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Madonna della Perla di Raffaello
(Museo di Madrid)
La

Galleria dei Gonzaga


venduta
all'lnghilterra nel 1627-28

DOCUMENTI

DEGLI ARCHIVI DI MANTOVA E LONDRA


RACCOLTI ED ILLUSTRATI

DA

ALESSANDRO LUZIO

MILANO
CASA EDITRICE L. F. COGUATI
CORSO PORTA ROMANA, 17

1913.
Fina Art»

p'3

PROPRIETÀ LETTERARIA
i)-mHò
-

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a Pompeo Molmenti


gli

A ONGO auspici del tuo nome illustre


sotto caro quanti

a

g)

amano l'arte ed una delle sue più incantevoli culle, Venezia


di

1 Tl5Kx» questo mio volume ricerche archivistiche.


Gli
di

d'
studiosi troveranno, nuovo
vi

spero, parecchio importante

:
ma mie rapsodie varranno mostrare fonte inesausta
le

sopratutto qual per


a

storia artistica donde poco o


la

rimangano sempre carteggi gonzagheschi

;
i
gli

antichi eruditi, sconciando

le
punto attinsero incompiutamente spesso
(e

loro scoperte con errori gravi) moderni.


i

Non v'ha rubrica del piccolo archivio gonzaghesco,


in
cui non s'anni
dino notizie artistiche preziose, che premierebbero largamente un'esplorazione
metodica, sola veramente efficace fruttuosa. Son appena pochi mesi, che
la

un mio valoroso collaboratore, Torelli, trovava, dove meno sarebbe


Io
si
il

di

aspettato, contratto stipulato pel monumento sepolcrale Margherita


il

Malatesta, affidato ad un artista insigne delle tue lagune, Piero dalle Ma-
(5

segne aprile 1400).


Le indagini,
di

cui ho qui risultati, limitano


a'

raccolto
io

pittori
si
i

Mantova
di

più cospicui, che operarono pe' Signori ma tesoro anche mag


:

dell'arte,
di

giore documenti sarebbe facile adunare per ogni altro campo


tutti rami del lusso, storia del Palazzo ducale,
la

per segnatamente per


i

di

collezioni antichità un tempo ammassatevi. Eppure vecchie


le

le

per guide
della Reggia non fanno che ripetere stereotipe fiabe sono pubblicati vo
si
:

lumi sugli scavi Roma, senza che alcuno (eccettuando


di

qualche magro
contributo del Muntz o qualche spropositata razzia del Bertolotti) abbia mai
di

curato esame dossiers inces


in

prendere voluminosi sulla esportazione


i

cimeli classici dall' Urbe alla città de' Gonzaga.


di

sante
Agli archivi mantovani (comprendendo tra essi quasi affatto dimenti
il

collezioni
di

cato archivio notarile, che pur racchiude inventari ragguardevoli


private della Reggia stessa) vuol dunque esser rivolta attenzione partico
e
in

larissima quella revisione generale, che molto saggiamente pensa oggi


si

intraprendere, delle fonti della storia artistica, perchè dessa riposi su più
salda base scientifica.
VI A POMPEO MOLMENTI

Il buon gusto, la competenza tecnica sono naturalmente i fattori precipui


d'una seria critica d'arte : ma quelle doti essenziali hanno pur bisogno d'esser
sorrette e corrette da uno studio esatto, positivo delle condizioni reali in cui
l'attività dell'artista si svolse, delle vicissitudini che l'opera sua inevitabil
mente subì, nel volger procelloso de' tempi.
Se il ne sutor ultra crepidam è un monito indispensabile per l'archi
vista estraneo all'arte, il cui ufficio è accertar fatti, produr documenti e nulla

più: il crìtico estetico a sua volta non deve mai sdegnare il modesto ausi
liario, che può dar lume o certezza alle sue intuizioni.... e perchè no? fre
nare salutarmente certi voli troppo arditi della sua fantasia.
Fra le migliori mie soddisfazioni di.... topo d'archivio, conto quella ap

gli
punto di aver ripescato

gli
elementi necessari per identificare otto superbi

trionfi gonzagheschi del Tintoretto, sperduti non sa come un castello

in
si
Baviera: che tu, innamorato dell'arte veneziana, sarai felice
di

di
veder
e

qui riprodotti.
Del Tintoretto non troverai incisioni

di
scrittura tra

le
nessun facsimile

di
del volume ma questa un'altra conseguenza non trascurabile un'at
gli (è
:

tenta disamina) artisti, rivolgendosi Principi, preferivano valersi del


a'
l'altrui mano, peritosi com'erano
di

trattare penna anche perciò un esper


la

;
Milanesi,
di

tissimo conoscitore autografi, quale potè incorrere nella svista


il

Lorenzo de' Medici una lettera...


di

produrre come scritta dal Mantegna


a

che rivela invece mano d'un segretario della cancelleria


la

gonzaghesca.
Mi quindi attenuto nella scelta degli autografi
sono quelli che non

a
lasciassero dubbi Tiziano sarà curioso distin
di

di

sorta tra varie firme


le
e
:

sua genuina dalle altre che per conto del scarabocchiò


la

guere compare
Pietro Aretino!....
Tu, infaticabile hai saputo
di

che nella multiforme produzione scrittore


loro
di

raggiungere un accordo felicissimo qualità raramente associate tra


(genialità, competenza artistica, erudizione) sii indulgente alle mie oneste
libro
in

di
fatiche gradisci ad ogni modo questo l'attestazione sincera
e
:

di

una calda ammirazione, una fraterna amicizia.

Mantova, 15 agosto 1912.


Alessandro Luzio.
LA

GALLERIA DEI GONZAGA


VENDUTA ALL' INGHILTERRA
NEL 1627-28.
^fdvviene luttogiorno che famiglie scialacqualrici, dopo aver geiiato somme

pazze nell'arredo di palagi, di ville, siano improvvisamente costrette dalla ressa

de' creditori a disperdere in un momento, e per vilissimo prezzo, il frutto di


lunghe fatiche, di ingenti sacrifici.

Questo doloroso spettacolo di incauta prodigalità diedero i Gonzaga con


la vendita della Galleria; emigrata in Inghilterra, proprio al chiudersi di un
trentennio, in cui erano stati più intensi gli sforzi, più enormi le spese de' Prin
cipi di Mantova per arricchire le collezioni artistiche della Reggia.
Si pensi: nel 1604 i Gonzaga, precorrendo e forse superando (fatta ra
gione a' tempi) i prezzi favolosi oggi offerti da miliardari americani per ipo

tetici quadri d'autore, donarono un feudo del valore di 50 mila scudi a' Canossa

per la n Madonna della Perla n ; e nel 1627-28 alienarono il meglio della


Galleria per il doppio appena di quanto era loro costato, ventitré anni in
nanzi, quel solo, oggi assai discusso, dipinto di Raffaello!
Come e perchè ciò avvenisse non è stato mai narrato a dovere 0): m'è
parso quindi debito d'archivista raccogliere tutti i documenti conservati a Man
tova e Londra (2), su quella vendita, che, oltre aver inaugurato in proporzioni

gigantesche gli esodi purtroppo continui delle nostre opere d'arte olir Alpe e

oltre mare, riuscì doppiamente funesta all'Italia, sparpagliando ai quattro venti


una collezione di quadri giudicata allora la prima d'Europa!

(1) Pubblicazioni frammentane di documenti fecero il Baschet nella Raccolta Veneta del 1866,
il Noel-Sainsbury nel raro libro Originai unpublished Papera illustrative of the life of Sir *P. 'P.
II,

Rubens, Londra, 1859; il D'Arco nelle Arti ed Artefici, 288. Sovra que' dati incompleti son
basate anche opere inglesi più recenti, del Phillips, del Law, che avremo più oltre occasione
di
le

ricordare un breve scritto del Reumont, comparso ne' Jahrbiicher


di

Kunstwissenschaft Lipsia,
f.
e
:

del 1869 (II, 250).

(2) Avverto una volta per tutte, che intendono tratti dall'archivio Gonzaga documenti che
s'

non rechino altra indicazione speciale.


INDICE

A Pompeo Molmenti Pag. V

...
"
Introduzione vii
Capitolo I — Un po' di bilancio della Corte de' Gonzaga
"
1
Capitolo II — La formazione della Galleria
"
19
CAPITOLO III — La vendita della Galleria n
63

DOCUMENTI.
Documento I — L'inventario dei quadri del 1627 Pag. 89
Documento II — La corrispondenza degli archivi di Mantova e Lon
"
dra concernente la vendita del 1627-28 137
DocuMEMTO III — Eslratti dal Catalogo di Bathoe "
168

APPENDICI.

APPENDICE A — Iconografia Gonzaghesca Pag. 179


Appendice B — I ritratti d'Isabella d'Este "
183
APPENDICE C — Il Palazzo del Te e i rapporti di Federico Gonzaga
"
con Michelangelo 239
Appendice D — Quadri acquistati in Toscana da Vincenzo e Ferdi
n
nando Gonzaga 252
APPENDICE E — La collezione di stampe del card. Scipione Gonzaga
— Lettere di Giorgio Alario n
273
Appendice F — Pourbus e Rubens a Mantova "
275
Appendice G — Domenico Fetti n
285
Appendice H — La Favorita, l'Albano e il Baglione "
292
APPENDICE / — Quadri donati alla Regina di Francia e a Richelieu
"
dal duca Ferdinando 300
Appendice K — Il lusso del duca Ferdinando "
303
Appendice L — Il tentativo di ricostruire la Galleria "
305
"
Indice de' nomi 319
"
Indice delle illustrazioni 323
Il

Fantastico ritratto della contessa Matilde capostipite de' Signori di Mantova

del Fetti del Fetti


"
"

'

*
(Nella Gonzaga del Possevino). (Nella Gonzaga del Possevino).
Ill


a

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3

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u.

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CAPITOLO PRIMO.

Un po' di bilancio della Corte de' Gonzaga

yfrW^U HI visita oggi quell' immensa necropoli, che è ormai il Pa-


'azzo ex-ducale di Mantova, non può non domandare, tra
^?$S'
$fe£<à} addolorato ed attonito, a se stesso : d'onde mai i sovrani d'un
minuscolo stato traessero i mezzi per creare quelle magnificenze, i cui
avanzi superbi la nuova Italia non sa o non può conservar degnamente.
Per quanto sui registri economici della corte de' Gonzaga abbia
"
infierito vandalicamente la burocrazia austrìaca, che votò allo scarto u

la massima parte de' conti, ritenendoli roba vecchia liquidata da secoli


e perciò inutile; pure non v'è penuria di elementi sicuri per ricostruire
a grandi linee il bilancio dei Principi di Mantova.
Già molto prima di assorgere al dominio della città, que' Corradi
di Gonzaga ('), a cui la vanità e l'adulazione aulica fabbricheranno più
tardi genealogie favolose, derivandoli da un Vitichindo di Sassonia o
riallacciandoli a' Reali di Francia (2), venivano annoverati tra le fami-

(1) Che si chiamassero Corradi può sicuramente affermarsi in base ad alcune bolle del 1288
con cui Niccolò IV conferiva certa prebenda * dilecto filio Petrozano nato nobilis viri Corradi de
Corradis de Gonzaga canonico , (Rome, VII1 Kal. Mali, P. N. a. Petrozzano o Pietro Giovanni
I).

era fratello primo capitano del esiste anzi un atto del 15 aprile 1341 con cui
di

Luigi, popolo:
Petrozzano dichiarava tacitato dal primo Signore Mantova per quota spettategli dell'asse paterno.
la
di
si

(2) Vincenzo scrivendo nel settembre del 1606 poeta Gabriele Zinani, che s'era proposto
al
I,

Sari bene che assicuriate meglio della ve


"

celebrare genealogia de' Gonzaga, avvertiva


di

la vi
la

lo

rita dcll'historia, perchè non fu Luigi che portò Sassonia Italia casa nostra, ma Vitichindo.
di

in

Fu ben Luigi primo signore questo stato, ma altri centinaia anni, tutti
d'
le
di

precedettero per
lo

di

cavalieri d'heroiche qualita ecc. (lett. orig. 22 settembre). Men modesto suo padre, duca Fer
il
,

un suo scritto polemico anonimo, nel quale accampava pretese co' Savoia,
di

dinando parità
in

affermava che l'origine della sua casa deduce con retta discendenza per mille ducento et tanti
'
si

anni dai Re Francia cominciando dall'a. 379, ricadere Hugone che regnò
di

in

quale viene poi


la

Italia l'a. 946, dal quale discendono


in

Gonzaghi ,.
li

1
CAPITOLO PRIMO

glie più doviziose e potenti del mantovano. Inurbatisi nella seconda


metà del duodecimo secolo, competettero subito di ricchezza e di in
fluenza co' Bonacolsi: i quali, agevolando incautamente le mire ambi
ziose de' rivali, concessero nel 1324-26 a Luigi Gonzaga vero fon

(il
datore della dinastia) poter arrotondare considerevole,

di
propria,

la
già

di
fortuna co' beni cittadini o ('). Indi

di
congiunti banditi dal Comune
poco, caduti lor volta nella cruenta lotta dell'agosto 1328, Bo

a
a

i
nacolsi impinguarono nuovi Signori con possedimenti così

di
Mantova

i
vistosi da far gola Cangrande della Scala, più tardi Bernabò
a

a
Visconti: quegli ne tentò confisca suo beneficio, questi volle im

la

a
almeno l'umiliazione

di
Gonzaga vassalli
ai

porre piegarsi suoi

ri
a

e
conoscere da lui l'investitura delle accumulate ricchezze (2).
Sulle prime Gonzaga capitani del popolo parvero appagarsi d'uno
i

stipendio che veniva lor corrisposto come ad ufficiali pubblici, d'una

e
percentuale sui profitti della zecca 0)
di
Mantova ma poco poco

a
;
loro mani tutte
in

concentrarono risorse del Comune uno de' più


le
si

:
fiorenti dell'Italia superiore, per industria per popolazione (4). Era
e

da' dazi segnatamente che Comune ricavava suoi redditi: ten-

la
il

e
i

(1) 1326, 30 sett. Raynaldus de Bonacolsi».... jussit, voluit et mandavit quod omnes emp-
"
:

tiones aeu acquisitiones quoquo modo facte per Loysium de Gonzaga quibiucumque bannitis con
a

finati! seu suspectis Comunis Mantuae ve) ab habentìbus cauaam ab eia valeant, teneant ac plenum
sorciantur effectum.... non obstantibus aliquibus stalutis ku reformationibus civitatis et Comunis
Mantue.... ,. Estesa anche ad altri Gonzaghi, oltre Luigi, era concessione anteriore del 20 set
la

1316, 12 dicembre, licenza accordata


"

tembre 1324: risale infine


di la

nobilibus viris D.no Con


al

rado de Gonzaga et Loisio eius D.ni Conradi filio acquistar certa casa
in

contrata Bechariorum u.
'
a

(2) Cangrande aveva ottenuto addirittura da Lodovico Bavaro privilegi necessari per ap
il

sostanze de' Bonacolsi ma quella concessione del 29 aprile 329 restò lettera morta.
le

propriarsi
1
:

Maggiore smacco soffersero Gonzaga da Bernabò Visconti. Questi nel 358 costrinse far atto
a
1

li
i

sudditanza: donandogli possedevano Mantova, Cremona, ecc., per riaverne poi subito
di

quanto
a

l'istesso giorno giugno) l'investitura ex nono da lui. Gonzaga nel curvarsi quella sopraffazione
(8

a
I

premunirsi, emettendo dinanzi Mantova una solenne protesta


al

Vescovo
di in di

di

Bernabò cercarono
di

essa che se dovevano acconciarsi a stipulare proprio danno un contratto


in

segreta. Dichiararono
Milano, ciò facevano contro coscienza propter vim et metum Berna-
*

col diabolico Signore


ti
p

dona
di

'vis ,, nè erano quindi obbligati rispettare patti, appena potessero infrangerli. L'atto
a
ii

zione intanto, del 358, importantissimo perchè specifica ad uno ad uno vasti possedimenti gon-
1

città e nel territorio. Eppure aveva generosamente reintegrato ne' loro


in

zagheschi Luigi Gonzaga


beni taluni de' Bonacolsi (rogito 25 luglio 1346)1
4 II,

(3) Cfr. PORTIOU, La zecca di Maniova, 40. primo stipendio corrisposto dal Comune
Il

capitano Luigi Gonzaga ascendeva a non più mila lire p. M. (piccioli


di

di
al

Mantova).
oscillò sempre tra' 25 35-40 mila
in

(4) Dalla metà del quattrocento


la

poi popolazione
e
i

abitanti.
UN PO DI BILANCIO DELLA CORTE DE GONZAGA J>

denza fiscale disponeva già allora di mille ingegnosi espedienti per spillar
denaro da tutto e da tutti ('). Dazio sul vino all'ingrosso e al minuto,

sulla beccaria, sulla macina, sul pesce de' laghi, sulle lane, su' contratti (2),

su'.... postriboli 0) ; monopolio del sale, pedaggi d'ogni sorta, tassa sui

forestieri (4).... ecco, per dire i soli cespiti principali, i proventi copio
sissimi del bilancio comunale, in cui i Gonzaga potevano liberamente
pescare, amalgamando l'amministrazione pubblica con la privata.
Il loro dominio datava appena da quarant' anni : e da' rogiti di
mutui, dagli istrumenti d'acquisto di nuove proprietà fondiarie, da' libretti,
diremmo oggi, di cassa di risparmio, dalle costituzioni di doti, da' legati
innumerevoli de' testamenti.... si può toccar con mano quanto fosse cre
sciuta la ricchezza de' Signori di Mantova, quanto fosse cercata ed am
bita la loro alleanza.
Un libretto del 1 370-76 può veramente assomigliarsi a uno dei
nostri conti correnti di banca: vi sono elencati tutti i depositi fatti dal
terzo capitano Lodovico a Venezia (5) distinguendo nettamente il ca
gli

pitale versato e interessi che via via accumulavano. banco cor


si

Il
°/°

rispondeva allora pochi anni dopo diminuì tasso dell'in


si

il
5
il

teresse, senza che per ciò cessassero depositi de' Gonzaga, dacché un
i

(1) Si veggano numerose rubriche riflettenti dazi negli Statuti bonacolsiani che C. D'Arco
le

pubblicò ne' suoi studi sul municipio (II, 292). Sotto Vincenzo fu stampato 1'" ordine
di

Mantova
I

quello che ha da pagare alle Gabelle fratelli Osanna,


di

Mantova
di

(Mantova, indice
si

609)
:
,

merci, derrate, soggette dazio, così per l'entrata, come per l'uscita
*

alfabetico tutte
di

le

dalle
a

porte della citta.

(2) Era anche chiamato dazio degli istrumenti.


il

marchese Gianfrancesco, preso da scrupoli, disponeva nel suo testamento del 23 settem
Il

(3)
bre 444 volo, jubeo et mando quod dacium postribuli civitate Mantue statim amoveatur ,.
di in
'
1

(4) Del 1612 ha stampa una estesissima nota quello che pagano
"

forastieri per
si

li

il

dazio dello bollette ,. Si pagava più o meno, entrando Mantova, non solo se
di

di

era a piedi
si
a

o a cavallo o carrozza: ma anche


in

seconda del luogo provenienza del forestiero. Asolani


di

"
a

a cavallo o carrozza paga soldi et cavallo o


in

piedi soldi bresciani carrozza soldi


in
7

2
a

8
:
3,

dinari et piedi soldi dinari e segue così per ordine alfabetico l'elenco de' forestieri da
a

9
:
,
*

sottoporre alla varia tassazione. tramontani a cavallo o carrozza soldi


in

genere pagavano
1

7
,
6,

8.

denari piedi soldi denari Qualonchc forastiero che venira Mantova ooero apresao un
"
2
a

miglio alla città a cavallo obligato pagare ut supra ,.


a

(5) "In Christi nomine Amen M.cus D. D. Lodovicus de Gonzaga habet infrascriptos denarios
ad cameram imprestitorum civitate Veneciarum ut inferius continetur scriptos contrata S. Boldi
in

in

de Veneciis ,. Ogni cifra porta distinta l'intestazione: Hoc est capitale — hec est utilitas conti
"

I
,

liquidavano ogni semestre; p. es. nel 1376 così: Facta ratione XX marcii MCCCLXXVI vi-
"
si

detur quod omnia imprestila... sunt summa due. LXXXm XVI auri, s. VII p. Tangit omni medio
in

anno due. MM auri, s. XXV p. ,.


4 CAPITOLO PRIMO

altro libretto del 1385 intestato al quarto capitano, Francesco (l'ineso


rabile sposo di Agnese Visconti, la quale ebbe tra parentesi 50 mila

gli
fiorini di dote) fontigo de biavi altre somme

di
dà credito

"
sul

li

,
(').

°/°
cospicue, che fruttavano solo

3
il
Prestiti numerosi veggono fatti cittadini mantovani,

si

e
a
a
vicini: p. nello stesso anno 1385, 40 mila ducati Vi

a'
di
principi di es.

sconti, 25 mila agli Estensi. Questi ebbero altri prestiti negli anni
44 mila

di
successivi, tanto che sui primi del quattrocento eran debitori
ducati d'oro boni et justi ponderis, ex causa mutui Avevano anzi
"

u.
gli

di
Estensi rilasciato in pegno una bella quantità argenti gioielli

e
(di cui v'è l'elenco descrittivo) graziosa liberalità del sovventore

la
ma

:
restituirli, castello

di
consentì contentandosi della sola ipoteca sul
a

di
Melara. nel 1435 furono stipulate nozze Margherita

le
Quando
Gonzaga con Leonello d'Este, venne minorato debito, con l'assegna

il
dote mila ducati su' 44 mila an
di

zione fatta alla sposa una di 25


cora insoluti.
Imparentati con famiglie italiane più illustri — Dovara, Da
le

i
Visconti,
gli

Polenta, Scaligeri, Malaspina, Malatesta, Carrara, ece.

i
i
i

— Gonzaga ebbero, e cercarono, sopratutto privilegio delle unioni


il
i

con Germania. Sin dal 1354 v'è tra


di

case regnanti
le

segnalare

a
gli

essi Absburgo un doppio matrimonio, che preludeva alla gloria,


e

più tardi conseguita da' Principi Mantova, veder assunte due con
di
di

ad imperatrici. gennaio 1354 Filippino Gonzaga rilascia


Il

sanguinee
3

chi deve sposarlo con Verena comitissa de Hauspurch so-


"

procura
a

rore egregiorum D. Johannis, Rodulphi et Gottofredi Comitum de H. u.

febbraio dà ricevuta de' mila fiorini d'oro, portati dote dalla


in
9
Il

contessa Verena.... da qualche storico mantovano confusa con un ram


pollo della famiglia Varano!.... Al contrario, 30 marzo 1354 Elisa
il

betta Gonzaga Rodolfo Absburgo con dote


di
d'

"

sposata septem
è

milia florenorum auri boni ece. nec non 300 florenos che spettano
le

u,

dall'eredità materna.
La

(I) M.cus D. D. Franciscus de Gonzaga.... habet


"

Veneciis ad fonticum bladorum 66 m.


677 ducato* auri, de quibus habet pro utili ad racionem trium pro centenario.... m. ducato* auri ,.
2

Anche Elisabetta Gonzaga depositava nel 1382


"

vinti milia ducati mezo de bon or e de boa


e

pesy.... fontigo de biavi del Comun solito tasso d'interesse,


al

de Venesia con l'obbligo


al
,;
li

del preavviso sei mesi pel ritiro del deposito.


di
UN PO DI BILANCIO DELLA CORTE DE CONZACA 5

Elevati nel 1 432 a Marchesi di Mantova dall'imperator Sigismondo,


a cui fecero dono di 12 mila fiorini d'oro, i Gonzaga potevano darsi
il lusso di sposare una Brandeburgo, senza curarsi né punto ne poco
di dote: e Io dichiararono espressamente nella scrittura nuziale del 5
luglio 1433. In garanzia della dote di 25 mila fiorini che essi stessi

facevano a Barbara di Brandeburgo, i Gonzaga le cedevano i redditi


de' due castelli di Peschiera ed Ostiglia : costituivano per giunta in de
"

li-
posito a Venezia un'altra somma di 25 mila fiorini, che ex mera
('). Molti più tardi,

di
beralitate regalavano all'avo Barbara anni
u

Barbara reclamava almeno una briciola dell'asse paterno, ricordando,


Germania, che essa non

in
nell'istruzione inviato
al

rimessa suo agente


aveva mai avuto dote alcuna aveva quindi diritto una qualche
"

a
u

gli
d'oro lasciato dal che altri
di

parte sul gruzzolo gioie, padre,


e

eredi egoisti negavano.


Auspice strinsero nuovi
la

Brandeburgo, parecchi parentadi


si

de' Gonzaga con corti germaniche: Barbarina Gonzaga impalmò


le

nel 1474 conte Eberardo del Wiirtemberg con dote 20 mila

di
il

fiorini: Paola Gonzaga tratta nel 1476 infauste nozze con Leo
fu

nardo Conte del Tirolo (2); d'altra parte, Margherita venne


di

Baviera
Mantova nel 463 Federico (3.° marchese) con
di

la
sposa semplice
a

1
di

dote 10 mila fiorini (3).


attribuirono all'alleanza con case tedesche de
le

Gonzaga certe
I

teriorazioni fìsiche della loro stirpe: tendenza alla gibbosità,


la
la

pin
guedine (4); questa considerazione Fran
di

dovette matrimonio
si
e
a

il

non desiderante* ex causa die


"

tI) marchese Gianfrancesco suo figlio Lodovico matri


ti
Il

moni! bona aliqua temporalia aut dotem seu donationem sed potius amicitiam, benivolentiam et affi-
nitatem p.ti D.ni Marchionis Brandeburgensis.... liberaliter dictam d.nam Barbaram dotare volunt et
eidem.... ratione dotis donare et largiri 25 milia florenorum renensium, ita quod dieta pecunia sit
propria dos ipsius Barbare.... Ex mera liberalitate
d.

volunt donare et largiri


al

march. Federico
,

Brandeburgo altri 25 mila fiorini, quando sposa sarà condotta a Mantova.


di

la

(2) Ebbe anche lei 20 mila fiorini


di

dote del suo corredo facean parte dei superbi cassoni


e
:

nuziali, con l'istoria Traiano, disegnata dal Mantegna (cfr. EISLER, "Die Hochzeitstruhen der lelzien
di

Grtifin fon Gorz nello Jahrbuch der K. K. Zentral-kommission fiir Kunst- und historische Dcnl(walc,
del 1905: e LUZIO, Un'opera sconosciuta perduta del Mantegna, nella Lettura dell'aprile 1907.
e

(3) Cfr. LANZONI, Sulle nozze di Federico Gonzaga con Margherita di ÌVittelsbach, Mi-
I

Uno. 1898.

(4) Federico Gonzaga dichiarava nel 1516 non voler sposare una francese mal formata,
di

non voria renovar gobba essendo omai anichilita et cancellata dalli


la

perche corpi ben fatti et


'

belli de ex. S.ri genitori soi (LUZIO, Isabella d'Este Leone X, parte p. 70).
I,
e
li

,
CAPITOLO PRIMO

d'Este, che

gli
recò dote 25 mila

in
cesco (4.° marchese) con Isabella
ducati d'oro sontuoso corredo.

e
Dell'ascendente de' Gonzaga nella prima metà del Cinquecento
son luminosa testimonianza pratiche intavolate dal 5.° marchese e

le
per aver figlia del re

in

di
primo duca Federico moglie dapprima una

de' Medici. — Andrea

di
Polonia, poi.... Caterina Borgo, incaricato
da Carlo V condurre trattative col re polacco, scri

di
in

le
persona
Mantova era un marchesato, im

di
veva agosto 522 che quello
7
il

1 realtà poteva considerarsi un ducato per

in
nome:
di

le
propriamente,
bellissime città redditi, numerosi, ricchi nobili sudditi.
"

u, grassi

e
i
i

Carlo V — —

di
ama

"
soggiunge assai questa famiglia originaria
tutti Principi non ve

di
Germania guardando attorno Europa,
u:
e

i
n'ha alcuno che pareggi Mantova, come

di
Signore un eccellente
il

partito da preferire per auguste nozze 0).


La vita dissipata Federico Gonzaga destava preoccupazioni
di

le
fu
chi doveva affidargli una figliola
in

in
gittime isposa: forse questa

e
ragione recondita per cui fallirono trattative col re Po

di
la

così
le
VII,
fu
lonia, come successive con Clemente che un pelo nel 530
le

1
Marchese o neo-Duca Mantova nipote Ca
di

di

promettere sua
al

la
terina poco più che decenne!
Chi — mi sia consentito domanda che già
di

dire ripetere
la

sa

feci altra volta (2) — quali incalcolabili conseguenze avrebbe prodotto


di

questo divisato matrimonio Caterina con Federico Gonzaga? Qual


piega diversa avrebbe preso storia Francia, d'Europa,
di

senza
la

il
regno della virago medicea, senza della
S.
di

notte Bartolo
le

stragi
meo? — pretesto apparente o ragione reale del disaccordo tra
la
Il

dif
di fu

Pontefice per non concludere quel parentado


la

Gonzaga
il

e
il

ficoltà microscopico dominio Carpi,


di

assicurare dote Caterina


in

il
a

cui principe mantovano cupidamente aspirava, per allargare suoi


a

il

confini verso l'Italia centrale. Credette d'aver indi poco raggiunto


a

il

ex Germania oriundam.... singulari gratis


"

(1) Sacr.mus Caroliu ob familiam D.ni Marchionu


eum complectilur ,. Può sicuramente affermarsi, conclude A. Di Borgo, che inter Principe* chri-
'

stianos non sit nunc ubi S.mus Rex Poloniae possit collocare filiam suam melius, quum nullus
D

Rex est cui nunc bene dari possit et etiam nullus Din est qui habeat tale dominium, videlicet par
in

Milano.
di

redditibus liberis et securis ut habet p.tus D. Marchio ,, eccetto quel

(2) LUZIO, 1Pronostico satirico di P. pretino, Bergamo, 1900, p. 82.


UN PO DI BILANCIO DELLA CORTE DE CONZAGA /

culmine della potenza con l'acquisto del Monferrato, recatogli in dote


da Margherita Paleologa : si pompeggiò anzi il neo-Duca di poter con
0);

gli
Bisanzio ma quella invece

di
per antenati

fu
tare Imperatori
l'origine prima della rovina della sua casa, cui l'eredità de' PaleoIoghi

a
maturò lutti del 1630.
i

sentendo immediata

la

di
Federico Gonzaga, sola importanza un

aumento territoriale costituì contro

la
ingente, Margherita Paleologa

a
d'oro:
di

100 mila ducati da allora un movimento ascen

vi
fu
dote

e
sionale vertiginoso nelle doti hinc inde assegnate alle spose che anda
vano o venivano dalla corte di Mantova.
Eleonora d'Austria portò 100 mila fiorini d'oro: Margherita Far
nese, poi ripudiata, 300 mila scudi d'oro; Eleonora de' Medici, Mar
Savoia, Caterina de' Medici, altrettanto!
di

gherita
Mentre, canto,

af
d'altro marchese Federico nel 1480 aveva
il

fermato costante della casa de non dare ma-


"
esser massima

le
a
done che per quella erano maritate se non ducati XXI mila u, solo

e
decideva ad elevare 30 mila dote Clara,
la

di
per eccezione
di si

spo
a
(la

Duca futura madre del Connestabile

di
al

sata Montpensier

Borbone): un secolo dopo, Margherita Gonzaga, moglie dell'ultimo Duca


Duca Lorena,
di

Ferrara,
di

ebbero 100 mila


al

Margherita, sposa
e

dote; Anna Caterina, sposa all'arciduca Ferdinando d'Austria,


di

scudi
20 mila Eleonora, 50 mila scudi, seconda
la

prima imperatrice,
1
1

Eleonora imperatrice 400 mila talleri!


Questo flusso riflusso d'oro trovava suo contrappeso nella
il
e

vasta possidenza fondiaria de' Gonzaga, che poteva solidamente garan


tire doti delle spose. Nelle scritte relative erano specificati
le

sempre

ipoteca per l'investimento delle doti che entravano


in

fondi costituiti
i

che uscivano: talvolta davano


di

in

per pagamento quelle


si

ga
il
e

ranzia redditi de' dazi più produttivi, specialmente allorché trattava


si
i

Mantova;
di

ma
di

di

alla
lo

fissare spillatico neo-principessa regola


di

ettari terreno alla misura


di

erano migliaia migliaia (ragguagliati


e

3138
di

of

mantovana biolca: mq.) che davanti un notaio erano


a
in

ferti ed accettati garanzia ipotecaria.

Savoia,
"

viene ,, esclamava duca Ferdinando nel cit. scrìtto polemico contro non
*

(1) Non
il

Mantova con quota descendenza ad ener hoggidì solo, vero et legittimo successore
di

viene Duca
il

degli imperatori orientali? ,.


8 CAPITOLO PRIMO

Per es. per la dote di Eleonora de' Medici, ne' capitoli stipulati
con Bianca Capello ('), i Gonzaga diedero in ipoteca possedimenti del
l'estensione di circa 10 mila biolche. Per Caterina de' Medici s'ipote
carono parimenti i latifondi della Virgiliana : innumerevoli molini, valli....
ed altri beni allodiali, vastissimi.

Le case principesche nel contrarre parentado fra loro volevano veder

chiaro nelle faccende patrimoniali : v'erano perciò alla corte gonzaghesca


de' registri tenuti in perfetta regola, per stabilire ad ogni evenienza il
dare ed avere rispettivo co' parenti; registri quasi costantemente bollati....
col busto di Virgilio! Il culto per il grande poeta concittadino — la
cui immagine figurò quasi sempre nelle monete mantovane — si mani

festa invero anche in quest'omaggio, diremo così fiscale-contabile, del

quale si posson seguire le traccie perenni ne' secoli, pur attraverso alle
distruzioni barbariche fatte sotto l'Austria nell'archivio Gonzaga.
B
Liber iste cartarum quadraginta octo bullatus bullo virgiliano pro
Comune Mantue consueto datus et asignatus fuit per nobilem et cir-

cumspectum virum D. Benedictum de Strociis generalem intractarum


Rectorem u (a vari esattori de' dazi), è intestato un registro del 1451:
e lo stesso bollo virgiliano troviamo nel 1577-82 su tre registri della
cassa forte o tesoro del duca Guglielmo.
Ben lungi dal credere che l'amministrazione gonzaghesca fosse tra
sandata e ciecamente spendereccia, la si deve anzi ritenere sufficiente
mente ordinata e oculata nel non trascurare nessuna fonte di lucro e
nel mettere a profitto ogni cespite d'entrata. I dazi erano appaltati col
sistema del miglior offerente : talvolta a un tasso così elevato da allon
tanare ogni aspirante (2); dal sistema spicciolo della licitazione separata
si passò via via all'appalto generale, che de' grossi capitalisti, forestieri
o israeliti, assumevano, corrispondendo al Principe rispettabili somme.
"
Altrettanto praticavasi per le terre o corti u de' Gonzaga: pochissime
erano condotte in economia o date a cortigiani in temporaneo godi
mento a remunerazione de' loro servigi ; le più erano affittate, e in guisa

(1)
' Io Bianca Capello gran duchessa di Toscana capitolo et dichiaro co. di s. ,, e la firma
apposta al celebre atto del 6 gennaio 1584, con cui a Vincenzo Gonzaga veniva sposata Eleonora
de' Medici : previa la " pruova vistasene in fanciulla , intatta, che desse " certezza della potentia et
attitudine (di lui) al matrimonio con vergine ,.
" nota delli datii di S.
(2) Per es. c'è del 1568 una E. posti al pubblico incanto a quali nes
suno vi ha detto ,.
UN PO DI BILANCIO DELLA CORTE DE GONZAGA 9

da assicurare non meno la buona coltivazione de' fondi, che il puntuale


versamento de' canoni dovuti al signore.

Questi aveva dunque delle rendite cospicue ordinarie, che s'au


mentavano in via straordinaria: con le sovrimposte, co' prestiti forzosi,
con le condotte militari — a seconda de' tempi e de' casi.
Venivano anni diffìcili per guerre, carestie, peste ; le tene o i dazi

non rendevano abbastanza? Giù, una buona sopratassa, che oggi di


remmo: decimo di guerra, sovrimposta per i danni del terremoto.... o
che so io. A Mantova (né sono finora riuscito a scoprir l'origine del

nome) quella imposta eccezionale che deliziava assai spesso i sudditi


era chiamata macaluffo: gravava specialmente su' commestibili. Quasi
ogni Signore, morendo, raccomandava che la si togliesse ('): ogni Si
gnore assumendo il principato con pompe fastose e col getto obbliga
torio di monete, espressamente coniate, alla plebe si faceva bello del
l'abolizione dell'odiata tassa.... ma questa ricompariva presto alla prima
occasione, e magari non senza pretese alla riscossione degli arretrati.
Le condotte militari davano anch'esse vistose pensioni a' Gonzaga,
particolarmente sino alla metà del secolo XVI (2): Francesco, quarto
marchese, il così detto vincitor di Fornovo, intascò a più riprese, dalle
varie potenze che se lo disputavano, ragguardevoli stipendi. Federico
suo figlio ebbe nel 1529 da Carlo V l'assegno d'una H
pension par
chacun an.... de six mille escuz soleil u: persino Vincenzo lI percepiva
"
dall'impero nel 1621 sex mille scutorum annuam pensionem u. Ma in
gli

fondo l'utile delle condotte militari bilanciava appena oneri inerenti:


questi non erano soverchianti per inevitabili conseguenze delle
le

se pur

guerre, che sul mantovano rovesciarono sovente amici nemici egual


e

mente funesti (3).

(1) Federico Gonzaga dal suo letto morte (giugno 1540) ordinava fosse levato macaluffo
di

il

acciocchè quando piaccia a N. Dio ch'egli abbia corso della sua vita, ciascuno possa
S.
"

finire
a

il

conoscere quanto amasse suoi sudditi. Sotto figlio Guglielmo, trova invece che Don Angelo
si
il
i
a

Pietra, celebre riformatore della contabilita, aveva istituito de' registri speciali anche per riscossione
la

del macaluffo.

(2) Nella cit. lettera da Borgo, rìcordavasi come Gonzaga avessero percepito un
di

Andrea
i

Milano,
di

annuo stipendio 70 mila ducati da' Duchi


al

cui soldo erano presi.


di

(3) Nel 1495 tutti massari de' comuni mantovani indirizzarono Francesco Gonzaga una
a
i

protesta collettiva agosto) dicendosi gravati da tasse carichi intollerabili de


la

presente guerra ,,
(5

pregandolo ad adottare temperamenti che sollievo de' sudditi aveva concesso suo padre, mar
e

a
i

chese Federico, durante Toschana ,. La lega Cambrai provocò conseguenze rovi


di

di
la

guerra
'

nose pel Mantovano.


IO CAPITOLO PRIMO

La floridezza di Mantova toccò dunque il suo apice, quando


verso la metà del Cinquecento adagiatisi alla preponderanza spagnuola
i Gonzaga deposero quasi affatto le armi: mirando a svolgere operosi
tutte le risorse d'un periodo di pace. E allora che il duca Guglielmo
dà assetto eccellente all'amministrazione della corte: facendo la grande
riforma del 1 553, che può essere additata a modello di parsimonia e

di accortezza. Suo padre, Federico, aveva lasciato debiti enormi: s'era,

pare, a spese del Principe, ingrassato oscenamente il tesoriere Carlo


Bologna, da cui si trovano compilati, per anni parecchi, de' bilanci con
cento e più mila lire di deficit.... della quali egli appariva miracoloso
e magnanimo creditore. Il cardinal Ercole, come tutore de' nipoti mi
norenni, cominciò col liquidar subito i crediti del Bologna, consegnan

gli
dolo al carnefice: l'amministrazione fu risanata; stipendi degli uffi
ciali, falcidiati della metà. Così restaurata sincerità de' bilanci,

la
può

si
vedere ogni menomo dettaglio come
in

fossero regolate della

le
spese
corte gonzaghesca: come
ci

spieghiamo perfettamente malgrado

le
e

fabbriche lussuose del duca Guglielmo, questi chiudesse normalmente


annuale con avanzo non 50 mila ducati!
la

gestione un inferiore

a
Poterono allora inaugurarsi, o meglio esser onore ('),

in
appunto rimessi

que' tali libri che abbiam ricordato col


in

triplice esemplare, bollati

si
mulacro Virgilio, recanti
di

nota delli denari camarino


la
"

posti nel
gli

gli
di

ferrato corte vecchia: ori


in

una cassa ferrata et argenti sopra


scansie „. Si cominciò nel 1577 con un primo deposito di 105 mila
scudi d'oro, sacchetti tutti ben numerati a quel
in

distribuiti pesati;
e

primo versamento ne seguirono altri tredici, due anche più all'anno,


e

20 mila scudi, tal'altra 30, 50, 60 mila


di

di

sino 587 talvolta


al
1

!
:

La prima rata (100 mila scudi) della dote Farnese venne


di

Margherita
depositata intatta, forza de' capitoli nuziali anche
in

restò
a'

Gonzaga
e

inedita,
In

dopo decretato ripudio. una relazione complessiva, sul


il

con enfasi con veracità non


di

principato Guglielmo (2), manifesta, ma

Infrascripti sunl denari! positi cassono intestato un libretto del 1380, che anche
in
'

(1)
B

continuasse ad acccantonar de' risparmi nel tesoro corte indubitato: non poterono però
di

poi
si

mai esser così rilevanti come sotto Guglielmo.

(2) Collima con relazione veneta, edita dall'Alberi, del 587 merita perciò piena fede, a
la

parte tono ampolloso adulatorio. Con lettera 27 ottobre 1587 Vincenzo dicevasi pronto pre
a
il

stare Filippo sino 300 mila scudi I...


II
a

a
UN PO' DI BILANCIO DELLA CORTE DE' GONZAGA 1I

contestabile, si magnificava che pur avendo egli tenuto sempre in corte


"
non meno di mille persone, aveva saputo accumulare due miglioni
"
d'oro in contanti u nella sua cassaforte ! senza contare le gioie et cose
di grandissimo valore,

gli
et oltre la argentana et addobbamenti pre-
tiosissimi !...
u

Non può destar meraviglia che accantonassero economie così

si
rilevanti, ove osservi con quanta amministrativa perizia fossero
si

i
riusciti ad alleggerire certi capitoli non addirit

di
Gonzaga spese, se

di
tura convertirli d'entrata. Essi ebbero merito bat
in

cespiti

il
a

tere più belle ed artistiche monete, che vantino zecche italiane:


le

le
eppure, lungi dal tornar loro d'aggravio, l'" officina monetaria ap

u
degli utili, perchè un ingegnoso sistema

di
portava regia eliminava tutti
gli

oneri per Principi, quali incassavano dividendi annui con l'ap


e
i
i

paltatore della zecca una percentuale sulle monete coniate anche per
e

conto (').
di

estranei

La cavalli era celebre Europa:


di

razza gonzaghesca per tutta

esercitò decisiva influenza sull'allevamento del puro sangue inglese; forni


cavalli favoriti re ed imperatori. Ad onta delle ingenti spese (30 mila
a

che importava stalla neanche bilancio


la
"

suo speciale

si
scudi)
il

chiudeva tutto dacché vendita de' polledri, soccida


in

la

la
passivo,
delle cavalle affidate all'industria privata offrivan spesso lauti guadagni (2).
A.
Si

S.

lascia l'entrata delle cavalle della razza


in

consideratione
"

PORTIOLI, La Zecca di Mantova, 108 sgg. Caratteristica questa lettera


di

(I) Cfr. Giulio


I,
eh'

corte, duca Ferdinando, giugno 1624: Un mercante....


"
al

Verona
di

Campagna, ufficiale
3

far battere cecha fin alla summa 40 mila scudi


di

in

fatto ricercare a Madama Ser.ma


di

di

giustine,
S. ha dimandato a me se può battere, ho risposto che battitura delle giustine,
le

et M.nu
lo

la
si

soldi, sessini et quattrini V. A. S. se riserva per lei et che a


la

quest'effetto ha messo
in

cecha
m. scudi. Inteso questo, M.nu m'ha comandato che ne scriva a V. A. S. che compiacendosi
di
3

quantità sudetta giustine, che


di

concedere che batti a detto mercante


la

dell'onoranza spettante
si

contenta darne metà all' A. V. S. ,.


la
di

a lei
si

(2) Cfr. CARLO CAVRIANI, Le razze gonzaghesche di cavalli nella liauegna contemporanea,
a. II, nn. 3-4. Quando Enrico
III Mantova nel 1574, Guglielmo volle
fu

forza donargli 200


a

cavalli (DE NOLHAC-SOLERTI, viaggio di Enrico III in Italia, p. 187). L'uso dare
di

in
//

soccida degli animali era antichissimo casa Gonzaga se ne trovano documenti del 283.
in

II
1

7
:

sub porticu domus Bonav. de Bonacursiis


in
"

maggio un cotal Mucius Gonzaga.... confessus fuit se


socido accepisse et habuisse unam vaccam, unum manzum, unum vitulum d.no Corallino q.
in

D.ni Antonii de Gonzaga dante prò se et vice ac nomine D.ni Federici canonici mantuani eius
(11

Mantova era anche chiamato Corradino, forse perchè min


di

fratris „. padre del primo Signore


secundum bonum usum socidi ,.
"
le

custodire bestie affidategli


di

gherlino). Mucius prometteva


12 CAPITOLO PRIMO

et de poledri „, è detto in un bilancio del 1578: notevole per la mi


nuziosa cura adoperata nel tener conto di tutto. Dopo aver elencato

gli
introiti de' dazi, degli affitti, del sale, ecc. raccolgono persino

le
si

di
briciole, registrando regalie più insignificanti cioè onoranze

le

le
lo e
:
offerti dono da' castellani delle ville

in
polli spadone che mer

i
Natale;

di
canti

al
di panni presentavano Principe, ogni festa pesce,

il
frutta, carciofi, ecc. recati omaggio alle cucine ducali.

in
le

gli
Erano affittati tanti lotti

in
piccoli persino orti giardini

e
i
del Te: tanto (è registrato) rende l'orto de' cardi, l'orto sul Te del
gioco della palla, l'orto maggiore, giardino, ecc. letame delle stalle

Il
gli il
era portato Te: stallieri che ab antico

di
del Castello avevan

al avevano dovuto abbandonarlo cambio

in
ritto quel grasso provento
a

velluto, che
di

25 braccia

di
del grazioso regalo Principe distribuiva

il
Si

loro Natale. trova fatta persino menzione, nella riforma del 553,
a

1
candele: de' moccoletti, che non dovevano
di

degli avanzi esser gettati


via sbadatamente, ma raccolti un ad hoc
in

ripostiglio servivano per


andare attorno per casa quando bisogna g: l'illuminazione abituale non
"

contemplava che un assai limitato numero di doppieri nell'anticamera


Le

di
del Duca. grandi luminarie eran serbate per feste parata

le
della reggia.
In

complesso, se Guglielmo disciplinò l'amministrazione gonzaghesca,


rendendola più saggia provvida, non cambiò punto sostanzialmente
e

basi del bilancio, modalità caratteristiche


le

né né più nel paga


le

mento degli ufficiali. Restò immutato anche con lui l'antico sistema così
gli

detto delle bocche: ufficiali corte erano


di

pel quale pagati metà


danaro alimenti. Co' proventi de' fondi condotti eco
in

in

in

metà
e

gli

nomia, col grano de' mulini, con onoranze de' castellani, con acquisti
le

fatti mercato favore ('),


di

eran
v'

all'ingrosso sul prezzi speciali


a

derrate abbondanza per mantenere dalle 700 alle mille


in

persone:
il

bilancio della corte stabiliva dunque per quante bocche ogni ufficiale
dovesse esser contato. A seconda della sua maggiore o minore impor
tanza era computato per 2-3-5 bocche: più modesti naturalmente
i

(1) La privativa della pesca sui laghi Mantova era data appalto con l'obbligo fornire
di

in

di

tutto pace necessario alla corte un prezzo favore; nel bilancio del 1588 Svantaggio del
di

'
a
il

pace acquistato così buon patto era quotato ducati 2846 '/,(
a
M
UN PO' DI BILANCIO DELLA CORTE DE' GONZAGA 13

dovevano appagarsi d'esser calcolati per una bocca. Su questa base si

computava quanti pani, quante libre di carne, di pesce, di sale, quanto


vino, quant'olio, quante candele toccassero a ciascuno; e la dispenserìa

della corte faceva le distribuzioni, fissate anno per anno, di questi ge


neri di prima necessità, a cui andava poi aggiunto un compenso in
denaro. Ben inteso chi non risiedeva in corte, aveva o il godimento di
una casa spettante al Principe, o l' indennità d'alloggio : la provvisione in
numerario era maggiore per chi non percepiva il vitto in natura. Per
questi ultimi nella riforma del 1 553, furono stabilite certe regalie straor
dinarie nelle feste più solenni : Pasqua, Natale, Carnevale ; regalie che ac
quistano un sapore di satira involontaria, quando leggiamo che a' membri
"
del Senato di giustizia si donava a Natale un'oca per ciascuno B.

Se la serie degli atti fosse stata mantenuta integra si potrebbe


fare la più curiosa rassegna di quanto, sotto ciascun Principe, veniva
corrisposto a' vari ufficiali: ma anche da' frammenti superstiti emergono
istruttivi ragguagli sul trattamento molto decoroso e generoso che tutti
ricevevano. Come del resto si può facilmente presumere, letterati ed
artisti illustri non avrebbero mai fissato stabile residenza alla corte
de' Gonzaga, e chiuso a Mantova la loro vita, se non ve li avesse

trattenuti, oltre la soddisfazione dell'amor proprio, la benignità de' Prin


cipi e l'agiatezza materiale.
Certo, quel sistema patriarcale aveva i suoi gravi difetti funzionali
(prescindendo da quello organico, del mutabile favore di corte): ba
stava il maltalento o la negligenza del tesoriere, dello spenditore, dei
fattori, per far levare degli urli di protesta sul ritardo de' pagamenti,
sulla cattiva qualità o sull'assoluta deficienza delle forniture. Non di rado
ne' carteggi gonzagheschi s' incontrano lamenti disperati di gente che in
gli

veisce, che supplica per alimenti: ma quasi subito intervento del


Y

sconcio ('), con una buona lavata allo


lo

di
fa

Principe cessare capo


gli

(I) Per a. nel 1464 un Giacomo miniatore lagnava che fosse stato negato del grano
si

dal fattore Marmirolo,


di

marchese Ludovico dava costui


di

quale protestava non averne


e

a
il

il
:

un solenne rabbuffo (lett. da Coito, aprile). Ricordatogli che Giacomo aveva diritto alle spese,
2
11 * 10

avvertiva che grano nei magazzini marchionali ce n'era a bizzeffe grafia de Dio....
di

la

tua
'

,;

a ditte vero e una discrebone da asino, et se te portarai


el

questo modo gè provederemo ,.


a
gli
gli

Tebaldeo nel 1496 deplorava che tutto l'anno scalchi avessero dato vino tristissimo et
'

carne a suo modo ,. marchese Francesco, che guerreggiava nel reame scrisse tosto
di

Napoli,
II

Mantova che poeta ferrarese doveva avere spese per tre bocche honorevolmente ,.
"
le
il
14 CAPITOLO PRIMO

spenditore di corte, a' fattori che non pagano a tempo o non sommi

nistrano derrate mangiabili.


Spesso le casse erano a secco o per imprevidenza nello spendere
o per arenamento nelle riscossioni : e allora consenziente il Principe si
ricorreva a' più bizzarri ripieghi. Putacaso si frugava se sull'orizzonte
dell'amministrazione giudiziaria facesse capolino qualche grossa multa da
far pagare a un contravventore: e si cedeva in spe quella somma a' cor

tigiani postulanti per sé o per altri ( ' ). In un bilancio del 1 526 leg

giamo che il dazio delle prigioni di Mantova rendeva 1 50 ducati : iI


"
conduttore era compensato con tanti mandati de gratie al Natale et
Pasqua de personi che sono incarcerati „ ; il che vuol dire che Fede
'
rico Gonzaga traeva profitto persino dalle grazie a' contravventori o
a' delinquenti, sbarazzandosi della spesa per la custodia delle carceri.
Ma
gli
erano sopratutto israeliti, che rappresentavano nel sistema

economico salvadenaio cui attin


di

in
casa Gonzaga un sempre aperto,
Principi
In

gere largo mano. apparenza tolleranti spregiudicati,

e
a

i
di
Mantova facevano pagar salate cui godevano,
di

semiti immunità
le
a'

cui riboccano, decreti,


di

con stucchevole ripetizione periodica,


e

i
Si
mandati, patenti degli atti gonzagheschi. può dire che ad ognuna
le

quelle concessioni susseguisse un piccolo alla borsa


di

grosso salasso
o

degli israeliti o della loro università o de' più denarosi fra essi. Mo
un decreto del duca Guglielmo, cattolico sino

al
struoso es. bigot
p.

tismo asprissimo nell'accumular denaro per fas per nefas. Dopo


e

aver riconosciuto, bontà sua, decreto, datato XIII


in

questo £a/.
577,
gli

sextilis che israeliti erano indispensabili commerci,


bi
a'
1

sognava perciò largamente proteggerli, soggiungeva che per indurli ad


affluire Mantova sempre più numerosi ed alacri, concedeva loro l'im
a

gli

punità per eventuali delitti, nascosti o no, che avessero sulla co-

(1) Nel 1507, per certe spese inerenti alla fabbrica del palazzo S. Sebastiano, B. Ghisolfo
di

marchese Francesco che un quidam Canneto doveva esser condannato de iure


di

avvertiva
in
'
il

ducati 500 circa, qual ha terre che facto che fusse condemnatione se poterìa subastare et ven
la

dere (leti. aprile) e così accomodare ogni cosa, nell'interesse del Prìncipe. — Nel 627, non
1
1
1

;
,

so che cortigiano tedesco, aveva presentato delle poesie


II,

Vincenzo e ne aspettava compenso.


a

G. B. Bremio segretario ducale suggeriva, con letterina dal The, 27 maggio: S. A. ha risposto
"

che ella favorisca cento scudi che sin hora glieli dona, onde
di lo

fargli trovare una condanna


di

di

in mano lei sta poter aiutare tedesco per corapositione che ultimamente ha presentate
le
il

il

all' A. S. ..
UN PO' DI BILANCIO DELLA CORTE DE' GONZAGA 15

scienza ('). Era una motivazione immorale e indubbiamente falsa, che


mal palliava l' intenzione sudicia di quel decreto: un nuovo contributo
forzato che gli israeliti s'acconciavano versare nella cassa ducale, pur

a
attendere tranquillamente consueti Lodovico
d'

negozi. cancelliere

a'

Il
Gabbioneta, del decreto che nella villa

di
fu
estensore segnato Gonzagai
ce ne svela retroscena con una letterina del 20 luglio un suo
il

a
Havrà V.

S.
collega, cui scrive cinicamente: con queste

"
tre spedi
A. decreto che
S.

nola fermate da et un fatto oggi alli hebrei

si

la è
nulla scudi che pagano all' A.

S.
per 12 per remissione dei delitti
i

da loro. Però sarà V.

S.
commessi bene che nel mandar esso decreto
gli

Nicolò Guarino faccia che molto utile


al

S.r sapere importa per

gli
della cancelleria et che perciò avertisca ch'essi hebrei non caccias
sero carotte per haver detto decreto gratis con pochi danari che
il

o
non sarebbe conveniente.... u.

Gli israeliti pagavano del resto non malvolentieri queste contribu


zioni periodiche, poiché l'egida del Principe era usbergo potente contro
ferocia antisemitica della plebe: d'altro canto ave-
di

frequenti scoppi
i

van essi tutto l'agio rifarsi co' lucri del commercio co' pro
di

fiorente,

venti de' banchi feneratizi, dove interesse saliva ad altezze scandalose.


l'

Una grida ducale del 31 gennaio 1601 esordisce così: invigilando


"
di

continuo, come siamo tenuti far sempre


di

beneficio de' nostri


al

noi
sudditi, matura consideratone risoluto solevarli in
di

habbiamo dopo
delle usure solite pagarsi de' loro
la

parte dalla gravezza sopra sorte

crediti alli banchieri hebrei.... u.

concretava nel % usurano,


d'

sollievo interesse
E.

questo
si

7
1

agli abbienti, nel


ai

fissato pe' grossi prestiti P^ piccoli prestiti


5
1

conduttori
di

poveri! Ben avrebbero dunque potuto banchi feneratizi


i

noi toseremo seconda mano — babbo,


di

versi del Giusti


"

anticipare
i

A
gli

tuo nome lor volta commercianti israeliti erano


in

onesti
le
„!

di

da' contratti d'appalto de' dazi, sia dagli affitti


al

gati Principe, sia

terre, sia dalle forniture che facevano alla corte,


la

molteplici più pro


ficua delle quali toccava furono sempre come
a'

gioiellieri. Gonzaga
I

Ne ob timorem poenae propter delieta quae ab ipsis orlasse patrata essent, deterreantur ,.
*

(1)
f

prova una lettera del ottobre 1579


al
di

in di

Della grossolana superstizione Guglielmo capitano


2
è
gl'

ordinava mutar instromenti de tormenti ne quali potrebbe essere qualche


di

giustizia cui
'
si

cantesimo, come dicono dottori


1
li

,
16 CAPITOLO PRIMO

abbacinati dal luccichio delle gemme e de' gioielli : sin dal trecento la
storia dell'oreficeria troverebbe negli atti dell'archivio Gonzaga i docu
menti più ghiotti sugli squisiti lavori che uscivan di mano agli artefici
di tutt' Italia e che i Signori di Mantova bramosamente cercavano. I
corredi nuziali delle principesse Gonzaga (') dimostrano quante e quanto
superbe gioie portassero andando a marito: stupendo fra tutti il corredo
di Elisabetta, sposa nel 1382 a Carlo Malatesta. La sua scritta nu
ziale è una pergamena di molti metri di lunghezza, comprendente un
interminabile elenco di gioie del più peregrino lavoro. Suo fratello Fran
cesco aveva depositato addirittura tre casse di gioie a Venezia (rogito
14 dicembre 1406). Gli inventari di gioie si susseguono per ogni Prin
cipe, elencando, dove più, dove meno, favolose ricchezze: talvolta l'in
ventario è corredato di disegni riproducenti i più fini lavori d' orefice.
Si arriva così a Vincenzo I che accumulò un prodigioso tesoro di gemme
d'ogni sorta.... fors' anche al di là di quanto desiderasse. Molte gioie
invero, io suppongo, che Vincenzo comprasse per rientrare in qualche
modo ne' suoi capitali. Liberalissimo co' principi tedeschi, suoi congiunti,
aveva largheggiato con loro ne' prestiti : e non di rado per riavere le
gli
fu
sovvenute a costoro, mestieri metter

a'
somme cospicue panni
de' tardi debitori qualche gioielliere petulante d'Augusta.... Desideroso
nel maggior numero più buon mercato possi
di

al

acquistar gemme,
e

bile, Vincenzo 1593 trattative con un prete


in

s'impigliò nel vene


I

ziano, aver saputo da un collega (cui


d'

quale pretendeva era stato


il

fabbricar perle artificiali. L'offerta


di

rivelato
in

confessione!) segreto
il

tentatrice avrà sedotto Vincenzo, sempre facile ad ascoltar proposte


gli

alchimisti, negromanti, che


di

ciarlatanesche spillavan continuamente


gli

aver
di

denari.... fecero persino correre rischio grattacapi con


il
e

S.™ Inquisizione!...
la

gli

Tutte autentiche ond'erano rigonfi scrigni ducali ac


le

gemme
carezzava Vincenzo con voluttà anche ne' suoi estremi momenti.
Il
I

De Mori narrava febbraio 1612 card. Fer


al

suo segretario Augusto


9
il

dinando, trattenuto lontano dal letto del padre moribondo, che duca
il

Vincenzo, appena sentì invaso dall'ansioso timore d'una fine immatura


si

(I) Gioielli meravigliosi donò duca Guglielmo alla sua sposa Eleonora d'Austria: l'elenco
il

occupa nove grandi facciate.


Federico Gonzaga del Francia
(Raccolta Leatham di Londra).
Eleonora d'Aragona
Plaquette'di Gian Cristoforo Romano
(Marchesi Cavriani di Mantova).
UN PO' DI BILANCIO DELLA CORTE DE' GONZAGA 17

1
cominciò a far portare gioie in tanta bellezza et quantità che è stu

gli
pore tt, su cui parevano affisarsi estasiati stanchi suoi occhi azzurri.
All'indomani G. B. Bignami annunciava mede

di al
del decesso, un

Si
sono trovate gioie valore

"
simo card. Ferdinando (24 febbraio)

:
d'un miglione et docentomilla scudi, et ottocento nulla scudi contanti.

in
A.

(il
Vuole successore, Francesco) tutti debiti,
S.
"

pagare

i
mostra haver pensieri grandi et dal popolo et dalla città tutta

si
spera

felicissimo governo B.

vescovo Agnelli, lettera del 24 aprile, soggiungeva che


in
una
Il

solo guardaroba teatrale lasciato da Vincenzo era un tesoro ine

"
il

I
stimabile splendor delle vesti, de' broccati d'oro, ecc., ammon
lo

u, per
scudi.
di

tanti oltre mezzo milione


a

Ahimè! doveva

la
questi splendori abbaglianti presto seguire
a

La
di

più desolante rovina. collezione gioie ammassate negli stipi gon-

pit
di
intanto direttamente sfacelo della
lo

zagheschi provocò galleria


di

ture: facilità trovar denaro,


la

perocché impegnando que' superbi


gioielli, portò duchi Ferdinando Vincenzo esorbitar nelle spese;
II
a
e
i

di

sorvenuti imposero dilemma

le
tempi procellosi perdere gioie
il
i

impegnate o vendere meglio de' quadri.... anime pic


di

purtroppo,
e
il

cole, preoccupate un falso decoro, non potevano esitar nella


d'

scelta,

come vedremo.
Basti frattanto aver chiarito, con questi rapidi cenni, come
al
me

cenatismo artistico de' Gonzaga non mancasse una solida base econo
mica, neppure, nelle sue linee fondamentali, una plausibile ammini
e

strazione. Mancò purtroppo, negli ultimi tempi,


la

la

saggezza politica,
consistenza morale spensieratezza nel vivere La
la

dilagò nel godere.


e
:

lussuria tratto comune dominante ne' Gonzaga sin d'uno de' primi
il
è

fra loro, Guido, 2.° capitano, rozzo cronista Aliprandi lamentava nei
il

Guido —
" fu

sedicenti suoi- versi: largo savio sacente forte pechò


"

volir luxuriarel Filippino vivia altieramente fioli legiptimi


in

e

non avia.... Stasia sempre cum granda compagnia piacialli cazar osel-
e
|

lare.... ('). giù, da questo lato della sete immoderata de' pia
E

su per
u

ceri, tutti, sino 1627 anche dopo,


al

Gonzaga rassomigliano
si

e
i

usque ad finem della dinastia regnante. Luigi Gonzaga, capostipite


il

(I) Ed. Orsini-Bcgani, dell' Aliprandina, p. 123.


18 CARTOLO PRIMO

de' Signori, morto nonagenario, dopo aver sposato tre mogli, fu quasi
1' unico caso di longevità nella sua stirpe, nella quale con l' infiacchirsi
progressivo delle avite energie s'accorciò via via spaventosamente anche
la durata media della vita. Pochi de' Gonzaga superarono i 60 anni,
molti non raggiunsero i 50 ; la linea principale si spense nel 1 627 dopo
aver visto sparire in tre lustri quattro duchi: Vincenzo I, di 50 anni
(1612), i suoi figli: Francesco, di 26 anni (1612), Ferdinando, di 39
(1626), Vincenzo II, di 33 (1627). In tanta ricchezza di bastardi,
mancò a' Gonzaga un erede legittimo per assumere senza contrasti quel
dominio, che animosi rivali assiepavano e minacciavano: primi fra tutti
"
i Savoia, con cui i Duchi di Mantova avevano osato competere di
parità B, non sentendo nella lor fatuità impotente quanto la molle effe
minatezza li rendesse ornai inadatti a cozzare con una dinastia guer
riera, piena di audacia e d'avvenire.
Strano a dirsi: i Gonzaga affondavano ornai in completa decadenza,
e sognavano ciò nondimeno o di supplantare i Savoia o se non altro
venire ad accordi vantaggiosi, scambiando il Monferrato con l'isola di
Sardegna! Il vescovo Agnelli scriveva da Roma 16 febbraio 1619 al
duca Ferdinando, avergli il Papa dimandato
' s' era vero che V. A.
facesse baratto del Stato di Monferrato col Regno di Sardegna.... di
cendomi che non sa se fosse partito vantaggioso per V. A. ed accen
nandomi che miglior sarebbe quello di Cremona! a
CAPITOLO SECONDO.

La formazione della Galleria

1
ON è paese alcuno più abondante di palazzi discosti l' uno
dall'altro in qualche luogo meno di mezzo miglio, accomodati
con caccie di diverse salvaticine et pesche, con giardini et
altre commodità proprie de Principe „
— scriveva l' anonimo esten
sore della relazione complessiva sul regno di Guglielmo; e a ragione,
gli

poiché inventarli del 542 annoveravano extra moenia questi palazzi


1
di

de' Signori Mantova (da non confondersi co' Gonzaga dei rami

la
di

terali, provvisti anch'essi fastose residenze, benché loro trono non


il

palazzo del Te, della Montata,


di

fosse che un guscio castagna) della


:

Porto,
di

di di
di

di

Marmirolo,
di

Rasega, Gonzaga, Spinosa, Marengo,


Revere, Pietole, Belfiore, Poggioreale, rocchetta Borgoforte, rocca di
Goito, ecc. L'elenco
di

Sacchetta, Cavriana, incompleto; successiva


è

di

mente furon costruiti palazzo della Favorita, palazzo Bosco


il
il

Maderno Garda, dove


di

Fontana, senza dire della deliziosa villa sul

Vincenzo che Ferdi


di

profuse tesori: senza dire della villa Frascati


I

nando acquistò come Cardinale, ne de' palazzi che Gonzaga avevano


i

Milano, Venezia.
a

Una delle passioni predominanti


fu

insomma
la

ne' Gonzaga mania


gli

delle fabbriche: pittura era naturalmente chiamata ad adornar


la
e

La
di

edifìci, cui Principi seminavano loro angusti domini. pittura


i

per altro dapprima confinata all'ufficio subalterno decorativo;


si

restò

metter per ogni dove armi de' Signori, de' loro amici
le
di di

trattava
e

alleati: ripetere certe imprese favorite, certe allegorie, certe figura


zioni storiche topografiche, addirittura stereotipe, dacché negli inven
e
di

tari quasi tutti palazzi gonzagheschi vedono delle stanze indicate


si
i
20 CAPITOLO SECONDO

gli
su per giù con stessi nomi (camera del sole, del crogiuolo, della
museruola, delle città, degli elementi, degli Imperatori, ece.).
Che già nella seconda metà del Trecento molti pittori lavorassero
Mantova attestato dalle richieste che ne facevano Visconti,

è
a

i
i
lor volta illeggiadrire

di
quali desiderando caccie

"
figure ca

il
a

u
Pavia, per aver buoni artefici (lett.

a'
stello
di rivolgevano Gonzaga

si
1380 del Conte

di
25 sett. Virtù).
Da quella anonima stacca solo verso 1425

di
folla pittori

si

il
un' individualità Pisanello: corte, che die

di
geniale, primo pittore

il
il
nome, per soavi cose fiorite dal suo pennello, un appartamento
le

a
del palazzo, rovinato nel 1480.
Di quel periodo poco o punto sappiamo troppe vecchie parti

:
della Reggia furon distrutte dal piccone de' Gonzaga medesimi, non

e
senza loro rammarico se dobbiamo arguire da una disposizione testa

mentaria del 1444 raccomandava

di
marchese Gianfrancesco che nel
corte, sacrificate

in
rifar altrove pitture della cappella uno
di
degli
le

ultimi rimaneggiamenti del Item volo et jubeo


"

palazzo. quod omnes

Curia que delete fuerant


in

ille picturae que erant capella veteri


in
et

in
quando pallacium fuit reformatum repingantur eo modo quo erant
quadam alia ecclesia vel capella, ubi melius fidecomissariis meis vi-
debitur u.
Novara,
S.

castello Giorgio era


di

eretto da Bartolino

di
stato
Il

(la

forse assai prima che non creda data del 395 rappresenta piut
si

che non della costruzione): certo che


la

tosto fine principio ma


il

nel 1459 se ne abbattè una buona metà per rifarlo più splendido. Se è

vantava marchese Ludovico una briosa lettera certo vicario


in

ne
il

Roncof erraro
al di

bislacco profeta ammonitore, che ogni tanto regalava


:

suo Principe de' predicozzi co' fiocchi, pretendendo d'aver più volte
imbroccato con catastrofiche.
le

nel segno sue previsioni astrologiche


Il

buon marchese Ludovico, senza adontarsi de' vaniloqui


di

quel profeta
gli

dava questa settembre 1459:


di

malaugurio, arguta ramanzina


6
il

Havemo ricevute alcune tue lettere quale non habiamo dato altra
"

in le
a

risposta, perchè dirti vero tu intri cose che più tosto sono pacie
il
a

che altro. Tu farai bene officio dove te habiamo


in

stare posto fin


a

che Dio piace. Non havemo adesso bisogno de astrologi se tu


a

fosti quello che predicesse ill."» q. nostro patre chel castello de


lo
a
LA FORMAZIONE DELLA GALLERIA 21

Maritila ruinarebe, tu non hai saputo indivinare che nui il facessemo

trar gioso mezo, come habiam fatto, perhò attendi a vivere e lassa stare
queste novelle H.

A' profondi rimaneggiamenti del castello aveva dato occasione il


Concilio del 1 459 : che il marchese Ludovico spiegò febbrile operosità
per ospitar degnamente nella sua corte tanti e così illustri personaggi.
Un' incommoda torre a Porta Cerese era stata di netto spostata da
maestro Aristotile di Bologna: a eseguire i restauri del castello s'ado
però il Fancelli, a quanto pare di conserva con Antonio Manetti (i);
mentre, indi a poco, sarebbero convenuti a Mantova due araldi glo
riosi dell' architettura del Rinascimento, l'Alberti e Luciano da Lau-
rana (2).
Il Mantegna comparve a Mantova quando appunto s'era per così
dire creato il campo al nuovo pittore di prodigare e nel sacellum o
cappella, e nella camera degli sposi, le creazioni del suo genio titanico.
Gli indugi del Mantegna nell'accogliere l'invito di succedere al
Pisanello avevano indotto l'impaziente marchese Ludovico ad intavolar
trattative anche con altro pittore, oggi affatto dimenticato, ma valente
di certo, a giudicare dalla deferente lettera direttagli dal Principe man
tovano il 14 novembre 1458.
"
Magistro Michaeli Ungaro pictori in Ferraria .... Havendone

dicto m.ro Jacomo nostro miniatore chel ve ha scripto quanto seria el


gli

desiderio nostro circa li facti vostri et la bona risposta haveti facta,


caro chel non ve rincrescesse giongere fin qui ad nui,
di

haressemo
a

perchè vui intenderestive intentione et nui vostra


la

la

nostra speramo
e

che remaressimo d'acordo insieme g.

Fortunatamente per Mantova, questa pratica andò vuoto;


il
a

Mantegna assunse ben tosto conferitogli ufficio; despota assoluto,


il

incontrastato per quasi mezzo secolo, cacciò nell'ombra molti pittori


i

(1) Leti. 17 giugno 1459 del marchese Ludovico a Cosimo de' Medici, concernente m.ro An
'

tonio Manetta ,.
Laurana era certo a Mantova, Sforza conte
di

gia da tempo, nel 465 Alessandro


II

(2)
1
e

chiese allora per havere parere suo circa


in

"
lo

Cotignola prestito per pochi giorni consiglio


e
il

quelle sue fabriche ,. Poichè l'artista fu trattenuto più lungo, Marchese scrisse maggio) allo
(8
a

il
*

Sforza, sollecitando
di

ritorno magistro Luciano.... perche nel vero presente habiamo gran


al
il

lui, senza quale sarebbe molto m.ro Luciano


di

"

15 novembre 466
"

bisogno impacciato ,.
Il

1
il
,

era partito da Mantova, lasciando suo luogo un Francesco da Urbino


in

'

,.
22 CAPITOLO SECONDO

gli

di
che erano accanto che incaricati eseguire fedelmente suoi

i
disegni venivano spesso trattati con soldatesca durezza. Per es., certo
Samuele (') castello Cavriana,

di

in
ebbe commissione adornare

di
la

il

d' di
cartoni Andrea: era un lavoro

a'

di
base messer qualche importanza,
poiché sentiamo nominare fra altro una stanza Ercole, una stanza

l'
del sole; nerbo o

gli di
ma pittore doveva rigar diritto suon poco

il

a
meno. Tra il serio faceto, marchese Ludovico faceva balenar

il
e

il
visione del carcere, se non dipingeva ammodo, o s'attardava
la

spesso

troppo nel finire suo penso (2).


il

Altro collaboratore del Mantegna deve ritenersi quel Giovanni


Andrea Billano, che nel 1469 era raccomandato dal marchese Ludo
vico assai caldamente Rettori Vicenza, venne invece

di
nel
a'

1471

e
bruscamente licenziato 0).
Più solida fortuna ebbe Mantova Niccolò da Verona, che aiutò
a

frescare chiesa S. Francesco, oggi Arsenale; dove


di
Mantegna
la
il

una Madonna stupenda rivela, se non mano, l'ispirazione diretta del


la

gran padovano (4).


