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luned, 28 giugno 2010

LETTERARIETA
Francesco Erbani firma lapertura delle pagine di cultura. Si parla di societ letteraria, di premi, e
di senza. Partendo da un documentario.
Credo di non aver mai letto un vincitore dello Strega degli ultimi dieci anni: le labbra strette e
locchio strizzato, Tiziano Scarpa avr certo messo in conto che, dicendo questo, la stesse cose
potrebbe ripeterle il vincitore dello Strega 2010, infilando anche il suo Stabat mater, Strega 2009,
nel buco nero e indistinto dove giacciono i romanzi lasciati intonsi.
Sono i paradossi di quel che resta di una societ letteraria. La battuta di Scarpa, raccolta nel catino
fumigante del Ninfeo di Villa Giulia, fra quelle che introducono Senza scrittori, un film
documentario di Andrea Cortellessa e Luca Archibugi, critico letterario il primo, regista il secondo,
una bella inchiesta prodotta da Rai Cinema e Digital Studio che stasera viene proiettata allAzzurro
Scipioni di Roma, in coincidenza non casuale con la trepidante vigilia del Premio Strega che,
appunto, gioved incorona il suo sessantaquattresimo vincitore.
Senza scrittori un prolungamento del catalogo stilato da Alberto Arbasino nel suo Un paese senza,
un elenco di tutte le cose di cui lItalia mancante. Racconta il predominio che la macchina
editoriale, soprattutto quella dei grandi gruppi, ha assunto nel mercato della letteratura, dove non ci
sono pi opere o scrittori, critici o riviste, ma solo libri, solo produzione industriale, solo una filiera
perfettamente assestata, e nella quale, per, quella che un tempo si chiamava la societ letteraria ha
pensato bene di accomodarsi, spintonando un po e anche dando di gomito, ma trovando un
cantuccio nel quale sistemarsi.
Un cantuccio troppo stretto per Antonio Scurati, che ancor prima di essere battuto per un voto da
Scarpa, confessa che, s, vero, da qui uscir triturato anche dal punto di vista del mio stato
danimo, ma che trova il coraggio di annunciare il suo disprezzo per una societ letteraria dalla
quale stasera prendo congedo, vada come vada. Un cantuccio stretto anche per il giovane Giorgio
Vasta, che lamenta come la letteratura venga assunta solo se si incarica di essere manutenzione
della realt e che quando ha lambizione di essere qualcosa daltro, le viene sottratta la fiducia. Un
cantuccio che sia Scurati che Vasta guardano sempre dallosservatorio del Ninfeo di Villa Giulia.
Cortellessa, camicia e pantaloni rossi, si aggira come un bonario diavoletto fra i tavoli imbanditi
dello Strega, filma le calzature che stropicciano il brecciolino, sovrappone la camminata di un
metaforico pavone e domanda a Francesco Piccolo se questa una messinscena da commedia
allitaliana, ottenendo come risposta che qui c lItalia, non la commedia, che in fondo era pi
dolorosa. Fra scalpiccii e risatine stiracchiate, ecco invece il corrucciato Valentino Zeichen:
Decadente? No, non una societ di grandi decadenti, questa una societ frolla, senza scheletro
morale, priva di grandi progetti, di idealit. Una societ stanca.
Lo Strega mostrer pure lo spettacolo di una letteratura in cui, sentenzia il vincitore Scarpa, tutto
vanit. Ma un po come la nazionale di calcio, raccoglie quel che trova. E allora ecco che
Cortellessa, sempre di rosso vestito, interroga giornalisti come Stefano Salis e critici come Marco
1

Belpoliti, si sofferma spaurito fra i banchi di Fnac e deliziato fra quelli della Coop - accompagnato
da Romano Montroni -, ascolta i due proprietari della storica libreria Tombolini di Roma e il
responsabile della Demoskopea. Insomma insegue quella filiera produttiva che incasella lo scrittore
e la sua opera, dal momento in cui questa prende forma a quando viene distribuita e recensita,
meglio se esibita con il suo autore da Fabio Fazio o dalla Dandini o sul palco di un festival.
E allora il punto culminante non pu che essere una visita a Segrate, dove c la Mondadori, cio
la Xanadu delleditoria italiana, la centrale dove si fanno i grandi giochi della nostra letteratura.
Qui interroga Antonio Franchini, responsabile della narrativa Mondadori, che vive la grande
scissione, annota Cortellessa, dellessere scrittore e dellessere editore. E qui si introduce anche un
parola che non si sentiva da tempo: letterariet. Che cos che rende letterario un testo? Pu essere
la letterariet a distinguere fra scrittori di successo e scrittori che si concentrano sulla qualit e la
sperimentazione, per esempio?
Letterariet, risponde Franchini, unidea discussa, allargata, non pi condivisa. Ma il fatto che
le discriminanti siano venute meno che effetto fa? (domanda Cortellessa) Rende il tutto pi
divertente, pi anticonformista. Il controcanto affidato a Francesco Cataluccio, ex direttore alla
Bruno Mondadori e poi da Bollati Boringhieri: La societ italiana diventata pi cinica, non
poteva che diventare pi cinica anche leditoria.

Tags: Andrea Cortellessa

Scritto luned, 28 giugno 2010 alle 7:15 am nella categoria Cose che accadono in giro. Puoi
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769 commenti a LETTERARIETA


E bella questa immagine della Macchina Editoriale.
D la sensazione orwelliana della fabbrica dove i libri si autoscrivono, dove robot che producono
robot che producono robot che stampano testi, tengano prigionieri in cantina gli ostaggi della
Societ Letteraria.
Che peccato, poveri Letterati! Siamo Senza.
Senza scrittori, senza opere, senza critici, senza riviste. Reclusi. Un guaio.
Poi uno pensa, ci ripensa, e nota che tra i tanti senza ne manca uno.
Senza lettori. Ah, ecco!
Come spesso accade il lapsus spiega molto.
Cio che siamo alle solite. LUniversit italiana sarebbe perfetta, con tutti i suoi docenti,
dipartimenti, eterni portaborse, pubblicazioni di dottori dottorandi e dottorati, se solo non ci fossero
quei rompicazzo degli studenti.
Per non dire della politica, non fosse per quelle milionate di fottuti, inutili, cittadini.
Cos, la Societ Letteraria vede il deserto.
Se ci porti me, nel deserto, e chiedi, cosa vedi?, di certo ti risponder, niente. Invece, fai la
stessa
domanda a un tuareg e ti racconter un intero universo di segni, di storie, di percorsi, di vite.
Speriamo che i lettori-tuareg, ormai anche nel numero, sappiano leggere meglio il deserto di quanto
fanno i Letterati della Societ dei
2

Letterati. E costringano gli scrittori, che esistono, cos come tutti gli altri addetti ai lavori, a
rispondere delle proprie responsabilit.
L.
Postato luned, 28 giugno 2010 alle 9:08 am da luca

I premi letterari non esistono. A qualsiasi livello. Sono sempre e comunque solo espressione di
lobby editoriali, che li usano per mettere una bella fascetta gialla intorno al titolo di turno e provare
a spingerlo cos su per le classifiche.
Letterariet e successo sono aspetti sghembi. Leditoria prima di tutto - e sempre di pi impresa e come tale ricerca innanzitutto la vendita ovvero il successo. Forse un tempo un titolo di
successo, ancorch non letterario, consentiva alleditore di fare leditore (e non limprenditore)
almeno su due o tre titoli letterari comunque meritevoli. Oggi chiss se questo ancora si fa
Postato luned, 28 giugno 2010 alle 9:14 am da Il grande marziano

@Il grande marziano


Ogni tanto si fa ancora. Qualche editore lo fa ancora. Ma le leggi di mercato sono le stesse per tutti,
grandi e piccini. O ci si muove per allargare il margine di manovra dentro il sistema dellindustria
culturale (che unindustria, appunto), per forzare le tavole della Legge di mercato, oppure si fanno
lamentazioni nel deserto (per quotare Luca), che meritano una cura mosaica. Lamentarsi
reazionario.
A cosa serve contrapporre alla societ letteraria - prigioniera degli automatismi commerciali e
mediatici - una fantomatica letterariet? A rimpiangere i bei tempi pre-industria editoriale,
quando a leggere erano in pochi ma buoni? Quando cera qualcuno, una casta di intellettuali pi o
meno organici, che stabiliva appunto lo statuto di letterariet?
A cosa serve per uno scrittore affermato partecipare ai pi strombazzati premi letterari per poi
autodefinirsi outsider alla prima occasione?
Quali strategie si mettono in atto per sottrarsi al meccanismo consolidato, quali strade comunicative
alternative alle fascette gialle su una copertina per raggiungere le persone, il pi vasto numero di
persone possibile? Il problema essere considerati, accettati, patentati, lasciati liberi di scrivere? O
non piuttosto il fare comune, costituire e allargare, con ogni mezzo praticabile, comunit di lettori
attivi. Siamo sicuri di non meritarci la risposta del manager Mondadori che spaccia la legge di
mercato per anticonformismo (che equivale a una pernacchia)?
Postato luned, 28 giugno 2010 alle 10:02 am da Wu Ming 4

@Wu Ming 4: il fatto che si faccia ancora, per certi versi una consolazione. Anche se poi quei
titoli meritevoli bisogna anche trovarli, nel maelstrom dei banchi librari.

Ma lo scrittore - affermato o meno - partecipa consapevolmente ai grandi premi letterari (Strega,


Campiello, Bancarella ecc.), oppure scopre di ritrovarcisi dentro a cose fatte grazie allagire delle
leve della sua casa editrice? Questo mi incuriosisce molto. Ho limpressione che il meccanismo
prescinda dallautore, ma sia solo frutto di squisite manovre editoriali. Nel caso si pu biasimare
lautore per questo? Certo, se poi lautore in questione sconfessa il premio che ha test ricevuto, non
che ci faccia un figurone
Alla fine, come dici tu, sono le strategie per emergere dal rumore di fondo delle migliaia di titoli
che soffocano le librerie, quelle che contano e che necessario mettere in atto. Oggi forse strade
alternative ne esistono pi di ieri (Internet, blogging ecc.), ma certi strumenti - come quelli dei
premi o dei passaggi televisivi - sono ancora molto pi forti di altri. E probabilmente sempre lo
saranno. Il problema, semmai, non tanto negli strumenti, ma nel prodotto letterario che
promuovono.
Che il nostro sia un mercato fascetta-dipendente?
Postato luned, 28 giugno 2010 alle 10:31 am da Il grande marziano

WM4, per come la vedo io, il discorso una variante del noto proverbio inglese: [i grandi player del
mercato editoriale] hanno sporcato lacqua, ora vogliono che noi buttiamo il bambino.
Niente contro limpostazione prettamente poietica che contraddistingue Wu Ming, per ci si trova a
lottare in campo aperto e con un lavoro secolare di selezione, cura e protezione tutto da reinventare.
Figo, esaltante, ma altrettanto settario, e strenuamente logorante.
Il castello della letteratura, avrebbe dovuto difendere e diffondere tesori dalle virt nascoste e
inesauribili. Peccato che fosse ormai un museo di cartapesta nel momento in cui ha comiciato a
subire gli attacchi pi violenti e subdoli da parte del suo ex vassallo, il potere editoriale
Postato luned, 28 giugno 2010 alle 11:29 am da Paolo S

Uuuuh una virgola tra soggetto e verbo!!! Mi pento e mi dolgo, e mi dedicher al copyediting con
maggior cura
Postato luned, 28 giugno 2010 alle 11:40 am da Paolo S

@ Il grande marziano
Molti scrittori sono agiti dalle loro case editrici, vero. Non tanto nel senso che sono costretti a
partecipare a premi letterari, kermesse editoriali, etc., ma nel senso che ricevono pressioni e consigli
in tal senso dai propri editori, dalle persone con cui lavorano. Entrano cos in un dispositivo che
induce a rispettare certe consuetudini consolidate. Uno dei motivi per cui banalmente si consiglia di
partecipare ai premi letterari, nonch di andare in tv da Fabio Fazio o dalla Dandini, la necessit
promozionale. E chiaro che certe passerelle mediatiche ti danno una visibilit presso un pubblico
mediamente colto (non i lettori di Dan Brown, per intenderci) che altrimenti non avresti. Massimo
4

risultato con minimo sforzo. Se uno crede nel proprio lavoro, nel libro che ha scritto, e vuole farlo
sapere a quanta pi gente possibile, fa quello che deve fare.
Poi ci sono i luddisti cinesi come WM, che affidano tutto a recensioni, blog, radio, MP3, ore di
treno su e gi per la penisola.
Postato luned, 28 giugno 2010 alle 11:41 am da Wu Ming 4

Trovo comici Scurati e Scarpa, che ripudiano la societ letteraria dal predellino.
La strategia WM interessante, sicuramente pi consapevole rispetto alle trasformazioni
dellambiente mediatico cui oggi il libro si trova ad appartenere, ma esige dei ripetitori (un po
come i cellulari), cio solidariet ideologiche che non si creano in un giorno e che infatti Luther
Blisset (proto Wu Ming ha creato prima di scrivere romanzi)
Cortellessa che reduplica i salotti letterari con un documentario, dimenticandosi che lo spettacolo
della critica NON la negazione dello spettacolo, mi fa tenerezza.
Postato luned, 28 giugno 2010 alle 11:51 am da valter binaghi

Mah, dipende dai punti di vista. Partecipare a un premio e vincerlo pu essere un modo di
dimostrare che la diffusione della letterariet dipende dal turbomarketing. In altre parole, un libro
che ha convinto la critica e ha avuto una buona circolazione, s, ma non vastissima, se vince un
premio importante ecco che diventa un best-seller. E quindi, la distinzione fra elitario e pop
falsa e faziosa. Proprio come quando un buon libro passa in televisione a Che tempo che fa: poco
notato prima, diffusissimo poi. Ci piacevano i libri di Lucarelli, ma eravamo in pochi a leggerli
prima che avesse una trasmissione in tiv. Dopo il suo meritato successo televisivo, i suoi libri sono
diventati molto popolari. Attenzione: si trattava in gran parte degli stessi libri scritti prima della
tiv, e che sono stati ristampati e molto letti poi.
Insomma, oggi ai cittadini che scrivono si offrono alcune strategie per diffondere le proprie cose.
Perch non dimentichiamo che quando parliamo di scrittori o scrittrici, parliamo di cittadini che
hanno come arma la loro parola e nientaltro. Non va dimenticato che bisogna confrontarsi con
strategie pubblicitarie incomparabilmente pi potenti, che premiano quasi solo il gi noto, il gi
televisivizzato. Ci sono innumerevoli star televisive che scrivono libri, giornalisti che trovano uno
spazio nel video e sfornano un romanzo e ottengono foto di cartone sagomate nelle librerie,
mortificando autori e autrici che non riescono a far sapere alla gente di aver scritto qualcosa che
potrebbe essere apprezzato da un pubblico pi ampio.
C chi si affida a editori potenti che gli fanno per mesi paginate di pubblicit e fascicoli con i primi
capitoli rilegati dentro i supplementi settimanali dei quotidiani e comunicati radio.
C chi si mette in gioco e partecipa ai premi. Quando dico mettersi in gioco, intendo per esempio
sottomettersi al giudizio dei 200 studenti dei licei di Roma, e dei 200 lettori adulti dei circoli della
societ Dante Alighieri, che al premio Strega esprimono voti non certo sospettabili di aderenza alle
aspettative delle case editrici. Ebbene, lanno scorso, sia i liceali che gli adulti hanno votato al
primo posto dei 12 libri finalisti dello Strega Stabat Mater. Per dire, chiunque vincer questanno
lo Strega, non potr vantare questo doppio riconoscimento (perch questanno liceali e adulti hanno
votato due libri diversi). Io mi sono messo in gioco. Sapete, anche Elio e le Storie Tese, o gli
Afterhours, i Subsonica, o altri gruppi di nicchia hanno partecipato a Sanremo, e Elio prende
5

ancora per i fondelli i vari Povia sanremesi, ma nessuno lo critica. Il problema che in Italia si fa un
sistematico lavoro di delegittimazione e irrisione dei cittadini italiani che scrivono, altrimenti detti
scrittori o scrittrici. Come? In vari modi:
1. Non li si fanno scrivere sui giornali che contano, se non episodicamente (lunico intellettualescrittore di riferimento sotto i sessantanni che scrive su Repubblica negli ultimi ventanni stato
Alessandro Baricco; e Repubblica non pu certo vantare di averlo scoperto, visto che si limitata
a prelevarlo in seguito al suo successo televisivo: nessun rischio, nessuna ricerca di apporti dal
paese reale, nessuno scouting).
2. Non si parla mai o quasi mai di siti, riviste, blog, autori e autrici per le proposte positive che
fanno, ma appena c una polemica se ne d notizia esagerandola, soffiando sul fuoco e chiamando
una divergenza di opinioni insulto o rissa.
3. Si pubblicano articoli che descrivono unantropologia dello scrittore come invidioso; o che
raccontano le piccinerie private di autori e autrici di grandi capolavori;
4. Si fa finta che non esista il grandissimo lavoro culturale (in gran parte gratuito, fatto di
volontariato in perdita - di denaro e di impiego del tempo) di ideazione e redazione di riviste, siti,
incontri pubblici, interventi in biblioteche, scuole di provincia; per contrasto, si d la massima
evidenza a due o tre occasioni mondane, come se chi vi partecipa per una volta non facesse, nel
resto dellanno, un immane lavoro invisibile (e non esibito) di volontariato culturale.
5. Al punto 1., fra gli intellettuali di riferimento sotto i 60 anni sembra che mi sia dimenticato di
Saviano, che scrive eccome su Repubblica, ma volutamente lo cito ora, dopo il punto 4, giacch
Roberto Saviano proviene proprio da quel mondo di volontariato culturale, dimenticato da
Francesco Erbani (e da Cortellessa? Non lo so, non ho ancora visto il suo documentario; ma spero
di no; Andrea Cortellessa sa benissimo quale immane lavoro di impegno e volontariato culturale
fanno scrittori e scrittrici, e mi auguro che non abbia messo in piedi lennesima caricatura distorta
dello scrittore o scrittrice mondani e cinici; sarebbe per me una grande delusione).
6. Si fanno confronti con il passato, lamentando che non ci sono pi gli scrittori di una volta,
dimenticando in malafede che nessuna epoca pu decidere in diretta, a caldo, con certezza, quali
sono i valori assoluti che sta esprimendo essa stessa; ma soprattutto, faccio notare che in questo
caso si verifica il famoso meccanismo che dalle mie parti si definisce becchi e bastonati. Ovvero:
tu non fai scrivere sui giornali gli scrittori che valgono, e poi ti lamenti che non ci sono pi scrittori
che si impegnano sulla realt e che intervengono in diretta a interpretarla
Insomma, concludendo, per me questo articolo su Repubblica solo lennesima conferma di una
linea culturale redazionale che definire deludente poco. E lennesimo articolo reazionario delle
pagine culturali di un giornale che nelle altre sezioni progressista e coraggioso. S, reazionario:
perch fare distorsione e sparare sugli scrittori e le scrittrici dandone unimmagine non
corrispondente alla realt, delegittimamdoli sistematicamente, significa sparare contro la possibilit
che i cittadini indipendenti riescano a trovare un varco con la forza delle loro parole e con esse dare
un contributo alla comunit (con questultima frase ho dato una mia definizione di letteratura; la
letteratura ha un grande valore politico).
Daltro canto, non si tratta che di un conflitto di poteri; basta esserne consapevoli e si sta sereni. E
chiaro che i giornalisti e i critici (e gli intellettuali che hanno accesso ai mezzi di comunicazione,
scrivendo sui giornali o girando documentari) hanno tutto linteresse a mantenere saldamente in
mano la gestione dellopinione pubblica e la diffusione del discorso pubblico, perci non possono
che lavorare a irridere, ridicolizzare, delegittimare.
6

Postato luned, 28 giugno 2010 alle 11:59 am da Tiziano Scarpa

@ Paolo S
ci si trova a lottare in campo aperto e con un lavoro secolare di selezione, cura e protezione tutto
da reinventare. Sottoscrivo in pieno. E come dici non soltanto figo ed esaltante, ma anche
logorante (settario invece non direi, perch dipende da come ti poni e da come imposti il tuo
modo di comunicare). E una lotta. Mi sembra sia stato Tronti a dire che la scrittura sempre un
corpo a corpo con la storia. Allora chiaro che - storicamente - listruzione di massa ha creato il
mercato editoriale di massa, quindi da un certo momento in poi le leggi di mercato hanno prevalso
anche nel mondo letterario che dal mecenatismo filantropico passato allimprenditoria
capitalistica. Questo significa che finito tutto, cio che si stava meglio quando si stava peggio?
Oppure esistono modalit attivabili per sottrarre alla legge del profitto il monopolio assoluto sulla
letteratura e mantenere aperto uno spazio di gratuit?
Lo so che risulter antipatico, ma quanti degli autori che lamentano il dominio delle case editrici e
della societ letteraria corrotta hanno adottato una clausola copyleft per i loro libri? Quanti hanno
provato a sganciare i propri testi narrativi dal prezzo di copertina imposto dalla casa editrice? Le
dita di una mano sono troppe per contarli.
Quanti puntano i piedi e provano a sottrarsi al dispositivo di mediatizzazione autoriale di cui
parlavo sopra, invece di lamentarsi di quanto siano farlocchi i premi letterari?
Ci tengo a precisare che non un problema di background ideologico, perch la maggior parte degli
autori in questione ne condivide pi o meno uno simile. E non nemmeno questione di esaltare le
scelte fatte da WM, perch se dopo dieci anni non hanno preso piede, be, un evidente fallimento
strategico di cui non il caso di andare troppo fieri.
Occorre continuare a provare, a sperimentare, ad agire. E lasciare le lamentele agli altri.
Postato luned, 28 giugno 2010 alle 12:15 pm da Wu Ming 4

@Wu Ming 4: c anche da sottolineare quel luogo comune in base al quale lautore che fa parte del
mercato editoriale di massa e si trova negli scaffali dei supermercati tra i corn flakes e i profilattici,
automaticamente non degno di essere considerato letterario. Cosa che peraltro spesso vera. Ma
non sempre.
Quali sono i margini di manovra di un autore normale, ovvero che non un mostro sacro, se
vuole restare a far parte di un determinato ambito? A quali regole (o compromessi) si trova a
dover sottostare, anche suo malgrado, per potersi garantire almeno quelle minime entrate che gli
servono per continuare a fare quello che vuole fare, ovvero scrivere?
@Valter Binaghi: luscita di Scarpa mi sorprende molto e mi ricorda la presentazione di un libro di
un autore di fantascienza italiana esordiente, il quale, alla domanda cosa ne pensi della fantascienza
italiana, candidamente rispose: Io non leggo fantascienza italiana.
Quanto ai ripetitori, sono daccordo. E la rete di contatti che conta. E se ce lhai preesistente, sei
gi a met strada.
7

Postato luned, 28 giugno 2010 alle 12:41 pm da Il grande marziano

@ WM4: Io il vostro non lo considero un fallimento strategico, anzi


Il fatto che determinate scelte non abbiano preso piede per me dovuto pi che altro a un certo
ritardo italiano in quel campo: anche gli scrittori pi sensibili alla Rete qui in Italia paiono essere o
in ritardo o pigliare sovente cantonate non da poco (Genna, mi pare, lanno scorso predisse la morte
di Facebook, con data precisa, ora lo usa come metro per valutare il successo di varie iniziative
culturali, figurarsi).
E questa del fallimento percezione solo tua o di tutti i WM? Ne state parlando? Troncherete
quindi questo metodo? Quali le opzioni in alternativa?
Io aspetterei ancora qualche anno prima di bollare alcune vostre esperienze come fallimento
Postato luned, 28 giugno 2010 alle 12:55 pm da Elvezio

@ tutti: i contatti non preesistono alla tua attivit. I contatti SONO la tua attivit.
@ Il grande Marziano: non so rispondere alla tua domanda. Posso dire che lunica cosa che tutela
davvero un autore nel mercato editoriale sono le vendite, ovvero i soldi che riesce a far guadagnare
alleditore e che guadagna lui stesso per poter scrivere un altro libro. Fare finta che non sia cos
sarebbe ipocrita.
Postato luned, 28 giugno 2010 alle 12:58 pm da Wu Ming 4

@Wu Ming 4: infatti, sono le vendite. Trovare dunque la conciliazione tra vendite e promozione,
aspetti culturali e imprenditoriali, copyright e copyleft, un po come trovare lequilibrio tra yin e
yang, ovvero continuare a oscillare dalluno allaltro. Tutto il resto , come dici tu, ipocrisia.
Agganciandomi al fallimento strategico, sono daccordo con Elvezio, nel pensare che non lo sia. Il
copyleft un fallimento se nessuno scarica i libri gratis, ovvero se li scaricano tutti e nessuno li
compra pi. Il copyleft integrativo, non sostitutivo. Avete dati in tal senso che vi
(s)confortano?
Postato luned, 28 giugno 2010 alle 1:20 pm da Il grande marziano

@ Elvezio
Nessuno intende troncare nulla. Le scelte di WM corrispondono al nostro modo di interpretare e
intendere il mestiere di scrittore, e su queste non siamo disposti a transigere. Ci non significa che
non si debba essere in grado di vedere quanto poco certe pratiche abbiano inciso sul panorama
editoriale e quanto poco abbiano contagiato altri colleghi.
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Postato luned, 28 giugno 2010 alle 1:21 pm da Wu Ming 4

@ Il grande marziano
Per quanto ci riguarda i dati sono confortanti. Ma non basta.
Postato luned, 28 giugno 2010 alle 1:22 pm da Wu Ming 4

Non stato accettato un mio commento. Problemi tecnici?


Postato luned, 28 giugno 2010 alle 1:37 pm da Tiziano Scarpa

E il commento delle 11.59 che, non capisco come mai, risulta ancora in attesa di approvazione.
Per caso visibile anche agli altri o solo a me con questa formula limbica?
Postato luned, 28 giugno 2010 alle 1:39 pm da Tiziano Scarpa

@ Wu Ming 4
A me pare che il fatto che i dati (di vendita) siano per voi confortanti vi esenti un po troppo
facilmente da unanalisi critica del mercato editoriale e dei suoi condizionamenti sulla letteratura
effettivamente circolante (come si evince dalla patente di letterariet, appunto, data in New italian
epic ad alcune delle peggio ciofeche commerciali nostrane), e (di conseguenza) vi, o ti, porti un
po troppo facilmente a liquidare il lavoro critico altrui come puntare i piedi e lamentarsi. Se
prima di emettere tale giudizio avessi visto il film in questione, sapresti che vi si analizzano - oltre
ai premi letterari - le classifiche di vendita (e i loro messianici dati), i festival-spettacolo, le
vetrine in vendita (sempre ai soliti noti) delle grandi catene di librerie, le concentrazioni editoriali
(in orizzontale e in verticale, lungo la filiera) ecc. ecc. Ma certo: gli altri stanno sempre a
guardare il dito, mentre la propria sempre la luna.
Postato luned, 28 giugno 2010 alle 1:58 pm da Andrea Cortellessa

Tiziano Scarpa: nessun problema tecnico. O meglio, il tuo IP corrisponde parzialmente a un IP che
in moderazione automaticamente. Mi scuso per il contrattempo.
Postato luned, 28 giugno 2010 alle 2:05 pm da lalipperini

@ Andrea Cortellessa: non mi permetto affatto di giudicare il documentario in questione, dato che
non lho visto. In questo thread si sta commentando larticolo che stato postato, quindi se vuoi
attaccare briga caschi male, perch non ci sto.
Riguardo ai condizionamenti del mercato sulla letteratura circolante, sono sotto gli occhi di tutti.
Ma visto che tocchi largomento dati di vendita e classifiche, torno al discorso che facevo sulle
lamentazioni e lagire pratico e ti domando: quanti autori si premuniscono di rendere pubblici i dati
REALI di vendita dei loro libri (a parte noi soliti farlocchi WM, ovviamente)? Se la critica alle
truffaldinerie editoriali PRATICA, appunto, dati alla mano, e non lamentazione o ostentazione di
cinismo, ben venga. Non ho elementi per dubitare che il tuo documentario vada in questa direzione.
Postato luned, 28 giugno 2010 alle 2:28 pm da Wu Ming 4

Sia ben chiaro che non faccio ai Wu Ming una colpa per il loro tentativo, anzi. di certo la farlocca
repubblica delle lettere nostrana ad aver contribuito massimamente al proprio declino. Non sto a
contare il numero di autogoal che numerosi intellettuali italiani (in varie posizioni rispettto
allindustria culturale) hanno segnato e hanno contribuito a porli in stato di minorit
Beh, ecco, quando sento certi commenti dei letterati mi vengono in mente i cinghiali di
Mononoke Hime: magari un tempo sono stati i custodi di una grande tradizione, ma ormai (se gi
non diventano creature del male per cause esterne) lunico contributo che sono capaci di dare
togliersi di mezzo interpretando loro stessi fino in fondo, anche sapendo che si scagliano contro un
nemico che li conosce bene e che ha teso loro una trappola mortale
Postato luned, 28 giugno 2010 alle 2:33 pm da Paolo S

Se per caso (data linterferenza tecnica) lavete saltato vi consiglio caldamente di leggere il
commento di Tiziano.
In quanto a me io son stufo di fare loutsider. Fosse per me vorrei essere ampliamente insider e
guadagnare una pacca di soldi, che cho laffitto da pagare.

Postato luned, 28 giugno 2010 alle 2:35 pm da gianni biondillo

@ Gianni Biondillo
Infatti outsider proprio non sei. Attento a non iscriverti dufficio - invece - nellominosa categoria
dei chiagneffotti
Postato luned, 28 giugno 2010 alle 2:42 pm da Andrea Cortellessa
10

@ Paolo S
Spiacente, ma non ho nessuna intenzione di togliermi di mezzo.
Postato luned, 28 giugno 2010 alle 2:42 pm da Andrea Cortellessa

Oddio letterariet fa tanto formalismo russo, mi ci vuole un antistaminico e poi alle belle persone
che hanno scritto cosa interessantissime prima, il succo qual (troppo carne al fuoco e io non sono
sveglio)? Siete contro il gruppo Mondadori vittorioso per tre edizione consecutive (Ammaniti nel
2007 con Come dio comanda; nel 2008 Paolo Giordano con La solitudine dei numeri primi e da
ultimo Tiziano Scarpa, nel 2009 con Stabat Mater)? Io e le casalinghe di Voghera vorremmo
maggiore chiarezza, nomi e motivazioni, non vi parlate addosso (questo blog che amo non , per
fortuna, solo regno di scrittori, di insegnanti scrittori, di intellettuali pi o meno organici).
Andiamo a vedere questo documentario, piuttosto, poi si sintetizza e si tirano le somme, anche se
trovo che una seria analisi sul mercato editoriale italiano esige una chiarezza, un rigore, una
preparazione e una presunzione che in pochi possiedono. Non certo io, figurarsi, ma anche altri
fluttuano e fluttuano
Postato luned, 28 giugno 2010 alle 2:59 pm da Vincent

Pensavo che lItalia (la squadra) facesse abbastanza schifo. Pensavo che al mondiale (no il G20)
non sarebbe andata molto lontana.
Poi per caso alcune settimane prima del grande evento, mi imbattei in unintervista a uno dei
probabili eroi azzurri, in procinto di partire per quella terra di selvaggi.
Il tale si chiamava Bonucci, un pischello sui 22, reduce da un mezzo campionato da titolare nel Bari
(!), no il Real Madrid, occhiali scuri tolti solo per mostrare uno sguardo fiero e sprezzante.
Proclamava frasi definitive: il mister sa cosa pu aspettarsi da me, ho gi dimostrato quello che
valgo, vado per vincere, non ho paura di nessuno.
Minchia, pensai, devo rivedere il mio giudizio in maniera drastica! Altro che non andare lontano,
questi non possono battere nemmeno S.Marino, forse li rimandano indietro prima del check-out.
Del pischello, dopo unamichevole in cui i messicani ne fecero strame, si sono perse le tracce da
subito. Come premio, pare che andr alla Juve. Giusto. Degli altri, lo sapete.
Dice, a casa non abbiamo fenomeni. Nun cavemo pi li campioni de na vorta! Mannaggia!
Ma i fenomeni, i campioni, quelli ti servono, forse, per battere il Brasile, lArgentina, la Spagna,
quelle l. Per la Nuova Zelanda, con il postino il bancario lo spedizioniere che s preso le ferie,
basta e avanza una squadra di serie B, nemmeno al top.
E allora? Che stai a d?
Allo stesso modo, un po di mesi fa, mi capit una sera di vedere una tipa dalla Dandini. Giovane,
molto sicura, molto spavalda, che parlava di operai, di fabbrica, di ggiovani, di piombino.
Pensai, questa mi sa che vince lo Strega. E mi sa pure che ci avevo preso.
E mi sento anche che, al massimo entro un paio danni, la sentir lamentarsi delle consorterie dentro
le case editrici, e dei guasti dellindustria culturale, e fare locchiolino a Cortellessa.
Guarda che dito, guarda che luna. Chi era, Buscaglione?
11

Ciofeche commerciali, patenti letterarie Cortellessa, glielo dico con un sorriso, dia unocchiata
pure alla sua Scuola Guida.
L.
Postato luned, 28 giugno 2010 alle 3:00 pm da luca

Quella attuale, o almeno degli ultimi 20 anni, dovrebbe essere definita letteratura di scelta. Se
fosse cos si eviterebbero parecchi fraintendimenti su ci che letterario e ci che non lo . Porre la
questione in termini di categorie e/o di astrazioni secondo me non ha molto significato.
Acquista pregnanza se invece definiamo letterario il testo scelto dal grosso editore fra pi
alternative pi o meno valide nel merito. A questo punto lattenzione si indirizzer sui criteri di
scelta di quel libro: smerciabilit, carisma dellautore, sua capacit di mettere in atto tutte quelle
strategie per farsi apprezzare nellattuale contesto socio culturale, gradimento della casalinga di
Voghera ( che ormai fa la parrucchiera nella provincia padana, divorziata con figlio da mantenere,
paga il mutuo della casa e destate va a cuccare a Milano Marittima).
Postato luned, 28 giugno 2010 alle 3:07 pm da zilberstein

Insomma per colpa della Dandini, che ha un intuito lombrosiano che sappiamo gi chi vince? Un
programma che non vedo mai, Scarpa ci andato?
Postato luned, 28 giugno 2010 alle 3:07 pm da Vincent

@ luca
http://www.youtube.com/watch?v=C2X4pkEzjHw
la tipa dellacciacio lho vista laltro giorno ospite nella biblioteca della mia citt. Peccato che sono
arrivato verso la fine dellintervento.
Postato luned, 28 giugno 2010 alle 3:11 pm da paperinoramone

@zilberstein: chiss cuccando cuccando a Milano Marittima le son venute le paturnie letterarie, chi
pu dirlo?
Postato luned, 28 giugno 2010 alle 3:14 pm da Vincent

12

Dimenticavo la chiusa. Lautore che rientra nei parametri di sopra ( e ce ne sono degli altri, si
capisce) uno che fa letteratura.
Postato luned, 28 giugno 2010 alle 3:18 pm da zilberstein

@ Vincent
ma ci che era letteratura per il Cavaliere Marino non , n pu esserlo, per noi. Se avesse letto gli
Ant di Compleanno delliguana gli sarebbe venuta lorticaria, per dire.
Postato luned, 28 giugno 2010 alle 3:23 pm da zilberstein

@Andrea, per me in mezzo ci stai benissimo, non ti ci togliere!


Non offenderti, ma ne vedevo meglio altri, a fare i letterati-cinghiali.

Postato luned, 28 giugno 2010 alle 3:44 pm da Paolo S

@ Paolo S
Scusa, ho equivocato, parlavi di commenti di letterati e tale, fracico, temo di non potermi non
dichiarare. Per sempre meglio fare i nomi, a scanso appunto di equivoci.
Postato luned, 28 giugno 2010 alle 4:03 pm da Andrea Cortellessa

Cortellessa: la patente di letterariet, appunto, data in New italian epic ad alcune delle peggio
ciofeche commerciali nostrane
Che noia Argomento delleffetto di canone. Gi spiegato lanno scorso qui:
http://www.carmillaonline.com/archives/2009/03/002968.html
[...] Leffetto di canone porta a leggere la tassonomia del memorandum come una sorta di pagella.
Citare un libro equivarrebbe a scrivere che bello. Ma dove sta scritto che tutte le opere menzionate
(ripeto: sono 61) sono riuscite? Ho scritto addirittura il contrario: che i fallimenti possono essere pi
interessanti dei successi [...]
Le patenti le lascio volentieri a Cortellessa, che al contrario di me titolato a darle. Faccio
comunque notare che siamo al *terzo* anno di giaculatorie e rimostranze da parte dei critici
(sempre gli stessi). Certo che, per essere degli appunti presi fuori dal cassetto al solo scopo di
discuterne (e per giunta una fotografia di una fase gi trascorsa), quei memo hanno fatto incazzare
parecchio. Il risultato che mentre la riflessione andata oltre, nuovi libri sono usciti (noi WM ne
abbiamo pubblicati altri tre) e prassi diverse sono in campo, c chi resta inchiodato alle lamentele
del 2008. E mi sa che rester inchiodato a lungo.
13

Postato luned, 28 giugno 2010 alle 4:50 pm da Wu Ming 1

@ Wu Ming 1
Io sono inchiodato al fatto che viviamo in una situazione di mercato iperliberista e turbocapitalista,
che abbatte ogni ostacolo sul suo cammino, senza uno straccio di pensiero critico a contrastarlo. Tu
invece, a differenza di me, sei libero di volare senza chiodi, alato e liberista, nel 2010 come nel
2011 e in tutti i futuri radiosi e le magnifiche sorti e progressive del Mercato Ottimo Sovrano.
Scrive qui Wu Ming 4: lunica cosa che tutela davvero un autore nel mercato editoriale sono le
vendite, ovvero i soldi che riesce a far guadagnare alleditore e che guadagna lui stesso per poter
scrivere un altro libro. Fare finta che non sia cos sarebbe ipocrita.
In un altro tempo (non nel 2008 e nemmeno nel 2007) era in circolazione un altro pensiero, secondo
il quale a tutelare un autore non cera solo il $, ma anche la capacit di una comunit di lettori,
criticamente avvertiti, di segnalare come certi autori, e certi libri, potessero - oh mio dio!, ma
davvero? - prescindere dal $.
entusiasmante constatare, passata la nota acqua sotto i noti ponti, come la mano della Provvidenza
del Mercato Ottimo Sovrano vi rechi soddisfazione ottima e senza residui - ch il contrario sarebbe,
davvero, ipocrisia. Dunque vogliate gradire i miei migliori auguri di buona riflessione, buone
soddisfazioni, e soprattutto buoni dati confortanti.
Postato luned, 28 giugno 2010 alle 5:04 pm da Andrea Cortellessa

@ Andrea:
Tu invece, a differenza di me, sei libero di volare senza chiodi, alato e liberista, nel 2010 come nel
2011 e in tutti i futuri radiosi e le magnifiche sorti e progressive del Mercato Ottimo Sovrano
Va bene.
Come vuoi tu.
Non so quanta soddisfazione tu tragga dal comportarti cos, inventandoti posizioni altrui a misura
delle invettive ready-made che tieni in saccoccia per un uso indiscriminato e dove-colgo-colgo.
Tanta o poca che sia, un modo di tirare innanzi come un altro. Un modo reattivo e triste, che
esime dalla fatica di conoscere e confrontarsi e al quale spero di non ridurmi mai. Continua pure
a boxare con le ombre.
Comunque te lassicuro: non volevamo farti del male.
Postato luned, 28 giugno 2010 alle 5:21 pm da Wu Ming 1

Quoto il post sulla nonnit


Postato luned, 28 giugno 2010 alle 5:37 pm da valter binaghi

14

@ Cortellessa:
il tuo comportamento qui davvero inqualificabile. Sei venuto per attaccar briga, fingi di non
sapere con chi stai parlando e di fraintendere quanto viene detto. Mi auguro che questo
atteggiamento sia dovuto a una cattiva digestione e non a un difetto di carattere, perch davvero non
ti fa onore.
Per capirci (ma credo che a parte te, che fai il fonto tonto, TUTTI gli altri interlocutori abbiano
capito benissimo), quella che tu con enorme scorrettezza intellettuale vorresti far passare per
apologia del mercato una constatazione realistica. La domanda a cui rispondevo era quella di
Grande marziano: Quali sono i margini di manovra di un autore normale, ovvero che non un
mostro sacro, se vuole restare a far parte di un determinato ambito? A quali regole (o
compromessi) si trova a dover sottostare, anche suo malgrado, per potersi garantire almeno quelle
minime entrate che gli servono per continuare a fare quello che vuole fare, ovvero scrivere?
Ovvero mi si chiedeva quali compromessi un autore di medie dimensioni pu trovarsi a fare per
riuscire a mantenersi con la scrittura. La mia risposta resta la stessa: lunica cosa che tutela
davvero un autore nel mercato editoriale sono le vendite. Si intende per tutela quella dalle
eventuali pressioni di editori e societ letteraria, visto che largomento su cui verteva la domanda.
Vale a dire: se vendi hai potere contrattuale sul mercato e puoi respingere al mittente le eventuali
richieste di compromesso poste dalla controparte editoriale, altrimenti farai fatica a farlo e allora ti
toccher scegliere tra mandare gi qualche rospo o incrinare i rapporti con leditore. La lingua del
capitale il $ ( cos che ti piace scriverlo, s), lequivalente universale, do you know?
Descrivere una realt di fatto non significa farne lapologia (altrimenti Karl Marx sarebbe il pi
grande apologeta del capitalismo mai esistito!), proprio come includere un libro in una definizione
come NIE non significa attribuirgli patenti di letterariet o decantarlo come un capolavoro.
Rassegnati, Cortellessa, noi non ragioniamo come te. E siamo anche meno maleducati, mi pare.
Postato luned, 28 giugno 2010 alle 6:05 pm da Wu Ming 4

Scusa Cortellessa ma proprio non mi posso esimere: il Letterato ok, va bene, capisco e, come diceva
quel tizio, mi adeguo. Per guarda che a fare il rivoluzionario, e scomunicare a uecchio i capitalisti,
fai davvero ridere.
Risparmiati/ci.
L.
Postato luned, 28 giugno 2010 alle 6:06 pm da luca

Post scriptum @ Cortellessa: per la precisione i dati confortanti a cui mi riferivo non erano quelli
di vendita, ma i download dei nostri libri in rapporto ai dati di vendita (consultabili sul nostro sito).
Perch, sai, noi alati liberisti affammatori del popolo pratichiamo il copyleft e regaliamo gratis i
testi dei nostri romanzi. Interessa la ricerca sul campo? La critica pratica allindustria editoriale?
Postato luned, 28 giugno 2010 alle 6:18 pm da Wu Ming 4

15

@Andrea: (forse OT ma non troppo) a breve scender in Roma, e mi devi una Coca Cola.
Riscuoto?
Postato luned, 28 giugno 2010 alle 6:36 pm da G.L.

Leditoria di massa una fiera del narcisismo, un tritatutto senza falle che spinge al consumo
immediato e riflesso. il cupo quadro che esce dal film Senza scrittori, presentato ieri a Roma.
Tra gli autori, il critico Andrea Cortellessa. Ma questo guastafeste, come egli si definisce, sar lo
stesso Cortellessa che pubblica con Bruno Mondadori, Einaudi, Fazi, Le Lettere, Aragno,
Chiarelettere; collabora con Adelphi, Bompiani, Garzanti, Mondadori; scrive su Stampa, Poesia,
Lindice dei libri del mese? Per, quante falle che ha riempito.
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 8:08 am da dinosauro

Non volevo certo innescare un vespaio. Limpressione che ne ho tratto - per - quella della solita
vecchia storia per cui lo scrittore che per i motivi pi disparati raggiunge un successo popolare,
viene pregiudizievolmente tacciato di far parte delleditoria di massa, di farlo per i soldi, di essere
sceso ai peggiori compromessi pur di vendere e *quindi* di essere tutto fuorch letterario.
E vero, molte volte succede. Ma bisogna anche avere lintelligenza di distinguere.
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 10:11 am da Il grande marziano

Solo per dire che ho trovato la discussione molto televisiva.


Postato marted, 29 giugno 2010 alle 10:33 am da AMA

Io non so se questa discussione sia molto televisiva. Posso dire che a me discutere per il gusto di
discutere non interessa granch. A proposito del tema posto dallarticolo di Erbani (e NON del
documentario di Cortellessa, che non ho visto) ho provato a dire una cosa - cio che lamentarsi
inutile e perfino nocivo quando non ne consegue un tentativo di reazione pratica allo stato delle
cose - e a formulare delle domande aperte.
La mia riflessione partiva dal fatto che pu e deve esistere un doppio binario per la letteratura,
anzich uno solo, il mercato (come invece qualcuno ha cercato di farmi dire).
Quando Tiziano Scarpa parla di volontariato culturale individua in effetti una larga parte
dellattivit dello scrittore, che se ne va in giro a sollevare questioni e dibattiti a partire dalle cose
che scrive. E questo ha a che fare con la prima questione che sollevavo, cio quali strategie gli
scrittori mettono in atto per sottrarsi ai meccanismi dello star system che tendenzialmente criticano,
quali strade comunicative alternative ai meccanismi consolidati nella societ letteraria.
16

La seconda questione che ponevo in merito alla scomparsa degli scrittori riguarda le pratiche che
possono sottrarre alla legge del profitto il monopolio assoluto sulla letteratura e mantenere aperto
uno spazio di gratuit, senza per questo impedire agli scrittori di campare facendo il proprio
mestiere. Idem per quanto riguarda le pratiche di sottrazione al dispositivo di mediatizzazione
autoriale che un cardine dellintero sistema.
Infine, a proposito dei falsi dati di vendita strombazzati sulle fascette e nelle pubblicit, mi
domandavo quanti autori disinnescassero queste pratiche truffaldine con la contromossa pi
semplice del mondo: rendere pubblici i propri dati reali di vendita.
E evidente a chiunque che sono le domande alle quali il collettivo di scrittori di cui faccio parte ha
cercato di dare risposta in questi anni, ma questo non significa che le nostre risposte siano quelle
migliori, tanto meno che siano sufficienti. Anzi, ho affermato esattamente il contrario.
Queste erano le questioni che ponevo (prima che piombasse qui un critico hooligan a darmi del
liberista apologeta del mercato).
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 11:14 am da Wu Ming 4

Io non mi fido di uno scrittore che non cerca anche di guadagnare dal suo lavoro (ovviamente
rispettando i lettori); cosa sarebbe, altrimenti? un vate? un profeta? uno che ha messaggi di verit
da offrire generosamente allumanit? Brrrr!
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 11:40 am da Giuseppe D'Emilio

WM: che uno possa condividere le vostre posizioni o meno, almeno vi fate delle domande
interessanti, e interrogate il mondo e la letteratura di cui espressione attraverso posizioni che sono
al di fuori degli schemi italioti tradizionali (ed chiaro che lincapacit dei vostri interlocutori di
alterare i propri paradigmi ad irritarli tanto).
.
Il migliore augurio che possa farvi che risposte conclusive alle vostre domande non ne ne troviate
mai
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 12:17 pm da melmoth

Scrive Wu Ming4:Infine, a proposito dei falsi dati di vendita strombazzati sulle fascette e nelle
pubblicit, mi domandavo quanti autori disinnescassero queste pratiche truffaldine con la
contromossa pi semplice del mondo: rendere pubblici i propri dati reali di vendita.
Solo un piccolo contributo alla discussione: tempo fa, su uno dei blog del collettivo, Wu Ming
invitava i propri lettori a non credere ai dati di vendita riportati sulle fascette dei romanzi (cifre
gonfiate secondo precetti e logiche di marketing), specificando che tale invito riguardava ANCHE i
loro romanzi (e relative fascette). Ecco, non per fare lavvocato difensore di nessuno, ma
sinceramente, a me non MAI capitato di sentire altri scrittori affermare una cosa simile.
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 12:49 pm da Anna Luisa
17

@ Dinosauro
Grazie per laver citato il mio curriculum a mio disdoro; ricordo che in passato lo fece anche
Camillo Langone del Foglio, un ben curioso modo di delegittimare il prossimo. Per la invito a
verificare quante di quelle pubblicazioni che lei ha la bont di citare assecondino le richieste del
Mercato editoriale contemporaneo, quali cio di quelle pubblicazioni promuovano unidea di
letteratura ad esso funzionale. Come le pubblicazioni di altri partecipanti alla presente discussione.
@ Wu Ming 4 chiederei invece di spiegarmi in che modo la sua descrizione neutra, del fatto che
lunica tutela degli autori sia appunto il loro successo di mercato, contribuisca a criticare e
decostruire tale condizione (come mi pare di poter dire fosse intenzione delle descrizioni
marxiane). Ma se agli hooligans come me non dato dare una risposta nel merito, mi chiedo che
fine faccia il suo tante volte ribadito penchant per il sangue vivo della mitica cultura popolare.
@ Luca
Prego, non si esima. Da parte mia, buon divertimento.
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 12:54 pm da Andrea Cortellessa

@ Andrea Cortellessa
Le risposte nel merito vengono date se linterlocutore si comporta correttamente, altrimenti per
quanto mi riguarda pu andare a far rissa allo stadio, che a me non interessa. E abbastanza ridicolo
- oltrech, appunto, scorretto - che continui a decontestualizzare la mia frase e a riportarla come un
assioma quando era la risposta a una domanda specifica. Ma tant, provo a rispiegarmi per la terza
volta.
Lindustria editoriale parla la lingua dei fatturati, lo sappiamo. Come fa un autore che voglia
provare a scrivere per mestiere, cio a fare della scrittura una professione, a mettersi al riparo dalle
pressioni e dai condizionamenti pesanti che pu subire dal sistema editoriale? Qual larma con cui
pu sedersi al tavolo di trattativa con il suo editore e dire questo sono disposto a farlo e questaltro
no, senza subire ricatti? Un potere di ricatto pi forte, ovviamente, parlando la lingua che ogni
editore comprende: quella dellequivalente universale, appunto.
Forse con un esempio vistoso ci capiamo meglio. Recentemente Roberto Saviano avrebbe potuto
costringere i manager mondadoriani a proferir verbo pubblicamente, prendendo parzialmente le
distanze dalla propriet, se le sue parole non avessero contenuto limplicita minaccia di togliere le
tende e sottrarre loro centinaia di migliaia di euro di fatturato annuo? Secondo me no. Questa
minaccia resta in vigore? S, e lorsignori sono avvertiti.
Ho scritto che sarebbe ipocrita fingere che questa non sia la pi solida tutela contro le
sovradeterminazioni della grande editoria. E triste, ingiusto, non ci piace, ma nel sistema
capitalistico funziona cos.
Ora, proprio perch le descrizioni non sono decostruzioni, il mio discorso - che tu continui ad
aggirare e ignorare - verte appunto sulle strategie collaterali a tale tutela di mercato. Prima di tutto
perch tale tutela sar sempre per pochi. In secondo luogo perch lattivit dello scrittore - almeno
per come la concepiamo noi - non si esaurisce nel farsi assecondare dal proprio editore. Quindi,
posto che non si vede allorizzonte una rivoluzione in grado di ribaltare il sistema capitalistico, e la
sua specifica propaggine editoriale, mi chiedevo quali pratiche possano essere messe in atto per
allargare le maglie del sistema e quali percorsi alternativi si possano tentare. Probabilmente non lo
sai e non te ne frega una cippa, ma ci su cui il collettivo WM riflette e sperimenta da oltre un
18

decennio: copyleft, rifiuto di un certo tipo di mediatizzazione, uso del web, edificazione di spazi
comunicativi allargati che fanno riferimento alla repubblica democratica dei lettori, trasparenza
sui volumi di vendita, etc. Ho anche detto (e tre!) che tali pratiche non sono sufficienti, non hanno
preso piede tra i colleghi, e che invece di lamentarsi bisogna continuare a cercare nuove strade e
strategie.
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 1:45 pm da Wu Ming 4

In questintervista concessa oggi ad Affaritaliani.it, Tiziano Scarpa approfondisce i temi del suo
intervento di ieri su Lipperatura, allargando il discorso e dicendo la sua anche sullo Strega 2010:
Voter per Pavolini
Il link allintervista:
http://www.affaritaliani.it/culturaspettacoli/tiziano_scarpa_premio_strega280610.html
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 2:09 pm da antonio prudenzano

A proposito della costruzione mediatica a favore di un prodotto. Oggi sul corriere della sera (RCS)
c una smisurata sponsorizzazione di Acciaio, cio a pochi giorni dalla votazione dello Strega,
stessa promozione gli era stata riservata a due giorni dalla prima selezione. Per non parlare della
visibilit veicolata dai programmi di rai tre (linea notte, Dandini, Fazio e altro). E poi si descrive
con stupimento una crescente vendita del libro. Ecco, Silvia Avallone il tipico esempio duna
esordiente per nulla eccezionale che dai giornali e dai media in generale stata presentata come la
felice e sorprendente scoperta di una grande scrittrice. Ho letto e riletto il libro non mi sembra
proprio unopera darte, ma la fascietta lo cinger.
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 2:29 pm da dinosauro

@ Wu Ming 4
Mi spiace se questo ti sembrer poco corretto, ma quel che aggiungi non fa che confermare la mia
personale interpretazione delle tue frasi. Se per te lunica possibilit per un autore di far rispettare le
proprie prerogative - anzitutto, cio, la sua visione del mondo, la sua scrittura, il suo sguardo -
diventare un campione dincassi, vuol dire che tu ribadisci una tua descrizione del campo letterario
in cui solo ed esclusivamente il potere industriale e i suoi imput hanno diritto di cittadinanza. E io
torno a ribadire che invece c un altro modo di guardare alla questione, ed di farlo in nome della
letterariet (ho visto che basta il termine, qui, a far venire le bolle a qualcuno): la quale appunto
esula e prescinde dai dati di mercato e da altri coefficienti numerici di download o di contatti anubii
o altro. Questo modo di guardare alla questione non ipocrita, come tu sostieni (con la tua
esemplare correttezza verbale), semplicemente diverso dal tuo. Ora, mentre una volta esisteva una
forza dopinione - della critica, certo: che a sua volta per contribuiva a formare unopinione
pubblica, al riguardo, non necessariamente di nicchia - almeno commisurabile alla forza
contrattuale dei bestselleristi dantan, oggi questa forza assai ridotta: e il diffondersi di una
mentalit come quella denunciata dalle tue frasi contribuisce a ridurla ancora di pi, ambisce anzi a
19

farla sparire del tutto (come del resto, in passate discussioni qui, stato apertamente auspicato sebbene non da te). Il che ai miei occhi, non c forse bisogno di aggiungere, del tutto funzionale
ai programmi di sviluppo dellindustria culturale. Se questo non rientra nelle tue, o nelle vostre,
intenzione, per quella che si definisce eterogenesi dei fini (per una volta mi risparmio, pour cause,
lavverbio oggettivamente). Sulla quale peraltro, in passato, Marx e altri hanno speso molta
intelligenza.
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 2:29 pm da Andrea Cortellessa

@ AMA: se trovi la discussione molto televisiva segno o che hai buttato la TV tanti anni fa o che
ne vedi troppa, fai un po tu.
Alza il condizionatore, fa caldo.
@WM 1 e4: fin troppo esaustivi, chi non ha capito non vuole capirvi. Meglio cercare nuove strade
che fare orecchie da mercante, no? Saluti.
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 2:32 pm da Vincent

@ WM4
Compadre, lascialo perdere. Quando linterlocutore un meschinello e ciurlatore nei manici, e sotto
sotto rimpiange i bei tempi andati in cui sapeva leggere l1% della popolazione (motivo per cui
non esistevano i best-seller), che devi stargli a dire? E venuto qui a inveire con la solita arroganza e
la sempiterna pretesa di sapere e capire tutto meglio di chiunque altro. Almeno stavolta ci ha
risparmiato la posa da erudito, optando invece per la linea Bombolo & Cannavale.
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 2:50 pm da Wu Ming 1

@ Anna Luisa,
hai fatto bene a ricordare quella cosa delle fascette. Noi abbiamo anche *smentito* e sbugiardato le
cifre iperboliche sul venduto di Q che comparivano in alcuni articoli e recensioni. E falso che Q
abbia venduto settecentomila copie, dal 1999 ne ha vendute meno della met. I riferimenti sono qui:
http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=15
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 2:54 pm da Wu Ming 1

@ Wu Ming 1
Di grazia, in quale manico ciurlerebbe questo meschinello? Quanto al fatto che negli anni Sessanta
o Settanta non esistessero i best-seller, toccher che insieme alla supplente Edvige Fenech ti ripassi
qualche libro di Giancarlo Ferretti o Vittorio Spinazzola.
20

Postato marted, 29 giugno 2010 alle 2:55 pm da Andrea Cortellessa

@ Andrea Cortellessa
Messe da parte le questioni di correttezza, continuiamo a non capirci.
Io ho detto che allo stato attuale delle cose il volume di vendite lunica vera tutela per lautore, s,
ma NEI CONFRONTI DELLA GRANDE EDITORIA! Cio della sua controparte contrattuale, del
grande capitale. La grande editoria NON E e NON PUO ESSERE linterlocutore unico dello
scrittore, ci mancherebbe altro. Il suo interlocutore principale e deve sempre essere quella che noi
chiamiamo la repubblica democratica dei lettori, dove appunto il diritto di cittadinanza dei lettori.
Non mi sono mai sognato di descrivere il campo letterario come un luogo dove solo ed
esclusivamente il potere industriale e i suoi input hanno diritto di cittadinanza, anzi, io e i miei soci
abbiamo impostato - al lato pratico, non a parole - tutta la nostra carriera di scrittori nella direzione
opposta. Sono i lettori che mi danno la forza contrattuale per trattare con i nostri editori da una
posizione non svantaggiosa, chi altri se no? Ma vuoi scherzare o cosa?
Il numero di download, le recensioni su anobii, le discussioni sui blog, per quanto marginali
possano essere attualmente nel mercato editoriale, corrispondono a lettori, esseri umani in carne e
ossa, non quote di mercato. Spesso lettori attivi, critici, lettori forti (e nel nostro caso non
necessariamente acquirenti). Gente che legge e discute di ci che legge, magari pure con lautore.
Questo per noi un valore aggiunto e una strada importante, che va incentivata e non denigrata
come se fosse una riserva per le indagini di mercato. I lettori non sono tutti una massa di decerbrati
che si fanno influenzare dai media, incapaci di sviluppare un gusto personale.
La vera differenza tra la mia posizione e la tua, Cortellessa, che tu sei a favore di una forza
dinterposizione tra i lettori e il mercato, costituita dai critici di professione che dovrebbero arginare
il dilagare degli automatismi commerciali, mentre io ricerco in tutti i modi lattivazione e
partecipazione diretta dei lettori stessi, perch ritengo che la reattivit debba svilupparsi da loro, dal
basso, non dagli intermediatori. Perch io ho fiducia nei lettori, tu no, o non abbastanza.
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 2:56 pm da Wu Ming 4

Chi ha detto che i bei tempi che sotto sotto rimpiangi siano gli anni Sessanta? O meglio: gli anni
Sessanta forse s, ma bisogna vedere di quale secolo. Spinazzola, poi, te lo regalo. Ciau.
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 2:57 pm da Wu Ming 1

@ Wu Ming 4
Non sopporto la generalizzazione i lettori. Anchio sono un lettore, anche tu lo sei. Ma lo sono
anche le centinaia di migliaia che acquistano i libri di Margaret Mazzantini, e i budget dellindustria
culturale a quelli fanno riferimento purtroppo. E quelli condizionano, senza scrupoli, coi loro mezzi
di indottrinamento mediatici (per esempio col marito della suddetta scrittrice che impunemente ne
legge, ispirato, passi scelti durante il concerto del Primo maggio, da lui condotto sul palco). Io
invece sono a favore di un lavoro - paziente e dunque non arrogante: mi spiace che tale lo definisca
21

chi ha interesse a delegittimarlo - di formazione del lettore. La quale si pu perseguire coi metodi
tradizionali dal tuo compadre tanto disprezzati (lattivit dei critici, la presenza di testi
contemporanei - non commerciali, ovviamente, come quelli invece oggi per lo pi proposti - nei
programmi scolastici, ecc.), oppure con altri mezzi come quelli da te proposti (e dei quali per a me
piacerebbe verificare il grdo di attivit e criticit). Ovviamente dal mio punto di vista il primo
passo evitare di contribuire, intenzionalmente o meno, allindottrinamento mediatico di cui sopra,
per esempio con saggi che sviluppino teorie letterarie sulla base delle peggio ciofeche da
intrattenimento-indottrinamento.
Il guaio che la parola formazione, col suo referente, la sinistra nel nostro paese lha buttata alle
ortiche da tempo. I risultati - in tutti i campi - si vedono.
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 3:17 pm da Andrea Cortellessa

Cortellessa, stai (scrivendo) di letteratura, romanzi, formazione e ci butti dentro la categoria


sinistra? Il guaio dei critici militanti come te che, spesso, scrivono di letteratura, o di zone
limitrofe, con la testa immersa nella sociologia politica. Il risultato evidente non scrivono di
letteratura.
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 3:42 pm da dinosauro

@ Andrea Cortellessa
Proprio perch i lettori non sono una massa anonima e proprio perch, come dici, il sistema di
martellamento mediatico forte e condizionante, soprattutto in un paese di lettori deboli e
debolissimi come questo, ogni pratica che si proponga di chiamarli in causa, di suscitarne il senso
critico, dovrebbe essere sostenuta o almeno discussa. In questi dieci anni noi ne abbiamo messe in
campo alcune. Ho detto che non basta, e che mi sarebbe piaciuto che molti pi scrittori le avessero
adottate, ma pur qualcosa. Se davvero vuoi verificarne il grado di attivit e criticit non hai
che da farlo. Noi lo facciamo in continuazione. Per cominciare potresti risparmiarti i giudizi
sommari che hai speso finora sui nostri scritti di due anni fa e fare lo sforzo di articolare quattro
cose in croce. Se invece vuoi insultarci, denigrare il nostro lavoro, liquidarlo in una frase, e poi fare
la vittima perch qualcuno si incazza e te lo fa notare, beh, non una gran partenza. Di sicuro non
il modo giusto di fare quello che ti prefiggi di fare: il critico letterario. O il formatore.
Quanto alla parola formazione, infatti, sappi che ti lanci con tutto il peso contro una porta aperta.
Figurati che io non ho timore nemmeno di parlare di educazione e che proprio nel saggio da te
schifato (NIE) si parlava della necessit che gli scrittori si facciano carico di una nuova assunzione
di responsabilit abbandonando certe pose post-moderne (ma che te lo dico a fare? Lhai pur
letto).
Ergo, tu procedi alla tua maniera, come noi procediamo alla nostra, in base alle reciproche opzioni
strategiche. Ma smettila di attribuirci cose che non abbiamo mai detto n - soprattutto - fatto.
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 3:51 pm da Wu Ming 4

22

Sono daccordo, i lettori non esistono. Esiste questo lettore, questa lettrice. Anche per questo
bisogna vedere se gli acquirenti dei libri della Mazzantini siano gli stessi dei libri dei WM. Esistono
comunit di lettori che certe volte sono interconnesse ad altre che sono chiuse e impermeabili.
Ci sono libri che attraversano certe comunit a prescindere, per ragioni esterne. Fate un
esperimento: andate su IBS e cercate un libro che stato da Fazio. Nella sezione Chi ha comprato
questo libro ha comprato anche ci saranno sicuramente altri 2/3 libri andati da Fazio. Che
significa?
Non ho una risposta, sto cercando di meditare sulle parole di Scarpa. Herta Muller da dopo il Nobel
(cio dopo lincoronazione mondiale della critica, non certo del giornalismo daccatto) vende ed
entra in classifica. Lei, una scrittrice davvero ostica. Che significa?
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 4:22 pm da gianni biondillo

Pare quasi surreale che un semplice lettore intervenga in una discussione tra WM4 e Cortellessa, ma
in un periodo in cui la nazionale italiana pareggia contro Smeltz (Nuova zelanda) si pu anche
osare, se non altro per chiedere chiarimenti.
Mi sembra di aver capito che entrambi i sunnominati si sentano a disagio in un panorama lettterario
dove lavvento dellistruzione di massa ha reso il libro un prodotto commerciale e nulllaltro, dove
la logica della vendita lunica che conti.
La risposta di ciascuno (sempre secondo la mia discutibilissima impressione) radicalmente diversa
nei due casi.
Il collettivo WM si sforza, utilizzando anche i nuovi canali di comunicazione, di trovare una
alternativa da affiancare alla grande editoria per raggiungere il proprio pubblico in modo tale da
avere la possibilit di fare letteratura in modo pi libero da logiche commerciali.
Andrea Cortellessa rivendica il ruolo che la critica una volta aveva (e che ora sembrerebbe non
avere pi) di rendere la comunit dei lettori pi smaliziata di fronte alla scelta di unopera piuttosto
che di unaltra, ed in particolar modo pi consapevole di quel criterio di letterariet che garantrebbe
la qualit, e che nelle logiche editoriali di oggi non trova alcun riscontro.
Molto benissimo, se non che Cortellessa accusa WM4 di scarsa radicalit nelle sue posizioni, in
quanto la sua visione ammette, sia pure non approvandola, una certa legittimit del meccanismo
liberale (che riduce un testo letterario a prodotto da supermercato); mentre per contro lidea del
primo sembra essere poco chiara e comunque eccessivamente lontana dalla realt (come si pensa di
riconquistarlo il ruolo centrale della critica in un panorama cosi cambiato e che vede come
protagonisti milioni e milioni di potenziali lettori? Cosa significa letterario al giorno doggi? In
base a quali criteri si distingue unopera letteraria da una no? E come pu il lettore decidere se il
parere di un autonominato critico sia autorevole o meno?)
Chiederei ai due interessati se le posizioni siano queste; ed in caso contrario vi pregherei di
prendere quanto sopra come richiesta di qualche chiarimento. Avendo ormai poco tempo per la
lettura, come molti do grande importanza al problema della scelta e del rischio di incappare in
ciofeche commerciali. Penso quindi che per il lettore medio un chiarimento sul dibattito in corso sia
molto interessante.
23

Qualora invece il post risulti troppo ingenuo, chiedo scusa a tutti, non era mia intenzione.
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 4:22 pm da Paolo E.

ed altre non ad altre.


Postato marted, 29 giugno 2010 alle 4:24 pm da gianni biondillo

@ Paolo E.
Il riassunto delle reciproche posizioni mi sta bene.
Mi associo alle perplessit che manifesti rispetto al concetto di letterariet. Io non so cosa
significhi. Dico sul serio. So cos la letteratura, tenendo conto che esiste una letteratura colta e una
pi popolare, con tutte le gradazioni che stanno nel mezzo (e che costituiscono la maggior parte del
corpus letterario). Letterariet mi fa pensare a unidea platonica che sta a monte della letteratura.
Ma sicuramente sbaglio. Ce lo spiegher Cortelessa.
Quanto alla domanda Come pu il lettore decidere se il parere di un autonominato critico sia
autorevole o meno?, suppongo che questo dipenda dalla seriet con cui detto critico svolge il
proprio lavoro. Se legge i testi letterari e ne parla con cognizione di causa, senza pregiudizi e
pretesti, probabilmente uno il cui parere, a prescindere che sia condiviso o meno, potr essere
preso in considerazione come autorevole.
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 4:58 pm da Wu Ming 4

C speranza?
Ho controllato di recente: al momento, in Italia, non ci sono romanzi di Harold Robbins in vendita.
Robbins vendeva quantit immense di romanzi negli anni Sessanta e Settanta e i resti si possono
vedere su tutte le bancarelle (e da tutti i suoi libri sono stati tratti brutti film). Mia madre li aveva
tutti.
Ora largamente dimenticato, non solo in Italia. Non ha retto alla prova del tempo. Se allepoca del
suo successo fossero state pi diffuse certe teorie letterarie oggi di moda saremmo stati costretti a
prenderlo sul serio e perderci del tempo dietro, a scapito di romanzi meno venduti
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 6:13 pm da Sascha

@ Sasha: credo si potrebbero fare mille esempi di senso contrario, cio autori che sono stati
scoperti postumi, perch ostracizzati dalle teorie letterarie in voga ai loro tempi.
Questo suggerisce tuttal pi che il tempo forse un giudice equanime e alla lunga la buona
24

letteratura resta, mentre quella scarsa finisce nel dimenticatoio. Infatti, checch ne abbiano detto
allora e continuino a dirne certi critici letterari, Tolkien ancora l dopo sessantanni.
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 7:10 pm da Wu Ming 4

Wu Ming sostiene e rivendica la conquista per via di compromessi inevitabili di un potere


contrattuale che garantisca allo scrittore di continuare a esprimersi con relativa libert. Paradosso da
far impallidire Epimenide il cretese. Di quale libert parliamo, in un regime industriale, nel
totalitarismo delle imprese, nel potere unico e incontrastato del capitale? S, lo sapevamo, lo sapeva
anche Marx, esattamente, che il mercato globale il passaggio inevitabile per lemancipazione delle
masse. E Benjamin, laveva spiegato con estrema lucidit come la riproducibilit seriale della
merce-libro dovesse andare a tramutarsi nellallargamento delle possibilit di accesso a quello che
una volta era un ambito superselettivo, cio la cultura e nello specifico la letteratura.
Ma nel campo letterario ridotto al solo mercato, ripeto, di quale scrittore e di quale libert stiamo
parlando? E di quali masse? I numeri che confortano i Wu Ming sono numeri non di lettori, ma di
acquirenti. Sui banchi della Feltrinelli della stazione di Napoli, ad esempio, ho visto i libri, i
giochini, i pennarelli, i succhi di frutta biologici, i taralli. Cos si fa la spesa, da Feltrinelli, e non si
mangia certo tutto quello che si compra. Lo yogurt scaduto, ad esempio, si butta (esempio non
casuale, ma tratto dal documentario di Cortellessa, dalle parole di Salis del Sole 24 ore cui
Cortellessa oppone: converr che il libro abbia una sua unicit, a differenza del vasetto?), e Wu
Ming gi ritiene scaduto un suo libello del 2008 (chiss se uno lo/li invita a rileggersi che so,
Pasolini o Leopardi).
Franchini, editor del maggior gruppo editoriale italiano, ancora nel documentario di Cortellessa e
Archibugi che ho potuto vedere ieri sera alla prima proiezione (spero di una lunga serie), parla degli
scrittori in termini di gancio: il gancio di Moresco era costituito dalla sua spiccata autorialit, il
gancio di Saviano la sua voce originale e letteraria. Dove non c salvaguardia nemmeno di
un criterio minimo di coerenza linguistica, cosaspettarsi, se non dichiarazioni astrusamente
provocatorie come la scrittura della Mazzantini ha un suo stile? Ma cos per Franchini, poi, il
famigerato gancio? Il punto di forza, il punto di presa sui possibili lettori, il sentore di $, cosa.
Wu Ming vuole salvaguardare la propria libert di scrittore assecondando il mercato. Benissimo,
anzi, male malone avrebbe detto Leopardi (due menzioni, perch oggi il compleanno). Regalare al
mercato dei prodotti seriali non accresce la democrazia dellofferta, allopposto: la riduce. Nessuno
pu scrivere oggi come Gadda o Manganelli, si dice spesso. Eppure Gadda (Manganelli forse meno)
dei lettori li ha avuti. Persino luniversit ha ridotto drasticamente la sua offerta formativa, cos non
solo la Letteratura diventa qualcosa di vetusto e lontanissimo dal nostro presente, ma viene
percepito come perfettamente legittimo, dagli studenti, abbeverarsi alla fonte di Moccia perch
Moccia come mi disse uno studente parla di noi, e poi io in libreria lho trovato, mica in
discoteca.
Lho fatta lunga, arrivo al dunque. 1) quello studente non andr mai a cercarsi in libreria qualcosa di
pi complesso e impegnativo, se ha lillusione che anche il prodotto fatto per vendere sia letteratura,
perch si trova in libreria;
2) se gli scrittori si piegano al ricatto commerciale per vivere, come dice Wu Ming, non ci sar
pi nessuno che abbia voglia di provare altre strade, di scrivere perch la scrittura una via diversa
di accesso al mondo, perch d la possibilit di comprenderlo e di farlo comprendere con un suo
specifico linguaggio, modo, forma ogni volta diversa, da reinventare, da sabotare, come diceva un
grandissimo del Novecento, di recente scomparso.
La letteratura un giuoco sociale, diceva ancora lui, ai sodali della neoavanguardia. Oggi lo
sempre meno, un business, invece, ed un business che valorizza lindividuo, il grande gruppo
25

editoriale, lo scrittore che fa vendere, il libro best seller.


Wu Ming si vanta del numero dei suoi lettori e non si chiede mai quanti e quali dei suoi fiumi di
pagine siano entrati in un discorso, non solo letterario, ma culturale in senso pi ampio. Quante
delle sue affermazioni sono diventate pietra di scandalo, nella societ, nel contesto entro cui opera
(il web sar pure una buona cartina di tornasole, ma non esaurisce la totalit delluniversomondo
letterario -uno come Sanguineti, ad esempio, nemmeno ce laveva internet, e non mi pare sia stato
avulso dal suo tempo-, figuriamoci delluniversomondo tout court). E ha ragione Scarpa quando
dice che non possiamo dirlo adesso, chi resta e chi vale, o forse non possiamo dirlo in via definitiva,
ma a guardare i secoli passati, chi rimane chi si oppone, non chi si china.
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 7:24 pm da Gilda Policastro

Il numero di autori di enorme successo, di pubblico e/o di critica, dimenticati dalle generazioni
successive incomparabilmente maggiore di quello degli autori ignorati e successivamente
rivalutati. Per un Dumas canonizzato ci sono migliaia di Sue illeggibili (e anche quando si parla con
ammirazione di Dumas - come faceva spesso Placido - il dubbio che si parla di versioni ridotte per
ragazzi forte) e illetti.
Fra laltro noto che lei parla di autori ostracizzati da teorie letterarie, cio dai critici: niente da dire
sugli autori ignorati o peggio dal pubblico e riscoperti da un pubblico successivo? Perch dobbiamo
dare addosso ai cattivi critici che non indovinano i successi e non al pubblico che non indovina cosa
sarebbe potuto piacere a pubblici successivi?
Il mio punto sulle teorie letterarie in voga non riguarda il successo ma, appunto, la perdita di tempo
risparmiata a noi lettori forti - gli unici che potrebbero interessarsi a tali teorie - dal non doversi
occupare di roba squallida (interessante al massimo dal punto di vista sociologico o storico) e di
successo per motivi di solito extra-letterari.
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 7:25 pm da Sascha

@ Sasha: non so se la questione sia dare addosso ai critici o al pubblico. Di certo non una gara da
cui si possa trarre una qualche soddisfazione. A me personalmente non interessa e lei senzaltro fa
benissimo a risparmiare il tempo, perch prezioso. Ci mancherebbe altro.
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 7:59 pm da Wu Ming 4

I numeri che confortano i Wu Ming sono numeri non di lettori, ma di acquirenti.


Ecco, questo modo di considerare i lettori non come persone che possono compiere una scelta
consapevole, ma sempre e soltanto come mere unit acquirenti (che la vera accettazione del punto
di vista capitalistico mentre si pretende di negarlo), questo razzismo intellettuale, io lo combatter
finch avr fiato. Garantito. E senza bisogno di andare a sbronzarmi di succo di frutta con Moccia.
.
Se gli scrittori si piegano al ricatto commerciale per vivere, come dice Wu Ming, non ci sar pi
nessuno che abbia voglia di provare altre strade, di scrivere perch la scrittura una via diversa di
26

accesso al mondo, perch d la possibilit di comprenderlo e di farlo comprendere con un suo


specifico linguaggio, modo, forma ogni volta diversa, da reinventare, da sabotare.
Combatter anche lidea romantica, idealistica, e fondamentalmente reazionaria della letteratura, in
base alla quale si pu scrivere qualcosa di valido e di diverso solo se lo si fa con le pezze al culo o
con il conto in banca di pap, cio lidea che la scrittura non possa diventare un mestiere artigiano
che d da vivere.
.
Wu Ming si vanta del numero dei suoi lettori e non si chiede mai quanti e quali dei suoi fiumi di
pagine siano entrati in un discorso, non solo letterario, ma culturale in senso pi ampio. Quante
delle sue affermazioni sono diventate pietra di scandalo, nella societ, nel contesto entro cui opera.
Beh, non so quanto spesso ce lo chiediamo, ma in questo thread io ho senzaltro dato un risposta:
troppo poche. Basta dare unocchiata alla societ che ci circonda, del resto. Ma aspettiamo ancora di
vedere alla prova i rivoluzionari veri, non compromessi, della critica letteraria, ai quali cediamo
senzaltro il passo. Prego
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 8:22 pm da Wu Ming 4

Mi fa piacere riportare qui le parole di Michael Moore che chiudono il film The Corporation:
Penso spesso a quanto sia ironico.
Io faccio queste cose e poi dove vanno?
Vanno in TV sono distribuite dagli studios di propriet di grandi corporation. Perch mai mi
distribuiscono se io mi oppongo a tutto ci che loro rappresentano? Uso i loro soldi per contestare
quello in cui loro credono.
Il fatto che loro non credono in niente.
Mi distribuiscono perch sanno che milioni di persone verranno a vedere il mio film o il mio
programma in TV e loro faranno soldi.
E io sono riuscito a diffondere le mie idee approfittando di questa grande falla del capitalismo: il
vizio dellavidit.
Si dice che lavido ti venderebbe la corda che servir a impiccarlo pur di guadagnare un solo
dollaro. B, io sono la corda o almeno spero; un pezzo della corda. E loro credono che quando la
gente vede un mio lavoro, magari guarda questo film o qualcosaltro, nessuno comunque far niente
perch loro sono stati molto abili a intorpidire le menti abbassando il nostro livello culturale. Quindi
non avr nessun effetto. La gente non si alzer dal divano per andare a fare politica. Ne sono
convinti.
Io sono convinto del contrario, sono convinto che qualcuno uscir da questo cinema o si alzer dal
divano per andare a fare qualcosa, qualsiasi cosa per riportare il mondo nelle nostre mani.
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 8:50 pm da Sir Robin

Bello sir robin, e magari rispolveriamo i lampadieri di Tom Benetollo


Postato marted, 29 giugno 2010 alle 8:56 pm da Paola Di Giulio

27

Cristallino Michael Moore. Lui ha ancora fiducia nellumanit. Nelle persone. Al contrario di chi
pensa che in un regime industriale, nel totalitarismo delle imprese, nel potere unico e incontrastato
del capitale non ci sia pi alcun margine di manovra e di libert. E forse un pensierino alla
suddetta corda fossi in loro lo farei
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 8:57 pm da Wu Ming 4

Ma come, Michael Moore? Quel lurido capitalista che vi spilla tutti quegli euro per i suoi filmacci
commerciali?
Ve lo ripeto, signor andrea, e ci aggiungo anche la signora gilda, che poi sasha fa repubblica da
solo, a fare i pasdaran, guardiani della rivoluzione che nemmeno sapete quale, fate ridere. Vi giuro,
non ve lo potete permettere, non avete alcuna credibilit. Fermatevi sulla soglia della letterariet,
cincischiate l la palla, che almeno potete fare finta di sapere di cosa state parlando. Il resto,
davvero, lasciate perdere, sparate delle cazzate che lasciano basiti, vi prendono a pernacchie anche
gli ultimi trinariciuti. Posso assicurare che, anche se non vi sono amico, si tratta di un consiglio
amichevole.
Diciamo pure misericordioso.
Ci pensi, signora gilda, si rilegga, perch nel suo intervento c un numero impressionante di
baggianate e banalit pseudo antagoniste, che meriterebbe di essere stampato gigante e messo in
una bacheca.
Ma sarebbe una punizione troppo dura.
L.
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 10:04 pm da luca

Combatter anche lidea romantica, idealistica, e fondamentalmente reazionaria della letteratura,


in base alla quale si pu scrivere qualcosa di valido e di diverso solo se lo si fa con le pezze al culo
o con il conto in banca di pap.
Anche perch fra le pezze al culo e il conto in banca di pap, per fortuna e grazie a Cthulhu,
secondo me, ci sono tantissime opzioni/realt intermedie possibili, ma proprio tante
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 10:08 pm da Elvezio

@ Gilda Policastro
Spesso la ammiro ma non la capisco, nel senso del perch sia cos sfiduciata e perch rivolga la sua
rabbia ( e anche il suo talento ) in certe direzioni. I dati confortano i WM sia per il numero in s sia
in rapporto al numero dei downloads. Nellepoca dei supermercati c molta gente che magari
28

assaggia e poi comprende il valore di un oggetto ( oltre al fatto che un libro sempre un libro ), io
al supermercato qualche volta ci vado ma non vedo tutti questi libri in mano alle cassiere, e il libri
dei WM ( sono un acquirente, ma poi non li metto in frigo, me li leggo, a volte li presto, li regalo e
li ripongo sullo scaffale e poi passa tempo e li risfoglio: sono a lunga conservazione ) manco stanno
alla coop dove vado, ( @Biondillo: il tuo campeggiava tempo fa in bella mostra ) per cui li compro
in libreria. E non solo i loro, perch seguendoli ( lungo i sentieri ecc. ) negli anni si scoprono altre
vie, altri libri, musica, cinema, cultura pop insomma, che si pu pronunciare anche senza prendere
fiato, poi magari non ne verranno fuori chiss quali discorsi ma niente non .
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 10:08 pm da paperinoramone

Si, va bene, il mercato, il sistema, la commercializzazione, le librerie e gli yogurt


Ma di questi baroni, baroncini e baronessine che hanno leccato culi e portato borse, recensendo
servilmente ieri sul modello Juke Box (il barone mette la monetina e loro a suonare la recensione), e
oggi continuano a leccare culi e portare borse e mentre si fanno recensire servilmente continuano a
recensire a gettone, ne vogliamo parlare? Di come si costruiscono quei pulpiti dai quali si pu
sputare sui poveri meschini che fanno compromessi - perch i compromessi, com noto, li fanno
solo gli scrittori che scrivono facendo un primo o secondo mestiere perch i compromessi gli
accademici non li hanno fatti (e, se hanno fatto un concorso, non avevano protettori o capibastone in
commissione), mica i ricercatori che se li chiami dottore/ssa invece che professore/ssa se la
legano al dito - di come si acquisiscono quelle posizioni che garantiscono rendite, vitalizi e fondi
di ricerca per farsi pubblicare nella piccola editoria indipendente - dico, ne vogliamo parlare?
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 10:11 pm da girolamo

rclame
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 10:28 pm da AMA

@ Girolamo
Complimenti vivissimi per la raffinatezza di linguaggio, la sobriet dellinterlocuzione, la
discussione nel merito delle tesi altrui, non da ultimo per il grado di informazione circa laltrui
storia e le altrui scelte. Guarda: da hooligan onorario, mi dichiaro davvero ammirato per il tuo
intervento. Del resto il tuo amico Wu Ming 1 laveva ben indicata la strada migliore, per mettere a
tacere lavversario: Bombolo e Cannavale. Come i beneamati troll duna volta, che a un certo punto
non trovavano di meglio che fare prooot! Tu di tuo, dato che di mestiere fai lideologo del gruppo,
provvedi ad aggiungerci uno zinzino di Feltri e poi anche una goccia di culturame alla Brunetta.
Il risultato finale il massimo della raffinatezza, di nuovo i miei pi vivi complimenti.
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 10:33 pm da Andrea Cortellessa

29

costava 100 lire a pagina lo cunto moderno


di doglia dIddio e del salario filiale
in sfoglio eliografico di mondi e sorti
salubri alla vecchiezza crepa di guerre e
domani di sistoli e cimbali imperdonabili
Celan Zvetaeva in coda al Kgb per il sogno
dutero Whitman i barcaioli dei lager treni
che macellavano sen di strade come versi
rimorsi da pagine giorni ebbri di tempo e
libri burrasca denti che azzannano il culo.
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 10:39 pm da Sterco

@ Girolamo
Sinceramente a me degli altarini in questa sede importa poco. Sono sufficienti le cose che vengono
dette. Qui leggo che il prodotto fatto per vendere non letteratura e in libreria (un luogo preposto
alla vendita di libri) non ci dovrebbe stare perch in questo modo si nobilita agli occhi del volgo
coatto. Ebbene, una volta assodato questo, ne consegue che se il problema non mescolarsi alla
paccottiglia che si trova sugli scaffali e sottrarsi al sistema editoriale capitalistico, cos da stare
nelleletta schiera di chi si oppone e non si china, la soluzione c ed semplicissima. Basta non
rivolgersi affatto a una casa editrice (che fino a prova contraria unimpresa commerciale). Tuttal
pi, per farsi comunque leggere al di fuori del circuito di vendita, si potrebbero mettere scaricabili
gratis on line i propri libri con una clausola copyleft, garantendone cos la libera riproducibilit
Possibile che nessuno ci abbia ancora pensato?
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 10:43 pm da Wu Ming 4

@ Wu Ming 4
Dunque, fammi capire meglio. (Sai, a furia di portar borse m venuto il prolasso alle trombe
dEustachio, e a furia di leccar culi ci ho lherpes al piloro; insomma: invecchio.) Dunque, se si ha
unidea di letteratura alternativa alla paccottiglia che si trova nelle vetrine a pagamento dei
megastore, la soluzione c ed semplicissima: basta rinunciare a pubblicare le proprie cazzatelle
(di quelle per cui Girolamo sempre pronto a citare la stessa frase di Cline), perch una casa
editrice fino a prova contraria unimpresa commerciale. Dunque, fammi capire ancora meglio:
tutte le piccole case editrici di cultura che fieramente si rifiutano di smerciare paccottiglia da
megastore non sono, stando al tuo ragionamento, a loro volta imprese commerciali, e allora si fa
bene a sfollarle di libreria, se necessario a suon di manganello e olio di ricino. Del resto - a sentire
quel prodigio di dialettica di Girolamo - si tratta in ogni caso di case editrici universitarie che, come
tali, vanno avanti a botte di fondi di ricerca. Davvero un bellesempio di pluralismo democratico,
di ricchezza di punti di vista, di libert despressione e di scelta. Insomma - tanto per far barrire di
nuovo il Dinosauro - si gode molto a sentirti dire cose cos di sinistra.
30

Postato marted, 29 giugno 2010 alle 10:56 pm da Andrea Cortellessa

In questa discussione ci sono un paio di aspetti surreali.


Come il rinfacciarsi reciprocamente di essere popolari o avanguardisti. Il che presupporrebbe
che uno scrittore veramente progetta uno stile: ma quando mai? Ognuno scrive il libro che e trova
un pubblico consono, perch vivaddio la scrittura vive pi dispirazione che di raziocinio, e i lettori
sono culturalmente e psicologicamente diversi.
Il secondo aspetto surreale la perorazione in favore della letteratura alta. Detesto essere proprio
io a dare lezioni di marxismo spicciolo, ma mi pare che Cortellessa e Policastro difendano non
unopportunit democratica ma un feudo che i rapporti di produzione attuali hanno reso obsoleto. Il
che non significa che non esistono differenze qualitative tra opere letterarie, ma che il
riconoscimento della qualit non dipende pi (da un bel pezzo) n dal possesso di un apparato
critico (previa formazione universitaria), n dallappartenenza a salotti esclusivi, n
dallengagement ideologicamente pre-determinato.
E lo Spirito, bellezza, che soffia dove vuole.
O, se preferite, linsostenibile leggerezza del cyberspazio.
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 10:56 pm da valter binaghi

@ Valter Binaghi
Certo, certo, lo Spirito soffia dove vuole. Non esistono industrie editoriali in grado di formattarlo,
filiere distributive in grado di incanalarlo, massmedia in grado di veicolarlo. bello prender lezioni
di marxismo da te. Quasi quanto da Girolamo.
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 11:05 pm da Andrea Cortellessa

macellavano seni di strade pardon!


Postato marted, 29 giugno 2010 alle 11:05 pm da Sterco

Pare sia arrivata la Policastro a citare lo yogurt scaduto, forse da sussumere esegetico.
A me interesserebbe capire quale urgenza possa spingere a scrivere oggi. E se la si debba
combattere in ogni modo.
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 11:06 pm da AMA

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Dal momento che sono un portaborse leccaculo, cio - nel linguaggio di Girolamo - uno che lavora
allUniversit, sono stato educato fra laltro al metodo delle concordanze. Sicch mi incuriosisce la
coincidenza fra il commento di dinosauro, qui ieri alle 8.08, e quello uscito ieri sul Giornale a
firma Redazione: Leditoria di massa una fiera del narcisismo, un tritatutto senza falle che
spinge al consumo immediato e riflesso. il cupo quadro che esce dal film Senza scrittori,
presentato ieri a Roma. Tra gli autori, il critico Andrea Cortellessa. Ma questo guastafeste, come
egli si definisce, sar lo stesso Cortellessa che pubblica con Bruno Mondadori, Einaudi, Fazi, Le
Lettere, Aragno, Chiarelettere; collabora con Adelphi, Bompiani, Garzanti, Mondadori; scrive su
Stampa, Poesia, Lindice dei libri del mese? Per, quante falle che ha riempito.
Vieni allo scoperto Vittorio, siamo fieri di averti fra i nostri lettori!
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 11:17 pm da Andrea Cortellessa

@Cortellessa
Se credi che a me lonnipotenza e la sciatteria classificatoria dellindustria culturale faccia godere
hai sbagliato a capire. Io (a differenza di te, probabilmente) per piccoli e coraggiosi editori ho pure
pubblicato, ma quando dallufficio stampa delle case editrici si passa alla promozione in libreria i
casi sono due: o sei un giallista o sei un letterato. Colpa dellottusit del lettore medio o anche
della miopia degli accademici (che comunque condizionano almeno a livello categoriale la
definizione dei testi)?
Quello che non funziona nel tuo discorso (ma se n gi parlato), la rivendicazione di una capacit
selettiva che poteva esserci quando il critico (o il lettore forte) era davvero in grado di vantare una
conoscenza di ci che si pubblica in un paese. Oggi, resta la pretesa ma senza la possibilit effettiva
di controllo, il che si traduce necessariamente in una visione parziale o ideologicamente
pregiudiziale.
Io ho trovato in giro anche solo negli ultimi tre anni dei lavori fantastici, pubblicati da editori non di
prima fascia (che per i vari comitati tipo Pordenonelegge sono i primi a snobbare, a meno che non
ci siano degli amici dentro, e guarda che non unaccusa di complottismo, semplicemente so che la
produzione troppo numerosa per poter essere censita e giudicata).
Infine: fai male a deridere una nozione come quella di spirito o ispirazione. Si pu intendere in un
senso molto laico, come lirriducibilit del testo alla relazione cosciente tra un mittente e un
destinatario, ti aiuterebbe a capire che la scrittura contiene la lettura (e quindi anche la critica) e non
viceversa, e ad avere pi fiducia in ci che sta sostituendo unistituzione defunta.
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 11:33 pm da valter binaghi

@ Valter Binaghi
Non so quale sia listituzione defunta sulla quale concludi. Quanto al fatto che deriderei Spirito e
Ispirazione, ti sbagli. Quello che invece mi fa specie e molto, in chi sostiene di poter dare lezioni di
marxismo ancorch spiccolo, lidealismo col quale si pu sostenere che Spirito e Ispirazione siano
liberi di condizionamento - oggi! - da parte dellindustria culturale.
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 11:37 pm da Andrea Cortellessa

32

@ Andrea Cortellessa
Mi dispiace, ma le cose che mi attribuisci - di sinistra o di destra che siano, a detta tua - non le ho
mai scritte [per inciso: quando mai mi hai sentito parlare di "cazzatelle"? Boh, chi ti capisce
bravo]. Inoltre ti pregherei di discutere con me senza mescolare le mie argomentazioni a quelle di
altri, perch altrimenti s che si fa confusione.
Una casa editrice, grande o piccola che sia, unimpresa commerciale. Questo un fatto, non
unopinione. Anche un piccolo editore, per quanto coraggioso, bravo, anticonformista, compagno,
pu essere, deve sopravvivere nel mercato se vuole pagare gli stipendi ai dipendenti o ai soci
lavoratori, le utenze, le tasse, etc. Altrimenti chiude baracca (e sai meglio di me quanti chiudono
baracca). Ecco perch mi fanno ridere le posizioni luddiste espresse da Gilda Policastro. Se
parliamo del sistema editoriale nessuno pu prescindere dalle vendite. Nemmeno Gadda
prescindeva dalle vendite. Se non si vuole avere questo problema, allora, s, la soluzione
semplicissima: non si entri in quel mondo. Fortunatamente ci sono altre modalit per veicolare i
propri testi, che prescindono dalla mercificazione e vanno praticate e sperimentate. Noi WM,
proprio per non ridurre la veicolazione dei nostri testi allesclusivo supporto libro-merce, ne
pratichiamo una infatti: il libero download e la libera riproducibilit a scopi non commerciali. Per
poi sentirci dare dei venduti al sistema e dei liberisti rb da mat.
Io non voglio buttare fuori dalle librerie proprio nessuno, anzi, da quindici anni a questa parte WM
non ha mai smesso di pubblicare anche per piccoli editori oltre che per le major (il penultimo titolo
uscito per le edizioni Ediciclo, due mesi fa, tanto per dire). Ma al contrario di te non vedo il
mondo diviso in due schieramenti netti: le grandi case editrici che pubblicano solo merda da una
parte e i piccoli impavidi editori paladini di unidea diversa di letteratura dallaltra. C anche buona
letteratura pubblicata dalle major e c anche tanta merda pubblicata da piccoli editori (e tra laltro
ci sono anche piccoli editori non meno truffaldini di certe major).
Credo altres che sia possibile scrivere libri che non siano paccottiglia da megastore e nonostante
questo si riescano a vendere. Lo credo perch non sono completamente sfiduciato nellumanit, nei
lettori (pochi o tanti che siano), e non credo che leditoria sia una sorta di sistema totalitario nel
quale non possibile, pur con grande difficolt, aprire fenditure, guadagnare margine di manovra,
sperimentare qualcosa di diverso. Tanto per capirci, io non credo di scrivere la stessa roba che
scrive Moccia. E se la mia percezione soggettiva non conta un cazzo, credo che possano
confortarmi i lettori (non solo i miei, ma anche quelli di Moccia, che sono tanti di pi e
probabilmente di WM non hanno mai nemmeno sentito parlare).
Quanto alle case editrici universitarie posso dire che non le conosco. A parte sporadici episodi tendo
a tenermi alla larga dallaccademia italiana, perch penso che se il capitalismo fa schifo, il
feudalesimo non certo meglio (come diceva ancora quel tizio barbuto). E almeno per quello che
ho potuto vedere io, luniversit rimasta ferma a prima della scoperta dellAmerica.
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 11:45 pm da Wu Ming 4

@ Cortellessa
E comunque non mi hai ancora spiegato cos la letterariet. Quando vuoi, non c fretta, magari
quando ti sarai stancato di attribuirmi posizioni che non ho mai sostenuto
Postato marted, 29 giugno 2010 alle 11:58 pm da Wu Ming 4
33

La cosa pi buffa (cfr. Henri Bergson: al fondo, ogni effetto comico prodotto dalla presenza del
meccanico nel vivente) lossessivit quasi robotica con cui, ormai da anni, il dottor Cortellessa - e
ora la vigilessa Policastro, che ne sa persino meno di lui e infatti dice che scriviamo libri seriali seguita a descriverci come proni di fronte allindustria editoriale e ai suoi diktat. Eccoli, gli
esponenti di spicco della spazzatura commerciale, esecrateli! Guardate questi idolatri del dio denaro
e delle scorciatoie che fanno vendere!
[N.B. Non vi mai stata volta in cui questo discorso non sia stato condito di metafore atte a
dipingerci come fascisti. Tanto greve nelle allusioni quanto povero d'immaginario, il dottor
Cortellessa. Ricordiamolo: diede del fascista anche a Valerio Evangelisti, recensendo un suo libro
di cui - stato facile acclararlo - aveva letto soltanto le prime due pagine, confondendo ogni fischio
per un immaginario fiasco.]

Assorbito comera da tali farneticazioni (ripetute pappagallescamente da altri), il dottor Cortellessa


non si mai, dico mai, premurato di verificare quel che diceva, di cercarne un riscontro nelle nostre
scelte, nella nostra prassi, nel nostro percorso che ormai lunghetto. Ogni volta che lo si invitato a
farlo, a discutere nello specifico e nel concreto, ha cambiato direzione. Lo ha fatto anche qui.
Dopodich, ha continuato a strillare le sue accuse per le vie di Castropoli (la citt delle castronerie
pseudo-critiche), sempre millantando di conoscere quel che scriviamo (del resto, finge di conoscere
un sacco di cose) e sparando giudizi a casaccio.
Si fosse tolto le fette di prosciutto dagli occhi (poniamo avesse deciso di magnarsele, quelle fette),
forse prima o poi si sarebbe accorto che qualcosa non tornava. S, glielo concedo, questo beneficio
del dubbio. Forse, anzich irrigidirsi nella stolidit di cui d prova oggi, un giorno il dottor
Cortellessa sarebbe arrivato a dirsi:
Uhm Strani servi dellindustria editoriale, questi qui!.

Eh s, davvero strani. Pensateci un momento.


- Mettono tutti i loro libri scaricabil gratis dal loro sito.
- Dopo il successo del loro romanzo desordio hanno cambiato addirittura nome per ripartire da
capo, senza un marchio che li avrebbe tenuti nel solco di quellexploit.
- Disertano sistematicamente kermesses e fiere che gli editori giudicano tappe immancabili della
stagione, oltre a rifiutare programmaticamente le ribalte di prestigiosi premi letterari.
- Rifiutano inviti in tv che, hai visto mai, potrebbero far loro vendere decine di miglia di copie in
pi.
- Anzich prendere scorciatoie mediatiche macinano migliaia e migliaia di km. allanno per
discutere, anzi, per rispondere dei loro libri in centri sociali, circoli, biblioteche di quartiere,
minuscole rassegne di provincia (oltre 80 presentazioni solo dal novembre 2009 a oggi).
- Continuano a pubblicare con tanti editori diversi, anche molto piccoli come Ediciclo, per avere pi
margini di manovra e avere la libert di scrivere libri strani, non incasellabili, frequentemente
anche ostici (si vedano gli ultimi due, Il sentiero degli dei e Leroe imperfetto). Ah gi, ma loro
scrivono roba seriale, dixit la vigilessa di Castropoli.
- Si fanno il mazzo tenendo contatti con la comunit dei loro lettori, rispondono di persona a
centinaia di mail alla settimana etc.
- Sono gli unici a comunicare i dati di vendita dei loro libri (e si vedr al link proposto sopra che
alcuni sono ridicoli, un pugno di copie allanno, quindi non per farsi belli, ma per trasparenza
nei confronti dei lettori), sbugiardando anche la loro stessa casa editrice che in pi occasioni ha
comunicato alla stampa cifre iperboliche.
Eh gi. Un ben inusuale modo di essere succubi delle logiche dominanti nelleditoria!

