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9
«Fra cultura e vita». L’editore Alberto Mondadori, a c. di Vittore Armanni, Milano,
Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, 2014, p. 39, n. 1 (D. Buzzati ad Alberto Mon-
dadori, 19 settembre 1959); corsivo nel testo. Nell’intervista del 1970 a Gianfranco De
Turris, Buzzati torna sulla problematica: «Nel caso del Grande ritratto mi è piaciuta l’idea
che mi è nata dalla frequentazione di Silvio Ceccato, e dall’aver fatto degli articoli sui suoi
tentativi di traduzione meccanica, molto interessanti dal punto di vista cibernetico, diversi
dalle traduzioni realizzate, ad esempio, in America, in Russia e in Inghilterra. A sentire
Ceccato, già adesso, potendo disporre di somme senza limiti, sarebbe possibile costruire
una macchina che reagisce veramente come un uomo [...]. E allora mi è venuto in mente
Il grande ritratto» (De Turris, cit., p. 155).
10
B, Un autoritratto, cit., p. 130.
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17
«In un certo momento io, proprio nevroticamente, mi sono alzato e ho detto: “No.
Così non è possibile! Così non si può dare questa roba qui!”. Perché nessuno sapeva recitare.
E sono andato fuori incavolato. Il che mi stupisce ancora, perché io ti assicuro, di solito,
sono molto umile, e mi guardo bene dall’interferire con i miei interpreti»; ibidem, p. 146.
Sulla Rivolta e gli altri testi teatrali buzzatiani cfr. Paolo Puppa, Pirandello nascosto nella
scena di Buzzati, “P.r.i.s.m.i. Revue d’Études Italiennes”, 12, 2014 («Alla fine... una riga
si potrà salvare», cit.), pp. 305-16.
18
Francesco Cherubini, Vocabolario milanese-italiano, vol. I, Milano, Imp. Regia
Stamperia, 1839, p. 300, s.v. Cœùr: «Cont el cœur in man. Col cuore in mano o sulle labbra.
A grembo aperto».
19
Giosue Bonfanti, Cronologia, in Vittorio Sereni, Poesie, edizione critica a c.
di Dante Isella, Milano, Mondadori, 1995, p. CXVII; Alberto Mondadori, Lettere
di una vita 1922-1975, a c. di Gian Carlo Ferretti, Milano, Fondazione Arnoldo e
Alberto Mondadori, 1996, p. CL.
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23
Poi, con il titolo In quel preciso momento, in Sereni, Letture preliminari, Padova,
Liviana, 1973, pp. 24-8; ora in Sereni, Poesie e prose, a c. di Giulia Raboni, Milano,
Mondadori, 2013, pp. 828-31. Nelle Letture preliminari Sereni ha raccolto sotto il titolo
generale di Tre crisi degli anni Cinquanta anche altri due articoli, Cancroregina (pp. 19-24,
sul romanzo di Tommaso Landolfi) e Le mie stagioni (pp. 28-32, su quello di Giovanni
Comisso). A proposito di In quel preciso momento si vedano la scheda di Zangrandi, Dino
Buzzati, cit., pp. 19-20 e i contributi di Franca Linari, Dalla narrativa al diario: strut-
ture diaristiche nella raccolta buzzatiana “In quel preciso momento”, “Studi Buzzatiani”, 5,
2000, pp. 7-25, di Stefano Lazzarin, Il Buzzati “secondo”. Saggio sui fattori di letterarietà
nell’opera buzzatiana, Manziana, Vecchiarelli, 2008, pp. 202-5 (altra bibliografia specifica
a p. 202, n. 12) e di Andrea Pagani, L’epifania di Buzzati. “In quel preciso momento”, “Il
Lettore di Provincia”, 142, 2014, pp. 27-31.
24
Luino, Archivio Sereni VI, Buzzati. Lettera autografa, edita integralmente qui,
Appendice II.
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25
B, Un autoritratto, cit., p. 151.
26
Ferretti, Poeta e di poeti funzionario. Il lavoro editoriale di Vittorio Sereni, Milano,
Il Saggiatore-Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, 1999, pp. 100-1.