Verso deferenza de' Marchesi Mantova, che
di
la

quale suc

si
il

cedettero dal 1459 1506, era improntata alla più grande


al

rispet

e
ammirazione, cui possa inorgoglire un artista. Quando nel 1461
di

tosa

(1) Forse costui era figlio dello scultore Jacopino Tradate, qui tanquam Praxitcles viro*
di

'

ex marmore fingebat vultus ,, come diceva l'epigrafe del monumento erettogli a Mantova, una

in
II,

chic» oggi distrutta, da (VOLTA, Storia di Mantova,


"

Samuel obs. 120).


f.
di ,

(2) Dalle curiose lettere del vicario Cavriana togliamo questi brani faceti Maistro Samuele
'
:

se ricomanda a V. E. lavora per forza per non depingere batiponto (prigione) che non vede
lo

e
e

mai quello uscio che tuto trema M. Samuele se recomanda a V. Ex. non
"

(19 febbr. 1463).


e
,

ha dubio alcuno che quella faza metere solaro non sia compito.... ben dice
lo

lo

lo
in

batiponto per
se ge poria metere per tropo lavorare, che lui pare fare cose de gran maraviglia (17 marzo).
a

(3) %ectoribus Vincentie, 29 marzo 1469:


El venir! M. V. diletto nostro citadino et depintore Zohanne Andrea q. de mae
le
'


a

il

stro Billano de Bugati ,, Lo raccomanda nelle cause vertenti possa ritornare più presto
*

perche
il
al

servitio nostro ,.
Viceversa 28 aprile 47 marchese Ludovico scriveva da Borgoforte Jac. Bochalini
1

a
1
il

il

Tu vederai quanto per


*

inclusa ne scrive quello Zo. Andrea depintore.... (Lo paghi) dicen


la

si

done etiam cum A. se lassa andare cun dio tanto sera meglio a.
el

Mantegna et quanto più presto


(4) Rassegna d'arte del 15 marzo 1911. Che Niccolò da Verona lavorasse S. Francesco
è
a

provato da una lettera del marchese Ludovico Francesco della Rama (Coito, nov.
1

469)
S
a

in :
I
*

visto quanto tu ne scrivi de ditferentia che hai cum m.ro Nicolò depinctore per non navere
la

teso pacti et conditione hai cum lui de fornirte quelle tue capelle gesia de S. Francesco
in
la
li


gli

farà render ragione da' suoi officiali,


LA FORMAZIONE DELLA GALLERIA 23

il Mantegna tornò a Padova per definire non so che pendenza, potè


presentarsi al Vescovo con una lettera principesca, riboccante delle espres
('): —

gli
sioni più lusinghiere la provvisione mensile di 75 lire era
pagata con puntualità quasi sempre irreprensibile (2); Marchese stesso

il
chiedeva scusa pe' ritardi procedenti da forza maggiore.
Guai poi che osassero cozzare con messer Andrea,
ai

malcapitati
scontroso, spesso

in
carattere ombroso volentieri lite co' suoi vicini
e

e
torto o ragione.
a

Nel 1468 un ortolano ebbe dargli molestia, marchese Ludo

e
il
al di
vico fulminò l'impertinente con questo rabbuffo cui incaricava l'Agnelli
dite all'ortolano che sta presso luogo de A. M.
"

la
agosto):
(1

a
Predella che havemo più caro esso Andrea ne ponta del pede

la
"
H

— Molti
fu
che mille poltroni corno lui L'ortolano subito licenziato.
è

B.

di
anni dopo, Mantegna, che malgrado suoi frequenti omei miseria,
il

risparmi, ebbe a lamentare un


di

era largamente provvisto case, poderi,


di

gioie, da parte del suo infedele barbitonsore;


di

furto pecunia
e

e
marchese Francesco s'affrettò render ragione all' implacabile artista,
il

corda figaro mariolo (3).


In

invocante
la

al
peggio per grazia padre
il
e

(1) D.no Episcopo Padue


Rev. ecc. El se transferisce a Padua Andrea
el

Mantegna portatore presente, qua! come


V. stato cubi nui gia bon tempo et ne


fa

credono sapia R. S. alcune opere de l'arte sua ne


la la

qual come po' riaver intesi solemne magistro et perciò havemo carissimo. Et perchè
la

ha
è

l'

l'

far certa sua facenda ne qual secondo chel ne dice p.t» R. V.


la

S.
la

po' favorirlo assai



a

siamo mossi a scriverli questa e pregarla.... (a) prestarli adiuto e Consilio suo mediante
lo

el

quale con
segua optirao bon spaciamento e possa ritornar servirce, che nel vero ce ne farà piacere assai,
e

la a

ne manco grato ne sarà favore e Consilio che gè prestara che se a nui propri
la
el

facesse....
il

Mantue XIIII julij 1461.

(2) Per esempio durante Toscana, marchese Federico scriveva alla consorte
di
la

guerra
il

Margherita
:

Ex castri» S.mc Uge apud Petram Sanctam die XXI 479. — De


*

maij provisione se hanno


le
in 1

dare gè sonno quelli che hanno ad esser pagati de mese mese, come Vice
el

podestade,
è
a

il

zudese de appellationc, Consilio, Andrea et altri.... Se ben questori) non fosseno cussi
el

Mantegna
pagati a ponto fine del mese et che se gè dessero page sue de 35 35 zorni.... considerato
in
le
al

bisogno nostro non haveriano a dolersi ,.


il

(3) Con questa lettera inedita, non compresa tra molte che ha dato rCristeller nella sua
le

il

magistrale monografia:

11l.° et Ex.0 Signor, dopoi debite racomandacione. Io narrai alli giorni passati ad V. S. come
le

uno che chiama due volte, zoè duj sabati, che lui mi venne a radere,
di in

Saviola mi robbò
in
di si

il

33 libre seconda un rubino ligato 16 ducati,


io
lo

feci pigliare
la

danari, prccio perche


al

il

et etiam esaminare certo testimonio sopra ciò, et eravi tal indicio che lui poteva mettere ala
lo di

si

corda per qual cosa Federico Soscalco podesta, taliter che esso Saviola fo
la

favorì
al

apresso
24 CAPITOLO SECONDO

eran tollerati anche i figli del Mantegna: de' poco di buono, che pro
vocarono spesso, a parte le ramanzine del Principe, il formale intervento
del capitano di giustizia pe' loro misfatti.
Delle opere innumerevoli, compiute a Mantova in 47 anni dal
Mantegna, ci furono invidiate dal tempo non le sole decorazioni murali
di edifici oggi distrutti, ma anche molti ritratti di famiglia ch'ei dovette
eseguir pe' Gonzaga : in occasione di nozze, o come dono a congiunti
ed amici. P. es. nel 1466, allorchè si trattava di sposar Dorotea Gon
zaga a Galeazzo Maria Sforza, l' ambasciatore mantovano a Milano,
Guido Nerli, mandò in fretta certo ritratto, che s'era clandestinamente
procurato, di non so che rivale di Dorotea (probabilmente Bona di

Savoia). Il marchese Ludovico nel restituire il ritratto avvertiva la moglie,

gli

di
Barbara di Brandeburgo, che pareva opportuno farne subito trar
copia: dar questo carico Andrea Mantegna.... La Dorotea
"

posseti
a
non ne pare già mancho bella de questa (lett. marzo da Goito).

I
u
Marchese invitava l'artista dui retracti

"
Nell'agosto 1471 portargli
il

u
dolevasi
in

di
lettera non aver
d'

Gonzaga: più una Mantegna


il
e
a

agio tempo sufficienti così ardui delicati lavori, come ritratti


e
a
e

i
dal naturale (lett. luglio
6

1477).
cuore del marchese Ludovico

di
Stava sopratutto veder finita
a

camera dipinta o sala degli sposi come quella che doveva eternare
lo la

splendore della sua corte celebrare uno degli avvenimenti più lieti
e

— l'assunzione un Gonzaga alla porpora cardinalizia; —


d'

della casa
erano impartiti fattor generale
di

ed ordini fornire imme


al

perentori
diatamente quanto occorresse Goito 25 ottobre 1471, Facton
al

"

pittore.
generali. Vogliamo tu faci havere incontinenti ad A. Mantegna pesi tre

de olio de nose per lavorare quella nostra camera


a

u.

La sala degli sposi, che nella parte non dipinta doveva essere

corame, anch'essa per bellezza,


di

apparata con una spalliera famosa

lassato onde mi parve cosa ingiusta. Hora ho novo facto pigliare et etiam ho trovato magior
di
lo

indiai, ma mi pare che cosa vada et dubito che come prima serà favorito. Ma aciò
in

longo:
la

ladri pari suoi prego V. degni far scrivere ad maestro Jacomo che
S.

lo

castigano castighi
si
si

li

indicio lui ha del venerabile homo, rendendomi certo che quella fara bona et sancta opera,
lo

attento
gli

et etiam smorbare tutto tanto morbo etc. et non dubito trovare et da


di

io

lo

paese anello
il

nari miei. Ad V. Vili


S.

mi racomando. Mant. mai1 1499.


E. D. V.
S.r Andreas Mantenga.
LA FORMAZIONE DELLA GALLERIA 25

divenne subito la meta di visitatori, di ammiratori (') ; era là che si

gli
davano le udienze solenni, venivan ricevuti ospiti più illustri (2);

la
configurazione del castello permetteva allora che sin quasi alla soglia
della sfolgorante sala arrivare cavallo (3).

si
mantegnesca potesse

a
A quelle meraviglie un'altra, non minore, ne aggiunse Mantegna

il
di

Cesare,

in
co' Trionfi già fatti parte, prima che pittore fosse chia

il
mato Roma da Innocenzo Vili, ma non ancora compiuti nel 1492,
a

quando marchese Francesco premiava l'opera superba con un dono


il

200 biolche Trionfi furono adoperati più volte,


di

di
cospicuo terra.

I
scenario inestimabile, ad apparamento degli spettacoli teatrali, che te

si
rado nel cortile del castello, dove ancor oggi occhieg-
di

nevano non

(1) Prova ne siano quote due lettere del segretario Antimaco Marchesi: sett. 1492.

ai

I
de Rossi, ventenne, vescovo e.... studente
fu

a l'adun ... e venuto

"
figliuolo del conte Guido
Il

a
et

per desiderio veder vederìa anche camera depincta per


di

Mantova.... volontieri la

la la
fama
'

gli
sua et spalera de V.rs Ex... unde opererò che dieta camera apparata sia monstrata et
la

spa
lera destesa ,.
10 dicembre: A questo oratore s'e facta et fossi ogni honorevole demonstratione, et qui

in
'

di

terra se mostra ciò che bello et già ha veduto camera depincta, ca-
la

la

la
spalera,
la

è
le li

li

pelletta et cose de M. Andrea Mantegna, videlicet triumphi et altre sue gentilezze ,.


li

Moro (cfr. LUZIO-RENIER, Relazioni d'Isabella con


fu

(2) Nel 1498 ospitato Lodovico


vi

il

Ludovico Beatrice Sforza, p. 142). Gia nel 1475 un atto donazione del marchese Ludovico
di
e

luglio reca intestazione Mantue castro, in camera magna picta audientie ill. D. N. ,.
in
"

rogato
il

l'

:
I

493, mentre Isabella Venezia,


fu

(3) Nel Este era accolto Mantova con grandi onori


d'
1

un ambasciatore turco; e fra' molti ragguagli mandati alla Marchesa merita speciale rilievo se
il

guente
:

Mantue XX julij 1493.


....
gli

Venissimo castello, nel quale era


la

ill.n» m.« Duchessa (d' Urbino) acompagnata


in

da una gran parte de zentildone de terra inscieme cum R.rno Mons. S. et cusì ricevetteno
le

la

lo

nanti camera depinta, perche vene a cavallo fino all' ascio de sala,
lo

pio Ambasciatore
la

la

et
V. S.
fu

cusì acompagnato ne camera dove e deputato suo alogiamento....


di
la

la

lo

FEDERICUS DE CASALMAIORE.

Che Isabella Este collocasse de' quadri nella sala del Mantegna apprende da una lettera
di d'

si

del 1506, allusiva certo S. Sebastiano del Salviati, allora allora rimessole dall'artista. G.
al

Ja

19 maggio mentre Marchesa, per


di

copo Calandra scriveva


la

la
le

quell'anno, peste infunante


il

nella citta, villeggiava Sacchetta:


a

Zannetto mi ha hoggi facto stare tutto suspeso dicendomi che ha ritrovato


le

finestre de
di la
'

camera depinta sbandate, quale sa certo haverle serrate strictissimamente quando V.


S.

partì
la si

qui, che quadro del S.to Sebastiano stato mosso dal suo loco portato più verso finestra,
è
e

di e
il

che sa certo che camera stata aperta poi raserrata, questo ne dimanda conto a
la

per
è

e
il

me. Se questo vero, me ne maraviglio ne resto stupido perchè so certo che dal mio lato non
e
e

sij

chiave alcuna che quella camera e de quelli pochi che sono castello non e alcuno che
di di

in
è

debba tanto desyderare veder quello quadro che cum artigli1 alcuni ardisse di aprire quel uscio....
,

sul 5. Sebastiano del Salviati lettera stessa del pittore ch' Rh. d'Italia
la

io

(Cfr. pubblicai nella


del dicembre 1909, p. 860, parlando dello studiolo d'Isabella).
26 CAPITOLO SECONDO

giano qua e là frammenti di decorazione e capitelli di colonne, a ram


mentare che là si rappresentarono le prime commedie tradotte di Te
renzio, di Plauto (1).
L'influenza assorbente mantegnesca non impedi tuttavolta che al
tempo di Francesco Gonzaga e Isabella d' Este si conoscesse ed ap
prezzasse il valore d'altri pittori; i due sposi gareggiarono anzi nel pro
cacciarsi opere di pregio da' pennelli più celebrati del loro tempo: il
francese Jean Perréal, i Bellini, il Carpaccio, il Sodoma, il Civerchio,
il Dossi.... (2).
Ognuno sa quale assedio formale facesse Isabella d'Este a Leo
nardo, al Francia, al Perugino, a Raffaello, al Correggio, perchè des
sero de' quadri pel suo studiolo (3) : e com'ella sguinzagliasse pronta
mente i suoi agenti per aver due tele di Giorgione, non appena le
giunse l'annuncio della morte del grande artista di Castelfranco (4).
A raccogliere la successione del Mantegna, come pittore di corte.

(1) Or. il d. 231 dell- Inventario


(2) Per Jean Perreal, pittore di Luigi XII, cfr. PÉL1SSIER, La politique da Marquis de
Mantoue, p. 53; a cui è da aggiungere questa divertente lettera italo-franciosa dell'artista medesimo,
indirizzata al marchese Francesco:
' Magnifique et excellentissime P. A la V. S. mi recommando voi pregando que habeati a
perdonare al vostre servitore Joan di Paris per que io non habea libre la testa al vostre pleser
et ancque al mio, segonde el vostre desiderio et M. S. qualque die io deliberato fare cosse melile.
M. S. io reste qui a Millan un poco tempo per que *: voleti la testa del Re mandatemi lettre et
la farò di bonne volle, per que io pillo pleser a fare service a la V. M. S. et sence core et amore
queste service non se pò fare, per que sapiate que io tant amore a la V. M. S. per que voi site
patron et amator de li nobilissime arte di pinture.
' M. S. io mi recommando a voi pregando que mi mandate qualque cosse di belle di li vostre
que tante habeati, a se que meilli mi recorde da voi. Que Dieu voi guarde de mal.
* A Millan a 14 de novembre
(1502) de la man del vostre esclave
*
JOHAN di Paris

Pe' Bellini, cfr. Arch. Si. dell'Arte. 1. 276. Per Carpaccio il n. 191 dell' Inventario. Pel

Sodoma e il Civerchio, BERTOLOTTI. Artiall, pp. 152-54. Il Dos» lavorò nel 1512 a Palazzo
PosterIa: e forni più tardi a Isabella d' Este la pianta di Ferrara per quelle serie di disegni di citta
*
che ella tanto amava. — Lett. 11 luglio 1523 di Isabella a Girolamo da Sestola : seguendosi
l'ordine delle città che facemo pingere alla alobia nostra di corte, si aprozima il loco dovi vorres-
simo fusai pieta Ferrara. Però vi pregamo ad far il possibile per farni haver uno disegno.... ,. —
Lett. del 4 agosto al medesimo:
' Molto ni piace che non mancati d solicitare M."> Dosso per

il disegno di Ferrara ,.

(3) Cfr. Rlokla d'Italia cit.


(4) Arch. Si. dell'Arte, I. 47.
LA FORMAZIONE DELLA GALLERIA 27

aspirava certamente il Bonsignorì, che nel cenacolo di S. Francesco


s'era sforzato di crear un pendant
gli
alla sala degli sposi ('): ma sebbene

non mancassero più larghi premi dalla generosità del Principe,

ei
i
dovette cedere passo un nuovo venuto, Lorenzo Costa, già sulla
il

a
fine del 506 insediatosi Mantova, come pittore officiale (2). A lui
1

a
furono affidate decorazioni del Sebastiano,

S.
iniziato

di
le
palazzo
nel 1507: lui pare che Isabella

d'
Este commettesse tutta una serie
a

0);
di

parabole evangeliche da inserire ne' suoi gabinetti ed entrambi


valevano
di

coniugi quadri del Costa per doni prelibati principi


si

a
i

italiani stranieri (4). L'artista, che godeva d'una lautissima provvisione (5),
e

(1) Vedi l'Appendice sai ritratti d'Isabella d'Este.


(2) 29 nov. 1506, Calmele Lazioso, scrivendo al Marchese della sepoltura magnifica che
Il

doveva erigersi cortigiano Milanese, barbaramente trucidato da rivali, suggeriva


in

S. Francesco

di
al

adoperare anche pennello del nuovo pittore corte: Occorre dopoi


di

"

la

la
sepultura capella
il

e
fatta per
la

felice memoria del vostro servo.... ancor uno quadro da anchona che sia per compito
ornamento satisfattone de l'anima come de mondana pompa, fatto perhò per mane, parendo
la

e

E. V., del Costa ,.


la
a

questo un fatto che desume dagli Inventari del 627 e del 665, nel primo de' quali
E

si

(3)
1

1
*

legge: nel camerino della grotta dove sono parabole de Evangelio del.... nome restò
si

le

(il
l'

nell' inventario del ,


627 nella penna dell'assai ignorante notaio). Più esatto inventario del 665
1

1
P

mano del Costa vechio ,.


"

reca: otto
di

di

pezzi quadri con l'opera del testamento vecchio


(Cfr. Appendice /..).
(4) P. es. nel 1518 Luigi Gonzaga aveva scritto da Amboise Marchese
al

(20 maggio)

:
mo' quarto o Cr.mo Re et narandomi un certo suo
d'
'

quinto giorno acadendomi parlare cum


il

pittore {Leonardo reputato qui excellente, mi disse che molto se delectava haver figure de tutti
P)

questa arte et mi dimandette se V.


di

Ex. avea pictore alcuno valentomo.


Io

primi risposi che


li

quella havea un nominato m. Costa quale era persona assai laudata. Sua M. mi disse che volontieri
haverebe una sua qualche figura nuda over una qualche Venere.... ,.
Francesco adempieva desiderio del Re donnaiolo, cui mesi dopo direttamente inviava
il
a
il

suo dono.... anzichenò scollacciato:


Regi dir."»
Sire. Per questo camerero Federico mio figliolo mando V. M.ià un quadro de pictura
di

qual ho fatto far a posta al mio pletore, havendo inteso che quella desiderava haver una im
di

bono judice bel-


di

ditta pictura vene inanti a uno grande


di

magine questa sorte. So ben che


la

donne et per questo tanto piò voluntieri mando....


la

leze
di

di

corpi maximamente
Mant., ultimo nov. 1518.

(5) L. 50 Giulio Romano che


di

mese, 25 meno, com'era giusto, del Mantegna, e doppio


al

il

ai inllio ebbe sole L. 25 mensili luglio 1511 Amico Maria della Torre annun
di

provisione.
Il
5

V. Costa, facilità per più 3.m du


di

padre ha donato hora


al
"

ziava principino Federico: S.


al

Il

quella de Bernardino de Lancino ,. — L'8 gennaio 1519 veniva Costa nominato


di

cati quale era


il

superiore dell'ufficio del sale, col vistoso emolumento inerente alla carica..., e con l'esonerazione dai
relativi pesi. Moti assidua et fideli servitute.... superioratum salerii nostri.... cum facultatibus etiam
'

substituendi virum aliquem idoneum qui huiusmodi officium nomine ipsius Laurentii exercere pos-
sit, ecc. ..
28 CAPITOLO SECONDO

si rimetteva docile al finissimo gusto della Marchesa, invocandone de


ferente il giudizio (1).
In fondo però anche la deliziosa Marchesa e suo marito subor
dinavano sempre la pittura a decorazione degli appartamenti, per la
quale potevano bastare artisti di minor conto, come il Corradi, il Leon-
bruno, ecc. (2): o tutto al più la adoperavano a celebrare i fasti della
dinastia, come pe' quadri commessi al Moroni, al Bonsignori, al Costa,
"
ad immortalare la cacciata de' Bonacolsi e le glorie militari del vin-
citor u di Fornovo. Isabella poi la violentava innaturalmente per cicli
gli

allegorici in cui artisti costretti un penso letterario prefisso sen

si
a
tivano disagio.
a

L'idea prima della collezione, della non sorge

di
galleria quadri
Mantova che sotto Federico per l'influsso Giulio Ro

di
Gonzaga

e
a

mano. Già maggio del 1524 scriveva Federico Baldassare Ca


3

a
il

stiglione
:

Siamo contenti che fate far quelle spallere corame alte quattro

di
"

pelli, et che fati metter nostra impresa del Monte Olimpo dove
la

a
voi parerà che stii meglio, ve faremo mò mandare misure delle lon-

le
di

di

in

ghezze spallere pezo pezo.


Voressimo anche che ne facesti fare Sebastianello Venetiano
"

pittura a vostro modo, non siano cose sancii,

di
pittore un quadro
di

ma qualche picture vaghe et belle de vedere, et non solamente

a
M.ro Sebastianello, ma qualche altro excellente pittor, un quadro per
a

cadauno de quella grandeza che pare voi, vero che non vores-
è

li
a

semo troppo grandi ne anche troppo piccoli. Benevalete B.

Appena arrivato Mantova Pippi, s'avviaron pratiche con


le
il
a

Pietro Aretino per ottenere da Clemente VII celebre ritratto raffael-


il

(1) Arch. Si. dell'Arie, 253.


1.

(2) Al Corradi riferiscesi questa letterina d'Isabella Vicario S. Benedetto:


di
al

m.r Hieronimo Conradi pletore certa differentia con alcuni contadini


di

di

Havendo quel
'

gli

nostro vicariato sopra certi lini, volemo che tu viste administri justicia, facendo chel
le

ragioni sue
resti satisfatto expediendo cosa presto, acciò che possi ritornar ad certi lavoreri nostri che l'ha
la

I
in
le

mani....
Mantue, VI nov. 1519 ,.
"

d'arte del maggio-giugno 1906. Non so chi fosse un mastro An


"

Su conbruno cfr. Rassegna


l.

ch'ella nel maggio 1533 adoperava una villa


in

selmo pittore fatta fabricare


al

luogo del Dosso


,
,

(leti. 25 maggio Cagnino Gonzaga).


a
LA FORMAZIONE DELLA GALLERIA 29

lesco di Leone X ( ' ) ; il palazzo del Te, incominciato allora, doveva


essere, secondo il primitivo disegno, non soltanto un luogo sacro alle
voluttà sardanapalesche di Federico Gonzaga, ma anche un tempio no
bilitato dal culto dell'arte.
Nel 1531 si festeggiarono le nozze di Federico con Margherita
PaleoIoga: e tutta un'ala nuova del castello venne costruita da Giulio,
per ospitare la giovane sposa, per la quale fu predisposta una piccola
ma sceltissima collezione di quadri hors tigne — l'embrione della gal
leria gonzaghesca futura. Ce ne dà ragguaglio Ippolito Calandra in una
bellissima lettera del 28 ottobre, il cui originale è purtroppo in parecchi
"
punti lacero e guasto : Finite che siano le arme che se hanno da
refare in dita camera cominciaranno a metere suso li quadri per ador
namenti, li quali staranno a questo modo.... Primo ne la camera delle
arme se mete quello quadro grande che fece m. Julio et il quadro di
papa Leone, et il quadro di V. Ex. che fece m. Ticiano et anche

quello che fece Raffaele da Urbino a Roma di V. Ex., et quello che


sa V. Ex- che già li donò un venetiano a V. Ex. de quella donna
con quello putino, quale è molto laudato da m. Julio et anche se li
mette uno Delissimo quadro di uno S. Hieronimo fatto in Fiandra a olio,
che già comprò V. E., quale è bello. Tutti li sopradetti quadri sono
stati adorati li soi cornisamenti, fanno bellissimo vedere. Nel camerino
dove alogiarà la ilI."™ S.™ Duchessa vi è da mettere, se 'l pare a
V. Ex., forse da sei quadri, quali tutti serano benissimo aconzati et

adorati, come è quello quadro che fece il Mantegna de quel Christo


ch'è in scurto et quello S. Hieronimo di m. Tiziano et quello che fece
m. Julio de la S. Caterina et quello di Lonardo Vinci, che donò il
Conte Nicola (Maffei), et quali tutti faranno bello adornamento in
detta camera u.

Isabella d'Este aveva nel 1506 spiegato tutta la sua astuzia fem
minile per ottenere a ogni patto la Sommersione di Faraone di G. van
Eyck, o G. di Bruges (2) : ma è solo nel 1 535 che entrò nella inci
piente collezione mantovana il fondo più ricco di quadri fiamminghi per

(1) Pel ritratto di Leone X vedi la memoria Braghirolli-D'Arco nelMrcA. .1/. il. del 1868;
e cfr. il n. 132 dell' Inventario.

(2) Cfr. al n. 234 dell' Inventario.


30 CAPITOLO SECONDO

un vistoso acquisto fatto direttamente in Fiandra di oltre cento "


paesi ,.
Isabella stessa ne veniva informata dal conte Nicola Maffei, or or no
minato come amatore di belle arti:
' Mattheo de Nasar che sta col X."" è qua: qual ha portato
trecento quadri di Fiandra: de paesi in tavola et in tela, bellissimi
quanto dire si possa: et d'essi il Src Duca mio Ill.™° ne ha compro
cento e vinti: per quatro cento scuti d'oro: tra i quali ve ne sono
da vinti cinque in trenta ad oglio et tra essi ve ne sono quatro grandi,

gli
belli, che costano cento scudi:

in
estremamente et tutti questi

ci
di
ne sono vinti, che non mostrano altro che paesi foco, che pare che
brusino mani approximandosi Ex. ha

S.
le

per toccargli. Questi quadri


nove, che vanno fodrate de
in

pensato mettergli Castello nelle stantie

asi de noce, nelle quali seranno incastrati et compartiti et poi incorni-


sati, et nelli camerini seranno quelli che sono più feniti; et più

li
grandi, per esser più propinqui alla vista et aere suo, et altri farà

li
poi mettere nelle camere et esse ancora vanno fodrate come ca

li
:

merini, et ciò fare molto gentilmente per esser tutti cento


si

li

e
vinti quadri
di

(2
tre grandezze solamente maggio).
u

Duca

di
Quante portentose composizioni eseguissero per primo

il
Mantova pittor delle Grazie mago Vecellio ornai risaputo
il

il
e

pe' diligenti lavori del Cavalcaselle, del Braghirolli ('); la è serie de' do
dici Cesari acquistò subito tal rinomanza che da ogni parte se ne chie
devano copie, Duca Baviera mandava Mantova un suo
di

pit
il
e

tore perchè squisitezze dell'arte italiana (2). Alla morte


vi

imparasse
le

(1) Or. anche mie Spigolature tizianesche ruNjlrch. st. dell'Arte. III. 207 n. del
le

e
il

Inventario. Pel Correggio v. n. 295.


il
l'

tre diverse sorte insieme


di

(2) . . . Mando per presente latore mio depentore tre horologij


'

il
di .

con un par maniche de malia della più fina.... Et perche pto mio servitore molto desideroso
è
il

vedere et imparare modo del depenzere italiano, havendo specialmente inteso V. Ill.m» S. ha-
el
di

rara et eximia excellentia, pertanto mi ha supplicato ad volerlogli recoman


di

vere un depentore
voler havere recomandato pio mio
di

dare,... Se volgi dignare dare cominone


el

esso suo depentore


a

maniera disciplina della depentura italiana....


in

monstrarli et insegnarli
la
in

depentore qualche parte


e

'Landahuet, XI seti. 1534.


1

LUDOV1CUS utriusque
Bavariae Dui
"

marni pp. ,.

Lo stesso Duca ringraziava l'anno appresso Federico Gonzaga


di

quadri inviatigli;

Generose nobis sincere dilecte salutem.


Redditae sunt nobis litterae vestrae a cubiculario nostro Joanne Frìeshamer cum duabui qua-
LA FORMAZIONE DELLA GALLERIA 31

di Federico Gonzaga, avvenuta nel 1540, l'inventario degli oggetti


d'arte adunati nel suo studio (') era così ricco da poter solo i tesori
della grotta dell'incomparabile madre ecclissarlo.
Spenti quasi ad un tempo, Isabella d'Este e il suo primogenito,
anni grigi sopravvennero per la reggia di Mantova: il cardinal Ercole,
reggente lo stato pe' nipoti minorenni, senti il dovere di frenare il lusso
smodato della corte, di risollevare le finanze depresse (come dianzi fu
esposto); e all'arte concesse quel tanto che le pompe religiose esige
vano. Come aveva nel I 528 chiamato il CelImi per cesellare i vasi del

gli
preziosissimo sangue e intagliargli un suggello con l'Assunta e apo
stoli (2) volle ora che migliori pittori della vicina Verona disputas

si
i

vittoria nelle ancone del duomo,


la

sero cominciare dal giovanissimo

a
Paolo Caliari. nomi del Brusasorci, del Farinati, Battista del Moro

di
I

— —
di

Paolo Spezzapreda come firmava modestamente Caliari


si
e

il
veggon riuniti 553,
in

una preziosa lettera dell' marzo


si

1
1
appunto

1
indirizzata Cardinale, lor compito.
al

per annunziargli finito


il

Sull'esempio dello zio Cardinale, duca Guglielmo predilesse l'arte


fu il
in

sacra tutte sue manifestazioni: grande patrono del Palestrina,


le

buon compositore egli stesso; fece dal Bertani


di

la
messe erigere
e

chiesa Barbara, arioso,


S.
di

cui alato campanile s'ammira ancor


il

Commise pale d'altare per quella basilica Brusasorci,


al

oggi (3).

al
le

Ghisoni (4), Lorenzo Costa iuniore: cui tele sono rimaste, più
le
a

il

o meno, intatte fra tanta procella d'eventi, mentre nessuno sa qual fine
Leoni, cui
di

abbian fatto statue d'argento del andavano superbe


le

Adriano
S.
S.

due cappelle del tempio, intitolate Silvestro (5).


e
a

dris »cu tabuli* opera equidem et industria arteque auctoris exquititiuima express» depictisque, quae
non tam nobis vehemender gratae quam jucundissiraae fuerunt, quibus vii etiam hoc tempore optatiiu
qukquam nobis cadere potuisset....
Landshuet. XXVI junij 1535.

Comincia così novantacinque retrati de varii Sri et capitanei christiani et infideli ,, ed


'

è
;
(I
)

perciò troppo impreciso perche possa giovare riprodurlo.


il

(2) PLON, fi. Celimi, 156 sgg., 187 sgg. Del suggello stupendo d'Ercole, fatto dal Cellmi,
card. Federico Gonzaga, variando solo dicitura come da un bell'esemplare
la

valse poi anche


si

il

rimasto cell'Arch. Gonzaga.

(3) L'Arch. Gonzaga conserva un bellissimo disegno (P. Ili, del campanile, che presenta
3)

varianti notevoli con l'opera compiuta poi dal Bertani.

(4) Cfr. n. 220 dell' Inventario.


il

feste Natale.
di
le

rileva che statue erano gia


le

(5) Da documenti inediti del 569 posto, per


si

a
1
32 CAPITOLO SECONDO

Grandi rimaneggiamenti apportò Guglielmo al palazzo ducale: e

Raffaello Toscano nelle sue ottave sgangherate (ma preziose come te


stimonianza di contemporaneo) sull' fèdificatione di JXCanlova, stampate
a Padova del 1 586, così magnificava le costruzioni dirette dal Bertani,
oggi ridotte a lacrimevole cumulo di rovine:

Sontuoso è il palazzo, et ammirando


Di Cortevecchia, dove Passarino

gli
Con altri BonacoUi stava quando
Hebbe contrario maligno destino.

il
e

fa
Ogn'altra cura l'huom bando

in
porre

a
Sol mirare aere ivi un giardino;

in
'a

D'ogni stagione ingombrano bel loco

il
Frutti, fior, fronde, girasole croco.

e
gran Gulielmo che regge governa
Il

e
largo Stato con bel giudicio
si
Il

Fatto ha ridurre fabrica moderna


in

La maggior parte Edificio;


di

questo

Hanno lasciato ancor memoria eterna


Gli inventori del nobile artificio.
Fra quali Bertan fu, quel perfetto
si
il
i

Historico chiarissimo Architetto.


e

Membro Corpo anco


di

questo Castello
e
'l

Già dal Marchese Lodovico eretto.


Duca Federigo accrebbe quello
Il

D'appartamenti, ciascheduno eletto:


e

Ma
di

superbe stanze e assai più bello


L'have reso Gulielmo, più perfetto:
e

fatto d'un lavoro egregio,


E

tutto
è

Meraviglioso, d'incredibil pregio.


e

Ne gran Sala abito succinto


in
la

La fatidica Manto che s'adopra


è,

A fondar Città;
la

ma tutto finto.
è
fu

Chè sua non questa mirabil opra:


Ocno l'edificò come ho distinto,
Aperto
fa

chiaro poco
di

sopra;
e

Ne l'altre stanze dimostra poi


si
gli

gli

De Dei memoria, de Heroi.


la

e
Famiglia del Licinio
(Galleria d' Hampton Court).

Isabella e Beatrice d'Este — Affresco di Ercole Grandi


(Palazzo Calcagnini, Ferrara).
Lorenzo Costa — Sacra Famiglia
(Museo di Lione).
LA FORMAZIONE DELLA GALLERIA 33

Tre ve ne sono ove si vede espresso


Di quattro Capitani ampia l'historia,
E di quattro Marchesi anco il successo,
E di tre Duci al ciel salir la gloria;
Resto ammirato e smarito in me stesso
Mentre penso di poi formar memoria
De la Rustica, terzo appartamento.
Che bello ha 'l muro, il tetto, e 'l pavimento.

Di Saturno il hgliol qui si trasforma


in Aquila, in Montone, in Cigno, in Toro;
Hor in Diana, e ver Calisto l'orma
Muove, e la sforza il Re del sommo Coro;
Hor vii Pastor diviene, hor pioggia d'oro ;

In fuoco inganna Egina; Anfitrione


Esser poi finge e fa torto a Giunone.

Ewi Nettuno, ch'ingannò Medusa,


Arne, Cerer, la Ninfa d'Enipeo;
D'Aloo tenne la moglie in braccio chiusa
Contra la sacra legge d'Himeneo:
La figlia di Bisalto rese esclusa

Del suo virgineo fiore Ennosigeo:


E come l'alto e folgorante Giove
Sovente si vestia di forme nove.

Di Bacco, che di Semele e di Giove


Nacque (qual fu del vin poscia inventore)
Veggonsi cose inusitate, e nuove,
E come trionfò con grande honore;
Tutta la vita sua, tutte le prove,

E quando fu de l'India vincitore;


E v'è dipinto il suo garrulo augello,
Il Capro, il Thirso, l'Edera e 'l Crivello.

Anco è ritratto nel medesmo ostello


Con i mesi de l'anno il divo Giano;
Cose altre assai appariscono in quello
Fatte con arte da divina mano.
Tutto è pittura, et opra di scalpello;

D'ogni cosa inventar stato è 'l Ber la no.


Il qual d'invenzioni, e di concetti

Have avanzato i più rari intelletti.


34 CAPITOLO SECONDO

Dal Titiano al naturaI ritratti


I dodici vi sono imperadori,
E in una sala si mostrano i fatti
De' Troiani, e de' Greci e

gli
altri honori,
Frigi u ron disfatti

E
come alfin

f
i
Per commessi da Paride eiTori,

li
vede CavaI legno

il di
E
vi
gran

si

il
Che distrusse Ilione, tutto Regno.

e
Ricca scena: gl'istrioni intenti

la

ù
le è
A bell'opre concorrono spesso,
cui superbi nobili ornamenti

e
I

Mostran quant'arte l'Arte ivi abbia messo.


Di travi fabricata d'assamenti

e
A pittura, rilievo, segue appresso
a

e
Una città, qual par che sia ripiena
Di quant'arti e virtudi unqua ebbe Athena.

Contra gran Palco che con grazia pende


il

Mille gradi Bertan pose architetto,


il

Ch'un mezzo circol fanno, e


vi
s'ascende
Con gran facilità su fin tetto;
al

Giù resta un campo, ove sovente accende


fiero Marte suoi petto:
a'

seguaci
Il

il

Tempi, Torri, Palazzi Prospettive,


e

figure che paion vive.


E

vi

son

Altre un bel giardino


vi

stanze sono,
e

Che scopre intorno:


le

lago, campagne
è, il

Un tal non cercando ogni confino


Da l'apparire tramontar del giorno.
al

Per veder vengon lontan camino


gli di di

Gli Humani loco beltade adorno;


il

Quindi ne traggon elevati ingegni


mille bei disegni....
di

L'essempio poi

La
fu

nuova
la

costruzione più grandiosa del duca Guglielmo però


villa Goito, che doveva, per dire,
di

così con maggior austerità


la

correttezza delle composizioni pittoriche far un consolante contrasto


e

con Marmirolo del Te. Una schiera artisti,


di

licenziosità
la

di

ca
e

pitanata dal Borgani, inframmise alle decorazioni una serie d'affreschi,

raffiguranti pagine più insigni della storia della dinastia: contendendo


le

Tintoretto che per invito del duca Guglielmo quel torno


al

in
la

palma
LA FORMAZIONE DELLA CALLER1A 35

di tempo, eseguì, se non addirittura improvvisò, otto quadri di istorie


gonzaghesche, serbati oggi nella Alte Pinakotbek di Monaco (').
Col duca Guglielmo s'affermò anche più nettamente il proposito
di creare a Mantova una grande galleria di quadri e di statue: ma
vita non bastò colorire pare da' documenti
gli
la suo disegno,

il

e
a
d'archivio che sue cure maggiori volgessero alla scultura: tutta
le

si

la
ultra-ortodosso prelati autorevoli del Vati
di

sua influenza principe su

diretta
fu

di
cano precisamente ottenere necessario permesso esportar

il
a
da Roma un numero ragguardevole antichi 40 scudi

di
cimeli....

il
Recatosi Roma 1572, duca

vi
pezzo! nel Guglielmo conquistò

il
a

opime spoglie, cosicchè già nel 574

di
sua galleria statue, formar

la
1

a
quale l'avevano aiutato, come consulenti, Vittoria Tiziano;

la
la

il

e
cui s'erano incorporate
di

in

sua galleria statue, spiccavano per ec

e
cellenza migliori anticaglie della grotta isabellesca, aveva gran rino
le

gli

manza tra amatori d'arte (2) e.... veniva celebrata dal Toscano

in
versi grotteschi, non però privi d'importanza storica.

In Corte vecchia giù posto terreno


è

Quel loco, che Grotta Mondo appella,


la

il

quale asconde entro suo ricco seno


il

il

ha prezioso Italia bella;


di

Quanto
Fu -edificato, et abbellito apieno
Da l'Estense magnanima Isabella,
Da colei, cui per moglie Himeneo rese
A Francesco Mantova Marchese.
di

(1) Sulla villa Coito cfr. una memoria documentata dell' intra neW'Arch. si. lombardo
di

del 1888: su' fasti gonzagheschi del Tintoretto, quanto pubblicai neWArch. si. dell'Arie, III, 397,
io

e n. 281 dell' Inventario.


il

Amava moltissimo decorazioni anche all' esterno degli edifici del


le

Guglielmo pittoriche
e
;

ott. 579 troviamo quest'ordine ducale Pedemonte


al
1
3

S. A. ha rissoluto che loggie intorno a Corte Vecchia siano depinte perchè non pia-
le
'

li

ciono così bianche, perciò farete depingere chiaro et scuro quella parte ove sono ancor
di

ponti,
di li

su et
in

facendo che restante delle faciate che sono dalli portici


di la

pittura confacia con gratis


si

il

non mancate prestezza ,.


gli

gli

stucco,
le

scolture
di

Quest'altra lettera ducale del ottobre concerne ornati intagli


e
6

delle stanze oggi più devastate negli appartamenti Toria.


di

Fatte che Gallinone scriva a Vinegia Segala che venga fornire sala de Marchesi
"

la
al

a
il

far
Il le

teste del1i Cardinali


la

per galleria ,.
e
a

(2) vescovo Galimberti, che avea assistito Duca nelle compere, esclamava che quando tutte
il

statue fossero a posto sarebbe spettacolo non più veduto nè forse per vedersi tempi nostri ,.
"
le

(Roma, agosto 1573).


8
36 CAPITOLO SECONDO

Cinque stanze contien; ma due di quelle


Fabricò l'Arte per alloggiamento
Si bene ornate, si vaghe e si belle,
C'hor son del Mondo l'istesso ornamento;
E l'altre tre pur rendono a vedelle
Gran stupore a' mortali, e gran contento;
E son coperte di finissim'oro
Con bel disegno, e con sottil lavoro.

Di gran valuta un Corno unico e bello


Quiv'e riposto, di quell'animale
Che prigion resta al grembo verginello.
Cosi è prescritto il suo corso fatale;
Molte medaglie ancor nel vago ostello
Veggonsi, il cui valore in alto sale;
E vi sono i più ricchi minerali.
Cose altre mille, e gemme orientali.

La virtù, che in bei quadri have il Mantegna


Ivi spiegata, et altri gran Pittori,
Con nuovo zelo a celebrar m'insegna
Le lodi altrui, et i perfetti honori:
Non meno e l'opra sontuosa e degna
Ch'ivi s'ammira di tanti scultori.
Duo Cupidi vi son, ch'empion d'invidia
Pigmaleone, Prassitele e Fidia.
».

Di scorze d'alber de la prima etade


Un libro v'è; v'è d'alabastro ancora
Un organo di tanta, e tal bontade
Ch'infinita armonia rende e sonora.
Segue un Qiardin di singolar beltade,
Ch'un fonte ha in mezzo, ù scaturiscon fuora
Limpide l'acque, il qua! è d'ogni intorno
D'antiche statue riccamente adorno.

La passione per la pittura parve soverchiare ogni altra soltanto


sotto il ducato di Vincenzo I, forse con esagerazione soverchia chia
"
mato dal Muratori negli Annali d'Italia (ad a. 1612) gran scialac-
quator di denaro u. Certo, ei profuse tesori : ma non era poi tanto
cieco nello spendere da buttar il denaro sans compier: egli è anzi il
solo de' Principi di cui si trovino lunghe filze di conti settimanali, re
golarmente muniti del visto e sottoscrizione ducale. Possiamo così ren
LA FORMAZIONE DELLA CALLERIA 37

derci conto degli acquisti incessanti di opere d'arte, fatte da Vincenzo


ne' suoi frequenti viaggi anche all'estero: p. es. nel 1591 a Monaco
e ad Augusta:

In Monico 8 agosto
Pagato a Georgio Hovenagen miniator fiamengo n. 4 ta
volette miniate (1) a duc. 9 l'una d. 36
*
Una più grande 18
Dua quadretti in una tavola "20
n. 2 quadretti di mano sua per

n fl.
14
un quadro della Madona

6
due quadri fatti suttilissimamente con penna .

la

"
. . . 10
di

mano Alberto Duro


di

eleo

*
una testa 12
a

pittura senza oleo

"
una

6
una boscalia verdura fatta oleo '10
a
e

Pagato Sadeler pittor fiamengo ostinato per quadretti


al

3
venduti S. A duc. 46,7
a

n. 220 disegni cioè carte folio


in

in
al

sudetto stampa
n. carantani 20 l'una car. 120: carte 18 car. 12
6

a
a

l'una, car. 216, carte foglio l'una


di

Vi

196 car.
4
a

car. 784.

duca Vincenzo aveva spiccate preferenze per l'arte fiamminga:


Il

acclimatò Mantova, via via, un'eletta


di

con lui pittori insigni,


si

a
e

che s'inizia con Giovanni Bahuet, con Federico van Valckenborch e

termina col Pourbus, col Rubens! (2).

Aggiungendosi questi consiglieri accortissimi l'opera illuminata


a

1594,
(1) Secondo una lettera, 21 giugno
di

un Jacques orefice fiammingo, sarebbero stati


mandati poi da Francoforte a Mantova altri
"

quattro quadretti picoli de tempi de l'anno del


4
li

miniatore de Hoefnaeghel ,.

(2) Tra' conti del 588 Vincenzo troviamo notate


di

le

"

seguenti spese m. Giov.


1

a
I

Bahuet per tre ritratti piccioli e un grande L. 144, altri due ritratti L. 36, altro ritratto duc. ,.
l|j
3

pittore del S.n»


S.

fu chiamato a Firenze per farvisi co


"

Nell'ottobre 1584 Giovanni Principe


,

S.r Giovanni
"

noscere. Nel novembre 1593 Angela India moglie del Bahuet fiamingo pittore
di

A. 200 scudi,
"

riceveva un assegno conto della sua dote ,.


S.

di

(Lett. del 20 nov. del


a
,

vistato da Vincenzo un pagamento L. 60


di

Nel 595
"

Chieppio). Giovannino depintore


1

a
I

V. A. L. 432 Federico depintore per resto de due. 96 per


fa

"
di

conto delli quadri che per


a
,;

l'amontare de 12 quadri della stagione ,. Questo Federico appunto Valckenborch o Valchen-


è

il

documenti del marzo 595, 596 che


in

di

burgo nominato giugno


lo

accreditano varie somme


1

1
1

duc. cento da L. conto delli quadri


di
"

per quadri grandi piccoli: Amadis de Gaule oltre


a
6
e

altri 50 duc. hauti prima ,. due artisti furono ecclissati da' connazionali che seguirono sui quali
li

:
I

rimando all'appendice Fe celebri articoli del Baschet nella Cazetie d. B. A. (maggio 1866
a'

sgg.).
e
38 CAPITOLO SECONDO

della consorte del Duca, Eleonora de' Medici, la collezione mantovana


di quadri raggiunse ben presto l'apogeo del suo splendore.
Avvezza alle magnificenze della corte paterna, Eleonora de' Me
dici volle che la sua patria d'adozione non avesse nulla da invidiare
a Firenze. Appena entrata a Mantova giovane sposa ( 1 584) la vediamo
adoperarsi col Bronzino perchè si desse attorno a scovarle de' quadri
di Andrea del Sarto, a quanto pare, il suo prediletto ('). Divenuta nel

1 587 Duchessa, per la morte del suocero Guglielmo, Eleonora de' Me


dici spiegò sempre più liberamente le sue iniziative di collezionista : pro
cedendo di conserva col marito, incitandolo e, credo io, dirìgendolo

negli acquisti. Certo sino al 1611, in cui Eleonora morì, seguita in


men di un anno dall'infedele ma affezionato consorte, è tutto un suc

cedersi di compere di quadri e statue: sia nelle città principali d'Italia:


Roma, Firenze, Milano, Napoli, Bologna, dove

gli
Venezia, ambascia
tori spiavano ogni occasione per rendersi accetti duchi mecenati;

a'
sia

ne' piccoli centri, dove qualche capolavoro sperduto mal poteva esser
difeso dalle insistenti sollecitazioni della corte Mantova.
Purtroppo documenti nella loro imprecisionedi abituale non per
di i

mettono spesso identificare quali opere fossero acquistate per conto


del duca Vincenzo della sua vigile sposa ma non v'ha dubbio che
e

fior fiore delle collezioni Italia


di in

private esistenti venisse gradata


il

di

ad arricchire formatasi attorno


la

mente galleria quadri statue,


e

Troia.
di

all'appartamento
Tra
gli

scorcio del Cinquecento albori del Seicento tutto


lo

un febbrile che studio


di

affaccendarsi ottenere
lo

in
"

per pittura
u

ispecial modo (chiamavasi studio allora ogni collezione) messo assieme


a

non avesse Italia, Europa:


in

in

Mantova rivali accogliesse soltanto


e

valore.
di

opere indisputato
delle copie offerte
in

Respingendo acquisto, cancelliere ducale


il

Annibale Chieppio l'8 dicembre 1600:


"

proclamava solennemente essi

non sono V. A. quale non ha


la

di

quadri proposito per bisogno


a

copie ma ricerca originali buona mano fra molti


di

di

et degni stare

altri che l'A. V. ritrova


di

pittori principali ssimi


si

„.

Chieppio soggiungeva d'aver fatto esaminare que' quadri sepa-


"
Il

(1) Cfr. Appendice D.


LA FORMAZIONE DELLA GALLERIA 39

ratamente u dal Borgano e dal Viani, prefetto delle fabbriche 0). Erano
essi che insieme ad altri valentissimi artisti, ospiti della corte: il figlio
del Tintoretto (2), l' intagliatore Andreani 0), Pourbus, Rubens, ece. gui

davano le scelte per la galleria. Prescindendo perciò da' doni spontanei,


che molti privati facevano per ingraziarsi Vincenzo ed Eleonora, la co
storo attenzione era continuamente richiamata da quell'entourage su

quante insigni tele o marmi meritassero di venir compresi nella colle

gli
zione mantovana. Segnalata la preda, si concentravan tutti sforzi per
accettando qualunque forma venditori

di
accaparrarla: pagamento pre

i
ferissero. Così un vecchio curiale romano, che aveva una splendida rac
colta antichità, fra cui un Antinoo meraviglioso, fece, per cederla,
di

si
dal Duca una buona pensione annua: Canossa Verona

di
assegnare

i
acciuffarono, come narrato dell'Inventario, l'occasione per

di
n.
al

8
è

ventar Marchesi Monferrato, associando fumo del


di

Cagliano nel

al
titolo l'arrosto de' redditi pingui del feudo.... dovuto pennello del

al
Sanzio
!

Era assolutamente una frenesia che aveva nel 1604 invaso duca

il
Vincenzo accumulare Mantova ogni sorta tele: con strano ac
di

di
a

coppiamento egli confondeva nel tempo stesso madonne ritratti delle


e

più appariscenti beltà mondane.


Dell' febbraio, pochi giorni dopo concluso l'accordo co' Canossa,
1
1

(1) La corte bavarese cedette alla gonzaghcsca pittore-architetto Antonio Maria Viani, che
il

partì da Monaco con quota commendatizia:

S.me D.n«
Sistit se tandem Anthoniua pictor et venisset quidem citili*, nos illum
ni

Maria vel potius


ii

labores impedivissent, quos ab eo cupiebamus. Habeat igitur illum D. V. excusatum ut habeat etiam
;

carum non rogamus, cum eum iam excipiat tanquam suum....


Dal. civitate nostra Monachio, XII LXXXXII.
in

die aprili* a.

GU1LHELMUS D. G. Comes Palatini»* Rheai.


utriusque Bavariae Dux.

Nel 1595 veggon firmati dal Viani molti conti relativi alle fabbriche corte: p. es. egli
di
si

gli

sc. 37 certo Domenico che dipinse


di

di

approva pagamento Lippi indorò armadi della


e
a
il

sala degli specchi.

(2) Cfr. 281 dell- Inventario.


n,
il

(3) Intagliò, come noto, trionfi del Mantegna, e forse a quel lavoro riferisce ricevuta
la
si
è

seguente
Io :
*

Andrea Andriano intagliatore ho ricevuto dal M.co S.f Otaviano Capriano schudi vinti
per comicione A.
di

S. S. Sotto questo 20 febraro 1594.


AND.* ut supra ,.
"
40 CAPITOLO SECONDO

è questa lettera a Carlo De Rossi, residente mantovano alla corte di


Francia :

.... Al presente faccio fare una capella nella quale desidero di riavere li ri
trattipiù simili che sia possibile delle immagini di N." S." che fanno e hanno fatto
miracoli in diverse parti del mondo, sarà perciò contenta V. S. di farmi fare quelli
che sono in cotesto Regno di famosa divotione et in quella miglior forma che potrà

con il nome de luoghi et altre particolarità, che non guarderò a spese ma desidero
che siano fatti di buona mano et eccellente.

Di
più faccio fare una camera nella quale penso di raccogliere li ritratti di tutte
le più belle dame del mondo, cosi Principesse come dame private, onde vorrei che
parimenti V. S. si pigliasse pensiero di farmi havere li ritratti di quelle più famose
di bellezza di cotesto Regno, non tanto vive quanto morte, et non tanto Principesse
quanto d'altra conditione, rimettendo a V. S. l 'esquisitezza della pittura che da me
sarà pagata la spesa prontissima .

Nel giugno dell'anno stesso il Duca fece una delle consuete soste

a Casale di Monferrato (l'altra metà del dominio gonzaghesco, che do


veva riuscir sì fatale) : e di là il pensiero suo volava a Mantova, alla
galleria cominciata nel 1594 ('), tardandogli di vederne compiuto l'or
dinamento, per opera del Viani e del Rubens. Importantissima è la

ducale, indirizzata al consigliere Chieppio, il fac-totum della cancelleria


mantovana :

.... Dopo la partenza nostra da casa sono avertilo che i quadri de pitture
et specialmente quelli che sono in la sala£de Troia et nella Galarietta sono mal an
dati et guasti, però da parte nostra pregarete Madama a voler nanti che se ritiri
fuori della città provedere a tal disordine, facendole visitare tutte et acconciare, si
che ve si rimedij quanto più si puote, et del tutto non vaddano a male con fare
ancora che col parere di S. A., il Prefetto Pietro Paolo, quale fac
al

Viani] et
[il

ciò scrivere da Francesco


di

ciamo nostro pittore Pourbus] sia fatto disegno


[il

il

del compartimento che s'ha da fare d'esse pitture nella Gallarla grande, sicchè
ri al

ritorno nostro troviamo fatto d.1° disegno. Intendendo noi che più oltre non
si
il

tardi a disporle alli suoi luoghi, et però vogliamo che non perda tempo
in

finire
si

Galleria grande, che l'A.


S.

essa darà ordine che s'attenda et poi che cessano


a

altre nostre fabriche promettiamo che quella Galleria che sarà


ci
le

adesso d'essa
sola sarà tanto più presto ispedita....

Di Casale 17 Giugno 1604.


Vincenzo.

(I) Ne' conti del maggio 1594 rilevasi l'impostazione Danari datti
"

rendere ragione per


la
a
:

fabrica della Calarla


in

Corte vechia ..
LA FORMAZIONE DELLA GALLERIA 41

A nome d'Eleonora rispose il Chieppio a volta di corriere:

.... Ha veduto Madama ciò che V. A. scrive in materia delle pitture che
sono nella sala di Troia et altrove, et si daranno buoni ordini acciò siano custoditi
meglio, et che la fabrica della Galleria si tiri inanti....

Mantova 23 Giugno 1604.

Nell'ottobre del 1605 l'ordinamento della galleria poteva dirsi


"
a buon termine u, tantochè il duca Vincenzo, passando in rassegna i

suoi tesori artistici, e trovandovi scarsamente rappresentato il Perugino

(del quale Mantova possedeva la sola tela scadente, commessagli da


Isabella d'Este, il Trionfo della castità) officiava il card. Bevilacqua
per procurarsi qualche dipinto, di maggior pregio, del Vannucci:

Hormai mi trovo a buon termine di dar compimento a una mia galleria, nella
quale con progresso di molti anni et con molta diligenza ho procurato di redurre
delle migliori pitture che siano rioggi in Italia, fra quali una sola ne tengo de Pietro
da Perugia, che non è anche de mia intima sodisfattione, onde sapendo quanto va
glia l'autorità di V. S. Ill.ma in quelle bande ho pensato di ricorrere al mezo suo
acciò si compiaccia di tener mano perchè me ne capiti qualcheduna, contentandomi
di pagarla liberalmente secondo verrà approvato dal giuditio di lei che so essere
finissimo.... (4 ottobre 1605).

Il card. Bevilacqua, che a proprio beneficio aveva sequestrato il


meglio delle ricchezze artistiche d' Umbria ( ' ), fece dono a Vincenzo
d'una Madonna del Perugino (2) ; e ciò riempì di gioia il Duca, che il
22 novembre replicava con enfasi:

Ogni picciola cosa di mano di quel valent'huomo sarà da me ricevuta volen


tieri et havrò dove impiegarla secondo la sua proportione....

Per mezzo del Bevilacqua entrò il duca Vincenzo in rapporti col


canonico perugino Cesare Crispolti, che gelosamente custodiva un libro

(1) Lodovico Sarego vice-Legato scriveva da Perugia 21 ottobre 1605 a Vincenzo :


' Ho tenuto anche aviso, prattica et spie in questa Provincia per havere qualche cosa di Pietro
da Perugia, o di altro eccellente pittore, degna di V. A., ma infatti Mons.r Ill.mo Legato Beve-
lacqua mio Sig.re in cinque anni, che è stato qui, che hora ritorna a Roma, ha raccolto ogni cosa
in modo tale che io quasi dispero di servirla in questo, ecc. ,.
' Una Madonna col figlio in braccio, che se bene de poca inventione e de maniera secca
(2)
secondo I' uso di que' tempi, nondimeno è pur opera di Pietro et stimata assai buona da quelli della
professione ,. Lett. 7 dic. del Cardinale, in BRACHIROLU, Notizie e doc. intomo a P. Vannucci,
Perugia. 1874.
42 CAPITOLO SECONDO

"
di disegni de' primi huomini che siano mai stati nella pittura.... Ra-
faello, Pietro, Micalangelo, Tiziano, Tadeo, Parmegiano, Barocci et tanti
altri che sarebbe lungo a nominarli tutti u; e probabilmente l'acquisto
fu concluso, benché non se n'abbia documento sicuro (').
Di quegli anni s' incontrano invece numerose testimonianze sulla

cura grandissima che veniva posta nell'accelerare i lavori della galleria


da parte de' tagliapietra, muratori, vetrai.... Per le finestre s'era natu

ralmente ricorso a Murano, sin dal 1600-01 (2), ma nel 1604 resta

vano ancora a risolvere certe modalità d'esecuzione. Il residente man


tovano a Venezia, Ercole Udine, riferiva il 22 maggio al consigliere
Chieppio :

.... Trattai col Pittore da Murano che deve dipingere l'aquile o l'arme nei
cristalli delle finestre della galleria di S. A. il quale mi disse in presenza di m. An
gelo delli Angeli che non havea cominciato a dipingere, perchè non era mai stato ris-
soluto come dovevano farsi, cosi lo pregai mettere in scritto il modo, nel quale dette
arme sariano state meglio dipinte, ch'io havrei mandato la scrittura a V. S., la qual
scrittura esso pittore tri' ha portato questa mattina et io glie la mando qui annessa
(manca).

gli
Peggio andava la bisogna co' muratori e scalpellini, che non
pagati finirono per scioperare, con pochissima riverenza munifico Prin

al
cipe. Fabio Gonzaga informava dell'occorso 30 novembre 605
lo

il

:
.... Li muratori del corritore hanno già coperto l'altra parte sopra

le
camere
denari, avanzando 300 scuti circa, per finito pagamento.
di

della rustica, et voriano

(1) BRAGHIROLU, docc. LXII, LXIII, LXV. Duca voleva avere sott'occhio libro dei
Il

il

Mantova, esigendo che un inca


di

disegni prima acquistarlo Crispolti recalcitrava dall' inviarlo


a
il
:

ricato del Duca recasse Perugia, segretamente, per trattare l'acquisto. Quale componimento
si

si
d' a

trovasse non saprei dire un prezioso libro parla molto ne' documenti mantovani
di

disegni
si
si :

del 1627-26, ma non può asserire se fosse precisamente questo del Crispolti. Parrebbe anzi che
fosse un libro disegni del Parmegianino solo, acquistato nel 599 n. 243 dell' Inventario.
di

cfr.
1

il
;

(2) Lo prova una sgrammaticata letterina da Venezia 13 maggio 1601, mittente ado
in

cui
il

terza
la

pera confusamente prima persona


la

Braganze avisa A. V.
S.
"

le

Bortolo
la

ho prentipiato teste sante dove


di

qualmente
le
io

spiero nel S.r V. A. S,... Retrovandomi con m. Angiollo Spegier che


Idio dar sodisfatione
a

a
li

giorni pisati a fado marchado con V. A. S. di far tutte quele fenestre di la ghalaria, che ve
ramente ho visto alcuni distali che sari una cosa molto nobile, me dise chel fava far
io

la

liga-
il

dura un fabro a. (Ha visto che


detti cristali lavoro e brutto e troppo caro esibisce lui)
di

si
e
a

il
R

far una cosa che sarà bellissima e notabile con manco spesa
di

di

quella vole fabro dorato


e
il

a foco.... ,. Cfr. su M.k> Anzolo d'Anzoli vetraio BERTOLOTTI, Le arti minori alla corte di Man
tova, nrWArch. si. lombardo del 1868, p. 1024.
LA FORMAZIONE DELLA GALLERIA 43

potrà V. A. comandare dove et come si haveranno di pagare, dispiacendomi infi


nitamente di dirgli, che li tagliapietra che facevano li antiporti di marmore se sono
partiti lasciando il lavoro imperfetto per non haver denari, et li stuccatori si tengono
con gran difficoltà, però a tutto può rimediare solo l'A. V. con un cenno....

Il Duca rispose sollecitamente dalle casette di Comacchio (4 di

gli
cembre) che si trovasse il danaro a tutti i costi e si rabbonissero
artefici, quali non sdegnava dirigere benignamente graziose esortazioni
a'

confidare nella sua generosità:


di

.... Scrivo Presidente del Maestrato, che ad ogni modo dia qualche
al

si
sodisfattone a quei muradori che lavorano nella galeria, quale vorrei che omni-

la
mio ritorno, et però per l'amor Dio, V.

S.
mano

di
namente fusse finita tenga
al

che trattenerli et consolarli con parte del denaro, et che vadano


di

procuri

la
si

vorando allegramente, che alla fine del lavoro saranno intieramente soddisfatti come
convenuto, et cosi parimenti rimediare aHi stuccatori che finalmente
di

procuri
si
si
è

danari quella che bisogna per trattenerli che Presidente


di

non cosi gran somma

il
è

maniere non trovare (lett. ducale Fabio Gonzaga).


in

tutte
le

la

possa
a

Grazie agli incitamenti continui del duca Vincenzo galleria era


perfettamente finita tra 1611 1612: Rubens la
ordinatore era
al
e
il

il

succeduto Francesco che mise mani molte tele de' più


in

Borgano,
le

restauri. Se ne vantava egli stesso


di

in
celebri maestri, bisognose due
lettere del 1611, creditori, alle
di

di

piene querimonie per molestie


le

quali invocava dalla protezione ducale


di

esser sottratto
:

Mi settembre cons. Imberti) tutte biade et uve


al

stato sequestrato
le

(lett.
8
è

nei campi, tal che vedendomi entrate della possessione


di

che sono privo


le

tutte
a

nè sapendo come vivere nè come pagare detti hebrei et altri ancora, tanto più che
lavoro nella galleria S. A. quale ho tralasciato ogni altro
di

contino vament per


la
e

A., può vedere, et ho accomodato


S.

solo per servire come


di

affare presente
si
a

molti quadri de Titiano (1) d'altri pittori come Ser.mo S.r Principe sa, però
il
e

vengo con ogni humiltà supplicare all'A. S. che.... non sia molestato.... ch'io possa
a

lavorare alegramente nelle non mai a bastanza belissime et lodate pitture, nelle quali
lavoro con quella maggior diligenza che per me sia possibile et spero
di

riportarne
honore assai....

L'indomani ripicchiava:

.... non ho danari per fatti et continovamente


di

presente pagamenti già


li

lavoro nella galleria, nè cessarò mai sin tanto che non sia da finita per eccellenza
gli

Borgano ritoccò specialmente undici Cesari del Vecellio.


Il

(1)
44 CAPITOLO SECONDO

bene, e non dimanderò per tal fattura pagamento alcuno sino che S. A. sia da
me sodisfatto completamente de detti quadri della Gallerìa, e sin hora il Ser.'no
S.r Principe sa la quantità delli quadri da me accomodati.... Si levi qualsivoglia se
questro fatto sin tanto che io habbia datto fine alla Gallaria, che sarà di qua da
fatale senza fallo alcuno.

11 secolo d'oro di Mantova finì con Vincenzo I, che non aveva


soltanto ammassato incomparabili tesori d' arte nella sua reggia, ma
aveva trovato pur modo di donarne alle corti di Germania e di Spa
gna 0). Nel 1608, Vincenzo aveva sbalordito l'Italia con le feste date
per la fondazione dell'ordine del Redentore (2) e per le nozze di suo
figlio Francesco con Margherita di Savoia 0) : quest'alleanza pareva
aver rassodate le sorti della dinastia, allontanando il maggior pericolo
che poteva derivarle dalla rivalità de' Sabaudi. Ma la fortuna rese su

bito vano quel provvido disegno di saggezza politica: e morto Vin


cenzo, fu in breve su casa Gonzaga un grandinar di sciagure, conse
guenza ineluttabile de' mali esempi di scostumatezza che egli aveva
dato a' suoi figli. Una lettera indirizzata al card. Ferdinando (13 marzo
1612) da don Silvio de' chierici regolari, confessore del moribondo
Vincenzo, dipinge al vivo le ansie e i rimorsi che in quegli estremi
momenti lo travagliarono. Prometteva, se il cielo gli

di
consentisse so

far tanto male havea fatto sino


di

allora u;
"

pravvivere, bene quanto


piegò volonteroso contrito quanto confessore gli per
si

suggerì
il
e

espiare maggiori suoi falli più gravi furono assommati


a quattro
(i
i

(1) Cfr. Appendice n. 132 dell'Inventario.


F
e

collare doveva esaere una ricchezza abbagliante, ma fare possibilmente eco


di
d'

cercò
si

(2)
ll

nomia, giudicare da questa lettera


d'

un orefice milanese incaricato d'eseguirlo


a

Ser.mo Signore
5,

Credo bavera hauto doij pezzi del colar de ordine fatti con diamanti quali costano
la 1
li

l'

V, Milano da L. uno et pesano d'oro lire 47 de Milano, per


di

scudi 47 fattura delli detti


6
l'

don pezzi L. 48, sono tutto L. 380 libre de Millario puro costo, che volendoli fare
in

questo
è
il
:

V. A. pare. Le tre granate fiamma costano L.


6,

più o men spesa ordenera come


di

di

di in

che
in
li

tutto fanno L. 386 Milano. L' havera hauto parimente per man M. Davit de Cervi
di

bot
5
li

toni per banda, nelli quali sono 20 robini et 20 turchine per uno, quali costano scudi 15
la

le
li

oro L. 86 et soldi cinque. Come sara fenito


di

prede per ogni bottone et pesano bottone mag


il

manderò V. A....
lo

giore
a

JACOMO CORTE.
di

Milano. settembre 1609. GIO.


1

(3) Cfr. rare stampe del Follino sulle feste del 1608, uscite quell'anno istesso dall'officina
in
le

degli Osanna, tipografi ducali.


LA FORMAZIONE DELLA GALLERIA 45

capi nel cenno naturalmente generico che ne dava don Silvio al car
dinale Ferdinando); aprì con larghezza anche maggiore del solito i cor
doni della borsa, distribuendo sussidi a povera gente, a destra ed a
manca; e con ciò sperava di aver scongiurato la Nemesi, che sentiva

pesare sulla sua famiglia.


Invano ! L' immediato erede di Vincenzo I, il duca Francesco morì
di vaiolo dopo pochi mesi di regno: e in quel breve periodo è appena

osservabile qualche tentativo di continuare le magnificenze paterne. Aveva


per es. avviato a Venezia l'acquisto d'una galleria privata, a cui fu
costretto di rinunciare per l'esorbitanza de' prezzi : aveva, non sappiamo
con quale intento, probabilmente per donarle a principi esteri, commesso
le copie de' trionfi del Mantegna a un pittore Dondi, del quale si

rammenta altresì una bizzarra composizione ordinatagli da Francesco sul

primo canto del Furioso; aveva infine voluto, a sfregio degli odiati
Farnese, che la galleria mantovana possedesse la riproduzione (ad opera
del Facchetti) del ritratto della ganza di Alessandro VI, della celebre
Giulia da cui i Duchi di Parma ripetevano le origini impure della loro
potenza ('). Su quest'ultimo episodio vai la pena di soffermarsi, porgen
doci esso un caratteristico esempio delle rivalità mal represse tra le corti
italiane del tempo.
Checche obbietti oggi il Pastor nella sua Qeschichte der Pàpste
n
(II, 537), la leggenda u diffusa dal Vasari era allora generalmente
creduta autentica da tutti.... dagli stessi Farnese: i quali adoperavano
la loro influenza in Vaticano, perchè forse occultata a sguardi indiscreti
la pretesa Giulia Farnese del Pintoricchio (o Fregnese, come dicevano
gli

sboccati romani). Quel ritratto, che oggi può facilmente veder


in si

riprodotto, per es. nella tav. 83 della Tapiri der Renaissance dello
Steinmann, eccitava appunto maligni desideri della corte
di

Mantova.
i

mantovano, Mons. Aurelio Ricordati,


di

L'agente incaricato pro


curarne scriveva alla cancelleria ducale
in

una copia, gran segreto


(Roma, 25 agosto 1612):

.... A.
S.

quando mi disse che havrebbe voluto qualche pittura stravagante


da pore
in

andai pensando farli havere l'effigie de l'origine


di

di

una galaria, casa


Farnese, che hora professione far tanto rumore. Questa, come sa forse V. A.
di
fa

(1) Cfr. nn. 231, 281 dell'Inventario.


i
46 CAPITOLO SECONDO

sta ritratta in una Madona sopra la porta della camera dove dorme l'inverno il
S.r Card. Burghese ma è sul muro. I farnesiani hanno fatto ogni opera per faria
cancellare, ma per esser mano di quel grand'uomo non l'han voluto fare. Questo si
che vi è inchiodato sopra una tela con chiodetti spessissimi e poi vi è un tafetà, e

sopra di esso una Madonna del Populo. Io ho corrotto il guardarobba di Burghese


con un par di calze di seta e l'ho fatta cavare dal Fachetti nostro, che me la cede
per una cosa rara ma non è ancor finita ben bene.
8 settembre.
Poichè cosi comanda S. A., come sii finito il ritratto di quella bellissima ma
dona lo inviare a S. A. stando tuttavia in mano del Fachetti, che lo finisse a casa,
essendosi solo hieri levato da S. Pietro : è di molta fattura, e il Fachetti lo stima
assai, è di mano di Pietro Perugino....
6 ottobre.
E finito il quadro della madonna che rappresenta la figura della S.ra Giulia
Farnese origine della grandezza di quella casa. Il Fachetti l'ha fatto con gran dili
genza, pretenderebbe assai, ma ho pensato insieme cum qualche altro che per esser
amico nostro li possi bastare di 25 scudi, se ben lui vorrebbe che io facessi stimarlo
et cinque scudi tra la tela et i colori che per la magior parte e azurro oltramarino.

Questi 30 scudi aspettare che V. S. me li mandi per pagar il pittore et il coloraro,


che io tra tanto per il primo che viene mandare il quadro et è cosa da stimare per
non ve n'esser d'altri che l'originai solo.

Francesco Gonzaga nell'estate del 1612 per celebrare l'elezione


del nuovo imperatore Mattia, diede grandissime feste e spettacoli: uno
de' quali, in piazza S. Pietro, raffigurava il ratto delle Sabine.... ese

guito da' cortigiani in massaI In un banchetto offerto a 60 dame, nei


"
giardini ducali, fece drizzare una grandissima aguglia coperta di tanti
argenti dal piede sin alla cima, ch'era superbissima cosa da vedere li....
Il secondogenito di Vincenzo, cardinal Ferdinando, ricevè l'an
nunzio della morte inaspettata del fratello, la vigilia di Natale del 1612,
mentr'egli in Vaticano assisteva in pompa magna alle consuete funzioni :

volò subito a Mantova per sventare i maneggi de' Duchi di Savoia, e

salvare lo stato alla sua casa ; e ne' primi mesi del suo dominio non
ebbe agio di attendere a svaghi, dovendo fronteggiare l'uragano scate
natosi sul Monferrato. Appena però potette allietarsi d'aver rintuzzate
le insidie nemiche, non ebbe più freno ad accogliere i molti artisti co

nosciuti a Roma, in Toscana; e riprendere la vita spendereccia che


già da Cardinale l'aveva condotto sull'orlo del fallimento! Nulla v'ha
infatti di più curioso quanto leggere la corrispondenza familiare tra Vin
cenzo I e il suo figlio porporato. Il padre prodigo è costretto a dar
LA FORMAZIONE DELLA GALLERIA 47

de' solenni rabbuffi al rampollo non degenere.... che lo supera nello


sparnazzare il denaro. Vincenzo esorta Ferdinando a non compromet

tere il decoro del sacro Collegio e l'onore della casa : minaccia che
sarà quella l'ultima volta che pagherà i debiti dell'incorreggibile eccle
siastico.... ed allora non prevedeva che per la morte del primogenito
sarebbe destinato a salire sul trono un cardinale dissipatore.
Gli artisti osannarono entusiasti all'assunzione di Ferdinando: la
"
cantante Adriana Basile vedeva già rifiorire il secolo d'oro u di Vin
cenzo (lett. 23 dicembre 1612); e primo a prendere la strada di Mantova
— fra' molti pittori, che a Roma avevan servito il card. Gonzaga (') —
fu Domenico Fetti; poi Carlo Saraceni, specialmente incaricato di pre
parare i cartoni per le decorazioni della galleria principesca (2).
A Mantova aveva Ferdinando già subito condotto seco l'architetto
Niccolò Sebregondi, che i molteplici lavori della sua lunga carriera in
servigio de' Gonzaga iniziò con la costruzione della Favorila: una villa

che potrebbe ancor oggi essere ammirata, in parte, nella bellezza delle
sue linee architettoniche e nella sontuosità delle sue decorazioni se van

dalica incuria non avesse lasciato ruinare l'ultimo maestoso salone una

dozzina d'anni fa ! Il duca Ferdinando, quasi non bastassero le gallerie


del palazzo, aveva istituita una succursale nella Favorita : per la quale
si vedono frequenti ordinazioni di quadri sacri e profani agli agenti
ducali in Roma, Firenze, Venezia, Bologna, senza pregiudizio degli af-

* 1610 ad
(1) Da un libro di apesedel card. Ferdinando spigoliamo queste impostazioni artistiche:
Antiveduto della grammatica, a Paolo Brilli per paesi di pittura , —
' 1611, 7 dic. A Domenico
Fetti per pitture fatte, 80 scudi , —
* 1612, 22 sett. A Niccolò
Sobregondio architetto per essere
andato a Frascati ,. Nel genn. del 1612 acquistò una Madonna di Caraccioli e un S. Francesco
* assai boni
di Paolo Brillo ,

(2) Al residente mantovano Mons. Suardo indirizzata e la seguente:

Ul.mo e Rev.mo mio S.rc on.mo

Supplico V. S. Ul.ma farmi gratia di nuovo scrivere a Mantova, che desidero di sapere par
ticolarmente la grandezza, larghezza et altezza della sala o galena che sia, se la volta è liscia o no,
gli

hanno da fare pittura o stucco, s'e solo


di

vi di

se essa volta che va dipinta,


di

la

compartimenti
s'

o pure tutta da capo piedi, overo se va fregio, se sono pillastrì o altri vanni dove vadano
vi
a

saper per potere attendere intanto alIi pensieri et agli huomini


di

dipinti grotteschi et questo desidero


idonei et proportionati detta opera, che per ciò necessario che scrivano tutti questi particolari
è
fo a

distinti, et con questo humilmente riverenza V. S. IlI.


a

Di Casa questo

di

gennajo 1615.
2

Di V. S. Ill. et R.ma Humiliss.o serv.re


CARLO SARACENI.
48 CAPITOLO SECONDO

freschi, de' cartoni, de' dipinti commessi al Cerano, al Morazzone, al


Caccia, Fra Semplice
a da Verona, al Baglioni, al Monterasio, agli
"
scolari di Guido Reni, e al così detto Anacreonte della pittura B,

Francesco Albano (0. Tra le minute del 1617 ve n'ha una, senza
indirizzo, che io penso fosse destinata al Reni: la quale a ogni modo

gli
intenti del Duca accrescere, con belle pitture,

di
precisa bene

la
sua collezione sorgente nella Favorita.

