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2. Ripeti l’esercizio
Tutta la crisi del Golfo ha fatto emergere un attore nuovo: le Nazioni Unite.
Il superamento dell’equilibrio bipolare ha messo in discussione un governo del
mondo determinato dall’accordo o dallo scontro delle due super-potenze. È
finito quell’equilibrio, fondato a Jalta, che per quarant’anni ha presieduto alle
relazioni internazionali e ha condizionato le dinamiche politiche interne a ogni
paese.
Ma il superamento di un certo equilibrio e di un certo assetto delle relazioni
mondiali non significa che vi succeda immediatamente un nuovo assetto.
Anzi, sempre nella storia, il passaggio da un equilibrio ad un altro è avvenuto
in modo travagliato e, talora, turbolento. La stessa crisi del Golfo può essere
letta come una crisi che matura nel passaggio incerto da un vecchio ad un
nuovo ordine internazionale. Perché sempre di più si avverte – e la crisi del
Golfo ha accelerato il maturare di questa consapevolezza – che è necessario
un “governo nuovo del mondo” capace di dare soluzione politica ai molti
conflitti che ancora segnano la storia dei paesi e popoli del nostro tempo.
Questo “nuovo governo del mondo” può realizzarsi intorno all’unica istituzione
oggi riconosciuta da tutti i paesi del pianeta: le Nazioni Unite. Nella crisi del
Golfo un primo embrione di tale nuovo processo si è realizzato: l’ONU è stata
la sede dove si è discusso ogni passaggio della crisi; le risoluzioni dell’ONU
sono state assunte dalla comunità internazionale come norme prescrittive e
vincolanti di comportamenti e in applicazione di un mandato politico dell’ONU
– il ripristino della sovranità del Kuwait – che la forza militare multinazionale
ha avviato le attività belliche; e la fine della guerra è stata formalmente
dichiarata nel momento in cui l’Iraq ha accettato l’applicazione di tutte le
risoluzione votate dall’ONU. Dunque un ruolo preminente. Che tuttavia non è
riuscito a impedire la guerra: e già vi è stato chi, di fronte a questo fatto, ha
sostenuto che la crisi del Golfo dimostrerebbe l’illusorietà di un governo
mondiale e l’inadeguatezza dell’ONU a esercitarlo. Io non penso che sia così.
Al contrario, se mai, la crisi del Golfo dimostra che: 1) caduto un vecchio
equilibrio, è necessario realizzarne al più presto un altro, pena l’esplodere
ingovernabile di conflitti locali e regionali; 2) in un mondo interdipendente
caratterizzato da un mercato sempre più unico – e al tempo stesso da
giganteschi problemi di sviluppo irrisolti – e impensabile affidare il governo del
mondo ad un solo paese o ad un ristretto club di paesi […]
Insomma, se si considera che un “governo mondiale” sia questione all’ordine
del giorno – e io penso di sì – e che esso possa realizzarsi intorno all’ONU,
allora bisogna predisporsi a riconoscere ad essa quei poteri essenziali per
qualsiasi “governo” e quegli strumenti – anche di natura forzosa, come un
esercito – con cui le Nazioni Unite siano in grado concretamente di dare
attuazione alle proprie decisioni, anche intervenendo in modo cogente contro
chi non le vuole accettare […] Così che, la crisi del Golfo ci pone anche
quest’altra questione. La guerra “evitabile” non è stata evitata anche perché il
soggetto internazionale che unico avrebbe potuto forse evitare la guerra –
senza peraltro recedere dalla condanna di Saddam Hussein – non disponeva di
quegli strumenti operativi per realizzare le proprie decisioni.
(testo tratto da P.Fassino, Prefazione a E. Primakov, Missione a Bagdad. La guerra del Golfo
si poteva evitare?, Firenze, Ponte alle Grazie Editore, 1991)
Esercizi di riscrittura
a. Collega le seguenti frasi usando i connettivi appropriati:
es. Purtroppo ieri ha piovuto tutto il giorno. Non siamo potuti andare al
mare
Purtroppo ieri ha piovuto tutto il giorno, perciò non siamo potuti andare al
mare.