agiografica. The Oxford Dictionary of Saints definisce Nicola “uno dei santi più
universalmente venerati”, e quasi con le stesse parole si esprime The Book of Saints dei Benedettini.
Mentre A Biographical Dictionary of the Saints afferma perentoriamente: Nicola di Mira,
vescovo e confessore, è il santo più popolare della Cristianità, altamente celebrato da
tutte le nazioni, specialmente dalla Chiesa russa scismatica. Chiese e cappelle innumerevoli gli sono
dedicate.
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3.- Traslazione e ulteriore irradiazione
Per chi non avesse dimestichezza con questa vicenda la ricordiamo schematicamente:
11
▪Bari è capitale dell’Italia bizantina (968-1071). Ivi risiede il catepano, il governatore bizantino
dell’Italia Meridionale..
▪Conquistando il Sud i Normanni designano capitali successivamente Melfi, Salerno e Palermo.
▪I Baresi progettano qualcosa per riconquistare prestigio e commercio perduti
▪Ai primi del 1087 tre navi partono per Antiochia per commercio.
▪Sulla via del ritorno attraccano ad Andriake, porto di Mira (Licia, Turchia)
▪Nella chiesa di S. Nicola legano i monaci e trafugano le ossa
▪Arrivano a Bari il pomeriggio della domenica 9 maggio 1087.
▪L’arcivescovo Ursone tenta un colpo di mano per avere le reliquie in Cattedrale
▪Popolo e arcivescovo affidano all’abate Elia la costruzione della Basilica
▪La Basilica è costruita nell’area del Palazzo del catepano
▪Il 1° ottobre 1089 il papa Urbano II repone le reliquie nella cripta
▪Nell’ottobre del 1096 i grandi cavalieri della 1ª Crociata passano da S. Nicola
▪Nell’ottobre del 1098 papa Urbano II tiene un concilio a Bari (con S. Anselmo)
12 Translatio Sancti Nicolai in Varum, della quale ci sono pervenute almeno tre recensioni, la
Vaticana (Cod. Vat. Lat. 6074, in Niccolò Carmine Falcone, Sancti Nicolai ... Acta primigenia, Napoli
1751, pp. 131-139), la Beneventana (Archivio capitolare di Benevento, in Nicolò Putignani, Istoria... di
S. Niccolò, Napoli 1771, pp. 551-568), e greca (Cod Crypt. Gr. Bβ, IV in Gustav Anrich, Hagios
Nikolaos, I, Leipzig-Berlin 1913, pp. 435-449).
13 Translatio sancti Nicolai episcopi ex Myra Lyciae urbe ad Apuliae oppidum Barium, in
Laurentius Surius, De probatis sanctorum historiis, III, Coloniae Agrippinae 1618. Anche Putignani,
Vindiciae II, Napoli 1757, pp. 217-252.
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racconto fu riportata quasi letteralmente dallo storico normanno
Orderico Vitale nella sua Historia Ecclesiastica intorno al 113014.
14Orderico Vitale, Historia Ecclesiastica, pars III, lib. VII, (PL 188, col. 535-539).
15No Saint’s translation has been graced with such international documentation as N’s. Practically
every Western chronicler of the generation reported this event of 1987. Cfr. Saint Nicholas of Myra,
Bari and Manhattan. Biography of a legend, Chicago London 1978, p. 175. Tra gli Annali coevi che
registrarono la traslazione di S. Nicola a Bari ricordiamo qui:
Annales Farfenses (661-1099), MGH XI, p. 589
Annales Lupi Protospatharii (855-1102), MGH V, p. 62.
Annales Augustani (973-1104, MGH III, p. 133.
Hugonis Floriacensis Liber (-1108), MGH IX, p. 392.
Annales Ottenburani (1040-1111), MGH V, p. 8.
Sigeberti Gemblacensis Chronicon (381-1111), MGH VI, p. 365-366.
Lamberti Audomarensis Chronicon (919-1120), MGH V, p. 66.
Anonimi Barensis Chronicon (-1120), RIS, V, p. 154.
Annales Leodienses, Continuatio (1055-1121), MGH IV, p. 29.
Annales Rosenveldenses (1057-1130), MGH XVI, p. 101.
Annales Beneventani (759-1130), MGH III, p. 182.
Auctarium Claustroneoburgense (1072-1134), MGH IX, p. 628.
Chronicon Monasterii Casinensis (Pietro Diacono, 1075-1138), MGH VII, p. 750.
Annalista Saxo (742-1139), MGH VI, p. 724.
Auctarium Garstense (450-1139), MGH IX, p. 568.
Annales Admuntenses (453-1139), MGH IX, p. 576.
In Litiae Provintia (British M, Tiberius B V (in W de Gray Birch).
Per un elenco di manoscritti latini e anticorussi sulla Traslazione vedi il mio studio (in russo).
127
La fonte russa
(1093/1094) narra la
traslazione come
evento provvidenziale
e in piena armonia fra
clero latino e
orientale, omettendo
sia le tensioni coi
monaci di Mira sia lo
scontro armato dei
marinai contro
l’arcivescovo di Bari.
16L’unica fonte antica che parla della reliquia di un dito del Santo lasciata fuori dell’urna alla
venerazione dei fedeli è lo Slovo russo sulla Traslazione, risalente al 1095 circa. Pertanto quella di St
Nicolas de Port è la reliquia nicolaiana che tra quelle fuori Bari ha più probabilità di autenticità.