Desiderando ornare certe mie stanze con alcune pitture dei migliori maestri

di
io
che hoggidì vivano mi son ricordato principalmente della persona vostra, onde vengo
a ricercarvi con questa un quadro mando,
di
della misura che cui soggetto

vi

il
sarà della Giustitia et della Pace che s'abbraccino insieme, rimettendomi per resto

il
quanto rappresentarlo disegno quello che
al

in

vi
somministrerà vostro speri

il
giuditio vo sicuro che della vostra mano non uscirà cosa se non degna

di
mentato
;

voi et che corrisponderà alla mia aspettatione, et quanto prima potrete darmi l'opera
ispedita l'haverò più cara per ricambiarvene largamente.... 24 ottobre.

Ferdinando,
di

Sotto dotato

di
regno versatile, enciclopedico
il

gli

gli
ingegno, come dicevano ammiratori (2), doni

di
acquisti quadri,

e
i
statue, avvicinano per importanza quelli del duca Vincenzo; cu
si

riosissimo ad es. che crocifìsso d'avorio, creduto

di
l'apprendere un
è

Raffaello confondeva Sanzio con un


(si

intagliatore suo omonimo)


il

fosse andato finire Castiglione delle Stiviere, donde se ne faceva


a

un Principe con letterina che segue:


al

la

presente ossequiosa

Ser.rno Principe....

Vivendo felicissima ombra protettione V. A. della


di

in

sotto
la

Ser.™* segno
e

mia devotissima fed.ma servitù de miei antenati, mando all'A. V. un crucifisso


e

d'avorio, Urbino,
d'

fatto per mano Raffaello


di

huomo celebre suoi


a'

famoso
e

tempi, donato Lelio Torelli da Fano fratello de madre mio padre da


di

S.r
al

la

buon amico quella città, mentre corso


di

per 65 anni
di

suo più servì per primo


il

duca Alessandro de' Medici poi nell'istesso carico consigliera


di

segretario
il

di e

ancora Gran Cosimo gran duca Francesco, avolo, credo io, V. A. zio
il

S.ma Duchessa. l'A. V. gradire, ecc.


di

M.ma Supplico
a

Di Castiglione 18
di

giugno 1617
li

Giacomo Ammiani Auditore.

(1) Cfr. Appendici G, H; nn. 143, 285 dell'Inventario.


le

e
i

gli

Magni» equidem de tua rumor encyclopaedia, maiusque quod credo ,, scriveva da


'

(2)
Piacenza 30 genti. 1622 un fra Innocentius Constantius lector olivetanus ,. Ferdinando era flui
"

dissimo scrittore italiano anche verso.


in

in

latino...
e

e
La famigua di Vincenzo I Gonzaga del Pourbus
(Posseduta dal Conte Senatore D'Arco).

I duchi Guglielmo e Vincenzo I


Con le mogli Eleonora d'Austria ed Eleonora de' Medici, del Rubens

(Accademia Virgiliana).
5
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5
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id

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id
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v.
>
LA FORMAZIONE DELLA GALLERIA 49

Mentre Margherita Gonzaga, vedova dell'ultimo Duca di Ferrara,


abbelliva a sua volta il convento delle Orsoline, ov'erasi rifugiata, con
dipinti del Fetti e del Caracci ('), il duca Ferdinando comperava ad
dirittura delle collezioni in blocco: accettava da un tesoriere imprigionato
sotto l'accusa di malversazioni, in rimborso de' danni causati all'erario
mantovano, una bella e sceltissima raccolta di quadri (2); acquistava
intere partite di tele, disegni, medaglie, statue, a Roma, Bologna, Pia
cenza, ecc. Un bolognese Mangino, forte collezionista, vendè a Ferdi
nando quanto aveva ammassato in oggetti d'arte 0) ; i domenicani di
Fiesole sacrificarono senza rammarico per qualche centinaio di scudi
ben 17 manoscritti miniati e una pala di fra Bartolommeo (4); fu con
"
trattato a Roma lo studio u di un canonico Pasqualina che ne pre
tendeva ventimila ducatoni (5); dal marchese Orazio Scotti e conte Ce
sare Todeschi di Piacenza si ottennero non so che " libri di disegni u

e una Madonna di Leonardo Vinci.... (6).

Si comprende perciò come artisti esordienti, italiani e stranieri,


mirassero a Mantova, sospirando d'esservi accolti e di mostrarvi la lor
gli

valentia (7): e fra aspiranti possa fondatamente annoverarsi giovane

il
gli

Vandyck, che venendo Italia, sotto auspici del Rubens,


in

nel 1621

nella corte ove


di

vagheggiò sostare qualche tempo ospitale, suo

per tanti anni nutrito formato contatto del- il


al

grande maestro s'era


e

(1) Or. n. 586 dell'Inventario.


il

(2) Or. n. 28 dell' Inventario.


1
il

(3) Leti, Barbazzi, Bologna,


"

Andrea 29 settembre 1621 Fui casa del Magino


di

et....
di a
:

sicuro tutti quadri con farne inventario et ascendono 143 pezzi. Tutta questa
al

numero
in

posi
li

città gode de l'acquisto che V. A. S. ha fatto et tutti mi dicono che vagliono molto più ,.
— Idem, quadri ch'egli ha
di

ottobre Torna Viani con una mano accapato oltre


'
1
6

il
:

quelli dello studio del Magino ,.


a

(4) Cfr. Appendice ©.


leti, Possevino, storico, mediatore della vendita. Si con
(5) Minute del 13 agosto 1621
al

lo
:

cluse per in. scudi, ma pare che contratto fosse poi stornato dal Duca con un pretesto, perche
6

il

non aveva più denari da pagare (sua lett. orig. del marzo 1622).
4
i

(6) BERTCLOTTI, Artisti, p. 67. In altra lettera precedente (p. 66) una tavola
di

parla
si

tre quadri del Brugel, che pure duca Ferdinando


di

del Parmegianino esistente Casalmaggiore


e
a

il

intendeva acquistare nel 1622.

(7) S.mo Signore.... Mi 25 anni


di

di

capitato qui un giovane pittore grande aspettatione


è

gentilhuomo trevisano, ma fuori della sua patria per varie fortune. Fu creato del Malombra pittore
venetiano famoso per inventione forza più che per colorito ha comperato tutto
la

per
il
e

il

e
l'

ritratti
di

dissegno. Fa professione
di

di di

di

suo studio che passa due milla pezzi grande picciolo


e
e

ogni forma, studiosissimo et ha stimoli ardenti virtù et ricco altre qualità.


di
in

in

particolare
è
è

4
50 CAPITOLO SECONDO

l'arte italiana. Mi sorride infatti l'ipotesi che a lui possan riferirsi queste
lettere d'un agente diplomatico del re di Polonia, che trovo nel car
teggio milanese del 1623, dirette al conte Striggi, gran cancelliere di
Ferdinando.

Ill."1o Sig.r mio Padrone Coli.m°

Non credarò che possa esser 'uscita di mente a V. S. IH.™s la cognitione della
persona; benchè io non abbia quella continuato con lettere; ma fu nell'haver io
accompagnato a Mantova, et a S. A.™ Ser.™* il Pittore, che desiderava, Pietro
Francesco Morazzoni. Rimasi all'hora tanto appagato delle gratie che S. A.™ Ser.™*
fece all' istesso Morazzoni, ch' io mi stimai obligato, quando mi si fosse presentato
altro sogetto ancorchè non di tanta pezza poterlo proporre per serviggio nella me
desima Al.* Hora havendo per le mani un virtuoso dell' istesso mestiero del pen
nello, il quale ha già fatto molte oppere segnalate di sua mano, et ritrovandosi egli
qua forestiere, con desiderio d'impiegarsi a mettere il suo talento per qualche gran
Sig.ra; m'è parso di persuaderlo che non farebbe meglio, che di collocarsi al ser
viggio dell'AI." di Mantova, per le grandi occ."' che tiene di adoprare virtuosi; non
tanto alla galaria famosa quanto ad altri luoghi di eminenza campestri. Ho però vo
luto, prima ch'egli reccerchi altro appoggio, confidare di far sapere a V. S. IH.™*,
che porrebbe riuscire costà per alcuni delli molti servigi ne quali occorre a S. Al.7*
Ser.m* di valersi a tali oppere. Mi farà V. S. IH.™" gratia singolare a tenere di lui
proposito con S. Al.z" Ser.ma ; e venendo a risolvere ch'io l'havessi ad incaminare
a Mantova, di molto buona voglia sono per disporlo, et metterlo al viaggio per la
confidenza che tengo che egli con l'oppere sue, possa dar la compiuta sodisfatione
che si deve a S. Al.M Ser.™ ; e V. S. Ill.ms si degnarà iscusarmi di questa briga,
sicura che a quella non mi moverei se non tenessi tal sogetto per atto a riuscire
all'intento di tanto serviggio. Con che a lei rinnovo il desiderio che sarà sempre
in me di servirla; e le baccio le mani, augurandole di continuo ogni sua maggiore
prosperità. Da Milano li 4 di Aprile 1623.
D. V. S. IH.™" Devot.mo et Obblig.™° Ser.re
Luigi Solari.
IH.™° S.r mio....
Ho ricevuto la benignissima risposta che V. S. I. si è compiaciuta dare alla
mia lettera, et sempre più rimango appagato della propria gentilezza di Lei et be
nignità verso me: et da che risserva nel ritorno del S.mo Signore il tenerle propo-

Brama ricovrarsi sotto l'ombra favorevole della prottetione di V. A. nè vole accordo veruno per
chè non pretende mercatare ma solo farsi conoscere dall'A. V....
gli

M. Carlo thedesco sotto mano ha fatto offerire mezzo scudo spese ha mo


al

le

giorno
e

strato non intendere, perchè non ha l'animo vile, dietro un quadro V. A....per presentare

Mantova, 27 marzo 1623. GlO. M.> da V.a (Fra Giovanni Maria da Viadana).
Del medesimo Le invio pittore che vien allegramente giovane
(s.

di

di

spirito garbo.. .
'

d.)
e
il

V. A. che onnisciente nella sua propria professione potra insegnarli più hore che
in

maestro
è

il

anni. Dal quadro sbozzato che porta seco conoscerà fiera dalli onghioni. V. A.
la

doni com-
in

le

modità, perchè tutto


lo

spirito suo servirla farsi honore sa che


di

quel gran Principe che ,.


è

è
è
LA FORMAZIONE DELLA GALLERIA 51

sito del pittore avvisatole, hora che qua si sparge che S. A. possi haver dato di
volta in cotesta città, questa servirà solo a pregare V. S. I. di tener memoria di
tale serviggio, già che vado trattenendo al meglio ch'io posso esso pittore sino al
l'avviso che ricevarò da V. S....
Milano a 14 di giugno 1623.
D.mo Obbmo S.re
Luigi Solari.

II Vandyck, com'è dimostrato dalle ricerche del Menotti (jlrch.


sIot. dell'arte del 1897, pp. 292, 397) s'era allora soffermato a Mi

gli
lano con la contessa Arundel : ed anche se uffici del Solari non
concernessero lui, indubitato che Mantova recò con quella no

si
a
è

bile gentildonna inglese, nell'estate del 1623. Possediamo lettera en

la
duca Fer
in
con cui Contessa reduce
la

tusiastica, patria ringraziava

il
dinando delle splendide accoglienze ricevute:

Ser.mo Principe
Riconosco con ogni più possibile riverenza et devotione molta benignità e
gratia con quale V. A. S.m" degnò honorarmi sua humilissima serva la nella splen
la

la

dida et gloriosa sua corte, per qual favore segnalato


(oltre che ne restarà perpetua
il

non ho potuta meglio exprimere dovuta gratitudine che


in

memoria
la

questa casa)
V. A.
gli

che mi seranno
di

col essequir comandamenti sempre sacri et inviolabili.


V. A. col S.mo Principe mio S.r che ne resta
di

Compli adunque conforme gusto


al

sodisfattisimo, non tanto per quella sua cortesissima offerta


di

pitture (ben che siano


cose da lei stimate tra più pretiose) ma principalmente de haver cognitione par
le

ticolare delle grandissime sue virtù et valore et de l'amorevole affetto che porta
li

V. A. quale concorre d'obligarseli. Et non potendo aggualiare con


io

Ser.""1 con
la

debolezza delle mie forze l'infinita sua verso


di

me, supplico humilissi-


la

gratia
la

recevere supplimento mio molto volere devotione che


in

et con
la

le

mamente
il

et con profundissima riverenza inchinandomi prego da N.


S.

serverò sempre Iddio


a V. A. S.™ colmo d'ogni grandezza.
il

Casa d'Arundell Xbre 20 1623.


Di V. A. S.™
r-fam.1" et d.ms serva
A. Arundell Surrey.

Vandyck partecipò delle cortesie munifiche prodigate alla sua


Il

dalla corte Mantova: vuole che Ferdinando


di

protettrice facesse
si

si
gli

di

ritrarre dal giovane artista, donasse una collana del valore


e

centinaio scudi — consueto regalo che vediamo fatto


di

qualche pit
a

grido (all'Albano,
al
di

tori Baglioni, ecc.).


Vandyck non potè non rimanere abbagliato da' capilavorì che
Il

nella Reggia ed dato, prò


a'

vide ammassati gonzaghesca: quali s'era


52 CAPITOLO SECONDO

prio allora, speciale risalto nelle feste addirittura fantastiche di cui Man

gli
tova fu teatro Eleonora, ad

di
per sponsali assunta Imperatrice.
Nel 622 folla de' Principi accorsi Mantova per quelle nozze era

la

a
1
rimasta stupita dalla sontuosità degli appartamenti ducali, dove, secondo
descrizione del Bertazzolo 0), fior delle pitture
la

di
"
s'era esposto,

il
Andrea del Sarto, del Tiziano, del Man-

di
Raffaele, del Correggio,
vasi

di

di
tavole scrittoi rimessi cristallo

"
tegna insieme gemme,

e
a

antiche moderne
di

di

di

di
monte, diaspro, lapislazuli, agate onde

e
„,

ben ricevere la.... mag


"

potevano quelle stanze chiamare auguste et


si

gior principessa del mondo u.

chi Ferdinando che nel 1625 dotò Man


lo

Eppure penserebbe?
tova Università, de' gesuiti (2); Fer
di

una vera propria sotto l'egida


e

dinando così orgoglioso geloso della sua galleria, dove nel 1622 aveva
e

fatto collocare loco honoratissimo


in
"

un orologio stupendo per mec


u
canismi ingegnosi 0), finì due anni dopo, in limine mortis, per prestar
l'orecchio proposte tentatrici vendita, susurrategli insidiosamente
di

al
a

l'orecchio dal mercante Daniel Nys.


Come mai questa improvvisa, inaspettata débàcle? Agevole spie

garlo: Ferdinando era un abulico, cui abituali intemperanze avevan


le
a

tolto ultimo resto Ch'ei non misura nel mangiare,


di

energia. conoscesse
l'

nel bere altra aveva osato dire pubblica


in

di

ogni sorte crapula,


e

scientifica, lardellata
di in

mente suo medico Francesco Bruschi un'opera


il

Duca
di

citazioni erudite: s'era offeso vedersi messo così crudamente


il

alla berlina dal suo cercò alla


di

Esculapio; questi scusarsi meglio,


e

con una curiosa lettera del maggio 1624, nella quale infilzava una
9

serqua d'esempi illustri, che potevano, se non assolvere, scusare male


le

abitudini del suo augusto paziente.


Bruschi
in

taceva che a rifugiarsi quelle intemperanze era


Il

s'

il

Duca ridotto per acquietare rimorsi della coscienza, che non davano
gli
i

iniquo tradimento danno Camilla Faà (4),


di

tregua dopo commesso


a
l'

della bella Ardizzina!


"

u.

(1) Si vegga raro opuscolo del Bertazzolo: Breve relatione dello sposalitio fatto dalla Set. ma
il

1Pr. (Eleonora, ecc. Mantova, fratelli Osanna, 1622 (p. 16).

(2) Cfr. VOLTA, Compendio st. cronol. della Storia di Mantova, IV, 47 sgg.
(3) Lett. giugno, agosto 1622 da Venezia dell' inventore Attilio Parsio.
2

1
8

(4) Cfr. D'ARCO, Degli sfortunatissimi amori di C. F., Mantova, 1844.


LA FORMAZIONE DELIA CALLERIA 53

Ognuno sa, che la fidente giovinetta era stata presa al laccio d'un
simulato matrimonio, in cui s' appalesò tutta la profonda corruzione e

la scaltrita ipocrisia dell'ex-Cardinale. Quando ancora vestiva la por


pora, Ferdinando, nello scrivere al fratello regnante, Francesco, amava
adoperare espressioni che denotavano il suo illimitato disprezzo per la
curia romana e per il clero in generale. Al fratello scriveva il 14 set
"
tembre 1612 da Roma : Per servire a V. A. non posso far altro che
dissimulare come s' usa tra noi preti „. E l' indomani al cancelliere
"
Chieppio: Costì sete troppo buoni et mi perdonarete non conoscete
ancora questi preti de' quali il più sincero et il megliore è quello tenuto
che non inganna se non alle occasioni d' importanza!... u

Ebbene egli mostrò poi col fatto che la brutta lebbra della simu
lazione s'era appresa a lui sovratutto: così malvagio da sedurre e ab
bandonare la Faà, da costringerla a prendere il velo in un chiostro, da
rinnegare il figlio Giacinto, che avrebbe potuto salvar la corona a casa
Gonzaga.... se fosse stato legittimato. Mentre Ferdinando commetteva
queste indegnità per calmare le gelosie della sterile consorte Caterina
de' Medici; con ipocrita raffinatezza si baloccava nel dettare scritti asce
tici, o si sbracciava a tenere edificanti sermoni co' suoi visitatori.... (0.
Il disordine morale di questo Duca si rispecchia nella sua corri
spondenza, piena de' più bizzarri contrasti: asceticismo bigotto che s'af
fanna a scovar dappertutto reliquie di santi; morbosa passione per co
mici, musici, nani, buffoni; lusso personale smodato nelle vesti, ne' me

nomi dettagli dell'arredo degli appartamenti (2).


Intanto che si versava pazzamente a piene mani il denaro, ufficiali
di corte e fornitori strillavano perchè non pagati: le grandi spese per
le nozze di Eleonora, lo sborso della sua dote accrescevano le difficoltà
finanziarie, alle quali invano si cercò di porre argine nel gennaio 1626
di gli

( I ) Un fra Angelico cappuccino scriveva da Milano, agosto


1

1
1
8
8

Vivo con ardentissimo desiderio vedere quell'operetta da Lei composta ad Virgines de spi
"

rituali foecunditate,... per esser opera così alto ingegno, ecc. „.


di

Daniele Nys, futuro acquirente della galleria, dopo aver visto Venezia duca Ferdinando
a

il
il

gli

esclamava entusiasta, che costui era parso nel ragionare che ha fatto per sua bonta meco che
"

sia alogiata nella persona S. A. S. Lui non


di

sia l'albergo del Re Davit et che sua anima


la
la

si

parlava mai che Dio per l'amore grande che poetava sempre psalmi spirituali che
di

portava,
li

faceva cantare alli suoi musichi, et giorno et notte aveva suo studio nella sacra scrittura.... Beato
il

mondo se tutti Principi facessero così, ecc. ,.


li

(2) Cir. Appendice K.


54 CAPITOLO SECONDO

con la creazione di un Banco di S. Barbara.... che attirasse copiosi


depositi de' ricchi cittadini. Chi poteva fidarsi di consegnare i suoi ca
pitali a tal Principe, quando per giunta le complicazioni politiche, gra
vide di minaccie di guerra, facevano temere imminenti disastri?
Ferdinando si vide forzato a' peggiori espedienti: prestiri forzosi,
riduzioni di stipendi, nuovi dazi sul pesce, sul riso; monopolio degli....
stracci !

Que' pegni di gioie, che erano cominciati a farsi inquietanti sotto


Vincenzo I (c'è nella rubrica D, XII, 6 un grosso fascicolo d' inven
tario di questi gioielli, co' nomi de' banchieri o monti di pietà di Fer
rara, Genova, Verona, Firenze, ov'erano depositati) divennero così one

rosi sotto Ferdinando da dover temere ogni giorno lo scandalo d' una
vendita all'asta, ad arbitrio de' creditori insoddisfatti.
Si poteva permettere che que' gioielli andassero perduti per casa

Gonzaga, aggiungendo al danno materiale del valsente lo scorno morale


gravissimo? Benché di regola i pegni fossero intestati a de' prestanome,
a de' gentiluomini amici (p. es. in Verona ai Canossa) pure tutti co
noscevano la provenienza principesca di quelle gioie superbe e si doveva
perciò a ogni patto riscattarle.... (') anche a costo di commettere un
errore più deplorevole, di subire un danno più ingente e irreparabile.
Germinò così nella mente fiaccata dal male del duca Ferdinando
la prima idea di alienare parte della galleria (2): idea che fu accettata
II,

facilmente dal successore Vincenzo più debole flaccido del fratello,


e

che tutto dire.


è

II,

Vincenzo
fu

cui incoronazione celebrata con feste solennis-


la

sime, quasi per imporre silenzio tristi presentimenti generali sulle sorti
a'

del Ducato de' Gonzaga via solito monete d'argento


al

(buttando
e
e

di

fin d'oro) era una larva d'uomo, non che Principe. Destituito del
vivido ingegno, della estesa coltura, della brillante facondia del fratello

L'inventario delle gioie S. A. Sei.nu impegnate per due. 547151 nel sacro monte
di
"

(1)
gli

Verona
di

conservato tra inventari del 1627. V'era persino compre») un diamante grande
"
è
,

tavola legato anello smaltato de negro.... che donò S. M.ta Cesarea Ser.mo S. Duca Ferdi
in

al

nando1 Non erano tutto che una ventina ma ognuno qualificato cosa esquisita et
in

al di

gioielli:
'

gran valore ,; una croce piena venti, un bussolo da ritratto


di

diamanti numero da tutte


di

di

due diamanti, pezzi d'oro smaltati, ecc.


le

di

parti pieno
e

lI,

(2) Cfr. Documenti, leti. febbr. 1629 del Nys a Lord Dorchester: cui afferma d'aver
in
2

fatto risolvere alla vendita duca Ferdinando, poco prima della sua morte.
"

il
,
LA FORMAZIONE DELLA GALLERIA 55

Ferdinando, lo emulava ne' vizi e ne' perfidi inganni matrimoniali. Egli


veramente non s'era innamorato d' una ingenua, incauta giovinetta: forse

più sedotto che seduttore, s' era incapricciato d' una vedova ricca di

prole — Isabella principessa di Bozzolo — e l'aveva segretamente tratta


all'altare, quando egli indossava ancora la porpora cardinalizia, rilevata
dal fratello. Stanco assai presto della stagionata vedovella, pretese Vin
cenzo di considerare come nullo il matrimonio contratto: e osò appel
larsi al Papa stesso, spergiurando
— con false testimonianze ad hoc
fabbricate — d' esser rimasto vittima d' una infernale maliarda. Quale
prova più lampante (egli esclamava con grottesca incoscienza) degli ar
tifici adoperati a mia rovina, quanto il fatto puro e semplice che io
Cardinale di S. Chiesa non sentissi i doveri impostimi dalla mia sacra
veste e mi precipitassi nel talamo vietato a' miei pari? Evidentemente,
ciò non poteva essere che opera del demonio, invocato da una sua mi

nistra.... Vincenzo Gonzaga ragionava così: e assistito dal duca Fer


dinando (che voleva assicurare almeno al fratello la possibilità d' un
matrimonio fecondo), secondato pur anco dalla Regina di Francia, sua

zia, riuscì a far incoare un formale processo di stregoneria contro Isa


bella! A così oscena guerra avrebbe forse costei dovuto soccombere,
se, oltre lo spirito pronto, ardito, tenace, non l'avesse soccorsa l'appoggio
de' Savoia. Una causa che accresceva imbarazzi pe' Gonzaga entrava
gli

ne' calcoli de' Sabaudi, quali con uno de' consueti doppi giochi della
i

favor Isabella, per indurre


d'

politica principesca s'adoperarono prima


a

poi Vincenzo un matrimonio combinato da essi! ('). Ma l'onestà del


a

Papa molti prelati, cui ributtava


di
lo
di

spettacolo inique sopraffa


e

zioni ad una donna, sventò ogni macchinazione: clandestino matrimonio


il
fu

dichiarato valido....
Gli atti d'archivio riboccano delle più ciniche prove
di

mostruosa
disonestà, offerte allora così dal duca Ferdinando come dal fratello
Vincenzo. Costui
in

impigliò addirittura pratiche criminose per far


s'

avvelenare Isabella nella casa ospitale ove Roma alloggiava: Ferdi


a

nando più astuto ne


lo

dissuase tempo.... ma intanto instava col Papa


a

Caratteristica questa lettera, da Mantova ott. 624, G. Pecorelli


di

al

duca Ferdinando
1

:
(
)

Savoia un' hora mill'anni Si


di

S. Duca
di

Pare
al

poter baciare et abbracciare


'

Principe
il

Don Vincenzo come suo genero che seguito tal matrimonio


al

sicuro vederi
in

questa casa
si
e

Ser.ma prole numerosa per fecondità delle Principesse


di
la

quella casa
di

Savoja u.
56 CAPITOLO SECONDO

perchè la " maliarda u venisse assoggettata alla tortura — unico mezzo


infallibile per accertare le sue astuzie di donna satanica!
Anche dopo lo smacco della verità trionfante, del giogo nuziale
ribadito, non si diede Vincenzo per vinto: creato Duca, nel 1627 lo
vediamo ancora intrigare in Ispagna e per vane questioni di titoli (lo
crucciava il pensiero di esser da meno de' Savoia e de' Granduchi di
Toscana) e per lo scioglimento della catena matrimoniale con Isabella.
Si voleva rimettere in piedi il processo perduto, affacciando altre prove
più valide...; l'ambasciatore mantovano a Madrid, Alessandro Striggi
(nipote dell'omonimo gran cancelliere ducale) doveva a queste nuove
mosse di Vincenzo II propiziare la corte spagnuola. Per vincere le ri
luttanze dell'Olivarez e del re Filippo IV, ebbe lo Striggi, a parer
suo, un'alzata di genio: ricorse alle seduzioni dell'arte, destinata spesso
allora a mezzana de' peggiori intrugli politici. Fu così che venne tirato
in ballo il Velasquez, in cui si sperava un indiretto e inconscio patro
di Vincenzo

Il.
cinatore de' pasticci matrimoniali Lasciamo narrare allo
Striggi stesso curiosissimo episodio:
il

Jll Duca. Quello che mai hanno potuto hora miei uffici
"

fin

i
favore V. A. nella causa D.
di

del preteso matrimonio

di

lo
ha

l.
a

finalmente potuto un honesto artificio mio usato con S. Co. Duca.

Io
il

mi era adoperato con ogni possibile maniera perchè


di

nuovo scrivesse
si
dal Re Co. d'Ognate nella conformità precisa contenuta
al

nel memoriale

V. A....
gli

che diedi nome ma tutto


di

sempre era riuscito vano


a

che l'autorità M. non era ragione che s'in


S.

dicendomi
di

questi s.n

cosa Re
in

Io di

di

terponesse giustitia, perchè prieghi tanto sarebbono


i

espressi comandi.... dopo haver pensato molti modi per ottenere


di a

intento feci fare dal più famoso pittore queste parti due ritratti
l'

li

M., l'altro del


S.

uno
di

cavallo S.1 Conte Duca, che saranno qui


a

l'

V. A.
fo

annessi, de quali humilissimo dono pigliando pretesto


e
a

da E.
S.

in

tempo che ella buona vo


di

d'esser fosse disoccupata et

della lettera
di

glia per ringratiarlo.... protettione regia, fìngendo che già


nelle mani lei fosse pervenuta insieme che dall' A. V.
di

dissi mi era
le

comandato che
io

stato mandassi due ritratti naturali che


le

più
si
i

del Re E.
S.
di

et che
in

potessero esecutione della commissione ne


e

haveva fatti far due ma che per carestia


di

buoni originali non sapeva


lltJWi(]lm<>
et &?&lp> mio fanor&^f <Up<u J_A èiÀiirAj %J^omXnixeion^-'' Mtijh La, '&£v\J
\wokrA, ; p L/y, ortftik) ÀÀ [U-mo |'du» ffflr Omo Ocn.h-i.tk> L-A.rntA' hrifAtfiKt AifìdtrAndo
ì Qmfci"mO_> mfntr<<k uédutct^ L-^^dpTA, I - 5 ' l-K4uAf^ mi / 'nvuédèft t*t/
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ftniM aut. di Francesco Mantegna. Lettera autografa di ANDREA MANTEGNA.


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Firma oV LUDOVICO MANTEGNA. Sig/a <// LUDOVICO MANTEGNA.


1Ari *l\ci^. v'f 1LtVJfL"V

Firma e disegno di FRANCESCO BONSIGNORl.

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totttlQtno ùtn&o xt

\n pren y
Firma del PERUGINO. In alto, firma di GlUUO ROMANO.
In basso, visto di GIULIO sotto mandato di pagamento.

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-^r^^%^ p^^o^ Firma del FRANCIA.

^J^rtrOo Wo-n/Crww $MnAAìf UVQ

Firma di LEONBRUNO.

Firma di LORENZO COSTA SENIORE.


Jootì f/rm fóy JlCtSffyP
» ,
Firma aut. di T\ZlANO

b^ìiJ&iU .'*■ ««.***>■


e f^tt* Due firme apocrife di TIZIANO
-pttiof in lettere scritte per lui da Pietro

Aretino.

t - \ i

Firma del CAROTO.

]^
- * < Firma di

SEBASTIANO
DEL PIOMBO.

Firme

del Moro

MI /rS^? Paolo Veronese


c/r

..

?*

del BRUSASORCI
(censore della lettera collettiva)

"£>«**
f*M
II*** del FARINATO.
Firma del BRONZINO.

'^Up^"^
Firma del MORAZZONE

(far flu |

3
i/i^ j§w Ow/^
Ffrma </«/ RUBENS.

^Obea^etJ.j^ ^
■J
F/rmo </«/ POURBUS.

*■ V C/iA%t'04
Firma del GUERaNO. Z7'"™ <W VlANI.

■ ■■■- M«

Firma «M/'ALBANO. Firma del LlGOZZL

Firma del FETO. f7'™"» <W CRESPI.


LA FORMAZIONE DELLA GALLERIA 57

se fossero riusciti così perfetti come haverei voluto che fossero : che però
la supplicava farmi gratia di comandare che dalla sua guardarobba me

gli
ne fussero prestati due de migliori, che io haverei fatti subito co
piare, et nel medesimo tempo mostrai miei pregandola

le
sempre

a
i
troppo ardire mio E.

S.
in

di
perdonarmi supplicarla così fatta cosa.
il

vide ritratti con molto gusto contenta molto

di
suo et restò essi ma
i

più della stima V. A. mostra fare lei et mirandoli

di
che fissamente

mi disse che se bene non poteva dire se non che fossero buoni ad
ogni modo Velasquez si
pittore del Re haverebbe fatti assai migliori,

li
V. A.

di
consigliandomi già che haveva da inviarli non lasciare

a
valermi del sodetto pittore, accettai fare

di
qual cosa prontamente
la

E.
S.

da mi fusse fatta gratia


di
purchè domandargliele ella medesima
affinchè fussero più perfettamente fatti; onde incontinente diede ordine
detto pittore che stava nel suo quartiero che
al

dipingendo Regina

la
lasciata ogni altra opera etiandio M.
S.
di

me ne facesse due piccioli,


quali finiti invierò anche subito all' A. V. andò ringra-
la

qual sempre
E. faceva. Allhora
S.

molto honore che


di

tiando vedendo

io
d'
le

ria
ver ben colpito haver dato all' E.
S.
di

et quel cibo che dà gusto

le
mostrandosele stimarla cominciai
di

entrare nella materia matrimo


a

niale.... pregandola far scrivere Roma come desiderava.... Et


si
a

ottimo
di
così effetto fece solo artificio mio che non mi partii


il

che diede ordine nome del Re.... Madrid, 24


di

scrivere subito....
a

marzo 1627 u.

data allo zio). due ritratti che invio A.


S.

(pari sono ec
"

a
1

cellenti et giuro che dopo haverli fatti fare


di

haverli mo
le

et prima

strati Co. Duca me n'era pentito perchè non havendone fatto prima
al

accordo con pittore pretendeva 100 scudi moneta che sono


di di

questa
il

50 dobble ho potuti haver per meno 110 scudi


di

et Mantova
li

del paradiso. Questo V.


S.

per 1O santi dico Ill.™ perchè sappia


1

tutto, affinchè alcuno non pensasse che valessero una donzena


di

talari
il

come costì forse sarebbe. Quelli che E. mi


S.

fare dal pittore del


fa

Re mi danno fastidio, perchè forse detto pittore me vorrà donare


il

li
in

che se me E.
io

sarò tanto più che


S.

et magior obligo vendesse,


li

V.
gli

saprà molto bene quello che havrò


S.

dato. Ill.™ sappia che


qui dobble stimano come nostri scudini
le

Mantova forse
si

e
a
i
58 CAPITOLO SECONDO

manco.... A parer mio S. A. potrebbe far fare in grande li dui ritratti


che le invio per molti rispetti et anche per occultare il mio artificio ,.

14 aprile allo zio. *


Mando a S. A. dui ritrattini fattimi fare dal
S.1 Co. Duca.... Al pittor ho donata una colana di 27 dobble d'oro
et è rimasto assai sodisfatto u-

Al Duca. "
Le mando qui congiunti due ri trattini che credo sa

ranno stimati da Lei per cose eccellentissime, potendole dire che il Re


havendo veduto ogni giorno a fare il suo, atteso che il pittore sta in

palazzo et saputo che era per FA. V. mostrandone gusto si è contentato


di star qualche poco fermo perchè riuscisse tanto migliore et più per
fetto. L'altro poi del S.1 Conte Duca è bellissimo anch'egli et è a sodi-
sfattione di S. E. che tanto stimo potrà bastare per commendarlo molto
et assicurare V. A. che è similissimo. Al pittore che li ha fatti ho
mandato in dono per il mio maggiordomo una collana di 27 dobble
della quale è rimasto assai contento u.

"
8 giugno. Ho guadagnato il punto che tutti i grandi di Spagna
mi danno la mano diritta nelle loro case nel medesimo modo che fanno
con Savoja et Fiorenza u.

Tra le minute del maggio 1 627, una ve n' ha del 22 all'amba


"
sciatore Striggi, che annunzia: Habbiamo ricevuto.... la scat toletta dei
ritrattini di S. M. Cat.™ et del S.r Conte Duca che ci sono stati cari ,.

Prova sicura, questa, che i due preziosi ritratti giunsero a Mantova,


dove purtroppo se n'è poi smarrita ogni traccia.
mantovano a Madrid,
gli

affari
di

Checche scrivesse l'ambasciatore


Vincenzo non migliorarono punto per siffatti blandimenti all'Olivarez:
li

non
di

documenti degli ultimi mesi


di

regno questo Gonzaga destano,


i

Io

saprei, se più nausea o pietà. Lettere suoi cortigiani


di di

ce dipingono
que' nani che furono sempre
di

unicamente occupato pappagalli


la
e

passione de' Gonzaga.... (') ansimante nel pigliare strani medicamenti,


o

(1) Cfr. LUZIO-RENIER, Buffoni Nani nella N. Antologia del 1891. Dall'epoca Vin
di
e

cenzo poi crebbe anche maggiormente Yengouemcnt per questi giocattoli umani, che n recluta
in in
I

Polonia, raro tra' conti o ne' ruoli de' salariati


di

vano fin lontani paesi Ungheria. Non veder


è
:
LA FORMAZIONE DELLA GALLERIA 59

che potessero fare il prodigio di ridar vigore al suo povero corpo in


dissoluzione ('). Sentiva di aver pochi mesi di vita e voleva nondimeno

annoverata " tra le dame di M.™ Serenissima a una nana, e un nano " ongaro o polacco , tra

gli
S. Chiesa non sdegnava

di
camera del Duca. Persino un Cardinale fornire nani
di

di

di
aiutanti

i
Gonzaga, come n'è prova seguente lettera a Vincenzo

la

:
I
Ser.mo Prencipe

Dal presente mio gentilhuomo V. A. Ser.mo intenderà successo del mio viaggio verso Roma:

il
per quale mando V. A. duoi nani nati nobilmente maschio et femmina, et quello che più

è
a
il

fratello et sorella. Se havessero lineamenti del corpo, come mi pare comprendere che habbiano

di
i

quelli de l'animo, ardirei sperare che havessero satisfare V. A. molte parte, così come sono
di

in
a
loro poco et desidero molto. Se amano fraternamente insieme et se fossero separati

fa
di

prometto
cilmente questi prencipii non hanno

la
In

morìrebbeno. lingua italiana ma facilmente apprende


si

I'
ranno. desidero che reescano miraculosi ma quando facessero altrimente V. A. escuserà me come
Io

non haverli ritrovati migliori, et essi come mostri natura, che non sono atti

di
poco aventurato
in

a fare operationi perfette. Con essi vengono alcune altre cosette de Polonia,

di
le
bande quali se

le
bene costì non sarano pretiose serviranno almanco per ricordo della mia servitù.... V. A. et

al
a
S.mo sig. Duca suo padre...

Di Castelfranco, 10 maggio 1586.


di

S.« Andrea Card. Bathoreo.


di

L'appartamento speciale pei nani quel perìodo (fine del cinquecento). Vincenzo andava

li
è

pe' pappagalli. Per uno questi volatili, poco mancò che l'ambasciatore
di

pazzo anche pe' mori...


e

mantovano Venezia dovesse officiare addirittura Senato segretario ducale G. B. Bremio scri
II
il
a

veva dal Te, 30 giugno 1627, all'amb. Parma:


curiosità che havea sentir nuove del papagallo ,. Sua Altezza
di

Per subito lesse


la

avida
'

a
Restò S. A. con qualche disgusto vedendo chel mercante ritiri dal venderlo
"

mente lettera.
la

si

e
moglie mi
fa

veramente essendone innamorata dubitar grandemente. Tuttavia preme tanto l'A. S.


la

d'haver animaletto che ordina che V. S. S.r Avellani cui ne scrivo tentino ogni strada
e

a
'I
l'

per levarlo dalle mani del detto mercante, usando dico qualsivoglia mezzo per riportarlo sia con
minaccie o con quel più stimerà costì proposito per intento. Ma non vuole già ch'ella ne parli
si

l'

colleggio, non volendo per causa tale fastidir


la

Repubblica, ecc. ,.
in

Data impazienza del Duca, esorta l'ambasciatore ad affaticarsi tal negozio


in

"

con tutto
lo
l'

di

spirito: non dico


le

più1 ,.
In altra missiva del 28 settembre da Goito Bremio comunica:
il

S.mo Padrone ha sentito lettera.... nel particolare della mora. Et S. A.


I1

la

n'

ha formato
'

così bel concetto nell'animo suo che persiste volerla et però comanda che V.
di

S. faccia ogni pos


sibile per haverla, che non essendo nana forse havrà minore difficoltà. A.
S.

preme ancora havere


di

faraone.... sei tortore bianche etc per arricchire


di

sei galline et due galli


la

sua uccelliera nova.... ,.


Leti, dell'amb. Striggi da Madrid 25 luglio 1626:
(1)
Dal Conte gran Cancelliere mio zio mi fu commandato nome V. A.
di

S.
in

che con prima


'

di

inviassi da libbre perle orientali delle più esquisite da far macinare per valersene
le

opportunità
4

medicamenti per sua persona et che insieme mandassi una mediocre quantità per ciascuna sorte
la
di in

tutti medicinali che sono ultimamente venuti dalle Indie ,.


li

Ne manda una cassa, con due libri rari medicina acquistati


di

Lisbona non trovando nè


'

si
a

Madrid nè Siviglia nè altrove per essere 50 anni che impressero con una sola edizione ,.
s'
a

Nel 622 facevan venire da Londra Mantova 50 grani d'aurum potabile un medico
fa
si
1

moso vendeva scellini grano.... per pura amicizia: chè tutto ammonta
lo

100 se. che


si
'
2
a

di il

sono L. sterline et duc. 20 cotesta moneta fiorentina.


5

g
60 CAPITOLO SECONDO

gli
aggrapparsi tenace all' esistenza, sperando di poter sventare intrighi
de' suoi stessi cortigiani, cui aveva paura! gran cancelliere Ales

di

Il
gli
sandro incuteva sopratutto

lo
Striggi spavento, perchè supponeva
suoi danni — legato cioè Guastalla,

di
al
congiurato Principe aspi

a'
rante — Vincenzo una lettera angosciosa

di
Ducato Mantova

in
al

e
;
del 27 agosto 1627 confessava alla sorella, imperatrice Eleonora, ch'egli
era costretto dissimulare dinanzi potente ministro.... ma avrebbe

al
saputo suo atempo disperderne trame riaffermare propria au

le

la
e
di a

torità sovrano....

gli

gli
vero che frattanto eventi precipitavano: imbarazzi pe
Il

cuniari diventavano più opprimenti umilianti; contro voto dei più

il
e

e
fidi consiglieri ducali prevalse precisamente parere dello Striggi che

il
occorresse senza inutili omei vendere meglio della galleria alla che

il
tichella per far denari, pagare creditori molesti, crearsi un piccolo fondo
i

guerra o almeno che s'addensavano.


di

contro
di

previdenza pericoli

i
Lo Striggi doveva aver già tutto concertato dapprima col Nys:
mercante consumata scaltrezza, che non bene se fosse francese,
di

si sa

chiamato Nice o
In

od inglese, o fiammingo. alcuni documenti francesi

è
Nizze, ciò farebbe supporre origine semitica: fiammingo

lo
designa un
e

Michele Vignon una sua lettera da Venezia del maggio 1622.


in

tal 21

Le sue relazioni incettatore d'oggetti d'arte con l'Inghilterra, con l'Arun-


d'

del, con Carlo datavano da lungo tempo: ed era parimenti da più


I

rapporti d'affari con corte Mantova. L'aveva


di
in

anni spesso servita


la

Venezia per forniture varie


di di

di

gli di
di

specchi, pelliccie, vasi, pro


a

fumi...; vantava ancora un credito inesatto mila ducatoni, pre


4

rientrare nel suo.... cogliendo due piccioni ad una fava, dacchè


di

meva
bene essere anche Londra celebratissime ricchezze della
le

sapeva
a

Mantova, come re
di

collezione sotto un Principe innamorato dell'arte


Carlo Carlo
In

sincrona Rubens chiamava


"

una lettera prince


le
I.

il

plus amateur de peinture, qui soit au monde proprio allora,


le

la

u;
e

nel 626, aveva Re invitato alla sua corte pittore italiano Orazio
il

il
1

Gentileschi, colmandolo onori, insieme alla figliola Artemisia,


di

di

agi
e

parimenti pittrice (').

(I) Su' Gentileschi cfr. LAW, 'Che Royal Galkry Hamplnn Court, p. 86 sgg. Orca
of

un
quadretto, che Gentileschi aveva fatto con gran cura, molt'anni innanzi, pel duca Vincenzo, Bar-
il

lolommeo Pollini scriveva da Roma, 24 ottotobre 1609, segretario ducale G.


al

Magno:
LA FORMAZIONE DELLA GALLERIA 61

Intuiva il Nys quanto la situazione fosse più propizia per le sue

II,
mire, col neo-duca Vincenzo che avrebbe certo accampato minori
riluttanze Ferdinando. Ed invero non s'era Vincenzo 1618, pur
di
nel

gli
ottenere dalla onori
di

d'
Spagna sterili un generalato (alle stesse
condizioni cui avevan concesso don Piero de' Medici) mostrato
l'
a

a
Madonna
di

va

di
disposto regalare una raffaellesca, pressochè uguale
lore quella che padre suo aveva così esorbitantemente pagato
il
a

Del 20
di
Canossa quell'anno appunto strana lettera che

la
a'

agosto

è
?

Vincenzo dirigeva all'ambasciatore mantovano Madrid:

in
Ho Madonna grande mano propria Rafael Urbino,
di

di

d'
.... una

lo
cosa sin
et compagna della quale dal S.r Duca Vincenzo mio S.r padre che sia
la

golarissima
gloria S." Marchesi Canossa per ducatoni. Mi vien detto che
in

fu

ai

pagata m.

io 0
ammirata Corte, onde, se ben 1 agli occhi me
in

le
sarebbe cotesta con lagrime
disfarei, nondimeno manderò sempre ch' Ella me ne persuada. Ne più bello
la

ne
nè qualificato regalo, credo io, che far S.r Cardinale Lerma

di
poi
al
potesse
si

chè dai più intendenti pittori vien attestato che detto quadro sia delle perfette
il

cose che facesse l'autore. Alcun altra galanteria anco manderò come d'orioli o
si

si
mile, ecc.

Gli risposero da Madrid che alla corte spagnuola preferivano


si

.... Gentileschi m' incomincia riuscire fatti, poichè


in
"

sono mi venne ad invitare ch'io



Il

V. S.,
fa

andassi vedere quadro che ad istanza trova quasi totale perfettione,


di

in

quale
si
a

il

il

et per mio poco giuditio sarà cosa molto rara et degna certo una Madonna
di

ogni gran Principe.


E

bambino braccio, nudo da un poco fascia poi che


in

di

in

sedere con copre un pochino


le
a

il

i|

corpo, che cinti et ambi duoi guardano con affetto grand.mo con tutto ch' bambino sia età
d'
si

il
'<

un mese et non più, ma ben fatto et natural. La Madonna vestita


di
d'

gialo con un manto


e

azurro, che se bene cade per terra però bella vista et ornam.1o bell. ma faccia senza
fa

di
le

al
È

diademma, et ha spalle scoperte et nude, onde


le

cappo fuor che


di

cun ornamento
la

vede
si

il

bello fatto dalla natura. Nè altro mi spiace esso quadro se non l'essere assai picciolo, perchè non
in

sarà a pena, nè se bene mi raccordo, credo siano palmi d'altezza et


di

larghezza, per che


4

il

figura per essere buona statura, et piutosto grossa che mediocre. Insomma
di

malam.te
la

capisse
ci

conosce che naturale bonis.ms robba. non ho procurato farlo vedere ad


di
Io

alcun Pittore
si

è
il

per cavarne loro buono et fino giuditio, perchè non finito intieram.te ma farò
Io

per saper
è
il

V. altro meglio et più sicuramente. Toccai


di

scrivere a S. da lontano prezzo, et se bene non


il

uscì ad alcuna particolarità, m'accorsi nondimeno che prezza molto, assai,


lo

lodandolo bene
si

fattura sua.... u.
Roma, 13 1610. quadro Gentileschi viene con
la

persona del S.< Virgilio


'

febbraio
Il

Gonzaga, che hierì partì per costà et nel ritorno fatto de esso (il quadro era stato rimandato
si

per dei ritocchi) non ha fatto poltronerie sicuro come ero


al

all'artista
io

insuspettito, cioè che non


gli

rendessi copia per originale, poichè per certi segni fatti nascostamenteho trovato medesimi quando
ha restituito.... Chi ha veduto oltre S.n Facchetti et Stametti
lo

me stimano 50 scudi (fu


li
l'
l'

pagato 25).
62 CAPITOLO SECONDO

i bei dobloni anziché i quadri anche se fossero di Raffaello ('): e così

allora la tela del Sanzio fu salva. Ma nel 1626-27 nulla purtroppo


sorvenne a impedire la dispersione di tanti tesori ammassati nella Reggia,
che questa larva di Duca sacrificò a una dozzina di gioielli, senza

neppur rendersi conto, nella sua lacrimevole miseria morale, dell'inde

gnità che perpetrava.


Bizzarria de' casi ! Mentre lo Sfriggi e il Nys dibattevano i prezzi

della vendita, un povero fraticello francescano mandava dalle Marche


in dono a Vincenzo II un Cristo e.... un altro quadro anzichenò scol

lacciato, perchè li collocasse nella galleria.... ormai votata a miseranda


servitute oltre l'Alpi u.

Ser.™ S."....
Non rechi a V. A. (la supplico) amiratione se da un fraticello vestito di sacco,
professore di pudicizia e castità li venghi apresentato in segno di somma osservanza
et affettuoso vasallaggio e volontario un quadretto lascivo certamente (e non lo niego)
già destinato al fu Card. Aldrobandino di mano di ecc.111° pittore, il cavallier Ma-
lagigi, del quale solea dire il famoso Federico Barocci da Urbino ch'esso cavalliero
pingeva pitture vive e dava spirito alle pitture altrui ancor che d'ecc.mo pittore. Sia
come si voglia, hor sia una Madalena non penitente od un'Eva nostra madre a
V. A. viene avanti, la qua! supplico a rimirar cotesta minima cosa con il grand 'oc
chio da Prencipe come è nata et è, e rimiri l'affetto mio che l'accompagna.... Se
nel petto di V. A. si fosse ingenerato qualche scrupolo di amiratione della lascivia
del quadro, la supplico con ogni humiltà restar servita di doverlo scancellare con
un'altra pittura d' un Cristo N. S. spirante in croce che devo per obbligo di servitù
mandarli....
Di Recanati, li 12 marzo 1627.

Fra Bartolomeo Cimarello, Min. oss.

(1) Altra leti, originale di Vincenzo del 24 ottobre 1618:


* Gia che le pitture sono cotta in poca istimatione et che non si conviene ch' io entri in
par
ticolari di gioie ai non di gran prezzo, delle quali son esausto, risolvo che V. S. s'estenda a promet
tere sino alla somma di mille doppie ,.
CAPITOLO TERZO.

La vendita della Gallerìa

rgtf l virgiliano
— et penitus loto divisos orbe britannos — cor-
m W/f reva probabilmente alle labbra de' mantovani anche nel Sei-

.&s cento: ed uno de' motivi determinanti la vendita della Gal


leria all' Inghilterra fu la quasi certezza che la lontananza avrebbe fatto
perder le traccie di tutti que' tesori disparsi dalla reggia gonzaghesca;
impenetrabile segreto avrebbe quindi coperto la vergognosa cessione.
Le relazioni de' Gonzaga con la corte britannica erano state in
antico assai cordiali: Enrico VI aveva persino concesso nel 1437 al
primo marchese Gianfrancesco di poter conferire la divisa de' Reali
d'Inghilterra a cinquanta nobili cavalieri, degni di esserne fregiati (0.
L'amore comune a' cavalli rese affettuosi i rapporti di Enrico VIlI
col marchese Francesco e suo figlio Federico: i doni di superbi cor
sieri della razza mantovana eran giunti straordinariamente graditi al so
vrano, che li aveva con regale generosità ricambiati. V'era stata tra il
piccolo Principe di Mantova e il potentissimo Re d'Inghilterra addirittura
una gara di munificenza (2).

(1) Lo provano due lettere di Enrico VI, datate l' una del 19 e l'altra del 31 ottobre 1437
(' anno regni nostri XV ,); nelle quali ringrazia Gianfrancesco delle accoglienze fatte a un consigliere
aulico inglese che recandosi in Terrasanta era passato anche da Mantova. Da costui aveva appreso
"
che il march. Gianfrancesco prepotens et inclitus Princeps carissimus et predilectus consanguineus
noster.... specialiter affectat licentiam de nobis habere conferendi liberatam nostrani colere aut devi
amenti diversis subditis suis et amicia prò honore nostro ac speciali recordatione nostri habendis
unde sibi grate» intime referimus multiforme!. Nos igitur affectui suo in hac parte favorabiliter incli
nati remque sibi placidam agere volentes concessimus et licentiam dedimus eidem consanguineo nostro
conferendi liberata* colere nostre aut devisamenti quinquaginta personis dunctamen ipsi nobiles ac de
prosapia valida et sanguine existant. In cuius rei testimonium has literas nostras, etc. ,.
(2) Cfr. il cit. lavoro del Cavriani : al quale si potrebbero aggiungere molte lettere di Francesco
64 CAPITOLO TERZO

Giovani gentiluomini inglesi eran venuti ad educarsi a Mantova —


la patria del Castiglione, dell'autore del Coriegiano, popolarissimo tra

l'aristocrazia britannica — ('); e per reciprocanza s'era caldeggiato il


progetto che Ercole Gonzaga, il futuro Cardinale e presidente del con
cilio di Trento, avrebbe dovuto compiere il suo apprentissage di prin
cipe a Londra, dove

gli
promettevano da parte del monarca tenere

si
cure paterne (2).

Federico Gonzaga, esultanti per quelle cospicue relazioni con corte inglese. Francesco faceva

la
e

Re, 21 nov. 1514, che S. M. l'avevan reso ineffabilmente felice.

di
scrivere doni
al

i
enim inde existimationi mcae tota Italia accessisse cognosco, ut nihil mini hactenus

in
"

Tantum
natura datum, neque fortuna indulctum, ncque virtute mea militari

(si
me rxistit)

in
neque qua
a

partum sit, quod tanto decori conferri possit, quantum mihi ex benivolentia V. M.tù redundat ,.
Offre sè, calcoli S. M. "se quoque statum Italia habere et Conzagam familiam sibi
Io

stato

in
;

obsequentissimam,obedientemque, ad quorum tutelam et conservationcm aliquando respicere dignetur ,.


Gli manda 12 cavalle, ut ex eis sobolem suscipere possit, cum ex nobilissimo et insigni equite
"

D.no Griffith Don nuncio suo intellexerim eam quoque equini gregis magno studio detineri ,. Di una
delle cavalle donate dice con enfasi ncscio an ea praestantiorem ulIa unquam adhuc aetas viderit a.
"
:

Re manderà ogn'anno messi Italia omnia mea stabula illis patefaciam a.


in

"

Se
il

Este, allora tutta

d'
Con non minore entusiasmo scrìveva Federico Gonzaga alla madre Isabella
assorta nel suo viaggio Roma (22 nov):
di

cortesia et gentileza da quel S.r Duca de Suffort che me ha mandato


di
*

Per non lassarmi vincere


uno ubinetto picolino et uno cavallo
lo

ambassatore dil Re
di

ad donare per Anglietcrra ungaro


mando ad donar mia cavalla turcha de razza, bestia perfettissima fornita alla turchesca con
la

la
li

semitara, brochero, arco, carcasse et maza et un pugnaletto anchor et dono apresso mio bal-

il
li

zanello corsero bonissimo, benissimo guarnito. A l'ambassator ho donato mio bon corsero Spez-
il

zacatena, perchè lui mi donò uno ubino et faciolo volentieri per monstrar ad ogniuno de chi son
nato.... ,.
Francesco scriveva alla moglie che doni ricevuti erano più richi et superbi, vera
"

Anche
li
:

un tanto Re ma che egli avrebbe ben cercato ricambiarli. Reduce


di

mente degni Inghilterra,


d

d
;
,

Correggio assicurava (22 luglio 1518) Mantova che Enrico VIII desi
di

di

Manfredo Marchese
il

derava ardentemente suoi cavalli come se fusseno de oro puro ,.


"
i

(1) Cfr. EINSTEIN, The Italian Renaissance in England, New York 1902, p. 61 sgg.
e
;

Enrico Vili Curia,


di

una lettera da Roma genn. 1519 dal Vescovo Gigli, rappresentante


la

presso
9

Marchese gentiluomo inglese Antonio Frokmorthon (?), venuto


di

che raccomandava
al

Mantova
il

costumi et maniere ,. Fra tante corti della penisola sua scelta era
la
"

le

Italia per
s'
in

impararvi
e
"

fermata sulla quella de' Gonzaga


di

magnificentia
I
a

Sua Ex. ha anche dicto voler


di
d'

24 nov. 1514 Isabella Este


"

(2) B. Capilupi scriveva


a
il

S. Aluise ad alevarsi sua corte tra due anni ,.


in

mandare
la
il

Gonzaga da piccino chiamava Luigi). Francesco Chierigati avvertiva 15 aprile 1517


si

(Ercole
il

Vili Londra.
"

Marchesi Mantova d'aver parlato con Enrico su questo viaggio d'Ercole Ri"
di

a
i

M. clic del Bolo suo quando V. E. mandarla ne haria quella cura et ne farìa
la
el

sposerai S.
II,

figlio a. (Negli Slate 1Paperi, Venetian, 379 lettera


la

quella existimatione quanto sei ge fus«


è

datata erroneamente 18 aprile). Tra lettere del Chierigati dall'Inghilterra già edite son notevoli
le

gli

quelle del 19 inaggio 1517 sulla celebre congiura della plebe inglese contro stranieri; del agosto
6

sulla letale malattia del sonno che imperversava nell'isola, ecc. (State 'Papers, ibid., pp. 385,413).
Ritratto di Francesco Gonzaga del Bonsignori
(già posseduto dall'antiquario Bressanelli di Mantova).
Medaglia nuziale di Francesco Gonzaga
ed Isabella d'Este
(Gabinetto delle Medaglie di Berlino).

Medaglia di Gian Cristoforo Romano


(esemplare di lusso del Museo di Vienna).

Vincenzo II Gonzaga Duca di Mantova


LA VENDITA DELLA GALLERIA 65

Col duca Federico tentò Enrico Vili anche accordi politici (0,
ma la bifida natura di quel voluttuoso indolente sfuggiva ad ogni pro
posta rischiosa: e il carteggio tra Mantova e Londra restò confinato
ai consueti regali di cavalli, per giostre, tornei, ece. (2).
Lo scisma religioso, con le conseguenti tragedie coniugali di En
rico Vili, sorvenne presto a troncare anche queste officiosità de' Gon
zaga: devotissimi alla Chiesa romana, segnatamente a tempo del cardi
nale Ercole, amico sviscerato per giunta del suo collega di porpora,
Reginaldo Polo. Quando nel 1546 Enrico Vili mandò il bolognese
Ludovico dell'Armi a Mantova per tentare non so che pratiche poli
■ gli

tiche segrete, risposto che l'età immatura del duca Francesco


di fu

non
gli

permetteva provocarsi nemicitia de qual sia de Prencipi


la

si
christiani u.

All'Inghilterra però non cessava di guardare anche da osser


si

vatori mantovani con quell'acuto spirito d'indagine con quella rara

gli
facoltà che eran allora, per così dire, innati
di

penetrazione tutti

a
ambasciatori italiani non soli veneti, come esagerando s'è ritenuto
a'
e

talora. Del mantovano Litolfi sono p. es. quelle stupende relazioni sul
carattere inglese, che furono accolte nel State Papers 0).
of

Calendar
Meravigliosi dispacci che dal 558 566 (4)
sono al
egualmente
1

1
i

Schifanoia o Schivenoglia faceva pervenire soppiatto da Londra


di

uno

corte Era costui


di

alla Mantova. un fervente cattolico: ed avendolo


reso lunga dimora perfettamente familiare con co' costumi
la

lingua
la

(1) Cfr. Isabella d'Este Sacco di Roma, p. 102.


il
e

(2) P. es. del 30 gennaio 520 questa lettera del Decrevit S.nrni Rei Anglie
"

Sofolcus
'
in 1

:
,

meus hiis proximis Kal. Maij armis se exercere, et quo haslicij sui ludi spectaculum multorum
frequentili redderetur insignius, exterarum etiam gentium nobiles invitai ut et illi quoque una expe-
riantur quantum viribus atque armis polleant. Me simul hoc negocio comitem sibi assumpsit,
in

jussitque singula quae ad


id

exercitij genus spectant quam celerrime parare ,.


Manda quindi un agente provvedersi, nel mantovano, 1328,
di

buoni cavalli. Del primo


' a

luglio, un altro barbari fatto Casale, per conto


di

acquisto Mantova da Gregorio del Re


è

si a
(
d'

Inghilterra, Su' corridori Scozia, egli dice,


di

"

gran scommesse ma son desiderati


di

giocano
:
a

cavalli mantovani assai più veloci ,.


'
i

Venetian, VI,
fu

(3) 1668-73. Ivi però ne data una lezione incompleta, mentre l'Arch. Gon
zaga possiede testo integro
di

quell' importante relazione.


il

(4) Si trovan pure riferiti, ma non tutti, nel Calendar of State Papera, Venetian, VII, sgg.
1

Manca un dispaccio dello Schifanoia da Bruxelles 21 luglio 1560, pur relativo alle vicende inglesi:
come mancano altri atti disseminati rubriche varie dell' Arch.
in

di

Gonzaga (p. es. una lettera Scozia


sulle vicende Stuarda, fra' dispacci veneziani del
di

Maria 566 lett. 29 aprile del Du Ferrier).


1

5
66 CAPITOLO TERZO

inglesi, rabbrividiva alla dura prova impostagli dal cielo di presenziare,


coatto testimonio, alle esorbitanze della rivoluzione protestante nella ca
pitale britannica. Le sue narrazioni e descrizioni (bellissima, tra queste,

l'ampia relazione del 1559 sull'incoronazione della regina Elisabetta)


hanno una vivacità straordinaria : par di vedere il buon curiale italiano
tremar a verga a verga per la paura di un'improvvisa apparizione dia
bolica, tramezzo alle tregende protestanti cui era forzato di assistere.
A sentire infatti certi superstiziosi narratori non eran vane paure
di donnicciuole, coteste: in una relazione stampata del 1586 si asseriva

fermamente (con le debite illustrazioni grafiche) che a Londra mentre


"
si recitava una comedia in dispregio della S. fede ivi spaventevolmente
apparsero molti diavoli et via se ne riportorno i recitanti u.

Con questi terrori in corpo i Gonzaga eran poco disposti ad ac


cogliere scismatici inglesi : Tommaso Arundel il " Father of vertu in

England u che nel 1580 volle visita Mantova, sentì il bisogno di farsi
precedere da una commendatizia dell'imperatore Rodolfo! (').
gli

scozzesi rimasti fedeli alla chiesa

di
Naturalmente inglesi
e

Roma potevano sicuri del maggior favore alla corte Mantova:

di
esser

585 trovò benigne accoglienze Cristoforo Parkings (?) clamo


vi

nel
1

;
vicende v'ebbe Xadmirable Crichlon, che colmarono

di
rose Gonzaga
i

onori.... ma cui gloriosa giovinezza rimase troncata dal ferro del prin
la

cipe Vincenzo, tenebrosa avventura notturna. Molto


in

una si dispu
sulle circostanze è
che l'uccisione
di

tato su' moventi quella tragedia (3)


e

del Crichton fosse fortuita — non già provocata da malvagia ferocia,


carattere bonario Vincenzo
di

pietoso amico
al

repugnante
I,

generoso
e

Torquato Tasso — dimostrato dal fatto


di di

protettore parmi che


e

Giacomo VI Scozia non esitava, pochi anni dopo, raccomandare


a

un altro Crittonio allo stesso omicida deìYAdmirablel... (4).

(1) Lett. 13 maggio dell'Imperatore; Thomas Arundelius.... quem praeter natalium iplendorem
'

gli

melioribus literis probe institutum esse cognovimus visita Italia per istruzione e special
in

è
l'

;
a
"

mente raccomandalo dalla carissima Elisabetta.


,

(2) Lettera duca Guglielmo, Venezia, 26 genn. 585. Prior Inghilterra raccomanda
d'
al

Il

vivamente Cristoforo Parkings ab Hoptono prete dottissimo, anche compositore musica, fervente
di
"

cattolico, assai stimato da' gesuiti, gia docente a Ingolstadt, poi


in

Polonia.
INTRA, Una pagina della giovinezza del "Principe V. Q. neW'Arch. st. il. del 1886;
(3) Cfr.
DOUGLAS CRICHTON, The Admirable C, London, 1909.
e

Jacobus dei gratia Rex Scotorum ill.mo et invict.mo Principi dilectus


"

(4) Vincentio.... Cum


consanguineus noster Robertus Crittonius Sancherù regulus Mimma indole et ingenio ad virtutem so-
LA VENDITA DELLA GALLERIA 67

Dopo d'allora però, se ne togli qualche possibile scambio di prin


cipeschi ritratti e i rapporti del cardinal Ferdinando con un intagliatore
inglese, certo Beniamino Wright ('), che scriveva il più divertente e

spropositato italiano, ubbriacandosi regolarmente invece di lavorare (2);


tra Mantova e l'Inghilterra può dirsi intercedesse un abisso.
Sugli avvenimenti inglesi pervenivano alla corte di Mantova solo
notizie indirette col tramite dell'ambasciatore mantovano a Parigi: eran
ragguagli talora preziosi egualmente, perocché quell'agente, all'epoca della
regina Maria de' Medici (strettissima congiunta delle duchesse Eleo
nora e Caterina) era spesso addentro nelle più segrete cose. Ma ciò
non toglie che ogni corrispondenza diretta tra le due corti, gonzaghesca
e britannica, fosse affatto troncata.
L'arte doveva ravvicinarle di nuovo: per opera de' conti Arundel,
splendidi mecenati, come ognun sa.
La Contessa soggiornò lungamente a Venezia: ove il suo nome
fu anzi mescolato alla fosca tragedia d'Antonio Foscarini, giustiziato
come traditore della patria, e subito dopo riconosciuto innocente! 0).

lidamquc gloriam nato.... [torna in Italia per istruirai; Io raccomanda caldamente], ut qua decet eius
ordinis et dignitatis virimi humaniter admittere, fide atque authoritate vestra apud vos degentem ab
omni injuria tueri, benigne fovere, studiaque ejus ad veram virtutem solidamque gloriam promovere
velili».
"VII Kal. Maia» 1597.
Frater amantissimi!» JACOBUS REX ,.

(1) Cfr. FA VARO, Carteggio inedito di "Cicorie Brahe, G, Keplero, Bologna, 1886, p. 154.
e», così : ' dare a mi quatrina per comprare mi bisonia.... Io trouve me multo
(2) Scriveva ad
stufe.... Io bave finet quest vostro tafel ,. Roma, 18 agosto 1612.
"
(3) Dispacci dell' oratore mantovano, Battaino, Venezia, 23 aprile 1622 : Mercordì sera fu
sententiato a morte il Senatore Foscarini, convinto d'haver rivelato i secreti della Repubblica a questi
ministri cesareo et spagnolo intervenendoci anco il mezo della Contessa di Rondel alla quale perciò
dicono che sia stato fatto precetto di partirsi da questo dominio et hieri mattina fu per questo in
collegio col ambasciator d' Inghilterra. La notte circa le sei hore fu strangolato in prigione et la
mattina nell'alba è stato appeso alle forche in piazza co' piedi in su et poi la sera sepelito in S. Gio
vanni et Pauolo. II suo cameriero che fu con lui carcerato et che li ha fatto la spia è stato subilo
liberato con darli bona somma di denari et il beneficio di doi bandi.... ,.
7 maggio. * Essendosi doluta acremente la Contessa di Rondel per l' imputatione datali del
Foscarini et essendo dama della qualità che è et principalissima del regno d' Inghilterra, e parso bene
alla Republica di darli la sodisfattone che V. A. intendera dalle congionte scritture et oltre di ciò il
giorno dell'Ascensione a Murano con occasione di certe regate li ha fatto un solenne banchetto : cose tutte
che fanno credere maggiormente quello che si è detto, ma che si voglia coprire con queste apparenze ,.
13 agosto ' Fra poco parte la Contessa di Rondel alla volta d' Inghilterra, e questo fa credere
che habbia hauto parte nel caso del Foscarini ,.
68 CAPITOLO TERZO

Degli onori resile dal duca Ferdinando, nel suo passaggio per Mantova,
toccammo teste: e a propria volta anche il marito, ammiratore delle
fabbriche mantovane, chiese ed ottenne, verso il medesimo tempo, un
disegno completo del palazzo del Te.
"
L' Ece.mo S. Co. d'Arrondel Gran Mariscial d' Inghilterra (veniva
scritto il 18-22 luglio 1623 da Milano al gran cancelliere Striggi) de-
sideraria poter haver il modello del Palazzo del S.™° S. Duca di Man
tova detto del Tei, ma vorre' che fusse fatto con ogni puntualità e per
mano di persona inteligente e che mostrasse ogni particolarità con una
distinta naratione delle cose principali vi son dentro, in materia di scul
tura e pittura, cioè in camera e sala tale vi è la tale e tal cosa, e

quando si potesse havere il modello istesso originale sopra il quale fu


fatto l'edificio saria molto più grato.
"
Desidera parimente S. E. il modello di un cortile del palazzo
di Mantova di ordine rustico fabricato non è molto tempo con la me-
dema puntualità u.

E il 9 agosto :
"
A questo sig. Agente di Lucca a chi fu lasciata
cura dalla sig.a Contessa di Rondel di procurare il modello et descrit-
tione delle fabriche A. di S. nostro S.re et sborsar il denaro bisogne
vole ho detto quello che V. S. Ill.™ mi scrive in questo proposito.
Rende le dovute gratie all' A. S. della pronta dispositone di compia
cere alla sodetta S.™ et priega inoltre V. S. Ill.™ quando non si trovi
ancor presso S. A. fatto il modello di dette fabriche.... restar servita
d'intendere qual sarebbe la pretensione dell'Architetto di S. A. per far
detti modelli et descrittione, conforme la nota che già rimessi a V. S. u (').
Ve
gli

Sotto auspici dell' Arundel dell'ambasciatore britannico


e

nezia officiosità tra' reali


d'

Inghilterra Gonzaga ridivennero


le

espan
e
i

sive.... et pour cause: vendita della galleria era per compiersi;


la


capisce facilmente perchè delle insinuanti lettere scritte duca


al
si

il
e

27 agosto, 17-24 settembre, dispacci sulla trama infernale che


fu

ordita danno dell' infelice


a

Foscarini, omai riconosciuto innocente. Nel dispaccio del 24 sett. Battami annuncia:
il
fu

Hieri Inghilterra per licentiarsi da


in in
"

la

Contessa Rondel con l'ambasciatore


di

d'

Collegio
S. S.t* dovendo breve partirsi alla volta della sua patria ,. Cfr. RAWDON BROWN, L'Archivio
di Venezia con riguardo speciale alla storia inglese, Venezia, 1865, p. 124; e ROMANIN, Storia
doc. Venezia, VII, 184 sgg.
di

(I) Leti, del residente mantovano G. Matteo Parodio, a cui Arundel s'era rivolto col tramite
l'

dell'agente lucchese.
LA VENDITA DELLA CALLERIA 69

Vincenzo li dall'ambasciatore Isaac Wake (') e dalla regina Enrichetta


Maria, moglie di Carlo I (2).

Eran degli abilissimi accorgimenti, per secondare l'opera scaltra


del Nys, che s'accingeva di tutta lena ad effettuare il suo intento: spo
gliare, a buon mercato, la reggia de' Gonzaga!
Molt'anni innanzi (nel 1529) standosi per vendere in Italia una

scelta biblioteca il Molza aveva scongiurato il card. Ercole a compe


"
rare que' libri, per impedire che così nobile tesoro u uscisse d'Italia
"
in compagnia di tanti altri grandissimi danni et nostra vergogna. Questo
dico perchè non li pigliando V. S. I. sono per andare in Inghilterra,
il che tolga Iddio vivente il Card, di Mantova u (lett. 29 aprile) :

prova importante, cotesta, che a batter certe vie avevano i codici e i

cimeli d'arte della penisola imparato già allora. Si fosse o no il car


dinale Ercole arreso all'esortazione del Molza di salvare il decoro ita
liano, non avrà certo mai immaginato che la decadenza della sua casa
dovesse, in meno d'un secolo, coinvolgerla nello scandalo di quelle ven
dite pregiudizievoli al patrimonio nazionale....
La lettera con cui Daniele Nys riallacciò le pratiche interrotte
dalla morte del duca Ferdinando è del 14 novembre 1626 (3). Il suo

incaricato di prendere in nota i quadri vendibili, il pittore Filippo Use-

gren, arrivò a Mantova sulla fine di gennaio dell'anno successivo (4):

(1) Lett. d'Isaac Wake, Venezia, 5 aprile 1627, al duca Vincenzo II:
' Dalla lettera di V. A. e la cortese visita del sig. Parma suo residente, comprendo che vive
in V. A. quell' affetto amorevole con il quale la Corona d' Inghilterra e la Ser.ma Casa Gonzaga
hanno per lo passato cordialmente corrisposto insieme : e si come posso assicurare l'A. V. del reci
proco e sincero amore del Re mio Signore, cosi conformandomi anch' io all'ottima volontà di S. M.
dopo avere rese all'A. V. riumilissime grazie de l' honor che m' ha fatto, me le offerisco pronto in
ogni occorrenza per servirla in tutto quello che si degnerà di comandarmi. Dio prosperi la persona
di V. A. alla quale auguro ogni colmo di felicità, ecc. ,.

(2) Monsieur mon cousin. Les asseurances que vous nous aves donnees de vostre affection tant
hereditaire que particuliere par le Marquis Pompee Strozzi nous ont este si agreables que vous ne
pouves doubter d'une correspondence de nostre part aussi sincere et cordiale que vous scauries de-
sirer. Ce que nous amplifierions icy par les raisons qui nous y obligent, si nous n'eussions discount
asses particulierement sur ce subjet avec le dict Marquis vostre ambassadeur, auquel nous nous re-
mettons, prians dieu vous vouloir tousiours avoir en sa saincte garde.

Donne a Londres ce 29 de aoust 1627.


Vostre bien affectionnée Cousine
HENRIETTE MARIE.
(3) Documenti II.
li,

(4) Documenti lett. 28 gennaio 1627.