27
Milano, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Archivio storico Arnoldo Mon-
dadori, sez. Alberto Mondadori, fasc. Buzzati (una seconda copia, identica, è a Milano,
Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Archivio storico Arnoldo Mondadori, sez.
Segreteria editoriale autori italiani, fasc. Buzzati); qui, Appendice I, n. 3. Un esemplare del
contratto, recante le correzioni sollecitate dall’autore, è depositato a Milano, Fondazione
Arnoldo e Alberto Mondadori, Archivio dell’Agenzia letteraria internazionale.
Colombo, Buzzati-Sereni-Mondadori (1961-1962) 123
sua volta che il ritardo nella ristampa del Grande ritratto non era «reale»,
ma «più apparente», mentre le «manchevolezze» in merito al «lancio» del
romanzo erano state causate da «ragioni tecniche» e «di opportunità» che
liberavano la casa editrice dalle accuse mossele e specialmente da quella di
un’attenzione insufficiente nei confronti del suo autore. In merito a ciò,
la lettera è di rilievo perché ribadisce quanto con ogni probabilità Alberto
Mondadori aveva tenuto a stabilire dialogando con Buzzati nell’incontro
privato del mese di marzo, in cui aveva tentato di ricomporre la frattura
profonda intervenuta nel legame di fiducia con il romanziere; «il punto che
mi preme di più – scrive infatti – è quello del nostro presunto disinteresse
nei tuoi confronti», proseguendo: «Penso che a quest’ora tu sia pienamente
convinto che il nostro atteggiamento è addirittura l’opposto di quello che
con amarezza ci avevi attribuito», infatti in tal caso sarebbe «troppo evidente
che non faremmo nemmeno il nostro più volgare interesse», qualora fosse-
ro lasciati mancare sostegno e consensi a «un autore come te, tra l’altro di
sicuro successo». Allo scopo di stringere un nuovo patto di collaborazione
conferendogli il crisma dell’ufficialità e ritenendo esaurito l’incidente del
Grande ritratto, Alberto Mondadori chiude perciò la sua lettera in sintonia
con le parole di Sereni, sollecitando la rapida consegna del dattiloscritto del
nuovo libro da parte di un interlocutore rimasto probabilmente dubbioso,
se non freddo: «Ti raccomando di mandarci il più presto possibile il testo
completo e aggiornato di “In quel preciso momento”»28.
La replica di Buzzati alle giustificazioni e all’invito, in realtà, si dimostrò
stentata e dilatoria. Forse attirato da altri impegni, o ancora deluso per la
vicenda del Grande ritratto e per le sue ricadute, a parte gli obblighi profes-
sionali sempre intensi, egli era inoltre assorbito, ormai, dal lavoro attorno al
vero romanzo nuovo, Un amore, cui volle riservare dall’inizio una funzione
determinante nella conquista della propria identità narrativa: «Non saprei
dire se son diventato finalmente maturo, o arrivo appena adesso ai veri
vent’anni», dichiarò infatti conversando nel febbraio del 1961 con Paolo
Monelli, e «questo libro è la stessa mia vita» asserì con risolutezza scrivendo
ad Alberto Mondadori poco prima di consegnargli il dattiloscritto29; Buz-
28
Il 23 marzo Buzzati era stato avvertito dalla casa editrice: «Caro Buzzati, / a seguito
della telefonata fattaLe dal nostro dottor Sereni, siamo lieti di comunicarLe che l’editore
Neri Pozza ci autorizza a pubblicare “In quel preciso momento”, con le aggiunte che Lei
riterrà opportuno di fare./ Restiamo dunque in attesa del testo, e intanto La salutiamo
cordialmente/ arnoldo Mondadori Editore» (Milano, Fondazione Arnoldo e Alberto
Mondadori, Archivio storico Arnoldo Mondadori, sez. Segreteria editoriale autori italiani,
fasc. Buzzati; lettera dattiloscritta).
29
Paolo Monelli, Ombre cinesi. Scrittori al girarrosto, Milano, Mondadori, 1965, p.