128
Ben presto il suo culto si diffuse in tutti gli angoli del mondo
conosciuto, persino in Islanda e in Groenlandia. Negli Stati Uniti
d’America il culto fu introdotto (strano a dirsi) dai protestanti olandesi,
che presero a loro simbolo Nicola per distinguersi dagli Irlandesi che
avevano S. Patrizio. In Olanda, più che altrove, S. Nicola era stato
combattuto dai protestanti, ma i bambini l’avevano spuntata sugli
adulti. Ancora oggi vi sono associazioni che prendono il nome dal nostro
Santo, e la festa che ivi si celebra fra il 5 ed il 25 dicembre è forse la più
spettacolare. Nel 1892 lo storico americano James Grant Wilson,
parlando della Pasqua, del Natale e delle altre feste, commentava: Ma il
giorno di Santa Claus (6 dicembre) era il giorno più bello
nella mente dei bambini, che più degli altri godono i giorni di festa 17
In altre parole, S. Nicola resta il santo più universale della
Cristianità, ove universale si intende sia geograficamente che
qualitativamente. Egli è infatti ben presente nel mondo cattolico,
estremamente sentito nella religiosità ortodossa, molto amato (se non
venerato) nel mondo protestante.
17 James Grant Wilson, The Memorial History of the City of New York, vol. I, New York 1892. Il testo
riprende quasi alla lettera un relativo brano da Mary L. Booth, History of the City of New York, pp.
191-195.
18
Cfr. Velikija Minéi Četii sobrannyja vserossijskim mitropolitom Makariem, Dicembre 6-18,
edizione della Imperatorskaja Archeograficeskaja Kommissija, Mosca 1904, pp. 581-728
19
Cfr. Annales Ecclesiastici, tomus III (aa. 306-361), Venetiis 1707, p. 130, 152, 236, 303, 305
20
Cfr. Historia della vita, miracoli, traslatione e gloria dell’illustrissimo confessore di Christo S.
Nicolò, arcivescovo di Mira e patrone della città di Bari, Napoli 1620.
129
scoperti manoscritti a sé stanti della Vita Nicolai Sionitae, per cui la
devozione prevalse sugli elementi di critica storica interna.
Il primo studioso a rilevare apertamente alcune contraddizioni e
anacronismi nella Vita tradizionale di S. Nicola fu Louis-Sébastien Le
Nain de Tillemont, così chiamato dalla cittadina ove si ritirò durante la
bufera giansenista. Nelle sue Memorie 21 , il Tillemont dedicò uno
speciale paragrafo al santo di Mira: Fautes insoutenables de
Métaphraste dans la Vie de ce Saint. Qu’on n’a rien d’assuré sur ses
actions. Partendo dalla constatazione che tutti i biografi fanno
riferimento al Metafraste, il Tillemont mise in discussione proprio
l’attendibilità di questo agiografo bizantino “molto sospetto per la poca
cura da lui posta nel discernere i monumenti di cui si è servito”. Ad
imbarazzarlo è anche il silenzio di Atanasio che porta necessariamente a
“confessare o che non ci sia alcunché di vero nelle grandi cose che si
dicono di lui, il che è duro da accettare, o che sia vissuto in un tempo
meno illuminato dalle fonti di quello di Costantino e di Costanzo, sia
prima che dopo, ma sempre prima di Giustiniano”. Per il Tillemont le
difficoltà sono soprattutto cinque:
21
Mémoirs pour servir à l’histoire ecclésiastique des six premiers siècles, vol. VI, Bruxelles 1699,
pp. 823-825
22 Vies des Saints, avec l’Histoire des autres fêtes de l’année, 3 voll., Paris 1701),
130
Se il Tillemont si era mosso con prudenza, il Baillet usò un linguaggio
tagliente, definendo pietose (pitoyables) le Vite del Santo scritte da
Leonardo Giustinian, Beatillo e Bralion. Con un crescendo
impressionante ancor più secco e duro fu il giudizio degli editori del
Grand Dictionnaire Historique del Moreri nell’edizione parigina del
173223.
23Non c’è tuttavia nulla di sicuro sulla storia di S. Nicola, nemmeno la sua
esistenza. La Vita attribuita a S. Metodio, l’encomio attribuito ad Andrea di
Creta, e tutte le altre fonti in cui si parla di S. Nicola, sono pezzi
artificiosamente fabbricati. La traslazione del suo corpo a Bari è
ugualmente una storia senza alcuna autorità e senza fondamento. Ciò che
Metafraste ha detto di lui è pura invenzione. Non c’è alcun autore, né
alcuna fonte, che provi che egli sia stato al Concilio di Nicea
131
Antonin Kapustin (1817-1894), Gustav Adolf Anrich
capo della missione russa a (1867-1930), teologo
Gerusalemme. E’ il primo (1869) evangelico autore
ad affermare l’esistenza sia di dell’edizione critica delle fonti
Nicola di Mira che di Nicola di letterarie greche.
Sion.
24
Herwig Wolfram,Storia dei Goti, Salerno ed., Roma 1985, p. 114
132
5. La Basilica di S. Nicola a Bari
133
operare un’aggiunta al credo, quale quella del Filioque relativa alla
processione dello Spirito Santo dal Padre e dal Figlio, la stessa Chiesa
romana si riconosceva una autonoma facoltà decisionale e magisteriale,
separandosi così dalla Chiesa orientale che, come si sa, non intendeva
seguirla su questa strada. Tutto il discorso di S. Anselmo al riguardo
tendeva a dimostrare la correttezza teologica del Filioque, e di
conseguenza l’errore della Chiesa orientale nel non seguire quella
latina25.
Il concilio di Bari
(Basilica di san Nicola,
3-10 ottobre 1098)
fu il primo faccia a faccia
tra occidentali e orientali
sul Filioque.
Protagonista fu
Anselmo di Canterbury,
la cui Vita (scritta dal suo
segretario Eadmer) è la
fonte principale
dell’andamento del
concilio.
25Cfr. G. Cioffari, Sinodalità e concili a Bari nel Medioevo, in “Le tradizioni sinodali della Chiesa di
Bari”, a cura di Salvatore Palese, Edipuglia Bari 1997, pp. 32-55.