34

Tutto questo fa parte del nostro stile, che per noi una questione etica. Rifiutiamo a priori tutto ci
che striderebbe con queste scelte di fondo. Sbagliamo, imbocchiamo vicoli ciechi, abbiamo
ripensamenti tattici e - pi di rado - anche strategici, ma limpostazione rimane quella da pi di
dieci anni. Se uno vuole prendersi la briga di studiarsela (c chi lha fatto e/o lo sta facendo),
*dopo* potr anche dire che tutto un bluff, fumo negli occhi, quello che vuole. Ma, appunto,
dopo. A ragion veduta. E andando a cercare il riscontro, c da star sicuri che svaporerebbe almeno
una parte (forse una buona parte) delle fesserie che il dottor Cortellessa e la signora vigilessa
diffondono sul nostro conto, pregiudizievoli e disinformati come ormai abbiamo imparato a
conoscerli.

Il greve Girolamo sar, appunto, greve. Ma forse non abbastanza. Anzi, sicuramente non
abbastanza.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 12:04 am da Wu Ming 1

@Wu Ming 4
Certo che c tanta paccottiglia pubblicata da piccoli editori, e tanta ottima letteratura pubblicata
dalle majors, che grande scoperta! Quello che tento di dire in Senza scrittori che il sistema della
distribuzione e delle concentrazioni verticali (il medesimo gruppo editoriale che si rivela
proprietario della distribuzione nonch delle catene di librerie) sta facendo in modo che lottima
letteratura faccia molta pi fatica di quanta non ne facesse solo pochi anni fa, a raggiungere gli
scaffali. E attenzione: sia quella prodotta dai piccoli che quella dei grandi editori, i quali spingono
(pubblicitariamente e poi, molto concretamente, con la promozione libraria: che si spinge sino alla
pratica, al limite del codice legale, di acquistare tutto lo spazio in vetrina nelle librerie pi
importanti) solo i prodotti ad altissimo e rapidissimo consumo: cos soffocando autori di ricerca o
semplicemente letterari, per poi andargli a dire che sono molto spiacenti ma il risultato
commerciale del loro ultimo lavoro non si pu dire soddisfacente, e che devono dunque andare a
cercarsi spazio altrove. Basti vedere (per fare un esempio concreto gi fatto da Belpoliti
sullEspresso) il differente trattamento riservato, entro la medesima collana del medesimo editore,
allultimo ottimo libro di Silvia Ballestra e al primo non ottimo di Silvia Avallone (ulteriormente
promossa facendole pubblicare un raccapricciante elzeviro in prima pagina sul Corriere a tre giorni
dalla finale dello Strega).
Il fatto che sei tu, non io, a operare una dicotomia fra ci che vende (= fa almeno trentamila
copie) e ci che non vende (= le cazzatelle, le masturbazioni intellettuali e via metaforizzando).
Sino a pochi anni fa bastava vendere cinquemila copie, e per la poesia mille, per poter parlare di un
ottimo successo di vendita (parlando di letteratura, ripeto). Oggi, negli uffici commerciali delle
grandi case editrici - e di conseguenza negli imput ai promotori librai -, queste cifre non bastano
pi. Se si prevedono questi ordini di cifre (a torto o a ragione, perch per fortuna questa non una
scienza esatta - a dispetto di quanto dicano quelli dellufficio commerciale), il libro semplicemente
non si pubblica.
per questo che, ancora una volta con perfetta eterogenesi dei fini, ai miei occhi tu finisci per
condividere lo stesso sistema di pensiero dei pi spregiudicati fra i padroni del vapore.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 12:05 am da Andrea Cortellessa

35

@ Wu Ming 1
Hai ragione, non mai abbastanza.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 12:08 am da Andrea Cortellessa

Infatti s. Quandanche uno pensasse di aver esagerato nel provare ribrezzo, riusciresti sempre a
dargliene nuovi motivi.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 12:11 am da Wu Ming 1

Siamo addirittura al ribrezzo, caspita. ora di aprir le finestre per cambiare aria! O tocca metter
mano a un risanamento generale della rete? Vogliamo farla, una buona volta, sta benedetta pulizia
etnica?
Non ho bisogno di metafore alate per dipingerti come un fascista, mi basta sentirti parlare.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 12:21 am da Andrea Cortellessa

Fidati, ribrezzo la parola giusta.


Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 12:29 am da Wu Ming 1

Allora tocca che ti munisci di una bella scorta di appositi sacchetti, stile aereo, perch io da quelli
come te non mi faccio chiudere il becco.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 12:31 am da Andrea Cortellessa

Povera vittima. Ti senti gi sulla soglia di Bergen Belsen. Un martire del libero pensiero. E proprio
questa candidatura abusiva al ruolo di vittima a suscitare ribrezzo. E a dire il vero, lungi dal volerti
chiudere il becco, qui come altrove ti si invitato (sempre nero su bianco) a discutere pi
approfonditamente. Da sempre ci attribuisci le posizioni e le prassi che fanno comodo a te. Ogni
volta noi ti invitiamo a specificare dove le avresti trovate, a fare esempi concreti dal nostro
percorso, a esprimere giudizi ponderati su quello che facciamo, e tu regolarmente svicoli, perch
andando nello specifico riveleresti quanto millantato sia il tuo credito. Dopodich, fai il ganassa,
Leonida alle Termopili della critica, gridi che ti vogliono chiudere il becco etc. Ok, tieniti pure
questo ruolo, quello del macilento deportato. Orribile: ti si vedono tutte le costole!
36

Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 12:38 am da Wu Ming 1

@ Andrea Cortellessa
La dicotomia tra ci che vende e non vende non la faccio io, Cortelle, la fa il mercato! La domanda
che dovresti farti come ci si attrezza per contrastare tutto questo? Me lo vuoi dare uno straccio di
risposta pratica invece di continuare a rinfacciarmi di essere un nipotino di Adam Smith?
Ti sto dicendo da ore alcune cose ben precise:
1) Esistono pratiche che consentono di aggirare le leggi capestro del mercato editoriale, e noi WM
siamo la dimostrazione vivente che si pu fare, come gridava Gene Wilder in Frankestein Junior.
Forse per farti capire ancora meglio di cosa stiamo parlando potrei dirti quanti download i nostri
libri hanno avuto solo nellanno 2009: trentatremila, copia pi copia meno. Una tiratura di tutto
rispetto, direi, o no?
2) E possibile sfidare il mare fitto di squali del mercato editoriale praticando una narrativa che sia
ambiziosa ma non per pochi eletti. E la sfida che WM ha lanciato a se stesso dieci anni fa. E siamo
ancora qui. (Quando poi ti prenderai la briga di leggere un nostro romanzo mi dirai se paccottiglia
alla Moccia oppure no).
3) E possibile giocare di sponda tra i suddetti due canali, tra questi due ambiti e creare circoli
virtuosi che tengano un piede nel mercato senza lasciarsi sovradeterminare in toto dalle sue leggi.
3bis) E possibile stare sul mercato senza timbrare il cartellino alle parate e alle kermesse della
societ editoriale e senza farsi sovradeterminare dai mass media (basta scegliere come relazionarsi a
essi o come non farlo), occupandosi invece del rapporto diretto e capillare con la repubblica dei
lettori.
Wu Ming questo, non quello che dice Gilda Policastro, Cortelle, che di noi non sa un cazzo. La
prima regola del critico letterario non dovrebbe essere prima leggo poi critico? E allora, cazzo,
fatelo. Cos almeno parlate con cognizione di causa e vi risparmiate anche delle figuracce.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 12:42 am da Wu Ming 4

@ girolamo,
guarda che ti stai ammosciando. Ormai sembra di leggere Veltroni
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 12:42 am da Wu Ming 1

@ Andrea Cortellessa: sto ancora aspettando che mi spieghi cos la letterariet. Io adesso vado a
dormire, magari se stanotte ti viene di rispondermi, ti leggo domattina. Buona notte.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 12:46 am da Wu Ming 4

37

@ Wu Ming 4
Torno a ripetere. Mi interessano anche il copyleft e altre forme di diffusione non tradizionali della
parola; per vorrei che venisse anche difeso il buon vecchio libro in libreria, che il mercato
tollerava prima e tollera sempre meno oggi. Non il clinamen irresistibile della storia a fare in
modo che ci avvenga: sono le nostre singole individuali scelte, giorno dopo giorno.
Quanto alle diverse possibili definizioni di letterariet esistono da un buon secolo migliaia di pagine
di pensosi saggisti da tre o quattrocento copie, che fortunatamente noi leccaculo allUniversit
ancora leggiamo, non pretendo di farne un bigino in una notte. Ci malgrado, quando mi si parla di
titoli letterari versus titoli dintrattenimento, unidea me la faccio - il che certo dipende dal fatto
che sono uno con gli occhi foderati di prosciutto ecc.
Quanto al fatto che non avrei letto quel che scrivete, sai perfettamente che non vero. Se poi per
poter interloquire con voi si deve essere in grado di ripetere a memoria tutto quello che avete
pubblicato, su carta e in rete, mi stupisco che qualcuno dei vostri millanta lettori sia in grado di farlo
realizzando con voi una cos forte empatia come tu la descrivi.
In questa occasione mi sono rapportato, come dici tu, con quanto personalmente hai scritto qui
commentando larticolo di Erbani postato; e lho fatto recuperando dalla memoria quel che ho letto
in New italian epic, che ho motivo di ritenere tu almeno in parte condivida. Mi fa specie, come ha
scritto Policastro, che un libro pubblicato due anni fa per voi sia una specie di materiale
archeologico che non vale rimettere in gioco; o pensate che per aver diritto di parola si debba
leggere solo quello che giorno dopo giorno continuate a scrivere irrefrenabilmente? Se dobbiamo
fare il gioco del lei non sa chi sono io, allora la mia storia (e a maggior ragione quella di Gilda
Policastro) dovrebbe far semplicemente vergognare Girolamo per quel che ha scritto ieri alle 10.11,
ma figuriamoci se qualcuno tenuto a sapere queste cose.
In ogni caso non ho affatto attribuito, come sostiene il tuo sgarbatissimo omonimo, a te o a voi
opinioni a vanvera. Le ho contraddette invece, e lho fatto nel merito senza insultare nessuno,
magari utilizzando modalit di pensiero a te non gradite, o che quellaltro etoniano di Girolamo
potr considerare veteroaccademiche, che ne so; per sono le mie e ho idea che vadano rispettate
quanto le tue. Di conseguenza,
@ dottor Wu Ming 1
Falla finita con Bergen Belsen ecc. Sei tu che parli di ribrezzo, in tal modo definendo le opinioni
altrui senza affatto contraddirle nel merito - se non ripetendo quante belle cose tu hai fatto e tu hai
scritto senza che io, foderato di prosciutto, ne tenga debitamente conto. Io mi sono limitato a
contraddire il tuo omonimo, e lho fatto richiamando il precedente di quel che tu stesso due anni fa,
non trenta, hai scritto e pubblicato. Quanto al ribrezzo, infine, sai bene quanto me che questa
metafora ha alle spalle una storia precisa: richiamarti alla quale non ti fa onore.
Buonanotte a entrambi.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 1:10 am da Andrea Cortellessa

La cosa tremenda che in teoria qui dentro dovremmo essere tutti dalla stessa parte. A nessuno
piacciono le strategie mercantili che portano in cinquina allo Strega robaccia tipo Acciaio, a
nessuno piace la scomparsa delle librerie (quelle col libraio che i libri li legge e li consiglia) sotto i
colpi dei megastore, a nessuno piace il discredito dellUniversit (Listituzione defunta, insieme alla
sua Ombra: la Critica). E allora?
Non questa la miglior dimostrazione dellatomizzazione totale del gusto, del fatto che nessuno ha
pi crediti per parlare se non a proprio nome, Cortellessa?
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 1:34 am da valter binaghi
38

Wu Ming (4, 1? boh, urlano tutti alla stessa maniera) quando ancora aveva i nervi parzialmente
saldi mi tacciava di razzismo intellettuale (nel frattempo sono andata al cinema, e mi ha
omaggiata di ben altre perle): io la chiamerei piuttosto salvaguardia e rispetto di certi requisiti
minimi per distinguere un libro da un prodotto -il famigerato vasetto): non vorr negarmi che
Gomorra sia di sicuro il libro pi stampato, pi venduto, pi circolato, con pi lunga permanenza in
classifica degli ultimi anni, ma che poi, nei vari ambienti in cui ci si trova a parlarne (universit,
scuola, giornali, editoria), pochi labbiano effettivamente letto, pochissimi tutto quanto e ancor di
meno apprezzato, sul piano della qualit letteraria. I libri si vendono e si comprano, in dosi anche
massicce, per regalarli, per averli sulla mensola allingresso di casa, per non sfigurare nelle cene di
amici in cui se ne parla (Tony Pagoda ah s, il protagonista del libro di Sorrentinobello, brutto,
punto). Oggi uno scrittore a cui stavo parlando di Bachtin, della sua teoria del romanzo, mi ha detto
che a lui di Bachtin (testuale) non gliene importa proprio niente, che la teoria letteraria non la
conosce e non la vuole conoscere, e che a lui piacciono i libri dove si parla dei temi essenziali, ad
esempio la morte (mi scuso se cito una comunicazione privata, qualora lautore in questione
dovesse leggere e riconoscersi, ma serve a provare a progredire in un discorso in cui andrebbero
stabiliti dei punti fermi, distinguendo in modo inequivocabile i diversi orientamenti). Mi fanno
sorridere gli spari alla cieca, contro la vigilessa che sarei io, contro Cortell, contro laccademia da
cui Wu Ming si vuole tenere a distanza (tranquilli Wu Ming 1, 4 e compagnia cantante, perch
anche laccademia si guarda bene dallacquisirvi in qualche modo, se non come fenomeni). E
quanto alla mia mancata conoscenza della vostra opera, vero, non vi ho letti da cima a fondo, perch
ho ben di meglio da leggere. Ho letto Altai, un cosiddetto romanzo ambientato nel Cinquecento in
cui si parla come laltro ieri al bar sotto casa mia, un cosiddetto romanzo in cui per mille pagine o
quante ne sono non si trova una subordinata nemmeno a cercarla con la lanterna. Lui disse, lui fece,
lui part, lui and, lui chiam. Questo dovrebbe essere un libro che pur guardando alle masse di
lettori non rinuncia alla qualit? Vi spiace se rimango a Gadda? Poi, siccome non vi basta fare i
romanzieri o provarci, e sconfinate nella teoria letteraria, andate gi di luoghi comuni e frasi
sconnesse in quellimpressionistico pamphlettino, tutto esclamativo, sul cosiddetto NIE (categoria
pretestuosa, immotivata, inverificabile sui testi portati ad esempio in modo caotico e disorganico),
la cui unica gloria stata la sonora stroncatura di Emanuele Trevi sul Manifesto. Da me sul
momento, devo dire, non particolarmente apprezzata per i toni di dileggio, ma, a lettura ultimata del
pamphlettino, inevitabilmente rivalutata. Del resto, siete voi stessi a definirlo, qui, non un libro ma
un insieme di pensierini buttati gi senza nessun impegno. E invece impegnarsi, leggere non solo
quello che si dice di voi/con voi/per voi nei blog, nel web, ma anche qualcosaltro? Esistono molti
buoni libri di teoria letteraria da cui potreste partire (voi e molti scrittori proni al mercato), anzitutto
lottimo Federico Bertoni sul realismo (altro che NIE), per ripulirvi anzitutto questo linguaggio
perennemente intimidatorio e volgare ed acquisirne uno meglio atto alla discussione critica: basti
pensare al modo con cui come fanno i nostri politici destrorsi in televisione (medium che dichiarate
di non amare, ma di cui riproducete le modalit comunicative) attribuite ai vostri avversari
laggressivit da voi costantemente brandita.
(Ora che lo scambio di cortesie stato equo e condiviso, possiamo tornare al confronto delle idee?)
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 1:59 am da Gilda Policastro

@ Andrea Cortellessa
39

Ti avevo chiesto due cose: non mescolare le mie argomentazioni a quelle di altri e fornirmi una
definizione di letterariet. Continui a parlare con me citando altri qui intervenuti e a consigliarmi
di studiare i testi dei pensosi saggisti. Lunica cosa che mi butti l una distinzione tra titoli
letterari e titoli dintrattenimento (perch la letteratura tra le altre cose non intrattiene, anche?
Questo non mi chiarisce proprio niente). Vabb, capisco, era tardi. Magari se oggi, fresco e
riposato, hai voglia di provare a fornirmi una definizione di letterariet, cos ci capisco qualcosa.
Io sono mattiniero causa esami del sangue, quindi torner a passare di qui in tarda mattinata.
Ah, naturalmente ho visto anche il commento lucido ed equilibrato di quellaltra che sostiene di
avere letto Altai e ribadisco il mio consiglio spassionato (credimi, non sono ironico): non starla a
sentire. Il cosiddetto romanzo Altai non di mille pagine, supera di poco le 400, chiunque lo
abbia anche solo sfogliato se ne pu rendere conto; le subordinate ci sono, te lo garantisco, e ammesso e non concesso che sia un criterio di valutazione critica - non c bisogno della lanterna
per trovarle, basterebbe arrivare a leggere almeno la prima frase del primo capitolo (che appunto
una subordinata temporale); e ovviamente nel romanzo non si parla come al bar sotto casa della
signora in questione (a meno che detto bar non si trovi in effetti a Venezia)
Dicevo appunto di risparmiarsi certe figuracce
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 6:02 am da Wu Ming 4

La signora si autodefinisce laccademia, e non acquisisce. Pensa come siamo ridotti. Questa qui
si autocandida a formare, educare, i rivoluzionari di domani. Dicevo giorni fa, poveri studenti.
quanto tempo perso, quante energie sprecate.
Come diceva quella merdaccia commerciale di Tot: ma mi faccia il piacere
L.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 7:13 am da luca

WM1
tieniti pure questo ruolo, quello del macilento deportato. Orribile: ti si vedono tutte le costole!
complimenti, questo tipo di battute allusive ancora mancava.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 8:14 am da sergio garufi

Cari Cortellessa e Policastro, ho seguito la vostra generosa - ma inutile - battaglia qui con adesione
e simpatia.
Perdete il vostro tempo, mi spiace dirlo.
Consiglio una lettura [evidentemente non fatta ancora] di Sun Tzu di cui do un assaggio che spero
vi spinga ad approfondire:
In ogni conflitto le manovre regolari portano allo scontro,
e quelle imprevedibili alla vittoria
40

Tra laltro i WM lo hanno letto, sono in vantaggio su di voi, miei davvero cari. Sappiate che avete il
mio sostegno.
Venire qui una generosa, come ho detto, manovra regolare, nientaltro. Questo un recinto chiuso
e ben guardato, piuttosto impermeabile. Non pensate che ci siano qui lettori che al di l dello
scambio possano capire quello che dite, il sito concresciuto con i WM. Ma fuori di qui manovre
imprevedibili vi aspettano.
PS Cortellessa, non rispondere alla domanda di WM4 di definire la letterariet, non serve e un
commento non basta, bisognava allevarli fin da bambini. Lascia perdere, sono figli del DAMS e
delle scuole di comunicazione, sono figli del mai troppo deprecato Umberto Eco.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 8:56 am da aldovrandi

Adesione e simpatia anche per gli allevatori di aldovrandi. che non ci dice di chi figlio.
Non deve essere stato facile.
L.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 9:18 am da luca

grazie @luca, tu sei la prova provata di quel che ho detto, integri efficacemente il mio banale
commento, lesempio pratico che mancava:D
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 9:27 am da aldovrandi

chiedere una definizione di letterariet, aggiungo, come chiedere una definizione di vino, si
pu dare, decisamente, ma abbastanza inutile, pi utile mettere sul tavolo due bottiglie di due
diversi produttori e lasciare alla lingua addestrata il compito di cogliere le differenze
si potrebbe postare qui una pagina di manituana e uno di un autore a scelta di Corty&Poly e
confrontarle
quale sar il vino piatto, che una volta bevuto e nella migliore delle ipotesi non lascia nulla in
bocca, e il vino invece che per colore, profumo, aromi che persistono sul palato, vince la gara? al
confronto lardua sentenza, si apra la gara
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 9:40 am da aldovrandi

I toni di questa discussione non saranno televisivi perch il livello culturale e larguzia di chi
scrive sono sopra la media, ma lastio che traspare a volte lo stesso. Peccato, perch gli argomenti
41

sono davvero appassionanti.


Io vorrei riallacciarmi allintervento di ieri di Paolo E., che credo ponesse una questione importante
a cui mi sembra non sia ancora stata data risposta.
Al di l della definizione di letterariet (tema interessantissimo), mi sembra che il tema di fondo
della discussione, in corso qui come in altri ambiti, sia quello dei problemi posti dalla (vera o
presunta) democratizzazione della cultura. Dice Paolo E.: Mi sembra di aver capito che entrambi i
sunnominati (WM e Cortellessa) si sentano a disagio in un panorama letterario dove lavvento
dellistruzione di massa ha reso il libro un prodotto commerciale e nullaltro. Credo anchio che
siamo tutti daccordo sul fatto che un ritorno alla cultura (e alla letteratura qui in particolare) come
appannaggio di unlite ristretta non sia auspicabile. Direi anzi che, se tutti coloro che scrivono
sono in buona fede, il movente della discussione dovrebbe essere proprio questo. Ci si chiede cio:
come salvare e promuovere un buon livello qualitativo e una capacit critica a rischio di estinzione,
ampliandone progressivamente
laccessibilit? evidente che si tratta di formare i milioni di potenziali lettori, contrapponendosi
alle manipolazioni del mercato che tendono
ad appiattire il livello verso il basso.
Ma come? Con quali metodi? Il collettivo WM ha proposto e messo in atto delle modalit concrete,
e non mi sembra che dallaltro polo della discussione si critichino tali modalit in s (quanto
piuttosto il livello qualitativo della produzione letteraria di WM, o determinate affermazioni; ma
questo un altro discorso).
I rappresentanti della critica alta (mi scusino A. Cortellessa e G. Policastro se non ritengono
questa definizione pertinente, non me ne viene unaltra) quali modalit concrete propongono? La
mia non affatto una domanda retorica - quella di una lettrice di media cultura che si rende conto,
come credo si rendano conto anche i critici in questione, che la critica e la teoria letteraria a certi
livelli NON sono accessibili alla massa dei lettori.
Come gi Paolo E., mi scuso anchio in anticipo se il mio intervento risulta troppo ingenuo. Il
confronto con cotante teste pensanti e scriventi mi intimidisce, ma ci ho voluto provare lo stesso
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 9:40 am da Frau Dinosauro

si apra la gara! era una cosa cos, detta in un momento di entusiasmo, non chiedo certo che si passi
allazione.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 9:41 am da aldovrandi

il suo intervento, @Frau Dinosauro, non affatto troppo ingenuo, ai miei occhi, assolutamente
vero che la critica e la teoria letteraria a certi livelli NON sono accessibili alla massa dei lettori.
In effetti un problema serio, che coinvolge quello della formazione e della trasmissione della
cultura, come un problema serissimo quello dellindustria editoriale.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 9:47 am da aldovrandi

42

@ Aldovrandi
Io penso che si debba poter parlare non con tutti - il che impossibile, me ne resi conto in un
dibattito coi responsabili culturali di non so quale struttura Mediaset, anni fa - ma con il maggior
numero di persone diverse, che esprimano posizioni diverse. In passato il lavoro di Wu Ming mi ha
interessato molto, anche se non da oggi penso che abbia subito una marcata involuzione, appunto in
senso commerciale (come dimostrano i contorcimenti teorico-ideologici di New italian epic).
Certo, se alla minima obiezione mi si parla del ribrezzo che ispiro, o del fatto che posso parlare
solo perch lecco culi allUniversit, continuare a discutere dura (e, se interessa saperlo, continuo
a tenere il punto solo perch so bene che si vorrebbe invece che io abbandonassi il campo schifato;
ma appunto non sono il tipo da farmi chiudere il becco, che un becco puntuto e fra laltro
particolarmente ingombrante, allatto di leccare un culo).
In ogni caso sono venuto a discutere qui perch qui, senza che lo sapessi, stato postato un articolo
che riguardava il mio lavoro, e che - senza neanche essere stato visto - veniva tacciato di
ipocrisia. Semplice azione e reazione. Sun Tzu lho letto anchio (ovviamente nelledizione
Astrolabio, non in quella - non mi pare fosse di Ediciclo - con laureo commento di Wu Ming), ma
ho letto anche Starobinski.
@ Wu Ming 4
Ti dice male, perch il tuo (pseudo)ragionamento lo stesso esposto in Senza scrittori: dal
momento che non c pi una definizione univoca di letterariet (e quando mai ci sarebbe stata? per
fare lesempio pi ovvio, al tempo dei formalisti russi - che ne hanno data una a me particolarmente
cara - cera appunto il Bachtin qui evocato da Gilda Policastro - e che vi farebbe molto bene
ripassare, aggiungo da portaborse foruncoloso - che diceva cose molto diverse dalle loro; e poco
prima cerano stati James e Forster, ecc., e chiudiamola qui ch meglio), allora tutto si pu
liberamente considerare letteratura (per esempio facendo impunemente partecipare la qualsiasi
ciofeca a premi che sino a prova contraria si definiscono letterari, pretendendo anche che la
ciofeca di turno li vinca) e, siccome non si pu pi distinguere fra testi letterari e testi di
consumo, allora anche quelli di Margaret Mazzantini (proprio questo lesempio fatto da
Franchini, che a scanso di equivoci il suo editore) sono letteratura. Insomma: todos caballeros, e
vai col tango! (e vai col registratore di cassa, cio)
Per cui, allora, dopo Giordano ecco DAvenia. E dopo Q (che un senso ce laveva, e sai bene
che ve lho riconosciuto in tempi non sospetti) ecco Altai (che proprio non capisco perch non si
pu dire abbia seguito un metodo seriale; ah gi, scusate, sul sito Nabucodonosor.org c un erudito
saggio di Girolamo che lo spiega, impiegando alluopo la teoria delle stringhe e la precessione degli
equinozi; ma com noto io sono foderato di prosciutto e dunque non ne tengo il debito conto).
Ora, questo modo di ragionare viene definito da Marx ed Engels, nellIdeologia tedesca, appunto
ideologico: perch mira a coonestare con argomentazioni strumentali, di tipo appunto ideologico,
la difesa pura e semplice di una posizione di privilegio basata unicamente sul profitto economico. Il
che, come ho detto, pi o meno consapevolmente finite per fare anche voi.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 9:54 am da Andrea Cortellessa

@ Frau Dinosauro
grazie per lo sforzo di sintesi. In effetti era precisamente sulle modalit pratiche per affrontare lo
stato pi o meno desolante delle cose che sollecitavo Cortellessa, oltrech sulla definizione di
letterariet (visto che sembra una delle questioni che gli stanno a cuore). E evidente per che se
limmagine che si ha di WM quella di scrittori di spazzatura commerciale, collusi anima e corpo
con il sistema mediatico-editoriale imperante, probabilmente non si ha alcun interesse a discutere
43

con noi di questo. La differenza tra Cortellessa e quellaltra per mi sembra evidente: lui non
conosce la nostra attivit e non ha letto i nostri romanzi (ma tuttal pi il saggio sul NIE) e quindi
non si pronuncia sulla narrativa di WM, ma solo sulle nostre idee in merito alleditoria; lei non li ha
letti tanto quanto, perch legittimamente sostiene di avere di meglio da fare, e tuttavia pretende di
pontificare. C una differenza, ed quella che mi spinge a considerare come interlocutore quello
tra i due che mi sembra il meno scorretto.
Colgo loccasione per informare che nessuno dei membri di WM ha frequentato il DAMS n mai
stato allievo (di nome o di fatto) di Umberto Eco. Quando la si smetter di dire falsit sul nostro
conto sar sempre troppo tardi
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 10:03 am da Wu Ming 4

@ Cortellessa
parlar con tutti, giusto, ma in rete non conta la dialettica, conta leristica
@WM$
non era una falsit, era un richiamo allaffinit
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 10:07 am da aldovrandi

@ Frau Dinosauro
Quello che dice non affatto privo dinteresse, anzi (sarebbe) il nocciolo della questione. Anchio
aderirei volentieri al rasoio empirico proposto da Aldrovandi: si mettono luno accanto allaltro
Altai e, poniamo, Cristi polverizzati di Luigi Di Ruscio (del quale, a scanso di equivoci, sono
stato leditore - seppur sprovvisto di registratore di cassa), e si vede subito che cos letteratura e
cosa no. Ma materialmente i lettori non sono posti nelle condizioni di operare tale scelta, perch 1)
in libreria Altai presente a pile (anzi lo si pu liberamente downloadare, come ci stato
abbondantemente spiegato) mentre Cristi polverizzati praticamente non ha distribuzione; e 2)
perch chi entra in libreria stato educato sin da piccolo non a pane e Bachtin ma a forza di
Ammaniti e Mazzantini, e di fronte a unipotetica copia di Cristi polverizzati non saprebbe
neppure da che parte cominciare.
Per questo parlavo, molti commenti fa, di formazione del lettore. quello che dovrebbe fare tra
laltro lUniversit (che non a caso qui non molto amata, mi pare), ma soprattutto servirebbe che
quanto si studia l (per es. Bachtin) lo si potesse far valere in altri luoghi-chiave, per es. nella
redazione del supplemento culturale di un quotidiano o in una riunione di consiglio editoriale. Una
volta (gli anni Sessanta e Settanta ma del Novecento, caro WM 1; ti farebbe comodo che fosse mille
anni fa, lo so, purtroppo non cos) a quei tavoli sedevano gente come Calvino e Sereni, poi
capitato che un tipo integerrimo e puntutissimo come Aldo Tagliaferri addirittura dirigesse la
Feltrinelli, e ancora oggi spesso vi si incontrano persone sapientissime e degnissime - il caso
ovviamente di Franchini, appunto - che per sono intimamente convinte che la battaglia ormai sia
persa e che, come mi ha detto ieri uno spettatore di Senza scrittori, chi continua a combatterla - in
nome della letteratura - sia come un cavaliere Templare che, persa la guerra, abbia aderito
allOrdine di Malta e faccia volontariato in ospedale. Ti sei ridotto a fare il Santo Barelliere alla
44

Lourdes della letteratura, ha soggiunto sarcastico. Pu darsi. Ma appunto sono un tipo ostinato. E a
Lourdes capita ogni tanto che si verifichino dei miracoli, o quelli che tali ci appaiono.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 10:09 am da Andrea Cortellessa

mi scuso sinceramente, il simbolo del dollaro uscito solo perch per sbaglio ho schiacciato la
maiuscola e sopra il 4 c il $
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 10:14 am da aldovrandi

@ Andra Cortellessa
i nostri commenti precedenti si sono incrociati.
Tu continui a ribadirmi la distinzione tra testo letterario e testo di consumo. Ok, fino a qui
ceravamo arrivati pure ieri. La letterariet sarebbe, se capisco bene, caratteristica della prima
categoria. Ma in base a cosa si stabilisce il discrimine? Me lo vuoi spiegare? Vorresti cio riempire
di significato le locuzioni che usi o le devo accettare come date?
A latere: continuo a consigliarti di non parlare dei libri che non hai letto. Dovrebbe essere la prima
regola deontologica del critico letterario. Io non ho letto i tuoi libri e non ho visto il tuo film, e
infatti non mi permetto di proferire verbo. Se tu avessi letto Altai, come ad esempio millanta di aver
fatto quellaltra, sapresti da te che NON E un sequel di Q. E se per te scrivere un romanzo che
dodici anni dopo Q ne riprende alcuni personaggi scrivere letteratura seriale, scusami ma fai
ridere.
Sul fatto che luniversit non sia pi formativa, pensi di trovare qualcuno che possa negarlo?
Aggiungerei che la scuola non lo pi, visto che alluniversit arrivano matricole che letteralmente
non sanno scrivere in italiano. C proprio un problema di alfabetizzazione, prima ancora che di
formazione del gusto, rispetto al quale io sono meno draconiano, e ancora un volta pi possibilista,
di te. Chi lha detto che uno che non stato educato alla lettura sia costretto per tutta la vita a
leggere Moccia e nientaltro? Vogliamo dire che non possibile, auspicabile, sollecitabile, un salto
di qualit? Quellaltra lo ha scritto chiaro e tondo, ma io non credo che tu possa pensarla allo stesso
modo. Sbaglio?
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 10:24 am da Wu Ming 4

@ aldovrandi
In effeti laffinit tra noi ed Eco fu una questione di cui si dibatt a fine anni Novanta e che venne
rapidamente risolta. Da allora nessuno laveva pi ritirata fuori e adesso che lhai fatto tu si spande
un pessimo odore di naftalina.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 10:30 am da Wu Ming 4

45

@ Wu Ming 4
A proposito di falsit. Che io non abbia letto i vostri romanzi falsissimo, lo sai bene e dunque
continuare a sostenerlo si configura come un atto di profonda disonest. Fino a poco tempo fa sul
vostro sito (che non frequento e non so dunque se ancora vi sia consultabile) avevate trascritto un
lungo pezzo da me dedicato a Q, uscito dieci anni fa sullIndice. Poi ho letto per intero, e come
si dice con le migliori intenzioni, 54 (anche se non ne ricordo il numero di pagine, eh, sono
proprio disattento; devo ripassare anchio la lezione) e ho pensato che non fosse il caso di
continuare a leggere i successivi. Tutto qui. Anni dopo ho letto New italian epic e, sebbene vi
faccia comodo continuare a dire che non ho letto quel libro, o quello di Evangelisti da me recensito
su Tuttolibri, purtroppo per voi (e per me) vero il contrario (come il tuo sgarbatissimo numero
uno, durante un dibattito, qui o su Nazione indiana non ricordo, fu costretto a un certo punto ad
ammettere).
Se invece di continuare a gridare che non venite letti - o che tornare a sottolineare contiguit di
poetica fra i vostri libri e un romanzo di successo di trentanni fa puzza di naftalina (o fa ribrezzo) argomentaste su quanto ho detto qui nel commento delle 9.54, faremmo un passo avanti. Sempre se
interessa, eh.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 10:37 am da Andrea Cortellessa

@ Gilda Policastro e un altro paio di tromboni


Tanto per capire di cosa si parla, lincipit di Altai.
Dalle stanze del palazzo non arrivano rumori. Lalito del Bosforo e il canto del muezzin
accompagnano i viventi dentro la sera, verso una parvenza di quiete. Oltre le finestre aperte, il cielo
un incendio di porpora e oro. Barche di pescatori si staccano dallAsia e fluttuano sulla corrente di
miele. Un pensiero cattura Gracia: i pi grandi artisti del mondo e ne ha conosciuti molti,
quandera in Europa possono soltanto imitare la bellezza che ci ha dato il Signore; mai potranno
eguagliare tanta meraviglia. Ha alzato la penna dalla carta, ora tiene la mano a mezzaria. Ha gli
occhi chiusi e ascolta il canto. Allo spegnersi dellultima nota, sigla e sigilla la lettera, infine si
rilascia contro lo schienale.
C un romanzo di Wu Ming in cui si parla come al bar sotto casa (non sotto casa mia, ci tengo a
precisare, l hanno le vocali aperte e molte delle parole sarebbero incomprensibili ai pi) ed 54,
e sono le pagine memorabili ambientate al Bar Aurora. Quanto mi manca Bottone! Quanto lo vedrei
bene in un qualsiasi Senato Accademico
Unaccademia che consideri i lavori di Wu Ming e i Wu Ming stessi fenomeni (intuisco che lei
usi questo termine in senso dispregiativo), dimostra soltanto quanto valido sia il paragone tra
universit e Feudalesimo che altri hanno gi fatto.
Per quel che vale il mio giudizio di lettore, faccio mia lidea che un mio concittadino ha espresso
durante una presentazione di Altai ai confini del mondo conosciuto.
Il lettore colpito dalle storie nei libri di Wu Ming come una macchina dentro un autolavaggio
automatico: da ogni direzione, con spazzole, acqua, sapone.
Faccio mio il primo commento al post, di Luca. (che saluto).
46

Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 10:42 am da JohnGrady

caro @WM4
io non vi seguo dagli anni Novanta, anzi, non vi seguo, vi ho assaggiati e ho letto un libro vostro e
qualche documento in rete perch sono curioso e non butto mai nulla prima di averlo assaggiato,
dunque non sapevo che questa affinit fosse una questione, non penso di dover leggere tutto
quello che scrivete per capire cosa leggo, anzi, pi che non penso , so che non occorre , come
non devo leggere TUTTO Starobinski per capire il rango di Starobinski.
e proprio perci, pi che lamentarti per l odor di naftalina dovresti chiederti come mai io, che
non ho seguito la questione, senta cos forte odor di Dams, di Eco, di facolt di comunicazione
io trovo che voi siate interessanti come operazione - interessante non vuol dire che la trovi fertile se
non per voi, ma interessante resta - ma che i vostri libri non siano al contrario libri interessanti in
quanto opere letterarie, bens come un prodotto - meno mainstream della Mazzantini - dellindustria
culturale, un po come la linea Sapori&dintorni della Conad, che una linea che si d come di
maggior qualit rispetto al mainstream Conad, ma sempre un prodotto Conad .
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 10:42 am da aldovrandi

Interessante la circolarit (autoritaria) dellargomentazione: laffinit tra noi ed Eco fu una


questione di cui si dibatt a fine anni Novanta e che venne rapidamente risolta. Traduzione: la
questione si dibatt a fine anni Novanta e venne da noi rapidamente risolta. Cio: siccome a voi
cos non pare, cos non .
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 10:44 am da Andrea Cortellessa

ai confini del mondo conosciuto?


Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 10:46 am da Andrea Cortellessa

@Andrea Cortellessa: esiste una versione elettronica di Cristi polverizzati?


Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 10:46 am da Sir Robin

47

@ JohnGrady
Lalito del Bosforo e il canto del muezzin accompagnano i viventi dentro la sera, verso una
parvenza di quiete. Oltre le finestre aperte, il cielo un incendio di porpora e oro. Barche di
pescatori si staccano dallAsia e fluttuano sulla corrente di miele.
appunto, appunto!!!
lalito del Bosforo, la corrente di miele, non ho parole:DDDDDDD
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 10:48 am da aldovrandi

@ Sir Robin
No. Ma ne sono stati pubblicati stralci in rete, mi pare su Nazione indiana e anche sul sito personale
di Di Ruscio. Il libro si pu ordinare sul sito de Le Lettere. Inoltre fresco di stampa un numero
della rivista Nuova prosa, edita da Greco & Greco, che riporta oltre a una quantit di interventi
critici (oddio che palle, tutti leccaculo) uno straordinario racconto da lui pubblicato nel 1977,
Apprendistato, che mostra come ribollisse sin da allora la materia del libro pubblicato pi di
trentanni fa. Certo, lavorare per trentanni a un libro, nel tempo in cui secondo i loro stessi autori
un saggio pubblicato due anni fa non deve pi essere tenuto in considerazione, davvero una follia.
O un miracolo, appunto.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 10:51 am da Andrea Cortellessa

scusate, vi lascio per un po, devo lavarmi via lo schizzo di kitsch che mi ha lanciato JohnGrady
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 10:51 am da aldovrandi

corrige: pi di trentanni dopo.


Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 10:53 am da Andrea Cortellessa

@aldovrandi
pulisciti bene, mi raccomando!
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 10:55 am da JohnGrady

48

@ John Grady
Lei che frequenta luoghi ai confini del mondo conosciuto, che attivit vi svolge? Quella di pr, press
agent, agitprop? Ci ammetta al suo universo ai confini del reale, la prego!
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 10:57 am da Andrea Cortellessa

@ Andra Cortellessa.
Dunque lultimo nostro romanzo che hai letto 54, uscito nel 2002. Be, sei aggiornato, non c che
dire, e senzaltro questo ti d titolo per parlare della produzione narrativa di WM con cognizione di
causa e spiegarci quanto essa abbia subito una marcata involuzione. Ci credo che non ricordi il
numero delle pagine (a otto anni di distanza!), ma forse se avessi letto Altai questanno, o anche
solo se lo avessi tenuto in mano per qualche secondo, non diresti che mille pagine (cio
praticamente Il Signore degli Anelli), dato che lungo meno della met. Infatti ti do atto di non
averlo detto e sto parlando con te, non con quellaltra.
Per se qui c qualcuno che sta svicolando non sono io. E da ieri che ti sto chiedendo di spiegarmi
la definizione che continui a ribadire tra testo letterario e testo di intrattenimento, nonch quali
siano secondo te le pratiche da mettere in campo per contrastare landazzo editoriale prevalente. Le
nostre te le ho spiegate tre volte e ho premesso che non sono certo le uniche n necessariamente le
migliori. Tu invece che cosa proponi?
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 11:04 am da Wu Ming 4

@Wu Ming 4
corretto, non ho letto vostri romanzi dopo il 2002. Anche tu non hai letto quello che io ho scritto
in questi anni, mi pare; ma poco male. Spero che ti ricordi almeno quello che ho scritto qualche
anno prima, visto che tu o un tuo amico lha caricato sul tuo sito. Per tu non hai letto neppure
quello che ho scritto qui, sotto i tuoi occhi, alle 9.54. Provo a ripeterlo, fosse mai che ti fossi
distratto un attimo l ai confini del mondo conosciuto:
Insomma: non chiedermi una definizione di letterariet. Non ci casco. Dammene tu una, invece,
secondo la quale per es. Altai letteratura alla stessa stregua di Cristi polverizzati. Il tuo
numero uno me ne ha data una, di definizione, in forma di saggio pubblicato non da Ediciclo due
anni fa, che non ha convinto me (e non solo me).
Non hai letto Cristri polverizzati? Ahi ahi, allora siamo almeno pari, mi pare. Fattelo prestare dal
tuo numero uno, se non lha gettato nel cassonetto. Sai, lui ha il ribrezzo facile.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 11:11 am da Andrea Cortellessa

@Andrea Cortellessa
Larticolo che ha dato il via ai commenti mi sembra interessante. Il primo commento anche. Poi,
come spesso accade qui e altrove, si passati dal livello dei contributi al dibattito a quello degli
49

insulti e delle evidenti castronerie spacciate per competenza critica (non a lei che mi rivolgo nello
specifico).
Forse leggere lincipit del romanzo sul quale si sono dette alcune inesattezze, e che io
personalmente ho letto dallinizio alla fine, pu quantomeno permettere a chi dovesse imbattersi in
questi commenti di farsi unidea di ci di cui si parla.
Ci senza che si faccia di me, che ho fatto un semplice copia-incolla, un pr o press agent.
Se una volta esaurita la fase degli insulti si arrivasse magari a quella dellanalisi, io e credo gli altri
commentatori che si sono inseriti nella discussione, pur senza aver pretese di critica, ma da semplici
cittadini della repubblica democratica dei lettori, saremmo contenti. I contributi mi sembra non
manchino.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 11:13 am da JohnGrady

@ Wu Ming 4
salta lautocitazione, riprovo:
Ti dice male, perch il tuo (pseudo)ragionamento lo stesso esposto in Senza scrittori: dal
momento che non c pi una definizione univoca di letterariet (e quando mai ci sarebbe stata? per
fare lesempio pi ovvio, al tempo dei formalisti russi - che ne hanno data una a me particolarmente
cara - cera appunto il Bachtin qui evocato da Gilda Policastro - e che vi farebbe molto bene
ripassare, aggiungo da portaborse foruncoloso - che diceva cose molto diverse dalle loro; e poco
prima cerano stati James e Forster, ecc., e chiudiamola qui ch meglio), allora tutto si pu
liberamente considerare letteratura (per esempio facendo impunemente partecipare la qualsiasi
ciofeca a premi che sino a prova contraria si definiscono letterari, pretendendo anche che la
ciofeca di turno li vinca) e, siccome non si pu pi distinguere fra testi letterari e testi di
consumo, allora anche quelli di Margaret Mazzantini (proprio questo lesempio fatto da
Franchini, che a scanso di equivoci il suo editore) sono letteratura. Insomma: todos caballeros, e
vai col tango! (e vai col registratore di cassa, cio) [...]
Ora, questo modo di ragionare viene definito da Marx ed Engels, nellIdeologia tedesca, appunto
ideologico: perch mira a coonestare con argomentazioni strumentali, di tipo appunto ideologico,
la difesa pura e semplice di una posizione di privilegio basata unicamente sul profitto economico. Il
che, come ho detto, pi o meno consapevolmente finite per fare anche voi.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 11:13 am da Andrea Cortellessa

@ John Grady
Porgo le mie scuse. Per i tromboni, se voleva cos pacatamente partecipare al dibattito, poteva
risparmiarseli. Sa, ci sono tanti modi di suonare il trombone.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 11:15 am da Andrea Cortellessa

50

@ Andrea Cortellessa
Lho letto il tuo commento di stamattina. Dici che non esiste una definizione univoca di
letterariet. Benissimo, tra le varie ce n una che tu prediligi? Puoi parlarmene o un segreto per
iniziati? Si pu discutere questa idea, o queste idee? La mia non era una trappola, era un invito alla
discussione. Fai il critico letterario ed il tuo pane, no? Da quello che capisco secondo te Altai
(che non hai letto) non sarebbe letteratura. Ok, perch? Purtroppo non ho letto Cristi polverizzati.
Puoi fare unaltro accostamento cos capisco cosa intendi?
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 11:33 am da Wu Ming 4

@ Wu Ming 4
Non so se sia una trappola, ma poni alla discussioni delle condizioni alle quali non possibile
ottemperare. Pretendi che ora io, in 5 minuti su questo post, dia una mia definizione di
letterariet? Per fare questo non mi basterebbe una vita di studi, altro che i mesi di discussioni
online che hanno preparato New italian epic. Mi pare per di aver aggiunto, riprendendo un
argomento di Aldrovandi, che dovrebbe bastare mettere fianco a fianco, hai ragione non Altai e
Cristi polverizzati, ma un qualsiasi premio Strega o numero uno in classifica di vendite degli
ultimi dieci anni (e per favore non tirare in ballo Saviano) e - la lista pu essere interminabile, ma
facciamo pure questo gioco - Sotto il vulcano, La cognizione del dolore, Austerlitz, W, o il
ricordo dinfanzia, Il ragazzo morto e le comete, Verso la foce, Larcobaleno della gravit,
Tu, sanguinosa infanzia. Tutti libri pubblicati nella seconda met del Novecento, alcuni meno di
quindici anni fa; non negli anni Sessanta di qualche secolo ai confini del mondo conosciuto - come
fa comodo pensare a qualche tuo conoscente. Vuoi dei titoli freschi freschi? Servito: Il tempo
materiale, Lubicazione del bene, Sirene, Senza verso, Troppi paradisi, Lezioni di
tenebra, Nel condominio di carne, Viaggio nel cratere, Storia naturale dei giganti, ecc. ecc.
ecc. Tutti libri letterari, gi, anche se ciascuno a suo modo, nessuno dei quali ha vinto il premio
Strega n ha scalato le classifiche, n ha trentamila download allattivo.
Ecco, sono contento, ho leccato diciassette culi in un colpo solo, fra culi vivi e culi morti.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 11:50 am da Andrea Cortellessa

Mi accodo umilmente, semplice lettore da educare, a quanto detto da Frau Dinosauro e Paolo E.,
sperando di essere ignorato come loro (al netto dei due commenti di WM4 e di quello di aldovrandi,
giuro che ho letto tutta la discussione, ma vado a memoria, se sbaglio perdonatemi), piuttosto che
preso a pesci in faccia.
Dice Frau I rappresentanti della critica alta [...] quali modalit concrete propongono? La mia non
affatto una domanda retorica - quella di una lettrice di media cultura che si rende conto, come
credo si rendano conto anche i critici in questione, che la critica e la teoria letteraria a certi livelli
NON sono accessibili alla massa dei lettori.
Ecco, lasciando da parte questo lunghissimo dialogo fra sordi, in cui le parti in causa non si
spostano di un millimetro dalle loro posizioni (forse anche giustamente), ma sopratutto non si danno
risposte, accusandosi a vicenda di non darsele, vorrei far notare ai critici che, noi lettori, magari
laureati in comunicazione, al dams oppure solo diplomati, che leggiamo in metropolitana o nei
51

ritagli di tempo di lavori precari, non sempre possiamo andare a leggerci critici autorevoli e saggi
importanti, quindi avremmo bisogno che, senza banalizzare parlaste con noi in modo semplice a
chiaro. Vorrei andarmi a leggere gli autori e i saggi citati, ma forse non ci riuscir. I WM tentano di
dare delle risposte, anche complesse, senza rimandarci a saggi ulteriori, senza dirci che
impossibile ridurre le risposte a brevi post. Magari le risposte non sono giuste, e i toni di WM1 non
sono sempre fra i pi concilianti.
Ma quindi torno a porre la domanda di Frau Dinosauro che ho citato.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 11:58 am da Pigna

Centinaia di commenti dopo.


Mi dispiace di non essere potuta intervenire prima, ma sono blindata in uno studio televisivo di
Torino da luned. Mi dispiace dirlo con ritardo, ma spero che possa avere un senso ugualmente.
Spero che i toni si distendano, da questo momento in poi. Lo spero vivamente, perch largomento
importante anche al di l dellarticolo e del documentario in questione. E perch alla padrona di
casa, come credo sia noto, non piacciono le risse.
Grazie.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 12:03 pm da lalipperini

[intervengo dopo il post delle 10.30 di Wu Ming 4]


Gentili Andrea, Wu Ming e co-commentatori. Ritorno al commento dopo una bufera di interventi, e
tento di non essere troppo polemico.
Pongo subito a Cortellessa la domanda che mi preme: perch i lettori dovrebbero essere tirati su a
pane e Bachtin opposti a Mazzantini e Ammaniti? (Da cui segue, ma ci torno poi: in quale scenario
possiamo ipotizzare che i lettori vengano coltivati a pane e Bachtin?)
Bachtin mi stato utilissimo per mettere a fuoco pensieri che ho espresso nella tesi di laurea e non
raro che ora mi torni in mente leggendo prosa e saggistica. Ma prima, per esempio da studente del
liceo, apprezzavo comunque letteratura (e anche spazzatura letteraria, ma sapendo che era
spazzatura) e non che mi sentissi incompleto o carente.
Non ne avevo davvero bisogno, fino a quando non ho messo, per un breve tempo , i panni del
letterato. Che una delle esperienze che ho fatto nella vita. Ma non certo lesperienza
fondamentale che me lha cambiata, la vita, e nemmeno lesperienza letteraria per me pi
importante.
Non realistico immaginare una societ in cui si cresce a pane e Bachtin, ma soprattutto non utile
voler usare Bachtin per purgare terze persone che si nutrono di Mazzantini.
E non realistico, secondo me, sperare di ottenere effetti sul panorama nazionale delle letture e dei
lettori compilando pagelle, riferendosi a testi-trumenti che non tutti hanno, promuovendo un idea di
letteratura che fa riferimento soprattutto a se stessa.
Daltra parte, non sono nemmeno convinto che si possa ridurre la letteratura a pratiche di
scrittura, anche quando le trovo convincenti o stimolanti o intelligenti cio lavorare come fa il
collettivo Wu Ming, che contemporaneamente, per giustificare il proprio approccio, compie una sua
ricapitolazione autonoma e parziale (leggeteci un po la sfumatura di senso che preferite) di un
paio di millenni di letteratura.
una sfida in un territorio di confine, tra narratori e accademia, ma vista la frequenza (e la
52

profondit) con cui il collettivo Wu Ming effettua le incursioni in campo critico normale che chi
difende quei territori sfoderi tutte le sue armi per difendere i territori invasi.
Apparentemente Wu Ming non fa nulla di diverso di quanto abbi fatto, per esempio, Kundera nelle
sue conferenze su Larte del romanzo. Ma WM lo fa al di fuori della cornice accademica e senza
invito, e utilizzando una modalit divulgativa piana, che troppo spesso manca nel discorso
specialistico dei critici, anche quando si rivolgono al pubblico. E pure in rete, accidenti
Ora, per tutta una serie di ragioni storiche che non sto a elencare, a me pare evidente che nel nostro
paese la critica ha perso una serie di treni, e cos pure i letterati. Che per chi si occupa di lettere oggi
sia il momento di fare una nuova Verifica dei poteri e ora di ridefinire obiettivi, strategie, alleanze,
mappature per me un dato di fatto.
un evento che io attendo, ma capisco che ci vuole un coraggio quasi incosciente a scombussolarsi
tutta una serie di quadri di riferimento. un peccato, per me, che menti acute e appassionate
difendano accanitamente una fotezza di cartapesta; per fortuna grazie a questa difesa mi arrivano
comunque alcune perle come la dichiarazione orripilante di Franchini nel documentario di
Cortellessa.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 12:06 pm da Paolo S

Mister Aldo,
faccia attenzione a sbandierare le affinit, le puzze, le scuole. Sa com, la vita spesso si diverte a
dispensare sorprese, non sempre gradite. E scoprire poi affinit, collusioni, vicinanze, dei nostri
pupilli del momento proprio con i soggetti del vituperio e dellesecrazione. Perch lo so che se alla
Conad si dovesse trovare i suoi sommellier impasticciati con quel sofisticatore poi ci rimane male.
Assaggi con cautela.
Se ha trovato sgradevole lalito del bosforo, potrebbe accorgersi di aver scambiato per sinfonia
lEco di un rutto.
L.
p.s.
un abbraccio forte a john grady, ma anche alla lippa (mamma mia che pazienza..), girolamo e altri.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 12:07 pm da luca

@ Andrea Cortellessa
Lascia perdere i culi, suvvia. Lapproccio empirico mi piace. Visto che non siamo platonici,
acclariamo che non esiste qualcosa di ontologicamente definibile come letterariet, ma che esiste
la letteratura, cio la forma di espressione umana che produce testo e che ha molteplici finalit
(comunicazione, arte, intrattenimento, istruzione, etc.). Ed esiste senzaltro una letteratura pi colta
e una letteratura pi popolare, una pi complessa e una di pi facile accesso. Le appartenenze
alluna o allaltra si possono definire in base allo stile di scrittura, allo sviluppo dellintreccio, ai
temi affrontati, etc. Va da s che il confine tra i due mondi non una linea netta, ma tratteggiata e
che ci sono infinite gradazioni nel mezzo. Ed qui che le nostre strade si dividono, perch per me
quel confine, quella linea tratteggiata interessante, ed anche - tra laltro - un terreno di scontro e
di sperimentazione, mentre ho limpressione che per te quella linea dovrebbe essere rimarcata con
un muro bello alto, a presiedere il quale mettere la sentinella della critica letteraria.
53

Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 12:10 pm da Wu Ming 4

Purtroppo sto preparando le valigie per il mio atteso giro dispezione dellImpero Austroungarico
(Praga-Cracovia-Budapest) e non posso dilungarmi come vorrei.
Una sola cosa:
C un problema con la concezione della letteratura nellambito, diciamo, Lipperatura-Nazione
Indiana-Carmilla. Lamentare lindustrializzazione della letteratura italiana (e si prendono a esempio
le strategie dei premi) e riuscire a proporre come solo rimedio pi industrializzazione, cio favorire
i generi della letteratura di massa, magari con lidea di poterli usare per le buone cause. Insomma,
dalla stessa parte ma pi veloce. Per mantenere lillusione di una letteratura dopposizione si
finisce per dare addosso ossessivamente ai cosiddetti critici che non sarebbero allaltezza dei
tempi nuovi, facendo finta che siano loro a condurre il gioco. Lindustria viene criticata per la sua
promozione dei Giordano e dei Mazzantini mentre dovrebbero promuovere autori di genere che, in
realt, stanno gi ampiamente promuovendo in tutti i modi.
Magari il problema irrisolvibile, specie si poi si pretende pure dalla letteratura una efficacia
sociale sul modello Saviano (efficacia abbastanza teorica, secondo me). Lunica forse di fare
come i Wu Ming: continuare a scrivere romanzi meglio che si pu finendo per ignorare le stesse
proprie teorie
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 12:32 pm da Sascha

@ Sasha: Da un punto di vista squisitamente letterario, continuare a scrivere romanzi meglio che si
pu non sarebbe un brutto andare.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 12:39 pm da Wu Ming 4

che commento incomprensibile, quello di @luca delle 12:07


sciolga il pensiero, caro amico, o anche no
@ Paolo S.
neppure io penso che i lettori debbano essere tirati tutti su a pane & Bachtin, o peggio ancora che
Bachtin o Starobinski debbano servire come una clava per epurare i lettori, cosa per altro
impossibile, ma sempre utile, per capirsi, chiamare un coltello coltello e non forbice, un piatto
piatto e non vaso, e chiamare kitsch il kitsch, chi poi vuole continuer a nutrirsi di kitsch, ma
davvero gli far cos male saperlo? o non saperlo contribuir a soffocare quello che kitsch non e
che dovrebbe essere patrimonio comune?
E dovrebbe essere patrimonio comune per quella parte di verit che la parola e la scrittura che
rifugge dal kitsch conserva per tutti quanti, tutti, sempre, mentre la parola usurata del kitsch non
innocua, chiude porte, non le apre.
54

Quello che viene difeso difendendo certi autori e non altri non una fortezza di cartapesta, un
patrimonio che se pure non frequentato quotidianamente da tutti, garantisce a tutti che la parola
possa essere ancora, per chi vorr e quando vorr, un luogo di verit, non un luogo di riproduzione
seriale di sentimenti usurati, anche di sentimenti estetici usurati, come quelli che solleticano incipit
come quello riportato qui da JohnGrady:
Dalle stanze del palazzo non arrivano rumori. Lalito del Bosforo e il canto del muezzin
accompagnano i viventi dentro la sera, verso una parvenza di quiete. Oltre le finestre aperte, il cielo
un incendio di porpora e oro. Barche di pescatori si staccano dallAsia e fluttuano sulla corrente di
miele. Un pensiero cattura Gracia: i pi grandi artisti del mondo e ne ha conosciuti molti,
quandera in Europa possono soltanto imitare la bellezza che ci ha dato il Signore; mai potranno
eguagliare tanta meraviglia. Ha alzato la penna dalla carta, ora tiene la mano a mezzaria. Ha gli
occhi chiusi e ascolta il canto. Allo spegnersi dellultima nota, sigla e sigilla la lettera, infine si
rilascia contro lo schienale
Mica gli posso impedire di scrivere cos, neppure voglio, come non mi sarebbe mai venuto in mente
di impedire a qualcuno di pubblicare e leggere Grand Hotel, certo, se per si sostiene che Grand
Hotel uguale a Gadda, comincio a preoccuparmi, qualcuno a forza di sentirselo dire finir per
crederci, e questo no, non solo non mi garba, mi pare grave.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 12:42 pm da aldovrandi

@ aldovrandi: ma guarda che qui nessuno sostiene che Gran Hotel uguale a Gadda.
Semplicemente si sta dicendo - leggasi il mio commento precedente delle 12:10 - che la letteratura
non pu essere ridotta a due estremi, perch nel mezzo c di tutto.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 12:49 pm da Wu Ming 4

@ aldovrandi
il problema che piatti forbici vasi e pentole sono oggetti mentre il kitsch
un concetto, il quale applicato allarte e dintorni di oggettivo non ha nulla, per quanto poi si
formino sempre dei gusti pi o meno condivisi in ogni epoca.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 1:00 pm da paperinoramone

per te, @WM4 , sono sicuro che tu lo sai, il problema che finisce per non saperlo JohnGrady, il
risultato che mi preoccupa, dovuto alla poca chiarezza che anche tu cavalchi, perch se non la
cavalcassi non insisteresti con Cortellessa perch ti desse una definizione di letterariet, o la
conosci e sei in grado di difenderla pur continuando a scrivere quello che scrivi, come fa per
esempio Camilleri, che sa di non essere un autore letterario, bens un godibile scrittore di consumo,
55

o ci marci confondendo le idee ai JohnGrady di turno.


Ma a me pare che questa confusione faccia comodo a molti.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 1:02 pm da aldovrandi

@ aldovrandi
Eppure a me sembra di essere stato chiaro: ho detto che per me la letterariet non esiste, esiste
solo la letteratura. Allinterno della letteratura possiamo fare tutte le distinzioni che vogliamo,
purch si sia in grado di motivarle in qualche modo (cosa che finora nessuno qui ha fatto, per
mancanza di tempo e di voglia). Il problema pratico, credo, non statutario: cio far emergere della
buona letteratura a discapito di quella meno buona. Tensione verso il meglio contro gioco al
ribasso, o, se preferisci verit versus sentimenti estetici usurati. Per questo, consapevole dei
miei troppi limiti, rispondevo a Sasha che continuare a scrivere romanzi meglio che si pu non
sarebbe gi un brutto andare. Penso che concorderai.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 1:17 pm da Wu Ming 4

Scusate la fretta, ch oggi, di tempo da passare davanti al pc, purtroppo non ne ho. Mi limito solo a
riportare un parziale scambio di battute (di alcuni mesi fa) tra Policastro e T.Pincio comparso in
bacheca (e quindi pubblico) sulla pagina Facebook di G.P. Largomento in questione Altai.
Oltre ad alcune costanti riscontrabili in qualsiasi intervento della Policastro quali il disprezzo nei
confronti dei lettori (razzismo intellettuale, appunto) o lo sguardo nostalgico/reazionario
costantemente rivolto al passato - veri e propri topoi della scrittura policastriana- nellintervento
riportato in calce si possono ravvisare anche raffinati metodi di critica testuale adottati dalla
persona in questione, criteri che hanno indotto la Nostraa definire, tra uno sbadiglio e laltro,
lopera del collettivo romanzo dietrologico.
Ecco un assaggio indicativo di come G. Policastro (che negli spazi di Lipperatura, dallalto della
sua torre davorio, elargisce lezioni di stile a destra e a manca) abbia letto Altai:
non la paratassi, il problema, ma la lingua che si fa parlare a un romanzo ambientato nel 500.
E poi ancora romanzi neostorici, ancora il complottoio sbadiglio e mi chiedo: ma perch devo
leggere sta solfa, con tutto quello che c da leggere? Ma piuttosto la Storia della colonna infame,
nella nuova bella edizione di Luigi Weber. No? Il motivo per cui appassiona tanti lettori che
scorre via veloce, non c nessun intoppo. io sono arrivata a p. 60 in mezzora di lettura in
metropolitana. 60 pp. di Proust, in mezzora (e soprattutto in metro) non le leggi, perch ogni riga ti
apre un mondo, e ti ci perdi.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 1:21 pm da Anna Luisa

Evidentemente se in 60 pagine lette non ha trovato nemmeno una subordinata significa proprio che
le mancava la lanterna :-))))
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Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 1:23 pm da Wu Ming 4

o forse tutto un problema di neon (tipo di luce che notoriamente non facilita la lettura) sulla
metro ;-))
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 1:32 pm da Anna Luisa

@WM4
come si fa a non concordare che continuare a scrivere romanzi meglio che si pu non sarebbe gi
un brutto andare. Del resto cos generico. Fare ogni cosa meglio che si pu sempre meglio di
farla peggio che si pu.
@annaluisa
questa frase della Policastro che citi: 60 pp. di Proust, in mezzora (e soprattutto in metro) non le
leggi, perch ogni riga ti apre un mondo, e ti ci perdi.
potrebbe essere un modo non troppo indiretto di definire il concetto di letterariet.
Possiamo convenire che un testo letterario propone a ogni riga non soltanto quella piatta riga ma
una complessit che non solo verbale, ma appunto di mondi e rimandi a mondi, di significati
plurimi che a ogni lettura si aprono? Il contrario cio della lingua inerte e della lingua menzognera
del kitsch? E non occorre abusare in ipotassi, non occorre farla difficile.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 1:34 pm da aldovrandi

@ Fare ogni cosa meglio che si pu sempre meglio di farla peggio che si pu. Se sai, o
immagini, come vanno le cose nellindustria editoriale sai anche che questa banalit di base non
tanto scontata. Anzi.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 1:37 pm da Wu Ming 4

Stefano Petrocchi, coordinatore esecutivo del premio Strega, in unintervista di oggi ad


Affaritaliani.it, tra le altre cose se la prende con il documentario Senza scrittori. il link
allintervista:
http://www.affaritaliani.it/culturaspettacoli/premio_strega_stefano_petrocchi300610.html
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 1:56 pm da antonio prudenzano
57

Non era Pavese che diceva che se qualcosa nasce come letteratura, nasce morta? E non proprio
segno di letterariet la certezza che quando essa realizza forme nuove esse vengono sempre
respinte, spesso con violenza, soprattutto da chi si arroga il diritto di riconoscerle?
.
E bene per un lettore interrogarsi e chiedersi che cosa sia letteratura e cosa no ma io ho sempre pi
forte la sensazione che chi scrive non dovrebbe occuparsi della propria letterariet pi di quanto chi
vive non dovrebbe pensare al colore del marmo che si user per la sua lapide.
Thats my 2 cents.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 2:02 pm da melmoth

@WM4
pu essere, comunque come vedi, e lo trovo assai onesto, parli di industria editoriale, non di
letteratura, e bench senza editoria nessun libro arrivi al lettore, dietro, o prima, c un altro
contratto chiamiamolo cos, preliminare, che ogni scrittore fa con la propria tradizione letteraria e
il proprio tempo, e che non sempre si materializza in un contratto editoriale.
E una via cosparsa di fallimenti, e non da oggi, molti grandi libri novecenteschi hanno corso il
rischio di non arrivare al lettore, che anche allora preferiva il kitsch di una Courths-Mahler.
il contratto che la vostra attivit di scrittori ha stipulato con la tradizione e il vostro (e anche mio)
tempo, si sembra, allo stato, criticabile, bench industrialmente di qualche vantaggio per voi.
La cosa non mi disturba, come ho detto, mi disturba solo che per promuovervi tendiate a
ridicolizzare unidea di letteratura pi complessa e chi quella letteratura che, ripeto, patrimonio di
tutti, la difende. Guai a noi tutti, anche a voi, se morisse davvero.
E con ci, temo di dovermene andare, almeno per ora.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 2:06 pm da aldovrandi

@ aldovrandi
se unidea di letteratura pi complessa fosse stata qui espressa forse avremmo anche potuto
ridicolizzarla, come dici tu. Ma ci non avvenuto. Abbiamo raccolto solo insulti (liberisti, servi
del sistema editoriale, oltrech pessimi scrittori, indegni di essere considerati letterari). Quando
poi stato chiesto in base a quale idea di letteratura i nostri libri sarebbero da considerarsi trash (o
kitch, o che dir si voglia), non pervenuta alcuna risposta articolata.
Avercene di critici letterari.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 2:20 pm da Wu Ming 4

58

Meno male che manca un giorno per il premio Strega. Chiss, dal vincitore o dalla vincitrice
sapremo meglio cosa il concetto di lettarariet, oppure potremmo capirlo dalle facce e dalle
conseguenze del sudore.
P.S. Per quelli che intervenendo mettono le mani avanti, dicendo di non essere esperti, di non poter
competere con W 1/4 e Cortellessa e infarciscono questa falsa umilt di commenti condivisibili e
sensati: siete irritanti come una zanzara tigre in un pomeriggio afoso.
Questo un blog e ognuno pu dire la sua, senza strafare. Magari.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 2:31 pm da Vincent

Ogni riga ogni parola ogni virgola.


Lindustria.. la complessit.. la tradizione letteraria.
Se la densit delle minchiate per riga un buon indice di letterariet, qua in giro c Dante.
Anzi almeno un paio. Mica siamo messi male, allora!
L.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 3:14 pm da luca

@ WM1
ess, sto diventando buono
scherzi a parte, avevo ragione almeno su una cosa: chiamali dottore invece che professore, e
vedi come sincazzano.
altri scherzi a parte: un giorno un tale, nell acittadina diRugby, stanco del tric trac del ftbal prende
la palla con le mani e sinventa unaltra cosa. Da allora in poi, uno sport da delinquenti giocato da
galantuomini, copme pare dicesse Wilde. Sulle tribune, il circolo dei corrispondenti della pagina
sportiva dellEarl Grey Times e del supplemento settimanale del Lipton Sunday continuarono a
blaterare sullirregolarit della presa con le mani, sulla grevit del pallone ovale (degno di esere
menzionato, scrisse qualcuno, solo per essere stato stroncato sul piccolo ma prestigiosissimo Cup of
Tea Manifest), sullillogicit del passaggio allindietro, e via scrivendo. Paginoni buoni, per la loro
dimensione, a scaldare i misrabili dormienti alladiaccio in Victoria Station, bisogna rendergliene
merito. Ma cosa avrebbero dovuto fare i rugbysti: uscire dal campo come i pallanuotisti di Moretti
dalla piscina, e andare a discutere sulle gradinate?
@ Valter Binaghi
Sono diventato talmente buono che quoto le tue pacate riflessioni.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 3:16 pm da girolamo

Scusate, tastiera nuova e sguardo stanco. Lo riposto corretto.

59

@ WM1
ess, sto diventando buono
scherzi a parte, avevo ragione almeno su una cosa: chiamali dottore invece che professore, e
vedi come sincazzano.
altri scherzi a parte: un giorno un tale, nella cittadina di Rugby, stanco del tric trac del ftbal prende
la palla con le mani e sinventa unaltra cosa. Da allora in poi, uno sport da delinquenti giocato da
galantuomini, copme pare dicesse Wilde. Sulle tribune, il circolo dei corrispondenti della pagina
sportiva dellEarl Grey Times e del supplemento settimanale del Lipton Sunday continuarono a
blaterare sullirregolarit della presa con le mani, sulla grevit del pallone ovale (degno di esere
menzionato, scrisse qualcuno, solo per essere stato stroncato sul piccolo ma prestigiosissimo Cup of
Tea Manifest), sullillogicit del passaggio allindietro, e via scrivendo. Paginoni buoni, per la loro
dimensione, a scaldare i misrabili dormienti alladiaccio in Victoria Station, bisogna rendergliene
merito. Ma cosa avrebbero dovuto fare i rugbysti: uscire dal campo come i pallanuotisti di Moretti
dalla piscina, e andare a discutere sulle gradinate?
@ Valter Binaghi
Sono diventato talmente buono che quoto le tue pacate riflessioni.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 3:18 pm da girolamo

No, scusate, questa cosa della velocit di lettura come indice di letterariet una stronzata
colossale. Ho fatto una fatica infinita a leggere un romanzetto dintrattenimento (che manco vi
cito ch non se lo merita) mentre ora che mi sto leggendo Spaesamento di Giorgio Vasta lo sto
sbranando alla velocit della luce. Ma di che parliamo?
E anche sta storia delle tirature e della visibilit Qualcuno allora mi spieghi perch un libro
giallo medio (cio il 90% dei gialli pubblicati, alsciate perdere i soliti quattro nomi) vende circa 800
copie e riceve (se la riceve) mezza recensione. Scrivere gialli, oggi, un errore stretegico!
Poi ci sono libri bellissimi come quelli di Giorgio Falco (lunga vita a Giorgio) che hanno avuto una
visibilt sui quotidiani altissima, recensioni straordinarie, partecipazione a premi prestigiosi, lui
stesso collabora con La Repubblica, eppure lUbicazione del bene non ha venduto pi di tanto.
E tutto molto, ma molto pi complicato, cazzo.
Focalizzare lo sguardo solo su un fenomeno pu aiutare a capirlo fino ad un certo punto. Diventa
uno sguardo ideologico (cos come ci insegna il buon vecchio Carletto). Ho una teoria, decido che
quella la verit e raccolgo le prove per dimostrarla tale.
Saramago o McCarthy hanno venduto da Best Seller (e gli esempi alti sono infiniti. Vi rammento
che Kafka uno degli scrittori pi tradotti e venduti al mondo), come me lo si spiega?
Una volta dissi a Moresco (che mi diceva che a lui interessa essere letto dal quel centinaio di
persone) be, fatti cento fotocopie e regalale ai lettori che ti interessano. Cosa pubblichi a fare,
allora?
Si pubblica perch si vuole essere letti, non prendiamoci per il culo. Io, per me, vorrei che Cristi
Polverizzati vendesse milioni di copie. Solo che poi se diventa un best seller perde di letterariet?
Il mercato drogato da fenomeni extraletterari, questo il problema, ed esposto nel commento di
Scarpa. Di fronte a un Volo non c gioco. Altro che farsi le battaglie navali fra di noi.
(a Loredana dico: s Giorgio ha meno di sessantanni. Ma io perch devo esultare ogni volta che
leggo un suo pezzo su Repubblica, al posto di trovarlo naturale, ovvio, scontato, cos come
dovrebbe essere? Anchio ho trovato disturbante, come Cortellessa, vedere in prima pagina una
Avallone a pochi giorni dallo Strega. Questo lextraletterario che droga ogni ragionamento. Altro
che ipotassi o paratassi)
60

Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 3:28 pm da gianni biondillo

@aldovrandi
ti ringrazio per avermi utilizzato come esempio di lettore che si lascia confondere. Indice di una
grande maturit e capacit di affrontare le discussioni, devo dire.
Avrei apprezzato maggiormente una discussione sui contenuti di quello che ho postato
relativamente ai motivi che mi hanno spinto a postarlo, che puoi leggere tu stesso salendo di
qualche post. Tutto qua.
Il problema di certi fautori della letteratura alta, e in genere di tutte le guardie armate dellalto vs
basso, che sono capaci solo di parlare davanti a una classe (che segretamente disprezzano), e
sfuggono sistematicamente il confronto.
Come diciamo qua: buona!
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 3:36 pm da JohnGrady

Permettetemi una considerazione.


Se l idea di letteratura talmente complessa da richiedere una intera vita di studi, se un gusto
letterario adeguato richiede una istruzione universitaria (non solo: DI UNA BUONA
UNIVERSITA), allora permettetemi ma la situazione sconfortante.
Da un lato perch ne viene fuori unidea di letteratura abbastanza elitaria: quanti di noi miserabili
lettori comuni si possono permettere una formazione di quel livello, sia a livello economico che
esistenziale ( se a me piace fare lingegnere allora non ho il diritto di leggere Dante con tutti i mezzi
necessari a goderne fino in fondo)?
Quante persone comuni hanno il tempo e le risorse mentali e spirituali per formarsi un gusto
letterario su saggi di centinaia di pagine?
Dallaltra parte risulta chiaro il motivo per cui la scrittura cosiddetta di qualit non risulta pi al
passo con i tempi, e fa sempre pi fatica a raggiungere il pubblico. Semplicemente perch non si
rivolge pi ad esso. I lettori di oggi se da una parte sono enormemente aumentati e questo
positivo, dallaltra non hanno i mezzi per sviluppare un certo tipo di gusto. Le case editrici che sono
aziende se ne sono rese conto, e sono sempre meno interessate a far arrivare in libreria opere di alto
livello si, ma che sono comprensibili solo dal pubblico erudito delle facolt di lettere di
cinquantanni fa.
La critica di oggi quindi, oltre che giustamente sottolineare le pessime condizioni delleditoria
attuale, dovrebbe anche accorgersi che le vie di educazione alla alta letteratura che propone sono
inefficaci nella stragrande maggioranza dei casi; ponendosi di fatto il problema di percorrere strade
diverse per rendere pi consapevole il grande pubblico.
E anche una questione di giustizia. Il passo del conte Ugolino mi fa piangere ogni volta che lo
leggo. Sono perfettamente consapevole che con una migliore preparazione e con una certa
sensibilit artistica mi piacerebbe assai di pi. Sentirmi sbattere bellamente in faccia che se non
sono laureato in lettere non sar mai in grado di capire dante fino in fondo, per di pi da parte di
61

persone che sembra non porsi neppure il problema di come porre rimedio a questa situazione
onestamente mi fa una certa rabbia.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 3:47 pm da Paolo E.

ciao a tutti,
direi che al di l dei toni, il carteggio tra wu ming 4 e cortellesa, perch di questo in fondo si tratta,
con la rapida incursione di tiziano scarpa, sia molto interessante, qua e l appaiono intuizioni o
evidenze sulla letteratura e/o lindustria culturale che difficilmente si trovano altrove.
c per una frase tra i commenti che mi rimasta impressa, lha scritta cortellesa, e credo sia il
punto centrale che ha poi causato lo sbandamento della discussione e il rinforzamento preventivo e
aprioristico delle proprie posizioni.
la frase : Ovviamente dal mio punto di vista il primo passo evitare di contribuire,
intenzionalmente o meno, allindottrinamento mediatico di cui sopra, per esempio con saggi che
sviluppino teorie letterarie sulla base delle peggio ciofeche da intrattenimento-indottrinamento.
senza entrare nel merito del saggio in questione, n dei giudizi di valore espressi da questa frase,
credo per che una teoria, sia pure letteraria, possa essere messa in piedi ricorrendo non solo
allanalisi dei capolavori, ma anche allo studio di ci che capolavoro non . se penso a come
venuta fuori gran parte della teoria semiotica tra gli anni sessanta e settanta, ricordo soprattutto in
estrema sintesi eco e barthes mentre tentavano di decostruire e sistematizzare le strutture
soggiacenti alle mitologie ed alla comunicazione pubblicitaria, cio quanto di pi lontano
dallanalisi di capolavori - il catch, le patatine fritte, la campagna pubblicitaria della citroen o di una
qualsiasi marca di sapone.
quello che voglio evidenziare proprio questo: a mio parere, mentre wu ming 4 e gli altri
componenti del gruppo difendono e promuovono la teoria sintetizzata poi nel nie, cortellesa invece
sembra difendere e promuovere un canone - almeno questo riscontro leggendo il lungo elenco di
libri che cortellesa ha inventariato qualche commento fa.
chiaro che la mia una versione parziale, riguarda esclusivamente quanto emerso da questo post e
dai suoi commenti, e dalla lettura ormai lontana del saggio dei wu ming, ma credo che sotto la
discussione ci sia proprio una differenza non riconciliabile di sguardi: lo scarto tra una teoria,
seppure dal carattere fenomenologico (se non ricordo male), e un canone. e la cosa mi pare anche
divertente: anche perch io da uno scrittore mi aspetterei un canone, da un critico una teoria, e qui
mi sembra tutto capovolto.
mi piacerebbe sapere cosa ne pensate di questo - magari riesco a capire se non abbia fatto casino e
travisato le vostre posizioni.
grazie
giuseppe
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 3:54 pm da giuseppe zucco
62

Scusate ma questa discussione me ne ricorda unaltra su Nazione Indiana a proprosito di NIE e


dintorni, dove anche l alla fine ci si prendeva a mazzolate. Mi sembra che si tenda a considerare il
passato una sorta di mitica et delloro, una sorta di paradiso terrestre della produzione e della
circolazione letteraria, come se in questo fantomatico passato il pubblico di lettori fosse fatto da
milioni di eruditi e fini degustatori della letteratura alta. Un paese in cui la stragrande maggioranza
dei cittadini era analfabeta, vorrei ricordare. E non si parla di preistoria ma del novecento. Sulla
politica editoriale quoto Gianno Biondillo. Ma per favore non venitemi a dire che una volta s che la
grande letteratura (ma cos sta grande letteratura?) era a portata delle masse o che avesse pi
probabilit di arrivare a enormi quantit di lettori . Eddai, eh, non prendiamoci in giro.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 4:09 pm da paola signorino

Si richiede una precisione filologica (il numero esatto delle pagine di Wu Ming, addirittura: ricordo
vagamente che era un mattone, me lo prest un amico, lo lessi effettivamente ben oltre la pagina 60
test ricordata, citando una discussione che non scolpita sul marmo, ma divulgata via Fb, e
dunque suscettibile di evoluzioni ulteriori), entro un thread come questo, in cui sono le stesse
categorie di base ad essere evocate impropriamente. La letteratura, la letterariet: e vogliamo,
allora, perch no, recuperare il concetto pi ampio di artistico? Possiamo ancora distinguere una
crosta dilettantesca da un quadro di Kiefer? S, vivaddio, possiamo. Non si capisce perch rispetto
alla letteratura (letterariet, valore artistico) si debba essere cos tolleranti.
Mi viene cos difficile tornare su punti per chi ha letto e postillato non dico Spitzer o Contini, ma
anche solo (chi uno che possiamo aver letto tuttiBarthes?), sono labc di una qualunque
discussione, ma pazienza. Veniamo allesempio, allora, il copiaincolla lo so esercitare anchio:
Che fu trascorso quellistante di opacit, subito le schermo riprese la sua funzione ma pi vivido,
cangianti le ombre, psichedele di memorie proiettate, pervadente loblo tecnicolore, che gemina
lucendo in un sol punto, un punto solo la sua ansia e placa. Si scost un istante da quel punto, in
cui ella poteva avere limpressione di dominare il seriale anfiteatro del monitor; per incappare
quindi nel bulbo della camera rotante l pure, in sala di controllo, inaccessibile scrutante sul
deserto intermittibile delle cose in un quadro. Suo minimo punto di strizza nel cuore, aggrappatasi
al guscio della tuta nera di Magoga, cos che le parve squittire, pupille puntasse allora
sullintermittente a lei occhioso semicerchio degli schermi.
Ora, signori Wu Ming, loro estimatori aprioristici e sostenitori a spada tratta: una differenza tra
lincipit postato pi sopra, dei Wu Ming medesimi, e questo passo la vedete o no?
Se non la vedete, occorre tornare di corsa sui banchi di scuola, e siccome qualcuno metteva in
dubbio le mie capacit pedagogiche, vediamo se qui mi riesce di dare un bignamino essenziale di
stile.
Perch il passo che ho riportato, di cui per il momento non dico la provenienza, lo considero
letterario, e quello di Wu Ming no? In ordine non di priorit ma di evidenza:
1) il ritmo, la sintassi: una prosa evidentemente, immediatamente alta (senza essere per
belletterista), che crea un disturbante effetto di disorientamento invece che il pacificato dominio
affabulatorio (e pacificante) del reale da romanzo seriale, grazie a una estrema mobilit (da un
tempo allaltro, da una percezione alla successiva, entro un cronotopo comunque incerto e
misterioso), musicalit e coerenza (ed evidente che la sintassi nel suo complesso non si esaurisca
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certo nellutilizzo di UNA subordinata temporale ogni tanto, il che OVVIAMENTE inevitabile.
Quando parlo di sintassi parlo di andamento ritmico, di una prosa che bisticci con le attese del
lettore e lo solleciti effettivamente a entrare nel testo, e attraverso il testo in un mondo in questo
caso il mondo caro allautore della multimedialit e della vita dello/ nello schermo - invece di
imporgli, ripeto, laffabulazione della paratassi paratassi come concezione ideale della scrittura,
non come PRESENZA CONCRETA DI SOLE PARATATTICHE, la qual cosa impossibile pure
per un maestro del genere come Ilvo Diamanti);
2) la ricerca in chiave espressionista che tocca la sintassi (linatteso pupille puntasse, dopo un
tempo narrativo come limperfetto, per fare solo lesempio pi eclatante) riguarda evidentemente
lambito semantico, del significato (cos la costruzione di immagini inedite come il seriale
anfiteatro del monitor), cos la morfologia e il lessico (le desinenze inattese di ombre, psichedele,
occhioso, intermittibile).
3) la forma: il brano lho isolato da una serie di micro sequenze narrative, che insieme determinano
narrazione, cio sviluppo, evoluzione, ma verso la complessit, non verso un andamento lineare
(lattesa, ovvia, banale, elementare, vetusta, corrotta, ammiccante, furba, facile, seriale TRAMA).
Potrei continuare per ore. Ma mi basta. Mi basta dire che il libro in questione Crema acida, che
lautore Tommaso Ottonieri, e che leditore Manni. La terza implica che il libro quei lettoriacquirenti di cui abbiamo parlato finora non labbiano mai nemmeno visto passare per sbaglio in
una qualche libreria che non fosse a Lecce (sede delleditore in questione) e che, di conseguenza,
lautore Tommaso Ottonieri non abbia potuto minimamente sognarsi di acquisire quel potere
contrattuale fieramente rivendicato dai signori Wu Ming, meno che mai accedere ai meccanismi
combinati dei premi.
Singolarmente, negli ambienti della critica e delle riviste, non vi nessuno che si possa permettere
di ignorare Ottonieri, il suo posto nella prosa degli ultimi direi trentanni, dal momento che il suo
esordio (che vi risparmio, perch se lincipit di Wu Ming era letterario, quello delle Memorie di un
piccolo ipertrofico potrebbe seriamente spaventarvi).
Questo per me un problema. E quando qualcuno, nel thread (chiedo scusa se non ricordo chi) mi
chiedeva come si fa a fare in modo che Bachtin o in generale la teoria letteraria diventino
patrimonio di tutti, la risposta elementare, ovvia come la trama di un romanzo seriale: esistono le
istituzioni, la formazione al gusto (che non il giudiziuccio estemporaneo dei fanatici del web, ma
lesito di un discorso culturale e sociale) pu e deve passare ancora attraverso le universit e la
scuola. Il problema che fino a qualche tempo fa passava anche per le terze pagine e leditoria (e lo
stesso Franchini nel doc di Andrea ricordava come un manoscritto potesse ricevere almeno tre
letture diverse, prima di venir pubblicato: oggi, evidentemente no), mentre oggi i contrappesi del
mercato si sono ridotti. Io ripartirei da qui, perch per me il problema questo: la confusion delle
persone, per dirla dantescamente, cio dei ruoli e delle funzioni (a costo di passare per elitaria,
reazionaria e tutti i nuovi epiteti che i signori Wu Ming sapranno generosamente trovarmi).
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 4:42 pm da Gilda Policastro

Lo scisma avvenne sulle Scritture. Non dovevano essere stampate, non dovevano essere tradotte.
Non dovevano essere lette.
Gliele dovevano spiegare loro, a quei cazzoni. Qual era la via per il paradiso. Cosa era giusto, cosa
sbagliato, cosa importante o bello o brutto.
Per un po di persone, di certo, quella era proprio let delloro.
Paola, pensa a un fabbro, oggi. Mestiere duro, salario medio-basso, considerazione sociale scarsa.
Eppure, duemila e pi anni fa, erano i detentori del segreto del fuoco, abitavano la caverna di
64

Vulcano. Un potere enorme.


Si pu avere nostalgia anche di chi non si mai stati.
E del tutto comprensibile.
L.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 4:43 pm da luca

( saltato lo spazio prima e dopo la citazione postata: spero questo non ne infici la possibilit di
lettura).
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 4:44 pm da Gilda Policastro

(ci sarebbe pure un bellettrista con una e in pi e una frase che non chiude, a un certo punto: riscusate).
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 4:53 pm da Gilda Policastro

@Vincent
non so se ero compreso nel PS, ma abbastanza plausibile e mi ci considero. Hai ragione
sullessere irritante, che di solito vengo qui per leggere cose interessante e dibattiti costruttivi
(come forse, dopo centinaia di commenti, questo comincia ad essere, fatto salvo qualche spiraglio
precedente), cui davvero non partecipo perch per quanto questo sia un semplice blog, cerco di
mettermi anche nei panni di chi legge, e non credo di avere in tasca cos tanti interventi illuminanti
da diffondere.
Detto questo, oggi strappo alla regola, perch da lettore mi sono sentito chiamato in causa, e mi
sono anche io irritato se i qui presenti critici, e non solo loro, vogliono dividere il mondo in
letteratura alta e tutto lo schifo rimanente un problema loro, di certo da lettore, che dovrebbe
venire educato da tali critici, questo atteggiamento mi sembra un voler tagliare i ponti. I WM
quando argomentano si fanno capire anche da me, WM1, che spesso esagera con i toni (ma in
buona compagnia), se cita lo fa dando spiegazioni (vedasi la discussione su Saviano su Giap).
Ora i critici dovrebbero capire che o pretendono di parlare ad altri critici e fini letterati che non
hanno per bisogno dei loro insegnamenti, oppure imparano a comunicare con noi lettori un filino
pi ignoranti . Inutile citare Bachtin senza spiegare. Anche se questo solo un blog, anche se il
loro solo un commento fra i tanti. Se vogliono salvare i mediocri lettori ed educarli, provino a
dialogare non posso dedicare tutta la vita a studiare, formarmi e approfondire, solo per poter
capire cosa dice un critico. E non tirando su un muro fra la mia ignoranza che mi porta a leggere
Proust ma anche WM, e la loro profonda cultura che si dialoga.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 4:58 pm da Pigna
65

In sostanza quella che stata mossa a WM una critica di tipo, diciamo cos, politico-letterario,
articolata in tre argomenti.
.
1) A prescindere da qualsivoglia tattica non-commerciale, orizzontale, partecipativa, antispettacolare messa in atto da WM, il nostro peccato originale sarebbe avere accettato la sfida del
mercato e le sue ferree logiche, divenendone cos complici e/o apologeti pi o meno inconsapevoli.
2) Il nostro saggio del 2008, New Italian Epic sarebbe altrettanto organico al peggiore
mercantilismo editoriale, poich svilupperebbe una teoria letteraria basata su ciofeche da
intrattenimento-indottrinamento, in questo modo nobilitandole (da cui si deduce - come fa notare
qui sopra giuseppe zucco - che lunica riflessione letteraria legittima sarebbe quella basata sulla
letteratura colta e di lite).
3) I nostri romanzi sarebbero testi non letterari, quindi anchessi annoverabili tra le ciofeche da
intrattenimento per gonzi e in tutto funzionali al sistema mediatico-mercantile.
.
Rispetto a questi tre argomenti Cortellessa stato pi volte sollecitato - e da diversi interlocutori - a
esprimersi in merito a quale sia la strategia dazione alternativa che lui indicherebbe nei confronti
del mercato editoriale e quale il canone di letterariet in base al quale formula il suo giudizio
(lasciando perdere la conoscenza dei testi giudicati che, almeno per quanto riguarda WM, ha
confessato essere scarsa).
E trascorso un giorno e mezzo e non ha MAI risposto.
.
Ora finalmente, dallaltra campana, ci giungono un esempio e un po danalisi testuale ( pur
qualcosa!). E unenunciazione dintenti strategici: occorre educare al gusto letterario, occorre
rendere colti i lettori ignoranti affinch i romanzi di Ottonieri (preso ad esempio tra i tanti) possano
campeggiare sui banchi delle librerie senza essere sommersi dalle ciofeche commerciali. In quel
radioso avvenire in cui il popolo sar stato educato, finalmente la letteratura alta surclasser la
letteratura popolare e i romanzi di Ottonieri (o chi per lui) andranno via come il pane al posto del
Codice Da Vinci.
Be, compagni commissari, rimboccatevi le maniche perch sar un lavoraccio. Far digerire la
pagina sopra citata alle persone che legittimamente vogliono ascoltare una buona storia senza
bisogno di un esegeta che gliela spieghi parola per parola sar davvero dura. Non mi meraviglio che
in trentanni, voi dellambiente delle riviste e della critica, non ci siate riusciti. E immagino s,
che sia un grosso problema. Chiss, magari abbastanza grosso da suggerirvi qualcosa.
Buona fortuna, comunque.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 5:13 pm da Wu Ming 4

@ Gilda. Pensavo che labc di una qualunque discussione fosse il rispetto per linterlocutore, non
la lettura di [nome a piacere]. Comunque, anzich soffermarmi sulle valutazioni del brano di
Ottonieri ti do ragione su un punto: un certo discorso ha smesso di passare attraverso le terze pagine
e ["certa" direi io] editoria.
Accettato ci, la smettiamo di dare la colpa al mercato e al popolo bue e alle tiv di Berlusconi e
valutiamo un po il percorso fatto dal discorso letterario in Italia negli ultimi tempi?
Metto l due parole per dirne i peccati mortali: irrilevanza e iperspecializzazione. Al di fuori di
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nicchie ecologiche ben protette, il destino di organismi con caratteristiche simili finire nei musei,
non riconquistare le terze pagine
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 5:18 pm da Paolo S

@ Gilda Policastro
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 5:19 pm da Anonimo

io faccio il portiere dalbergo e la differenza fra lincipit di altai e quello di ottonieri la vedo. mi
pare inoltre che luigi di ruscio fosse un autodidatta.
giusto per dire che non mi sembra che i qui presenti critici, e non solo loro, vogliono dividere il
mondo in letteratura alta e tutto lo schifo rimanente. come ha scritto pigna. vogliono solo
evidenziare che fra la mazzantini e djuna barnes c, c stata e ci sar sempre una enorme
differenza. wu ming 4 poco pi sopra dice che secondo lui la letterariet non esiste. non mi sembra
un gran messaggio da diffondere di questi tempi, ma tant. per qualcuno esiste, non solo per i
critici.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 5:25 pm da Alessandro Ansuini

@ Gilda Policastro
Perfetto. Ho colto il punto. Stiamo evidentemente parlando di due cose diverse. Io apprezzo la
narrazione di storie, il lavoro da artigiano dello scrittore, e credo che lo stile e la bella scrittura
debbano essere funzionali a quello che si vuole raccontare. Se quello che si vuole dire io sono la
bella scrittura, passo oltre. Lascio che siano gli addetti ai lavori a leggere e bearsi delle pagine che
non ho i mezzi per capire.
Magari evito di postarti un bellesempio di prosa che ho letto da poco e che si intitola Processo di
attivazione MVNO per clienti B2C e che, a un non-iniziato, pu dare unidea delle sensazioni che
danno certe pagine di ottima letteratura. Ottima, mi vien da pensare, proprio perch la massa non
ha gli strumenti per leggerla.
Lesempio che porti veramente parlante. Ma proprio tanto.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 5:27 pm da JohnGrady

Preciso che non sono ironico: mi auguro davvero di vedere il giorno in cui Ottonieri sbaragli Dan
Brown e faccio il tifo per lui. E lo farei anche per voi se solo dimostraste un po meno paternalismo
(o disprezzo?) verso il prossimo.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 5:29 pm da Wu Ming 4
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A onor del vero WM4 dice unaltra cosa: che fra lalto e il popolare ci sono infinite sfumature.
Ottonieri non WM, e va bene. Ma WM Volo?
Chi decide di navigare nel mare di mezzo non merita nessun apprezzamento?
Eppure il vituperato Dostoevsky e lo stesso Hugo erano tacciati dello stesso mortificante appellativo
dai letterati dellepoca.
Poi, veramente ve lo chiedo con tutto il cuore, basta con questa intolleranza alla trama, sa di
ridicolo. La Recherche ha una trama complessa e fitta (piena di ribaltamenti di campo, scene madri,
etc.) meglio di un romanzo di fantascienza!
(io poi sono intollerante anche allab-uso del concetto di scrittura consolatoria come insulto
daccatto. Basta, che palle. Insieme a non-luogo il topos di ogni intellettualismo de no antri.
Andate a dirglielo a Leopardi se la letteratura, anche la pi cupa e dispertata, non possa essere, anzi,
non debba essere ANCHE consolatoria).
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 5:35 pm da gianni biondillo

@ gianni biondillo
Anzi, alle volte la letteratura pu essere perfino terapeutica.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 5:39 pm da Wu Ming 4

@aldovrandi
Grazie!!!
Quel WM$ scritto col simbolo del dollaro fantastico: la spilletta con la svastica sul chiodo di
Sid Vicious e Johnny Rotten.
Sai chi sono, vero? Era roba fottutamente commerciale anche quella
Ma quella merda c chi la considera arte, proprio come Wu Ming. Fatevene una ragione. E non
siate invidiosi, fa male al fegato
http://www.youtube.com/watch?v=9RdCVx0V0YY
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 5:44 pm da Ocnup

Chi decide di navigare nel mare di mezzo non merita nessun apprezzamento?

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Certo che lo merita, ma wuming4 dice che il concetto di letterariet non esiste. e se non esiste, non
esiste il mezzo che dici tu, biondillo.
tutto uguale.
ma parliamoci chiaro: questa discussione fra wuming e i critici nasce dal fatto che loro vogliono il
patentino di letterariet e i critici non vogliono darglielo. a maggior ragione da quando se lo sono
appioppati da soli col NIE. ma chissenefrega ce lo mettiamo?
Sono daccordo che cortellessa e la policastro possano apparire indisponenti, lo sono eccome, ma a
wuming che gliene frega?
Puo essere che li abbiano letti e li abbiano trovati non letterari? perch qui che poi wuming4 si
inviperisce. dice che non hanno dato spiegazioni. le hanno date invece: secondo i loro gusti i
wuming non sono letteratura alta. Oh, mica hanno il libro delle verit in mano, la loro opinione.
a me sembrato di vedere giappone-paraguay in tv, non facevo il tifo per nessuno dei due.
ma non che per questo non so dellesistenza di cristiano ronaldo.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 5:52 pm da Alessandro Ansuini

[...] molto accesa che a tratti ha pure preso daceto. Il titolo del post di Loredana Lipperini
Letterariet e riporta un articolo uscito su Repubblica a ridosso della serata finale del Premio
Strega che, [...]
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 5:58 pm da Reading Makes A Country Great
goodthing.it

@Alessandro Ansuini
la differenza mi pare che non la metta in discussione nessuno, la questione che non solo chi scrive
(come fa notare biondillo), ma anche chi legge viene gettato in una massa indistinta di cui, me ne
dolgo e non sono ironico, finisco per fare parte. Almeno questo il messaggio che mi arriva, e al di
l dei proclami non percepisco la volont di aiutarmi a migliorare che i critici dovrebbero
dimostrare, credo (e loro dicono), ma solo quella di segnare il passo fra loro e il resto del mondo.
Daccordo, forse io sar sacrificabile e i critici guardano al futuro, ma mi sembra tanto che si
continui a dire come dovrebbe essere o, peggio, come avrebbe dovuto essere, senza operare
davvero per modificare le cose, mentre altri, magari sbagliando, ci provano.
Per inciso, la differenza la vedo anche io, forse perch anche io nel mio piccolo sono diciamo un
lettore autodidatta, ma lessere autodidatta pu implicare appunto che quelli che si erano posti come
formatori per migliorarmi non sono riusciti nel proprio intento (per i motivi pi disparati certo, e
non tutti riconducibili a loro).
Ai WM e a molti scrittori richiamati nel NIE, invece posso dire grazie, perch oltre a farmi passare
qualche piacevole ora, non solo di evasione, mi hanno fatto scoprire o ricordare dellesistenza di
altri autori pi alti, cos come da questa discussione me ne esco con un autore (Ottonieri) da
approfondire. Sono stati degli ottimi link in tal senso, che a noi fanatici del web piacciono molto.
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Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 6:08 pm da Pigna

Comprensibile il tuo punto di vista pigna, assolutamente.


Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 6:17 pm da Alessandro Ansuini

Ora, mi sembra che le posizioni siano abbastanza chiare (apparentemente, perch, tanto per dirla
una, il cinema della commedia allitaliana per un sacco di anni stato considerato dalla critica
cinema devasione, ma tant). Ritornando invece al documentario, che io ho visto, tra le cose
che mi hanno colpito c la mancanza della pars costruens. Voglio dire: il punto di vista di
Cortellessa (che entra nellinquadratura come Michael Moore, non a caso sopra citato) a tutti
chiaro fin dallinizio (non solo a parole, ma attraverso anche un chiaro uso dimostrativo del
montaggio), ma al di l del tono, diciamo cos, nostalgico (nei confronti di unepoca doro della
letteratura e della critica che sembrano essere tramontate - forse definitivamente?), dove stanno le
proposte? Butto l due cose a caso: nel documentario in questione non si fa menzione di internet o
del compito importantissimo che dovrebbero rivestire le biblioteche, ad esempio, per quanto la
carne al fuoco sia tanta (troppa direi). Ecco, se sulla letterariet non esiste una definizione
assodata, su questo mi piacerebbe sentire lautore
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 6:29 pm da Simone Ghelli

Quindi secondo la dott.ssa Policastro una trama lineare non indice di letterariet, una trama
complessa (sviluppo, evoluzione, verso la complessit) s.
Quindi un thriller molto intricato pu ambire a uno status di letterariet?
Senzaltro no. Quindi sufficiente che la trama non sia lineare?
Oppure la trama stessa a non essere letteraria?
In quel caso non dovrebbe considerarsi letteraria gran parte della produzione romanzesca del 700 e
dell800, tranne forse il Tristram Shandy.
Per anche il ritorno alla trama una scelta estetica consapevole degli scrittori per rappresentare il
contemporaneo, anche quello lesito di un discorso culturale e sociale.
Invece il criterio di valutazione esclusivamente formale qui usato data agli anni 70, considerato che
era quello che utlizzavano gli strutturalisti.
Chi che non tiene conto della contemporaneit, dunque? I critici reazionari qui intervenuti. E dato
che reazionario un termine che viene accettato da chi ha esposto il punto di vista appena
menzionato, mi sembra che a qualche conclusione si sia arrivati.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 6:29 pm da :A:

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Ci si lamenta sempre che il romanziere moderno non nutre speranze e che il mondo da lui dipinto
insopportabile. Lunica risposta che chi non nutre speranze non scrive romanzi. Scrivere un
romanzo unesperienza terribile, durante la quale spesso cadono i capelli e i denti si guastano. Mi
manda sempre in bestia chi insinua che lo scrivere narrativa sia una fuga dalla realt. invece un
tuffo nella realt ed davvero traumatizzante per lorganismo. Se il romanziere non sostenuto
dalla speranza di far soldi, deve essere almeno sostenuto da una speranza di redenzione, altrimenti
non sopravviver alla prova.
Chi senza speranza non solo non scrive romanzi, ma, quel che pi conta, non ne legge. Non ferma
a lungo lo sguardo su nulla, perch gliene manca il coraggio. La via per la disperazione rifiutare
ogni tipo di esperienza, e il romanzo senzaltro un modo di fare esperienza. La signora che
leggeva solo libri al fine di migliorarsi aveva intrapreso una rotta sicura ma senza speranza. Non
sapr mai se migliorata o no, ma dovesse mai per errore capitarle di leggere un grande romanzo,
non potr non accorgersi che le sta accadendo qualcosa. ()
La mente che sa capire la buona narrativa non di necessit quella istruita, ma la mente sempre
disposta ad approfondire il proprio senso del mistero attraverso il contatto con la realt, e il proprio
senso della realt attraverso il contatto con il mistero. La narrativa dovrebbe essere oculata e
occulta. Per gran parte della critica popolare, vale lopinione che la narrativa debba avere al centro
lUomo Medio, e dipingere la comune vita media di tutti i giorni; mentre ogni scrittore di narrativa
sarebbe tenuto a riprodurre quello che veniva chiamato uno spaccato di vita. Ma se fossimo
soddisfatti della vita in quel senso, non avrebbe alcun senso produrre letteratura.()
Negli ultimi ventanni i college hanno posto in tale rilievo i corsi di scrittura da dare quasi la
sensazione che qualsiasi imbecille con un talento da quattro soldi possa uscire da un corso simile in
grado di scrivere una storia in modo abile. In realt, sono cos tanti ora a saper scrivere storie in
modo abile che il racconto come mezzo espressivo corre il rischio di morire di abilit. Vogliamo
labilit ma, da sola, mortale. Necessaria la visione che laccompagna, e non la otterrete da un
corso di scrittura.
Flannery O Connor
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 6:55 pm da valter binaghi

Quando i critici smetteranno di fare autopsie ai testi e mostreranno di avere e sapere infondere nei
lettori la ricerca di una visione (che in ogni opera diversa), accettando lo sforzo estenuante e
mai risolto di tradurla in parole anzich innamorarsi del proprio bisturi praticando sempre il
medesimo taglio, allora li prenderemo sul serio.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 7:01 pm da valter binaghi

Nessuno pu dimenticare quei professori che ti hanno fatto odiare i libri pi belli, con tutte le forze.
Nessuno pu dimenticare quelli che sono riusciti a farteli amare, uscendo fuori dal dovere,
dallastrazione, facendoli sentire utili e necessari a te. Nessuno.
Balzac, Dostojevsky, appunto, e pure quella merdaccia rockstar di Mozart, altro che Kiefer e le
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croste.
Se uno mi mostra lingrandimento di un lembo di pelle e me lo descrive come la donna pi bella del
mondo, lui il cialtrone e non io che non capisco. Non si rende un favore a Ottonieri, non si fa
venire voglia di leggerlo, con quattro righe incomprensibili prese alla cazzo, solo per fare lesegesi
sborona. E solo e sempre di s che si sta parlando, di quellego ipertrofico che vuole il posto
davanti nella foto. Non dellamore, della passione che la lettura di Ottonieri ci ha suscitato, perch
stato importante per noi, e potrebbe esserlo per altri.
Signori, merda. Io la chiamo cos.
Qualcuno, abbastanza a sproposito, ha usato la metafora calcistica, materia su cui sono ferrato a
sufficienza. Ne approfitto.
Al tempo, parecchio ormai, a Napoli li chiamavamo giocatori di villa, inutile che vi spieghi
lorigine di quel nome.
Erano quelli che facevano mille palleggi senza farla andare per terra, la mossetta, il tacco, la finta,
quando stavi per strada, o in un cortile. Dei veri fenomeni. Poi li mettevi in campo e pluff, niente
corsa, niente visione, mai un passaggio azzeccato o un tiro da venti metri. Sempre con le mani sui
fianchi e quellaria da siete voi che non siete buoni.
Si trattava delle pippe pi grandi, che i terzinacci presunti scarsi cancellavano dal campo.
Ecco, il campo che conta. Solo quello. Quanti palleggi fai con la testa mi frega una mazza. Chi
non capisce niente di calcio pensa che Maradona sia stato un grande proprio per i colpi di tacco e le
rovesciate.
Al contrario. Lo stato perch, in squadra con lui, delle mezze ciofeche diventavano campioni.
L.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 7:17 pm da luca

@ Giuseppe Zucco
Grazie per i toni, intanto. Poi: io tutto ho fatto meno che stilare un canone. Ho snocciolato in due
minuti i primi diciassette titoli che mi sono venuti in mente, che sono senzaltro tutti libri che amo
ma non sono ovviamente gli unici - cos come non tutti questi titoli li amo nella stessa misura. E
lho fatto con un fine preciso. Mi stato chiesto con insistenza da Wu Ming 4 un enunciato di teoria
letteraria in grado di dar conto della mia idea di letterariet, e io ho risposto che per fare una
sintesi del genere non basterebbe (a me) una vita di studi. Ai suoi colleghi WM invece sono bastati
alcuni mesi di discussione on-line; benissimo, ai posteri la sentenza al riguardo.
Invece ho raccolto la sollecitazione di un altro commentatore, mi pare Aldovrandi, il quale diceva in
sostanza: al di l della definizione di letterariet, non ci vuole poi tanto a distinguere una ciofeca
da un testo letterario, basta metterli luno fianco allaltro e la differenza basta agli occhi (anche
senza aver letto Bachtin, @ Pigna; ma laver letto Bachtin - e numerosi altri - aiuta a rendersi conto
e a spiegare perch uno di quei testi sia diverso da una ciofeca, e con essa inconfondibile). Poi lo
stesso Wu Ming 4, dopo che - preso da un eccesso polemico - ho tirato in ballo un testo, Altai,
che non ho letto, e un altro che non ha letto lui, mi ha scritto testualmente: Purtroppo non ho letto
Cristi polverizzati. Puoi fare unaltro [sic] accostamento cos capisco cosa intendi?. E io appunto
ho snocciolato quei titoli, che evidentemente non sono un canone - ma una serie di esempiaccostamenti. Purtroppo Wu Ming 4 non ha ritenuto interessante commentare o discutere la scelta
di questi testi, s limitato a dire (usando lesempio fatto non da me ma da Gilda Policastro) che far
digerire sta robaccia illeggibile al posto di Dan Brown sar un compito improbo - dal quale lui ad
ogni buon conto si astiene volentieri.
Il che mi d agio di rispondere a unaltra tua sollecitazione. Chi lha detto che una teoria letteraria
non si fonda - non deve fondarsi - su esempi letterari? Tu fai gli esempi di Eco e Barthes; ma sia
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luno che laltro non hanno fondato teorie letterarie sul catch o la Citroen o il tour de France: hanno
su questi esempi, come tu correttamente ricordi, fondato teorie della comunicazione. Quando hanno
scritto dei saggi sulla sopravvivenza delle teorie tomiste nella cultura letteraria contemporanea o su
una possibile lettura ipersegmentata e non lineare del testo narrativo non hanno evocato Nantas
Salvalaggio o Giorgio Scerbanenco, hanno scritto Le poetiche di Joyce (Eco) e S/Z che lanalisi di
una novella di Balzac (Barthes).
Una teoria letteraria si fonda, mi si perdoni la tautologia, su testi letterari. E quella del New italian
epic non una teoria della comunicazione, una teoria letteraria - e una proposta militante di
valori letterari. Alla quale infatti io e altri abbiamo contestato che i testi su cui si fondava, nella loro
stragrande maggioranza, molto semplicemente non erano letteratura - ma unaltra cosa.
Ecco un esempio di confusione di piani. Ma non nellocchio di chi legge, in questo caso; bens
nella mente (e negli intenti in tutti i sensi politici) di chi scrive.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 7:18 pm da Andrea Cortellessa

Spesso si d alla parola letteratura una valenza positiva: un bel romanzo letteratura, un
brutto romanzo non letteratura; un articolo assai ben fatto pu essere considerato letteratura
(specie se il suo autore, magari, pubblica anche opere di finzione): vedi gli articoli di Buzzati ecc.
[...] Trovo - sinceramente - un po bizzarro confondere un puro e semplice lavoro tassonomico, con
il quale si stabilisce se un certo oggetto appartiene a una certa specie o a una certaltra specie, e il
lavoro del giudizio, con il quale si dichiara se si ritiene un certo oggetto, indipendentemente dalla
specie alla quale appartiene, bello o brutto, buono o cattivo eccetera.
Parole di un cristallino Giulio Mozzi, prese da qui:
http://www.stradepossibili.it/?p=518
Queste parole le citai lanno scorso per aprire la mia confutazione della fallacia Non letteratura:
http://www.carmillaonline.com/archives/2009/02/002945.html
La stessa fallacia che sta alla base di molte pseudo-argomentazioni qui.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 7:49 pm da Wu Ming 1

Non si rende un favore a Ottonieri, non si fa venire voglia di leggerlo, con quattro righe
incomprensibili prese alla cazzo, solo per fare lesegesi sborona. E solo e sempre di s che si sta
parlando, di quellego ipertrofico che vuole il posto davanti nella foto. Non dellamore, della
passione che la lettura di Ottonieri ci ha suscitato, perch stato importante per noi, e potrebbe
esserlo per altri.
Quoto questo passaggio di Luca, la spocchia non aiuta.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 8:16 pm da Anna Luisa

@ Andrea Cortellessa

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Padronissimo di continuare a fare il furbo e a svicolare. C una differnza enorme tra il mio
atteggiamento e il tuo: tu giudichi Altai non letteratura senza averlo letto, io non parlo di Cristi
poleverizzati proprio perch non lho letto. Chiunque qui pu giudicare quale dei due atteggiamenti
sia pi corretto.
Tu hai snocciolato alcuni titoli, con un approccio empirico che mi piaciuto e lho scritto. Lo hai
fatto per sostenere che quei titoli sono letteratura (non bassa o alta, ma letteratura tout court) al
contrario di altri che non lo sarebbero. Alla domanda sul perch i titoli da te elencati sarebbero
letteratura e altri no, rispondi dicendo che evidente, non c bisogno di dirlo, basta accostare i testi
e la differenza tra letteratura e non letteratura salta agli occhi. Agli occhi di chi? Lautoevidenza
non un criterio di valutazione o di classificazione, a meno che non si stia parlando di gusto
personale, dal quale per non si possono derivare patenti di alcun tipo.
Qualunque insieme per poter essere difinito tale ha bisogno di un criterio. Non sono io che non ho
ritenuto interessante discutere la tua scelta, sei tu che non sei stato in grado di motivarla. Troppo
facile cavarsela dicendo che non basterebbe una vita per farlo, perch ancora un modo di non
rispondere. Se per dire una cosa non ti basta la vita intera, allora stai zitto e non pretendere di dare
patenti di letterariet. E soprattuto smetti di rigirare la frittata perch inizi a diventare patetico.
Almeno quellaltra lo ha enunciato il suo criterio: la letteratura non centra con la narrazione, non
deve attingere al potere consolatorio delle storie, n avvalersi di una prosa lineare. Vedi, non ci
vuole tanto?
C unulteriore questione su cui non mi hai risposto.
Per quel poco di letteratura che ho letto e studiato, ho potuto constatare che nella storia la letteratura
alta e quella bassa si sono sempre contaminate a vicenda e che esiste quindi un largo spazio
intermedio. Che ne facciamo di questarea di confine? La dividiamo in due con la Road Map, o di
qua o di l? Chi fa lo smistamento?
Quando avrai voglia, con calma, restiamo in ascolto.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 8:40 pm da Wu Ming 4

@Cortellessa
non ci vuole poi tanto a distinguere una ciofeca da un testo letterario, basta metterli luno fianco
allaltro e la differenza basta agli occhi (anche senza aver letto Bachtin, @ Pigna; ma laver letto
Bachtin - e numerosi altri - aiuta a rendersi conto e a spiegare perch uno di quei testi sia diverso da
una ciofeca, e con essa inconfondibile)
continua a restare sul tavolo due questioni: 1) non tutto ci che non un testo letterario una
ciofeca (e comunque secondo quale metro di giudizio?), eppure restringendo il campo a pochi testi
eletti, si finisce per forza a indicare il resto come ciofeca. Non credo sia cos.
2) io sono uno di quei tanti che non stato educato a pane e Bachtin, se lo avessi letto, insieme a
numerosi altri, forse la mia analisi sarebbe meno semplicistica e capirei meglio il discorso (forse
non chiederei secondo quale metro di giudizio?, ma forse non avrei neppure bisogno del discorso
e di chi lo fa). Se Bachtin aiuta a spiegare, spiegate magari citandolo, ma non usatelo come
feticcio. Anche se presumete che il vostro interlocutore diretto non ne abbia bisogno. Siamo su un
blog aperto a tutti, non state discutendo/litigando privatamente con i WM e gli altri autori
intervenuti.
Se volete davvero educare i lettori cercate di non distanziarvi troppo da loro, ma di venirgli
(venirci) incontro. Trovo pi probabile che i lettori cerchino i libri e non i critici, quindi se volete
raggiungere i lettori approfittate anche delle occasioni fortuite, tipo questa. Perch altrimenti
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davvero, si evince che dividete il mondo fra testi letterari e ciofeche, e i lettori fra quelli alla vostra
altezza e tutti gli altri.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 8:53 pm da Pigna

E uno sforzo titanico quello di voler decidere, di anno in anno, cosa sia letterario e cosa debba
essere ascritto al complesso gioco del mercato editoriale. Un nominalismo impotente che non
risolve quasi nulla, se non il comprendere, dal punto di vista umano, le eventuali critiche al Croce.
E che possiamo badare solo alla poesia? Magari individuando due righe in una produzione
sterminata? Ma che ti dice la capoccia Bened?. Meglio andare a spanne per individuare la
letterarariet. Pi facile, non bisogna leggere necessariamente tutte le opere, si procede autore per
autore. Tu sei letteratura e tu no. E se qualcuno prova a rispondere: fai come ti pare, la penso in
un altro modo, lesaminatore della letterarariet - a questo punto assimilabile a quello della
motorizzazione - sinalbera pure. Ma come ti permetti. Bocciato!.
Sar che, secondo il mio modestissimo parere, anche ci che appare anti-mercato mercato. Laltra
faccia, ma della stessa identica medaglia. Forse per questo ogni combutta (o discussione) sembra
che si svolga allinterno di un recinto. Chi prova a restituire la realt, e i Wu Ming lhanno fatto pi
volte in questa discussione, viene richiamato a delle regole sconosciute ai pi. Come se, nella storia
della letteratura, non si siano dovuti misurare tutti con il mercato editoriale. E pensare che quel
poveraccio di Jauss si sar scervellato per inventare il cambio dellorizzonte dattesa. Come se
Flaubert, nel 1858, costretto ad osservare il successo di Feydeau, non avesse mai, almeno per un
momento, pensato che Madame Bovary sarebbe caduta nel dimenticatoio. Cera qualcuno allora a
dirgli non ti preoccupa Gustav, che la Bovary rientra nella letterarariet? Qualche amico, tuttal
pi. Se ne sono accorti, lui e gli altri, con il tempo, con le polemiche, con levolversi del gusto dei
lettori.
Insomma, compagni, perch tanta fretta?
Non so, oggi, se i Wu Ming rientreranno mai nella letterarariet. E se con loro ci rientreranno
Baricco, Lucarelli, Evangelisti, Pennacchi, la Avallone, Saviano, Pavolini, Pascale o se invece
bisogner aspettare lavvento di Vattelappesca. So soltanto che ci sono libri che vendono di pi e di
meno e questa classifica non coincide sempre con i miei gusti. Qualcuna delle opere che ho letto
hanno cambiato i miei orizzonti dattesa, altre no. Alcune ho ritenuto opportuno studiarle, altre
nemmeno le ho finite di leggere. Dice: ma tu non fai il critico. E perch il critico ha lesclusivo
compito di mettere etichette sulle opere?
Ai Wu Ming ascrivo un grande merito: esser stati tra quegli scrittori che hanno provato a
ragionare sulle loro opere e sulle opere dei loro contemporanei. Provando a fare critica letteraria,
mettendosi in gioco e aspettando contributi per poter arricchire o modificare o asciugare la loro tesi.
E dico questo pur non essendo daccordo con tutto quello che dicono nel saggio New Italian Epic.
C un metodo democratico che - questo s - prevede certe regole. Viene usato per le nuove scoperte
scientifiche e credo possa essere applicato, con grande fortuna di tutti, alla letteratura. Si polemizza
in base ad osservazioni puntuali e precise, frutto di uno studio meticoloso.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 9:00 pm da glanzid

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@ andrea cortellesa
hai ragione tu, magari mi sono fatto prendere la mano, tralasciamo questa cosa del canone,
davvero troppo esiguo il tempo e lo spazio perch tu, come altri commentatori, possano dare la
formulazione di una teoria (al massimo dimmi tu cosa lkeggere di tuo per recuperare una visione
pi ampia). quello che volevo dire quando ho preso come esempio eco e barthes, che si pu fare
teoria, in questo caso teoria letteraria, analizzando non solo i cosiddetti capolavori, ma guardando
attentamente come sono costruite le ciofeche, come dici tu, i prodotti squisitamente commerciali,
o gli errori, i passi falsi, gli aborti che esistono in tutti i campi, compreso quello amplissimo della
letteratura.
poi chiaro: una teoria letteraria si fonda su esempi letterari, anche se non farebbe mai male
conoscere cosa avviene in altri campi - chess, al cinema, o nelle strutture del web - a volte i
processi in atto, aggregati sotto il cosiddetto spirito del tempo, possono emergere con
caratteristiche simili in tutti i campi.
quanto a eco a barthes, con i loro studi, loro contribuiscono a costruire ed ampliare non
semplicemente le basi di una disciplina, ma di una metadisciplina, la semiotica appunto, che una
volta costruita pu essere usata tanto per decostruire e comprendere la pubblicit della citroen, tanto
per capire come funziona omero o joyce o balzac. nel caso di eco poi, la cosa abbastanza
lampante, soprattutto quando d vita ad una semiotica del testo: ogni cosa testualizzabile, e
allinterno degli infiniti oggetti testuali, siano essi libri o confezioni di yogurt, si possono
rintracciare sempre anche se con declinazioni e gradi differenti alcune retoriche e mitologie
costanti. se poi si considera greimas o genet spostando tutto sulle narrazioni profonde che
presiedono i testi, la cosa si fa ancora pi interessante.
per la cosa che mi piace, e che mi sembra emergere anche dal tuo elencare i libri, credo sia il fatto
che nei campi delle scienze umane, dove la teoria critica della letteratura compresa, i testi non
discendono dalle teorie, ma sono le teorie a discendere dai testi, e questo secondo me un
passaggio fondamentale. la semiotica nata cos, e per questo motivo si sviluppa e si trasforma,
perch non fissata una volta per tutte, ma in alcuni aspetti cambia e si complessifica secondo ci
che si trova ad analizzare. credo allora che anche la teoria letteraria debba correre questo rischio,
altrimenti rischia di perdersi per strada la novit, sia essa positiva o negativa, delle cose che
succedono o stanno per succedere nel campo della letteratura contemporanea. faccio un esempio
provocatorio, ma lontano dalla letteratura, tanto per capirci: se non fosse arrivato truffaut e tutti gli
altri, forse hitchcock non sarebbe stato riconosciuto per quel grande regista che . ovviamente non
sto paragonando hitchcock a nessuno dei presenti qui. sto solo dicendo che a volte arroccarsi sui
principi, crea fedelt ai principi stessi, ma non comprensione del mondo. ma questo un discorso in
generale, non conosco cos bene la storia di chi ha scritto qui per avanzare critiche puntuali: una
cosa che mi piaceva ricordare.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 9:22 pm da giuseppe zucco

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[...] dal noto critico letterario Andrea Cortellessa e dal regista Luca Archibugi. Sul blog
Lipperatura (curato da Loredana Lipperini) in corso un dibattito piuttosto acceso proprio sui
temi [...]
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 9:30 pm da Scarpa ad Affaritaliani.it: Allo Strega voto
per Pavolini Internet Slowbookfarm

La conversazione mi pare migliorata nellultima trentina di commenti o gi di l, spero che continui


lungo questi binari.
Ringrazio Gilda Policastro per aver riportato lo stralcio, stupendo, di Ottonieri, cerco di recuperare
il volume quanto prima perch anche solo quelle poche righe mi hanno impressionato. Grazie anche
a Cortellessa per aver elencato (alcuni) titoli che non conoscevo e sui quali ora cercher di indagare
pi a fondo: fosse anche solo per questo innesco di curiosit sono pi che contento di aver letto tutti
i commenti da cima a fondo
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 9:44 pm da Elvezio

@Andrea Cortellessa
Se a lei non basterebbe unintera vita di studi evidentemente perch per lei impossibile farlo,
non perch la vita finisce, o perch potrebbero finire i testi da studiare, ma per come fatto lei e
come si strutturato il suo modo di pensare. Oppure lei pu trovare gi adesso unidea di
letterariet prendendo spunto da ci che ha gi studiato e\o da ci che sente. In ogni caso stiamo
parlando di unidea arbitraria, non di una teoria scientifica ( e qui penso stia un problema di fondo,
pensare che si possa parlare di scienze umane ) fondata su un insieme di opere prese in un
determinato periodo di tempo. La letterariet come dio, ha bisogno di molti che credono o credono
di crederci, di ministri che fanno da intermediari, e pu anche essere positivo, ma sempre di unidea
inventata si tratta. Ma a parte tutto questo, non sono molti a pensare che tutto uguale a tutto, io se
vuole posso anche accettare la sua idea di letterariet, o quella di altri, ma ritorniamo alla fede e ai
suoi meccanismi. Invece un problema sentito da quasi tutti quello della distribuzione delle opere
letterarie, della possibilit per la gente di venirne a conoscenza e di quella per gli autori di riuscire a
mantenere la propria autonomia in un tempo in cui il mercato la mette in discussione. Ma questo
che centra con la letterariet? Nessuno ormai combatte efficacemente mcdonalds dicendo che il
cibo fa schifo ( come gusto ) ma mostrando le conseguenze di certo tipo di produzione alimentare.
Questo discorso con i libri non si pu fare, e io non sono in grado al momento di pensare ad altre
strategie.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 10:45 pm da paperinoramone

Grazie a lei, Elvezio: la conquista di un nuovo lettore per libri non ovvi, non commerciali, non
impilati, come si dice, nei supermarket del consumo, fa sempre un gran piacere.
Il problema che la finta democrazia della rete, insieme ovviamente allo strapotere del mercato, ha
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fatto saltare i ruoli e le gerarchie, e se prima per parlare di letteratura autorevolmente bisognava
minimo collaborare con un periodico o la terza pagina di un giornale, se non avere una cattedra
universitaria, e comunque rispetto al critico come sapiente (per usare un termine di Fortini) si era
normalmente in soggezione se non si possedevano le sue conoscenze, le sue letture, i suoi strumenti,
adesso il critico (quellessere ripugnante) deve quasi vergognarsi lui, di possederle, quelle letture,
quelle conoscenze, quegli strumenti. Tacerle, dimenticarle, ridimensionarle ogni volta. Perch la
letteratura non esiste, perch non esistono criteri di selezione/valutazione/giudizio condivisi da una
comunit, ce li siamo inventati io e Cortellessa, a seconda degli autori che ci piacciono, che sono di
solito quelli illeggibili, che non possono piacere alle masse e che dunque non diventeranno mai Wu
Ming.
S.
Forse anche in questo caso conviene ribadire lovvio. Chi afferisce a un ambito in cui la letteratura
una professione (e dunque oggetto di insegnamento o di studio) non distribuisce le patenti di valore
in base a un suo gusto personale, vale a dire il capriccio di un momento. Chi fa della letteratura
loggetto della propria riflessione critica opera in un ambito sociale, a cui indirizza in primo luogo il
proprio discorso. Esiste una comunit di riferimento (costituita non solo dai lettori comuni come
vuole una vulgata demagogica, ma anche dagli altri critici, io direi soprattutto), non ci si sveglia una
mattina e si decide se Altai un capolavoro o una ciofeca in modo gratuito ed estemporaneo, a
seconda dellumore del risveglio o la simpatia personale.
No.
Lesercizio critico che ho fatto prima sul testo di Ottonieri serviva a smentire che lo stile di Wu
Ming fosse uno stile letterario: il sottinteso (ovvio anche questo, per me, ma conviene ribadirlo
vieppi, a quanto pare) che Ottonieri non uno scrittore di qualit perch scrive in quel modo l
esercitando la sua ars visionaria senza approdare a nessun significato. Mi pareva di averlo scritto,
ma lo ribadisco: il tema di Ottonieri (uno dei temi) la vita dello schermo, il disorientamento
dellidentit di fronte al dilagare delle esistenze multiple e virtuali. Questo disorientamento, non
dir i Wu Ming, ma uno scrittore da libro seriale e commerciale, lo render in un modo piatto e
attesamente descrittivo (ad esempio: sullo schermo scorrevano immagini fatte cos e cos, dir lo
scrittore seriale), Ottonieri lo racconta, lo suggerisce, lo evoca, lo riformula, lo indaga, lo svela, lo
mette in forma sulla pagina. Ora, lesercizio critico non unapplicazione sterile di formule datate o
regolette per far rientrare il testo in una griglia o escluderlo da essa (questo, s, molto strutturalista,
molto anni Settanta): , piuttosto, la modalit attraverso cui il testo pu esprimere tutte le proprie
potenzialit, proprio perch difficile, e proprio perch richiede uno sforzo di concentrazione e di
comprensione da parte del lettore; e un testo letterario pu arrivare a trasmettere dei significati
complessi che hanno a che fare col mondo in cui si vive (lho detto o no, che il tema di Ottonieri
la vita dello schermo: non mi pare che ci riguardi una bella pagina, ma la vita di tutti noi, visto che
in questa discussione non siamo n a un convegno, n in un salotto, come molti ricordano, ma
proprio davanti a uno schermo) in maniera molto pi fedele al reale di quanto lo sia la fiction
concepita secondo i modi tradizionali, che non stimola riflessione, ma, per lappunto, consola e
appaga (cio non suscita domande, non stimola curiosit, non incrementa la sete di sapere: ne
coltiva lillusione). Sono per lo straniamento, a tutti i costi: le masse non si emancipano leggendo le
ciofeche a loro accessibili, perch tra leggere una ciofeca e non leggere, ma stare al bar con gli
amici, per me non c nessuna differenza: anzi, al bar si impara di pi. Le masse di lettori (io
continuerei a chiamarli acquirenti, per, perch se tutti quelli che comprano i libri li leggono anche,
non mi spiego poi come mai si sappia scrivere e parlare solo in modo sciatto e volgare, persino i
sedicenti scrittori) devono sapere (dalla scuola, dalluniversit, dai giornali, dai dibattiti nella
rete, perch no) che c differenza eccome tra un libro di qualit e un libro-yogurt a scadenza
ravvicinata. Soprattutto, devono avere la possibilit, prima ancora che la capacit, di misurarsi con
qualcosa di diverso: lasciamo che Ottonieri in libreria ci possa almeno arrivare in una singola copia,
non dico impilato, e non perch catturi le masse, appunto, ma perch sia a disposizione di chi vuol
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leggere, ogni tanto, un autore, e non sempre appagarsi (consolarsi? Leopardi? Mah) del solito
vasetto.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 11:01 pm da Gilda Policastro

Io non mi farei infinnocchiare piu di tanto. Superati tutti gli esami per il pedigree, letterarieta o
meno, Cortellessa crede che si debba arrivare ai fantomatici famosi 5.000 lettori forti per essere
presi in considerazione come autori degni di un qualche interesse critico. E in Italia 5.000 copie non
le vende quasi nessuno. Letterarieta o meno. Chiedete a Biondillo. Resta il fatto che oggi i grandi
scrittori letterari da 5.000 copie non fanno piu notizia e non sempre ancora catalogo nelle grandi
case editrici. Un dramma.
Quando cita Crema Acida, mi stupisce invece la Policastro, a cui allora consiglierei di leggere,
sempre della Manni, Mucca tagliata cavallino. Ma sono sicuro che non possa farlo: deve esserci una
discriminante Metodologica.
E allora godetevi i vostri approcci.
Discussione, comunque, ripeto, televisiva. Con qualche piacevole sorpresa.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 11:27 pm da AMA

@ Policastro
Ottonieri lo si ordina online. Siamo seri. E tu per una volta hai citato un autore interessante, facendo
il tuo lavoro. Comunque i libri seriali non sono yogurt a scadenza ravvicinata. Sono un altro
prodotto. Spesso serissimo. A veicolare messaggi anche importanti.
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 11:34 pm da AMA

Le masse non si emancipano leggendo


(Gilda Policastro)
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 11:41 pm da guillermo

Le masse vanno disinnescate, intrattenute, anche attraverso la lettura di libri seriali. E spesso e
necessario. O no?
Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 11:48 pm da AMA
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E un vero orrore che la finta democrazia della rete e il mercato abbiano fatto saltare le gerarchie.
Prima per parlare di letteratura ci voleva la patente. E la patente te la davano se studiavi alla corte
dei detentori delle cattedre universitarie. Se eri davvero bravo magari ti davano pure una terza
pagina. Poi arrivata la tecnologia che ha dato la parola a tutti, ha creato ambiti di discorso estranei
allaccademia e alla critica, e cos ha portato il caos, la finta democrazia, appunto, che dovrebbe
farci rimpiangere il passato.
Questo si definisce pensiero reazionario. E la nostalgia dei fantomatici bei tempi, del piccolo
mondo antico prima del Diluvio, quando eravamo in pochi ma buoni, e le gerarchie erano chiare,
prima della Caduta nella rete. Anche Ratzinger vorrebbe tornare alla messa in latino Per, siamo
noi che sbagliamo, gente, perch la rivoluzione si fa cos, mica stando in mezzo alle masse di
lettori, anzi acquirenti (occhio a non nobilitarli troppo), ma pontificando da una cattedra per
rieducarli. Educarli, s, in un linguaggio ermetico, ultra-specialistico, accessibile a pochissimi, e
decretando ci che crea spaesamento e cosa no, perch solo lo specialista pu spiegare al volgo
quello che il volgo pensa ed esperisce. Ovviamente si d per acclarato che la fiction tradizionale (?)
sia sempre e comunque consolatoria e conciliante, e che la letteratura che facciamo noi altri poveri
stronzi non suscita domande, non stimola curiosit, non incrementa sete di sapere. E chi lo dice?
Lo dice qualcuno che ha una cattedra, e una volta - ai bei tempi - questo avrebbe dovuto bastare.
Invece adesso non basta pi, ladies and gentleman, vi tocca venire qui a discutere e ad argomentare,
perch qua dentro non siamo in classe, n in sede desame, non ci sono gerarchie e siamo tutti
uguali. Vi scoccia lo so, si stava meglio quando si stava peggio.
E a proposito, per chi sta in cattedra e si prefigge di educare e formare: tra leggere una ciofeca e non
leggere affatto c una bella differenza. Se si comincia a leggere si potr forse un giorno leggere
anche qualcosaltro. Se non si comincia mai non si legger mai niente.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 12:06 am da Wu Ming 4

Chiedo venia per lausiliare sbagliato (alluna di notte!): sarebbe dovuto bastare, ovviamente.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 12:11 am da Wu Ming 4

@ Gilda Policastro: oh se si impara pi al bar con gli amici, ma anche nel retrobottega a prescindere
dalla lettura, che te lo dico a fare, ma questa storia delle ciofeche non mi convince e la storia che sei
per lo straniamento poi, bah (cio ti fanno male i capelli?).
Son rintontito ma non Pennac che rivendica il diritto di non leggere? Che si felici ugualmente,
anzi di pi, perch non si ha bisogno di storie per sopportare lorrendo e osceno atto del vivere (o
Cioran?)? Forse la letterariet soltanto un modo sghembo per ricordare Sherazade?
@ Pigna, il tuo commento interessante come molti altri, quindi capisci lirritazione?
Tieni presente che del post precedente, letto molte volte, della Policastro, invece di Ottonieri e me
ne scuso, mi sembrava fosse citato pi e pi volte Ottieri, nel senso di Ottiero e mi sfuggiva il
nesso. Che pigna che sono, ma rivendico la mia svagatezza, senza farne vanto.
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Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 12:13 am da Vincent

@ Simone Ghelli
Non sono certo un patito della commedia allitaliana, e la messe di raffinati studi teorici che lhanno
eletta a propria palestra di sofisticate esercitazioni (altro che il lembo di pelle al posto della bella
donna evocate da Luca; a proposito, c un bellissimo racconto di Balzac, Il capolavoro
sconosciuto, che un teorico fantastico dei nostri giorni, Georges Didi-Huberman, ha letto proprio
come racconto dellossessione per il lembo di pelle al posto della bella donna cui esso appartiene, il
suo libro sintitola La pittura incarnata e da noi uscito dal Saggiatore; dal racconto di Balzac
Jacques Rivette ha tratto anche un notevole film, La belle noiseuse) non da ora mi pare un
monumento alla sovrainterpretazione.
Per, visto che tutta questa discussione prescinde - et pur cause - da quanto si vede in Senza
scrittori, e tu qui sei il primo suo spettatore a entrare nel merito, cercher di risponderti appunto nel
merito. Tu stesso dici che di carne al fuoco, l dentro, ce n persino troppa, dunque aggiungere il
ruolo delle biblioteche (al quale pure nellintervista a Piero Gelli si fa cenno: perch se tutto il
discorso sulla letteratura - e sulla letterariet - schiacciato sul presente, che fine fa la nostra
tradizione, cio la nostra memoria?) e di Internet avrebbe vieppi costipato un tessuto che si vuole
denso ma non specialistico. Anche se pi di uno spettatore ha invece trovato la trattazione troppo
interna alla materia, e dunque qualcosa di vero ci sar.
Ti dir, e questo anche per rispondere allesigenza sollevata da Pigna alle 4.58, che il tentativo - non
so quanto riuscito, davvero - di Senza scrittori per lappunto quello di partire da considerazioni di
sociologia della letteratura molto materialista e molto sofisticata, quasi da insider dellindustria
editoriale (nella fattispecie il mio punto di riferimento, debitamente citato, lAndr Schiffrin di
Editoria senza editori da noi pubblicato da Bollati Boringhieri), e cercare di costruire a partire da
quel punto di vista una narrazione per luoghi concreti e personaggi concreti, che per toni e
ambientazioni sia in grado di interessare anche un osservatore non specialista del mondo - peraltro
tecnicamente assai complesso - di quella che si definisce filiera editoriale. Questo il tema, che
dunque esulava dalle biblioteche o da Internet, dove i conflitti di potere fra macrorealt editoriali si
stanno preparando da tempo ma non si sono ancora manifestati appieno.
@ Pigna e Frau Dinosauro
Poi, pi nello specifico di quanto richiesto. Entrambi mi chiedete, sostanzialmente, che fare?
Naturalmente se sapessi rispondere a questa domanda la saprei molto pi lunga di quella che gi
Wu Ming 4 o 1, non ricordo, qui ha definito il mio sapere solo apparente. Io moltissimi commenti
fa, per, una risposta lho data: quella per cui gli strumenti critici specialistici (e che per sino a
qualche anno fa i maggiori editori pubblicavano nelle loro migliori collane di saggistica: tutti i
lavori principali di Bachtin uscirono fra la fine dei Sessanta e linizio dei Novanta nei Paperbacks
Einaudi; oggi, com come non , quella collana - sulla quale io per esempio mi formai
allUniversit - non c proprio pi) non restino lettera morta nei seminari universitari e si facciano
parola e pensiero concreti nei luoghi di scelta e di orientamento: per es. nelle redazioni culturali dei
mass media oppure nelle sale riunioni delle case editrici. Faccio un esempio concreto. Qualcuno,
forse Pigna, chiedeva lumi su sto benedetto Bachtin. Beh, io forse non sono in grado di sintetizzare
in modo sufficientemente chiaro il suo pensiero (pi avanti comunque ci prover), per Italo
Calvino - che aveva un ruolo chiave nellEinaudi del tempo, appunto - in un suo libro di saggi certo
non rivolto a un pubblico specialistico, Una pietra sopra, forn una sua bellissima letturainterpretazione-utilizzazione del vasto e complesso armamentario teorico di Bachtin. Non cerano le
semplificazioni dilettantesche e le vere e proprie distorsioni di pensiero che di altri teorici (per es.
del Benjamin del Dramma barocco tedesco) sono contenute per es. in New italian epic, e
soprattutto Calvino naturalmente neppure si sognava di applicare Bachtin a testi che palesemente
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non ne sorreggevano le categorie (che so, Giorgio Scerbanenco o Carolina Invernizio: che peraltro
come lettore onnivoro sapeva gustare quando e come voleva), ma prendeva da Bachtin quello che
serviva a lui, nel concreto: come autore e come lettore. Ecco, questo latteggiamento giusto e che
bisognerebbe perseguire tuttora. Il pensiero complesso non n una prerogativa castale da ostentare
n una tabe nefasta da emendare: uno strumento che si acquisisce, se si messi nelle condizioni di
farlo, e che poi va usato.
Perch stato citato Bachtin, in questa discussione? Provo a spiegarlo. Nel suo capolavoro, Estetica
e romanzo - che in Occidente, dato lisolamento politico sofferto dallautore nella sua URSS, arriva
solo negli anni Settanta, ma composto di saggi per lo pi scritti negli anni Trenta (siamo nel
Novecento, lo dico per Wu Ming 1) - Bachtin dice tante cose ma in particolare ci consegna un
grande insegnamento: la parola romanzesca si differenzia per es. da quella della poesia lirica perch
reca in s - persino in una lunga tirata di monologo - una carica dialogica. Ossia le tracce
linguistiche, concrete, di una comunit sociale che quella parola impiega e che poi loggetto della
rappresentazione romanzesca. Ogni narratore, abbia o meno un intento realistico, in realt segue
istintivamente questo principio. E se un bravo narratore lo esalta, lo accentua, lo dinamizza in tutti
i modi che pu. Per esempio, se per caso decidesse di ambientare il suo romanzo nella Venezia del
1569 e volesse restituire il clima di conflitti fra Repubblica veneta e Impero ottomano, non
dovrebbe impiegare sempre lo stesso registro linguistico (diciamo, per semplificare al massimo: il
modo di parlare del bar sotto casa), inseguendo esclusivamente le svolte pi o meno sorprendenti e
romanzesche dellintreccio. Per restituire integralmente quella realt scissa e animata, dovrebbe
scindere e animare anzitutto la propria lingua: facendo s che echeggi concretamente,
materialmente, quelle contrapposizioni ideologiche, religiose, sociali.
Pi volte, con infinita supponenza e senza alcuno sprezzo del ridicolo, ho sentito alcuni scrittori qui
paragonare la propria opera incompresa dai contemporanei (ma da quali di essi? non cerano le
decine di migliaia di downloads?) alle grandi rivoluzioni della letteratura del passato, riconosciute
solo a distanza di decenni se non di secoli; oppure addirittura allinvenzione di un nuovo sport, con
nuove regole che sfidano levidenza dei canoni contemporanei. Ebbene, Bachtin - ripeto, fra le
infinite altre cose - ci insegna che proprio il cambiamento di paradigma, la rottura epistemologica o
ideologica che una grande opera letteraria necessariamente comporta, si connotano anzitutto
linguisticamente: ben al di l dei conflitti o delle scissioni che vengono narrate nel suo intreccio.
Non c bisogno insomma di mettere in scena per forza le guerre dOriente o un guazzabuglio di
intrighi di palazzo: il conflitto tra noi, ogni giorno, e la letteratura lo radiografa impietosamente anche, se non soprattutto, cogliendolo nelle sue proporzioni pi ridotte. La storia di uno studente
russo morto di fame che ammazza una vecchia in un tugurio e poi affronta il percorso della colpa e
della redenzione - per evocare lautore da Bachtin pi amato e studiato, Dostoevskij - contiene
lintero universo del bene e del male, del tempo e dello spazio, del presente e dellinfinito. Altro che
New italian epic.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 12:24 am da Andrea Cortellessa

@ Cortellessa
Oggi quali sarebbero questi autori che operano una rottura? E se ci sono, te ne occupi? E se te ne
occupi, quali sarebbero i tuoi criteri di selezione?
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 12:42 am da AMA

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@ AMA
Di mestiere faccio il critico, oltre che il leccaculo universitario. Scrivo da tredici anni su diverse
testate, per lo pi di autori italiani contemporanei. Dirigo anche, da quasi cinque anni, una collana
di testi italiani contemporanei nei quali ovviamente credo molto. Fra di essi figura anche quel
Tommaso Ottonieri che, seppure con un certo tono di sufficienza che non capisco bene da cosa ti
derivi, hai sostenuto di trovare di qualche interesse (il titolo del suo libro Le Strade che portano
al Fcino); inoltre nel corso di questa discussione, che forse non segui con attenzione visto che
lhai definita televisiva (e ci si chiede perch allora continui a frequentarla), ho per esempio
evocato Luigi Di Ruscio col suo Cristi polverizzati. Avendolo pubblicato io non posso essere del
tutto obiettivo. Non dir comunque che si tratti del nuovo Dostoevskij. Mi basta dire che lunico e
originale Di Ruscio, classe 1930, operaio metallurgico marchigiano da 53 anni emigrato in
Norvegia. Prova a leggerlo, poi mi dici.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 1:11 am da Andrea Cortellessa

Sempre per venirti incontro aggiungo che inoltre, sempre in questa inutile discussione, mi stato
chiesto di elencare alcuni titoli a forte tasso di letterariet. Nel mio commento di ieri alle 11.50 trovi
diversi titoli di autori italiani viventi, molti dei quali sotto i 50 anni det. Nessuno di loro
Dostoevskij, ma a me sembrano tutti autori pi che validi.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 1:15 am da Andrea Cortellessa

Comunque, Grandi Geni non ce ne saranno pi per un pezzo, forse mai pi, e tanto meno Grandi
Geni letterari, al massimo autori validi, anche pi che validi, scrittori di qualit. Accontentiamoci.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 2:32 am da aldovrandi

in Alfabeta, n. 101, ottobre 1987, p. 3


I premi letterari
1. A favore dei premi letterari si dice che servono a dare dignitosamente qualche lira agli scrittori.
Obiezione: la moneta dei premi oramai a cos basso livello che gli scrittori potrebbero
continuare a morire di fame, soprattutto se hanno famiglia.
2. Il costo dei premi letterari. Un grande premio come il Campiello costa cinquecento milioni
allanno (la dichiarazione ufficiale) ma agli scrittori vincenti si danno solo trenta milioni.
Ma non servivano a dare soldi agli scrittori? S, ma pochi e senza dignit in rapporto ai costi
generali.
N.B.: il regolamento del Campiello prevede che devono essere segnalate dai giurati le opere
indipendentemente dalla volont di autori e editori. Alla luce delle cifre sopra indicate questa
chiamata pu essere definita precettazione o forse meglio: lavoro forzato non retribuito.
83

3. Ci sono premi senza responsabilit e premi con responsabilit critica. Senza responsabilit sono i
premi a giuria allargata; quelli con responsabilit critica si impegnano invece in discussioni e
motivazioni che coinvolgono in pieno i singoli giurati. Quelli senza responsabilit (leggi: Strega e
Super-Campiello) sono i beneamati dalla TV di Stato, che poi quella che determina lefficacia, sul
piano delle vendite, del premio medesimo.
4. I premi fanno vendere. No, non fanno vendere per niente. Solo due fanno vendere: Strega e
Campiello. Non vero nemmeno questo: in alcuni casi s, in altri clamorosamente no. Il pubblico fa
i dispetti?
5. I premi tentano di conciliare linconciliabile: valori e promozione delle vendite, giudizio critico e
pubblicit. Quindi perdono sia la capra che i cavoli.
6. Per conciliare quanto sopra, al punto 4., i premi necessariamente eliminano i libri di conflitto, i
libri di rottura, e fanno passare i valori medi: prose patetiche e liriche, o altro di innocuo, sono le
preferite. Gli scrittori nuovi che vengono segnalati e lanciati devono avere dato prova di assoluta
malafede nella ripetizione di modelli collaudati per inefficacia.
7. Per vincere i premi leditore gioca danticipo e privilegia i libri pi facili.
8. Perch i grandi editori impegnano energie e denaro nel concorrere ai premi? Sembra un
controsenso, dal momento che i premi non danno neppure la sicurezza di vendere di pi. La risposta
semplice: perch sono gli stessi scrittori a richiedere ai grandi editori non solo la normale
partecipazione ai premi ma anche garanzie di vittoria.
9. Un piccolo editore di Bologna pubblica tutti gli anni un volumetto-repertorio con tutti i premi
previsti. Ne vende 30.000 copie. C anche una rivista specializzata in premi letterari e il suo
editore gode di buona salute finanziaria. Si calcola che i premi siano circa 2000 allanno.
10. Ci sono responsabilit gravi degli scrittori in questa situazione? Pare proprio di s. Se gli
scrittori di un certo valore, anche quelli non facili, fanno tanti capricci e alzano cos alti lamenti
in prossimit del premio cui ambiscono, perch le migliaia di scrittori di serie B e C e D non
dovrebbero reclamare una loro particina nello spettacolo cosiddetto di serie A?
11. I premi hanno premiato troppi libri mediocri e il pubblico ha voltato le spalle agli autori italiani.
Il pubblico abbocca una volta, magari anche una seconda, ma poi si stufa (e fa i dispetti).
12. Gli scrittori importanti partecipano ai premi letterari perch dicono di voler vendere un po di
pi i loro libri difficili. Obiezione: ma a chi vogliono vendere, a che tipo di pubblico? A quello che
abbocca o a quello che non abbocca? Forse a tutti e due. Effetti dello strabismo da marketing.
13. Poich gli autori italiani vendono poco, cio in misura del tutto inadeguata rispetto agli
investimenti, i responsabili editoriali si consolano con i premi ricevuti e possono dire agli azionisti
insoddisfatti: il Tal dei Tali vende poco, vero, ma ha vinto un Gran Premio. Scelta sbagliata scelta
premiata, e leditor si mette in salvo. Di conseguenza leditor, con altri apparati della Casa editrice,
occupa pi tempo nelle manovre dei premi che nella selezione delle opere da pubblicare. Ha dunque
ragione chi sostiene che lindustria culturale impropria.
14. Per essere sicuri di vincere, e tener fede alle garanzie di cui al punto 8., i grandi editori tentano
di influenzare le giurie, soprattutto quelle senza responsabilit. Se loperazione non riesce, ecco la
sorpresa. Si premia il libro facile di un editore minore. lecito, in questo caso, parlare di scoperta
letteraria? Gli stessi che sostenevano il valore dei premi fino al giorno prima, in caso di sconfitta
dicono subito che le giurie allargate sono inattendibili. Pensano dunque che sia pi facile
avvicinare e persuadere i giurati autorevoli?
15. Per mezzo dei premi la societ letteraria esercita il suo potere in forma ritualizzata. Eliminare il
rito dei premi comporterebbe, in premessa o come conseguenza, labolizione o lautocancellazione
della medesima societ letteraria.
16. I premi possono essere modificati, migliorati, accentuandone la responsabilit critica, che a sua
volta dovrebbe essere oggetto di critica.
17. Una vera modifica sarebbe questa: trasformare i premi in borse di studio, come quelle delle
foundations negli U.S.A. Un comitato scientifico sceglie uno scrittore e lo stipendia adeguatamente
per qualche anno (per esempio 100.000 dollari in quattro anni). Lo scrittore autenticamente
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beneficiato pu scrivere quello che gli pare, facile o difficile, tanto sa di poter campare, almeno per
quei quattro anni.
18. Una raccomandazione. Le giurie dei premi con responsabilit non devono essere troppo
numerose. Se ci sono troppi giurati autorevoli (16, 21 ecc.) si costretti a soluzioni di
compromesso. Poich molti giurati autorevoli sono anche eminenti cattedrattici, i riti universitari si
sovrappongono a quelli della societ letteraria. La lotta, in questi casi, divampa tra due opposte
ritualit e gli scrittori rischiano di rimanere schiacciati come noci.
19. Le opinioni autorevoli qui riportate sono state tutte regolarmente espresse in luoghi pubblici vari
e in alcuni casi anche scritte su giornali o riviste. Non sono tutte da buttare.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 6:24 am da Antonio Porta

@ Aldovrandi
S, io mi accontento. Io non ho la tracotanza ridicola di presentare quel che piace a me - o che
addirittura sono io, come s avuto limpudenza di fare qui - come ci che spacca il mondo in due,
fonda nuovi paradigmi ecc. Io penso che intanto occorre dare spazio a chi ci prova - mentre il
sistema editoriale contemporaneo tutto sembra voler fare meno che questo. E poi se chi ci prova ci
riesce, rivelandosi addirittura un genio, lo diranno i posteri. Quei posteri, beninteso, che saranno
stati messi in grado di conoscere quellopera che ci provava (il che non automatico).
Gianni Biondillo qui ricordava che Franz Kafka, autore senzaltro letterario e senzaltro arduo (non
ricordo pi chi, da qualche parte, ha scritto che invece come bere acqua fresca Il castello acqua
fresca?), a mio avviso se interessa il maggior narratore di tutti i tempi, oggi fra gli autori pi
ristampati e popolari del mondo. Vale la pena ricordare, a lui e a tutti, che Kafka in vita pubblic
solo poche plaquettes contenenti una manciata di racconti, tutte per piccoli o minuscoli editori
praghesi. Chi si voglia fare unidea della proporzione fra edito e inedito, nella sua opera, pu vedere
la bella edizione della Compagnia Extra Quodlibet, Un artista del digiuno, che raccoglie solo
racconti pubblicati in vita (o che Kafka aveva licenziato per la pubblicazione al momento della sua
morte).
Se un autore di oggi morisse avendo pubblicato solo quel libro, e con quel tipo di editore, quante
migliaia di downloads potrebbe vantare?
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 8:29 am da Andrea Cortellessa

Anchio mi accontento, era un commento un po malinconico tra me e me, per un Grande Genio ci
vuole un mondo che gli risuoni intorno, un mondo, non una piazza tra mille piazze, un arcipelago di
piazze e per di pi democratiche.
Kafka, tu dici? forse ce la fa, gi stato conosciuto da Grandi Lettori (ci vogliono i Grandi Lettori,
per riconoscere il Grande Genio, a loro volta per riconosciuti come Grandi Lettori) ma appunto,
arriva un cittadino di questo mondo democratico, dice che leggere Kafka acqua fresca, che
deprimente, e magari dice anche IO sono uno scrittore, IO sono un poeta, lo ripete abbastanza a
lungo perch qualcuno cominci a ripetere, e cos va la vita in questi tempi bui.
Accontentiamoci, resistiamo e incrociamo le dita.
[Vedrai adesso la caterva di insulti che mi arriver addosso, per la mia insultante idea di grandezza
e per il mio ridicolo senso di valori pre-vetero-testamentario.]
85

Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 8:53 am da aldovrandi

Ci vogliono i Grandi lettori per riconoscere il Grande Genio, a loro volta per riconosciuti come
Grandi Lettori.
Uhm.
Riconosciuti da chi?
Quis custodiet ipsos custodes?
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 9:02 am da :A:

@ :A:
riconosciuti da chi? forse non la domanda giusta, forse bisognerebbe chiedersi anche dove?
da chi e dove? non certo qui da luca, non certo qui da da JohnGrady, non certo in un mondo di
acquirenti dotati di tastiera, magari simpatici e dotati di senso dellumorismo (ci sono anche
acquirenti simpatici e dotati di senso dellumorismo), perci, poich il nostro un mondo fatto
sostanzialmente di acquirenti dotati di tastiera, il mio malinconico commento delle 2:32 bench
sgradito, ha una sua triste verit
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 9:20 am da aldovrandi

@Aldo, riferito anche al commento delle 2:32:


Pu essere, e nel caso, pazienza.
Per il Genio raramente / stato riconosciuto tale dai suoi contemporanei. Al momento mi viene in
mente come esempio raro e relativamente recente (60 anni fa) Norman Mailer che defin genio
Burroughs.
Ma appunto, eccezioni.
Il Genio riconosciuto tendenzialmente un Genio morto.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 9:35 am da :A:

Ho seguito il dibattito, la cui pi sorprendente caratteristica la modalit bellica. I critici si sentono


in dovere daggredire quasi a prescindere, atteggiamento oramai diffuso a livello di istituzioni la
critica seria unistituzione. Comunque. Premesso che di Wu Ming non ho letto alcun romanzo, e
che ho trovato New Italian Epic carente sotto tanti punti di vista, ci che mi sembra fuori luogo
proprio largomento che figura a monte della discussione. Il concetto di letterariet, va da s,
talmente suscettibile di moti soggettivi, gusti, opinioni, specie poi se stabilito in cima allonda della
pi prossima e urgente contemporaneit, che la pretesa dimporlo a qualcun altro rasenta la follia.
Anche la classifica di qualit di Pordenonelegge, cui Cortellessa assieme ad altri presiede, a mio
86

avviso possiede la sola anche se non indifferente utilit di tenere informati i lettori sui nuovi
titoli; ma assegnare un punteggio a qualcosa di cos eminentemente sfuggente come il valore
letterario di unopera utopico. Fra laltro, anche un lettore forte come il sottoscritto non potr mai
aver letto tutti i libri esaminati da una commissione di 150 membri io per esempio non ho letto
nessuno dei libri che si sono piazzati prima de LUOMO VERTICALE di Davide Longo (un
romanzo poderoso), ma dubito che li troverei di maggior qualit, conoscendo altri lavori degli
autori che lo precedono.
Il servizio non buono fornito da Policastro a Ottonieri (che non conosco, ma il cui brano riportato
come esempio dalta letteratura mha lasciato indifferente, a me che adoro Gadda e Rimbaud, tanto
per citare due prosatori non proprio banali) ribadisce quanto prima affermavo: una modalit bellica,
egoica e a petto in fuori della critica fa male alla critica e alle opere che tale critica intende
promuovere. Cos come mi sembrano fuori luogo le affermazioni apodittiche sulla trama o lo stile o
il lessico; mi limito a fare due esempi. Se la trama cos deleteria buttiamo nella spazzatura secoli
di capolavori (pensiamo all800); oppure se mi si dice che oramai siamo nel 2010 dove va a finire il
valore assoluto (la letterariet, appunto) dun testo? I FRATELLI KARAMAZOV, GUERRA E
PACE, CASA DESOLATA, IL PROCESSO, LA METAMORFOSI, IL ROSSO E IL NERO,
MIDDLEMARCH, MOBY DICK e decine e decine daltri: tutti al macero? Secondo esempio: tre
dei capolavori moderni LARCOBALENO DELLA GRAVITA, INFINITE JEST,
UNDERWORLD non posseggono una trama unitaria e lineare, ma ci non vuol dire che la trama
non ci sia; sono tre narrazioni che ruotano attorno a tre oggetti (rispettivamente un missile, un film e
una palla da baseball); anche questa trama, come parimenti lo svolgersi attorcigliato, cangiante,
ipnotico e avvolgente della RECHERCE. Direi anzi che la RECHERCE essa stessa trama, che
assume la trama dellesistenza a propria stella polare; anzi meglio ancora che assume la ricerca
della trama dellesistenza (anche se non esiste, anche assumendosi a priori il rischio che non esista)
a stella polare. Degli ultimi libri che ho citato poi, eccezion fatta per INFINITE JEST, nessuno
utilizza il linguaggio in maniera particolarmente oscura o immaginifica (bench LARCOBALENO
sia molto, molto oscuro) cos come non lo fa Bolano in 2666, altro capolavoro dei tempi nostri
che esula da ogni asfissiante classificazione. Questo per dire che la reinvenzione del mondo pu
operarsi benissimo attraverso un linguaggio adeguato (ma non per questo necessariamente
pirotecnico o alto nel senso evocato da Policastro) a unidea di mondo originale, innovativa,
profetica, sghemba, acuta, spiazzante eccetera eccetera. Infine, la contrapposizione fra alta e bassa
letteratura sulla base delle vendite unaltra assurdit: Shakespeare otteneva un successo
strabiliante, cos come Goethe o Tolstoj o Dickens: e allora?
Io credo che la via sia quella duna maggiore apertura allalterit; soluzione oggi avvelenata dalla
deriva culturale in atto, che ci rende fatalmente pi aggressivi e dunque regressivi. Le parole
pronunciate non molto tempo fa da Giorgio Vasta (ecco un altro autore che usa bene la lingua senza
per questo diventarne un improbabile acrobata, ecco un autore che ha scritto un romanzo in cui si
celebra un vero e proprio micro-mondo con stile sorvegliato, impeccabile, materico ma
assolutamente accessibile) su Nazione Indiana, in occasione della sua risposta alle oramai
celeberrime dieci domande, mi sembrano le pi opportune per reimmettersi su un binario che sia
costruttivo e, di conseguenza, anche creativo. In un tempo drammatico non abbiamo bisogno daltre
distruzioni.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 9:46 am da Enrico Macioci

@ aldovrandi: incrocio le dita anche io insieme a lei e trovo che leggere Kafka acqua fresca sia
frase deprimente oltre ogni limite.
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In linea di principio ritengo confortante che chiunque possa esprimersi in massima libert grazie
alla Rete, rimango per di solito deluso dalla (per me, ovvio, ma meglio ribadire) qualit media
degli interventi (articoli, recensioni, pareri, chiamiamoli come vi pare) prodotti da questi cittadini
del mondo democratico, qualit media che molto, molto bassa.
Gilda Policastro in un solo commento riesce a invitarmi a scoprire un romanzo, motivando e
spendendosi come ha fatto, mentre molti altri nei loro siti e blog non riescono, in uno o pi post, a
sortire lo stesso effetto. Non so per quale motivo ci avvenga anche se sospetto che sia a causa della
loro mancanza di formazione, del fatto che non abbiano certa cultura e mezzi tecnici senza i quali
diventa difficile esaminare e criticare un testo e, di conseguenza, invitare o meno alla lettura dello
stesso al di fuori d slogan o frasi fatte. Ma di questo ovviamente non posso essere sicuro, solo
supposizione.
Pur non piacendomi constatare questo effetto mi sento costretto ad ammetterlo, sarei disonesto
altrimenti.
La sento, al momento, come una grossa sconfitta, una grande lacuna della Rete (non di tutta, ovvio,
ma non posso fare discorsi generali basandomi sulle eccezioni) nella quale si corre il rischio che
questo rumore di fondo possente, questa enorme produzione di pareri da bar spacciata per
recensioni critiche soffochi con facilit le poche voci decenti e interessanti.
Credo che la situazione possa migliorare. O meglio, me lo auguro con forza e staremo a vedere in
futuro
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 9:48 am da Elvezio

no, caro, qualcuno, una manciata di persone di valore, se pur non dello stesso valore, che lo
riconosce c sempre, (vedi Kafka/Brod, tra i due non cera gara, ma Brod ha fatto il suo dovere, e a
suo modo anche Benjamin) altrimenti finisce nel secchio dellimmondizia come carta straccia, ma
pu ancora essere cos, oggi? rimando ai miei commenti precedenti, buona giornata
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 9:49 am da aldovrandi

era per :A: il mio commento, di leggere gli altri adesso non ho il tempo, scusate
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 9:50 am da aldovrandi

@ Cortellessa
Ti sbagli, per me Tommaso Ottonieri e molto interessante. Ho letto molti anni fa Crema acida. E
quando usci, il Fu.cino. Che dire, allora spero che i tuoi Fuori Formato abbiano lunga vita, anche
senza di me.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 9:56 am da AMA
88

@ WuMing4: credo di aver letto la maggior parte dellinvolontario trattato discorsivo che vien
fuori dialetticamente tra te ed Andrea.
Avrei una domanda, tu dici: La vera differenza tra la mia posizione e la tua, Cortellessa, che tu
sei a favore di una forza dinterposizione tra i lettori e il mercato, costituita dai critici di professione
che dovrebbero arginare il dilagare degli automatismi commerciali, mentre io ricerco in tutti i modi
lattivazione e partecipazione diretta dei lettori stessi, perch ritengo che la reattivit debba
svilupparsi da loro, dal basso, non dagli intermediatori. Perch io ho fiducia nei lettori, tu no, o non
abbastanza.
Io ritendo che un critico che non avesse fiducia nei lettori avrebbe la consapevolezza (idiota) di non
stimare il suo stesso pubblico, e non credo neppure che un critico abbia la pretesa di domar
lettori per il proprio circo. Non capisco dove sia, dove stia, in cosa consista, il conflitto tra le due
posizioni (che diano una descrizione realistica dei fatti, questo del tutto secondario).
Quello tra te ed Andrea , per la maggior parte un mirabile esempio di cosa si intenda con lo
scambio dialogico equilibrato: ma alla rovescia.
Di passaggio: mia opinione che la prima citazione di Marx sia fuori posto, come minimo. Ma non
si pu discutere di tutto, e mi sembra che abbia gi replicato qualcuno.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 10:06 am da Ivan Arillotta

@ Gilda Policastro
Scusi, Professoressa, ma:
- se per parlare autorevolmente di letteratura bisogna come minimo farlo da un periodico o da una
terza pagina di quotidiano, o meglio ancora da una cattedra universitaria;
- se la comunit di riferimento dei critici costituita soprattutto dagli altri critici;
- se il web questo luogo orribile, fintamente democratico, in realt soggetto alla tirannia del
mercato, dove sono saltati i sacrosanti ruoli e le giuste gerarchie;
se tutto questo vero, Lei cosa ci sta a fare qui a parlare con noialtri zombie? Non vede che siamo
irredimibili? Ci lasci perdere, a sguazzare nella nostra ignoranza e ad acquistare (senza poi neanche
leggerli, dato che non ne siamo capaci) i nostri ignobili prodotti paraletterari
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 10:35 am da Salvatore Talia

@Andrea Cortellessa
grazie per la risposta e la spiegazione, questa s pu spingermi ad approfondire. Non penso, come
dichiara qualcuno che il critico debba vergognarsi di possedere conoscenze e strumenti, ma che
debba appunto usarle per dialogare con chi vuole capire, senza che questi debba a sua volta sentirsi
per forza in soggezione.
89

E aggiungo. Per far s che gli strumenti critici specialistici non restino lettera morta nei seminari
universitari e si facciano parola e pensiero concreti, non guardate solo ai luoghi di scelta e di
orientamento, ma anche a noi lettori, magari siamo pi ricettivi. Il web, che d la parola anche a chi
non la merita, pu essere uno strumento utile (per quei critici che davvero vogliono dialogare e non
scagliare fulmini dallalto della loro cultura). E in questo che trovo lapproccio di alcuni scrittori
pi funzionale.
Cercher di vedere Senza scrittori.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 10:43 am da Pigna

Trombone.
Ci sono diversi modi di suonarlo, dice Mr. Cort. E cha ragione, perdio! Lunica cosa che serve, per
tutti, il fiato. E almeno lui ce lo mette, io questo devo e voglio riconoscerlo. Poi, io non sono
daccordo su niente o quasi, per c passione, animus pugnandi. Si contraddice, perch dopo aver
cominciato con il fatto che tutti i guasti vengono dallindustria e dal turbocapitale editoriale ci
ricorda (lui a noi) che Kafka morto pressocch impubblicato. Ma come allora, mi chiedo io
ignorante, non erano quelli i tempi dei Grandi Editori, dei Grandi Lettori, dei Grandi Critici, che
sapevano riconoscere i Grandi Geni? E vabb, per di, alla fine siamo tutti pieni di contraddizioni,
io ne sono un concentrato assoluto.
Oppure, Mr. Cort, accusa un po alla cazzo, vi mettete sul piedistallo, fate i grandi innovatori, non
avete il senso del ridicolo, dice agli scrittori intervenuti. No, guarda, sei tu che hai detto, siete delle
ciofeche, fate merda commerciale e basta, se non LLLetteratura come dico io, tutto uguale. Ma
non fa niente, che la discussione accalora e uno fa pure un po la vittima, non c problema.
Ma diamine, il fiato ce lha. Il trombone lo suona.
Poi c una trombetta, la signora gilda; l lo stridore diventa pi acuto, si sente, con fatica, il
disprezzo per chi sta ascoltando. E ti dice, io sono Archie Shepp, coglione! Sono Sonny Rollins,
troglodita di merda, se non lo sai informati! E una trombetta di estrema destra, che poi non ci
sarebbe niente di male, ognuno ha diritto, ma pretende pure la patente della Revolucion. E l non
dico che uno si incazza, per la voglia di mandarla viene tutta. E allora meglio Tot.
Infine, e qui il caso si fa patetico, arriva il turno dei tromboni senza fiato, stile Aldo&Elvis. Quelli
che non ci sono pi le mezze stagioni e i geni di una volta. Queli che il mondo diviso in acquirenti
e spiriti alati. I sommellier che alla Conad non channo mai messo piede. Mi piacerebbe incontrarli.
Io di fiato ne ho poco. Pochissimo.
Giusto per una pernacchia.
Che alle cose serie stamattina ci ha pensato Macioci, che non conosco. Ma vi ha calato le braghe.
L.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 10:50 am da luca

e puntualmente luca commenta, confondendo uno spirito realistico con uno spirito alato, deve avere
una mazza incorporata nel cervello, un mazza-cip
@Elvezio
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a me Ottonieri non interessa, la penso come Enrico Macioci, ma anche se non mi interessa, penso
che Policastro faccia bene a sostenerlo, bench proprio parlarne qui sia un atto grandemente
provocatorio dal quale si era astenuto, giustamente, visto che qui a dialogare, Cortellessa nel
commento in cui faceva dei nomi, scegliendo invece autori pi affrontabili, bench validi, pi che
validi, di qualit
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 11:10 am da aldovrandi

Sono felice che il dibattito sia divenuto pi costruttivo nel corso dellultima giornata, e che i toni si
siano un po addolciti. A proposito, @ Vincent: se intendevi annoverarmi tra quelli che dicono cose
sensate nascondendosi dietro una falsa umilt, b grazie! Visti gli insulti che sono fioriti
spontanei da questo post, zanzara tigre mi sembrato simpatico. Dico sul serio!
@ Gilda Policastro, una domanda (falsamente?) ingenua: che cosa ci guadagna, dallalto della sua
cultura e intelligenza, a permanere in questo tono di superiorit e disprezzo verso i suoi
interlocutori? Se si rivolge con tanta sufficienza a dei lettori comunque mediamente colti, in che
termini si rivolgerebbe allenorme massa di assidui del Grande Fratello o, che so io, di lettori del
(giustamente) famigerato Dan Brown? O forse tutte quelle persone non possono rientrare in questo
dibattito? Io direi che potrebbero anche entrarci, visto che si parlato, tra laltro, di scuola, di
istruzione. Sono daccordo con lei che la scrittura una via diversa di accesso al mondo, perch d
la possibilit di comprenderlo e di farlo comprendere con un suo specifico linguaggio, modo, forma
ogni volta diversa - parole bellissime. Ma lo scopo ultimo di questa comprensione qual ?
Quello di potersi sentire, in questo mondo, unanima bella e profonda? O non dovrebbe essere
anche quello di cambiarlo, il mondo, di migliorarlo, di ridurre le distanze tra chi, in tutti i sensi, sta
in alto e chi sta in basso?
Ecco, forse un limite (strutturale? intrinseco?) di quella che ho definito critica alta che mi sembra
emergere qui nella sua incapacit (impossibilit?) di rapportarsi direttamente a questa massa di
persone, che esistono e che, almeno tecnicamente sanno leggere. Io come lettrice media posso
apprezzare il ruolo di pungoli, di
guardiani (in senso positivo) della qualit letteraria, di suggeritori e ispiratori svolto dai critici di
professione, e non mi auguro assolutamente che spariscano o vengano esautorati in toto come
categoria, ma c tutto un mondo l fuori, che ha bisogno di intelligenza, e di stimoli positivi, che
per devono essere anche alla sua portata. Allora forse, se le cose cos stanno, in questa discussione
come altrove invece di azzuffarsi e discutere sul valore e sulla legittimit del reciproco lavoro,
avrebbe quasi pi senso (pur cercando necessariamente di continuare a comunicare, magari
civilmente) dividersi in qualche modo i campi, lasciando spazio e riconoscendo uguale dignit tanto
a chi fa da tramite tra un (chiamiamoli approssimativamente cos) livello alto e un livello
medio, quanto a chi disposto e anzi si sente in dovere di guardare anche verso il basso, verso la
massa dotata di tastiera e magari non di molto altro. Sperando poi, chiaro, di poter stabilire delle
interazioni virtuose tra questi vari livelli. Ma, insomma, vista la situazione della cultura italiana che
tutti qui, in un modo o nellaltro, riconosciamo come un po desolante, auspicherei un po di
realismo e di visione dinsieme.
Detto questo, voglio ringraziare sinceramente Andrea Cortellessa per il suo impegno nel dare
risposte.
Una domanda concreta a Wu Ming (1, 4), per tornare sul terreno delle strategie politico-culturali:
potete dare qualche informazione (non dico dati statistici, che credo sia impossibile, ma qualche
idea) sul chi e sul perch sceglie di scaricare gratuitamente i vostri libri anzich comprarli (o
viceversa)? Io ho letto alcuni vostri libri e li ho sempre regolarmente comprati in libreria. Mi sono
chiesta perch e mi sono venute in mente cos di getto, senza pensarci troppo, tre risposte: 1) perch
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sono abbastanza libro-feticista; 2) perch la spesa per i libri una di quelle che posso permettermi;
3) perch, banalmente, mi sembra comunque giusto che si dia da mangiare a chi scrive. Mi
interesserebbe per sapere se chi scarica gratuitamente lo fa tendenzialmente pi per motivi
economici, perch scarica qualcosa a cui non sicuro di essere veramente interessato o perch
attribuisce a questa scelta una valenza politica e magari trova altri canali per ricompensare gli autori
per il loro lavoro, bypassando le case editrici e applicando qui come altrove il principio della
filiera corta.
Immagino che abbiate trattato questi temi gi altrove per cui, se non avete tempo di rispondermi
qui, potete darmi un link?
Chiudo e mi scuso (di qualcosa dovr pur zanzarescamente scusarmi) se il mio intervento appare
pleonastico o capita fuori posto o in ritardo rispetto al corso della discussione, che procede
tumultuosa e quindi difficile da seguire in tempo reale.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 11:19 am da Frau Dinosauro

@aldovrandi
come sempre grazie per la gentile citazione! Sono in buona compagnia con luca, se non altro. Per
quanto riguarda gli acquirenti muniti di tastiera fa un po ridere perch i libri che ho letto e che
mi hanno formato (magari male, lo riconosco) li ho quasi tutti trovati in biblioteca, nei lunghi anni
in cui non ho avuto un reddito. Ora che a tutti gli effetti rientro nella categoria che citi, che grazie al
cielo ho uno straccio di lavoro, posso finalmente comprare qualche libro ogni tanto.
Fa piacere notare come si sia andati anche *oltre* il concetto di letteratura e non-letteratura e si
sia finalmente arrivati al concetto di lettore e non-lettore (acquirente). Par di capire che
lacquisto di volumi facenti parte del mercato editoriale di massa squalifichi il lettore, come
squalifica chi li scrive. Sempre l stiamo. Se non altro mi avete fatto ricordare questo:
Eravamo la cornice di un romanzo medievale
Noi
gli eletti
riuniti in una casa che cadeva a pezzi
immersi nel silenzio dei pomeriggi dagosto
e fuori
fuori la peste
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 11:21 am da Anonimo

@Anonimo, tu sei :A: ?


tutti qui siamo acquirenti muniti di tastiera, io pure, o tu hai un collegamento speciale?
comunque, c un mondo, fuori, che fa trama, anche se non fa massa
questa mania di parlare di alati eletti, senza guardare oltre il proprio naso, mah
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 11:33 am da aldovrandi

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@aldovrandi
No scusa e scusate @tutti ho inviato per errore senza compilare.
Anonimo delle 11:21 sono io.
Gli eletti siete voi.
ciao
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 11:55 am da JohnGrady

@Macioci credo labbia gi chiarita con molta precisione Cortellessa (via Bachtin) la differenza tra
la trama (o lintreccio, o il romanzesco) dei Karamazov e la trama di Altai (chiedo scusa ai Wu
Ming: non accanimento, ma lesempio che s fatto fin qua). E trovo altrettanto inutile persistere
nella solita discussione sulla tutela della libert incondizionata o larbitrio assoluto del lettore: a te
piace sbandierare l io, e ogni volta snocciolare le tue classifiche personali o ricordarci il canone
della tua libreria di casa (pressoch tutta la letteratura gi canonizzata, peraltro: non un po
comodo, cos? Certo che pure io e Cortellessa abbiamo letto i capolavori conclamati, altrimenti a
leggere e amare Ottonieri o Di Ruscio non ci saremmo mai arrivati), a me interessa piuttosto
discutere o ridiscutere unidea di letteratura che deve, certo, mutare coi tempi, come del resto hanno
inteso molto bene le avanguardie a inizio e met secolo scorso, e che per in questo tempo mi pare
preveda come unica mutazione la rincorsa dei numeri (o dei download, scopriamo in questa
discussione). Mi piace linsuccesso, scriveva invece Manganelli da par suo, caldeggiando il
worst-seller, libro delicatamente scostante, schivo, un libro che d del lei e si rivolge a pochi,
pochissimi, nessuno, a differenza del best-seller che (ri-citazione) certamente un libro cordiale,
comunicativo, coinvolgente e sciarmoso.
Tu, come i Wu Ming, fingete di non capire che il cuore del problema non la spocchia dei critici
che vogliono leggere solo libri inaccessibili per chiss quale ignota ragione (forse che la letteratura,
quella ignota, marginale, faticosa, per niente sciarmosa, o sciarmosa in un suo modo unico,
irripetibile, particolare d un potere speciale, unaureola, una via daccesso allalto dei cieli, cosa?).
Il problema la salvaguardia che non mi pare spetti ad altri se non ai critici, dal momento che ad
essa hanno rinunciato la scuola e leditoria, di spazi per una letteratura che non sia quella di massa,
mercificata, facile, di consumo. sempre esistita, daccordo, come sempre esistito il maladetto
fiore, ma non che in Dante fosse gi perfettamente prefigurato Berlusconi (o forse s). Lindustria
editoriale diventata un colosso imprendibile, dominano il mercato le holding dei grandi gruppi
che, come illustrava il doc di Cortellessa-Archibugi, acquisiscono anche i distributori o si
consociano con essi, parlare con gli editori vuol dire sempre pi parlare SOLO di una merce (quante
copie pu vendere il tal libro, quali fasce di lettori pu intercettare, come si pu confezionare al
meglio per vendere di pi, ci vai poi dalla Dandini?). A voi questa idea di letteratura piace? Non
ritenete che necessiti di contrappesi, di proposte diverse, di sacche di resistenza, di alternative
culturali, fondate su idee, progetti, ricerca, linguaggi, stili, gusto (inteso non come moda ma come
esigenza estetica di una risposta ai bisogni che la letteratura intercetta diversa da quella banalmente
contenutistica)?
Sempre Manganelli, nellapologia dellinsuccesso letterario, ricorda proprio il caso di scrittori che
oggi riteniamo classici e che furono ai loro tempi ritenuti cattivi scrittori (Dickens, ad esempio, che
era invece, secondo Manganelli, uno scrittore cattivo, cio un autore della coscienza infelice,
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ma ci volle una diversa consapevolezza storica e culturale per arrivare a decretarlo: dunque forse
per gli scrittori coevi siamo un po in anticipo per la definitiva consacrazione) o, viceversa, di libri
di grandissimo successo come I Promessi Sposi, il cui successo ha per anche comportato
quellindirizzo di lettura errato che lo ha reso illeggibile a generazioni di ex liceali. Ultimo,
proprio il caso di Shakespeare, che non stamp il suo teatro, e che fu scontento degli insuccessi dei
poemetti giovanili su cui molto puntava: forse, voleva anche lui vincere un premio importante, con
una giuria professionale: dopo tutto, non detto che sapesse di essere Shakespeare.
Qui limpressione che lo credano in troppi.
@Frau Forse i toni sono accesi perch la materia incandescente, ma non certo per mia iniziativa o
personale attitudine allo scontro (il mio primo intervento era molto neutro nei toni, e ci non mi ha
certo riparata dalla virulenza verbale dei Wu e dintorni). Non credo poi si possa eludere il problema
principale della necessit di acquisire un codice comune e strumenti adeguati, per affrontare certi
temi. Ma non lo si pu fare ogni volta ripartendo dallabc, non in una discussione che, dati i temi
stessi, si presume comunque colta, con interlocutori competenti, come lei asserisce. O comunque io
non riesco sempre a farlo, a differenza di Cortellessa.
Quando a Edoardo Sanguineti, una volta (e lo ricordo spesso questo aneddoto, perch mi pare
illuminante), fu chiesto come mai non considerava che ai giovani potesse piacere pi una canzone
di De Andr che un suo testo poetico, si limit a rispondere: mi spiace per loro, se non mi
capiscono: che studino.
Anchio la penso cos. E qui ci sto per disutere dei temi del doc di Cortellessa, ribadisco: non vedo
perch non dovrei, dal momento che, a differenza della gran parte dei partecipanti alla discussione,
quel doc io lho visto.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 12:19 pm da Gilda Policastro

@Gilda Policastro
non in una discussione che, dati i temi stessi, si presume comunque colta, con interlocutori
competenti, come lei asserisce. O comunque io non riesco sempre a farlo, a differenza di
Cortellessa.
Mi spiace, ma dissento. Sono un lettore e non sono abbastanza colto. Ma questa non una
conversazione privata fra lei e i WM, non un seminario, non uno scambio epistolare e non
molte altre cose. Siamo in un blog, in un luogo pseudo-pubblico del web, dove tutti hanno per
fortuna o purtroppo, dipende dai punti di vista ma cos, diritto di parola (fatta salva la possibilit
dellazione moderatrice della padrona di casa oppure della propriet della piattaforma a voler essere
precisi).
Proprio in base a questa libert, lei ha tutto il diritto di esprimersi come crede, e di non farsi capire
da quelli come me.
Per ci siamo, e siamo proprio quei famosi lettori da educare. Ogni opera scritta per un ipotetico
lettore credo, non importa se poi lopera finisce in un cassetto per sempre e viene dimenticata. Il
vostro compito non forse quello di combattere affinch le opere meritevoli, la letteratura alta,
chiamatela come vi pare, riesca in qualche modo ad arrivare a noi? Non anche questo il problema
della distribuzione? Finch si costretti nel mercato, e mi pare che ora come ora sia cos, senza che
sintravedano altri spiragli incoraggianti, per convincere gli editori a ri-pubblicare e i distributori a
distribuire appunto, forse una leva utile potrebbero essere lettori (quindi destinatari, pubblico,
94

acquirenti) formati che li convincano che ne vale la pena (magari anche diffondere gratuitamente
on-line per favorire la reperibilit potrebbe essere utile, chiss).
Non siamo quindi parte del meccanismo? O forse lunico vostro compito quello di mettere un
bollino di letterariet che solo gli iniziati possono riconoscere? E chi sono gli iniziati?
E facile dire mi spiace per loro, se non mi capiscono: che studino. Ma voi non dovreste aiutarci
in questo? E qui (internet > web > kataweb > lipperatura), ripeto, ci siamo anche noi.
Per questo non vi dico di vergognarvi di quello che sapete, anzi ve lo invidio, ma fino a quando io
non sar al vostro livello, in luoghi come questo vi consiglierei di scendere dalla cattedra e
utilizzare la vostra conoscenza per farvi capire anche da noi. Altrimenti, presumo, finiremo per
continuare da autodidatti o peggio, per seguire falsi maestri, come forse reputate gli autori qui
presenti.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 1:00 pm da Pigna

Allora tutto perfetto. Il mondo il migliore possibile. Meno male. La signora gilda stava facendo
una finta, per farci preoccupare. Ma era uno scherzo.
Perch lelogio dellinsuccesso parte dal presupposto che di insuccesso debba trattarsi. Se no che
insuccesso sarebbe? Si vorr mica linsuccesso di massa? Il lamento contro le holding era dunque
un depistaggio. Non centra niente.
Il segreto sta nel rivolgersi a pochissimi, a nessuno. E poi, se in giro non si vede nessuno,
proclamare sprezzanti. Stronzi. Il passaporto eterno della letterariet.
Signora gilda, mi sto convincendo che se T. Ottonieri seguisse tutta questa pantomima avrebbe
molta voglia di prenderla a schiaffi.
Io no, perch mi ha molto rassicurato. Gliene sono riconoscente.
L.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 1:04 pm da luca

Mmmm le istituzioni formano il gusto gi, una buona universit


.
Gi. Non so, pensavo a Borges che nonostante la sua cultura enciclopedica ha fatto solo il liceo. E a
Kafka, che era laureato s, ma in giurisprudenza. E Steinbeck in chimica. E Burroughs (quasi) in
medicina. Ed Hemingway, e Non sono italiani: la Ortese? Svevo? Primo Levi? Anche loro,
ahim, niente corsi su Bachtin o Contini. Per
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 1:10 pm da Melmoth

[@Aldo: no, quell'anonimo non ero io.]


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Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 1:12 pm da :A:

@ Andrea Cortellessa
Alla buonora una delucidazione. Proprio perch do per scontato che il tuo sapere non sia solo
apparente (eccetto per quanta riguarda i nostri romanzi scritti dopo il 2002) ho insistito tanto perch
mettessi un po di vera carne al fuoco e sono contento che alla fine tu labbia fatto.
.
Dunque, sul piano strategico individui il terreno su cui agire nei luoghi intermedi tra scrittori e
pubblico: redazioni culturali dei giornali e delle case editrici. Avevo capito bene, dunque. Avevo
scritto, pi rozzamente, che per te si tratta di agire come forza dinterposizione. Entrare nelle
redazioni dei giornali e delle case editrici per ti riporter sempre al discorso iniziale da cui
eravamo partiti e cio al fatto che, non trattandosi di enti di beneficenza, dovrai confrontarti con i
loro fatturati. Io non ho niente in contrario ad adottare una strategia del genere, ma semplicemente,
sono pi realista di te e provo a escogitare strategie e tattiche variegate, che mettano in
collegamento quelle stanze con tutto ci che si muove l fuori. Perch la fuori non tutto mercato,
masse di pecoroni e di acquirenti, ma ci sono anche esperienze e istanze reattive, persone con
bisogni e desideri non solo indotti. A loro si rivolge la mia/nostra attivit. Come ricorderai, questo
gi enunciato in New Italian Epic: Il committente di un romanzo non larte, leditore o lo
scrittore stesso. E una comunit di persone: una comunit potenziale, non legata a un tempo e a
uno spazio precisi, ma non per questo meno reale. Un coacervo di bisogni, relazioni, meschinit e
conflitti. E in quel contesto che una storia propone la sua visione. Non per insegnarla, ma per
discuterla (pag. 180). Perch pu capitare che non ci sia solo da insegnare, ma anche da
imparare
E con questo rispondo anche @ Ivan Arillotta, che mi domandava chiarimenti. A WM interessa il
formarsi dal basso di una comunit leggente e agente. Siamo convinti che nessuna azione
educativa dallalto riuscir a essere efficace se non si cala DENTRO quella comunit e impara a
parlare con essa. In soldoni, a noi la cultura pop, con tutte le sue contraddizioni e brutture e
condizionamenti, interessa, non crediamo che sia tutta merda, anzi, la individuiamo come principale
campo di battaglia.
Mi sembra che la differenza sia chiara.
.
Ancora. Apprezzo molto lo sforzo di spiegare in poche righe a persone come me (che sono
abbastanza ignorante) il pensiero di Bachtin. Peccato che, Cortellessa, perseveri nellerrore di
parlare di libri che non hai letto (non quelli di Bachtin, ovviamente, ma quelli di WM). Chi ti ha
detto che Altai scritto con lo stesso registro linguistico? Quellaltra tua amica? Te lho gi detto di
non darle retta, fidati, no? Altai scritto in io narrante, quindi chiaro che c un registro
prevalente sugli altri, ma non il solo e certo non il modo di parlare al bar sotto casa. Non so
che bar frequenti tu, ma almeno qui a Bologna non senti parlare gli avventori come nel prologo di
Altai postato qui ieri. Chi ti ha detto che la lingua di Altai non echeggi concretamente,
materialmente, quelle contrapposizioni ideologiche, religiose, sociali? Prima leggere poi giudicare.
Tuttavia credo di capire dove vuoi arrivare, quindi sospendo la polemica e provo a raggiungere il
nocciolo della questione.
Tu affermi che proprio il cambiamento di paradigma, la rottura epistemologica o ideologica che
una grande opera letteraria necessariamente comporta, si connotano anzitutto linguisticamente: ben
al di l dei conflitti o delle scissioni che vengono narrate nel suo intreccio.
La lingua dunque il vero criterio che stabilisce la letterariet di unopera. [Ci voleva tanto a dirlo?
Ci hai fatto aspettare due giorni. La tua spocchiosissima amica l'ha detto subito, stata diretta e
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concreta, e bisogna dargliene atto.] E luso che si fa della lingua che implica la trasformazione di
paradigma, la rottura, linnovazione, lo spaesamento.
In New Italian Epic, riprendendo altri autori, noi abbiamo sostenuto che la lingua senza una storia
su cui cimentarsi non trasforma proprio niente, perch appunto, come detto sopra, pensiamo che la
narrativa sia unattivit comunitaria, rivolta a una collettivit pi o meno allargata. Finalizzare la
sperimentazione linguistica alla narrazione - ovvero cercare di renderle complementari - non
significa negarla, ma ipotizzare, ad esempio, che essa possa non essere sbandierata in faccia al
lettore. La sperimentazione pu essere sottile, una cucitura apparentemente invisibile, ma agente
sottotraccia. Come sai spieghiamo questa cosa nel capitolo 5 di NIE.
C una fredda rete di linguaggio che ci avvolge, diceva un vecchio poeta inglese, e, aggiungo io, ci
sono modi diversi di agire sulle sue maglie.
Il fatto ad esempio che Tolkien scrivesse in un inglese medio ha fatto s che per molti anni i critici
letterari che la pensavano come te non lo prendessero in considerazione. Ci sono voluti decenni
perch (ad opera dei filologi allievi di Tolkien) ci si accorgesse che la sua narrativa una specie di
ipertesto lessicale, un elaborato di estetica linguistica, con una stratificazione di rimandi di senso,
sfumature, riferimenti mitico-letterari, nessuno dei quali scelto a caso. La lingua in Tolkien tutto e
la trama, lintera creazione di mondo letterario, DERIVA da essa. Ecco, continuando a ragionare
come te non ce ne saremmo mai accorti.
Il tuo ragionamento, in sostanza, miope, limitante, taglia via in blocco ogni opera che
allapparenza faccia prevalere laspetto narrativo su quello linguistico.
Dire che non c bisogno di mettere in scena per forza le guerre dOriente o un guazzabuglio di
intrighi di palazzo perch il conflitto tra noi, ogni giorno, e la letteratura lo radiografa
impietosamente, non significa niente. In base a questa affermazione non si dovrebbero pi scrivere
romanzi storici e a poco servirebbe anche leggerli. C un testo relativamente celebre, mi pare, che
racconta di una guerra dOriente e di alcuni intrighi di palazzo, ho il titolo sulla punta della lingua
Ah, gi, lIliade. Che ne vogliamo fare?
Dici che la storia di uno studente russo morto di fame che ammazza una vecchia in un tugurio e
poi affronta il percorso della colpa e della redenzione - per evocare lautore da Bachtin pi amato e
studiato, Dostoevskij - contiene lintero universo del bene e del male, del tempo e dello spazio, del
presente e dellinfinito.
Quindi smettiamo tutti di scrivere? Siccome Dostoevskij ha affrontato quei temi al livello pi
magistrale non vale pi la pena provare ad affrontarli di nuovo? E soprattutto: non proprio il
suddetto percorso, atto-senso di colpa-rendenzione, un esempio di andamento narrativo, direi quasi
mitico?
.
Un ultima quisquilia. Ti chiedi: se un autore di oggi morisse avendo pubblicato solo quel libro, e
con quel tipo di editore, quante migliaia di downloads potrebbe vantare?. E chi lo sa? E una
domanda interessante, sulla quale vale la pena interrogarsi. E non c modo migliore per farlo che
studiare le trasformazioni della rete e delle comunit che la usano.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 1:17 pm da Wu Ming 4

sto seguendo la discussione fin dal suo inizio. Astraendomi un poco mi pare di poter ricondurre
tutto ad un quadro organico che fa della dialettica letteratura alta/bassa (definizione che non
condivido ma che utilizzo per comodit) due aspetti dello stesso meccanismo: la formazione di un
gusto di uno stile che sovverta e superi il gusto corrente passa attraverso unopera di avanguardia,
che parte dallazione di pochi, i quali sperimentano forme altre di letteratura, come del resto in
tutte le forme artistiche (musica,pittura,scultura,ecc). I pi geniali delle avanguardie di 100 anni fa,
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ora sono i classici che attraverso i canali di diffusione culturali popolari (la scuola, la tv,le
universit) divengono la regola e il termine di paragone per approcciarsi alla narrazione del
presente.
La lezione di di questi classici, a loro tempo avanguardie in qualche direzione (nelluso
linguistico,nelluso della trama o di altre caratteristiche del romanzo che io da semplice lettore non
so classificare) diviene gusto corrente, che viene a sua volta esploso e utilizzato da altri per
esplorare altri aspetti e punti di vista della realt che poi il fine antropologico della letteratura e
dellarte in genere.
Assumendo che la patente alla letteratura (e allarte in genere), in una societ verticale come la
nostra, non pu fare a meno del ruolo di certificazione di un establishment (critica, accademia,
responsabili culturali riconosciuti), possiamo affermare comunque che questa diviene veramente
rivoluzionaria solo se condivisa. E non esiste una rivoluzione solitaria. Qualcuno in precedenza
ha citato la bellissima novella di Balzac Il capolavoro sconosciuto, che tra le molteplici sfumature
interpretative possibili, cela anche il senso di sterilit che pu avere, la pur grandissima opera di
unautore, che per resti muta alle orecchie di chi necessariamente il suo interlocutore : gli altri.
La critica dunque non inutile secondo me, ma nemmeno pu tentare di definire un principio di
letterariet universale e perenne, attraverso stili o pratiche letterarie, essendo queste mutevoli nel
tempo e nello spazio. Svolge a mio modo di vedere invece il suo ruolo politico, come credo
voglia fare nel miglior modo possibile, segnalando, attraverso gli strumenti acquisiti dallo studio
esteso della materia, le possibili strade nuove della letteratura, le quali digerite nel tempo, possano
arricchire il patrimonio culturale di una comunit. Non una comunit letteraria, ma tutta una
comunit, compreso un lettore per diletto, ma cmq un lettore, come me.
E se a questa diffusione si associa il guadagno, beh, leconomia di mercato bellezza, e tu non
puoi farci nulla (del resto pure Ottonieri, se domani vendesse un milione di copie, non lo farebbe
gratis, dato che tutti veniamo pagati per il lavoro che facciamo; e se questo la letteratura o la
critica letteraria saremo sempre tacciabili di farlo solo per i soldi, qualsiasi cosa facciamo)
In questo la rete e i suoi molteplici usi, possono veramente cambiare la situazione ( e in parte lo
stanno gi facendo).
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 2:05 pm da Ludwig

Siccome lancoraggio ai testi fondamentale, propongo due stralci, scusandomi per la lunghezza.
Se avete voglia e pazienza leggete, altrimenti saltate pure.
.
.
Palazzo Belvedere sfrigolava di voci. Domestici e vivandiere, uomini di fatica, giardinieri,
fornitori di legna e chiunque fosse di passaggio, tutti andavano e venivano, le domande
sollecitavano risposte, i capannelli si formavano veloci per poi sgranarsi come pannocchie quando il
dovere richiamava e poco dopo ricomporsi altrove, nel salone, in cucina, nella dispensa, nei corridoi
e anche fuori, nel parco, allimbocco del viale alberato. Le donne rassettavano le stanze e intanto si
raccontavano del Tedesco, el Alemn, tornato dallArabia dopo tutti questi anni, kon una barba
blanka ke lo faze pareser un profeta, accompagnato da tre mori ke tienen fachas de lkos e fanno
spavento a guardarli, ma se sono amici suoi sar brava gente. Una cuoca disse che el barbarroja le
aveva chiesto cinque tazze dacqua bollente, poi ci aveva versato dentro dei gusci di noce, aveva
offerto una tazza a ciascuno dei suoi amici e lultima a lei, perch assaggiasse quel beverone, che a
quanto pare non erano proprio noci, ma una specie di caff. Ed era tanto buono che la donna se
nera fatta regalare un pugno e se qualcuno lo voleva assaggiare poteva prepararlo in un attimo, il
kishir. I due indiani, invece, avevano ingannato lattesa ballando nel parco. Macch ballando, quella
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era una lotta, non hai visto quando hanno tirato fuori gli scudi e le fruste? Che agilit! Hai visto
quando uno dei due ha saltato laltro a piedi uniti?
Io mi aggiravo, un poco smarrito, nel turbinio di voci e di racconti. Nessuno sembrava far caso a
me, la novit del giorno era la riapparizione del vecchio. Chi aveva conosciuto Ismail prima che
andasse a Mokha e perci iniziassero a chiamarlo Il Mokhese sembrava avere per lui grande
stima, vi era solennit nel modo in cui ne parlava, rispondendo ai quesiti dei novizi. Questi ultimi
erano fanciulli e fanciulle che servivano don Yossef e donna Reyna soltanto da pochi anni, o
addirittura pochi mesi. Ascoltavano ammirati le storie che, danzando, passavano da una testa
allaltra. Annuivano e tornavano alle loro mansioni pi curiosi di prima, ansiosi di vedere el
Alemn, quando in uno dei giorni a venire fosse di nuovo giunto a palazzo.
Anchio seguivo quelle storie: si annunciavano come riferimenti vaghi, due frasi buttate l come a
dire di retta a me, ch so come stanno le cose, poi venivano riferite, commentate, fornite di glosse
come si fa coi poemi antichi, e per quelle glosse si collegavano e riversavano luna nellaltra,
prendevano nuove forme e consistenze. Il vecchio compariva ora in un paese ora in un altro, era
stato in Africa e in Francia, nel Cipango e nel Catai. Aveva conosciuto Martin Lutero, stava dicendo
una cuoca a una giovane sguattera, sulluscio dellanticucina. Io ascoltavo da dietro una colonna, la
schiena appoggiata al marmo fresco, e tenevo gli occhi chiusi. La donna parlava un giudesmo
incantevole che mi ricordava linfanzia, ogni sua frase terminava con una nota alta, un po come
quando, in Italia, accade di ascoltare le genti di Ascoli o Ancona. La voce salmodiava la storia di
Ismail e di Lutero, mentre un brusio faceva da bordone e nuove persone si fermavano a sentire.
Non soltanto il vecchio ha conosciuto Lutero: era insieme a lui quel giorno, quando inchiodarono al
portale di una chiesa di Vienna un grande foglio, che venne letto da tanti e fece infuriare il papa. E
cosa ci avevano scritto sopra? Che le reliquie dei santi sono solo immondizia, ossi da gettare ai cani.
Che coraggio! Gi, ma che incoscienza! Certo, ma che amore per la verit! Ma Lutero quando
morto? Fioccarono le risposte: guardate che Lutero ancora vivo. Ma no, che dici, morto
ventanni fa e aveva pi di centanni, el Alemn vecchio, certo, ma non cos vecchio, non prestate
ascolto a queste sciocchezze. vero per che i papisti lo hanno inseguito per mezzo mondo, perch
un eretico di prima levatura. Sul suo conto ne ho sentite di cotte e di crude. E chi te le ha
raccontate? Molte persone. Le ho sentite dire anche a don Yossef. Io so solo che era luomo di
donna Gracia, disse infine una voce maschile, col tono di chi riporta al suolo i castelli in aria.
vero, aggiunse una ragazza. Raccontano che morta tra le sue braccia, laggi a Tiberiade.
Al menzionare Gracia Nasi e i suoi ultimi momenti, tutti si fecero assorti. Il tono si aggrav e il
conversare si fece pi rado. Nel giro di pochi minuti, il capannello si sciolse e ciascuno torn ai
propri compiti.
Io aprii gli occhi.
Di fronte a me cera Yossef Nasi.
Li hai sentiti? disse. Il viaggiatore del mondo tornato.
.
Da Altai, cap. 17 IIa parte. Inequivocabile esempio di paratassi e registro da bar sotto casa.
.
.
Questo invece un esempio del respiro (il passo, il ritmo, la cadenza) prevalente nella terza parte
del romanzo. Lesempio riportato , credo, la frase pi lunga presente in un nostro libro:
.
Corpi cadevano nel fossato, scivolavano indietro nella polvere e altri li calpestavano,
incespicavano, salivano verso le ridotte, dovera asserragliato un nemico che a dispetto di ogni cosa
resisteva, che in quella piana orrenda aveva spedito allaltro mondo unintera generazione e
seguitava a combattere, gettava secchi di pece infuocata, cospargeva le macerie del Rivellino di
chiodi a tre punte, gridava Viva san Marco e sparava ancora, e ancora era pronto allarma bianca.
.
Insomma: chi si desse la pena di leggerlo, scoprirerebbe che in Altai abbiamo lavorato soprattutto
99

su ipotassi, frasi lunghe, circonlocuzioni, similitudini barocche (Come un grano di ghiaia dopo una
dura caduta si incista sotto la pelle, e occorre spingerlo fuori praticando un taglio, e la pietra se ne
esce accompagnata dal sangue, cos Venezia mi rigettava.).
Lo abbiamo fatto anche come esperimento sui critici. Prevedevamo che alcuni, senza darsi la pena
di leggerlo, ne avrebbero denunciato lo stile paratattico, le frasi brevi etc.
Quod erat demonstrandum.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 2:15 pm da Wu Ming 1

@ melmoth
ma quelli erano scrittori, gente da semplicemente grande a di grande talento, non lettori, chi ha
genio trova la sua strada da solo, anzi, i critici fanno a gara per occuparsene
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 2:25 pm da aldovrandi

Siamo seri, a Cortellessa e Policastro non gliene frega niente di niente della letterarieta di unopera.
Deve avere altri requisiti perche possa essere presa in considerazione. Lopera. Lo stesso fanno gli
editori. Qualunque sia il loro target. Senza dimenticare che Cortellessa e Policastro non sono per
niente antagonisti allo status quo. Come potrebbero? E spesso i loro autori da 5.000 copie non
hanno maggiore letterarieta di quelli che vendono di piu, sponsorizzati da altri. Anzi. Sempre
ricordando che il 90% delle pubblicazioni universitarie sono delle ciofeche pazzesche. E lumanita
che ci lavora tendenzialmente squallida. Spesso e meglio andare al pub che leggere gli
imbarazzanti carteggi pseudo-accademici di questa gente. Farsi invece di libri seriali a grande
distribuzione potrebbe essere molto meglio. Potrebbe farti evadere soprattutto dal degrado assoluto
di certi ambienti.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 2:27 pm da AMA

P.S. Per letture e verifiche, Altai si pu scaricare gratis qui:


http://www.wumingfoundation.com/italiano/downloads_ita.htm
.
E il libro New Italian Epic, completo e nellimpaginazione Einaudi, qui:
http://www.wumingfoundation.com/italiano/NIE3_Euridice.pdf
.
Chi volesse leggere soltanto il saggio La salvezza di Euridice, pu leggerlo a puntate su Giap:
http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=847
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 2:30 pm da Wu Ming 1

100

@ Cortellessa_ ad un certo punto scrivi, tra tante cose, che bulimia, degli scrittori validi che
conosci. Valido laggettivo pi orripilante che esista. Si dice che valido un certificato per
lespatrio o latto di una compravendita.
Senza scrittori e senza grammatica, insomma.
@ Policastro, s ti fanno male i capelli, non si capisce molto dalle tue tesine. Prima criptica poi
pedagogica. Pessimo esempio. Ho sempre pensato quanto bene faccia coltivare un orto.
@Frau dinosauro: ti ha divertito la zanzara tigre? Mah
Quoto Luca: divertente e incisivo in sette righe, troppo crudele con Gilda per. Tempo perso.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 2:33 pm da Vincent

A WM interessa il formarsi dal basso di una comunit leggente e agente


insomma, un consultorio aperto al pubblico una cultura dei servizi, ma i WM sono troppo svegli per
crederci davvero, e sono anche troppo svegli per credere che basti lavorare sullipotassi, mi sa che
prendono al volo le ingenuit retoriche di Policastro per usarle pro domo loro
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 2:33 pm da aldovrandi

@Cortellessa: forse hai una nozione diversa dalla mia di commedia allitaliana (comunque il
punto non era questo), e dei relativi studi in proposito. Del documentario ci sono alcune cose che
non mi hanno convinto, a partire dalluso del montaggio (visto che si parla di scrittori e letteratura,
s, ma pur sempre un documentario), ma mi rendo conto che questo non il luogo adatto a
sviluppare una discussione in merito mi auguro che se ne presenti presto loccasione..
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 2:34 pm da Simone Ghelli

@ Wu Ming 1
Ti confesso infatti un mio presentimento. In questa discussione c qualcuno che sostiene di aver
letto 60 pagine di Altai, di averle trovate troppo veloci ed ebefreniche (nessuna subordinata,
paratassi esasperata, etc.) e si riferisce al volume parlando di un tomo. Questi indizi mi fanno
pensare che la persona in questione abbia avuto tra le mani Q e non Altai. Ma senzaltro mi sbaglio.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 2:37 pm da Wu Ming 4

101

@ aldovrandi
O forse semplicemente facciamo riferimento a teorie della narrazione diverse.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 2:40 pm da Wu Ming 4

@ aldovrandi
i WM sono troppo svegli per crederci davvero
E allora vorr dire che siamo dormienti. Comunque, non siamo nel 1995, ma nel 2010. C un
percorso, basterebbe guardare a quello. Da tanti anni manteniamo una prassi (non una teoria: una
prassi) coerente. Dopo oltre 600 incontri pubblici, un costante confronto in rete e la piena
accettazione di critiche anche dure pervenuteci dalla comunit (es. su come ci comportammo nei
mesi prima di Genova, sulla mancanza di spessore dei nostri personaggi femminili etc.), i nostri
lettori hanno avuto modo di verificarlo, se ci crediamo oppure no. Chiaramente, non
obbligatorio informarsi su tutto questo
Sullipotassi: no, non basta lavorare su quella. Ma tanto non basterebbe alcuna nostra scelta, in un
senso o nellaltro. Quindi ce ne fottiamo e andiamo avanti rispondendo a noi stessi e a chi si sforza
di conoscerci prima di sputare sentenze.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 2:42 pm da Wu Ming 1

@ Wu Ming 4
ma no che non ti sbagli
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 2:43 pm da Wu Ming 1

Tempo addietro ho scritto questo pezzo per Carmilla: Quando la farina della Gelmini va tutta in
Crusca, nel quale spiegavo come la fabbricazione di una griglia di correzione ad hoc da parte dei
Cruscanti avesse prodotto (assieme ad altri fattori) una generalizzata bocciatura dei maturandi
italiani del 2007 nella prova di italiano. Per inciso, faccio presente che la stessa operazione stata
ripetura e resa nota giusto ieri con un significativo campione (545 prove su circa 450.000
maturandi) delle prove del 2009.
Ora, unesimia critica letteraria predispone dei propri criteri di correzione degli incipit (bont sua,
concedendo agli interlocitori, supposti ignoranti di Spitzer e Contini, la lettura di Barthes), e sfida a
tenzone sulla verifica delle fonti scritte. Come se tale oggettivit esistesse: come se i parametri, i
criteri, la determinazione di ci che letterario e ci che non lo , il rapporto tra forma e contenuto
fossero dati per scontati. Proprio come lAccademia della Crusca rispetto alle griglie di correzione
degli insegnanti.
Beh, questa oggettivit talmente auto-evidente da poterne trarre un bignamino e un ABC farebbe
sorridere il buon Calvino (Italo).
Cosa buona e giusta dimostrare, come qui sopra Wu Ming 1, che certe pagine di letteratura da
impilare reggono anche a queste griglie: e far vedere che non ci vuole molto a scoprirlo basta
leggere, e soprattutto voler leggere.
102

Cosa altrettanto giusta denunciare il giochino in stile-Accademia (della Crusca) e rivendicare altre
concezioni della letteratura e del lavoro culturale, mandando, se serve, affanculo chi enta nel campo
di rugby e spocchiosamente continua a reclamare lapplicazione del fallo di mano e del fuorigioco.
Il tutto detto da un meschinello che Manni Editore si picca di sapere cos, non fossaltro che per
averci pubblicato un testo solo per il piacere di dare una mano a un libro e a una famiglia editrice
che se lo meritavano, e per aver organizzato un paio di presentazioni di loro volumi fuori dal
Salento, sempre per le ragioni di cui sopra.
Dopo di che ciascuno libero di tornare alle proprie occupazioni. Tra le quali, per tornare al testo
da cui ero partito, c la concreta difesa della scuola pubblica (non a parole, non con una firma su
un appello): non serve a niente almanaccare Manganelli e Ottieri, se la prossima generazione non
sar in grado di leggerli.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 2:59 pm da girolamo

Premetto che questa discussione davvero stimolante. Ha toccato diversi argomenti.