111; Milano, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Archivio storico Arnoldo Mon-
dadori, sez. Alberto Mondadori, fasc. Buzzati: lettera dattiloscritta con aggiunte autografe,
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zati rispose perciò con ritardo e fra lunghi intervalli di silenzio in merito
a una veloce compilazione di In quel preciso momento. Dopo un biglietto
laconico in luglio30, agli inizi di novembre del 1961, apparso inutile qualche
altro tentativo telefonico, Vittorio Sereni rifaceva scherzosamente il verso a
Buzzati tornando sulla «faccenda dell’editore che non pungola e dell’autore
che non si sente abbastanza pungolato», per domandarsi, temendo ormai
di riuscire «antipatico a furia di solleciti»: «Chissà se con una lettera riesco
ad avere il testo definitivo di “In quel preciso momento”, a raggiungere
insomma l’effetto che non ho ottenuto con le varie telefonate?»31.
L’augurio non sortì esito alcuno, invece, se un mese più tardi Sereni era
costretto a incalzare di nuovo il suo destinatario inadempiente: «vedo che
proprio non vuoi più sentir parlare di me. Infatti anche la mia lettera dell’8
novembre è rimasta senza risposta»; gli domandava, perciò, con qualche
intento di provocazione: «lo sarà fino al “preciso momento” in cui mi con-
segnerai il testo definitivo del manoscritto?»32. La missiva, con il suo augurio
iterato, rimase a sua volta priva di repliche, tanto che dovette intervenire,
dall’estero, dove si trovava in quel momento, Alberto Mondadori, il quale,
sabato 30 dicembre 1961, inviò al suo autore un telegramma incalzante in
cui erano ripresi gli stessi termini di Buzzati già ribaditi con ironia e senza
successo in novembre da Sereni, ma dal quale affiora anche l’interesse cre-
scente per il nuovo romanzo in preparazione, Un amore: «Anche da lontano
ti pungolo per il nuovo romanzo nella speranza che nel frattempo tu abbia
consegnato il sospirato Preciso momento»33. Leggendo a ritroso i fogli della
corrispondenza e allineando mentalmente le vicende che ad essi si intreccia-
no senza depositare traccia nelle lettere, appare dunque del tutto verosimile
che la concorrenza interna creatasi nel laboratorio di scrittura del narratore
datata «I gennaio 1963» (edita anche in «Fra cultura e vita», cit., pp. 39-41, n. 3). Sulle
vicende editoriali di Un amore si rinvia perlomeno alle testimonianze e alle valutazioni
di Mondadori, cit., p. 757, n. 650 e p. 803, n. 698, di Leda Cavalmoretti, Arnoldo
Mondadori e Dino Buzzati: un editore e un autore “col cuore”, in AA.VV., Libri e scrittori
da collezione. Casi editoriali in un secolo di Mondadori, a c. di Roberto Cicala e Maria
Villano, Milano, Isu Università Cattolica, 2007, pp. 217-21 in particolare (che ignora
invece la vicenda del Grande ritratto), e di «Fra cultura e vita», cit., pp. 41-3, nn. 4-6.
30
«Grazie! / dal tuo Dino»: Milano, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Archi-
vio storico Arnoldo Mondadori, sez. Alberto Mondadori, fasc. Buzzati; biglietto autografo
senza data, aggiunta dal ricevente mediante timbro a inchiostro blu («- 4 lug. 1961»).
31
Milano, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Archivio storico Arnoldo Mon-
dadori, sez. Segreteria editoriale autori italiani, fasc. Buzzati. Appendice I, n. 4.
32
Milano, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Archivio storico Arnoldo Mon-
dadori, sez. Segreteria editoriale autori italiani, fasc. Buzzati. Appendice I, n. 5.
33
Il telegramma è noto grazie alla copia, autografa di Alberto Mondadori, custodita a
Milano, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Archivio storico Arnoldo Mondadori,
sez. Alberto Mondadori, fasc. Buzzati, edita in Appendice I, n. 6.