134
Poche le tracce dell’epoca sveva (1194-1266), la più evidente delle
quali è l’epigrafe della consacrazione del 1197 ad opera di Corrado di
Hildesheim, cancelliere dell’imperatore Enrico VI.
26 L’Archivio di S. Nicola conserva una trentina di pergamene di questo re, tutte edite nel Codice
diplomatico Barese, vol. XIII (Trani 1936).
27 Bolla di Clemente V dell’11 agosto 1308, in CDB XIII, n. 156-157, p. 239.
28 I doni registrati nell’inventario del 1361 provenienti dalla Serbia sono oltre una decina. Ci sono
pervenuti di questi solo tre: l’altare d’argento di Uroš II Milutin (dal 1319 ricoprì l’altare del Santo,
fino al 1684 quando fu fuso e rifatto in stile barocco), la grande e bellissima icona dietro la tomba del
Santo donata da Uroš III Dečanski nel 1327, e la pergamena con sigillo d’oro con cui Stefano Dušan
nel 1346 dava alla Basilica i tributi che gli doveva la città di Dubrovnik. Su tutti questi aspetti, vedi il
mio volume Gli Zar di Serbia, la Puglia e S. Nicola, Bari 1989. Una breve parentesi. Casualità ha
voluto che uno dei più importanti monasteri serbi, quello di Déčani nel Kosovo, fosse dopo l’ultima
guerra protetto dagli italiani. Mi ha fatto quindi molto piacere che i monaci di Déčani siano venuti a
Bari e che quando hanno pubblicato la guida del celebre monastero hanno voluto che io
rivedessi la traduzione.
135
controllata da un luogotenente del re. Finché, nel 1929 (Concordato fra
Santa Sede e Stato Italiano) aveva termine la giurisdizione regia ed
iniziava quella pontificia.
136
celebrazioni ed incontri di preghiera, ecco che in quell’anno si aggiunse
un evento nuovo. Come è noto, infatti, Giovanni XXIII, per dare
un’impronta più universale al Concilio, invitò anche gli osservatori
ortodossi. Ora, quasi tutti questi osservatori ortodossi al Vaticano II
colsero la felice occasione per venire a Bari in pellegrinaggio alla
Basilica che custodisce i resti di San Nicola.
Il cardinale Johannes
Willebrands a più riprese inviò
lettere di ringraziamento ai
Domenicani della Basilica per la
fraterna accoglienza riservata agli
osservatori ortodossi al Concilio
Vaticano II.
Questa circostanza aiutò la
Comunità cui era affidata la
Basilica Pontificia a rendersi più
fedele interprete dei desideri
ecumenici della Santa Sede.
137
Sulla scia del concilio Vaticano II, durante il quale la Basilica
fu visitata da tutti i prelati ortodossi, nacquero dunque nel 1966 la
cappella ortodossa nella cripta del Santo e nel 1968 l’Istituto di teologia
ecumenica. Da allora i rapporti col mondo ortodosso (specialmente della
Basilica con la Russia e dell’Istituto Ecumenico con la Grecia) si sono
intensificati ed è questo che ha proiettato la Basilica in pieno movimento
ecumenico. Momenti interessanti di questa nuova stagione sono stati i
colloqui cattolico-ortodossi all’Istituto, nonché le visite alla Basilica di
Bartolomeo, oggi patriarca di Costantinopoli (1979), Giovanni Paolo
II (1984), Joseph Ratzinger (1985, poi papa Benedetto XVI), Carlo e
Diana d’Inghilterra (1985), e recentemente Vladimir Putin (2007)30.
30 Tra i visitatori e i pellegrini illustri (escludendo i russi, considerati altrove) ricordiamo solo
138
La “cappella ortodossa”, realizzata nell’antica abside sinistra
della cripta di S. Nicola, fu inaugurata il 5 maggio 1966 durante una
cerimonia presieduta dal card. Paolo Giobbe, mentre da parte ortodossa
officiava il metropolita Gennadios Zervos, presente il rettore della
chiesa russa Igor Značkovskij 31 . In quella occasione, il card. Paolo
Giobbe ebbe a dire: E’ la prima volta che in una chiesa latina viene
eretta una cappella per la celebrazione della liturgia orientale. Questa
realizzazione è uno dei tanti frutti del Concilio Ecumenico. Tra i greci
ortodossi che vennero successivamente in Basilica è opportuno
menzionare la visita del 16 febbraio 1967 di Chrysostomos Tsiter,
metropolita d’Austria, che successivamente inviava in greco una lettera di
ringraziamento ai Domenicani 32.
139
erezione dell’Istituto Superiore di Teologia Ecumenica. In esso si
indicava come primario il compito di incrementare gli studi teologici
del clero e del laicato e di promuovere attraverso lo studio della
patristica, soprattutto orientale, l’attività ecumenica, alla quale la
Puglia è particolarmente versata per la sua vicinanza con l’oriente e
per il vincolo spirituale con cui ad esso è legata nel nome di S. Nicola di
Bari.
L’espressione più significativa dell’opera ecumenica dell’Istituto, a
parte la formazione di tanti sacerdoti e laici in questo campo, sono i
Colloqui cattolico-ortodossi che sono stati tenuti con una certa
frequenza e che ha visto il confronto ed il dialogo di professori e alunni
delle due tradizioni. In queste occasioni Bari è divenuta il luogo ideale
dell’ecumenismo, ed ha visto camminare per le sue strade i principali
protagonisti del movimento per l’unione dei cristiani.
L’arcivescovo di Bari,
Enrico Nicodemo,
fu un protagonista della
svolta ecumenica della
chiesa barese. Qui mentre
accende la lampada
uniflamma, il simbolo
dell’unità della fede nelle
due tradizioni cattolica e
ortodossa.