Mi preme particolarmente uno. E vorrei porre una domanda a Cortellessa. Senza alcun intento di
provocazione o irrisione. E un dubbio che mi arrovella da sempre.
Ovvero.
Ma non che i critici, di qualunque campo essi siano, poggino la loro critica su un assunto
indimostrabile, ossia la possibilit di un giudizio oggettivo che debba poi concretizzarsi in un
giudizio estetico?
Faccio un volgare esempio cinematografico (il Cinema ci toglie di mezzo il problema della
letterariet).
Cera una volta il West a detta di molti critici, un capolavoro dellutilizzo del montaggio e dei
tempi epici del racconto western.
Questo fa di Cera una volta il West un bel film?
E soprattutto, chi stabilisce che quelli siano i tempi epici del racconto western, e non per esempio
quelli di Ford?
Perch il ritmo ipnotico del geniale finale di 2001 pu diventare il noioso e superficiale epilogo di
un film troppo ambizioso?
Barocco un aggettivo positivo?
Non dovrebbero i critici occuparsi solo delle opere che hanno apprezzato, in modo da evitare che il
proprio disgusto\dispiacere li confonda?
Ovviamente questo non ha senso, perch un critico come qualsiasi altra persona ha il diritto di
indignarsi di fronte alle boiate.
Per, da umile lettore\spettatore, ho sempre la sensazione che quando un critico tenti di spiegare
perch unopera riuscita, beh, lo sappia fare; quando invece deve tentare di farmi capire che
unopera oggettivamente una boiata, questo vada troppo ad interlacciarsi coi gusti personali. E
allora si inizi la pericolosa arrampicata sugli specchi.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 3:04 pm da Ekerot

Se invece che su Lipperatura fossimo qui, e se invece che oggi fosse domani, scriverei:
#FF @luca @Giuseppe_DEmilio @melmoth @Anna_Luisa @Vincent @Paolo_E. @Paolo_S
103

@paperinoramone @Frau_Dinosauro @JohnGrady @Sir_Robin @Pigna @girolamo


@giuseppe_zucco @Ludwig @paola_signorino @Simone_Ghelli @:A: @valter_binaghi @glanzid
@Enrico_Macioci @Salvatore_Talia @Ekerot @Il_Grande_Marziano
Respect is due. I migliori sforzi per rendere questa discussione sensata e proficua.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 4:29 pm da Wu Ming 1

Gilda Policastro chiede:


A voi questa idea di letteratura piace? Non ritenete che necessiti di contrappesi, di proposte
diverse, di sacche di resistenza, di alternative culturali, fondate su idee, progetti, ricerca, linguaggi,
stili, gusto (inteso non come moda ma come esigenza estetica di una risposta ai bisogni che la
letteratura intercetta diversa da quella banalmente contenutistica)?
E a lei, allora, la parte per il tutto, chiedo, giuro senza malizia: ti sei abbonata a Murene?
http://www.nazioneindiana.com/2010/05/27)
Quello che stiamo facendo su NI con Murene unipotesi di lavoro (una delle tante che WM4
correttamente ricorda che occorre fare) sulla letteratura che cerca di scavalcare le logiche del
turbomarketing, della distribuzione, dellindustria letteraria, etc. nel nome della diffusione di testi
difficili, pubblicati per la prima volta in Italia, inediti, tradotti, editati, stampati, etc. il tutto cercando
a malapena un pareggio economico (lavoro fatto gratuitamente, nessuno ci guadagna nulla, se
riusciamo a pareggiare le spese gi molto).
Le terze pagine dei quotidiani dove, oggi, comunque, scrivono persone che anche solo per ragioni
generazionali, Bacthin lhanno letto, non ne hanno parlato. Tu - tu Gilda, sineddochemente - stai
lottando con noi affinch una possibile modalit differente venga posta in essere, attecchisca,
sovverta, nel piccolo, abitudini stanche?
Senn, qui, diciamocelo, stiamo per davvero pettinando le bambole.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 4:40 pm da gianni biondillo

Mi hanno cancellato il volo per Praga e sono - lievemente - nervoso.


Poche cose (a parte perdere un giorno di vacanza gi pagato) mi irritano quanto le lagne passivoaggressive degli umili lettori sui cattivi critici che pretendono di imporre a loro, semplici lettori,
delle categorie interpretative diverse da quelle dello snobismo di massa.
In effetti lunico ruolo serio dei critici nel panorama letterario (e non solo) doggi quello di fornire
un bersaglio comune a quei lettori che preferiscono, per sentirsi superiori, semplici contrapposizioni
commerciali fra generi (tipo quelli che considerano The Dark Knight un capolavoro e Twilight una
m. per ragazzine in calore come disse un noto scrittore italiano di genere) che richiedono solo
potere dacquisto e assidua presenza online invece di studi universitari e laurea e conoscenza di tre
o quattro lingue straniere. Alla fine si finisce sempre con la solita solfa per cui esistono solo gusti
soggettivi ma i miei sono cool e i tuoi shit.
Ho da tempo imparato che con certi persone si pu fare benissimo a meno di parlare di libri o film o
dischi: si parla di calcio, di mangiare, di viaggi, di pensioni, di auto e alla fine siamo tutti pi
contenti - per questo trovo che oggi fare il critico sia snervante almeno quanto fare larbitro di
calcio e mi chiedo chi glielo fa fare.
104

Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 4:55 pm da Sascha

Io sono un vecchio signore e mi sento affine alla sensibilit di Gilda Policastro. Nulla contro lo
scavo nel pop, ma semplicemente non lo sento, non mi dice nulla, mi piace sentir la lingua suonare
per cos dire. Detto questo per credo che a questo mondo c posto per tutti, e se Wu Ming nel
terreno pop sviluppa delle potenzialit implicite, ben venga anche Wu Ming, per quanto non sia nel
mio gusto.
PS Signora Policastro, per: siccome le sue tesi sono le mie, non dica di non avere attitudine al
combattimento. Lei ormai nota nel web per le sue entrate aggressive, la sua penna rossa alzata e mi perdoni - la sua antipatia. Se nega questo, ci rischia di diventare un boomerang contro le tesi
che lei ed io sosteniamo.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 5:06 pm da guillermo

Gianni, perche ti rivolgi solo a Gilda? Se si abbonasse anche solo la meta dei fini discettatori di
questo thread (e non escludo nessuna parte in causa) Murene sarebbe a posto per i prossimo 3 anni
e, senza false modestie, la cultura italiana ne avrebbe solo da guadagnarci.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 5:39 pm da raos

Ma infatti, Adrea, prendevo la parte per il tutto. Sineddochemente.


Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 5:53 pm da gianni biondillo

sineddo che???
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 5:55 pm da raos

Stiamo parlando di autori italiani, mi pare, non di Murene.


Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 6:35 pm da AMA

Dunque i succitati D.F.W., Thomas Pincion, Balzac, Shakespeare, etc., erano errori di battitura
105

Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 6:46 pm da gianni biondillo

si invitano, nella loro qualit di grandi lettori della classifica pordenonelegge, alcune delle
persone coinvolte in questa discussione a rispondere alle domande porte sotto il post della classifica
su NI, dove dovrebbe farsi questione affine ma sostanzialmente diversa alla presente. Grazie.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 6:54 pm da stefano gallerani

@WM (4): E con questo rispondo anche @ Ivan Arillotta, che mi domandava chiarimenti. A WM
interessa il formarsi dal basso di una comunit leggente e agente.[...]
Questo lo davo assolutamente per scontato, da parte di WM. Continuo a non vedere la
contraddizione, a meno di non essermi perso qualcosa, ma continuo a vedere benissimo uno
pseudoproblema. E una certa vaghezza. La cultura pop non pu essere tutta merda, per quanto il
termine cultura POP prossa provocare reazioni allergiche (ma non divago). Se poi dici che la
individui come principale campo di battaglia, ti perdo. In che senso e come? La battaglia lavrei
anche capita, suppongo.
Quanto al formarsi dal basso et cetera, niente di pi auspicabile. Anche qui non vedo alcuna
contraddizione con la funzione tradizionale della critica, che ha potere impositivo di alcun genere,
a meno di considerarci tutti degli inebetiti.
Daccordo anche sul calarsi nella comunit, per chi abbia voglia e intenzione di farlo. Ma alla
chiarezza che non vedo (possiamo vedere cose diverse, e ho vari tipi di cecit, lo ammetto), si pu
forse aggiungere che parli - senza volerlo - di mente collettiva. La mente collettiva di cui parli e non
parli, storicamente il risultato delle menti individuali e delle forze in gioco (ho qualche dubbio,
quindi, che alcune cose vadano agite intenzionalmente: piuttosto che vadano ottenute come
risultato collaterale). Intuisco quindi che WM si preoccupi di qualche scompenso riguardo le
forze in gioco, dico bene?
Ora, ammesso che non abbia preso una cantonata, capirai che io penso che sia sufficiente raccontare
lo stare nel mondo, nel proprio tempo, con qualunque forma di narrazione, compreso tutto ci che
hai detto, ed eventualmetne rompere le palle dove qualche forza si oppone maldestramente,
diciamo cos, alla placida non-intenzionalit della mente collettiva.
perdona i refusi eventuali, a stento distinguo le lettere.
PS: ciao GIanni
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 6:56 pm da Ivan Arillotta

Senti, Biondillo, stammi a sentire molto bbene. Io sono interessato a leggere scrittori italiani che
nessuno sincula. Poi, sai, siccome ormai sono londinese, certe Murene che voi tradurrete potrei
decidere di sfogliarle, quando e se mi gira, nella traduzione inglese, se non sono anglofoni, tu che
dici? Cosi faccio due cose bbuone.
106

E comunque non ci vogliono lauree specialistiche, dottorati di ricerca e la conoscenza di cinque


lingue straniere per stare dietro alle vostre chiacchiere nazionalpopolari. E se lo credete siete solo
grottescamente boriosi. O no?
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 6:57 pm da AMA

e.c.: che NON ha potere impositivo di alcun genere


Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 6:57 pm da Ivan Arillotta

@ Biondillo
Wow. Solo adesso vedo che Murene pubblichera anche italiani. Non questanno pero. Allora
facciamo una cosa, mi abbonero nel 2011, ma solo se ci sara almeno uno scrittore italiano,
possibbilmente ggiovane. Ostracizzato dallindustria culturale.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 7:19 pm da AMA

@ ama: mi abbonero nel 2011, ma solo se ci sara almeno uno scrittore italiano, possibbilmente
ggiovane. Ostracizzato dallindustria culturale.
se oltre che giovane e ostracizzato abita anche a londra dici che puo andare?
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 7:24 pm da raos

E diventato allimprovviso un thread pubblicitario per Murene??


Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 7:36 pm da stegosauro

@ Ivan Arillotta,
noi stiamo nella cultura popular con lattitudine che descrivevamo qui:
http://www.wumingfoundation.com/italiano/outtakes/culturaconvergente.htm
Attitudine problematica, conflittuale, tesa a valorizzare certe dinamiche e a contrastarne altre.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 7:39 pm da Wu Ming 1

107

Allimprovviso non direi proprio. Il caso di Murene, non lunico esempio possibile, mi sembra
del tutto pertinente rispetto alla discussione.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 7:42 pm da raos

A me sembrate pi quelli che una volta andavano di casa in casa a cercare di vendere enciclopedie.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 7:47 pm da stegosauro

@ raos
Si, Raos, ci puo stare. Saluti.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 7:52 pm da AMA

@ Ivan Arillotta
infatti io non ho parlato di contraddizione, ma di differenza. Ho anche detto che non ho nulla in
contrario allazione sul terreno delleditoria prefigurata da Cortellessa.
In generale non ho nulla contro la critica letteraria, purch faccia il suo mestiere. Quando non fa
bene il suo mestiere? Ad esempio quando d giudizi su libri non letti (questo mi sembra davvero il
minimo sindacale). Oppure quando ci propone una visione manichea in base a cui i lettori sono una
massa indistina di acquirenti, strumenti incosapevoli del merchandising, agiti dal capitale e incapaci
di reagire se non toccati dalla luce del verbo critico. O ancora quando si propone di formare ed
educare alla lettura critica dei testi, innalzare il gusto dei lettori, etc. e poi si sconfessa subito
dicendo se non mi capiscono, che studino (come se buona parte del problema non fosse proprio
lanalfabetismo di ritorno - e pure di andata). Come scrivevo ormai diversi commenti fa: avercene
di critici letterari!
Il resto del tuo discorso invece, perdonami, ma non lho capito. Limite mio.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 7:55 pm da Wu Ming 4

@ WM4: son daccordo su tutto. E sei chiaro.


Riguardo il resto del mio discorso (un punto non trascurabile, perch inizia con una mia mancata
comprensione), non mi sono spiegato affatto bene. Per, prima di spiegarmi meglio, leggo stanotte
il link di WM1 (grazie).
108

Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 8:06 pm da Ivan Arillotta

dottor raos! se lei e il dottor biondillo avete bisogno di un colporteur per la vostra impresa
enciclopedica e ittiologica, sappiate che sono a disposizione
w murene!
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 8:48 pm da gherardo bortolotti

Vorrei rettificare unaffermazione di Biondillo -inventata di sana pianta- secondo la quale avrei
affermato che a me interesserebbero solo quei cento lettori ecc Io non ho mai detto n pensato
unidiozia simile, non ho mai avuto un simile disprezzo per i lettori, molti dei quali -lo verifico
continuamente- sono molto pi sensibili e acuti di certi scrittori o presunti tali. Tutto il mio lavoro,
la mia vita, le mie battaglie sono l a dimostrare quanto invece abbia a cuore di arrivare agli altri con
i miei libri, dove non si trova una sola frase che avvalori latteggiamento che mi si attribuisce.
Certo, non sono disposto a tutto pur di avere pi lettori, Ma, se chiedo di pi ai lettori, proprio
perch non li disprezzo.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 9:01 pm da Antonio Moresco

Sascha dentino avvelenato?


Mera parso daver gi inteso codesti tuoi discorsi.
Ma come vedi, non riesci mai a rispondere a domanda precisa.
E se provi a volare un pochetto pi basso, forse - chiss - magari riuscirai anche a capire cosa dico.
Se ti va, figuriamoci.
Non penso affatto che esistano solo gusti soggettivi, tanto per cominciare.
*
Dont feed the uruk-hai.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 9:40 pm da Ekerot

Antonio,
forse rammentiamo male tutti e due, che ti devo dire. Io ricordo una bella discussione, anni fa,alla
Festa dellUnit di Milano (quando ancora esisteva). Ma, detto fra noi, se il mio ricordo fallace
non un particolare problema (e, ovviamente me ne scuso).
Io cercavo un esempio per dire una cosa che tu nel tuo commento qui mi confermi: arrivare agli
altri con i miei libri lorizzonte di ogni scrittore appassionato (e non ti ho mai negato la passione,
lo sai).
Un caro saluto. E unaltro anche a Ivan!
109

Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 10:12 pm da gianni biondillo

Rileggendo, mi rendo conto che devo un chiarimento a chi, leggendo questa discussione, ha visto
due interlocutori attribuirmi reiteratamente - e truffaldinamente - la convinzione che New Italian
Epic sia un libro non pi valido. A sentir loro, noi WM lo riterremmo scaduto.
Infatti.
Tanto scaduto che stiamo proponendo su Giap, per una nuova fruizione, il saggio-chiave del libro.
Tanto scaduto che il dibattito prosegue in tante forme e, tra laltro, appena uscita - in Gran
Bretagna, dove cera il distacco perch potesse avvenire - la prima monografia critica sul NIE,
Overcoming Postmodernism: The Debate on New Italian Epic, edito dallInstitute of Germanic and
Romance Studies dellUniversit di Londra.
Quello che ho scritto tanti commenti fa : rispetto al 2008 la discussione andata avanti e oltre, e
in campo ci sono prassi (non solo scritture) di cui quei primi appunti non potevano rendere conto,
ma che nella discussione successiva sono state prese in considerazione. La situazione si evoluta,
contributo dopo contributo, convegno dopo convegno, litigata dopo litigata, uscita dopo uscita.
A fronte di questessere andati avanti, c invece chi rimasto fermo alle obiezioni raffazzonate e
de panza di due anni or sono.
Ecco la posizione che ho espresso, e che avevo articolato qui:
2008-2010, lo sfondamento
http://www.carmillaonline.com/archives/2010/01/003299.html
.
Se poi a qualcuno vengono in mente immagini di yoghurt scaduti, vorr dire che il suo inconscio lo
porta verso rivelatrici immagini di acidit.
.
Ora, si parla sempre di vecchi tromboni, ma qui diverso. Ci troviamo in una situazione in cui
alcuni vecchi accademici (forse perch non hanno pi paura di perdere status e posizioni e si
sentono pi liberi) si dimostrano pi aperti di molti accademici sui quaranta-e-dintorni, che invece
si sono limitati a scagliare anatemi.
Penso ad Alberto Asor Rosa, da cui arrivato il riconoscimento meno prevedibile:
Di tutto si pu disputare e dubitare meno che dei dati certi. E i dati certi sono che in Italia c stata
negli ultimi anni unimpetuosa fioritura di giovani autori di narrativa. In quali direzioni, con quali
tratti comuni (ammesso che ce ne siano)? Com noto, fino a qualche decennio fa ragionamenti
critici di tendenza e ricerca creativa crescevano il pi delle volte di conserva e si aiutavano a
vicenda. un dato certo oggi anche la scomparsa pressoch totale del primo elemento dell endiade
(la critica): la conseguenza che gli autori, nel caso specifico i narratori, navigano a vista, al
massimo con il sussidio, non sempre disinteressato, degli ufficiali di macchina ben piazzati sui ponti
di comando delle case editrici. Volgendosi intorno, l unico tentativo recente di sistemazione
teorico-letteraria di tale materia degno di questo nome New italian epic. Letteratura, sguardo
obliquo, ritorno al futuro di (dei?) Wu Ming (Einaudi, Stile libero, 2009), altamente meritorio per il
solo fatto, - raro, ripeto, - di entrare nel merito.
(La Repubblica, 15 dicembre 2009)
.
Nel pezzo linkato sopra commentavo:
Dopo il polverone del primo anno e dopo che si esaurito il fuoco di sbarramento, forse si
pu ragionare tranquillamente e senza steccati. Se persino gli ultra-ottantenni pi novecenteschi e
novecentisti decidono di dare per scontato che col NIE bisogna fare i conti (come farli unaltra
questione), vuol dire che un sentiero stato tracciato.
.
110

Scusate lacribia, ma meglio affrontare fino allultimo equivoco o fraintendimento tossico. Credo
poi sia importante *fornire link ogni volta che possibile*, per dare a chiunque la possibilit di
verifiche e riscontri, senza dover accettare o rifiutare quel che dico a scatola chiusa.
Postato gioved, 1 luglio 2010 alle 11:28 pm da Wu Ming 1

Salve, siamo laristocrazia vera, di sangue, blu. Anzitutto (paratatticamente): vorremmo ricordare al
Signor Antonio Moresco una sua di se stesso presentazione dei medesimi Canti del Caos di
sempre, presso Rizzoli, medesimi in quanto aventi avuto ben tre su tre editori differenti, ma era lo
stesso libro. Egli, a una convention a cui partecipavamo entrambi noi due che scriviamo, disse
testualmente che lui a vendere non ci teneva e che si rivolgeva a pochi lettori e non gli interessava
affatto essere letto n di pi n di meno, per lorrore del capo rizzoliano e rizzuto Lattanzi, che
infatti cacci la editor che aveva tirato ben pi che 8.000 copie di quel libro, e inoltre non volle pi
sapere nulla del Moresco.
@ (poich qui siete molto, a differenza di noi Conti Ni, esperti della rete Internet) Gilda Policastro,
vogliamo compiere insieme unanalisi stilistica corretta e spassionatamente dello incipit di Altai,
che non spin off nemmeno, figuriamoci seriale!, e ha in s e non solo per se stesso (come da 30
Luigi Di Ruscio e Gian Carlo Majorino) moltissimi registri stilistici a uso e consumo del lettore di
storie o historie se pi Laggrada?
Compiamo lanalisi stilistica dellincipit di Altai!:
Dalle stanze del palazzo non arrivano rumori. DOPPIA ALLITERAZIONE IN ANDAMENTO
ALESSANDRINO SCAZONTEO E INCROCIATO, A LA MALARME.
Lalito del Bosforo - PERCHE QUELLO LA RIDEVA DI QUESTA ESPRESSIONE, CI
TROVIAMO DAVANTI A UN MOVIMENTO ANTICIPATORIO CON DUE SDRUCCIOLE,
MENTRE LETIMOLOGIA E TRATTA DA QUELLE ESOTERICHE DI ISIDORO DI
SIVIGLIA, ALMENO CIRCA ALITO (CHE ALLITTERA CON ALTAI) ED E SPIEGATA
DA ISIDORO COME LEGGEREZZA IN ASSENZA DI PIETRE, CON IL FABULOSO
RICORSO AL PRIVATIVO GRECO ANTICO A-LUTHOS, CIOE SENZA PIETRA,
CORRELATO AI DARDANELLI. IL LAVORO DI ETIMO E DI RITMO QUI E NON
PERCUSSIVO, SOLO APPARENTEMENTE, SI NOTI, PARATATTICO.
e il canto del muezzin accompagnano i viventi dentro la sera, verso una parvenza di quiete. I DUE
QUINARI DENTRO LA SERA -VENZA DI QUIETE INERISCONO ALLA FORMA DI
UNA SAFFICA, SECONDO QUANTO MENGALDO IN PREF. CARDUCCI ED. BUR,
CONFERMATO DAL VERBO SDRUCCIOLO ACCOMPAGNANO, CHE E A CHIUSA DI
UN FALSO ENDECASILLABO.
Oltre le finestre aperte, il cielo un incendio di porpora e oro. CFR. LICONOSTASI IN
FLORENSKIJ CCA PORPORA E ORO E LA TRADIZIONE REGALE IN FURIO JESI A
PROP. RILKE, PER QUANTO RIGUARDA IL PIANO LESSEMATICO; QUANTO AL RITMO,
VIOLAZIONE DI NOVENARIO PASCOLIANO TRAMITE ANTICIPAZIONE DEL PRIMO
ICTUS, ENDECASILLABO SEGUE CON VIOLAZIONE DI POSSIBILE ALESSANDRINO
INCROCIATO (DI ORO CON IL GENTIVO SOPPRESSO).

111

Barche di pescatori si staccano dallAsia e fluttuano sulla corrente di miele. DUE INIZIALI
SETTENARI CANONICI PER LIMMAGINE MICRO-MACRO (PESCATORI/ASIA),
SEGUITI DA ALESSANDRINO, CON ALLITTERAZIONE SEMANTICA IN L/U/E/L E IL
DISTURBO DELLA SECONDA LIQUIDA CHE NON E ALLITTERANTE, RADDOPPIATA
IN CORRENTE
Gi sopra definitasi da alcunch vigilessa, la d.r.ssa Policastro Gilda invitata a rispondere ai quesiti
qui siti:
- in grado di interporre, se non anche opporre, una argomentazione di ordine altostilistico a questa
corerenza che dimostrata ritmica ma anche delle immagini e delletimologico?
- pu non disturbarci con finzioni di analisi stilistica, non avendone Ella titolo, n catenaccio, ma
solamente strillo, come risaputo?
- ciancia Pincio o si spancia?
Noi, i Conti Ni, togliamo il disturbo, dopo esserci scusati per la necessitata esibizione analitica, del
resto richiestaci dalla imperizia nascostamente spacciata per sapienza della d.ssa Policastro, che non
reggerebbe un quarto dora presso il Circolo di Trento, ammesso che abbia letto Folena e sappia a
cosa stiamo alludendo.
Comunque bella discussione.
QUESTO COMMENTO E OTTIMIZZATO PER LA STAMPA DA CONSEGNARSI A
ROMANO LUPERINI.
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 12:14 am da I Conti Ni

Interessante la lettura di Il cielo un incendio di porpora e oro come martelliano - con sineresi,
aggiungo - violato tramite elisione del genitivo ([di] oro):
Il - cie - lo - un - in - cen - dio || di - por - po - re - [di] - o - ro
In realt quando lo leggiamo ad alta voce diventa un doppio senario, perch terza e quarta sillaba
del primo verso collassano luna nellaltra:
Il - cie - loen - in - cen - dio / di - por - po - re - o - ro
(NB lapostrofo della terza sillaba non indica una completa scomparsa della u, ma una sua
pronuncia atona e tenue)
Invece la prima frase dellincipit un doppio ottonario tipo Corriere dei Piccoli (vedi anche
paragrafo sulla lingua del NIE in Sentimiento nuevo, secondo testo di New Italian Epic):
Dal - le - stan - ze - del - pa - laz - zo / non - ar - ri - va - no - ru - mo - ri
Comunque complimenti per aver colto, sotto il testo in prosa, la primissima stesura in versi,
successivamente inceppati o diluiti. Lavoriamo spessissimo in questo modo. Nel mio New Thing
un capitolo conserva ancora echi della prima stesura carducciana e barbara, in asclepiadeo
maggiore (!). Un vago riverbero di quella cadenza rimane nella lettura musicale che ne feci nel
2004, durante il tour con gli Switters:
BRADLEY (EZEKIEL CONNECTED THEM DRY BONES)
mp3 a 160kbps, 9:41
Ma gi, quasi dimenticavo: noi non lavoriamo sulla lingua, la nostra lingua non suona
112

Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 12:55 am da Wu Ming 1

Wow!
Mi manca solo un distico elegiaco, o un pentametro giambico
*
Potremmo anche prendere in considerazione solo il titolo. Altai.
Lanagramma di Talia, la musa della Commedia. Forse sincero omaggio al secondo libro della
poetica di Aristotele distrutto dal venerabile Jorge?
Oppure di Itala, la segretaria dedizione in Boris. Cosa vi spinge ad esaltare la Fox?
Ma anche ci vedo un po di Yalta, cari WM.
*
Per non parlare della copertina, che letta dal basso verso lalto recita: Alt ai Wu Ming
Che volevate dirci?
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 2:42 am da Ekerot

Scusa, WM1, ma il doppio senario (che poi in effetti un alessandrino scazonteo) ha ascendenze
anche pi nobili del pur popolarissimo Corrierino. Penso, per esempio, allAdelchi di Manzoni:
Dagli trii muscsi, / dai Fri cadnti,
dai bschi, dallrse / fucne stridnti,
dai slchi bagnti / di srvo sudr,
un vlgo disprso / repnte si dsta;
intnde lorcchio, / sollva la tsta
percsso da nvo / crescnte romr.
Forse il tuo richiamo a una cultura pop come quella dei fumetti sottintende il richiamo a un lavoro
sulla lingua alta. Che mi sembra stia da sempre nella vostra poetica. Qui di poetiche si infatti
poco parlato. Mi sembra interessante questo confronto stilistico. Vorrei sapere da Andrea
Cortellessa cosa ne pensa, sia della disanima di Gilda Policastro, che non mi sembra puntualissima
sulla prosa poetica di Ottonieri (che infatti un poeta, non un romanziere), e dellanalisi dei Conti
Ni, dietro i quali si nasconde probabilmente qualcuno della scuola di Padova (il riferimento al
Circolo di Trento!). Servirebbe qui anche un intervento del miglior critico attualmente in giro, Paolo
Zublena.
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 6:57 am da Anna Luisa

Chiedo scusa a tutti, mi sono sbagliata! Ho confuso il doppio senario iniziale con il doppio ottonario
che si richiama al Corriere dei Piccoli. Per il discorso non cambia per niente, mi sembra infatti
che ci sia un riferimento a una cultura pop anche dal punto di vista dellutilizzo dello stile alto, tanto
vero che si pu allora, anzich Manzoni, prendere a riferimento, tra i molti, Carducci, con La
113

sacra di Enrico Quinto - e quionndi il mio discorso e le domande che ho posto rimangono
comunque valide:
Quando cdono le fglie, / quando emgrano gli auglli
e fiorte a cimitri / son le pitre de gli avlli,
monta in slla Enrico qunto / il delfn da capei grgi,
e cavlca a grande onre / per la scra di Pargi.
Van con li tutti fedli, / van gli abbti ed i barni:
quanta fsta di colri, / di cimiri e di pennni!
Potrebbero intervenire anche lottimo Guido Mazzoni, Raffaele Donnarumma e Alberto Casadei,
che hanno competenze stilistiche, in particolare Casadei potrebbe offrire un contributo in ordine
allutilizzo dello stile alto in un contesto popolare provenendo lo stile alto da un pregresso contesto
popolare sistematizzato in poesia, che unoperazione non postmoderna, visto che Casadei il
migliore esperto di critica del Postmoderno in Italia (vedi per esempio:
<http://it.wikipedia.org/wiki/Alberto_Casadei).
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 7:07 am da Anna Luisa

Mi scuso, ma credo che non sia questa la sede di facili ironie, Ekerot. Non voglio sembrare
maleducata, ma il discorso sullo stile, che imperfettamente ha introdotto Gilda policastro, meriti pi
attenzione e seriet di approccio. Ekerot scambia metrica e retorica, e quindi anche la letterariet,
per enigmistica. Perch ridicolizzare un discorso non banale come quello svolto, sia pure con limiti
evidenti, da Policastro, lanonimo Conti Ni e WM1? (Non conto la sottoscritta, che, essendosi
laureata proprio in questo ambito disciplinare, interessata a questo approccio, anche se non ha
rilevanza pubblica, e quindi non avanze che umili osservazioni).
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 7:11 am da Anna Luisa

Ovviamente i 3 commenti scritti qui sopra non sono miei. La persona che ha usato il mio nome per
scrivere post privi di senso, non ha nulla di meglio da fare nella vita? Comunque, alla padrona di
casa baster controllare gli indirizzi IP.
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 8:00 am da Anna Luisa

ma davvero qualcuno pensa che un sistema metrico sia di per s indice di qualit? conosco
vecchiette di buoni studi che verseggiano con competenza, ma a nessuno verrebbe in mente di
chiamarle poetesse

114

i conti qua sopra la applichino alla lista della spesa e potranno trovare inesplorate meraviglie, niente
come il kitsch capace di usare strumenti tecnici anche corretti per affossare un testo
anche lillusione di essere spiritosi mi fa tenerezza, ma i conti, si sa, dopo la proclamazione della
repubblica, devono agitarsi per esistere, tornate al circolo della staffa e bevetevi in pace il vostro
aperitivo, vecchi arnesi
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 8:19 am da aldovrandi

Infatti, confermo quanto detto da Anna Luisa: i tre commenti precedenti sono stati postati sotto nick
da altra persona.
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 8:30 am da lalipperini

Mi stupisco che non siano intervenuti editori in questo dibattito.


E come parlare parlare di cucina senza il cuoco.
Ma anche gli editori sono spesso dei paraculi e pur di non inimicarsi questo o quello se ne stanno
zitti zitti aggrappati al mutandone della propria cerchi di critici (re)censori. Bon ton. Galateo.
Leccaculismo. Per poter dire un giorno o laltro marketta sia fatta.
Al d l del sesso degli angeli e le disquisizioni su stili e incipit o quale romanzo di Wu Ming
migliore degli altri o di cosa sia la New Italian Epic, la cosa migliore e pi sincera e pi bella lha
detta Gianni Biondillo allinizio: non c nulla di male o di scandaloso nel voler vivere della propria
scrittura. Ma il punto un altro Criticare il sistema va bene, ma se poi non si ha il coreggio di
cambiare
Capisco le analisi stilistiche, i moniti e i buoni propositi, le astrazioni e le regole, gli ideali i fervori.
Tutto bello. Belle le analisi, le questioni di stile.
Purtroppo lidea che mi sono fatto io in questi anni di lavoro che, a parte qualche raro caso
Biondillo per esempio, come dicevo prima - il mondo (piccolo e furbastro) delle patrie lettere un
mondo di paraculi. Tutti l a parlare di grandi logiche e grandi gruppi che mettono in pericolo la
vera letteratura, di nobili ideali, ispirazione, ingiustizie e battaglie epiche e poi stringi, stringi si
finisce per essere il braccio armato stesso dei grandi gruppi e delle grandi logiche che si criticano,
attaccati ai rendiconti come non mai e complici, assieme ad editor spietati e pagati per vendere a
monnezza, del declino della nostra letteratura. Limmagine che diamo allestero proprio questa:
italiani paraculi. Diciamo la verit, di scrittori che scrivono per vocazione o per nobili ideali non ne
ho mai conosciuti, a parte qualcuno che veramente fa quel che fa per amore della letteratura (e sono
tutti ferrovieri guardacaso o persone di una sensibilit mostruosamente alterata dai dolori della vita).
Gli altri, la maggioranza, hanno ben altre vocazioni piccolo borghesi.
E patetico veramente vedere gente che critica il sistema o lo rifiuta e poi finisce per diventare
ingranaggio del sistema stesso. Patetico veramente. Patetico vedere corazzate Potemkin delleditoria
sleccazzare culi a critici e giurati per un voto. Patetico e triste vedere gli esclusi dellultimo minuto
su facebook strombazzare allingiustizia ed esaltare in maniera inverosimile il proprio talento.
Patetico sentir parlare di letteratura e di stile chi pur criticando la deriva italiana, pubblica per
Berlusconi, principale artefice della deriva italiana. Patetico e triste prestare il proprio cervello e
talento a chi i cervelli e i talenti li sottopaga riducendoli alla fame e lucrando sul proletariato
letterario. Patetico e triste il fatto che le librerie, in Italia, e solo in Italia, siano di propriet degli
115

editori stessi. Paradossale. Cos come i gruppi distributivi e promozionali. Cos possono conoscere a
fondo i fatturati di ognuno e acquisire in tempo gli editori pericolosi. Patetici gli sfigati direttori
commerciali delle lobbies che a mo d squalo ti scartano a proprio perch sei troppo di
progetto e poi vendono manuali sul kamasutra dei pinguini allAutogrill.
Patetici i librai che sono costretti a Ri.ba. da 20.000 composte prevalentemente da troiette bestseller stampati in cartonato per occupare pi spazio in libreria e inquinare maggiormente
lambiente, producendo con rotative che assorbono energia come centrali nucleari su carte del cazzo
di dubbia provenienza indonesiana o pakistana o cinese, disboscando a pi non posso in paesi dove
i controlli di qualit e la produzione stessa da cartiera e meno sorvegliata. Patetico triste che
unesordiente faccia boom solo se fa parte della categoria dei belli e dannati.
Patetici, veramente patetici, anche i critici da juke-box che ci metti il gettone e vien fuori lo slogan
rigirato e ritorto, ma sempre lo stesso. Lo spot che fa audience ma che poi dentro, se ci guardi, non
c nulla. Nulla. Il vuoto. Daltronde, quando leditore di progetto in Italia Vasco Rossi ci
vogliono critici da juke-box no? Noi, tutti quanti, che perdiamo ore a scrivere cazzate spacciate per
letteratura sui blog, dovremmo invece unirci Wu Ming compresi per andare a Roma e occupare
monte citorio, sbattendo fuori i disonesti e portando un minimo di poesia dentro la vita di questo
paese, nella sua pancia ormai squassata dalla cacarella del malaffare e dellimpichement.
Requiem.
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 9:03 am da Paolo Pedrazzi

@ Loredana Lipperini: la questione dei nickname dietro cui si nascondono persone patetica e
fuorviante sempre. Il dibattito ne risente. Vorrei invitare aldovrandi a una maggiore educazione e a
un verace rispetto per coloro che da anni, con passione e sacrifici, studiano un approccio come
quello stilistico, che implica la ricerca di un abc della letterariet, come imperfettamente ma
efficacemente ha mostrato Gilda Policastro a proposito di Ottonieri. Nessuno ha sostenuto che la
matrica garantisce letterariet, tantomeno il Contini citato dai Conti Ni, dietro cui certamente si
nasconde qualcuno della Scuola di Padova. Tuttavia la lingua un elemento imprescindibile della
testualit e soprattutto di quella artistica. A questo punto chiedo con urgenza a Cortellessa,
Policastro, Wu Ming 4, Wu Ming 1, Zublena, Mazzoni e Casadei un parere in merito, perch mi
pare che sia stato toccato il cuore della questione, grazie allesame, impreciso, vero, ma comunque
efficace della prosa poetica di Ottonieri.
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 9:38 am da Anna Luisa

Chiedo anche a Cortellessa, Policastro, Wu Ming 4, Wu Ming 1, Zublena, Mazzoni e Casadei un


parere in merito alla vittoria allo Strega di Pennacchi, che mi pare un autore linguisticamente molto
interessante, e non della Avallone, come predicato continuativamente da Gilda Policastro in molti
articoli. Dunque, in due anni, due scrittori veri, che venderanno tanto. Mi sembra che ci sia da
riflettere, su Scarpa e Pennacchi, non solo su Giordano e la Avallone tanto temuti. Lanno prossimo
potrebbe viuncere Piperno, un altro scrittore di livello. Tutti Mondadori, certo, ma intanto vincono
gli scrittori veri. Scarpa non facile anche se non difficile come Cristi polverizzati. Per, lo
dico a Lei, Cortellessa, che anche editore direttore di collana, tentar non nuoce! Perch non
provare a iscrivere al Premio, non dico in cinquina direttamente, ma provare, con romanzi ardui ma
letterari come Cristi polverizzati o Gabriele Frasca? E davvero impossibile? Tutte le porte sono
116

chiuse? Lo chiedo essendo sociologicamente non attrezzata rispetto a questo meccanismo


distributivo che sono i premi.
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 9:44 am da Anna Luisa

Ah, ma adesso ho capito che si sta accusando me non solo di scrivere post senza senso, ma di essere
perfino una ladra didentit digitali! Per vostra conoscenza, mi chiamo Anna Lisa Rubno e faccio
la filologa (Filologia romanza). Sono associata a Bari. Appartengo alla Societ di Linguistica
Italiana. Se non fosse rischioso viste le ben note minacce, ricevute anche da alcuni dei presenti a
quanto mi risulta, pubblicherei la mia mail, del resto ricavabile dal mio nome e dalla mia
professione. Se esiste unaltra Anna Luisa, mi scuso dellinettitudine personale. Tuttavia mi sembra
sgarbatissimo definire come privi di senso i miei interventi, che, nonostante io sia qui una signora
nessuno, un loro significato ce lhanno e un umile contributo alla discussione intendono
apportarlo!
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 9:57 am da Anna Luisa Rubno

Anche questi 2 messaggi qui sopra non sono i miei (ore 9. 38 e ore 9. 44).
@ Loredana: che devo fare?
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 9:59 am da Anna Luisa

Anna Luisa Rubno: cambia nick, grazie. Su.


Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 10:13 am da lalipperini

@ Loredana Lipperini: mi perdoni, ho anche messo il mio cognome, evidente che non sono Anna
Luisa. Comunque, se vuole che muti il mio nome, dora in poi lo faccio, lo muto in A.L.R. Non mi
pare di avere destabilizzato alcuno, e ho pure dichiarato di non essere tale Anna Luisa. Sono
sorpresa, sia pure non turbata. Comunque non intervengo pi, finch non vi sia risposta alla
questione dei rapporti tra stilistica, letterariet e postmoderno da parte dei critici e scrittori
Cortellessa, Policastro, Wu Ming 4, Wu Ming 1, Zublena, lottimo Guido Mazzoni e Casadei.
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 10:32 am da Anna Luisa Rubno in A.L.R

@ allesimia filologa
117

Vorrei invitare aldovrandi a una maggiore educazione e a un verace rispetto


e io vorrei invitarla a una maggiore souplesse, io poi sono repubblicano, ho titolo per chiamare ogni
conte vecchio arnese
e resti qui con noi, sciacqui la lingua in rete.
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 10:44 am da aldovrandi

per A.L.R., non era la mia facile ironia.


Mi sono solo accodato al brillante sense of humour di WM1 che postava dopo lhappening dei
Conti NI.
Per quanto mi riguarda poi, io sto ancora aspettando lepifania sulla letterariet.
N vedo per quale motivo si debba bastonare la povera enigmistica.
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 11:24 am da Ekerot

La metrica di per s non indice di qualit (chi lha mai affermato? Esistono tanti sonetti che
puzzano di merda!), ma certamente indice di un lavoro sulla lingua. E parte (una piccola parte)
del lavoro che noi facciamo sulla lingua. Allora si pu anche dire che questo lavoro non piace, non
convince, ma non legittimo negarne lesistenza semplicemente perch non ci si dati la pena di
indagarlo. Tutto qui.
@ Ekerot, in New Thing - per continuare con quellesempio - c anche molto pi di quanto tu
tema
Come saprai, molti capitoli li scrissi prima in inglese, bench molto personale e idiosincratico (un
pochetto la Fenoglio, si parva licet). Ho lavorato sulla bomba a scoppio ritardato, nel senso che
la traduzione inglese - se un giorno ci sar - riporter alla luce le rime interne e le assonanze che
esistevano nella prima stesura. Ecco la lettura a raggi X del signifyin di Jitterbuggin Joe (cap.
10):
.
Sono veloce, sono pronto, sono lo stile fatto persona, batti un ciglio e corro un miglio, spengo la
luce e sono in strada prima di sentire il click.
[I'm quick and I'm ready, I personify style
blink an eye and I'll run a mile
turn off the light and I'm down in the street
before you hear the click;]
.
Cago dal tetto e corro gi, prendo la mazza, colpisco al volo la merda e batto un home run, sono
peggio di un fucile a pompa.
[I shit from the roof and down I run
the bat hits the shit and I hit a home run
I'm badder than a shotgun]
.
Piove merda funky sulla strada dello honky, Dio Onnipotente!, grida Whitey! Walter Cronkite
dice che va tutto bene, ma a Charlene serve un ombrello sulla Upper East Side.
[Rainin' funky shit on honky street
118

God Almighty!, shouts Whitey


Walter Cronkite sez it's all right
but Charlene needs an umbrella on the Upper East Side]
.
LUomo chiama gli spaccateste, arrivano en masse, nessun cane di sbirro morde il mio dolce culo
nero. Arriva il Figlio di Whiteman, a lui non piace il jazz.
[the Man calls the tough, they come en masse
no dog ain't gonna bite my sweet black ass
Here comes the Son of Whiteman, he don't like jazz]
.
Dito sul grilletto, vuole uccidere un negro.
[Finger on the trigger / he wanna kill some nigger]
.
Batte le ciglia e sono gi lontano, fa un passo e per me gi il giorno dopo, prende la mira in aprile
e per me gi maggio, fa fuoco in maggio e per me giugno, gli ficco la berta in culo e gli sparo le
cervella sulla luna!
[he blinks an eye and I'm far away
takes a step but to me it's the next day
he aims in April but
now it's May
he shoots in May but
now it's june
stick the piece up his butt
shoot his brains up to the moon!]
.
E guardate che WM5 fa anche di peggio!
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 11:33 am da Wu Ming 1

Ahahah! Bellissimo!
(Ti lovvo direbbero i ggiovani).
E una cosa che amo molto questo tipo di lavoro sulla lingua. Rime, metrica nascosta, andamento
musicale.
Tutti gli autori che impongono in qualche modo il ritmo della lettura, che sanno cos una virgola
e quanto vale un punto e virgola, secondo stanno facendo qualcosa sullo stile e anche sui contenuti.
Perch anche la lettura in s pu dare godimento (penso al leggere Dante ad alta voce, per fare un
esempio).
Interessante questa cosa dei capitoli in Inglese tradotti poi in Italiano - che non sapevo. Fu una
scelta arbitraria o spontanea? Del tipo, scrivo in Inglese per avere a disposizione un sound pi facile
(diciamo cos), oppure venuto cos?
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 11:50 am da Ekerot

119

Fu una scelta intenzionale per entrare dentro la materia narrata (i movimenti neri degli anni 60, la
scena del free jazz). Studiai intensamente il Black English (African American Vernacular English, o
anche Ebonics), e decisi che usare direttamente quello (o meglio, una sorta di black wuminglish)
mi avrebbe portato verso la prosodia giusta.
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 11:53 am da Wu Ming 1

Daltra parte, se non erro, la parte pi amata dai lettori di Manituana quella ambientata in
Inghilterra, dove di sperimentazione linguistica ce n abbastanza - e peraltro mi piacque tantissimo.
Mi viene in mente Tarantola di Bob Dylan
Spero che questa vostra vena possa emergere - magari in altri contesti, non so - in maniera ancora
pi forte.
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 12:01 pm da Ekerot

@ A.L.R.: Se esiste unaltra Anna Luisa, mi scuso dellinettitudine personale. Tuttavia mi sembra
sgarbatissimo definire come privi di senso i miei interventi, che, nonostante io sia qui una signora
nessuno, un loro significato ce lhanno e un umile contributo alla discussione intendono
apportarlo!.
Gentile professoressa Rubno, solo ora torno davanti al pc e a leggere con la dovuta attenzione
(dopo uniniziale scorsa, lo ammetto, veloce e superficiale) i suoi interventi, che, a una disamina pi
attenta, paiono invece intrisi non solo di una cultura esente da ogni forma di pedanteria ma anche di
una singolare arguzia (quella *metis* di cui il Signor Nessuno era campione indiscusso?)
Le chiedo scusa per la mia sgarberia, per provi per un attimo a mettersi nei miei panni: stamani,
ancora tra le braccia di Morfeo, mi sono collegata a Lipperatura e ho trovato 3 commenti a mio
nome. Dopo aver escluso la possibilit di uno sdoppiamento patologico della mia persona e senza
pensare alla possibilit dellesistenza di un doppelganger omonimo, ho ritenuto che i suddetti
commenti fossero frutto dellopera di un fastidioso troll. Me ne dolgo.
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 1:21 pm da Anna Luisa

Gli ultimi interventi mi hanno ispirato una domanda, che ancora una volta non retorica anche se
pu sembrarlo.
evidente che per potersi definire e operare come critico letterario necessario possedere un
bagaglio culturale specifico. E per essere scrittore, o meglio, per essere in grado di produrre opere
letterarie degne di tale nome?
Ovviamente si possono possedere ampie conoscenze di metrica, stilistica, retorica, storia della
letteratura ecc. ecc. e con tutto questo non essere in grado, in mancanza di altre qualit e talenti, di
produrre opere letterarie di qualit. Ma possibile il contrario? immaginabile, per i critici e per
gli altri lettori che intervengono in questa sede, che un autore possa creare unopera di alto livello
letterario pur se mancante o carente di un certo bagaglio conoscitivo (non parlo evidentemente di
lauree o attestati, ma della capacit di confrontarsi in modo competente con certe questioni)?
120

Potrebbe essere questo uno dei discrimini o, meglio, delle precondizioni di unipotetica
letterariet? La domanda a me non sembra cos banale, perch cerca di capire in quale arco - tra
gli estremi di una presunta ispirazione pura, quasi divina, e la scrittura come semplice frutto di
conoscenze rielaborate e paziente lavoro - si dovrebbe collocare (secondo i partecipanti a questo
dibattito) la grande letteratura.
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 1:25 pm da Frau Dinosauro

@ Ekerot
Credo che al trecentodecimo (o gi di l) commento sia pi che naturale che qualcuno abbandoni il
campo, magari perch ha di meglio da fare, magari perch deve, o perch nonostante le roboanti
sparate iniziali non riuscito a produrre buoni argomenti e quindi gliela d su. Se dovessi basarmi
sulle poche cose che sono state qui esposte, direi che per rientrare nella letterariet come la
concepiscono Cortellessa et alii non sufficiente il lavoro sulla lingua sottotraccia o comunque non
appariscente che facciamo noi Wu Ming. Tanto vero che - siccome non lo vedono, n
legittimamente gli frega alcunch di cercarlo - non ce ne riconoscono alcuno.
Lunico esempio concreto che stato prodotto (e vivisezionato) in quasi tre giorni (!) di discussione
un brano di Tommaso Ottonieri. Se dobbiamo basarci - ancorch a occhio e croce - su quel
parametro, probabile che per lorsignori la nostra lingua rimarr sempre troppo lineare e ordinaria.
Il punto che come discriminante di letterariet non sta in piedi neanche con il deambulatore,
perch non tutto ci che lorsignori considerano letterario ha una cos evidente elaborazione
linguistica.
Non solo. Credo che lesempio di Tolkien che portavo (e che sai essere un mio personale pallino)
mette gi completamente in crisi un canone che pretenda di basarsi su un uso dirompente,
assiduamente spaesante, della lingua per separare la letteratura dalla non letteratura. Luso che
Tolkien fa della lingua del tutto ordinario. Poi per se lo leggi con un certo scrupolo - in lingua
originale - inizi a notare alcune cose strane. E cominci a chiederti (non tu, o io, ovviamente, lhanno
fatto i filologi): Perch in questa frase Tolkien ha usato questa parola? E un arcaismo? O piuttosto
un neo-arcaismo? Cosa lo motiva? Quale sfumatura di significato sta cercando di dare o restituire a
questo termine? E cos ti si apre un mondo, e scopri una mappa linguistica sotterranea del testo e
una complessa rete di riferimenti filologici e filosofici. Scopri cio il lavoro sulla lingua. Un lavoro
ovviamente diversissimo da quello di Tommaso Ottonieri e di mille altri autori che Cortellessa et
alii considerano letterari, ma una volta che stato portato alla luce non pi possibile negarlo.
Perch ci sono molti modi di forzare le maglie della rete del linguaggio, dicevo, e non solo quelli
che certi critici letterari sono disposti a (o capaci di) riconoscere. Non a caso si fatto pi volte
riferimento a una presunta autoevidenza (cio quindi, una supposta oggettivit) di ci che
letterario. E infatti ricordo perfettamente che a gennaio, su questo stesso blog, proprio parlando di
Tolkien, Cortellessa aveva usato la stessa pseudo-argomentazione a proposito dellevidente - a suo
dire - vantaggio di Musil su Tolkien in un eventuale raffronto. Sollecitato (da me) a spiegare in base
a cosa affermava questo, si era affrettato a specificare che ovviamente trattavasi di valutazione
soggettiva. Gira e rigira siamo sempre l, mi pare. E il giudizio oggettivo-soggettivo del critico (o
della critica letteraria come ambito di discorso) che stabilisce cosa letterario e cosa non pu
esserlo. Benissimo. Ma se invece di ipostatizzare una distinzione del genere la lasciassimo cadere e
ci occupassimo di studiare i singoli testi? Quelli che per noi vale la pena leggere, mica
necessariamente quelli di cui non ci interessa. Come facevi notare tu, infatti, la cosa che riesce
meglio e lascia pi libert al critico letterario. Mentre quando pretende di erigere steccati e motivare
in negativo finisce facilmente nella camera degli specchi (da scalare)
121

Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 1:59 pm da Wu Ming 4

@ Frau Dinosauro: ecco cara, la letterariet come laraba fenice e non ci sono domande banali. Fa
troppo caldo per per starti dietro, non ti mortificare. A volte penso che il tuo sogno recondito sia
quello di scrivere di critica letteraria (basta!) e ci mi turba. Ma una ipotesi.
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 2:24 pm da Vincent

@ Vincent: non preoccuparti! In questo momento sto lavorando alla traduzione di un catalogo di
accessori per trattori e le mie personali ambizioni letterarie non vanno oltre. Ciao!
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 2:47 pm da Frau Dinosauro

Gi Todorov, quasi venti anni fa, dimostrava chiaramente che ogni tipo di discorso abitualmente
definito *letterario* ha parenti non letterari che gli sono pi vicini di qualsiasi altro tipo di discorso
*letterario*. (T. Todorov, I generi del discorso, p.21).
Riproporre oggi la distinzione di Bachtin tra generi primari, vale a dire afferenti al discorso
ordinario, e generi secondari, ossia che appartengono alla sfera letteraria (M. M. Bachtin,
Lautore e leroe. Teoria letteraria e scienze umane, pp. 253-290), mi pare una mossa involutiva.
Se prendiamo atto dellimpossibilit di individuare qualcosa di simile a un discorso letterario
autonomo e coerente (la letterariet?), conviene assumere una prospettiva di ricerca che prende le
mosse da unanalisi dei generi inserita in un pi vasto ambito di teoria del discorso.
E quello che fa WM1 quando introduce, nel suo memorandum, il concetto di ibridazione
endoletteraria.
Ecco, io non sono un fanatico del NIE, ma credo che sia venuto meno il tempo dello scontro di
posizioni e sia arrivato quello della verifica testuale. Non si tratta di schierarsi a favore o contro
la proposta di Wu Ming, ma di restringerla, di riportarla a un campo dosservazione maneggiabile
dal critico attraverso gli strumenti a sua disposizione. Una verifica non pu, per, che iniziare
attraverso losservazione di alcuni dettagli a partire dai quali stabilire un territorio di esplicazione
provvisorio e inquadrarlo in un prospettiva che permetta di analizzare le opere per blocchi pi
compatti.
Ci che mi distanzia dalle posizioni di Cortellessa e (credo) della Policastro, che il loro campo di
indagine anzich restringersi si allarga. E il testo rischia di divenire un pre-testo.
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 2:59 pm da dimitri

122

Al di l del circolo ermeneutico (probabilmente inevitabile) Grande Opera->canone->emulazioni


e/o testi minori->scarto creativo/mutamento dei costumi->nuova Grande Opera, per me il punto
chiave che lattivit di critico si pu esercitare in molti modi e con diversi fini. E pensare ai fini da
perseguire prima che ai canoni da proporre sarebbe un buon modo per far circolare ampiamente
libri e idee.
A met strada tra i professori accigliati e i pennivendoli da rotocalco, a me non dispiacerebbe veder
emergere un James Wood di casa nostra. Che non lideale uomo di lettere n un recensore
infallibile n un commentatore sagacissimo, ma per lo meno uno che ha capito come si parla di
romanzi a un pubblico medio
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 3:02 pm da Paolo S

@ Frau Dinosauro: che meraviglia, lo dico sul serio, chiss che cela un catalogo di accessori di
trattori, spunti per novelli Bouvard e Pcuchet.
A trovarli. Buon lavoro
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 3:03 pm da Vincent

@ Frau Dinosauro
La tua domanda chiama in causa i lettori e quindi da lettore rispondo.
Nel corso di questa lunga ed interessante discussione numerosi esempi sono stati fatti di opere
letterarie che non nascono da apparati conoscitivi cosi profondi: ne consegue che essi sono
sicuramente un buon punto di partenza, ma in se non necessario.
Forse avrei qualcosa di pi da dire ma in una discussione che finalmente si alzata di livello,
capisco di non averne i mezzi.
Per il sig. Sascha, riguardo al suo commento delle 4:55 che leggo solo ora.
Dopo essere stato trattato da acquirente e non da lettore perch i libri li compro e basta (per
riuscire a continuare a leggere rinuncio ad unora di sonno ogni notte), dopo aver preso
dellignorante perch non ho una laurea in lettere, se un po me la prendo mi devo sentir dire che
sono un piagnone aggressivo e che con me si pu parlare solo di donne di calcio e di auto.
Capisco il suo nervosismo per laereo perso ma, anche a nome di tutti i lettori comuni che in questa
discussione hanno cercato di non far degenerare la discussione e che comunque sfrutterebbero con
piacere la possibilit di accedere alla letteratura di alto livello, penso di aver diritto a delle scuse.
O quantomeno ad una spiegazione di quello che lei intendesse dire.
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 3:04 pm da Paolo E.

@ Ekerot. Era ora che qualcuno facesse riferimento alla seconda parte di *Manituana* dove
compare uno slang dei bassifondi inventato di sana pianta! Ho evitato (in pi di unoccasione) di
farlo io giusto per non essere poi simpaticamente incasellata tra gli estimatori aprioristici e
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sostenitori a spada tratta di Wu ming.


@Paolo E. Alla tua risposta per Sascha aggiungo una chiosa: se gi dai primi commenti ci si
permette di dare del liberista a chi, con evidenza, liberista non lo , poi facile che la conversazione
si surriscaldi e che il confronto dialettico cominci a seguire pi le regole del marchese di
Queensberry anzich quelle del bon ton e a quel punto, non si pu nemmeno pretendere che il
destinatario dellinsulto giochi di rimessa. Ad ogni modo, una volta che gli animi si sono pacati,
certi distinguo sono emersi; in un commento (che non trovo pi) di Wu Ming 4 si diceva che non
la critica in toto ad essere rifiutata e messa in discussione, ma solo CERTE pratiche di ALCUNI
critici.
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 4:12 pm da Anna Luisa

Io faccio leditor di mestiere, lavoro per un grande gruppo, il gruppo GeMS, e un libro da me
pubblicato persino andato allo Strega, classificandosi ieri quarto: intervengo qui, doverosamente,
a vari titoli. Ho visto il documentario di Andrea Cortellessa e Luca Archibugi e, sebbene - come ho
gi avuto modo di dire ad Andrea - io sia in fiero disaccordo con la scelta estetica, ideologica (in
senso neutro, Andrea) e politica del festival di Topol e della poesia di Antonella Bukovaz come
emblemi della via duscita da un rapporto senzaltro perverso fra editoria e mercato, trovo il
documentario nel suo complesso prezioso ed esatto, anche se, o forse proprio perch, apre proverbialmente - pi problemi di quanti ne risolva. (Sia Andrea sia, credo, Wu Ming conoscono e,
i secondi ovviamente il primo meno, disapprovano le mie posizioni sulla questione del pubblicare
per Mondadori, che qui lascio tuttavia completamente da parte).
Ho potuto leggere solo per carotaggi quanto precede, e mi scuso in anticipo per le inevitabili
inesattezze. Tengo a dire cose molto semplici e molto chiare. La prima riguarda la distinzione, qui
pi volte invocata o avversata, fra letteratura e non-letteratura, ovverosia fra prodotti di qualit e
prodotti puramente mercantili, o ancora tra letteratura alta e popolare o bassa ecc. Chi nega che tale
distinzione sia vigente e viva e dico viva anche tra i pi crossover (ahia) e contaminanti
(ohiohi) fra gli editor ignora dati di fatto basilari o, peggio, mente sapendo di mentire. Al di qua di
ogni teoria estetica normativa, la letterariet o meno di un testo un parametro talmente innervato
nel giudizio quotidiano che ciascuno di noi esercita da essere persino espresso nelle categorie
_merceologiche_ correntemente in uso allinterno della lessicalmente micragnosa koin del mercato
letterario internazionale. Bollettini di agenti, cataloghi editoriali, e-mail di scout utilizzano
continuamente literary fiction, upmarket fiction o semplicemente fiction - o i loro equivalenti
a volte fraseologici in francese, spagnolo, italiano - come categorie certe e date, truismi, immediati
strumenti, ripeto, merceologici. Con ci, si badi bene, non sto dicendo che persino il giudizio di
letterariet divenuto merce, con lo scopo - nel dir questo - di affondare un altro colpo contro la sua
liceit e sensatezza; viceversa: sto dicendo che chiunque eserciti le nostre professioni utilizza
continuamente una distinzione alto/basso, o letterario / non letterario, aderendovi convintamente; al
negare che tale distinzione viga non pu certamente bastare alcuna difficolt di definirla in maniera
esaustiva. Questa distinzione uno strumento profondo della nostra cultura, cos come profondo il
radicamento dei suoi connotati assiologici (alto meglio, e basso peggio, per intendersi), ed
strumento di tutti i giorni persino dei pi mercatisti fra gli editori, anche quelli che paiono doversi
arrampicarsi sugli specchi, come purtroppo accade a Franchini nel documentario, per negarla.
La seconda cosa molto semplice che voglio dire che, s, il mercato fa male alla letteratura. Sono
daccordo, daccordo, daccordo e non trovo nulla che non vada nellesame di Cortellessa e
Archibugi - semmai una conoscenza non completa di certe technicalities e il dover concentrare in
pochi quarti dora tematiche gigantesche. Diciamo che i migliori fra noi lavorano cercando di
mettere qualche argine, di mantenere un compromesso dignitoso fra quel che il mercato vuole - o
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fra quello che gli si fa volere, e appunto qui il discorso sul rapporto egemonico fra editoria e
lettorato si allarga, e si deve allargare, fino a mettere in crisi seriamente lidea che gli editori
facciano quel che vogliono in lettori cos, direttamente, sic et simpliciter e cercando di dare
descrizioni soddisfacenti, semmai, di uno scenario che per certi versi opposto; e dei lettori, di
questi lettori io, s, mi fido poco, lo dico chiaro e tondo, io mi fido poco della grande massa di
lettori o lettori potenziali, turlupinati da noi editori, e pi ancora che da noi da decenni di declino
politico e scolastico e di orribile propaganda mediatica. Rispetto alluroborico passaparola, cui si
attribuisce - cui gli editori stessi attribuiscono magicamente - un potere ultroneo di
autonobilitazione, mi vien da diligere di molte leghe il pi casuale consiglio dei recensori o,
persino!, degli italianisti, fatti salvi, certo, gli scalcagnatissimi.
La distinzione letterario e no vivissima, assiologicamente orientata, necessaria; il mercato fa male
alla qualit letteraria dei libri; dei lettori, come degli elettori italiani e occidentali, c oggi poco da
fidarsi. Che si fa? Non ho luovo di Colombo, anche se non credo si chiami, come nel
documentario, rinuncia radicale allegemonia e fuga dalla produzione materiale. Il prossimo libro,
in uscita a novembre nel mondo inglese, di Andr Schiffrin, probabilmente il miglior analista
editoriale degli ultimi anni, parler di finanziamenti pubblici alleditoria libraria e giornalistica: lo
leggeremo da Bollati. Come possibile soluzione di medio termine, questo un tema da approfondire
senzaltro. Nel lungo, dobbiamo continuare a riflettere sul mercato e, s, sulle nuove forme del
capitalismo ( veramente possibile un altro mercato, un mercato mitigato, un capitalismo, o persino
un berlusconismo dal volto umano? s tutto il corredo di domande che non credo valga la pena
smettere di porsi). Nel frattempo, nel nostro piccolo e come possiamo - e questo, come riconosce lo
stesso documentario, lo fa anche la SIS, ma potrebbe farlo meglio cerchiamo di diffondere, di
vendere un bel po, o anche bene, dei buoni o ottimi libri, cosa che a volte cpita ancora e,
soprattutto, che uneditoria pi responsabile potrebbe far accadere molto pi spesso.
Per lo Strega, sappiamo che necessita di riforme, alcune ce ne sono state, altre vengono anche
proposte in questi giorni dalla stessa Fondazione Bellonci. Tuttavia, non credo che la differenza fra
lo Strega di oggi e quello dei Landolfi e dei Volponi stia nei meccanismi che definirei paraelettorali
del premio; e non credo lo credano neanche Cortellessa e Archibugi. Nel documentario,
intervistato Giuseppe Antonelli (al quale viene, credo erroneamente, ascritta dal sottotitolo una
relazione intrinseca con la Bellonci), il quale sottolinea come un tempo i candidati fossero
realmente scelti dagli Amici della Domenica, mentre oggi di fatto lo sono dagli editori. Quel che
accade allo Strega in gran parte determinato da editori che tentano di spacciare agli altri e, fin
oltre i confini di un grossolano autoinganno, di spacciare in primo luogo a s stessi per letterario
quel che palmarmente non lo . Detto questo, trivialmente falso che allo Strega non passino
spesso, o quasi sempre, almeno alcuni buoni o ottimi libri, e la cosa vale senza che per ovvi
motivi io voglia oggi scendere nei dettagli anche per questa edizione. N vero che fra i giurati
dello Strega non si trovino ottime menti critiche, lettori raffinati e appassionati, indipendenti nel
giudizio e capaci di sottrarsi alle pressioni questanno fortissime degli editori: nella mia prima
ma intensa esperienza, sono forse la maggioranza. Dallo Strega giusto partire, ma con la chiarezza
che quel che in esso potrebbe migliorarsi il sintomo di un fenomeno molto pi pernicioso. E mi
sembra che di questo Cortellessa e Archibugi, siano sostanzialmente consapevoli: son partiti da l,
magari lasciandosi scappare qualche nota folkloristica di troppo, ma per fortuna del loro importante
documentario sono approdati al cuore della questione.
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 4:41 pm da Vincenzo Ostuni

Non so come si fa il pingback; ho fatto riferimento a questa discussione sul mio blog:
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http://blogs.myspace.com/index.cfm?fuseaction=blog.view&friendId=393615375&blogId=536620
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Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 5:13 pm da Salvatore Talia

grazie Ostuni
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 5:20 pm da aldovrandi

Vincenzo,
La distinzione letterario e no vivissima, assiologicamente orientata, necessaria; il mercato fa
male alla qualit letteraria dei libri; dei lettori, come degli elettori italiani e occidentali, c oggi
poco da fidarsi.
Interessantissimo. Davvero.
Ma tu, per curiosit, ti sei abbonato a Murene?
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 5:35 pm da gianni biondillo

@ Vincenzo Ostuni
E del tutto evidente che il nostro (intendo di tutti) modo di ragionare classificatorio. Abbiamo
sempre bisogno di categorie di comodo per poterci intendere. Tanto pi chi si occupa di
merchandising editoriale non stento a credere che applichi definizioni e categorizzazioni legate ai
vari target dacquisto. E nessuno in questa discussione ha negato che esista una letteratura pi colta
o pi ambiziosa sul piano della ricerca linguistica, della complessit dei temi affrontati e della non
scontatezza della trama. Cos come esiste una letteratura molto facile, banale, scontata, che si
preoccupa poco della lingua e della trama ed programmata solo per sfondare sul mercato.
La questione che io e altri ponevamo, e alla quale nessuno dei sostenitori della divisione netta tra
letteratura e non-letteratura ha dato risposta, questa: che ne facciamo di tutto quello che si
colloca in mezzo? Possiamo dividere in due soli macro-insiemi ci che viene pubblicato nel mondo
editoriale? Non esiste unarea intermedia - anche piuttosto affollata - che forse sarebbe difficile
collocare nelluno o nellaltro dei suddetti insiemi? Il problema che si sollevava non tanto la
classificazione, quanto la semplificazione con laccetta.
Sulla seconda questione. Dei lettori, come degli elettori, possiamo pure non fidarci, ma purtroppo
non sar negandogli aprioristicamente la fiducia che riusciremo ad agire con una qualche speranza.
Sarebbe come dire che non abbiamo pi fiducia nelle persone, e allora tanto vale dargliela su
(letterariamente e anche politicamente). Se continuiamo invece a pubblicare, cio a rendere
pubblico ci che scriviamo, e se non lo facciamo solo per campare, anche perch crediamo che la
lettura di ci che scriviamo possa suscitare qualcosa nel prossimo, oltre che in noi. Dunque nel
prossimo dobbiamo credere, c poco da fare, oppure cambiare mestiere. Se appunto non nella
fuga dalla produzione materiale che si pu trovare una soluzione convincente, allora meglio agire
sulle sue contraddizioni, sui suoi limiti, sulle smagliature della rete. O no?
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Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 5:36 pm da Wu Ming 4

@vincenzo: intervento, devo dire, davvero interessante, tra quelli che negli ultimi tempi arrivano da
dentro leditoria forse uno dei pi convincenti. lo riprendo in un paio di punti.
il primo quando dici fra quel che il mercato vuole - o fra quello che gli si fa volere che mi
sembra sollevare una questione fondamentale. intendo il fatto che, in genere, si parla di mercato
dando per scontato che si tratti di libero mercato, ovvero che davvero esista questa specie di
luogo metafisico e/o di soggetto collettivo che si incarica di incarnare, di duplicare in forme pi o
meno mediate ma comunque conseguenti quello che si agita nella societ, negli individui e cos via.
e questo non vero, dato che sappiamo che il mercato soprattutto lo spazio di azione di alcuni
soggetti pi o meno monopolistici ed egemonici, non necessariamente in contrapposizione e
comunque mai, per cos dire, esaustivi nellofferta. ovvero il mercato non pu essere lo specchio
della societ, non pu avere un volto umano, perch gi ordinato da alcune soggetti pi forti
di altri. (sia chiaro: non un discorso da duropurista quello che faccio - forse ricorderai che
abbiamo gi avuto modo di scambiare opinioni su argomenti analoghi e saprai che non credo in una
purezza - semplicemente una constatazione e, quindi, piuttosto che domandarmi se pu esistere
un mercato dal volto umano io mi domando se oggi, qui da noi, pu esiste un uomo dal volto
umano, ma ci allontaneremmo parecchio).
il secondo quando dici non sto dicendo che persino il giudizio di letterariet divenuto merce.
qui mi viene da chiederti: perch no? solo per salvare la liceit e la sensatezza di tale giudizio?
piuttosto mi verrebbe da dire che determinati giudizi di letterariet sono diventati merce come
risulta evidente proprio dalla tua testimonianza e cercare di capire quali. e lo dico, per essere
sincero, abbastanza a cuor leggero perch continuo a pensare che leditoria non la letteratura
(come leditoria vorrebbe far credere - per metterla gi piatta) e che, appunto, leditoria che,
nonostante la sua posizione ora di quasi completo potere sulla produzione letteraria, costretta a
formulare continui giudizi di letterariet per fondare i proprio prodotti (si noti che non sto dicendo
che quei giudizi siano necessariamente kitsch, inautentici o cose del genere ma, anche qui, ci
sarebbe scrivere ancora parecchio, mettendo sul tavolo anche la questione dei giudizi altri di
letterariet, addirittura del giudizio estetico, e non voglio tirarla troppo per le lunghe).
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 5:52 pm da gherardo bortolotti

@biondillo: non ancora, ma mi sembra uniniziativa interessantissima, un possibile apripista.


@wu ming4: a me sembra si mettesse in dubbio - e comunque si mette in dubbio dovunque,
sempre, a ogni pi sospinto - la mera liceit della distinzione, non la presenza di zone grigie. la
stessa terminologia merceologica che citavo sopra le prevede, sotto il termine upmarket; e in un
certo modo anche il midcult giustamente richiamato da Belpoliti per Acciaio lo .
Per i lettori: io distinguerei fra il lettorato-masso e i destinatari. Ogni opera ha destinatari impliciti,
o anche esplicitamente auspicati, quando non dedicatari ecc. Non sto dicendo che non bisogna
essere letti. Sto dicendo che una fiducia aprioristica nella comunit estesa dei lettori oggi piuttosto
os; ma sto anche dicendo che questo non dipende da un lettorato-Leviatano, impersonale e
imperturbabile, ma dal modo in cui decenni di politica culturale di mercato hanno, appunto,
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prodotto un lettorato depersonalizzato e obnubilato. Di questo lettorato io non mi fido, non credo
abbia possibilit autonome di riscossa. Credo che la riscossa va diretta, che si tratta di un compito
egemonico, e credo, mi spiace, che dopo anni e anni passati a cercare queste smagliature, Wu Ming,
voi, e tanti altri, e anchio con voi, forse, non sono riuscito neanche un poco ad allargarle. Ci vuole
la mossa del cavallo.
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 5:57 pm da Vincenzo Ostuni

@gherardo
Sul primo punto mi limito a registrare, felicemente, laccordo. Sul secondo, tento di spiegarmi
appena meglio, nel pochissimo tempo che ho adesso. Non credo che lutilizzo merceologico della
distinzione sia esclusivamente segno del suo logoramento, ma credo sia in buona parte frutto della
sua utilit e versatilit e, per cos dire, della sua perspicuit antropologica. Quando esamino
manoscritti caratterizzati come letterari dai vari venditori, mi trovo davanti oggetti estetici
quantisticamente pi interessanti, o decisamente meno insulsi, della media degli altri: inutili che
tenti di snocciolare una lista di tratti qualsiasi: sempre di stile e di acume si tratta. Il che non
significa, certamente, che siano tutti degni, n che per la gran parte non paiano fatti con lo
stampino. In questo senso, pu darsi che l_estensione_ delluso merceologico del termine sia
indebitamente vasta, e anzi tendo a pensarlo; ma questo non significa che la sua _intensione_ - con
la esse - sia vuota o troppo vaga.
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 6:09 pm da Vincenzo Ostuni

anchio sono di fretta e mi limito a sottolineare una cosa di volata: non considero indebito lutilizzo
da parte dellindustria editoriale del giudizio di letterariet ma proprio per questo mi pongo la
questione del giudizio in quanto tale e di quanto sia vendibile. ma, va beh, adesso scappo
davvero. riprenderemo prima o poi.
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 6:24 pm da gherardo bortolotti

@ Vincenzo Ostuni
Credo che la riscossa va diretta, che si tratta di un compito egemonico, e credo, mi spiace, che
dopo anni e anni passati a cercare queste smagliature, Wu Ming, voi, e tanti altri, e anchio con voi,
forse, non sono riuscito neanche un poco ad allargarle.
Nemmeno un poco? Non so, pu darsi. Non per un motivo valido per smettere di provarci e di
cercare nuove tattiche per farlo. Spero concorderai.
Quanto allaltro discorso, forse non sei riuscito a seguire tutto il lunghissimo dibattito. Il problerma
non la liceit delle definizioni in quanto tale, qui nessuno indifferenzialista, nessuno pensa che
Gadda sia indistinguibile dalla Mazzantini o da Dan Brown. Io ho detto che la distinzione netta tra
letterario e non letterario definita in base alluso della lingua (uno spaesante, complesso,
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radicale, o che dir si voglia, laltro pi ordinario, piano, accessibile) insufficiente, miope, e
implausibile. Ho detto che pensare di poter stabilire la letterariet, cio cosa letteratura e cosa
no pu funzionare al limite solo sugli estremi, ma fallisce completamente sullampia zona
intermedia, che per, riconoscerai, molto nutrita. Quindi che me ne faccio di un criterio cos
draconiano e semplicistico? Niente.
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 7:32 pm da Wu Ming 4

Vincenzo perdonami, sto seguendo da tre giorni senza vacillare neanche sotto la Policastro che
spiega Ottonieri, e apprezzo molto la tua franchezza nella triste descrizione dello stato attuale del
lettorato depersonalizzato e obnubilato ma, veramente non dovremmo smettere di domandarci se
fosse possibile un altro berlusconismo? Allora va bene, si, tutto possibile.
Ma, scusa,che cacchio ce ne faremmo?
Il berlusconismo, quello che ( brutto ma si dice cos) sta in ognuno di noi,ha vinto da troppi anni,
quindi ha gi un volto umano, anzi 12 milioni di volti umani, e a questo punto non so se spegnendo
per un anno la televisione il berlusconismo calerebbe, proprio perch gran parte del popolo italiano
nelle stesse condizioni del lettorato.
Insomma lettorato ed elettorato depersonalizzato e obnubilato.
Un berlusconismo pi morbido, oggi non reggerebbe; gi adesso i suoi rappresentanti sono costretti
ad alzare il tiro e forzare norme e istituzioni per coprire i malfattori. Ormai solo un berlusconismo
dal volto ferino possibile.
E magari noi potremmo domandarci se non ci convenga tentare di combatterlo fintanto che ci lascia
un po di energia. Combatterlo, non trasformarlo, in quei 12 milioni di persone dal volto umano.
Postato venerd, 2 luglio 2010 alle 10:17 pm da lucio

Per WM4.
Grazie infinite per la pazienza e la generosit della risposta.
Penso tu abbia colto molti dei miei dubbi.
Ricordi ai cari tempi universitari quando detti lesame di Estetica. Tomi su tomi alla ricerca del
bello.
Ma alla fine, ad essere proprio sinceri, nessuno jelha fatta.
E allora, domanda Ekerot: cui prodest?
A chi prude di trovare codesta risposta?
Non forse meglio, come dici tu, dedicarsi ai singoli testi ed eventualmente analizzare le
somiglianze di famiglia?
Penso, forse a torto, che uno dei compiti del Critico sia riuscire a tirar fuori il bello di unopera e
farla giungere al pubblico nella maniera migliore.
Utopia?
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 12:12 am da Ekerot

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Come disse un saggio anni fa: n ledonismo consumistico, n lascetismo accademico (che suona
un po come n con le BR n con lo Stato, ma non mi pare che Andrea sostenesse questultimo,
limitandosi a stigmatizzare giustamente il primo), perch sono due opzioni ugualmente seduttive,
invitano allevasione, presentano lopera come altro, forniscono entrambe un ruolo
autogratificatorio. Allincauto lettore, in una fascetta apposita, io proporrei, con torva espressione, il
seguente ammonimento: questa non una finestra su Disneyland, n un campo di applicazione della
formula di Boltzmann. Non neppure un libro, a dire il vero: questa la tua pelle di zigrino.
Occhio!
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 12:15 am da sergio garufi

In questo suo pippotto sul Foglio:


http://www.ilfoglio.it/soloqui/5653
Gianfranco De Turris (segretario della Fondazione Julius Evola e massimo responsabile
dellequivoco tutto italiano su Tolkien fascista) infila un riferimento en passant a questa
discussione.
Di me si dice che uso uno pseudonimo maoista, ed falso.
Cortellessa, invece, viene descritto come uno che d del fascista a chi non daccordo con lui, ed
vero.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 12:30 am da Wu Ming 1

@ Vincenzo Ostuni,
quella che noi contestiamo la dicotomia, la divisione dualistica e netta in due soli campi, due soli
insiemi: quello della schifezza commerciale e quello della Letteratura - o meglio, di ci che pi si
avvicina allIdea iperuranica di Letteratura coltivata in quello che mi prendo la responsabilit di
aver definito, credo piuttosto felicemente, un Parnaso di stronzi.
Non da ieri e non da soli, noi WM diciamo che questa distinzione non tiene conto di troppe cose.
Non solo di ci che sta nel mezzo, ma anche di tutto ci che sta sopra, sotto, di lato, di sbieco,
insomma altrove rispetto a questa stupida rappresentazione zoroastriana. Cio tutto quello che se
ne fotte di essere Letteratura come la intendono Policastro & Co. (perch vuole muoversi nel
popular o comunque perch cerca i propri referenti tra i lettori) e al contempo aborre il seriale, il
banale e il prevedibile.
.
Chi ragiona come Cortellessa non far mai alcuna distinzione tra i nostri libri e certo romanzo
storico pedissequo e formulaico, come non far mai alcuna distinzione tra i capolavori di Jack
Vance e il romanzo di fantascienza scritto da Ligabue, o tra Jean-Patrick Manchette e certo giallo
allitaliana legalista e reazionario da cui Carmilla, a nome di tutti noi, prese le distanze con toni
anche violenti (cfr. larticolo di Tommaso De Lorenzis intitolato Termidoro, che on line dal
2005).
.
Nellintroduzione al suo libro Distruggere Alphaville, Valerio Evangelisti scrisse che le apologie
facili e indiscriminate della letteratura di genere, come se ne erano lette in Italia tra i tardi anni
Novanta e i primi anni Zero, erano delle iatture, perch dentro la letteratura popular (dentro il
fantastico, dentro la narrativa criminale ecc.) bisognava e bisogna distinguere con nettezza, anzi:
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bisognava e bisogna muovere guerra contro la letteratura popular dominante, conciliante e


ripetitiva, perch reazionaria. Andava e va aiutata solo la letteratura che cerca di forzare regole e
stilemi, per andare oltre gli incasellamenti preventivi.
.
Termidoro e lintroduzione a Distruggere Alphaville sono stati due testi fondamentali, per chi in
Italia voleva percorrere le strade di una letteratura popolare ma esigente, esigente ma popolare
(questa la descrizione che noi WM diamo dei nostri libri in tutte le presentazioni). E costoro quelli come noi - sono oggi i pi motivati oppositori di certa merda bestselleristica e fiction
banalizzante. Perch ce la ritroviamo sul terreno che anche noi vogliamo praticare, ma con tuttaltri
intenti e approcci.
Ragion per cui, in quale dei due insiemi immaginari dovremmo andare a collocarci?
.
In realt, credo che la cosa che pi stata sul cazzo in New Italian Epic sia proprio la descrizione
della cosiddetta nebulosa. Perch? Perch era un insieme che non centrava nulla coi suddetti due.
Un corpus di libri che esisteva in una dimensione altra, terza, estranea alla logica dicotomica. E che
escludeva a priori tutta la narrativa di genere normale, canonica, seriale.
.
Allepoca, di Distruggere Alphaville Cortellessa non cap nulla, semplicemente perch non lo lesse.
O meglio: lesse le prime due-tre pagine, in cui Evangelisti illustrava non la propria posizione bens
quella che intendeva contestare. Cortellessa la scambi per quella espressa nel libro e scribacchi
su La Stampa una recensione totalmente sballata, che chiunque abbia letto il libro, in accordo o
meno con le tesi di Evangelisti, non ha potuto che trovare demenziale.
In quella recensione, Cortellessa ricorreva alla sua solita allegoria, quella che usa sempre: la
letteratura popolare linvasore nazista, noi critici che amiamo la Letteratura verremo deportati nei
campi se non saliamo in montagna per fare la Resistenza.
.
Mio nonno si fece undici mesi di campo di concentramento, vengo da una famiglia di antifascisti e
partigiani, e considero questallegoria qualcosa di sconcio, perch in un sol colpo banalizza
fascismo, nazismo, deportazione e Resistenza. Un autentico scempio della memoria, e un
paragonarsi a vittime vere che - lo ripeto, nel caso non si fosse capito - mi suscita ribrezzo.
Ma attenzione: si tratta di unallegoria/scempio inevitabile se si parte da simili premesse, da certe
iper-semplificazioni del mondo, dello scibile e dellimmaginazione. E chiaro che se dividi il
mondo in ci che realizza lideale puro (la Letteratura) e ci che invece lo tradisce ed spurio, il
prossimo passo sar gridare al complotto dei fautori dello spurio. Dopodich, scivolerai in quello
stato di percezione alterata che ti fa straparlare di invasioni, deportazioni, lager, gulag etc. E
svilupperai quello che alcuni hanno riconosciuto come razzismo. Attenzione: non razzismo in senso
lato, bens in senso stretto: ci siamo noi, che siamo acculturati e superiori, e poi c la razza
inferiore degli zombi, dei decerebrati, degliacquirenti, tutti eterodiretti, incapaci di distinguere il
puro dallo spurio.
Ha ragione Salvatore Talia: come pu gente che ragiona cos, che manifesta questo disprezzo,
credersi di sinistra?
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 1:35 am da Wu Ming 1

La violenza di Wu Ming 1, che spinge (ma io non voglio) a rispondere con altrettanta violenza,
molto diversa dalla pacatezza di Wu Ming 4, con il quale mi sembra possibile dialogare sebbene su
opposte posizioni e anche duramente.
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In Wu Ming 4 sento, non so perch, una maggior capacit di vibrazione, perci chiedo: lautore dei
Wu Ming che ha scritto anche in proprio, Wu Ming 4?
Me lo sto chiedendo, al di l del libro che non ho letto, dallinizio del thread.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 7:28 am da aldovrandi

Ah, leggo ora (mi ero fermato, respinto dai toni e dalla malafede) questa frase:
Ha ragione Salvatore Talia: come pu gente che ragiona cos, che manifesta questo disprezzo,
credersi di sinistra?
guardarsi allo specchio, no?
(malafede perch non mi pare proprio che Cortellessa divida il campo con laccetta, mi pare
piuttosto intelligente, perch mai farlo passare per stupido, sia pure per vincere il contraddittorio?)
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 7:31 am da aldovrandi

@ aldovrandi: E dalla nascita del collettivo che ognuno di noi Wu Ming scrive anche romanzi o
racconti solisti (e li firma con il nome collettivo seguito dal proprio numerale). Dal 2000 a oggi
sono stati pubblicati cinque romanzi solisti.
Se non ti sembra che Cortellessa divida il campo con laccetta, allora ti consiglio di rileggerti ogni
suo commento in questo thread. Non ce n uno in cui non abbia proposto una divisione della
produzione editoriale in letteraria e non-letteraria, oppure quella tra testo letterario e testo di
intrattenimento, o ancora testo letterario e testo commerciale. Pi volte (almeno tre) gli ho
chiesto di spiegarmi se per lui non esista una vasta area intermedia, con svariate sfumature, e lui
NON HA MAI RISPOSTO su questo.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 8:12 am da Wu Ming 4

@ aldovrandi: scusa, ricordo ora che secondo te Cortellessa non avrebbe dovuto rispondere alle mie
domande n venire su questo sito a discutere. In effetti se le argomentazioni portate sono labili e
fumose, e di fatto si riducono a una fantomatica autoevidenza che dovrebbe sostanziare una
divisione manichea della letteratura, allora forse il tuo consiglio non era sbagliato.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 8:41 am da Wu Ming 4

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@ Aldovrandi
La violenza di Wu Ming 1
Si chiama critica, Aldovrandi. Abituatevi allidea che esista.
E abituatevi allidea che qualcuno porti avanti un discorso e delle pratiche *con passione*.
La violenza invece quella di chi, a corto di argomenti, d del fascista a chiunque.

E in fondo era violenza anche la tua. Hai esordito in questo thread dicendo a Cortellessa di non
rispondere alle domande, perch questa era una trappola, era in corso una guerra etc.
Sempre la narrazione del Nemico, del complotto, del Noi contro Loro.

E lunica vostra risorsa, questa violenza. Perch tutto il resto solo disinformazione e pretesa di
disquisire per centinaia di commenti di cose delle quali vi ignoto persino lABC, come rivela per
lennesima volta la tua domanda sul Wu Ming che ha scritto anche in proprio. State sotto il livello
di chi almeno va a dare una rapida occhiata a Wikipedia.
La tua domanda dimostra, tra laltro, che non hai letto nemmeno gli interventi sopra, dove si parlava
di New Thing, che il mio romanzo solista.
Quanto in basso pensate di potere ancora spingervi?
Non sarebbe meglio mettersi a studiare?
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 9:00 am da Wu Ming 1

@Aldovrandi
mi ero fermato, respinto dai toni
Io invece un commento lo leggo tutto intero, a prescindere dai toni. Seguire la discussione, magari
approfondire una cosa a latere, ogni tanto seguire un link, ecco, questi sono i prerequisiti minimi per
potere a propria volta intervenire. E letica di base dello stare in rete.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 9:10 am da Wu Ming 1

E letica di base dello stare in rete.


Quoto con forza.
A prescindere da quel che penso dei loro romanzi, penso di avere un grandissimo debito con Wu
Ming per quanto riguarda il modo di dialogare in Rete, di rapportarsi coi propri lettori e con tutti.
Seguo molti loro commenti, pur avendo talvolta opinioni diverse, proprio per individuarne le
strategie di comunicazione e rapporto coi lettori, persino quando largomento non mi interessa (non
questo il caso).
Questa capacit, pi delle varie differenze di idee che possono e devono starci, quanto mi sembra
mancare in alcuni interlocutori e non posso far altro che sperare che le cose cambino a furia di
risposte su risposte, di esempi su esempi.
Una domanda ingenua (ma non provocazione, spero mi si creda e mi scuso se gi stata posta, ho
letto tutti i commenti da cima a fondo ma potrebbe essermi sfuggito qualcosa): non sarebbe
133

possibile trovare qualche modo per rendere fruibile gratuitamente in Rete il documentario in
questione?
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 10:08 am da Elvezio

Aldo! Che bello, buongiorno!


