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Fino a qualche anno fa era comunemente accettata la Teoria Quantistica dei Campi che realizza la

dualità onda-particella associando le particelle a quanti di energia di corrispondenti campi d’onda


(ad esempio, associando i fotoni ai quanti del campo elettromagnetico) in un modo che rende
manifesta l’assoluta identità di tutte le particelle di uno stesso tipo. Esperimenti ad energie sempre
più elevate hanno stimolato ulteriormente queste ricerche, mostrando ben presto che le poche
particelle che compongono la materia ordinaria (elettroni, protoni e neutroni) sono accompagnate da
moltissime altre, la maggior parte delle quali sono instabili con tempi di disintegrazione spontanea
al più di milionesimi di secondo. Dagli anni ’30 si è quindi cercato a più riprese di giungere ad una
teoria di tutte le particelle elementari.
La Teoria delle Stringhe è un “modello fisico” (in realtà non è considerata una vera a propria teoria) che
descrive la realtà fisica in maniera diversa dalle teorie fisiche più largamente accettate. Essa si basa sul
concetto di Stringa.
Essa presuppone che i costituenti fondamentali siano oggetti ad una dimensione (le stringhe) invece che di
dimensione nulla (i punti) caratteristici della fisica anteriore alla teoria delle stringhe. Per questa ragione le
teorie di stringa sono capaci di evitare i problemi di una teoria fisica connessi alla presenza di particelle
puntiformi. Uno studio più approfondito della teoria delle stringhe ha rivelato che gli oggetti descritti dalla
teoria possono essere di varie dimensioni e quindi essere punti (0 dimensioni), stringhe (1 dimensione),
membrane (2 dimensioni) e oggetti di dimensioni D superiori (D-brane).Quindi le particelle, come ad
esempio gli elettroni, i protoni e i neutroni, non sarebbero più descritti come degli oggetti puntiformi,
come ci hanno sempre insegnato ad immaginarli, ma come delle sottilissime corde che vibrano e, a
seconda di come vibrano, danno luogo alle diverse particelle subatomiche e alle forze che le
governano.Quale sarebbe il vantaggio di tale descrizione? Il vantaggio consisterebbe che potrebbe essere
una sorta di “Teoria del Tutto”, in grado di unificare le grandi leggi della Fisica.
Secondo tale ipotesi gli oggetti fondamentali, alla base della materia esistente, sono cordicelle (stringhe) di
dimensioni pari alla lunghezza di Planck (10 elevato alla -33 centimetri) che vibrano e, in base a come
vibrano, danno luogo a diverse particelle subatomiche e alle forze che le governano.

Se da un lato comprendere i dettagli delle teorie delle stringhe e delle superstringhe richiede la
conoscenza di una matematica abbastanza sofisticata, alcune proprietà qualitative delle stringhe
quantistiche possono essere capite in modo abbastanza intuitivo. Per esempio, le stringhe sono
soggette a tensione, più o meno come le tradizionali corde degli strumenti; questa tensione è
considerata un parametro fondamentale della teoria. La tensione della stringa è strettamente
collegata alla sua dimensione. Si consideri una stringa chiusa ad anello, libera di muoversi nello
spazio senza essere soggetta a forze esterne. La sua tensione tenderà a farla contrarre in un anello
sempre più stretto. L'intuizione classica suggerisce che essa potrebbe ridursi ad un punto, ma questo
contraddirebbe il principio di indeterminazione di Heisenberg. La dimensione caratteristica della
stringa sarà quindi determinata dall'equilibrio fra la forza di tensione, che tende a renderla più
piccola, e l'effetto di indeterminazione, che tende a mantenerla "allargata".

Di conseguenza, la dimensione minima della stringa deve essere collegata alla sua tensione.

Una caratteristica interessante della teoria delle stringhe è che essa predice il numero di dimensioni
che l'Universo dovrebbe avere. Né la teoria dell'elettromagnetismo di Maxwell né la teoria della
relatività di Einstein dicono nulla sull'argomento: entrambe le teorie richiedono che i fisici
inseriscano "a mano" il numero delle dimensioni.

Invece, la teoria delle stringhe consente di calcolare il numero di dimensioni dello spazio-tempo dai
suoi principi base. Tecnicamente, questo accade perché il principio di invarianza di Lorentz può
essere soddisfatto solo in un certo numero di dimensioni. Più o meno questo equivale a dire che se
misuriamo la distanza fra due punti e poi ruotiamo il nostro osservatore di un certo angolo e
misuriamo di nuovo, la distanza osservata rimane la stessa solo se l'universo ha un ben preciso
numero di dimensioni.
Il solo problema è che quando si esegue questo calcolo, il numero di dimensioni dell'universo non è
quattro, come ci si potrebbe attendere (tre assi spaziali e uno temporale), bensì ventisei. Più
precisamente, le teorie bosoniche implicano 26 dimensioni, mentre le superstringhe e le teorie-M
risultano richiedere 10 o 11 dimensioni. Nelle teorie di stringa bosonica, le 26 dimensioni risultano
dall'equazione di Polyakov

Comunque, questi modelli sembrano in contraddizione con i fenomeni osservati. I fisici di solito
risolvono questo problema in uno dei due diversi modi. Il primo consiste nel compattare le
dimensioni extra; cioè, si suppone che le 6 o 7 dimensioni extra producano effetti fisici su un raggio
così piccolo da non poter essere rilevate nelle nostre osservazioni sperimentali. Senza aggiungere i
flussi, riusciamo ad ottenere la risoluzione del modello a 6 dimensioni con gli spazi di Calabi-Yau.
In 7 dimensioni, essi sono chiamati varietà G2 e in 8 varietà Spin(7). In sostanza, queste dimensioni
extra vengono matematicamente compattate con successo facendole ripiegare su sé stesse.