140
Nel corso degli anni settanta altri domenicani si aggiunsero al
corpo professorale, come ad esempio padre Rosario Scognamiglio,
esperto di spiritualità patristica, padre Gerardo Cioffari esperto di
teologia russa, e padre Salvatore Manna, studioso di storia bizantina.
Ma fu soprattutto quest’ultimo a dare l’impronta decisiva che fu poi la
vera identità ecumenica dell’Istituto. Egli, infatti, seppe armonizzare
come pochi l’attività accademica e i contatti personali. Questi
ultimi erano particolarmente necessari a motivo dell’atteggiamento non
sempre ecumenico dei rappresentanti della Chiesa greca.
Tutti ricorderanno la polemica per la mostra sulle icone
macedoni in Vaticano nel 1986, allorché il presidente del Santo Sinodo
greco per i rapporti con le altre chiese, il metropolita di Corinto
Panteleimon, ebbe a commentare: La Chiesa cattolica romana ha
perduto l’essenza religiosa e di grazia mistica di Cristo…, e si è
trasformata in un organismo internazionale religioso-politico. Fece
anche un certo scalpore la grande difficoltà dell’arcivescovo di Atene nel
recitare il Padre Nostro insieme al papa.
Il metropolita di Leningrado,
Nikodim Rotov, venne più
volte a Bari insieme all’attuale
patriarca di Mosca Kirill (allora
giovanissimo).
La sua autorevole presenza
incoraggiò a continuare nella
via intrapresa. Nikodim ottenne
dal Santo Sinodo di Mosca una
parziale intercomunione con la
chiesa cattolica che, alla sua
morte, fu soppressa.
141
7. P. Salvatore Manna: la convivenza cattolico-ortodossa nel
Mezzogiorno
33Cfr. S. Basilio, Epistolario, a cura di Adriana Regaldo Raccone, ed. Paoline, Alba 1968, ep. CXIII,
Ai preti di Tarso, p. 340
142
ma anche sotto le dominazioni normanna (1071-1194), sveva (1194-
1266) e angioina (1266-1442).
P. Salvatore Manna,
preside ed anima teologica
dell’Istituto, propugna
un’ecclesiologia fondata sulla
“sollecitudine episcopale” di
San Basilio e sull’esperienza
di convivenza fra cattolici e
ortodossi nel sud-Italia
nonostante le teologie
diverse.
143
della teologia, come ad esempio il Filioque, ma anche sullo stesso modo
di concepire la teologia, l’igumeno Nicola/Nettario e la sua comunità si
mantenevano fedeli all'ortodossia. Nonostante che i procedimenti di
detto igumeno fossero rigorosamente razionali, non poteva fare a meno
di esclamare: con qual guadagno usare sillogismi e ragionamenti
nei confronti della divinità che è al di sopra della mente umana?
36.
144
cultura che sopravviverà per molto tempo dopo la presa di Bari,
nell'Italia dei Normanni39.
Il metropolita
Stylianos,
copresidente della
Commissione mista
cattolico-ortodossa
nel tormentato
colloquio di Bari del
1987. Qui in San Nicola
con altri metropoliti.
Sulla sinistra P. Damiano
Bova, allora rettore della
Basilica.
145
8.- La rinascita ecumenica di San Nicola
42 . Saint Nicholas of Myra, Bari and Manhattan. Biography of a legend, Chicago London 1978,
146
E’ bene ribadire quindi che parlando di “movimento ecumenico” non si
intende qui parlare di un contributo nicolaiano su questioni dottrinali,
ma di qualcosa che è a monte della dogmatica e sotto certi aspetti la
conditio sine qua non della sua accettazione.
43 De potentia q. 10, a. 5
147
Con Firenze, infatti, il più grande sforzo di dialogo teologico si
concludeva con un fallimento. Dal che si deve dedurre che il dialogo
teologico e delle gerarchie ecclesiastiche è necessario, ma
insufficiente. Qualsiasi riunione teologica o gerarchica è destinata
invariabilmente a fallire, se prima non si ristabilisce il rispetto, la carità
e la fiducia reciproca tra i fedeli delle rispettive confessioni. E’
necessario cioè l’ecumenismo del Popolo di Dio. Ma affinché il
popolo di Dio cresca nella sensibilità ecumenica deve conoscere i
cristiani delle altre confessioni, stare a contatto gomito a gomito. Solo
così capirà che le reciproche calunnie dei secoli scorsi non avevano
alcun fondamento, e meno che mai una giustificazione cristiana.
148
Regola di fede e icona di mansuetudine, maestro di continenza ti ha
rivelato al tuo gregge la verità dei fatti, Ed invero con l’umiltà hai
raggiunto le vette più eccelse, con la povertà la ricchezza. Padre e
santo vescovo Nicola, prega Cristo Dio che salvi le nostre anime44.
149
L’Ortodossia slava, che conobbe S. Nicola sin dal primo momento, si
appropriò della sua figura e della sua protezione con maggiore intensità.
Mantenne sì la figura ieratica ma nell’animo del popolo S. Nicola era un
santo profondamente terreno e vicino ai miseri, ai diseredati, ai
contadini e ai viandanti. Scende nel fango per tirare fuori il carretto di
un povero contadino, disobbedisce e fa uno scherzo a Gesù pur di
aiutare una povera vedova, lascia addirittura tutti i santi del paradiso
che banchettano e fanno festa per accorrere sul mare a placare Nettuno
e salvare delle navi in pericolo. In altri termini, pur di aiutare diseredati
e povera gente viola tutte le regole della società, della chiesa e persino di
Dio. Onde il proverbio popolare russo: Quando Dio morrà, ci sarà
sempre S. Nicola.
150
E il contacio: Si sono levate come una stella da oriente verso
occidente le tue reliquie, o santo vescovo Nicola. Al tuo passaggio
il mare si è santificato, e la città di Bari col tuo arrivo si è
riempita di grazia 45.