70 CAPITOLO TERZO

e la costui missione venne subito risaputa a Venezia, per modo che


l'ex-tesoriere Niccolò Avellani credè doveroso da parte sua, come sol
lecito della fama di casa Gonzaga, mettere in guardia la cancellerìa
ducale, perchè o si frastornasse assolutamente la vendita o si impedisse
la diffusione di voci oltraggiose all'onore del Principe (').
"
Il Nys garantiva quanto a sè che sarebbe ogni cosa tenuta se
creta u e che se indiscrezioni partite da Mantova avessero fatto trape
"
lare alcunchè, avrebbe ben egli smorzato u le chiacchiere col dire che

nulla s'era potuto concludere (2).

gli
Purtroppo non abbiamo in archivio elenchi originali su cui
vendita de' quadri (3): fino certo
fu

stipulata ma un
la

punto sup

a
inventario generale dell'eredità del duca Ferdinando, che pe'

di
plisce
l'

pinti cominciato 1627, certamente


fu

compilare proprio nel gennaio


a

col mal nascosto farne delle trattative iniziate (4).


di

proposito base

la
inventario dirsi fondo inedito, benchè dal
in

Questo può pubblicato


D'Arco: per semplice ragione ch'egli, mal servito da copisti fretto
la

losi, tralasciò moltissimi numeri, ommise costantemente indicazioni

le
sulle cornici, che pur erano un elemento non irrilevante della stima fatta
di

ciascun quadro (potendo anzi presumersi che talvolta cornice sfar

la
zosa venisse valutata più della tela); infine l'inventario D'Arco
e

è
cosparso continuamente errori ridevoli, che alterano addirittura
di

il
soggetto del quadro ne rendono impossibile l'identificazione.
e

Quanti de' dipinti esso elencati furono alienati Nys? Tutti


in

al

no, senza dubbio: che non poteva decentemente denudarsi affatto

di la
reggia, nè alienare certi ritratti domestici quadri raffiguranti fasti
o

casa Gonzaga.
Lo Striggi sbraitava più tardi (5) che, malgrado vendita all'In
la

di

straricca
di

corte Mantova era pur


di

ghilterra, tele
la

sempre
e
II, II.

(1) Docc. lett. 20 febbraio 1627.

(2) Docc. lett. marzo 1627.


6

wu
*

(3) Anche Sainsbury scrìve (p. 332): unfortunately do not nnd this catalogue;
it
il

no doubt delivered to Charles ,. Non se ne trova traccia nella grande collezione degli Siate 'Paperi
I

dove pur sono elencate riassunte lettere del Nys. Probabilmente potranno ripescare questi
le

si
e

ottobre 1629, dell' amb.


II.

elenchi nel carteggio del Richelieu (cfr. Documenti lett. giugno,


2

6
gli

francese Parigi riuscirono però infruttuose.


di

Venezia). Le mie richieste presso Archivi Nazionali


a

Cfr. D'ARCO, Arti


II,

(4) Documenti artefici, 153 sgg.


e
l.
II,

(5) Docc. lett. settembre 1627.


8
LA VENDITA DELLA GALLERIA 71

marmi; ma ad onta di cotal postuma apologia, fatta per tacitare le


violente censure, onde venne accolto in tutt' Italia l'annuncio della ma

laugurata cessione, può ritenersi come accertato che il meglio della col
lezione mantovana fosse precisamente divenuto preda dell'abile mercante

cosmopolita, spalleggiato da Niccola Lanier, musico di S. M., mandato


giada Carlo I nel 1625 in Italia per procacciarvi scelte pitture (').
La prima lista de' quadri profferti al Nys occupava tre fogli di
carta (2), eppure il prezzo richiesto non arrivava alla cifra tonda di
ventimila ducatoni (3) ! Seguirono altre liste, la seconda delle quali com
prendeva la Madonna raffaellesca de' Canossa, una Madonna di An
drea del Sarto, il S. Girolamo di Giulio Romano, i dodici Cesari del
Vecellio; e i ducatoni domandati non erano che ventisettemila!... In
breve con tutte quelle squisite cose di cui il Nys svaligiava la corte
di Mantova per dotarne l'inglese, non si riusciva a mettere insieme
molto più di sessantaduemila ducatoni, accettando le stesse richieste dei
venditori: prova lampante che per quanto si fossero rialzati i prezzi in
fondo restavan sempre come base del contratto le stime dell'inventario
generale del 1627, dove il valore assegnato a una tela di artista so

vrano non superava mai d'ordinario i 100-150-200 scudi di Mantova


da sei lire l'uno.
Sembra comico, se non fosse rattristante, udire di fronte a sì mo
deste pretese le proteste del Nys: che le sue offerte erano addirittura
magnifiche; che egli si lasciava trascinare alla rovina dal soverchio
amore per la pittura ; ed altre consimili scaltrite malizie di acquirente (4).

(1) Sul Lanier cfr. NOÉL-SAINSBURY, p. 320.


II, Il,

(2) Docc. leti. 24 aprile 1627.

(3) Docc. lett. cit. 24 aprile. Secondo una grida del 14 giugno 1627 ducatene era va
il

lutato L. 10 Mantova, scudo L. 6,5.


di

lo

grano era allora carissimo, tantoche Annibale Gon


Il

zaga scriveva da Mantova seti. 1627 all'ambasciator mantovano Venezia:


in
8
1

Farò
la

diligenza per formento che durarono fatica ad havere per trentaquattro lire
gli il

il

saccho ,. 28 luglio aveva annunciato:


E

già
il
*

Mando due para seta giala et costano L. 26


le

di

calcette da donna
di

paio. formento
Il
il

qua vale L, 33 né molto bello et minor prezzo. bellissimo poi vende L. 35, onde
si
è

Il
è
il

stimarci meglio ch' Ella provedesse costà....


si
"

Brazza cinque cenciaIo nero a L. brazzo importa L. 20, che sono ducatoni d'argento ,.
4

2
il

Questi dati dimostrano anche più evidentemente qual basso prezzo fossero stimati venduti
a

quadri
in

un anno
di

semi-carestia
1
i

II,

(4) Docc. lett. aprile, 14 maggio, 13 giugno, 10 luglio 1627.


3
72 CAPITOLO TERZO

Era un artista consumato, e a buon diritto scriveva poi in Inghil


"
terra (0 vantandosi d'aver usato ogni artificio u ed essere stato oltre

ogni speranza assistito dalla fortuna, o, com'egli asseriva nel suo gergo

pietista, dall'aiuto divino. Il cielo l'aveva realmente favorito col metterlo


a contatto di cortigiani, sitibondi di danaro, e facili a seguire le sapienti
mosse del Nys. l] quale tentò dapprima di guadagnare sulla moneta,

accettando le cifre dello Striggi, salvo la differenza ch'egli avrebbe vo


luto convertire in scudi di Mantova i ducatoni che importava

la
(il
quattro lire per visto che tirchieria
di

sua

la
perdita ducatone): poi,
l'affare, invocò un

di
mandar monte

la
di

minacciava sospensione

mese abbondante, a
per.... meditare sulla grande imprudenza che propen
deva commettere, per troppo amore alla pittura.
a

Dopo lunghe contestazioni tra sua borsa suo cuore d'ar

la

il
e
tista, concluse che sarebbe partito per Mantova, per trattar sopra
perchè con viva voce
fu

la

sua, seppe

la
luogo: mossa astutissima
e

sbaragliare ultime resistenze dello Striggi degli altri consiglieri


le

e
ducali.
Lo Striggi aveva esibito Nys sua casa per esser più ad agio
al

la

nelle trattative ma furbo mercante declinò quell'onore, per non dare


il
:

nell'occhio, ne provocare mormorazioni de' cittadini (2).


le

sospetti
e
i

Stette diciassette giorni Mantova concluse non solo l'avviato


a

negozio; ma ne intavolò un secondo, pel quale nominò suoi procura


tori due ufficiali della corte gonzaghesca 0) manifesto indizio della co
;

di
storo sfacciata connivenza col mercante inglese. l'uno
E

capisce
si

essi, G. Cesare Zavarelli, appaltatore generale de' dazi Mantova, van


di

col Duca: smaniava mettersi


di

tava crediti coperto, poco


al

vistosi
e
gli

de' quadri,
di

distruggere galleria pur rimpinguare


la

importava
i

propri forzieri.
non po
di

Pare che da' consueti mali


lo

Striggi, assalito gotta,

tutte contrattazioni svoltesi Mantova o ne fosse


le

tesse assistere
a
a

parte alla fissazione


in

da' suoi emuli tagliato fuori forse ciò nocque


e
;

definitiva del prezzo, che sarebbe d'alcun poco avvantaggiato per


si

(1) Docc. II. lett. 12 maggio 1628.


(2) Docc. kit. 24 luglio 1627.
II. II.

(3) Docc. kit. 30 amasio 1627.


LA VENDITA DELLA GALLERIA 73

l'abilità del gran cancelliere, com'egli almeno pretendeva nelle sue auto
apologie (1).
Certo è che il duca Vincenzo lI non aveva volontà propria, e

si lasciò rimorchiare da' funesti consiglieri: pago soltanto d'aver prov


veduto illusoriamente alla sua dignità col raccomandare due cose sopra
tutto — che il più geloso mistero circondasse la vendita, e che le pit
ture andassero davvero all'estero.... e tanto lontano da non aversene

mai più notizia in Italia.


Era così ignoto allora ogni sentimento di solidarietà nazionale nella
serva e divisa penisola, che l'unico rammarico, provato dalla corte di
Mantova per lo sfacelo della galleria, proveniva dall'ansiosa preoccupa
zione che il Nys avesse potuto giocare un brutto tiro a' Gonzaga : sotto

pretesto cioè di comperare pel Re d'Inghilterra, avesse destinato i quadri

vendutigli o al Duca di Parma o al Granduca di Toscana, o ad altro


principe italiano (2).

Questo pericolo fatto balenare a Vincenzo II


gli
incuteva un ter
rore, una rabbia indicibili: non v'ha descrizione più eloquente della
e

Duca, quanto 22-29 1627,


di

in
microcefalia esso lettere settembre
le

cui un fidato cortigiano narrava una sua visita alla Ser.m■ Altezza, sog

giornante nella paradisiaca villa Maderno Garda 0).


di

sul

Quell'onesto affezionato servitore, un tal Diego Crestino, ebbe


e

II,

parlar franco Vincenzo che rimase


di

allibito
al

coraggio sen
a
il

Nella
di

tirsi zimbello tutt' Italia vendita


la

per de' quadri. sua povera


cozzano idee confuse sul modo mal fatto:
di

domanda
al

testa riparare
sarebbe possibile un'operazione
di

se prestito per ricuperar pitture;


le
gli

chiede anzitutto se odiati Farnese siano


di

sottomano reali acqui


i

renti che Nys con sleale simulazione avrebbe servito.... poi ripiomba
il

nella sua nullità, nella sua decrepitezza precoce, soffermandosi parlare


a

cui infatuato. La vuole ad ogni costo


di

d'una nana, vedano servitori


è

procurargli quel balocco umano, viva forza


di

dovesse magari rapirla


si

!
II. II,

(1) Docc. lett. cit. sett. 1627.


8

(2) Docc. lett. 21, 22, 29 settembre.

(3) Sulla villa Maderno cfr. VOLTA, III, 220: Vincenzo —


la

fece nel 1603


di

per cercar
I

■a' atmosfera più confacente alla mal ferma salute — costruire dal Viani, spendendovi centomila
scudi d'oro giardini, caccie, ecc. Delle delizie Maderno ha
in

di

palazzo, stampa una pianta


si

del 1659, disegnata dal fiammingo Francesco Geffels, architetto del palazzo Sordi.
74 CAPITOLO TERZO

gli
Non occorreva dunque molto per tacitar scrupoli d'un Duca
siffatto: datagli l'assicurazione formale che sospetti concepiti sul Nys

i
erano infondati che quadri spediti già segretissimamente nel settembre

i
1627 Murano, alla villa del Nys ('), avrebbero veleggiato fra breve

a
Gran Brettagna, donde non sarebbero mai più per uscire; Vin
la
per

Si
cenzo subito l'animo sdraiò soddisfatto nelle

in
mise pace. più
II
sibaritiche Maderno

di

in
delizie accarezzando gioie parte riscattate

le
:
Verona; annusando odori squisiti mandatigli regalo, sopra mer

gli

in
a

cato, dal Nys (2) solo per un ultimo scrupolo artistico impose che

e
;
facessero almeno copie de' quadri più belli venduti. Partiti per
le
si

sempre dodici Cesari tizianeschi, doveva se non altro una esempla-


i

gli
zione purchessia sostituirli, per ingannare credenzoni indiscreti.

e
i
Ordinò che mandasse uno de' pittori corte Venezia

di
tal uopo
si
a

:
ma Nys rispose con grande gentilezza che v'erano de' buoni artisti
il
là,

anche sulla confezione delle copie avrebbe vigilato egli stesso 0).
e

L'astuto abbondava cortesie conforti alle


in

in
negoziatore saggi

:
ciancie del volgo esclamava doversi opporre indifferenza suprema;

il
vento avrebbe presto disperse. Meglio tornava conto (ei soggiungeva)
le

occuparsi del secondo contratto abbozzato, pel quale alla prima ven

dita sarebbero seguiti, sulla via marmi, cammei, ed


d'

Inghilterra,
e

e
altre pitture.... tra cui Trionfi del Mantegna, ostinatamente contesi sin
i

Si

allora dal duca Vincenzo. sa bene: Nys garantiva, con solenni


il

scongiuri, scrupoloso segreto generosità ne' prezzi (4).


e

Frattanto però Vincenzo venne morte (25 dicembre


II

1627)
a

con lui cessò anche l'ultimo ritegno nel disperdere quattro venti
a'
e

ricchezze della galleria. La scomparsa, senza eredi diretti, dell'ultimo


le

Duca della linea principale gonzaghesca addensò sul mantovano un tur


bine così furioso, che nuovo principe, Carlo Nevers, non ebbe
di
il

più libertà mezzi difesa. Se Vincenzo aveva


di

scelta nei propria


II
a

recalcitrato vendere Trionfi, pe' quali aveva fatto costrurre apposta


a

due sale superbe, che sarebbero rimaste spoglie del loro precipuo or-
II, II, II. II,

(1) Docc. leti. settembre 1627.


4

(2) Docc. lett. 20 settembre 1627.

(3) Docc. lett. ottobre 1627.


2

lett. 30 ottobre,
6,

(4) Docc. 20 novembre, dicembre 1627: nella qual ultima lettera e


4

accluso l'elenco de' marmi de' quadri contrattazione.


in
e
LA VENDITA DELLA GALLERIA 75

namento ('), Carlo di Nevers assillato dal bisogno di denaro per sal
vare la vacillante corona, non esitò un momento a sacrificare e il gran
dioso ciclo delle composizioni mantegnesche, e cammei, e marmi.... tra
cui i Cupidi dormenti di Prassitele e di Michelangelo! (2).

Il Nys non si lasciò naturalmente sfuggire l'occasione per quest'ul


tima colossale retata al miglior prezzo possibile, sfruttando le strettezze
finanziarie del neo-Duca e i cresciuti pericoli della situazione politica.
di gli

Quanto più vedeva agenti mantovani accostarglisi ossequiosi per

ri
pigliare trattative vendita, tanto più Nys mostrava freddo
le

si
il

e
concludere secondo negozio:
di

svogliato torceva naso su' cammei


il

il
non trovandoli abbastanza belli; furia stiracchiare

di
combinò l'ac
e
a

quisto per diecimilacinquecento sterline, promettendo bontà sua copie

le
de' trionfi, proprie spese, un regalo alla principessa Maria nuora
a

del Nevers, ed altre bazzecole (3).


Poi giubilante del colpo riuscito scriveva a Londra che — come
un paio del Sanzio del Correggio, nel
di

quadri primo acquisto, va


e

levano da soli quant'egli aveva tutto — così,


di

confronto

al
pagato
de' marmi, strappati per un Mantova,
di

duca
al

di
pezzo pane

le
raccolte nell'intera Inghilterra potevan riguardarsi
i

statue bagattelle (4).

M
Pure Nys non potè lungo gioire del suo trionfo: rampollarono
il

anzi per lui dalla seconda compera, che completò great mantuan
la
"

collection innumerevoli guai, fallimento discredito inseparabile


il
il

y,
e

dall'insolvenza.
Alle lettere che narrano l'odissea delle sue disgrazie v'è poco o
di

nulla da aggiungere (5) bastando solo chiarire che quel po' po' scia
:

causato dalla lentezza allora inevitabile nelle comunicazioni,


fu

gure
e

dall'inconsideratezza con cui Nys credè licenziarsi all'acquisto, senza


di
il

aver interpellato suo augusto committente. La prima compera era


il

stata cioè pienamente approvata da re Carlo col tramite del Lanier


I,

(ospite per molti mesi nella stessa casa del Nys), col plauso del-
e
II, II, II,

(1) Docc. lett. febbraio 1629 n. 231 dell'Inventario.


2

(2) Docc. lett. settembre 1626.


8

(3) Docc. lett. settembre 1628 cit. lett.


la

febbraio 1629.
9

2
e

(4) Lett. cit. febbraio 1629. -


2
II,

2,

(5) Docc. lett. febbraio 1629, memoriale re Carlo


9

I.
76 CAPITOLO TERZO

l'ambasciatore Wake: quindi a suo tempo il Nys ebbe regolare rim


borso de' fondi anticipati. Ma per la compera de' Trionfi mantegneschi
e de' marmi il mercante agì di suo capo, nella certezza di fare un bel

gli
colpo che avrebbe procurato mille doppi favore sovrano: senza

il
a
avere perciò nè l'autorizzazione preventiva del Re, neppure l'assistenza

e
personale del Lanier, che già con un paio de' quadri più delicati del
Correggio s'era, per via de' Grigioni, restituito Londra, dopo aver

la

a
ben disposto carico delle altre pitture imbarcate nave Mar

"
sulla

gherita 0). il
u

Nys temendo che per un malaugurato ritardo della corrispon


Il

denza con Londra potessero scappargli mano del Man-

di
capolavori

i
Mantova, cui dire stendevano avi
di

statue su già suo


le

tegna
e

a
Francia (2);

di
damente Granduca Toscana

di di

la
mani Regina
le

il

e
arditamente decisione concludere contratto,
la

sotto pro

la
prese

il
pria esclusiva responsabilità personale.
Fu rovina. Neanche Carlo riposava sur un letto
la

sua

I,
questa

gli
di

rose; l'assassinio del suo favorito Duca faceva già

di
Buckingam
sentire anzi acerbissime della corona regale; 10,500 sterline,
le

spine

e
non erano
di

con giunta delle


la

spese trasporto (3), esigua somma

neanche per lui. Quando Nys tirò su Londra le ordinarie tratte, con
il

certezza che sarebbero pagate, non contemplava


la

nemmen per sogno


gli

l'ipotesi che cambiali tornerebbero insoddisfatte Venezia. Per


le

a
tra Londra Venezia, Roth-
fu

anni circa Burlamacchi


vi

tra

(il
tre
il
e

Nys, questo palleggiamento


di

schild
di

que' tempi) cheques inesi


e
il


gli

gibili: Nys scongiurava che risparmiasse l'onta d'un falli


si
il

mento; vantavasi d'aver reso un grande, disinteressato servigio Re


al

ch' egli da abile mercante


d'
d'

Inghilterra, procacciandogli tesori arte


di

avrebbe potuto rivendere con ingente guadagno alla Regina Francia


o Richelieu W; Londra lasciavano sbraitare
lo
al

ma sua posta,
a

senza soccorrerlo, l'ineluttabile avvenne.


e
li,

(1) Duce. lett. 12 maggio 1628.


/;

febbraio 1629. Cfr. Appendice pratiche successive del Nys stessa,


le

(2) Lett. cit. per


2

II,

col card. Richelieu con Francia, v. lettere dell'amb. francese Venezia. (Docc.
di
la

Regina
a
e

giugno, ottobre 1629).


2

Nys indica 10,500 sterline, equivalenti 50 mila ducati.


in

(3) prezzo
a
Il II

il

NOÉL-SAINSBURY, p. 334, pubblica delle istruzioni del Nys un suo agente, inviata
a

(4)
a Londra per reclamare pagamento nelle quali detto that might have had from the Quee»-
'
è
il

I
LA VENDITA DELLA GALLERIA 77

Il Nys nel giugno 1631, oberato di debiti, invocò la moratoria


(com'oggi diremmo) : aprì a' creditori la sua casa perchè si pagassero
con quanto aveva di meglio (').
Fu allora, secondo almeno quant'egli afferma nella lettera del 13

giugno, che rovistando la sua abitazione si sarebbe avverata una delle


sorprese più strane.... e meno credibili. Dimenticate (?!) nella casa del
Nys sarebbero state allora scoperte delle pitture squisite di Tiziano,
Raffaello e i due Cupidi di Michelangelo e Prassitele, con altri marmi
di gran valore, ch'egli prometteva di mandare a S. M. Carlo I, alla
prima occasione propizia.
E mai verosimile una storiella siffatta? Nessuno può sensatamente

gli
Il Nys aveva tempestato con del Duca Man

di
supporlo. ufficiali
Cupidi, dimenticati delle spedizioni del 1628:
in
tova per avere una
i

s'era rifiutato persino ultimare pagamenti, cogliendo appunto pretesto


a

da quell' inesattezza nella consegna delle statue contrattate (2) non

e
;
gli

ammissibile che spedendo Londra oggetti della seconda com


è

pera dimenticasse addirittura


le

gemme.
Più alla verità più ragionevole ogni caso,
in

consentaneo

il
è
e

in

supporre che subodorando difficoltà opposizioni, cui avrebbe


le

le
e

urtato Londra, avesse voluto riserbarsi una scelta prelibata di capo


a

lavori, che l'avrebbero alla peggio aiutato recuperare buona parte del
a

danaro sborsato Duca Mantova.


di
al

Come finissero suoi guai non sappiamo una supplica sua dispe
i

rata del 1635 circa Carlo mostra sbalzato Londra


lo

re ce
a

a
I

male reclamante ancora invano


in

assai arnese, reintegrazione dei


la
e

suoi capitali con danni Per giovare


al

interessi. regio tesoro e.... se


a
e

stesso, suggeriva mezzi più idonei per far denaro: viceversa, sembra
i

che corte Mantova ancora qualche residuo credito


la

di

di

vantasse
a

sua volta col Nys, dacché nel 1639 officiava l'ambasciatore inglese a
Venezia (3) per ottenere un'indennità dal mercante fallito fuggiasco.
e

Mother 50,000 dollars, equal lo L. 15,000 for them, besides all the expenses, which Sig. Burla-
by

machi, now Amsterdam, was advised agent for Card. Richelieu ,. Ciò non col
in

Sig. Lopez,
lima però affatto con
le

lettere cit. dell'ambasciatore francese Venezia!


a
II, II,

(1) Docc. lett. 13 giugno 1631.


8,

(2) Docc. leti. 25, 26, 27 settembre, 14 ottobre, 15 novembre 1626, 28 febbraio,
10 marzo 1629.
II,

(3) Docc. lett. aprile 1639.


2
78 CAPITOLO TERZO

La vendita della gallerìa mantovana ebbe dunque esito disastroso


per tutti: pel mediatore, che trovò la débàcle finanziaria, dove aveva
sperato o lauto profitto o immenso favore regale; — per la corte de'
Gonzaga che col denaro racimolato in que' contratti pagò appena i de
biti più pressanti ('); — per Carlo I, a cui il mecenatismo artistico
attirò maggior odio dalla fierezza puritana de' sudditi.
Giovò almeno agli interessi dell'arte la vendita? Il quesito è de'

più curiosi a risolvere, ove si pensi che l'ultimo sfacelo della gallerìa
mantovana, avvenuto tra' rumori della guerra, a cuor leggero affrontata
da Carlo di Nevers (2), precedette di due anni appena il sacco di Man
tova. Si entra quindi nel campo sconfinato e mal certo delle congetture
a voler decidere che cosa sarebbe avvenuto se la galleria fosse caduta,
tuttora intatta, nelle mani de' vincitori ebbri di preda, di sterminio, di

sangue....
gli

Nessuno può dirlo: storici mantovani parvero affatto ignorare


vendita del 1627-28, quando asserirono, come fanno l'Amadei
la

il
e
gli

Volta (3), perdute tra orrori del '30 tante belle cose che già ave

vano preso volo per Inghilterra.


il

l'

narrare l'Amadei che

n
Comico ad es. l'udir l'Aldringen nello
è

staccar dalle pareti soffitti più rare pitture esistenti nella rinoma
le
e

tissima biblioteca ducale, asportò undeci ritratti de' romani imperatori


dipinti sulla tavola dal famoso Tiziano.... ma duodecimo non poten
il

dosi agevolmente cavar fuori dalla sua nicchia murata


fu

alquanto sfre
l'ho veduto fino miei tempi (4) conservavasi per
io

giato guasto,
e
a
e

rarità indi fatto accurata


fu

reliquia originale, ma appunto per sua


la

mente levar fuori dal conte D. Carlo Stampa, mentr'era amministra


tore Mantova austriaco Carlo VI
di

per l'imperadore seco portollo


e

partendo l'anno 737


in

(5).
1

u
II,

0) Docc. lett. 14 ottobre 1628.


Giulio Mazzarino, da Bologna gennaio 1630, che assai
di

(2) Importantissima una lettera


8

saviamente esortava neo-Duca a evitare consiglio del grande diplomatico.... allora


la

guerra
in
1
II
il
fu

erba non purtroppo ascoltato.


(3) VOLTA, Compendio. IV, 105; AMADEI, Cronica di M., ms. nell'Arch. Gonzaga, III, 271.
Mantova, mori
di

(4) L'Amadei vissuto alla corte dell'ultimo Duca 15 febbraio 1755.


fu il

passo che sussegue nel racconto dell' Amadei


"

(5) Interessante e
in

quest' occasione ma
il

libri tutti scelti, quali alla rinfusa cacciati


di

nomessa anco biblioteca ripiena molti sacchi ed


in
la

publico incanto piazza per due scudi sacco.


in

invogli furon venduti


al

In

questi libri eranvi due


il
LA VENDITA DELLA GALLERIA 79

I dodici Cesari erano precisamente compresi nella prima vendita


fatta al Nys : l'Aldringen e lo Stampa poteron dunque gloriarsi nel 1 630

e nel 1737 d'aver semplicemente dimostrato la propria ignoranza col


prendere per originali le copie eseguite a Venezia de' dipinti tizianeschi,
"
messe negli appartamenti ducali, nella galleria de' libri ,„ come dice
l'inventario del 1665, per gettar polvere negli occhi a' visitatori italiani
e stranieri.

In complesso, perciò, considerati i vandalismi perpetrati dall' Al-


dringen e sozi (') si potrebbe applaudire, ne' riguardi dell'arte, alla pre

volumi delle opere di S. Agostino, scritti di suo pugno sul papiro.... Portati a Milano dal compra
tore venderonsi diece milla reali ,. Cfr poi LANZON1,
Un famoso cimelio gonzaghesco, Bergamo, 1901,
per quanto riguarda il superbo onice del Museo di Brunswick, rubato nel sacco dalla grotta d' Isa
bella d' Este. Questa dovè essere allora leucramente distrutta dalla furia de' barbari imperversanti
nella collezione di cristalli, di medaglie, di gemme, ecc. Francesco Nerli scrìveva più tardi (Miinster,
24 agosto 1646) d'aver riferito alla Duchessa di Longavilla le sue impressioni di testimonio oculare
del sacco : ' passò ad interrogarmi de danni patiti nel sacho et discendendo a molti particolari, mas
sime delle richezze, come di tanti christalli che v' erano, pitture et gioie, sopra che havendo io
hauto pur tropo campo di discorere come testimonio di veduta potei, ecc. ,. La Duchessa chiese il
ritratto del Duca " per farsene far copia dal pittore medesimo di cui il s.r Duca suo si serve, che e
pittore del1i ambasciadorì olandesi che I' hanno condotto seco per volere li retratti di tutti li am
basciatori del Congresso... „.
In una lettera successiva (Parigi,
14 febbraio 1649) lo stesso Nerli narra d'esser stato egual
mente interrogato dalla Regina di Francia " de cristalli de quali gl'ho reso conto così de vasi princi
pali come delle rotture di essi dalla M. S. amirato et compatito : poi m' ha domandato di quel sacho,
dove era Madama S.m*, ecc. ,.
Si comprende come dopo tante manomissioni della Grotta non restasse di meglio che portar
via anche i superbi soffitti, la porta di G. Cristoforo Romano, ecc. e adattar tutto alla meglio nei
nuovi locali del Paradiso, ov'oggi s' ammiran quelle ultime reliquie dell' appartamento a pianterreno
d' Isabella I

(1) Il quadro di Lorenzo Costa, rappresentante il trionfo di Francesco Gonzaga, è conservato


nel castello del Principe Clary a Teplitz (VENTURI, Galleria Crespi, p. 72): e proviene certo
dall'eredità dell' Aldringen. Costui ebbe solenni rabbuffi dall' Imperatore per le sue crudelta ed estor
sioni : Eleonora Gonzaga premeva sul marito perchè fossero rintracciate e restituite " almeno le cose
più pretiose B: ma tutti i capitani imperiali interpellati rispondevano invariabilmente che non trova
vano niente I Così ci apprende una lettera del 21 nov. 1630, del Vescovo di Mantova, Vincenzo
Agnelli, mandato ad hoc in corte cesarea. Il suo carteggio è interessantissimo per la storia del sacco
e delle sue conseguenze. Tra le lettere da Vienna del 1631 ve n'ha una, pure, bellissima, di Gia
como Antonio Pico, che n a nome di Mantova , espose in una supplica commovente lo stato orrì
bile della città, già fiorente di 40 m. abitanti, ed ora ridotta a meno di 6 mila * et anco questi
nascosti chi qua, chi là (nè queste sono hiperboli) per non poter resistere alle gravi et impossibili
contributionil... ,. Di grande importanza storica è la lettera che l'imperatrice Eleonora scrìveva di
tutto suo pugno a conforto della nipote:

A Maria
Ill.m* et ecc.au S.1a nipote et figlia mia amat.nu. Oggi a otto ricevetti una di V. E. nella quale
si lamenta ch' io non li habia risposto ad alcune sue scrittemi doppo l'entrata de l'arme cesaree in
80 CAPITOLO TERZO

cedente vendita della gallerìa gonzaghesca, se questa anche in Inghilterra,


dopo la tragica fine di Carlo I, non avesse subito vicende poco più fauste
delle presumibili conseguenze del sacco del 1630.
E da premettere che secondo un antico catalogo delle collezioni
di Carlo I catalogo Bathoe, che or ora citeremo) molti quadri ar

(il

n
rivarono da Mantova assolutamente rovinati utterly ruined and spoiled M,

delle cornici, contenenti mercurio restauratori

"
causa quicksilver
a

„.

I
fecero resto....
il

più insigne de' capolavori mantovani — Trionfi di Cesare


Il

i
del Mantegna furono così guasti da uno scellerato ristauro del Laguerre,
che oggi Law Court costretto

di
nel suo catalogo Hampton

ri
il

a
conoscerli BL. ('). Cesari tizianeschi, venduti per
"

very dilapidated

I
trentamila lire all'ambasciatore spagnuolo, nell'asta pubblica della colle
zione Carlo Madrid, dove tutti non
di

in
emigraron perirono

si
I,

incendio dell'Alcazar che molte tele,

E
sa quale (2). probabile specie
lascive, molti marmi

di
distrutte da' puritani 1649:
le

fossero nel

e
quadri mantovani Carlo valse per operare de' cambi non se n'ha
si

e
I

più alcuna notizia, cominciando da' due Cupidi Pras-

di
Michelangelo

e
sitele, su' quali forse tuttora discutere con poco profitto,
si

seguita
a

traccia Italia,
in

vuol cercare

la
perchè ne senza tener
la

se presente
loro emigrazione
in

Inghilterra.

Mantova. Ora questo primo ponto, con assicurarla ch' non ho usato tale mal termine
io

rispondo
a

verso mia amatissima sig.ra figlia, che amore certo m' tale, benchè questi rumori
in
la

non
in
è

habia hauto fortuna poterglielo dimostrare come era mio desiderio, poichè nel principio
di

quando
tenevo buone occasione non mi volsero fidare nè credere mie lettere, ne ultimo poi non sa
si

l'

pevo come governarmi per non esser indovina scoprendo animi altrui. Dio sia lodato, perciò non
li

ho mai perduto nè perderò amore alla E. V. quale sa Dio quanto da me vieti compatita et
la
l'

quello ch' faccio per lei et travaglio sentito. Mi rallegro però che pacce sia conclusa se bene
io

la
il

questa nostra casa et di ciò ne rìngratiano come loro


di

con qualche puocho


di

perdita francesi
i

proiettori, che se alla prima facceva mio modo non saria stata
la

quarta parte, però meglio


si

è
a

pacce come spero che sarà da qui avanti. Non


di di

cedere qualche cosa et vivere tralascio far


in

il

possibile acciò resti contenta con restitutione almeno parte delle gioie et altre cosse levate cassa
in

come più intieramente intenderà da D. Diodato lui mi rimetto per non haver più tempo
si al

quale
a

scrivere, come ancora sopra senso che qua hauto per insolentie usate da soldati ne' mo
le
di

è
il

nasteri et dame che V. E. S.ia tardi et mi


di

mi scrive. Scusami grazia, nipote, l'ora perchè


è

cena. Dio guardi come prego, ch'


io

aspettano l'abraccio con tutto core.


la

lo
a

il

Di Ratisbona, 14 ottobre 1630. Di V. E. aff.n™ zia et madre che l'ama


di
li

Eleonora.
(1) LAW, The Royal Gallery of Hampton Court illustrated, London, 1898, p. 276.
(2) PHILLIPS, The 'Picture Gallery of Charles nel Portfolio del gennaio 1896, p. 99.
I
FASTI GONZAGHESCHI
del TINTORETTO.

GlANFRANCESCO GONZAGA, CREATO MARCHESE DALL'IMPERATORE SIGISMONDO

(1433).

Vittoria navale di Ludovico Gonzaga contro i veneziani


(1439).
FASTI GONZAGHESCHI
del TINTORETTO.

Federico Gonzaga libera Lugano


(1478).

Battaglia di Fornovo
(1495).
LA VENDITA DELLA GALLERIA 81

Resta appena una fioca speranza che talune opere siano come

seppellite ne' castelli signorili d' Inghilterra difficilmente accessibili : e la

supposizione può trovar conforto nel fatto che di tanto in tanto, quando
men lo si aspetta, fa capolino nelle esposizioni londinesi d'arte o....
nelle botteghe de' mercanti d'antichità qualche quadro d'indubbia orìgine
mantovana. Tale ad es. è il caso del ritratto tizianesco d'Isabella d'Este,
ora appartenente alla collezione Goldschmidt: ricomparso, per curiosa
coincidenza, in Inghilterra poco dopo che era venuto alla luce il ritratto
di Federico Gonzaga, giovinetto, dipinto dal Francia (').
Ingenti ad ogni modo sono le perdite : a riscontro delle quali può
"
solo computarsi il bel numero di tele della great mantuan collection u

che rimangono tuttora ad Hampton Court, elencate già nel catalogo di


Bathoe (2) ed ora ne' lavori del Law e del Phillips. Del solo Giulio
Romano e del Fetti se ne conservano una ventina....
Altre tele, disseminate a' quattro venti, splendono nella loro im
mortale bellezza o alla National Gallefy di Londra, o al Louvre di
Parigi, o all'Eremitaggio di Pietroburgo, o al Prado di Madrid, o ai
Musei Imperiali di Vienna 0).... e ben ci spiegano quanto dovessero i
mantovani, dopo il 1630, rimpiangerne la perdita, nell'erronea credenza
che tutte fossero state rapite o distrutte da' saccheggiatori alemanni.
Molti servitori fedeli di casa Gonzaga tentarono anzi, ne' primi
anni successivi a tanta catastrofe, di seguir l'orme de' ladri, e di riscat-

( 1) Cf r . lo studio su' ritratti d' Isabella d' Erte.


(2) Catalogue of King Charles the first'* Collection edited by George Vertute and publishcd
in London by W. Bathoe, 1757. Mi professo gratissimo alla cortesia squisita del conte Franco
Venier, che spese parte del suo soggiorno a Londra per trascrìvermi dal Catalogo (librariamente ir
gli

reperìbile) del Bathoe tutte le indicazioni relative a quadri mantovani. (Cfr. estratti che ne do
n. Ili de' Documenti).
di

Bathoe tratto da un ras.


di

catalogo Van der Doort (conservatore


al

Il

esistente nella Bodleiana d'Oxford


di

delle collezioni Carlo sulla sua importanza danno preziosi


I)

ragguagli l'opuscolo (del Roussel) La Petite Sainte-Famille de Raphael, Parigi, 1892; Phil
e
il

lips, p. 51.
(3) Rinunziando fare dell' erudizione a buon mercato, mi son dispensato nell' inventario
di
a

accennare quali siano quadri più celebri della collezione mantovana, conservati tuttora, che Law
di il
i

o nelle opere loro designano. La Deposizione Tiziano, An


di

Phillips
la

Madonna con l'angelo


il

drea del Sarto, morte della Vergine Michelangelo da Caravaggio,


di
la

Cristo morto del Man-


il

fatiche Ercole del Reni, Mercurio che insegna a Cupido del Correggio ed
d'
le

tegna (in iscorcio),


altre tele famose siffatte son note ogni persona mezzanamente colta, che ha viste almen ripro
le
a

dotte. Ho invece abbondato nella documentazione, intercalando all' inventario tutti que' dati impor
tanti che posson desumere da fonti archivistiche su' vari acquisti quadri, o su' rapporti tra
di
si

pittori Gonzaga.
e
i
82 CAPITOLO TERZO

tare qualche reliquia venduta a viI prezzo da' devastatori ; ma, com'era

naturale, i risultati furono assai sconfortanti, e ne' carteggi d'archivio in


contriamo appena cinque o sei lettere, annunziano' qualche felice ricu
pero, od esprimenti la speranza di ottenerne di maggiori.
L'abate don Paolo Maghenzani avvisava ad es. da Monticelli,
"

gli
17 ottobre 1 63 1 : Nel pasagio che hanno fatto Allemani per Cre
mona hanno lasciato presi nella galaria V. A. Mi

S.
di
mappamondi

li
sono capitati nelle mani et conosciuti che erano della Ser.™ Casa....
subito presi et gli ho mandati V. A. S....
li

a
u.

Da Como un Gio. Antonio Lucino annunziava 18 nov. 1631

il
Carlo Nevers
di
a

Ser.mo Signore,

di
Nel ritorno dell'esercito ali emano di Mantova un ufEtiale quella natione ha
certa persona da me conosciuta alquanto discosta qua un quadro

di
venduto et
a

con sopra un Christo croce et doi Angioli con calici


in

puris

di
lato, tutto

li

il
a
simo oro, et detto Christo et Angioli dicesi essere assai coperti o intreciati o come
diamanti qualche decine migliaia de scudi:
di

di

di
conci valore
di

siano finissimi
et perchè s'intende essere delli predati nel Ducal Palazzo V. A. S. Mantova,

di

in
forsi anche delli nobili addobamenti de Ser.™ Duchi suoi antecessori, però a me
parso particolar debito dame parte V. A. che quando pensa sia cosa sua
il
io è

A.
gli

haverlo,

fu
S.

verò da et darò tema per massime che comprato per


il

V. A.

af
vil prezzo che proprio Gradisca intanto

S.
tanto meraviglia. buon

il
è

fetto, ecc.

Un Marco Dardani da Brescia assicurava (lett. settembre


4

1634)
trovarsi colà mobili, arazzi, scrittoi, baldacchino, ecc. che parevan levati
"

furtivamente dal convogio dell' Aldringher verso Trento u.

ladro era stato, quanto vede, un po' saccheggiato sua volta.


si
Il

a
a

Da Bergamo nel 1635 Ottavio Brembato riferiva 14 marzo:


il

Milano Cav. Tasso mio cugino l'acclusa lettera


S.
"

stato scritto da
al
È

V. A. materia de dieci quadri che s'attro-


in

che invio Ser.™ (manca)


a

Francesco quella città. Questi sono


S.
di

di

di

vano nel convento quelli


V. A. Mantova et dicono esser
di

nel sacco
di

furono levati dalla galleria


de più belli. Ho stimato mio debito darne subito aviso all' A. V. acciò

possa farli ricuperare col scrivere a11'Em.mo Card, governatore.... u.

Ma non che cosa dieci quadri


ef

sa fossero ne se venissero
si

fettivamente ricuperati. Infine nel 1640 saltò fuori Roma un ritratto


a

del Pourbus, che dicevasi proveniente dalla galleria saccheggiata dieci


LA VENDITA DELLA GALLERIA 83

anni innanzi (lett. da Roma, 12 maggio, di G. B. Tarabuzzi alla prin


cipessa reggente Maria, figlia di Margherita di Savoia) :
i .... Il S.r Ga
sparo Morroni rappresenta a V. A. sicome le pitture e ritratti lasciati
da suo zio a S. Carlo del Corso hoggi stanno per vendersi in adem
pimento de legati, onde essendo fra quelli un ritratto in piedi della
Ser.""1 Infante madre di V. A. di mano di Gio. (sic) Purbes tanto
bello che più non si può dire, già nel sacco furato a cotesta Galleria
e portato qua; e parendogli che stasse molto bene alle mani de V. A.
glielo fa sapere acciò volendolo comprare glie ne faccia far motto, che
il S.r Vincenzo Roseo poi come ufficiale in d.u chiesa di S. Carlo le
ne farebbe fare ogni possibile diligenza per il buon mercato. Veramente
il S.r Gasparo dice che il ritratto valerebbe da 200 di questi scudi,
ma credo le possa essere dato per 50 u....

Se queste velleità di ricupero a poco o nulla approdarono in fondo,


più fruttuosi furono i tentativi de' nuovi Duchi, della linea di Nevers, di ri
stabilire via via il lusso grandioso della corte, anche ne' riflessi dell'arte : e

con nuovi acquisti medicar le ferite insanabili delle vendite e del sacco.
Carlo I cercò di avere alla sua corte Guido Reni ('): ma l'ar
tista non voleva staccarsi da Bologna, e il Duca indi a poco morì, af
franto dalle ambasce dell'infelice suo regno.
Più intenso divenne il movimento artistico a Mantova, passata la
metà del Seicento. Molte commissioni ebbero da Carlo II il Guercino
e il Sustermann (2): presero stabile soggiorno alla sua corte il fiammingo
Daniele Vandyck, confuso dal D'Arco col celebre Antonio 0), e il

' Ho parlato col S.r Guido Reni, acciò


(1) Enea Magnanini da Bologna 31 agosto 1636;
voglia servire V. A. S.ma di farli una pala d'altare, quale mi ha promesso servirla con ogni esqui
sitezza et solecitudine.E però necessario che V. A. li facci mandare le misure.... quanto al venir
sin a Mantova s'è scusato sopra le molte occupationi ,. — Molti anni dopo, pure da Bologna un
Bartolommeo Bonaccorsi scriveva al Duca di Mantova (3 die. 1648): " II sig. Aiutante Masini ser
vitore dell'A. S. ha veduto due quadri di pitture, uno d'Anibale C'arrazzi, e l'altro di Guido Reni :
sono confidati a me per giorni 15 in tutto, essendo 1'uno e l'altro in vendita ; il picciolo di dette
pitture è un S. Sebastiano del Reni con tre figurine picciole che apena si vedono, intendo essere
delle migliori, assolutamente, pitture che babbi fatto il Reni.... Vogliono per prezzo.... doble d' oro
30 per pezzo.... ,.

(2) Pel Guercino, cfr. n. 236 dell' Inventario. Pel Sustermann, cfr. BERTOLOTTI, Artiati, p. 67.
(3) Non v'ha dubbio per me che molte opere del Vendico, elencate nell'Inventario del 1665,
e dal D'Arco ascritte nell' indice ad Antonio, siano di Daniele ; che era buon pittore di fiori, di
ammali. Di lui si conservano molte lettere nell'Arch. Gonzaga, allusive appunto a' lavori che veniva
compiendo per Carlo II.
84 CAPITOLO TERZO

genovese G. Benedetto Castiglione. Entrambi furono adoperati nel pro


curare anche acquisti di quadri: e il Castiglione, fiancheggiato dal fra
tello Salvatore, macchinò addirittura di spogliare la superba sua patria
a profitto di Mantova. La galleria di casa Imperiale fu salvata a stento
da un divieto del governo genovese, che impose di rispettare i vincoli
fidecomessari (').
Per opera de' Castiglione e di D. Vandyck, statue e quadri di
Raffaello, di Paolo Veronese, del Caravaggio furono comperati a Ve
nezia, Milano, riportando a Mantova un lembo del pristino splendore.
L' inventario della galleria, compilato nel 1 665, ci attesta, soprattutto
nella Favorita, la esistenza d'una sequela d' opere d'arte invidiabili : le

quali, con l'andar del tempo, avrebbero realmente potuto, come enfa
ticamente promettevano i Castiglione, ricostituire nella reggia mantovana
uno de' centri più luminosi d' Italia. ,
Ma era purtroppo l'ingannevole guizzo della lampada che si spe

gne : Ferdinando Carlo, ultimo duca, provocò con bestiale incoscienza (2)

la procella che doveva sommergerlo, condurlo alla fuga, alla morte scon
gli

solata in esilio. L'uragano rombava già sul capo: corte

la
sua

si
e
trastulli balli, commedie....
in

di

di

di

baloccava cene,

Ferdinando rifugiandosi nel Veneto trasse seco meglio della sua


il
di

680 altri
B

buona mano buoni pittori


di

galleria 242 quadri


e

;
:

u
non tanto buoni come sodetti locuzione ado
la

per usare
"

quadri
li

u,

tutti mobili S. A.

S.
di

perata nell'officiale elenco della corte


di
"

comando mandati Venezia l'anno


di

di

Mantova che suo sono


si

707 (3).
1

(1) Appendice L; cfr. leti. marzo 1664.


2

(2) L'Amadei, Cronica, IV, 500, racconta come spettatore immediato mi rammento ancora
'
:

me medesimo cui proruppe Duca allorquando


di

in

con ribrezzo collera


di

di

quell'enfatico trasporto
di il

trovandosi camera del march. Ascanio Andreasi mio padrone mi comandò


in

dovergli leggere
e

tradurre nostra lingua (il trattato che sua avversa fortuna


in

lo

bestemmiò
la

spossessava):... chi
e

avevalo consigliato partito delle due Corone: ma non era più tempo
di

prender querelarsene.
a

il

quel momento inviato Francia, sig. per calmarlo nelle sue smanie,
in in

di

di

Sovraggiunse Cergy,
l'

assicurandolo nome del suo Re che avrebbelo assistito con una grossissima pensione, valevole
al

decoroso mantenimento lui tutta sua corte poi disse che nella pace generale
di

di

la

avrebbe
lo
e

e
;

fatto mettere tutti stati.... con totale risarcimento de' danni patiti1
in

di

possesso
i

(3) Codice D'Arco, n. 102, dell' Arch. Gonzaga. dati questo elenco anonimo, ma desunto
di
I

senza dubbio dall' Inventario generale della corte, coincidono con una nota officiale delle robbe
"

dell'ex-Duca che trovasi nella serie H, VII,


di

Mantova Appendice L).


I.

(Cfr.
LA VENDITA DELLA GALLERIA 85

Oltre quel migliaio quasi di quadri asportati dall'esule Duca, pa


recchie tele rimasero affidate in Mantova a congiunti o cortigiani del

(ci
Principe: per es. dice medesimo elenco) S.r Marchese Claudio

al
"
il
20 giugno 1707

gli
sono dati

in
Gonzaga li se deposito.... tre quadri
grandi, uno solevatione

di
Mantova contro

la
rappresenta Passarino
Bonacolsi, opera del Mantegna molto logorata dal tempo. Li altri due (')
rappresentano altre istorie, assai logori, fatti da un veronese con ma

le
S.
niere del Mantegna. Stimati dal Calabro tutti tre doppie due
cento (2).
u

celebre
al

ascritto

la
quadro Mantegna (3) tela, posseduta
Il

è
cui Morone ha con tanta vigoria rappre
in

ora dalla galleria Crespi


il
:

guerra civile del 1328 che sull'ecatombe de'


di

sentato quell'episodio
debellati rivali fondò l'incontrastato dominio de' Gonzaga per 380 anni.
Al fiacco ed imbelle Ferdinando Carlo, che non aveva saputo cader
da sovrano con l'armi pugno, doveva riuscir incresciosa
in

vista d'un

la
quadro, cui eran legati così forti gloriosi ricordi della sua casa.
e
a

Meglio perciò relegar tra' ciarpami quella pittura di malaugurio, dagli


auspici sinistri: che non seco condurla sulla via d'un esilio senza spe
ranza. Quali conforti invero sorridere Duca, ricco
al

di
potevano figli
naturali ma destituito legittimi eredi costretto quindi sentir spento,
di

a
:

con l'avita energia, anche l'avvenire della sua razza?


in

se,

La morte Ferdinando Carlo Padova


di in

benigna tolse presto


("}"

luglio 708) alle acerbe amarezze, alle inani illusioni principe


5

spodestato. La sua eredità sempre vistosa (aveva seco, secondo l'Amadei,


500 cavalli dall'Au
fu

non meno da molteplici


di

contesa aspiranti
!)

che l'aveva spogliato, dalla sterile vedova, dalle sorelle sposate


in

stria

Francia, Germania, da figli naturali (comprese tre


in

di

una serqua
da una folla insomma
di

monache), accapigliantisi eredi.

Di simile grandezza ,, aggiunge questo punto nota officiale delle robbe ,, cit. qui sopra.
*
la
'

(1)
a

(2) Cfr. D'ARCO, Aiti


lI,

artefici, 186, ov'è pubblicata perizia, fatta da' pittori Canti


la
e

Calabro, della galleria Ferdinando Carlo. vale


di

L'atto non datato quindi del 706 circa


1
e

e
è

a stabilire quali fossero quadri migliori asportati dall' ultimo duca Gonzaga.
i

(3) V'era allora una grande facilita p. es. nella nota


di

attribuire
al

Mantegna opere dubbie


e
;

officiale delle robbe in


"

Ferdinando Carlo troviamo questa annotazione finale assai discutibile:


di

'

principali camere ed anticamere


le

tutte corte rimasero quadri che formano fregio alle stesse,


di

li

dodeci de quali mano del Mantegna (?), compagni, con cornice stretta adorata furono levati dalla
di

camera principale castello et hora servono per soprausci negli appartamenti ducali ,.
di
86 CAPITOLO TERZO

La lite svoltasi davanti alla Quarantia Criminale di Venezia fu


presto risolta a favore del Duca di Lorena, nato dalla figliuola dell'im
"

gli
di tutti

ef
peratrice Eleonora Gonzaga, dichiarato erede necessario
fetti esistenti Venezia (').

in
Padova

u
Così un fato malefico perseguiva Gonzaga, condannando emi

a
i
grare oltremonti anche ultime reliquie della loro infranta grandezza,

le
del loro improvvido fasto.

(1) L'Amadei annovera (IV, 514) oltre

*
ricche suppellettili un peculio che fu detto am

le
montare 22 m. doppie. D'ogni cosa Senato fece fare solenne inventario ,. Per
di

più quale
a

il

il
cfr. Appendice cit.
L
DOCUMENTI
I.

L'inventario de9 quadri nel 1627

Il duca Ferdinando lasciò il patrimonio in tali disastrose condizioni che


il successore Vincenzo II deliberò (mandato del 15 novembre 1626) di ac
cettare n Theredità del S.mo fratello che sia in cielo con il beneficio di legge
et inventario n. A compilar questo, n con tutta la diligenza et integrità che
si conviene n deputò i più alti funzionari di corte, co' relativi n notari e sti
matori n. L'inventario incominciato subito nel dicembre 1626 richiese molti
mesi di assiduo lavoro : occupa dodici fitti fascicoli ; il 3.° e il 4.° dedicati
alla galleria de' quadri vengono qui testualmente riprodotti (con la sola ag
giunta dei numeri progressivi, per opportunità di ricerca).

Die Martis 12 Januarij 1627.

Nel logion serato che guarda nel giardino altre volte de bussi.

1. Undeci quadri dipinti con 1' aritrati dell' Imperatori antichi fatti di mano di Ti
tano incornisati con cornici guarnite d'oro, stimati scuti, da L. 6 l'uno, mille
e cento, L. 6600.
L'ambasciatoremantovanoB. Agnello scrivevada Venezia 10 agosto1538 al duca Federico: Ho parlato
"
con m. Titiano de li quadridelti Imperatori,qual m'ha rispostofinhoraesserstatooccupatoin far un quadronella
saladel granConsiglio{battagliadi Cadore), ma ch'orache l'ha finitoattenderàall'Imperatori et che senzaalcun
fallo veniràcon essia trovarV. Ex. a meggioil meseproximo". Gli Undici Cesarifuronoriccamente pagatidal
duca Federico,tantochePompeoPedemonterintuzzando le pretesesmodatedi altriartistiosservavail 7 luglio 1587
"
non doversicostoroparagonaicol Vecellio. Intesi una voltache gli Imperatorifatti da Ticiano l'eccellenzadel
S.r Duca Federico... gli detteuna gran summadi denari. Ma V. S. mi dira fora: egli pagòla reputatone,ma
foraiche no, per ciò che per la eccellentiae dottrinasua fu l'inventoreessoTiciano dalle testein fuoriperchèle
tolsedalle medaglie, benchèancoraIi ci vuole buona intelligentia.Pagò ancheper quanto intesia Antonio da
"
Correggiocerti puochiquadricol maritarglidue figliole,ecc. Nei mandatide'Gonzagasi trovache anchemal-
"
t'armi dopo la mortedi Federico, veniva pagatoun assegnoannuo di 25 ducati et hoc pro pensionequam
" "
D. PomponiusfiliusD. Ticiani Vecellii tenetursolvere (pel suo beneficio di Medole): quod beneficiumlll.mus
quondamDux... promisitdicto D. Ticiano in retributionem quarundarum
"
tabularumin quibuspinxeratimmagines
degli Imperatori.Notissimele copiede' Dodici Cesarifatteda B. Campì(Phillips, p. 99). MassimilianoII mandò
" "
nel 1572 egualmente a copiarliil suopittoreGiovanni de Monte (lett. 26 nov,,pubbl.dal Davari nei Jahrbuch
dei Musei viennesidel 1895). A sua voltail duca Guglielmo nel 1574, incaricò Fermo Ghisoni di esemplare
quei dipinti tizianeschi,per farne donoa un potenteministrospagnolo,com'èdettoin quest'ordine di pagamento
"
del 29 marzo: Magn.co D. Thesoreredella cameraducale,pagatea me Fermopittorescudi dogentoe ottanta
d'oro in oro per il pretiodi duodici ritratti dei duodici Imperatoriet quattroaltri ritratti dell'istoriadi Psiche,
fata"a olio, per lui vendutia S. E. Ill.ma, li quali quellaha mandatoa donar,in Spagnaal signorAntonio Perez,
segretario della C.a maesta ". In un testamento di Camillo Capilupi del 1603è rammentata fra altreopered'arte
"
la seriedei Xll Cesari,cavatida quelli che S. A. tiene in Castello de mano de Titiano et per le manidi
m. Theodoro(Ghisi) ''.
Cfr. n. 88 degliestrattidal catalogoBathoe(Doc. IH).
90 DOCUMENTI

2. Un altro quadro simile con figura d'un Imperatore di mano di Giulio Romano,
incornisato come li sopradeti, stimato scuti cento, L. 600.
Pei le opere<£Giulio Romanoeh. i no. 27-31. 38. 40, 43. 48. 56, 57, 76 del cat Bathoe.

3. Un quadro con sopra dipinto Venere et Cupido che dorme et un Satiro con
un ornamento frigiato d'oro stimato scuti 150, L. 900.
Cfr. n. 36 cat. Bathoe: e i nn. 17, 18. 37, 81 per altreoperedel Correggiovendutea Carlo I.

4. Un quadro con una Madonna con un puttino in braccio, un Angelo, con San
Giovanni, dipinto di mano di Andrea del Sarto, stimato scuti 150, L. 900.
Cfr. per Andrea i nn. 33, 41 del cat. Bathoe.

5. Un quadro con una Madonna et un puttino in braccio, un padre di famiglia


ritrato con l'effige de suoi figlioli, di mano di Titiano, stimato scuti 60, L. 360.
6. Un quadro con sopra un S. Geronimo che a sedere sta contemplando, con la
cornice, di mano di Giulio Romano, stimato scuti 100, I_. 600.
7. Un quadro con sopra dipinto una Lucretia romana di mano di Titiano, con
cornice di violino, stimato scuti 60, L. 360
Pairebbe il n. 1 del catalogoBathoe.Cfr. per altreoperedel Vecellio i nn. 23-26. 39, 87, 91, 92.

8. Un quadro con sopra una Madona, S. Elisabetta, S. Giovanni et N. S. con ornamento


freggiato d'oro, di mano di Rafaele d'Urbino, stimato scuti 200, L. 1200.
Come si può vederedallelett.del Nvì, 27 marzo,3 aprile1627, le Madonnedi Raffaellovendutefurondue:
" " " "
una grande e una piccola — la Madonna de' Canossao della Perla e la Petite Satntefamillc del
Routtel. Senzaaddentrarcinellecompii .te questionisollevatedal Roussel,eccoi documentirelativi all' acquisto
della Madonnade' Canossa,oggi a Madrid, ma assaideprezzata(PHILLIPS, p. 78 ; cfr. n. 35 cat. Bathoe):
// Duca Vincenzo a Mario Bevilacqua, 28 marzo 1592:
Se V. S. si contenterà di farmisaperela qualità delle coseche si trovanonello studio del S.r Conte Giro
lamoCanossabaveropensierodi attendercivolendoi partitiche me si offeriranno.Pregolainoltread informarsidi
certepitturedi Raffaello,Titiano et altri che intendoesserein manocosti degli heredid' un certomons.Zancho
et avisarmeneche mi farà cosa gratissima.

// Duca Vincenzo al s.or Conte Qaleazio Canossa,


Mantova,li 5 di feb-lfcW.
Mi è statodi grancontentola .isolutionefattada V. S. di darmiil quadrodella Madonna (I) et lo studio
quali veramente moltodesideravo,onde ne la ringratioquantodebbo,et perchemai sonoper lasciarmivincerein
cortesiasi per questosi anco per la grata memoriaqual tengodella servitùdi V. S. et del devotoaffettomostrato
di lungamanodalla casadi Lei a me et alla casa mia, le dico che anchele faccio liberodono d*uno feudo in
Monferratocon titolodi Marchesato,restandoche se venghia suo piacerealla caubonedella scrittura,et intanto
vogliochequestamia servaperautenticoprivilegioet per investitura formaleda essereda mespeditiad ogni richiesta
di V. S. in buonaformaet intantome le raccomando.
(Minuta).
— Al medesimo,dello stessogiorno;

Mando il Morino eshibitoredi questaa levaril quadrodella Madonnaet il studio.Sarà V. S. contentadi


consegnarglieli,
dovendoegli havercura di accomodarbeneogni cosaet di condurliqua, con averea notaresul
inventariotuttoche li saràconsegnato a quantodico a V. S. in l'altramia. Qui finisco
et per il restorimettendomi
raccomandandomele.

// Conle Canosznal Duca Vincenzo;


S.mo mio S.re et Pad.ne Col.mo,
Siccomeio saròsempreprontodi spenderla vitail sangueet la roba in serviciodi V. A. S. et perellecione
et per voluntàet ora per obligo comesuditoet vassallo,cosi puòesserpiò che sicurach' io ho sentitosommocon
tentoin haversuperatotuttele difficultàche vertiviuionel negociodel quadro da l'A. Sua desiderato, et hors
per il Morino gl'invio insiemeeoa la statuadi bronzo. Piacia a Dio ch'io possi incontrareoccasioneonde possi
ancoin effettomostrarlequantoio le viva ser.reoblig.mo,et percheio non mi conoscomeritartantodalla gratia
et benignitàdell'A. S. S. in navermivolutograciaredi cosihonorataricompensa,
facendomi liberodonodi un feudo

(1) Si vedala riproduzionedatanedal MUNTZ. Raphael, Parigi, 1886. p. 530.


l'inventario de quadri nel 1627 91

nel suoflato di Monferratocum tittulodi Marchese,attribuiròil tuttoalla Magnanamitàet liberalitadi un tanto


pcencipeversoun suo ob.moet devot.mos.re.... Io sarò a Mantoa per la fine di questo per riceverl'investitura
comel'A. S. S.ma m' invita; intantoanderòmandandole il ressiduodel studio,comenelTinventario....
Di Verona 8 febb.° 1604. GALEAZZO CANOSSA.
// Canossoal Duca.
Per il Morino invio a V. A. S. buonapartedelle robbedel studio, et in particolarele pitture, nelle quali
piacciaa Dio vi sia cosa di suo gusto.Porta anco le medaglie,delle quali se bene V. A. S. non ne a gusto,
tuttaviasia più che sicurache è tutta robba fiorita,et forsecon tempogli potrianoessercare. Il residuodel studio
saràin prontoad ogni voleredell'A. S....
Verona 16 feb.o 1604. GALEAZZO CANOSSA.
// Canossaal segretarioducale, 16 febbr.
Il Ser.moS.r Duca a giornipassatimi ricercòvolerlocompiacere di certa Madonna anticadi casanostra
della qualepiù volte ne abbiamorifiutatomigliaiade scudi.... Et se beneera fidecommissa....ho fattosi con
"
miei fratelliche glie l' ò mandataa donare". Dà ora il studio d'antichitàet pitturee marmidella f. m. del
S.r mio padrequale è stimatosei in 7 m. scudi ". Spera d'avereper feudoun
"
loco di qualchesuo gusto".
Il decretocon cui Vincenzo concedevaa GaleazzoCanossail feudodi Caglianonel Monferrato,col titolodi
Marchese,ha la data " Mantuae,pridie nonasmarni 1604 ". L'originale è possedutotuttoradalla famigliaCa
nossa: mentrenon lo si trovatrascrittotra' decretidell'Arch. Gonzaga.

Qualche annoinnanziavrebbeil duca Vincenzo volutoacquistareanchela Madonna,attribuitaa Raffaello.


dell'Accademiadi S. Luca: ma le pratichecondottedall'agente Lelio Arrigoni Ce cui lettereriproduciamo) an
daronoa vuoto.
'Roma, 24 marzo 1601. "
Gionto che fui in Roma mandaisubitoa dimandarm. Pietro Facchettiet gli
significaiil desideriodi S. A. circa al far acquistodi pittuiesingolariet di quadridi perfettamanoet massime
d nnominiantichi,et il pregaicaldamente per servigiodell'A. S. a volerbaverequestonegozioa petto.Mi disse
egli che non navrebbemancato,si come non ha fattonavendovedute alcunecosedel S.r CardinaleSfondrato,
dellequali non è restatoa pienosodisfatto,non estimandoleegli di quella eccellenzache vengonoreputateda
ma, soggiongendomi
S. S. 11I. in questopropositoche non bisognanaverfrettama star su l' aviso,et non lasciarsi
intendereche si vaddanocercandopittureper servinodi S. A. perchele gentiterrebbero alto il mercato....".
"
7 aprile. M. Pietro Facchettiha due quadriin postaper servitiodi S. A., l'uno de quali è di mano di
Raffaeled' Urbino, donatoda lui alla Congregazione de' pittori,che è la più bella cosache sia in Roma et in
conseguenza in tutta Europain questogenere.Et che ciò sia veron'addimandanoIO m. scudiet V. S. non stij
a riderepercherealmente la cosasta cosi. Del quale essom. Pietro ne ha offertoloro mille, essendola cosain se
stessaprecio» in manierache avanzaogni credenza,et che nelle mani di S. A. valefebbeogni tesoro.Il dissegno
di essosarà annessoa questamia, che cosi m' è statopromesso da m. Pietro, et è un ritratto che fa San Luca
della Vergine gloriosissima. L'altro quadroè d' incertoautorema di buona manoet non indegnodella galena di
S. A. et la pittura è una Madalenaportatain cielo dagli Angeli che fannoun bel groppodi figure: et questo
senzafallo havereiio comperatoper l'A. S. quandonon fossestatoin asseet difficileda transportarsi ma in tela,
poichèla spesadi essosaràintornoalfa'40 scudidi Roma. Se l'A. S. continueràin questoardentedesideriodi
volerepittureinquisiteet di raraeccellenzasaràella necessitata a fardue cose: l' una di fidarsidel giuditioet della
fedeltàdel Facchettiet l'altra di rimetterein manode qualchemercanteuna sommaragguardevole ".
"
28 aprile. Ho compratoil quadrod' incertoAutore che miè costatoquatordicidobleet speroche l'A. S.
ne debbarestarsodisfattissimo poi che vienegiudicatoda personeintelligentissime per buonoe meritevoledi stare
in qualsivoglialuogo. Di quell'altroquadrodi Rafaelenon so ciò che si faremosi perchela Compagniade Pittori
sta moltosu le alte, nè si lasciaa pienointenderedi volerlovendere,oltre che comedono fatto a quellaChiesa
da Rafaelenon so se si fosseper ottenerelicenzadi levarlodi là per mandarloa Mantova, si anco perchenab
biamoritrovatoche il quadroha patitomoltoper certahumiditàcagionatada un muronuovo pressoal qualesta
posto,che ha fattocurvarl'assisoprale quali sta la pitturaconnon pocaoffesadellavista. Quanto poi al restante
la pitturaè stupendissima nè vi si può opponerecosaalcuna,che cosi affermanoquestivalent'huominidell' arte;
ma'l trattaredi spenderein essamille et più scudiè anco un granpasso,nè io ardireid'entrarein questaspesa,
se non con un espressacommissione dell'A. S. alla quale si compiaceràdi significarquantole scrivoin questo
particolare".
"
5 maggio. Scrissiper l'ordinario passatoa V. S. ch' io havevacomperatoper quatordicidoble il quadro
d' incertoAutore che da alcuni vienegiudicatoper operadi Pirin del Vago, et di più le significaiil difettoche
havevatrovatonel quadrodi Rafaele(I) et la difficoltàche havrebbepotutooccorrereper l'estranonedi essonon

"
(I) La rispostadel Duca è tra le minutecon la data del 18 maggio. Quando il difettoscopertonel quadrodi
Rafaele non sia in luogonobileet sostanbale et sia tenutocomedite corrigibue,potreteattendereal contrattoinsinoal-
l'ordinechegiàvi nabbiamo dato et intantoiiavremoa caro che ci mandiateun dissegnodi manodel Facchettidi quella
partediffettosaper saperprecisamente il luogoet qualità del diffetto,il qualequandofosserilevantelevaretemano dalla
compredasin tantoche havemovedutoil dissegno".
92 DOCUMENTI

solodal luogodovesta, ma di Roma, la qualedifficoltavienetotalmente levata dalli pittori, che pretendono di


essereassolutipadronidel quadroe di poternefare le loro voglie.Hora io staròaspettando l'ordinedi S. A. che
quantoa quelloche in questapartepossaesseredi mio gustonon mi so deliberares' riavessicaro di essercoman
datoche lo dovessicomperare overoabbandonaril contratto,perchèda una parteson combattuto dalla bellezzaet
eccellenzadella pitturache mi fa inclinareall'acquistodi essaper l'adornamento chene riceverebbe la Galleria di
S. A., anzi la cluà di Mantova. Dall'altraparte poi vengorimossoda così fatto desiderioet dall'altezzadel
prezzo,che mi pareuna gran cosae dal patimentoche ha fattoil quadro,ma vengache ordinesi vogliadall'A.
S. che il tuttosaraeseguitoda me prontissimamente. Se V. S. potesse far havereal S.r Oratio mio fratellole 14

gli
dobleinsiemecon altri denarispesida me per servinodi S. A" ne restereiobbliga ti&simos comefarò ancorse

ì
Ella procuraràche S. A. rimettadanari Roma ancoper far acquisti pitture,quandol'A. S. continoviin

in

di
questidesiderii,et prema volerarricchii sua Galena ".

in

di
coserare

la
"
26 maggio. Mando a V. S. disegnodel quadro Raffaelecolli segnidelle spaccature,che sono in

di
il
esso, quali da vicino veggonopiù che non fannoquestisegni,ma da lontanomeno, nè toccano faccia

la
le

si

si
d'alcunafigura".
"
Altra del 26 maggio. .... questimille scudi non sarannoguardati,non pur tocchifin che non sia stabi
contrattodel quadro Raffaele,che quandopur l'A. S. deliberi volerlonon terminaràancocosì

di


lito

si

si
il

a farecon una moltitudine pittori,che partecipano del poetaet conseguenza quel furore

di

in

di
presto,riavendosi
dal qua!nasce loro operatione, et fra se stessipoco d'accordo volersiprivaredel quadro, che

in

la
cosaan
la


darà a mesi".
"
giugno. Mandai disegnodel quadro Raffaele colli segnidelle spaccature,che sono esso, già

di

in
9

il

quindici sono mi saràcaro intenderes'ellal'havra ricevuto, comemi giovacredereperchè accomodato

fu

in
di sì
di ;

un cartoncino lattone,et con spagolegatobenissimo piego S. A. ".

al
"
26 gennaio 1602. Mandaròprestoa V. S. spesafattadelli mille scudid'oro oro che l'A. S. fece

la

in
rimetterequa per l'acquistodel quadro Rafaelleche poi non

fu
mai risoluto,acciò ch' Ella mi possafar sgra
di

vare questodebito
di

9,
8,
Cfr. per a1tr*Madonneuscitedall'officina 80 del cat. Bathoe.
di

Raffaello nn.

i
Un quadro con sopra una Venere, un Mercurio che insegna
9.

1egere Cupido,

a
con ornamento fregiato d'oro, opera mano del Correggio,
di

stimato scuti 100,


L. 600.
Un quadro con sopra Regina d'Egito, con sue dame alla ripa del fiume Nilo
la

10.
sta attendendo Moise bambino che veniva giù per detto fiume, con cornice
a

freggiata doro, opera Paolo Veronese, 80, L.


di

di

mano stimato scuti 480.


Un quadro dipintovi N. Marie
S.

croce con Giovanni, opera

S.
di di

. deposto et
le
1
1

mano Titiano, con cornice noce, stimatoscuti 50, L. 300.


di

di

la

quadri dipintovi favole, opera Giulio Romano, con cornice freggiata


di

12. Dodeci
d'oro, stimati scuti 360, L. 2160.
Dieci altri quadri dipintovi un Imperator per quadro a cavallo,
di
13. opera mano
Giulio Romano, con cornici fregiate d'oro, stimati L.
di

scuti 100, 600.

Nel coridore longo che passa da Barbara in Castello.


S.

14. Un quadro con sopra un vecchio che scherza con una dona nuda, con diversi
bambini che burlano
in

di

di
Io

capo opera Brugolo,


di

paesi, mano sti


(1
)

mata scuti 10, L. 60.


15. Un quadro grande dipintovi Venere et Adone piedi morto, a
ai

sententia
e

un cingiaro con diversi amorini, opera


di

di

morte mano Federico Zucca (2),


stimato scuti 80, L. 480.
Un quadro dipintovi N. Samaritana, opera mano del Palma Vec
S.

di
la

16. et
chio, stimato scuti 50, L. 300.

"
D'Arco stampa: che
"
(1) bailano (ballano)I
lo
Il

(2) Leggi: Zuccari, anche n. 186.


al
l'inventario de' quadri nel 1627 93

17. Un ritrato d'un giovaneto Re di Polonia, stimato scuti 2, L. 12.


18. Un ritrato d'un bambino che scherza con un sumioto, stimato scuti 2, L. 12.
19. Trei quadretti dipintovi sopra trei comedianti, stimati scuti 2, L. 12.
20. Un quadro con sopra fiori naturali, stimato scuti 2, L. 12.
21. Un ritrato d'una dama todesca sopra asse guasta, st. L. 6.
22. Un ritrato del Transilvano, st. L. 6.
23. Un quadreto con sopra un Gardinale, st. L. 6.
24. Un quadro con sopra la resuretione di N. S., L. 12.
25. Un quadro grande con sopra li fatti d'armi della casa, st. scuti 15, L. 90.
Sarà il celebrequadrodel Morone,

26. Quattro altri simili, stimati scuti 60, L. 360.


Riunendoquestonumerocol 237 si hanno, io credo,gli otto quadridi fasti gonzagheschidel Tintoretto,che
altrimentinon parrebberofigurarenell'inventano.L'esattezzadel qualeè assaidiscutibilesempre: tantoveroche
"
al n. 233 fa dipingerdal Costa i fatti del Duca Francesco''. Nulla perciòdi più verosimileche egualmente
erroneasia la designazionedel 237 e nel titoloe nella persona.

27. Un quadro con un mapa con ornamenti di legnami di pero, stimato scuti 3, L. 18.

28. Un quadro con sopra dipinto un paese con cornici tocate d'oro, stimato scuti 3,
L. 18.
29. Un quadro dipintovi un ritrato d'una spagnola con cornice, stimato scuti 3, L. 18.

30. Un quadro con sopra dipinto un giovaneto con cornice fregiata d'oro, L. 6.
31. Un quadertino con dipinto un ritrato d'un Gardinale con cornice, L. 6.
Impossibilenaturalmenteprecisarechi fossequestoCardinale,comel' altro segnatoal n. 23. Gioveratuttavia
rammentare chenellagalleriadovevaesistereun ritrattodel Cardinald' Este, inviato al duca Guglielmonel 1580
(lett. da Padova20 agostodi certoGranata):
Li mandoun retrattodel Car. d' Este naturalissimo in tempoche haveala barba per cosa particolare
perchenon si lassa ritrarreet io in Roma lo feceritrarredal pittordi Moroneet è questol'originaleprimoet da
questosenesonocavati3, che uno ha havutoM.ma Leonora,l'altro tengoio et l'altro ha havutounasignora...
"

Die Jovis 14 Januarij 1627. Seguita il soprascritto Inventario nel sodetto corri
dore alla presenza dei soprascritti testimoni eccetto il S.r Tarabuzzi in luogo del
quale si è tolto il M. Ill. S. Giacomo Andreasi elletto dall'ill.™° Senato come nel
l'atti del S.r Pedroca.

32. Quattro quadertini con ritratto di quattro puttine incornisati, doi altri di simil
grandezza con ritratti di damme, stimati scuti 6, L. 36.
33. Trei ritrati di principesse, cioè doi dell'Infanta di Burseles et uno dell'infanta di Sa
voia et uno del Re di Scotia (1) senza mani, incornisati, stimati scuti 16, L. 96.
34. Un quadertino piciolo con l'aritrato del Duca di Bavera Alberto et uno d'una
dona scapiliata, L. 12.
35. Un ritrato d'una Madonna, L. 2.
36. Quattro quadretti con teste di ritrati, Re et Regina di Spagna et uno de una
dama et un huomo volgare, stimati tutti L. 36.
37. Doi ritrati di dame con il busto con cornici, L. 24.
38. Un quadretto con una donna et huomo nudo, L. 24.
39. Un ritrato di D. Bassano, fatto di mano di Francesco Birbes (2) con cornice,
stimato scuti 20, L. 120.