Com sta storia? Le dispute cominciano sempre con le peggio ciofeche, turboliberisti asserviti
alle lobbies, oggettivi sostenitori di totalitarismi e indottrinamenti, collusi al soldo del nemico, e
poi arriva limmancabile violenti, mamma, mi ha fatto la bua, io volevo giocare.
E hai giocato, no ? Che pensavi ti stendessero il tappeto?
Caso mai AL tappeto.
Aldo, la questione una, sempre quella. Le pratiche. E le loro conseguenze.
Perch ex cathedra si pu dire ci che si vuole. Ma il potere di cooptazione, di intimidazione, ce
lhai solo sui quattro studenti della classe. Che, poveracci, devono sostenere lesame. Qui, e altrove
per fortuna, sul campo, no. A maggior ragione quando si autoproclamano meriti rivoluzionari di
risibile consistenza, o si evocano bei tempi che non esistettero mai.
Le pratiche, Aldo. Solo quelle. Sulla cornice e nel quadro. Con annesse le contraddizioni, che
sempre le pratiche comportano. E riguardano tutti.
Con un solo modo onesto di affrontarle. Accettare instancabilmente il confronto, fare i conti con il
proprio tempo, e il contesto in cui ci dato vivere. Con il proprio limite.
C chi lo fa da venti, da quindici, da dieci anni, e per la spocchia di alcuni pare sempre abbia
cominciato ieri. Il parvenu volgare che non doveva sedersi a tavola con i signori. Vi dovete
rassegnare. Ci dovete mettere la faccia e il culo.
Camilleri, non montalbano in tv, ha fatto molta pi letteratura di quanta la signora gilda possa
neanche sognare. E anche molta pi lingua.
Il mercato fa male alla letteratura. Ok. Mi va bene lassunto, lo dico senza ironia.
Per caso qualcuno vuole proporre come soluzione il feudalesimo? Delle Signorie Illuminate?
Le teorie le abbiamo sentite.
Adesso fatevi avanti. Venite sotto. Con le pratiche.
L.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 10:28 am da luca

Si chiama critica, Aldovrandi. Abituatevi allidea che esista.


anche quella degli altri, non solo la tua
il mio intervento di scoraggiamento nei confronti di Cortellessa era dovuto al fatto che dopo che
son volati gli stracci, quando ci sei di mezzo soprattutto tu, essi medesimi stracci planano a terra in
attesa che un nuovo refolo li sollevi - e cos via per le generazioni a venire
la differenza tra te e chi ti critica che tu sei tu e al tempo stesso il difensore di questa tua/vostra
operazione, un bel cortocircuito questo doppio ruolo, e probabilmente responsabile del rumore e del
radicalizzarsi senza sfumature del discorso
134

comunque pace, fratello, io di solito non spacco il mondo in due, ma se laltro mi si pone davanti
come bianco (rileggiti il thread anche tu, e magari non solo questo, ma altri in cui gonfi i muscoli)
non mi lascia altra strada che pormi come nero, non accuserei mai di piattezza linguistica o di kitsch
uno che si desse onestamente per artigiano, voi non fate questo, anche se alla fine, tirati assai forte
per la giacca e i capelli, ammettete che s, magari non siete proprio grande letteratura, ma subito
indebolite lammissione dicendo che la Letteratura non esiste, spernacchiandola pure
per fortuna intervenuto Vincenzo Ostuni, dicendo cose che condivido, e dallinterno della
macchina
buona domenica, io depongo le armi
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 10:41 am da aldovrandi

@ aldovrandi:
anche tu come Cortellessa, a corto di argomenti, inizi ad attribuirci cose che non abbiamo mai detto.
Nessuno qui ha negato lesistenza della letteratura. Al contrario io ho detto che la letteratura
lunica cosa che oggettivamente esiste, e che invece il concetto astratto di letterariet che non so
cosa possa significare. E infatti nessuno riuscito a spiegarmelo. Come dicevo: il tuo consiglio era
giusto.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 10:50 am da Wu Ming 4

non sono a corto di argomenti, sono a corto di interesse ad andare oltre, comunque, pace anche a te,
WM4
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 10:58 am da aldovrandi

@ Wu Ming 1
Per quanto riguarda lepiteto di fascista, riguardava il linguaggio che ti fa usare nei miei confronti
la formula del ribrezzo. Confermo e sottolineo: luso di questa metaforologia storicamente
connotato nellarea culturale-ideologica detta fascismo. Io posso essere stato polemico e anche
verbalmente violento, ma ti sfido a indicarmi una mia metafora che appartenga a quel lessico,
ideologicamente connotato. Mi diverte che, una volta che ti si fa notare questo scivolone, tu ti
appelli allautorit di Gianfranco De Turris sul Foglio, per scagionarti.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 10:58 am da Andrea Cortellessa

135

Che poi tu usi impunemente questa frase, Si chiama critica, Aldovrandi. Abituatevi allidea che
esista, lo trovo addirittura esilarante. Lo dice la stessa persona alla quale tale critica fa ribrezzo.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 10:59 am da Andrea Cortellessa

@ Luca
Siccome sono io che spacco il mondo editoriale in letteratura iperurania e monnezzaio di
ciofeche (cos ama dipingermi Wu Ming 4), ti chiedo: dunque per te lalternativa secca tra
strapotere del mercato senza freni n contrappesi e feudalesimo o Signorie Illuminate? Proprio
non intravedi altre possibili forme di convivenza?
Inviti poi alle pratiche. Wu Ming 4 ha illustrato quelle che lui e i suoi compagni hanno adottato.
Io ho promosso le Classifiche di qualit di Pordenonelegge-Stephen Dedalus, e ora ho fatto questo
film. Ma sono pi di dieci anni che segnalo - ovunque ne abbia lo spazio - opere e autori validi
(mi spiace che qualcuno trovi ridicolo questo termine), come nel 1999 il collettivo Luther Blissett
per esempio, specie se pubblicati da editori che non possono permettersi la turbopromozione a
mezzo stampa e massmedia. questa la mia forma di volontariato, e se d fastidio che lo si
paragoni a unattivit clandestina e sopramonte si vede che perch con tale paragone si
toccato un punto vivo. Legemonia di mercato dei grandi gruppi dellindustria culturale, infatti, la
forma di dittatura oggi in vigore. E non si tratta di una metafora, come dimostra lassetto
proprietario della principale forza industriale e la sua attivit politica.
Ciao, divertiti.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 11:11 am da Andrea Cortellessa

@ Wu Ming 1
Non solo sei violento e quando sei in difficolt ti lasci andare a un linguaggio fascista. Ma sei anche
arrogante, presuntuoso e leinonsachisonoio.
Poco fa scrivi: vi ignoto persino lABC, come rivela per lennesima volta la tua domanda sul
Wu Ming che ha scritto anche in proprio. State sotto il livello di chi almeno va a dare una rapida
occhiata a Wikipedia. Dunque per partecipare a una discussione sullarticolo di Francesco Erbani e
sul documentario Senza scrittori e sullindustria editoriale lABC aver letto New Thing e
averne censito dattili e spondei o la mescola linguistica fenogliana (!)? Oppure ha diritto di parola
solo chi ha una voce su Wikipedia? Guarda che non sei lunico ad averla. Ma vergognati.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 11:16 am da Andrea Cortellessa

@ Elvezio,
che chiede non sarebbe possibile trovare qualche modo per rendere fruibile gratuitamente in Rete
il documentario in questione?, rispondo: no, al momento no. Raicinema e 01 distribuzione non
hanno ancora deciso circa la diffusione del prodotto (gi, si tratta di aziende, stanno sul mercato, eh
s; magari nella fattispecie hanno fatto una scelta editoriale responsabile, senza intromettersi mai nei
contenuti del prodotto; il che non si pu dire di altre aziende sui loro autori e collaboratori). Sin
136

dora chi vive a Roma pu andare allo storico cineclub Azzurro Scipioni, che su iniziativa di
Silvano Agosti lo programma il primo agosto e, in seguito e per un certo numero di mesi, il primo
giorno del mese. Ci saranno poi in settembre numerose proiezioni pubbliche (credo di poter
anticipare: almeno Milano, Siena, Firenze, Palermo), intanto, e poi Rai Uno che ne ha acquisito i
diritti potr trasmetterlo (anche se in una versione ridotta di un quarto), non so ovviamente quando e
in quale orario. Grazie dellinteresse.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 11:22 am da Andrea Cortellessa

Una persona che stimo molto, e che si astiene dal partecipare a queste discussioni letterarie pur
avendo secondo me molte cose interessanti da dire, sostiene che i dibattiti webbici non sono mai un
discorso sulloggetto (cos la letterariet, per es.), bens unoccasione di protesta identitaria, in
funzione della quale loggetto non si d quindi come oggetto, ma come estensione rappresentativa
di se stessi, protesi narcisistica. Ragion per cui ridicolo invocare argomentazioni sempre pi
onerose allinterno di dinamiche che tendono per loro natura ad escluderle. Sarebbe come
pretendere che Paola si disamori di Mario se le dimostro che un idiota. Linvestimento personale
produce resistenze, e dunque risposte emotive, come tali refrattarie a qualunque argomento
razionale. Che poi la ragione per la quale, anche dopo centinaia di commenti, ciascuno rimane
sostanzialmente della propria idea e sul campo restano solo gli insulti. Fra questi, registro
semplicemente che lallusione meschina ai difetti fisici dellinterlocutore, vero e proprio record di
volgarit, provenuta da una parte sola, ma forse anche questo un modo per dare al pubblico ci
che vuole, o ci che gli si fa volere (a proposito di pelle di zigrino).
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 11:44 am da sergio garufi

@ Andrea Cortellessa
Ben tornato. Noto che continuo a essere lunico dei tuoi interlocutori a cui non rispondi, e che
preferisci litigare con gli altri. Sono dallinizio il pi pacato, quello che cerca di argomentare e farti
argomentare senza venire metaforicamente alle mani, e tu mi snobbi. Non mica giusto.
Ancora una volta, non sono io che amo dipingerti come manicheo, sei tu che non sei riuscito a
spiegarti e finora ci hai proposto una divisione dicotomica delle letteratura. Il mio commento di
gioved, 1 luglio 2010 alle 1:17 pm non ha avuto replica. Perch non lasci perdere le polemiche e
provi a entrare nel merito? Avevi iniziato a farlo, poi sei sparito, e adesso torni e ti rimetti a litigare
con gli altri
Quanto alle pratiche che metti in campo, ben vengano. E spero che possano ben venire anche le
nostre, mi sembra che ce lo avessi parzialmente riconosciuto (a fronte, va da s, della nostra
generale svendita allideologia di mercato). Per questo vorrei farti notare che se magari avessi
provato ad adottarle almeno in parte, oggi potremmo tutti vedere il tuo documentario e magari
parlarne. Invece io purtroppo non riuscir a vederlo. Lo so, lo so, far digerire il copyleft a
Raicinema pi difficile che farlo digerire a Einaudi-Mondadori. E che nessuno osi dedurre da
questo che in certi casi il mercato d pi margini di manovra del pubblico
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 11:44 am da Wu Ming 4
137

il termine letterariet ricorre in questo thread 99 volte, con questa 100, finora, a meno che mentre
scrivo ci siano state aggiunte.
Greimas e Courts, in Semiotica, Dizionario ragionato della teoria del linguaggio, negando che il
concetto abbia valore per i linguisti, giustamente, visto che la letteratura non il loro campo, citano
Jakobson, il quale dice loggetto della scienza letteraria non la letteratura, ma la letterariet.
Sempre i due sopra citati devono dunque tirar via le mani dal concetto, nella manifesta - ed questo
che rende difficili definizione univoche e definitive - impossibilit di riconoscere lesistenza di
leggi, o anche di semplici regolarit proprie del discorso letterario. Questo, che pu sembrare un
limite a chiunque voglia un rapido vademecum o sia in caccia di definizioni sintetiche, proprio
quello che fa la ricchezza del discorso, quellintreccio, o quel circolo interpretativo che fa s che la
letterariet venga sempre definita allinterno di una tradizione e di un colloquio mai interrotto tra
opere e interpreti, o se preferite, di una catena, i cui anelli, pur chiusi e autonomi in s, non hanno
senso luno senza laltro.
Chiedere in in una discussione su un blog, una definizione di letterariet vuol dire immiserire il
discorso per ottenere un qualche vantaggio immediato, nel ping pong della discussione, agli occhi
dei lettori sprovveduti.
Se etica e onest intellettuale ci deve essere, sia autentica.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 11:45 am da aldovrandi

@ Cortellessa: beh, molto bene comunque, penso che, nei limiti degli impegni lavorativi, sar alla
proiezione di Milano, grazie.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 11:46 am da Elvezio

@ sergio garufi
non credi che sarebbe sufficiente ignorare gli insulti (e appunto i narcisismi) e provare ad
argomentare? Non vero che impossibile. Se le argomentazioni vengono messe nero su bianco,
poi restano, non tutto fiato sprecato, qualcun altro pu leggerle, ieri, oggi, domani. Vuoi un
esempio di discussione da blog in cui si dibattuto animatamente e senza risparmiare colpi, ma
riuscendo a esporre tesi e argomenti? Eccolo:
http://www.wumingfoundation.com/italiano/stelladelmattino/?p=33
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 11:50 am da Wu Ming 4

@ Wu Ming 4
Sia detto senza ironia, mi fa piacere che - di fronte agli argomenti di chi non consideri
evidentemente un avversario draconiano, cio Vincenzo Ostuni che ringrazio con calore per un
138

intervento non banale e direi coraggioso (non dir sopramonte se no allaltro gli torna il
ribrezzo) - tu dica che esiste (al di l della sua definizione) una letteratura pi colta o pi
ambiziosa sul piano della ricerca linguistica, della complessit dei temi affrontati e della non
scontatezza della trama e che esiste (al di l della sua definizione), di contro, una letteratura
molto facile, banale, scontata, che si preoccupa poco della lingua e della trama ed programmata
solo per sfondare sul mercato. Sempre senza ironia: non mi pareva lo avessi detto prima. Poi dici:
pensare di poter stabilire la letterariet, cio cosa letteratura e cosa no pu funzionare al limite
solo sugli estremi, ma fallisce completamente sullampia zona intermedia, che per, riconoscerai,
molto nutrita.
Allora a mia volta far un passo avanti e dir che per me esiste (al di l della sua definizione:
perch oltre a dire che esisrte anche tu non brilli nella produzione di definizioni) unampia zona
intermedia. Per esempio nella cinquina dello Strega di questanno cerano due o tre opere, su
cinque, passibili di rientrare in questa fascia.
Ma il mio argomento un altro, e sei tu che lo eludi sin dallinizio di questa discussione: se la fascia
C ci opprime con tutta la sua presenza prepotente su tutti i media e in tutti i punti vendita, e se la
fascia B (lampia zona intermedia) pure largamente presente e rappresentata e raggiungibile
dai lettori (se vero che era addirittura numericamente maggioritaria, nella cinquina della principale
vetrina italiana), che ne della letteratura pi colta o pi ambiziosa sul piano della ricerca
linguistica, della complessit dei temi affrontati e della non scontatezza della trama? Ha essa spazi
adeguati? Ha editori importanti e ben distribuiti che abbiano voglia di investire in essa risorse (non
solo economiche, ma anche di competenza e passione)? Ha spazi adeguati sui mezzi di
informazione? in grado di essere conosciuta dai lettori? Tu stesso dici che non hai letto e non sei
in possesso di Cristi polverizzati di Luigi Di Ruscio, e io penso che questo sia un male. Ma non ti
preoccupi del fatto che in nessuna libreria da te raggiungibile sia disponibile questo libro? Sono
queste le questioni che sono state poste da Senza scrittori e dallarticolo di Erbani che stiamo
commentando. Non la letterariet o meno di Altai.
Io credo che Ostuni ponga con forza un argomento che oggi in Italia - ma non altrove - tab: gli
aiuti pubblici alleditoria di ricerca. questa in cui ci troviamo la congiuntura economica meno
favorevole, per porre tale questione; ma pure occorre che ci riflettiamo in profondit. Perch il
Moloch Mercato, lasciato solo e senza contrappesi di sorta, non solo ha gi sostanzialmente fatto
piazza pulita della letteratura pi colta o pi ambiziosa, ma presto comincer ad aggredire anche
gli spazi della fascia intermedia. Perch sua prima regola : massimalizzare gli spazi a
disposizione, massimalizzare i profitti. Pensaci.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 11:56 am da Andrea Cortellessa

@ aldovrandi
Questo, che pu sembrare un limite a chiunque voglia un rapido vademecum o sia in caccia di
definizioni sintetiche, proprio quello che fa la ricchezza del discorso, quellintreccio, o quel
circolo interpretativo che fa s che la letterariet venga sempre definita allinterno di una tradizione
e di un colloquio mai interrotto tra opere e interpreti, o se preferite, di una catena, i cui anelli, pur
chiusi e autonomi in s, non hanno senso luno senza laltro.
Perfetto. Nessuno vuole definizioni sintetiche, ma proprio perch stiamo parlando di un colloquio
perenne e di un ambito di discorso aperto, credo che non possiamo accettare a scatola chiusa una
distinzione tra letterario e non-letterario? O siccome siamo dei liberisti autori di letteratura
commerciale, non siamo degni interlocutori? Davvero non capisco la reticenza a discutere.
139

Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 12:00 pm da Wu Ming 4

@ aldovrandi
scusa, cera un punto interrogativo di troppo: Nessuno vuole definizioni sintetiche, ma proprio
perch stiamo parlando di un colloquio perenne e di un ambito di discorso aperto, credo che non
possiamo accettare a scatola chiusa una distinzione tra letterario e non-letterario.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 12:03 pm da Wu Ming 4

@ Wu Ming 4
Ci siamo incrociati. Mi pare evidente che ti consideri un interlocutore aperto (a differenza di un tuo
omonimo), e per elaborare una risposta nel merito ci ho messo un minimo pi di tempo. (Una mia
definizione di letterariet te la scordi, comunque, per i buoni motivi poco fa richiamati da
Aldovrandi; lesempio di Bachtin fatto in precedenza era solo un esempio, e come tale presentato.
Ne avessi il tempo ne potrei fare altri venti, uno diverso dallaltro.)
Quanto alla mia assenza dal dibattito, stata dovuta a un impegno preciso, cio la partecipazione
alla commemorazione di Edoardo Sanguineti gioved sera a Bologna, organizzata da Niva Lorenzini
con Federico Condello e Claudio Longhi. Stare a Bologna per Sanguineti la sera della consegna
dello Strega - anche se solo per un caso del calendario - ha per me un significato simbolico
evidente, che Angelo Guglielmi ha sottolineato ultreriormente leggendo proprio le pagine
straordinarie di Ideologia e linguaggio sullarte davanguardia sempre in bilico, nella seconda
modernit (siamo nel 1965), fra la Scilla del Mercato e la Cariddi del Museo (o dellAccademia,
visto che qui ha prevalso questo termine - ai fini strumentali di insultare degli avversari). Se i
partecipanti a questa discussione se le andassero a rileggere, avrebbero una prova non solo della
lucidit mai moralistica dellintellettuale pi draconiano immaginabile (il che forse un truismo),
ma anche dellassoluto non invecchiamento di questioni poste tanti decenni fa e che, ci malgrado,
restano assolutamente sul tappeto anche oggi.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 12:05 pm da Andrea Cortellessa

garufi di al tuo amico che mi ha spaventato con la sua teoria. la trovo drammaticamente vera. Senza
polemica chiederei a wuming4 se non trova differenza fra stephen king e david foster wallace.
certamente nel mezzo c di tutto, ma la lletterariet di wallace si puo riconoscere, a differenza
della narrativit di stephen king? io credo che se venissero riconosciuti un paio di paletti potreste
fare una partita invece di continuare ognuno a fare del freestyle nella sua parte di campo. con
permesso.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 12:07 pm da Alessandro Ansuini

140

Andrea,
ecco, le forme di convivenza, le ibridazioni, il confronto. Con le pratiche, e i loro limiti. Io non vedo
altro che questo.
Il film, le classifiche di qualit, a me vanno benissimo. A prescindere dalle tesi, o dai testi sostenuti.
Da quanto per ME siano importanti, o quanto sia daccordo. Proprio perch sono pratiche, e si
confrontano su un terreno difficile e, tu sarai il primo ad esserne consapevole, con i propri limiti.
E anche il lavoro di segnalazione di autori e testi. Non lo trovo affatto ridicolo, tantomeno la parola
validi.
Quello che non accetto che si faccia un cartoccio unico di qualche centinaio di autori e qualche
centinaio di migliaia di lettori, marchiati acquirenti (che tra laltro reggono lintera baracca, e danno
da mangiare a tutti gli addetti ai lavori), e lo si chiami intrattenimento, indottrinamento,
stordimento, pacificazione, mero merdoso consumo, consolazione di sfigati. Lettura di cameriere,
come cinquantanni fa Grand Hotel, che non hanno avuto la fortuna di seguire i corsi della signora
gilda.
Andrea, ci sono molte cose l in mezzo, e un cartoccio solo non basta, perch cos che tutto
marcisce, e poi si sente la puzza.
E ci sono anche un sacco di cameriere, come cinquantanni fa, che avrebbero voglia di migliorarsi,
di imparare qualcosa in pi, di allargare un po il proprio mondo. E meriterebbero un po di rispetto
in pi.
Ecco, a loro non consiglierei mai di rivolgersi alla signora gilda.
L.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 12:16 pm da luca

@ Luca
Lho gi richiamato in unaltra discussione qui, si vede che non hai letto o non ricordi, se mi ripeto
pazienza. Una volta Richard Rorty ha proposto lapologo seguente; sin dal momento che lho letto
lho fatto mio come regola di vita e di lavoro. Il processo di apprendimento lo paragona, Rorty, a
chi vuole scalare un albero. Tenta di saltare per raggiungere il ramo pi basso ma, specie se come a
me non gli si vedono le costole, non ce la fa. Allora si procura una scala, la appoggia al tronco, ci
sale sopra e si mette sul ramo. Da quel ramo potr scalare lalbero. Ma prima di continuare a salire
dovr decidere cosa fare della scala. E gli si presentano due possibilit: lasciare la scala ai piedi
dellalbero (anche se dentro di lui qualcosa si ribella, perch lui che se l procurata, la scala,
magari faticosamente se l costruita pezzo dopo pezzo; e una parte di lui prova fastidio per il fatto
che quanti lo seguiranno si trovino la pappa gi pronta) oppure darle un calcio e romperla a pezzi, in
modo che nessun altro lo segua - nella sua bellissima scalata.
Ora, in ciascuno di noi sono presenti entrambi questi moti interiori, e la nostra moralit si decide in
base alla scelta che facciamo. Io una vita che mi sforzo di offrire, a tutti quelli che posso
raggiungere, la scala che faticosamente ho salito a suo tempo, anche se sono ben consapevole che ove pure riuscissi ad arrivare sino in cima allalbero - ci sono tanti altri alberi che mi saranno per
sempre preclusi.
Altri (quelli che definisco snob: da sine nobilitate) invece una volta saliti sul ramo non solo
buttano via la scala ma dicono a gran voce: mi raccomando, non salite qui sopra, si sta meglio l
sotto, non c paragone.
Ecco: chi fa critica, e a maggior ragione chi insegna, deve sempre tenere presente questa duplice
opzione, e fare (secondo me) la prima scelta. La signorina Gilda, sulla quale tu tanto ironizzi, sono
anni che si sbatte come una matta in questa direzione, senza remunerazione alcuna n economica n
accademica (vergognati Girolamo, vergognati). Se i suoi toni sono aspri dipende dal fatto che in
141

effetti una persona aspra (ne faccio anchio le spese, pi spesso di quanto vorrei), ma anche
appassionata e coraggiosa (ribrezzati Uno, ribrezzati). Ma il suo principio di lavoro e di vita il mio
stesso, e ha tutta la mia stima e la mia solidariet (anche se io, che ho qualche anno pi di lei, alla
fine qualche remunerazione economica e accademica ho ottenuto).
Io non ho fatto il cameriere, Luca. Ma per pagarmi gli studi ho fatto il barista. Per tre anni la notte
lavoravo e di giorno studiavo. Avevo ventanni e molte energie, che sono da tempo un ricordo.
Anche se da allora ho sempre dovuto lavorare, per campare e leggere e seguire la mia vocazione. Il
primo stipendio statale lho visto a trentotto anni, dopo quattordici di precariato e sfruttamento che
non sto qui a vantare, se no Girolamo chi lo sente. E so bene quali erano i libri che avevo in casa,
anche se i miei genitori non erano camerieri (erano impiegati piccolo-borghesi della pi sprofonda
periferia romana: dove abito tuttora). E ricordo bene lo choc culturale, linguistico, antropologico
che subii la prima settimana di Universit, alla fine degli anni Ottanta. L ci si poteva arrendere
oppure tenere duro. Ho tenuto duro. Mi sono costruito la scala.
Oggi per chi vuole farsela a sua volta, secondo me, incontra pi difficolt che non ventanni fa.
Forse sbaglio. Ma se ho ragione, secondo te, giusto? Bisogna arrendersi? Io per carattere sono il
tipo che non si arrende, ma vorrei che nessuno si arrendesse.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 12:36 pm da Andrea Cortellessa

A chi vorrebbe contrapporre o almeno allontanare il pi possibile David Foster Wallace da Stephen
King, faccio notare che DFW era un grande lettore e ammiratore di King
tanto che The Stand (titolo italiano: Lombra dello scorpione) figura al secondo posto della
Top Ten che compil per il News Observer:
http://blogs.newsobserver.com/zane/david-foster-wallace-rip
Volete sapere quali erano i dieci libri scelti da DFW?
Eccoli:

1. The Screwtape Letters - C.S. Lewis


2. The Stand - Stephen King
3. Red Dragon - Thomas Harris
4. The Thin Red Line - James Jones
5. Fear of Flying - Erica Jong
6. The Silence of the Lambs - Thomas Harris
7. Stranger in a Strange Land - Robert A. Heinlein
8. Fuzz - Ed McBain
9. Alligator - Shelley Katz
10. The Sum of All Fears - Tom Clancy

Ancora: nel 2005 DFW mise Il silenzio degli innocenti di Harris nel programma del suo corso
142

alluniversit di Pamona. In pi occasioni disse che Il signore degli anelli un capolavoro, elogi
Dune di Frank Herbert etc.
Credo che questo commento con link (ripeto: i link sono importanti) valga anche come risposta a
tutti gli altri input, seri e meno seri, successivi ai miei precedenti commenti.
E vero che i dati non stanno in piedi da soli senza le cornici concettuali, ma dove le cornici
concettuali sono gi presenti, evidenti, pi volte proclamate e precisate, arriva un momento in cui i
dati, i fatti, gli exempla, il 2 + 2 = 4 bastano e avanzano.
DFW non vedeva il proprio lavoro in contrapposizione a quello di King n (men che meno)
estraneo alla letteratura popolare. Si faceva meno pippe sulla Letteratura di quanta se ne facciano
alcuni maestrini nostrani.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 12:51 pm da Wu Ming 1

pippe maestrini culturame


continua cos, mi raccomando
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 12:58 pm da Andrea Cortellessa

S. Incontra pi difficolt.
No. Non giusto.
No. Non bisogna (bisognerebbe) arrendersi.
Penso solo che spesso nellesercito nemico si arruola gente che non dovrebbe starci. Che non ci sta.
Andrea, se parli come nella risposta che mi hai dato, (lascia stare i vergognati e i ribrezzati), mi
piaci assai. Perch sento vibrare corde.
Cum nobilitate.
Addirittura, mi fai venire voglia di leggere Di Ruscio. Che poi lo so, che non capisco niente e
mincazzo. Mica con Di Ruscio o con te, sia chiaro!
Vabb basta, che c lArgentina.
L.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 12:59 pm da luca

continua cos che un posto al Foglio, anzi a Libero, non te lo leva nessuno
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 1:00 pm da Andrea Cortellessa

143

@ Luca
LArgentina fra due ore. Ma non li lascio stare, i vergognati e i ribrezzati; perch le persone a cui
sono rivolte sono in malafede, e sanno di esserlo.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 1:02 pm da Andrea Cortellessa

Aggiungo che DFW parla bene di King (e dice che la critica lo ha colpevolmente sottovalutato)
anche in un libro di David Lipsky fresco fresco di stampa, basato su una serie di interviste che
lautore fece a Wallace. Si intitola Although Of Course You End Up Becoming Yourself: A Road
Trip With David Foster Wallace.
Queste sono cose che vieni a sapere prima, se segui tanto SK quanto DFW senza recinti mentali.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 1:02 pm da Wu Ming 1

Wuming1
il fatto che gli piacesse King cosa vuol dire? Che scrivevano uguale?
te la faccio ancora pi ampia: wallace delillo e pynchon non sono king clancy e le carr. non
questione di farsi le pippe, anche il panino di mcdonald dentro ha la carne, ma non un filetto.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 1:02 pm da Alessandro Ansuini

@ Luca
Com sta storia? Le dispute cominciano sempre con le peggio ciofeche, turboliberisti asserviti
alle lobbies, oggettivi sostenitori di totalitarismi e indottrinamenti, collusi al soldo del nemico, e
poi arriva limmancabile violenti, mamma, mi ha fatto la bua, io volevo giocare.
Esatto. E sempre cos che va
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 1:05 pm da Wu Ming 1

i recinti mentali sono come lideologia secondo Terry Eagleton, per il quale come lalitosi:
sono sempre gli altri che ce lhanno
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 1:05 pm da Andrea Cortellessa

no, no, caro, io non vado dalla mamma. Sono qui, fatti sotto.
144

Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 1:06 pm da Andrea Cortellessa

anche le faccette. Sei pure un ruffiano. Anzi, sei essenzialmente un ruffiano.


Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 1:07 pm da Andrea Cortellessa

@ Alessandro
il fatto che gli piacesse King cosa vuol dire? Che scrivevano uguale?
E tu cosa volevi dimostrare, che scrivono diverso? Nel caso, guarda che ce neravamo accorti anche
da soli.
Il punto un altro: per parafrasare Todorov citato da dimitri (il quale ha lasciato un commento
penetrante ma stupidamente ignorato dagli aspiranti hidalgos del Letterario), un romanzo pop pu
avere pi caratteristiche in comune con un romanzo alto che con il resto della produzione pop, di
genere etc. Come un romanzo alto pu avere pi elementi in comune con un romanzo pop che
con il resto della letteratura alta. Ho appena finito di leggere La terrorista sconosciuta di Richard
Flanagan e, cuc!, ho scoperto un romanzo apparentemente di genere (un thriller spionistico) che
in realt un omaggio appassionato a Lonore perduto di Katharina Blum di Heinrich Bll. Ed
fortemente letterario in tutti i riferimenti, nellimpasto linguistico etc. E soprattutto un libro
fortemente politico. Per anche un thriller. Ragion per cui verr ignorato dagli Hidalgos, o
meglio, messo automaticamente nellinsieme della schifezza.
Ecco, DFW non ragionava cos.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 1:14 pm da Wu Ming 1

DFW non vedeva il proprio lavoro in contrapposizione a quello di King n (men che meno)
estraneo alla letteratura popolare.
Appunto. quello che vede un autore di se stesso di solito non che sia proprio realt. prova? dai
infinite jest a un lettore di narrativa. guarda quanto si diverte. dagli bodyart di delillo. non capisco
come fai a non vedere le differenze. comunque, mi tolgo dal ring prima di prendere un fendente.
cortellessa lo vedo bello carico.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 1:17 pm da Alessandro Ansuini

Tornare a Kant.
Bello ci che piace universalmente senza concetto
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 1:17 pm da valter binaghi
145

Cortellessa lo vedo bello carico.


S, anchio, ma bisogna vedere di cosa!
Comunque ci siamo incrociati, ti avevo gi risposto.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 1:18 pm da Wu Ming 1

@ Andrea Cortellessa
S, scusa limmodestia, ma mi considero un interlocutore aperto.
Forse eri troppo occupato a litigare con il mio socio et alii e ti sfuggito quanto scrivevo il 30
giugno, cio 4 giorni fa (!):
esiste senzaltro una letteratura pi colta e una letteratura pi popolare, una pi complessa e una di
pi facile accesso. Le appartenenze alluna o allaltra si possono definire in base allo stile di
scrittura, allo sviluppo dellintreccio, ai temi affrontati, etc. Va da s che il confine tra i due mondi
non una linea netta, ma tratteggiata e che ci sono infinite gradazioni nel mezzo.
Allestremo C, come lo chiami, fioriscono spesso prodotti editoriali pensati esclusivamente per fare
soldi. Ne abbiamo uninfinit di esempi sotto gli occhi tutti i giorni, chi potrebbe mai negarlo?
Tanto vero che - quoto il mio socio WM1 - bisognava e bisogna distinguere con nettezza, anzi:
bisognava e bisogna muovere guerra contro la letteratura popular dominante, conciliante e
ripetitiva, perch reazionaria. Andava e va aiutata solo la letteratura che cerca di forzare regole e
stilemi, per andare oltre gli incasellamenti preventivi.
Tu questo lavoro non ce lo riconosci, consideri la nostra produzione narrativa come parte della
monnezza da combattere, cio allestremo dellestremo C, mentre noi pensiamo di muoverci nel
mezzo, nella zona B, e riteniamo che sia importante farlo, cio battersi sul terreno della letteratura
popular, ma esigendo sempre qualcosa di pi dai lettori. Per almeno concordiamo sul fatto che una
divisione manichea non sufficiente per inquadrare la letteratura.
Lo vedi che un passo avanti labbiamo fatto? Basta capirsi.
E se una divisione draconiana non possibile, e, come dici anche tu, UNA definizione di
letterariet non basta, allora - dicevo - si potrebbe discutere delle opere narrative, nel merito,
conoscerle e riconoscerle per quello che sono, e lasciar perdere le patenti di letterariet. Questo
lapproccio empirico che personalmente prediligo. Se tu ad esempio avessi del tempo da perdere e
leggessi Altai (o qualunque altro libro), e poi decidessi di demolirlo anche parola per parola, nel
merito, avremmo qualcosa di concreto su cui discutere. Giudicarlo monnezza a priori non
legittimo, pregiudiziale, e soprattutto non interessante.
.
Sulla questione, diciamo cos, politico-editoriale, la situazione mi sembra anchessa sotto gli occhi
di tutti. Al lato pratico tu poni da un lato la questione di infiltrarsi (passami il termine) nelle
redazioni e dallaltro quello degli aiuti pubblici alleditoria di ricerca.
Quindi tu spingi per la tutela della letteratura pi ricercata e colta (e vuoi costruire una scala perch
possa essere raggiunta), mentre noi - anche se tu non vuoi distinguerci da Moccia - ci adoperiamo
per innalzare il livello della letteratura popular e sfruttare tutte le pratiche collaterali a disposizione
per liberarla dagli automatismi di mercato (non costruire scale questo?). E liberarla anche dagli
automatismi pubblici, per, che non sono mica pochi (parliamo del mondo politico, lo sai meglio di
146

me). Ti facevo notare infatti che se il tuo documentario godesse di una clausola copyleft, io qui, a
casa mia, mezzo guercio e zoppo, potrei vederlo, senza dover prendere un treno. Ti pare poco?
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 1:21 pm da Wu Ming 4

e che ne so, mi sembra battagliero per. avr portato le pratiche. Per chiudere io non so cosa
pensasse DFW, per so che come scriveva lui non scriveva nessuno. come, intendo. io credo che
il nodo del dibattire sia qui, nella lingua usata. al di l di trame o plot. ceravate arrivati af are
questo discorso ma poi vi siete incazzati.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 1:22 pm da Alessandro Ansuini

Incazzati??? Scusa, ma tu proprio non hai capito


Noi pensiamo che questa discussione sia fantastica e sommamente utile, e a latere abbiamo solo
espressioni di pura gioia per come sta andando.
Tanto che - appena stato deciso nella mailing list di Carmilla - nei prossimi giorni la prenderemo,
la impagineremo tutta in modo da renderla pi leggibile e la metteremo scaricabile in PDF
(ottimizzato per la stampa) e ePub (formato per gli e-book reader).
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 1:25 pm da Wu Ming 1

Ah, piace anche a me, altrimenti non mi sarei sciroppato tutti questi commenti. La cosa buffa che
entrambi tenete in considerazione il parere dellaltro, altrimenti non ci sarebbe questa tensione.
per adesso sarebbe il caso di tornare sul ring, se aspettate un attimo che scendo, che secondo me
c margine per svilupparla ancora. magari pi avanti, chiss.
Cortellessa, anche io sono interessato al documentario, possibile che a Bologna non si riesca a fare
una proiezione?
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 1:29 pm da Alessandro Ansuini

@ Alessandro,
ma guarda, in realt noi abbiamo gi dimostrato quel che volevamo dimostrare. Al contrario di altri,
abbiamo continuamente fornito riscontri, fatto tonnellate di esempi, segnalato tramite link diverse
controprove e/o cose messe nero su bianco e disponibili in rete da anni, citato passaggi di testo che
palesemente contraddicevano asserzioni fatte pregiudizialmente e le dimostravano false, rimarcato
che altri parlavano di cose e persone senza essersi decentemente documentati al riguardo.
Noi, dal canto nostro, non ci siamo sognati di parlare di cose che non conosciamo. Io, ad esempio,
non posso dare un giudizio su Ottonieri perch non lo conosco ancora bene come autore. Per come
persona lho conosciuto, ci ho trascorso insieme due giorni allAbsolute Poetry Festival del 2009 e
147

mi ci sono trovato molto bene, non lo considero affatto un nemico di quel che faccio e mi fa ridere
che lo si tiri per la giacchetta per schierarlo contro Wu Ming.
Dallaltra parte, io ho visto quasi solo il ricorso a Universali (di cui io, deleuzianamente e
foucaultianamente, diffido sempre e comunque), ho visto discorsi generalizzanti, ho visto
preconcetti e molta millanteria.
Non uno scontro tra due pugili: sul ring, come ho scritto in precedenza, c un pugile solo che
boxa coi propri fantasmi.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 1:38 pm da Wu Ming 1

@ Wu Ming 4
Abbiamo fatto un passo avanti. Purch non si passi il tempo ad accusare gli altri di farsi le pugnette,
perch cos parla Brunetta (che evidentemente se ne intende).
Ma appunto unaltra cosa da evitare - e siamo daccordo, su questo - mettere in bocca agli altri
quello che non hanno detto. Per esempio tu dici: consideri la nostra produzione narrativa come
parte della monnezza da combattere, cio allestremo dellestremo C, mentre noi pensiamo di
muoverci nel mezzo, nella zona B, e riteniamo che sia importante farlo, cio battersi sul terreno
della letteratura popular, ma esigendo sempre qualcosa di pi dai lettori.
Io non ho detto, mai, che la vostra produzione narrativa monnezza o ciofeca da combattere. Ho
fatto un paragone sbagliato, puramente polemico, fra Altai, che non ho letto, e Cristi polverizzati, e
per questo errore mi sono scusato. Sin dallinizio ho richiamato il pezzo che ho scritto su Q e che se
rileggo ora trovo ancora giusto; ma se lho richiamato non per farmi bello con un titolo in
bibliografia, perch come ha avuto la bont di richiamare Dinosauro (cio, credo, Alessandro
Gnocchi), ne ho alcuni altri. Tu per non mi hai mai dato atto di questo punto di partenza. Quello
che ho contestato, e che continuer a contestare finch avr fiato, la scelta dei tuoi omonimi di
dedicare New italian epic a una produzione che, fatte numerate (e da me altrove esplicitate)
eccezioni, appunto ascrivibile alla ciofecheria imperante. Ghelli dice che una teoria letteraria non
un canone, e cos (credo, perch non ho voglia di andare a leggere il link che imperativamente
viene qui riportato) pensa anche Uno. Ma io (e con me tanti lettori, non non-lettori come fa comodo
dire, di NIE) penso il contrario (e rispondendo a Ghelli, molti commenti fa, ho detto perch). Tutto
qui.
Quanto alla violenza, alla polemica ecc., fa pure comodo dire che ha cominciato chi ha accusato
qualcun altro (nella fattispecie gli autori di NIE) di collusione magari inconsapevole (speriamo) col
turbocapitalismo ecc. Ma io quando ho detto queste cose lho fatto rispondendo a uno dei tuoi primi
commenti, quasi una settimana fa, il quale diceva lunica cosa che tutela davvero un autore nel
mercato editoriale sono le vendite, ovvero i soldi che riesce a far guadagnare alleditore e che
guadagna lui stesso per poter scrivere un altro libro. Fare finta che non sia cos sarebbe ipocrita.
Formulazione che, per me, rappresenta in modo esemplare - come ho detto a pi riprese lintroiezione del punto di vista dellaggressore (non, dunque, che identifica te con laggressore).
Dal momento che tu scrivevi questa cosa commentando un articolo che parlava di un film (il mio) il
quale sosteneva appunto una tesi diversa, ne ho dedotto (non credo arbitrariamente) che tu accusassi
me, di ipocrisia.
Magari mi sono sbagliato, in questo caso ti chiedo scusa se ho ecceduto in aggressivit anche nei
tuoi confronti. Quella nei confronti degli amici di De Turris, invece, la rivendico volentieri.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 1:42 pm da Andrea Cortellessa

148

@ Alessandro Ansuini
Spero proprio che si possa organizzare una proiezione pubblica di Senza scrittori anche a Bologna.
Ormai, temo, dopo lestate.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 1:45 pm da Andrea Cortellessa

In the clearing stands a boxer \ And a fighter by his trade \ And he carries the reminders \ Of evry
glove that layed him down \ Or cut him till he cried out \ In his anger and his shame \ I am leaving,
I am leaving \ But the fighter still remains.
Mi ricordo (so che non un link ma non saprei dove andare a pescarlo) una volta un regista italiano
famoso che venne rimproverato aspramente da un critico per un film scivolone.
E gli disse. Dirmi che sono scivolato non mi serve a niente. Aiutami, dimmi precisamente cosa ho
sbagliato e magari, se mi vuoi bene, proponimi pure qualche alternativa migliore.
Ecco.
E poi m rivenuta alla mente una discussione qui su Lipperatura che diceva Feedback not
criticism.
Ora, io non riesco a tradurre in una sola parola il concetto bellissimo di feedback (WM1 might
help!), per c il nutrire. Il critico dovrebbe nutrire lautore e il pubblico in una sorta di rapporto
madre\figli. Mangia lopera la rumina e la restituisce bella metabolizzata agli altri.
Mica bruscolini.
Proprio per questo motivo, continuo a credere, che il punto nevralgico sia sempre e comunque
ancorarsi ad unopera singola. Leggerla, rileggerla, e poi perderci tempo dietro. Ma tanto.
Ora far impazzire qualcuno, per penso che spesso sia pi utile una recensione di un fan (anche
critica), come faceva Gamberetta, che ci perdeva giorni e giorni, e magari non era illuminata su
tutta la storia della letteratura da Omero in poi, piuttosto che un critico illustre liquidante il lavoro in
3 parole.
Che me ne faccio di 3 parole?
(sole cuore amore).
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 1:49 pm da Ekerot

@Wu Ming 1 (e passim @Andrea e @Gilda)


Rispondo con ritardo e con qualche imbarazzo perch, lo confesso, non ho mai letto un vostro libro,
n collettivo n solista. Ho letto solo qualche intervento pubblico, su stampa e in rete, su varie
questioni editoriali; quanto alla vexata Mondadori o no ci siamo gi parlati, non ricordo se con te,
con 4 o forse qualcun altro ancora. Sul New Italian Epic, quel che ho letto - sui giornali e in rete,
ripeto - non mi ha convinto affatto, non solo, anche se forse soprattutto, per larticolazione del
discorso, ma anche a causa del rapporto piuttosto anfibologico con la canonizzazione e la
valutazione estetica - in sintesi, mi pare NIE funzioni ambiguamente da registrazione di un
149

fenomeno, per cui si possono snocciolare avalutativamente nebulose, ma poi di fatto vale per teoria
normativa, rischiando di canonizzare dalla finestra parecchia robaccia.
Credo tuttavia che le questioni qui in gioco siano pi ampie e pi alte dellaccoglienza che
Cortellessa ha dato ai vostri libri o alle vostre teorie letterarie, e credo, con Andrea, che si possa
partecipare a questo dibattito anche senza avervi letti.
La questione pi ampia ed alta quella che pone Andrea: la fascia del pienamente letterario (che
per, @Andrea, non pu esser solo quel totalmente condivisibile, come per Andrea lo Di
Ruscio, altrimenti temo che lui in quella fascia metterebbe, semmai, tre libri lanno e io altrettanti;
bens un concetto per cos dire parzialmente avalutativo, categoriale, e ci si potrebbe metter dentro
anche, che so, un Cassola o un Cancogni pure se a te o ad altri fanno recere, ecco, e dunque secondo
me nello Strega di questanno cerano due libri pienamente letterari, e non tre di fascia B) va
protetta e diffusa. Non si tratta di affermare la liceit della B, che ne facciate parte voi o meno;
nessuno la mette in discussione. Si tratta di proteggere e diffondere la A, si tratta di proteggere e
diffondere lo specifico della letterariet, che ha da fare, probabilmente, e in maniera cento volte
definita e mille volte indefinibile, proprio con lessere pi colti o pi ambiziosi sul piano della
ricerca linguistica, della complessit dei temi affrontati e della non scontatezza della trama. Non si
tratta di affermare la liceit della B, ma di sostenere oggi con forza un punto di vista che equivale a
una scommessa, se vuoi, a un saltus fidei, se ti pare, ma al quale n Cortellessa n Policastro n io
sentiamo di poter in cuor nostro n coram populo abdicare: che in quel tipo di cultura e di
ambizione, persino a costo che la critica, difendendola, si faccia aspra, possa errare o eccedere, o
muovere da mere irritazioni o abbagli - ecco, l si trovano le opere che siamo disposti a combattere
perch le generazioni future continuino - in certi casi, purtroppo, inizino - a leggere. Opere che
possano rendere la nostra storia un fatto un poco migliore, opere che potrebbero forse portare con s
un gradiente di emancipazione purchessia.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 1:53 pm da Vincenzo Ostuni

@Lucio
Grazie per il tuo commento, evidentemente non si capiva: la mia era unironia frontale! Figurati se
penso possa esistere un berlusconismo dal volto umano. Per parte mia, comincio a dubitare persino
che possa esistere davvero un capitalismo dal volto umano.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 1:55 pm da Vincenzo Ostuni

@ Ekerot
Dici: continuo a credere, che il punto nevralgico sia sempre e comunque ancorarsi ad unopera
singola. Leggerla, rileggerla, e poi perderci tempo dietro. Ma tanto.
Sono daccordo. una vita che lo faccio. Una domanda pratica, che ti porrebbe appunto chiunque
abbia avuto la medesima esperienza: come scelgo lopera singola dietro alla quale perdere tempo?
Come posso essere informato che vale la pena dedicarsi a quellopera anzich a unaltra? Come ci
posso mettere fisicamente le mani?
Se decidi che quellopera , mettiamo, Il signore degli anelli, non avrai difficolt. Se invece ti metti
in testa, a torto o a ragione, che il libro di Ottonieri, come fai?
150

Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 1:55 pm da Andrea Cortellessa

Per Vincenzo Ostuni,


visto che alcune mie riflessioni erano rimaste inascoltate.
Ma invece che dire Dobbiamo difendere a spada tratta la letteratura di serie A, costi quel che
costi, non potreste dire Dobbiam difendere a spada tratta la letteratura che ci piace?
Dov linghippo che non riesco a vedere?
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 1:56 pm da Ekerot

@ Andrea Cortellessa
Grazie del chiarimento. In effetti non ho mai inteso accusarti di ipocrisia. Lipocrisia, dicevo,
quella di chi si lagna senza fare nulla. In uno dei miei primi commenti scrivevo anche che non credo
sia il tuo caso. Lesempio che facevo, se ricordi, era quello delle tirature gonfiate sulle fascette. Ci
vuole tanto a proporre agli autori una scelta di trasparenza, affinch rendano pubblici i volumi di
vendita reali? Se questo non avviene perch in fondo alla maggior parte degli scrittori certi
strombazzamenti fanno comodo.
Quanto agli amici di De Turris, ti posso assicurare, senza falsa modestia, che stai discutendo con
uno dei suoi pi fieri avversari. Chiedi a qualche tolkieniano, se non ti fidi.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 2:00 pm da Wu Ming 4

@Ekerot
Laspirazione oggettiva del giudizio estetico una cosa che Kant conosceva bene e, in parte, ci ha
raccontato. Ci ha anche raccontato che non proprio tutta nella nostra testa o nel nostro indice di
gradimento. Ci sono comunit di esperti, ci sono strutture sociali e cognitive al servizio della
valutazione estetica, ci sono tradizioni invalse, ivi inclusa quella della rottura delle tradizioni Ci
sono duemilacinquecento anni di estetica a mostrare che non proprio tutto un fatto di piacere.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 2:02 pm da Vincenzo Ostuni

@ Cortellessa
ma scusi, non vale sempre la pena? da quel che scrive si nota sin da subito la sua passione, la
passione per lo specifico della letterariet, ma la sua passione e quella di altri che lo tiene in
piedi questo specifico, questo ideale, non lo rovinate applicandolo a forza sulle opere, non lo potete
fare.
151

Non capisco cosa intende con Se decidi che quellopera , mettiamo, Il signore degli anelli, non
avrai difficolt. Se invece ti metti in testa, a torto o a ragione, che il libro di Ottonieri, come fai?
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 2:18 pm da paperinoramone

@ Vincenzo,
capisco il favore che rendi agli altri scrivendo Andrea, Gilda e io (fossimo presi per
incantamento), ma tu stai ponendo la questione in modo molto diverso dal loro.
Infatti io non ho nulla in contrario a che si faccia quel che dici, anzi, mi sia dato atto che mi adopero
quanto voi per far conoscere autori e opere che vanno da DFW a Petrolio, da Walter Siti ai grandi
classici (sul prossimo Riga uscir un mio omaggio narrativo a Trommeln in der Nacht di
Brecht, nella lettura che ne diede Furio Jesi in Spartakus).
Dicendo questo, per, non intendo concedere nulla alla visione elitaria, arrogante, noi-contro-loro e
affetta da sindrome dellaccerchiamento pi volte espressa nel corso della discussione, e che si
dimostrata basata sul nulla.
Ad ogni modo, io ho la stessa riserva appena manifestata da Ekerot: perch non dovremmo
adoperarci per salvare dal dimenticatoio *tutte* le opere che riteniamo meritevoli,
indipendentemente da questa storia delle fasce, che a me sembra limitatissima? E bada, non mi
sembra limitatissima per una diffidenza aprioristica, ma in base alla mia esperienza diretta tanto di
scrittore quanto di lettore.
Altra cosa: vero che si pu partecipare a questa discussione senza sapere nulla dei WM e dei loro
libri. Ma allora che non si cachino epiteti sui primi e sentenze sui secondi. E chiaro che se io leggo
idiozie sul nostro conto e giudizi sul nostro lavoro da parte di chi non lo conosce n vuole
conoscerlo, mi attiver per dimostrare che un cialtrone. E cos andata. Potevano pensarci prima
di aprir bocca per dare aria ai denti.
Sul NIE, non ho voglia di ribadire ancora. Ho scritto tanto, in questi anni. Ho risposto a dubbi,
perplessit, obiezioni, ci ho speso sopra prezioso tempo di vita. Qualcuno ha capito che il discorso
era intenzionalmente lasciato aperto (infatti era un memorandum, contenente il ripetuto invito a
precisare meglio e tutti insieme) e che soprattutto era teso a definire cosa si era scritto, non cosa si
doveva scrivere in futuro. Altri hanno preferito vedere un canone, una precettistica, un manifesto, e
hanno reagito con una stizza che rimasta inalterata. Losservazione di un fenomeno, sia pure fatta
dal di dentro, qualcosa di diverso dalla rassegna di chi pi fico. Una lettura comparata tra opere
non il cestino delle mele pi rosse e profumate. Chi ragiona cos, dovrebbe provare a sostituire
letteraria con un altro attributo - chess, storiografica. Provi a dire che una teoria storiografica
deve essere anche un canone, e si trover in piena teleologia positivistica, nel cantone pi angusto
del pensiero ottocentesco.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 2:23 pm da Wu Ming 1

@ Wu Ming 4
Sullipocrisia. Evidentemente avevo capito male, rinnovo le mie scuse. Se tutta questa discussione
nasce da un equivoco (ma sullintroiezione del punto di vista dellaggressore non mi dici nulla),
un bellesempio di eterogenesi dei fini. Tanto meglio, se di passi avanti - fra un insulto e laltro - ne
sono stati fatti. In ogni caso, parlando di amici di De Turris non alludevo certo a te, ma a chi lo ha
citato come auctoritas, qui. Fai un cerca e lo trovi subito.
152

La cosa delle fascette. Benissimo. Parliamone. Una delle persone che ho intervistato in Senza
scrittori Alberto Magnani, dirigente di Demoskopea (purtroppo questo tipo di prodotti
invecchiano, perch fra lintervista e lanteprima del documentario Demoskopea uscita dal
segmento di mercato delle classifiche di vendite librarie), il quale fra le molte altre cose interessanti
che mi ha detto (e che solo in minima parte purtroppo sono entrate nel montato; ma io spero di
pubblicare il dvd insieme a un libro contenente le sbobinature integrali) mi ha confermato una cosa
che intuitivamente sospettavo da tempo. E cio che la presunta oggettivit delle classifiche di
vendita un mito - che nessuno ha finora decostruito, quando basterebbe appunto andare da chi
quelle classifiche realizza.
Ricordo tempo fa lamico Franco Cordelli che, inveendo (sul Corriere della Sera) contro le
Classifiche di qualit di Pordenonelegge, diceva che - essendo esse il prodotto del parere di cento
addetti ai lavori (un numero salito poi al doppio) - erano aleatorie e inattendibili, ed erano allora
meglio quelle delle vendite che almeno sono un fatto oggettivo.
Siccome cos pensa quasi chiunque abbia occasione di interpellare, al riguardo, mi pare opportuno
segnalare quanto segue (e che, ripeto, pu essere verificato con un addetto ai lavori statistici):
lungi dal riflettere i dati del venduto effettivo (la cui elaborazione assai pi lenta e non potrebbe
certo essere divulgata settimanalmente, e che comunque le case editrici si guardano bene dal
divulgare a prescindere), le classifiche di vendita che si leggono sui giornali e sulla base delle quali
vengono realizzate le pile che accolgono i lettori, o appunto gli acquirenti, allingresso delle
maggiori catene di librerie (una pratica in s vergognosamente conformista), sono niente pi che
unastrazione (quale , pi o meno sofisticata, ogni statistica): attendibile pi o meno quanto il dato
Auditel per gli ascolti televisivi o gli Exit poll elettorali. Lo si visto bene - o almeno lo ha potuto
fare chi ha aguzzato gli occhi - quando su Tuttolibri e sul Corriere, uscita dalla lizza Demoskpea, si
passati a Nielsen (che gi in precedenza serviva Repubblica): gi la suddivisione diversa in generi
dei titoli basta a proiettare in alto, o a far cadere in basso, esattamente lo stesso titolo! Senza contare
che alcuni istituti di ricerca tengono conto, per es., della Grande Distribuzione Organizzata (leggi:
autogrill, supermercati ecc., che a loro volta distribuiscono solo i bestseller), e altri no. E senza
soprattutto tenmere conto del fatto che le librerie-campione coprono (statisticamente parlando)
una tipologia di punti-vendita che non supera il 20% del totale.
Ecco i dati oggettivi, la potenza schiacciante del numero che quelli dellUfficio commerciale
delle case editrici spacciano come scienza esatta!
A coloro che insistono a chiedere pratiche concrete rispondo che ora per esempio che chi ha gli
strumenti (e i contatti) per farlo, appunto i critici per es., smettano di pensare alle astrazioni e alle
guerre di posizione, e scendano nel concreto di analisi basso-materialistiche, per dirla la Bataille.
Per esempio: com fatta oggi una libreria, e comera fatta dieci anni fa? Come viene selezionato il
personale di vendita? Che tipo di istruzioni concrete riceve? Nel mio film di queste cose parla uno
che credo se ne intenda, Romano Montroni. Ma quello che auspico che si continui, che si
approfondisca, che si entri sempre pi nello specifico. Magari in questo modo dal basso - e sono
sicuro che su questo sarai daccordo - saliranno informazioni preziose per il prosieguo della
battaglia. A tutti i livelli.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 2:23 pm da Andrea Cortellessa

per V.O.,
sar, ma appellarsi allipse dixit non mi pare che faccia intendere tutta questa sicurezza. E
comunque il mio quesito voleva intendere: Perch perdere tutto questo tempo a dividere larte in
A, B, C?. Questi 2500 anni di estetica in realt hanno dimostrato che non si pu dimostrare proprio
niente - non per incompetenza di Kant o di altri, non c riuscita la logica figuriamoci lestetica.
153

E allora io mi domando. Ti piace Dante? Studia Dante! Perch devi perdere un sacco di tempo a
ricordarti\ci che Dante un grande, uno della fascia A, e quindi tu stai facendo qualcosa di valido
davvero per lumanit?
*
Per Cortellessa. Ma siam sicuri che tu faccia tutta questa fatica per raggiungere fisicamente
Ottonieri? Forse il grande pubblico, ma non certo il critico.
Detto ci, banalizzo. Leggere un libro non comporta una perdita di tempo abissale. Si pu anche
sbagliare. E son convinto che un critico abbia di che fregarsi le mani e mettersi al lavoro anche
senza finire sui primi della classe (tipo Tolkien o altri).
Non che ogni critico debba lavorare sempre sul migliore possibile. Se ti piace, fatta. Cosa ti
serve di pi?
Ripeto, banalizzo, ma per spiegarmi meglio.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 2:27 pm da Ekerot

Ah, certo, era proprio una citazione come auctoritas, quella di De Turris. Infatti ho linkato il suo
testo definendolo un pippotto, bella manifestazione di stima
Detto questo, se in mezzo a una caterva di cose inaccettabili De Turris, come un orologio fermo,
dice ogni tanto una cosa vera (cio che Cortellessa, se incalzato, usa linsulto fascista come
tentativo di chiudere il discorso), questa cosa la si pu riconoscere.
@ Cortellessa,
ma tu credi, con questi trucchetti, di poter ottenere un effetto divide et impera tra persone che
scrivono, lavorano, vivono insieme tutti i giorni da quasi ventanni, e che le battaglie (compresa
quella contro lequivoco Tolkien fascista) le hanno sempre fatte nella totale condivisione, persone
tra cui esiste una solidariet che umana prima che professionale?
Mah.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 2:30 pm da Wu Ming 1

perch non dovremmo adoperarci per salvare dal dimenticatoio *tutte* le opere che riteniamo
meritevoli, indipendentemente da questa storia delle fasce, che a me sembra limitatissima?.
Il perch lho detto cento volte, evidente che fai finta di non capire. Per il semplice motivo che fra
le opere che riteniamo meritevoli ce ne sono alcune che sono *gi* salvate dalle librerie di
catena, dai megastore, dalla Grande Distribuzione Organizzata (e dunque, a cascata, dalle
Classifiche di vendita, dai massmedia, dagli Uffici commerciali delle case editrici; e dunque immediatamente, a cadenza settimanale: come testimonia Franchini in Senza scrittori - le case
editrici nel loro complesso).
E altre, invece, che senza la nostra passione, il nostro operato critico, la nostra forza di
argomentazione, molto semplicemente nel panorama editoria *non* si salvano. Il problema non
Brecht, il problema Luigi Di Ruscio: una cui copia mesi fa spedii a mie spese a una persona che
non ne ha mai dato ricevuta, non ha evidentemente mai aperto il libro, fa finta di niente, e continua
a difendere a oltranza se stesso, i suoi libri autodefiniti fenogliani e le ciofeche che pubblica il
suo editore.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 2:32 pm da Andrea Cortellessa
154

@ Andrea Cortellessa
sullintroiezione del punto di vista dellaggressore ho detto alcune cose. Magari pi tardi provo ad
aggiungere qualcosa.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 2:39 pm da Wu Ming 4

Ma che brevimiranza, che prospettiva schiacciata sul breve periodo e su un presente asfittico
Terribile.
.
Cortellessa, dovresti sapere meglio di me, o almeno quanto me, che essere pubblicati nel catalogo di
un editore grosso, avere una superiorit (relativa e contingente) nella distribuzione in libreria,
conseguire un buon successo di vendite (almeno rispetto a chi esce per un editore pi piccolo), tutto
questo non in alcun modo una garanzia contro il dimenticatoio.
Di libri che escono per grossi editori e, pur meritevoli, non vengono pi ristampati e finiscono fuori
catalogo sono piene la storia e la cronaca delle uscite editoriali. Capita che dopo anni lautore torni
in possesso dei diritti ma nel frattempo sia uscito dal giro. Il suo nome finito ai margini del
discorso letterario, e un romanzo come il suo non pi ritenuto interessante perch in apparenza
appartenente a un genere superato. Cos non riuscir a rientrare nel circuito della grande editoria,
e forse sconter anche la diffidenza di quella di qualit.
Quante pregiate opere popolari sono finite nel dimenticatoio, e se riscoperte potrebbero dire e
dare molto ai lettori?
.
C anche il discorso dei libri da edicola, di collane come Urania, che non hanno un catalogo
perch sono tutte uscite one shot. Finiti gli arretrati, finite per sempre le copie.
Nel corso dei decenni, Urania ha pubblicato autentici capolavori, opere anche molto letterarie,
persino nellaccezione tua, come i racconti di Thomas M. Disch. Oggi le trovi solo sulle bancarelle.
Oblio.
.
Quello della tradizione (nel senso del tramandare) e della battaglia contro il dimenticatoio un
discorso che riguarda la lunga durata, non il presente, e potenzialmente riguarda tutti quanti, altro
che fascia A e fascia B etc.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 2:47 pm da Wu Ming 1

@ Ekerot
siam sicuri che tu faccia tutta questa fatica per raggiungere fisicamente Ottonieri? Forse il grande
pubblico, ma non certo il critico.
Appunto, io non faccio nessuna fatica per arrivare a Ottonieri, semmai lho fatta in passato. Ti
invito a rileggere, o a rileggere lapologo dellalbero e della scala che mutuo da Rorty, qui sopra
alle 12.36. Io a Ottonieri ci sono arrivato, e mi sono convinto che sia meglio, per es., di Tolkien. Per
poter deliberare ci, ho letto sia Ottonieri che Tolkien (con minore attenzione questultimo, s, lo
confesso; ma non lho non-letto, come appunto piace pensare ecc. ecc.), e sono dunque in grado di
155

esprimere una scelta, in s come tutte le scelte (@ Valter Binaghi) opinabilissima (Ottonieri fra
laltro di quegli autori fatti apposta per dividere e selezionare a oltranza i loro lettori).
Ma penso pure che questa scelta non tutti abbiano avuto loccasione di farla. Anzi, guarda, ne sono
sicuro. Infatti il libro di Ottonieri tanto mi piaceva che me ne sono dovuto fare leditore, affinch
qualcun altro lo leggesse. E ci malgrado nelle catene librarie non si trova. Anzi, la sai una cosa? Se
a te venisse la curiosit di andarlo a cercare, e lo chiedessi al commesso di una libreria appartenente
a una grande catena, lo sai cosa ti potrebbe rispondere? Che quel libro non esiste, che la collana
fuoriformato non esiste, che non esiste neppure la casa editrice Le Lettere. Questa non me la
invento, mi stata riportata da diverse persone che appunto avevano tentato di ordinare un nostro
libro. Ora, pu darsi che si sia trattato di una svista, di una disattenzione, di un momento di
stanchezza di una persona poco preparata e poco qualificata (anzi, di pi sviste, disattenzioni,
momenti di stanchezza).
Ma pu anche darsi - e anzi ne sono proprio convinto, guarda un po - che faccia parte di una
strategia precisa, appunto di massimalizzazione degli spazi (e dei tempi). Infatti. Ordinando due
copie di Ottonieri prevedibilmente se ne vende una (quella della persona che lo ha ordinato), e
nemmeno tanto sicura (perch nel frattempo potrebbe essersela procurata altrimenti). Ma per quel
margine di profitto si deve spendere in: ricerca sul computer, telefonata o tempo per fare unemail
al distributore, compilazione di una bolla in entrata, atto fisico della vendita e scontrinatura,
compilazione di una bolla in uscita (per la resa dellaltra copia). E TUTTO QUESTO CHI CE LO
FA FARE? Facciamo prima a sparare una cazzata, tanto chi controlla? Di quattro persone che sono
venute a sapere dellesistenza di quel libro, due lo ordinano su internet (e infatti fanno benissimo), e
le altre due che lo chiedono a noi quando gli diciamo che non esiste se ne vanno con la coda fra le
gambe pensando di essere rincoglioniti. Anzi, visto che ci siamo, molliamogli lultimo Lucarelli.
Perch mentre Ottonieri per venderlo devo ordinarlo, Lucarelli ce lho l, ce nho una pila alta un
chilometro, e oltretutto ho pure sentito parlare di un saggio di certi tipi molto alternativi che dicono
che roba forte, roba nuova, italiana, epica.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 2:49 pm da Andrea Cortellessa

@ Cortellessa
Ah, sul libro di Di Ruscio che mi hai spedito. Su Nazione Indiana mi avevi appena definito
intellettualmente disonesto, cos quando mi scrivesti via mail che volevi spedirmi Cristi
polverizzati, ti chiesi subito: perch? Perch ci tieni al giudizio di una persona che hai appena
definito disonesta? Tu me lhai mandato lo stesso, perch evidentemente sono una firma che in
certi frangenti pu fare comodo. Io ho provato a leggerlo, disponibile e aperto. Non lho trovato
nelle mie (limitate) corde, non ne ho terminato la lettura (spero sia ancora legittimo) e quindi non ne
ho mai scritto nulla. Io non recensisco libri per fare favori a questo o a quellaltro, potente o sfigato
che sia. Li recensisco se li ho letti dalla prima allultima pagina, io, e anche questa non condizione
sufficiente: devo avere anche qualcosa di significativo da dire al riguardo. Per onest intellettuale quella che tu mi neghi salvo poi pietire attenzioni in privato - del libro di Di Ruscio non potevo
scrivere nulla. Ciao, e scusa se mi tocca scoprire altarini, ma quando troppo troppo.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 2:55 pm da Wu Ming 1

156

Benissimo. Opere meritevoli pubblicate da grandi editori successivamente entrano nel


dimenticatoio. Infatti poi esiste un dibattito storico-critico che le recupera, se il caso ( successo
con Dick, sul quale persino io fra una pugnetta e laltra ho scritto degli articoli; magari succeder
pure con Disch; e comunque accaduto con Sturgeon, con Matheson, e personalmente auspico che
accada con Pohl & Kornbluth, con Sheckley, con Ursula Le Guin, con Leiber, con Simak ecc. ecc.
ecc.). Ma qui stiamo parlando di unaltra cosa. Appunto non di Brecht, e neppure di Dick, ma di
quanto avviene qui e ora. Se non ti interessa non ti interessa (lo dimostra il fatto che di Di Ruscio a
te, che pure ti dici fenogliano, non frega una beneamata mazza). Qui e ora, Di Rusco non si trova.
Mentre Lucarelli s, ogni sera lo vedo in televisione reclamizzare un videogioco con questattacco
da antologia: Come devessere un mistero per appassionarci? Devessere misterioso (testuale,
giuro). Epico.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 2:56 pm da Andrea Cortellessa

Come vedi, non ho proprio nulla da nascondere. Certo che ho pietito la tua attenzione, dal momento
che (a torto) la tua firma visibile quasi quanto quella del misero misterioso Lucarelli. Ti sei
riempito la bocca per cento e passa pagine di epica (che ho letto, io pagina per pagina e nota
sbagliata per nota sbagliata), abbiamo discusso per cinquecento e passa commenti di cosa si possa
davvero definire epica. Poi te ne mando un esempio, a mie spese, di autoevidenza impressionante.
Non per chiederti un favore, ma per sapere che ne pensi. E tu non solo non lo leggi e non me ne dici
niente, neppure ringrazi con una mail. E pensi addirittura che rivelare questo comportamento
squalifichi me.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 3:00 pm da Andrea Cortellessa

mistero misterioso, non misero misterioso. Oh, sovrumana potenza della lingua. (Ah gi, no,
qui non interessa)
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 3:02 pm da Andrea Cortellessa

dai che in fondo vi volete bene


Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 3:07 pm da simona

@ Cortellessa
E daje con lautoevidenza. Ma perch non ti rassegni allautoevidenza del fatto che quel che
autoevidente per te pu non essere autoevidente per altri?
Comunque, io ti ringraziai in anticipo nella mail in cui ti davo lindirizzo, eccola, datata 7 marzo
2009. Come vedi, il mio tono era tutto fuorch entusiastico e conciliante, eppure ti dissi grazie.
157


Io mi attengo a come uno si comporta in pubblico, alla sua prassi e al suo comunicare, e da quelle
inferisco come la pensa. Il contrario sarebbe impossibile e comunque poco utile.
Darmi in pubblico del censore e del servo del potere e del mercato per poi, in privato, propormi
pacatamente un altro punto di vista mi pare comportamento schizoide, comunque siamo il paese del
cerchiobottismo e delle doppie morali, quindi la cosa non mi sorprende pi di tanto. E che io sono
pi protestante.
Se vuoi mandarmi il libro, lindirizzo :
Roberto Bui, via **************
Comunque ce lavevi gi, perch mi avete spedito copia di Lesercizio della lingua.
Grazie.

@ Tutti,
Lo so, squallido dover precisare cose simili, ma non sono stato io a tirarle in ballo. Mi fermo qui.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 3:08 pm da Wu Ming 1

Non squallido. molto utile, invece, precisare che mi hai scritto quanto mi hai scritto. Ed utile
che io precisi che tu mi hai scritto quello e, dopo, non mi hai scritto nulla. Cio non hai trovato
nulla di interessante in Cristi polverizzati, a differenza - poniamo - che nellOttava vibrazione. A
me va benissimo. Autoevidente - ai miei occhi - anche la tua qualit di lettore (e critico, e teorico).
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 3:15 pm da Andrea Cortellessa

Sta a vedere che adesso uno obbligato a farsi piacere i libri che vuoi tu! Hai delle belle pretese!
Ed singolare anche la tua strategia persuasiva:
- Censore! Fascista! Servo dei padroni! Far di tutto per impedire a quelli come te di
spadroneggiare, salir in montagna per fare resistenza! A proposito, mi daresti il tuo indirizzo?
Avrei appena pubblicato un libro che
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 3:18 pm da Wu Ming 1

Nel corso dei decenni, Urania ha pubblicato autentici capolavori, opere anche molto
letterarie, persino nellaccezione tua,come
come ad esempio, questo mese, Nova Swing di M John Harrison.
Che riuscir sia a rimanere invisibile agli alfieri della letterariet sia a sconcertare chi lo compra
aspettandosi dalla letteratura di genere sempre e solo a simple story, plainly told.
magari succeder pure con Disch

158

magari Disch gia nella parte finale del Canone Occidentale di Bloom, assieme a John Crowley e
Russell Hoban, altri nomi che temo vi siano sconosciuti.
Sul dibattito critico che recupera ho la stessa fiducia che ho nella mano invisibile del mercato.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 3:19 pm da marco

Ha ragione Marco, il fatto che Bloom includa Disch non ha avuto (n poteva avere) alcuna
influenza sulleditoria, men che meno su quella italiana. Negli ultimi ventanni sono stati
ripubblicati solo quattro romanzi, se non sbaglio, e dopo la sua morte nemmeno uno.
Perch pensi che qui nessuno conosca John Crowley? Io ho due vecchi Urania, Faccia di bestia e
La citt dellestate.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 3:25 pm da Wu Ming 1

@ Marco
Non per bullismo, ma magari stai parlando con chi del Canone occidentale ha scritto lintroduzione
alledizione italiana BUR (che per me a torto, ma credo di concerto con lautore, come sai non
comprende la tabula finale che riporta i nomi che ricordi).
@ Wu Ming 1
Anzi, guarda, visto che parli di altarini. Tanto volevo sentire lopinione di chi la pensa cos
diversamente da me che insieme ad Alberto Casadei e Guido Mazzoni ti si anche invitato, come
ricorderai, a far parte del gruppo dei lettori di Pordenonelegge. Ma sia tu che Valerio Evangelisti
che Giuseppe Genna, accomunati evidentemente da malanimo (o da ribrezzo) nei confronti di chi
vi critica, avete declinato detto invito. Poi mi spieghi chi che alza steccati, fonda fazioni, se ne va
- volontariamente - alla macchia, o elegge il proprio punto di vista a unico discrimine veritativo
(come per es. chi, per dimostrare che non si capito un proprio testo rinvia a un altro proprio
testo che commenta il primo).
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 3:29 pm da Andrea Cortellessa

Ma crisssto polverizzato! >:-( Se a me (o a noi, non sapevo degli altri inviti) liniziativa non
risultava appassionante, perch mai avrei dovuto accettare? Per poi impegnarmici svogliatamente,
rendendo cos un disservizio ai lettori?
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 3:34 pm da Wu Ming 1

@WM4
159

O siccome siamo dei liberisti autori di letteratura commerciale, non siamo degni interlocutori?
Davvero non capisco la reticenza a discutere.
io con te discuterei, e mi pare anche di averlo fatto, probabilmente resterebbe il disaccordo, ma
sarebbe una discussione dignitosa, il tuo socio per, scusa, non mi piace, e di solito in questo blog
lui che impazza e detta lo stile.
comunque mi pare che qua la discussione continui, perci - a parte quella impossibile, per le ragioni
portate da pi duno, definizione che chiedi direi che la risposta nei fatti, chiunque sia
intervenuto qui riconosce allaltro la dignit di interlocutore, dopo di che ci sarebbe da prendere i
testi, metterli sul tavolo e partire da l, ma questo un blog, riconosciamogli la sua natura di blog
con tutti i limiti che comporta.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 3:39 pm da aldovrandi

@Cortellessa
Oh lo so. Ho anche letto i motivi per cui Bloom ha ottenuto che la tavola venisse tolta da alcune
edizioni straniere. Cambia qualcosa? Lambiente critico/letterario/editoriale in cui lei si muove lha
mai portata ad incontrare capolavori come Little, Big o Riddley Walker? Sono sicuro che lavr
spinta invece molto pi facilmente verso parecchie opere inglesimidcult che entrano pi
facilmente nella discussione letteraria.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 3:40 pm da marco

E perch presupponi che ti ci saresti impegnato svogliatamente? Ti pare cos una cazzata? Su quello
che chiedo alle 2.56 non rispondi. Mi parli di Disch e di vecchi Urania, invece. Ne ho anchio una
montagna. Non stiamo parlando di questo.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 3:41 pm da Andrea Cortellessa

@ Marco
Non so, se mi fa qualche esempio concreto di opere inglesi o anglosassoni midcult da me
recensite o in qualsiasi modo segnalate, ne possiamo discutere.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 3:42 pm da Andrea Cortellessa

Se ci penso bene, anzi, lunico autore inglese contemporaneo (da poco estinto, anzi) di cui mi sia
occupato proprio J.G. Ballard. Mah, valli a capire sti accademici parrucconi.
160

Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 3:44 pm da Andrea Cortellessa

reticenza a discutere??? al commento 419???


semmai difficile discutere con chi alla domanda che ne pensi che di certi autori contemporanei
dalla letterariet complessa non si trovi in giro neppure una copia risponde eh, ma allora che dire
di Disch?
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 3:47 pm da Andrea Cortellessa

@ Andrea,
Su quello che chiedo alle 2.56 non rispondi.
Il tuo commento delle 2.56 non conteneva domande.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 3:52 pm da Wu Ming 1

Dimenticavo: [la classifica di Pordenonelegge] ti pare cos una cazzata?


Diciamo che nemmeno quella nelle mie (ripeto, limitate) corde. Non mi appassiona, non mi
convince a fondo, non ho mai fatto parte di giurie nemmeno informali, avrei accettato solo per
inerzia quindi pian piano avrei lasciato cadere la cosa.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 3:56 pm da Wu Ming 1

Serve un punto interrogativo per fare una domanda? Sperimenta, su, sfonda le porte della
percezione.
Alla questione da te posta degli autori di genere recuperati o meno dalla discussione ventura, e al
tuo proclamarti autore di un testo su un grande classico novecentesco, replicavo: Ma qui stiamo
parlando di unaltra cosa. Appunto non di Brecht, e neppure di Dick, ma di quanto avviene qui e
ora.
Autori contemporanei. Spazi a disposizione. Attivit critica in merito. Restano tutti punti di
domanda.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 3:57 pm da Andrea Cortellessa

@ Cortellessa,
ma in quel commento non introducevi niente che non fosse gi stato battuto e ribattuto. Vincenzo
161

Ostuni ha descritto a grandi linee un lavoro per salvare opere dal dimenticatoio perch arrivino alle
future generazioni. Io gli ho risposto che sono daccordo, non solo non ho niente in contrario ma
faccio anchio la mia parte. Per ho precisato che estenderei questo lavoro a tutte le opere, non solo
a quelle che dite voi. Il che - non occorre essere laureati in logica per capirlo - non equivale a dire
che non vada fatto per quelle che dite voi. Io vorrei farlo per le une e per le altre. E lo faccio,
recensendo anche libri di piccole case editrici, che non hanno spazio sugli scaffali (ma esiste anche
la rete, se la si sapesse usare, purtroppo leditoria italiana in tutte le sue articolazioni sconta ritardi
imbarazzanti).
Solo che a te non interessa che io recensisca o segnali altri libri, tu volevi che io recensissi per forza
quello che dici tu, cio Cristi polverizzati, da giorni continui a ripetere Di Ruscio, Di Ruscio, Di
Ruscio, come se quel libro fosse diventato IL discrimine tra chi si impegna per la cultura e chi no,
tra la civilt e i barbari. E il capolavoro indiscutibile (autoevidente) dei nostri tempi, e guardacaso
uscito nella collana che dirigi tu. Uhmmmm
Il fatto che Di Ruscio non mi abbia entusiasmato diventato ormai un atto di lesa maest, anzi, di
leso genio. Di fronte a questo mortale peccato, non c cosa che possa redimermi.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 4:05 pm da Wu Ming 1

non c cosa che possa redimermi. S, abbastanza cos.


Ciao.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 4:11 pm da Andrea Cortellessa

Il problema non recensire/segnalare, ed ho parlato di sistema editoriale/culturale/critico. La


letterariet oscilla fra definizioni similtautologiche (su cui magari si pu essere tutti daccordo in
astratto, salvo poi litigare ferocemente sui casi concreti) - categoria merceologica (che include
lavori che sono contrassegnati come tali, che hanno un certo tipo di pubblicit ed esposizione, che si
muovono in determinati circoli) e giudizio di valore che discrimina quasi esclusivamente allinterno
della suddetta categoria merceologica.
Forse faccio male a fare esempi in lingua inglese, ma studi e interessi mi portano verso letterature in
lingua straniera. Ma il punto che lei fa parte di un discorso culturale che la impegna a leggere
parecchi lavori che, pur essendo letterari in alcuni sensi, sono in ultima analisi facilmente
dimenticabili. E le rende difficile leggere opere magari pi ambiziose e riuscite - a tutti i livelli, da
qualsiasi punto di vista - che circolano fuori da quei canali.
Che situazione simile a quella che lei lamenta per Di Ruscio. O no?
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 4:14 pm da marco

@ Cortellessa,
se tu pensi di fare un favore a Di Ruscio, sventolando fanaticamente il suo libro come quelli di
Servire il popolo sventolavano il libretto rosso di Mao E solo un altro inconsapevolmente
162

tirato in ballo, strattonato per la giacca e spinto in una mischia che non cercava, come Ottonieri
arruolato dalla Policastro.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 4:16 pm da Wu Ming 1

@ Marco
Mi scusi, ma dovrebbe - ripeto - fare esempi concreti. Quali sono i testi che leggo (e appoggio
criticamente) che pur essendo letterari in alcuni sensi, sono in ultima analisi facilmente
dimenticabili?
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 4:16 pm da Andrea Cortellessa

Quali sono i testi che leggo che pur essendo letterari in alcuni sensi, sono in ultima analisi
facilmente dimenticabili?
3/5 dei finalisti dello Strega, mi pareva di aver capito. Appoggio critico o recusazione sono
momenti successivi, Il problema la selezione a monte. Come critico lei legge quei libri che
entrano il discorso culturale contrassegnati da un marchio di letterariet. Sicuramente fra queste ci
saranno opere che lei sente molto, altre che ammira ma la lasciano freddo, altre ancora che, magari
sono scritte decentemente ma secondo lei non hanno nulla da dire. E questo mi pu anche stare
bene. Mi sta meno bene se opere meritevoli che vengono infilate in altri cassetti rimangono ignorate
da un discorso critico.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 4:37 pm da marco

OT. Proposta per chi ci sta: leggiamo Nova Swing e troviamoci pi avanti a discuterne (possiamo
farlo qui, su Anobii, ovunque).
http://blog.librimondadori.it/blogs/urania/2010/05/31/urania-1559-nova-swing/
Io ce lho gi, perch mio fratello compra tutti gli Urania. Di M. John Harrison non ho ancora
letto niente, per credo nella serendipity.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 4:48 pm da Wu Ming 1

ciao a tutti,
al sesto giorno di discussione, mi piace trovarvi qui come vecchi amici! per una cosa volevo
aggiungerla, riguardo il discorso sulla distribuzione e il turbomarketing portato avanti da
cortellessa.
163

nel momento in cui capiamo che il libro che abbiamo tra le mani vale - cio un libro che esorbita il
nostro piccolo gusto soggettivo, un libro che dovr essere proposto e difeso come se ne andasse
qualcosa di noi, che ci appartiene come esseri umani - bisogna promuoverlo e difenderlo a
prescindere da e in qualsiasi situazione sociale e/o di mercato. non starei qui a fare la distinzione tra
i libri che valgono e sono pubblicizzati, e libri che valgono e pubblicizzati non sono, solo perch
alcuni sono fortunatamente evidenziati in libreria dal turbocapitalismo. perch la cosa potrebbe
accadere oggi, ma potrebbe estinguirsi domani.
non sapete che fatica qui, oggi, nella milano del 2010, mica nella calabria profonda da cui provengo
letterariamente disperato (anni fa, quando proprio non ce la facevo pi, e internet ancora non
andava, partivo per roma per fare scorta di libri) trovare una copia dellarcobaleno della gravit di
pynchon (per un numero infinito di mesi neanche su internet riuscivo a recuperarlo). per non parlare
di libri italiani che hanno pure goduto successo, vinto premi, ed adesso sembrano essersi estinti: per
dire, lezioni di tenebra di helena janeczek, io lo sto cercando da secoli. e solo questanno dopo
infinite ricerche sono riuscito a leggere assalto a un tempo devastato e vile, scoprendo poi che a
fine anno la minimum fax ripubblicher lo spazio sfinito di pincio, altro libro introvabile.
mettiamo - come avvenuto qui - che qualcuno come andrea cortellessa mi indichi dei libri da
leggere che non conoscevo: io non faccio altro che andare in libreria e cercarli. ma non potete
sapere lo scoramento quando addirittura tu, sanguinosa infanzia, di mari, ripubblicato da poco,
sembra essere sparito nel nulla (tra laltro, grazie mille per le dritte ad andrea e ai wu ming, ho
recuperato negli ultimi anni molti libri grazie a voi).
cos mi sento di dire che non bisogna lasciare niente al turbocapitalismo, neanch quello che a
prima vista sembra un vantaggio del qui e ora, che poi di qui e ora molti ne sono passati sotto i
ponti, e altri ancora continueranno ad affacciarsi sui nostri giorni.
giuseppe
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 5:14 pm da giuseppe zucco

@ Giuseppe Zucco,
eccellente, lhai detto molto, molto meglio di quanto avessi fatto io. Difendere tutte le opere che
valgono e meritano, senza discriminare tra chi, magari solo per un effimero momento, ha goduto di
pubblicit e chi invece no. Non dobbiamo cadere noi per primi - paradossalmente - nelle trappole
che la propaganda mercantile ci tende. Spesso vediamo una manchette di pubblicit su un giornale,
leggiamo una recensione che riuscita a ottenere un certo spazio tipografico, avvistiamo qualche
copia in una vetrina, e pensiamo che si tratti di un libro privilegiato, raccomandato, che viaggia
sulle corsie preferenziali e quindi non ha bisogno anche della nostra attenzione, e invece non cos,
apparenza, contingenza. Magari il classico caso del grande editore che pesca con le bombe e
pubblica un po di tutto (per gonfiare il fatturato o altre ragioni), poi si scorda quasi subito dei suoi
titoli e vende mezzi magazzini ai remainders. Ci sono libri oggi scomparsi che per una settimana
furono strombazzatissimi, e magari furono scambiati per best-seller mediocri, e invece erano libri di
valore inizialmente spinti in modo indiscriminato e sbagliato e poi lasciati affogare nel mare degli
squali. Non guardiamo solo alla presenza in libreria o alle rclames sui giornali, a volte significano
molto meno di quel che crediamo. Difendiamo tutte le opere meritevoli, e soprattutto cerchiamo di
incontrarle, interroghiamoci sempre (ha ragione Marco) su quali siano i criteri della nostra
selezione a monte. Non crediamo ciecamente al mercato, n per accettare n per rifiutare
aprioristicamente quello che ci spinge addosso.
164

Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 5:28 pm da Wu Ming 1

Allora: con questo commento siamo a quota 432. Come dicevo sopra, Carmilla far di questa
discussione pubblica un e-book scaricabile in diversi formati (pdf, odt, ePub), in modo da renderla
pi leggibile di quanto fosse qui, in questa schermata infinita.
Questa decisione stata presa perch qui dentro ci si confrontati a tutti i livelli, dai pi alti ai pi
bassi, con ogni sorta di approccio e di atteggiamento. Si sono prodotti ragionamenti importantissimi
(ma anche risibili), si sono sviluppati sotto-dibattiti, e in generale stata una discussione
*bellissima*, anche nelle sue frequenti sbavature, anche nelle cadute di stile. Ed stata
emblematica, o meglio, rappresentativa. Sono state evidenziate quasi tutte le linee di forza del
dibattito sulla letteratura italiana.
Il file verr assemblato entro domani sera (chiusura alle 0:00 di luned), impaginato il giorno dopo e
messo a disposizione nella sezione New Italian Epic e oltre (marted andr on line un nuovo
speciale, con svariati aggiornamenti).
Chi ha tempo e voglia rilegga i propri interventi e, se pensa di non essere riuscito a farsi capire
bene, a fare lesempio migliore, a veicolare il messaggio che aveva in mente, ha ancora possibilit
di spiegarsi meglio, infilare un esempio, una battuta, un link, un insulto.
Ovviamente la possibilit ce lavr anche dopo, da luned in avanti, perch Loredana Lipperini non
chiuder il thread, per a quel punto il pdf sar gi chiuso. Lideale sarebbe non riportare nellebook pi di 500 commenti, e gi cos verr un tomo gigantesco.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 5:47 pm da Wu Ming 1

[per l'OT, appoggio l'opzione Nova Swing. Non ho capito se "Luce dell'universo" sia una sorta di
prequel, comunque ci sto. Direi non prima d almeno una decina di giorni, per che co' sto caldo
potrei evaporare da un giorno all'altro.]
per Cortellessa (intervento delle 2.49).
Giustissimo battersi coi mezzi a disposizione per un autore in cui si crede.
Ricordo il mio amato Truffaut che vide due libretti (secondo me straordinari) su una bancarella ad
opera di uno scrittore sconosciuto e ag, ne tir fuori due libri e a tuttoggi se si trova Roch nel
catalogo Adelphi penso sia merito del regista.
Bene.
Ma.
Questo cosa centrerebbe col NIE? Perch mai i Wu Ming non avrebbero dovuto dedicare le loro
energie (peraltro ne hanno dedicate molte di pi a doversi giustificare dopo gli assalti della
critica) ad alcuni romanzi che a loro sembravano interessanti e stimolanti per aprire una
discussione?
Ci rendiamo conto che dopo 2 anni siamo ancora qui a chiederci se avesse avuto senso quellanalisi,
invece di entrare nei contenuti e capire Magari c qualcosa di buono, partiamo da qui?
Oltretutto, a meno di ignoranza mia, i Wu Ming non sono critici letterari. Quindi, teoricamente, i
critici veri avrebbero solo dovuto gioire di questo tentativo. Ragionandoci, distruggendolo punto per
punto, ma ringraziando per uno sforzo comunque notevole. Peraltro a mio sommesso giudizio in
165

NIE ci sono delle idee assai interessanti, a partire dal saggio su Euridice.
Vabb.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 6:09 pm da Ekerot

p.s. errata corrige: due film ovviamente!


Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 6:10 pm da Ekerot

Non era uno sconosciuto, Roch. Ma va bene lo stesso. E stata una buona azione.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 6:29 pm da aldovrandi

Questo era quello che diceva Truffaut. Mi son fidato. Evidentemente si sopravvalutato!
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 6:34 pm da Ekerot

Minchia, che lottatori!


Io sto tutto tumefatto per largentina, e qui dopo giorni si continua a pugnare (no pugnette). Una
vera cosa italian epic, se permettete.
Mi sembra di essere stato ad un grande simposio sul set di un vecchio film con bud spencer. Mi
tornata in mente lesclamazione di un vecchio amico, molti anni fa, al termine di una notte, diciamo,
movimentata.
Soccia, che cartoni!
Onorato, con le mie cazzate, di farne parte on carmilla.
Chapeau.
L.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 6:48 pm da luca

Mi semblato di vedele Vignocchi


Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 6:54 pm da Wu Ming 1

166

Rientro nella discussione dopo un bel po di commenti, e dunque non mi sento pi di intervenire
diffusamente, se non su un punto specifico, che poi mi pare quello cruciale.
Quando @Bortolotti scrive, ottimisticamente, dato che sappiamo che il mercato soprattutto lo
spazio di azione di alcuni soggetti pi o meno monopolistici ed egemonici, in quel sappiamo si
profilano e si ridefiniscono in realt due posizioni forti: quella di chi sa e denuncia (Cortellessa, qui
e soprattutto nel doc, dal punto di vista del critico, Ostuni da quello delleditore, qui e gi al tempo
dellappello a Saviano, per dire della sua mossa politica pi recente ed eclatante) lo strapotere di
uneditoria egemonica, editoria che, in generale, certo, da quando esiste si sempre profilata come
industria, ma che, evidentemente, non ha mai avuto prima dora le risorse economiche (dovute alle
concentrazioni di singoli editori in grandi gruppi editoriali) mediatiche (e qui, lepopea di
Berlusconi docet) e le possibilit di diffusione capillare di un messaggio preciso: il libro una
merce, la merce si vende, la merce che si vende buona, perch non pu essere che migliaia (in
alcuni casi milioni) di consumatori (lettori) siano popolo bue (come scriveva molti commenti fa
qualcuno - ma cos prima di lui giustificava le sue demenziali trasmissioni sbanca auditel, Maria De
Filippi).
In quel sappiamo di Bortolotti manca laltra faccia della medaglia, che quella purtroppo
prevalente. Cio non di coloro che non sanno, ma di coloro che, pur sapendo, fanno in modo che
appaia che cos non sia. Una domenica di qualche tempo fa, sfogliando il Domenicale del Sole 24
ore, mi imbattei in un articolo, cui veniva dedicato ampio spazio, di una tal Federica Manzon (dico
tal perch nullaltra informazione veniva offerta allignaro lettore sulla medesima), la quale
offriva un edificante raccontino di come nascano i successi editoriali con tanto di rimbrotto ai critici
cattivi e demod ai quali pare si debba spiegare una volta per tutte che il mercato non altro che un
variopinto, multiforme bazar, in cui ciascuno pu aggirarsi in totale libert, pescando a naso tra le
sfiziosit pi disparate. E gira che ti rigira, compra che ti ricompra, finalmente, a un certo punto, da
questo bazar, come per incanto (il termine mi pare fosse proprio questo), possono fiorire le perle.
Cio, non (si badi) i capolavori letterari, ma i successi editoriali.
Dunque: forse al lettore del Sole andava spiegato un po meglio a nome di chi o di quale idea
(ideologia) si esprimesse la tal Federica Manzon: editor Mondadori, autrice Mondadori, redattrice
di Nuovi Argomenti, sempre Mondadori (dove il pezzo in questione veniva poi ripubblicato per
esteso, con effetto potenziato dalla transmedialit).
Ora: il lettore colto, laureato, che vuole leggere un buon libro, che vuole, attraverso un buon libro
comprendere un po meglio di s, del mondo, della vita etc. cosa far, dove si andr a cercare quel
libro-perla? evidente: nel bazar, cio in libreria. Bene, qual la libreria pi frequentata in Italia?
La Feltrinelli. Come si trovano i libri da Feltrinelli? Disposti secondo un qualche minimo criterio di
valore, i classici distinti dai libri mediamente importanti, e a loro volta questi ultimi separati dalle
ciofeche? No: disposti gerarchicamente, ovvero in pile di diversa altezza e collocazione, se sono
novit editoriali; in banale ordine alfabetico, se si tratta diecco, veniamo alla domanda: se si tratta
di cosa? Se si tratta di libri che non sono novit editoriali. Unico criterio di distinzione. Tutti
insieme, affiancati nello stesso scaffale.
Roma, Feltrinelli di Largo Argentina, ieri pomeriggio. Guardo per curiosit cosabbiano nello
scaffale di poesia di Edoardo Sanguineti, gigante del Novecento, appena scomparso. Niente. Di
poesia non hanno nulla di nulla, nemmeno Mikrokosmos (antologia Feltrinelli). Gi un mio amico
mi diceva di aver fatto analogo esperimento a Milano, alla Mondadori, e di essersi sentito
rispondere dai commessi (impegnati a porsi domande circa la collocazione del libro di Amici di
Maria De Filippi): Edoardo chi.
Non volendo rassegnarmi a questa orrenda constatazione, ho scavato meglio e ho scovato un
piccolo librino Einaudi di Sanguineti: Il quaderno di traduzioni, di qualche anno fa. Minimo sospiro
di menomissimo sollievo, subito attenuato dallhorror ancora in agguato: Sanguineti viene prima di
Santacroce, e quindi il libro era posto accanto a un libro di poesia della medesima. Santacroce
Isabella, Luminal.
Lopera lasciata sola un bellissimo titolo di Viviani: non lasciamo sola lopera, non lasciamo soli i
167

lettori, non lasciamo soli gli autori (i Cristi di Di Ruscio hanno trovato solo in una collana come
fuoriformato possibilit di accoglienza: un libro che nessun altro editore ha mai avuto il coraggio
di pubblicare, a quanto ne so).
E a differenza di quanto sostiene Garufi, non credo affatto che questa discussione sia stata infertile e
che abbia lasciato i partecipanti esattamente sulle posizioni di partenza. Ho visto invece molti sforzi
dialettici reciproci, e grande voglia di parlarsi, soprattutto: tra editori, scrittori, critici, come non
accade ormai da molto tempo fuori. Segno che (r)esistono delle necessit e delle insoddisfazioni,
delle convinzioni e dei dubbi, tanti modi e approcci diversi al problema, che andrebbero, come dice
Andrea, rivisti dal basso-materiale, ma anche consegnati a qualcosa di meno estemporaneo ed
effimero di una discussione in rete. La butto l: una giornata di studi, un momento di confronto
aperto e vero, faccia e faccia, come (mutatis mutandis) ai tempi di Scrivere sul fronte
occidentale? Libro discutibile, ma che ci consegna comunque i segnali di un momento storico
preciso e dellallarme che ne derivava agli scrittori (e solo scrittori, in quel caso, ovviamente).
Invece utile e importante che la discussione sulla letteratura (e il letterario, perch no, ma direi
anche la cultura e addirittura la politica e perfino lideologia) si sia riaperta arrivando a toccare tutti
i settori coinvolti: proprio per questo un peccato se si esaurisce cos, lasciando ad altri
limpressione che ne ha tratto Garufi del solito chiasso (o peggio ancora dellesibizione muscolare o
narcisistica).
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 7:07 pm da Gilda Policastro

En passant, trovo molto bella e vera la citazione fatta da Garufi. Daltronde Balzac uno degli
autori seriali che preferisco.

Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 7:22 pm da gianni biondillo

Wu Ming - Cortellessa 4 a 1
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 8:32 pm da zilberstein

@ Gilda
Ci sto, lo sai.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 8:48 pm da Vincenzo Ostuni

Provo ad andare per orario. Scrive Wu Ming 1 alle 2 e qualcosa:


168

essere pubblicati nel catalogo di un editore grosso, avere una superiorit (relativa e contingente)
nella distribuzione in libreria, conseguire un buon successo di vendite (almeno rispetto a chi esce
per un editore pi piccolo), tutto questo non in alcun modo una garanzia contro il dimenticatoio.
Di libri che escono per grossi editori e, pur meritevoli, non vengono pi ristampati e finiscono fuori
catalogo sono piene la storia e la cronaca delle uscite editoriali. Capita che dopo anni lautore torni
in possesso dei diritti ma nel frattempo sia uscito dal giro. Il suo nome finito ai margini del
discorso letterario, e un romanzo come il suo non pi ritenuto interessante perch in apparenza
appartenente a un genere superato. Cos non riuscir a rientrare nel circuito della grande editoria,
e forse sconter anche la diffidenza di quella di qualit.
Quante pregiate opere popolari sono finite nel dimenticatoio, e se riscoperte potrebbero dire e
dare molto ai lettori?
Sottoscrivo due volte, e faccio un esempio. Qualche giorno fa ho trovato in una bancarella di libri
usati Il canto di Kali di Dan Simmons. E un romanzo del 1985, pubblicato da Mondadori, editore
certo non piccolo. Ed uno dei romanzi pi belli non soltanto del vituperato genere, ma proprio dal
punto di vista della letterariet. Lingua, stile, atmosfere, psicologia, trama. E sparito dalla
circolazione, insieme a Malpertuis e a uninfinit di testi. Di genere, gi. Popolari, gi. Ma anche di
sicurissimo pregio.
Il secondo esempio riguarda me, e chiedo venia per questo. Io ho esordito con Feltrinelli: editore,
anche qui, di cospicue dimensioni. Questo non garantisce affatto n attenzione n classifica n
comprensione del testo stesso, e tanto meno diffusione: nessuna colpa, nessun piagnisteo. Come
giustamente ha scritto un lettore, un romanzo fantastico nella collana Canguri fa leffetto di un
maiale in chiesa.
Appunto, generalizzare molto poco utile. Porre attenzione a tutto il letterario, invece, utilissimo.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 8:54 pm da Lara Manni

@Cortellessa: temo non fossi io a parlare di teoria letteraria e canone, ma mi rendo conto che in
tutto questo proliferare di commenti ci si possa sbagliare riflettendoci, mi rendo conto che i miei
studi sul cinema (su unarte che ha cercato per un secolo di autodefinirsi tale, perch gi nata come
forma dintrattenimento di massa) mi portano a digerire con difficolt certe divisioni fra alto e
basso, e per questo citavo la commedia allitaliana (ma gli esempi sarebbero tanti altri).
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 10:43 pm da Simone Ghelli

@Gilda Policastro:
non lasciamo sola lopera, non lasciamo soli i lettori, non lasciamo soli gli autori.
Giusto, ma gli autori, ai tempi della rete, dovrebbero essere i primi a non rimanere da soli (forse
alcuni lo rimangono volontariamente). Fortunatamente, negli ultimi tempi di autori che hanno
riscoperto la necessit del confronto ce ne stanno diversi, e penso che la critica sia chiamata ad
occuparsi anche di questo scarto nelle pratiche di diffusione dellopera (che per forza si riverberano
anche nelle pratiche di scrittura).
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 10:52 pm da Simone Ghelli
169

@ Lara Manni ma non solo,


Dan Simmons uno dei pi grandi scrittori viventi, senza distinzioni di genere o tra alto e
popolare: uno dei pi grandi scrittori viventi tout court. La saga di Hyperion per me si colloca ai
vertici della letteratura del XX secolo, insieme ai libri di Thomas Mann, di Cline, di Camus, di
Garcia Marquez. In Hyperion si trovano una costruzione di mondo tra le pi complesse mai messe
in pagina, personaggi tra i pi strazianti, pagine tra le pi commoventi, cadute agli inferi tra le pi
tragiche, sacrifici tra i pi dolorosi, redenzioni tra le pi esigenti e difficili, oltre a riflessioni
vertiginose su cosa sia il tempo, su cosa sia la poesia, su cosa sia lintelligenza, su quale sia il
momento in cui una civilt inizia a morire, su quali pratiche di libert siano allaltezza di un tempo
in cui la complessit sembra indomabile. completamente sfuggita di mano agli umani.
Ed un autore a cui questo potrebbe non essere mai riconosciuto, perch i suoi libri stanno in una
dimensione merceologica che sfugge ai radar del letterario. E questo che voleva dire Marco nei
suoi commenti brevi ma densi.
In Italia, quasi tutti i libri di Simmons sono fuori catalogo, introvabili.
Cos che pu salvare un autore, le sue opere e i suoi lettori da queste sofferenze?
La rete (pratiche che sappiano agirla). Una nuova concezione del diritto dautore (con maggiore
libert di riproduzione e circolazione). Anche la pirateria (perch se non si fanno le riforme tocca
agire nellillegalit). I pirati sono i monaci cluniacensi dellepoca odierna: scannerizzano, riimpaginano, mettono in condivisione. Salvano le opere dallirreperibilit a cui le condannano le
malaccorte politiche degli editori.
E infatti Il canto di Kali lho appena avvistato in pdf su un sito di torrent
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 11:18 pm da Wu Ming 1

e adesso lo sto scaricando, poi lo convertir in ePub e lo metter sulle-book reader. Its as
simple as that.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 11:21 pm da Wu Ming 1

E io propongo di rendere pubblico il link.


Condivido parola per parola quello che hai detto su Simmons. Ne Il canto di Kali (peraltro, per
singolare sincronicit, esce nel 1985, lo stesso anno de Le citt della gioia di Lapierre che danno
una visione di Calcutta speculare ma volta alla piet anzich allorrore), c tutto quel che scrivevi,
e c una discesa negli abissi del male, un invito al riconoscimento della parte oscura (e, certo, a
quella redenzione esigente a cui facevi cenno) che mozza il fiato. Per, appunto, Simmons
nello scaffale sbagliato, quello che per convenzione nasce per intrattenere e dunque destinato a
svanire. Almeno in quanto libro cartaceo.
Postato sabato, 3 luglio 2010 alle 11:57 pm da Lara Manni

170

La Gilda di Salerno sta in pieno fermento, ora le piacerebbe una giornata di studi per un confronto
aperto e vero, affinch questi commenti non vadano dispersi o non rimangano il solito chiasso
come scrive Garufi.
Ma s Policastro incasella tutto, vestale delle conventicole (se parli come scrivi sarai come
Castellitto in Caterina va in citt di Paolo Virz), metti una tua personalissima pezza sul popolo
bue e i timbri sul mare magnum di sfoghi anche estemporanei sul web. Ormai c di tutto: vuoi
mettere le confessioni di Cortellessa sul fatto che si mantenuto anche lui facendo lavori umili e
tuttora vive nella periferia di Roma e non a Rione Monti o gli scambi e le pesanti offese tra lui e i
WM, ma soprattutto tu, che appari di tanto in tanto , a mo di vate. Sai che bella pensata, tutti in una
stanza. Cara amica campana piccoli consigli:
il net non ti ha insegnato niente, se hai bisogno del prosecco con chiacchierata al verbale e stringere
mani, maniaca delle conferenze?;
hai fatto troppe letture su Sanguineti, lascialo per un po in pace, non lo cercare anche a Torre
Argentina. Noi fessi abbiamo Amazon per acquistarlo e i WM, laddove volessero, per scaricare le
sue poesie a gratis.Grazie;
la patina radical-chic, di quella che trova orrendo che i commessi di una libreria parlino di dove
collocare il libro dalla trasmissione della De Filippi, invece di preoccuparsi di dove collocano la
Santacroce. Ingegnati tu a fare delle migliorie, nelle librerie c laria condizionata, passaci tante
ore, fa bene. Tanto hai gi intervistato pure Zanzotto, no?
Insomma in linea di massima noi lettori vorremmo essere lasciati soli pure a scrivere idiozie, santa
pazienza.
Organizza una lettura di poesie a Paestum, sarebbe tanto suggestivo.
#Simone Ghelli: altro che commedia allitaliana, caro amico, ma slapstick con Franco e Ciccio!
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 12:49 am da Vincent

OT. Mi chiedono di spiegare il riferimento a tale Vignocchi fatto pi sopra.