45 Per tutti questi aspetti su S. Nicola in Russia vedi i miei volumi: Le leggenda di Kiev,
Bari 1980 (con la traduzione italiana del testo russo sulla traslazione di S. Nicola a Bari) e Storia
della Chiesa russa di Bari, Nicolaus Studi Storici, 2001, n. 1 (contenente anche la traduzione
dell’ufficio divino della traslazione con tutti i brani sopra citati).
151
Ne La Russie et l’Eglise Universelle egli riporta il racconto di Nicola
che insudiciandosi aiuta il contadino a tirare il carretto sprofondato nel
fango, a differenza di S. Cassiano che per non sporcare la candida veste
paradisiaca passa oltre. Per Solov’ev Nicola è la chiesa cattolica,
Cassiano la Chiesa ortodossa. La prima si compromette col mondo e la
società per avvicinarli a Dio, la seconda è più pura dottrinalmente e
spiritualmente, ma più carente nella carità evangelica.
Il Nicola cattolico si sporca veramente nel mondo, un po’ come
l’immagina Jean Bodel ne Le Jeu de Saint Nicolas, ove rimprovera i
ladri con un linguaggio da ... taverna, appunto. E così l’avrebbe visto
anche Shakespeare. Santo della carità operosa, specialmente verso le
fanciulle povere, lo vedono sia S. Tommaso d’Aquino nella Summa
Theologica sia Dante Alighieri nella Divina Commedia. L’elemento
prioritario dunque non è legato alla fede, ma alla carità.
Iconograficamente nel medioevo prevaleva la rappresentazione delle
tre fanciulle, che in epoca moderna ha lasciato il posto al simbolo
delle tre palle d’oro sul vangelo, che stanno per i tre sacchetti di monete
d’oro gettati dal Santo di notte attraverso la finestra della casa delle
fanciulle.
152
patrono dei bambini. Persino Lutero46, fino al 1536 era solito definire i
doni ai bambini come doni di S. Niclas. Solo successivamente assunse
un atteggiamento che oggi definiremmo integralista, affermando che i
doni li porta Gesù Bambino e non S. Nicola. La maggior parte dei capi
del protestantesimo, con a capo il riformatore Heinrich Bullinger 47 e
Rudolph Wirth,48 non si allinearono su questa posizione e continuò a
festeggiare il giorno di S. Nicola, anche se non più liturgicamente,
essendo i protestanti contrari al culto dei Santi.
46 Ernst Ludwig Enders, Dr. Martin Luthers Briefwechsel, Bd. 15, Leipzig 1914, p. 62 (Z 200), in
153
Karlheinz Blaschke è
autore di questo poderoso
volume che delinea il
formarsi di molte capitali e
importanti città europee, in
particolare tedesche,
attorno ad una chiesa di san
Nicola, patrono del
commercio.
50Die Nikolaikirche – eine der ältesten Kirchen der Stadt Leipzig – ist seit ihrem Bestehen eng mit
der Geschichte der Stadt und Geschicken ihrer Bürger verbunden. Cfr. www.nikolaikirche-leipzig.de.
154
loro iniziative nel nome di san Nicola. Tanto più che non sono mancati
nella storia esempi di intolleranza, come ad esempio in Olanda.
155
Görlitz o Zgorzelec
Posta lungo il cammino del commercio europeo
Che dalla Francia porta a Kiev.
Solo tardi mi resi conto
Di essere cresciuto
All’ombra rinfrescante del Santo,
nella benedizione del Dio di Nicola
dal cui corpo
scaturiscono fonti di acqua viva.
Hermann Goltz
156
Claus, sta suscitando da anni l’amore per S. Nicola e in suo nome
promuove tutta una serie di attività benefiche.
53 Per fare qualche esempio, nel 1953 si ebbe una celebrazione slavo bizantina in occasione di
un pellegrinaggio ucraino dal Collegio di S. Giosafat di Roma; nel 1954 vi furono celebrazioni
in rito greco con la partecipazione di mons. Mele, arcivescovo cattolico di Lungro; poi nel 1955
vennero pellegrinaggi russi ortodossi sia da Parigi che da Ginevra 53. Un’occasione particolare per
pellegrinaggi e riti orientali fu il 1957 quando, al termine dei lavori alla cripta durati tre anni, le ossa
di S. Nicola furono nuovamente riposte nell’urna sotto l’altare del Santo. La Basilica allora ospitò
diversi riti orientali, inclusi il copto e il malabarese. Per queste celebrazioni giunse a Bari il card.
Gregorio Pietro XV Agagianian, e tra gli altri parlò il noto orientalista gesuita Stanislao Tyszkiewicz,
prof. al Pontificio Istituto Orientale di Roma.
157
ecumenica in Basilica. Fino ad allora, parlando di unione dei Cristiani,
si intendeva il “ritorno” degli “scismatici” a Roma. Il Concilio Vaticano
II fece cogliere un senso più profondo del mistero e dell’unità della
Chiesa di Cristo.
Nel 1962 venne in Basilica il primo teologo russo,
osservatore al Concilio Vaticano II. Due anni dopo vennero a venerare le
reliquie di S. Nicola molti osservatori ortodossi al Concilio, vale a dire i
migliori teologi delle chiese ortodosse 54 . In quell’occasione fu
consegnato al teologo russo Liverij Voronov un dono per il patriarca
Alessio. Si trattava di un cofanetto di cristallo con un pezzettino del
legno della cassetta in cui i marinai baresi portarono le ossa di S. Nicola
55.
54 BSN 1964 ottobre, p. 10. Purtroppo questo importantissimo avvenimento non fu colto in tutta la
sua importanza dai redattori del Bollettino di S. Nicola, i quali omisero di stenderne una cronaca.