Colombo, Buzzati-Sereni-Mondadori (1961-1962) 125
34
Milano, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Archivio storico Arnoldo Mon-
dadori, sez. Alberto Mondadori, fasc. Buzzati; biglietto autografo su foglio con rigatura
(si tratta del verso del documento precedente); copia dattiloscritta nella medesima sede,
qui in Appendice I, n. 7.
35
Su di lui (che dal 1° ottobre 1959 dirigeva le due collane di Mondadori dei “Nar-
ratori italiani” e della “Medusa degli italiani”) si rinvia a Virna Brigatti, Niccolò Gallo.
La ricerca di una militanza, in AA.VV., Protagonisti nell’ombra. Bonchio Brega Ferrata Gallo
Garboli Ginzburg Mauri Pocar Porzio, a c. di Ferretti, Milano, Unicopli - Fondazione
Arnoldo e Alberto Mondadori, 2012, pp. 77-96, e a Ferretti, Storia di un editor. Niccolò
Gallo, Milano, Il Saggiatore - Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, 2015.
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36
Gian Paolo Marchi, [Nota], in B, E laggiù, forse, qualcuno ci aspetta, Verona,
Fondazione Cassa di Risparmio di Verona Vicenza Belluno e Ancona, 2000, p. 9.
37
Milano, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Archivio storico Arnoldo Mon-
dadori, sez. Segreteria editoriale autori italiani, fasc. Buzzati; adesso in Appendice I, n. 8. In
merito alla questione e agli sviluppi della raccolta In quel preciso momento si vedano almeno
Discenza, cit., pp. 208-10 e Zangrandi, Dino Buzzati, cit., pp. 24-5, 61-4, 145-9, senza
tuttavia scordare, accanto all’articolo di Sereni già rammentato, la celebre recensione di
Eugenio Montale, Coriandoli di poesia, “Corriere della Sera”, 21 marzo 1951, ora in
Montale, Il secondo mestiere. Prose 1920-1979, a c. di Giorgio Zampa, t. I, Milano,
Mondadori, 1996, pp. 1187-93; di Buzzati, suo collega nella redazione del quotidiano
milanese, Montale scrisse anche il necrologio (L’artista dal cuore buono, “Corriere della
Sera”, 29 gennaio 1972, ora in Montale, Il secondo mestiere, cit., t. II, pp. 2991-4) e a lui
aveva donato un esemplare delle due edizioni della Farfalla di Dinard, 1956 e 1960, con
dediche amichevoli e suggestive: cfr. I libri di Dino, Catalogo della Mostra (Belluno-Feltre,
5-16 giugno e 18-30 giugno 2004), a c. di Isabella Pilo e Riccardo Ricci, Feltre, Agorà,
2004, pp. 36-7. Della recensione Neri Pozza ringraziò il poeta il 24 marzo del 1951 (Pozza,
cit., p. 207); su Montale e Buzzati si rinvia in ogni caso a Fabrice De Poli, Des affinités
spirituelles. Montale lecteur de Buzzati, in AA.VV., Dino Buzzati d’hier et d’aujourd’hui.
À la mémoire de Nella Giannetto, textes réunis et présentés par Colombo et Delphine
Bahuet Gachet, Besançon, Presses universitaires de Franche-Comté, 2008, pp. 147-62.
38
Milano, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Archivio storico Arnoldo
Colombo, Buzzati-Sereni-Mondadori (1961-1962) 127
Appendice I*
1.
Caro Alberto,
scrivo a te prima di tutto perché sei il più direttamente competente, e poi perché
a te posso parlare con maggiore confidenza e scioltezza piuttosto che al Presidente.
Questa è una lettera di mugugno per i seguenti motivi:
41
Milano, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Archivio storico Arnoldo
Mondadori, sez. Alberto Mondadori, fasc. Buzzati. La citazione proviene dal telegramma
di cordoglio inviato da Alberto Mondadori ad Almerina Buzzati il 31 gennaio 1973 per
la scomparsa di Dino.