(1) Margheritadi Savoia, sposadi FrancescoV duca: e GiacomoVI.


(2) Pourbusl..
94 DOCUMENTI

40. Un quadro con dipinto un bambino in fassa, ritratto del S. D. Giacinto (1)
con cornice, L. 24.
41. Un quadro con una Madonna sentata sopra un trono di mar more in campo
d'oro con cornici adorate, L. 36.
42. Un altro quadro di simil grandezza antico con una Madonna con le mani gionte,
doi angelini, N. S. bambino nudo et un S. Gioseppe, con cornice, L. 36.
43. Un quadro grande con una Pietà, un S. Francesco et un Angelo con una torza
in mano, L. 60.
44. Un quadro grande con sopra dipinto cinque puttini della casa Guerera con cor
nici, L. 36.
45. Un quadro con sopra dipinto Adone, Venere e Cupido con cornice fregiata
d'oro opera fiamenga, L. 18.
46. Doi ritratti, uno d'una donna et uno d'un huomo incornisati di noce intersiata,
L. 60.
47. Un quadro sopra l'asse dipinto una nozza (2), copia del Brughel con cornice,
L. 36.
48. Quattro ritratti di damme, cioè doi principesse di Savoia et doi genovese con
il busto, incornisati, L. 72.
49. Un quadro grande con sopra dipinto gente che fanno sacnfitio all' idolo, con
cornici, L. 30.
50. Un quadro con il ratrato di Giulio Romano, L. 60.
5 1. Un ritrato d'un pontefice con la mitria et peviale con ornamento fregiato d'oro,
L. 24.
52. Un quadro grande con sopra N. S. menato davanti a Caifa con la turba di
giudei, con cornice fregiata d'oro, L. 72
53. Un quadro con l'istoria di Salamone quando fece sacrificio con doi bambini, L 18.
54. Un quadertino con dipinto un paese, con cornice prefilata d'oro, L. 18.
55. Un quadro con una Madonna, S. Giovanni et un bambino che scherza, con
ornamento intagliato et adorato, L. 24.
56. Un quadro con una mezza figura di S. Giacomo di Galitia, copia del Fetti, L. 24.
57. Un ritrato d'una donna con busto basso, mezza figura, et ornamento fregiato
d'oro, L. 36.
58. Un quadretto con dipinto l'istoria quando fu presentata la testa di Pompeo a

Cesare con cornice fregiata d'oro, L. 12.


59. Un quadro con sopra la conversione di S. Paolo con cornice di noce, L. 12.
60. Un quadro con N. S. et un'adultera, L. 30.
61. Un quadro con Erode et la Erodiade che presenta la testa di Giovanni, L. 30.
62. Un quadro del Mangino (3) et un altro vecchio, L. 12.
63. Un ritratto d'un soldato armato, mezza figura, con cornice, L. 24.
64. Un ritrato di Davit et la testa d'Ugolia con cornice fregiata d'oro, L. 24.
65. Un quadretto con la testa d'un santo vecchio con un puoco de busto con or
namento adorato, L. 18.

(1) Ficlio naturaledel duca Ferdinandoe di Camilla Faa.


"
(2) 11D'Arco slampa: Rozza ".
"
(3) 11D'Arco stampa: Mangano ".
l'inventario de' quadri nel 1627 95

Die sabbati 16 Januarij 1627. Seguita il sodetto inventario nel sopradetto loco.

66. Un quadro con un aritratto di Madama di Ferrara (1) vestita da vedova, con
ornamento fregiato d'oro, L. 48.
67. Un quadro dipintovi streghe in campo di paesi con ornamento di noce fregiato
d'oro, L. 48.
68. Un quadretto con una Madonna con un libro in mano con cornici di noce, L. 12.
69. Un quadretto antico con sopra dipinto la Madonna, N. S. bambino, et S. Gia
como di Galitia, L. 12.
70. Un anconetta (2) dipintovi la Madonna, il bambino, S. Giovanni et S. Fran
cesco, con ornamento adorato et la sua coperta, L. 72.
71. Un quadro dipintovi l'istoria dell'Inocenti, opera del Passarotto, L. 60.
72. Un quadretto dipintovi un S. Francesco vestito da conventuale con una corni-
cetta adorata, L. 12.
73. Un quadertino con l'historia di N. S. et l'adultera, maniera venetiana, L. 18.
74. Un quadro con l'aritrato di M."** Eleonora (3) con cornici fregiate d'oro, L. 48.
75. Un altro quadro con un paese dipintovi un strigozzo con ornamento fregiato
d'oro, L. 48.
76. Un quadretto piciolo con dipinto S. Francesco che riceve le stimate con orna
mento, L. 6.
77. Un quadro con N. S. in scurzo deposto di croce con le Marie, L. 12.
78. Doi quadri sopra l'asse chiamati i Coriolani di mano del Costa vecchio, stimati
scuti 100, L. 600.
79. Trei quadretti legati in ornamento fregiato d'oro in campo turchino, uno sopra
N. S., l'altro S. Girolamo et l'altro la Madonna con il bambino, L. 60.
80. Un quadro con sopra una damma senza brazzi et con ornamento fregiato d'oro,
L. 18.
81. Un quadretto dipintovi S. Biagio, S. Roccho et S. Sebastiano, L. 24.
82. Un quadro con un ritrato di un leutista (4), L. 6.
83. Un altro quadro antichissimo dipintovi S. Pietro e S. Paolo con ornamento, L. 24.
84. Un quadro con dipinto la Madonna di Monteserato con cornice, L. 18.
85. Un quadro con un aritrato di S. Francesco di Paola, L. 6.
86. Un quadro con sopra N. S. quando fu presentato nel tempio a S. Simeone, L. 24.
87. Un quadro con l'aritrato di S. Carlo, L. 18.
88. Un quadro con sopra dipinto S. Maddalena di mano del S. Principe di Gua
stalla (5), L. 150.

89. Un quadretto con una Madonna mezza figura con il bambino in braccio, con
cornice, L. 60.
90. Un quadro con Adone et Venere di mano di Teodoro Ghisso, L. 60.
TeodoroGhisi, n. nel 1536. mortonel 1601, si vedeannoveratotra' salariatide' duchi Guglielmo e Vin
cenzoI comecustodedel Palazzo del Te. Buon pittore,eraadoperatosoventeper ritrattie per copie. Cosi p. es.

(1) MargheritaGonzaga, vedovadell' ultimoDuca di Ferrara.


"
(2) Il D'Arco stampa: I antico ".
(3) De' Medici? o d'Austria? o Gonzaga,imperatrice?
"
(4) Il D'Arco stampa: Gesuita ".
(5) Cioè CesareGonzaga,della linea di Guastalla,principedi Molletta, amicodelle arti e pittoreegli stesso
(Litta,
Tav. IX).
96 DOCUMENTI

"
il duca Vincenzo facevascrivereil 19 ottobre 1599 all'Abate del Monasterodi S. Benedetto-Po: La S.ma
ArciduchessaMaria di Gratz quandoritornavada Loreto a casaviddein cotestasegrestia un quadrodi devotione
di mano comesi dice del già Luca da Ravenna eccell.mopittore(Luca Longbi) et ordinò a Mes.r Teodoro
pittoredi questacittà che ne facesseuna coppiacon la maggiordiligenzache fossepossibile,il che non sapendo
essoMes.r Teodorocomefarese non con longotempodi tre, o 4 mesi, et cosìcon riaverequi il d.to quadro
in sua battaper rimetterlopoi finita la coppiaal suo luogo,et riavendoegli espostociò al S.mo S. Duca qualde
siderasolameute che Madamasodettasia compiacciuta et ben servita,et per ciò m' ha ordinatoche scrivaa V.
Pai. là R.ma che vogliaquandopossa,nè altro legitimamante osti concedere a Mes.r Teodoro il d.to quadroche
dal stessoli saràmostratoet ricercato,acciòche possacomedi soprafar la sod.tacoppia,con la quale occasione
dice che farà cosadi piacereet gustoa S. A.... ,
11quadrodi Venere e Adone, elencatonel1'inventano,fu intagliatodal fratellodi Teodoro, Giorgio Ghisi :
anch'essocompreso,e con salanopiù alto, in parecchibilanci.

91. Un ritrato d'un Re vestito all'ongara, L. 30.


92. Un ritrato in piedi del Conte di Fontes ( 1) con cornice, L. 90.
93. Doi quadri pari, uno dipintovi S. Sebastiano et l'altro N. S. con la croce in
spala, L. 36.
94. Un quadertino piccolo con un paese et un incendio con ornamento di pero, L. 36.
95. Un altro quadertino con paesi, L. 6.
96. Un ritrato d'una damma, L. 6.
97. Un quadretto con sopra dipinto la testa della Regina di Portogalo, L. 6.
98. Uno ritrato con sopra la testa di Massimigliano Imperatore, L. 6.
99. Un quadertino piccolo con l'aritrato di Gio. Francesco Gonzaga, L. 6.
100. Un ritrato d'un plebeo con cornici, L. 6.
101. Un quadro con dipinto un S.1° dell'ordine di S. Francesco con ornamento, L. 18.
102. Un quadro con dipinto un ritrato d'un prelato, mezza figura, con ornamento
fregiato d'oro, L. 36.
103. Un altro ritrato minore con ornamento fregiato d'oro, L. 6.
104. Un quadro con l'aritrato del S. Duca Gulielmo entiero sentato in cadrega, L. 36.
105. Un quadro dipintovi la Madonna sentata, N. S., S. Giovanni, S. Gioseppe et
S. Caterina con ornamento fregiato d'oro, L. 24.
106. Un quadro copia della Madalena di Titiano, L. 24.
107. Un quadro con un ritrato mezza figura qual ha un spadon in mano, L. 24.
108. Un ritrato d'un vecchio mezza figura, L. 6.
1 09. Dodeci quadri con ritrati di diverse dame, itagliane, spagnole et f rancesse, L. 180.
1 10. Un quadro con dipinto una Sore in piedi spagnola, L. 36.
111. Doi quadri con dipinto doi mezze figure fatte a manera con ornamento di
noce, L. 36.
1 12. Un quadro fatto a tempera con il Re CapuIone (2) ne l'inferno et Lazzaro
nel seno d'Abramo, L. 24.
1 13. Quattro quadri grandi con le forze d' Ercole, fatto di mano di Guido Reni,
L. 1440.
1 14. Un quadro con dipinto un paese sopra l'asse con ornamento adorato, L. 36.
115. Quattro quadri con dipintovi le doi Lucretie romane, una morescha et un altra
che à un spiede in mano, tutti d'una misura, L. 96.
1 16. Doi quadri dipintovi animali et cose del naturale con ornamento di noce, L. 180.

(1) Fuentes.
" "
(2) 11D'Arco stampa: Assalcne I
FASTI GONZAGHESCHI
del TINTORETTO.

Federico Gonzaga alla presa di Parma


(1521).

Federico Gonzaga alla presa di Milano


(1521).
FASTI GONZAGHESCHI
del TINTORETTO.

Federico Gonzaga alla difesa di Pavia


(1522).

Entrata di Filippo II in Mantova


(1549).
l'inventario de' quadri nel 1627 97

117. Un quadro con dipinto un imperatore a cavallo, con ornamento fregiato d'oro,
L. 18.
118. Un quadro con N. S. che porta la croce, mezza figura, oppera di Mantegna
con ornamento fregiato d'oro, L. 90.
1 19. Un quadro con dipinto un ritrato della Marchesa Isabella con ornamento di
noce, L. 36.
120. Un quadro con dipinto l'aritrato d'un Marchese vecchio giovanetto, L. 36.
121. Un quadro con dipinto un potino all'antica con ornamento d'oro, L. 60.
122. Un quadro con dipinto un ritrato mezza figura con ornamento, L. 24.
123. Doi quadri fatti a guazzi dipintovi in uno la fabrica della Favorita et l'altro
il palazzo di Porto, L. 48.
124. Nove quadri dipintovi la genologia del Duca di Savoia con moglie et figlioli,
L. 108.
125. Un quadro con dipintovi il Re d'Inghilterra (1) giovanetto con ornamento, L. 12.
126. Un quadro con S. Francesco capuzzino, L. 6.
127. Un quadro con l'aritrato della Principesa Orsina, L. 12.
128. Doi quadri con dipinto in uno copia della testa di fra Bastian del Piombo et
l'altra di Girolamo Speciaro, L. 12.
Forsequestatestadi fra Bastianoprovenivadalla collezioneartisticad' un tesoriere— Niccolò Avellani —
nel 1621 sostenuto in carcere,perchei suoi conti non parevanolimpidi. Dalla sua prigione— dove molti amici
andavanoa confortarlo,fra gli altri DomenicoFetti con un suo fratello— l'Avellani si sfogavaa mostrarsi vittima
di calunnie: prometteva completorisarcimento d'ogni eventualeammanco,dovutoad errorema non a frode; e
toccòinfine il tastopiù sensibileper un principe-artista,qual era il duca Ferdinando....mise cioè a sua disposi'
zioneun bel manipolodi quadri,che essoAvellani avevatrovatomododi adunarenellasua casa.Il Duca abboccò
subitoall'amo: e l'Avellani con letteradel 6 luglio se ne dichiaravafelicissimo.
Ho veduto— scriveva— li quadricontenutinella presentelista, et elettida S. A., il prezzolo portano
con essiloro. S. A. Ser.maè d'ottimogusto,io non patui mai seco,nè mai a questoterminevero, poichèS. A.
è, et sempren'è statopadrone,e tantopiù, che in me non è scemata puntola servitùet la dovutadivotione,anci
ch' ho causad'accrescerla dovendodalla sua benignitariconoscere ogn'essermio, ecc., ecc. ".
La lista, che segue,veramente ghiotta,non portaindicazionedi prezzo:
La Madona del Passignanocon la sua cornicede noce. — La Madona d'Agostin Carrocciocon la sua
cornisettad'ebano. — Un Christo,et una Madona de dissegnodel Bonsignore.—. Un San Sebastianocon le
coinisened'oro di dissegnodi manodel detto. — Un Falsettodel Caglia con le sue cornicede noce. — Una
testadi San Girolamo,chi dice del Parmesanino, chi de un certodi Picighettone,con le suecornicede noce.—
Una testadi manode Brusazorsicon le suecornici.— 'Dna testadel fra del 'Piombo, se ben alcuni diconodel
Parmesaninocon cornicidi noce.— 11ritrattodi Zan Bellino depintodal medes.ocon le cornicidi noce. — Una
testadel duca Francescoprimo,con le suecornicedi noce.— Un retrattod'un Gesuatto,dicesidi Raffaelled' Ur
'
bino, ma l'Avellani non lo tieneper tale benchèsia di manodi granMaestro .

1 29. Doi quadertini piccioli con dipinto in uno una Pietà et l'altro un ritrato antico,
L. 12.
130. Un quadro con dipinte cose naturali, L. 24.

Die lune 18 Januarij 1627. Seguita il sopradetto Inventario nel sodetto loco.

131. Un ancona con sopra l'Asontione della Madonna, di mano di Luca Cadias,
L. 240.
Un'altra Madonna del Cambiasifu donatanel 1603 alla duchessaEleonora (lett>14 giugno dell'agente
romano,Arrigoni):
"
Avendo intesoMona, ill.mo d'Ascoli il desiderioche tienel'A. V. d' haverun quadro della gloriosissima
Verginedi qualchevalent'homoanticome n' ha consegnato unoche S. S. ili.ma affermaesseredi Luca Cangiasi»

(1) Carlo I?
98 DOCUMENTI

3 qualerappresenta la Madama che lattail figlio, et «peroche ma spiaceràa V. A. Ancor che venÌMetenui»
per copiaet non per originale,panni benech'al quadrosia statorattogran tortopoiché col dargli la verniceet
gli hannolevatodi quellagratiache portavasecol'antichitàsua.... ". (Oi. n. 3 del cat. Bathoe).
sbollettario

132. Un quadretto, copia di Raffaele d'Urbino con N. S. che dorme et S. Gio


vanni, L. 18.

IL SAN GIOVANNINO DI RAFFAELLO DONATO ALL' IMPERATORE RODOLFO.


Il pittoredella cortecesareaHans voti Achen (o Johan de Ade, com'eglisi firmavanelleme lettereitaliane
al Duca di Mantova) ottenneda Vincenzo I, nel 1604,quadribellissimidel Parmigianino,di Raffaelloe Andrea
del Sartoda recarin donoall' imperatore Rodolfo (I). Un altro quadro,ch'eglivide a Mantova,eccitòegualmente
le cupidigieimperiali: il Sanglovanninodi Raffaello; e malgradole disperatedifese del duca Vincenzo, che non
volevadi quelcapolavoroprivarela sua galleria,ormairidottaa perfezione,anchequestocimeBodove essersacri*
Bcatoall' interessepoliticodi conquistarele graziedi Sua Maesta. I documentiche seguono— letterescambiate
tra l'ambasciatore mantovanoA. Manerbioe la cancelleriaducale— ci nairanle fasi del non breveconflitto,ter
minatopurtroppocon la disfattadell'arrendevole Vincenzo 1: il qualeavrà dovutocontentarsidi incaricareil Ru
bensdi supplire,con una buonacopia, l'originaleperdutoper Mantova(eh. n. 295).
Manerbio, Praga, 5 aprile 1604,
La S.ra Donna Maria (2) fa riverenzaa V. A. S. e mi incarica che in nome suo io significhiall'A. V.
che l'Ach pittoredi S. M. le ha fattosaperecheessendo eglicostiha vedutotra le pitturedi V. A. una pittura
di S. Giovanni fanciulloassaivecchiae quasilogora,la quale V. A. dissenon credereche la M.te dell' Impera
torestimassealcunacosa: tuttaviase egli volevapigliarlase la pigliassema egli la lasciò,e di questaessaS.ra ha
grandissimodesiderio,e perciòsupplicaV. A. che si degnidi farglienegratia,sapendoche non glie la voria ven
dere,ma ben ella intendedi fare per essaqualchesimildimostratione versola.... duchessa.
Idem, 3 maggio1604.
La S-ra Donna Maria non havendonavutoalcunarispostaintornoalla pitturadel S. Giovanni fanciullo....
tomadi novoa supplicarla....dicendoche da lei sarà stimataimmensaet seessapitturafossein altra manooffe
in altro modo e di servire V. A. con
rirebbee darebbeil duplicatoprezzo: tuttaviaofferiscedi ricompensarla
quanteforzeella ha e sia mai per bavere,percheessapittura(come ella dice) saràcagione di suo gran benee
contentezza.
Il Cbieppioal Manerbio,7 maggio.
.... Alla S.ra D. Maria, S. A. non vuoledar il quadro percheè una delle belle coseche si habbiaet
mettendoin siemequestepitturecon tantostudionon vuoleprivarsene cosi di legieri,onde V. S. con bel modo
dirà che di già il quadrosta situatonella Galleria alla qualetuttavias'attendeper finirla, et che1levarlo sarebbe
un confondereogni cosa, con quellodi più che le parerà beneper dar soddisfattone a colestaDama per altro
stimatissimada S. A....
Il 'Duca al Manerbio, 14 maggio.
dalla S.ra Donna Maria il Cbieppiovi ha già scrittol' impedimentoche ci vieta
Circa la pitturadesiderata
il poterlomandare,ma se essaS.ra gusteràdella copia umilissimane saràsubitocompsacciuta....

(1) Cfr. DAVAR1, /. e, Docc. 14012-14014.L'ambasciatore AderbaleManerbioscrivevada Praga9 febbr.1604


"
che il quadrodel Parmigianino quantunquesia piccolola M. S. lo stima un tesoro,anci dice che denarinoi ponno
pagare". Ma non è specificato che cosarappresentassero i dipintidonatialloraa Rodolfo II. Quadri di Raffaellofurono
offertinel 1596 al duca Vincenzo da BarbaraSanseverino Sanvitale Contessadi Sala: però non risulta se il contratto
fosseconcluso.FrancescoOngarinoscrivevaal Duca da Venezia 27 aprile:
M. Oliviero Nicelli.... servitoredella S.ra Contessadi Sala.... mi ha volutadare l' inclusanota di pittureet altro
che si trovala sudettasignora,pregandomi la voglia mandarea S. A. et a nome di quella sig.ra farglieneuna libera
oblationein cortesiama ne desiderain cambiouna granadal Ser.moN. S. senzasuo danno o pregiuditio : che li ser
vissedi 20 mila scudicon riceverneogni anno mille in pagamento....(di manopropriadella S.ra Contessa).
Un quadrod' un ritrattodi Papa Leone con i duoi nipoti grandedi tre bracciaet largo duoi di Rafael d'Urbino,
tantomirabileche l'arte non può fared'avvantaggio.
Un altro quadrodi Rafael d' Urbino, famoso,chiamatoil quadrodella Cuna, grandedella medesima grandezza.
Una testad'Alberto Duro, di tuttele cosesue la meglio,grandapiù del naturalecon certeletteredentrola barba
fattocon grandeartificioet di bellezzasingulare.
Un quadrodel Correggiochiamatoil Sposalitiodi S. Caterina,piccoloma gioia di estremabellezza.
Sei quadridel Correggio, del Parmeggiano, di Luca d'Ollanda, del Pordenone,tutti finitie stupendi,piccolie grandi.
Un tapetelavorato d'aguchia, grandedi cinquebrazzaet largo tre col fondod'oro: nel qual sono trecentoonze
d'oro, ma la fatturaè cosastupenda,lavoratacon tutti i fiori della primaveradal naturale,di valuta di mille scudi.
'
Questerobbevagliono6 milla scudiad minus .
'' ''
(2) Donna Maria di Pernestein damainfluentissima a corte.
l'inventario de' quadri nel 1627 99

Manerbio, 24 maggio.
Ho fattosaperealla S.ra Donna Maria quantoV. A. S. si è degnatadi comandarmiintorno alla pittura
e Là mi ha rispostoche rendeinfinitegtatiea V. A. per la granbenignitache le dimostracon l'offerirlela copia
ssmiHssima,la quale essaaccettarebbe e l' haverebbeper immensagrana, quandobavessedesideratoper sè essa
pittura,ma che l' ha desiderataper S. M.ta, la quale havendointeso dall'Acn che V. A. gle la volle dare il
ripreseperchenon l' haveatoltaet havendoegli rifertoquestoa essaS.ra lei che ha bisognod' un' audienzadalla
M.ta S. per suoi importantiinteressi,haveapensatoche essapitturafosseil mezzoa farglielahavere,comesarebbe
statopercheS. M. sapendoquestoper averglilorivellatol'Ach gle n' haveaper lui fattodar intentionce ch' essa
S.ra havearisoltodi scriverea S. M. nel mandarlela pittura che V. A. glie l' havea data volontierisapendo
ch'essal' havearicercataper gustodi S. M. e che l'Ach è statoogni settimanada lei per intenderese l' havea
havuta....
// medesimo,14 giugno.
Ho fattosaperealla S.ra Donna Maria quantoV. A. si è degnatadi comandarmi nel particolaredi S. Gio
vannicon quel migliormodoche ho saputousare: la quale non ha dettoaltro, ma tenendoin manouna lettera
sigillataalla Ducale se la lasciòcadereet io la presie gli la diedi et essadisse: questaè la letteradel S.r Duca
di Modenache a puntomi mandacertepittureche darò a S. M., ond' io notandoil mìstcriodissiche me n'al
legrava....
// medesimo,21 giugno.
Credo che l'A. V. S. baverache far assaia difenderee conservare la pittura di S. Giovanni fanciullo
di mano di Rafael d' Urbino, poichéhavendoio dettoalla S.ra Donna Maria quelloche V. A. si degnò di
comandarmi....e tiavendoloessafattosapereall'Acn et egli a S. M. nerimatinaessoAch vennequa e mi disse
che S. M. il mandavaa dirmi che io scrivaa V. A. che se li piacedi favorirladella sodettapitturaessasentila
grancontentoe gle la ricompenserà con qualchecosadi suo gusto.Et io gli risposiche V. A. l' ha gia destinata
e postanellasua galleriainsiemecon moltealtre con granordinee concertoe chelevandolane seguiràdisconcerto
e confusione.Et egli replicò: tantoè, S. M. la desideragrandemente,ma S. A. non me la doveva mostrare,
parcheio l' ho lodatoa S. M. la qualeè risoltadi mandarper essahuomoa posta....
// medesimo,28 giugno,
S. M.ta ha fattochiederealla S.ra Donna Maria il ritrattodi V. A. S. e l' ha fattocopiareall'Ach et il
ritieneper sè.
Il Duca al Manerbio,9 luglio.
....Se la M.ta dell' Imperatore
ci dimanderàil quadrodi pitturadi S. Giovanni fanciullo cercaremosi in
questodargligusto,comehabbiamofattoin altreoccasioni....
Manerbio, Praga, 7 gennaio1605 :
" che V. A. non habbiaad un cennomandataquella
[Accenna] qualchemalignitàdi personadisgustata
pitturadi S. Giovanni fanciulloin man sua per poterpoi presentarla o farla presentarea S. M. e con essafarsi
stradaalii suoi capricciosiinteressi,percheoltreche la dettapersonache è la S. Donna Maria ha fattodi questa
cosameco querelagrandissima, se n'e anco lamentatacon Ciò. d'Ach.... U ritrattidi V. A., della S.ma S.
duchessae delli S.mi figlioli• sorelleche eranoin tantaveneratione e stavanonella cameradelle visitehora son
derelittie non si vedonoma inveceloro quelli di Modena appaiono,si vedonoe sonocelebrati,perchedi là ven
gonolittereducali e cardinalizie....".

133. Un anconetta dipintovi il Presepio con un coro d'Angeli cavato dalla stampa,

L. 24.
134. Un ritrato di Mad.m* di Ferrara vestita da Sore (1), L. 18.
135. Un ritrato del Duca Vincenzo bambino con cornice, L. 18.
136. Un quadro con trei ritrati di dame francesse con cornici, L. 24.
137. Trei quadertini con ritrati di casa d'Austria con cornici fregiate d' oro,
L. 18.
138. Un quadertino picolino con dipintovi la faccia del Salvatore, L. 12.

139. Un quadro con dipinto il ritrato di Mad.ma Madre (2), mezza figura con la
cornice, L. 36.
140. Un quadro con dipinto S. Giovanni che inghirlanda di fiori l'agnello, opera
del pitor fiorentino, L. 60.

(1) Cioè da OrsoHna,cfr. un. 66, 5j6.


(2) Eleonorad'Austria?
100 DOCUMENTI

141. Doi quadri con l'aritrati del Re et Regina di Francia con cornice dipinte di
negro, L. 12.
i due ritrattidel Pourbus — Enrico IV e Maria de' Medici — conservati
Sono quasi certamente ancoraad
HamptonCourt (Law, pp. 163, 165).

142. Trei quadri in uno dipinto il ritrato del Papa Aluigio, nel secondo Papa Ino-
il Gran Duca Ferdinando, L. 54.
centio, nel terzo
143. Un quadro grande dipintovi la parabola di quello che non haveva la veste
nuptiale, di mano d' un Padre Capucino, L. 150.

Probabilmentefra Sempliceda Verona, di cui li conservano moltecurioseletteredel 1621-22-23 al duca


Ferdinando.Era spessoin lite co' superiorie il 14 ottobre 1622 chiedevad'essermandatoa Genova e a Roma
per vederedelle operedel Cangiasiet qualchealtre pitture". Il Duca lo compiacquescrivendoal P. Provin
" " ''
ciale de' Cappucciniin Roma, che si accordasse questa ubidienza a fra Semplice,delle cui divotepitture
Fra
si dicevasodrfisfatissimo. Semplicelavoravaancoranel 1642 per la cortedi Mantova.

144. Un quadro dipintovi l'aritrato di Mad.™ di Ferrara con cornici intersiate, L. 48.
145. Un quadro con una Madonna che ha un putino in braccio sopra le nuole
sostentate dalli Angeli, opera fiorentina, L. 120.
146. Un quadro dipintovi l' incendio di Troia, di mano di Federico Eamengo, L. 30.
Cloe FedericoValchenburgo,di cui s' è detto,a p. 37.

147. Un quadro dipintovi i fatti della stechata d'Anversa, L. 36.


148. Un quadro dipintovi S. Gio. nel deserto di mano del Costa vecchio con cor
nici, L. 180.
149. Doi quadri sopra la carta, di miniatura, frutti, fiori et animali, 60.
150. Un quadro dipintovi dentro frutti del naturale et un buratino, L. 12.
151. Settantotto quadri dipintovi ritrati di dame stimati scudi 2 l' uno, L. 936.
152. Un quadro dipintovi la città di Mantova, L. 90.
1 53. Un quadro con dipinto il giuditio di Paris, copia di Raffaele con cornice, L. 12.
1 54. Un quadro con dipinto un paese su l'asse, opera del Civeta con cornici, L. 60.
1 55. Doi quadri dipintovi sopra un Arlechino et l' altro il capitano Mattamo-
ros (1), L. 6.
156. Un quadretto con dipinto la favola di Piramo e Tisbe, L. 6.
gli

157. Un quadretto dipintovi N. S. che ascende in cielo con apostoli con cor
nice, L. 12.
158. Un quadro iminiato sopra carta pergamina, diversi fiori dal naturale con
cornice, L. la
6.

159. Un quadretto con dipintovi una donna fiamenga, L. 12.


160. Un quadro dipintovi un ritrato d'una donna vedova alla bolognese, L. 18.
161. Un quadro con dipinto sopra un grotto marino, L. 24.
Un quadro grande dipinto l'istoria N. piedi alli Apo
S.
di

162. quando lava


li

stoli, L. 600.
163. Sei carte a stampa istorie del testamento vecchio et novo, tirati sopra telari
incolati sopra tella et con cornici [reggiate d'oro, L. 36.
la

Dieci quadretti carta diverse mape con cornici, L. 60.


di

di

164. stampa
a

Un quadro dipintovi ritrato del Re Polonia, L.


di

6.

165.
il

Un quadretto con sopra Francesco, L.


S.

ritrato
6.
di

166.
il

" "
(I) D'Arco stampa Matta Mcsos
Il

I
l'inventario de' quadri nel 1627 101

167. Trei quadri con trei ritrati, cioè uno d'una Dama, uno d'una Ninfa et l'altro
d' un vecchio, L. 12.
168. Un disegno di Giulio Romano disignato con consule romano con diverse
figure, L. 12.
169. Un quadretto con una testa, maniera bolognessa, L. 6.
170. Un altro quadretto con dipinto una mezza figura, maniera bolognessa con cor
nice, L. 12.
171. Un disegno tirato sopra il tellaro, disegnatovi il paese della Voltolina con
cornici, L. 12.
172. Un quadro dipintovi l' istoria del testamento vecchio del Juda che caccia un
chiodo nelle tempie a Cisara, L. 90.
173. Un quadro fatto a sguazzi, cioè la conversione di S. Paolo con cornice, L. 4.
174. Un quadretto dipintovi un paese con ruine di Roma con la cornice, L. 36.
175. Un quadro dipintovi di chiaro in scuro N. S. quando assende in cielo con
cornice nera, L. 24.
176. Un quadro dipintovi un bambino prencipe di questa casa con la cornice, L. 6.
177. Un quadro dipintovi una Leda con Giove converso in un cigno, L. 90.
178. Un quadretto dipintovi una testa di soldato con la cornice, L. 6.
179. Un quadro stampato con la barca di S. Chiesa con cornice, L. 12.
180. Un quadro con dipinto un ritrato sopra l' asse, cioè un vecchio rasso con la
zazera de Marchessi di Monferato, L. 36.
Questo e i ritrattimonferrinial n. 320 potevanesserdel Caroto, di cui un'importanteletteraè serbatanel
carteggiodi MargheritaPsicologa:
IlI.ma et ec.ma Madona. — Dapoi ch'io portetili retrattidipinti a la S. V. non mi è acadutoa ve
ntrea Mantua, ch' io seriavenutocomòde' fare li fideli servitoria fare riverentiaa quella. (Raccomandauna
nipote di suo fratello, conviventecon loro a Verona), lo meleròquestoarenteli altri hobligi che io ho con la
inclita casadi Moaferato.
Adi 17 settembre1543 in Verona. Di V. I. S. servircr
FRANCESCO CAROTO, dipintor.
A MargheritaPaleologa,e non a Isabellad' Este, deveriferirsil'aneddotonarratodal Vasari. V. 283: sul
"
quadro,raffigurante un gentiluomovecchioe rasocon uno sparvieroin mano ", che il Carotodipinsea gara
con un fiammingo,rimanendosoccombente. La principessadi Mantovalo avrebbeconsolatodello scacco, compe
"
randoil quadroe collocandolonella grotta". Ma nell'inventariodel 1542 questoquadronon e elencato:l'aned
doto dunquenon concernei tempio almenola personad' Isabella.

181. Un quadro dipinto sopra l'asse il ritrato di Filippo padre di Carlo quinto con
cornice fregiate d'oro, L. 36.
182. Un quadro dipintovi una dona che sona d'arpa, L. 12.
183. Un quadro dipintovi Ercole che s'abruggia sopra un rogo con cornice nera, L. 24.
184. Un quadro con sopra N. S. quando fu battuto alla collona, L. 18.
185. Un quadretto dipintovi il sposalitio della B. V., L. 24.
186. Un quadro grande dipinto a guazzo di mano di Federico Zuca, L. 240.
187. Un quadro con dipinto il viaggio che fece Papa Clemente a Ferrara, L. 24.
188. Un quadro fatto a guazzo dipintovi l'istoria d'Orfeo con cornice, L. 12.
189. Un quadro dipintovi un prelato vecchio con barba bianca con cornice inta
gliata, L. 60.
190. Un quadro grande dipintovi la città di Venetia, L. 90.
191. Un quadro con dipinto la città di Gerusalemme, L. 36.
Era forseil quadro offertoal march.Francescoda Vittore Caipaccio con una lettera (non autografa)del
15 agosto1511, di cui l'Arch. Gonzagapossiededue esemplari.La si veggariprodottanellasplendidaoperadel
102 DOCUMENTI

Ludwig Molroenti.Notevolein quellaletteral'accennoa


"
m.ro Laurenhopictorde la S. V. ". cioè al Coita,
che fu nello studiodel Carpaccioa vedereil quadro.

192. Un quadro dipintovi N. S. convitato de S. Marta e Madalena con cornici di


mano di Bassano,L. 90.
193. Doi quadri, uno dipintovi l'aritrato di Giorgio Basto (1) et l'altro un frate di
S. Tomaso, L. 12.
194. Le stampe del trionfo del Mantegna, L. 12.
195. Doi quadri con doi ritrati di damme in piedi, L. 60.
196. Un quadro dipintovi un giovane grasso iniudo, L. 60.
197. Un quadro dipintovi N. S. et la Samaritana, L. 36.
198. Un quadro dipintovi la gran Certossa a guazzo, L. 18.
199. Un quadro dipintovi un ritrato d' una damma Principessa di Parma, L. 30.
200. Un quadro dipintovi sopra l'asse una Minerva sentala sopra un trono di marmo,
con cornice fregiata d'oro, L. 60.
201. Un quadro con dipinto un ritrato, cioè la moglie del Co. Tullio Gueriero tutta
figura, sentata con un suo figliolo apresso, L. 60.
202. Un quadro dipintovi il ritrato del Granduca Cosmo vecchio, L. 24.
203. Un quadro dipintovi doi done, una con la sferza in mano, et l'altra che at
tende a diversi amorini, L. 60.
204. Un ritrato del Duca Francesco primo in piedi, copia, L. 30.
Probabilmente operadel Pourbus. In altro inventariodel luglio 1626, de' beni appartenential march. Gio
vanni Gonzagaleggiamo :
Il moltoillustresig. Rainero Roccamaggiore si pretendecreditoredi un quadrogrande del Ser.mo Duca
Francescoa cavallo con prospettiva dentrodel S.r FrancescoPurbis, comprodal S.r Mathia fiamengoper ce
chini 65 ".

205. Un quadro dipintovi la Galatea con diversi mostri marini, opera di Giulio
Romano, L. 120.
206. Un quadro dipinto a paesi pieno di storie diverse, cioè battaglie et altre
cose, L. 90.
207. Un quadretto dipintovi un paese di mano del Civetta con cornice adorata,
L. 60.
208. Un ritrato del Mansfelt con cornice, L. 9.
209. Un quadro dipintovi doi figure che sopiano in un tizzone di fuoco con cor
nice, L. 12.
210. Un ritrato d'una dama, Cattarina Gonzaga di Cleves (2) con cornice ado
rata, L. 48.
211. Un dissegno della pianta di Casale et Cittadella incornisato, L. 12.

212. Una S. Margarita con il drago con cornici, L. 90.


213. Un disegno della pianta del paese di Marmirolo, L. 24.
214. Un ancona dipintovi S. Madalena et S. Domenico, L. 90.
215. Un disegno dipintovi una capana all'indiana con cornici, L. 12.

(1) G. Bastainsigneguerriero.
(2) rtclc: di Nevers.
l'inventario de quadri nel 1627 103

Nella Galaria della Mostra.

216. Un quadro guasto dipintovi Alessandro Magno, opera di Giulio Romano, L. 18.
217. Un quadro con dipintovi una dona con la testa d'huomo con cornice di mano
di Francesco Birbes, L. 120.
218. Un quadro con dipintovi una prudenza di mano di Giova nino Ferrarese con
cornice fregiata d'oro, L. 90.
219. Un quadro con dipinto trei taggioni (1) con cornice adorata di mano di Paolo
fiamengo, L. 60.
220. Un quadro dipintovi Sofonisba Angosciola et il ritrato di M. Fermo con
cornici, L. 120.
Sulla pittriceSofonisbaAnguissolaun Giiolamo Negri scrivevail 18 febbraio 1561, dalla corte di Spagna,
"
al duca Guglielmo: .... Essa Reginasi mostrad' naveringegno,et di bonis.maintragna,ella ha cominciato
a depingere,et dice la SofonisbaCremonese,che è quellache le insegna,et è molto favorita sua, che ritrà dal
naturalecon un carbonein manierache si conoscesubitola personache ha ritratta".
Per Fermo s' intendeil Ghisoni (t 1575) assaireputatocomeritrattista ; il card.Ippolitod' Este recatosinel
"
l'estatedel 1561 a Mantova per passarun pezodel tempoa S. Bastianosi fece venir Fermo con moltiquadri
di ritratti: di lei (Card. Ercole), del S.r Duca di f. m. et S.re Don Ferrantee ha gli altriquellodel Comparino
cavaglierdella piazza, ignudo,tantonaturalesi del viso che del corpo,è cosamiraculosa ". (Leti. 10 agostodel
Vescovodi Reggioad Ercole). Sulle pittureeseguitedal Ghisoni nella Reggiagonzaghesca, cfr. Vasari, ed. San
soni, VI. 486.

221. Un quadro dipintovi Orfeo cbe è ne l'inferno, di mano del Fiorentino (2), L. 90.
222. Un quadro dipintovi S. Madalena elevata in aere dipinta su l'asse con cornice
fregiata d'oro, di mano di Giorgio Vassara, L. 300.
223. Un quadro dipintovi la Madalena et sua sorella Marta, mezza figura, opera
del Balioni, L. 90.
224. Un quadro dipintovi Judit che taglia la testa a Oloferno di mano d'un Ca-
salasco, con cornice intagliata, L. 150.
225. Un altro quadro grande con sopra dipinto Judit ch' ha tagliato la testa a Olo
ferno, di mano del Baglioni con cornici, L. 240.
226. Un quadro grande dipintovi trei virtù legate con catene d'oro di mano del
sodetto, L. 300.
227. Un quadro dipinto sopra l' asse, un S. Gironimo che si batte il petto, ado
rando un crocifisso, con cornice fregiata d'oro, di mano de l'Ovino, L. 180.

DOCUMENTI SU QUADRI DEL LUINO E DI GAUDENZIO FERRARI.


A riconoscere
il Luino in questoL'Ovino ci vuoledella buonavolontà; ma l'ordinariatrascuratezza
del com
pilatoredell' inventariorendeverosimilel'arditainterpretazione.
Lovlnua è la firma del pittoreappostaa parecchi
suoi quadri: e che i Gonzagane possedessero qualcheoperanella loro galleria è provatodai n. 34, 72 del cat.
Bathoe, oltrechèda documenti,ne' quali il nomedi Luino e intrecciatoall'altro non men gloriosodi Gaudenzio
Ferrari. 1 documentisontrattidal carteggiodella cancelleriaducalecon l'oratormantovanoa Milano:
Annibale Chicppio a Lelio Bellone,Mantova, 19 die. 1605:
altroperrispostaalle letteredi V, S.
È ritornalaS. A. a casa,ma per adessonon ha comoditadi commandar
Solo mi ha detto veniravisatache un tale costì si trovaun quadrodi pitturabellissimodel Gaudentio,che si ven
derebbea buon prezzo,et S. A. desiderarla naverloquando veramente fossecosacosi rara come vien rappresen
tato. Il S. MarcantonioLumaga a cui V. S. farà capocon l' annessamia le darà minutainformationedi tutto,
onderesteràche essaveggaet facciavedereil quadroda uno o più della professione, et poi ne scrivaqua il loro
parereche forsenel prezzonon ci saràgrandediffeienza.

" stagioni
(1) Il D'Arco lesse: ".
"
(2) Il D'Arco: di pittorefiorentino
104 DOCUMENTI

fi Bellone al Chieppio.Milano, 4 genti. 1606:


Ho fattovedereil quadroda due peritiet in particolaredal Proccacino,et dimaniv'anderail Figino, et chi
lo vendeè quello che fa le stampequi dell'effigiadi S. A. (I). ti quadroe tenutooperadi Gaudentio,e non
vi è dubitatione.peròil d.to Proccacinodice che potrebbeessermeglioropera,poichèGaudentioa' suoi tempioc
ha fabbricatedellebelleoperepiù belleet bellissime,però questae buonama che potrebbeessermeglio.Procurerò
che Io vedanoe il Duchino e il Figino, e intesoil parereloro lo riferirò a V. S. Iil., e sin qui viene stimato
100 scudi.
Del medesimo,8 gennaio:
Il pittoreFigginocosieccellenteconcorrenelpareredelli altri due comegia semsi,che'1 quadroati dellamano
di Gaudentioet hoperahonestamente buona,commandimò V. S. IlI. che tanto essequirò....
25 gennaio:
Si è trattatoil mercatodel quadrodel Gaudentiocon quellapiù arte che è sta possibileusarsiunitamente
col
S.r Lumaga, nè ad altro termines'è potutocondurreil negotioche al prezzode 170 ducatonicon resservarsi il
venditorela pretensione della cornicequal è dorataet fattain buona forma,ma al quadropoco giovevole,e con
sbassarla dettapretensione della cornicenon vuole menodi 180 du.ni. Vi e poi certo quadrettod'altro et pur
hoperadel stessoGaudentioche contieneuna testadel Salvatore,operastimatabuona,della qualenon ne volerlo
menode 50 du.ni e si manderàgiontoa I' altro quadrogrande,e quando non gustia S. A. S. esso quadretto
del Salvatorenavràfacoltàdi remandarlotenendosiil mercatoper non fatto,e per conto del sodettoaltroquadro
grandesi devemandarela rispostadentrode 15 giornialtrimenteogn'uno è in sua libertà,perchèviene cacciato
d'altrepersoneet chi l' ha nelle mani è un reccatooeche l' ha imbrogliatoper cavarne.II tuttoper aviso.
/.°/e6orfl/o;
Agguardola rispostaper il quadropropostodal S.r Lumaga,qual moltovienesolcatatodal Card. Borromeo
per haverlo.
5 marzo:
Mi scordavodi dirle comes'è risaoltoil negotiodel quadrodel Gaudentio a nientameno de 170 scudi et
quandoS. A. si compiacciadella testinaa 50 scudi,commandimò quellodovròfare.
// marzo:
Ho parlatocol Padre Procuratore....il quale ha dettodi farmi havereil quadrotenutoper operadel Luino.
acciòlo vedi et farò visitareda personadell'arte,se è condegnodi S. A.
15 marzo:
li buon Frattedel quadrodel Luino di cui V. S. 1Il. mi mandòletteraapertafa iscusadicendoche'1
stessoquadro è sta presentato a questoS.r Card. Borromeo,peròche me ne farà vedereduoi altri della stessa
mano,e cosi l' ho sollecitato,peròsii per non detto,lo tengoper un.... baciliere....
22 marzo:
.... Quelli del quadrodel Gaudentiomi solicitanoper il danaro,acciòli levi.... Quell'altro frateprocuratore
dell'Incoronatache scrissea V. S. 11I.
ma per li quadridel Luvino è statoun ciarlatano,poichèva supterfugendo
di farmivederequelliche m'ha promesso....

228. Un quadro dipintovi la festa di S. Martino con una quantità di pitochi che
bevano ad una botta, opera del Bruol vecchio, L. 360.
229. Un quadro dipintovi S. Agnese che sta contemplando, fatto da un pitor bo
lognese, con cornice freggiata d'oro, L. 180.
230. Un quadro dipintovi Lucretia Romana intiera con cornici freggiate d'oro, L. 90.

(I) Cioè l'incisore Gaspare Mola, una cui notevoleletterav. in BERTOLOTTI, Le Arti minori alla cortedi
Mantova, Jlrcb. stor. lomb., 1888, p. 508. Egli esegui nel 1604 delle medaglieper Vincenzo I. Servi anche Fran
cescoe Ferdinando.Al primoscrivevada Firenze29 maggio1612 Alesa. Senesiche il Granducagli mandavail Mola
non obstanteche habbiatra le mani certolavorodestinatoal Re di Francia ". Ferdinandovenivaassicurato da Vin
cenzoGiugni (Firenze, 26 marzo 1613) che il Granducadi Toscanaavevaappunto dato licenzaper un paio di mesi
al Mola perchepotessesoddisfare i desideridel Signordi Mantova. Nel 1624 il Mola (sua lett. da Firenze 3 settembre)
"
feceper FerdinandoGonzagadue medaglied'oroed una d'acciaioche egli stimava assaipiù chele due d'oro ". Stava
poi cesellandopel Duca un superbocrocifisso,intornoal quale, dolendosidel bassoprezzoconvenuto,scriveva:
Quanto al negotiodel crocifissoè pur veroche l'accordofu in 2500 scudid'oro e foni che ci è pericoloche io
gli avanziun podere,ò fattoil contoche mi salveròa fatica.Si conclusein dettasommacertissimo, anzi che S. A. S.
mi fecetoccarla manoe disse: tà che io Io vollio, parendolicomein effettoè poccaspesa,alla stimache ne sarafatto.
E perchèfa di bisognod' un modellodi bronzoè di necessitache S. A. S. mi faci pagare500 scudi perpagarequesto
ietto, che poi saràrinettoda me conformeal bisogno,e che faci l'assegnodi ottantascudid'oro ogni meseper spatiodi
diciottomeri, che tantoè limitatoa mio giuditiodi poterfinirel'operacon l'aiuto di Dio ".
l'inventario de' quadri nel 1627 105

231. Nove quadri grandi dipintovi li trionfi di Cesare, di mano del Mantegna, sti

mati scudi 150 l'uno, L. 8100.

Per la storiade' Trionfi cfr. KRISTELLER, A. Mantegna, 297, 462. Aggiungiamoqui una letteradel
14 genn. 1497, con cui Fedeleda Forlì, occupatonellerappresentazioni teatralidella cortedi Mantova,ammonira
"
il March. Francescoa non esporreaddobbicosi preziosicome i Trionfi mantegneschi al perìcolodi pioggia. Io
sono(sciiveva)con ogni mio studiodretoa lo aparechiode la festa.Io dubitandoche li tempinon ce inganino
nel meglio, per haverio intesoche Mons. Veschovocopre il cortilesolumde tele, io considero,ill.mo S. mio,
che volendo V. Ex. meterein questoparatoe li triomphiet anchoramoltialtri ornamentipretiosi, mi parerla
assaistraniochepoi la piogiace facessepocohonoreet utile. Signor mio, io ho pensato che a coprirequestocortile
tuctodeassenon seriatroppospesa....V. S. poteràsicuramente apararequelloluococon tutti quelli ornamentiche
"
a quellapiacerà,altramente seriapericoloso (I). — Più importante ancorauna letteradel famosobuffonefraMa
"
riano, che il 20 maggio1507 scrivevaal MaicheseFrancesco; a triomphietiamdi A. MantegnaV. Ex. sarà
contentaraccomandarmi et maximeal quadrettoche ci stavaderimpetto quandose davanoalla comedia .
Chi eseguisse nel 1627 la copia de' Trionfi da lasciarein luogodelia vendutaserie de' dipinti mantegneschi,
ignoriamo ; tra gli atti del MagistratoCameraleAntico trovasiquestafatturadel 21 marzo 16 14 :
"
Conto de io Lodovico Dondi pittoredeiquadridellecoppiedel Trionfodel Mantegnafattial S.moS. Duca,
cioè finita l'oppera,di quelloch'à navutoet quelloch'à bavere.
Prima à hautoscudi 55 da L. 6 l' uno dal S.mo S. Duca Vincenzo b. m., et ciò apparea libri del S.t Fe
deiicoRoberti a rendereraggionese. 55.
Più à hautoscudi 16 et L. 4 dal S.r Duca Francescob. m. et questigli à hauti a conto dei quadri del
Trionfo del Mantegna,et gli ebbedal Marliani, se. 16 L. 4.
Più à fattoun altro quadroal S.mo S. Duca Francescodel primocantodel Ariosto, et ciò ne fa fedel'Ili.
S. Co. Camillo Arrigoni, et che non à hautonienteet gli dava scudi dodici, se. 12.
Andare alla summadi ducatonicentocomesta il suo acordofattocon il S.mo S. Duca Vincenzo deiquadri
audettidel Mantegna.Intuito il suo avanzosc. 77 L. 2.
LodovicoDondi scrisseil di 21 marzo 1614".
Il 29 marzoseguid'ordinedel Duca il saldototale:
" ducalesimapagatial Mag.coLodovicoDondi Pittorescudi77,
. . . . S. A. comandache dallasuatesoreria
L. 2, da L. 6 per scudo,et questiper compitasodisfatione per la copia del Trionfo del Mantegnafattoper ser-
viiio di S. A. et per un altroquadrofattoper servinodel S.mo S. Duca Francescodi glo. mem.del primocanto
dell'Ariosto,ecc.".
Sino almenoal 1586 i Trionfi eranoal palazzo di Pusterla (palazzodi S. Sebastiano),poichè là Raffaello
"
Toscanoli vedevaancoraal suo tempo,descrivendoli al solitocon versiscellerati.Dopo averaccennatoalle alte
"
pitturee istorieeccellenti del palazzo: al suo deliziosogiardino; soggiunge

Quest'è il palazzoin bell'ordindistinto


Dove son sette(?) tavole,et in quelle
Il trionfodi Cesareè dipinto
Con magisterota che'1 grandeApelle, ecc.

La costruzioned' una sala appositanella Reggiaper collocarvii trionfi dev'esseredell'autunnodel 1627; in


"
data primoottobreil cons. Marliani trasmettevaal Viani l'ordineducale di prestoritornoperchela fabrica di
"
cortenon patisca (lett. da Goito).

232. Un quadro copiato il trionfo di Cesare, L. 120.

233. Doi quadri grandi ch'erano nel palazzo della Pisterla di mano del Costa vec
chio, dipintovi i fatti del Duca Francesco, L. 600.
234. Doi quadri legati in uno con cornici d' oro, in uno Vulcano, Venere et Cu
pido, nelr altro quando l' Ebrei passarono il Mar Rosso, di mano di Giulio
Romano, L. 480.
Apropositodi passaggidel Mar Rossoe relativasommersione degli Egiziani, dovesaràandatala celebretela
di G. di Brugesper cui tantos'affannònel 1506 Isabellad' Este? Da quest'inventarionon si riescea identificarla.
I1 quadroera posseduto dall'antiquarioMichele Vianello, mortoa Venezianella primaveradel 1506. Isabellaricor
" Sumersione" e uno stupendovaso d'agata, die subito ordini a' suoi agenti
dandosid'averglivistoin casala

( I ) Amico Maria della Torre scrivevail 5 marzo 1511 a F. Gonzaga:


.... La 11I.ma M.a vostramaireluni proximopassatofeceuna bella festain la corie propria dil Castello,che
superbamente et quelli ornamentihaveanoin se si bella perspectiva
da ogni cantoera apparataet gentilmente, cheognuno
non si potevasatiarede guardarli".
106 DOCUMENTI

" "
TaddeoAlbano e Lorenzoda Pavia perchèquelledue bellecose venissero acquistate per lei all'astapubblica.
Ma furon prevenutidal gentiluomo Andrea Loredano in quantoal quadrodel Bruges: e allora bisofnò intendersi
" " M ''
con costuiperavere la tavola che Isabella sopratuttele altre cosedesiderava. Isabellasii scrisse (20 maggio)
profferendosi
" "
a sborsareil prezzo pagatodal Loredano cunaquelloguadagnoche lei vorrà : e il gentiluomo,
combinandoabilmentela cavalleriacon l' interesse, annui.... a pattoche la cosarestasse segretaod anchevenisse
annunciatala cessionedelquadrocomedonospontaneo I Così fu fatto: Isabellapagò100ducatie 25.... di mancia;
'
elogiandoassail'accortonegoziatoreLorenzoda Pavia, al quale scrivevail I0 giugno: vi ringraciamo .... Cai
modoservatocol M.co M. Andrea Lauredanoper fami compiacere di la summersione di Faraone,restamo' che
saldatila postacum quellasecreteza chelui medemovorràperchèdal cantonostrola reputaremo et diremoriaverla
havutain donoet resteremoni a Sua M.cia obltgate.Serivernoa Tadeo Albano che ezbursili dinari sì dil primo
costo,cornode ti 25 ducatiche siamocontentedonarli.... ". L'Albano a sua voltaannunziavail 18 giugnoche
Loredano,dopola Sommersione, "
il compiacente avevaconsentito a cederealla Marchesa alcunealtrecossel'aveva
conperatea l' inchantodel Vianelloper il propriopretiochea lui sonocostate : che sonouno retratodi quel Janes
de Brugia che fecela prefattasumersione fattode propriamano et XVIII peci de porcelana,fra li quali vi hè
doy vasiet uno botazetto.Non se curi la Ex. V. lasarintendereche l'abia compratoquestasumersioneper boa
rispeto,ma più prestomostrihaverlanautain dono per essercossivolontàdel zentilomo".

235. Un quadro dipinto sopra Tasse l' historia d' Icaro che vola per aera, L. 480.
236. Un quadro di mano de Guarcino da Cento dipintovi l' istoria del Tasso, L. 90.
DUE LETTERE DEL GUERCINO.
Alle letteredel Guercino,pubblicateda Bcrtolotti(I), sonoda aggiungerele due, che trent'annipiù tardi
l'artistadi Cento indirizzavaal duca Carlo II.

Altezza Ser.ma
Per i Uttori della presentesi manda a V. A. S. il quadrodel Lotte benissimoconditionato e con quella
medesima cubinoneche io a vivavoceli feci in casadell' ill.mo Sampieri.Sarà effettodella sua benignissima
gran
dezzail gradir di nuovo la1partodella mia debolezza,comeil riceverloper caparra benchèdi legier momento
della mia humilissimaservitùversoil suo rerito. L' ill.mo poi Sampieri(2) sudato è stato dall' Em.mo Savelli
nostrolegatoa ricercarlodel quadrodel Tancredi per la Ser.maArciduchessaconsorte,et essocortesissimamente
l' ha concesso,dì modo ch' io lasciandoda parte qualsivogliialtro interesse,m' impiegherònel darli l' ultime
pendiate....
Bologna,li 9 sett. 1651. Hum. dev. S.
GIO. FRANCESCO BARBIERI.

L'altra letteradel Guercinoè datatada Bologna,24 die. 1657:


"
In conformitàdell'aggiustatocol sig. Paulo Moscardinis'inviada essoa l'A. V.... il quadrodel Sansooe
Dallila, nelladi cui operala mia premuraè stataqualedovevasial serviziodi V. A., dispiacendomi soloche la
pocaabilitàmia possabaveredebilitatia gransegnogli effettidi una ardentissima voluntà.Suphcointantol'A. V.
a non risparmiare la fortunadi sodisfarein qualcheminima partealla
le mie faticheogni voltache io incontrassi
sublimitàdel suo genio....".

237. Quattro quadri quali erano al palazzo della Pisterla dipintovi alcuni fatti del
March. Francesco, stimati scuti 40 Y uno, L. 480 (sic).
238. Un ancona dipintovi la Madonna, S. Longino et S. Andrea, opera di Giulio
Romano, L. 600.
239. Un altra ancona dove la Madonna è morta, pianta dalli Apostoli, opera di
Michelangelo da Caravazzi, L. 600.
Cfr. Un. 13 del cat. Bathoeper un'altrapitturadel Caravaggio.

240. Un quadro dipintovi S. Michelle, S. Bernardino da Siena et un prelato con


cornici fregiate d'oro, L. 120.
241. Un quadro dipintovi Aristotile cavalcato da sua moglie iniuda, L. 120.
Cfr. il n. 59 del cat. Bathoe,dove AristotilediventaSocrate.

(1) Artisti in relazionecoi Gonzaga, p. 59 sgg.Sono tuttedatatedel 1619.


"
(2) In una sua lettera,dellostesso
giorno,il Sampieripartecipava
al Duca: Il S. Cardinalediceche suoquadro)
(il

pagava125 doble, comequello V. A. gli era pagatocento ".


di

U
l'inventario de' quadri nel 1627 107

242. Un quadro dipinto sopra I asse, N. S. quando fu battuto alla collona di mano
di Giulio Romano, L. 360.
243. Un quadro dipintovi un Cupido che dorme con cornice fregiate d'oro, di mano
del Parmegiano, L. 90.

documenti su quadri e disegni del parmigianino


acquistati dal duca vincenzo,
Ill.mo S.re
Con la letteradi V. S. mi sonostatidatii settepezi di dissegni,che Lei scrivemandarmia nomedelSer.mo
S. Duca N. S. acciòsopraquelliio dica il parermiosi di qual manosianocomeancodel valore.Le dicodunque
che qui in Verona sonostativedutipochi dissegnidi manodel Parmigianino,per il che non cosi facilmente qui
si sa conosceretal maniera.M. Orlando Fiacco pittoredi b. m. era ©cc.mogiudicenel saperdiscerneretutte le
manierede' principali pittoriche sonogia statiin Italia, dal qualeio ho presaquellacognitioneche io n' ho, la
qualeveramente è puoca; della quale non fidandomene, di questin' ho toltoparereda qualche altroche ho cre
duto poternebaverequalchecognitione.Per mio giudicioio credoche la Venerinache sta nascentenel maresia
copia; della figurain cartarossanon ne so far giuditio; non vedendoladi manierasceltacomeera quelladel Pai-
megianinoet questi doi disegninon li saprei stimareperchenon mi piacciono.Gli altri cinque moltoli lodo et
credoche sianodi manodel sopradetto Parmegianino,et quando il venditoresi contentadi lasciarli per 30 scudi
credoche il compratore non se ne possipentire,stimandoio il maggiore12 scudiet più quandononfosselacerata
la carta,il qualein primavistami parevaesseredi Raffaello
Verona. Il febbraio1593. MARIO BEVILACQUA.
Il ducaVincenzobraccheggiava alloradisegniin tuttele cittad' Italia: e FabioOrsinoda Roma( 15 aprile1595)
"
la collezione,nel tempostessoche gli mandava una pezzadi manodi Michelan
si offrivaper arricchirgliene
gelo " "
che già forai 14 anni conservava
'',

tre cosepiù care.


I le

Una iicevutaintestata tesoriere Vincenzo riferisce certo disegnidel Parmigianino,acquistatiper


di

di
al

si

contodel Duca Mantova:


di

Adi 29 giugno 1594.


Fabio Mazzola ho ricevutodal S. OttavianoCaprianoducatonitrecentoqualli sono contode scudicin
io

a
quecentoche devoda S. A. per tantepittureet disegnivenduttolicosi d'accordoet
io

fede ho scrittoet sot


in

toscritto presente manopropria.


di
la

FABIO MAZZOLA (1).


Io

Sufi'annunciata del Mazzola, puredesiderata


dal duca Vincenzo, sulletrattative compera informa»*
di

ci
e

due letterebolognesidel 1600. mittenteera pittore letterato,anzi nientemenoche presidentedegli accade


e
Il

mici Ardenti
I

Ser.moS.re....
Havendoritrovato S.r SenatoreGrati disposto riuscire(sic) dell'Anonciatadel Parmesaninoho volutoavi-
a
il

sarla che quandofosseS. A. Ser.mad'animodi volerlanel termineche ritrova.... spereriafarglielahavereper


si

assaimeno quelloche già ne volea,et sariaancorhuomoche risarcirebbe ove guasta. Però degnerà
di

la
ci

si
è

farmi intenderesopraciò suo volere,che credosaria prezzo 75 ducatoni.Io poi ho fattoaquisto 20 quadri
di
1
il
il

di pittura eccellentihuonuni,de quali se cosi piacerà ne darò una notaet gli farò vedere....
di

le

le
li

Di Bologna, aprile 1600.


di
6
li

Hum.mo
HIERONIMO PADOVANI.
Ill.mo S.r mio.
Ricevei lettera V. S. che degnòSua A. S. tarmiscrivereper manodel S.r FrancescoArmi et trat
di
la

si

tandocon dettoS.re intesiche vien scrittodel prezzodell'Annonciatadel Parmesano 75 ducatoni.


di

lo
ci
ai ri
li

sposihaverscritto 75 ducatoniet mostrai copiadella mia lettera, che giudico ben fatto che V. S.
di

la

si
ci
1

degnasse dime una parolaa S. A. Ser.ma.... Alli mesipassati feci offerire150 scudi, ne poteihavere,che
la
ci

stavasu 500 horache bramada me che accettiun suo figliolonell'Accademiadegli Ardenti, dei quali sona
li

uno de' Presidenti, indussia dareper prezzoche ho scritto....


Io

il

Di Bologna, 22 d'aprille 1600. Almo S.ie


li

HIERONIMO PADOVANI.
Un'altra annunciata del Parmigianinoesistevaa Viadana nellaex-chiesade' Francescani nel 1611 go
il
:

vernonapoleonicointimòche fosseportata Brera con letteradel febbraio prof. Felice Campi avvisava
1
0
di e

il
a

d'aver compiuto felicementel missioneaffidatagli prendere,trasportare


a Mantova, e imballarper Milano
la
a

(I) Da una letteradel 13 die. 1627 (Docc. Il) può avere certezzache libro disegnivenduto Nys, e
al
di
la
si

il

da lui tantevoltereclamato,era appuntoquestodel Parmigianino.


108 DOCUMENTI

"
tavola predetta.Sulla qualeavevasollevatodei diritti la famigliaAvigni, comepatronadella cappellaove il
quadrofu collocatoin origine.Ma ritenendovanocozzarecol governovice-realegli Avigni rinunziaronoa ogni
pretesasul quadro,rimettendosi di S. A. 1. (I).
in tuttoalla generosita
Nel cat. Bathoe,il Parmigianinosi trasformain Parrnentius,cfr. nn. 22, 90.

244. Un quadro dipintovi la visitatione di S. Elisabet, copiata a Fiorenza, L. 180.


245. Un ritratto della Duchessa di Lorena (2) con cornici fregiate d' oro di mano
di Francesco Urbis, L. 300.
246. Un altro ritrato del Ser.mo S. Duca Vincenzo in piedi con cornici fregiate
d'oro, di mano del sodetto, L. 300.
247. Un altro ritrato de 1' istessa mano dipintovi I' Infanta di Modena, L. 300.
248. Un quadro dipintovi un paese et Eremia che piange sopra Gerusaleme, L. 90.
249. Un quadro dipintovi Orfeo che ha liberato Euridice, dipinto sopra l'asse, L. 120.
250. Un ritrato del Duca Federico, opera di Titiano con cornice fregiata d'oro, L. 150.
25 1. Un quadro dipintovi un S. Sebastiano, opera del Romanino da Bressa, L. 150.
Cfr. n. 73 del cat. Bathoe.

252. Un quadro con un altro S. Sebastiano con cornici di mano del Costa vec
chio. L. 150.
253. Un quadro dipintovi un paese con una Maga che sta facendo figure sopra la
terra, L. 60.
254. Un quadro dipintovi una Geometria intiera di mano d'un pitor da Nuvo-
lara, L. 108.
Forse Lelio Orsi da Nuvola», cfr. □. 559. Potrebbeperòanche trattarsidi Ja corno Barbonedi Novellar".
che Carlo di Luxemburgoraccomandava vivamenteal duc" Vincenzo,con lett. da Roma 2 agosto1603 lodan
forza,colorito." Nella nuova(eidiceva)e notabilechiesadi S. Pietro di questa
donel'eccellenza:per invenzione,
" "
atta si dipmgonomolte cappelle ; e il Barbone con tuttoche li sia statadata sempreottimaintentioneda
dell'opera", temed'esserdimenticato,
S.ri soprastanti ove non l'assistal'appoggiodel Duca di Mantovapressoil
card. Aldobrandino,

255. Un quadro grande dipintovi Lacoonte con suoi figlioli con cornici. L. 150.
256. Un quadro dipintovi doi filosofi che stanno attendendo sopra un cadavero, L. 90.
257. Un quadro sopra Tasse dipintovi N. S. quando fu battezzato da S. Gio., di
mano del Franza con la cornice, L. 300.
258. Un quadro dipintovi l'anfratto della Principessa di Parma, già sposa di questa
casa, L. 90.
259. Un quadro dipintovi Plutone che rapisce Proserpina, L. 36.
260. Un quadro dipintovi un ritrato d' una Principesa vestita all'antica, L. 90.
261. Un quadro dipintovi una donna iniuda dal naturale in campo di paese, L. 90.
262. Un ritrato della Regina di Francia (3), mezza figura con cornici, copia, L. 36.
263. Un quadro dipintovi Cupido che fabrica l'arco con cornici fregiate d'oro, L. 60.
264. Un quadro dipintovi molti fruti del naturale con cornici, L. 72.
265. Un quadro posto sopra l'uso della galaria picola quando ch'Ercole fila, L. 60.
266. Ventitrei (4) ritrati posti nella sommità della galaria di mano del Ferri, L. 276.

(1) La vertenzasi trascinòalcuni anni; cominciònel 1805, e in quella stessaoccasione,col quadro del Parmigia
nino, fu tentatol' incameramento "
anche d' un quadro del Tintoretto: S. Pietrocon gli apostoliin atto di riceverele
chiavi da G. C. ", esistentetuttoraad Acquanegra,nellachiesi de' Cappuccini.Il Comune sorseperòa rivendicarlo,
"
dimostrando che il quadrodel Tintoretto trovavasine'tempiandatinellaanticachiesaparrocchiale fuori del paese,de
nominataS. Pietro ", ed era statotrasportato
"
da' Cappuccini quandola parrocchiale fu :
(2) MargheritaGonzaga,sposanel 1606 a Enrico duca dì Lorena.
(3) Maria de'Medici.
"
(4) Il D'Arco lesse ventisei".
l'inventario de' quadri nel 1627 109

267. Dicciotto putini interi ne l' istesso loco, di mano del sodetto, L. 320.
268. Quattro quadri fatti a paesi posti nella medesima galaria di mano di M. Mi
chel, L. 240.

Nella Galaria piciola.

269. Otto quadri mezza figura di mano del Fetti di diversi santi incornisati, L. 288.
Cfr. i nn. I0, 50, 51, 64, 69 del cat. Bathoc; e per le operede1Fetti tuttoraesistentiad HamptonCourt,
Law, pp. 59, 181.

270. Un quadro dipintovi un David ch'ha tagliato la testa a Golia, L. 90.


271. Un quadro dipintovi S. Geronimo che sta scrivendo, opera fiamenga con cor
nici fregiate d'oro, L. 90.
272. Un quadro dipintovi S. Giovanni ch' ha tagliato la testa, mezza figura, L. 120.

273. Un quadro dipintovi quattro orbi che cascano del fosso, di mano del Brughel
vecchio con cornici fregiate d'oro, L. 150.
Cfr. il n. 83 del cat. Bathoe,doveperògli orbi sarebberodue soli.

274. Un quadro dipintovi Lot con le sue figliole, L. 60.


275. Un quadro con sopra la testa della Madonna dell'Annonciata di Fiorenza con
cornici, L. 12.
276. Un quadro dipintovi l'aritratto del Duca Federico giovaneto armato con cor
nici fregiate d'oro, L. 60.
Certo il celebreritrattoraffaellesco,intornoal qualepubblicai de' documentincW'jlrch. si. II. (1909-1910)
nello studiosu Isabella a* Este e Leone X. Risulta da essiche il ritrattoera statoin parteeseguitoda un disce
polo del Sanzioed era passatoin proprietàal card. Pompeo Colonna,il qualenel gennaio1521 ne fecegrazioso
donoal march.Federico.Cfr. n. 86 del catalogoBathoe: all' astadelle pitturedi Carlo I fu vendutoper cento
sterline.

277. Un quadro di mano di Bassano dipintovi il diluvio, L. 90.


278. Un quadro dipintovi Anteot converso in un cervo con cornici fregiate d'oro, L. 60.
279. Un anconetta di mano di Bassano con S. Biagio, S. Stellano et S. Chiara,
L. 120.
Altri quadridi J. Bassanodovetteroesserdonatida Vincenzo I all' imperatoreRodolfo. 11Chieppio scriveva
il 16 maggio1602 all'ambasciatore Manerbio:
Ha di gia S. A. fattoincassare il quadrotantodesideratodella M.ta dell' Imperatore
et s' invieràfrapochi
di in Ispruccoet di là si procureràche si mandicon primaoccasione,havendofinalmenterisolutol'A. S. di dar
questofrustoa S. M.ta ancorche le siapesatoassaidi privarsidi cosamoltocara.... Se S. M.ta gustasse d' havere
de' quadridi pittura originali del Bassanoche rappresentano diversi essercitijmeccanicicon ritrattidi navi cosi
diceS. A. che haveràqualchecommoditàdi poterservire
al naturaleche sonoin loro generestimatisingolarissimi,
a S. M.ta ".
Per il diluviodel Bassano,serbatoad HamptonCourt, cfr. Law, p. 62.

280. Un quadro sopra l'asse dipintovi un villano che s'avede d'un altro che casca
giù di un albero, L. 90.

Nel passetto per andar nelli camarini della sala dei spechi.

281. Trei quadri grandi, in uno dipinto una bataglia navale, nel secondo le nove
Muse in aere et nel terzo l' istoria d' Ester avanti il Re Asuero, L. 900.
Sono quadridel Tintoretto,tuttoraconservati,ad HamptonCourt (Law, p. 25), la battaglianavaleera orse
quellaturchesca
che il Robustiavevadipintopel card. Ercole Gonzaga,inviandogliela
con la seguenteletterina....
dettataa un amico:
R.mo et ill.mo Mons. et patronmio oss.mo.
Non ho rispostoprimache adessoa quelladi V. R.ma et ill.ma S. perchedesideravadi rispondere insieme
HO DOCUMENTI

eoo te paroleancocon l'operache quellaricercavada me. Hata ho finitola battagliaturchesca,la mandoa V.


R. et 1. S. tal qual essasia.
Desiderarcibeneche V. I. S. m'adoperasse in cosache rossedemia maggioreprofessione, che di (arequeste
figurepicciole.Però quellaaccetteràil buonanimo.Et se sonstatoin servirlane fu cagionela dùncultadell'opera
ma S. V. et pregoN. S. Iddio che la conservilungo
la quale ricercalungezzadi tempo.Bacciole mani all' 11I.
tempoet facciasi che gli sia gratoquestopiocioldono mio et di mio fratello.
Da Veneba. affi 9 di magio 1562. GIACOMO TENTORETTO, pittore.
Il duca Guglielmo,di cui si raccontache nellefrequentivisitea Venezia amassesoffermaminellostudiodel
Robusti conversando ; madel Tintoretto
d'artecon lui, gli commisenon solo la celebreseriede' fasti gonzagheschi
si valseancheper decorazionidegliappartamenti ducali. II 3 nov. 1579 facevascrivereall'ambasciatore
mantovano
in Venezia:
S. A. vorrebbefar fare un friso intornoad una camerache tenesse dell'andardel dissegnoche sera qui
annessoet sopratuttoche navesseli cani et putini et vorrebbech' il Tintoretto gli ne facesseun schizzodi sua
inventione,avertendoche quellasferade oroloìove vole veramente ma si vorrebbeche fossein manode uno de
putini a modod' una targache paresseche nascesse cosi a casose benev' ha in effettod'andar l'orologio.Se ben
il schizzonon serafinito non importapercheci bastavederela sua inventioneet voressimo naverlacol ritornodel

"
Non menofervidoestimatore del Tintorettofu Vincenzo I. Un bilancios. d. annoveratra le provisioniche
si paganogni mese": Claudio Monteverdie GiacomoTintoretto(a cui eranoassegnate L. 28.15; all'altro75).
È un dato importantissimo : essendoignotofinorache il Tintorettofossestabilmente per qualchetempoa Mantova.
Il bilancio dev'esseredel 1590-93 perchesolodel 1569 il Monteverdi venne a Mantova e il Tintorettomorì
nel 1594 a Venezia.
La protezionedi Vincenzo I si esteseda GiacomoTintorettoal figliuolodi lui, Domenico, buon ritrattista,
che passòa Mantovaalcuni mesidel 1598-99.Una minutadel 21 genn. 1599, indirizzataal S.r Dionigi Con
tarmi(mecenate del Robustifuntore), ce ne offrela prova:
"
CUr.mo S.re. Essendocapitatoqui in Mantovail Tintorettoil qualeha fattoil ritrattodellanuovaReina di
Spagnamentrevi si ritrovavadi passaggio, onde havendoio graditomolto la manieraho presogusto di valermi
con tal occasionedi lui et perciòl' ho tratenutoqui questopuocodi tempo.Hora ritornandosene egli costàho vo
luto accompagnarlo conquestamia da V. S. 11I. magiovandomi di credereche sebeneella n' haverasentitoqualche
disaggioiscuserànondimenola tardanzasua, coli' assicurarsi che sia stataper servinoet sodisfattone mia. Il che
"
lutto ho fattocon quellaconfidenzacon la qualedesideroche V. S. si vagliaall'occorrenza delle cosemie....
Una collezionedi quadridel Tintorettoe di Tiziano fu offertanel l612 al ducaFrancesco: ma per l'ingor
digia de' prezziil contrattoandò a vuoto.1 documenticonservano tuttaviainalteratoil loro interesse:
lll.mo S.r mio
Perchequel m. Gio. Battistapittoreche V. S. IlI.ma nella sua de l'altro ordinariomi dice che sarebbeve
nuto a trovarmiè amalatogravemente.... ho procuratod' naverun certopittorefranceseche s' intende assaibene
de l'arte della pittura.... Et cosi in compagniadel S.r Ambasciatoredi Franciaet di essopittorevidi tuttele pit
turenotateet anco l'altre che si ritrovanom. Lorenzoet Gio. Antonio Sala, le quali sonnoassaimal tenuteet a
tfniditiodi tutti S. Elena di Titiano e la più eccellente,se beneli prezzisonnotantoingordiche m'assicuroche
leverannola vogliaa V. S. IlI.ma oltreche ogniunadi loro restain qualcheparteimperfetta....Il pareredel pit
toreet del S.r Ambassatoreche se n' intende più che mediocremente è che non vaglionoil quartodi quello che
domandanoli padroni.... Hum.mo S.re
Venetia, alii IO nov. 1612. CAMILLO SORDI.
Sant'Helena di Titiano. duc. 150 — San Sebastiano,del Tintoretto,due. 100— L'Adultera del Tintoretto.
due. 130 — La Cena del S.re, del Palma vecchio,due. 60—11 ritrattodi Sebastianodel Piombo, duc. 50 ™
Li Tre Magi, di Titiano, due. 300 — Venere e Adone, di Titiano, due. 150 — I Tre Magi, del Tintoretto,
due. 50 — L'Adultera, di Giorgione,due. 60 — Quatro stagionide l'anno, di Paulo fiamengo,due. 60 — Ve
nere,di Giorgione,due. 50 — Il ritrattodel Tintoretto,di sua mano,due. 50.
Di più vi sono:
Lazaro mendico,del Tintoretto,due. 150 — Sansonequandodormeet li sonotagliatili capelli,del Tinto-
retto,duc. 130 — S. Lorenzo, del Tintoretto,due. 100 — 11Paradiso,del Tintoretto,due. 450 — Diversief
fetti d'Angeli che fannomusica,del Tintoretto,due. 180 — Susanna,del Tintoretto, due. 70 — La Samari
tana, del Tintoretto,due. 70 — Abram quandovuolesacrificareil figliolo,del Tintoretto,due. 50 — Un Cristo
che si riponein sepolturada tre angeli,del Tintoretto,due. 130.