Trattasi di Vignocchi Aldo, artista dellunderground pi underground:
http://www.modoinfoshop.com/zoomeve.asp?id=287&n=2
http://www.lutherblissett.net/archive/048_it.html
Una sera dellestate 92 (o forse era il 93) io e il mio amico Luca siamo a zonzo per Bologna.
Capitiamo in Vicolo Bolognetti, sede del quartiere S. Vitale, dove c la solita rassegna estiva che
cambia sempre gestore ma sempre uguale a se stessa. Appena entrati incontriamo Vignocchi ma
vediamo anche scoppiare una rissa gigantesca, con una mischia di corpi che si trascina da un angolo
allaltro del cortile. La cosa dopo un po viene placata a forza, ma un po di energia negativa rimane
in circolo, c tensione, cattiveria. Ad un certo punto un capannello di stronzi ubriachi comincia a
prendere per il culo Vignocchi, pesantemente. Noi allepoca con Vignocchi ci lavoravamo,
facevamo radio assieme e io suonavo con lui nella sua storica band, i Cavalla Cavalla (o meglio, nel
gruppo gemello, la Tribade Tecnica). Invitiamo gli stronzi a lasciar perdere, ma quelli se ne fottono,
continuano, a un certo punto un demente a petto nudo spintona Vignocchi. Luca parte con un diretto
destro e colpisce lo stronzo allo zigomo. Anche se c la musica si sente distintamente:
STROOOKKK!, come di osso che si sbriciola. Cristo polverizzato! Il tizio colpito da Luca crolla
allindietro, nella costernazione generale. Io afferro Vignocchi per un braccio e dico a Luca: Via
di qua, subito!
Usciamo dal cortile mentre c ancora confusione, e scappiamo. Vignocchi commenta: Sooooccia,
che cartoni!!! [trad. dallo slang felsineo: "Perdindirindina, messeri! Ben di rado si veggon siffatti
cazzotti!"] poi se ne va per i fatti suoi, si allontana nella notte bolognese degli early Nineties, e
171

ogni cinquanta metri si gira verso di noi e grida: GRAZIE, LUCA!!! GRAZIE!!! e il suo
vocione rimbomba sotto i portici di Strada Maggiore.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 1:01 am da Wu Ming 1

@ Lara Manni
Per una volta Wu Ming 1 ha ragione (ma solo perch si accoda a un altro, nella fattispecie lei). Io ho
letto (non tutto, eh; rispetto allopera omnia credo una percentuale paragonabile a quella che ho
letto dellopera narrativa di Wu Ming) Mann, Cline (non Cline, per, che non so chi sia), Camus
e Garcia Marquez ma non ho mai letto una riga di Dan Simmons. Mi ha fatto venire curiosit,
indagher.
Ma le pongo una domanda: perch, o meglio in che senso, Simmons sullo scaffale sbagliato?
Prima lei diceva che il suo romanzo fantastico inserito in una collana generalista fa leffetto di
un maiale in chiesa (lascio perdere la nozione di fantastico sulla quale gi qui si dibattuto a
lungo). Dunque, mi pare di capire, il suo insoddisfacente successo secondo lei deriva dal fatto che
non stato inserito in una collana specializzata. Poi per sostiene che Simmons soffre dellerrore
opposto, cio che sia stato inserito in un insieme (non so se di collana) che per convenzione nasce
per intrattenere e dunque destinato a svanire.
Se ho ben capito dunque, nellimmediato, per lautore che desideri raggiungere un pubblico vasto
conviene stare in un settore specializzato. Poi per, a lungo termine, risulta pagante la scelta
inversa. Se cos stanno le cose, allora lei (o il suo editor di collana) ha fatto una scelta che punta sul
futuro; mentre Simmons, anche se uno dei pi grandi scrittori viventi tout court [...] ai vertici della
letteratura del XX secolo, ha fatto una scelta miope e di scarso respiro.
Ebbene, non vedo cosa ci sia di male. Se, e sottolineo se (perch ho limpressione che le cose stiano
in modo un filo pi complesso), le cose stanno cos, allora giusto che si faccia una scelta. Il
problema proprio di scelte. I lettori interessati a un romanzo di consumo magari incappano in un
vertice della letteratura del XX secolo e (se questa frase non un vaniloquio notturno) magari
restano delusi (un po come Uno che viene messo in grado di aprire Cristi polverizzati ma questo
non gli dice niente). I lettori interessati alla letteratura tout court (che stando alle sue stesse parole
sarebbero molto meno numerosi dei primi) incontrano il suo romanzo e, se esso li soddisfa
letterariamente, possono ben dire di aver fatto una scoperta. Sirene di Laura Pugno, che ho indicato
centinaia di commenti fa come esempio possibile di letterariet contemporanea, a tutti gli effetti di
trama immaginario ecc. un romanzo di genere ma anche, non un vertice della letteratura del
XXI secolo, questo non saprei dirlo, certo unopera letteraria di straordinario impatto. Giustamente
uscito in una collana generalista. Non ci vedo niente di male.
Quello che spariglia, per mutuare il punto di vista di Franchini, in modo secondo me diseducativo e
ideologico (nel senso marxiano precisato cinquecento commenti fa) invece trovare nella stessa
collana Come mio fratello di Uwe Timm o Il contagio di Walter Siti e Fimmini di Pietrangelo
Buttafuoco o Il conto delle minne di Giuseppina Torregrossa.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 1:13 am da Andrea Cortellessa

Ecco, il commento di Vincent delle 12.49 me lo stampo e me lo porto in giro. Come esempio
autoevidente (s!) di filisteismo sciovinista, volgare, compiaciuto della propria ignoranza e del
proprio scrivere idiozie. La prossima volta che qualcuno dir che Gilda Policastro troppo aspra
172

nei toni, troppo antipatico-accademica-autoritaria, correr a rileggermi Vincent. Far sempre bene
tener presente questo bel modello di simpatica giovent webbica, antiaccademica antiautoritaria e
politicamente scorretta commil faut.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 1:23 am da Andrea Cortellessa

@ Cortellessa,
non credo che Lara Manni intendesse quello che dici tu, comunque la questione lhai posta a lei, ti
risponder lei.
Su Simmons: boh, se proprio vuoi cimentarti, cerca Hyperion. Prende il titolo da Keats (che ha un
ruolo nel romanzo) e la struttura dai Canterbury Tales. E il primo di una saga (una specie di
tetralogia), ma non ti consiglio di procurartela subito tutta, leggi il primo poi vedi. Sono comunque
scettico su un apprezzamento da parte tua: in passato ti ho visto contrapporre Musil a Tolkien
dicendo che il primo accende pi sinapsi del secondo, come se fosse una gara (per giunta truccata in
modo che vinca sempre la squadra degli autoevidenti). Mi sa che, con questi schemi mentali, un
autore come Simmons non ti dir nulla.
A me il commento di Vincent non dispiaciuto, e poi dice una cosa vera: lopera omnia di
Sanguineti si trova in un unico file di 4 mega su sumotorrent.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 1:38 am da Wu Ming 1

@ Marco
Sbaglia a pensare che i 3/5 dei finalisti allo Strega siano libri letterari che io sarei tenuto a leggere
per professione - ancorch in ultima analisi ininteressanti. Sono libri che ho aperto e mollato subito
perch assai evidentemente ininteressanti e del tutto estranei a quanto io, fallibilissimamente per
carit, considero letteratura. In tutta questa discussione nessuno ha evocato (tranne Wu Ming 1, ma
attribuendola allauctoritas di Giulio Mozzi) una delle teorie della letterariet che a me sembrano
pi utili, quella del Grard Genette di Finzione e dizione (da noi pubblicato da Pratiche), il quale
distingue una letterariet costitutiva (il tale testo formalmente si riconosce come un sonetto, un
romanzo, un poema cavalleresco - dunque di per s appartiene alla letteratura comunque sia scritto e
chiunque lo abbia letto o meno) e una letterariet condizionale (un brutto romanzo, un brutto
sonetto, un brutto poema non sono letteratura - perch non rispondono a requisiti qualitativi che la
comunit dei lettori e degli interpreti, in un dato momento storico, conflittualmente decide di
adottare come propri parametri appunto di letterariet; viceversa - e in Italia lo sappiamo bene, ce lo
hanno spiegato memorabilmente Contini, Gadda e Calvino - pu diventare letteratura in massimo
grado una lettera di Machiavelli, una lezione di Debenedetti, il resoconto del Pontormo di come
cagava: che i rispettivi autori non avevano considerato, al momento di scrivere, un tentativo
letterario).
@ Lara Manni. Mi viene in mente una cosa che forse interesser anche Marco, per questo vi
accomuno in questo commento. Non detto che la dinamica da lei descritta relativamente a
Simmons si produca solo relativamente a scrittori di genere. A parte Ballard negli anni Novanta
avevo interesse per un solo scrittore britannico, Graham Swift, assolutamente non di genere, che
veniva regolarmente tradotto da noi da editori importanti. Poi, da qualche anno, almeno da noi si
sono perse le sue tracce. Sono poco informato, magari caduto in un cono dombra anche in patria.
Per oggi mi pare proprio dimenticato, e colpevolmente, dalleditoria italiana. Mi venuto in mente
173

perch laltro giorno a Bologna, nella bellissima libreria Ambasciatori della Coop, per caso ho
trovato un suo libro Einaudi del 95, Per sempre, chiss come e perch rimasto a scaffale, e lho
preso subito. Il guaio che anchio, dopo anni, mi ero scordato di lui. Eppure ero convinto allora, e
sono convinto ancor oggi, che si tratti di uno scrittore importante.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 1:47 am da Andrea Cortellessa

ah, beh, se tutto Sanguineti su Sumotorrent allora non si vede perch si debba ristamparlo. Meglio
metter mano alledizione critica di Simmons.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 1:55 am da Andrea Cortellessa

La scrittura morta, la lettura sta molto male e la critica non che se la passi tanto bene.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 1:58 am da Thomas Tanselle

@ Thomas Tanselle
Se la scrittura fosse davvero morta, la critica non avrebbe ragione di esistere.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 2:00 am da Andrea Cortellessa

Laltra sera, grazie a un invito della mia donna, sono andato a vedere il circo dello strega a villa
giulia. ero curioso e pure un po emozionato, soprattutto perch mi sento un intruso, un clandestino
in patria (le patrie lettere) ogni volta che mi capita di parteciparvi o assistervi. appena entrato mi
hanno assegnato il posto in un tavolo. ci sono andato con regolare bigliettino numerato e, al
momento di sedermi, un vecchio stronzo che mi stava a fianco mi ha accolto dicendo a brutto muso:
lei non degno di stare a questo tavolo. io, che non ho mai avuto grande prontezza di riflessi,
credo di essere avvampato dalla vergogna, come se mi avessero scoperto. ho chieso timidamente
ragione e questo ha risposto: perch lei non ha la cravatta. ho voluto raccontare questo episodio
ridicolo per due motivi. il primo che se mi limito ad assistere alle discussioni letterarie (in rete o
dal vivo), invece di parteciparvi attivamente, non solo per la sfiducia che possa scaturirne un
confronto aperto e produttivo, ma anche per una sfiducia mia personale, cio per il fatto che non mi
sento pienamente allaltezza, e spero che questo venga tenuto in conto se qualcuno si adombrer per
le mie valutazioni. comunque, seppur in modo confuso data la serata molto gioviale che ho appena
trascorso, provo a dire la mia. in questa discussione sono stati fatti sostanzialmente due esempi di
scrittura. i wm hanno illustrato brani della propria, e gilda ne ha proposto uno di ottonieri. a me, per
motivi diversi, non sono piaciuti entrambi, e credo che spiegare quanto lavoro sulla lingua ci sia
sotto non garantisca alcun coefficiente di letterariet. sono i risultati che contano, non le intenzioni
o limpegno profuso. il brano dei wm non mi piaciuto perch mi sembra bellettrismo di
174

terzordine, uno stile che vuole essere ricercato, evocativo di atmosfere avventurose ed epoche
lontane, ma fallisce appunto perch un vorrei ma non posso (il canto del muezzin che accompagna
i viventi dentro la sera, il cielo che un incendio di porpora e oro, la corrente di miele). in
sostanza la mia opinione su di loro negativa come quella di gilda ma non capisco come li si possa
accusare di linguaggio da bar. tutto il contrario, semmai, cio unimitazione stonata di montale.
per quanto riguarda ottonieri il suo virtuosismo linguistico non si discute, ma a me sembra appunto
un virtuosismo, un guarda mamma senza mani!, per usare una celebre espressione di dfw. e in
generale vorrei dire che sia gilda che andrea, che conosco e stimo per la competenza e la passione
con cui si spendono a favore di queste scritture sprocedate (intendo sia di ruscio che ottonieri), a
mio avviso peccano di eccessivo amore verso lincomprensibilit, come se un chiaro sintomo di
letterariet possa essere lassenza di una trama e il linguaggio ostico. nel mio modo ellittico avevo
provato a dire cosa secondo me indice di letterariet. per pelle di zigrino mi rifacevo soprattutto
a jauss, per il quale la migliore letteratura si caratterizza sempre per il fatto che disattende le
aspettative del lettore, magari proprio dopo averle sollecitate. e qui giusto fare un esempio, uscire
un momento dalla teoria. il mio esempio vergogna di coetzee. un libro che ha una trama
avvincente, uno sviluppo lineare, un linguaggio non banale ma comprensibile, per il quale non
richiesta una laurea in filologia romanza. eppure questo libro dallimpianto tradizionale disattende
tutte le aspettative del lettore. il suo protagonista fa ci che nessuno si aspetterebbe: dopo la tresca
con lallieva di colore si rifiuta di chiedere scusa al corpo insegnanti e perde il posto e lo stipendio
di professore universitario. si trasferisce in campagna dalla figlia lesbica che non lo sopporta. la
figlia viene violentata davanti al padre e poi accetta di sposare uno dei suoi aguzzini. e nel finale il
protagonista uccide il cane che sembrava amare tanto. e tutte queste cose improbabili alla lettura
risultano invece plausibili. il lettore nella chiusa quasi supplica lautore di salvare il cane eppure alla
fine capisce che quelluccisione in realt uneutanasia, un profondo atto damore. ecco, a me
piacerebbe che ci fossero pi autori e libri cos in italia.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 2:07 am da sergio garufi

Dovevo da molto una risposta a una domanda diretta di


@ Anna Luisa, che chiede:
lo dico a Lei, Cortellessa, che anche editore direttore di collana, tentar non nuoce! Perch non
provare a iscrivere al Premio, non dico in cinquina direttamente, ma provare, con romanzi ardui ma
letterari come Cristi polverizzati o Gabriele Frasca? E davvero impossibile? Tutte le porte sono
chiuse?
Ecco, mi spiace ma devo risponderle che si tratta di una domanda molto ingenua. Come si
selezionano davvero i libri allo Strega lo ha spiegato papale papale ieri Francesco Erbani sulla
Repubblica: cfr.
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/07/03/come-si-vince-un-premioeditor-relazioni.html
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 2:28 am da Andrea Cortellessa

@Sergio Garufi
Sai bene che amo molto il libro di Coetzee di cui parli. Per non mi viene in mente un titolo italiano
paragonabile, almeno negli ultimi anni. E stavolta non credo che dipenda dalla cattiva filiera
175

editoriale. Ogni letteratura ha un suo, diciamo, Volkgeist - e quello italiano lo ha spiegato meglio di
ogni altro Calvino nelle Lezioni americane, quando parla della nostra attitudine alle prose brevi e
narrativamente non specializzate.
Inoltre ti sottopongo per iscritto unobiezione che ti ho gi fatto a voce: io Coetzee lho letto in
traduzione, e per me ogni lettura in traduzione ha uno statuto radicalmente diverso da una svolta
nella sua lingua. Quando avevo pi tempo e dedizione, ho letto un bel po di classici nella lingua
non italiana che meglio padroneggiavo, ma non ho mai provato il piacere fisico che provo leggendo
Gadda o Primo Levi, leggendo (sempre, come a dire, col freno a mano tirato) autori che amo
altrettanto come James o Conrad. La materia della lingua per me, sempre, il primum di ogni
godimento letterario; il resto viene sempre in seconda battuta, ragionando e ricordando. E non si
tratta, credimi, di un gusto automatico per le prose iperspeziate. Godo come un matto leggendo
Comisso, Parise o lultimo Celati. Li sento proprio sulla pelle. James e Conrad, o Proust e Kafka,
che sono scrittori senzaltro pi importanti, sono unaltra cosa purtroppo.
Per inciso, mi sono sempre chiesto come dei critici educati alla lingua e nella lingua italiana
riescano a discettare, con la sicumera che leggo in giro, di libri iraniani e giapponesi, tungusci e
bant. Beati loro.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 2:38 am da Andrea Cortellessa

@ Andrea Cortellessa
I critici dicono che non ci sono pi gli scrittori di una volta. Voglio dar per vera la vulgata: molta
pi la gente che scrive di quella che legge. E capisco che chi si sforza di fare critica letteraria, deve
decidere come orientarsi in un marasma tale. Spesso, per paura di sbagliare, ho notato che la vostra
categoria adotta il vecchio strumento di disciplina militare della decimazione. Alla romana: uno
ogni dieci. Forse, nel suo caso, viene adottata la proporzione maoista: uno ogni cento. E mi riferisco
solo a quei selezionatissimi libri che riescono ad arrivare sulla scrivania.
E lo sa che le dico? Fa(te) bene.
C chi preferisce la via comoda: tutti bravi, complimenti. Si ritrova a curare per anni la stessa
identica rubrica, poi va in pensione e si gode la vecchiaia. E chi, invece, sceglie la via impervia, ma
gloriosa, del cerbero. Il critico tutto dun pezzo si deve armare, oltre che di citazioni dottissime e
mezze sconosciute, anche di una sconfinata pazienza, tanto da restare pi di 450 commenti a litigare
con Wu Ming 1, 2 e 4. Siete merda. No, non vero. Come dice G. Antani nel suo saggio del
1972 Informazioni bibliografiche: chi prematura in ininteressanti autoevidenze, non bituma e non
pu essere considerato altro che merda, prematurata, ma sempre merda.
M piaciuto in particolar modo il commento dei libri allo Strega. Mi permetto di citarla: Sbaglia a
pensare che i 3/5 dei finalisti allo Strega siano libri letterari che io sarei tenuto a leggere per
professione - ancorch in ultima analisi ininteressanti. Sono libri che ho aperto e mollato subito
perch assai evidentemente ininteressanti e del tutto estranei a quanto io, fallibilissimamente per
carit, considero letteratura.
Metodo infallibile, altroch. Non faccia il modesto con quel fallibilissimamente (bruttino pure, mi
consenta). E perfetto stile McDonald. Ha rivoluzionato lalimentazione mondiale, vuole che non
rivoluzioni il dimesso mondo della letteratura? Lei fornisce ultime analisi solo aprendo libri e
mollandoli subito dopo.
176

Se gli scrittori non leggono, perch dovrebbero farlo i critici?


Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 2:43 am da Thomas Tanselle

Forse non il caso di aggiungere altri argomenti a questo thread gi cos polposo, ma se qualcuno
ha voglia di rispondermi brevemente (o di fornirmi dei link), mi piacerebbe sapere: non esistono
delle iniziative a favore delle piccole librerie indipendenti e di qualit? Sempre che ne esistano
ancora (?) Io vivo da anni o allestero o in Italia ma in paesini piccolissimi, e nelle mie rapide
incursioni in citt per comprare libri mi rivolgo generalmente alle grandi librerie. Se per sapessi
che, per esempio, a Milano, Torino, Novara o Bologna esistono librerie meno mainstream, sarei
contenta di ordinare e acquistare l piuttosto che altrove. Penso che vada benissimo usare internet
per ordinare e scaricare, ma una libreria pu diventare anche un luogo di incontro pi diretto. Mi
dico che sarebbe bello, nel contesto del discorso che si sta facendo qui, se si sviluppasse una rete di
comunicazione tra lettori e librai attenti e appassionati, critici e piccole case editrici di qualit. Sono
troppo utopista?
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 7:36 am da Frau Dinosauro

@ Andrea Cortellessa
Quoto Sergio Garufi delle 2:07 di stanotte, quando parlando del brano tratto dal prologo di Altai
proposto in questo thread dice: non capisco come li si possa accusare di linguaggio da bar. tutto
il contrario, semmai, cio unimitazione stonata di montale.
E quello che pi volte anchio e WM1 abbiamo cercato di farti notare (consigliandoti di non
riprendere le sparate della tua amica, perch probabilmente ha letto 60 pagine di Q, cio un
romanzo consegnato alleditore dodici anni fa, e non Altai). Scusa la bella pretesa, ma almeno che
ci si critichi senza prendere fischi per fiaschi.
Unaltra cosa riprendo sempre da Sergio Garufi, e da Jauss da lui citato, per cui la migliore
letteratura si caratterizza sempre per il fatto che disattende le aspettative del lettore.
Lo trovo interessante, soprattutto perch questo spiazzamento, appunto, non si valuta
esclusivamente in base alla lingua usata, ma anche alla trama e allo sviluppo dei personaggi. Ci
sono trame concilianti e trame che non lo sono affatto e che portano un romanzo su binari
inaspettati e insospettati. Qualche tempo fa ho letto Bambini nel bosco, di Beatrice Masini (come
vedi sono persona di letture semplici), che classificato come libro per ragazzi, e scritto come tale,
e tuttavia una delle pi belle riflessioni che mi sia capitato di leggere sulla forza e il valore
costitutivo delle narrazioni. Anzi, direi che in quel caso il linguaggio semplice e lineare un valore
aggiunto. Mi vengono in mente anche i finti romanzi per ragazzi di Jutta Richter (Unestate di
quelle che non finiscono mai e Quando imparai ad addomesticare i ragni), che appunto
tradiscono completamente il genere e tramortiscono il lettore come delle staffilate proprio sul finale.
E solo alla fine ti rendi conto che non si trattato di un fulmine a ciel sereno, ma che la sottile (e
ancora una volta, piuttosto lineare) architettura linguistica e narrativa ti voleva portare proprio l.
Perfino iniziare a leggere, mettiamo, un romanzo davventura, esotico, salgariano, con una guerra
dOriente e un guazzabuglio di intrighi di palazzo, e ritrovarsi poi su un terreno diverso,
nientaffatto scontato, con un protagonista ambiguo, per il quale non sai se tenere o no, potrebbe
essere unesperienza interessante e non conciliante per il lettore
177

.
Ma vorrei spendere qualche parola anche sul tanto odiato New Italian Epic, colpevole ai tuoi occhi
di avere nobilitato ciofeche commerciali.
Siccome anche tu hai riconosciuto che non proprio tutto ci che viene spinto dalle major
necessariamente merda, converrai che legittimo cercare elementi interessanti anche in opere che si
collocano nella fascia della letteratura pi pubblicizzata e popolare. In quel saggio, come ricorderai,
noi non abbiamo mai affermato che le opere prese in esame fossero il meglio della produzione
letteraria italiana dellultimo quindicennio. Abbiamo soltanto provato a collegare tra loro alcuni
testi, scoprendo caratteristiche comuni, e abbiamo detto che per noi cera stato (era una riflessione
rivolta al passato) qualcosa di interessante nel lavoro (sul genere e non solo) messo in atto da alcuni
autori viventi in alcune loro opere. E ricorderai anche che una parte dei libri considerati
apparteneva al mainstream, unaltra parte assolutamente no. Questo proprio perch il nostro
approccio empirico e non pregiudiziale o insiemistico.
Chiunque liberissimo di contestare lipotesi da noi sostenuta in quel memorandum, se lo fa
appunto riferendosi AL MERITO delle nostre affermazioni, ma non accettabile una contestazione
aprioristica e che non si basa su argomentazioni concrete. Tu laccetteresti su un tuo testo? O si
argomenta o meglio tacere, perch altrimenti si risulta solo provocatori e spocchiosi.
Che ti piaccia o no, sul NIE si sta discutendo in Italia e allestero da due anni. In alcuni casi il
dibattito emerso sulle pagine di giornali e riviste, in altri si svolto al chiuso delle aule seminariali
e dei dipartimenti universitari, o in certi ambiti della rete. Non vero infatti come qualche
partecipante a questo thread ha sostenuto che laccademia non si interessa e non si interesser mai
del nostro lavoro. Soprattutto perch laccademia non si esaurisce entro i confini nazionali e proprio
il discorso sul NIE nato da un ciclo di conferenze in universit del Nordamerica, ed proseguito
passando per la Gran Bretagna, lItalia, la Francia, la Polonia. Questo non d patenti di qualit a
nessuno, ovviamente, ma almeno dimostra che un dibattito esiste e dura da qualche tempo, e che
quella che si voluta dipingere come una sparata, ha invece destato interesse (in alcuni casi quello
un po assopito degli studiosi stranieri per la letteratura italiana contemporanea, che allestero non
va poi tanto per la maggiore). Insomma, in parole povere, un po di rispetto per tutti questi altri non
guasterebbe. Il fatto che noi WM non siamo scrittori con un piglio accademico e non abbiamo alcun
grado di internit alluniversit, non un buon motivo per farci passare per degli youngster
attempati che giocano a fare i punk e a inveire contro i matusa.
Aggiungo ancora una cosa. Occuparsi di letteratura a grande diffusione e/o pubblicizzata dalle
major non significa necessariamente compiacere il mercato delle suddette major o nobilitare le
ciofeche. Credo di averti fatto un esempio netto in questo senso. Tolkien uno degli autori pi letti
al mondo, non ha problemi di visibilit, reperibilit, pubblicit, etc. I suoi editori pubblicherebbero
anche la sua lista della spesa del 1959, certi che i librai ne farebbero colonnine da vendersi a
carriolate a Natale. Di sicuro si pu considerare letteratura popolare, o comunque a grande
diffusione di massa. Eppure solo da poco tempo (in Italia praticamente dallaltro ieri) che si
iniziato seriamente a discutere di ci che si annida nella sua narrativa, che a strati: in superficie
molto semplice, in profondit praticamente letteratura filosofica e con unattenzione originale per la
lingua (o meglio, per le parole). Questo significa che possono esistere autori notissimi e
pompatissimi che per restano sconosciuti fintanto che qualcuno non scopre una nuova porta
dingresso e spalanca un mondo, cio un livello pi profondo del racconto e del lavoro dellautore.
Questo il lavoro del critico letterario, suppongo, il quale non dovrebbe mai disdegnare di
cimentarsi con un testo perch popolare, di massa o sponsorizzato dai colossi editoriali. Se tu
affermi pubblicamente che le opere mainstream da noi prese in esame in NIE non sono interessanti
per niente, mi sta benissimo, ma ancora una volta dovresti controargomentare riferendoti appunto a
quanto da noi detto nel saggio in questione, magari con qualcosa di pi articolato del sono
ciofeche e sono commerciali, perch questo me lo pu dire chiunque (e questo, s, in effetti,
linguaggio da bar). Se non ne hai voglia, non ti interessa, hai di meglio da fare, allora lascia perdere,
non sparare giudizi cos trancianti e occupati di ci che interessa a te (io su questo ho gi detto di
178

essere daccordo con lipotesi di Ekerot).


.
Ti devo unultima risposta sulla questione introiezione del punto di vista dellaggressore, ma non
so se far in tempo. Al limite, la prossima volta.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 8:08 am da Wu Ming 4

@ Andrea Cortellessa:Dovevo da molto una risposta a una domanda diretta di Anna Luisa ecco,
mi spiace ma devo risponderle che si tratta di una domanda molto ingenua. Come si selezionano
davvero i libri allo Strega lo ha spiegato papale papale ieri Francesco Erbani.
Ovviamente la sua risposta indirizzata ad Anna Luisa RUBANO e non a me. Giusto per precisare,
vista lomonimia.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 8:20 am da Anna Luisa

quoto Cortellessa dell 1:23


la Policastro, con tutta la sua antipatia, mi sta diventando una luminosa figura di donna verticale,
e anche parecchio elegante, visto che si lascia passare sopra le aggressioni con invidiabile aplomb
adotterei per Vincent la definizione che WuMing1 ha dato a quellaltro all1:01 un demente a petto
nudo spintona Vignocchi
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 8:21 am da aldovrandi

@gilda: giusto per scrupolo, ti segnalo che di ottimistico nel mio sappiamo non cera nulla e ho
sottolineato quel passaggio di vincenzo proprio per contrapporlo alle varie e pi o meno esplicite
argomentazioni sul mercato editoriale (e non solo) come luogo di libera scelta, di instaurazione di
un rapporto positivo tra scrittore e lettore, che sono state portate in questa discussione. ed un
sappiamo perch quelli sono dati acquisiti. che poi qualcuno decida di non guardarli non
problema di ottimismo/pessimismo.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 8:24 am da gherardo bortolotti

@garufi, tu dici:
non capisco come li si possa accusare di linguaggio da bar. tutto il contrario, semmai, cio
unimitazione stonata di montale.
ma come sarebbe meglio saper restituire vivo il linguaggio da bar, invece che imitare Montale,
179

limitazione piatta di una voce poetica quellinganno pubblicitario che solletica la parte pi
usurata delimmaginario del lettore letterariamete sprovveduto. La rete piena di assaggi di
scritture dilettanti e di commentatori amici che dicono, me pari Cline, me pari Gadda, sei forte, me
pari Pasolini
Sopra ho detto che non mi interessa Ottonieri, devo correggermi, lho fatto in un moto di noia per la
scrittura in prosa di alcuni poeti, per la prosa sperimentale di alcuni poeti e il suo troppo di
intenzione [Frasca romanziere, per esempio, ma non Di Ruscio, libro bellissimo, Cristi polverizzati,
e davvero, come dice Cortellessa, epico, e Arminio prosatore, che preferisco forse al poeta] mi d
un forte senso di fatica, di eccesso di lavoro, per questo che mi tengo lontano da Ottonieri
prosatore, ma penso che mi far forza e lo affronter, Ottonieri poeta invece lo trovo eccellente, per
quel poco che ho letto.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 8:45 am da aldovrandi

@Gilda Policastro: Trovo contraddittorie le sue parole, da una parte afferma non lasciamo soli i
lettori, dallaltra rivendica lasserzione di E. Sanguineti I giovani non mi capiscono? Che
studino! sar, ma io invece mi riconosco maggiormente nella frase che il mio maestro, un
docente dei tempi delluniversit, rivolgeva a noi studenti: se non avete inteso, provo a
rispiegarvelo.
Rileggendo poi queste sue parole:E a differenza di quanto sostiene Garufi, non credo affatto che
questa discussione sia stata infertile e che abbia lasciato i partecipanti esattamente sulle posizioni di
partenza. Ho visto invece molti sforzi dialettici reciproci, e grande voglia di parlarsi, soprattutto: tra
editori, scrittori, critici, come non accade ormai da molto tempo fuori.
Ecco, anche in questo caso avrei una critica da muoverle; questa conversazione procede da giorni
non solo, con il contributo di editori, scrittori, critici, ma anche grazie agli interventi di semplici
lettori (o se preferisce, acquirenti) ecco, nel suo intervento dai toni conclusivi, non c un
accenno, non c traccia di questi lettori.
Credo allora che, almeno nel suo caso, abbia ragione S.Garufi: le sue posizioni, rispetto ai
primissimi commenti, non sono mutate. Lei continua a essere a favore di una cultura elitaria, un
sapere erudito per pochi e, preferibilmente, addetti ai lavori (editori, scrittori, critici).
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 8:59 am da Anna Luisa

@WM4
Che ti piaccia o no, sul NIE si sta discutendo in Italia e allestero da due anni.
tu sai quanto me che il commerciale un settore fondamentale per ogni impresa, saper essere un
buon commerciale vuol dire saper trovare un buon pubblicitario che evochi un sogno semplice nella
mente del consumatore, Mulino bianco, pubblicit delle automobili, profumi diventano prodotti di
massa prima per la loro capacit evocativa che per la loro qualit, perci il fatto che si discuta tanto
di voi, visto lapparato comunicativo che accompagna i vostri libri, non mi stupisce, mi stupisce che
non vendiate molto di pi, questo s, penso che siate troppo intellettuali.
180

Al di l della letterariet che anche un problema di orizzonte, per cui ci sono libri che si
pongono in quellorizzonte e poi falliscono, il problema che ho con voi, e che mi ha fatto lasciar
mano dopo il primo incontro con un vostro libro dipende probabilmente dal fatto che unopera a
cos tante mani. Gi sono difficili quelle a due, ma come pu uscire una lingua viva da un lavoro di
team? La lingua ha un canale privilegiato con lesperienza profonda, non solo con quella
intellettuale, che pu essere invece programmata.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 9:05 am da aldovrandi

@ Wu Ming 4
Stiamo ricalcando gli argomenti della discussione, su Nazione indiana mi pare, a suo tempo fatta su
NIE. Rapidamente, spero, certco di darti una risposta (ma tu mi devi quella sullintroiezione del
punto di vista dellaggressore).
Considero la resa alla letteratura commerciale di molte parti dellitalianistica accademica, pi di
frequente ma da ultimo non solo straniera (dove chi insegna spesso madre lingua italiana ma chi
studia quasi sempre no, ed oggettivamente pi facile - tecnicamente parlando - mettergli in mano
Lucarelli che Gadda), uno dei sintomi pi preoccupanti della resa alluniversalismo demagogico - di
matrice ovviamente televisiva - del ceto intellettuale contemporaneo. Se ieri uno studio semiotico
ben fatto su Ian Fleming o uno antropologico sulla commedia allitaliana era un gesto
intellettualmente trasgressivo, oggi fare cose cos, nelle neofacolt dellUniversit privatistica e
piaciona, semplicemente la norma. Fare nelle stesse facolt un corso monografico su Godard o
Kurosawa (non ne ipitizzo, come sarebbe pure indispensabile, sul muto sovietico) sarebbe
considerato ingiustamente vulnerante nei confronti dei poveri occhietti telenormativizzati dei
giovani utenti paganti (esempi concreti, ho in mente). Se la scuola piaciona di Nanni Moretti era
intitolata a Marilyn Monroe, oggi certi corsi di laurea farebbero meglio a intitolarsi al ragionier
Fantozzi e alla sua Potemkin Cagata Pazzesca.
Ora, per favore attenzione. Non sto dicendo che NIE o in generale il vostro lavoro (per quanto lo
conosco) siano ciofeche che studiare sarebbe di per s demagogico. Io lho anche fatto e non me ne
pento; considero che dedicarmici pi di quanto abbia fatto sarebbe tempo sprecato (e infatti non lo
faccio) ma questo, come diceva qualcuno, davvero solo affar mio.
Come sai bene ho dato atto che in NIE si leggono cose interessanti e intellettualmente acute, e per
questo ho pensato che fosse un investimento (non economico, come linteressato ha la volgarit di
sostenere, bens culturale) utile mandare il libro di Di Ruscio, scrittore epico se ce n oggi uno, al
critico Uno - pure cos respingente nei suoi modi webbici. Solo che pensavo, nella mia ingenuit,
che costui avrebbe avuto lonest intellettuale di affrontarlo davvero, il libro in questione - anche se
non pensavo certo che ne potesse fare pubblica ammissione (il che poi, se fosse avvenuto, avrebbe
fatto gioco al mio autore e quindi tanto meglio). S visto com andata.
La pecca maggiore di NIE (oltre alle molte facilonerie intellettuali e teoriche rilevate da pi parti),
ma questo ripeto lho gi detto, invece quella di dare uninfarinatura intellettuale e molto glam
alla demagogia criticoaccademica contemporanea, che dedica convegni al poliziottesco e fa fallire
case editrici di saggistica serie come Meltemi perch non ne adotta pi i (bellissimi) libri nei propri
corsi; allo snobismo culturaloide contemporaneo che organizza sussiegose retrospettive su Alvaro
Vitali; e in ultimo alla coscienza - che mi auguro tormentata sin nelle viscere - degli editori che
pubblicano vagonate di ciofeche facendo marcire nei cassetti i dattiloscritti degli Ottonieri e dei Di
Ruscio.
Mi spiace, ma la penso (ancora) cos. Pi intelligente, NIE, pi colpevole.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 9:34 am da Andrea Cortellessa
181

@aldovrandi:Gi sono difficili quelle a due, ma come pu uscire una lingua viva da un lavoro di
team? La lingua ha un canale privilegiato con lesperienza profonda, non solo con quella
intellettuale, che pu essere invece programmata.
Beh, unamicizia che dura da circa 15 anni (i membri del collettivo Wu Ming si conoscono da
tempo) a me pare possa rientrare nella categoria esperienza profonda.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 9:35 am da Anna Luisa

@Anna Luisa
esperienza profonda di amicizia non = a esperienza linguistica profonda, o solo gli scrittori
possono avere esperienze profonde, i pittori no? gli analfabeti no?
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 9:44 am da aldovrandi

Avr frainteso la tua espressione non solo con quella intellettuale?.


Comunque, sullesperienza linguistica di Wu Ming, suppongo sar un membro del collettivo a
risponderti.
Ora per devo scappare e quindi mi allontano dal pc.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 9:55 am da Anna Luisa

Aldo,
ma nun te sei stancato? Come sarebbe meglio che la domenica te ne andassi al mare, ad ascoltare le
voci da bar dei bagnini che imitano Montale. Cos almeno potresti sputare per un attimo quella
patata che chai in bocca!
Ma come pu uscire una pittura viva da un lavoro di team?, si chiedevano quelli delle botteghe
rinascimentali, e proprio non ne venivano a capo. Che cazzo, si dicevano, non unesperienza
profonda!, mentre affrescavano cappelle e palazzi. Il problema glielo risolse un analfabeta di
passaggio.
Stronzi, rimettetevi a lavorare. Che se no non vi pagano.
Che Dio ti conservi cos, Aldo.
L.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 10:21 am da luca

182

@Andrea Cortellessa.
Mi sono spiegata male, temo, e sono stata incompleta nel fornire informazioni. La prima edizione
italiana de Il canto di Kali uscita nella collana Urania Mondadori nel 1996. Dopo due anni stato
ristampato negli Oscar. In questo senso stato inserito in un contesto a tempo come i replicanti di
Blade Runner. E, ahi, devo confermarle quanto sopra: ci che viene catalogato come
intrattenimento puro (in questo caso specifico, molto a torto) destinato a vita breve. Perch viene
accomunato, nella stragrande maggioranza dei casi, ai famigerati monnezzoni di cui abbiamo
avuto modo di parlare a gennaio: la percezione che si riceve di un libro dove irrompe il non reale
porta a identificarlo con libro che vende tanto e vale poco. Ora, nessuno nega che in molti casi
ldentificazione sia corretta. Molti e non tutti. King non la Meyer. Simmons non Dan Brown.
Eppure, vengono percepiti come identici. Da chi?, mi chieder. Da tutti quei lettori che cercano
proprio la letterariet, sia pure alla cieca, e che la escludono a priori in un romanzo che non
risponda ai presunti canoni della medesima. Quali siano davvero questi canoni io non lo so: ma so
che difficilmente il pubblico di un Festival delle Letterature o di una Fiera dellEditoria, e financo
un critico - con le dovute eccezioni, eh - si accosterebbe a questo tipo di narrativa. Perdendosi,
appunto, storie di lusso come quelle di Simmons.
Quanto al pubblico vasto, il discorso diventa complesso: si raggiunge per alchimie non del tutto
chiare agli stessi editori, e si raggiunge - a volte - quando gli editori decidono di puntare su un
titolo, o si raggiunge - a volte- quando gli autori creano comunit attorno al proprio lavoro. Di
sicuro, il grande editore non basta. Lei faceva lesempio - giustissimo - di Sirene, che a me
piaciuto molto, peraltro. Ma come mai lei e altri critici o lettori di pregio si sono accorti di quel
libro? Perch Laura Pugno non veniva dal genere, qualunque cosa intendiamo con questo
termine. La stessa cosa, per me, vale per Moresco, che con Gli incendiati ha scritto un romanzo di
genere. Non voglio tornare al pregiudizio di cui abbiamo discusso e neanche distogliere la
discussione in corso dal suo fuoco. Per temo che la questione vada posta. Tutto qui.
.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 10:39 am da Lara Manni

certo, luca, non c nessuna differenza tra parola e segno, chai ragione, neppure tra parola e
pizzicata di violino, neppure tra me e Uto Ughi, tutto uguale a tutto e tutti possono fare tutto, e
pensare che mi sono rammaricato per anni di non avere talento, e oggi scopro che era solo lagna,
grazie di cuore, vado a far tagli su una tela e poi la vendo
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 10:39 am da aldovrandi

Provo un senso di grande stanchezza nel leggere non la quantit, ma la sostanza di certe posizioni
che reiterano instancabilmente tesi daltri tempi. Sar la mia esperienza personale, ma quando mi
sono affacciato sul web era in corso il dibattito sulla restaurazione, e si polemizzava contro chi
riproponeva una concezione del mercato editoriale mutuata neanche da Adorno, ma dalladornismo
dei francofortesi italiani degli anni Sessanta: qualcuno ricorda il giovane e arrabbiato Alberto
Abruzzese sostenere e argomentare che persino La corazzata Potiomkin era unoperazione
culturale destinata a fallire, in quanto non poteva non essere un prodotto commerciale e
culturalmente borghese, tale essendo ogni prodotto cinematografico? Beh, siamo su quei sentieri: al
crocicchio in cui sincontrano largo Fantozzi con corso Francoforte. Che poi ci si arrivi con lessici
183

un po pi accorti e raffinati (in apparenza), poco conta: con la Lambretta di Vacanze romane o con
la Ducati di Casey Stoner, sempre su quelle strade vai correndo.
E si polemizzava anche contro certi cultori del formalismo, della letteratura che forma e basta: ma
almeno un Massimiliano Parente non pretendeva di scrivere sul Manifesto, anche se poi era (ed )
sempre pronto a dire che gli davano del destro perch scriveva sul Domenicale o sul Giornale.
Invece no, gli si dava del destro - io tra gli altri - perch, Domenicale di DellUtri o Combat di
Camus che fosse il contenitore, la letterariet ridotta a criterio formale culturalmente di destra:
almeno per chi si formato (visto che va di moda squadernare i curricola studiorum) su Benjamin,
Hjelmslev e Deleuze, senza dimenticare Gramsci. E anche per chi, bagaglio culturale o no, sa
ancora cosa distingue destra da sinistra, al di l delle tessere, delle posizioni di prestigio occupate su
questo o quel giornale, o dipartimento accademico, o casa editrice.
Sar leterno ritorno delluguale, ma alla terza o quarta volta che la discussione ritorna sempre su se
stessa sembra di essere nel raccordo anulare di Roma (il film di Fellini, non la citt), e viene voglia
di rispondere, con Edoardo: ditegli sempre di s, che senn lo spettacolo non va avanti.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 11:10 am da girolamo

@Wu Ming 4 correggerei tua amica, detto di me rispetto a Cortellessa. Mi sono spesa in questa
discussione (che ho chiesto, praticamente senza esito eccezion fatta per Ostuni, di esportare in altri
luoghi: ma mi spiego anche la ragione del silenzio su questo punto: qui, intendo nella rete, ci sono i
vostri, di amici, quelli che intervengono a difesa dei WM qualunque cosa se ne dica o pensi o
dimostri fuori dalla cerchia, quelli sollecitati a partecipare al dibattito o pi o meno velatamente
dissuasi dal farlo: e so quel che scrivo), perch il documentario di Cortellessa toccava il tema
delleditoria e del mercato, su cui mi sono personalmente spesa moltissimo dalle pagine culturali
del manifesto negli ultimi mesi con articoli che, se volessi abbracciare la vostra ars retorica,
dovrei accusarvi violentemente di ignorare (ma come, non leggete le pagine culturali dei giornali, e
vi dite scrittori?), o invitarvi (ma invitare, il vostro modo?) a leggere attentamente, prima di
correggere qua e l le minuzie senza arrivare mai a sfiorare il quid, o stare a chiamare amici e sodali
a ravvisare le mie presunte contraddizioni.
E dove starebbe, Maria Luisa 1 o 2 o non so pi chi, la contraddizione, nel dichiarare da un lato di
non voler lasciar soli i lettori, dallaltro di pretendere che chi parla di letteratura abbia gli strumenti
adeguati (necessari, inderogabili: altrimenti accade come in questo caso, di fraintendersi
perennemente, di dire asso e sentirsi interpretare figura etc.), come chi parla darte, o di cinema, o di
teoria delle stringhe, o di malattie esantematiche. Io contraddizione non ne vedo, e non vedo nulla
di male ad essere elitari, a scegliere di parlare con interlocutori selezionati. Selezionati non in base
allappartenenza a un ceto, un censo, una casta, si badi. Selezionati in base a una certa idea della
letteratura e del mondo, che non un posto comodo, in cui tutti sono lietamente impegnati nelle
loro attivit e ogni tanto si danno buon tempo con qualche ardito costrutto di Ottonieri o qualche
(pi o meno) riuscita affabulazione dei Wu Ming o chi per loro. Per me la vita una cosa sporca, le
persone vivono male, linfelicit la cifra dellesistenza. Perch un libro abbia senso me lo deve
raccontare senza infingimenti, possibilmente in un modo che non sia n cronaca, n reportage, n
fiction nel senso del complicato intreccio o delle mille peripezie. Ho amato per la sua sobriet e
nudit, negli ultimi anni, la Kristof della prima parte della Trilogia, il McCarthy de La strada, la
Pugno di Sirene, il Trevisan dei Quindicimila passi. Un libro deve raccontarmi il mondo (quello di
oggi, quello di ieri, quello di domani) senza questa continua, insistita, ossessiva, ripetitiva, inutile
orchestrazione di storie pi o meno seriali (la trama, i personaggi -direi gli stereotipi- la lingua
costruita a tavolino o sciatta, che sono due facce della stessa insipienza stilistica, della stessa
mancanza di originalit o di capacit - una volta si diceva talento, e alcuni ce lavevano altri no) e
184

tutto questo dispendio di retoriche affabulatorie che per leditoria italiana sembrano diventate la via
daccesso sicura al mercato (che poi, quale mercato? ma quale mercato esiste da noi, a petto di
quello americano, delle vendite planetarie? di quali cifre stiamo parlando, signori Wu Ming? sono
due o tre negli ultimi ventanni i libri passati al vero mercato, quello internazionale: la Tamaro,
Melissa P., Gomorra: ditemene altri, se ne avete). Una letteratura che mi appaghi, lho gi detto
qualche commento fa, non nella sete di conoscenza di nuove vie di accesso al mondo, ma solo
nellillusione dellimpegno intellettuale o peggio ancora che soddisfi solo il cosiddetto desiderio di
evasione, una letteratura di questo tipo per me non esiste, non letteratura. E per me se uno legge la
Tamaro non impara niente, se legge Gomorra impara meno che da uninchiesta di un giornalista
meno incensato e pi corretto nella ricostruzione dei fatti e nella citazione delle fonti. A quel punto
s, divento elitaria, ferocemente: non esiste nessun obbligo di leggere, e tra leggere ciofeche e
guardare Maria De Filippi, non vedo nessuna differenza. Il libro non nobile perch ha le pagine
invece dei pixel, nobile, se lo , perch, diceva Leopardi (chi?) costato grandissimo lavoro e
rimarr per gran tempo. Questo implica che per comprenderlo si debba studiare: non c
miglioramento, avanzamento, progresso, emancipazione possibile senza studiare. Che studino, s,
che studino. (Ricordo le lettere a Moresco, il manifesto perfetto dellessere scrittore oggi: voglio
essere scrittore, voglio essere pubblicato, e gli altri scrittori, li legge? no, praticamente nessuna o
sparute menzioni ad altri scrittori: conta quello che faccio, che scrivo, che voglio essere IO).
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 11:50 am da Gilda Policastro

io, in letteratura, cos come al cinema, nel mondo dellarte, non perderei tempo a istituire dogmi di
fede: a volte i libri sfondano senza nessun riguardo qualsiasi patente di letterariet, e se cos su due
piedi non ho problemi a definire i libri che mi piacciono come quelli che pi investono sulle risorse
della lingua, tanto da preferire suttree a tutti gli altri libri di mccarthy che ho letto, poi tra le mani
mi capita anche 2666 di bolao ed io non posso fare altro che rigirmelo in testa per tutti i giorni a
venire, non solo per come ha impastato e stilizzato la lingua, ma anche per la struttura romanzesca,
ed il coro di voci che solcano le pagine.
mi accorgo allora quanto le mie letture a volte siano percosse dalla violenza del godimento, una
cosa momentanea e mia, che supera il piacere del testo, e quindi capisco ancora di pi quando
barthes afferma che Lo scrittore di piacere (e il suo lettore) accetta la lettera; rinunciando al
godimento ha il diritto e il potere di dirla: la lettera il suo piacere, ne ossessionato. in
moltissimi casi nei libri c sempre qualcosa che eccede linsieme e la struttura dei significati
impressi sulle pagine, e l avviene il godimento.
la cosa che mi pare divertente che mentre il piacere del testo un dato culturale, che si denota e
manifesta secondo un preciso contesto e ordine, il godimento esorbita il dato culturale, e sta tutto in
ci che avverte e solca il lettore durante la lettura, ricomponendo vertiginosamente testo e fruitore
in un unica materia. quando si dice che difficile credere ancora nel lettore, o almeno nella
maggioranza dei lettori, e forse anche perch non si ricorda cosa questo godimento puro, oppure e qui lo capisco - perch per arrivare a momenti di aderenza sempre pi stretta alle rappresentazioni
tocca pure affinare sempre e comunque lo sguardo e le proprie conoscenze: il godimento, per come
la vedo io, cresce tanto pi se aumento il piacere del testo, cio non prescinde il dato culturale, ma
lo sublima.
(altro problema: questo godimento, o anche punctum come lo ha definito barthes ne la camera
chiara, non pertiene soltanto alla letteratura. al fruitore di testi mediali possibile incontrarlo
185

ovunque, a qualsiasi latitudine dello scibile e delle rappresentazioni umane, e questo la dice lunga
su quanto le categoria di alto e basso, letterario o meno, autoriale al cinema o no, vadano
allegramente in pezzi.)
per mi piace pensare unaltra cosa: se anche questa categoria rientra nella discussione, cio il
godimento della lettura, ci deve essere qualcosa che lo attiva. per mia esperienza personale, da
lettore, sono convinto di una cosa, e spero prima o poi di riuscire a dimostrarla, anche perch questa
in tutto e per tutto unesclusiva della letteratura: i libri che tramandiamo come parte
importantissima dellesperienza umana, e che in gran parte hanno portato o portano al godimento,
sono libri che non solo hanno uno stile, una stuttura, un lavoro sulla lingua impressionante, ma libri
che hanno tutto questo e in pi lo sublimano. voglio dire: questi libri hanno una voce. celine una
voce, gadda, foster wallace, de lillo, bolano, marquez, borges, beckett, primo levi e cos a seguire. e
le voci, il concerto di queste voci, tutti questi suoni, incrinano la compattezza delle rappresentazioni
e narrazioni del mondo: sono le nostre fenditure, i nostri spiragli. attraverso queste fenditure e
spiragli che noi riusciamo a intuire la possibilit di un altro mondo, di nuove percezioni, di una
aderenza maggiore alla realt, a ci che gli esseri umani sono, sono stati e saranno. questo che in
gioco, oggi, secondo me. ed per questo che toccher batterci - ma questo lo sapete gi, se siamo
qui anche per questo.
giuseppe
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 11:51 am da Anonimo

scusate, il commento su il mio: giuseppe zucco.


Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 11:52 am da giuseppe zucco

@ Cortellessa e non solo,


buffo questo tuo riflesso condizionato (ripeto: cfr. Bergson etc.) per cui ogni volta che nomino
qualcuno tu usi la parola auctoritas (e ci normale, perch hai passato vita e carriera a riverire
lautorit e cercarla per te, al centro di ogni tuo pensiero), dopodich ti profondi in quello che in
inglese chiamano name dropping: le teorie di Tizio, di Caio, di Sempronio, che se i miei
interlocutori fossero pi colti avrebbero citato, invece di citare cani e porci, e gi colpi di non hai
letto questo, non hai letto quello, oppure: non lha detto lui per primo, lo aveva detto un altro!
Eppure dovresti capirlo da te che ha un senso ben preciso se in una tenzone uno cita unintervista
chiara e diretta di Giulio Mozzi anzich un saggio di Genette. Teorico che molto presente nella
costruzione di New Thing, tra laltro.
Un altro esempio: il fatto che io non ti abbia risposto sulla tua lettura di Bachtin (uno degli studiosi
pi dibattuti nellambito del dibattito sul NIE, e da me citato fin dal primissimo articolo sul Luther
Blissett Project che pubblic Derive Approdi nel 1995), molto evidentemente, non significa che non
lo abbia letto punto (anche se certo lho compulsato meno di te etc.). ma che qui ritenevo avesse
poco senso farlo, perch deve poter discutere e capire quel che si dice anche chi non conosce
lauctoritas di turno.
Mi sarebbe toccato citare certi studi internazionali che - a fronte dellirrompere di nuove letterature
e di unepica globale, post-coloniale etc. - ritengono in gran parte superate o comunque limitanti
186

molte riflessioni di Bachtin (a partire dalla distinzione capitale tra epica e romanzo), perch
appartenenti a unepoca di eurocentrismo etc. E ovviamente mi sarebbe toccato tirare in ballo le
opere-mondo, e a quel punto avrei dovuto precisare dove sono daccordo con Moretti e dove no
etc. Na camboggia.

Dopodich, lo vedi come funziona? Tu te la prendi perch il discorso diventa wumingcentrico,


sbraiti che questa non una discussione su di noi, per poi si dicono di noi cose che chiunque ci
abbia letto trover imbarazzanti nella loro disinformazione, e a noi tocca dire: - sfigh!
Sarebbe meglio saper restituire vivo il linguaggio da bar, dice quello, e gli d ragione quellaltro.
Un po di titoli?
54 (il linguaggio del Bar Aurora e dei bar bolognesi degli anni 50, con unulteriore connotazione:
il bar di una sezione del PCI, pi ulteriori connotazioni geografiche che possono capire bene solo a
Bologna);
Lavorare con lentezza (il linguaggio del Bar 1X2, dellestrema periferia bolognese degli anni 70,
con la differenza tra il dialetto dei vecchi e lo slang giovanile dei ragazzi);
Guerra agli Umani (il linguaggio del bar Beltrame, un bar dellAppennino bolognese, con il gioco
di un divario netto tra il livello culturale della barista e proprietaria e quello degli avventori);
Previsioni del tempo (torna il bar Beltrame);
Momodou (il linguaggio di un bar di unimprecisata provincia meridionale, che sta per ogni bar
meridionale frequentato da qualunquisti e forze dellordine);
Ma perch ostinarsi a cascare male? Non chiedo mica Jackie Chan, ma almeno uno che si butti dove
c un cuscino

Infine, la tua descrizione di NIE, il paragone coi convegni sul poliziottesco (una voga che a dire il
vero abbiamo criticato a gran voce, potrei anche fornirti i link ma tu sei uno che non clicca), adesso
pure colpa nostra se fallisce Meltemi (anche qui avrei cose da segnalarti, ma vabbe)
Lennesima riprova che non hai capito (non volevi capire), ma con laggravante della malafede e
dellautoevidente contraddizione con te stesso, perch prima dici di non aver mai sostenuto che noi
ci muoviamo nel territorio delle ciofeche trash, non sei tanto grezzo da non fare distinzioni etc. Poi
per ti scatta la molla (cfr. Bergson etc.) e torni al tuo approccio indifferenziante. Che te lo dico a
fare? Ho gi citato Termidoro (non solo in questo thread, anche nel memorandum stesso) e se tu
allepoca avessi letto Distruggere Alphaville prima di recensirlo, avresti da tempo ben chiare le
linee di confine e le linee di forze. Che mi resta da dire? Forse solo una cosa:
- Gnurnt!
(non badarci, vivido linguaggio da bar)
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 11:56 am da Wu Ming 1

Ritengo che la polemica sullindustria culturale portata avanti da Cortellessa abbia prodotto validi
spunti critici nei confronti di quellatteggiamento superficiale e disimpegnato che sembra aver
caratterizzato gli ultimi decenni. Espressione, quella di Cortellessa, di unurgenza etica tesa a
rivendicare limportanza politica e civile del discorso letterario dinanzi agli scacchi della storia che
hanno demolito molti impianti ideologici e valoriali del Novecento.
Ci sono per molte cose che non condivido del suo ragionamento, e non le condivido in sede
teorica.

187

Quel che mi pare dover esser perseguito oggi un allontanamento dalla pretesa che griglie
interpretative costruite a partire da considerazioni esterne ed autonome dalluniverso letterario - il
Mercato Ottimo, il turbocapitalismo, il disfacimento dei grandi partiti di massa, la tracotanza dei
messaggi mediatici ecc - possano valere indistintamente anche per esso. E mia ferma convinzione
che difficilmente da simili premesse si possano ricavare gli strumenti adatti per dischiudere il
significato di unopera letteraria. A prescindere dalla bont dei nostri intenti, ci troveremmo nelle
stesse condizioni di chi cercasse di aprire una noce con un martello pneumatico: qualcosa ne
tireremmo fuori, ma sarebbe nientaltro che una poltiglia informe (il che, va da s, rende i libri tutti
uguali o quasi).
Questo per dire che uneccessiva fiducia nelle macro-categorie raramente giova alla critica, perch
rischia di sottometterla a criteri esteriori, deduttivi quando non meramente accessori. Il rischio
concreto che un tale approccio comporta che il lavoro di ricerca possa solo confermare ci che si
stava cercando ancor prima di andarlo a verificare nei singoli testi.
E a questo punto che si intravedono le insidie di un dibattito che canalizza la discussione facendo
assumere alla categoria del Mercato Ottimo un ruolo discriminante, ossia quella di un principio
ordinatore che, pur essendo elaborato allesterno delluniverso letterario, sanziona una dispositio
della letteratura stessa. Il vantaggio consiste nel fatto che la critica pu continuare ad operare una
classificazione ed una valorizzazione complessiva delle opere letterarie anche in assenza di quei
canoni che, per propria ammissione, non riesce pi ad elaborare, lo svantaggio risiede invece nel dar
vita a classificazioni talmente generali ed oscillanti da risultare quasi del tutto inutilizzabili.
Laspetto pi problematico che, nonostante la sua precariet, il concetto di Mercato Ottimo
consente di caricare su determinate soluzioni di tipo stilistico, formale, poetico e tematico un valore
in s, la cui connotazione positiva o negativa varia in rapporto alla posizione ideologica
dellinterprete di turno. Se possibile prescindere dalla realt letteraria, ossia dalluso specifico che
di tali soluzioni viene fatto nei singoli testi, ci accade perch il valore medio della soluzione,
ossia quello ricavato in fase di speculazione pre o extra-letteraria, a determinare lidentit del testo,
e non il contrario.
Perch la proposta del New Italian Epic mantiene agli occhi di alcuni studiosi una certa efficacia?
Perch ad una teoria della letteratura che faccia da vaglio preventivo alle emergenze della
produzione contemporanea (o che si proponga di stabilire tassativamente che cosa o non
Letteratura o Letterariet), ha sostituito un lavoro analitico che accorda privilegio alle opere stesse
(non agli autori), cercando di individuarne la portata teorica.
Cosa insegna agli accademici il New Italian Epic?
Che le opere non sono elementi inerti presi allinterno di una speculazione teorica sulle forme pure
che le trascendono, ma chiedono di essere trattate in quanto luoghi densi e strutturati, dove lanalisi
rivela una dimensione teoretica implicata nella singolarit della loro chiusura testuale.
Ora, il punto credo sia questo. Abbiamo noi comunit accademica lumilt necessaria per sentirci
fare delle critiche (dopo che abbiamo bocciato il 99% della produzione letteraria contemporanea)?
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 12:01 pm da dimitri

Inoltre, ritengo che la posizione marxiana di Cortellessa sia piuttosto contraddittoria, perch da
una parte eredita dalla critica marxista un presupposto fallace, ossia che il rafforzamento del
188

capitalismo implichi un allineamento della sfera culturale (cfr anche Adorno e Jameson), mentre
dallaltra sostiene che nelle societ a capitalismo avanzato la sfera culturale sia del tutto
neutralizzata (es. tutto possibile, perch nulla ha ormai importanza). E per impossibile, se non a
patto di acrobazie retoriche, tenere assieme allineamento e neutralizzazione. Una sfera culturale
allineata presuppone, infatti, ortodossia ed intransigenza simbolica, mentre una neutralizzata
implica, al contrario, uninterazione simbolica del tutto libera da valori guida.
Insomma, bisognerebbe cogliere il divario tra la sfera politico-economica a quella culturale, e non
supporre che la seconda replichi necessariamente le strutture della prima.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 12:14 pm da dimitri

Spesso mi trovo a riflettere su un signore che si chiama Harlan Ellison, il quale, bont sua, ha scritto
dei racconti che hanno i tre ingredienti che, mio parere, indicano la vera letteratura (linguaggio,
universalit, contingenza). Come tutti i grandi (vedi Cortellessa che hai ragione?) trovare i suoi
lavori unimpresa epica.
Ora, la cosa che mi fa riflettere, questa: possibile che Ellison potesse pubblicare testi come
Pentiti Arlecchino Il guaito dei cani battuti Lombra in caccia riuscendo a creare
dibattito e discussione? Mi spiego meglio perch penso (spero) che sia argomento gradito.
Ellison aveva a disposizione una comunit ricevente aperta e pronta al dialogo e alla discussione
SUL testo e non solo tangenzialmente AL testo. Quello che mi sembra inquietante proprio la
mancanza OGGI di tale comunit ricevente, le discussioni ruotano ATTORNO ai libri (sul mercato,
sullindustria, sui premi, su quanto bello quello scrittore l, su quanto i giornali non parlino di) e
mai, dico MAI senza paura di smentite, DEI libri e di quello che questi libri possano significare.
Che poi la cosa che mi ha sempre fatto riflettere sul testo dei WM NIE, ovvero: possibile che
per poter leggere un testo di critica letteraria che tenti di esplorare alcune dinamiche abbiamo
dovuto aspettare che lo facessero degli scrittori e non dei critici? Dov finita la comunit
ricevente? persa dietro alla propria immagine allo specchio? E non che quelli che la comunit
ricevente dovrebbero stimolare si siano tagliati un bel vestito da pifferaio magico di quelli senza
maniche da rimboccare?
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 12:28 pm da G.L.

@dimitri: molto interessante anche il tuo intervento (soprattutto quando puntualizzi il valore a suo
modo feticistico, perch no, che spesso viene attribuito alla dimensione stilistica) per mi sembra
che quando si parla di mercato, in questione non ci sia una categoria critica pi o meno efficace ma
una realt in atto.
cio il punto sollevato che effetti abbia la logica industriale innestata nel circuito della produzione
letteraria. e gli effetti sono quelli pi volte elencati, cio in un buona sostanza la marginalizzazione
per non dire lazzeramento di una parte della produzione. una parte evidentemente non cos
velleitaria se rimane in vita nonostante la quasi completa scomparsa dallo discorso pubblico. e
questo lo stato delle cose, cio prima di capire se gli anacoluti eversivi e (per me) magnifici di di
ruscio abbiano di per s valore letterario.
una volta preso di atto di questo, anzi proprio in forza di questa presa datto, la mia impressione
che il mercato come categoria critica sia proprio il mercato a introdurlo per primo nel discorso
sulla letteratura (per le necessit di fondazione dei propri prodotti a cui accennavo in un commento
189

precedente) e con effetti non meno appoltiglianti. tant che, per esempio, serve per far passare in
modo apparentemente innocuo un concetto estremamente complesso e anche pericoloso (una volta
cooptato dallindustria) come quello di popolare, per dire.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 12:52 pm da gherardo bortolotti

@Gilda Policastro.
Lei scrive: per me la vita una cosa sporca, le persone vivono male, linfelicit la cifra
dellesistenza. Perch un libro abbia senso me lo deve raccontare senza infingimenti, possibilmente
in un modo che non sia n cronaca, n reportage, n fiction nel senso del complicato intreccio o
delle mille peripezie.
Posso chiederle perch la fiction dal complicato intreccio escluderebbe la possibilit di raccontare
lesistente, o il senso ultimo del medesimo? Mi perdoni la banalit del quesito, ma non ci arrivo.
@G.L. Perfettamente daccordo. Anche in questa discussione, a volte ho la sensazione che si
ragioni partendo esclusivamente da un nucleo duro di libri imprescindibili (daccordo, legger Di
Ruscio) e in difesa di. Tu hai citato giustamente il grandioso Harlan Ellison, io Simmons. Ognuno
pu tirar gi la propria lista. Ma mi piacerebbe riscontrare anche sul fronte critico la stessa
disponibilit: Cortellessa, va detto a suo onore, lha data. Vorr la signora Policastro scoprire che i
requisiti della grande e vera letteratura possono trovarsi anche in presunti fictionari da strapazzo?
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 12:58 pm da Lara Manni

Signora gilda,
ho capito che per lei lantipatia motivo di vanto. Comunque, non mica l il problema.
E proprio che dice delle stronzate impressionanti. E il fatto che le blateri anche dal Manifesto
(perbacco!) non costituisce attenuante. Al contrario.
L.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 1:00 pm da luca

VIVO linguaggio da bar, qui che non ci capiamo,@WM1 e VIVO non vuol dire - poniamo - che
vado in un bar, accendo il registratore e poi lo trascrivo, ma temo che sia inutile insistere.
Come non sono daccordo con @Policastro quando rimprovera a Moresco di non leggere i suoi
contemporanei, per uno scrittore non obbligatorio, e infatti quasi nessuno lo fa, e se lo fa lo fa solo
per quelli che per qualche ragione gli SERVONO, lo NUTRONO, lo SFIDANO. E devessere
libero di servirsi, nutrirsi, farsi sfidare da chi cazzo gli pare. Ma scherziamo? Fare il critico e essere
uno scrittore sono due cose abissalmente diverse. E mi sorprende che lo dica Policastro che loda Di
Ruscio, non vuole essere IO di Ruscio? Neppure deve dire lo voglio, un IO quello che scrive
Cristi polverizzati, e bene fa. E non IO perch parla in prima persona. Altro discorso - sarebbe
ovvio, ma qua nulla ovvio, perci lo dico - avere un EGO ipertrofico, che un ingombro, una
palla al piede, una benda sugli occhi.
190

Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 1:12 pm da aldovrandi

Lara: infatti. Cortellessa ha dimostrato pi volte di avere un oscuro desiderio di ascolto. Il problema
(perdonami Cortellessa) che deve mantenere (lui e quelli come lui, forse anche come la signora
Policastro - i cui ragionamenti sulle mille peripezie mi fanno dire allora Moretti e Moresco ve lo
meritate, miei cari) una street credibility da parte della sua comunit ricevente, rischiando di fare
la fine di tutti i fictionari da strapazzo che scrivono solo e soltanto ci che il loro pubblico vuole.
Triste, no?
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 1:13 pm da G.L.

Dimenticavo, @ Cortellessa, hai scritto:


se tutto Sanguineti su Sumotorrent allora non si vede perch si debba ristamparlo.
Ma perch lo trovo scaricabile in edizione pirata su sumotorrent e non con tutti i crismi dai siti degli
editori che lo pubblicavano? Questa la questione su cui ti sollecitiamo dallinizio. Di Ruscio non
si trova in libreria? E allora perch non lo mettete scaricabile a prezzo modico dal sito di Le lettere?
Anni fa suggerii a Ernesto Franco di mettere on line, scaricabile titolo per titolo con diverse formule
di pagamento, *lintero* catalogo storico Einaudi dal 1930 a oggi, o almeno i titoli su cui via
Biancamano ha ancora i diritti ma che trova anti-economico ristampare e che nel frattempo sono
diventati irreperibili. Mettere un libro scaricabile a 1 euro, a 2 euro, significa non dover dividere coi
distributori, trarre un profitto (anche ingente, stante leffetto della coda lunga: sono migliaia e
migliaia di titoli!) e rimettere in circolazione opere che adesso non si trovano. Ma questa cosa non si
riesce a fare, evidentemente sono troppi i blocchi di tipo culturale, troppe le diffidenze (non solo
dellEinaudi, sia chiaro) sulla rete e sulle-commerce. Adesso gli editori dicono che si stanno
attrezzando per la vendita di e-book, ma la strategia di cui ho letto non centra nulla con quella
appena esposta, perch si concentra soprattutto sulle novit editoriali, e invece * il catalogo,
bellezza!*, il catalogo, la sedimentazione storica dei titoli quella su cui dovrebbero concentrarsi.
Altra possibile soluzione: il print on demand. Voglio una copia di un libro Einaudi introvabile e
non ristampato da anni? Compilo un modulo sul sito Einaudi, pago con la carta di credito, e ricevo
la mia copia, stampata appositamente per me. Perch non lo fate con Di Ruscio? Come mai?
DUE HIGHLIGHTS:
Dimitri: Abbiamo noi comunit accademica lumilt necessaria per sentirci fare delle critiche
(dopo che abbiamo bocciato il 99% della produzione letteraria contemporanea)?
.
G.L. La cosa che mi ha sempre fatto riflettere sul testo dei WM NIE, ovvero: possibile che per
poter leggere un testo di critica letteraria che tenti di esplorare alcune dinamiche abbiamo dovuto
aspettare che lo facessero degli scrittori e non dei critici? Dov finita la comunit ricevente? persa
dietro alla propria immagine allo specchio?
.
Sono le due cose che faceva notare Asor Rosa nello stralcio riportato sopra. Non per citare una
auctoritas, ma per dire che quelle parole, pur uscite in un lungo articolo su Repubblica e pi volte
riportate in rete, non hanno messo alcuna pulce nellorecchio ai critici e studiosi che a NIE hanno
opposto solo una puerile levata di scudi.
191

Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 1:14 pm da Wu Ming 1

@ Gilda Policastro
era Anna Luisa non Maria Luisa, ma non cos grave.
Per me la vita una cosa sporca, le persone vivono male, linfelicit la cifra dellesistenza.
Questo dice lei. Sulla quarta di copertina di New Italian Epic si legge: La letteratura non deve,
non deve mai, non deve mai credersi in pace. Penso proseguendo lo splendido e toccante inizio di
54. Bene, perch lei pensa di intervenire in questo blog come se intervenisse a gran voce durante
una trasmissione di Maria de Filippi? Lei appare elitaria perch sembra non accorgersi che ci che
la spinge nella sua vita si trova in maniere differenti in un blog come questo, frequentato da lettori,
lettori che sono ben contenti di leggere anche le sue idee. Ma non pensabile che la sua idea di
letteratura che in fondo quella di tutti qui valga per tutto il paese, e non credo neanche che sarebbe
positivo. La letteratura come puro intrattenimento e cos il cinema e la televisione non sono il male.
Comunque imbarazzante per me, nel senso naturale del termine, scriverle questo, uno sforzo
sincero
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 1:14 pm da paperinoramone

@ aldovrandi,
VIVO linguaggio da bar, qui che non ci capiamo,@WM1 e VIVO non vuol dire - poniamo - che
vado in un bar, accendo il registratore e poi lo trascrivo, ma temo che sia inutile insistere.
Infatti, meglio che non insisti, perch se non hai letto quei libri, non sai che tipo di operazioni
abbiamo fatto sulla lingua da bar, non sai come labbiamo reinventata, come abbiamo ricalcato
litaliano sul dialetto etc., perfettamente inutile che cerchi di inventarti un giudizio l per l.
Robe da matti
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 1:17 pm da Wu Ming 1

Robe da matti proprio.


Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 1:21 pm da aldovrandi

WM1
.
S, rileggendolo quel voi mi suona male. Era semplicemente un modo di dire che le opere
principali di questi autori rimangono non tradotte.
Recentemente ho letto questo elenco di 10 libri consigliati da Peter Carey, che non mi fa impazzire
192

ma comunque due volte vincitore del Booker Prize e perenne candidato al Nobel:
http://nymag.com/arts/books/features/66294/index1.html
Notare in che compagnia si trova Riddley Walker, e come ne parla Carey.
Non si tratta del genio incompreso che verr rivalutato dai posteri, come magari (lo dico senza
alcuna ironia) Di Ruscio, ma di un opera che gi gode di attenzione critica trasversale e
ammirazione pressoch incondizionata da parte di chiunque labbia letta. Eppure qui rimane quasi
del tutto sconosciuta, e se anche eventualmente venisse tradotta, come ricordano Lara e Giuseppe,
probabilmente finirebbe fuori catalogo in breve. Sono poi convinto che leventuale presenza in una
classifica tipo Pordenonelegge dipenderebbe molto da dove venisse pubblicato - da Adelphi,
poniamo, che ha tradotto cose sue in passato, piuttosto che in una volgare collana di fantascienza.
Quindi, in sostanza, da considerazioni di marketing che scelgono un target possibile rispetto ad un
altro.
Fra laltro Riddley Walker riesce brillantemente in quello in cui Gilda Policastro non mi ha
convinto riesca Ottonieri - lintero libro in una lingua inventata ma perfettamente giustificata dal
contesto, e che quindi pu essere usata per creare collisioni di significato in modo del tutto naturale
e non scopertamente autoriale - un esempio piccolo dalle prime pagine, Ardship of Cambry, in
cui la vaga memoria dellimportanza di Canterbury come sede religiosa (Archbishop) si confonde
col ricordo del periodo di tribolazione (hardship).
.
Nova Swing
.
Una bella responsabilit! Ma mi fa piacere.
Alcune cose:
tanto per cominciare, stato pubblicato il mese scorso. Questa settimana ho avuto cos tanto da fare
che non mi sono accorto ormai siamo a luglio ,per cui avete pochi giorni per cercarlo nelle
edicole.
Poi Harrison un autore che si ama o si odia. Per molti una lettura frustrante. Forse bisogna essere
sintonizzati sulla stessa lunghezza donda, altrimenti si rischia di fraintendere molte cose - anche
recentemente ho avuto lunghe e accese discussioni.
Comunque vada, spero troviate sia valsa la pena di fare un tentativo.
Non sono sicuro sia il miglior entry point possibile per apprezzare Harrison , ma Nova Swing non
un sequel - riprende alcune idee di Light, ma si pu tranquillamente leggere da solo.
.
Infine, io lho letto in lingua originale, e proprio sul piano delleleganza della lingua, per me in
inglese Harrison scrive come pochi. Ieri sera ho letto per la prima volta un paio di capitoli in
italiano. Alcune frasi rendono la bellezza delloriginale, altre suonano un po strane, altre ancora
sono tradotte in maniera letterale e hanno lagilit di gatti di piombo. Non dico sia in assoluto una
brutta traduzione o che io saprei fare meglio, ma certo non la stessa cosa.
.
E parlando di traduzioni, sentiti complimenti a WM1 per quelle di Elmore Leonard.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 1:21 pm da marco

(scritto prima di leggere i commenti precedenti, ma se li leggevo tutti poi non ce la facevo pi).
Mi ero perso linizio di questa discussione - come ho detto, settimana piena. Poi Elvezio lha
pubblicizzata sul suo blog. Leggersi tutti i commenti stata un esperienza sfibrante, e ho trovato gli
ad personam e luso di testi letterari come arma impropria molto sgradevoli.
193

Ho detto altrove che questa discussione mi ha ricordato come mai fino a poco tempo fa non
frequentassi blog di letteratura in lingua italiana.
Per ormai sembra che la situazione si sia normalizzata, e vorrei dire alcune cose. Sar molto
aneddotico, ma gli esempi non servono a dimostrare tesi matematiche ma a chiarire meglio il mio
punto di vista.
.
1) A me piacerebbe un tipo di istruzione Milaniana, che formi una capacit di giudizio critico
indipendente, e faccia nascere curiosit verso la cultura in senso lato, la scienza, la politica, i saperi
tecnici. Che aiuti, anche nel campo della letteratura, alla ricerca e alla formazione di un gusto
personale e consapevole. Senza questa base, qualsiasi tentativo di correggere il mercato avr poca
efficacia.
.
2) Nelle mie peregrinazioni internettiane, sono capitato su un blog olandese, lingua che capisco
abbastanza. In un commento a non so quale post la tenutaria ha ricordato quanto le fosse piaciuto un
libro di John Wyndham (forse The Day of the Triffids) che era nel suo programma dinglese credo
pi o meno allaltezza della terza media.
Come si vede dalla lista di romanzi che ha letto e recensito sul suo blog, non mi sembra la signora
Van Gelderen sia stata segnata per la vita e consegnata alla letteratura minore
http://annavangelderen.blogspot.com/1997/01/register-van-romans-gerangschikt-op.html
Io invece ho sentito almeno tre persone raccontare che da piccoli leggevano fantascienza e i loro
maestri/professori avevano cercato di farli smettere e far leggere invece, chess, il Libro Cuore.
Ragazzi che leggevano autonomamente, scoraggiati. Quando si parla di divisione alto/basso cos
profondamente radicata nella cultura del nostro paese anche nella dimensione assiologica, magari si
dimentica in che modo formalistico, acritico, poco intelligente questa divisione stata interpretata e
imposta. Lolandese medio legge 4 volte il numero di libri dellitaliano medio. La tentazione del
post hoc propter hoc a me viene.
.
3) Non solo questione di marketing. Eovvio che il lettore da un libro lanno scieglier libri
facili -linguaggio semplice, identificazione immediata, storia avvincente. E non ci vedo nulla di
male. Fra laltro non detto che ci che non ambisce ad essere Grande Letteratura non possa
comunque sforzarsi di essere originale ed intelligente - per cui il paragone con un prodotto da
supermercato insultante. Poi, se una persona motivata, potr leggere/studiare/ricercare, affinare
un gusto e nei limiti del suo campo dazione prescindere dai meccanismi pubblicitari.
Giusto ieri leggevo il blog di una persona che, nonostante una buona esperienza precedente con un
autrice, era stato talmente irritato da blurb e recensioni in fotocopia che ha dovuto aspettare
lopinione di una persona reale di cui si fidava per vincere la repulsione e decidersi a comprare il
nuovo libro.
.
4) A me le discussioni sulla letterariet danno parecchio fastidio.
O la si intende in maniera banale, come mi sembra sotto sotto si faccia - una combinazione a
coefficenti variabili di linguaggio ricercato + profondit psicologica + topicit - e magari la
presenza di elementi che vengono culturalmente associati all alto piuttosto che al basso - o
una qualit emergente, di cui non ha molto senso discutere. Una volta che si analizzano in maniera
onesta e il pi possibile punti di forza e debolezze, ognuno pu farsi un idea.
.
5) Il signor Ansuini dice che c differenza fra Djuna Barnes e Margaret Mazzantini. Gli credo sulla
parola. Per Djuna Barnes non neanche Jeanette Winterson, che mi stata consigliata per
associazione di idee -immagino perch lesbica che scrive in modo ricercato. Pu darsi sia stato
sfortunato nella scelta del particolare romanzo, che non molto amato dai suoi estimatori, non ne
faccio un giudizio critico rigido e definitivo, ma non me ne frega neanche nulla se la Winterson
letteraria come la Barnes. A me interessa la reazione molto diversa che ho avuto leggendo Gut
194

Symmetries rispetto a Nightwood.


.
6) Per essere ancora pi chiari. Tempo fa ho avuto una discussione con un blogger canadese, ex
critico giornalistico e in passato anche giurato per alcuni premi letterari. Magari i suoi gusti non
coincidono coi miei, magari non cerca sempre le stesse cose o il tipo di libri che interessano a me,
ma il modo in cui analizza i libri me ne d un idea abbastanza precisa, anche indipendentemente
dalla sua opinione o dalla valutazione complessiva. Bene, parlando di In the skin of a lion di
Michael Ondaatje, lui mi ha consigliato di leggere The Last Magician di Jeanette Turner Hospital.
La cosa mi ha lasciato basito. Quindici anni o gi di l fa io regalavo Nella Pelle del Leone a tutti i
miei amici (uno lha anche letto!).
A quei tempi avevo letto anche The Last Magician, ed ero rimasto underwhelmed. Ma il suo
commento mi ha fatto capire che effettivamente si tratta di romanzi molto simili - non tanto nella
storia (primi del novecento in Canada vs Australia anni 90) ma per registri stilistici, struttura di
narrazione non lineare, modo di accennare/tratteggiare i personaggi senza grandi descrizioni
psicologiche dallinterno, ruolo simbolico/iperreale quasi magicorealista dellarte, etc. etc.
Non si pu neanche dire che ITSOL sia in maniera evidente scritto meglio di TLM.
Eppure uno mi piaciuto molto, molto di pi dellaltro. Se dicessi che uno di serie A e laltro di
serie B in lotta per la retrocessione, sarebbe un giudizio soggettivo o oggettivo?
Da un lato ovviamente soggettivo - una persona di grande cultura di cui rispetto le capacit critiche
ha un opinione diversa.
Ma per me gli elementi di TLM non arrivano mai a unirsi in qualcosa di superiore alla somma delle
parti; non posso fare a meno di pensare che ci sia una base oggettiva, e sarei capace di argomentare
in tal senso. Pur rendendomi conto che se si metto dimpegno potrei trovare difetti anche in ITSOL
- difetti che per in ultima analisi non influirebbero sulleffetto.
Il giudizio dei posteri, se qualcuno pensa abbia qualche valore, gi fortemente condizionato - il
romanzo di uno dei pi grandi scrittori canadesi viventi ha molte pi probabilit di essere ricordato
a prescindere.
Non solo. Mettiamo chio legga Street of No Return di David Goodis, che esiste in un altra galassia
rispetto a questi, e mi piaccia moltissimo. Ha senso disquisire se sia letterario o no? Si tratta di un
autore di genere, anzi pulp, e come Dick, non del tipo da cui ci si pu aspettare linguaggio
sfolgorante. Per il suo punto di forza non certo neanche la narrativa se mi riferisco ai paletti
citati da Ansuini, quanto piuttosto la capacit di evocare in una sensazione di desolazione, sconfitta,
abbandono, anche se usando mezzi pi limitati e una struttura semplice. Tanto vero che in Francia
venne scoperto dagli esistenzialisti e da Truffaut. Disquisire sulla letterariet di Goodis rispetto alla
Turner-Hospital sterile. Non dice nulla di davvero importante sulle due opere.
Ovviamente io voglio leggere letteratura che mi smuova, non che mi lasci freddo. Vorrei leggere
romanzi come quello di Goodis, non come quello della Turner-Hospital. E non mi interessa una
prospettiva critica che affronta solo un certo tipo di romanzi e non latri.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 1:22 pm da marco

Ragazzi, stiamo arrivando ai 500 commenti molto prima di quel che pensassimo. Le possibili
scadenze per la chiusura a scopo pubblicazione in pdf erano due: 1) stanotte alle 0:00; 2) giunti a
quota 500. Ci stiamo arrivando ben prima delle 0:00. Affrettatevi a dire la vostra se non lavete
ancora detta, siamo agli sgoccioli.
Due parole in pi sulle-book:
- si intitoler STROOOKKK! (sottotitolo: Una discussione autoevidente sui rapporti tra letteratura,
critica, Internet e mercato)
195

- Sar indicato come co-produzione Carmilla-Lipperatura-Wu Ming


- ci molto piaciuta la dicitura in fondo al commento dei Conti Ni, e quindi ne adotteremo una
variante.
- forse ne faremo anche unedizione cartacea print-on-demand, absolutely no copyright.
- Andrea, mi sono opposto con veemenza a che venisse utilizzata questa tua foto:
http://www.nicoladerosa.com/writers?p=1&s=UA-12182801-1#14
Probabilmente non ci saranno illustrazioni a parte la copertina, ancora da decidere. Questo perch
qualunque nostra scelta di illustrazioni creerebbe risonanze faziose, e anche perch il file pdf
diventerebbe troppo pesante.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 1:25 pm da Wu Ming 1

Ma qualcuno davvero qui pensa che per capire il rango di Proust e la qualit della sua lingua devo
essermi letta prima tutta la Recherche? O vado avanti a leggerla tutta perch quelle prime cinquanta
pagine mi bastano per capire che la legger tutta e non la moller?
Se mai dovessi scrivere un saggio su di voi, WuMing, vi legger tutti, ma per parlare qua mi basta
quello che ho letto e quello che ho visto della lingua che usate. E di VIVO nel senso che tu non
capisci, o capisci e contesti, non ho visto nulla.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 1:26 pm da aldovrandi

@ Marco
E parlando di traduzioni, sentiti complimenti a WM1 per quelle di Elmore Leonard.
Grazie! Ora sto traducendo FULL DARK, NO STARS di Stephen King.
@aldovrandi
per parlare qua mi basta quello che ho letto
cio, verosimilmente, niente. Guarda, ti dedico questa:

Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 1:31 pm da Wu Ming 1

Repetita iuvant:
costava 100 lire a pagina lo cunto moderno
di doglia dIddio e del salario filiale
in sfoglio eliografico di mondi e sorti
salubri alla vecchiezza crepa di guerre e
domani di sistoli e cimbali imperdonabili
Celan Zvetaeva in coda al Kgb per il sogno
dutero Whitman i barcaioli dei lager treni
che macellavano sen di strade come versi
rimorsi da pagine giorni ebbri di tempo e
libri burrasca denti che azzannano il culo.
196

Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 1:32 pm da Sterco

E questo il 500esimo!
Grazie a tutt*.
Linkeremo comunque questo thread, per permettere di leggere anche i commenti successivi quindi
non impaginati per le-book.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 1:34 pm da Wu Ming 1

Gherardo, quando scrivi che il *mercato come categoria critica* sia proprio il mercato a introdurlo
per primo nel discorso sulla letteratura, sono assolutamente daccordo con te. Ed forse proprio
per questo che ritengo che una tale categoria critica non possa essere fondante di una teoria
letteraria (n di un concetto di Letterariet). Il risultato finale, nella maggior parte dei casi, una
ragnatela vischiosa in cui i salti dialettici perdono ogni nitore.
Mi accorgo, per, che mi si potrebbe fare unobiezione. Ovvero: non si rischia, in questo modo, che
lattivit critica si rinchiuda nello sgabuzzino dello specialismo e che, rinunciando ad una funzione
culturale pi alta (di tipo etico, pedagogico, legislativo), essa si riduca a uno sterile esercizio
accademico giocato secondo i codici della narratologia, della filologia o della semiotica?
E mio profondo convincimento che la tensione etica debba accompagnare ma non possa sostituire
la funzione che pi di ogni altra compete alla critica estetica, ossia quella di rendere esplicito il
linguaggio formale delle opere artistiche attraverso lo sviluppo di strumenti analitici e terminologici
che sappiano portarne in superficie i contenuti intrinseci. Non detto poi che i contenuti emersi non
rivelino una portata etico-politica insospettatamente profonda e problematica.
Insomma, la mia non una critica alla sostanza del problema (lo strapotere dellindustria
commercial-editoriale), ma alla pretesa di ricavarne delle categorie critico/teoriche efficaci. Forse
varrebbe la pena di tenere preliminarmente separate le due cose, senza per questo rinunciare al loro
incontro. Franco Moretti ha indicato chiaramente la necessit, per il discorso critico, di distinguere,
almeno in fase preliminare, le ipotesi storiche dalla verifica retorica;
Le ipotesi storiografiche forti contribuiscono alla ricerca retorica non solo tonificandola, ma
offrendole di fatto ipotesi strutturali preliminari. Si comprende cio lunit di riflessione storica e
retorica. Ma se ne coglie anche la distinzione: quelle ipotesi preliminari sono, infatti, convalidate
solo dopo un lungo e faticoso cammino allinterno di territori estremamente specializzati, dove
lanalisi condotta (e si offre alla confutazione) sulla base di principi ormai indeducibili dalle
conoscenze storiche extra-artistiche. E il modo necessariamente *tortuoso* con cui la critica
contribuisce alla conoscenza storica complessiva. (Franco Moretti, Segni e stili del moderno,
Einaudi, p.20-21)
Se non si accetta il suggerimento di Moretti, il rischio che il fatto stesso di usare laggettivo
decadente per descrivere una quantit di fenomeni sociali e culturali, autorizzi a ritenere che nelle
opere letterarie si debbano trovare forme ed entit corrispondenti, le quali, sovrapponendosi ai testi,
ne statuirebbero la parentela.
197

Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 1:35 pm da dimitri

Devo ammettere che un po mi gusta essere il 502


Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 1:37 pm da dimitri

sai @WuMing,
a ben vedere qua il tuo rovescio della medaglia non Cortellessa, ma la Policastro, entrambi avete
questa vocazione a dire agli altri cosa devono leggere:D
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 1:39 pm da aldovrandi

O magari sei tu il suo perfetto compare, dato che entrambi sputate sentenze su libri che non
conoscete
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 1:42 pm da Wu Ming 1

eh, le battute:D
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 1:47 pm da aldovrandi

Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 1:49 pm da Wu Ming 1

Qualcuno faccia qualcosa prima che si affoghi tutti quanti in un mare di emoticon
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 1:58 pm da Elvezio

198

@dimitri: ti seguo nel merito del tuo ragionamento per mi verrebbe anche da dire che la questione
non solo etica ma, nel qui ed ora, forse soprattutto politica. ed a questo, credo, si riferiva ostuni
quando parlava della rinuncia o meno allegemonia ed a questo, di nuovo, che credo siano
indirizzate tutte le argomentazioni di cortellessa (e, per esempio, la sua critica alla nie o alla
produzione wu ming).
per che mi riguarda, come lettore esigente ma onnivoro e scrittore da meno (ma molto meno di
mille copie di venduto, ho limpressione che una corretta metodologia non sia sufficiente. nello
stesso tempo ho limpressione che il mercato, il popolare e anche il nie siano questioni di
retroguardia. ma dalla mia posizione si vede poco e un po distorto
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 2:03 pm da gherardo bortolotti

@ Gilda Policastro,
[Signori Wu Ming] sono due o tre negli ultimi ventanni i libri passati al vero mercato, quello
internazionale: la Tamaro, Melissa P., Gomorra: ditemene altri, se ne avete)
Beh, ad esempio Q.
Pubblicato in Gran Bretagna, Francia, USA, Canada, Spagna, Messico, Argentina, Venezuela,
Brasile, Cuba, Danimarca, Belgio, Olanda, Germania, Grecia, Polonia, Repubblica Ceca, Russia,
Turchia, Portogallo, Corea del Sud e appena acquistato in Giappone, ed esiste anche unedizione in
Euskera.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 2:04 pm da Wu Ming 1

Ma davvero qualcuno pensa che per capire il rango di Proust non sia importante quello che racconta
per sette volumi, ma solo come lo racconta? Tanto vale rileggersi di continuo le prime 25 pagine
per tutta la vita, allora!
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 2:17 pm da girolamo

@girolamo
ma facciamo a non capirci per puro amore di polemica?
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 2:26 pm da aldovrandi

@ Andrea Cortellessa: grazie per avermi dato del ggiovane, non essendolo pi da un pezzo. Son
contento che porterai dietro il mio post come esempio massimo di volgarit. Manchi totalmente di
ironia e leggerezza e le mie note a margine sulla Policastro erano del tutto innocue. Io mi dico da
solo che scrivo idiozie e un esaltato mi d dellignorante. Che prova di fair play. Mi fai pena. Provo
199

pena e rammarico anche per Aldovrandi, che mi insulta cos, gratuitamente. Sono molto dispiaciuto
e mi fermo qui, che la lipperini non merita altre mie mattane, ma sullamica campana che dichiara
che la vita una cosa sporca, quante ne potrei dire e stavolta senza leggerezza. Vergognatevi.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 2:46 pm da Vincent

@aldovrandi dell1:39
Io veramente lattitudine ce lavrei di pi a orientare su ci che non bisogna leggere: ad esempio,
visto che Dimitri (presumo Chimenti) ci invitava (noi accademici) a tornare su NIE, con qualche
difficolt lho ritrovato in libreria (che non essendo uno scaffale Feltrinelli non ovviamente in
ordine alfabetico, ma di genere, e vatti a ricordare il genere in cui ebbi mentalmente a classificarlo e
dunque effettivamente a disporlo). Dunque, perch noi accademici strutturati o meno ma
comunque formati su Spitzer e Contini, Bachtin e Genette, Auerbach e Bourdieu non possiamo
leggere NIE. Innanzitutto per un problema, prima ancora che di approccio, di strumenti analitici e di
codice: Il NIE a volte abbandona lorbita del romanzo ed entra nellatmosfera da direzioni
impredicibili: Ehi, cos quello? un uccello? No, un aereo! No, un momento Superman!.
No: un oggetto narrativo non identificato.
Il decorso del postmodernismo si pu descrivere in una sola frase: col tempo il buttarla in vacca
divenuto sistematico.
Negli anni Ottanta una nuova generazione di autori italiani riprese a scrivere romanzi []. Quei
nuovi autori non erano figli delle avanguardie, non gliene poteva fregare di meno se una cosa era
ritenuta o meno appropriata(cos, pescando fior da fiore).
Al mio secondo anno di universit, allesame di Letteratura Greca, il compianto Luigi Enrico Rossi
ebbe a pormi una domanda sul mancato successo dellEdipo Re di Sofocle allagone tragico di
quellanno, agone nel quale, come avevo appena ricordato, la tragedia in questione si era
classificata secondo. Il motivo mi sfuggiva, ma provai a ipotizzare una risposta (secondo anno di
universit, ripeto): probabilmente il pubblico non era ancora pronto a recepire un messaggio di
quel tipo lesitazione mi fu fatale, non mi fu permesso di proseguire. Essere pronti a recepire
non una categoria critica. A un esame universitario non si pu che partire da categorie critiche, e
dunque in questo caso da Aristotele. Cosa diceva Aristotele dellEdipo?. E ovviamente la mente mi
sapr sulla risposta precisa. Aneddoto personale che viene a sostegno della ragione per cui non si
deve per forza andare oltre la famosa p. 60 se il libro ha gi ampiamente disatteso i requisiti minimi,
la soglia di letterariet se un romanzo, di scientificit se un saggio (o come tale si pone): cos
non si pu andare avanti, non si deve per forza aspettare di arrivare a p. 203 di NIE (dove peraltro,
allultima riga si legge di Un Orfeo cieco, con le orecchie bene aperte e incapace di voltarsi
indietro che potrebbe uscire dagli Inferi tenendo per mano lamore della sua vita), per capire che
non si tratta, Dimitri, di un testo di critica letteraria, n vuole esserlo (e allora cos? Uno spot
commerciale al genere praticato dagli stessi Wu Ming, con unetichetta facile che resti impressa,
che si ricordi, che, ancora una volta faccia vendere facendo parlare?): e chiss il compianto Luigi
Enrico Rossi, accademico di altra scuola, non dir di Superman e di buttarla in vacca, ma
dellamore della sua vita come categoria critica, cosavrebbe pensato. Dov, dunque, se non nel
solito ossequio alla propaganda commerciale, lobbligo di fare i conti con unetichetta e un prodotto
del genere? Hanno forse fatto i conti, i Wu Ming, con lOttonieri de La plastica della lingua: stili in
fuga lungo unet postrema (Bollati Boringhieri, 2000), col Gabriele Frasca de La lettera che
muore: la letteratura nel reticolo mediale (Meltemi, 2005)? Ah, gi, ma per la loro concezionevasetto-di yogurt della letteratura, quelli sono libri scaduti, dimenticavo.
[postilla metodologica: la rete bella, la rete buona, la rete di tutti, i lettori possono, devono,
pretendono di leggere quello che gli pare. Benissimo. Poi per il critico invece la rete un banco
200

desame, una trappola per topi, una gogna, e vieni qui, adesso che ti ho preso, horror mundi, a
dimostrare, a ribattere punto per punto, a spiegarmi per filo e per segno tutto quello che non so. E
perch mai? Anche il critico ha i suoi diritti: la democrazia dello scegliere, vale anche per lui.
Antipatico che non altro].
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 2:47 pm da Gilda Policastro

At Cortellessa/Policastro
.
Condivido in parte il vostro discorso quando sostenete che una critica competente ed attenta pu
sostenere un libro che altrimenti non avrebbe spazio sul mercato. Le intenzioni in teoria sono buone
e, forse, anche in buona fede. In pratica per non credo che cos che funzionerebbe.
Il problema dei mediatori culturali questo: che -in mancanza di vero mercato- essi rischiano di
diventare il vero pubblico, gli unici reali destinatari del lavoro letterario. E questo, mi spiace,
male.
.
Mi spiego facendo un paragone con lindustria cinematografica, di cui conosco alcune dinamiche.
Come forse saprete le percentuali dei film italiani che rientrano con le spese e producono degli utili
sono bassissimi: si parla di due, tre film allanno. E spesso s, sono i Vanzina. Ora questo stato del
mercato (che non assolutamente solo italiano) fa s che il 95% del nostri film siano direttamente o
indirettamente finanziati dallo stato. Portando avanti il vostro ragionamento, le commissioni che
giudicano le sceneggiature gli articoli e i fondi di garanzia fanno parte proprio di quellelite
preparata di cui vuoi dite: giornalisti, professori universitari (a volte (ahim) politici). Ora:
innegabile che queste giurie negli anni hanno permesso la realizzazione di film non commerciali di
indiscusso valore. Ma la verit che nessuno si dice che da anni gli sceneggiatori non scrivono pi
per il pubblico che va in sala: scrivono per piacere proprio allelite dei critici e censori che scelgono
quale film si realizzer e quasi no. Questa -ridotta ai minimi termini- la ragione per cui negli
ultimi venti anni italiani si assomigliano un po tutti. Non perch non si scrivano film diversi. Ma
perch i film diversi non passando la censura (non trovo parola migliore), non vengonono
nemmeno realizzati.
.
Certamente, ci sono delle eccezioni (Garrone, Sorrentino) ma davvero si contano su una mano. Per
il resto chi vuole sopravvivere facendo il regista o lo sceneggiatura deve piegare il capo: o scrive di
certe cose (un canone di narrazione del disagio simile a quello auspicato dalla Policastro) in un
certo modo (non parlo di stile di regia, ma di impianti narrativi, nonch un certo discorso sul
mondo) o non vedr mai realizzato nulla. Una triste prospettiva, mi pare.
.
Ecco, sentendo i vostri discorsi mi pare di avere un deja vu. La ragione per cui in linea di massimo
approvo il discorso sul mercato dei Wu Ming proprio perch, credo che alla fine sia meno
deformante ai fini della creazione artistica scrivere per un idea di pubblico di massa, piuttosto che
per una cerchia di eletti dai gusti ossificati dallideologia. E aggiungo: che se nelleditoria si
dovesse creare una situazione analoga al cinema finanziamenti statali, giurie di specialisti che
decidono cosa si pubblica laria nel gi asfittico mondo letterario italiano diventerebbe
assolutamente irrespirabile.
.
Ossequi
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 2:49 pm da Melmoth
201

@Policastro
Questo commento, a parte le due prime righe, non dovrebbe essere indirizzato a me.
Sono daccordo su quasi tutto, e soprattutto sul fatto che non si obbligati ad andare oltre pagina
60, se non il libro stesso che ci costringe a farlo, ma NON sul fatto di richiamare Moresco e in
generale gli scrittori a leggere quello che un critico ritiene valido oggi. Gli scrittori non sono tenuti
a superare esami universitari, n di letteratura greca n di letteratura italiana, e molti non sono
laureati in lettere, e non pochi - e non tra i peggiori - neppure laureati.
Uno scrittore oggi non obbligato a confrontarsi con lOttonieri de La plastica della lingua, sono
certa che Di Ruscio non lo ha fatto e se Di Ruscio non un buon esempio per ragioni anagrafiche,
possiamo farne altri, il primo tra quelli che tu apprezzi che mi venuto in mente.
I critici s, ma appunto, sono due categorie diverse, e se anche le due categorie si incontrano, a
volte, si incontrano per caso, non per obbligo.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 3:02 pm da aldovrandi

cio, non per caso, mi sono espresso rozzamente, per vie meno lineari ma per lui pi produttive
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 3:04 pm da aldovrandi

E certamente chiaro e nobile lintento di wuming di salvare i libri che per loro sono importanti e
che, sia detto una volta per tutte, ovvio che abbiano territorialit nella letteratura, poich nessuno
giudice supremo. E certamente chiaro e nobile anche lintento di cortellessa e policastro di salvare i
libri che per loro sono importanti e che, sia detto una volta per tutte, non hanno diritto acquisito di
letterariet solamente se lo decidono loro o chi per loro. Detto questo, lo sforzo comunque dovrebbe
essere salvare, e in questo mi permetto di suggerire a cortellessa di stare a sentire wuming quando
si tratta di condivisione delle opere, e le maniere in cui esse, tramite la rete, possono essere
salvate. questo su tutti:
Di Ruscio non si trova in libreria? E allora perch non lo mettete scaricabile a prezzo modico dal
sito di Le lettere?
oltre allipotesi print on demand. Fare pressione tutti insieme non dovrebbe far male a nessuno.
Questo sul che fare, diciamo per cercare di rendere gli sforzi di ognuna delle due parti tesi verso un
unico risultato, che lampliamento della reperibilit di opere che rischiano di restare nelloblio.
Sul fatto che esistano due parti, ahim, facciamocene una ragione, acqua e olio non si mischiano,
ma non necessariamente un male, e possono coesistere entrambe, fosse anche in un bicchiere.
Per informazione, nel mio piccolo sto stampando clandestinamente luigi di ruscio, due brevi prose e
qualche poesia. (assieme a molti altri, sintende) i libricini per il momento li troverete in giro a
bologna in versione cartacea oppure scaricabili e piegabili, si tratta di un foglio a4 che
accuratamente piegato diviene una piccolo libro. quando dico in giro significa proprio in giro, sulle
panchine, nelle cabine del telefono, sopra le colonnine dellenel, sui bancomat, nei distributori di
sigarette, di preservativi, sugli autobus, nei treni. la cosa si stava decidendo e si decisa mentre era
in corso la discussione che lo chiamava in causa e a me faceva sorridere perch luigi lontano come
202

la luna dalla terra da questo tipo di dibattiti. mica per snobismo o vezzo, chi conosce la storia di di
ruscio sa. certamente giusto fare il possibile, ognuno come pu, da una cattedra, da uno scrittoio,
da un computer, da una fotocopiatrice, affinch le cose che amiamo - chiamatele letteratura
chiamatele come vi pare - possano sopravvivere a questo genocidio culturale.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 3:16 pm da Alessandro Ansuini

Cara Gilda,
non invitavo VOI accademici, invitavo NOI accademici. Questo solo per chiarire che una critica
dal fronte interno.
Il compito dello studioso consiste forse nellinterrogarsi sempre e solo su ci che rende possibile il
distacco di una elite sul grande pubblico?
Tu obietti che la produzione media ormai illeggibile, noiosa. Non ne dubito, ma anche di questa
insopportabileinattualit che lo studioso deve andare in cerca. Pensaci un po: se tutti si
comportassero come il critico letterario, che studia solo ci che gli piace, i medici studierebbero
solo i corpi sani e gli economisti le condizioni di vita dei ricchi.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 3:23 pm da dimitri

un critico viene meno al suo compito se cerca di costruirsi scrittori a sua misura, mentre non viene
meno se cerca quelli affini e cerca di stabilire non dico un canone, ma in ogni caso un canone
provvisorio, sta nella sua necessaria e auspicabile libert, ma nella necessaria e auspicabile libert
dello scrittore cercare la sua strada come meglio gli pare e trovarne anche di eccentriche rispetto
al pensiero critico dominante, sempre che un pensiero critico dominante esista, e spero proprio che
non esista, sarebbe soffocante.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 3:32 pm da aldovrandi

Sempre a te, Gilda.