*
Tutti i documenti delle due appendici sono trascritti fedelmente, comprese minime
irregolarità, mentre si segnalano in nota le divergenze fra l’edizione da noi proposta e
l’originale, nonché altre peculiarità di quest’ultimo; sono resi sempre in corsivo i lemmi
sottolineati, mentre fra parentesi uncinate si colloca un’integrazione editoriale.
Colombo, Buzzati-Sereni-Mondadori (1961-1962) 129
rei che non ne avete da buttar via, oggi. E quelle pochissime sarebbe tutta vostra
convenienza “tenerle buone”8.
Caro Alberto, mi rendo conto benissimo come questa lettera possa sembrare
un poco dura. D’altra parte mettiti una mano sulla coscienza e dimmi: ho forse
torto? Sentivo il bisogno di questo sfogo e secondo la mia abitudine di sincerità,
ti ho scritto col cuore in mano.
Con la vecchia amicizia, tuo
Dino Buzzati10
Lettera su carta intestata «corriere della sera/ redazione», composta di tre fogli
graffati insieme (in alto, a sinistra), dattiloscritta (ad eccezione della firma) e con correzio-
ni di pugno dell’autore, recante tracce di piegature ortogonali; in testa alla prima carta si
legge il timbro di ricezione («23 feb. 1961»); in alto a destra, nella seconda carta, «foglio
2°» dattiloscritto, analogamente a quanto figura nella terza carta, in alto a destra («foglio
3°», con il numero «3» ribattuto su «2»).
1
«Milano,» prestampato; l’intestazione «corriere della sera/ redazione» appare
biffata mediante un tratto a inchiostro nero dal basso verso l’alto, da sinistra a destra; in
fondo al foglio, a destra, il codice stampato «mod. 146 - III ed. - 1-58 - 10.000». I medesimi
elementi a stampa si ripetono nei due fogli seguenti della missiva.
2
«i» ribattuta su «o» (è l’errore causato abitualmente dalla contiguità di due lettere
sulla tastiera).
3
Oreste del Buono (1923-2003), giornalista, narratore e traduttore.
4
La prima «a» ribattuta sopra «q» (per la ragione di cui alla precedente n. 2).
5
Leo Longanesi, giornalista ed editore, direttore, presso Rizzoli, della collana “Il sofà
delle Muse” che ospitò nel 1940 il Deserto buzzatiano. Sulla sua figura si vedano perlomeno
la monografia di Annamaria Andreoli, Leo Longanesi, Firenze, La Nuova Italia, 1980
e Leo Longanesi 1905-1957. Editore scrittore artista, Catalogo della Mostra (Milano, 24
ottobre 1996 - 12 gennaio 1997), a c. di Giuseppe Appella, Paolo Longanesi e Marco
Vallora, Milano, Longanesi, 1996.
6
Il nuovo capoverso, che manca nell’originale (dove la frase segue in linea), è indicato
da un tratto di penna a forma di «[».
7
«è» soprascritto e autografo, a inchiostro nero, a «sia» dattiloscritto, cancellato con
un frego orizzontale.
8
«tenerle buone» fra virgolette manoscritte a inchiostro nero.
9
«ad accettare», in origine a fine di capoverso, trasferito con un richiamo manoscritto
a inchiostro nero dopo «disposto»; dopo «libri», un punto ugualmente manoscritto.
10
Firma autografa.
2.
Caro Buzzati,
ritengo utile esporti alcuni punti di vista prima dell’incontro che avrai
con Alberto Mondadori al tuo ritorno a Milano. Lo faccio naturalmente per
la parte che mi riguarda da vicino e perché tu abbia presente un punto di vista
Colombo, Buzzati-Sereni-Mondadori (1961-1962) 131
che entrerà con certezza nel discorso che farete, e che anzi faremo perché ci
sarò anch’io.