Die Martis 19 Jannuarij 1627.


Nell'anticamera dell'Appartamento nuovo del Duca Ferdinando.

282. Un quadro dipintovi N. S. che porta la croce al Monte Calvario, opera del
Brugol con cornici, L. 600.
l'inventario de' quadri nel 1627 IH

283. Un quadro dipintovi una battalia navale di mano del Tintoretto, con cornice
nova, L. 60.
284. Un quadretto dipintovi N. S. in croce con cornici di piela, L. 6.
285. Un quadretto dipintovi un paese con una mina et un S. Francesco di mano
del Milanese, con cornice bianca, L. 24.
" ''
Chi ria questomilanese non io:opinereipel Ceranoo Crespi C. Battista.Sotto il regnodi Ferdinando
si redonomoltipittori,nati o residentia Milano, adoperatida lui in quadridi sonetto sacro. P. es. il Monca1
vo,
o GuglielmoCaccia, benchédolented' intermettere i moltilavoricheavevaa Milano ed altrove,scrivevada Monza
"
28 giugno 1617che si sarebberecatoa Mantova,appenafinita certaoperaa' padride' Servi ". Il 7 dicembre
"
spediÌ quadri che da S. A. S. gli furonobenignamente incaricati". — Concernonoil Ceranoparecchidocu
mentidel 1616-18. Il march.Valtaro scriveda Milano 24 genn. 1616 che il Ceranoera malato:
Subito che potràverràa servireV. A. Per la medemacausanon ha potutofinireil quadro dì Sant'Jago
che fa a V. A. ".
Andrea Cavagnolipresentava l'artistacon questacommendatizia da Milano, 12 sett. 1617:
Il latoredella presente
saràil S.r G. BattistaCeranopittorequa della nostracittà eccellentissimo col quale
ad instantiadi S. A. ho operatoche sene venghicosti per un certoritrattoche gli saràimpostoda M.ma Sei.ma
di Ferrara....S. A. gli ha fattofar per me essibitionigrandissime et ha mandatoqua un stafieresuoa spesarloe
servirloper strada".
" "
Il Cerano medesimoscrive voler sbrigarsiprestoavendo molti affari della profession mia comulati nella
" sbaraglio
malattiae i raccoltide' vini a de' villani da Cerrano".
della òScretion
Importanteè quest'altrasua letteraal duca Ferdinando,Milano, 20 7bre 1618
Il giornoche V. A. S. partìdi Milano io vidi nella libreriapublicail Villapandi per la visionedi Ezechiel
e d più mi fu promesso una dichiarazione diffusa, cavatadal testoebreo,la qualecon un puocho di schizzoin
vialò a V. A. S. anessoal S. Jago suo.
Il ZifTerapuoi d'ordinedi V. A. mi comandòche io trovassiquattropittoriper pingera frescoe non sa
gli

pendoin che V. A. S. volesseimpiegareho presopartitoinviargliene quattro qualitàdiverse,sperandoche


di

fra tutti servirannoper qualsiasilavoro con ogni celeritàdesiderata, come .più diffusamente
ne scrivo Perfetto

al
e

(cioè VianO ".


al

Anche Pier FrancescoMorazzonetroviamouna letteraautografa,datatadalla sua patriaMorazzonepresso


di

Milano, 29 marzo 623


1

Da che fui costìrichiesto servino quellaS.ma Altezza.... avevostabilito far quest'hora quadro
di

di
al

il
cli

delle nozze Canna Galilea ordinatomicostìda S. A. S. ma perche dal mese settembre....son sempre
di

di

statomal dispostonon ho pututoeseguirei mio intento''.


l

Promette grancancelliereStriggi che cercherà sollecitare,gratissimo


delle benigneaccoglienzericevutea
di
al

Mantova.

286. Un quadretto dipintovi un paese con cornice bianca, L. 12.

287. Un quadretto scuro dipintovi un Presepio con cornice bianca, L.


in

chiaro
di

2.
1

288. Un quadretto dipintovi una Anonciata Fiorenza, copia con cornice nera, L.
di

30.
289. Un quadertino dipintovi
S.

Madonna putino che sposa Catterina con


la

et
il

cornici nere, L. 12.


290. Doi quadri
S.

uno dipinto Francesco che riceve ne altro una


le
in

stimate,
l'

bracio sentata, con cornici, L.


in

Madonna con un putino 12.

291. Un quadro dipinto sopra l'asse, mezze figure, Madonna,


S.

Sebastiano et
la

bambino, L. 90.
il

292. Un quadro Pietro,


S.

dipinto guazzo dipintovi


di

piazza mano del


di
la
a

Fiorentino, L. 24.
293. Un quadro dipintovi N. Ecce homo mano
S.

di

di

Pietro Paolo Fumino (sic)


con cornici, L. 120.
Per altri quadri nn. 68, 93 del cat. Bathoe.
di

Rubenscfr.
i

294. Un quadro dipintovi frezze dalle ferite, mezza


S.

un Sebastiano che leva


le
si

figura, L. 60.
295. Un quadro dipintovi N. Ecce homo,
S.

mezza figura con cornice violino,


di

mano del Correggio, L.


di

120.
112 DOCUMENTI

DOCUMENTI CORREGGESCHI.
Il pittore mantovanoFachetti(I) segnalònel 1592 a Vincenzo I una Madonna del Correggio,conservata
da' frati di S. Agnesein una cappellett» pressoLuzzara.Era, ci scriveva,un quadrodi una MadonnaconS. Gio
"
vanni Battista(2) e un' altra figuradi Santo in piedi fattaeoa si compito studioche se li può dare ogni gran
prezzo.Et percheso con quant'opra la facci cumulode cosi virtuosefigure,cercandolesin da stranipaesi,mi è
parsodarglinotitia di questache ba nel suo, che con lasciarnecopiain dettaespellerlaessa potrà porrenel nu
merodellepiù pretiosepittureche habbi,quandoperòli frati non ne navessero fattoaltro contratto.Son ben sicuro
naverglielavedutacon un Christocheportala crocedell' istessamano ". Il Duca non se lo lasciòdire due volte:
e stradafacendovolle che da Viadana, attiguaa Luzzara, gli fosseroconsegnati non so che quadri della chiesa
de' Francescani.
Men fortunatisembrariuscissero, 6 anni dopo, i suoi tentatividi procacciarsi
altra tela dell'Allegri.
La Chiesa de' Francescanidi Correggiopossedeva più quadridel grande pittore: fra'quali, sicuramente, la
MadonnaconS. Francesco che esisteora a Dresda,e la fuga in Egitto che s'ammiranellagallerìadegliUffizi (3).
Dell' uno e dell'altrodi questidue dipinti,o di un terzoa noi ignoto,cercònel 1598impadronirsi VincenzoI.
Certo Bergamasco, che accampavadiritti di proprietàsul quadro,si mostròdisposbssimo a cederlo, rilasciandoal
Duca la dichiaiazioneche segue;
Sendostatoio AlessandroBergamasco da Correggioricercatoistantemente agli anni passatidal S.rD.r Hip-
politoGianottiet hora dal S.r GirolamoCalcagnimiei cugini, a nome del Ser.moS.r Duca di Mantova della
venditad' una mia Ancona della S.ma Madonnaet N. S. postanella Chiesadel Conventode Padri Minori Con
ventualidi S. Francescoin Correggiodai miei antecessori, fattadi manodel già M.ro Antonio di Correggiopit
tore,et desiderosissimo di servirein quantocomportano le miedeboliforzea S. A. Ser.madichiaroper la presente
che io prontamente et piùche volentierinefo padronel'A. S. rimettendomi nel restoalla benignitàsua, et supplico
perciòl' ill.mo et scemo S.r Camillo di Correggiomio signoreet padroneet prego con ogni efficaciapossibileil
Padre R.mo Generaleet i Padri di dettoConventoa voler liberamente dareil lor consenso afincheS. A. Ser.ma
conseguisca il desideriosuo d' haverla dettamiaAncona. In fededi che ho fattofare la presente che saràfirmata
di mia propriamanoet soggillatacol solitomio soggillo.
Data in Correggioalii XV di maggio1598.
Io ALESSANDRO BERGAMASCO afermoquantodi sopra".
In un'accompagnatoria del primogiugnoil Bergamasco confermache per quantospettavaa lui consentivapie
namentealla cessionedella sua Ancona, augurandoal Duca di Mantova di poterconseguireV intentodi acca
parrarsela— frasiquesteche denotanocom'eglinon fossepoi l'assolutoproprietario, qualesi spacciava.
Da chi potevanosorgereopposizioniai voleridi Vincenzo I? O dal signoredel luogo,Camillo di Correggio,
che di sottomanoostacolava i Gonzaga, pur protestandosi ossequiosissimo nellesue lettereal potentevicino: o
da' PP. Francescani,che solo la violenzadel Duca di Modena costrinsepiù tardi a lasciarspogliarela lorochiesa
"
di quelletele — l' una dellequali era statanel 1514 commessa all'Allegri, ancor figlio di famiglia".
AI qual propositomi si conceda una digressionedi moltaimportanza per la biografiadel Correggio. Ignoran
dosi l'anno precisodella sua nascitasi dedusseche et fosse nato nel 1494 dal solo fattoche nel rogitodel 1514
(stipulatoco' PP. Francescaniper la Madonnadi Dresda) figuravaanche, chiamatoa dare il suo consenso,il
"
padredel giovanepittore. Antoniusf. Peregrinide Alegris cum consensusui palris promittitVen. Fr. Hiero-
nimo de Cattaneiscustodi S. Franciscide CorrigiaOrd. Fr. Min. et Sex Antonio Zuccardo.... uti executoriet
'
fìdeicommissarioq. Quirini de Zuccardisse tacereet pingereet construere anchonamunam,ecc. .
Dunque (si disse) il Correggionon toccavaancorai 21 anni se era necessario che il padreIo coprissedella
sua autorità.
È, un errore:si diventavamaggiorenni a 25 anni, non a soli 21 ; ma il nodo della questionenon è qui. Il
Correggioera ancor scapoloe figlio di famiglia.Al casosuo era quindi applicabileil paragrafoLXXXII del
libro II degli Statutidi Correggioche nella stampadel 1675 suonacosi:
" Filii
familiasnon obligentur,nec obligaripossintex aliquocontractunec aliquaoccasionesineconsensupa
tria; sedcum consensupatris et eiusvoluntate,etiam sineparabolaet auctoritatejudicis possintobligarisi fuerint
maioresvigintiquinqueannis; si vero filari familiasfueritminor25 annispossitobligaricum consensupatriset cum
auctoritateJuJicis; et quilibetfilius familiasmaiorannisviginti quinquefaciensfamiliamseparatama patre possit
obligari tamquampater familiasex quocumquecontractuetiamsineconsensupatris,et habeaturac reputeturin
omnibus supradictistanquampaterfamilias,ita quod possitagereet convenili in quocumqueiudicio, etiamnon
interveniente licentiavel consensueius patris".
"
L'Allori s'ammogliònel 1520: nel 1514 era ancor filius familias", conviventecol babbo; i Francescani
nell'affidargli,con la commissione di quellapala d'altare,metàdell'onorariocospicuo(100 ducati)avevanoeviden
"
tementenecessità d'essergarantitidal paterfamilias".

(1) BERTOLOTTI, Artisti, p. 29. Leti. 8 febbr.. e non settembre,1592 del Fachetti.
equivocorispettoa' Santi rappresentati,
(2) È probabileche il Fachetti prendesse e che si tratti della Madonna
d' Hampton Court (Law, p. 102).
(3) TIRABOSCH1, Biblioteca Modenese, vol. VI, p. 253; PUNGILEONI, Memorie *f. di A. Allegri, I.
46 sgg.; RICCI, Correggio,Berlino, 1897, pp. 97-101, 123.
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Isabella d'Este di L. Costa
(Galleria d' Hampton Court)
l'inventario de' quadri nel 1627 113

fc un vero peccatoche 0 Tiraboachi non cornmunicasse integralmentequel rogito, dacchécerte formuleotn-


messepotrebberopienamente circal'età del pittore.
rischiararci
Intervenneall'attoil giudicedel luogo? E allorasi potrebbe dir con sicurezzachel'Allegri nel 1514 nonaveva
raggiuntoi 25 anni.
Non intervenne all'artoil giudice,come parrebbedall'estratto del Tiraboachi? E allora,I'Allegri potevaaver
superatonel 1514 i cinquelustri.
Neil' un casoe nell'altro però la vecchia tesich'ri fossenato nel 1494 è spacciata.La cronologiadella sua
vita e delle sueoperegiovaniliin ispecialmodova dunquerifattasu più saldebasi; e la tradizioneserbatacidal
Donesmondiche l'Allegri fosseallievodel Mantegnaacquistaqualcheverosimiglianza.... essendopossibilissimo
che
nato p. es. nel 1490 o ancheprima, frequentasse tra il 1503 e il 1506 l'officinadel vecchioatletaglorioso.

Purtropposcarseggiano i dati d' archiviosu'rapportidell'Allegricon la cortedi Mantova; e a quelliprodotti


dal Braghirolliè da aggiungerela curiosatradizioneancor viva nel 1587 che il duca Federicoavessepagatoi
quadri del Correggiocol dar la doteper le sue figliole(cfr. n. I).
La protezionedel Duca di Mantova invogliòanchepiù tardi un pronipote ed omonimodell'Allegria stabilirsi
nella citta gonzaghesca.Era costui,a quantopare, uomodi sanguee di corrucci,dacchètre letteredel capitano
'
di giustiziadel 26 maggio1575 si occupanoa lungo dell'omicidio commessoda Antonio Allegri pittoredi
Correggio". Leticò per questionidi fitto con un Ciprianofomasaroe lo freddòcon un colpodi spada. Rincorso
da' birri si salvò dalla forca: e tre anni dopo imploravagraziaper lui la Contessadella Mirandola (lett. 26 di
" "
cembre1578) esponendo che l'Allegri avevaottenuto la paceda quei del morto e bramavadi ricongiungersi
" "
con la moglie che è costìet v' ha ancheuna casa (I).

Ed ora torniamoa Vincenzo I, e alla sua predilezionepel Correggio— predilezionecosi viva da indurloa
resistere a un desideriodell' Imperatore
1
Nel 1605 s'agitava alla Corte Cesareala questionedel feudodi Correggio,che sollevavamoltecupidigie:
Rodolfo II da quelle controversie e menepolitichevenneinfervoratone'suoientusiasmiper le operedel grande
pittore,che avevavistola luce nello staterellocontesoinnanzial suo tribunale.
In una sua lettera,o memoriale,del 25 aprile,che purtropponon si è conservata, perchèVincenzo I la trat
tenneseco,Giovanni Ach, pittorecesareo,espresse al Duca di Mantoval'ardentedesideriodell' Imperatore di pos
sederedue quadridel Correggio....quelli indubbiamente che ornavanola grottad'Isabella.
Di cedergH originaliil Duca non volle saperneed esibiuna copiadel Rubens.
Il ritardo nella esecuzionedelle copieprovocòi malumorinon dissimulatidi Rodolfo: ne sollecitavaa sua
volta l' inviol'ambasciatoremantovano Manerbio,avvertendo che quelloera il migliormezzodi ottenereun'udienza
Sovranaa Praga per affaripoliticiI Dicevadi essersiscusatoco' ministricesarei,gettandola colpasul pittore; e
tantoinsistèche Vincenzo I sentì anchelui il bisognodi premersul Rubens perchespedissele copie.Vennero
mandatea Praga (e la accoltecon vivissimoplauso)con questaducaledel 30 settembre :
.... Finalmenteall'arrivonostroqua habbiamoritrovatefinitele copiedelliduequadridel Correggiodesi
deratida S. M.tà, quali vi inviamocon questaacciò subitole havretericevuteli faciatepresentare alla M.tà S.,
dicendoleche per esserestatefattetuttedue di manodel fiamingoche sta qui al servitionostro,conformeall' or
dine suo, si è tardatoa poterlihavereassaipiù del desiderionostrocon tutta la sollecitudineche s'è usata acciò
si potessero mandarequantoprima. . . VINCENZO ".

296. Un quadro dipintovi il Re di Francia, L. 36.


297. Un quadro dipintovi una testa di S. Geronimo con cornici bianche di mano
del Mantegna, L. 60.
298. Un quadro dipintovi una Madalena, mezza figura con cornici fregiate d'oro,
L. 36.
299. Un quadro fatto a miniatura dipintovi un vaso d'argento con fiori, L. 6.

Nella prima camera dell'appartamento novo


attaccato al salon dove si balla.
300. Doi quadri sopra le porte, uno dipintovi nomini che cantano di musica, mezze
figure con cornice fregiata d' oro, di mano di Titiano, stimato scuti 50 et ne
l'altro dipintovi N. S. deposto sopra il sepolcro con cornice stimato scuti 20,
in tutto, L. 420.

(I) Su costuicfr. PUNGILEONI, 269.


II.
114 DOCUMENTI

Nella seconda camera.

301. Doi quadri sopra l'lissi, in uno una donna che accorda un leuto con trei ritrati,
mezze figure con ornamento fregiato d'oro di mano del Bordonon, stimato
scuti 30, et ne l'altro dipintovi un'istoria
di done che parechiano una cuna (1)
in campo di paesi, ornamento nero, opera di Giulio Romano, stimato scuti 25,
in tutto, L. 150.
Il quadiodel Pordenoneè ora attribuitoa BernardinoLicinio (Law, p. 26).

Nella terza camera.


302. Doi quadri sopra l'ussi, in uno dipintovi un Presepio di mano di Titiano, con
cornice nera fregiata d'oro, stimato scuti 40; nell'altro dipintovi l'Europa sopra
un toro, opera di Giulio Romano, con cornice turchina fregiata d'oro, stimato
scuti 20, in tutto, L. 360.
Tra' quadritizianeschielencatinell'inventarioè il soloche possaidentificarsi
con quellocheFrancescoD'Adda
offrivanel 1604 al duca Vincenzo. Avendo questi visitatoalloraMilano ebbein dono degli oggettid' arte da
parecchiprivati.P. es. Giustina BarbianaCusani gli scrivevail 24 gennaio:
Mentredimoraval'A. V. Ser.roaa giornipassatiin Milano a casointesich'ella facevaqualchecontodei
retrattivecchifatti di manode valentipittori,et trovandomihaverio in casaun ritrattodi Papa Giulio della Ro
veredi manodi valentissimo homo.... supbcoV. A. farmigratiad'accettarlo....".
Quasi nel medesimo tempo il co. D'Adda, pittoreegli stesso,facevaal Duca l'omaggiod' una Madonna
del Vecellio:
S.mo S.r Pad.ne Col.
L'A. S. S.ma mi perdoneràse io ho tardatoin mandareil quadroche mi favoridi acetare,la causaè stata
ch' io ne ho fattouna copiaper me, de l'ardir che io ho presoin copiarlo,pregheròS. A. S.ma di naverme per
iscusato.Hora I' ho mandatodal secretanode S. A. S. aciò glielo mandiper buona occasione.Il quadroè de
gli

Tìcianoe soprauna Madona con Cristoche dormee S.o Giovanniet un Angelo. Mi dispiacerabeneche
è

il

forse quadro non seraconforme gustode S. A. S. questone incolpi pocaqualitàche ne tengo,che


al

di

la
il

a ;

quellaglie ne ho fattopartesuplicandol'A. S. S. goderloin memoria un servitoresuo per fine a S.


di

di

e
A. S.ma facioriverenza....
p.o Di S. A. S. Aff.mo et D.mo S.re
In

Milano Marzo 1604.


di

di
3

Co. FRANCESCO d'ADDA.


11

Duca facevacortesemente rispondere D'Adda


di
al

marzo 604)
(li
il 1
2

"
M.o 111.re S.re Intendodal Bellonache ha ricevuto quadro cui V. mi scrivecon sua del p.o
di

S.

la

di
questo,et per essereopera Titiano nonpuò esserse non bello et per venirmidella mano lei non può essermi
di

di

se non carissimo:aspetteròdunque vederloet poterlogodereet tenereper memoria V. S. alla cui amore


di

di

di

volezzarestotenutomolto,et raccorciandomele, etc. ".


Pochi mesidopo conteD'Adda clonavaanchedelle suefatichepittoriche duca Vincenzo:
al
il

Ser.moS.r mio Pad.ne Col.mo


Havendo fattouna Madonna sopra pietranera mi parsode inviarlaa l'A. S. S.ma con pregarla
in io

la

a
è

volerlagoldere segnodella servitùmia versol'A. S. S., l'accetti donqueS.re non per esserecosa bona nè
bella ma per essereinvencionee fattada mane un tantoservitorsuo. Mi spiaccebene che questamia rozza
di

manieranon sia migliore,acciòpotessi meglio desiderioche tengode servirel'A. S. S. ala qualehum.te


esprimer
il

faccioreverenza....
le

Di Milano, alli 18 xbre 1604. Di V. A. S.ma, aff.mo D.mo Ser.e


di

Co. FRAN.o D'ADDA.

Intimodei Duchi Mantovaera Milano G. GiacomoLattuada per operasua vennero, quell'anno


di

le in
a

stesso,procurati Vincenzo molti quadri fiamminghi un Tiziano. Sciaguratamentecomesempre indicazioni


1
a

sonogeneriche;sappiamoappenada un dispaccio(12 giugno)dell'agente(bertiAnnibale che prezzocomplessivo


il

"
fu

400 scudi, che invio s'effettuònell'agosto.


di

avvisavainfattia Mantova: quadri Fiandra


di

di
e

1
l'

II

Titiano con piante naranci imbarcanohoggiet credosoddisferanno S. A.... ".


di
le

s'

" "
(1) D'Arco una cena
:

I
l'inventario de' quadri nel 1627 115

Nella camera dell'arcova sopra l'ussi.

303. Un quadro dipintovi l' incendio di Roma, dove Nerone sta suonando : un
altro, un Imperatore con un' aquila sopra le spalle, di mano di Giulio Ro
mano, L. 240.
304. Un altro quadro copia di detto Giulio Romano, L. 36.
305. Un quadro sopra l'asse dipintovi S. Pietro che predica e di S. Giovanni con
Seira caduto morto con cornici d'ebano, opera fiamenga, L. 60.

Nella camera contigua alla Capella.

306. Un quadro dipintovi il Re Assuero il qual riceve la Regina Ester sentato sopra
un tribunale con cornice d'ebano. L. 150,
307. Un quadro dipintovi una parabola d'uno ferito con cornice d'ebano, L. 90.

Nella Capelletta.

308. Un quadro sopra l' altare dipintovi N. S. che ora ne l' orto con cornice fre
giata d'oro, L. 150.

Nel camarino delle Muse.

309. Un quadro sopra un scritorio dipintovi la madre natura con cornice turchina
fregiata d'oro, di mano di Giulio Romano, L. 90.

Nel camerino delle Dame.

310. Doi quadretti dipintovi fiori cavati dal naturale con cornici d'ebano, L. 60.
311. Un quadro dipintovi un S. Geronimo penitente, figura intiera con cornice nera
fregiata d'oro di mano di Giulio Campo, L. 240.
312. Un anconeta con ante da serare adorate dipintovi la Madonna col bambino
in braccio, S. Bernardo e S. Benedetto et nelle ante S. Giovanni, S. Lucia
et doi ritrati, L. 240.
313. Un quadro dipintovi un S. Geronimo che contempla con una testa di morto,
mezza figura con cornice di violino, opera del Coreggio, L. 240.
314. Un quadro dipintovi una Madonna con il bambino in braccio con cornice nera
fregiata d'oro, di mano d'Andrea del Sarto, L. 240.
315. Un quadro dipintovi la Madonna con il bambino in braccio et S. Catterina
con cornice di violino, opera di Titiano, L. 240.
316. Un quadro grande dipinto sopra l'asse, diversi fiori cavati dal naturale con
cornici fregiate d'oro, L. 180.

317. Un quadretto longo dipintovi un paese con navighi di mare, con cornici ado
rate, L. 36.
318. Un quadro dipinto: N. S. deposto sopra il sepolcro in scurzo con cornici
fregiate d'oro di mano del Mantegna, L. 90.
319. Un quadertino dipintovi la Madalena colegata in terra con cornici di vio
lino, L. 36.
116 DOCUMENTI

320. Sei quadertini dipintovi sei ritrati, doi putine del march, di Monferato, in un
un giovane con zazara bionda sbarbato, in uno un frate di S. Benedetto, in
uno Erasmo Rotterdamo et ne l'altro il Duca di Sasonia con cornici di violino,
stimati tutti, L. 150.

321. Un quadro dipintovi una Madonna che allatta il bambino et S. Gioseffo con
cornice intagliata, L. 60.
322. Un quadro dipintovi S. Geronimo che ha una mano sopra una testa di morto
et sta legendo, con cornici et le sue ante, L. 360.
323. Un quadretto dipintovi una dona fiamenga con cornici di violino, L. 120.

324. Un quadro dipintovi un giovanetto iniudo con cornici, opera di Titiano, L. 120.

325. Un quadro dipintovi la testa del Salvatore, L. 30.


326. Un quadertino picciolo dipintovi un paesino tondo con cornici, L. 24.
327. Un quadertino piciolo dipinto sopra la pietra del paragone una Pietà con
cornici di violino, L. 24.
328. Un quadro dipintovi una donna scapiliata et un puto che ha una sfera in mano
con cornici adorate, di mano di Titiano, L. 120.

Nella camera contigua alla sodetta.

329. Un quadro dipintovi il ritratto di Mad.™ Malgarita vecchia (1), di mano della
Sifonisma Angosciola, con cornici, L. 120.
330. Trei quadri, in uno dipintovi l'essequie della B. V., ne 1' altro la B. V. con
il bambino in braccio et S. Giacomo et nel 3° cinque quadertini copiati insieme
con cornici adorate, stimati tutti, L. 300.
33 1. Un quadro dipintovi una Madonna con il bambino in braccio et S. Sebastiano
con cornici adorate, di mano del Giambelino, L. 150.
Dev'essereil "Presepio,che dopo lunghesollecitazioni
Isabellad' Este riuscìa procurarsi
dal Bellini. Deliziose
questedue letterine,che sul quadrettodi Giambellinoinviavaa Isabellail suo favoritoliutaio,Lorenzoda Pavia:
"
Venezia, 16 luglio 1504.
Me pareuna ora mile a sapereComosaràpiaciutoquestoquadroa la S. V., e invero1'è bela cosa,ma
se io l'aveseordinatoavenavolsutole figurepiù grande....De invencionenessunonon po' arivarea m. Andrea
Mantegna,cheinverol'è ecclentissimoe il primo,ma Giovan Belino in colorireè ecelentee turi che k vistoquesto
quadreroogneunolà comendatoper una mirabileoperaet e ben finitequelecosee da vedereper Botile".
13 agosto.
Per una vostraintesedel quadroesserepiacutoa la Ex. V. de che ne ò auto grandissimopiacere,ancora
che le figuresianopicole.L'è ben ci vero, cosi me parseancoraa mi. El mancamento fo de chi l' ordinoe,che
se dovevafar faredo overotre desegnicosì de grosoe a quellomodos'averiavistoel melio,ma a mi non mefo
maledito niente, et non me lo voleaanchemostrare,che se pure l'avessevistoli avenafatoremudarequalque
cosa. E pù me maraveiaide la taulach'è moltotrista,che se la dipinturapodeseparlaremolto se lomentaria de
la taula eserecosi trista,o che il sia che io ò una naturache nesunacosame finiaemaiede satisfare del tuto
comencando a le coseche facoio.... ".

332. Un quadro dipintovi il Sudario di N. S. di mano del S.r Perfetti (2) con
cornici, L. 90.
333. Un quadro con il disegno del giudizio di Michelangelo di mano del Marcello
con cornici (3), L. 300.

(1) Goè della Paleologa.


(2) Cioè del Viani.
(3) Cioè di MarcelloVenusti, cfr. n. 648; e PASTOR, Gachìchu dcr Patate, V, 842.
l'inventario de' quadri nel 1627 117

334. Un quadro dipintovi N. S. Ecce homo di mano del Tintoretto con cornice
adorate, L. 36.
335. Un quadro sopra l'asse dipintovi la Madonna con il bambino in braccio,
S. Gironimo et S. Giovanni, L. 60.

Nel passetto davanti al camerino della grotta.

336. Un quadro senza cornice con sopra N. S. che porta la croce, I— 12.
337. Un quadretto dipintovi la B. V. col bambino in braccio che sposa S. Cate
rina et S. Giovanni con cornice nera fregiata d'oro, L. 12.
338. Un quadro dipintovi N. S. Ecce uomo con la corda al collo con cornice di
violino. L. 36.
339. Un quadro dipintovi la Madonna delle Gratie con cornice di pero negro, L. 60.
340. Quattro quadertini dipintovi quattro ritrati, in uno una Principessa, in uno il
Duca Francesco primo, nel terzo il Card. Ercole et nel 4° il Card. Francesco
con cornici fregiate d'oro, L. 72.
341. Doi quadri dipintovi doi Madonne con il bambino in braccio, mezze figure
con cornici bianche, L. 60.
342. Un quadretto dipintovi S. Gironimo che cegna una testa da morto con cornici
di violino, opperà di Quintino, L. 180.
343. Un quadro dipintovi una testa d' una dona scapiliata, bozzata, con cornici di
violino, opera di Leonardo da Vinci, L. 180.
344. Un quadro dipintovi N. S. menato davanti all' adultera con cornici di noce,
L. 90.
345. Doi quadri senza cornici dipinti su 1' asse, mezze figure, in uno la B. V., il
bambino, S. Giovanni et S. Sebastiano ; ne l' altro, una Madonna, il bambino,
S. Giovanni, S. Gioseffo et una santa, L. 180.
346. Doi quadretti dipintovi doi S. Madalene con cornici, L. 90.
347. Un quadretto dipintovi N. S. giovine con cornice fregiata d'oro, L. 36.
348. Un quadro senza cornice con una Madonna con il putino, S. Catterina,
S. Biagio, S. Geronimo et S. Giovanni, L. 36.
349. Un quadro dipinto sopra l'asse, una Madonna con il bambino in braccio,
S. Giovanni et doi angeli con cornici fregiate d'oro, L. 36.

Nella stanza detta la libraria


ne l'armario primo a man sinistra ne l'entrar dentro a detta camera.

350. Quatordici quadri del S.m° Rosario con cornici d'ebano, stimati scudi 20 l'uno,
L. 1680.
35 1. Doi quadertini con doi ritrati, uno dell' Imperator Rodolfo et l' altro della So-
fonisma che dipinge, L. 36.
352. Quattro quadertini dipinto sopra l'asse quattro ritrati, trei di principesse tode
sche et uno d' un prelato con cornici adorate et uno senza, L. 60.
353. Un quadertino dipintovi un S. Francesco che riceve le stimate inumato
d'oro, L. 6.
354. Un quadro dipintovi una testa di ritrato con ornamento nero, L. 18.
118 DOCUMENTI

355. Un quadro dipintovi un Cupido che scherza et ride con ornamento fregiato
d'oro, di mano del Begino (1), L. 60.
356. Un quadro dipintovi un ritrato d'homo vecchio rasso con cornici, L. 30.
357. Doi quadretti sopra l' asse dipintovi in uno l' Europa et ne l' altro Orfeo al
l' Inferno, L. 24.
358. Un quadretto dipintovi N. S. ch'è visitato dai Maghi con cornice nera, L. 24.
359. Sette quadretti disegnati cinque a tratti di penna et doi d'aquarello, quattro
legati in ebano et trei in violino, stimati tutti, L. 360.
360. Doi quadertini, in un dipintovi la testa di S. Pietro et nell' altro un frate,
L. 12.
361. Un quadertino dipintovi una Madonna col bambino in braccio, S. Giovanni
et altri santi con cornici di noce, L. 36.
362. Un quadertino sopra il rame dipintovi l' inferno legato in nero di mano del
Brugol, L. 60.

Nel secondo armario a man sinistra.

363. Sei quadertini a stampa miniati con ornamento di noce, L. 12.


364. Doi quadretti dipinti sopra il rame, in uno Enea che va all' inferno, nell'altro
L.
gli

il passagio che fecero Ebrei del mar rosso incorniciati d'ebano, 180.
365. Un quadretto su l'asse senza ornamento, dipintovi una cucina, L. 30.
366. Doi prospetive dipinte su l'asse, L. 120.
367. Un quadretto senza cornici dipintovi Gioseffe che fuge dalle mani del
Egiptia, L. 24.
l'

368. Un quadreto sopra rame, dipinto una Lucretia romana, senza cornici, L. 36.
il

369. Un quadertino con sopra ritrato una donna che sta sonando sopra un cem
balo, L. 18.
370. Un quadertino sopra rame dipinto un Ercole giovanetto ch tirato da una

il

banda dalla voluptà et dall' altra banda dalla virtù con cornici fregiate oro,

d'
L. 24.
371. Un quadertino picolo con Madonna,
S.

putino et Giovanni con cornici


la

il

d'ebano, L. 18.
372. Quattro quadri colegati dipintovi paesi et navi da mare, doi con cornici ado
L.
gli

rate et altri doi senza, 240.


373. Un quadertino piciolo con una testa Madonna bambino con corona
di

et
la
il

con cornici, L.
in

testa, 12.
374. Un quadertino con ornamento adorato sopra rame, dipinto Cupido che lega
il

vino, L. 24.
il

375. Un quadro quando N. croce dipinto sopra con ornamento


S.

porta asse
la

l'

violino, L.
di

36.
376. Un quadretto dipintovi V. che adora N. nel presepio circondato da
S.

B.
la

angeli, con ornamento d'ebano, L. 36.


377. Un quadertino dipintovi con cornice L.
di

un paese pero, 12.

" "
(I) D'Arco: forsestavolta
la

Fidino lezionegiusta.
e

è
:
l'inventario de' quadri nel 1627 119

378. Un quadretto dipintovi la regina d' Egito che cava Moisè bambino dall'aqua
con cornice bianca, L. 24.
379. Un quadretto con dentro un vecchio in habito da povero et con un bendino
in testa con cornici di pero, L. 12.
380. Un quadretto, un riuomo che scopre una dona iniuda con la cornice nera fre
giata d'oro, L. 12.
381. Un quadretto fatto di chiaro in scuro dipintovi David che ha tagliato la testa
a Golia, di mano del Mantegna con cornici di noce, L. 60.
382. Un quadro dipinto sopra il rame piati con frutti del naturale con ornamento
d'ebano, L. 60.
383. Un quadretto piciolo dipintovi un S. Sebastiano con cornici fregiate d' oro
mezza figura, L. 6.

Nel 3° armario a man sinistra.

384. Quindeci quadertini dipintovi sopra ritrati del naturale, alcuni con cornici ado
rate, alcuni no, di diversa età e qualità, L. 90.
385. Trei altri quadertini, in uno dipinto un incendio, nell'altro un paese et l'altro
miniato, L. 30.
386. Sei quadertini tondi dipintovi alcune bizarie del Brugol con cornici tornite,
L. 180.
387. Un altro quadretto tondo miniato, cioè quando S. Giovanni predicava nel de
serto con cornici, L. 36.
388. Un altro simile tondo dipintovi un paese di mano del Brugol, L. 36.
389. Un quadretto dipinto sopra 1' asse quando si solevò la città di Parigi contro
il Re, con cornici di pero, L. 12.
390. Doi quadertini di carta a stampa miniati con cornici, L. 4.
391. Nove carte a stampa del trionfo del Mantegna, L. 9.
392. Un rame dipintovi la Madonna di Fiorenza, L. 18.
393. Un quadretto dipintovi una testa di un giovi (sic) con un pelizzo (1), L. 18.
394. Un quadretto dipintovi N. S. deposto di croce con le Marie che lo piangono,
L. 48.
395. Un ovato di pietra da lavagna, dipintovi sopra un presepio, L. 12.
3%. Un quadretto dipintovi una Venere con Cupido apreso sopra il rame con
cornice d'ebano, L. 30.
397. Un quadretto dipintovi un incendio con cornice fregiata d'oro, L. 18.
398. Doi quadretti in uno dipinto un ritrato d' una damma con busto basso, nel
l'altro una femina che sta morendo con una ferita che ha nel collo, L. 30.
399. Sedeci quadertini sopra il rame, copiati li trionfi di Cesare, con cornici fre
giate d'oro, L. 192.
400. Doi quadertini in uno dipintovi un vassettino con fiori del naturale et nell'altro
un paesino, L. 18.
401. Un quadertino dipintovi S. Teresia sopra il rame con cornice d'ebano, L. 12.

"
(I) Fane: giovine; D'Arco legse Giove "I Cfr. il a. 411 "un vecchiocon un pelizzo
120 DOCUMENTI

402. Un quadertino dipintovi una Madonna con il bambino sopra una tavola con
cornici d'ebano fregiate d'oro, L. 12.

403. Un quadretto dipintovi il transito della B. V. ornamento d'ebano, L. 90.


Or. il n. 4 del cat. Bathoe.

404. Un quadretto dipintovi un'Andromeda legata al scolio, di miniatura, con or


namento di violino, L. 24.
405. Un quadretto dipinto sopra l' asse con librato d' un giovine con cornici di
noce, L. 9.
406. Un quadretto dipintovi N. S. in braccio alla B. V., morto, con cornici di
pero, L. 18.

407. Un anconetta con ornamento con colone adorate, dipintovi sopra N. S. de


posto di croce, L. 18.

408. Un quadretto copiato dal S. Ger.m° d' homo balla (?1) con cornice adorata,
L. 12.
409. Un quadretto dipintovi S. Giovanni nel deserto con cornici d'ebano, L. 18.

410. Sei cartine di miniature, uno cornisato et l'altre senza, L. 36.


411. Un quadertino dipintovi un ritrato d'un vecchio con un pelizzo intorno con
cornici d'ebano, L. 60.
412. Un quadertino a guisa di libro, dipintovi N. S. et la testa della B. V. con
cornici con rilievo d'argento, L. 18.

Giovedì 21 gennaio 1627.


Nel medesimo loco et nel medesimo armario.

413. Sei teste di nitrati diversi, cinque con cornici et uno senza, dipintovi sopra un
Prencipe giovine con la zazara, un bufone, un vecchio venetiano, una donna
con un scufiotto in testa, un giovine con un bereton all' antica et un giovine
vestito di rosso, L. 48.
414. Doi quadretti con doi Madonne con il putino, uno con cornice nera fregiata
d'oro et l'altra di pero, L. 24.
415. Ventisette quadertini con cartine imminiate, dipintovi varie istorie del Van-
gelio, con cornici, stimati scuti 4 l'uno, L. 648.
416. Quattro quadertini sopra l'asse dipintovi paesi con cornici fregiate d'oro, L. 24.
417. Doi altri quadretti maggiori, dipintovi paesi con cornice nera, L. 18.
418. Un quadretto di parangone dipintovi sopra un Christo con cornici fregiate
d'oro, L. 12.
419. Un paesino dipinto sopra l'asse con cornici di pero, L. 12.
420. Un quadertino di parangone dipintovi sopra N. S. incoronato di spine con
cornici di pero, L. 18.
421. Un quadretto di pietra dipintovi sopra Cadmo che libera Andromeda con
cornici d'ebano con un filetto d'oro, L. 60.
422. Un quadertino dipintovi sopra un ritrato di Massimigliano Imperatore con cor
nici di noce con filetto d'oro, L. 12.
423. Un quadertino inumato sopra carta bergamina con cornice nera, L. 36.
424. Sette quadrettini picioli, dipintovi ritratti in uno un giovine con un beretino
rosso in testa, in uno Carlo d'Austria, in uno un gentilhomo all'antica, in un
l'inventario de' quadri nel 1627 121

nitrato un vecchio con un beriolino rosso in testa, un altro simile, e nell'altri


doi sorelle dame, con cornici alcuni di violino et altri di legname, L. 180.
425. Un quadertino fatto et comesso di diversi pezzi di drappi, dipintovi la figura
di S. Giorgio, con cornice fregiata d'oro, L. 12.
426. Un quadertino fatto a miniatura dipintovi S. Geronimo con cornici d' ebano
et sopra un cristal rotto, L. 18.
427. Un altro quadertino fatto a diminiatura, dipintovi un Pontefice che ingeno-
chiato sta orando con cornici d'ebano et sopra un cristallo, L. 12.
428. Un quadertino dipinto sopra l'asse un paesino con S. Cristoforo che passa un
fiume con cornici di noce, L. 18.
429. Un quadertino dipintovi un Presepio circondato da angeli con i segni della
passione, con cornici, L. 18.
430. Un quadertino con sopra un ucillino fatto a diminiatura con cornice, L. 12.
43 1. Un quadertino longo stampato sopra la carta il Sudario di Turino con comici
d'ebano, L. 12.
432. Un anconetta da letto, ornamento d'argento tutto battuto, in uno N. S. che
porta la croce et nell'altro la Madonna che sta piangendo, la pittura sola, L. 24.
433. Un scatolino fatto a torno con un ovatino di rame dipintovi Madama Ser.m" ( I ),
L. 12.
434. Un altro simile in un scatolino, L. 6.
435. Un quadro di rame dipintovi S. Francesco che inginochione sta orando, di
mano del Bronzino, con cornici d'ebano, L. 120.
436. Un quadretto di rame, dipintovi Venere et Marte, con diversi amorini, con
cornici d'ebano, L. 60.
437. Un quadretto sopra il rame dipintovi l' istoria d'Acteon con cornice d'ebano,
L. 72.
438. Un altro quadretto sopra il rame, dipintovi Apele che dipinge una donna
d'Alessandro Magno iniuda, con cornici d'ebano, L. 90.
439. Doi quadri dipinti sopra l'asse, in uno un cestino con frutti naturali, ne l'altro
diverse cose da mangiare, tutte cose del naturale, con cornici con ornamento
fregiato d'oro, L. 36.
440. Un quadro dipinto sopra il rame un paese con mostri maritimi nell' aqua et
alcune Ninfe che stanno in terra in conversatione con cornici turchine fregiate
d'oro, L. 36.

Nell'armario a man destra di capo a detta stanza.

441. Un quadro dipintovi una Madonna che adora il bambino, mezza figura con
cornice adorata, L. 12.
442. Un quadro di pietra viva, dipintovi N. S. in angonia consolato dall'angelo con
cornice di noce, L. 12.
443. Un quadro di pietra di parangone, dipintovi Medea che sta facendo incanti
con cornici di noce, L. 36.

(I) Cioè la duellasaCaterinade' Medici.


122 DOCUMENTI

444. Nove quadertini d'asse dipintovi nove teste d'arìtrati, in uno una donna pelosa,
nel 2° Consalvo Ferrando, nel 3° Caston Fois, nel 4° un giovine sbarbato con
un beretino in testa, nel 5° , 6° , 7° , 8° e 9° capitani diversi vestiti alla to
L.

gli
desca, doi con cornici et altri senza, 90.
ritratto Foys conservato
ora ad HamptonCourt Savoldo(Law, p. 53).

di
Gastone attribuito

di

al
è
Il
445. Doi quadertini dipinti sopra

S.
l'asse: uno l'effigie Francesco et nell'altro

in

di
un padre dell' istesso ordine con d'oro,

d'
cornici ebano, con alcune rosette
L. 24.
446. Un ovatino N.

d'
ebano,

S.
che ariposa con ornamento

di
pietra dipintovi

s'
L. 18.
447. Un ovato dipintovi miniatura diversi animali, L. 30.

di
sopra
448. Un quadro d'asse N.

di

S.
dipintovi sopra città Gerusalemme che

la
et

è
condotto monte Calvario, L. 60.
al

449. Un quadro

di
d'

asse dipintovi sopra del naturale vasi pieni frutti et bichieri


vino, con cornici violino, L.

di
60.
450. Un quadro d'asse dipintovi una battaglia fra vilani et soldati occorsa Fiandra,

in
senza cornici, L. 60.
45 . Nove ovatti et diverse istorie con ornamento ado
di

rame dipintovi paesi


1

(I
)

rato, L. 480.
452. Un pezzo otto fazze dipintovi diversi mostri infernali
di

preda
di

parangone
a

con ornamento adorato, L. 36.


453. Cinque assesele dipintovi ritrati, uno Carlo V, doi turchi, nel 4°
in

2°, 3°

il
marchese ornamento, L. 24.
di

Pescara et nel 5° Pietro Navara senza


454. Trei remetini senza cornice, B. V. col bambino braccio,

in
uno dipintovi
in

la

nel 2° L.
S.

Paolo et nel 3° Venere et Cupido, 36.


455. Trei asseseline cornice, uno Orfeo che sta sonando, nella
in

piciole senza
Antonio L.
S.

2"
9.

et nella 3" un paese,


456. Un quadertino piciolo con una testa angelo et un altro simile con
d'

un una

L.
d'

donna,
6.

testa una
457. Un anconettina con
S.

doi Pietro et nell' altra


in

partite da letto, una parte


S.* Tiresia con cornice d'ebano, L.
6.

458. Un quadertino piciolo dipintovi giuditio Salomone cornicetta d'ebano co


di
il

perta cristallo, L.
di

2.

459. Doi cartine con cornici violino, uno


di

di

in

diminiatura distese sopra l'asse


istoria d'Orfeo che sta sonando avanti Plutone et nell'altro un farfalone, L. 18.
l'

460. Doi quadretti con cornice nera dipintovi doi ritrati, uno
S.

Ilario et altro
di

l'

L.
di

Bernardino,
S.

12.
461. Doi quadertini paesi con ornamento d'ebano, L.
di

miniatura 36.
a

462. Trei altri quadertini oglio dipintovi paesi sopra rame con cornice d'ebano,
il
a

doi cioè fregiati d'oro et l'altro schieto, L. 150.


463. Un quadertino dipinto Madonna,
S.

bambino Giovanni
la

sopra asse et
il
l'

con cornice nera, L. 12.


464. Doi quadretti cornice, uno N. che sposa S. Caterina et
S.

rame
di

in

senza
l'altro quando N. croce, L.
S.

ne porta 12.
la

(1) D^Arco
Il
l'inventario de' quadri nel 1627 123

465. Un quadretto dipintovi S. Benedetto con molti santi fatto a guisa di reliquiario,
L. 18.
466. Un quadretto dipinto sopra il rame, le trei gratie, con ornamento nero, L. 18.
467. Un quadretto fatto a diminiatura, quando i Maggi adorano N. S., con cornice
d'ebano coperto di cristallo, L. 24.
468. Un altro simile quando N. S. fu preso nell'orto, L. 30.
469. Un quadretto di rame dipintovi un Presepio con ornamento nero fregiato
d'oro, L. 8.
470. Un quadretto sopra l'asse dipintovi Judit con cornici di pero, L. 12.
471. Doi quadretti dipintovi doi cani del naturale, L. 6.
472. Un quadretto di rame dipintovi sopra la fortuna con diversi amori, L. 24.
473. Un quadretto sopra la tela dipintovi una testa del naturale, L. 12.
474. Un quadretto sopra l'asse dipintovi una capella dove una donna fa oratione
davanti a una Madonna con cornice nera, L. 18.
475. Un quadretto dipintovi un bambino con una donna che li fa carezze, L. 4.
476. Doi quadertini di miniatura dipinti a paesi, uno con la cornice d' ebano et
l'altro con la cornice di pero nera, L. 18.
477. Quattro quadertini dipintovi 4 teste del naturale, una Carlo quinto, 2m d' un
cittadino, la 3* d' un fratte di S. Domenico et la 4" d' un capuccino, L. 36.
478. Un quadretto piciolo dipintovi un S. Geronimo che si batte il petto, con cor
nici, L. 6.
479. Un quadretto sopra il rame dipintovi un paese con ornamento nero, fregiato
d'oro, L. 6.
480. Trei quadri di pietra di paragone, in uno dipintovi una Pietà pianto dalli
angeli, nel 2° un Endimione con luna in aera et nel 3° una Madonna in piedi
che sta contemplando, doi incorniciati d'ebano et l'altro senza cornici, L. 90.
481. Un quadretto di pietra viva dipintovi il Sudario di Turino con ornamento nero
in doi pezzi, L. 6.
482. Trei teste di ritrati di putine di casa d'Austria et un vecchio rasso con cor
nici di noce, L. 30.
483. Un quadretto dipinto su l'asse, una Madonna col bambino in braccio incorni-
sato d'ebano, L. 24.
484. Un quadretto d'asse dipintovi la Madonna morta senza cornici, L. 12.
485. Un quadretto su l'asse dipintovi S. Francesco che riceve le stimate, L. 12.
486. Un quadretto dipinto azzera (1) dipintovi l'istoria di Lot che
sopra pietra
scherza con sua filiola con cornice d'ebano, fregiata d'oro, L. 90.
487. Un quadertino fatto a diminiatura dipintovi la prospetiva di Maderno con cor
nici di pero, L. 12.
488. Doi quadri con dipinto doi teste del naturale, in una un pitore et nell'altro
un soldato, uno con la cornice adorata et l'altro nera, L. 24.
489. Un quadertino sopra l'asse dipintovi una principessa di casa d'Austria con
cornici d'ebano, L. 16.
490. Un quadertino picciolo dipintovi un' impresa con un'aquila con rosette adorate,
L. 6.

"
(I) II D'Arco lesse: uzura
124 DOCUMENTI

491. Doi ramettini piccioli senza cornici, uno dipintovi la Madalena mezza figura et
nell'altro un paesino, L. 12.
492. Doi quadertini fatti a mano di pena con ornamenti di pero nero coperti di
talco, L. 18.
493. Trei asseselle, doi dipintovi paesi et una con una nave in mare senza cornici,
L. 18.
494. Doi quadertini fatti a diminiatura sopra carta pergamena, in uno Apollo con
le Muse et ne l'altro Tolomeo con l'astrolabio con cornici di noce, L. 12.
495. Un rametino dipintovi il corpo di S. Cecilia morta, L. 12.
4%. Un quadretto d'assisela con ornamento d'ebano dipintovi il ritrato del Par-
megianino pitore, L. 6.
497. Un barbello (1) fatto a diminiatura sopra carta pergamena con cornici di vio
lino, L. 6.
498. Un quadro di rame dipintovi il rapto di Proserpina con cornici di noce, L. 36.
499. Un anconetta sopra il rame dipintovi l'Anonciata con colone et cornisamento,
L. 12.
500. Un assesella dipintovi sopra un paesino con ornamento nero, L. 12.
501. Un quadretto d'asse dipintovi il ritratto del Gonnella (2) con cornice adorata,
L. 24.
502. Un altra anconetta simile alla soprascritta dipintovi S. Antonio da Padoa, L. 12.
503. Un quadretto dipintovi una testa fatto a maniera che pare un Apostolo con
cornici di pero, L. 6.
504. Un quadretto d'asse dipintovi il Card. Federico (3) con cornice nera fregiata
d'oro, L. 6.
505. Trei quadri, doi di rame et uno d'asse, con dipintovi la prospettiva della chiesa
d'Anversa, nell'altro una Capella di chiesa finta di notte et nel terzo prospet
tive di palazzi, uno con cornici d'ebano, l'altro di violino et l'altro senza, L. 240.
506. Cinque tondi fatti a torno, dipintovi dentro cinque ritrati, doi Prencipi tode-
schi, uno inghelese et doi italiani, L. 90.
507. Trei cartine di carta pergamena fattovi sopra diminiatura di diversi fiori et
animali, L. 20.
508. Un quadertino picciolo dipintovi un S. Francesco capuccino con ornamento
nero, L. 6.
509. Quattro quadri lavorati a guazzo di mano d'Andrea Mantegna, in uno Tobia,
nel 2° Ester, nel 3.° Abram, et nel 4.° Moise con cornici nere fregiate d'oro,
L. 240.
510. Un quadretto dipintovi una testa d'un frate zoccolante con cornice, L. 6.

Nell'armario per andar dentro a mano destra.

511. Un quadretto rotto per mezzo dipintovi un putello che piange con cornice
nera, L. 3.

(1) Voce dialettale:fattila.


(2) Celebrebuffone.
(3) Gonzaga.
l'inventario de' quadri nel 1627 125

512. Una figura a stampa sopra l'asse con il fuoco nel mezzo alle gambe, L. 1.

513. Doi asseselle dipintovi sopra paesi, una con ornamento et l'altra senza, L. 4.
514. Un disegno fatto di lapis rosso d'una Madonna col putino in braccio et
S. Giosefo con cornice di noce, L. 2.
515. Un quadertino sopra tella dipintovi un inverno con cornice, L. 2.
516. Un quadretto d'asse dipintovi un paese et un todescho et una tedesca senza
cornici, L. 6.
5 17. Un quadertino sopra l'asse dipintovi un paese con cornice fregiata d'oro, L. 8.
518. Un quadretto sopra l'asse dipintovi tentationi di S. Antonio con cornice fre
giata d'oro, L. 6.
519. Un quadertino d'asse dipintovi un paese con cornice nera, L. 1.

520. Sei quadertini, cinque su la carta bergamina et l'altra sopra il rame, dipintovi
L.

gli
uno con la cornice d'ebano et altri

di
diversi paesi, pero, 120.

521. Un quadertino dipintovi sopra l'asse un paese con ornamento fregiato d'oro,
L. 24.
522. Un quadertino sopra l'asse un paese con ornamento noce, L.

di
dipintovi 24.

di
523. Un quadertino sopra l'asse dipintovi un vilano mano del Brugol con cornice
fregiata d'oro, L. 30.
524. Un quadertino sopra l'asse Madonna che fugge Egitto con cor

in
dipintovi
la

nice fregiata d'oro, L. 24.


525. Un quadertino
S.

Lorenzo
di

rame dipintovi sopra gradella con cornice


la

d'ebano, L. 15.
526. Un quadretto fatto guazzo dipintovi un paese con cornice noce, L.
di
15.
a

527. Un altro quadretto stampa miniato dipintovi Angelica et Medor con cornice
a

noce, L.
di

2.

528. Un quadro dipintovi Cristoforo che passa l'aqua con cornice,


S.

un paese con
L. 12.
529. Un quadretto sopra tella dipintovi ponte che passa
in

un paese et un roccha
con cornici, L. 12.
530. Un quadro longo dipintovi dove N. che cava l'anime,
S.

limbo opera del


il

Brugol con cornice adorata, L. 60.


531. Un quadretto dipintovi
S.

ritrato Francesco Paola con cornici d'ebano


di

di
il

cristallo, L.
6.

et un
532. Un anconetana da letto con cornice
d'

ebano et reporti argento coperta


d'

di

cristallo, B. V., L.
in

una parte Salvatore et nell'altro


9.
la
il

533. Doi quadertini piccioli, B. V.


in

uno che allatta bambino nell' altro


la

et
il

N. S. et L.
S.

Francesco con ornamento d'ebano et reporti d'argento, 12.


534. Un ovatino dipintovi dentro una testa d'un angelo, ornamento tornito, L.
4.

535. Un quadertino sopra l'asse dipintovi B. V., S. Gioseffo, bambino, S. Gio


la

il

L.
S.

vanni et Francesco con ornamento adorato, 12.


536. Un quadertino d'asse dipintovi ritratto della Regina Anna, cornice fregiata
il

d'oro, L.
4.

537. Un quadretto
S.
di

rame dipintovi un Geronimo che batte, con cornice


si

d'ebano, L. 12.
538. Un quadretto d'asse dipintovi un paese et quando tagliano Ca
S.
la

testa
a

terina con cornice d'ebano, L. 24.


126 DOCUMENTI

539. Un ovato di lapisazzero dipintovi il Salvatore con molt 'augelli, opera del Fetti,
L. 70.
540. Una testa d' una vergine scapiliata con ghirlanda di foglie in testa, fatta a di-
miniatura con cornice d'ebano coperto di cristallo, L. 24.
541. Un ramo dipintovi la copia di S. Francesco del Bronzino, L. 24.
542. Trei quadretti di rame, in uno dipintovi il giuditio universale, nel 2° quando
N. S. fu condotto al Monte Calvario et nel 3° quando Enea andò con la
Sibilla all'inferno incornisati d'ebano et uno con riporti d'argento, L. 180.
543. Un quadertino ridotto nel mezzo un tondo con dentro dipinto un ritrato d'una
testa d' un Prencipe oltramontano con cornici d'ebano, L. 6.
544. Un quadertino d'asse dipintovi una testa di morto con cornici, L. 4.
545. Un quadertino d'asse dipintovi un S. Bernardino da Siena con cornice ado
rata, L. 6.
546. Un quadretto di rame dipintovi un concetto della morte con ornamento d' e-
bano, L. 36.
547. Un quadretto sopra l'asse dipintovi un S. Francesco con una crosetta in mano
con ornamento adorato, L. 9.
548. Un quadertino di rame dipintovi la Madonna con il bambino et S. Gioseffo
con cornice d'ebano, L. 40.
549. Doi figure fatte a diminiatura di mano di Lelio di Nuvolara, cioè un angelo
et una donna iniuda, con cornici d'ebano et sopra un cristallo, L. 90.
550. Un quadertino sopra tella dipintovi la B. V. incoronata che sta legendo con
cornice adorata, L. 10.
55 1. Un quadretto di rame dipintovi un paese, una donna che fila et che tiene un
cavallo a mano, ornamento turchino fregiato d'oro, L. 24.
552. Un quadretto sopra l'asse dipintovi una testa tronca dal busto d'un santo con
cornici adorate, L. 15.
553. Un quadretto sopra il rame dipintovi l' istoria dell'adultera con cornici d'ebano,
L. 36.
554. Un quadretto d'asse dipintovi in un tondo una testa d'una antica in profilo con
cornici con ornamento adorato, L. 15.

555. Un quadretto sopra l' asse dipintovi S. Giovanni che scrive l' Evangelio con
la cornice di violino, L. 24.
556. Un quadro d'asse dipintovi una prospetiva d'una chiesa di quelle di Fiandra
senza cornici, L. 50.
557. Un quadretto stampato sopra il cendallo, S. Gualberto con suoi miracoli con
cornice, L. 2.
558. Un quadretto d'asse dipintovi sopra la testa del Salvatore incoronato di spine
con ornamento nero fregiato d'oro, L. 12.

559. Un quadretto sopra l'asse dipintovi la Madonna con il puttino con ornamento
fregiato d'oro, L. 12.

560. Un quadretto con doi teste di vecchi rassi che sta contemplando con orna
mento adorato, L. 12.
561. Un quadretto d'asse dipintovi una Madonna et il bambino, mezza figura con
cornici adorate, L. 12.

562. Un quadertino sopra l'asse dipintovi le tentationi di S. Antonio, opera del


Brugol, con ornamento fregiato d'oro, L. 60.
l'inventario de' quadri nel 1627 127

563. Un quadro di rame, dipintovi l'istoria d'Acteon di mano de l'Albano con


cornice nera, L. 120.
564. Una carta grande fatta a mano con N. S. ch'era nell'orto con le suoi ante
nelle quali vi sono dentro alcune discrettioni, L. 300.

(Sequita un altro quinternetto).

Quadri. Quinternetto secondo.

Die Veneris, 22 januarij 1627.


Nell'appartamento di Madama. Nella sala di Papi.

565. Trei quadri sopra le porte, in uno un paese con S. Geronimo nella grotta
con ornamento adorato, L. 60.
566. l'altro fatto a guazzo dipintovi il Castel S. Angelo di Roma con cornice ado
rata, L. 8.
567. il 3° l' istoria quando fu presentata la testa di S. Giovanni tagliata ad Erode
con cornici di noce, L. 90.

Nella camera delle Imperatrici.

568. Un ritratto della Regina Maria di Francia tutto in piedi con cornici di noce,
L. 120.
569. Un quadro sopra l'uso dipintovi una Madonna col bambino in braccio et quattro
altre figure, con ornamento intagliato et adorato, L. 36.

Nella camera delli Cani.

570. Un quadro sopra la porta dipintovi S. Cecilia con angeli che fanno musica
con cornice fregiata d'oro, L. 90.

Nell'appartamento nuovo fatto dal S. Duca Ferdinando


sotto l'orologio verso S. Barbara.

571. Un'anconeta sopra il rame dipintovi l'Assontione della B. V. con co11one di


preda mischia, L. 90.
572. Un quadro di preda mischia dipintovi un incendio con cornici, L. 30.
573. Un quadro sopra il rame dipintovi il giuditio universale con cornici di noce,
L. 240.
574. Un quadro sul rame dipintovi un vassetto con molti fiori del naturale con cor
nici d'ebano, L. 48.
575. Un quadretto d'asse dipintovi la B. V. col bambino in braccio, S. Domenico
et S. Francesco con ornamento adorato, L. 36.
576. Un quadro grande dipintovi una beccarla (1) opera del Caratio, L. 150.

"
(I) Il D'Arco: baccanaria"I
128 DOCUMENTI

DOCUMENTI CARRACCESCHI.
MargheritaGonzaga,sorciladi Vincenzo, sposòAlfonso II d' Este, ultimoDuca di Ferrala: e, divenutare
dova nel 1597, n ritirò nel conventodelle orsoline,ch'ella fececostruirdal Viani. La chiesa hi decoratadi bei
quadridel Ferti, di sua sorellaLucrina ivi monaca(I), e sopratuttodi una tela di LodovicoCarracciche rappre
sentavail Martirio di S. Orsola. Ad essoriieriscesila letteraseguente,dal pittoreindirizzataa Margherita:
Ser.maS.ia
Si compiacque V. A. l' anno p. d' honoiaimiper mezzodel P. D. Silvio commettendomi che io la servissi
nella grantavoladel Martirio di S. Orsolaet io abbracciail'operaconquellostudioche perme si puotepiù grande
e feci a mie spesela grantela tuttad' un pezzoed il telaro,continuandol'operasin a terminedi godersi,uè mai
ho chiestopartedi prezzo,ancorchèsoglianosempreesseresovvenutianticipatamente i pittori con buone somme.
Hora supplicoV. A. S. a degnarsidi dareordine ch' io sia sollevatocon quel denaroche a lei piaccia,acciò
che io possasoddisfarea miei bisognicheneterròperpetuaobligationea V. A. S. et condurròla pitturaa quella
perfettione
che desidero
Da Bologna,adii 18 di marzo 1615. d.mo et hum.moS.
LODOVICO CARRACCI.
Il quadrofu collocatol'anno seguen'e,comeil Barbozzi(agentebolognesedel duca Ferdinando)lo preavver
tiva, ondeprodigasse al pittoreonestee lieteaccoglienze:
Ser.moS. mio....
Percheil S. LodovicoCarazzi pittoresingolaree mio amicissimo vienea collocarenella chiesadi M.ma Ser.ma
di Ferrarauna grandee nobilissima sua fattura, non ho volutoche un soggettoper infiniti rispettiraguardevole si
partadi costa senzaesserearrichitodella proletioneincomparabiledi V. A. S., la quale per ereditariasortee
propriagenerosità è unico Mecenate,ecc. Perciò supplicol'A. V. S. che ai degnid'abbracciarecon la sua beni
gnitacotestosoggetto,il qualese non fossecelebratissimo per tuttal' Europa et caro a tanti Prencipi come egli è
meritarebbe per alcun segno del suo valoreriserbatonel tesorodelle pitture adunatedal gloriosogran Padre di
V. A. S. et per l'amirabileopra ch'egli conducecostàd'esserehonoratodi quellagratin,ecc.
Bologna,9 gennaio1516. AND. BARBAZZI.
Il pagamento dei quadrofu fatto,perordinedi MargheritaGonzaga,a Ferraradal suouomod'affari G. Moro,
che le scrivevail 24 gennaio:
Hierseraasaiben tardi mi fu resauna letteradi V. A. dal Mag.co Lodovico Caiacci pittoreal quale io
feci pagarsubitoscudi250, da lire quatrodi Ferraral' uno.... fui necessitato
di spenderelire sette di Ferrarane
l'aggiodi 140 ungaridi pesoch' io procuraiche li fosseropagati,il rimanenteseli diedetantamonetaveneciana,
per manierach'egli è restatointieramentesati-iato".
1 due quadridi S. Francescoe S. Antonio sodoattribuitidallevecchieguidedi Mantova al Possenti,scolaro
di L. Carracci,od allo stessomaestro : ma i documentigonzagheschili restituisconoal vero autore,al Bonon.
Margheritavenivainfatticosi informatadal suo agenteferrarese predetto(3 luglio 1616):
Ser.maM.ma
M. Carlo Bonon pittoreha lavoratosin qui asai lentamente nelli dui quadridi V. A., cioè di S. Francesco
et di S. Antonio di Padova.... Mi ha promesso di darmelifiniti primache passiil presentemese....
GIULIO MORO.
Nel settembre i due dipinti eranoa posto.
Tre anni dopo i PP. Teatini, profittandodella liberalitàdi MargheritaGonzaga,assegnarono al Carraccil'e
secuzionedi due quadri per la cappellache nella lor chiesadi S. Maurizio era dedicataalla Santa, di cui la mu
nifica principessaportavail nome. In un libretto,conservatonell'Arch. Gonzaga,son raccoltele deliberazioni dei
PP. Teatini ne'Capitoli tenutidal 1615 al 1624; e tra esseleggiamo,sottola data 20 gennaio1619:
Fu conchiusoche si faccianofinir i due quadriper la Cappelladi S.a Margheritadal Pittor Caracci Bo
logneseper non perderl'arra di 30 zecchinidatigli già dalla f. Memoriadi Madamadi Ferrara ".
"
E il 26 novembre: essendomortoil Caraccio pittorebologneseil qualehavea già dato principioa due
quadriper la cappelladi S. Margherita,per li quali haveahavutagià l'arra si è conclusoche si veggaricuperar
quantosi può di essaarra et si facciaseguitari quadrida altri pittori che pareràal P. Preposito e P. Butricario
''
in Bologna,etiandiocon qualchemediocrespesadi più, purchèsianofatti da valenthuomini dell'arte (2).
Secondodocumentidell'Arch. di Stato (1809-1I) tre eranoi quadricarracceschi che ornavanola Chiesadi
S. Maurizio, alloradettachiesamilitaredi S. Napoleone;e cioè: l'Annunciatadi AgostinoCarracci,S. Marghe
rita nell'artod'esseredecapitatadi Annibale Carracci,S. Francescorapitoin estasidal suonodell'Angelo di Lo-

"
(0 Un elencoredattonel 1787 de' quadri trasportatida1Monasterodi S. Orsola al Reale Ginnasio" annovera:
6 quadrettipicciolidipintisulla lavagnadal Fetti, mezzibusti: 8 quadridi Lucrina Fetti, tutti sulla vita e passionedi
Cristo, dalla visitadi S. Elisabettaal suppliziodel Calvario.
(2) Come si concilia questaaffermazioneinoppugnabilecon la letteradel Carracci,Bologna, 14 giugno 1616
"
(efr. D'ARCO, Artefici, tavola S. Margherita fini mandai Mantova.... piacque
II,

cui detto
la
in

di
la

50)
si
è

a
1

estremamente "? A parermio, può spiegarebenissimol'apparentecontraddizione:supponendo che Carracciparli del


si

il

quadrodella duchessaMargherita, non della Santa,comeforseequivocando lesse Bottari.


e

il
Ritratto d'Isabella d'Este, di Tiziano (Museo di Vienna).
Ritratto tizianesco d'Isabella giovane svisato dal Rubens
(Incisione del Vorsterman).
l'inventario de' quadri nel 1627 129

dovicoCartacei.Sovr'essiaccampavano pretesele famiglieNerli e Cavriani, che avevano3 juspatronato


dellecap
pelledi quellachiesa: ma dalle loro deduzioniai rilevapuramenteche lo stalode' quadriera gii lacrimevole.In
"
un rapportoofficialeè dettoche quandola chiesa fu messaad uso di magazzinomilitarei quadri sudetti
" "
furondepositati in variecasevicine, e finalmentein casaCantoniove si tenneroper lungo tempoin una ri
" 11march.Cavrianisoggiunge "
messa I che i quadri nellerimesseCantonidevonoesserestati benespesso«tati
e di la posciatrasportati
edabbandonati sottoun porticodella casaZanellaed indi sortoquellod' un cortiled' una
"
casaAldegati, cosicchè....in granpartelacerie guasti reclamavano le provvidecured' un restauratore.

577. Un quadro senza cornici, dipintovi una donna dal naturale, coperta da un
panicello, L. 18.
578. Un quadretto sopra l'asse dipinto S. Antonio tentato di diverse fantasme con
cornice fregiata d'oro, opera del Brugol, L. 240.
579. Un quadretto d'asse dipintovi del naturale un giovine con una lettera in mano,
L. 24.
580. Un quadretto d'asse dipintovi la B. V. con il puttino et S. Giovanni et sei
sante che la circonda assisa in tera, L. 36.
581. Un quadro sopra l'asse dipintovi il Martirio dell' Inocenti con cornice di pero,
L. 100.
562. Un quadretto sopra la tella di chiaro fatto in scuro Davit che ha tagliato la
testa a Golia con cornici, L. 24.
583. Doi quadri in uno dipinto Mad.™» et l'altro l'Imperatore (1), L. 60.
584. Un quadro sopra tella dipintovi diversi frutti del naturale, L. 36.
585. Cinque quadri tutti d' una somilianza con cornici dipinte di bianco tutti sopra
l'asse; nel primo la Madonna con il bambino in braccio, nel 2° S. Cristoforo,
nel 3° la Madonna che lava il bambino nato, nel 4° la Madonna con il bam
bino et un coro d'angeli et nel 5° N. S. che lava i piedi alli apostoli, L. 148.
586. Un quadro longo dipintovi N. S. quando resusitò, sopra l'asse, opera del Man-
tegna, L. 90. »

587. Un quadretto sopra tella dipintovi la Madonna che allata il bambino, mezza
figura con cornici, L. 30.
588. Doi quadri con cornice adorata, in uno la B. V., il bambino, S. Giosefo,
S. Anna et S. Giovanni et di sotto una Madonna sentata sopra un trono, ne
l'altro la Madonna che adora il bambino, opera imperfetta, L. 60.

Nell'istesso appartamento nella saletta.

589. Un quadretto dipintovi N. S. deposto di croce con ornamento di legno fre


giato d'oro, L. 18.
590. Un quadretto dipintovi la Madonna con il bambino in braccio che scherza
con S. Giovanni, con cornice nera, L. 12.
591. Un quadretto dipintovi la presentatione della B. V. con cornice nera fregiata
d'oro, L. 12.
592. Trei quadri sopra l'asse dipintovi ritrati del naturale, in uno un vecchio rasso,
ne l'altro uno con una beretta antica in testa et nel 3° un giovane con la ca-
misola rossa, L. 90.

(I) Cioè l' imperatriceEleonoraGonzagaeoo suo marito,FerdinandoII.


130 DOCUMENTI

593. Doi quadri d'asse dipintovi doi ritrati di dottori oltramontani, opera di Quin
tino con cornice bianca, L. 180.
594. Un quadretto d'asse dipintovi N. S. che scherza con S. Giovanni fanciullo,
con cornice, L. 24.
595. Un'ancona dipinto sopra l'asse, la Madonna, il bambino che dorme, S. Fran
cesco et S. Geronimo con ornamento intagliato adorato, L. 120.
5%. Sei quadretti d'asse dipinto in uno una parabola de 1' Evangelio,
di quello che
fu ferito, nel 2° un sacrifitio antico, nel 3° Bacco et una Ninfa, nel 4° un Si
leno imbriaco, nel 5° una donna vestita alla moderna con bichiero in mano,
nel 6° la virtù ch'ha legato il vitio, L. 360.
597. Una testa d'un ritrato fiorentino, opera del Bronzino con cornice con intaglio
fregiato d'oro, L. 120.

598. Un quadro d'asse dipintovi una Madonna con il bambino in braccio, mezza
figura con cornice, L. 30.
599. Un quadretto dipintovi un ritratto del naturale con zazara longa con cornice
et intagli! adorati, L. 18.

600. Un quadro dipintovi una Judit con la testa de l'Oloferno con cornice adorata
di mano del Bronzino, L. 150.
Cfr. il n. 78 del cat. Bathoe.