Lespediente di citare passi decontestualizzandoli , proprio per quel metodo scientifico che
invochi, inaccettabile.
Questo stralcio, per esempio, lo trovo molto meglio argomentato di tanti articoli pubblicati su
Allegoria, Moderna o il Journal of Romance Studies.
.
Lallegoria aperta e ha in s qualcosa che la fa eccedere, sbandare, diventare altro (lallos
contenuto nel nome). [...] Mentre nel simbolismo c un movimento centripeto, un convergere di
segno e cosa, nellallegoria c un possibile movimento centrifugo, un divergere. Su questo
divergere, su questo potenziale di novit, Benjamin basa la propria idea di unallegoria che continui
a *parlare daltro*, a essere *riattivata* e rinnovata ogni volta che la si legge, anche col cambiare
delle epoche. Lallegoria profonda una potenzialit insita nellopera, immessa nellopera dal modo
203

e dal contesto in cui essa nata e si formata, dal modo in cui il mitologema stato trattato,
eccetera. La potenzialit ha innumerevoli modi di divenire *atto* (atto interpretativo da parte del
lettore), perch in potenza innumerevoli sono i lettori. Questi passaggi dalla potenza allatto
dipendono da come lopera *ri-impasta* il mitologema e le connessioni archetipiche, intercettando
e dando voce a pulsioni profonde, topoi che ricorrono nella vicenda umana. (pp. 98-99 del
memorandum versione cartacea).
.
Laspetto pi interessante della proposta di Wu Ming 1 consiste nello spostare il plesso
problematico del rapporto letteratura/realt (di cui, Gilda, molto ti sei occupata) allinterno del testo.
Leticit del discorso letterario, per Wu Ming, non passa da un ritorno o da una presa di possesso
della realt, termine terribilmente ambiguo e sempre difficile da definire, quanto da una ri-presa di
possesso della retorica. Una retorica intesa non nellaccezione deteriore di pseudo-scienza
dellornatus, n come imbarocchito prontuario di espedienti o sotterfugi linguistici, ma come arte ed
etica del discorso, della persuasione e della visione. La questione determinante non se la realt
rappresentata sia pi o meno reale, ma se la sua rappresentazione risulti immaginalmente attiva
oppure no.
Ecco, magari anzich lo sfotto ci starebbe anche lo spazio di una discussione. O preferisci
attaccarti a Superman contro Genette?
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 3:35 pm da dimitri

@Alessandro Ansuini
mi permetto di suggerire a cortellessa di stare a sentire wuming quando si tratta di condivisione
delle opere, e le maniere in cui esse, tramite la rete, possono essere salvate. questo su tutti: Di
Ruscio non si trova in libreria? E allora perch non lo mettete scaricabile a prezzo modico dal sito
di Le lettere?
Grazie per aver fatto slalom in mezzo alla cacca per raggiungere ed evidenziare uno dei noccioli del
discorso. E dai primissimi commenti a questo post che si suggerisce questa prassi, e dallaltra parte
si svicola oppure ci si risponde accusandoci di narcisismo. E io li ho capiti, i ragionamenti fallati
che stanno alla base di tale svicolare:
1. Poich il download dei libri il terreno che praticano i WM, se ne parlano si stanno facendo
pubblicit, e se lo suggeriscono ad altri stanno perseguendo un disegno egemone da contrastare.
2. Della rete (vista non come un molteplice ma come un Uno) bisogna comunque diffidare, perch
una gogna, c gente di basso livello, si dicono le parolacce etc.
3. Se rendiamo reperibili i libri che non lo sono, dopo di cosa ci potremo lamentare?
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 3:36 pm da Wu Ming 1

@ Alessandro Ansuini
Sei tu, non io, ad aver introdotto il concetto di genocidio culturale. Ma a un genocidio in corso
non si risponde (solo) salvando nella propria casa privata singoli profughi - come
commendevolmente dici di fare - ma (anche) facendo in modo che una forza di interposizione
separi i genocidi dai genocizzandi, salvando la pelle allinsieme di questi ultimi. Che Luigi Di
204

Ruscio non avrebbe nulla da dire, sullemarginazione di un certo tipo di scrittura, mi permetto di
dubitare. A quanto mi risulta a Oslo, nel 1957, se n andato anche per questo.
@ Melmoth
Liberissimo di pensare che i critici esercitino, o sognino di esercitare, una qualche forma di
censura. Io le minne e i fimmini nella SIS, appunto, se potessi non ci farei metter piede. Ma i
critici poi, litigiosi per antonomasia, censurano ciascuno una fetta diversa delluniverso letterario
(costitutivamente inteso, direbbe Genette), e non possono certo impedire - come si vede dalla
situazione attuale - laffollarsi di ciofeche in libreria. Mentre la censura del mercato, per come la
vedo io, censura molte cose diverse ma tutte insieme, e con una capillarit ed efficacia che i critici
se la sognano da tempo, anzi non hanno mai avuto (rinvio al mio commento di ieri alle 2.49).
Quanto al cinema, poi, lei sar di certo meglio informato di me. Ma qualche anno fa partecipai a un
convegno di autori e critici cinematografici nel quale si denunciava unevoluzione (o meglio
involuzione) della gestione degli aiuti pubblici esattamente contraria a quella che descrive lei. Si
denunciava cio che per accedere al FUS (Fondo Unico dello Spettacolo - che periodicamente i
ministri centrodestri minacciano di tagliare in misura terminale) il reference system fosse stato
cambiato introducendo, al posto o in aggiunta a criteri di qualit, un riferimento al risultato dei film
prodotti dal medesimo soggetto al box office estero. In omaggio, ovviamente, al pi vieto degli
stereotipi culturali italiani, il made in Italy. E dunque vai con gli ulivi al tramonto, le morone
prosperose, le grasse risate. Pi in generale, mi pareva divertente che il criterio per distribuire aiuti
fosse in sostanza: chi ne ha meno bisogno si faccia avanti.
A me pare che il rischio principale di eventuali aiuti pubblici alleditoria non sarebbe certo quello di
consegnare la letteratura (non certo quella commerciale, per, che in libreria ovviamente arriva
senza problemi) alla censura del critico occhiuto e autoritarrio; bens quello di riprodurre proprio
la stortura di questa controriforma del FUS. Ora, cos successo lanno scorso quando finalmente
s insediato il Centro del Libro a lungo covato dal Ministero dei Beni Culturali - pensato per
raccogliere gli orientamenti riguardo a questi mitici aiuti pubblici, e in futuro coordinarli? A chi
stata data la poltrona di Presidente? A Gian Arturo Ferrari, ovviamente, onnipotente dio
mondadoriano appena andato in pensione. Il che, ai miei occhi, equivale ad affidare al capo di
McDonalds la gestione del Consorzio degli Alimenti Tipici.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 3:46 pm da Andrea Cortellessa

Scrive di noi Gilda Policastro, dopo essersi chiesta se abbiamo fatto i conti con libri di Ottonieri e
Frasca del 2005 o gi di l:
Ah, gi, ma per la loro concezione-vasetto-di yogurt della letteratura, quelli sono libri scaduti,
dimenticavo.
Delle vie inconscie che portano la Policastro a usare questa metafora sera gi scritto, ma ora voglio
raccontarvi un fatto strano. Mentre leggevo questa frase ho sentito un rumore:
- SsssssspRRofoooNNd!!!
Poi qualcuno ha iniziato a esultare e applaudire.
Evviva! Clap! Clap! Clap!
L per l non capivo, poi un annuncio da un altoparlante ha chiarito cosera successo:
- Che eleganza, che movimenti sinuosi! Una performance senza precedenti! Gilda Policastro la
nuova campionessa italiana del salto in basso!
A quel punto, per conformismo, mi sono unito agli applausi.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 3:49 pm da Wu Ming 1
205

Ringrazio la signora Policastro per la cortesia dellimplicita non-risposta. Ma se non vale la pena
rispondere a tutti, e se il critico rivendica il diritto di non elargire il proprio punto di vista e il
proprio sapere se non a coloro che si ritengono interlocutori degni, mi interrogo sul senso ultimo
dellessere in rete del critico stesso. Laddove, si intende, educatamente interpellato.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 3:53 pm da Lara Manni

@ Wu Ming 1
Io, fossi in te, starei attento a fare dellironia sul tuo conformismo.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 3:53 pm da Andrea Cortellessa

@ Cortellessa,
quale ironia?
Poi scrivi ad Ansuini: non si risponde (solo) salvando nella propria casa privata singoli profughi come commendevolmente dici di fare
No. Ansuini, al contrario, parlava di spazio pubblico e sfera pubblica. Parlava proprio di uscire dalle
case private. Parlava di diffondere le opere in tutti i luoghi possibili. Parlava della rete e della citt.
La rete spazio pubblico (e non rispondermi che di privati, perch anche un teatro pu essere di
privati ma rimane un locale pubblico e dentro valgono le regole dello spazio pubblico), la citt
spazio pubblico.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 3:58 pm da Wu Ming 1

Lo spazio pubblico, in questo contesto, significa: spazio in libreria. Lo so che ti fa piacere cambiare
sempre discorso, ma io resto su questo punto, che poi quello posto dallarticolo che stiamo
commentando. Io leggo con interesse delle tue proposte ad Ernesto Franco (sullesito delle quali
per non dici nulla), o della disponibilit di testi inediti su siti tipo Torrent (iniziativa peraltro
fuorilegge, dal punto di vista del diritto dautore, se Sanguineti - nel caso da te citato - non avesse
dato il proprio assenso a quella forma di pubblicazione), leggo con interesse del copyleft e di altre
forme di diffusione dal basso. Non penso affatto, n lho mai detto, che voi portiate questi
argomenti per farvi pubblicit.
Il punto un altro, per: putroppo non sono questi gli argomenti in discussione, bens la filiera
editoriale tradizionale.
E su come funziona oggi quella, o su come la si possa far funzionare in modo meno brutale, in
cinquecento e non so quanti altri commenti, da te e da Quattro non ho sentito proprio una parola.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 4:06 pm da Andrea Cortellessa
206

A proposito, @ Wu Ming 4
Sono sempre in attesa della preannunciata risposta alla domanda (posta non so quanti commenti fa)
sullintroiezione del punto di vista dellaggressore.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 4:08 pm da Andrea Cortellessa

Postilla su concezione della letteratura-vasetto in scadenza: @uno dei Wu Ming molti commenti
fa (siamo a 500, faccio fatica a ritrovare il luogo preciso) ha dichiarato vecchi e in qualche misura
superati i libri dei Wu MIng stessi che alcuni di noi parrucconi venivano smontando nelle premesse
epistemologiche, che altre erano le idee maturate in rete nellultimo periodo etc. etc..
E poi, capisco il vostro imbarazzo nel riconoscervi come firmatari di tali facezie, ossia quelle che ho
fedelmente (stavolta era esatto pure il numero complessivo delle pagine, o no?) riportato, ma questa
eterna ironia o goliardia da cabaret mi pare mancare totalmente il bersaglio (specie se il bersaglio
la sottoscritta - invece che le idee difformi alle vostre- , piuttosto resistente, se non tetragona,
ahivoi).
@ Lara Manni, mi spiace, ma non ho la forza, e forse nemmeno la volont, s, forse mi manca
proprio la volont, a questo punto della discussione, di tornare su questioni peraltro dibattutissime
come il genere s, il genere no. Possiamo rileggere insieme, se crede, Il rumore sottile della prosa di
Giorgio Manganelli (lo scritto sul romanzo, ad esempio, o Cosa non un racconto), oppure il mai
superato Trattamento dei materiali verbali nei testi della nuova avanguardia di Edoardo Sanguineti.
Per dirne solo due che ho citato anche non esplicitamente nei miei discorsi pregressi. Ma unaltra
discussione, questa, non posso star qui allinfinito tirata per la giacchetta o spernacchiata da
analfabeti di ritorno (non mi riferisco a lei, in questo caso, com ovvio). Uno nella vita pure se
critico, pure se antipatico, e pure se decide, per carit cristiana, di abbandonare di tanto in tanto
lesoterico Ottonieri in favore dei sollazzevoli Wu Ming, a na certa, col gergo romanesco che i
suddetti mi consentiranno, data la passione per la contaminazione (lormai celebre buttarla in
vacca), potr pure metterci un punto, e passare ad altro.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 4:21 pm da Gilda Policastro

*difformi dalle
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 4:22 pm da Gilda Policastro

Lo vedi che fai solo finta di leggermi, in realt scorri in fretta quello che scrivo, in preda alla voglia
di dire la tua a prescindere?
.
1. Delle librerie stiamo parlando da giorni, ma tu non parli mai di quelle on line, dove il libro di Di
Ruscio presente e ordinabile *al pari di tutti gli altri* perch sullo scaffale c spazio virtualmente
207

infiinito. Da una settimana vieni tutti i giorni qui a lamentarti che Di Ruscio non si trova, e mai una
volta hai fatto questa semplice, banalissima operazione:
http://www.ibs.it/code/9788860872364/di-ruscio-luigi/cristi-polverizzati.html
Vedi? Se magari linki la scheda del libro su IBS, hai visto mai che qualcuno clicca e lo ordina? Che
ci vuole? Non risolve il problema sistemico, ma un in(d)izio di pars costruens.
[Dico, ma tu lo sapevi prima di questo mio suggerimento che il libro di Di Ruscio era nelle libreria
on line?]
.
2. Al di l di questo, io lho detto chiaro e tondo: piuttosto che lagnarsi o proporre la falsa
alternativa di una lunga marcia fino alle redazioni dei giornali (medium mo-ri-bon-do in tutto
loccidente), perch non ci si sforza di creare un circolo virtuoso tra letteratura, editoria e rete?
Ormai ci sono tanti esperimenti ed esempi, e ci dicono che pi un libro reperibile, meglio per
tutti e in tutti i passaggi della filiera. Possono esserci ricadute positive anche nella presenza in
libreria (fisica e on line), dato che molti (me compreso) continuano a preferire leggere (la
letteratura) su carta e adottano quella su supporti elettronici solo come extrema ratio, e se sentono
da un amico di un libro importante, poi lo vanno a ordinare (nella libreria fisica o in quella on line).
.
3. Lesito della mia proposta a Franco mi sembrava chiaro: hai visto qualcosa del genere tu? Ma al
di l di questa autoevidenza, lho pure scritto che Einaudi e non solo non possono muoversi in
quel senso perch troppi sono i blocchi e le diffidenze.
.
4. Adesso mi rinfacci che scaricare Sanguineti via torrent illegale? Ma se lho detto io per primo,
te lho pure rivolta come domanda: perch invece che lasciare queste iniziative ai pirati, non ci si
mettono gli editori? Mi hai risposto tu? No, come sempre.
.
5. Leggi con interesse del copyleft. E poi? Che fai? Niente.
.
6. Non sono questi gli argomenti in discussione. Certo, gli argomenti son sempre altri. A te
interessa un focus ristretto (direi angusto) sulleditoria *tradizionale*. Guarda che leditoria
tradizionale sta per essere investita da un uragano, le tue riflessioni sono gi obsolescenti. Lo
dimostra il fatto che tra ieri sera e oggi io sui siti di torrent ho trovato *tutti* (ma proprio TUTTI) i
libri fuori catalogo nominati in questo thread. Vorr dire qualcosa o no, se i pirati (io li ho definiti
i nuovi monaci di Cluny) stanno sopperendo (certo, nellillegalit) alle carenze di unintera
industria.
[Ma tu lo sapevi cos'erano i torrent, finch non li ho menzionati io ieri? Uhmmmm...]
.
7. Su come far funzionare leditoria in modo meno brutale, da me e WM4 non hai sentito una
parola? E inevitabile, quando non si sta ad ascoltare. Ti ho appena ri-spiattellato, in questo stesso
commento, una serie di suggerimenti pratici. A te non frega niente? E allora continua a lagnarti.
Comunque, posso ribadirti un mio giudizio, in amicizia?
Gnurnt!
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 4:25 pm da Wu Ming 1

@Cortellessa:
sugli spazi in libreria, ricordo di una proposta avanzata qualche anno fa dalla rivista Carta, che
organizz una tavola rotonda tra piccoli editori e librai, dove si parl una rete di librerie che
esponessero una sorta di bollino di qualit su libri scelti dalle stesse librerie e dunque da consigliarsi
208

ai lettori poi di questa proposta non ne ho pi sentito parlare, forse perch inattuabile con le
logiche di distribuzione e di mercato?
p.s.: prima si parlato di 2 estremi per quanto riguarda la letterariet (letterario vs. commerciale)
e della tanta roba che ci starebbe nel mezzo lo stesso discorso lo riproporrei per quanto riguarda
la visibilit quanto meno il Di Ruscio e lOttonieri pi volte citati pare che abbiano diversi
critici pronti a ricordarli (solo qui siete in 2-3), ma a fronte dei titoloni che vanno in vetrina in
libreria, vi chiedo, quanti sono quei libri che non hanno n la vetrina e n la critica dalla loro parte?
Sono in un limbo soltanto perch poco letterari o poco commerciali, o forse perch non
vengono intercettati n dalla critica e n dal pubblico? Ecco, qua continuo a pensare che la rete ci
venga in aiuto, e per questo ritengo che centri eccome in questo contesto
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 4:28 pm da Simone Ghelli

Cio: o si evita il problema proponendone altri o non lo si affronta. Ribadisco: io qui parlo,
obsolescente o meno, delleditoria tradizionale e delle librerie fisiche, dal momento che (persino
tu) dici che i libri (per il momento) preferisci leggerli su carta. Io dico che c un problema in
Danimarca, oggi, e tu rispondi: ah, ma in Nuova Guinea, fra una decina danni, si star benissimo.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 4:29 pm da Andrea Cortellessa

Adesso la mia frase finale sembrer una sintesi 8anche poco chiara) del commento precedente di
Wu Ming 1, ma gli che lho scritta quando ancora non mi era comparso
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 4:30 pm da Simone Ghelli

@ Gilda Policastro,
uno dei Wu Ming molti commenti fa (siamo a 500, faccio fatica a ritrovare il luogo preciso) ha
dichiarato vecchi e in qualche misura superati i libri dei Wu MIng stessi che alcuni di noi
parrucconi
Guarda che questa tua affermazione falsa e abbastanza mentecatta lho gi smontata molti, molti
commenti pi sopra. Certo che sei una forza, tu. Vieni qui a scrivere, ma ben poco ti cale di leggere
quel che scrivono gli altri. Per uno non n potr mai essere uno scrittore se non ha letto proprio il
libro di Frasca che dici tu. Ehhhh.
Gilda, io non posso che citarti un grande del passato, Johnny Dorelli:
Bambina, hai scelto la vita dura / scegliendo me (da La bomba, grande canzone)
http://www.youtube.com/watch?v=Aj51vywqbgc
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 4:31 pm da Wu Ming 1

209

dal momento che (persino tu) dici che i libri (per il momento) preferisci leggerli su carta
A Cortelle, ma possibile che non ci arrivi? In quale lingua uno deve dirtelo? La rete si usa anche
per vendere i libri *su carta*, e pure per mandare gente nelle librerie fisiche.
Niente, non c speranza.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 4:33 pm da Wu Ming 1

Dalla discussione parallela nella mailing list di Carmilla: siccome c ancora molta voglia di
discutere e stanno venendo al pettine dei bei nodi, per le-book stiamo valutando una proroga di
unaltra cinquantina di commenti. Vedremo.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 4:37 pm da Wu Ming 1

Quanto al fatto che i pirati fanno senza autorizzazione ci che noi tiratardi obsolescenti neanche
ci sogniamo di fare, ti sottopongo questaltro piccolo punto di domanda. Che ne avrebbe pensato
Sanguineti del sito Torrent che a sua insaputa diffonde i suoi testi? Forse (forse) in linea teorica ne
sarebbe stato lieto, e per subito dopo avrebbe voluto verificare in quale contesto, in quale
compagnia, in quali forme quei testi vengono diffusi. Tanto stava attento, a queste cornici per te
ininfluenti, che per esempio credo sia stato lunico autore a rifiutare lofferta di un Meridiano, dal
momento che non gradiva uscire per Mondadori. Le forme della trasmissione di un testo sono molto
importanti, per chi ai testi conferisce un certo peso. Al di l dellinfrazione di una legge (che tu
teoricamente puoi considerare ingiusta, e ne possiamo in altra sede discutere, ma che a molti autori
garantisce lunica forma di sostentamento), una forma selvaggia di riproduzione e diffusione pu
non essere migliore - in certe condizioni - di unassoluta assenza di riproduzione e diffusione.
Ovviamente so che i libri fuoriformato sono su ibs. Prima di cominciare la collana, per la verit, Le
Lettere non prevedeva acquisti on line dal proprio sito. Non solo, ma in seguito alle iniziative delle
Classifiche Pordenonelegge-Dedalus il sito ISBF ha inventato una forma di promozione e sconto,
sui libri segnalati. Mi pare di non essere poi cos parruccone, insomma, qualche indicazione su
iniziative da prendere on-line in aggiunta a quelle a scaffale lho presa persino io; ma come al solito
tu alla discussione preferisci linsulto e la ridicolizzazione del contendente. Insomma: gnurnt lo
dici a un altro, please.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 4:44 pm da Andrea Cortellessa

niente, non c speranza. No, proprio no.


Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 4:45 pm da Andrea Cortellessa

210

Le forme della trasmissione di un testo sono molto importanti, per chi ai testi conferisce un certo
peso.
Ma va? Urca! Fammici pensare Ma non proprio per questo che autori ed editori dovrebbero
occuparsi della circolazione in rete delle opere, anzich fottersene e lasciare che pratiche spesso
meritorie ma giocoforza sbavate e imprecise suppliscano al loro disinteresse e ritardo culturale?
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 4:48 pm da Wu Ming 1

Sei proprio insopportabile. Straparli, insieme al tuo reggicoda, di arroganza degli accademici e poi
ti diverti a dipingere la gente come analfabeta, con lanello al naso e la sveglia al collo. Competente
in arroganza, sei. Per parafrasare un maestro che non si ristampa.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 4:48 pm da Andrea Cortellessa

Beh, ci sarebbe anche da far notare questo:


Al di l dellinfrazione di una legge (che tu teoricamente puoi considerare ingiusta, e ne possiamo
in altra sede discutere, ma che a molti autori garantisce lunica forma di sostentamento)
Per essere uno che legge con interesse di copyleft, non mi sembra tu abbia proprio afferrato il
principio
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 4:51 pm da Wu Ming 1

No, non afferro. Non ci arrivo. Sono stupido. Tu s che capisci tutto.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 4:52 pm da Andrea Cortellessa

Io, fossi in te, starei attento a fare dellironia.


Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 4:55 pm da Wu Ming 1

Hai talmente capito tutto che hai provveduto a sistematicamente mandare in vacca, continuando a
parlare di tuttaltro, la prima potenzialmente sensata discussione pubblica sulleditoria che si sia
tentata sulla rete. Il fatto che non era tuo interesse che si mettesse in discussione la politica dei
tuoi referenti. E tanto hai detto e tanto hai insultato e tanto hai cambiato discorso che lo hai
impedito. Sei bravissimo.
211

Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 4:55 pm da Andrea Cortellessa

Meriti un premio. Il pdf di Carmilla, mi raccomando, fallo avere a chi di dovere.


Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 4:56 pm da Andrea Cortellessa

Tu sei libero di pensarla come ti pare, ma io credo di intercettare lopinione di molti che stanno
seguendo se dico che questa, proprio per come si svolta, una *sensatissima* discussione
pubblica sulleditoria. Oggi nessuna discussione sulleditoria pu dirsi sensata se la premessa :
Qui non si parla di rete, qui non si parla di copyleft, qui non si parla di libri elettronici etc. E
*questa* leditoria oggi, sono queste le sfide che essa si trova di fronte.
Questa stata una discussione dove chi aveva argomenti li ha portati, e chi ha detto idiozie se le
viste descrivere come tali.
Ed stata anche una discussione *concreta*, piena di suggerimenti pratici.
Il mandare in vacca lo hai visto solo tu. A volte si dice che linterlocutore manda in vacca
quando non accetta le nostre autoevidenti verit a scatola chiusa. A volte si dice che manda in
vacca perch non accetta supino lipse dixit, lex cathedra, le auctoritates e il name dropping
erudito, ma vuole stare alla logica e alladerenza al vissuto di quanto viene affermato.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 5:05 pm da Wu Ming 1

In effetti luragano per leditoria tradizionale sta arrivando, e anche per il libro come lo
intendevamo una volta si aprono nuovi scenari, certamente ancora oggi esistono i vinili ma la
conversione in file, essendo il file ormai lo strumento maggiormente utilizzato per qualsiasi tipo di
utilizzo e diffusione (per dire, poveri fotografi analogici, anche se fotografano in pellicola sono
costretti per mandare le foto a un giornale a scannerizzarle, pensa te) arriver a toccare anche
leditoria letteraria. cio, non solo cambia il modo di reperire e fruire i libri (le librerie faranno la
fine delle agenzie di viaggio, o dei negozi di dischi) ma pare che cambieranno anche i libri.
Lereader non una schermata che contiene le fotocopie di un libro, mi dice il mio amico
Venerandi, poeta genovese che sta puntando su questa cosa, (se interessa:
http://www.quintadicopertina.com/) riassumendo rozzamente, prevedendo i link, lereader, pu
essere esplorato su pi livelli. Si riesce a immaginare una cosa simile? testo che si apre su altro testo
che si apre su altro testo.
il paradiso borges mi sa che lha immaginato cos.
Ora io non so se questo sia bene o male ma so che sta accadendo.
E non in nuova guinea temo.
Nel frattempo un bel lavoro da fare sarebbe appunto digitalizzare la maggior parte dei libri
introvabili, proprio come stanno facendo i pirati, o rendere disponibili da subito in maniera digitale
le proprie produzioni.
Da questa discussione, se vogliamo trovare un punto curioso, emerge che se il famoso documentario
che ha scaturito la discussione fosse stato in copyleft e visibile a tutti youtube, per dire, saremmo
212

stati tutti pi contenti, no?


Ma qui si entra nel discorso diritto dautore e divento antipatico quindi mi fermo qui.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 5:18 pm da Alessandro Ansuini

@ Alessandro Ansuini,
se sulla questione Mondadori rimaniamo molto distanti (e credo sia lunica questione in cui vado
pi daccordo con Cortellessa), su questi temi ti ritrovo invece vicinissimo e sono contento.
Se ti interessa, poco tempo fa su Giap c stata una discussione molto bella e densa su e-book e
dintorni:
http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=96
Bon, siamo a 550, per il pdf chiudiamo qui.
Sar materiale utilissimo, un reperto significativo anche per gli storici del futuro: un esempio di
come si discuteva di editoria e letteratura nel 2010, con la partecipazione attiva di scrittori, lettori,
critici, editor, su uno dei blog letterari pi seguiti della rete, in un momento terribile della vita
associata in Italia, sul crinale di cambiamenti drammatici (nel senso inglese, di plateale).
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 5:27 pm da Wu Ming 1

non sar certo io a sparare contro gli ebook, i blog, la rete, il copyleft, il file-sharing e quantaltro
ma spero ci si renda conto che il nodo politico-economico che vuol sottolineare cortellessa non si
scioglie grazie al digitale. gi lo indicano le cautele mondadori verso il mercato ebook e i
vagheggiamenti di ferrari del brand editoriale come vero prodotto. ma basterebbe pensare al fatto
che il copyleft non paga i curatori, non paga i traduttori (non sto neanche a parlare degli autori). e si
noti che qui non un problema di letterariet o meno ma del fatto che se metto on line una versione
digitalizzata con i piedi o senza aver corretto gli errori dellocr o unedizione tradotta male, sto solo
occupando disco e banda, non sto trovando unalternativa al circuito editoriale.
e poi rimane sempre e comunque il fatto che anche on line cerco (in genere) quello che so esistere:
se una parte della produzione viene sistematicamente resa invisibile, la rete pu dare uno spazio di
sopravvivenza ma, appunto, ribadendo ulteriormente la condizione minoritaria, marginale, bla bla
bla.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 5:38 pm da gherardo bortolotti

@ Andrea Crotellessa.
Lo so che sei rimasto in attesa della famosa risposta, ma sai com, tu ti assenti dalla discussione
per andare a commemorare Sanguineti, e questo ti fa onore, ma quando la domenica mio figlio
vuole essere portato in piscina invece che restare in casa a sudare sette camicie (oggi a Bologna
cerano 37 gradi), spero non ti offenderai se preferisco assecondare lui invece di te.
Comunque ariecchime.
Io capisco che tu sei legato alla forma libro tradizionale, anche a me piace molto. E so bene che il
213

problema della scomparsa delle librerie sotto lavanzata dei bookstore montroniani una iattura
perch riduce invece di applicare lofferta di titoli e schiaccia tutto come un tritasassi.
Dunque come si reagisce allattuale tendenza in atto sulla filiera editoriale tradizionale?
Noi ti abbiamo risposto e se non hai sentito neanche una parola, allora forse ha ragione il mio
socio WM1: non c peggior sordo di chi non vuole sentire. Sia io che lui ti abbiamo spiegato per
filo e per segno che bisogna essere in grado di attrezzarsi e sfruttare canali alternativi e paralleli
(che sempre pi si svilupperanno), mettendoli per quanto possibile in relazione virtuosa con
leditoria esistente.
Faccio un esempio: se io oggi ritenessi interessante fare una rivista letteraria, non credo che mi
rivolgerei alla filiera tradizionale, i cui costi sono altissimi (carta, tipografia, distribuzione, librerie,
etc.), ma la farei online, con un bel pdf scaricabile. Bypasserei cio la sfida del mercato (il problema
del fatturato, etc.) e proverei a raggiungere i lettori tramite la rete, anzich tramite le librerie. Per
altro, rivolgendomi verosimilmente a lettori forti, fatico a immaginare che non farebbero la poca
fatica di un click. Ho gi discusso diverse volte di questo con lamico scrittore Stefano Tassinari,
che appunto direttore di Letteraria, rivista alla quale noi collaboriamo, ma da questo orecchio
lui, come te, da buon feticista della carta, non ci sente. E mi dispiace, perch gli tocca passare il
tempo ad affrontare questioni organizzative, editoriali ed economiche, quando invece potrebbe
spenderlo esclusivamente sui contenuti e il formato della rivista.
Un blog come quello in cui stiamo scrivendo ora, tanto per dire, ospita in tempo reale una
discussione sulla letteratura alla quale - con grande disdetta dei reazionari di ogni colore e grado
accademico - partecipano pariteticamente critici letterari, scrittori e lettori. Discussione che - fatte
tutte le tare del caso - esprime posizioni e argomenti. Quanto costa? Pochissimo. Quanto
condizionata dalle logiche di mercato? Per niente. E inutile? Direi di no: se tutti noi siamo qui a
discutere da giorni vuol dire che, al contrario, lo riteniamo utile. E uno spazio di libert sottratto
alle filiere e agli oneri commerciali? Direi proprio di s. E non solo il dibattito stato ripreso da un
paio di giornali, ma grazie alliniziativa di Carmilla potr avere una veste cartacea sfogliabile e
conservabile nella libreria di casa.
E in questo modo che bisogna lavorare. Orrizontalit, libero download e copyleft non sono solo
scelte ideologiche o trendy, ma pratiche quotidiane che costruiscono una pista parallela alla filiera
tradizionale. Noi certe cose non siamo riusciti a farle passare in Einaudi, vero, ma questo non
significa che con il cambiare dei tempi, e magari acquisendo pi forza dentro la casa editrice (sei tu
che proponi lentrismo, no?) non riusciremo a convincerli. Al momento, ad esempio, stiamo
provando a premere per una scelta generale a favore della carta ecosostenibile (scelta del tutto
anticommerciale visto che costa pi dellaltra, e che per per i nostri libri abbiamo gi imposto). E
comunque tutto questo non ci impedisce di continuare a sviluppare e ampliare le suddette pratiche,
perch possano essere fruite da sempre pi persone.
Quindi la domanda la faccio io a te: perch continui a imputarci leterogenesi dei fini e
lintroiezione della mentalit dellaggressore, quando siamo stati i primi in questo paese a reagire ad
essa e a mettere in campo pratiche alternative per sottrarsi alle peggiori dinamiche in corso?
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 5:53 pm da Wu Ming 4

Ho riflettuto un po sullimminente pubblicazione in pdf, print on demand, epub ed eventuali altri


formati di questa discussione.
Proprio perch mi interesso molto di Rete, sento che i modi, i toni e gli scarsi contenuti che ho
postato spesso anche di fretta, senza riflettere, non mi rappresentino in un contesto diverso da quello
del commentarium.
Non so come la pensino gli altri, ma per me cos.
214

In altri contesti mi regolo in modo diverso.


Trovo che la forma pi adatta per questa discussione sia appunto quella che stiamo vivendo ora.
Se non troppo sbattimento (e SOLO se non troppo sbattimento) vorrei chiedere a chi compiler
il documento di togliere ogni mio intervento, grazie in anticipo.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 6:51 pm da Elvezio

Siete i miei eroi.


Cos, dal set del film col vecchio Bud, ci siamo trasferiti su quello di Non si uccidono cos anche i
cavalli?.
Dunque, arriva la mia implacabile sentenza. Condanno la signora gilda, Mr.Cort dice signorina, ma
per me resta una signora, a rimanere attaccata qui per un minimo di altre quattro settimane. Le
pause saranno brevi, e fisiologiche, ma durante il loro svolgimento le sar letta ad alta voce lopera
omnia di Stephen King e di Wu Ming (non sono parenti). Mentre sconta la pena, le impedito
qualsiasi contatto con Ottonieri et similia, che nel caso comporterebbe lazzeramento e la ripartenza
della pena medesima. La Sentenza inappellabile.
Mi rendo conto, sembra crudele, in effetti lo .
Per, anche per noi.no?
L.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 6:58 pm da luca

@ Wu Ming 4
Poco fa a denti stretti dicevo al tuo antipaticissimo omonimo che questa discussione era
potenzialmente la prima seria su questi argomenti. E quando dico seria dico ampiamente
partecipata e visibile, ch quando tre anni fa nel verri cartaceo (e, sono daccordo con te,
ineffettualmente incircolante) facemmo il fascicolo sulla bibliodiversit nessuno lo comment (se
non il Sole 24 ore che ci accus di ideologia), se non in due interessanti incontri de visu, a
Roma e a Palermo, dove per venne poca gente e comunque non ebbero seguito (fra laltro, @
Simone Ghelli, l vennero fuori molte belle idee riguardo al coordinamento delle librerie di qualit;
ma mancarono e mancano le forze per metterle in pratica).
Dunque sono daccordo con te (e lho detto sempre, in altre discussioni), la rete perfetta per
discussioni di questo tipo. Solo che appunto come si legge anche in NIE ( la cosa pi interessante
del libro, questa) occorre uscire dal fondamentalismo digitale (al quale mi pare inclini invece qui,
strumentalmente, lantipaticissimo omonimo).
Certi approfondimenti, certi stili di scrittura, certi impaginati avranno ancora per un po (decenni,
penso) necessit della carta. La soluzione una sinergia davvero osmotica, fra i due universi. Il
primo amore gi la pratica, per es., anche se la periodicit troppo lasca e la struttura verticitistica
della versione digitale non mi convincono. Ora io sto lavorando alla nuova versione di Alfabeta,
che uscir il prossimo 10 luglio, e il sito (curato da Andrea Inglese e Ian Reister di Nazione indiana)
spero sar appunto qualcosa di molto diverso dalla proiezione digitale del cartaceo.
Per, proprio perch - come dice Gherardo Bortolotti - la fuga in avanti nella sfera digitale non
annulla affatto i rapporti di forza esistenti, qui e ora, nel mondo cartaceo (e anzi diminuisce ancora,
in prospettiva, le parti in gioco: sullebook poco tempo fa veniva annunciato che alla piattaforma
215

Mondadori si contrapponeva, in prospettiva, una sola concorrente che coalizzava Feltrinelli RCS e
GEMS), ritengo che rifiutarsi sistematicamente di discutere gli argomenti posti da me ponendone
degli altri (tutti relativi a nuove tecnologie che hanno al momento porzioni esilissime di mercato),
significhi niente di pi e niente di meno che eludere un problema al quale non si trovano soluzioni.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 7:06 pm da Andrea Cortellessa

Comunque ieri sera sono andato anchio in piscina, confesso.


Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 7:12 pm da Andrea Cortellessa

La temperatura qui analoga a quella di Bologna, anche se voi lavete vinta come sempre per
umidit. E litigare con voi aumenta il disagio ben oltre la soglia di tollerabilit.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 7:13 pm da Andrea Cortellessa

@Gilda Policastro. Ho apprezzato la risposta che ha dato a Lara Manni e (implicitamente) a molti
altri. Come corollario richiesto che, allennesima appropriazione da destra di stilemi, endocetti e
quantaltro, allennesima vittoria berlusconiana, allennesimo libercolo scritto in funzione del
marketing, anzich alzare gli occhi al cielo con aria satolla e oh-cos-superiore (dando il destro a chi
la sinistra un salotto snob e pretenzioso e mandando a puttane il lavoro di chi, a sinistra, pensa
che la strada sia il luogo ideale in cui stare, chi da sinistra cerca di alzare il livello anzich schifarlo)
ripeschi il caro vecchio Gramsci e se lo rilegga. Se non ne possiede una copia, non si preoccupi, la
libreria di Casa Pound gliene fornir in abbondanza. Ecchecazzo.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 7:19 pm da G.L.

@ Andrea Cortellessa
Cosa eludo? Il fatto che pubblico per un colosso editoriale che parte in causa nella tendenza in
atto? Ma la contraddizione su cui noi WM, come moltissimi altri autori, abbiamo deciso di
muoverci ab origine. Altrimenti saremmo rimasti a pubblicare soltanto con piccole e piccolissime
case editrici (trovarne di buone, poi, di quelle, ci vuole anche il lanternino, parlo per esperienza
personale). Invece abbiamo deciso di sfruttare un vettore che ci consentisse di giungere a un
pubblico vasto (ti ho detto che la cultura pop ci interessa, vero?, e che per noi un terreno
strategico, s, credo quindici o sedici volte). Siamo parte del sistema, vero. Come, del resto lo
chi gestisce i finanziamenti pubblici o vi ambisce (quello s un gran bel sistema!).
Qui non stiamo parlando di fughe in avanti internettare in paradisi telematici, su, non fingiamo di
fraintendere: si tratta di mettere in atto pratiche concrete e accessibili che eludono (quelle s) certi
vincoli e riescono a bypassare certe dinamiche in atto. E evidente che non una soluzione radicale
216

al problema della situazione in cui si trovano le case editrici e le catene librarie, ma


lindividuaizone di una pista diversa, la prefigurazione di un modo diverso di fare. Se per te
troppo poco e non ti basta, fammi una proposta pratica diversa e io ti ascolto.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 7:41 pm da Wu Ming 4

@Gilda Policastro. Rileggiamo insieme, oltre ai pregevoli testi da lei citati, anche lAriosto che
Edoardo Sanguineti adatt per Luca Ronconi. Dove il principio del sollazzevole, mi pare, in nulla
contrasta con lelevarsi dello spirito.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 7:53 pm da Lara Manni

Lara: qualcosa mi dice che sar impossibile ricevere risposta. Il trucco semplice quanto stantio:
MAI dare una definizione teorica, dire SEMPRE questo s questo no. Guarda che funziona, ci si
costruiscono le piramidi con sta scusa. Maledetti barbari.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 8:10 pm da G.L.

@Pi che rileggerlo, l bisognerebbe ritornare alla prima messinscena di piazza, Lara, dove il
Nostro speriment per la prima volta il principio scenico della simultaneit, nel 69. Il Furioso,
peraltro, era il primo travestimento teatrale: operazione tuttaltro che sollazzevole, e invece
coltissima e di grande consapevolezza teorica e letteraria. Ma ovviamente non stiamo paragonando
Altai, n la gran parte della letteratura di genere circolante a QUEL Furioso, vero? Perch
Sanguineti tanto era insoddisfatto dei generi (romanzo, poesia - specie se scritta in poetese- etc.) che
li sabotava, e tanto era maestro nel sabotare che fin con linventarne uno nuovo, di genere: per
lappunto, il travestimento.
(Questa era sin troppo facile, G.L.: su Edoardo Sanguineti ho da pochi mesi licenziato una
monografia, ma ovviamente te, Wu Ming e compagnia cantante sarete mica tenuti a saperlo.)
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 9:02 pm da Gilda Policastro

Non ero presente, causa ragioni anagrafiche, a quella messinscena di piazza: ma ne ho letto e ho
adocchiato la - giocoforza manchevole - trasposizione televisiva. E, s, vorrei farlo il paragone.
Perch se vero che la gran parte della letteratura di genere circolante poca cosa, ce n altra
buona parte che usa proprio sabotaggio e travestimento. Perch quel che mi preme quanto segue:
il gioco del negarsi non paga, laddove molti degli scribacchini plasticosi conoscono Gadda e
Sanguineti, e li amano anche. Sarebbe magnifico se la conoscenza di Harlan e Simmons fosse
altrettanto diffusa negli interlocutori che li citano. Sia detto, e davvero, senza alcun intento
polemico.
217

Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 9:08 pm da Lara Manni

@Dimitri la discussione su NIE la riprendiamo in una sede diversa, se credi, perch qui non mi pare
ci si riesca a esprimere troppo liberamente sullargomento, ma ho come limpressione che questo
libello dalle tue parole esca molto diverso da come si presenta in atto: i miei esempi fior da fiore
erano una dimostrazione di come uno stile non esatto, non scientifico, non rigoroso, pu essere
meno democratico (anzi, lo sicuramente) di un saggio teorico impegnativo come, che so, Mimesis
di Auerbach. Rispetto al quale, una volta preso possesso degli strumenti necessari, il lettore potr
impossessarsi anche del ragionamento condotto sul realismo, del suo sviluppo e delle conclusioni.
In NIE non vedo nessun ragionamento (quando ve ne sono, tipo quello sullallegoria, sono
arraffazzonati e condotti con unapprossimazione imbarazzante) bens lintenzione non tanto velata
di far emergere una certa tendenza, determinati autori, e unidea bislacca di letteratura popolare che
col Gramsci citato poco prima da qualcuno se non da te (perdonami, ma ho pochissimo tempo
stasera e per scorrere tutto il thread non bastano ormai le ore) centra quanto me con la simpatia, a
dirla schiettamente.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 9:15 pm da Gilda Policastro

Mentre il mondo delle Lettere va a puttane, i quattro o cinque partecipanti a queste inutili
interminabili chiacchiere fingono di avere una vita. Almeno di domenica sera. Staranno sicuramente
vedendo o leggendo qualche ciofeca. Televisiva. O sulla televisione.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 9:55 pm da AMA

E sono assolutamente certo che la metafora dello yogurt scaduto labbiano presa dallEredita di
Paolo Conti.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 9:59 pm da AMA

Che poi, voglio dire, nelle universita italiane si parla di Tabucchi, Camilleri e Ammaniti. Non certo
di Sanguineti. Aspettando che esca il suo primo romanzo, sperando che non sia una ciofeca
recensita da Romano Luperini, ma un atteso capolavoro, la Policastro, assieme a Cortellessa, si
attivi perche Tommaso Ottonieri abbia finalmente due righe su Wikipedia Italia.
E pensare che sono emigrato a Londra, diversi anni fa, anche per colpa di Sanguineti Ottonieri
Luperini Policastro, fra laltro una minoranza con scarsa voce, ma non per questo fuori dal coro.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 10:53 pm da AMA
218

@ Luca: ci ha reso peggiori la tizia un poco pizia, io ho tirato fuori una acrimonia insolita o quanto
meno gratuita. Trattasi nel caso della erede di Sanguineti di un gravissimo caso di depressione
bipolare: in effetti vede infelicit e analfabeti di ritorno in ogni dove. Con il suggerimento che inizi
il prima possibile una cura specifica con un neurologo di fiducia, prego me per primo, ma anche
tutti gli altri che la offendono di lasciarla stare. I suoi commenti scemeranno come anche i nostri.
Postato domenica, 4 luglio 2010 alle 11:33 pm da Vincent

@Lara, non cero nemmeno io per la stessa ragione, ma Sanguineti mi raccont di come la
messinscena televisiva lavesse pensata altrettanto simultanea, dunque destinata ad andare in onda
in contemporanea sui due diversi canali Rai di allora, ma cos non fu per opposizione dello stesso
Ronconi, preoccupato della praticabilit di questa ipotesi, e che da solo firm poi ladattamento
televisivo. [pura curiosit per specialisti]. Sabotare il genere letterario non equivale per
semplicemente a prendere un poema della nostra tradizione, frantumarlo narrativamente, stravolgere
la narrazione passandola dalla terza persona alla prima etc., cio mutarne la forma Vuol dire credere
che il linguaggio e la costruzione narrativa di un certo tipo veicolino unideologia di un certo tipo, e
che un linguaggio rinnovato e sovversivo contestino in atto le premesse reazionarie di certo teatro,
di certa narrazione, di certa poesia, dunque ribaltarne la sostanza.
E se Sanguineti pensava che reazionari fossero Dante, Leopardi, e Montale, per dirne alcuni, si pu
immaginare cosa sia arrivato a pensare degli scrittori di genere. Dal momento che ebbe a dire di
Cassola e Bassani che erano delle Liale. Poi, certo, ci andava pure a prendere un caff, con Cassola,
che non era permaloso e non si offese mai (a differenza di Bassani), proprio come accaduto a
Ottonieri con Wu Ming1, come da Wu Ming1 stesso testimoniato. Perch il bello della vita FUORI
DALLO SCHERMO che le persone, pure se con idee diverse, si possono ancora parlare
civilmente, mentre in rete bisogna spesso turarsi il naso e quando si leggono interventi come
quello di Ama (de nuevo tu?) o di Vincent (boh), chiedersi, senza pi retorica, ma che ci faccio
(ancora) qui?
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 12:10 am da Gilda Policastro

@ Elvezio
ne abbiamo parlato e crediamo di aver trovato un buon compromesso tra lart brut e la privacy.
Abbiamo deciso di non togliere quei commenti, perch sono comunque parte del testo, sono
posizioni che sono state espresse (ed normale che siano state espresse in quel modo, proprio
perch una discussione da blog). Dal flusso meglio non sottrarre nulla, falserebbe il risultato.
Per altereremo la firma. Quei commenti non saranno pi attribuiti a Elvezio ma a un altro nick
(ovviamente privo di link al tuo blog). E anche quando altri utenti ti hanno nominato, comparir
quel nick al posto del tuo. Faremo un trova-e-sostituisci.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 12:20 am da Wu Ming 1

219

Appunto, salutiamoci amichevolmente senza turarci il naso.


Postato luned, 5 luglio 2010 alle 12:21 am da Vincent

Mi dissocio dalle offese grevi alla Policastro ma aggiungo


Cortellessa non e antagonista allestablishment culturale, fra laltro squalliduccio, che dite?
Cortellessa ha un solo grande problema. Spero non esistenziale. Gli autori delle Lettere, per dire,
potrebbero tranquillamente pubblicare per Einaudi o Mondadori, nelle collane piu attente ad una
certa letterarieta, meno commerciali insomma, ma non per questo piu coraggiose. Il dramma e
che gli autori delle Lettere, pur avendo lo stesso valore medio di uno scrittore Eiunaudi, avranno
meno visibilita e distribuzione. Ce una certa egemonia del Gruppo Mondadori insomma. Il
problema e politico, non culturale.
Cortellessa non puo neanche ritagliare piu di tanto uno spazio alle pubblicazioni delle Lettere,
sempre per citarne una per tutte, sui media nazionali, che invece recensiscono o pubblicizzano quasi
esclusivamente libri oltre una certa tiratura. Senza dimenticare che lo stesso critico deve occuparsi
di autori che abbiano superato una soglia minima di visibilita. Certo, se ci fossero meno scrittori in
giro, a declinare sempre lo stesso ottimo libro, sarebbe meglio per tutti.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 12:24 am da AMA

@ Tutti
il print-on-demand non lo facciamo, eh!
Il pdf di questa discussione non sar altro che questa discussione in formato pdf.
Lesigenza di fondo quella di renderla pi leggibile, perch questa colonna gi ieri era lunga un
par de chilometri e il font minuscolo.
Vedrete che *tutte* le posizioni espresse ci guadagneranno.
E se qualcuna invece ci perder, non sar certo colpa della nuova impaginazione. Quel che far
schifo l, faceva schifo anche prima.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 12:24 am da Wu Ming 1

Mi rendo conto che agli occhi di Cortellessa, come di chiunque altro non pratichi la rete, noi WM
possiamo sembrare fondamentalisti digitali. Agli occhi di mia trisnonna, uno che cambiava una
lampadina era gi un perito elettrotecnico. Ma che dico? Uno che aveva una lampadina era gi un
esperto di elettricit!
Sullaltro versante, c chi chi rimbrotta amichevolmente se mettiamo un nostro libro in download
troppo tempo dopo luscita in libreria, o addirittura se mettiamo scaricabile Altai in un formato
220

ePub troppo spartano e senza certe caratteristiche che il formato valorizza (sul forum
Simplicissimus ci hanno fatto le pulci). C anche chi ci invita a fondare una nostra casa editrice
indipendente che pubblichi solo ed esclusivamente on line e col print-on-demand (Che ve ne fate
degli editori? A cosa servono ormai?).
E chiaro che chi si muove in una dimensione ibrida e intermedia non accontenter davvero
nessuno, e noi siamo lapoteosi della fottuta zona intermedia:
usiamo la rete benino ma non siamo smanettoni;
scriviamo letteratura popolare ma troppo complicata per chi vuole solo rilassarsi;
sperimentiamo con la lingua ma non nella direzione che vorrebbero certi accademici;
siamo fortemente politici ma siamo prima di tutto e specificamente scrittori e questo sta sulle balle a
certa ultrasinistra bohmienne o post-situazionista che ci attacca in quanto recuperatori e
rianimatori del cadavere dellarte etc.;
stiamo nella grande editoria ma in un modo che sta sul cazzo a chi ci sta in modo normale;
teniamo il culo in strada ma detestiamo una certa posa miserabilista che domina in quello che una
volta si definiva lunderground
Beh, ragazzi, che vi devo dire?
Non c postazione pi bella di questa!
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 12:38 am da Wu Ming 1

Il resoconto finale di WM 1, che sta alla grandissima.


Postato luned, 5 luglio 2010 alle 12:50 am da Vincent

@ Roberto Bui (Wu Ming 1) e Federico Guglielmi (Wu Ming 4)


Godetevi questa postazione, tanto ai due estremi non ce niente di bbuono.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 12:50 am da AMA

@ Gherardo Bortolotti
ma basterebbe pensare al fatto che il copyleft non paga i curatori, non paga i traduttori (non sto
neanche a parlare degli autori). e si noti che qui non un problema di letterariet o meno ma del
fatto che se metto on line una versione digitalizzata con i piedi o senza aver corretto gli errori
dellocr o unedizione tradotta male, sto solo occupando disco e banda, non sto trovando
unalternativa al circuito editoriale.
Madonna, che confusione tra digitalizzazione, download, pirateria e copyleft!
Nellordine:
COPYLEFT, DOWNLOAD, DIRITTI
Il copyleft, in senso lato, quellinsieme di pratiche e licenze create allo scopo di conciliare libert
di riproduzione dellopera e remunerazione del lavoro dellautore. Se lo confondi con la pirateria,
Stallman e tanti altri ti scaracchiano in faccia. Ci sono certe cose che non si possono fare con
221

unopera in copyleft o con unopera in creative commons. Some rights reserved, il principio.
Alcuni diritti rimangono riservati. Prendi i nostri libri: possono essere riprodotti ma non a scopo di
lucro. La riproduzione e circolazione deve restare gratuita. Ogni utilizzo commerciale va invece
negoziato con noi, che ci prendiamo una fetta della torta. E infatti noi campiamo di diritti dautore.
Se un produttore vuole farne un film, non pu prendere un nostro libro come se niente fosse: deve
pagare prima lopzione e poi, se riesce a produrre la pellicola, tutto il malloppo. Idem teatro, tv etc.
E ovviamente i diritti esteri. In che senso il copyleft non pagherebbe il traduttore? Per poter tradurre
e pubblicare un nostro libro, leditore estero lo deve comprare, dopodich assume un traduttore e
paga pure lui/lei.
QUALITA DELLA DIGITALIZZAZIONE
Allora, per vedere una digitalizzazione amatoriale e volontaristica eppure precisa, competente e
appassionata (e addirittura peer-reviewed), invito a visitare:
http://www.liberliber.it
E se a digitalizzare leditore stesso, se serio cercher di fare un buon lavoro. L basta vedere
come sono le edizioni su carta: se sono sciatte e piene di refusi, con ogni probabilit sar sciatta e
piena di refusi anche ledizione elettronica.
PIRATERIA
Mettiamocelo in testa: la pirateria endemica. Its here to stay. Non se ne andr mai. Pu essere
ridimensionata, questo s. Non ci sarebbe bisogno di andarsi a cercare i bit torrent di libri
scansionati male se gli editori mettessero a disposizione files scansionati bene e a prezzi abbordabili
(magari con un abbonamento che permetta di scaricare tot libri al mese, roba del genere). E
ovviamente questo vale ancor pi per i libri irreperibili, come si diceva sopra. Io mi sono scaricato
Il canto di Kali in pdf illegale perch lalternativa era girarmi tutte le bancarelle dItalia e
scartabellare fino a trovarne una copia. Ma la vergogna non la pirateria, perch in questo caso chi
ha digitalizzato il libro lo ha fatto per salvarlo dallirreperibilit. La vergogna che la maggior parte
dei libri di un autore importante come Simmons siano tutti fuori catalogo, che i suoi libri siano stati
macerati.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 1:00 am da Wu Ming 1

@ Vincent,
oh yes, mi sento in forma.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 1:01 am da Wu Ming 1

Cortellessa, qui qualcuno fesso. E indovina un po: sei tu. Ti hanno fatto il trucco pi vecchio del
mondo e ci sei cascato come un grosso peperone farcito. Hanno fatto il poliziotto buono (WM4) e il
poliziotto cattivo (WM1). E tu come da copione: hai continuato a lamentarti con quello buono di
quantera cattivo quello cattivo. E intanto, mentre quello cattivo ti distraeva facendoti incazzare,
quello buono ti massacrava. Pfui.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 1:12 am da Santi Licheri Jr.

222

E comunque lidea dominante di Letteratura non e certo quella della Policastro. Neanche nel
mondo accademico.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 1:46 am da AMA

@ WM1: grazie, soluzione migliore non si poteva trovare. Se recupero la mia copia extra de Il
canto di Kali ve/te la spedisco
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 7:03 am da Elvezio

[...] leggerli tutti. Eppure la megadiscussione sulla letterariet in corso su Lipperatura va seguita:
tra laltro nei prossimi giorni sar disponibile anche in formato pdf. Sono [...]
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 8:30 am da Letterariet e tradizione Laramannis Weblog

Santi Licheri jr ha torto e non ha torto.


Questo thread acquisterebbe dall esser messo in scena, altro che banalmente in pdf, e quando fosse
il turno del povero Elvezio che ha paura di fare cattiva figura un attore coperto da un lenzuolo
farebbe un passo avanti e leggerebbe la sua parte.
A Policastro si sarebbe voluto dire, sciogliti, ma in fondo questa sua figura da Grande Inquisitore
un memento di tempi e modi passati, una figura classica della modernit, temibile solo nel ricordo,
utile a rivendicare la libert del fare.
AMEN
Ah, poi c AMA, lesule incattivito, un caratterista. Non ci fosse si sarebbe dovuto inventare.
Lesimia filologa omonima, anche quella un personaggio classico, ma non frequente in rete, ci sta.
No, verrebbe uno spettacolo divertente, un bel musical per dieci o venti spettatori.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 8:35 am da aldovrandi

No questione di cattiva figura o perlomeno non solo, anche perch visti certi interventi non devo
certo preoccuparmi del livello dei miei.
Trovo sia questione di contesto, appartenenze e altro ancora.
Per chiarire: non ho problemi a scrivere commenti qui su Lipperatura e associare mio nome e blog
con il contenitore qui presente, potrei avere problemi a vederlo associatoa Carmilla o contenuto in
un pdf made in Carmilla e se tale possibilit fosse stata presente fin dallinizio della discussione
223

avrei potuto da un lato porre pi attenzione a quanto scrivevo, dallaltro intervenire con altro nome
senza link.
Wu Ming ben comprende questa serie di problematiche e si sbattuto per modificare, a riprova di
come siano attenti a certe strategie e ambiti comunicativi.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 8:56 am da Elvezio

Avendo contribuito a iniziare la discussione, mi spiace non averla potuta seguire, ma ho avuto dei
problemi durante il week-end e sono ricapitato qui 500 messaggi dopo.
Dico dunque solo alcune opinioni a riguardo, dopo essermi scorso tutti i commenti (ho preso ferie
per farlo!). Mi scuso se qualcosa gi stata detta.
Sullanalisi testuale letteraria del testo di Ottonieri proposto dalla dott. Policastro quale esempio di
letterariet, vorrei dire che questo pezzo (che riporto per comodit di rilettura):
Che fu trascorso quellistante di opacit, subito le schermo riprese la sua funzione ma pi vivido,
cangianti le ombre, psichedele di memorie proiettate, pervadente loblo tecnicolore, che gemina
lucendo in un sol punto, un punto solo la sua ansia e placa. Si scost un istante da quel punto, in
cui ella poteva avere limpressione di dominare il seriale anfiteatro del monitor; per incappare
quindi nel bulbo della camera rotante l pure, in sala di controllo, inaccessibile scrutante sul
deserto intermittibile delle cose in un quadro. Suo minimo punto di strizza nel cuore, aggrappatasi
al guscio della tuta nera di Magoga, cos che le parve squittire, pupille puntasse allora
sullintermittente a lei occhioso semicerchio degli schermi.
da lettore non proprio di massmarket paperback, quale mi ritengo, non lo trovo letterario, lo trovo
aulico, lo trovo poetico, probabilmente sperimentale, ma non letterario, per lo meno nel senso in
cui io (umile lettore medio) lo intendo. In altre parole, apprezzo e comprendo la capacit linguistica
ed espressiva di Ottonieri, ma per come la vedo io il romanzo nasce popolare (ovvero accessibile
a tutti) e da questo stralcio la lingua di Ottonieri non mi pare lo sia.
Del resto il fatto che lei lo consideri dal suo legittimissimo punto di vista un fulgido esempio di
letterariet, mi fa capire molto delle ragioni per cui ci sia uno storico scollamento tra la critica
accademica e il mercato editoriale (lettori), ragione per cui in Italia si fatica a trovare un prodotto
editoriale accessibile, ma valido. In altre parole, sembra che per la critica si passi sul serio da
Ottonieri a Moccia. Ovvero dalla categoria A alla categoria C, senza passare per la categoria
wuminghiana B, ovvero la terra di mezzo.
Da questo punto di vista mi ha sorpreso molto la classifica dei migliori libri di David Foster
Wallace, uno che di letteratura se ne capiva, almeno stando a come scriveva. Quanti dentro quella
classifica sono libri di genere? Quanti fanno parte della famigerata area intermedia? Perch in
Italia siamo cos spocchiosi da pensare che la letteratura di genere non abbia dignit e che lunica
letteratura degna sia quella degli Ottonieri, quando invece il romanzo nasce di genere? Penso
per esempio al Frankenstein di Mary Shelley? Forse questo il motivo per cui solo negli ultimi
ventanni in Italia si visto il fiorire della categoria B?
E se davvero possiamo adottare una classificazione - pur dai confini sfumati - in tre aree letterarie:
224

(A) Letteraria alta, ovvero colta (gli Ottonieri)


(B) Letteraria intermedia, ovvero popolare-alta (i Wu Ming)
(C) Letteraria bassa, ovvero popolare-bassa (i Moccia)
la domanda successiva che mi sorge perch? Qual lo scopo di ciascuna di esse? Di cosa si
lamentano i critici? Del fatto che i romanzi di classe (A) non si trovino in libreria (ma si trovino per
esempio online), o piuttosto del fatto che i libri di categoria (B) e (C) in generale esistano?
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 9:00 am da Il grande marziano

s s, questi sono fatti vostri, ma chi guarda vede il palcoscenico e non gli importano le intenzioni
delautore, solo le realizzazioni:D
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 9:01 am da aldovrandi

il mio commentino era per @elvezio


Postato luned, 5 luglio 2010 alle 9:02 am da aldovrandi

Tra Ottonieri e WU Ming non c niente? Non Mari, non Siti, non Pugno, non Celati e non tutti gli
altri che non elenco e che tra Moccia e Ottonieri fanno il corpo vivo della letteratura italiana?
Il corpo vivo e in carne, il corpo vivo e nonostante tutto ancora sano, non solo il pur necessario
terminale linguistico e sperimentale.
Fai bene a autonominarti grande marziano.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 9:11 am da aldovrandi

@aldrovandi: per forza di cose quando si tenta di dare una descrizione delle cose si usano delle
categorie e le categorie forzano le interpretazioni.
E evidente che in una scienza cos poco esatta come la letteratura, i confini delle categorie sono
quantomai sfumati, a volte sfuggenti e possono esserci sovrapposizioni pi o meno nette. Alla fine ,
insomma, le categorie ognuno le gestisce e le interpreta secondo le proprie inclinazioni.
Ho utilizzato i nomi Ottonieri / Wu Ming / Moccia solo perch gi simbolicamente (e non)
citati qui dentro. Tutti gli altri lei li pu mettere nella categoria che preferisce. O pu fare altre
categorie, se questo la agevola. O astenersi, se ci la irrita.

225

Non posso certo inserire tutti gli autori da lei citati, e ce ne sarebbero anche altri. Per esempio Mari,
di cui di recente ho letto il bellissimo Rosso Floyd, probabilmente si avvicina di certo pi alla
categoria (A), ma almeno in Rosso Floyd non nemmeno cos distante della (B). Quel che certo
che Mari un autore che, a differenza di Ottonieri e Di Ruscio, si trova ben esposto in libreria. E
questo, a detta di taluni, sembra escluderlo automaticamente dalla categoria (A).
Quanto infine a ironizzare gratuitamente sui nick altrui, tutto sommato non credo che giovi alla
qualit della discussione.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 9:33 am da Il grande marziano

mi scuso, ovviamente era @aldovrandi.


Postato luned, 5 luglio 2010 alle 9:34 am da Il grande marziano

Vincent,
grazie per lexcusatio, per io il lato migliore proprio non ce lho. E tutta una ciofeca mischiata.
Mi piace Salgari, Ellroy, Soriano, Carl Schmitt (oh cazzo) e Foucault, Elmore Leonard Dick e
Cervantes. Mi piace Leone, Monicelli, Eastwood Scorsese Joe Pesci Miyazaki e Spike Lee. Mi
piace Hendrix MonK i Last Poets, Stooges e Sonic Youth, Dead Kennedys ed Elio, Sugarhill Gang
e Snoop Dog, Ben Harper e Bach. Mi piace Bill Sienkievitcz e il Gruppo TNT, Pazienza e
Rauschenberg, Liberatore e Pontormo. Mi piace Sankara, Malcolm, Nkrumah e Pancho Villa,
Camilo Cienfuegos e Gandhi, Leonard Peltier e Molly Brant. Mi piace vedere galoppare un grande
cavallo da corsa. Mi piace il sorriso delle donne che mi sorridono. Mi piace Maradona, el flaco
Menotti, Leopoldo Luque, Mario Kempes, Osvaldo Ardiles.
Quando giocavo al calcio, il campo mi sembrava lunico posto dove poter stare. Avevo piedi
dignitosi, ma facevo linterdittore. Mi piaceva curare luomo dordine avversario, provare a levargli
laria.
Per un po lho fatto anche in politica, nel movimento. Mi piaceva fermare gli stronzi, creare spazi.
Si poteva solo perdere, c sempre una Genova che ti aspetta, ma stato anche divertente.
Non ce lho un lato migliore, tutta una ciofeca mischiata.
L.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 9:40 am da luca

@ aldovrandi
Quoto: Tra Ottonieri e WU Ming non c niente? Non Mari, non Siti, non Pugno, non Celati e non
tutti gli altri che non elenco e che tra Moccia e Ottonieri fanno il corpo vivo della letteratura
italiana?.
E precisamente per questo, perch esistono mille sfumature intermedie, che, ragionare in termini di
letterario e non-letterario funziona solo sugli estremi facilmente identificabili come A e C,
226

ossia INUTILE. Inutile nel senso pieno del termine, cio che non serve a niente perch mi spiega
levidente e liquida lindagine vera, empirica. Avevo aggiunto, citando Sergio Garufi (ma nessuno
ci ha cagati), che esistono diversi modi di sollecitare il lettore, di non compiacerlo, di impegnarlo, e
che insieme alla lingua, anche trama e sviluppo dei personaggi sono fattori rilevanti in questo senso.
Cortellessa non la pensa cos, almeno per quanto ha scritto in questo thread, e anche questa mi pare
una differenza sostanziale tra le due posizioni espresse; insieme alla questione politico-strategica
(ma in questo senso sicuramente potr dare a noi liberisti inconsapevoli qualche buon consiglio
operativo).
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 9:46 am da Wu Ming 4

@WuMing4
dissi gi, molti commenti fa, che io non taglio il mondo in due con lascia, a meno che non me lo
faccia fare laltro, sono onnivoro, e a certe condizioni posso leggermi persino libri scritti in Lingua
Inerte, lho fatto e continuer a farlo, sebbene con una vaga vena di fastidio, e quella non me la
posso levare, n voglio.
@Il Grande Marziano
mi scuso, pensavo che uno che si chiama Grande Marziano ironizzasse in partenza, comunque tutti i
nomi o quasi fatti da me sono gi stati fatti in questo thread proprio da Cortellessa, che non mi
sembra Torquemada, a differenza di Policastro che tiene in tasca lacciarino per appiccare il fuoco
alla catasta, Cortellessa mi sembra piuttosto aperto e onnivoro pure lui, bench difenda un concetto
di letteratura che io IN GRANDISSIMA PARTE condivido.
Ma ci stiamo ripetendo, direi.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 10:07 am da aldovrandi

Wu Ming 1, il pdf a qual fine? e il pdf di cosa? Di una discussione in cui hai chiamato a raccolta
tutti i tuoi sodali, dissuadendo ad esempio i miei (quei pochi che abbiamo in comune e che dunque
bazzicano la rete) dallintervenire, per far emergere dalla quantit degli interventi e dalla grevit
degli insulti, che Wu Ming Wu Ming e il web il suo profeta (o il contrario, che uguale)?
Prendo la distanze da una discussione che diventata un tuo spot promozionale (vedi ultimi due
interventi), con una sintesi delle posizioni avversarie totalmente irrispettosa, poco obiettiva, poco
lucida. E non dico irriguardose dellavversario (dialettico, sintende) come persona, il che pure
stato, ma come sostenitore di idee che ha avuto la pazienza e la correttezza di esprimere provando a
documentare e ad argomentare, sempre libri alla mano e senza fumosit di sorta, come da pi parti
invocato.
Poich questa discussione non era un vostro spot promozionale, n un match Cortellessa/Wu Ming,
ma una libera e aperta discussione a partire da un documentario che tra laltro pochi hanno visto, mi
aspetto che mi si chieda il permesso di postare altrove dei contenuti destinati a QUESTA
discussione, una discussione in rete, esportabile fuori col consenso dei partecipanti. Che non hai,
evidentemente, da parte mia. Poi liberissimi, signori Wu Ming, di essere scorretti: nec miror.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 10:11 am da Gilda Policastro
227

@ aldovrandi
Ci stiamo ripetendo da un bel po. Io direi che ora di chiamare i giri. Tanto chi voleva dare le sue
sintesi tendenziose lo ha fatto. E chi vuole lasciare aperte delle domande, come me, pure ha facolt
di farlo.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 10:13 am da Andrea Cortellessa

@ Cortellessa
le posso chiedere, visto che aveva mostrato una certa disponibilit per altri libri, di leggere Nova
Swing prima che sparisca dalle edicole? Non mi importa che le piaccia o meno, ma sarei curioso
della sua opinione
(col caveat che sto leggendo la traduzione in questo momento per la prima volta, e ci sono momenti
in cui mi tira via)
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 10:25 am da marco

Ma Gilda, non c proprio nessun altrove o altro utilizzo.


Nessun altrove, perch il pdf sar scaricabile proprio qui, da Lipperatura (immagino che domani
Loredana far un post ad hoc).
Nessun altro utilizzo, perch si tratta solo di un diverso formato e di una diversa impaginazione
del medesimo dibattito *pubblico* a cui tu hai partecipato di tua spontanea volont, non forzata da
nessuno.
Non sta in piedi la pretesa di voler discutere in html ma non in pdf, a che gioco giochiamo? Nel
momento in cui vieni qui, intervieni e lo fai firmandoti con nome e cognome, sei tu stessa - in prima
persona - ad attuare una pubblicazione.
Dopodich: la notizia che questo thread sarebbe stato ri-impaginato di 48 ore fa, dopo quella
notizia sei ri-intervenuta molte altre volte, perfettamente edotta della cosa. Come mai adesso parli di
scorrettezza? Guarda che in pdf non darai unimpressione tanto diversa da quella che hai dato in
html. Chi ti dava ragione leggendoti in html, ti dar ragione anche leggendoti in pdf. Non devi
proprio aver paura di nulla.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 10:27 am da Wu Ming 1

Ristabiliamo un pochino dordine. Il mondo della critica accademica non e certo quello della
Policastro, povera donna, tutta chiacchiere e distintivo. E neanche il minoritario Sanguineti avrebbe
avuto il potere di attribuire ad Ottonieri la Classe A. Poi, voglio dire, sembra che per scrivere
Letteratura si debba essere molto TITOLATI e come minimo ricercatori, magari precari, nelle
squalliduccie universita italiane. Ma di fatto cosi non e.
228

Insisto, dopo tutte queste chiacchiere, attendo con ansia il romanzo desordio della Policastro. Come
poetessa, pubblicata sulla rivista della Manni credo, dovrei verificare, mi sembrava una mezza
ciofeca anche lei. Nella media nazionale insomma.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 10:27 am da AMA

Se una discussione sul blog viene riprodotta senza contraffazioni di sorta, le argomentazioni
restano, insieme ai vari insulti, evidentemente, ma chi vorr far la tara, e del resto chi voleva lha
gi fatta mentre la discussione era in fieri. E evidente che questa discussione non verteva sul
documentario di Cortellessa, ma sulla letteratura, la letterariet, le strategie rispetto alleditoria, etc.
Sono state espresse delle posizioni e delle argomentazioni diverse. Se uno ha il coraggio delle
proprie idee non vedo cosa dovrebbe avere in contrario alla possibilit che altri - magari pi legati
al supporto cartaceo - possano stamparsela in proprio, impaginata in modo che la lettura sia
agevolata.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 10:28 am da Wu Ming 4

Tra laltro, Gilda, i miei ultimi due commenti che tanto ti sono dispiaciuti nel pdf non ci saranno
nemmeno! Il ri-impaginato si ferma al 550esimo commento.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 10:28 am da Wu Ming 1

@ Elvezio,
se il problema era il download da Carmilla, cosa pensi del download da Lipperatura?
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 10:31 am da Wu Ming 1

@ wm1: come detto non solo un problema di contesto. Io ormai leggo quasi esclusivamente
formati elettronici, per me un pdf cosa diversa da un commentarium.
Se sei al pub con amici e parli di, boh, Simmons ti escono espressioni che stanno bene al pub, se sei
a un tavolo conscio che ti stanno riprendendo per un documentario allora usi altre espressioni (che
magari al pub farebbero sorridere).
Mi spiace per la sbatta che vi ho fatto fare (ma erano pochi interventi e c il dio ctrl+F che aiuta)
ma lo reputo un punto importante, ancora di pi in una discussione nella quale fra laltro s parlato
di digitale.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 10:40 am da Elvezio

229

@aldovrandi: no problem. In effetti ironizzo, ma il contesto non mi pareva adatto. Comunque no


problem, ci mancherebbe. Equivoci da blog.
Dallidea che mi sono fatto nel complesso, rileggendo il thread, che in effetti nella disputa
Cortellessa Vs. Wu Ming, ci siano pi che altro accidenti di comunicazione, nel senso che le due
parti - dopo infiniti distinguo, chiarimenti e battibecchi - finiscono per approdare su terreni non
troppo dissimili. La differenza risiede soprattutto nellattuazione delle strategie che le due parti
adottano per perseguire gli scopi che stanno loro a cuore e, al massimo, qualche generale difetto nel
reciproco riconoscimento. Certo, alla fine resta la difesa di quel concetto di letteratura, che per i
Wu Ming possiede dei confini allargati.
Per non ricordo che nel thread Cortellessa abbia espresso una personale opinione letteraria netta
sulla letteratura della terra di mezzo. Se lha fatto perdonatemi, sar anche marziano, ma non
riesco a tenere a mente 500 messaggi e pi.
Dal canto suo, Policastro in effetti mostra un atteggiamento molto pi oltranzista, tant che ho
notato si riferisce a questo thread come a una discussione tra critici, editor e scrittori, e quindi
sembra utilizzare per istinto categorie mentali in cui i lettori non trovano posto.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 10:47 am da Il grande marziano

E avete per perfettamente ragione che nel momento in cui stato annunciato il .pdf ognuno si
sarebbe dovuto regolare. L (non ho controllato se ho scritto molto dopo lannuncio, non credo)
eventuale mea culpa
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 10:47 am da Elvezio

Elvezio, tu sei stato tempestivo, no problem. E poi i tuoi erano tutti commenti en passant, mentre
quelli di Gilda erano intenzionali dalla prima allultima sillaba, strutturati e coesi, lenzuolate
teoriche ex cathedra.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 11:04 am da Wu Ming 1

@Wu Ming 1 e 4 Che toni inappropriati (eufemismo). Stavolta non lo direi da bar, ma da palestra:
guarda quanti pesi sollevo, come sono pettoruto, come ti metto paura.
Ma fate tutti i pdf che volete: scorretto non chiedere ai partecipanti di poter utilizzare una
discussione in un contesto (e anche in un formato) diverso da quello originario: punto. Non un
problema di coraggio, ma di transmedialit, voi minsegnate. Un pdf non un thread, o devo
spiegarvi io la differenza, voi esperti, voi decani, voi profeti, voi allah (o superman, come vi piace)?
Il merito dei contenuti ovviamente per quel che mi riguarda resta, punto per punto. I toni, altrettanto
230

ovviamente, sono determinati, pi che dallorientamento in s della discussione o dalle differenti


posizioni pregresse o via via assunte, dallatteggiamento rabbiosamente ostile dellavversario (di
certi avversari, voi stessi e i sodali a voi fedeli in ogni discussione nel web. Siete una trib, non una
persona singola, come la sottoscritta, che parla per s e a titolo personale. Voi gi uno sforzo
supremo distinguervi luno dallaltro, figuriamoci starci a ricordare i manutengoli).
Ma per voi distinzione troppo sottile: non esistono spazi, luoghi contesti, non esiste il medium
della discussione, e non esiste la discussione stessa, non esiste il confronto, ve ne mancano le
premesse metodologiche.
Ripeto, avete avuto il vostro ennesimo spot promozionale, e non riuscendo a farvi considerare dai
critici con le opere, ci provate con gli insulti e i raggiri.
Benissimo, non il mio modo. Voi continuate pure, ma io non autorizzo il pdf, per la mia parte. E
cortesia fu lui esser villano (Dante, quel putrefatto vasetto).
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 11:16 am da Gilda Policastro

*li direi
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 11:17 am da Gilda Policastro

Sta discussione mi ha aperto un mondo. E mica scherzo.


Postato luned, 5 luglio 2010 alle 11:20 am da G.L.

Gilda, cosa devo dirti? Tu hai scritto nec miror. Io ti dico: take a mirror. Qui gli spot
autopromozionali, i tentativi di intimorire, le pretese di essere decane, esperte e profetesse, gli
atteggiamenti rabbiosi, il richiamo a una trib (quella dei critici che ne sanno), lossessione di farsi
considerare in quanto critici etc. etc. etc. tutta questa roba stata fin dallinizio patrimonio tuo. Non
posso dire che sia stato patrimonio esclusivo, ma di certo hai saldamente detenuto la maggioranza
del pacchetto azionario. E se ne sono accorti tutti. Puoi tranquillamente continuare a chiamare nostri
manutengoli, sodali o reggicoda quelli che qui si sono detti in disaccordo con te. Loro sanno
bene di non esserlo. Molti intervenuti non avevano mai postato commenti su Lipperatura, e alcuni
che hanno dato torto a te su alcuni punti non per questo danno ragione a noi su altri, n tantomeno
sono nostri fan. Ansuini, che mi ha riconosciuto certe cose, uno che di noi in altri frangenti scrive
- legittimamente e liberamente - peste e corna. Vai pure su FB a gridare al complotto, al trappolone,
ma sei stata tu a venire qui senza che nessuno ti chiamasse, e ti prendi quello che arriva. Prosit.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 11:27 am da Wu Ming 1

231

Sono rimasta lontana dal pc per un giorno e quindi indietro di molti commenti (cercher di leggerli
nelle prossime ore). Devo comunque una risposta a Gilda Policastro che, nellintervento del 4 luglio
ore 11,50, si diverte a storpiare il mio nome secondo una tipologia di prassi cara a Emilio Fede.
Complimenti.
Lei dice:E dove starebbe, Maria Luisa 1 o 2 o non so pi chi, la contraddizione, nel dichiarare da
un lato di non voler lasciar soli i lettori, dallaltro di pretendere che chi parla di letteratura abbia gli
strumenti adeguati (necessari, inderogabili: altrimenti accade come in questo caso, di fraintendersi
perennemente, di dire asso e sentirsi interpretare figura etc.), come chi parla darte, o di cinema, o di
teoria delle stringhe, o di malattie esantematiche.
E dove starebbe la contraddizione nel pretendere che chi parla di romanzi neostorici (adotto il
termine da lei coniato) abbia gli strumenti adeguati, necessari, inderogabili per farlo? Se c una
cosa che amo nella scrittura di Wu Ming, luso raffinato, sottile, non ordinario delle fonti storiche.
Conoscendo le mille difficolt che un rigoroso approccio storiografico pone, come loro lettrice mi
ritengo appagata non solo dallassenza, nelle loro pagine, di qualsiasi banalizzazione della storia,
ma anche dalle scelte etiche che stanno a monte delle loro interpretazioni, ossatura portante della
produzione del collettivo. Qualche esempio di tale criterio etico: decidere di riportare un dato
storico scomodo che sarebbe pi utile ignorare, praticare una concezione dinamica del passato
rifuggendo ciclici rigurgiti revisionisti, bypassare luso pubblico/politico della ricerca storiografica,
etc, etc
Di tutto questo lei non sa NULLA eppure pontifica e invita i suoi interlocutori a studiare.
Per Giuda ballerino (interiezione fumettistica di fascia C, volta a bilanciare linteriezione colta,
Crisssto polverizzato, di fascia A utilizzata da wu ming 1) lei non conosce neppure le basi MINIME
delle problematiche legate allinterpretazione delle fonti che, in un romanzo storico di buon livello
(non parlo mica di V.M.Manfredi, eh) INEVITABILMENTE confluiscono nella materia narrata,
originando una sorta di sottotraccia morale!
Mi dispiace, ma ai suoi giudizi sommari e sciatti (romanzo storico = romanzo di complotti e nulla
pi) io continuo e continuer a prediligere i commenti puntuali di accademici dotati di pesanti
attributi quali Adriano Prosperi (universit Normale di Pisa), Giovanni Brizzi (universit di
Bologna), Alessandro Barbero etc
Guardi, se c una cosa che davvero mi stupisce dei suoi interventi questo suo continuo cadere in
contraddizione con se stessa, come quando da un lato si atteggia a intellettuale di sinistra non
ortodosso e dallaltro pratica lapologia della cultura elitaria ad ogni modo, gi qualcuno prima di
me lha invitata a frequentare Casa Pound, eviter di ripetere tale esortazione.
Dopotutto, non c nulla di male ad avere predilezioni evoliane anzich marxiste, basta solo essere
chiari e rivendicarle apertamente come - dopo 6 giorni di sta discussione- finalmente lei ha fatto.
P.S.
In questo thread mi riferisco spesso ai romanzi di Wu Ming perch li ho letti e quindi posso
permettermi di parlare di ci che conosco, tuttavia non sono una groupie del collettivo come lei,
mediante becere allusioni, vuol fare intendere. Una parte della loro produzione , a parer mio, di
qualit inferiore rispetto ad altra e quando ne ho avuto la possibilit, ho mosso critiche in tale
direzione, senza per questo ricevere dai diretti interessati insulti o predicozzi paternalistici.
Semplicemente se n discusso, da pari a pari.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 11:28 am da Anna Luisa

@ Marco
Prendo volentieri il libro che mi segnala. Lultimo Urania, giusto?
232

Postato luned, 5 luglio 2010 alle 11:33 am da Andrea Cortellessa

@ Gilda Policastro
Tutti qui hanno parlato a titolo personale. Wu Ming 1, Wu Ming 4, Andrea Cortellessa, lei, Elvezio,
etc. etc. Se poi lei fa fatica a disintguerci luno dallaltro, davvero un problema suo. Insultare chi
ha partecipato a questa discussione dandogli del manutengolo o del sodale a noi fedele,
gridare allaccerchiamento, dire che ci siamo messi in due (tanti eravamo noi WM impegnati in
questa discussione, una vera trib) contro una, etc. non servir a niente. Lei ha espresso le sue
posizioni, noi le nostre. Qui nessuno ha censurato nessuno e tutti hanno potuto esprimere il proprio
punto di vista e articolarlo per giorni (!). E non mi sembra che le premesse metodologiche della
discussione non le stessero bene, dato che ad essa lei ha partecipato con veemenza e passione.
Capisco che adesso, al momento di tirare le somme, lei si renda ben conto di come ne esce e la cosa
la irriti alquanto. Ma suvvia, un po di coraggio: non era lei che invitava tutti a tenere la schiena
dritta?
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 11:39 am da Wu Ming 4

A onor del vero, va riconosciuto che tra Cortellessa e Policastro c comunque un notevole divario.
In termini di lucidit, di stile e soprattutto di autostima, visto che Cortellessa non mi sembra
timoroso di aver fatto una brutta figura e non sta montando un can can perch si mette a
disposizione la discussione in un altro formato.
Sia chiaro: non si tratta, da parte mia, di un divide et impera. Per me possono anche stare uniti, e
lossessione dellimperio (nonch degli imperativi: leggi questo libro o non sei nessuno) una
cosa che, si visto, appartiene ad altri.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 11:55 am da Wu Ming 1

@ Wu Ming 1
Hai ragione, Gilda e io non siamo la stessa persona. Ma io comprendo facilmente, e rispetto molto,
e molto vorrei venisse rispettato anche da altri, il punto di vista di Gilda, la quale sente inopportuno
che una delle parti liberamente dialoganti sullo stesso piano, come tale parte descrive la presente
situazione, prenda liniziativa di sussumere il dialogo trasportandolo su un vettore diverso da quello
- questo - nel quale siamo liberamente intervenuti, senza nemmeno chiedere il consenso degli
interessati. come la storia di Torrent di cui sopra. C chi non avverte difficolt di sorta e c chi
vorrebbe conoscere meglio la cornice, prima di esserci messo dentro. C chi ci sta e chi no, tutto
qui. Ma del tuo rispetto del prossimo hai gi dato abbastanza prova negli ultimi tempi, non c
bisogno di ulteriori conferme.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 12:03 pm da Andrea Cortellessa

233

@ Wu Ming 1
Pure io e te abbiamo stili oratori molto diversi in rete - e si visto - ma non per questo ci disuniamo
Per quel poco che ho potuto conoscere Cortellessa nei dibattiti telematici, non mi sembra tipo che si
getta in una discussione anima e corpo per poi lagnarsi e ricriminare per come andata. Di questo
gli do atto, anche se le nostre posizioni sono evidentemente distanti.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 12:03 pm da Wu Ming 4

Sentite, Andrea e Gilda, lo rispiego senza astio, perch proprio non ci siamo capiti.
1) Esistono blog che in calce alle discussioni hanno lopzione Printable version, Ottimizzato per
la stampa, cambia la dicitura ma la sostanza quella. Giap, per fare un esempio, uno di questi.
2) Quando clicchi su quellopzione, ti si apre la stessa, identica, medesima, intonsa discussione che
stavi leggendo prima, solo che non ci sono la colonnina di destra, la colonnina di sinistra, i vari
widgets come ad esempio le foto che Loredana carica da Flickr e che potete vedere qui in alto a
sinistra etc. C solo il testo, puro e facile da leggere.
3) A quel punto puoi decidere se stampare tutto direttamente oppure se salvarti quella pagina in pdf.
Ora, uno dei limiti tecnici di Lipperatura che questa funzione, ragionevole e comodissima, non
c. Non puoi stampare le discussioni senza stampare anche un sacco di altra roba. Loredana lo
metterebbe anche, quel widget, ma non pu perch la piattaforma di Kataweb rigida, e lei non sa
metterci le mani.
Siccome questa opzione - ripeto: normalissima, ragionevole - non c di default, il pdf abbiamo
deciso di farlo noi.
Se quellopzione ci fosse stata, a questora un sacco di gente avrebbe gi stampato o salvato in pdf,
e tu e Gilda non ve ne sareste manco accorti.
Qual la differenza?
La discussione verr riportata tale e quale, senza glosse, senza intermissioni, senza illustrazioni.
Tale e quale a come ha avuto luogo. Non c bisogno di alcun permesso da parte tua, o meglio: il
permesso lo hai gi dato nel momento in cui sei intervenuto in uno spazio pubblico.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 12:19 pm da Wu Ming 1

E un peccato per che tutta la seconda parte del thread (dopo il numero 550) non sia inclusa nel
nuovo formato. Non possibile fare un pdf-seconda parte, qualora i commenti continuassero con un
certo ritmo? Io fino a ieri ero in pari ma essendo stata lontana da casa per un giorno intero, ora non
lo sono pi. Sto facendo una fatica incredibile a leggere gli ultimi interventi.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 12:27 pm da Anna Luisa
234

Sorry for the mess.


Mi sento colpevole ad aver tirato in ballo una questione (per me importante ma non certo per i
motivi espressi da altri) che ha offerto sponda a G. Policastro per negare il permesso al pdf.
Non so se Policastro avrebbe mai pensato al tutto senza il mio intervento e me ne dispiace, anche
perch i suoi interventi sono molto pi importanti di quelli di altri: se avessi potuto intravedere le
conseguenze non credo che avrei tirato in ballo la questione.
Rimane comunque intatto il valore del thread che anche al sottoscritto ha insegnato davvero molto
(non ultimo: la prossima volta per una richiesta del genere user mail private a chi di dovere).
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 12:31 pm da Elvezio

@ Anna Luisa,
gi cos viene un sacco (ma davvero un sacco) di pagine, un limite dovevamo pure darcelo
Bisogna fare in modo che Kataweb integri in sta benedetta piattaforma lopzione printable/pdf. E
veramente un requisito di base per un blog dove si discute.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 12:32 pm da Wu Ming 1

Senza astio, per una volta, anche da parte mia. Anche tu non hai capito quanto dettoti da Gilda. Lei
non pensa opportuno che con i suoi interventi si faccia un file pdf di questa discussione. Se credi e
ne hai la forza, convincila del contrario. Ma non dire che se ci fosse una technicality cos e cos
sarebbe automatico, perch detta technicality - come dici tu stesso - in effetti non c.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 12:33 pm da Andrea Cortellessa

WM1
E se ne sono accorti tutti
no, tutti no. io no.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 12:35 pm da sergio garufi

@ sergio garufi,
dovrei sorprendermi?
235

.
@ Andrea
sempre senza astio, ma fuori dai denti: di, a cosa ci stiamo appigliando? Siamo tra persone
intelligenti. La technicality che qui non c in realt lo standard, la prassi abituale, fin dai tempi
di Movable Type 0.1. Carmilla ha quellopzione da otto anni, un sacco di blog hanno quellopzione.
Vuoi dirmi che Gilda non sarebbe intervenuta se qui sotto ci fosse stato il tastino Printable
version? Pensi che questo sia un discrimine in base al quale decide o non decide dove intervenire?
Cio: potete leggermi su schermo ma non osate stamparmi su un foglio A4? Suvva! >:-/
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 12:42 pm da Wu Ming 1

@ Andrea Cortellessa
No, guarda che proprio non si capisce. Perch a video li possiamo leggere gli interventi della
Policastro e stampati su un foglio no?
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 12:44 pm da Wu Ming 4

wm1
dovrei sorprendermi?
no, dovresti capire che paradossale dare dellarrogante a qualcuno e poi parlare a nome di tutti.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 12:50 pm da sergio garufi

Sentite, non sono io ad avere problemi con questa cosa. Ma ab-bia-te ri-spet-to per chi ne ha. Parlate
con lei, convincetela se siete capaci, e alluopo consiglio in primo luogo di dismettere
istantamenteamente questa posa ipertecnicistica e questo sorrisetto di sufficienza. Non tutti coloro
che vengono a discutere qui sono adusi a trascorrere ore e ore (come in questi giorni, pure, hanno
fatto) del loro tempo su un blog, n sono tenuti a conoscere tutti i loro meccanismi. Io per esempio,
che certo li frequento da pi tempo di Gilda, non vi seguo proprio - per una volta senza ironia - sul
fatto che sarebbe automatico se solo ecc.. Non c solo lautoritarismo dei critici letterari: anzi,
fosse quello il pi presente, oggi. Quello dei tecnocrati, te lo raccomando.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 12:52 pm da Andrea Cortellessa

@ Cortellessa

236

il numero di 1559 di giugno 2010. Da edicola a edicola potrebbe essere gi stato reso oppure
rimanere in circolazione fin quasi alla fine di luglio
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 12:52 pm da marco

@ Marco
Lo cercher. Grazie.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 12:54 pm da Andrea Cortellessa

Eh no, Mr. Cort, no. Technicality un cazzo. La signora gilda si rivela ci che , non c altro. Il
complotto i manutengoli la trib sti due maroni. Le avevo dato un consiglio, signora si rilegga
perch, guardi, lei spara puttanate impressionanti. Adesso mi pare le corra un brivido per la schiena.
Le cazzate scritte da me stanno l e basta, so di cosa si tratta. Spazio pubblico, assunzione di
responsabilit dei parlanti presso una comunit.
Rivoluzionaria di una bella minchia.
L.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 12:55 pm da luca

Chiedo scusa per la sineddoche (il tutto per la parte, tutti = tutti tranne Garufi).
Dora in avanti rimarcher la tua esclusione, aggiunger sempre tranne Garufi.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 12:57 pm da Wu Ming 1

Solo per confermare un paio di cose: la piattaforma di Kataweb, per quanto riguarda - chiamiamoli
cos - gli extra, non gestita da me. Dunque, non posso trasformare la discussione in pdf da
Lipperatura, purtroppo.
E confermo anche che il pdf in questione non contiene n sintesi, n rivisitazioni, n tagli. E
semplicemente la versione pi leggibile (quanto a caratteri e impaginazione) di quanto si legge qui.
Parola per parola. Dunque, in tutta onest, non capisco dove sia il problema!
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 12:59 pm da lalipperini

@ Andrea Cortellessa: per te io sono sempre il figlio della serva


Ho formulato senza tecnicismi (che tu ci creda o no li mastico poco pure io) e mo ci riprovo:
237

@ Gilda Polcastro, se ancora in ascolto: ci potrebbe spiegare perch se chiunque pu leggere a


video i suoi interventi in questa discussione non dovrebbe poterseli stampare su un foglio?
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 1:02 pm da Wu Ming 4

Ma quale sorrisetto di sufficienza?


E sono un tecnocrate autoritario solo perch ho detto che alcuni blog permettono di stampare le
discussioni senza sprecare carta, mentre qui non possibile e si supplito volontaristicamente a
questo difetto?
Prova a stampare una discussione di Lipperatura: ben sette (7) fogli A4 verranno sprecati solo per
stampare il banner pubblicitario, la testata, il contenuto della colonnina destra, il contenuto della
colonnina sinistra etc.
Daltronde, una discussione come questa copre 200 fogli A4. Impaginando meglio, si consuma
molto meno carta e il risultato sar pi leggibile.
O il problema (non tuo, forse di Gilda) proprio che il risultato sar pi leggibile, e quindi (forse)
pi letto, e (forse) lei pensa di aver fatto una figura non brillantissima?
Perch non credo di sovradeterminare nessuno se dico che questo sospetto venuto a tutti tranne
Garufi.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 1:05 pm da Wu Ming 1

@ Andrea Cortellessa
Be, Andrea, il mio spigoloso socio non ha tutti i torti: il sospetto venuto Ora sarebbe carino che
la signora lo fugasse e dimostrasse a noi altri malevoli stronzi che a pensar male si sbaglia. Non
credi?
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 1:09 pm da Wu Ming 4

Allora. Io ho chiesto rispetto, e lo chiedo una seconda volta, per chi 1) non capisce al volo questa
questione tecnica; 2) non capisce al volo - o chiede che comunque venga spiegata con pi calma,
non mancando di esplicitamente chiedere agli interessati un consenso, il che non ancora mai
avvenuto - lutilit di questo passaggio.
Se Wu Ming 1 insiste a esprimersi in questi toni, ho idea che Gilda Policastro non sar pi lunica a
sentire lesigenza di formalizzarsi.
Chiedo scusa a Wu Ming 4, che gi si rivolto con rispetto a Gilda Policastro, mentre non appulcro
pi verbo sulla sconfinata - davvero epica - antipatia e arroganza del suo omonimo.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 1:13 pm da Andrea Cortellessa

238

A me sembra di sognare. Ma il permesso per cosa??? E quale sarebbe la complicatissima questione


tecnica che non sarei in grado di far capire al volo? Se stampi la discussione come viene adesso,
viene una ciofeca. Se la stampi nellimpaginazione che stiamo facendo, viene leggibile. Ma che
altro devo dirti? Arroganza? :-O E in-cre-di-bi-le.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 1:16 pm da Wu Ming 1

anchio francamente non vedo il problema, se voglio copio qui e me lo stampo.


cosa che non far:D
gi in rete.
Potrei anche stamparlo, tagliare il banner eccetera e spedirlo a destra e a manca, a quelli che in rete
non ci vanno, nessuno me lo pu impedire, basta che dica che lo ho preso da qui, giusto?
e non far neanche questo:D
andiamo, non aprirete una discussione anche su questo, voglio sperare.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 1:23 pm da aldovrandi

Ho gi detto che non un mio problema.


Postato luned, 5 luglio 2010 alle 1:25 pm da Andrea Cortellessa

Posso dire? Se la policastro non da lautorizzazione va rispettata. io non sono daccordo e non vedo
il problema, ma linformazione lavete data in corsa e lei magari - sapendo di finire su carta - si
sarebbe espressa in maniera diversa. Ripeto, non sono daccordo ma non mi sembra onesto
pubblicare il pdf senza il suo consenso. piuttosto provare a convincerla, o ripetere loperazione
palesando che la finalit sar trarre un documento esplificativo di come si discuteva e bla bla bla.
Questa seconda opzione mi sembra la migliore, perch ripetendo lesperimento sareste tutti
senzaltro pi concisi e forse si potrebbe trovare qualche terreno di discussione in comune - come
ad esempio il salvataggio e la diffusione delle opere, che non mi sembra poco.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 1:31 pm da Alessandro Ansuini

@ansuini
probabile che Policastro sia gi su carta, nessuno pu impedire comodi copia-incolla, certo che se
il dottor Inferno non fosse cos infernale il problema non sarebbe neppure nato.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 1:34 pm da aldovrandi

239

En abime, lo stesso andamento generale di questa discussione.