Il primo punto riguarda la questione del lancio del tuo ultimo libro. Io penso
che si poteva forse fare anche di più, ma non molto di più. Non è vero che quanto
abbiamo fatto in questo caso nei quotidiani è ciò che facciamo, come tu dici, per
tutti i libri che escono da noi. Posso dimostrarlo coi dati alla mano. C’è poi da tener
conto di un’azione di lancio fatta anche attraverso i periodici della Casa Editrice
(parlo sempre di pubblicità) che non so fino a che punto tu sei stato in grado di
seguire. Ci poteva essere un servizio in Epoca, oltre alla normale pubblicità, e
non c’è stato. A questo proposito, ricordo di averti chiesto per telefono se gradivi
che fosse pubblicata un’intervista in occasione di questo libro o del nuovo libro
che stai o che allora stavi scrivendo. Si rimase d’accordo che l’inchiesta si sarebbe
fatta subito. Perché non è uscita? Credo di non aver bisogno di dirti che Epoca
(la quale, sia detto fra parentesi, non è alle nostre dipendenze e tanto meno lo era
allora) ha passato un periodo piuttosto delicato. Non è colpa di nessuno se il tuo
libro è uscito durante quella specie di interregno e se l’intervista è rientrata a causa
delle dimissioni di chi aveva l’incarico di effettuarla. Aggiungi il fatto che eravamo
convinti che, data la precedente apparizione a puntate in un settimanale non no-
stro, il libro non aveva bisogno di una spinta particolare, e che se mai bisognava
riservare le energie per il libro completamente nuovo sul quale tuttora contiamo1.
Dirai che non capisci queste distinzioni, e io ti rispondo che i libri sono tanti da
richiedere appunto una dosatura non solo delle spese per lanciarli, ma della stessa
azione con cui si lanciano. Non parlo delle questioni, anche [f. 2r] tecniche, relative
alla tiratura e alla stampa, perché di ciò potrà parlarti meglio Alberto.
Vengo alla questione che mi preme di più. Tu hai il senso di non essere segui-
to e addirittura pungolato. Ti rispondo che nessuno più di me si augurerebbe di
poter amichevolmente seguire il lavoro degli autori, almeno di quelli nei quali ho
fiducia. Citi l’esempio di Longanesi2, dimenticando che c’è una bella differenza
tra il Buzzati di allora e il Buzzati di oggi. Quando Longanesi ti aizzava perché tu
scrivessi il “Deserto dei Tartari”, tu eri ancora quello che si dice un giovane autore.
Oggi tu hai vari libri dietro di te e molte traduzioni all’estero. Preso atto che stai
scrivendo un nuovo libro, dovevamo limitarci ad aspettarlo, chiedendone notizia di
tanto in tanto – cosa che personalmente non avrei mancato di fare di qui a qualche
tempo, non avendo nessuna notizia da te. Ma allora, visto che un intervento di
questo genere non ti dispiace, perché non pensi di pubblicare ampliato il libro
grazie al quale abbiamo avuto modo di conoscerci in seguito a una mia recensio-
ne di dieci anni fa? Io ad esempio lo vedrei benissimo, anche perché insisto nel
considerarlo tra le tue cose migliori3. Non so se i diritti siano tornati liberi, o se li
detenga tuttora Neri Pozza4. In entrambi i casi si potrebbe riparlarne. Aggiungo
che ogni tanto – nelle occasioni più impensate – mi sono imbattuto in tue5 cose
in versi e mi sono sempre dimenticato di chiederti se ce ne sono abbastanza per
farne un libro o per rinnovare singolarmente attraverso quelle la fisionomia di “In
quel preciso momento”. Questo libro avrà pur avuto un seguito perché era tra
l’altro un indizio, nella sua forma di taccuino o di quasi-diario, del modo col quale
132 Otto/Novecento, 1/2017
Lettera su carta priva di intestazione, semplice copia d’archivio, composta di tre fogli
graffati insieme (in alto, a sinistra), interamente dattiloscritta e con correzioni segretariali;
al centro della seconda carta, «-2-» dattiloscritto, analogamente a quanto figura nella terza
carta, al centro («-3-»).
1
Si tratta naturalmente di Un amore.
2
Cfr. lett. 1, n. 5.
3
Menzionato poco sotto, è In quel preciso momento (Vicenza, Neri Pozza, 1950); per
la recensione sereniana, supra, n. 23.