Una analogia molto usata per questo è di considerare lo spazio multidimensionale come un tubo di
gomma per il giardino. Se guardiamo il tubo da una certa distanza, esso sembra avere una sola
dimensione, la sua lunghezza. Questo corrisponde alle quattro dimensioni macroscopiche cui siamo
abituati normalmente. Se però ci avviciniamo al tubo, scopriamo che esso ha anche una seconda
dimensione, la sua circonferenza. Questa dimensione extra è visibile solo se siamo vicini al tubo,
proprio come le dimensioni extra degli spazi di Calabi-Yau sono visibili solo a distanze
estremamente piccole, e quindi non sono facilmente osservabili.

(Ovviamente, un normale tubo per il giardino esiste nelle tre dimensioni spaziali, ma per consentire
l'analogia si trascura il suo spessore e si considera solo il moto sulla superficie del tubo. Un punto
sulla superficie del tubo può essere individuato con due numeri, la distanza da una delle estremità e
una distanza sulla circonferenza, proprio come un punto sulla superficie terrestre può essere
individuato univocamente dalla latitudine e dalla longitudine. In entrambi i casi, diciamo che
l'oggetto ha due dimensioni spaziali. Come la Terra, i tubi da giardino hanno un interno, una
regione che richiede una dimensione extra; però, a differenza della Terra, uno spazio di Calabi-Yau
non ha un interno).

Un'altra possibilità è che noi siamo bloccati in un sottospazio a "3+1" dimensioni dell'intero
universo, ove il 3+1 ci ricorda che il tempo è una dimensione di tipo diverso dallo spazio. Siccome
questa idea implica oggetti matematici chiamati D-brane, essa è nota come Teoria Braneworld.

In entrambi i casi la gravità, agendo nelle dimensioni nascoste, produce altre forze non
gravitazionali, come l'elettromagnetismo. In linea di principio, quindi, è possibile dedurre la natura
di queste dimensioni extra imponendo la congruenza con il modello standard, ma questa non è
ancora una possibilità pratica.

Da un punto di vista più matematico, un altro problema è che la maggior parte della teoria delle
stringhe è ancora formulata mediante l'utilizzo di metodi matematici perturbativi.
Potrebbe sembrare un problema da poco dal momento che anche la trattabilità di moltissimi
problemi di una teoria di sicuro successo come la teoria quantistica dei campi è legata all'uso di
metodi perturbativi.

Ma nella teoria delle stringhe i metodi perturbativi comportano un così alto grado di
approssimazione che la teoria non è in grado di identificare quali degli spazi di Calabi-Yau siano
candidati a descrivere il nostro universo. La conseguenza è che essa non descrive un solo universo,
ma qualcosa come 10500 universi (un numero inimmaginabile!), ciascuno dei quali può avere diverse
leggi fisiche e costanti.
Sebbene le tecniche non-perturbative siano considerevolmente progredite, manca tuttavia una
completa trattazione non-perturbativa della teoria.

In realtà ammettere 10500 vuoti diversi non solo non é un problema, ma anzi permette l'unico
meccanismo noto al momento per spiegare il valore attuale della costante cosmologica seguendo
un'idea di Steven Weinberg[2]. Inoltre, un valore molto grande di vuoti diversi é tipico di qualunque
tipo di materia accoppiata alla gravità e si ottiene anche quando si accoppia il modello standard[3].

A tutt'oggi, la teoria delle stringhe non è verificabile, anche se ci sono aspettative che nuove e più
precise misurazioni delle anisotropie della radiazione cosmica di fondo, possano dare le prime
conferme indirette. Indubbiamente non è l'unica teoria in sviluppo a soffrire di questa difficoltà;
qualunque nuovo sviluppo può passare attraverso una fase di non verificabilità prima di essere
definitivamente accettato o respinto.

Come Richard Feynman scrive ne Il carattere della Legge Fisica, il test chiave di una teoria
scientifica è verificare se le sue conseguenze sono in accordo con le misurazioni ottenute
sperimentalmente. Non importa chi abbia inventato la teoria, "quale sia il suo nome", e neanche
quanto la teoria possa essere esteticamente attraente: "se essa non è in accordo con la realtà
sperimentale, essa è sbagliata". (Ovviamente, ci possono essere fattori collaterali: qualcosa può
essere andato male nell'esperimento, o forse chi stava valutando le conseguenze della teoria ha
commesso un errore: tutte queste possibilità devono essere verificate, il che comporta un tempo non
trascurabile). Nessuna versione della teoria delle stringhe ha avanzato una previsione che differisca
da quelle di altre teorie - almeno, non in una maniera che si possa verificare sperimentalmente. In
questo senso, la teoria delle stringhe è ancora in uno "stato larvale": essa possiede molte
caratteristiche di interesse matematico, e può davvero diventare estremamente importante per la
nostra comprensione dell'Universo, ma richiede ulteriori sviluppi prima di poter diventare
verificabile. Questi sviluppi possono essere nella teoria stessa, come nuovi metodi per eseguire i
calcoli e derivare le predizioni, o possono consistere in progressi nelle scienze sperimentali, che
possono rendere misurabili quantità che al momento non lo sono.

Si potrebbe tuttavia verificare la veridicità della teoria indirettamente analizzando i gravitoni. Gli
attuali acceleratori di particelle non sono in grado di tracciare il momento in cui un gravitone sfugge
per passare a una brana vicina. Forse LHC, il nuovo acceleratore in costruzione a Ginevra, potrà
darci nuove risposte.

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