A dice: c un problema. B risponde: io non vedo il problema, anzi ecco qui la soluzione di un altro
problema. Ma se A vede un problema, resta che il problema, per qualcuno, c. Di certo non si
risolve un problema asserendo che il problema non c, o di essere in grado di risolvere un altro
problema.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 1:35 pm da Andrea Cortellessa

@ Alessandro Ansuini,
no, non sono minimamente daccordo ed una posizione che non trovo sostenibile. Se adesso sul
tuo browser clicchi File > Stampa > Invio, questa intera discussione finisce *su carta*.
Devi chiedere il permesso a Gilda Policastro per farlo? Evidentemente no.
E possibile intervenire su un blog dicendo Non potete stampare quello che sto scrivendo?
Manifestamente no.
La stampata tale e quale viene una roba brutta e poco leggibile. Allora io - come diceva sopra
aldovrandi - taglio il banner, tolgo i colonnini, ingrandisco il font, insomma faccio in modo che
venga pi leggibile. Devo chiedere il permesso a Gilda Policastro per farlo? Platealmente no.
Ma di cosa stiamo parlando? Quale autorizzazione? A fare che? Io con la mia stampante sono libero
di stampare qualsivoglia discussione.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 1:38 pm da Wu Ming 1

per interessante, Elvezio che non vuol essere Elvezio fuori di qui, Policastro che non vuol essere
pidieffata, non che pensate che solo perch digitate nel chiuso della vostra stanza la cosa poi resta
nel chiuso della vostra stanza?
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 1:38 pm da aldovrandi

Si aldovandi, che ognuno, se ha voglia, possa stamparsi la cosa un conto, che qualcuno invece ne
faccia un pdf scaricabile con un clic e comodamente leggibile uniniziativa editoriale, anche se
libera.
Temo che non sia cos semplice come appare. Ripetere linteressante operazione vi sembra cos
improponibile?
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 1:42 pm da Alessandro Ansuini

240

comunque, @WuMing1, nel momento in cui vai incontro a Elvezio, ti metti in una posizione
insostenibile nel confronti di Policastro
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 1:42 pm da aldovrandi

@ aldovrandi: interessante ipotesi percettiva


Postato luned, 5 luglio 2010 alle 1:42 pm da Wu Ming 4

aldrovrandi scusami, mi ero scordato un r.


Postato luned, 5 luglio 2010 alle 1:45 pm da Alessandro Ansuini

@Andrea Cortellessa
ognuno ha diritto a chiedere di essere escluso dalla versione pdf se lo ritiene opportuno, per quanto
fatichi a capire perch, ma non parliamo di posa ipertecnicistica parlando di pdf e/o stampa. Al
massimo siamo daccordo che non tutti siano tenuti a conoscere Movable Type
http://it.wikipedia.org/wiki/Movable_Typ) che stato citato come esempio.
Ma noi lettori siamo stati (non soltanto dalla dott. Policastro, ma non da te che hai voluto dialogare
alla pari anche con noi) pi volte indicati come non allaltezza della discussione, e siamo stati pi
volte invitati a studiare, laddove non fossimo stati in grado di seguirla. La stessa Policastro ci ha
automaticamente escluso da un ipotetico discorso che avrebbe potuto continuare al di fuori del blog,
per affibbiare poi il simpatico titolo di manutengoli ad alcuni di noi. Mi pare che la questione
tecnica del pdf, a confronto, sia ben poca cosa.
Per quanto riguarda quella formale/editoriale/legale (aggiungete pure ci che volete) sono
daccordo con Alessandro Ansuini e altri per, secondo cui, essendo linformazione arrivata dopo, i
partecipanti non hanno mai dato un consenso esplicito, che avrebbe giustamente potuto essere
implicito se lo strumento per la creazione automatica dei pdf fosse stato presente. Ma mi chiedo
banalmente, se domani Kataweb lo inserisse retroattivamente su tutte le pagine?
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 1:49 pm da Pigna

wuming1 ci siamo incrociati e mi pare di averti risposto. tu singolamente o io possiamo stampare in


casa la discussione, se tu la prendi e la sposti poi su un altro sito dandole una cornice e un titolo
una cosa diversa. spulciando spulciando magari alla fine un cavillo ti dice che hai ragione o che hai
torto ma la galanteria sarebbe - secondo me - ottenere un suo consenso o ripetere la discussione che,
avendo questa precedente esperienza, magari porter ad altri frutti.
241

Postato luned, 5 luglio 2010 alle 1:53 pm da Alessandro Ansuini

a 600 e passa ormai fatico a caricare perci vi saluto, se passasse la mozione Ansuini, me toglietemi
pure, ma non tagliatemi, odio il sangue.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 1:55 pm da aldovrandi

Eppure bisognerebbe esserne fieri.


Fiera tra le fiere.
Guarda mamma, mi hanno buttato nellarena in mezzo a leoni iene tigri e ogni altra immonda
bestiaccia. Mi sono difesa, ho lottato, contro turbocapitalisti, asserviti alle holding, indottrinatori,
spacciatori di ciofeche che nemmeno a Scampia.
Resistenza, hasta la victoria, la lucha sigue!
Ho licenziato monografie su Sanguineti, bibliografie su Genette e Bachtin, ho licenziato pure quelli
di Pomigliano, analfabeti di merda. Gliele ho cantate, gliele ho suonate, gli ho spaccato la chitarra
sulla testa come manco Pete Townsend.
Mamma guardami, molto meglio di Marco lIspanico!
E invece no. Ci siamo ammosciati con la Technicality, me lo dovevi dire prima, se lo sapevo che
era una festa mi vestivo meglio.
Mr. Cort, hai proprio ragione.
Il problema c.
L.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 1:57 pm da luca

@ aldovrandi,
c qualche differenza: Elvezio, lo ha detto anche lui, non nega affatto la legittimit o la normalit
delloperazione, e si rammaricato che la sua richiesta stia avendo strane ricadute. In ogni caso
andargli incontro stato indolore, i suoi interventi sono brevi e occasionali e non fa nessuna
differenza se sono firmati da, putacaso, Elviro anzich Elvezio. Non condivido i suoi timori, ma
una cosa incidentale.
Invece Gilda Policastro venuta qui a esprimersi in quanto Gilda Policastro, col peso del suo nome
e cognome e dei suoi studi, e ha lasciato commenti lunghi, densi, strutturati, poderosi che sono tra le
colonne portanti dellintera discussione. Inoltre, a differenza di Elvezio, ha continuato imperterrita a
scrivere e scrivere e scrivere per 48 ore dopo aver saputo che facevamo il PDF. Perch adesso
questa remora, peraltro insensata?
S, insensata. Chi lo sa quanta gente si gi stampata questa discussione per poterla seguire meglio,
anche se in unimpaginazione non ottimale? Che senso ha dire che si pu stampare con questo font
minuscolo ma non si pu stampare con un font pi grande e leggibile?
In quelle stampate, tra laltro, c anche il nome Elvezio. Se uno stampa da qui senza passare per
il pdf, legge Elvezio. Per questo fossi in lui tornerei sui miei passi, non c proprio niente di cui
preoccuparsi.
242

Postato luned, 5 luglio 2010 alle 1:58 pm da Wu Ming 1

@ Alessandro Ansuini,
il sito rimane questo, come se Lipperatura avesse la versione stampabile. E poi ha ragione Pigna:
Se domani Kataweb lo inserisse retroattivamente su tutte le pagine? La cornice autogenerante,
data principalmente dalla discussione stessa, pagine e pagine di commenti senza illustrazioni n
altro, questo il flusso su cui nessuno intervenuto, e c pure il link a questo thread per leggere
anche i commenti non inclusi nellimpaginato.
Non capisco cosa centri la galanteria, sinceramente, n mi sembra che Gilda Policastro labbia
pretesa per s, anzi, penso troverebbe un po umiliante se adesso ne facessimo una questione di
galanteria. Semplicemente, qui c una discussione pubblica in cui si intervenuti pubblciamente,
liberamente stampabile e questo non affatto un cavillo da trovare spulciando spulciando,
lABC della libert di espressione in rete.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 2:05 pm da Wu Ming 1

@ Alessandro,
se adesso ripetiamo la discussione (ma dici sul serio?), tutti staranno a culo stretto, e non si
produrr mai pi il concorso di fattori che hanno portato questo thread a toccare *tutti* (tranne
Garufi) i punti critici del dibattito su editoria, mercato, letteratura, rete, con questa spontaneit,
questa conflittualit, questa schiettezza.
Ma, dico, cos questa paura (non tua) che qualcuno stampi il thread? E impressionante, non avevo
mai visto sollevare un argomento del genere in ventanni che sto in rete
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 2:09 pm da Wu Ming 1

Perdonatemi, riposto qui il mio intervento di ieri non per protagonismo quanto per il fastidio fisico
che sento nel costatare gli errori dovuti alla fretta. A mia scusa posso solo dire che ho scritto quel
testo in 2 nanosec sotto minaccia di sfratto telematico causa fine credito connessione.
.
@ Cortellessa/Policastro
.
Condivido in parte il vostro discorso quando sostenete che una critica competente ed attenta pu
sostenere un libro che altrimenti non avrebbe spazio sul mercato. Le intenzioni in teoria sono buone
e, forse, anche in buona fede. In pratica per non credo che cos che funzionerebbe.
.
Il problema dei mediatori culturali questo: che -in mancanza di vero mercato- essi rischiano di
diventare il vero pubblico, gli unici reali destinatari del lavoro letterario. E questo, mi spiace,
male.
.
Mi spiego facendo un paragone con lindustria cinematografica, di cui conosco alcune dinamiche.
243

Come forse saprete le percentuali dei film italiani che rientrano con le spese e producono degli utili
sono bassissime: si parla di due, tre film allanno. E spesso s, sono i Vanzina. Ora questo stato del
mercato (che non assolutamente solo un problema italiano) fa s che il 95% del nostri film siano
direttamente o indirettamente finanziati dallo stato. Portando avanti il vostro ragionamento, le
commissioni che giudicano le sceneggiature per stanziare i famigerati articoli 8 e fondi di garanzia
fanno parte proprio di quellelite preparata di cui vuoi dite: giornalisti, professori universitari,
eccetera. Ora: innegabile che queste giurie negli anni hanno permesso la realizzazione di film non
commerciali di indiscusso valore. Ma la verit che nessuno si dice che da anni gli sceneggiatori
non scrivono pi per il pubblico che va in sala: scrivono per piacere proprio alle elites dei critici e
censori che scelgono quale film si realizzer e quali no. Questa -ridotta ai minimi termini- la
ragione per cui negli ultimi venti anni i film italiani si assomigliano un po tutti. Non perch non si
scrivano film diversi. Ma perch i film diversi non passando la censura (non trovo parola
migliore) non vengonono nemmeno realizzati.
.
Certamente, ci sono delle eccezioni (Garrone, Sorrentino) ma davvero si contano su una mano. Per
il resto chi vuole sopravvivere facendo il regista o lo sceneggiatore deve piegare il capo: o scrive di
certe cose (un canone di narrazione del disagio simile a quello auspicato dalla Policastro) in un
certo modo (non parlo di stile di regia, ma di impianti narrativi) o non vedr mai realizzato nulla.
Una triste prospettiva.
.
Ecco, sentendo i vostri discorsi sui mediatori mi pare di avere un deja vu. La ragione per cui in
linea di massimo approvo il discorso sul mercato dei Wu Ming proprio perch, credo che alla fine
sia meno deformante ai fini della creazione artistica scrivere per un idea (personale)di pubblico di
massa, piuttosto che per una cerchia di eletti dai gusti ossificati dallideologia. E aggiungo: che se
nelleditoria si dovesse creare una situazione analoga a quelal che vige nel nostro cinema
finanziamenti statali, giurie di specialisti che decidono cosa si pubblica e cosa no laria nel gi
asfittico mondo letterario italiano diventerebbe assolutamente irrespirabile.
.
Ossequi
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 2:10 pm da melmoth

@ aldovrandi
Immagino dipenda dal fatto che chi si prende la responsabilit di trasferire la discussione su un altro
medium non in alcun modo una parte terza, bens un contendente della cui correttezza e del cui
rispetto per le opinioni altrui non ci si pu dire perfettamente certi.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 2:14 pm da Andrea Cortellessa

Scaricare un pdf, ovvero fare salva pagina con nome, salvando lhtml dalla pagina web,
tecnicamente la stessa cosa. Sul tuo computer finiranno le stesse informazioni, seppur in formato
diverso.

244

Dal momento che tutte le informazioni rimangono on-line, usufruibili da chiunque in qualsiasi
momento (e qui sta il nodo della faccenda), fare il relativo pdf non pu essere considerata
uniniziativa editoriale, n chiss che. E solo cambiare il formato di un documento (da html a pdf).
Questo anche il motivo per cui non comprendo la richiesta dellistanza di anonimato di Elvezio.
Il suo vero nick rester comunque on-line, come quello di tutti quanti, quindi perch preoccuparsi
del pdf?
Forse perch magari tra un anno o dieci, questa pagina potrebbe sparire e il pdf invece restare a emperitura memoria? In tal caso credo che ci attribuiamo fin troppa importanza. Da ora fino a
quando questa pagina esister pi, sapete quante altre discussioni come questa saranno intavolate?

Postato luned, 5 luglio 2010 alle 2:15 pm da Il grande marziano

@ Il grande marziano
infatti, ed da un po che provo a spiegarglielo.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 2:17 pm da Wu Ming 1

Sono piani sottili. Luogo pubblico: siamo in un bar e discutiamo animatamente di peckinpah. tu
vuoi spiegarmi quanto ti piace io quanto mi annoia. discutiamo cos accesamente che ci si crea un
capannello intorno. ogni tanto qualcuno dice la sua. a met discussione tu dici, toh, avevo registrato
tutto. ora vado a casa me lo sbobino e lo metto sul mio blog.
Potresti farlo?
E ovvio che abbiamo discusso davanti a tutti, basta chiedere a qualcuno dei testimoni del bar, ma
farne una cornice che verr letta in un altro contesto - quando non era stato detto prima - richiede
secondo me laccettazione di tutti i partecipanti. Io avevo capito che finisse anche su carmilla, nel
caso in cui la Lipperini invece voglia farne un pdf di Lipperatura gi diverso. Per ecco, in mezzo
a tutto questo, c un vizio che comunque quello che loperazione va a diventare altro rispetto alla
discussione, e questa informazione stata data a giochi in corso.
Galanteria un sinonimo di rispetto - riconoscere lavversario e le sue istanze, anche se non ci
piacciono.
Non ne farei un dramma, figurati, io sono daccordo sul fatto che venga pdieffata, ma preso atto del
diniego della Policastro io la inviterei a ripetere loperazione - in fondo la discussione dovrebbe
essere tesa a far s che tutti si sentano pienamente appagati delle proprie posizioni - la Policastro si
sentita raggirata? Bene, si ripeta la cosa, se c una reale intenzione di mettere a disposizione i
propri strumenti per tutti. questo che mi sembrava il bello discussione. Oppure fategli correggere
le sue parti, fatelo insieme sto pdf. non so, ma prendere atto e cercare di risolvere la questione.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 2:21 pm da Alessandro Ansuini

245

@Alessandro: non la stessa cosa della discussione al bar. Nel momento in cui metti un commento
qui, sai gi che rester stampato on-line. Verba volant, blog manent.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 2:24 pm da Il grande marziano

Dobbiamo continuare il gioco al massacro? Lho gi detto, ho la scorza dura, non mi scalfisco.
Tanto ero ostile a una discussione aperta e democratica (realmente democratica, non questa pessima
imitazione della parresia) sui temi del documentario di Andrea (da cui si era partiti: non certo dalla
qualit dei libri dei Wu Ming, cui poi si arrivati di palo in frasca, e cio dopo il garbato invito a
leggerseli prima di parlare rivolto pi o meno nei termini di cosa parli tu che dei Wu Ming non hai
letto un c***), coi Wu Ming stessi, con Ostuni, con Andrea, che, quando mi sono accorta che io
stessa faticavo a seguirla dallo schermo e che indulgevo io stessa, di tanto in tanto, a toni
decisamente fuori misura per una discussione critica che avesse una qualche ambizione teorica, ho
posto il problema di trasferirci fuori, in sede appriopriata, di confrontarci sul terreno delle idee,
liberi dalla compulsione della tastiera, e pronti a mettere su carta (con argomentate, lucide, distese
argomentazioni) quanto sostenuto in questa discussione PUBBLICA E LIBERA.
Si continua a ripetere che ho paura delle mie idee, e che avrei fatto una pessima figura.
Falso: amici critici che (a differenza della sottoscritta) trovano ripugnante intervenire in rete
continuano a scrivermi in privato la loro approvazione e il loro entusiasmo per la qualit dei miei
interventi. Ma a voi le voci di fuori non arrivano, e se vi arrivassero le etichettereste come
accademiche-non pervenute in ogni caso.
Io le mie idee le confermo punto per punto (gi detto pure questo: repetita iuvant, come con gli
studenti somari): non quello a farmi problema.
A farmi problema come mai gli espertoni della rete, i santoni della comunicazione nel web, quelli
che quando noi critici parrucconi non avevamo manco la posta ellettronica utilizzavano le BBS, etc.
ebbene, costoro vogliono darci a bere che per la difficolt a seguire la discussione su una
schermata -come persino questa neofita assoluta del dibattito in web si sforza di fare ormai quasi
quotidianamente (salvo confondere ogni tanto questo con quello, 1 con 2, ma non gran danno: pi
rileggo e pi i toni mi appaiono i medesimi: intimidatori e mistificatori soprattutto)- che vogliono
stampare il pdf?
Ma per cortesia: cca nisciuno fesso, visto che la sapienza popolare vi pi cara e familiare del
linguaggio critico.
Sono ancora a favore di una discussione distesa e civile, con gli strumenti critici e le possibilit di
argomentare in spazi e tempi meglio regolati, da esportare altrove (va bene tutto, tranne il bar e la
palestra).
Resto contraria alla diffusione altrove (cio comunque nel web) di una discussione strutturalmente
disorganica, discontinua e non formalizzata: non il mio modo, ma dopo aver letto NIE dovevo ben
aspettarmelo che fosse il vostro.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 2:26 pm da Gilda Policastro

@ WuMing1 (torno solo per questo, mi costa infiniti nanosecondi di attesa)


dice Elvezio
@ wm1: come detto non solo un problema di contesto. Io ormai leggo quasi esclusivamente
246

formati elettronici, per me un pdf cosa diversa da un commentarium.


Se sei al pub con amici e parli di, boh, Simmons ti escono espressioni che stanno bene al pub, se sei
a un tavolo conscio che ti stanno riprendendo per un documentario allora usi altre espressioni (che
magari al pub farebbero sorridere).
risponde WuMing1:
Elvezio, tu sei stato tempestivo, no problem. E poi i tuoi erano tutti commenti en passant, mentre
quelli di Gilda erano intenzionali dalla prima allultima sillaba, strutturati e coesi, lenzuolate
teoriche ex cathedra.
quindi un problema di tempestivit e di intenzionalit, coesione e anche di rapporti personali, non
un problema di pura tecnica e possibilit di piattaforma.
Io penso che la discussione dura cosa buona, ma il truccare le carte non cosa buona.
Ripeto, a me fa ridere che uno pensi di scrivere in pubblico (quanta gente ha letto qui, se i
commenti sono stati solo 600 e passa?) senza rendersi conto di scrivere in pubblico e anche per
leternit, per li devi trattare uguale.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 2:26 pm da aldovrandi

@ Alessandro Ansuini,
lesempio mi sembra improprio. Se io vado al bar e faccio due chiacchiere, non mi aspetto
assolutamente che qualcuno registri e metta la conversazione sul suo podcast. Ma se io intervengo
su un blog, perfettamente normale e non dovrebbe stupire nessuno che qualcuno stampi la
discussione. Fa parte delle possibilit date in partenza e note a tutti gli attori di quel particolare
gioco linguistico. Per questo anche la questione dellannuncio dato in corso dopera molto, molto
relativa. Tra laltro strano: allinizio avevo parlato di effettivamente di una operazione
editoriale, perch nella redazione di Carmilla si era pensato a dei paratesti, delle illustrazioni,
addirittura qualcuno aveva proposto il print-on-demand etc. Gilda Policastro non ha fatto una piega.
Poi ho spiegato che loperazione era diventata molto pi di routine, era un semplice pdf della
discussione, e a quel punto Gilda Policastro e altri si sono impuntati! Avrei capito il contrario: una
semplice ri-impaginazione in PDF diventa unoperazione editoriale pi complessa, e giustamente
uno pu obiettare: Me lo potevi dire prima!. Ma qui avvenuto linverso, e questo invece di
rassicurare ha preoccupato di pi. Per me del tutto inspiegabile.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 2:29 pm da Wu Ming 1

@ Il grande marziano
Se blog manet (non manent), allora di cosa stiamo parlando? la discussione qui, leggibile da tutti
anche fra un miliardo di anni, ai confini del mondo conosciuto. Se qualcuno vuole in qualsiasi modo
e misura editarla, io non ho problemi come detto e ripetuto. Ma se altri li hanno, loro diritto che
vanga loro chiesto un consenso.
@ Melmoth
Al commento che hai avuto la bont di ripetere, avevo gi risposto (evidentemente invano) ieri alle
3.46.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 2:30 pm da Andrea Cortellessa
247

Sono sicuro che alla fine sia tutto stampabile, non dico di no. Ne facevo una questione di prassi sarebbe ottimale che tutti fossero daccordo, e per primo non ci vedo niente di male. capisco anche
che ripetendo loperazione si perderebbe proprio quella frizione spontanea giungla web vs stiletto
accademico, quindi non so, spero che otteniate il consenso della Policastro. Alla fine la discussione
avvenuta comunque, al di l della forma.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 2:32 pm da Alessandro Ansuini

@ aldovrandi
fammi capire: in cosa, nella sostanza, quel che ho risposto a Elvezio diverso da quello che ho
risposto a te?
.
A Elvezio: i tuoi erano tutti commenti en passant, mentre quelli di Gilda erano intenzionali dalla
prima allultima sillaba, strutturati e coesi, lenzuolate teoriche ex cathedra.
.
A te: i suoi interventi sono brevi e occasionali e non fa nessuna differenza se sono firmati da,
putacaso, Elviro anzich Elvezio. Non condivido i suoi timori, ma una cosa incidentale [...]
Gilda Policastro venuta qui a esprimersi in quanto Gilda Policastro, col peso del suo nome e
cognome e dei suoi studi, e ha lasciato commenti lunghi, densi, strutturati, poderosi che sono tra le
colonne portanti dellintera discussione. Inoltre, a differenza di Elvezio, ha continuato imperterrita a
scrivere e scrivere e scrivere per 48 ore dopo aver saputo che facevamo il PDF. Perch adesso
questa remora, peraltro insensata?
.
Ho detto esattamente *le stesse cose*. A te le ho spiegate un po pi nel dettaglio, ma la sostanza
la stessa.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 2:32 pm da Wu Ming 1

Sempre senza astio, 1. Pu essere che al tuo primo proposito (sul quale non le ho espresse ma avevo
le mie riserve) G.P. non abbia fatto caso, mentre si sia accorta del secondo proposito (del quale lei
invece prendeva atto per la prima volta).
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 2:33 pm da Andrea Cortellessa

Ok, ma anche fosse: il secondo proposito , ehm, ben pi innocente del primo. Non che GP ha
scambiato il secondo proposito per il primo proposito?
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 2:35 pm da Wu Ming 1
248

E poi, scusa, ma se andata come dici tu, ma perch una interviene senza leggere i commenti
altrui?
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 2:36 pm da Wu Ming 1

Pu capitare. Guarda Melmoth subito qui sopra. Comunque, perch la domanda che fai a me alle
2.35 non la fai a lei, con la cortesia del caso?
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 2:41 pm da Andrea Cortellessa

@ cortellessa
ma se il pdf riporta esattamente, salvo la maggiore leggibilit, il thread in questione, continuo a non
vedere la differenza.
Comunque, se Policastro non vuole, avr i suoi motivi.
Io ne vedo solo due:
a) non si rende conto di dove scrive
b) indispettita
Ma magari c un c).
Ma che WuMing1 usi due pesi e due misure nellaccogliere le richieste degli intervenuti, non ci
piove.
Gli avrebbe fatto onore rispondere con la stessa accoglienza a entrambi.
E adesso cerco di andarmene definitivamente.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 2:41 pm da aldovrandi

Buon pomeriggio a tutti, partecipo alla discussione per la parte sul pdf perch mi lascia un attimo
sconcertata: capisco il non intendersene di social web ma il mezzo presuppone il suo modo duso
peculiare, come qualunque altro mezzo. Non posso salire in macchina e poi lamentarmi se non
avendo la patente pretendo che gli altri si facciano da parte cos non li investo.
O si sta dentro o si sta fuori. Se lo si usa si accettano le sue regole e come ogni regola va conosciuta
prima, non lamentandosi dopo dellaccaduto. Pubblicare su internet pubblicare tout court, anzi
peggio. Perch mentre pubblicare fuori talvolta porta a visibilit pari a zero, la rete ha come
presupposto intrinseco la visibilit globale, se no non sarebbe quello che .
E duratura. Anche se sparisce la pagina rimane la cache.
Pubblicare anche un semplice commento prevede la sua diffusione in tutti i modi che parranno utili
a chi vorr, pdf, stampe, feedback, linkature, citazioni e chi pi ne ha pi ne metta. Perci il
controllo va fatto prima, estrema responsabilit nelluso.
249

Per cui inutile preoccuparsi del pdf si/no, quello lo avranno gi fatto in cento e passa, tra cui io e gli
altri che verranno. Anche Google lha gi fatto.Wu Ming1 non fa niente di strano: fa internet.
(per chi pensa di aver problemi con ci ci sono tre alternative: controlli che nelle opzioni
commenti ci sia la possibilit di cancellare dopo (poco nei blog, pi spesso nei forum), altrimenti
non intervenire, o se si conosce il titolare del social in quel momento usato, chiedere a lui di
cancellare i nostri post. Ma negare lessenza stessa del mezzo e un esempio pessimo di netichetta:
non un obbligo, un favore. Inutile poi stupirsi che si venga avversati e malamente)
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 2:42 pm da ciemme

[ho provato a postare il commento che segue questa mattina ma evidentemente l'ip del mio ufficio
ha qualche tipo di blocco. niente di grave, non certo fondamentale ma, anzi, ormai quasi ot. lo
posto giusto per completare la mia partecipazione al thread]
@wm1: in effetti, non credo che stallman mi scaracchierebbe in faccia, perch mi sembra una
persona molto a modo e che non se la mena pi di tanto perch trova della confusione in un
elenco anodino ed esemplificativo.
ora, fatto salvo il reciproco riconoscimento del fatto che sappiamo di cosa stiamo parlando (per es.:
la differenza tra copyleft e pirateria), rimane la questione che il copyleft funziona in modo efficace,
per ora, solo in determinati ambiti e non in quelli della produzione letteraria (in italia come anche in
mercati molto pi ricchi come quello usa).
ma sia chiaro: assolutamente non sparo contro il digitale ed i suoi effetti sulla produzione letteraria
(anzi, in italia, credo di essere uno di quelli che pi ci lavorano e ci investono) dopodich rimane il
fatto che, come dicevo pi sopra, il nodo politico-economico messo in campo da cortellessa non
risolvibile con il digitale, neppure nei termini (anche condivisibili) secondo cui pone la questione
@wm4, nel cui ragionamento mi sembra che manchi la considerazione che la condizione attuale
influisce pesantemente anche sullo sviluppo delle alternative.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 2:47 pm da gherardo bortolotti

oddio, vorrei andarmene, e non si pu;-)


@WuMing1
non quello che spieghi a me, che conta, ma che a due richieste di pari tenore da parte di due
intervenuti tu dia due risposte diverse, disponibile a Elvezio, armata, conflittuale, acida a Policastro.
vero che Elvezio lo ha chiesto con cortesia e Policastro anche lei come te con la daga in mano, ma
non facciamo passare questa faccenda per una cosa tecnica, a questo punto, una questione di
rapporti umani, sempre cos URGENTI nelle discussioni in rete, e tanto pi urgenti, mi pare delle
posizioni teoriche.
Non rispondetemi direttamente, vi prego, che poi mi tocca rispondere a mia volta.
250

Postato luned, 5 luglio 2010 alle 2:47 pm da aldovrandi

@Andrea Cortellessa: certo che se ci mettiamo anche la pedanteria ortografica Dunque Blog
essendo parola straniera, in italiano invariabile, ma questo non significa che non possa essere
contestualizzata e dunque intesa al plurale. Se posso dire i computer si rompono, potr dire anche
Blog manent. O no? Se cos non , mi piacerebbe conoscerne le ragioni linguistiche, da chi
evidentemente ne sa pi di me.
Entrando invece nel merito della questione, quello che viene fatto non editing, solo un cambio
di formato atto a rendere la discussione maggiormente leggibile, e dunque pi sensatamente
stampabile. Se si leggono 600 messaggi sul video, dopo un po ci si brucia gli occhi; se li si stampa
impaginati come sono, viene fuori una schifezza (carattere piccolo, intestazioni sballate ecc.). Il pdf
semplicemente inteso a rendere pi facilmente fruibile tutto il (lungo e interessante) thread.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 2:49 pm da Il grande marziano

@ ciemme
Capisco il suo argomento, ma mi permetto di obiettare. Se io salgo su unautomobile senza avere la
pi pallida idea di come si accende il motore, semplicemente resto fermo senza usarla. Se salgo su
unautomobile senza patente ma avendola gi guidata, sono in grado di usarla anche se dal punto
di vista giuridico non mi lecito farlo. Ora, patenti di navigazione su web (tranne appositi corsi
di laurea, che per abilitano semmai nel web-editing) non mi pare che se ne rilascino, ma il fatto
stesso che sto digitando su questa tastiera e che le mie parole appaiano fra pochi istanti sullo
schermo dimostra che sono in grado di farlo. Se sia a me lecito farlo, mi perdoni, non lo decide
lei. Riguardo al trasferimento della discussione, non automatico e dunque fatto manualmente da
alcuni dei partecipanti alla medesima, mi pare che persone pi esperte di me (e che come me nulla
hanno in contrario al fatto che ci avvenga), qui, abbiano espresso opinioni diverse. Dunque il
dubbio mi pare lecito.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 2:53 pm da Andrea Cortellessa

@Cortellessa
.
ne ha chi ne ha meno bisogno; no, in effetti ha ragione proprio cos che va, anche se non nel
senso che intende lei. Ricevono i fondi i film che sono meritevoli secondo parametri che sono stati
costruiti a tavolino, e che non hanno nulla a che fare con la funzionalit del testo filmico davanti a
un pubblico.
.
Che poi questi parametri siano pizza e mandolino oppure la lotta di classe oggi non importa,
perch sono comunque canoni contenutistici di bassissimo livello, che nulla hanno a che fare con
lessenza del narrare. Parlo da tecnico: spesso le sceneggiature dei film italiani hanno proprio una
scarissima competenza sintattica oltre che a mancare di originalit (personaggi inesistenti,
251

dialoghi sciatti, etc). Mi spiace dissentire con lei ma il cinema nasce per affrontarsi con un pubblico
vero, reale, non di settore; un pubblico che va al cinema per essere entertained (anche a livello
intellettuale, infatti in inglese si dice to entertain a thought) non per giudicare il valore di un opera
a secondo un codice di valori prestabiliti. In questo contesto affermare che la letteratura (il cinema)
deve raccontare questa cosa sporca che la vita, come ha fatto la Policastro, imporre i propri
limiti ideologici agli altri, se si in grado di intervenire non sullaccoglienza del pubblico, ma sulla
stessa produzione dellopera darte (come appunto nel caso delle giurie di cui dicevo).
.
Rimane il meccanismo aberrante: un film -o dovrebbe essere- per tutti, non propriet di pochi. Il
risultato di questo processo di selezione ideologica a monte che il cinema italiano diventato
negli anni sempre pi monotematico, povero di contenuti & di forme, nonch sempre pi lontano
dalla gente. E lorrore di questo meccanismo che poi lunico cinema che davvero parla al pubblico
quello dche fa leva sulle forme pi infime di appagamento: cio Vanzina, Moccia, Neri Parenti
etc.
.
Ecco, mi piacerebbe che questo non accadesse anche il letteratura, dove sento comunque un
fermento molto pi vivo di voci e mondi da raccontare. Tornando alla letterariet, forse adesso
pi chiaro perch lidea di alzare il livello del pop avanzata dai Wu Ming mi sembra come
minimo interessante, o almeno proponitiva di qualcosa che ancora non c. Per inciso chi scrive
NON un amante sfegatato del pop, ed ha anzi spesso dei gusti piuttosto elitari. Ma ci non toglie
che ritengo non si possa creare una casta di giudicanti, e dare a quei giudicanti un potere che
bypassi completamente il pubblico, se non si vuole incorre in un impoverimento generale su
TUTTO il settore culturale. Poi so benissimo che il mercato altrettanto censore-anzi, peggio, sono
censori quelli che agiscono in suo nome, ma resto dellidea che le sue maglie siano comunquepi
large e imprevedibili dellideologia di quei pochi che da trentanni pensano ed agiscono con un solo
cervello (non parlo n di lei, n della Policastro- o almeno spero).
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 2:55 pm da melmoth

Ragazzi, questa una versione di prova, lho appena ricevuta dai grafici. Per comodit, al fine di
mostrarvela lho caricata su wumingfoundation. Ditemi voi cosa possa esserci di male. Lintro mi
sembra del tutto super partes. Lillustrazione di copertina mostra due giocatori di hockey che si
azzuffano, ad armi pari, duramente ma nel contesto di uno sport dove ci non fa scandalo, anzi,
consuetudine. La discussione cos com avvenuta qui. Non c nessuna interpolazione a parte lo
scambio Elvezio/Elviro che io continuo a ritenere poco sensato ma tant. Se Gilda Policastro
vuole, possiamo anche mettere Rita Multirocca o che altro, ma ripeto, insensato, perch
comunque *qui* su Lipperatura ci sono i nomi veri. Come giustamente dice ciemme, bisogna
pensarci *prima* di scrivere, non dopo avere scritto.
http://www.wumingfoundation.com/italiano/StroOokk.pdf
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 2:59 pm da Wu Ming 1

@ Luca: ti apprezzo e di molto, ma non avremmo superato un poco il limite?


Io pure non mi sono tenuto, incanaglito ho risposto piccato a dei commenti che trovavo
semplicemente scemi, facendo di peggio.
252

Insomma non ho dato nessun contributo significativo alla discussione, bellissima, di questi giorni
(non mi importa molto, ma essere bollato come analfabeta politicamente scorretto e imbecille
seguace dei WM mi sta un poco stretto). Per se a tizio scrivo che mi fa pena e a caia che una
depressa bipolare, non mi posso aspettare il red carpet. Anzi.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 3:01 pm da Vincent

no, ah ecco, dimenticavo: neanchio voglio partecipare al .pdf. grazie cmq per lospitalit offerta.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 3:04 pm da gherardo bortolotti

@ Melmoth
Confesso che sono stanco della discussione, e sto finendo per appassionarmi pi alla metadiscussione sul trasferimento o meno della medesima. Ma i suoi toni e la sua apertura al dialogo mi
impongono una risposta. Certo, la letteratura e il cinema (costitutivamente intesi, cfr. Genette) sono
per tutti. Anche la musica lo . Ma mi conceder che non tutti sono in grado di capire e
apprezzare Ornette Coleman o il tardo Beethoven quanto Amy Winehouse (che personalmente
apprezzo). Dunque il per tutti da lei enunciato, mi conceder, meramente formale. La realt
della letteratura e del cinema fatta di livelli condizionali (Genette), e la sanit di un sistema
data (a mio parere) dalla coesistenza di livelli diversi. Ora, il sistema di mercato temperato da
interventi pubblici, vigente nel cinema e nella musica in Italia, a mio modo di vedere ha sino a poco
tempo fa permesso una sufficiente circolazione di certe testualit - magari assistite, con le storture e
le micro- o macro-malversazioni che ogni assistenza comporta. In letteratura i contrappesi erano
diversi, ma cerano. Fatto sta che oggi non pi cos, n da una parte n dallaltra; e io sono
dellopinione - a questo indirizzata la mia discussione - che sia urgente mettere a punto nuovi
contrappesi: rispetto alla censura del mercato.
Peraltro non so a chi alluda lei con lideologia di quei pochi che da trentanni pensano ed agiscono
con un solo cervello, se si esprime pi chiaramente magari capisco dove vuole arrivare.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 3:05 pm da Andrea Cortellessa

ho postato un commento alle 2:26. mi dice ancora che in attesa di approvazione. si pu fare
qualcosa? (non prendetevela con me se le risposte non sono in sincrono: la rete, baby).
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 3:07 pm da Gilda Policastro

WM 1: commovente, irriverente, utile. Ad ognuno il suo nome e il suo commento. Non mi sembra
grave.
253

Postato luned, 5 luglio 2010 alle 3:09 pm da Vincent

@gherardo,
cio anche tu sostieni che i tuoi commenti sui blog possano essere letti solo sullo schermo e guai a
chi d un comando alla stampante? Singolare pretesa.
E guarda che Stallman fa il diavolo a quattro per molto meno
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 3:09 pm da Wu Ming 1

@ Gilda,
avevi messo pi di un link? Wordpress ragiona cos, se in un commento ci sono 2 o 3 link, lo mette
in moderazione.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 3:10 pm da Wu Ming 1

no, no, sostengo solo che non voglio i miei commenti nel .pdf (stallman la pettinatura che cha che
fa paura
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 3:13 pm da gherardo bortolotti

Il pdf solo la versione in pdf del thread in html, scarica la prova e dai unocchiata. Tra laltro, i
tuoi commenti sono tutti seri, pacati e argomentati. Il primo in risposta a Ostuni. Il livello
complessivo, fatta la tara, davvero molto buono, ma perch dovremmo vergognarcene, mettere dei
paletti, chiamarci fuori?
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 3:15 pm da Wu Ming 1

La questione pdf vs html allinterno di questa discussione stata riportata sul blog di Buoni Presagi,
e penso che, a lato della vostra conversazione comunque importante, sia interessante di per s.
.
Io non penso assolutamente che si possa dire come farne una printable version. Stampare (su
carta o a schermo, usando uno strumento incorporato sul blog o unestensione del browser) per
propria comodit un testo web un gesto individuale, che prescinde del tutto dal contenuto del testo
in s. lazione, collettiva, di prendere un testo e farne un pdf, formattandolo, caricarlo su un sito
esterno, renderlo scaricabile, oltretutto - se ho capito bene - sotto il marchio Carmilla (CarmillaLipperatura-Wu Ming), NON una cosa equiparabile.
254

.
*Non* tecnicamente la stessa cosa. Indicizzare e copiare, formattare, fare un pdf e
pubblicare non la stessa cosa.
.
Voi avete annunciato che sulla mailing list di Carmilla avete deciso che lavreste fatto. Non
stata unesigenza partita dai partecipanti alla discussione. Essi avevano un tot di ore per dire s o no,
al rischio oltretutto di fare la parte del guastafeste, parte che mi sembra si siano aggiudicati.
Immagino che alla Policastro sia sfuggito quel commento in cui annunciavate questa decisione, e
sia per questo che abbia tardato a rispondere. Pu capitare, nel mezzo di 500 commenti, che uno ne
sfugga, anche perch di questo pdf hanno parlato soltanto i Wu Ming in due commenti (giusto per
rimarcare quanto non sia stata una decisione collettiva), prima che la questione fosse sollevata da
Elvezio
.
Per quanto ne so non solo possibile stampare in pdf direttamente dal web, ma openoffice ha
unestensione in grado di importare e modificare un documento pdf, per evitare che venga una
schifezza.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 3:21 pm da irene

Sempre senza astio, 1, ma con pazienza declinante. Stavolta tocca a me fare la parte di quello che
mostra la lavagnetta allaltro. Io non ho problemi. Ma mi pare chiaro che non tutti i partecipanti alla
discussione non li abbiano. Tu hai: cambiato i font, messo unintroduzione, ancorch breve e
anodina, e unillustrazione (nonch un sottotitolo che parodia una mia espressione facendo s che un
lettore che si trovi poi a incontrarla, nel corso della discussione, la legga con un sorriso a te gradito),
hai impaginato diversamente i commenti, ecc.
Insomma, poco o tanto che sia, automaticamente o manualmente che sia, hai manomesso il testo in
questione, e perch uno possa dire: mi sta bene, dovrebbe verificare il tuo lavoro e scorrerlo da
pagina 1 a pagina (mi pare) 126. Io, lo ripeto per lultima volta, non ho problemi. Ma non capire che
qualcuno vuole semplicemente che gli venga chiesto il consenso, per tutta questa operazione,
proprio da gnurnt.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 3:21 pm da Andrea Cortellessa

@Wu Ming 1 non vi era nessun link, mi pare. E confermo e ribadisco la posizione dichiarata alle
2:26. Che nel frattempo si potenzia parallelamente al disvelarsi della vostra intenzione effettiva: ma
non era un pdf a uso proprio, e approntato solo per comodit di lettura? Ora spunta il grafico,
lintroduzione e lillustrazione! E pure la captatio a Bortolotti (che a differenza della sottoscritta non
potete tacciare di scarsa conoscenza e consapevolezza del medium).
E di, Wu Ming, est modus in rebus (un altro vasetto scaduto, questo qui)
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 3:21 pm da Gilda Policastro

255

@Wu Ming E leggilo, per favore, il commento delle 2: 26, dimmi da cosa trai la sensazione di
vergogna. Altrimenti te lo ri-posto: nessun problema a star qui fino a stanotte.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 3:23 pm da Gilda Policastro

@Cortellessa
.
Parlo -ahim con una certa conoscenza- dei tetri agelasti che fanno parte delle commissioni
valutative per il FUS. Lei ha ragione in via teorica sui contrappesi del mercato. Far valere chi nel
mercato non resta a galla e vale la pena di essere letto mi sembra impresa nobile. Ma le facevo
lesempio col cinema perch non volevo che si dimenticasse cosa accaderebbe se la situazione fosse
totalmente rovesciata: ovvero se si avesse un settore culturale dove il mercato praticamente non
esiste, e si sentissero solo le voci dei soliti giudicanti. Questo atteggiamento, le assicuro, non fa che
fondare una repubblica delle pacche sulle spalle. La verit che questi di cui parliamo sono assoluti
che difficilmente si realizzano (anche se col cinema ci andiamo vicino) non ci sar mai SOLO
mercato o SOLO i critici kalogatoi che giudicano del bello, sar sempre una mescolanza dei due.
Trovo solo che il vostro approccio al mercato -che pure mi creda, soffro sulla mia pelle per pi di
una ragione- difetti talvolta di lungimiranza, dal momento che le sue reti -dal punto di vista della
letterarieta- sono pi grandi di quanto in questa sede siete disposti ad ammettere. Almeno allestero.
Che le cose cambino qui da noi proprio ci di cui si discuteva.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 3:24 pm da melmoth

@ Melmoth
Certo, non ci pu essere SOLO mercato n SOLO soloni iperciliosi. Poco fa tessevo
socialdemocratiche, banalissime lodi del sistema temperato. Ma le sembra che - quanto alla
circolazione effettiva delle opere dingegno - il peso del primo sia commisurabile a quello dei
secondi?
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 3:30 pm da Andrea Cortellessa

1. I grafici sono degli amici che si sono offerti di trovare un font leggibile etc.
2. Il testo non stato manomesso, sfido chiunque a dimostrarlo, uguale a come stato preso qui.
3. Il sottotitolo non solo ironico ma autoironico, perch qui dentro ci stiamo tutti. Dice che la
discussione autoevidente, cio che si presenta da s, nel bene e nel male.
4. Lintroduzione cosha che non va?
5. Irene, questa, comunque la si voglia vedere, a tutti gli effetti una printable version. E una
version dello stesso testo, ed printable.
6. La formattazione, come potete ben vedere, unicamente finalizzata alla leggibilit. Non ci sono
occhielli che evidenzino passaggi specifici, non ci sono illustrazioni nel testo, non stato
raggruppato il testo in paragrafi titolati, non sono stati nemmeno numerati i commenti!
7. Se d fastidio la dicitura co-produzione carmilla etc. (che per va intesa solo in senso tecnico),
256

si pu togliere senza problemi. Lasciamo solo Lipperatura.


8. Irene, Open Office uno non obbligato ad averlo, e quello che illustri non solo un passaggio in
pi con unapp che non tutti sanno usare, ma per farlo devi partire da un pdf di questa discussione,
cosa che da Lipperatura non si pu ottenere. Certo, uno pu mettere il tale add-on su Firefox etc. ma
lo vedi come tutto si complica, come si alza la soglia?
9. Davvero, continuo a non capire il problema. Lunica spiegazione che posso darmi maliziosa.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 3:31 pm da Wu Ming 1

Avendo vissuto nella repubblica delle pacche sulle spalle posso risponderle: No, ma lalternativa
peggio.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 3:34 pm da melmoth

continuo a non capire il problema. E s che ti ho fatto la lavagnetta (alle 3.21; a proposito, ma
perch i commenti vanno unora indietro? oddio ora temo che arrivi Girolamo con la precessione
degli equinozi).
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 3:34 pm da Andrea Cortellessa

Andrea, ma nei miei punti numerati ci sono anche le risposte alle questioni che ponevi nella
lavagnetta.
Gilda, bene, non ti vergogni. Sono contento. Ma ancora non sei riuscita a spiegarmi perch i tuoi
commenti non si possano stampare con un font diverso da questo.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 3:37 pm da Wu Ming 1

@ Melmoth
Ho il fondato sospetto che parlare con lei, di queste questioni, sarebbe molto pi interessante che
farlo con tante persone incontrate qui. Ma siamo tutti e due stanchi, e in appendice a un serpentone
sterminato. Una sola cosa vorrei precisare: lei teme una censura solonica e pacchesullespallesca di
tipo contenutistico. Io auspico un vaglio qualitativo di tipo linguistico.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 3:37 pm da Andrea Cortellessa

257

Ribadisco e tra un po se si continua a insistere - questo s, maliziosamente- su questo punto, riposto lintervento delle 2:26 cos questo refrain dellimbarazzo lo facciamo tacere.
No al pdf, s a una discussione sugli argomenti affrontati argomentata, distesa, civile FUORI dalla
rete, suscettibile di evoluzione in pagina scritta e stampabile quanto si vuole.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 3:38 pm da Gilda Policastro

@ Wu Ming 1
Non solo Gilda, qui, ha capito una cosa. Magari sbagliando, ma ha capito questo. Che non si tratta
di stampare con un font diverso, ma di appropriarsi di uno sforzo corale, e babelico, e schiumante
una quantit di umori, e di metterci un bel cappello editoriale sopra (Una co-produzione
Carmilla - Lipperatura - Wu Ming, luglio 2010. http://www.carmillaonline.com.
loredanalipperini.blog.kataweb.it/lipperatura. http://www.wumingfoundation.com/giap).
Tu - come fai alquanto spesso - puoi far finta di non capire questa obiezione. Ma non facciamo un
passo avanti se sostieni che lobiezione non ci sia. (E oltretutto, per la mia gioia selvaggia, restiamo
sempre en abme.)
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 3:41 pm da Andrea Cortellessa

(avevo scritto il mio commento prima che fosse postato il pdf: ho scritto lentamente)
.
Non una printable version. C - nella grafica, nellintroduzione, nel marchio (che s, secondo
me sarebbe opportuno modificare, dato che non si capisce cosa centri Carmilla in tutto ci) - un
appropriarvi di quanto qui si costruito. Quando tu dici Ma se io intervengo su un blog,
perfettamente normale e non dovrebbe stupire nessuno che qualcuno stampi la discussione. sono
perfettamente daccordo con te: che *qualcuno* stampi la discussione, non che qualcuno ne faccia
un epub, mettendoci sopra la sua firma, unimmagine da lui scelta, unintroduzione e tutto il resto.
Dai, su.
.
E in riferimento al punto 8: beh, nel mio piccolo penso che un uso pi consapevole degli strumenti
tecnici del web non sia disgiunto da un uso pi consapevole del web. E sempre nel mio piccolo
raramente sono sfavorevole allalzare le soglie, soprattutto quando sono soglie che si raggiungono
con quattro click.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 3:43 pm da irene

Scusa Loredana, ora anche un mio commento in attesa di approvazione. Il motivo sono i tre link
presenti. Reca lorario 3.41.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 3:45 pm da Andrea Cortellessa

258

@Cortellessa: il problema dei finanziamenti volti a valorizzare delle opere meritorie per motivi di
linguaggio o di stile (almeno per il cinema, ma penso, con le giuste proporzioni, che ci varrebbe
anche per la letteratura) che deve esserci anche un pubblico pronto a recepire tali opere, perch in
ogni caso quei soldi andranno in qualche modo recuperati e qui si apre un discorso culturale
molto pi vasto
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 3:47 pm da Simone Ghelli

@Irene
sono perfettamente daccordo con te: che *qualcuno* stampi la discussione, non che qualcuno ne
faccia un epub, mettendoci sopra la sua firma, unimmagine da lui scelta, unintroduzione e tutto il
resto.
Come diceva Ansuini, sono soglie sottilissime, ne convengo, ma non siamo qui per discuterne? Non
per questo che ho postato la prova? Per avere i vostri pareri? LePub comunque non c, c solo il
pdf. Lillustrazione si pu togliere, Carmilla e WM si possono rimuovere. Lintroduzione davvero
mi pare solo di servizio. Cosa rimane? E arbitraria la scelta del font? Stiamo parlando di estremi
appigli, mi sembra.
Ma che qualcuno dica che i suoi commenti possono stare in una pagina html di Lipperatura e non in
un pdf scaricabile da Lipperatura, scusami, grottesco. E contro ogni idea e prassi di rete che
abbiamo conosciuto negli anni.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 3:48 pm da Wu Ming 1

@ Simone Ghelli
Certo. Settecento commenti fa parlavo di formazione dei lettori, ma si preferito dipingere me, e
altri, come 1) leccaculo accademici 2) spregiatori del volgo ignorante e bue.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 3:49 pm da Andrea Cortellessa

@all, una noticina da ufficio diritti


Non sono sicuro sia unopzione disponibile quella di _non_ partecipare al pdf, visto che questo
thread liberamente disponibile on-line.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 3:53 pm da Vincenzo Ostuni

259

In ogni caso, almeno nel cinema, come gi sottolineava Melmoth, stato ampiamente dimostrato
che, pur con tutte le buone intenzioni, si finisce per favorire lamico dellamico, ch poi faceva una
pellicola che se stava una settimana in sala era ora colato, ma spesso in sala manco ci finiva
insomma, almeno in Italia, temo che il sistema dei finanziamenti sia destinato a finire a tarallucci e
vino
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 3:53 pm da Simone Ghelli

Scrive Gilda Policastro:


Ribadisco e tra un po se si continua a insistere - questo s, maliziosamente- su questo punto, riposto lintervento delle 2:26 cos questo refrain dellimbarazzo lo facciamo tacere.
No al pdf, s a una discussione sugli argomenti affrontati argomentata, distesa, civile FUORI dalla
rete, suscettibile di evoluzione in pagina scritta e stampabile quanto si vuole.
Perch no? al di l di questa discussione, che ha dinteressante anche le modalit della lotta, non
si pu ripartire da qui?
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 4:00 pm da Alessandro Ansuini

@ Simone Ghelli
Ho sollevato subito il pericolo del taralluccivinismo (Gian Arturo Ferrari presidente del Centro del
Libro per non parlare degli autori scelti dalle apposite commissioni del ministero degli Esteri per
gli aiuti ai traduttori stranieri), ma ci non toglie che una soluzione in tal senso, in tempi medi,
vada ricercata. Se la comunit dei critici non fosse stata preventivamente ipostatizzata a casta
malevola e mandarinesca, se non vi fosse da anni una non pi strisciante delegittimazione degli
intellettuali (vedi il culturame di scelbiana memoria rispolverato da Brunetta), se non si fosse
inoculata nel sistema una sottocasta di critici snob trashisti ed embedded nellindustria culturale (e
fenomeni contigui attualmente non ben identificati), magari non sarebbe cos visionario ipotizzare
una consulta di persone del settore, autori e critici, chiamate a decidere se il lavoro svolto da un
editore nel precedente quinquiennio (per es., tanto per escludere il mio caso personale, riguardo alla
qualit delle traduzioni) meriti o meno di essere premiato con un incentivo a continuare in quella
direzione.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 4:00 pm da Andrea Cortellessa

Ora leggibile il mio commento delle 3.41. Grazie Loredana.


Postato luned, 5 luglio 2010 alle 4:01 pm da Andrea Cortellessa

260

Anche se, parere mio, la modalit discussione dentro alla rete la preferirei, da fruitore. anche
senza possibilit dintervenire. La discussione fuori, proprio per queste sue modalit private, rischia
di diventare che ne so, quattro monologhi differenti.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 4:03 pm da Alessandro Ansuini

Cortellessa: io direi che per non sufficiente dar la colpa al culturame insomma, gran parte
della critica cha messo del suo per trovarsi in questa situazione di delegittimazione, e prima di
affrontare proposte di commissioni e simili sarebbe utile ripartire da l
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 4:12 pm da Simone Ghelli

@ Simone Ghelli
Possiamo discutere sino a quando vuoi, su problemi e aporie della critica. Per vorrei che si
facessero, al riguardo, nomi e cognomi. Gran parte della critica non mi soddisfa, come
formulazione.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 4:20 pm da Andrea Cortellessa

@Ansuini
Ti ricordo un esempio recente: il cosiddetto caso Nori (ovvero il dibattito con Cortellessa su
Nazione indiana, a proposito della dicrezionalit nelleleggere un qualsivoglia contesto - anche un
giornale di destra- per la propria libera espressione di pensiero). A un certo punto, quando la
discussione cominciava a eccedere in personalismi di sorta, la si esport in una libreria per accordo
comune delle parti, dal momento che si intuiva che i temi in questione nella rete si stavano
avvitando attorno a certe petizioni di principio e che invece con un dibattito libero, aperto (e de
visu) sarebbero stati affrontati in modo pi strutturato. Fu un momento di confronto dialettico tra i
partecipanti, ma anche un modo per portare nella societ civile la discussione su temi
evidentemente politici (ma poi non ero io lelitaria, laristocratica?).
Peraltro sto ancora aspettando che Wu Ming mi spieghi qual la differenza tra leggersi un papiro
cartaceo di 600 commenti e passa e un rotolone schermaceo (neologismo test coniato) della stessa
entit.
Ma non stavamo l a magnificare le magnifiche sorti e progressive dei download, fino a un
momento fa? Ora abbiamo bisogno del taccuino per orientarci? Quoque tu, pioniere del web.
Maddi.
Quando mi avr chiarito questo punto, passer a chiarirgli la non irrilevanza del font (sineddoche,
evidentemente, per la scrittura in un luogo, piuttosto che in un altro).
Dialogo.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 4:22 pm da Gilda Policastro

261

@Cortellessa: io mi riferivo, pi che a nomi e cognomi, al ruolo della critica in generale (non solo
quella letteraria), a una sua necessaria ridefinizione, a partire, perch no, da una riflessione sul web
stesso, che in certi ambienti si continua a considerare come critica di serie B, ma che per molti
rappresenta ormai il canale privilegiato di approccio allopera e qua ritornerei sul suo
documentario, dove mi sarebbe piaciuto vedere e sentire una riflessione in merito (ma capisco, dai
commenti precedenti, che lobiettivo era quello del mercato pi tradizionale). Insomma, io temo
che i criteri di scelta di una commissione che non prendano in considerazione tutto ci, sarebbero
quanto meno dei criteri parziali
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 4:31 pm da Simone Ghelli

@Andrea Cortellessa, ripiglio al volo dal tuo post 5 luglio ore 3.05 dallangolazione della
musica. Ma Beethoven non proprio quel personaggio che (seguo una pista battuta da Alessandro
Baricco) un genio perch riesce a parlare a tutto il suo pubblico possibile, sia i nobili che erano i
tradizionali usufruitori di musica, sia la borghesia che il pubblico che comincia ad avvicinarsi a
quel mondo? Beethoven al suo tempo piaceva alle masse. E s che ci sono stati compositori coevi
ben pi raffinati, ma non sono questi ultimi a esser presi per i pi grandi genii della loro epoca.
Oggi magari non riusciamo a insegnare alla scuola media ad apprezzare le pi raffinato
composizioni di Haydn (e tantomeno a insegnare ad apprezzare in genere, ahim), per fino a farti
gustare Beethoven non si fatica troppo: perch lui aiuta
Ora, lungi da me dire che DFW o King o altri via via citati o autocitatisi in questi comment sono gli
scrittori pi geniali della loro/nostra epoca per nessuno dei due, per esempio, ha fatto bandiera e
vanto della propria illeggibilit (vincibile grazie alla costruzione della famosa scala, su cui vorrei
soffermarmi, ma siamo gi tanto oltre) che cosa ben diversa dal lavoro sul linguaggio che tutti
qui invochiamo, ma con intenti diversi
Per me, leccessiva consapevolezza teorica ha fatto s che la nostra neoavanguardia (dopo liniziale
scontro contro lestablishment letterario) sia di fatto diventata la beniamina dellaccademia perch
sotto sotto parlava quel linguaggio, ma ignorando bellamente i destinatari extra moenia dei testi, i
lettori comuni. Ecco, Balestrini, a differenza di Beethoven, non mi pare che ti aiuti n ti esorti a
costruirti una scala per raggiungerlo Qualcun altro, a vari livelli, ci ha provato.
Io, dalla mia, leggo Il nome della rosa (anche) come un enorme fanculo di Eco allo
sperimentalismo elitista di troppi testi nati dal Gruppo 63 e che effettivamente portano alcune
intuizioni brillanti del suo Opera Aperta verso canali morti forse luso che, allopposto ne fanno il
90% delle fiction TV americane , allestremo opposto, banale e cheap, per questo parlo proprio de
Il nome della rosa come via di mezzo e infatti, venne criticato sia per essere un libro che nessuno
capisce, sia per essere divenuto un bestseller
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 4:37 pm da Paolo S

Appunto Gilda (ti chiamo per nome perch ci siamo gi parlati) la ricordo quella vicenda, fu molto
pi appassionante seguirla in rete che sapere cosa si fossero detti cortellessa e nori, onestamente,
262

anche perch il tema era generale. comunque vedete voi, la modalit della lotta appunto andrebbe
condivisa fra chi si vuole cimentare e dire la sua.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 4:38 pm da Alessandro Ansuini

@ Paolo S
Io per ho parlato del Beethoven tardo. Baricco libero di pensare (penso labbia fatto
nellultimo suo lavoro, per cos chiamarlo, quello uscito nelle sale cinematografiche, che per non
ho avuto il piacere di delibare - e che mi dicono, incredibile dictu, essere stato un flop) che dopo, addirittura a partire dalla Nona Sinfonia - Beethoven si sia bevuto il cervello. Ma io penso
al contrario che invece quello sia il Beethoven pi grande: Grande Fuga, Quartetto op. 132,
Hammerklavier, Op. 111. Certo, Per Elisa sar sempre pi popolare, ma appunto questo un
altro discorso.
Sul Gruppo 63 temo che non troveremo mai un punto dintesa. A me pare che proprio il Balestrini
da lei citato sia uno di quegli autori modernisti che, a un certo punto, ha intravisto proprio nelle
modalit epiche (cfr. ad es. I furiosi) una strada duscita dallo storicismo teleologico-progressivo
connaturato alle poetiche dellavanguardia. Gliene ha dato atto Saviano nella prefazione
alledizione di Sandokan uscita di recente da DeriveApprodi, non per lautore del saggio proprio a
questo fenomeno dedicato, e che immagino lei conosca: New italian epic.
Quanto alla scala e allalbero, infine, temo che lei dia una lettura molto soggettiva - legittima, certo,
ma che non condivido - dellapologo. Non sono le opere a doverci dare gli strumenti per costruire la
scala, siamo noi lettori che dobbiamo darci da fare. Gli strumenti ce li dovrebbero dare la scuola,
luniversit, le letture che facciamo lungo tutta la nostra vita. In definitiva siamo noi che li diamo a
noi stessi. Si chiama libert.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 4:53 pm da Andrea Cortellessa

Ma scusate, gli amici critici avrebbero fatto i complimenti in privato alla Policastro per cosa? Boh!
E soprattutto a noi che ce ne frega? Io gia mi figuro tutta questa ggente tendenzialmente meschina
che si telefona e si scrive per tranquillizzare la Policastro sul suo posizionamento.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 4:57 pm da AMA

Scusa Paolo S, mi davi del tu e io ti ho dato del lei, non volevo fare il sussiegoso credimi, mi sono
sbagliato
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 4:57 pm da Andrea Cortellessa

263

Vedi che bei film che ti regaliamo, AMA? Continua a proiettarteli, e a credere che questo qui sia
tutto il mondo.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 4:58 pm da Andrea Cortellessa

Policastro vs Wu Ming1?
Cortellessa vs Wu Ming4?
Vincent&AnnaLuisa vs Aldo&Garufi?
LIVE?
E dove si fa? In un autogrill sullA1, tipo verso Firenze? Al DallAra? Alla Sapienza? Io ci sto solo
per il DallAra, vicino casa. Poi lo riempiamo, ed il posto adatto per le metafore calcistiche.
Comunque mi sembrate matti. Ok, il caldo, la maratona, lo avevo pure previsto.
Vorrei solo ricordare a qualcuno che questa cosa, questa discussione, GIA avvenuta. PDF, html,
d il consenso, lo nego, la facciamo fuori, la ripetiamo in rete
Si entra in una sorta di spazio-tempo dickiano. Bello eh, per vi ricoverano!
In ogni caso, se organizzate al DallAra fatemi sapere.
L.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 5:14 pm da luca

Hai visto che roba, Cortellessa? Mi introiettate - a gratis - uno spaccato di mondo. Scaricabile in
pdf.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 5:14 pm da AMA

Al DallAra fa troppo caldo e ci sono le zanzare. Unica condizione, la climatizzazione stabile a 18.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 5:25 pm da Andrea Cortellessa

@Wu Ming 4
arrivo tardi alla discussione per volevo dire lo stesso grazie per il modo sempre corretto, a
diferenza di Wu Ming 1, di dire le cose e di spiegarle, ho apprezzato moltissimo la tua chiarezza e
trovato molto interessante e condivisibbile tutto quello che hai detto. certi tromboni pensano che la
letterariet stia nello scrivere libri incomprensibili.
solo una cosa non capisco, ma perch continuamente parli male di Moccia? perch Moccia per te
cos male? a me piaciuto molto Tre metri sopra il cielo, lho letto e lho trovato un libro
importante e serio, a dispetto di quello che ne dice un sacco di gente snob (cose che pensavo anche
io, prima di leggerlo, e che la lettura del libro mi ha fatto cambiare idea). Potresti darmi una risposta
articolata del perch Moccia cattiva letteratura?
264

Postato luned, 5 luglio 2010 alle 7:23 pm da galut

Bellissima questa discussione sul pdf, almeno quanto quella pi generale.


Infatti, come Carmilla si sarebbe deciso di fare un pdf anche di questa sul pdf.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 7:23 pm da Wu Ming 1

toh, intanto giusto due minuti mi arriva nei feed la notizia di una discussione su Friendfeed
trasformata in ebook da un utente diverso da quello che ha fatto partire il thread, pare (per ora)
senza psicodrammi correlati.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 7:35 pm da buoni presagi

*due minuti fa*, sorry.


Postato luned, 5 luglio 2010 alle 7:35 pm da buoni presagi

E singolare la pretesa di Gilda Policastro, e anche un tantinello ipocrita.


Qualche mese fa Gilda ha commentato il mio status su FB, nella quale esprimevo un certo sdegno
per lutilizzo fatto dellimmagine di Saviano da parte di un noto e stimato critico letterario.
La discussione si infiammata sino al punto che la Policastro ha deciso di farne un articoletto ed
esportarlo nel sito web del critico da me biasimato. Io avrei invece voluto un dibattito su una rivista
come Nazione Indiana.
Nonostante le abbia scritto:
Messa cos non mi interessa. Gli spunti offerti erano pubblici e devono proseguire per un dibattito
pubblico. Se non intendi andare in tale direzione, non proporti neppure di fare sintesi della
discussione su siti terzi. Anzi ti chiedo espressamente di non farlo, perch sarebbe riportaticcio da
retrobottega. E la bottega solo la vostra.
Lo ha pubblicato lo stesso
http://luperini.palumbomultimedia.com/?cmd=blog&id=12
Gilda, stavolta sei inscusabile.
http://luperini.palumbomultimedia.com/?cmd=blog&id=12
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 7:43 pm da dimitri
265

@WuMing1
Ho fatto un pingback (Postato mercoled, 30 giugno 2010 alle 5:58 pm) che per non appare sul pdf

Postato luned, 5 luglio 2010 alle 8:02 pm da Sir Robin

BRAVO DIMITRI.
.
Questo taglia la testa al toro.
.
Mi rimetto a quanto deciso da Loredana, che la tenutaria di questo blog e ha lultima parola in
merito:
il pdf andr on line, non c *nessunissimo* motivo per cui non debba andarci. Questo stato un
dibattito pubblico in un ambito pubblico a cui tutti hanno partecipato spontaneamente, ed gi
leggibile e stampabile da chiunque. Html o pdf non fa alcuna differenza se non dal punto di vista
della maggiore usabilit/leggibilit di questultimo.
Il pdf recher solo il nome e lURL di Lipperatura;
non conterr nessun riferimento a co-produzioni Carmilla/Wu Ming (cosa che aveva una
motivazione *tecnica* ma va bene lo stesso, niente appigli a chi li cerca);
non avr alcuna introduzione;
terminer con lesplicita indicazione che dopo il 550esimo commento la discussione proseguita.
Tutto il resto
lana
caprina
e lagna
capziosa
da ipocriti
(come test
dimostr
da Dimitri).
Quel che si scritto si scritto. Tutti (stavolta Garufi compreso) sono perfettamente in grado di
assumersene la responsabilit.
Grazie a tutt*
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 8:11 pm da Wu Ming 1

@ Sir Robin,
i pingback erano saltati, ri-inserito.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 8:23 pm da Wu Ming 1

266

@ Wu Ming 1,
thanks a lot !!
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 8:29 pm da Sir Robin

@Wu Ming, non vuoi sentire la controparte?


O almeno Dimitri, dilla per bene, please.
A Romano Luperini (e alla sottoscritta) stato fatto il solito processo in contumacia in rete, per un
video con saviano che nessuno aveva visto per intero. La discussione si estesa a vari temi
(precariato, dinamiche di potere legate allunivesrit etc.). Ho chiesto PUBBLICAMENTE nel
thread di poterne riassumere i contenuti in un breve articolo DA ME FIRMATO (e di cui dunque mi
assumevo intera la responsabilit), citando qua e l stralci dalla discussione in rete senza firmare per
esteso, ma solo con sigle (non DIMITRI CHIMENTI, ma DC). Poi ho inviato a Chimenti stesso,
per conoscenza, larticolo A MIA FIRMA PRIMA di consegnarlo al sito delleditore Palumbo (il
cui video si era stati cos solerti a incriminare a priori, senza averlo visto, salvo poi negarsi a un
pubblico dibattito sui contenuti). E Dimitri mi ha risposto che non era interessato a un dibattito su
un sito con quattro utenti, ma solo a uneventuale dibattito su Nazione Indiana. Gli ho fatto a quel
punto presente che non avrebbe mai avuto nessuna controparte e che si sarebbe trattato, in replica,
dello stesso dibattito gi avvenuto sul suo sito, visto che n Luperini, n leditore Palumbo vanno su
Nazione Indiana.
Quanto alla pratica di trasbordare affermazione SINGOLE da un medium allaltro, lho appresa
proprio in questo spazio.
Una volta mi trovai a commentare uno status di Loredana Lipperini sui romanzi dedicati ai giovani
(Avallone, Giordano etc.), e me lo ritrovai riportato (con la firma per esteso) in un articolo postato
da Lipperini stessa su Lipperatura. Lipperini non aveva chiesto il mio consenso, ma la ritenni
pratica ortodossa, dato lo statuto semi-pubblico di Fb.
DIVERSO, WU MING, trasformare una discussione in rete in un pdf.
Il mio consenso su questo, non lo avrai mai.
E ho spiegato allo sfinimento le ragioni, mentre Chimenti, prima di esporsi al ridicolo
propagandando il falso come aveva gi fatto in passato, dovrebbe farsi una cura di fosforo.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 8:29 pm da Gilda Policastro

Dimenticavo: il link!
http://loredanalipperini.blog.kataweb.it/lipperatura/2010/02/03/le-invasioni-anagrafiche/
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 8:33 pm da Gilda Policastro

267

p.s. per Wu Ming 1


Sono quasi a met di Nova Swingecco, ma il piano sempre operativo?
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 9:03 pm da Ekerot

I miei commenti vengono moderati per mere ragioni tecniche, mi hanno appena spiegato. In attesa
dello sblocco del commento delle 8.29, preciso (perch non lho fatto ivi) che il dibattito su
Romano Luperini e il video con Saviano si era svolto con Chimenti (e una serie di altri amici -nel
gergo di Fb) precisamente su Fb, proprio come quello sulla letteratura giovanile poi citato dalla
Lipperini, senza nessun tipo di rimostranza da parte mia, come potr confermarvi lei stessa. Eppure
anche l se ne dissero di enormi, mi sarei potuta adontare per il coinvolgimento coatto. Ma cos non
fu.
Il caso in questione, tuttaltro.
E insieme a me, molti dei partecipanti alla discussione (per non parlare dei lurker, o come si dice)
lhanno evidenziato, confermato, compreso, stigmatizzato. Dunque un problema c: prendetene
atto, e correggete il tiro. Non pi onesto che tenere il punto con tale pervicacia, che non fa onore
ai signori e maestri della comunicazione web.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 9:14 pm da Gilda Policastro

*della comunicazione web?


Postato luned, 5 luglio 2010 alle 9:15 pm da Gilda Policastro

Andrea, nessun problema, figuriamoci. Grazie per la costanza con cui rispondi qui, nonostante le
fronde. Non vorrei essere pregiudizialmente pro o contro una parte, ho le mie posizioni e i miei
motivi, grazie per il colloquio.
Una nota sul diapason BeethovenBaricco: Baricco nel suo film (un flop? Boh, di sicuro non un
successo al botteghino. Per me un film interessante ma sovraccarico) sostiene (o dimostra? Lui
sventola le prove) che la Nona stessa fu un flop, alla sua prima e che le trovate musicali di questa,
come il coro sul testo di Schiller, non valgano assolutamente le invenzioni compositive di altre
sinfonie, che oggi sono ben meno citate. Insomma, dice Baricco, lUnione Europea ha come inno
un flop, che solo per una costruzione scocioculturale posteriore divenne unanimemente o quasi
considerato un capolavoro. E Baricco sta l a raccontare come appunto dobbiamo usare molta
cautela ogni volta che ascoltiamo un giudizio, persino universalmente accettato
*
Non obbligatorio trovare un punto dintesa sul Gruppo 63 o la neoavanguardia, meglio discuterne.
I furiosi sono sul Web, ai tempi non mi fecero questa fulgida impressione ma li rilegger e ti dir
meglio (cos come cercher anche il volume di Manganelli citato da Gilda, si sente che un libro
che le caro e credo che valga la pena buttare locchio, anche solo per questo).
Accettati i pregi che si possono attribuire per linnovazione linguistica e stilistica, da un punto di
vista storico che effetto ha avuto il Gruppo 63? Io in una parola lo riassumerei con sofisticazione
268

delle patrie lettere. stata una rivoluzione alquanto privata ma dalle conseguenze pubbliche ingenti,
ha aperto una faglia, e io sto ancora aspettando un ponte con cui trasbordare gli scolari delle medie
o i miei genitori ragionieri i quali, per dire, se propongo loro Palomar di Calvino anche lo
leggono, poi sospirano e dicono scriveva tanto meglio da giovane perch finito a scrivere a
sto modo? beh, ecco, la risposta pi vera che possono accettare perch non gli interessava che
voi lo leggeste.
Poi loro sono persone a modo, e non lo dicono, ma perch di Calvino non dovrebbero pensare Che
stronzo!?
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 9:22 pm da Paolo S

Kataweb non accetta lupload del pdf perch supera la soglia massima dei 100k per oggetto
caricato. Quindi pu essere *linkato* e *presentato* qui su Lipperatura, ma deve essere per forza
un altro server a ospitarlo. Che nessuno strumentalizzi questa motivazione prettamente tecnica.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 9:27 pm da Wu Ming 1

Due precisazioni tecniche. Come ho spiegato a Gilda Policastro e, prima di lei, a Tiziano Scarpa,
quando gli IP iniziano per le stesse cifre di quelle di un utente che qui non accettato per gravi
motivi, i commenti vengono moderati automaticamente. Essendo in conduzione, non ho potuto
sbloccarli che saltuariamente. Chiedo venia per linconveniente.
Quanto al pdf, in tutta onest, non riesco a capire il punto: si tratta degli stessi, identici contenuti
che si trovano qui sopra, semplicemente pi leggibili e, volendo, stampabili. Che a realizzare
tecnicamente il pdf sia Wu Ming dunque il problema? Ad ogni modo, nessun commento stato
sintetizzato o modificato in modo alcuno. Dunque?
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 9:35 pm da lalipperini

Per le ragioni gi dettagliate alle famose 2:26 da me e poi ribadite da Cortellessa e irene alle 3:21,
da Cortellessa alle 3:41, infine da Irene alle 3:43.
@Ostuni la regolamentazione dei diritti nel web materia quanto mai ostica e controversa: se a te
constano riferimenti puntuali, ti pregherei di postarli a beneficio di tutti. Ma mi pare ormai chiaro
che qui non si tratti di pdf (ibidem).
Dunque, mi spiace, Loredana, ma ribadisco, da parte mia, e per quello che pu contare qui dentro, il
mio NO.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 10:03 pm da Gilda Policastro

269

E dunque, Loredana, visto che il cattivo sono io per antonomasia (sono uno di quelli a cui pu esser
detto che i suoi libri e la sua intelligenza sono al colpevole servizio del capitale, ma che non pu
ricordare come si fa carriera nelluniversit e nelleditoria scolastica, a quanto pare) io un sospetto
ce lho.
C qualcuno che non vuole la pubblicazione dei propri commenti in formato fruibile facilmente e
liberamente, perch questo renderebbe nullo il valore dei mitici epistolari-privati-che-col-pifferove-li-faccio-vedere (che tanto direste che sono cacca) e delle mitiche tradizioni orali di quella volta
in cui Io, Guido e Lapo ci confrontammo con lo Spirito del mondo a cavallo, e cacca a voi che non
ceravate e non ve lo siete fatto raccontare da Sanguineti mentre prendeva un caff con Cassola (e
cacca anche a Bassani che era permaloso, e peggio per lui se aveva ragione e i 63 torto).
E c qualcun altro che contrario (anche se non lo dice, lascia che lo dicano gli altri e intanto
manda avanti) perch se i suoi commenti diventassero pubblici e, soprattutto, gratuiti, poi non
potrebbe chiederne il guiderdone a un eventuale editore militante che gli chiedesse il permesso di
pubblicarli, ch comunista s, ma fesso no.
E chiss se quel mio amico che gioved scorso mi ha sentito dar loro in un pubblico dibattito del
carabinieri & carabinieressa e mha chiesto: ma che male thanno fatto?, ora sta leggendo Mi sa
che gli mando il pdf, se prima non arriva a bloccarne la pubbicazione un decreto-bavaglio (lo si
chiama cos sul giornale comunista su cui scrivono, o no?).
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 10:06 pm da girolamo

Gilda,
mentre Chimenti, prima di esporsi al ridicolo propagandando il falso come aveva gi fatto in
passato, dovrebbe farsi una cura di fosforo.
Ti accorgi o no che parli come Ghedini?
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 10:26 pm da dimitri

Insomma, Gilda, che bisogno hai di consigliarmi cure al fosforo (o magari darmi del testa di cazzo)?
Questo letteralmente buttarla in vacca.
Potresti almeno arrenderti allevidenza che hai fatto una mossa goffa, perch a tua volta hai
pubblicato un riassunto delle mie posizioni (cosa che mi fa ribrezzo), in un contenitore la cui
politica non condivido. Tutto ci nonostante ti avessi chiesto di non farlo.
Non andata cos?
Vuoi che pubblichiamo il nostro INTERO scambio epistolare?
Io ti porto rispetto, e lo metto in condivisione solo se me ne dai il permesso.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 10:38 pm da dimitri

270

[...] attorno alla letterariet (ho involontariamente messo mano al revolver, scusate) su
Lipperatura sta germogliando una questione interessante: vista la mole di commenti, la redazione di
Carmilla ha [...]
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 10:41 pm da But I know its mine uoni presagi

Abbiamo capito che il fosforo lo trovavi eccessivo, bastava rammentarti com andata. Me ne
scuso, anzi. Ma lo scambio epistolare (che riguard tra laltro anche un terzo, che amerei molto
intervenisse in questa discussione) non diceva nientaltro che quanto abbiamo appena riportato e
che non credo, francamente, rilevi molto in questa discussione. Trovi o non trovi rispondente
lanalogia con la situazione che ti ho citato? Non continuate a fare terrorismo, non puoi pubblicare
uno scambio espistolare privato, semplicemente perch non aggiunge nulla a quanto abbiamo gi
narrato: tu dal tuo punto di vista, io dal mio.
Ho scritto un articolo firmandolo di mio pugno, me ne sono assunta interamente la responsabilit, te
lho partecipato per correttezza nei tuoi confronti. Punto. Non stavo chiedendo il permesso, n
credevo di averne bisogno, forte del precedente lipperaturesco. Dopo la tua ferma opposizione, mi
sono decisa a siglarti nel pezzo, invece che mettere il tuo nome per esteso (misura che Lipperini, nel
caso analogo, non osserva nei miei confronti, ma ripeto che non ho nulla da eccepire in questo
senso).
Purtroppo questi commenti temo li leggerai domani, perch comunque sono in attesa di
moderazione per i motivi che mi ha spiegato Loredana. E dunque forse sopraffatti da altri cento
non li leggerai affatto, temo.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 10:49 pm da Gilda Policastro

[troppi temo, sorry, nell'ultimo giro di frase: sintomatico, direbbero i Wu].


Postato luned, 5 luglio 2010 alle 10:51 pm da Gilda Policastro

@Dimitri: occhio Dimitri, visto la grazia (di un T34) della Policastro, non vorrei che con cura al
fosforo si alludesse allo stile *shake and bake* !
P.S.
E poi dicono che leggere Sven Hassel non serve
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 10:55 pm da Anna Luisa

@ Ekerot
s, operativo. Ma ognuno coi suoi tempi, eh.
271

Postato luned, 5 luglio 2010 alle 11:07 pm da Wu Ming 1

Questo il mio ultimo intervento in questa discussione durata una settimana e cercher di farla
breve.
.
E legittimo che qualcuno chieda di non vedere il proprio nome associato a Carmilla, Wu Ming,
etc., e quindi giusta la decisione di stralciare tutto il paratesto dal pdf del thread e lasciarlo nudo e
crudo.
.
E assolutamente legittimo che Loredana Lipperini, che ha ospitato sul suo blog questa discussione,
alla quale tutti abbiamo partecipato spontaneamente, decida in quale formato salvarla. Se ritiene che
qui siano state dette cose importanti e vuole renderle pi intellegibili e fruibili su un supporto
cartaceo, senza aggiunte, stralci, cornici, cappelli, o alterazioni di sorta, non c un motivo valido al
mondo per cui glielo si potrebbe impedire.
.
Al di l delle reciproche posizioni - e perfino degli insulti che sono volati (ognuno porta a casa i
propri) - deprimente che unintellettuale fiera di esserlo voglia opporsi alla possibilit che le sue
parole vengano rese pi facilmente fruibili dagli altri. E un atteggiamento che, qualsiasi siano le
posizioni espresse, tocca il coraggio delle proprie idee e perfino delle proprie sparate, cio non
gi la qualit intellettuale, ma letica intellettuale. Per quanto possa essere difficile rispettare un
avversario con il quale ci si scambia colpi bassi e magari pure bassissimi, sar comunque pi
difficile rispettare chi attacca duramente e poi si tira indietro, chi ostenta sicurezza e poi teme le sue
stesse (testuali) parole.
Se invece non le teme, ma ne va fiera, allora vuole solo rompere il cazzo, e in questo caso,
nonostante la puerilit, ci fa una figura migliore.
Buona notte e buona fortuna a tutti.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 11:18 pm da Wu Ming 4

Fine. Mi sgancio anchio. Auguro a tutti una notte damore. Per fa caldo, roba da pozzanghera sul
lenzuolo, quindi attenti agli scivoloni! E come abbracciarsi tra saponette. Puzzolenti. Ma sempre
amore.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 11:24 pm da Wu Ming 1

Arriviamo al concordato: si metta in pdf il tutto, i WM si prendono lonere, santissimi e pazienti,


ma facciamo anche una tavola rotonda (i nomi e cognomi ai posti migliori, i nick sparsi alla meno
peggio). Io chieder una disamina su Come si scrive un giallo. Teoria e pratica della suspense di
Patricia Highsmith.
Luca: metafore calcistiche
272

Simone Ghelli: rapporti tra mercato editoriale e cinema italiano (credo possa parlare tre ore e pi)
Gli altri ritornano sul concetto di letterariet, ribadendo in sintesi le proprie diverse posizioni e poi
tutti a vedere o rivedere il doc senza scrittori.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 11:40 pm da Vincent

Alla fine non possiamo non dirci dorotei?


Postato luned, 5 luglio 2010 alle 11:47 pm da Vincent

Quattro sono le cose che a conoscerle mi hanno resa pi saggia: lozio, il dolore, un amico, e un
nemico. Dorothy Parker. Amen.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 11:53 pm da Vincent

Roba forte! Wow!


Fattanza da rave, pure nineties, MDMA traslucido, critici in assetto di guerra, fosforo, bombe al
fosforo, html dinamico, pdf chimico, pingback organico I meglio pusher su piazza. Luperini
balestrini palumbo svenhassell jonhassel calvino schiller novaswing palomar cassola scarpa bassani
sanguineti presagi buoni presagi cristipolverizzati pistesniffate psichedeliassicurata.
dal rotolone schermaceo (copyright signora gilda) io non mi muovo pi, nemmeno per mangiare, o
per andare al cesso. per non smettete adesso, andate avanti ad libitum, raccontate quella volta che
avevo le mani sul pacco, o quellaltra che il critico si scopava il bidello, o la critica si titillava con
moccia. Gi cazzo, moccia, moccia, moccia! E letterario, letteratura, lettera dura?
vi prego non smettete adesso, vi aspetto tutti al dallara, lo apro io.
L.
Postato luned, 5 luglio 2010 alle 11:55 pm da luca

@Wu Ming e Cortellessa


Non so quale onore per le lettere possa rappresentare questo thread ai vostri occhi. io rileggendo lo
trovo imbarazzante. Idee in circolo? Si ma non quelle delliperuranio platonico, che slanciano
lanima ad alti traguardi. Usate in questo modo (per autolegittimazione o delegittimazione reciproca
con citazioni di Bachtin o di Altai usate come manganellate) somigliano piuttosto ai segnaposti del
monopoli o del gioco delloca. La letteratura non ne trae alcun giovamento.
Se poi vi va bene cos (mi dicono che su facebook pure peggio, io facebook lho scartato dopo
unora, ho avuto paura di quello che potrebbe farmi fare), allora sicuramente andr bene anche ai
273

lettori del pdf. Pare che lo spettacolo della rissa provochi autentiche erezioni spirituali nelle
tifoserie, rimaste orfane della squadra parrocchiale.
Postato marted, 6 luglio 2010 alle 12:39 am da valter binaghi

lumoralit e fisiologica ridondanza di 741 e passa commenti qualcosa di fronte a cui difficile
non soccombere, e Letterariet (nozione apparentemente tautologica) una serpe che sfugge da
ogni lato; un pdf poco meno di un batterio destinato a starsene riposto in un angolo remoto
dellhard-disk, pi invisibile di qualsiasi thread, e assai pi difficilmente interrogabile (e in ogni
caso, la posa di una pietra tombale - rispetto allorganismaticit caotica di quel che reso pubblico
unicamente per ricevere risposta). con WM1, che nella sua identit diffusa tutti amammo nel tempo
cultuale e decisivo del neosituazionismo Luther B., si condivisero istanti dintensit nellascolto di
un poeta ferrarese pur insopportabile ma capace di strappare lanima per forza duna letterariet
assurdamente scorticata (Vasco, Brondi), e altri ancora di momenti nellora topica dellultimo
poetry-festival di Monfalcone, come in quel pullulare di giardino elfico, alla cena, nel cigolo di
vortici strabici; la domanda da porre, a un pensiero critico capace di consapevolezze come nella
loro storia wu/blissett, pur considerata la ristrettezza dei parametri e paramenti che lindustria
editante sembrerebbe imporre perch abdicare alle insidie della scrittura e alla sua
ir/responsabilit, come se lo scrivere, il fatto di doversi esprimere primariamente per via alfabetica e
dunque attraverso una atto di appropriazione e torsione del linguaggio, dovesse essere solo
unimpurit, da assoggettare a rimozione?
vi unurgenza ultima nei contenuti da trasmettere, certo, e magari unintelligenza animale nelle
storie, e lo capisco; ma tutto questo ha da compiersi su pentagrammi alfabetici, lungo una
molteplicit di tratti e di tracce. soffocare la vita della scrittura, nel suo concreto (prima ancora che
la letteratura, che listituzione-Letteratura insomma e la sua letterariet certificabile: delle quali
poco cinteressa infatti), come se fosse un lusso, rischia di consegnare lo scrivere al riverbero
dellinerzia, di trasformarlo in lettera morta. o tuttal pi di renderlo puro soggetto, scheletro di
sceneggiatura potenzialmente protesa a realizzarsi in uno spazio fuori della pagina (quando l la
scommessa, ed quello il campo in cui un pensiero critico e dialettico pu ancora affermarsi; come
per altri versi pu dimostrare qualsiasi blog non-degenerante); proprio nel modo che, in Empirismo
eretico, intendeva Pasolini (e se riconosciamo questo, allora, dovremo riconoscere che la
letteratura oggi, nella stragrande maggioranza dei suoi casi, proprio quel genere/nongenere che
intendeva lui: struttura che vuol essere struttura; e nulla pi).
dal mio punto di vista, non posso fare a meno di credere che libri come Crema Acida (o Le strade
che) o anche come M., il primo Pincio, siano prove necessarie; ma non necessariamente esempi da
seguire, non in quel modo almeno (proprio perch ciascuno di quei lavori spinge fino in fondo, e
oltre la letteratura stessa, e quasi fino a un punto di nonritorno, la propria idea di letteratura, la
propria idea di scrittura, de-forma fin che pu e nei modi pi conseguenti le forme di coerenza della
propria letterariet): ed anzi sotto gli occhi di tutti il rovesciamento radicale di rotta (non felice,
per me) nella scrittura appunto del Pincio dal secondo libro in poi. non sono nemico della
trasparenza, tuttaltro: solo, considero la trasparenza una parola impegnativa e importante, e quasi
insostenibile insomma; bisogna farsi unossatura, per poterla reggere. ma, agli amici WM e
soprattutto WM1 in nome (anche) di quel sintonizzarsi sotto gli scrosci di quella centrale elettrica,
vorrei dire: adesso il tempo, forse, di fare ancora quel piccolo sforzo, che potrebbe riportare
lindustria editoriale e la sua censoria pletora redazionale a divenire editoria e basta. pensare al
potere riposto nellatto dello scrivere, alla qualit prensile e persino eversiva che pu appartenere
ancora e soltanto a una letterariet aperta e senza schemi; e di cui del resto la narrativa che non
facciamo che importare (quella americana) continua ad essere felicemente satura.
274

non si tratta, qui, di elitarismo o meno. si tratta di tenere la letteratura (qualunque cosa essa
significhi) allaltezza delle possibilit che gli altri media espressivi (analogici o elettronici o
digitali) non smettono di offrire nella metamorfosi continua e circuitante delle loro
microgrammatiche; e che la scrittura, nel suo pensiero grammatologico, pu offrire ancora di pi. e
ostinarsi a tenerla al di qua di questa evoluzione, sarebbe perdente e basta (anche se al momento
pu servire a vendere qualche migliaio di copie in pi).
ciao a tutti e perdonate lincursione, che non verr replicata [e i refusi immancabili -- ch non
rileggo, per finirla qui]. mettete i papaveri nei vostri cannoni, e sparateli sugli amici della domenica.
e alla fine di tutto, faremo germogliare anche a loro un pdf nellangolo dellhard-disk
Postato marted, 6 luglio 2010 alle 12:54 am da Th.DeHoTT

per Valter.
Io non la vedo cos. Sono daccordo che da un punto di vista del risultato in s, una discussione
simile - diciamo elefantiaca - non possa che avere senso se non in una prospettiva futura.
Ovvero si parte da qui per.
Se invece non vogliamo fare utopie, ed ancorarci allamara realt, questa discussione resta ai miei
occhi una sorta di unicum, di rappresentazione di varie opinioni provenienti da cento differenti
posizioni concertanti assieme in maniera pi o meno bella.
Non che capiti cos spesso. Si dir che talvolta (se non spesso) ci sono stati degli scivoloni, ma
come direbbero in televisione: il bello della diretta.
Per quanto mi riguarda faccio mie tutte le osservazioni e le conclusioni di WM4. Dal mio punto di
vista - trai 3 o 4 temi interessanti qui emersi - il discorso sulla terra di mezzo della letteratura, la
fenomenologia della palude e le sue varie rappresentazioni, il rapporto tra critica e la letteratura di
serie B, resta quello che mi piacerebbe veder sviluppato, visto che ancora mi pare lungi da aver
raggiunto un cuore convincente (mi riferisco soprattutto alla posizione della critica).
Sta finalmente venendo gi un temporale e magari sopravviver per vedere il secondo tempo.
Aggiungo in postilla, come qualcuno ha gi fatto prima di me, che quella cui abbiamo assistito per
800 messaggi una delle manifestazioni peculiari della capacit\forza\potenza della Ragnatela.
Volenti o nolenti. Nel bene e nel male.
*
per WM1: figurati, avevo gi espresso la richiesta di avere tempo, ma volevo spargere la notizia e
mi interessava sapere (visto che non ho letto parecchie adesioni) se il progetto fosse ancora in ballo.
Postato marted, 6 luglio 2010 alle 1:11 am da Ekerot

Tifoserie.
2009, Premier League. Il Newcastle F.C. gioca, in casa, la partita decisiva per rimanere nella
massima serie inglese, contro una diretta avversaria.
Serve la vittoria. Il match finisce 1a1. Draw. Il Newcastle retrocede.
Al termine dellincontro, comincia lapplauso del pubblico che gremisce allinverosimile lo stadio.
Quasi mezza citt.
Dura un minuto, due, poi tre, e va avanti. Occhi umidi e sciarpe. Ragazzini e operai sdentati.
Signore non troppo in forma e impiegati middle-class. Neri rap coi dread e bianchi rasati skin. I
275

giocatori sono riuniti al centro del campo, piangono a dirotto. Hanno dato tutto quello che avevano.
Il pubblico non smette. Ci sono anche gli avversari. E sugli spalti i non tanti tifosi al seguito. Niente
scontri. Sciarpe e occhi umidi per tutti.
Poi al pub. Tristi, ma insieme. A preparare la riscossa.
Siamo capaci?
L.
Postato marted, 6 luglio 2010 alle 7:47 am da luca

@Wu Ming, Loredana, Dimitri


vedo, finalmente sbloccati, i miei interventi di ieri sera, spero li possiate leggere.
@Binaghi Se ho procurato un nuovo lettore a Ottonieri (Elvezio), uno a Manganelli (Paolo S) e
indotto anche, credo, in qualche modo, a prendere posizione (e che posizione: che equilibrio, che
pacatezza, che sapienza, che stile) a Thoma De Hohtt, questa discussione non stata affatto
inutile, ribadisco che la esporterei fuori da qui e, mutatis mutandis, anche in una pubblicazione
destinata a chi abbia ancora (ma c?) scarsa dimestichezza col web. Una pubblicazione che resti,
non un pdf che labbiamo gi detto, no?
Un saluto a tutti, e alla prossima.
Postato marted, 6 luglio 2010 alle 9:32 am da Gilda Policastro

*Thoma De HoTT [oggetto, non termine, ovviamente]


Postato marted, 6 luglio 2010 alle 9:34 am da Gilda Policastro

@ Th.DeHoTT
torno a lasciare un commento in questo thread in onore a te, per il tono che hai usato, per le cose
che scrivi.
Grazie per la rievocazione monfalconese. Io credo che la forza di quei due giorni stia in questo: in
due stanze contigue del medesimo edificio pullulante di persone, io e WM2 tenevamo un workshop
sulle narrazioni basato sulle riflessioni fatte ne La salvezza di Euridice e lavoravamo
sullimmaginaria lingua allegoretica della civilt tamariana in Star Trek, e tu - imprevista
torsione degli eventi - tenevi il workshop sulla scrittura poetica al posto di non so pi quale
impossibilitato. Ogni tanto si assegnavano dei compiti e si usciva nellatrio e si facevano due
ciacole, e in quel momento luno non pensava affatto che quel che faceva fosse incompatibile con
quel che faceva laltro, perch noi stavamo lavorando sulla poesia della narrazione/mito nella
comunit, e tu stavi gestendo una piccola comunit versificante. Quel festival organizzato da Lello
Voce sa essere, quando non gli si mettono argini, un dispositivo positivo (bel bisticcio).
Non si tratta di vendere qualche migliaio di copie in pi (bench ci possa esser cosa buona e
giusta), ma di *incontrare le persone*. Non si tratta di rinunciare alle insidie della lingua, ma di dire
che la lingua anche le storie e ci sono molte pi insidie tra cielo e terra di quante ne veda la
grammatologia. Si tratta di camminare insieme alle persone incontrate e quelle insidie valorizzarle
276

insieme, non da soli. Non si tratta di soffocare prerogative, ma di *socializzarle*. Non si tratta n di
rinunciare alle storie n di rinunciare alla lingua. Tutto ha una storia. La filosofia racconta storie.,
dice Deleuze, che al contempo parla di lingua minore, di scavare una lingua straniera nella
lingua (corsivo mio). Dentro la lingua, dal di dentro, contrastare il suo volersi maggiore. Per
Deleuze & Guattari questo avviene in Kafka, quindi non ne fanno una questione di
(semplifichiamo) sperimentalismo appariscente. Kafka racconta storie, ha una lingua
comprensibilissima che non detona in superficie ma opera un sovvertimento sottile, un effetto
perturbante nel cadersi addosso di lingua e storie. La lingua e le storie. La lingua delle storie. Le
storie della lingua. La lingua, le storie, la moltitudine, le comunit. Questa la nostra matassa, e
ogni filo potenzialmente una linea di discrimine, ma io non ho mai pensato che il tuo lavoro si
collocasse univocamente al di l di una di esse e non accetto che il tuo scrivere venga brandito come
arma o scagliato siccome pietra di paragone addosso a noi. Tra il tuo lavoro e il nostro non c un
canyon come vorrebbe qualcuno: c un atrio, e ogni tanto l ci si incontra. Come adesso.
Postato marted, 6 luglio 2010 alle 10:15 am da Wu Ming 1

una domanda per i wuming , ma perch continuate a sprecare tempo ed energie per polemiche cos
vecchie e sterili ?
Postato marted, 6 luglio 2010 alle 10:45 am da Mario

per rispondere a polemiche cos vecchie e sterili


Postato marted, 6 luglio 2010 alle 10:47 am da Mario

Perch non tempo sprecato. Fa parte del nostro lavoro e dei nostri compiti di narratori. Fin
dallinizio abbiamo scelto la linea di *spiegare*, chiarire, precisare, e a nostra volta capire.
Confrontarci. Anche duramente. Lo dobbiamo a chi ci legge e ci segue. Certo, non tutti i terreni
vanno accettati, ma questo dibattito abbiamo valutato fosse importante.
Postato marted, 6 luglio 2010 alle 10:54 am da Wu Ming 1

@Tutti
Una fenomenologia dellimmaginario (non solo letterario). Questo quello che mi aspetterei che
uscisse dai frequentatori di questo thread. Una discussione socratica dove lobiettivo includere e
comprendere, piuttosto che contrapporre e invitare allo schieramento. E me lo aspetto, proprio
perch, anche se a volte si vedono girare a vuoto, qui ci sono gli interlocutori che avrei voluto avere
una ventina danni fa.
277

Postato marted, 6 luglio 2010 alle 1:51 pm da valter binaghi

Limportante che linclusione e la comprensione non siano forzate, il potere della scelta e non
costrizione coatta, ad uso e consumo di persone riottose a qualunque forma di dialettica che preveda
lo Scontro. Verbale sintende.
Postato marted, 6 luglio 2010 alle 2:25 pm da Vincent

@Vincent
Occupandomi dellimmaginario (prima come filosofastro che come scrittorucolo) ho scoperto che la
verit antinomica, cio deve passare attraverso il superamento delle antinomie, per esempio quella
tra lingua e parola, comunicazione ed espressione peculiare. Quello che cerco unestetica che mi
permetta di rendere grazie alle straordinarie invenzioni linguistiche di un Gadda e insieme
alluniverso archetipale dei fratelli Grimm, ipotizzando che la letteratura stia nel continuo rilancio
di una sintesi inesauribile. La pratica degli scrittori (Wu Ming per esempio) mi sembra pi vicina a
questo della pur legittima tendenza discriminante degli accademici, se non altro perch la teoria ,
come diceva Hegel, la nottola di minerva, che giunge a constatare laccaduto, cio finisce
inevitabilmente per combattere la guerra precedente. Lambito teorico esigerebbe comunque la
ricerca delloggettivit e delluniversalmente condivisibile, che passa attraverso il sacrificio delle
proprie posizioni pregiudiziali.
Postato marted, 6 luglio 2010 alle 2:41 pm da valter binaghi

Gilda,
tu hai pubblicato contenuti e stralci di una discussione avvenuta sulla mia pagina PRIVATA di F.B
(non chiunque, infatti, puaccedervi). E lo hai fatto nonostante ti avessi detto di no. Non sono
neppure convinto che sia del tutto legale.
Ci detto, non me ne frega niente. Lo hai fatto? Buon per te.
Quello che davvero fa incazzare (e sospettare una tua non completa onest intellettuale) che
adesso reclami il diritto di sottrarti a questa discussione avvenuta su uno spazio
PUBBLICAMENTE accessibile.
Non regge. Ti sei sparata in un piede.
C per unaltra cosa che mi riempe gli occhi di stupore (ed aumenta i miei sospetti verso la tua
onest intellettuale), ed il fatto che ti fai vanto di aver messo solo le iniziali a posto del mio nome.
Ma cosa sono un pregiudicato?
Mi ero offerto di scrivere e firmare, tu non hai voluto. Hai preferito riassumere laltrui pensiero.
Wu Ming con te non lo ha fatto. Ringrazialo.
Adesso ti fai leggere, e taci.
Postato marted, 6 luglio 2010 alle 8:03 pm da dimitri
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e con questo, anche io, ho chiuso. Grazie a tutti.


Postato marted, 6 luglio 2010 alle 8:04 pm da dimitri

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