55 BSN marzo aprile 1965, p. 13, con la risposta del patriarca a firma del metropolita Juvenalij.
56 BSN 1964, maggio giugno, pp. 14-16.
158
di S. Nicola con l’aureola decorata, che si conserva nella Sala del Tesoro
57.
159
scuola teologica russa, quella di St Vladimir a Crestwood presso New
York, ove ebbe come professori tra gli altri Aleksander Schmemann e
John Meyendorff.
Nel 1982 nasceva il Centro Ecumenico S. Nicola con la rivista
informativa O Odigos (La guida), seguita nel 1985 da “Quaderni di O
Odigos”.
In questi anni Ottanta il ventaglio della geografia dei pellegrinaggi
si allargò ulteriormente, con visite importanti anche dal mondo
musulmano ed ebraico. Di particolare rilievo, specie per le sue
benefiche conseguenze, fu la visita di Carlo e Diana il 2 maggio 1985
che ebbe luogo poco più d’un anno dopo quella di papa Giovanni Paolo
II (26 febbraio 1984) e tre mesi dopo quella del cardinale Joseph
Ratzinger (29 gennaio 1985). Il sottoscritto colse l’occasione di questa
visita per pubblicare un bollettino sull’avvenimento 58 , e poi per
scrivere alle quasi quattrocento parrocchie anglicane di S. Nicola, un
terzo delle quali risposero interessate. L’ecumenismo della Basilica
cominciava a scrivere un capitolo nuovo.
Questo tipo di impostazione si è incontrato idealmente con il tipo di
spiritualità propugnato anche dal decano della cattedrale di Newcastle
upon Tyne, una delle più importanti città dell’Inghilterra
settentrionale. Il rev. Christopher Dalliston, infatti, aveva già
avviato la creazione di un centro di spiritualità, con particolare
riferimento ai bambini e ai fanciulli. Un aspetto del resto caro anche
all’attuale priore della comunità domenicana di S. Nicola P. Damiano
Bova (soprattutto quando, come rettore della Basilica nel 1987,
centenario della traslazione delle reliquie di S. Nicola da Mira a Bari,
trovandosi ad organizzare le solenni celebrazioni, volle coinvolgere
l’Unicef).
La gradita presenza del decano di una delle più belle chiese di S.
Nicola al mondo, quale quella di Newcastle upon Tyne, fu
accompagnata da una significativa lettera del primate d’Inghilterra.
160
11. Il pellegrinaggio russo.
59 Molti di questi diari sono stati pubblicati in G. Cioffari e G. Dotoli, Viaggiatori russi in Puglia,
Schena ed. Fasano 1991. In questo volume ho tradotto i seguenti diari (nella parte relativa alla Puglia
e a Bari):
Diario di viaggio all’isola di Malta del bojaro Boris Petrovič Šeremetev negli anni 1697-1699)
Testimonianze sul pellegrinaggio dello zarevič Aleksej Petrovič (1717)
Pellegrinaggi di Vasilij Grigorovič Barskij (1724)
Ricordi di Vladimir Mordvinov (1874)
La città di Bari e il suo sacro Tesoro di A. Radonežskij
Il pellegrinaggio russo ortodosso di Aleksej Afanas’evič Dmitrievskij (1897)
La chiesa russa di Bari di I. I. Sokolov (1911)
Il sacro Tesoro di Bari dell’archimadrita Dionisij (1912)
Lettere dalla Puglia di Nikolaj D. Protasov (1914 e 1915)
161
a partire dal 1852, registrati con cura 60 . Una bella lampada lasciò in
occasione di uno dei suoi pellegrinaggi il grande ammiraglio della marina
russa il gran principe Costantino, fratello dello zar Nicola I, noto per aver
redatto il decreto di abolizione della servitù della gleba (1861). Grande
scalpore fece a Bari la visita, volutamente discreta e senza rumori, dello
zarevič Nicola II
Nel 1911, prendendo atto di aver perduto ogni diritto sulla Basilica di
Mira in Turchia, la Società imperiale ortodossa di Palestina pose la prima
pietra per la costruzione di una chiesa ortodossa di S. Nicola a Bari.
Prima il sindaco Simeone di Cagno Abbrescia poi Michele Emiliano
hanno promosso in questi anni il ritorno della Chiesa russa ai Russi,
dopo che questi l’avevano perduta all’epoca del fascismo.
Chiesa russa
di Bari
60Cfr. Pellegrini a San Nicola di Bari nella storia, Bari 2007 e Storia della
Chiesa russa di Bari, Nicolaus Studi Storici, 2001, n. 1.
162
lasciapassare per qualsiasi fedele ortodosso che ne abbia i mezzi di
recarsi nella Basilica cattolica a venerare le reliquie di S. Nicola.
E’ vero che alcune guide russe del pellegrino ricorrono ancora alle
bugie storiche per giustificare come mai i russi festeggino la
Traslazione a Bari. Anticipano le date, spostano i fatti, fanno arrivare i
Normanni alla fine dell’XI secolo a traslazione già avvenuta se non
addirittura nel XII secolo, il tutto al fine di affermare che Bari era
ancora sotto i patriarchi di Costantinopoli e che quindi la Traslazione
avvenne in un contesto ortodosso. Ma ormai le pubblicazioni
ortodosse che vedono la Basilica di S. Nicola al di sopra dello scisma
fra cattolici e ortodossi sono in maggioranza 61.
Benedetto XVI e
Bartolomeo patriarca di
Costantinopoli. Entrambi
sono stati in Basilica prima
di diventare papa e patriarca.
Il secondo , di ritorno dagli
Stati Uniti, ricordo di averlo
accompagnato in cripta nel
1979 o 1980.