4
Neri Pozza (1912-1988), editore, intellettuale e collezionista, vicino a parecchi
letterati di rilievo fra cui, oltre a Buzzati, Carlo Emilio Gadda (Il primo libro delle favole),
Camillo Sbarbaro, Vincenzo Cardarelli, Massimo Bontempelli, Eugenio Montale (La bufera
e altro, La farfalla di Dinard), Mario Luzi, Goffredo Parise (Il ragazzo morto e le comete).
Per la sua attività si consultino preliminarmente gli scritti e le testimonianze raccolti nel
Catalogo della Mostra Neri Pozza Editore 1946-1986, a c. di Angelo Colla e Renato
Zironda, pref. di Licisco Magagnato, congedo di Neri Pozza, Vicenza, Biblioteca
Civica Bertoliana, 1986.
5
«due» corretto con ricalco a mano di «t» su «d», a inchiostro blu.
6
«qua» corretto «là» con ricalco a mano a inchiostro blu.
3.
Caro Dino,
penso che tu abbia ricevuto e approvato la modifica al contratto di cui si è
cordialmente discusso.
Ho poi avuto il piacere di apprendere che sarà possibile la ristampa con ag-
giunte di “In quel preciso momento”1.
Colombo, Buzzati-Sereni-Mondadori (1961-1962) 133
4.
Caro Buzzati,
come facciamo con questa faccenda dell’editore che non pungola e dell’autore
che non si sente abbastanza pungolato? Io ormai mi ero ritirato in buon ordine per-
ché temevo di riuscirti antipatico a furia di solleciti. Chissà se con una lettera riesco
ad avere il testo definitivo di “In quel preciso momento”, a raggiungere insomma
l’effetto che non ho ottenuto con le varie telefonate? Me lo auguro vivamente.
134 Otto/Novecento, 1/2017
5.
Caro Buzzati,
vedo che proprio non vuoi più sentir parlare di me. Infatti anche la mia lettera
dell’8 novembre è rimasta senza risposta. Lo sarà fino al “preciso1 momento” in cui
mi consegnerai il testo definitivo del manoscritto? Lo spero vivamente,
tuo
(Vittorio Sereni)
6.
30-12-61
Anche da lontano ti pungolo per il nuovo romanzo nella speranza che nel
frattempo tu abbia consegnato il sospirato Preciso momento Stop1 Buon anno
buon lavoro e un abbraccio dal tuo vecchio amico2: Alberto
1
Dopo «Stop», frammento di lemma cancellato e illeggibile.
2
Sostituiamo con i due punti il segno «=» presente nel dattiloscritto.
7.
Caro Dino,
eccoti – ricostruito a memoria – il testo del telegramma che ti ho inviato a
fine anno, nonché la relativa ricevuta.
Ti abbraccio,
Tuo,
<Alberto Mondadori>
Illustre
Dino Buzzati
Viale Maino, 182
Milano
8.
Caro Niccolò,
Buzzati mi ha finalmente consegnato il testo di “In quel preciso momento”,
più una raccolta di “pezzi” giornalistici da aggiungere alla nostra edizione di quel
suo libro. C’è però un inconveniente, e cioè alcuni “pezzi” tratti dal libro, e tre
fra quelli apparsi nei giornali, sono già stati pubblicati in un volume dell’editore
Elmo, illustrato da Siné1, e intitolato “Siamo spiacenti di...” Poiché questo libro
ha avuto un buon successo di vendite, sarà ristampato, e si troverà sul mercato
insieme con la nostra edizione di “In quel preciso momento”.
A parte ti mando il libro e la raccolta dei pezzi giornalistici: nei rispettivi in-
dici, vedrai che il libro ha diciotto “pezzi” contrassegnati da un segno rosso, e tre
ne ha la raccolta: questi ventun pezzi fanno parte del volume pubblicato da Elmo.
136 Otto/Novecento, 1/2017
Inoltre, sei “pezzi” del libro sono contrassegnati con una crocetta nera: sono quelli
a cui Buzzati tiene in modo particolare.