601. Un quadro grande dipintovi la Cena di N. S. con cornici, L. 120.


602. Sette quadri d'asse dipintovi diverse favole, opera di Giulio Romano, in uno
un a cavallo, nel 2° la fortuna, nel 3° uno nudo che si vol vestire, nel 4° un
centauro, nel 5° Minerva che leva un bambino dalle poppe, nel 6° quando
Giove mette il nettare nella copa et nel 7° la favola di Semele, L. 600.
603. Doi quadretti longhi dipintovi paesi, L. 24.
604. Un quadro dipinto su l'asse la geonologia d'Adam con cornice bianca, L. 120.
605. Doi otto fazze di legname dipintovi doi favole, L. 36.
606. Un'ancona dipintovi N. S. deposto di croce, opera di Giulio Campi, L. 120.
gli

607. Un quadro grande dipintovi N. S. quando creò animali con cornice fre
giata d'oro, L. 60.
608. Doi quadri dipintovi un fratello ed una sorella, L. 36.
609. Un quadro dipintovi Judit, mezza con cornice ado
di

una figura finta notte


rata, L. 90.
610. Un quadro grande dipintovi Madonna, putino che scherza con un gallo
la

il

Paolo con cornice noce fregiata d'oro, L.


S.

di

Pietro 360.
S.

et et
Certo Sacra Famigliadel Dossi (Law, p. 34 n. 49 del catalogoBathoe).
la

Un quadro d'asse dipintovi un padre et matre famiglia con otto figlioli opera
di

61
1.

del Bordonone, L. 240.


Su questoquadro BernardinoLicinio, v. Law, p. 39.
di

612. Un quadro fatto guazzo dipintovi gente antica che stano giocando scaco,
a

noce fregiata d'oro, L. 240.


di

con cornice
Cfr. n. 47 del cat. Baihoe.
l'inventario de' quadri nel 1627 131

Nel passettino piccolo di dette stanze.

613. Un quadro d'asse dipintovi un marchese antico con cornice adorata, L. 30.
614. Un quadro sopra l'asse dipintovi S. Geronimo intiero che sta contemplando
con un libro in mano con cornici di piella, L. 60.
615. Un quadro dipintovi una Lucretia romana iniuda opera di Titiano con cornice
di noce, L. 160.
616. Un quadro sopra l'asse dipintovi un Plutone sopra un carro tirato da cavalli
con cornici di piella, opera di Giulio Romano, L. 90.
61 7. Doi quadri di sotto mezzo tondi, in uno l' istoria di trei Maggi et nell' altro
la circoncisione di N. S. con cornici di piella, L. 72.
618. Un quadretto sopra l'asse dipintovi un presepio con cornice piata fregiata d'oro,
L. 48.
619. Un quadro sopra l'asse dipintovi un paese con S. Cristoforo che passa l'aqua,
cornice adorata, L. 120.
620. Un quadro sopra tella dipintovi trei teste di vecchi con barba longa, opera
del Balioni, L. 36.
621. Un quadro sopra tella dipintovi N. S. et l'adultera con un puoco di busto
senza cornice di mano del Mantegna, L. 72.
Cfr. a. 15 cat. Bathoe. e per altre operedel Mantegna,il n. 7.

622. Un quadro sopra la tella dipinto un ritrato del naturale d'un goioliero in trei
faccie con cornice di noce, L. 90.

Nella camera contigua a detto passetto.

623. Un quadro di tella senza cornice dipintovi diversi villani dal naturale et frutti,
L. 72.
624. Un quadro sopra l'asse dipintovi un cambiator da monete todesco et una te
desca, senza cornici, L. 72.
625. Doi quadri grandi legati insieme con un ornamento adorato, in uno dipinto il
sposalitio di S. Catterina et ne l'altro N. S. deposto di croce, L. 240.
626. Doi quadri d' una grandezza con cornice adorata, in uno dipinto una donna
scapiliata, mezza figura, et nell'altro una Venere et Cupido cavati dal natu
rale, L. 90.
627. Un quadretto rotto per mezzo dipintovi soldati, con cornice piata, L. 72.
628. Un quadro d'asse dipintovi una copia di Lucretia romana, L. 48.
629. Un quadro con le ante dipintovi i trei Maggi che adorano N. S. con cornice
fregiata d'oro, L. 240.
630. Quattro quadertini legati in un ornamento, nelli quali vi sono diverse Ma
donne e santi, L. 120.
631. Otto quadretti alti tutti in una misura con cornice adorata, in uno una Ma
donna col bambino sentato sopra un cossino, nel 2° una donna che sta tesendo
fiori, nel 3° la B. V. con il bambino che li stringe il dito grosso, nel 4° una
testa d' un uomo, nel 5° un ritrato d' un giovanetto con una bretta in testa,
nel 6° un ritrato d' una donna fiamenga, nel 7° una Madonna con il bambino
che dorme in braccio, nel 8° una S. Madalena, L. 144.
1 32 DOCUMENTI

632. Doi quadretti legati in un ornamento adorato dipintovi una Madonna per
quadretto, L. 36.
633. Sei quadri dipintovi ritrati del naturale: in uno, un vecchio rasso con la za-
zara, et i guanti in mano; nel 2° un giovine con la zazara longa et beretta
all'antica; nel 3° una donna con busto basso verde; 4° un vecchio rasso con
un libro in mano; 5° uno con le mani al petto et centa rossa; 6° un ritrato
con le maniche tagliate, tutti con cornici di noce, L. 360.
Or. Un. 16 del cat. Bathoe.

634. Trei quadri di mano del Fetti sopra 1' asse, in uno dipinta la visione di
S. Pietro, nel 2° Eva (1) che sta filando, nel 3° il sacrifitio di Nouè, doi con
cornici et uno senza, L. 300.
635. Doi quadertini legati in un quadro, in uno una Madonna et nell'altro N. S.
nel tempio, L. 18.
636. Un quadro con cornice adorata dipintovi una Madonna scura, L. 12.

637. Un quadro dipintovi un ritrato d'homo con barba rossa con cornice adorata, L. 8.
638. Un disegno grande del giuditio di Michelangelo, di mano del Marcello, L. 150.
639. Un disegno di tutto il mondo sopra la carta pergamena con cornice nera, L. 36.
640. Un asse in forma d'otto facie senza cornice dipintovi la favola d'Aragna (2),
L. 12.
641. Un quadretto dipintovi N. S. deposto di croce, cavato dalla stampa del Par-
megiano con cornice, L. 2.
642. Un quadretto fattovi una bozza sopra quando N. S. disputava fra dottori con
cornice, L. 24.
643. Un quadro dipintovi di chiaro in scuro un modello della villa della sala della
Favorita, L. 15.
644. Un quadrettino dipintovi N. S. colgalo sopra la croce con cornice adorata, L. 18.

645. Un quadretto dipintovi Orfeo che sta sonando in un paese con cornice fre
giata d'oro, L. 4.

646. Trei asseselle dipintovi sopra di chiaro in scuro in una il Spirito Santo che
cade sopra alli Apostoli, ne l'altro S. Barbara et nel 3° S." Caterina, L. 18.
647. Un quadertino dipintovi un paese con una cingalina con cornici, L. 15.
648. Doi quadri longhi d'asse dipintovi diversi mostri marini che van scherzando
per il mare, opera di Giulio Romano, L. 300.
649. Un quadro grande dipintovi N. S. quando fu portato alla sepoltura con cor
nice fregiata d'oro, L. 400.
650. Un quadro dipintovi il Martino de Nocenti con cornise di noce, opera del
Brugol, L. 240.
Or. il n. 55 del cat. Bathoe.

65 1. Un quadro d' un paese vecchio con cornice adorata piata, L. 36.


652. Un quadro alto dipintovi una Lucretia romana intiera, con cornice adorata,
copia, L. 30.
653. Un quadro dipintovi una Judit con cornice, opera di Paolo Veronese, L. 60.

"
una "I
(1) D'Arco:
"
(2) 11D'Arco stampa: Ariana ".
l'inventario de' quadri nel 1627 133

654. Doi quadri legati in uno, in uno dipinto Aula, et nell'altro Venere, Cupido
et Vulcano, L. 48.
655. Un quadro dipintovi una copia di Felippo Cesare (1), L. 18.
656. Un quadro dipintovi un Amor che dorme con cornici, L. 18.
657. Quattro quadretti longhi dipintovi quattro paesi, L. 48.
658. Trei quadri compagni con cornici adorate, in uno Danae, nel 2° una Judit
opera del Romanino et nel 3° una vestita da cingara, L. 180.

659. Un quadro Iongo in altezza d'asse dipintovi l' assontione della B. V., L. 60.
660. Un quadro dipintovi sopra diversi che fano musica con cornice fregiata d'oro,
L. 24.
661. Trei quadri senza cornici, doi pari et un minore dipintovi paesi, L. 96.
662. Un quadro dipintovi Lot che sta scherzando con le figliole senza cornici, L. 72.
663. Un quadro dipintovi un paese et un'aqua che score et una liberalità senza
cornici, L. 15.

Nell'oratorio di sopra alla libraria.

664. Sette quadri con cornici dipintovi Santi et Sante diverse, opere del Fetti,
L. 420.
665. Un quadro sopra l'altare dipintovi il sposalitio di S. Caterina con cornice fre
giata d'oro, L. 240.

Nel camarino vicino al sodetto oratorio.

666. Doi quadri retrati del naturale, uno d'una Regina di Spagna et l'altro d'una
dama spagnola con cornici, L. 40.

Die sabbati 23 januarij 1627.


Nel camarino del cantone dell'appartamento di S. A. S.
che guarda verso la piazza di S. Pietro.

667. Un quadro sopra l' asse dipintovi la Madona con il bambino in braccio,
S. Geronimo et S. Gioseffo, con cornice intagliata dorata, L. 72.
668. Un altro quadretto simile al detto con la Madonna, mezza figura con il bam
bino in piedi sopra la tavola, S. Giovanni, S. Giorgio et S. Francesco con
cornice adorata, L. 72.
669. Un quadro dipintovi N. S. coronato di spine et legato di fune, vestito di
porpora, con cornice nera fregiata d'oro, L. 24.
670. Un quadro sopra l'asse dipintovi la Madona simile a quella delle Gratie con
cornice fregiata d'oro, opera di mano del Bonsignore, L. 300.
DevesiintendereFrancescoBonsignorio suo fratelloBernardino
> Quest'ultimo figura morto, di 55 anni, a
Mantova (Registrinecrol.)il 9 gennaio1529.

67 1. Un quadro sopra l' asse dipintovi una Madonna mezza figura con il bambino
in braccio che presenta una ghirlanda di fiori ad una Vergine con cornice fre
giata d'oro, L. 150.

(I) Pittor lenarae.


134 DOCUMENTI

672. Un quadro sopra l'asse dipintovi una Madona che sta a seder in terra con il
bambino in braccio, S. Gioseffo, S. Elisabetta et S. Gio. con cornice adorata,
L. 90.
673. Un quadro sopra l'asse dipintovi una Madona circondata da Angeli et pastori
con cornici di noce di mano di Dosso, L. 120.

Nel 2° camarino.

674. Quattro quadri dipintovi paesi sopra l'asse con cornice d'ebano, L. 480.
675. Un altro quadro maggiore dipinto sopra la tella un paese alla ripa del mare
con cornice d'ebano, L. 120.
676. Doi quadretti dipintovi sopra l'asse diversi frutti et animali con cornice nera
piata, L. 72.
677. Un quadretto sopra il rame dipintovi un Presepio con cornice d'ebano, L. 48.

Nella saletta dove dimorano li SS.ri Cavaglieri.

678. Otto quadri tutti a una misura dipintovi sopra Madone et altri Santi con cor
nici adorate, stimati tutti, L. 600.
679. Doi quadretti sopra porte con Madone mezza figura con il bambino, uno in
piedi et l'altro che sede, con cornici nere fregiate d'oro, L. 72.

Nel camarino del S. Campagna.

680. Diecisette quadri d' asse dipintovi ritrati di casa d'Austria con trascritti i loro
nomi, con cornici a tutti eccettuando a quattro, L. 150.
gli

681. Doi quadertini sopra doi ritrati del naturale

di
usci dipintovi dame con un
puoco busto con cornici fregiate d'oro, L.
di

12.
682. Un quadro sopra camino donna che sona viola
di

di
dipintovi una finta
il

notte, L. 36.
683. Un quadro dipinto sopra con braccio, che
in

l'asse una Madonna bambino


il

scherza con una ghirlana, con cornice intagliata adorata, L. 24.

Nel loco della Mascarada.

684. Un quadro grande dipintovi L. 36.


in

librato del S.r duca Vincenzo piedi, copia,


il

685. Sette quadri dipintovi ritrati dame, quattro con cornici trei senza, L. 240.
di

686. Un quadro dipintovi una Madona che sta piangendo, L.


6.

687. Dieci quadretti fatti diminiatura con cornice adorata dipintovi sopra frutti
a

del naturale, L. 10.


688. Trei quadri L.
di

dame con cornice, 30.


689. Un quadro dipintovi ritrato del Tasso poeta, L. 18.
il

690. Un altro quadro sopra N.


S.

camino dipintovi sul Monte Calvario colgato


il

sopra croce con cornice nera, L. 18.


la

691. Doi quadertini picioli doi ritrati, L.


9.

dipintovi
692. Un 'anconetana attacata una Madona, L.
9.

all'uso dipintovi
l'inventario de' quadri nel 1627 135

Nella 2» camera.

693. Un quadro dipintovi una Leda con Giove converso in un cigno, L. 30.
694. Un quadro dipintovi un paese con diverse figure con cornice fregiata d'oro, L. 18.

695. Un quadertino piciolo dipintovi un Quinto Curdo con il cavallo che salta
nella voragine, con cornici, L. 8.
696. Doi quadretti senza cornice in uno dipinto quando fu tagliata la testa a S. Gio
vanni et nell'altro quadro figure in un groppo, L. 16.
697. Un quadretto dipintovi una dama antica con cornici, L. 6.
698. Cinque quadertini senza cornici dipinti a paesi, L. 25.
699. Trei quadri dipintovi trei ritrati del naturale, doi che stano legendo sopra libri
et uno armato, doi con cornici et l'altro senza, L. 120.
700. Un quadro sopra l'asse dipintovi la natività della Madonna con cornici, L. 24.
701. Un quadretto dipintovi una testa senza cornici, L. 1.
702. Un quadertino dipintovi un paese con cornici, L. 2.
703. Un quadro dipintovi una sore con un gilio in mano con cornice nera, L. 9.
704. Un quadertino senza cornici dipintovi una Madona che basa il bambino, L. 10.
705. Quattro quadretti con teste di ritrati persone vulgari, L. 16.
706. Un quadro senza cornice dipintovi una donna che piglia fiori fuori d'un vaso, L. 8.
707. Un quadro senza cornici dipintovi N. S. bambino sentato sopra le nuole, L. 18.
708. Un quadro dipiatovi la cena di N. S. con cornici, L. 4.
709. Un quadretto piciolo dipintovi la B. V. con il bambino in braccio, L. 18.
710. Un quadro dipintovi l' Erodiade, mezza figura con cornici, L. 4.
711. Un quadretto dipintovi un Signore della casa, L. 6.
712. Doi quadri alti e stretti, dipintovi in uno una Sibilla et nell'altro un Profeta,
L. 72.
713. Un quadertino senza cornici, dipintovi la Madalena nel deserto, L. 12.
7 14. Un quadretto dipintovi una donna iniuda con una testa di morto in mano, L. 3.
715. Un quadro dipintovi un frate di S. Francesco, L. 4.
716. Un quadro dipintovi un S. Geronimo cavato dalla stampa d'Alberto, L. 4.
717. Un quadertino picciolo dipintovi un S.re della casa, L. 4.
718. Un quadro dipintovi un ritratto rotto con la cornice, L. 12.
719. Un quadretto dipintovi N. S. che porta la croce, mezza figura con cornice
fregiata d'oro, L. 12.
720. Un quadretto dipintovi un bambino che dorme con cornice, L. 4.
721. Un quadro senza cornici dipintovi un ritrato con un coletto tagliato, L. 4.
722. Un quadretto dipintovi una prospettiva d'una piazza con cornice, L. 4.
723. Un quadretto dipintovi un ritratto antico con beriola rossa, L. 4.
724. Un quadretto dipinto a paesi con cornici, L. 4.
725. Un altro quadretto dipinto a paesi con un romito in una grotta con cornice
nera, L. 3.
726. Doi quadri sopra l'asse dipintovi doi vescovi santi, L. 48.
727. Un altro simile dipintovi il Salvatore, 16.
728. Doi quadretti dipintovi in uno la Madonna che adora il bambino et nell'altro
il sposalitio di S. Caterina con cornici, L. 6.
136 DOCUMENTI

729. Un quadretto a stampa con cornici dipintovi un paese, L. 3.


730. Un quadretto dipintovi una testa d' un vecchio, L. 2.
731. Un quadro dipintovi S. Geronimo iniudo, mezza figura, L. 6.
732. Sedeci quadretti a stampa dipintovi li trionfi del Mantegna, L. 32.
733. Un quadertino dipintovi una testa d'una Principessa di casa d'Austria con
cornice fregiata d'oro, L. 6.
734. Una tella fatta in otto fazze dipintovi una Regina con soldati, L. 70.
735. Un quadretto dipintovi un poeta con cornice nera, L. 3.

Nella logieta verso il giardino del Pavaglione.

736. Nove quadretti longhi in altezza dipintovi dal naturale vasi pieni di fiori con
cornice nera, L. 240.
737. Cinque quadri sopra il legno dipintovi vasi di fiori et frutti dal naturale con
cornice d'ebano fregiata d'oro et mascherini di bronzo, L. 600.
736. Doi telle di forma ovata dipintovi in una Diana et nell'altra Adone, opera
del Balioni, L. 120.
Or. il n. 21 del cai. Bathoe.

739. Un quadro dipintovi sopra il ritrato di Selim re de' Turchi con cornice bianca,
L. 30.
II.
La corrispondenza degli Archivi di Mantova e Londra
concernente la vendita del 1627-28

£A£. 2J- — Le lettere che non abbiano altra indicazione s'intendono


scrìtte da Venezia indirizzate gran cancelliere ducale, Alessandro
al

conte
e

Striggi seniore. Sono contradistinti da un asterisco pochi documenti, tratti

i
dal 'Public Record Office Londra, che
di

debbo alla cortesia della dire


io

zione; da un doppio asterisco due dispacci dell'ambasciatore francese


e

Venezia, esistenti negli Archives du £XCinistère des affaires élrangères


a

a
Parigi (già editi nell'opuscolo del Roussel, La petite Sainte-Famille de
Raphael).

Daniel Nys, 625 Hogi partito de qui per Verona Mantua


"

agosto
2

e
:

musico del Re

di
un gentilhomo ch' Ingilterra et sona
d'

inglese viola
la
sopra
è

con magior diminutione che sopra lutto et va sotto pretesto


di

gamba comprare
il

per pigliare l'anno Roma. molto nella gratia del Re. Se


E

delle pitture santo


a

V. Ill."* farà conoscere Sua A.


S.

S.ma so che haverà gusto della sua virtù et


lo

a
d'

però suplico introdurlo. Ha similmente gran gusto delle piture et disegni, et


la

so
che Sua M.'à della gran Bretagna ringratiarà ogni che farà accoglienza questo
a

virtuoso... suo nome Nicolò Lanier


Il

u.
è

In altra lettera dello Possede modo tale che puol


in
"

stesso giorno: musica


la

V.
di

tavola rotonda con primi. S. IH.™ farà amirare nella viola


lo

stare gamba,
li
fa a

che più ch' un altro sopra lauto et dipende da persone alte. Va vedendo
il

il

mondo con sua borsa ben fornita... u.

Idem, 23 agosto: tornato Lanier tutto rapito non po


in
"
E

S.r et estasi
il

tendo abastanza proferire honori ch'à riceputo... et sarà una tromba che farà
si
li

Sua Maestà u.
di

sentire fin
in

cab ine to

Idem, 14 novembre 1626: Hebbi gran disgusto della morte del S.™° Fer
'

dinando: fiora resto consolato ch'el Ser.mo Duca Vincenzo sia successo et prego
A.
S.

Iddio conservarli longa vitta et fare godere papato con sommo contento.
il
a

Averò A.
S.

caro dell! quadri, pure segua con bona gratia de


di

trattare
la
a

S.™ et potrò venire mandare, fatto che sia un poco tempo. Intanto ringratio
il
o

V.
11
di

IH.™ della sua lettera molto cara et grata...


S.

me u.
a
138 DOCUMENTI

"
// medesimo, 28 gennaio 1627: Il presentator di questa è il S.r Felipo
Usegren (1) il qual pigliarà in notta li quadri, con il favor di V. S. Ill. et ritornato
che sarà tratteremo del pretio u.

Niccolò Avellani, 20 febbraio 1 627 : " Qui si dice che Filippone sii costi a
far scelta de' quadri dell'A. S. per comprarli e farne essito poi in Inghilterra e con
altri Prencipi grandi, che hanno sempre havuto l'occhio per havergli. Questo vien
biasmato sopra modo da quelli che sono pratichi delle corti... racordando che in
ogni evento quegli saran dimandati per cose singularì uscite per denari dalle mani
del Ser.mo di Mantova, il quale oltre che per l'altre singolar cose è grandemente
nominato per causa del singolar studio di pittura che supera ogni altro... poi che

gli

gli
dua sono in Europa Prìncipi che per singolarità studio celebrati:

di
sono
l'uno Ser.mo Patrone per rispetto delle pitture, et l'altro Granduca per
il
è

il
è
scolture. Però V.

S.
delle che vaglij

di
causa prudente quest'avertimento,

si
I.

è
degni pigliarlo bona poi che come ho detto se fosse vera l'alie-
in
parte,
si
e

natione d'esse pitture che tutto mondo insieme non n'ha tante, chi ama casa

la
il

gli
Ser.ma ne sentirebbe dolore, si come per contrario quelli che invidiano altro

in il
non desiderariano che haver questo capo per lacerar l'estimatione cosi

di
mano
mag.mo Principe ,.

D. 5Vj/j, 627
,

Mantua,
E
marzo tornato mio homo che mandai
6

il
1

a
:

quale mi ha portato duo liste, una


di

quello che sarebbe da dare via et l'altra del


sopra più. Hora tuorò parte
di

quello contenuto nella prima poliza, ma


io

io
è

vorrebbe ancora pigliare dell'altri quadri della segonda poliza. Che se cosi conten-
A.
S.

subito notta
di

tarà S.m" mandare tutto quello vorrebbe avere, acciò sia


messo sopra pretio et concludere.... Et qui sarà ogni cossa tenuto secreto, non sa
il

pendo come qui alcuni hanno havuto odore, venuto Mantua,

di
be sogna sia ma
smorsarò ogni cossa con dire che nulla puol fare u.
si

20 Ho ricevuto
//

marzo marzo con notta delli


di
"

medesimo,
la

sua

la
1
7
:

prezzi delli quadri cristalli ripartiti duo capi. Mando qui incluso un altra notta
in
e

delli quadri che vorrebbe, alla quale ho pretio medemo che ha messo
io

messo
il

V. IH."" nella sua lista mandatami: non, che


S.

proferisca quei pretii messi,


io

ma
V. bianco,
S.

acciò facci mettere pretio alli quadri che trovarete pretio


in
Ill.™"
il

il

non essendo quei nella lista mandatami.... Poi proferirò pretio tanto honesto che
io

accordaremo, tanto più che ho


di

spero lassato fuora tutti cristalli gioie et


si

li

pitture megliore ancora, poi che sono pretio troppo alto.... ,.


le

Di lui troviamoquestaletteraanteriore duca Ferdinando


al

:
(I
)

Ser.mo S.r Duca,


Vengo con presentia far himriliswmariverenza V. A. S.ma con raccordarmeleservitore incomparabile
d'
le

affetto
a

et supplicarla restarservita favorirmi quel librettoche diedi mentr'era questa città con quelli ovadini
di

di

le
di

in

di

historìette bergamina,essendomi più voltestateaddimandate


da chi me diederoda dimostrargliele, sichènon aggra
in

le

dendolemi farà gratia farleconsegnare mona.Vincenzo Feti che lui me recapiterà.Iddio con ampiezade stati
di

le
a

felicità vita essaltiV. A. S.ma alla qualehumilmentem'inchino.


di
e

Di V. A. S.

Venetia. febbraio 1623.


2

Hum.mo. et rio.mo senitore


Filippo Esegren.
LA CORRISPONDENZA DEGÙ ARCHIVI DI MANTOVA E LONDRA 139

Idem.
et oltre di questo
27 marzo:
vorrebbe:
"
La notte mandatomi importe. ... se. 19598

Gli 12 Cesari di Titiano se. 5000


Madona Rafael granda ■ 4000

..."
Madona e Evangelisti del Sarto ■
2000
San Jeronimo Julio Roman del naturai 1000
Duo quadri del Coregio nella Grotta:
Marsio Apollo et a l'imposto "
e tre deità . 2000
"
Le tre Gratie, Venere, Amori di Guido . . 300
Li Orbi del Brugel vecchio "
200
Otto ovadi Brugel vecchio ■
200
Madona picola di Rafael .
Madonina del Sarto abozzata \
"402
n

n
15102

se. 34700
Un quadro d'una famiglia di Bernardin Licinio di molti
"
ritratti 300

Somma se. 35000

Gli primi se. 19598 sono il pretio che V. S. Ill.™" ha messo nella notte:

gli

5402 sono per quadri che ho posto


di

se. sopra, quali pretii ho messo


1

li

li

più alto che mai possibile, et fanno insieme se. 35 mila, però intendo

io
stato
il

che tutti hanno da essere scudi mantuani et che mi sia disfalcato ducatoni quat-
li

tromille che ho d'avere per palla con ovadi et che dando sicurtà
di

a Mantua
la

lapis,
mi sia conduto detti quadri a Venetia, ove sborsare subito danaro a quello che
li

il

di
mi sarà comesso farò discaricare nella mia Morano che
la di

et casa nissuno
le

Venetia non avendo caro che Et che prego che mi


lo

io

saperà, sapia. causa


si

di
siano condotte qui acciò che per strada non mi siano imposto datii ponte
al
è

Lagoscuro.... u.

Idem, Per alla grata spirato siamo


di

aprile d'accordo
"

resposta sua
3

3
1
:

prima) del numero della prima poliza


in

se. 19598
che V.
in S.

ma difficoltà solo dalli ducatoni l\\.™


la

vole et intendo solo dare detto numero scudi


io

di

il

mantuani
dare delli duodeci
di

seconda) della segonda poliza ripetto


Titiano (ave uno agionto d'altra mano,
di

Imperatori
li

altri undeci del Titiano) 5000


La Madona
La Madona
Rafaello
d'Andrea del Sarto .... 4000
2000
S.

Jeronimo Julio Romano 1000


Duoi quadri Coregio della grota 3000
Le tre Gratie Venere et Amore Guido Reni 400

riportare se. 34998


a
140 DOCUMENTI

riporto se. 34998


Gli Orbi del Breugel ■
200
Otto ovati Brugel vecchio *
200
Madona picola di Raffaello ' 500
Madona Andrea del Sarto abozata '
200(1)
Un quadro di una famiglia de molti ritrati h
300

se. 36398
Quadri che si nomina da novo
Un San Jeronimo di Quintino se. 300
Lucretia Romana del Correggio, cioè una delle
dua, la meglio (2) n
400
"
Una pietà picola del Correggio 200
Una Madona Palma vecchio con S. Rocco et
S. Bastiano '100
Un ballo d'Andrea Mantegna nella grotta (3) . "301
"
Un quadro del Costa vecchio nella grotta . . 301

1602

se. 38 mila

si che V. S. Ill.™ vede che ho augmentato il prezzo di alcune cosse nella seconda
poli/a et fatto una terza poliza d'alcune cossete da me smentigate, facendo tutto
insieme scudi 38 m. di Mantua. Et credo che a quel segno V. S. IH.™ me le puoI
far dare, conoscendo in mia conscienza di avere in molte cosse offerto troppo per
l'amore grande che porto alla pittura....
"
*P. S. Et quanto alla poliza delli quadri refutati, se V. S. IH.™ voele che le
pigli ne darò se. 2 mila, che tutto insieme farano boni e cattivi se. 40 m. di Mantua u.

Idem, 10 aprile: ' La sua di 7 coir, mi denontia che non si voel diminuir
niente delli prezzi scritti, sopra di che ripetarò che non trovo gran svario d' un
pretio a l'altro, cioè della domanda alla proferta, ma la differentia della moneta fa
qualcosa. Però per facilitare la moneta darò 5 m. scudi di più, che fanno 45 m.
scudi di Mantua.... pretio veramente grande et intendo con li patti già scritti. Et
credo che V. S. IH.™ mi scriverà di si u.

Idem, 17 aprile: Vedo che si persista nel pretio accenato in tanti ducatoni
con farmi buono il poco mio credito, ma avanti che dichi il mio ultimo pensiero
suplico V. S. IH.™ di mettere il pretio alla quarta lista che fin hora non si è fatto,
et sono li quadri (aggiunti nella lettera del 3 aprile, ai quali a lapis, di pugno
forse dello Striggi furono segnati in parte i prezzi: S. Girolamo di Quintino,
scudi 500, Lucretia di Correggio 2100, Madonna del Palma 200) u.

Idem, 24 aprile: ' Ho havuto la grata sua di 21 corr. con lo pretio della

(1) In confrontodella nota del 27 marzoi prezziper questedue Madonneeran quasiraddoppiati.


" "
(2) La più bella ripetenella Iert. susseguente
del 17 aprile; eh. anchelett. del 24 aprile.
(3) Il Parnaso.
LA CORRISPONDENZA DEGÙ ARCHIVI DI MANTOVA E LONDRA 141

quarta lista, et acciò il tutto passa con intendersi bene repiligarò il passato per
concludere con fermezza.

La prima lista sono una quantità di quadri in tre foglie di carta, messo
li pretii da V. S. Ill.1" uno a uno et
importano in tutto ducatoni 19598 proferto sc. 19598
La seconda 12 Imperatori Titiano, Ma
donna Raffaello, Madonna A. del
" "
Sarto, S. Jeronimo Giulio Romano, . 27000 12000
La terza le tre Gratie di Guido, Orbi
Brugel vecchio, 8 ovati Brugel vecchio.
Madonna picola Rafaello, duo quadri
Coregio della Grotta, un quadro d'u
na
donna
famiglia di molti ritrati,
A. del Sarto abozata
Quadri refutati apare per una sua nota
una
... Ma
"
"
7700
7125
"
"
3400
2000
Ho poi proferto sopra tutto il mercato ' ... 5000
La quarta lista il San Jeronimo Quin
tino, Lucretia romana di duo la me-
"
gliora, una Madonna di Palma vecchio 1000 proferisco 1000

ducatoni 62423 proferto sc. 42998

Per ultimare io pagarò 50 m. scudi di Mantua di tutti li sopradetti quadri,


con patto che mi sia dato ancora il ballo del Mantegna et quadro del Costa vecchio
della Grota, che tolendo il cativo prego non mi si niegi questi duoi. Et per la
pietà picola del Corregio poi che don (ata) non vi va replica. Et aspetto che V.
S. Ill.ma acceta la mia proferta, poi ch'è granda.... „.
"
Idem, primo maggio: Dalla grata sua di 27 aprille vedo che non besogna
pensare alli duo quadri della Grota, cioè il Ballo del Mantegna et quello del Costa,
il che piglio in bene. Però sono compreso nel nostro trattato due quadri del Cor
reggio della Grotta che solevano stare nella Galleria, et delli quali havete messo
il pretio nella terza lista, cioè ducatoni 4 mila, sopra di che suplico V. S. Il1.m» per
la confirmatione, avanti che si parla altro del pretio.... „.
"
Idem, 14 maggio: Tornato di villa ho trovato la sua di 4 corr. che mi è
stata grattissima per vedere che resta apontato ch'averò quei dui quadri del Cor-
regio, che solevano essere nella galleria et che hora si trovano nella Grotta, si che
abiamo solo a battere sopra il prezzo, il quale è stato da me cresciuto più volte et
gionto fin a 50 m. scudi di Mantua, il qual prezzo mi pare doverebbe bastare....
parendomi essere gionto a l' honesto u.
"
Idem, 22 maggio: Vedo con la sua di 18 corr. che non callate nulla di
pretio, faccio un certo calcialo per passare di quello ho proferto se puotrò e V.
S. I. lo saperà dalla prossima.... u.

Idem, 12 giugno : ' Non ho più tosto resposto per un grave contrasto che vi
è nato fra me et la mia borsa. Io voleva proferire più di quello ho fatto, ella non
142 DOCUMENTI

voel et dice che basta. Però li darò un altro assalto et avisarò con il prossimo
quello sarà seguito.... u.

Idem, 10 luglio: ' In resposta la gratta sua di 15 giugno, mi sono assai affa
ticato di persuadere la mia borsa di voHere spudare d'avantagio delli scudi man-
tuani 50 m. et dapoi molti contrasti et gran rumori fatti insieme in secreto siamo
restato in apontamento che io debbi andare a Mantua et sopra luoco stabelire il
pretio, et cossi mi metto a 1' ordine per venire. Ho una litte contro un Conte to
desco che finirà in duo setimane.... Sarò subito da V. S. Ill.™ per dare Y ultima
mane a quel negotio, et finito quello mi sono ancora inamorato in quei vasi di cri
stallo di montagna et agate et altre pietre con pensiero fermo di convenire del
pretio prima de 1' uno et poi de l'altro, pure che V. S. IlI.™ dispona il tutto in un
ponto temperato come mi confido u.

Idem, 24 luglio: ' V. S. Ill.™ m' hesibisce la sua casa: favore tropo grande
che non ho meritato, il che tuttavia accettarci se non fusse quel negotio che la sa,
per rispetto del quale sarà meglio che io stia retirato come passagiero con l' hoste
per non dare inditio alli curiosi di cossa alcuna.... u.
"
Idem, Mantova, 30 agosto: Io Daniele Nijs essendo stato a Mantua 17
giorni, credendo di spedirmi in 3 giorni, et avendo oltra il mercato fatto con S.
A. S. delle pitture, imbosato un mercato delli marmi et poche pitture, et non po

gli
tendo per scarsità di tempo finire detto mercato, ho pregato molto IH. S." Giulio
Cesare Savarello, Gio. Batt.* Nusari concludere detto mercato
di

in
mia absentia
e

memoria verbale datoli a bocca, et quello faranno

Io
conforme tenirò per retto
la

ben fatto, et mi obligo tenirlo per fatto et pagarò zusto quello haveranno con
di

cluso. Le quale pitture sono comprese duo liste lassato Ill.mo Conte Striggi
in

S.r
al
Cancell.™ . Et libro ebano con cento
di in

di di
d'
coperto
d'

gran un seraglie argento


disegni. Et fede
di

in

carte verità ho scritto sottoscritto la presente mano


e

30 d'agosto
in

Mantua.

propria
a

Daniel Nys u.

Idem, Venezia, settembre: Siamo gionto giovedì Murano con


di
"

notte
4

bona salute et felice viagio, iddio laudato, et siamo per tutto per desterità
la

passati
Gli danari con
in

del S.r Cristino senza alcun intopo et ho riceuti quadri casa.


li

tarò mercordì p. tutti detto S.r Cristino, che per giovedì puotrà fare viaggio ,.
al

si

V.
n

Crestino, IH.m" non mi habbia per temerario nè


S.

Diego settembre:
6

per zelante soverchiamente del servitio del comun padrone, massime dove ella habbia
V. longhezze trovate nel S.r Nys circha sborso
lo
S.

riavuta mano.... Scrissi


le
la

del dinaro tempo prefisso.... Le significai anco mormorationi che subito arivato
le
al

andare atorno con poca riputatone S. A. per vendita dei quadri, qui
la
di

intesi
publicamente nottoria.... che tale favola per città che non parla d'altro....
la

la

si
è

V. risposta più presto


S.

per havere
la

Spedisco Godino su
le

presente poste
I.
il

quello che habbia da eseguire circha questo ritardato pagamento....


di

che può,
io
si

ancora una difficoltà accennata dal S.r Nys che non habbia suffi
io

et per avisare
danaro, onde egli legitimamente possia sborsarlo
in

ciente facoltà da ricevere mia


il

mano. So che un pretesto S.r Nys.... Ho voluto dirle anco questo


al

questo
è

perchè se quanto discredito nostro andarsi divulgando per questa città....


di

sente
si
a
LA CORRISPONDENZA DEGÙ ARCHIVI DI MANTOVA E LONDRA 143

pare alla prudenza di V. S. I. che tutto quello passa in questo negotio venga es
sere saputo da S. A. come lo stimerei bene, non manchano a noi ancora prettesti
più ragionevoli di recedere dalla negotiatione.... Supplico V. S. Ill.™ a compatirmi
et a scusare V ardire, se la estrema passione che io provo in sentire quello ch' io
sento mi spinge a non tacerlo parimenti a lei, la quale.... qui è tenuto.... promotore
di tale negotio, del quale tutti dicono che chi l'abbia conchiuso non possa in ultimo
riportarne gran giovamento.... Senatori principali amici della Casa hanno sino detto
che se russerò tutto il corpo del Senato vorebbero redimere le pitture e rimetterle
A.
gli
per farli conoscere che fatto fare da quei Ministri chi più

di
a S. fida....

si
è
residente deImperatore (diceva) che sarebbe obligato A.

S.
di
scrivere come
Il

l'

a
sia stato inganato ,.

Mantova, settembre (Minuta dello Striggi: lett. al Bonatti consigliere du


8

cale): Tengo lettera del S.r Cristino venutami questa mattina da Venetia per
'

d'

staffetta, con cui mi dice haver sentito molta mormoratione colà per vendita

la
maggior quantità et qualità quello che
in

di

in
dei quadri publicata effetto, sog

è
giungendo che S.r Nys del corrente, essendo nostri giunti colà non

ai

3,
ai
6
il

denaro, i A.,
fa

haveva ancora dato fuori che mi che ne dia parte


di

instanza, S.
il

a
inferire che questa sarebbe una buona occasione

di
volendo quasi recedere dal con
tratto, che da lui stima dannoso, mentre da altri meglio informati giudicato
si

è
A. V.
S.

Nys mi scrive come avrà veduto che agli o


S.

ai
utile per sa
Il

9
contante et promise prima che partisse
lo

di
rebbe stato pronto tutto stesso qua,
il

ma un giorno non ha regola. Però non posso credere che Nys non sia per usare
il

pontualità, sicome ha mostrato gran voglia nel concludere contratto.... u.


il

Mantova, settembre (altra lettera dello Striggi al residente mantovano in


8

Venezia, G. Parma): Si conchiuse contratto dei quadri mentre ch'io era

in
"

il

bene nel principio hebbi parte


io

letto con podagra, et del negotio, passando


si

nel fine fui escluso, Or


S.
in

lettere fra Sig.r Nys et me


io

tale materia, ne et
il

A.,
S.

dai S." Mar."5 Federico (1), conte Bonatti et Marliani


di

sola alla presenza


prezzo, non ho però potuto tacere all' A.
S.

con ogni sorte


di

fermò ma mo
si

il

discretezza, che se fossi intervenuto alla conclusione, o per dir meglio, se


io

desta
tutto fosse passato solo per mio mezzo, ne haverebbe ella ricevuto non poco utile.
Ma factum non biasimo già dar via quadri per dispegnar gioie, che
Io

lauda.
il

quello, che sono per pagar col prezzo


di

di

vagliono tre volte tanto impegnate, essi


di

debiti necessari], tanto più che questa casa resta cosi bene pitture fornita dopo
tale alienatone, non l'agguaglia, et V. S.r Duca
S.

che altra forse d'Italia sa che


il

un mucchio lasciarle consumare dalla


in

Ferdinando teneva simili cose polvere,


a

Barbara. Chi non sa


Io S.

choro
di

sino quell'andito che va dalla sagrestia fatti


in

al

nostri non può dar sicuro giudicio delle deliberationi. so che tal negotio non
in

un soldo, nè cosa che


di

di

vaglia.
lo

ho un minimo interesse male stato


la ci

Il

publicatione del fatto, che se fosse passato solo per mia mano, mi dava l'animo
che sarebbe rimasto segreto (2).

(1) Gonzaga.
" "
altre lettere Parma del 15, 22 lett. ripete: cosafattacapo ha ". — Vorrebbe col sangueproprio
al
le In

'

(2)
soffocare mormorazioni, ma non v'è ormaialtro rimedioche silenzio.
il
144 DOCUMENTI

"
Q. C. Zavarelli, 1 1 settembre : Parlando col S.r Nys.... me sono anco doluto
che si sia tanto divulgato la vendita di queste pitture, ecciam nelle persone basse
che ne hanno tenuto discorsi di poco gusto a quelli che amano il bon servitio di
S. A. Ha risposto che questo non sia venuto da lui, ma si ben da' suditi di quella
che habbino ripreso liberamente questa vendita, et che lui habbia detto siano per
il più copie et che il buono non li sia stato venduto, di modo che anche in questo
si scarica.
Trattarò delle statue e con il ritorno ne portare quella risolutione che ne ha-
verò cavato u.

Mantova, 18 settembre: "


Antonio Calegari, Sono stato a Venetia 8 giorni....
Alla meglio che ho saputo ho escusato la vendita de' quadri, nota a tutti, la quale
vien cosi mal intesa universalmente che più dir non si potria, e dicono non esser
buoni ser." dell'A. S. quelli che a farla l' han consigliato, e tengono opinione in
dubitata che ben presto sia S. A. per conoscerli tali, di che anco il S.r Cristino
n'è informato, che ne ha sentito da servitori di questa S.ma casa trattarne con le
lagrime alli occhi u.
"
D. Nys, 20 settembre : Il S.r Savarelli è partito hieri per Mantua, al quale
ho dato il muschio, zibetto et ambragrisa.... tutta robba perfetta, quale ha da servire
per S. A. S.m* et la Ser.™ Principessa per il donativo. Spero la gionta del S.r Diego
Cristino con li danari.... Quel libretino sia raccomandato a V. S. IH.11" u.
"
Conte Ercole Marliani, Mantova, 21 settembre (al Bonatti) : Questa mattina
entrando io in discorso col Crestino per ammonirlo a non trattare con veruno di
quanto habbia riferto al Ser."° Padrone, al S.r Marchese Federico et a me nel ne-
gotio dei quadri, poichè da certo tocco fatto dal S.r Conte Sfriggi al S.r Marchese
ho havuta qualche suspitione, ma per verità mi ha detto di non haver discorso con
altri che con lo Spiga col quale era accompagnato. Il ragionamento loro conteneva
in sostanza (come poi ho voluto confrontarli) che il negotio de quadri non sia stato
fatto per il re di Inghilterra, ma per il Duca di Parma dal Zavarelli contro
l' intentione data al Ser.mo Padrone, che sarebbono stati portati i quadri tanto lon
tano che non si sarebbono mai più riveduti. Et se il Nys si è maneggiato in questo
affare non è stato per altro che per rimborsarsi li 4 m. ducatoni ancorchè non ma
turi et ha servito di semplice mezano. Dice lo Spiga che egli parlando col Nys della
gli

sodisfatione da lui pretesa delli 4 m. ducatoni fece motto che nel negotio che
trattava de quadri per Inghilterra riavrebbe havuta sodisfatione per quanto haveva
gli

inteso, et che Nys replicò, che Re non haveva tempo da attendere a tali
il
il

compre per rumori correnti.


i

più che Filippo Segrino pittore


di

Riferisce
di

Venetia venne col Nys, et dopo


veduti quadri andò Parma per fare relatione come segui, et che subito ritor
la
a
i

poi l'aggiustamento. Quell' Inglese (Lanier),


di

nato segui pelo biondo che era pa


rimente col Nys era per coperta del negotio, nè egli servitore del re, ma sta
in
è

Venetia alcuni anni sono, sonatore et attende Che condotta


la

essendo studiare.
a

de quadri Venetia stata per coprir fatto, et che negotio sia per Parma
a

il
è

il

il
fu

corrobora Spiga con questo che quando stabilito contratto, Zavarelli mandò
lo

il

il

a chiamare Nazari, che venisse ad assistere a queste imprese et inviò Brunazzo


il

il

suo nipote Parma per provisione del denaro. Et che quando furono Venetia
la
a

a
Il vero ritratto leonardesco d'Isabella
(Firenze, Galleria degli Uffizi).

IO
Preteso ritratto leonardesco d'Isabella d'Este (Louvre).
LA CORRISPONDENZA DEGÙ ARCHIVI DI MANTOVA E LONDRA 145

gli
il Crestino altri per ricuperare contante dal Nys, furono trovate

le
et scuse

il

gli
allo sborso perchè non riaveva denaro, ma poco dapoi giunse persona posta

il

a
Spiga) da Parma con cambio. Di fatto che

di
(cosi dice lettere

lo
tutto

le
questo
V.

S.
brevemente ho spiegato egli parla con tali circostanze che se ne cava
il io

a
Zavarelli quello che habbia voluto servire

la
giuditio che sia veramente stato
Parma, il che non invidiava d'altro che Pa

di
casa pretiose pitture
di

queste Ser.mi

i
Crede ancora Spiga che se quattro occhi et sodamente col

lo
droni. parlasse

si

a
Nys per sapere verità contratto egli confidenza direbbe chiara.

di

in
questo
la

la
Ho discorso voluto darne parte V.

S.
affinchè se stima bene ne faccia
di

questo

a
A.
Io

intanto non posso ritenere S.r Parma che


S.

penna da scrivere

al
motto

la
a

vegga se può intervenire per cui sia stato fatto sud. negotio non nominandogli

il
però nè Inghilterra nè Parma u.

Francesco Arrhabene, Mantova, 21 (al Duca): Ho l'or

"
settembre esseguito
dine datomi da V. A.
S.

con distributione dei 20 mila scuti nel modo coman


la

dato da lei, che contiene nell'annesso foglio et quanto agli altri 25 mila man-
si

si
Verona dimani o l'altro per riscossa delle gioje et rinovatione dei
la
daranno
a

di
boletini, quale riscossa procurerò che segua con l'elletione quelle che saranno
la

più proposito per vendita dissegnata. rimanente del denaro, che diecimila
la

Il

è
a

ottocento et trentatre scuti, stato riposto da parte sotto mia chiave particolare „.
è

Crestino, Mantova, 22 (al G. Parma) Me

"
Diego settembre residente

:
A.
S.

S.

da per darli conto


di

ne andai Maderno quello havevo fatto costi

e
a

quando vociferationi che erano fuora per vendita di questi quadri,


le

senti
la

il
della sua reputatione, restò confuso, aggiungendoli
in

grave pregiuditio maniera pur


anche danno per basso prezzo che erano stati venduti che non sapeva cosa

ri si
il
il

dire, per che tutto mi comandò che


di

liberamente verun
le

parlasse senza
il

guardo dolse del personaggio cui havevo spedita staffetta che non
la

posta
si

a
e

a
gli

havesse fatto pur un motto, dicendo che se ne fusse stato avisato haverebbe
A.
S.

voluto per tutti conti che stornasse partito. rutto ha però ricevuto S. S.
Il
il
i

confidenza, come anche confidentemente mi ha ordinato che scrivi V.


in

si

accontenti informarsi
d'

IH.1" perchè può scoprire per


la

segretissimamente se
si

si

chi sia stato comperato questi quadri, compratore chi stato, se Nys overo
il

il

il
è
gli

Zavarelli, che interesse Zavarelli possia havere, se ogni caso trova-


in

S.r
si
il

rebbe modo per riavere dette pitture, se sono per anco costi crede che
vi

se
la
e
gli

fussero potentati o altri che pagassero d'avvantaggio prezzo venduti, overo se


fu al
gli

Republica haverebbe lei presi partito che motivato prestarli tale


di
al

Ser.m*
la

con che S. A. S. termine


in

di

somma qualche anno restituendo danaro poteva


il

A.
S.

S.

redimere detti quadri. Insomma vorebbe ogni cosa informato per


di

essere
V.
S.

quale potrà ogni caso motivarli anco


di

in

in

lettera particolare Ill.™*,


la

detta

lettera disavantaggi della sua reputatione con che stato fatto questo negotio....
è
i

quello che anch' ho detto, avendoli sino detto


di

che più
io

per corroboratione
le

riabbiamo pianto lacrime Se mi manderà


di
n'

volte lei et lettera


io

la

sangue.
la

S. A.
in

mia mano.... recapitare che niuno ne saprà niente.


la

A. innamorato delle qualità della Nanina che


di S. S.

S. ho dipinte per rela-


le
è

tione V. et mi ha detto che debba scriverle che non resti per qualsi
di

IlI.m"

voglia cosa non riaverla, quando bene convenisse rubarla, che manderà qui
a

IO
146 DOCUMENTI

condotta d' nomini, bisognando per tale effetto, carezze e ciò che ocorerà, perchè
insomma la desidera per tutti i conti. Per amor di Dio V. S. Ill.°* veda di far
A.

gli
restare consolato S. S. di questa creatura che le assicuro farà cosa tanto
cara.... che ne resterà con memoria tale, ecc.

In
glie questo punto intendo una
gran nova.... che Zavarelli.... se valso del colore del Nys habbi comperati

il

e
di
quadri) per Duca Parma: cosa che.... saria total ruina del S.r Zavarelli

la
il
(i

A.

S.
per l'affronto che (laverebbe fatto havendoli dato d'intendere che questi

a
in
quadri siano andati mano a principi oltramontani che mai non se ne sarebbe sen
tito nova alcuna. Sia raccomandato anche questo alla sua prudenza.... (.

N. Avellani, 25 settembre: Consiglia silenzio: quello che fatto fatto:

il

è
dimostrar pentimento della vendita de' quadri aggraverebbe male, farebbe aumen

il
mormorationi ricupero, Nys

"
anco
le
"

tare

al
u. Quanto sagacissimo et

si
il

è
un Re Inghilterra, se pur
d'

d'
perchè trattandosi vero che per quello sian stati

è
compri, parrebbe quasi che quello s'appogiasse ingiuria. Dio perdoni pure a chi

l'
a

propose.... fatta alienatone


si

„.

D. Nys, 25 settembre: Ho ricevuto corrente, con


*

grat.™ sua

di
22

in si la
la
in

quale non aveva ricevuto mie et quanto libretto che non trova. Spero

al

si
fu

trovarà, detto libretto fatto ligare dal Duca Ferdinando m. da un orefice

f.
il

d'argento: l'orefice saperi chi lui ha datto. Spero chel


lo
lastre S.r Zavarello
2

sarà gionto, qual agiustarà quello occorrerà. Il negotio stato tenuto sempre da
il

è
anzi tanto che non volse comunicare
lo

me segreto, secreto S.r Zavarello

al
senza
V.
S.

poi ha portato che tutti


di

licenza espressa IH.™*. caso hanno saputo per

1'
Il

altra strada et quei che dovevano tacere hanno fatto tribuno et messo bocca

in
il

besogna far vista non curarsene, et per l'avenire prevenire et essere


di

del popolo
:

avertito per non incorrere nelle lingue del volgo. Et se V.


vi S.
Hl.™ non fusse stato
altro da fare, solo
di

amalato, negotio restava segreto, ma cossa fatta non


il

non curarsene....
di
di

mostrare „.

D. Crestino, Mantova, 29 (al Parma) Dalla gentilissima lettera


"

settembre
:

V.
di

vedo quanto mi dice nel particolare delle pitture et dico


S.

che come

lo le
I.

Re Inghilterra che effettivamente andassero,


d'

vi
le

russero destinate
al

male
e

il

A. Ma qui
le S.

stimerei sofferibile nostro S.re aquettarebbe l'animo.... detto


si
e

e
per sicuro che pitture erano comperate per Duca Parma.... e
di

quasi state
il

quello che più haveva fatto credere stato che dal medesimo Duca.... stata fatta
l'

di è

di è

richiesta se qui quadri pitture esquisite, overo cristalli monte


di

fusse stato
ci

qualità, agate, corniole et altre simili robbe, che tutte sono appunto state dal Za
varelli ricercate per S.r Niis, questo quello che move S. A. sentirne pas
il

sentirebbe sino all' anima che Duca Parma dovesse


di

sione perchè sotto mano


il

spogliarli gallerìe, sentirebbe defraudato perchè hanno sempre detto che


le

le
si
e

hanno da andare Inghilterra


in

dove non sarano


di

queste cose mai per uscire....


Se ne potesse penetrare qualche cosa, l'assicuro che non potrebbe far cosa
la

più cara alI'A. come l'avisarglielo, Niis


S.

come anco se che


in

sentisse fatti
la
si

il

havesse venduti detti quadri per se. 20O1 d'oro, come dice, per vedere palpa
si

hanno assassinato.... ripiego che V.


S.

bilmente se dice per riscatto delle pit


il
l'

il

bono, ma A.
S.

ture sarebbe ottimamente vorebbe trovarli che ne des


in

flagrante
Principi Italia, che per
gli
d'

sero danari non spaventerebbero. Intendo


ai

resto
ci
il
LA CORRISPONDENZA DEGÙ ARCHIVI DI MANTOVA E LONDRA 147

che è venuto un fiorentino mandato dal Granduca costi per levarne alcuni pezzi.
Per amor di Dio, V. S. IH.™ veda di cavarne il netto che forsi questo basterà
per tutto. Anzi si dice che questo fiorentino li ha dichiarato di non voler guardare
a denari di quale si sia quantità per haverli.... u.
"
D. Nys, 2 ottobre: Quanto al volgo il primo vento portarà via tutte
le lor
zanze et niente fu niente sia. Se lo libreto non si trovare, suplicarò che mi sia dato
quel libro di disegni coperto d' ebano con seragli di argento che ha il S.r Giulio
Campagna, se bene mi saria più caro quel libreto picolo, ma de duo mali bisogna
elegere il minore. Il S.r Zavarello mi scrive che S. A. S. voel mandare un pittore
a posta per copiare li quadri della galleria, ma non fa besogno che mandi, che qui
non ne manca et ne abiamo di boni, et le farò copiare et le mandare poi con le
sue soaze u

Idem, 11 ottobre: " Li quadri che mancano della lista accordata sono:

Un quadro con N. S. solto della croce con le Marie che


piangono in scurto Se. 20
Un paese di Federico ch' è posto sopra il camin nella
"
fabrica nova 15
Duo quadri ovati del Cav. Baglioninella salache sono
"
del Trionfo di Julio Cesare 50
Un San Jacomo meza figura del Fetto posto due volte
"
nella lista 50
Una testa d'un giovine scapigliato tolse Ambrosio Spigha ( I ) ' 300
Una Venere ignuda del Palma vecchio ' 100
Una Madona di Luca Cangiasi ' 200
"
Lucretia romana del Correggio 150
Madona del Palma vecchio ■
250
"
Et più per l'augmento ho fatto delli 62 mille a 68 m. scudi 365

Se. 1500

li quali se. 1500 ho tenuto: se dapoi si sono trovati, che si faccino consignare al
S.r Zavarelli et le pagherò subito, et non trovandoli pigliarò altre cose in cambio.
Il tutto come comandarà V. S. Ill.™. Il libretto vien bramato dalla mia tavola.... u.
"
Mantova, 27 ottobre, lo Stàggi al Nys: Nel tempo che mi è venuta la
lettera di V. S. con la nuova nota dei quadri che mancano il S.r Zavarelli si è

trasferito a Venetia, talchè bisognerà aspettare il suo ritorno per concertar seco

l'aggiustamento del denaro. Io mi dispero di non ritrovar quel libretto, poichè le


diligenze sin hora usate riescono vane, et credami V. S. che si vorrebbe poter darle
questa soddisfattione, ma all' impossibile niuno è tenuto.... u.

G. C. Zavarelli, 30 ottobre: " Al mio arrivo che fu martedì trovai il S.r Nijs
alla villa, il qual è poi ritornato eri e siamo statti asieme a molti e longi discorsi,

i quali finalmente si sono con qualche industria ridotti a segno da doverne cavar

(I) Gioiellieredel Duca.


148 DOCUMENTI

l' intento. Siamo alli 50.m scudi da lire 6 ma con la agionta di una casella piccola
con christalli tagliati guarnita di oro e gioielata, quale non è al mio parere di molto
valore, e per il resto si raporta alle note, da quali fu lasciato fuori un libro de dise
gni per quel rispetto che ragordarò spero a V. S. DI.™: anco questo intende vi sia com
preso. Farò ogni sforzo per arrivar alli ducati che saranno scudi 8.m più delli 50.m scudi
e poi me ne ritornare non havendo qui che far per i mei interessi cosa alcuna....
Intende detto Niis con li se. 50.m haver le statue e piture qui condotte senza

sua spesa nè risego, e di pagar il denaro avanti la festa del S.mo Natale, se bene

anco a questo procurarò di provedere e de havere il denaro pronto. V. S. 11l.™" me


dica in questo mentre quello devo far quando non lo potessi condur al segno delli
ducati 50.m di moneta di Venetia, senza però la casella che non gella ò promessa,
nè lo farei senza ordine, essendo che me tralenirò qui insin alla risposta di questa,
e se havessi tutto qui haverei negotiato e avisatolc con stafetta. E homo che pe
netra assai e non ho fatto poco a condurlo a questo segno, seben è poco rispetto
alla casella che le à agionto.... Tutto comandarà sarà da me osservato e negotiato
con ogni diligenza e fedeltà, nè dal canto mio se ne saperà cosa alcuna, come spero
anco dalla parte di detto Niis, il quale à volontà di fare il mercato, ma si vorebe
avantaggiar: arivarà spero certo, alli ducati SO.m di Venetia, che saranno, come ò
detto, se. 58.m da lire 6....
(P. S.) Me ero scordato de dirle che non vole far mercato senza la casella
sudetta; havendone fatto molti tentativi, e massime che havendo l'animo a tutti li
christalli e altri vasi. Cameo grande et altri Camei, che non stasse bene de inserir
in questo mercato detta casella, me dà parola di atender a tale compreda e di pa
garli quello che valeranno, quando però S. A. S. si risolvesse de vendergeli, et

perchè teme che non li voglia vendere vole questa casella, nè lo ò potuto cavar di
questa openione.... u-
*
G. C. Zùvarelli, 6 novembre : Il Niis si è mostrato mal sodisfatto della esclu
sione hauta della casella, seben à procurato di nasconderlo e di curarse poco di
questo contratto: e questo me lo à mostrato la bassa promessa de se. 40.° da lire 6
senza essa casella, seben poi nel fine del discorso si è rimosso dicendo che con detta
casella sia per condurse a magior pretio delli se. 50.m esebiti la passata. E perchè
ho scoperto non essere questo negotio di sua specialità, ma siben de altri, non ha
vendo voluto concludere senza il conferirlo a chi deve, seben ciò non me à detto
liberamente, me tratenirò qui infinatanto che possa haver hauto discorso per sentir
se senza essa casella si vorà condur al limito e poi me ne ritornarò, e si discorrerà
sopra questo fatto quello che penso sia per succedere.... u.
"
(Il Nys) comprò da Mozanigi da 100 statue tra quali v' è pocho di buono
e vol mostrare che con queste habia provisto al suo desiderio.... Ò mantenuto la
reputatone del negotio come si conviene u.
*
D. Nys, 20 novembre (a Qiulio C. Zaoarelli) : Vedo con la sua dì 17 9brio
che V. S. scrive che vi sono solo due liste, 1' una di se. 37697, l'altra di se. 8710.
Et io mi trovo quelle duo liste datomi dal Perfetto (1) l'urta di se. 38000, l'altra

(I) 11Vani, prefettodelle Ubbriche.


LA CORRISPONDENZA DEGÙ ARCHIVI DI MANTOVA E LONDRA 149

di sc. 8000, fanno insieme 46000, ma oltra quelle duo io ne ho dato una terza a
l' Ill."1° S.r Conte Sfriggi contenendo :

3 Teste picole del Quintino.


3 Colognerie picole, 2 di Mazolise, una di Rubens.
4 Eminiature di frutti del Hoefnagel.
1 Testa di Zorzone.
1 Puttin.
1 Madona del Alban.
1 Madona del Correggio.
I Ritratto de l'efigie di Julio Romano.
I Madalena in terra, copia del Coregio del Fetti.

Et in voce un libro di disegni che è in man del Campagna. Et di quelle tre


liste io proferi a Mantova trenta duo mille scudi mantuani ; dapoi ho ditto a V. S.
che oltra quelle tre liste voria la cassetta di cristalli intagliati del Fontana. Et abiamo
fra di noi avuto diversi discorsi si del pretio come della robba et ho proferto un
pretio senza la cassetta delle tre liste, et poi delle tre liste con la cassetta, ma con

cluso niente. Et vedo che questo mercato non voel concludersi per mancamento di
bon principio. Hora se cossi le pare stabilimo prima la robba che se mi voel dare,

perchè io tratto con la cassetta et voi senza talvolta et alcune volte con ella; l'uno
tira di qua, l'altro di là et questo è la causa che non si accordiamo. Hora per fare
questo benetto mercato, besogna tornare al principio. Io domando adunque quanto
V. S. voele delle tre liste già nominate di sopra insieme con la cassetta et ancora
con quel carneo grande, et io poi proferirò generosamente, et spero che faremo
mercato con l' aiuto d' Iddio ; però vedete primo se S. A. S. si vorrà privare di
quello che io domando, et poi sapere il pretio, il quale io aspetto.
Averò caro che V. S. agiusti il conto vecchio, con ancora il punto delle copie
et soaze (cornici) per non pensarci più „.
"
D. Nys, 4 dicembre: Vedo con la grata sua di 30 novembrio quello scrive
in proposito della prima lista ch'è stata messa a sc. 38 m. e la seconda sc. 8 m. e
fanno insieme sc. 46 m. Io poi fece una terza lista che è di poco rilievo, della quale
pol V. S. Ill. ancora domandar pretio. Et ancora pretio della cassella di cristallo in
tagliato et ancora pretio del Carneo grande. Et poi darò una proferta. Sopra di che
aspetto suoi comandi con pregar Iddio che la feliciti et il tutto sarà da me tenuto
segreto „.

Probabilmente a questa lettera andava annessa la lista che segue, di tutto pugno
del Nys (collocata erroneamente tra i carteggi del 1628).
"
Marmi di S. A. S. che sono in più luoghi della Casa et Favorita:

Nel salone.

Venti quatro busti con teste di marmo, fra le quali vi sono i dodici Cesari.
Venti tre busti di marmo con teste fra grandi e piccole.
Quattro puttini che dormono.
Un busto di pietra rossa con testa, che ha rotto il naso.
150 DOCUMENTI

Vinti statue di marmo tra grandi e piccoli.


Un basso rilievo antico di un morto con altre figure.
Una testa in medaglia granda più del naturale.
Una testa di pietra negra.
Una figura di marmo.

Gallerìa picciola.
Un basso rilievo.
Una figura della madre natura.
Sedici busti di marmo con le testi grandi e piccole.
Un puttino con un Cigno.

Gallerìa grande.
Una statua di bronzo del Canossa.
Dodici statue di marmo, intero grando del naturale.

Sotto la Loza del giardin del Padiglione.


Due figure di marmo intiero.
Due busti con teste di principi moderni.
Un puttino nella fontana.

Nel mezo del detto.


Cinque statue grande più del naturale, due a termine, una con brazzi, piedi et testa
di brunzo, la qual è nel mezo.
Duoi torsi di marmo.

Partimenti del detto giardino.

Una testa di Giove con il busto, tutta di marmo negro.


Una testa senza busto granda, maggiore del naturale.
Un vaso antico con il suo piede.
Sei pezzi di fragmenti di basso rilievo.

Nel giardino del baloardo.


Una Venere ignuda grande del naturale con una figurina appresso.
Un buslo con testa maggior del naturale.
Un busto con testa di donna maggior del naturai con diadema in testa.

Nel giardino de Bussi.


Nove teste col busto, quattro di marmo, et cinque di gesso.

Nel palazzo della Favorita.


Sessanta teste.
Otto figure grandi.
LA CORRISPONDENZA DEGÙ ARCHIVI DI MANTOVA E LONDRA 151

Quattordici piccole.
Duodici teste.

Tre figure picciole.


Una Venere et un Adone insieme.

Nella Botega della Mostra.

Tre statue intiere di marmo bianco grandi più del naturale.


Nove teste di marmo bianco con il busto.
Nove torsi di marmo parte con gambe, brazzi, teste et parte senza.
Vinti sei teste di marmo di varie sorta.

Due teste con busto di marmo bianco.


Una Diana in piede del naturale.
Un groppe di due figure,alte b.» 1 '/2.
Una statua sentata con spiche nelle mani più grando del naturale.
Una statua ignuda in piedi del naturale con un delfino a' piedi.

Nella libraria di S. A.

Sette teste col busto di marmo bianco.

Pitture di S. A. S. che sono in più luoghi della Casa:

Nel corridore de quadri.

Un ritratto della Marchesa Isabella con cornice di note.


Un quadro di Lucca d'Olanda, con il gioco de scacchi.
Due quadri di Bassano, uno dove è Moisè, nell'altro dove tusano le pecore.

In fondo a detto corridore.

Un quadro di Federico Zuccaro con puttini che caminano con piedi in su et

scherzano.

Nella saletta di mezo.

Una Madalena meza figura con cornice dorato.

Nel Camerino dell'Ancona.

Trei quadri di Giulio Romano, uno con l' Incendio, l'altro un imperatore co l'aquila
sulla spalla et il terzo il Carro di Fetonte con alcune Ninfe.

Nel Camerino della Soffitta Vi è Una Croce.

Una donna fiamenga con li mani in croce meza figura.


La Parabola della margarita, opera del Feti.
Un S. Girolamo del Corregio, meza figura.
Un S. Girolamo di Giulio Campi.
152 DOCUMENTI

Camarino presso quello.

Una Musica con una donna che accorda un liuto con altre figure.
Una donna scapigliata et un giovane con una sfera, opera di Titiano.
Un Sudario opera del S.r Antonio M.» Vianini prefetto di S. A. S.
Un disegno mezzano del Giuditio di Michel Angelo, opera di Marcello.
Due quadri di Scrittori, uno di Erasmo et l'altro con lettera in mano.
Sette quadri di pari grandezza con ornamento dorato.

Camerino sopra l'horologio.

Un ritratto di Mad.m» Ser.™, opera del Bronzino.


Un quadro con cornice dorata con una Madonna disopra, et un altro disotto con
le ante che si serrava.
Una Lucretia Romana, meza figura.

Nella Cappella dell' Angel Custode.


Un quadro grande con la Madonna et Bambino con un gallo in mano.
Un disegno grande del Giuditio di Michelangelo.
Un quadro di Giulio Romano sopra l'asso con la favola di Semele.
Un altro simile con un Centauro.
Un altro dell' istesso ma più stretto con una donna che lava panni.
Un altro dove Giove mette il nettare nel vaso.
Un altro simile di una donna che latta un bambino.
Un altro più piccolo con una Fortuna.
Una Lucretia ignuda in piedi con cornice di noce.
Tre teste in un quadro d'un giojeliero.
Due ritratti uno sopra asso, l'altro in su la tela incorniciati di Girolamo Monsignore.
Un ritratto di mano del Sojaro (1).
Un ritratto di una donna vestita di verde.
Un ritratto d' un uomo con colaro lavorato di negro.
Due trionfi maritimi di Giulio Romano in quadri sopra asse oblonghi.
Il Rapimento di Europa.
Una Pietà di Gio. Girolamo Bressano.

Nella Sala del Lozone.

Un Ercole fanziullo che doma i serpenti.


Un Giove nutrito dalla Capra Amaltea.

(1) Cioè di BernardinoGain' mortonel 1575. Per un suo quadroincompletoda condurrea terminevenivaofficiato
un pittoredellacortemantovana Costa) con questalettera Niccolò Ferrari cons. Zibramonti
di
(il

al

Cremona,25 aprile 1562.


questachiesa maggiore alcuni anni or sonoprincipiataun' ancona da m. BernardoCatti pittorecremonese
In

hi

ec
cellentissimo,
qual passò migliorvilta inantipotessefinirla. Questaoperabenchèimperfetta stata messa operaet
in
a

è
è

riputatacosamaravigliosa,
ne sin hors, benchèsiancomparsidiversipittoriper volerlaperficere,è statoriputatoalcunode
gno et bacale perficerecosacossidegna.
a
LA CORRISPONDENZA DEGÙ ARCHIVI DI MANTOVA E LONDRA 153

Un quadro della Psiche.


11 rogo di Ottone imperatore.
Nettuno topra una conchilia tirato da Cavalli.
Perseo che taglia la testa a Gorgone.

Pitture gionte da poi et dato in scrittura al Conte Sfriggi


nella Sala granda quadra.

Tre teste piccole del Quintino.


Tre Colognerie, due di Mazolin et una di Rubens.
Quattro Eminiature di frutti del Hofnagel.
Una testa di Zorgione (1).
Un puttin che gioca alle tabelle.
Una Madonna del'Alban.
Una Madonna del Correggio con una testa di S.( Iseppo (2).
Un ritratto del efigio di Julio Romano.
Una Maddalena in terra, copia del Correggio del Fetti.
Un libro di disegni n. 100 con coperte d'ebano ligato in argento.
Una Castella con cristalli intagliati u.

Priandi, 4 dicembre (al •


Giustiniano Parigi, cons. Marliani): Un certo
pittore francese venuto poco fa d' Italia ha detto qua che S. A. habbia venduto
gran parte de' suoi quadri et altre curiosità per 70.m du.ti ad uno mandato d' Inghil
terra da Buchingam, onde qua mostrano di maravigliarsene, et diversi mi han di
mandato se ciò sia, a quali ho risposto di non saperlo et di non crederlo punto.
V. S. pertanto m'accenni ciò che havrò da dire a chi me ne parlerà u.

D. N\>s, 13 dicembre : " La sua di 8 corr. contiene la verità come l' Evangelio,
et ho il tutto ben inteso. Et inanzi che passiamo oltra in questo secondo mercato,
giudicarci che fusse buono che ultimassimo il primo se cosi pare a V. S. Ill. et poi
veniremo alla lotta per il secondo. Nel primo V. S. Ill.™ ha d' avere le copie et
le soaze delli quadri della galleria. Et a me mancano quadri per sc. 1500, et il
libretto del Permesiano. Che V. S. Ill. agiusta questo con il S.r Zavarello et poi
intriamo ne l'altro negotio. Et humilmente faccio riverenza u.

Idem, 25 dicembre : * Sia in nome d' Iddio che al ritorno del S.r Zavarello si
agiustarà il primo contratto et poi daremo l'assalto al secondo u.

Idem, 15 gennaio ì 628 :


"
La morte del Duca Vincenzo m' ha spiaciuto et
l'assuntione del Duca di Nevers m' ha piaciuto : ho cordoglio et allegreza. Il Signor
Iddio sia laudato sempre. Et se bene resta disciolta ogni trattatone non restarò mai
di restare servitore svicerato di V. S. Ill. Le copie vado metendo a l' ordine per
adempire l' obligo mio. Per il libretto che mi manca che non si trova avrebbe a
caro qual cosa altro per memoria, quel libro di disegni che tiene il S.r Campagna
sarebbe a proposito, però V. S. Ill. farà quello si compiacerà più, et lo pigliarci in

(1) Or. L»w, p. 39.


(2) Or. L.w. p. 102.
154 DOCUMENTI

bene. L' instabilità delle cosse mortale non è altro che dispiacere et piacere, a l'uno
è cordoglio, a l'altro gaudio. Chi non ha dispiaceri,
ne aspetta, et chi ne ha se ne
libera, tutto camina per apunto come ha da caminare. Et non havendo da stare qui
che per passagio poco importa che li successi siano più a un modo ch' a l'altro:
bisogna goldere questo mondo con 1' uno et l'altro successo, guardare avanti et non
indietro, sia ben, sia male, sia vita, sia morte, non ne separarà mai da Jesu Cristo
nostro unico salvatore al quale raccomando V. S. IH. et io alla sua bona gratia u.
"
Idem, 29 gennaio: Spero in uno mese di h avere compito le copie delli
quadri della galleria, le quali finito che saranno le farò consignare qui al residente
se V. S. IH. non mi dirà incontrano. Et poi che quel libretto di disegni del Par
migiano non si trova, supplico V. S. Il1.™ di farmi dare quel altro libro di disegni
con coperte di ebano et seragli d'argento che sta in mano del Sig.r Campagna.... u.

Idem, 26 febbraio: " Vedo con mio dispiacere con la sua di 16 febbraio che
non puol trovare quel libretto promessomi dal S.r Duca Vincenzo felice memoria;
almanco farmi dare quel altro che tiene il S.r Campagna, ne prego V. S. Ill.™ Ho
poi gran dispiacere di non esser bono di poter fare qualche servitio segnalati a Sua
Altezza Ser.ma novo duca. In materia delli quadri originali, le copie si vanno facendo
et subito saranno in ordine.... le darò a questo Residente Parma con darne aviso u.

G. C. Zavarelli, 1 aprile: ' Me sono trovato con il S.r Daniele Neis che è
venuto sopra al negotio delle statue e pitture, che restasse voto de efetto per le
cause che V. S. Ill.™° sa. Dal qual discorso si scopre che tutavia tenga viva la spe
ranza de haverle: non sono però entrato in altro, nè Io farei senza ordine.... u.

' A Endimion Porter.

IH.0s° Si.r Patron Oss.m°

Questa va con il S.r Lanier, il quale veramente ha fatto et usato [ogni] cura
et dilligentia per ben accomodare et ornare le pitture tolte dal Ducca di Mantova
et farli incassare et cariccare sopra la nave Margarina in modo tale che sua M.ta ha-
verà gran gusto di vederle et intendarà poi da lui il modo che ho tenuto per averle,
et da poi che sono al mondo ho fatto diversi contratti ma mai il più difficile che
questo et che mi sia successo tanto felicemente, havendo primo la città di Mantova
et poi tutti li principi della Cristianita et insieme grandi e piccoli fatto estrema ma
raviglia che si habbia saputo disporre il Ducca Vincenzo a contratarle et il popolo
di Mantova ha fatto tanto strepito, che se il Ducca Vincenzo le havesse potutto
rihavere, le averebbe volentieri pagate il doppio, et suo popolo si contentava di dare
li danari. Et il principe di Guastalla ha fatto proferire la mità guadagno, credo per
farne un presente a l' imperatore. Il gran Ducca di Toscana et alchuni di Genua
hanno fatto il medesimo et io istesso mi stupisco, che questo negotio mi è riuscito.
Et admiro qui drento qualche fatalità, che ha voluto favorirmi, non per me ma per
il sujetto, per il quale contratava, che è il Re della Gran Bretagna. Prego dunque
Idio, che le lassi capitare a bon porto, et che S. M.u le goldi eternamente. Nel
trattare ho usato ogni artificio per averle a pretio moderato come è seguito, che se
avessero saputo che era per S. M.u averebero voluto altro tanto. Hora tratto a
LA CORRISPONDENZA DEGLI ARCHIVI DI MANTOVA E LONDRA 155

Roma per avere il quadro di S.ta Catarina del Corregio, et spero mi riuscirà.
Queste guerre contra il Monferato causano che il Ducca di Nevers va impegnando
molte goie, et mi dubito che darà via le statue di marmo delle qualli avete auto
la lista per avanti, che se per caso Sua M.u ha qualche desiderio di averle, piacerà
a V. S. III.™ farmelo sapere, acciò che altri non le levano. Et non farò fallo di
procurare ogni magior vantagio. In oltre suplicco che siate contento di assicu
rare S. M.'a che tutto quello mi capiterà di bello nelle mane che ne darò subito
aviso, acciò che S. M." ne sia patrona, havendomi intieramente dedicato al suo
servitù) in tutto quello mi giudiccarà atto. Il Si.r Lanier parte questa sera con duo
quadri del Corregio, li più belli che siano al mondo, et queli soli vagliono li danari
che si ha pagato Idio li dia buon viaggio, et l' ho provisto da per tutto
del tutto.
di buone lettere da credito, con che facendo fine mi racc.do alla sua buona grafia,
et che mi tenga in quella di S. M.u.
Venetia, 27 aprile 1628.