61 Il mutamento che è avvenuto negli ultimi anni si riflette molto bene nelle ultime pubblicazioni
russe su S. Nicola. Si incontrano ancora qua e là le ostilità confessionali dello storico Golubinskij
(di come spiegare la festa russa della traslazione essendo una festa cattolica, e perché gioire di
essa se il Santo è finito in una terra cattolica), che ricorre a contorte ed equivoche spiegazioni,
arrivando persino a dire che la traslazione avvenne quando la città di Bari era “ancora ortodossa”
(perché bizantina). Cfr. Polnyj Sbornik Kanonov i Molitv Svjatitelju Nikolaju Čudotvorcu,
Danilovskij Blagovestnik, Moskva 2001, p. 21 (Al tempo della traslazione delle reliquie la
penisola pugliese si trovava sotto il dominio dei patriarchi costantinopolitani. Ma nell’anno 1196
i Normanni conquistarono i territori bizantini in Italia, e la tomba con i resti del santo vescovo
Nicola venne a trovarsi presso i cattolici romani). E’ difficile dire se qui si tratti più di ignoranza
o di malafede, essendo il testo russo (pervenutoci in centinaia di manoscritti) esplicito
sull’autorità del papa e non del patriarca di Costantinopoli all’epoca della traslazione. Queste
preoccupazioni confessionalistiche sono però assenti nella maggior parte dei recenti libri russi,
che invece parlano di Bari con simpatia e senza che la cattolicità della Basilica di S. Nicola faccia
difficoltà al pellegrino russo. Valgano come esempi i seguenti: G. A. Pyl’neva, Nikola Milostivyj,
segodnjašnij naš pomoščnik, Moskva 2004; Galina Činjakova, Rossija pod pokrovom Svjatitelja i
Čudotvorca Nikolaja. Kniga dlja junošestva, Pravoslavnyj Palomnik, Moskva 2004; Fedor Gusev,
Žitie i čudesa Svjatitelja Nikolaja Čutotvorca, Sankt Peterburg 2001 (il testo è del 1898 ma in
ultima di copertina c’è una bella immagine della Basilica barese); [Fedor Gusev], Svjatitel’ Nikolaj
Čutotvorec, izdanie Zadonskogo Roždestvo-Bogorodickogo Monastyrja, 2004 (ricco di
illustrazioni della Basilica barese); AA. VV., U grobnicy Svjatitelja Nikolaja Čutotvorca,. Russkie
palomniki v Mirach i v Bari (Presso l’urna di S. Nicola taumaturgo. I pellegrini russi a Mira e a
Bari), Moskva 2005.
163
Fra i protagonisti di questa svolta il primato spetta all’allora
metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad, oggi patriarca di Mosca.
Egli è venuto a Bari in parecchie occasioni. Io gli ho fatto da guida sia
all’Istituto sia traducendo il testo di qualche sua conferenza.
Altro pellegrinaggio importante è stato quello guidato il 18 febbraio
2005 dal metropolita di Minsk Filarete Vachrameev. Venuto a Bari
per la sua devozione personale verso il nostro Santo, l’alto prelato è
rimasto affascinato dalla fraterna accoglienza dell’arcivescovo di Bari, del
rettore della Basilica e del direttore dell’Istituto Ecumenico. Anche per
lui il cammino verso l’unità dei Cristiani è faticoso e lungo, in quanto alle
spalle vi sono mille anni di divisioni, ostilità e sfiducia reciproca. Il
grande valore dei pellegrinaggi russi a Bari consiste proprio nel superare
questa sfiducia.
“Bari è già il centro del movimento ecumenico”, così si è
espresso il metropolita Filarete rispondendo ad una domanda di Onofrio
Pagone, giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno. Formulata a distanza
di neppure un mese dall’analoga affermazione del metropolita Kirill di
Smolensk, questa constatazione non può che riempire di gioia tutti i
Baresi amanti di quella grande impresa che è l’unità dei Cristiani.
164
Anche questa volta la frase viene da una delle più alte personalità
della Chiesa russa. Filarete, infatti, non è soltanto esarca patriarcale
per la Bielorussia, ma anche il presidente della Commissione
teologica del Santo Sinodo russo, in altri termini il primo
responsabile del dialogo dottrinale fra la Chiesa cattolica e quella
ortodossa russa. Era lui, ad esempio, il capo della Commissione
sinodale a cui il Patriarcato aveva affidato il compito di studiare il tema
: “Sul rapporto fra la Chiesa ortodossa russa e la
cooperazione intercristiana in vista della ricerca
dell’unità”.
165
Arrivo di pellegrini russi in Basilica e celebrazione
della liturgia nella Basilica superiore.
166
santuario non durante la festa ma durante le altre domeniche
dell’anno.
167
il carattere dei fedeli corrisponde al tipo umano di quelle zone:
laborioso, devoto e silenzioso. I fedeli che provengono da queste
terre sono molto simili alle comitive dei pellegrini russi. La religiosità
e la devozione sono molto prevalenti rispetto alla festa.
A differenza dei russi che hanno lasciato un gran numero di diari
che descrivono le fasi del loro pellegrinaggio e le relative
sensazioni, gli italiani hanno lasciato raramente qualche descrizione.
La più importante risale al 1833 ed esce dalla penna di tale Francesco
Sorda di Fragneto Monforte (Benevento). Naturalmente oltre
all’itinerario riferito dettagliatamente questo capo compagnia
descrive anche le sensazioni e i disagi. Si avverte nelle sue parole il
senso dell’impresa. Ma alla fine da tanti sacrifici fuoriesce la gioia di
avere per un momento sentito vicino a sé il grande Santo: La
compagnia è ritornata in Fragneto alle ore quindici dopo un felice ed
allegro viaggio di circa 250 miglia, senza disturbo alcuno, e disastro
di intemperie o di strade62.