Ti prego di esaminare questo materiale, e di sapermi dire se ritieni che si
possano dare nella nostra edizione anche i “pezzi” pubblicati da Elmo, o se pos-
siamo rinunziarvi, tenendo solo i sei, o anche meno2 che, secondo Buzzati, non
dovrebbero mancare3.
Scusa se ti carico di questo nuovo lavoro, e abbimi con molti affettuosi saluti,
tuo
(Vittorio Sereni)
9.
Caro Buzzati,
sono stato molto lieto l’altra sera d’averti a casa mia il pomeriggio di Von
Rezzori1, e di avere così avuto la possibilità di chiacchierare un po’ con te.
Colombo, Buzzati-Sereni-Mondadori (1961-1962) 137
Illustre
Dino Buzzati
Via Vittorio Veneto 24
Milano
Appendice II
Caro Sereni, mi dispiace proprio di avere fatto la figura della persona incivile;
e le chiedo scusa. Il guaio è che, dovendo leggere articoli dalla mattina alla sera, i
giornali, a cominciare dal mio, non li leggo2 (venendo così meno, lo so, al primo
dovere di un buon giornalista). Ho poi scoperto che proprio il giorno 27 marzo
– cosa stranissima perché io non mi muovo quasi mai – io ero fuori da3 Milano,
a sciare; e questo spiega perché non abbia udito echi da parte dei colleghi, come
succede in questi casi4. Così, senza l’interessamento del bravo Caputino5, confesso
che avrei ignorato il suo articolo, che non spetta naturalmente a me giudicare ma
che mi ha lusingato moltissimo non solo per l’impegno e la serietà di esame con cui
lei ha voluto considerare il mio libro, non solo per le numerose sentenze favorevoli,
ma anche, e specialmente, per alcune dichiarazioni riguardanti la “natura poetica” di
certi miei pezzi, cosa che mi è riuscita cara più di ogni altra lode (forse, a distanza di
tanti mesi, lei non se ne po-[f. 1v]trà ricordare. E sebbene io creda di essere sempre
sincero, devo convenire anche sull’acutezza di varie sue riserve, per esempio quella
relativa alle pagine “scritte a freddo”. Purtroppo qui è il grande problema. Perché i
pezzi raccolti nel libro, pezzi scritti senza alcuna prospettiva di pubblicazione, io non
li ho scritti “a freddo” nel senso di scriverli per partito preso, col solo soccorso della
eventuale abilità. Li scrivevo convinto, e probabilmente con autentico trasporto; ma
quel giorno, si vede, non c’era quella misteriosa grazia, grande o piccola, senza della
quale non si fa niente di buono e alla quale io credo superstiziosamente proprio co-
me ad un intervento esterno e quasi soprannaturale. E qui, come dicevo, è il brutto:
Che chi scrive, spesso anche dopo avere scritto, spesso non avverte la mancanza di
quest’aria vitale, e confonde le cose giuste con quelle sbagliate. Non solo: viene la
paura che a un certo punto della vita, per motivi inconoscibili, quella grazia venga
a cessare improvvisamente e non si ripeta mai più; e che si continui a progettare,
a lavorare, illusi di essere sempre uguali, mentre invece il gioco è terminato e ogni
fatica si spende inutilmente. Non è forse così? Ma io non posseggo il linguaggio
critico e probabilmente non6 sono riuscito a spiegarmi. Abbia pazienza, ad ogni
modo. E creda alla sincera gratitudine di Dino Buzzati.
Lettera autografa su carta intestata «il nuovo/ corriere della sera/ redazione».
1
«Milano,» prestampato.
2
«legge» nell’autografo.
3
«a» nell’autografo.
4
L’articolo di Sereni (Il messaggio dell’ignoto) era infatti uscito in “Milano Sera” del
27-28 marzo 1951; cfr. supra, n. 23.
5
Probabilmente è il giovanissimo Livio Caputo (1933), giornalista altrettanto precoce
durante gli studi liceali e universitari di Giurisprudenza.
6
Dopo questo lemma la lettera prosegue in verticale lungo il margine destro.
Colombo, Buzzati-Sereni-Mondadori (1961-1962) 139