Sono intorno ai 20.000 i pellegrini italiani che vengono nel mese
di maggio (molti ne vengono anche il 6 dicembre, ma la festa di
dicembre è detta “dei baresi”). A parte il gusto di partecipare in
qualche modo al Corteo storico del 7 e di andare in barca il giorno
8 a rendere omaggio a S. Nicola, il pellegrino è desideroso di prendere
con sé il pane di S. Nicola (taralli legati in piccole quantità o talvolta
anche in numero di 30 o 40 con una cordicella che attraversandoli li
tiene uniti e rende facile portarli a tracolla). Questa tradizione del
pane (legata ovviamente al miracolo del grano proveniente da
Alessandria e diretto a Costantinopoli) è anche uno strumento per
calcolare (sia pure per difetto) il numero dei pellegrini giunti in un
dato anno.
Naturalmente anche i pellegrini di Chieti risentono della
modernità, per cui oggi sono ridotte a tre o quattro le compagnie che
giungono a piedi dopo una settimana di cammino. Nel vedere questi
pellegrini si ha la sensazione di un mondo antico che sta
scomparendo. In realtà, ascoltando i loro racconti, ci si rende conto di
quanta sofferenza ancora c’è nel mondo, e come per tanta gente S.
Nicola resta ancora un faro di speranza. Quando ci lasciano c’è la
sensazione che hanno guadagnato un altro anno e tutta la loro
speranza è di rivederci ancora l’anno prossimo.
168
13. Conclusione
169
Ma ciò che mette la Basilica all’avanguardia del movimento
ecumenico attuale è il pellegrinaggio ortodosso, oggi divenuto
quotidiano. Il volto nuovo del pellegrinaggio nicolaiano è quello di
essere cattolico ed ortodosso insieme. Non più soltanto cattolico con
visite e preghiere degli ortodossi giunti in visita. Oggi si può parlare di
un vero e proprio pellegrinaggio ortodosso (prevalentemente
russo, ukraino e bjelorusso), costante e non più saltuario. Attraverso il
pellegrinaggio S. Nicola è tornato ad esser il Santo di tutti o, come dice
uno scrittore tedesco citato recentemente dal papa Benedetto XVI, il
“Santo della Chiesa indivisa”.
L’impatto ecumenico di questa nuova realtà è enorme, in quanto
essa crea la condizione del successo di ogni eventuale dialogo.
Ecco perché ho iniziato questo intervento parlando del concilio di
Firenze e del suo fallimento. E’ stato tutto un fuoco di paglia, perché è
stata raggiunta l’unità non fra due Chiese ma fra due gerarchie
ecclesiastiche. Il pellegrinaggio a S. Nicola invece coinvolge il Popolo
di Dio, rendendo così fertile il terreno affinché quando tale
riunificazione, a Dio piacendo, dovesse verificarsi fra le gerarchie, anche
il popolo risponderà con entusiasmo. E questo può avvenire soltanto
quando il pellegrino ortodosso e il pellegrino cattolico, il
170
pellegrino di Mosca, Minsk o Kiev ed il pellegrino di Chieti,
Campobasso e Isernia si incrociano all’entrata della Basilica di
S. Nicola. Gli uni facendosi la croce all’inverso, con inchini sino a
terra e le donne col velo in testa, gli altri cantando e reggendo canne
con mazzi di fiori, constatando con i propri occhi che in terre lontane,
gente di altra lingua, altra razza ed altri costumi, ama con fede e
trasporto affettivo lo stesso Santo che egli ama con tanto affetto. Solo
su questo sfondo, un eventuale accordo non verrà vissuto come un
compromesso fra potenti “principi della Chiesa”, o peggio
ancora come un “tradimento della fede”, ma come l’ascolto umile
della parola di Gesù nel Vangelo di Giovanni (XVII, 21): Ut unum
sint, “che tutti siano una cosa sola, come Tu sei in me, o Padre, e io in
Te, che siano anch’essi una sola cosa in noi, e così il mondo creda che
Tu mi hai mandato”.
171
APPENDICI
1. La “leggenda” russa (1095)
2. Discorso di Giovanni Paolo II (Manca)
172
Volodimer a Černigov, avendo gli Ismaeliti, per decreto divino e disegno
dell’Altissimo, invaso il territorio greco al di là del mare, cominciando dal
Chersoneso fino ad Antiochia e Gerusalemme, per ogni loro città o
villaggio, tutti gli uomini che si trovavano colà trucidarono, le donne e i
bambini li ridussero in schiavitù, e le loro case diedero in preda alle
fiamme; spogliarono poi chiese e monasteri, e le loro città presero sotto il
proprio dominio.
Nostro Signore Gesù Cristo non poteva, però, sopportare che il servo
fedele giacesse con i suoi resti mortali in un luogo desolato dove non
avrebbe potuto essere glorificato da nessuno. Infatti sta scritto: «Glorifi-
cherò, disse, coloro che mi glorificano, ed innalzerò la gloria di coloro che
canteranno le mie lodi».
C’era in quei giorni nella città di Bari, nel territorio tedesco, un sacer-
dote devoto, amante di Cristo e giusto. A lui apparve San Nicola: «Vai a
dire agli uomini e a tutto il consesso ecclesiastico che vadano a prendermi
dalla città di Myra e che mi pongano qui. Non posso, infatti, restare in
quel luogo desolato, avendo Dio così permesso». Ciò detto, si allontanò.
173
partirono senza ulteriori indugi; giunsero a Myra, nella Licia, e attracca-
rono al molo della città. Tenuto quindi un consiglio, e prese le armi,
entrarono nella chiesa di S. Nicola. Qui trovarono quattro monaci, ai quali
chiesero ove fosse S. Nicola, e [quelli] mostrarono loro la tomba ove
giaceva S. Nicola.
174
E gli costruirono una chiesa meravigliosa, che è grande e bella,
dedicata al nome del santo uomo di Dio e padre Nicola. E gli batterono
un’urna d’argento e d’oro.
175
176