Ill.mo Sig.r sono a 12 maggio, il soprascrito è copia di mia ultima, et questa


serve per confirmare la partenza del S.r Lanier, del quale ho lettere di 2 di maggio
di Bergamo che partiva per via di Grisoni per Basilea con bona salute con 5 cavalli.
Iddio l'acompagni per tutto. Lui porta con lui duo quadri del Correggio a tempera
gli

et uno di Raffaello, liquali sono più belli quadri che vi sia mondo et vagliono

al
danari che ha pagato lor rarità et esquisitezza. La nave Margarita
in di

tutti
la

per
si
li

doverà hora essere avanti viaggio, non vedo hora che sia gionta Londra, acciò

a
Sua M."1 possi vedere tanti belli quadri et esquisiti fra quali

di
Madona Raffaello
la

del Canossa per Duca


di

quale Mantua ha donato un marchesato che valeva


la

il

cinquanta mille scudi, et Duca Firenza morto ha voluto dare


di

di
Duca Mantua
al
il

vinti cinque mille ducatoni danari contanti, homo che trattò


in

per detta Madona


1'

questo negotio ancora vivo. Vi sono poi duodeci imperatori Titiano, un quadro
di
li
è

grande d'Andrea del Sarto, un quadro Michiel Angelo Caravagio, tanti altri quadr1
di
di

Titiano, Corregio, Julio Romano, Tintoretto, Guido Reni, tutti deHi più belli. Insoma
cossa eminente et gloriosa, che mai più non scontrerà cossa simile, veramente
si

degno un tanto Re della Gran Bretagna. Et nel trattare ho sentito


d'

come M."1
la
è

un aiuto divino, A Dio


di

ch' altramente saria stato impossibile averlo effettuato.


gloria. Per accompagnare queste pitture besogneria avere ancora
di

dunque ne sia
la

marmi del Duca Mantua, delli quali avete avuto con certe pitture com
di

la

lista
li

drento. Et come lui sta guerra et che va impegnando molte gioie dubito
in

prese
trattare, però V.
fa

Duca Baviera
S.
di

che qualcheduno levarà et pare che


le

il

Ill.ma mi dirà volere Sua M> et credo che per lire diece mille sterlini che
di

si
il

averebbe, stante con che molto mi race.° alla sua bona gratia pregando
le

guerre,
Iddio conservarlo per sempre.
Venetia, 12 maggio 1628.
Di V.
S.

IH.1"" Servitore hum.e


Daniel Nys.

D. Nys, 13 maggio:* Haveva dato principio con Zavarello delli


di

trattare
il

marmi, ma lui tiene oltramodo care, che pretio convenevole mi lassarò sempre
le

accomodare u.
156 DOCUMENTI

"
Idem, 1 luglio : Dice bene il proverbio che ogni groppo vien al pettine. Quel
libretto che V. S. IH. ha tanto fatto cercare a Mantova è capitato qui a Venetia
nella botega del Spetier del San Zorzi a san Marco, dove è stato messo per ven
dere da un prete ch'era già frate della Madonna delle Gratie e che se ne andò con
il Principe di Polonia per musico et hora ha portato questo libreto di Polonia, da
toli da Gulielmo Viani, che si ritrova colà, per venderlo a Venetia o Verona al
S.r Jacomo Musello, credendo lui ch'essendo morto il Duca che nissuno vi poneria
ochio, ignorando anco che questo libreto era contratato a me. Hora subito che io
viste che era in quella botega andai da l'Avogador Vendramin, il qual intese che
quel libreto era stato robato al S.r Duca di Mantua, mandò un ministro publico et
se Io fece presentare nell'avogaria dal predetto botegaro in nome del Ill.mo S.r Parma
Residente di Mantua, il qual anche mandò suo secretano a fare instantia a l'avogador
che non rilassase quel libreto fin a ragion conosciuta. Adesso abiamo besogno che
V. S. Ill.* dia ordine et facultà all' Ill. S. Residente Parma che possi comparire
in Collegio et dove farà bisogno per farsi restituir esso libretto, stante che è stato
robato al S.r Duca felice memoria. Et di gratia V. S. Il1. non manchi farlo subito
per puoterlo conseguire, facendo qui quel prete musico gran strepito per riaverlo
servendosi di certi nobili fastidiosi, alli quali ha dato da intendere che è del Prin
cipe di Polonia. Ma la bugia ha le gambe curie, et sono qui persone che farano
fede che è il medesimo libreto chel S.r Jacomo Musello vendè al Duca Ferdinando,
et chel Duca Vicenzo mi concedete, se bene non si trova più in libretto, ma l'hanno
ligato in una soaze overo cornice d'ebano. Questo è il caso et si aspela l'ordine al
S.r Residente acciò se lo facci restituire dalla justitia ove si ritrova ; et humilmente
li bascio le mane u.

Mantova, 5 luglio (minuta "


dello Striggi al Parma) : Il S.r Daniel Nys mi
fa avvisato che si trovi in Venetia certo libretto di disegni da vendere, che è di
questa S."» Casa, et non essendosi qui trovato negli Inventarij che si son fatti dei
S.™ Duchi Ferdinando et Vincenzo bisogna necessariam.te che sia stato rubato, tanto
più che il Nys mi scrive che dal figliuolo del Prefetto che sta in Polonia è stato
dato da vendere ad un tal Prete che era frate della Mad.n* delle gratie, che l'ha
poi dato ad un mercante di Venetia. Questo libretto è stato grandem.te desiderato
dal med."o S.r Nys nel contratto delle pitture, et dapoi ancora, onde adesso per
servitio di S. A. sarebbe di pensiero di ricuperarlo dalle mani di chi lo tiene inde-
gli

bitam." col mezzo della giustitia, per farlo restituire all'A. S., onde io rispondo
che usi ogni diligenza per riaverlo, ecc. u.

C. Zavarelli, 22 luglio:
Q.

Essendo tornato villa


di
"

Daniel Neis
ci

S.r
il

abocati per quelli altri interessi parso trovarlo assai freddo. Dimani
di

siamo me
di e

doveremo tornar sopra per veder


ci

concludere se sarà mai possibile,.... o altra


persona che desidera de investir denaro
in

simile mercantia.... u.

Idem, 12 agosto: Questa matina nel far del giorno sono qui capitato
"

ò
e

trovo S.r Daniele Neis alla villa, non ostando che l'avessi pregato con mia le-
la
il

tera che ebe eri matina voler diferir tale andata. Li l'han mandato
di

suoi casa
a

ad avisar che sono qui, con


io

quale me abocarò per concluder se sarà possibile....


il
In

punto persona
di

questo qui me recerco volerlo introdure nel negotio che sa


à

a
LA CORRISPONDENZA DEGÙ ARCHIVI DI MANTOVA E LONDRA 157

si tratta con il detto S. Neis dal quale mostra di havere hauto scienza esibendo me-
glior partito di quello si fusse per haver da detto S.r Daniele ,.

Idem, 14 agosto: * Essendo tornato dalla villa il S.r Daniele Neis habiamo
tratato soppra alla efetuacione del negotio per il quale me sono qui tradotto, quale
è ridotto a segno di doverse con facilità accordar non vi essendo altra diferenza,
salvo che vi vorebbe anco la casella e poi si è ridotto, havendole questa absoluta-
mente negata, a cosa curiosa di molto minor valore, ma perchè scrissi a V. S. Ill.
sabato la recerca statame fatta da persona che comprarebbe questa robba, me è parso
bene di non me ridur a più stretta negociacione con d.° S.r Daniele insin a tanto
che non ò di quella risposta con la quale me governare conforme ella me comandare.
Darà esso S.r Neis li ducatti cinquanta milla di moneta di Venetia, farà far le
copie a sue spese, e doverano esser di buona mano et apresso farà il Regale, che
io le ò atacato, alla Ser.mm S.ra Principessa Nostra Signora; nel resto si starà nella
già tratata scritura, la quale si moderarà in alcuna parte a comodo del S.r Nostro,
ne altra diferenza vi è, salvo che vorebe agiongervi qualche cosa e lasciar da far
le coppie, volendovi del tempo molto e della spesa, se ben anco questo penso de
riaverlo acordato conforme a noi, e le farà fare ; non ò ristretto per le cause sodette
come farò quando me venga detto che si faccia e sia lasciato di ascoltar altri par
titi a quali non diedi minima intencione, come non farò quando non habia espresso
ordine di V. S. Dl."» u.

Idem, " Concluso il negotio con il S.r Neys,


1 9 agosto : nè altro manca
che la sottoscritione del contratto.... qui alegato V. S. I. haverà coppia di esso „.

D. Nys, 8 settembre: ' E gionto il S.r Giulio Cesare Savarelli con la barca
et ho avuto la robba, ma vi sono solo duo pultmi che dormono et ne ha da essere
quattro: manca quel di Presitele et quello di Michiel Angelo, che in tutte maniere
bisogna mandare : nelli quadri hanno mandato una testina di soldato per la testa di
Zorgione, che non è, però sarà bene trovarla, ancora vi è una Madona con una
testa di S.' Isepo del Coregio, che non è, et però si doverà trovare. Intanto aspetto
il resto acciò paghi et dia satisfattone. Et hum.te mi raccomando u.

G. C. Zaoarelli, 9 settembre: " Arivai giovedì notte.... Speravo di aver agiu-


stato con il S.r Neis che mostra di volerse acontentar di quello è di ragione: le ò
fatto discaricar le statue e piture a Morano, non sene havendo elli impedito per
esser stato ocupato in altri afari. Me farò far recevuta del tutto. Me spiace che la
robba sia poca e dela inferiore, che però si lascia intender de dar poco denaro....
Ha promesso pagar lunedì la tratta venuta di Genova che sono ducatoni 4 m. et
altre partitelle, in mentre si doverà far caricar il rimanente della robba e far che
non sia lasiato adietro cosa alcuna, come è seguito di alcune cosette, havendone
preso alcune e altre lasiate, ne sia levato una cosa per una altra, che seben li ò
promesso che haverà ogni sodisfatione se ne disgusta però, nè vorei che lo facesse
con ragione. Vole il trionfo del Mantegna che se lo farà copiar ben presto. Pigliarà
i Camei, quando siano buoni e vaglino il contenuto nella scrittura; e quando non
se li dassero o non piacessero.... tenirà la casella gioiellata ; serandose ogi a otto i
banchi, nel qual tempo non si fan negozi me ne ritornarò e in questo mentre finirò
tutto quello sarà possibile.... e se sarò a tempo vederò che sia caricato il tutto a
158 DOCUMENTI

dovere, e quando li aviserò che ciò sia seguito, pagarà tutto quello sarà rimasto de
bitore, mostrando d' haver molta confidenza in me e di non voler danne alcun di
sgusto. Procurarò anco di far caricar le copie delle piture quali non sono state levate
da quello che promise di farlo.... il che doveva far M. Giovani Arisio da Viadana,
al quale ò promesso lire 7447 amontar del vino.... ,.

Idem, 23 settembre: " Doi carissime sue 13 et 20 corrente me ritrovo in ri


sposta : questa matina solamente, è capitata la barca con pitture e statue : si atende
anco la altra con il suplimento della robba, questa si scarica a casa del S.r Neis,
al quale ò fatto vedere i camei, molti de quali non li piaciono, come V. S. 1H.
sentirà dalla viva voce, al quale si darà magior sodisfacione con alcuna altra cosa,
havendone di già elli veduto de migliori, ringracio ben S. A. S. e V. S. Ill.* an
cora della confidanza che me hano mostrato nel rimeterse in me sopra alla qualità
e quantità de detti camei, de quali non ne havendo perfetta cognitione per non
connettere errore ò diferito il trattarne stretamente massime anco per la poca stima
che ha mostrato di farne, e con alcuno de migliori si ajustarà. Li denari che resta
vano indisposti pagato che siano le tratte venute o siano ordini, che arrivavano a
ducati 44 m. di modo che non avanzarà più de duc. 6000, incirca, et perchè si
trovano sorati i banchi come V. S. Ill. à inteso è cosa dificilc ad havere denaro;
al qual bisogno si provede con le tratte u.

G. Parma, 25 settembre: hoggi mi ha detto non veder tuttavia


"
(Il

Nys) due
Michelangelo,
di

quadretti uno Prassitele l'altro avidamente


di
(!)

bramati da
l'

e
:

lui, per quali aggiunge essersi principalmente indotto contratto delle altre cose.
al
li

Non vorrei mancando questi ch'egli cercasse qualche occasione, veggendolo sin hora
molto ritenuto promettere pagamenti non che farli u.
li
a

G. Parma, 26 settembre: Ho veduto Nys domandatogli se dall'inven


"

il

e
di

tario riceveva compimento particolarmente delle due figurine

di
tutto Prassitele
il

Michelangelo, mi ha risposto che credeva si, benchè ancor non havesse


di

di

ve
e

duto figurine.... u.
le

Idem, 27 Al S.r Nys ho fatta gagliardissima instanza


settembre per il subito


:

pagamento.... Egli dopo compimento ricevuto delle robbe mi cangia hora carte
le
in il

perchè rimasto concerto più volte ratificato, quand'era qui S.r Zavarelli,
in

mano,
il

che haverebbe esso Nys fatti rimaner contenti o con soddisfattone o con promessa
creditori questa mattina lasciato meco intendere che desidererebbe venissero
si
è
i

da me senza nominar lui assicurati medesimi per tempo dell'apertura del banco
li

il

che parmi che sarà giuoco da Herode Pilato, ma alle spalle mie resterà
si

di il
il

Un dubbio
in

inoltre m'è che morte....


la

peso seccagine.... entrato testa


la
e

Buckingan.... non cagioni qualche intoppo lunghezza dal canto del Nys per do
la
o

vutaci sodisfattione, s'egli sia pur vero che molte delle robbe da lui comperate rus
sero anco dispositone d'esso Buckingan.... u.
a

G. C. Zavarelli, Sarò breve, dicendole


di

essere procurando
di

14 ottobre:
"

agiustare conti con S.r Neis, quale un poco duretto.... Mi dato notta de
à
il

il

è
i

V. Fa per haverle....
S.

alcune statue che dice mancar, quale invio Ill."™.... instantia


a

Non ricever camei corniole per suplimento de conto....


di

accontenta (Man
si

e
i

IO m. corrente ,.
di

sodisfar tutte venute da ducati


in

tratte moneta
le

cano)
9
a
LA CORRISPONDENZA DEGÙ ARCHIVI DI MANTOVA E LONDRA 159

(Inserto di pugno dello Zavarelli):


"
Il Sig.r Daniel Neis dice che manca nelle sculture 13 teste con i busti, 2 torsi,
una figura et un basso rilievo, et nelle pitture la Parabola della Perla oppera del
Feti,nel resto à havuto sodisf acione : dalle tre liste osiano inventani si vede questo
mancamento scontrandole con l'inventario generale, non lo ò fatto, ma penso di farlo
dimani. Sarà ben farli il tutto haver acciò si possa saldar questi conti u.
"
Idem, 19 ottobre : Nys) un uomo da pigliar con buone, altrimente se
(Il

le
è
incolerisce non dalle parole ma ben da' fatti „.
lo

mostra

si
e

Lazaro d'Italia, 15 nov.: " S.» Nis dice che ha nella sua lista partita delli

la
Il
duc. 400, ma che non vol pagare per sino che non ha certe robe che va per anco
li

V.
S.

creditore et assicuri che un homo molto acorto sagace


si

e
u.

G. C. Zavarelli, 16 dicembre: O inviato piture (le copie) con una barca,

le
che parti eri sono pezi 36 u.
e

1629: Daniel Neis pagarà duc. 681,15


S.

Idem, 12 genn. che aserisce


"
Il

mano delli 50 m ogni volta però che V.

S.
in

restarle assicuri con let

lo
Ul.ma
che datte che mancano contratto. Le saranno poi anco
le
le

siano statue
al

tera

li
che amanca luogo delli carnei che non volse, che
in

cavalli quello anco questo


e

procurarò de agiustarlo avanti me parta.... Sono stato pregato voler intendere se


a
A. venderebe doi fornimenti de razzi, uno de putini l'altro seta et oro, che
S.
vi la

persona che pagarebe bene.... Vi anco ocasione bonissima

di
sarebe vender
li

colana de perle n. 181 et duo da orechio pero farei ben pagar


le

tutto
le
la

e
a

cavarne denaro pronto u.


il
e

*
A Lord Dorchester.

11l.™» et Ecc.mo Sig.r patrono oss."1°


Ho inteso con sommo mio gusto nova dignità che Sua M.'a ha conferito nella
la

ne sono molto rallegrato, ma non maravigliato stante alte qua


le

sua persona, et me
V. Ecc. Sig.1 Iddio sia pregato che conservi longo
lo
in

lità che ho conosciuto


Il

sanità et dia colmo felicità con corona della vita eterna che ha acqui
di

tempo
in

la

stata con proprio sangue per suoi eletti.


li
il

V. Ecc. Duca Ferdinando


di

ha saputo che feci risolvere Maritila ven


io

di
il

dermi pitture, quale morse et essendo asonto Duca Vincenzo lui me


le

sue
le

il
il

vendete per 68 mille scudi con gran Italia et disgusto


di

stupor tutta estremo delli


l'

Mantua. Et fece questa attione solo per acquistare


io

gratia
di

riabitatori della città


la

minimo interesso detto contratto, anzi ho


in

Sua M.ta senza che abia avuto


di

il

perso tempo a mesi per trattare et andare inanzi et indrieto et tenuto S.r Ni
6

il
in 5

colo Lanier casa tutto quel tempo senza ch 'abia messo niente a conto ben vero
è
;

cento scudi, ma non volse ne manco pretendo


io

che lui mi volse dare cinque


li

hora, poichè tutto ho fatto per un ponto solo, ch'è d'acquistare bona gratia del
la

Re, più che tutte del mondo. Hora nel trattare con Duca
le

quale stimo cosse


la

il

Vincenzo, aveva riserbato nove quadri grandi d'Andrea Mantegna del


di

lui mane
si

Triomfo Jullio Cesare et aveva fabricato due sale nove dove aveva accomodato
di

li
di

drento et ne pretendeva vinti mille doppie Spagna, segno evidente che non
li
160 DOCUMENTI

voleva vendere. Et li più intendenti mi dicevano che haveva lassiato il più bello et
che non avendo il Triomfo del Mantegna di Jullio Cesare che non aveva niente,
il che mi pongeva fin al cuore et non ardiva dire niente di paura che Sua M.u aven
dolo saputo se ne fusse acuorato, et lo dissimulava ancora in parte con il Sig.r La
niero il quale avanti di partire de qui haveva trattato per li marmi et statue del
Duca con alquante pitture ch' erano state trovato in certe camere recondite, et do
mandavano delle pitture diece mille mezedopie di Spagna et delle statue 50 mille
meze doppie di Spagna et il S.r Lanier et Io ne pareva che si poteva dare diece
mille lire sterlini. Et la cossa restò cossi. Hora essendo morto il Duca Vincenzo et
intrato in possesso il Duca di Nevers, il qual trovandosi astretto per la guerra fu
consigliato di vendere et impegnare li suoi mobili, et il gran duca tratava per li
marmi e la regina madre di Francia ancora, et essendo venuto un homo a posta di
Mantua per darmene aviso, Io non voleva intrare in quelle statue et pitture che ha
veva visto et revisto con il Sig.r Lannier et questo non che non russero degne et
meritevole ma solo perchè non aveva ordine di Sua M.ta. Et le refiutò duo et tre
volte. Gionze poi a Venetia il S.r Julio Cesare Zavarello, principal ministro del Duca
et quello che ha tutti li suoi datii et che manegia le sue intrate, et mi disse: voi
fatte un gran errore a non pigliare le statue et pitture del Duca et saranno tolte dal
gran Duca o Regina madre di Francia. Et io rispose: pigli chi voel, io non le vo
glio. Lui replicò : se io vi facessi dare le nove pezze di Andrea Mantegna, ch 'è il
Triomfo di Jullio Cesare, non vi risolverete perchè so che il Duca Vicenzo non ve
le volse dare ? Alhora io li rispose : si che le pigliare, ma non spendarò più di lire
diece mille sterlini di tutti li marmi, pitture, compreso quelle nove pezze del Triompho
di Jullio Cesare, sopra che tornò a Mantua et non sapendo il Duca l' importanza
di quelle nove pezze si contentò et tornò quel Jullio Cesare Zavarelli con l'acordo
fatto per diece mille cinque cento lire sterlini, et non fu mezo di avere tanto tempo
per poterne dare aviso a Sua M.ta , ma sapendo io la bontà delle statue et che tutte
le pitture erano originale et poi che 'l Triomfo di Jullio Cesare del Mantegna era
una cossa rara et unica al mondo et che non si puol stimare suo valore, ho creduto
fare gran servitio a Sua M.la et con questo acquistare sua bona gratia a fatto, senza
il minimo pensiero di alcun interesso: tanto nel primo mercato che in questo non
domando cosa alcuna che la bona voglia del Re. Ma vedo che il negotio non si ha
tolto in Ingilterra conforme alla mia sincerità. Et che si ha voluto avere l'aviso de
l'Ambassator Wake, il che ho a caro et non mi dà alcuna noia, sapendo che non
basta a essere huomo sincero et da bene, ma che bisogna stare al fuoco et al mar
tello come fa l'oro. Et V. Ecc. mi creda che tutte le statue che sono in Ingilterra
sono solo bagatelle a paragon di queste, essendomi riuscite assai megliore et più
degne di quello mi parevano a Mantua; et con primo corriero mandare li disegni
delle statue a V. Ecc. acciò vedi li nomi che representano per farne parte a S. M." .
Et per le pitture so che piaceranno fuor di modo, et che di tutto acquistarò lode et
gratia. Ma una cossa mi preme, che avendo subito sborsato al Duca di Mantua le
diece mille cinque cento lire sterlini et tratto lì nel S.r Burlamachi, non avendo lui
avuto risolutione del Re, et essendo li danari maturi le ha tornato a trare sopra di
me et andaranno presto maturando qui, anzi parte sono maturi et sarò sforzato tor
narli a trarre sopra detto Sig.r Burlamachi. Di gratia V. Ecc. procuri che sia dato
buon ordine al detto S.r Burlamachi che dia compimento alle mie tratte per detta
Ritratto d'Isabella d'Este dipinto da Tiziano

(Collezione Goldschmidl).
Ritratto tizianesco d' Isabella matura copiato dal Rubens
(Museo di Vienna).
LA CORRISPONDENZA DEGLI ARCHIVI DI MANTOVA E LONDRA 161

somma, altramente perderla il credito et l' honore che ho acquistato tutto il tempo
della mia vita in un subito. Ripetto che non ho il tempo di trattare di venderli ad
altri et anche non lo vorria fare, poi chè con tanto amore le ho tolto per Sua M.ta ,

havendo con maturità giudicato essere degno anzi necessario che li pervengano per
condire et accomodare le altre che ha già in possesso et mi assicuro che ne averò
grado et honore, ch' altro non cercho. Et aspetto l'ordine per mandarle. Le statue

hanno d'andare per mare con buona nave Inglese, et le pitture per terra per via di
Basilea fin in Midelburgo ove passarano il mare; che Sua M.ta rimetta questo ne-
gotio in me e farò che le riceverà ben conditionate. Et con questo hum.le me le in
chino pregando Iddio per sua longa vita come fa mia consorte et mia figlia che V.
Ecc. tenne a battesimo.
Di V. S. Ill."™ et Ecc.1" Servitore hum.e
Daniel Nys.
Venetia, 2 febraro 1629.

*
Al medesimo.

Ill.111° et Ecc. Sig.r patron oss.mo

Otto giorni sono che scrisse a V. Ecc. a pieno sopra le statue et pitture com
prate dal Duca di Mantua per Sua M.'a et scrisse di mandare li disegni delle statue,
il che ho fatto insieme ala stampa delle nove pezze del triomfo di Jullio Cesare di
Andrea Mantenga, et ho mandato il tutto in un ruotolo indrizato al S.r Matio di
Questre per consigliarlo al S.r Felippo Burlamachi et lui ha ordine darlo subito a
V. Ecc. per mostrarli a Sua M.u. Le stampe del triomfo sono inrollate insieme, et
li disegni delle statue et busti sono rotolate drento le stampe, et ho messo sopra la
più parte delli nomi di dette statue, le quale si trovaranno assai più rare di quello
ho scritto. Et suplico Sua M.ta di credere che non ho havuto interresso in questo
negotio, ma che il zelo puro del suo servitio et del suo gusto m' ha fatto incaparare
queste rarità in un tempo opportuno, come sapendo molto bene che passata questa
ocasione non si poteva haverle per qualunque dinaro. Et non ho avuto altra mira
che di acquistare la bona gratia del Re ; questo è la verità et realtà del fatto. Et
poi è robba senza parangono et che nessun Principe ne habbia di simil bontà nè
quantità. Con che m' inchino alla sua bona gratia pregando Iddio per sua longa vitta.
Di V. S. Dl.™ et Ecc.™» Hum.e Servitore
Daniel Nys.
Venetia, 9 febraro 1629.

' Al Conte di Carlisle.

Monseigneur,

Au reste, comme V. Ecc. at veu icy les statues et pittures que j'ay achatté du
Ducq de Mantue pour sa M.tó vous prie bien humblement de dire a sa M.tó , que
je le suplie de croire que je n'ay eu aucun interrest en ce negoce, mais que le zele
pur de son service et de son goust m'at fait incaparer ces choses en un temps op
162 DOCUMENTI

portun, come sachant moult bien que passé ceste ocasion ne s'eussent plus peu avoir
pour nul denier ny argent. Et puis sont les plus rares pittures et statues qu'aulcun
Prince aye en Europe, et telles se trouveront, et autrement ne les eusse prins, ne
m 'estant mis en ce negoce pour nulle autre chose que pour acquerir honneur et en
trer en la bonne grâce de sa M." Voilà la pure verité. Et plaira a V. Ecc. de pro-
tecter vostre bidet en cest affaire, car j'ay procedé rondement et droitement come
on trouvera en effect. Et j'ay envoiez au S.r Baron Carleton les desseings des sta
tues et les estampes des neuff pieces du Triomfe de JuHe Cesare d'And." Mantegna
à ce qu'on voie mieux leur rarité et qu'on n'aie soupçon qu'on les puisse canger,
come en effect on ne fera, car tout mon but n'est que de me faire bien vouloir et
acquerir honneur, et n'ay pretendu ny ne pretens autre en cest affaire. On trouvera
que j'ay subit paié le Ducq le mesme pris qu'ay escrit et n'ay prins ni provision
ny courtage en ce marché ny aussi au premier marché et aussi n'en pretends; me
suffit la grâce du Roy, lequel je suplie, come j'ay paié subit l'argent, qu'il luy plaise
faire donner ordre que mes traites J'ay une fois tiré l'argent sur le
soyent paiées.
Sig.r Burlamachi, lequel n'aiant eu provision du Roy, at retiré l'argent sur moy, et
je tourne à present à le reprendre sur luy. S'il ne paioit ceste fois serait ma ruine,
car n'ay le temps de traitter à les bailler à autres, come eusse bien trouvé du com
mencement, mais les aiant prins pour le Roy ne scaurois avoir le courage de les
presenter à autres. Et partant j'attens que sa M.tó face donner ordre pour le paie
ment de mes traittes à mesure que viendront. Et je scay qu'aiant receu et veu le
tout qu'il me scaura bon gré de cest affaire, sur quoy bien humblement m'incline
et prie Dieu pour sa santé.
De V. Ecc. bidet bien hum.Ue
Daniel Nys.
Venise, 9 febrier 1629.

"
D. Brunazzi, 28 febbraio 1629: Ho consigliato le statue al S. Daniele
Nys e ne ho preso receuta e dimani pagherà le 3 lettere de cambio de V. S. I. ,

D. yVjw, /0 marzo 1 629 : Annuncia i pagamenti fatti e si dichiara debitore di


"
una somma che io sono pronto di pagare. Et si averebbe pagato queste tre partite
subito con le altre partite se non fusse stato la robba che mancava et se V. S. IH." m'ha-
vesse scritto che dovesse pagar questo poco resto : se bene non havesse avuto queste
robbe l' haveria fatto senza altro indugio. Et trovarà eternamente che li sarò obediente
como sono stato del passato. Spero poi chel stato di Sua Alteza si salvare dalle
mane austriache, stante la flotta presa dalli Holandesi, che ha levato il polzo et ta
gliato li nervi alla guerra. Iddio ne sia laudato u.
"
Cimiamo 'Parma, 17 aprile 1629, al Duca: Il S.r Ambasciatore Ch.m" mi
ha fatta grand."" instanza di scrivere a V. A. e di suplicarla a nome di lui di due
gli

favori. Per il primo che sia mandato inventario delle robbe ultimamente ven
l'

Nys insieme non solo con nota distinta della qualità ma


di

dute ciascuna cosa


la
al

col nome ancora degli artefici cosi delle pitture come delle sculture. secondo: per
Il

sapere se V. A. sentirebbe bene che sotto l'autorità del suo nome presso questi
a

con qualche pretesto apparente


di

S." procurasse ricuperar medesime cose


le
si

e
LA CORRISPONDENZA DEGÙ ARCHIVI DI MANTOVA E LONDRA 163

ragionevole, o di lesion enormissima o d'altra eccetione, come di non adempita con


ditone del contratto o nel pagamento o nelle copie delle pitture, se non pure di
alcun altro emergente che costi possa considerarsi dalla natura dell' istesso contratto:
e ciò ognivolta che stasse il Nys troppo sul duro, pretendendone guadagno esorbi
tante. La premura dell'Ambasciatore in questo procede per la voglia, che mostra la
Reina madre di ricomperar lei simile cose, havendone già fatta promover la pratica
al Nys, il quale benchè alleghi essersi da lui comperate per Inghilterra tuttavia non
si fa lontano da questo nuovo partito, havendo mandato un suo in Francia a trat

tarne. Ma maggiore è il senso di S. E. per il rispetto del Cardinale, che sodamente


li ha scritto desiderar le medesime cose, credesi facilmente per farne dono alla Reina:
e perciò I' E. S. vorrebbe per ogni verso assecurar la partita, troncando al Nys, a
cui nondimeno vuol darsi un rionesto guadagno, tutti li sutterfuggi.
Consideravasi che potesse il S.r Zavarelli esser a proposito trattandosi il negotio

con le buone per prima dire al Nys la convenienza, ma per hora sin che la pratica
non sia più stretta stimasi bene che non se gliene debba far motto. Nel medesimo
soggetto scrive l'Ambasciatore a V. A. l'annessa imponendo a me che io gliela invii....
onde con la medesima diligenza si possa haver qui I inventario e l'altre descrittioni
per il sabbato da poter con l'ordinario mandar al sodetto Cardinale u.

*
Vincenzo Caffini, Mantova, 20 aprile 1629 (a G. 'Parma): Per esser il
Prefetto in letto inchiodato di podagra non ho potuto prima d'hora spedire la staf
fetta, havendo da lui riavuta la congiunta nota de quadri et statue vendute cosi dal
S.™ Vincenzo come da S. A. N. S.re a cui havendo io presentata la lettera del
sig. Ambasciatore Ch.mo et letta quella di V. S. mi comanda l'A. S. di rispondere
che egli havrà molto caro che al S.re Ambasciatore venghino in mano i quadri et
statue da S. E. desiderate, ma che di presente vorrebbe schivare ogni litigio, mas
sime sopra contratto fatto da S. A. perchè suppone che non si parli de quadri
venduti dal sig. Duca Vincenzo, che in tal caso parrebbe potersi pretendere che il
sig. Duca Vincenzo sodetto non havesse potuto far esito di cose cosi insigni et an
nesse al Principato et ornamento particolare di questa casa. Non rifiuta però S. A.
di passare ogni ufficio.... acciò resti servito il sig. Ambasciatore, massime per il fine
da V. S. avisato u

G. Parma, 23 aprile (al Caffini) :


"
La staffetta con le risposte di S. A. al
S.r Ambasciatore Crist.™° e di V. S. a me in soggetto delle pitture non mi capitò
se non il sabbato notte dapoi partito il nostro corriere.... Rimane S. E. compitamente
appagata della dispositione trovata nel S.r Duca, ma non dell'inventario, mancandovi
la nota ch'ella più bramava delle statue et de loro prezzo et autori. Perciò ne fa a
me nuova instanza et io ne prego V. S. con tutto l'affetto perchè queste principal
mente sono le cose alle quali s' inclina e non alle pitture vendute dal S.r Duca Vin
cenzo secondo che si trovano in Inghilterra, per la ripetitione delle quali seben ri
tengo il titolo accennato esser sufficiente, il modo però sarebbe difficile et impossibile
poi l'effetto. La più giuridica attione contra il Nys sarebbe circa la mala qualità delle
copie già date, della cui sorte saranno anco l'altre de Trionfi ,.

"
V. Caffini, Mantova, 2 maggio (al Parma) : La malattia del Prefetto li ha
impedito per quello che dice di dar la nota degli artifici delle statue; vedrò però
164 DOCUMENTI

hoggi se potrò cavargliela dalle mani, se bene io credo che batezzarà a suo modo,
havendomi detto S. A. medesimo che non vi erano cose di molta stima ,.
"
Idem, Mantooa, 9 maggio (al Parma) : I nomi de fabbri delle statue vendute
sono rimessi a qualche parocchiano perchè il Prefetto che comincia a farsi portar in
dice non saperli, da quello dell'Amore di Prassitele fuori] se pure vero,

[in
seggia

è
et si scusa sopra l'antichità dicendo però che sono de artefici rari u.

'' Dispaccio dell'amb. francese in Venezia a m. de Chateauneuf.

Monsieur,

celle-cy.... pour satisfaire doibs touchant le*


Je

mets vous

ie
la
response que

à
et peintures dont vous m'avez escript de part de Monseig.r Cardinal....

le
statues

la
vous ay desia mandé que pour travailler et pouvoir
Je

seurement en cette affaire


obliger marchand de venir raison iavois escript Mantoue
le

affin de sçavoir

la
à

à
prix que chaque vendue, mais après Altesse et
le

piece a esté six lettres son

à
à
ses officiers et avoir mesme envoie expres n'ay pu tirer un esclaircissement entier

ie
y

pour les peintures et Monseig.r Cardinal désire

le
que me semble aussy que les
Je

plustost que les statues. /up envoie donc prix

le
des dites peintures et

le
mémoire
fidèlement copié sur Yoriginal demeuré a Mantoue, contient celles vendues par

il
feu duc Vicence.... celles qu'il de M. de Mantoue qui est
le

et aussy acheptées
a

dont de traitter.... les ay veùes et vérifiées avec personne


Je

présent, est prest


il
à

qui s'y cognoist mieux que moy et depuis avec Monsieur marquis de Brezé,

le
mais entre autres ces neuf grands tableaux des triomphes de César sont en admira
tion par toute l'Italie.... marchand vouloit vendre tout ensemble mais iay fait en
le

qu'il vendra les statues s'il plaist ainsy Monseigneur Cardinal et

le
sorte part
à

consentira mesme de séparer les dits triomphes du reste des peintures ou iay trouvé
différence quant au nombre, car mémoire de Mantoue porte dix de plus
le

de en
la

mémoire de Daniel Nizze, lequel vous envoie aussy, affin que l'on puisse
ie

que
le

confronter l'un avec l'autre, les dix pieces qui manquent


la
sont marquées à marge
avec une croix et ien ay parlé au dit Nizze qui les remettra et vendra avec les
est ainsy convenu. Quant aux statues n'ay iamais sceu en avoir
ie

s'il

le
autres
prix de vente ny marché ou contract qui en fust faict, ce qui procède de
le
la

la
dextérité du marchand ou de profonde négligence des gens de Mons.r de Man
la

toue et du désordre où est tout cette maison là....


.... de plus Monseig.1 Cardinal mémoire au dites
le

iuste des
le

J'envoie
à

leur qualité, hauteur outre que l'ay vé


ie

statues et peintures et de et largeur, et,


rifié, marchand maintient véritable et s'y obligera. ne m'a iamais voulu dire
le
le

Il

sinon qu'il m'a dit que luy couste cin


le

ce qu'il en veut, tout peintures et statues


quante mile escus d'or, qui est dire demy pistolles, car en effet son marché fust
a

fait en cette monnoie, et qu'il remet discretion de luy donner ce qu'on voudra
la
à

pour profit. Or Reyne mère du Roi m'a escript et comande mesme chose
la

la
le

que Monseig.r Cardinal.... Maintenant donc iay désiré de Daniel Nizze que puisqu'il
le

envoie son homme Paris, luy permist d'aller auparavant où sera Monseig.r
le
il
à

Cardinal et prendre son chemin par affin de recevoir ses commandemens et traitter

avec luy de ce qu'il luy plaira d'achepter quoy qu'en chose de cette consequence
ie
LA CORRISPONDENZA DEGÙ ARCHIVI DI MANTOVA E LONDRA 165

penserois que cela meritte bien d'envoler icy exprès un homme (ideI et bien en
tendu, pourveu qu'on se hastast de paour que le marché avec Angleterre ne s'acheve.
Venise, le 2 juin 1629.

Avaulx.

** Dispaccio del medesimo alla Regina di Francia.

Madame,

Ensuitte du command.' dont il a plu à V.'"* Maj.l,; m'honorer touchant les statues
de Mantoue, j'ay fait sçavoir à celuy qui les a entre les mains qu'il s'en peut def-
faire où il voudra; et pour les neuf grands tableaux des Triumphes de César iay
demandé le prix et offert de traitter, mais il ne les veut vendre pour rien du monde
qu'avec les statues prétendant que comme c'est le plus beau de ce qu'il a il doibt
servir d'ornement au reste et donner envie de prendre tout. Je l'ay tourné des tous
costés et fait mon possible pour la considération de son interest pour l'obliger à ne
perdre pas cette occasion de tirer de l'argent d'une chose qui luy demeure inutile
depuis dix-huit mois et qui trouverra moins d'achepteurs que iamais en ce temps de
guerre, toutefois il a tousjours persisté fort résolument.... Il est bien certain, Madame,
que ces neuf pièces sont très-exquises et contenteroient extrêmement S/S** Maj.té , qui
aime les bonnes peintures et qui s'y cognoist en perfection ; c'est un ouvrage le plus
beau et le plus achevé qui se puisse veoir, mais ce marchant ne m'a pas seulement
là,

voulu dire combien il les estime et ainsy ie l'ay laissé et ferai pourtant observer
main s'il change de résolution, ou par fortune,
si,

soubs vend ses statues part....


il

à
auquel cas j'en donneray aussy tost advis V.'" Maj.w
à

A Venise, octobre 1629.


le
6

Al Cary.
*

S.r

Monseigneur,

en response de très agreable vostre 13 may st. v. de Grenewich. J'ay


la

passé iours escrit a Monsieur Rollantson qu'aiant esté assalii de mes creanciers
8

qu'ont pensé boutter par terre, leur ay subit ouvert mes coffres
je

me et ma maison
et leur ay dit: paiez vous tous iusques au dernier dénier come ils ont fait. Or en
ce remue-mesnage mes gens ont trouvé en une arrière place des peintures et statues
du Roy mon très clement maistre, de quoi j'ay esté fort esmerveillé et ensemble
ioieux. Et en ay subit averti Monsieur Rollantson et Monsieur Burlamachi. Et sont
:

Peintures Madeleine, demi figure Titian une Lucrèce, Titian, nue trois testes
;

;
:

en un tableau, Titian; un pourtrait de femme, habit vert, Rafael.


Statues: une figure grande de cuivre anticque, fort rare; une figure de femme
acroupie de marbre, aucuns disent Venus delli Ely, autres Helene de Troye, c'est
plus belle statue de tous estimée mille escus un enfant, Michiel Angelo Bo-
la

6
à

narota; un enfant, Sansovin; un enfant de Prasitelle. Ces trois enfans n'ont pris
les plus rares choses qu'avoit ducq.
le

et sont
J'envoiray tout par les premicres navires angloises. Et outre les 72
le

st.
ie
l.
166 DOCUMENTI

prie Sa Ma.tó qu'il faie paier par Monsieur Burlamachi autres 8 l. st., et outre cel*
je perdrai encore bien dix mille ducats aux changes
J'attens ceste gTace et rechanges.
et m'incline bien humblement aux pieds de Sa MM . Et a vous Monseigneur baise
les mains.
Tres humble Serviteur
Daniel Nys.
Venise, 13 juin 1631.

*
Al Re Carlo I.
(.. d.. 1635?).

Trespuissant Roy

Aiant Daniel Nys par l'espasse de beaucoup d'années servi a Venise les Am
bassadeurs de V. Majesté, Wouton, Carleton, Wacke et Milord Cadile et desboursé
à Wacke pour maintenir sa maison et pour reconduire sa femme en Angleterre deux
milles livres sterlins et plus, lesquelles lui sont encore deues. Plus aiant achatté les
premieres peintures du Duc de Mantue pour y 68 mille et tenu le S.' Larmier avec
son serviteur long temps en sa maison sans le charger d'aucunes despenses. Et en
3e lieu aiant achapté pour soy les statues et peintures dernieres du Duc de Mantue,
lesquelles il pouvoit revendre au Cardinal Richelieu à fort grand proffit. Mais l'Amb.
Wacke aiant eu ordre de V. Ma.tó de ne les laisser vendre à personne, come aussi
son homme qu'il envola sur ce suject en poste en Angleterre lui rapporta la mesme
instance par lettres de Monseigneur, le grant thresorier et Visconte Dorchester, prin
cipal secretaire de V. M.', , fust cause qu'il mist tout autre desseing hors de sa pensée
pour entierement complaire à V. M. 'é. Mais son malheur volust que les parties qu'il
tira en Angleterre et autres places n'aiant esté paiées à son temps mais entretenues,

tirées et retirées sur changes par l'espace d'environ trois années, cela lui osta entic
rement son credit et le força de quitter ses affaires, lui faisant perdre plus de cent
mille escus d'effects qu'il avoit en diverses places. Touttes fois en descharge de sa
conscience il paia à chascun le sien, part en argent comptant et part en gages,
lesquels il promist de retirer à Noël 1634, lequel temps estant escheu, et ne pou
vant retirer lesdits gages qui valent bien le triple des sommes pour lesquelles il les
at engagées, il s'esponne en dangier d'estre entierement ruiné s'il n'est soublevé et
assisté par V. M.tó lui faisant paier livres trois mille ster. environ que lui restent
encore pour supliment des dits comptes, et puis encores la partie de Mons.r Wake,
puis que V. M.1* a si roialement satisfaict de ce qu'il debvoit. Qui at
tout le reste

esté cause qu'il s'est transporté en ce royaume, y estant mesme persuadé par le
S.r Rowlanson Agent de V. M.té que l'asseura qu'on ne manquerait de lui donner
satisfaction. Mais trouvant plus de difficulté qu'il ne pensoit, il at différé aussi

longtemps qu'il at peu à faire cognoistre a V. M.tó sa presente necessité. Mesmes


pour excuser le present desboursement de l'argent, a proposé divers moiens pour
trouver finance et pouvoir recepvoir son paiement sans toucher aux coffres de V.
M.té , entre autres le negoce d'Espagne pour les nobles, que donneroit gran richesse,
augmentation de navires et mariniers. Et en second lieu de nettoire la ville de Lon
dres, refaire les goutieres, conduits, canaux, et autres lieux par où la pluie et les
eaux s'exalent, pour rendre l'air plus salubre et la ville plus nette et commode pour
LA CORRISPONDENZA DEGÙ ARCHIVI DI MANTOVA E LONDRA 167

les habitans. Ce que ne pouvant pas estre mis si tost en praticque et le temps ce
pendant le pressant, il est forcé de recourir a V. M.tó la supliant de prendre en sa
royale consideration les longs et considerables services faits a vostre Couronne et à
ceux qui en despendent, donner ordre s'il lui plaist à quelques uns qu'il trouvera
plus à propos, de traitter avecques lui, pour entendre quelques propositions qu'il fera
par lesquelles V. M.1é poura facilement le satisfaire, comme aussi pour monstrer et
faire cognoistre la valeur et condition des gages qu'il at laissées en mains de ses
crediteurs, lesquels il offre de faire mettre en mains de qui V. M.tó commandera,
corne choses unicques et dignes de tomber es mains d'un si grand Roy qui seront
touttesfois valuées à pris si raisonnable que V. M." mesme jugera valoir le double.
Ce qui redondera à la gloire de V. M.lé et soulagera la miserable condition de son
très-fidele serviteur qui se trouve presentement en necessité. Et l'obligera de prier
Dieu avec sa numbreuse famille pour la perpetuelle felicité de Vostre Majesté.

Agostino Boccaccio, 2 aprile 1639 : Parlò con l'Ambasciatore inglese. — Fra


l'altro ' si discorse del Nys, i conti del quale non può mandare a V. A. prima
d'esser in Inghilterra, confirmando a V. A. che il sig. Conte Rondel non paghe
rebbe cosa veruna al detto Nis, al quale era debitore di tanta somma (1) che V. A.
havrebbe conseguita la sua indemnité, come n' ha scritto a V. A. dalla quale dice
non haver riportata risposta u.

(0 Per acquatidi amichità,ni cui cfr. NOEL-SAINSBURY, p. 296 sgg.


III.

Estratti dal Catalogo di Bathoe

1. A Mantua piece (1) done by Titian. A standing Lucretia, holding with


her left hand a red veil over her face, and a dagger in her other hand to stab
herself; an entire figure, half so big as the life, in a black ebony wared frame,
painted upon the right light. —

2.
Length Breadth

ft.

ft.
1.
3

2
A MP. thought to be done by Schiavone, or some
2.

the like Italian master.


Our Lady and Christ playing with Joseph at the left side,

in

in
landskip, a black

a
— L. B.

ft.
frame, painted upon the right line.

ft.
2.

0.
I

I
A MP. done by Luca Congeagio. Our Lady, Christ and Joseph, Christ
3.

red curtain, half figured,

of
sucking at her right breast, whereby being some part

a
life, old wooden carved frame, whereof the four corners are
in

less than the an


adorned with silver, tarnished black by the quicksilver, by which quicksilver several
of the Mantua pictures were generally spoiled, painted upon the wrong light —
L.
ft.

B.
ft.
0.

7.
1
2

A MP. by Andrea Montanio. A Andrea Montanio,


of
done little piece
4.

our Lady, the Apostles


of

being the dying standing about with white wax lighted


their hands; and
of
in

in

candles the landskip where the town Mantua painted

is
water lake, when bridge over the said water towards the town,
in

ft. in
the
is
a

black wooden frame, painted the wrong — L.

9.
little ebony upon light.

1
B.
ft.
4

1/2
1

A MP. done by Garossella (Garofolo?). Our Lady and Christ playing with
5.

Joseph; the left side St. John with lamb his arms, whereby landskip,
in

at
a

- arched wooden frame, little entire figures, painted upon the wrong light.
in

painted
L. ft. B. ft. 11.
3.

0
1

A MP. Another the like aforesaid fellow piece, an arched frame, thought
in
6.

(Garofolo?) or the like Italian Master, being where Christ


of

to be also Garossella
God the Father, appeared between the two Disciples, the one being
of

the shape
in

St. James with his pilgrim's staff, and the other some other Saint, and more
in

the

same piece afar off, going up towards the hill, Christ again the midst of two
in

Disciples at the heavenly Emmaus on high, painted upon the right light. — L. ft.
3.
1

B.
ft.

10 1/2.
0

A MP. done by Andrea Mantanio. Another


of

as aforesaid fellow piece


7.

Andrea Mantanio, like ebony frame, joined another wooden frame,


in
in

also the

"
(1) Nei numeriseguenti sigla MP significhera
appunto Mantua piece ...
la
ESTRATTI DAL CATALOGO DI BATHOE 169

where our Lady, Christ and St. John, and six other Saints sitting by ; and in the
landskip, a St. Christopher carrying Christ over the water, and also another,
St. George on horseback, running with a spear to kill the dragon and also on high
upon the rock, a St. Francis, and St. Jerom, and St. Dominica, painted upon the
— L. 1 ft. 9. B. 1

5.
of ft.
right light.
A An

by
MP. done Raphael's school. Italian piece an high

in
8.

some
old and overguilded frame, being our Lady and Christ on her lap, Christ kissing
St. Catharine on the left side St. Catharine leaning with her left hand on St. Ca

;
tharine's wheel, and with her right hand holding her drapery, painted upon the
— L. B.
ft.

9.
wrong light. 2. ft.
1

1
A

by
MP. said school. Another the

of
to be done Raphael's like
9.

some
an high old gilded frame, being our Lady and Christ
in

aforesaid Italian piece,


St. Catharine kneeling before him sideling bright

in
sitting sideling, and also

a
her upper garment light blew,
of

yellow habit, with some part an all-over gilded

in
frame, painted upon the right light. — L. ft. B. ft.

9.
2.
2

1
A MP. done by Fette. The picture Lot with his two Daughters, painted
of
0.
1

called Lapis Lazulli, a black ebony frame, painted upon the


in

upon blew stone,


a

right light. — L. B.
1.
7.

f.
f.
In 0

. A MP. wooden frame, our Lady

in
an arched five square blew and
1

a
1

red habit with green sleeves, having Christ on her lap, who playing at the left

is
monkeys; and above her, being painted, the Holy Ghost

in
side with some the
clouds, and God the Father. Joseph being at the right side ft. in an orange yellow
and some red habit, painted upon the wrong light. — L. B. 10.

f.
'/
z
I

I
A MP. Our Lady blew and yellow red habit, Christ on her lap,
in

12. the
turning his head towards the right shoulder, wooden frame,
in

in

who triangle
is

a
;

painted upon the right light. — L. — B. —


In 7.

10.
f.

f.

13. A MP. done by Michael Angello Caravagio. an oval gilded frame,

a
black complexioned woman's head, with book; half so big as the life, painted
a

— L. B.
ft.

ft.

upon the right light.


6.

1.
1

A MP. done by Horatio Samachini. and old frame,


In

14. gilded defaced


where upon board painted Christ risen triumphant, pointing with his finger
is
a

down to the earth, and the other hand holding cross; about his middle, holding
ft. a

some yellow drapery. — L. ft. V2. B. '/2.


2

9
1

A A
by

MP. Andrea Montanio. piece water-colours, where the


in

15. done
adulterous woman by the Jews before Christ;
brought being four half figures,
is

so big as the life, painted upon the right light. — L. ft. V2. B. ft.
4.

almost
9

2
1

A MP. The picture


of

an indifferent ancient gentleman


in

16. black cap,


a
of

his head [his age was writ]


in

standing, at the right side grey coney-skin co


a
of

his left hand pair gloves, and his right hand upon a
in

loured furred gown, and


a

- being red wooden frame, painted upon the right light. — L. —


in

table, . .
0
'
1
a

2
f

1
;
8.

B.
7. f.

A MP. done by Antonio Corregio, one large and famous picture, painted
1

water colours, kept shut a wooden case, where


in

they are tormenting


in

upon cloth
and slaying Marsyas, whereby one sitting and stinging him with vipers, and anolher
his left ear with pipe, and the third slaying him, and beneath
in

blowing a
it
a

little young Satyr's head, being all four entire figures, less than half so big as
in
170 DOCUMENTI

the life, besides the young Satyr's head, being painted in a landskip in an all-over
gilded frame, in a double door shutting case.
18. A MP. done by Antonio Corregio. The second, another the like above-
said fellow piece in water-colours, of Antony Corregio, being an unknown story,
containing four entire figures in a landskip, and four angels in the clouds, containing
in all eight figures, whereof one is sitting with the signs of Prudence, Obedience,
Fortitude and Justice; the other figure being sitting in the manner of a goddess of
war, with a piece of a red broken staff of a launce, having a monster with a wolfs
head and a dragon's tail under her feet: and the third being an Egyptian, me
asuring with a pair of compasses on a globe, signifying Astronomy, whereby is

standing a naked child to be taught in the Science ; in a wooden case, and in an


all-over gilded frame.
19. A MP. The Qucen-Mother of France's picture, so big as the life, half a

figure in a wooden carved gilded frame.


20. A MP. The late deceased Infant Archdutchess Isabella her picture, half
so big a figure as the life, in a wooden frame.
21. A MP. done by Cavellero Balliono. By quicksilver, a defaced picture of
a figure sitting upon the clouds, holding a large book of sciences.
22. A MP. soid to done by Permensius. The picture of our Lady, and Christ
lying along before her, with his left-arm leaning upon a globe of the world, and
with his right-arm taking up a rose ; in a carved and blue gilded frame, half a
— L.
ft.
0.
figure so big as the life. 3 ft. 10. B. 3
A MP. done by Titian. The burial
of
23. Christ, containing six entire figures,
life, — L.

0.
in

as big as the a wooden frame. B.

4.
almost
f.

f.
4

7
A MP. 48). A large piece of the Marquis
by

24. done Titian (cfr. Law, p.


by him, making an oration to his soldiers,
of

Vaugona standing, with his page


(I
)

containing some four intire figures so big as the life and many other figures of a
— L. B.

5.
whole army to be seen afar off, carved gilded frame.
in

4.
f.

f.
7

5
a

A MP. done by Titian. Another frame,

of
fellow piece the like
in

25. the
aforesaid burial, where Christ sitting at the table at Emaus, with his two Di
is

sciples, and a boy, and the Host standing by, containing five intire figures almost
— L.
ft.

so big as the life, big wooden frame. B. ft.


0.
in

3.

8
5
a

A MP. done by Titian. A


of

26. picture some five half figures, one whereof


being teaching, another singing, another playing upon bandore, the fourth
a

playing upon flute, the fifth being woman listning to the musick, painted upon
a

cloth, half figures life, a wooden — L.


in

so big as the frame. ft. B.


ft.
3.

3.
4
3

27. A MP. done by Julio Romano. A high and narrow piece, carved
in
a

white and gilded frame, being Sacrifice, some four intire little figures, and goat
a

— L. B.
0.

2.

lying by to be sacrificed.
f.
f.
4

28. A MP. by Julio Romano. Above the door, some Italian Prelate's
done
dark red velvet habit and white surplice, sitting a chair with both
in

in

picture,
a

— L.
of

an old carved wooden frame.


9.

his arms upon the elbows the chair


in

.
3
f
;

B.
2.
f.
3

A MP. done by Julio Romano. A Hercules, where


of

of

29. piece the birth

(1) rccle: del Guuto.


ESTRATTI DAL CATALOGO DI BATHOE 171

the Mother is brought to bed, and a tent, whereby attending some four nymphs
about, washing the child, containing seven intire little figures, in a white carved
and gilded frame, painted upon board. — L. 3 f. 6. B. 4 f. 8.
30. A MP. done by Julio Romano. Another of the aforesaid long piece,
where Cupid is lying along upon a willow bank, and some four figures by, and some
light naked nymphs more afar off sitting at the water-side: intire little figures, ina
white carved and gilded frame, done upon board. — L. 3 ft. 6. B. 5 f. 9.
3 1. A MP. done by Julio Romano. Vespasian and Titus upon a triumphal cha
riot, drawn by four horses, painted upon a board in a white and carved and gilded
— L. B.

ft.
frame, containing some ten little figures.

ft.
7.
3

I.

5
32. A MP. done by Ant. Corrigio. A sitting St. John, holding chair-cross

a
his hand, gilded frame, intire figures, less
of

wooden
in
said to be Corrigio,
in

a
than the life. — L. 10. B. 9.
4
f.

f.
3

A MP.
by

33. done And. Delsarto. Another piece painted upon a board,


being our Lady, Christ, St. John and an Angel, almost so big as the life, done by
Andrea Delsarto, intire so big as the life, painted upon board, carved

in
figures,

a
— L. ft. 10. B.
ft.

gilded frame.
3.
4
5

34. A MP. done by Lovino. Our Lady and Christ, St. John, St. Ann, Joseph
and St. Katharine, six intire figures less than the life, said to be done by Lovino,
da Vinci,
of

of

or otherwise by one the school Leonard in carved and gilded


frame. — L. a
5.

B.
0.
f.
4

4
f.

35. A MP. done by Raphael Urbin. A large piece painted upon board, by
Raphael Urbin, being our Lady, Christ, and Joseph, St. John, St. Ann, intire figures
less than the life, an all-over gilded and carved frame. — L. B. 9.
9.
in

f.

f.
4

3
36. A MP. done
by

Ant. Corrigio.
In

gilded carved frame painted upon


a

sleeping Venus, and Cupid and

of
cloth being Satir by, taking up' some part
a

— L.
2.

Venus's drapery, three intire figures so big as the life. B.


f.

f.

(1).
6

A MP. done by Ant. Corrigio. gilded frame upon cloth, painted by


In

37.
a

Corrigio. standing naked Venus, Mercury sitting teaching Cupid his lesson, intire
a

a gilded carved frame.


in

figures, almost so big as the life


38. A MP. done by Julio Romano. Above the door a certain piece of
a

sucking young mermaids, a blue


in

mermaid with seven breasts, where many


is

gilded frame (2).


39. A MP. done
by

Titian. The picture, where afar off the landskip two


in
of

crosses be, from whence the disciples Christ have taken him down to bury him,
so big as the life, Christ being shortning,
5. in

being six intire figures painted and


done upon cloth, carved all-over gilded frame. — L. B.
in

8.
f.

f.
4
3
a

40. A MP. done by Julio Romano. A picture of black spread eagle sitting
a

upon Julius Caesar's left shoulder, being accompanied with three men, coming from
the Senate-house at Rome, wooden gilded frame. — L. . B. ft. .
in

ft.
3

1
1

1
of a

41. A MP. said to be Andreo del Sarto, by quicksilver, defaced wo


a

man's picture with flower upon her hair at her forehead, holding her right hand
a

(1) YAnliops, cfr. RICCI, p. 319.


È

'' "
(2) Forie questa madrenatura (n. 309 dell'Inventario) non Galateaconmostrimarini,come Law
la
la

e
è

il

ritiene.
172 DOCUMENTI

at her breast, a yellow tiffany upon her breast, in a wooden frame painted upon
board. — L. 1 f. 9. B. 1 f. 5.
42. A MP. A young Neptune, guiding with his Neptune's fork his four horses,
going with the said Neptune thro the sea, in a blue gilded frame. — L. 3 f. 7.

B. 5 f. 9.
43. A MP. done by Julio Romano. The picture of the painter Julio Romano,
done by himself, holding with his right hand a paper whereupon drawn some draught
fort or building. — L. B.

6.

2.
of some

ft.

ft.
of the foundation 3

3
44. A MP. done by one of.... By quicksilver defaced picture by Acteon

a
bathing with divers Nymphs, wooden frame, containing intire

in
and Diana six

7. a
half so big as the life. — L. B.

7.
figures,

f.

f.
2

3
45. A MP. A piece, being the picture of Judith holding Holofernes his head
her left hand, and an old woman holding lighted candle her left hand,

in
in

a
right hand holding a bag to put the head in, being wooden

in
and with her

a
frame. — L. B. 6.
3.

f.
f.

2
3

46. A MP. The picture


of
Herodias holding both her hands platter

in

a
of
wherein the hangman putting the head St. John Baptist, where by an old
is

woman yellowish head dressing, and some four half figures so big as the life
in
a

;
— L. B.
0.

wooden
in

frame. . f. 11.
3

3
a

A MP. done by Lucas Vanleydon, water colours, where they

in
47. a picture

are sitting playing at chess, containing some fifteen figures being half so big as the
life; — L. B.
4.

9.
wooden frame.
in

f.

f.
3

5
a

48. A MP. said to be of Julio Romano. A piece where Rome set on fire,

is
where the people flying with pack and sack, containing upon the first ground some
besides the little ones the landskip afar off. — L. II.
in

seventeen figures

3
,

f.
B.
6.
f.
3

49. A MP. done by Dosso. A piece of our Lady and Christ playing
'

great
his arms, and Joseph and another Saint, standing by,
in

with cock landskip,


in
a

a
old wooden gilded frame. — L. B.
in

7.

2.

an
f.

6
f.
5

A MP. The picture


of

50. done by Fetti. an old grey bearded Capucin


Fryar, holding with both his hands his grey Capucin
in

habit a wooden
in

staff,
a

— L.
6.

frame. B.
5.

f.
f.

2
5

51. A MP. done by Fetti. Item. Another old Fryar sidefaced, with long
a

grey beard, looking upwards, holding his left hand withe lily branch, where
in

on are two a little blowed open, and six buds; — L.


in

wooden frame.
5.
3
f.
a

B.
6.
f.
3

52. A MP. black complexioned with his right hand on


in

man, table,
a

black slach'd sleeves, with withe under little falling peaked band,
in
it,

stitched
a

with silk; wooden frame, half — L.


5.

B.
0.
in

figure.
f.

f.
2

2
a

53. A MP. (1). A gentleman's picture, black cap and habit, girded with
in
a

red ribbands, bands, with his left hand at his breast; wooden frame, half
in
a

fi

— L. B.
6.

gures, so big as the life. 10.


f.

f.
2

54. A MP. A gentleman's picture with black cap and habit, holding his
in
a

right hand sword wooden frame. — L. B.


in

8.

3.

large
f.
2

f.
2
a

(1) Or. Law. p. 33.


ESTRATTI DAL CATALOGO DI BATHOE 173

55. A MP. said to be done by Brughel. The piece of the slaying of the
Innocents, said to be of the old Brugill, the soldiers being all in boors habits, in
a wooden frame. — L. 2 f. 6. B. 3 f. 6.
56. A MP. done by Julio Romano, a piece of Lantyr, to whom is presented
by a young man, a dead wild boar, and Envy lying on the ground, with some
other figures; painted upon a board without a frame. L. 4 f. 3. B. 2 f. 9.
57. A MP.
done by Julio Romano, the picture of Jupiter ; a woman standing
by holding the flame of Jupiter's thunder-bolt in her hand, on the other side stan
ding Pallas; painted also upon a board without a frame. — L. 4 f. 2. B. 2 f. 9.
58. A MP. (1), a defaced gentleman's picture, without a beard, band, or ruff,
in armour, holding a long truncheon in his left hand; done upon a rotten cloth,
pasted upon a new board. L. 3 f. 0. B. 3 f. 4.
59. A MP. The piece where Socrates is rode by his naked wife, another
wench looking on through a window. — L. 4 f. 4. B. 3 f. 7.
60. A MP. done by Salviati. A man saint, with a big beard, with two
folded hands, praying and looking upwards, in a red and blue upper habit. —
L. 3 f. 4. B. 2 i. 7.
61. A MP., a young man's picture in a black cap and habit, without a ruff
or band, in a landskip to the shoulders. — L. 2 f. 0. B. 1 f. 9.
62. A MP., a side faced picture, with a shaven beard, and a red cap, and
a very little falling band, as if it were part of the shirt; in a wooden frame. —
L. 1 f. 11. B. 1 f. 4.
63. A MP. Another old man's picture, with a shaven beard, and a black cap
and habit, having put on half way on his right hand a glove, done to the shoul
ders; painted upon a board without a frame. — L. 2 f. 0. B. 1 f. 7.
64. A MP. done by Fetti. A Saint in white habit holding both his hands at
his breast; in a wooden frame. — L.
3 f. 4. B. 2 f. 6.
65. A MP. The picture of Herodias with St. John's head in a platter, looking
towards her right shoulder to another old woman standing by, with one hand at her
breast; in a gilded frame. — L. 3 f. 1. B. 2 f. 9.
66. A MP.
Saint John side-fac'd in a camel's skin habit, with a staff in his right
hand, holding with his left hand, a white camel's skin. — L. 3 f. 4. B. 2 f. 6.
67. A MP. A fat naked Bacchus with a rose in his right hand, in a black
cap with feather, and a diamond hat band standing before him on a table; in a
wooden frame. — L. 4 f. 8. B. 3 f. 6.
68. A MP. by Rubens. A woman's picture in a black habit and scarf, said
to be done by Rubens, when he was in Italy; in a wooden frame. — L. 2 f. 5.
B. 1 f. 7.
69. A MP. done by Fetti. A middle-aged side-faced saint, with a long brown
beard, writing with a pen in a book, in a light yellow and green habit ; in a wooden
frame. — L. 3 f. 4. B. 2 f. 6.
70.A MP. An old man's head with a white grey beard, looking towards
die right shoulder, and being less than the life : in an old cloutic. some part carved
and gilded frame. — L. I f. 5. B. 1 f. 2.

(1) Or. Law, p. 31.


1 74 DOCUMENTI

71. A MP. A blackish complexion young man's head, little ruff, in a black
cap and habit, with red sleeves, his right hand on his breast, in his left hand a
pair of gloves; in a black frame. — L. 2 f. 1. B. 1 f. 8.
72. A MP. done by Lodano (Lovino?), our Lady and Christ, lying along
in her left arm, and, with her right hand holding some part of her withe linnen;
in an old defaced all-over gilded frame. — L. 1 f. 8. B. 1 f. 2.
73. A MP. done by Romanino. The picture of Temperance, with her right
hand putting out a pot of water into another pot, a man by in red apparel, with
both his hands at his breast, in a black cap with a white feather, half figures, bigger
than the life; in a wooden frame.
— L. 3 f. I. B. 3 f. 8.
74. A MP., the picture of Christ sitting at a well, where the Samaritan woman
is kneeling before him, with a water pot at her left side, in a red and white habit,
the Apostles in little figures afar off in a landskip ; in an all over gilded frame. —
L. 2 f. 7. B. 1 f. 10.
75. A MP. Upon the 1 1 th. window-post, a head in a black cap and furr'd
habit, holding with his left hand upon his breast at his fur; in a black some part
gilded frame. — L. 1 f. 7. B. 1 f. 2.
76. A MP. said to be done by Julio Romano. A woman in the action of
kneeling, looking about her left side reaching a shirt to a naked young man, who
holds with his right hand a green bush afore his nakedness, in his going away;
painted upon a board, without a frame. — L. 4 f. 2. B. I f. 10.
77. A MP. An ancient piece, of an old grey Fryar, holding a blew book in
both his hands, whereupon in the midst upon a red round place, the name of Jesus
is painted, where by an Angel, with a little white lily branch in his left hand, with
his right presenting a kneeling Churchman; intire standing figures almost so big as
the life ; in an old carved wooden gilded frame. — L. 3 f. 1 1. B. 2 f. 3.
78. A MP. done by Bronsino. The picture of Hell, where Orpheus is standing

playing upon his harp before Pluto, for to have his wife Euridice from Pluto, whe
rein done upon the first ground, about some twventy-two figures, and in little, afar
off, a great many more; in a wooden gilded frame. — L. 3 f. 5. B. 3 f. 0.
79. A MP. A naked Fortune, standing upon a round globe, holding a fortune
sale ; whereby at her feet are two young mermaids in the water, with wings, each
of them having oars, an intire figure, not half so big as the life; without a frame
upon a board. — L. 3 f. 2. B. 1 f. 8.
80. A MP. done by some out of Raphael's school. A picture of our Lady in
the clouds, with four angels, and beneath upon the earth, in a landskip, a little
kneeling, Saint John holding both his hands upwards, in a new all over gilded frame.
— L. 1 f. 8. B. 1 f. 2.
81. A MP. done by one of the Corregio. Upon a marble stone the picture of
Christ painted, where he is in a trance, in the Mount Olivet, where an angel is
presenting him with a cup in his right hand, and his left hand upon Christ's shoul
der (1); in a wooden frame. — L. 2 f. 0. B. 1 f. 7.
82. A MP. A very big, and very large print of Albert Durer (2), being the

(1) Cfr. RICCI, p. 243.


(2) Ciò provache furonvenduteanchemolteincisionirarepossedute
da' Duchi di Mantova (efr. AppendiceE).
ESTRATTI DAL CATALOGO DI BATHOE 175

triumph part of the Emperor Maximilian Primus, which was bought by the king,
of Abraham Dorkender.
83. A MP. A water coloured piece, said to be of old Brugel, but is not;
where the blind being leading the blind ; being also utterly spoiled, and defaced by
quicksilver.
84. A MP. More, another water-coloured piece, wherein some branches with
cherries, also quite spoiled by quicksilver.
85. A MP. Another the like, by quicksilver quite spoiled Mantua piece of
some branches.
86. A MP. In a frame, some drawing piece upon paper.
87. A MP. said to be done by Titian. Upon a board, our Lady sitting on
the ground, with Christ on her lap, in a blew garment, with Joseph in a yellow
drapery, with three angels in a landskip. — L. 0 f. 9 '/ 2. B. 0 f. 2.
88. The 12 Cesars by Titian; now in the Escuria!.
NB. One of them was supplied by Vandyke in the room of one spoiled
and left at Mantua (sembra, il Vitellio).
89. Bought by the King; done by Raphael Urbin. A young man's head wi
thout a beard, in a red cap, whereon a medal and some part of his white shirt, wi
thout a ruff, in his long hair ; being the Marquis of Mantua, who was by the Emperor
Charles V made the first duke of Mantua. The picture being only a head so
big as te life. Upon a board in a black frame, painted upon the right light. —
L. 0 f. 5 Via- B. 0 f. 8V2.
90. Said to be done by Parmentius. A piece of two naked children em
bracing one another, signifying Christ and St. John in the desart, said to be done
by Parmentius (1). Changed by the king with My Lord Stewart Pembroke, de
ceased for a Judith; being a little intire figure, said to have been done by Ra
phael Urbin, of which said two children the king had amongst the Mantua collection

pictures, a copy which Sir James Palmer had given him, painted upon the right
light. — L. 1 f. 4 i/2. B. I f. 6.
91. Done by Titian, a sitting naked woman, with both her hands putting
on her smock, which the King changed with the Duchess of Buckingham for one of
His Majesty's Mantua pieces: in a wooden black gilded frame, half a figure as big
as the life.— L. 3 f. 2. B. 2 f. 6.
'
92. Done by Titian. The picture of the Marchioness of Mantua, in an old
fashioned red velvet apparel with her right hand done to the knees, half figures
so big as the life, in a wooden gilded frame. — L. 3 f. 0. B. 2 f. 5.
93. Done by Sir Peter Paul Rubens. Bought by the king when he was
prince. The picture of the lately deceased young Duke Mantua's brother (2), done
in armour to the shoulders, when he was in Italy, in a carved wooden gilded frame.
— L. 2 f. 1. B. 1 f. 10.
94. Done by Cantareno. Upon a bed lying along a Lucretia forced by Tarquin,
intire figures half so big as the life, which the king changed for a Mantua piece with
the Dutchess of Buckingham ; in an all over gilded frame. — L. 2 f . 9. B. 3 f. 2.

(1) Ossi è attribuitoa Marco cTOggiono,Law, p. 21.


(2) Francesco,mortonel 1612.
1 76 DOCUMENTI

95. Done by young Palma. The great naked Venus, done by young Palma,
sitting by a table, whereon a looking glass, and a white pot, and a water glass,
whereby Cupid at her right shoulder with a bone in his hand, which said piece
the king had, in way of exchange, of Mr. Endymion Porter, who had one of the
our Lady and Christ,

of
king's Mantua pieces for which an altar-piece with

it,

is
two shutting doors, being done by Baltasar de Cone (1). — L. B. II.

2.
f.

f.
5

3
96. Done by Paul Veronese. A Leda upon white bed, with white

a
swan, holding with her right and under a purple curtain, which piece the king
changed with my Lady Buckingham for Mantua piece. — L. B.

0.
.

2.
.

1
a

3
f

f
of
of the remnant the utterly ruined and
In

97. the same staircase are some

spoiled pieces of quicksilver, which came from Mantua.


98. Painted Cupid with wings, upon board, sitting asleep, leaning upon
a

a
his left hand.
A

by
99. St. Sebastian, a whole intire figure upon board, turned black

a
quicksilver.
A lord's children, painted ali
of

four young Roman

in
100. picture one piece,
being quite defaced and utterly by quicksilver spoiled.
A the emperor Otho,
of

101. piece which also utterly spoiled by quicksil

is
ver, and quite washed away, which the king did send to his agent to Brussels, but
since come to Mr. Porter hands.
's
it
is

(I) (d' Estc?). Va curiosoquadroconsimilevenivanel 1597 inviatoda Roma a Vincenzo

:
I
Ser.moS.re
.... Invio V. Altezza una mezaLucretia romanasoprauna tela che uccideet una Anconetta legno

di

di
s'
a

lunghezza un mezobraccioet puocomeno largache s'apre due parti. Di fuori una Annunciatone,cioè in una
in
di

partel'Angelo et nell'altra B. V. fatti a chiaro scuro.Dentronel mezo una Madonnacon colori naturalipossa
la

a sederecol figliolo braccioet nelleporterieaperteda una partel'Arcangelo Michele tuttoarmatosalvo


in

resta

la
l'

e
suoipiedi uno vestitoall'anticainginocchiato
verso Madonna; da l'altraparteS. Catherinache con una manotiene
la
ai

un libro aperto,coll'altrauna spadacon ruota piedi, pitturamoltoeccellente et per


et misteriosa mio puocogin-
la

dicio cosararissima.... il
Da Roma 10 maggiodel 1597. Hum.mo S.re
di
a

LODOVICO CREMASCO.
< ^

o
55

y
c

<
-1
-J
CQ
<

12
Isabella d'Este del Parmigianino
(Galleria d' Hampton Court).
APPENDICI

12
APPENDICE A.

Iconografia Gonzaghesca

Nel Jahrbuch der k^nsthistorischen Sammlungen di Vienna del 1896 fu


sapientemente illustrata dal Kenner la collezione di ritratti gonzagheschi (113!),
messa insieme dall'arciduca Ferdinando di Tirolo, e già conservata nel ca
stello d'Ambras.
Pur ammettendo per certo che quelle copie fossero tratte da' migliori

originali esistenti ne' palazzi ducali di Mantova (tra il 1 579 e il 1 585), il

gli
Kenner dichiara di non aver potuto stabilire quali fossero artisti, incari
di

cati esemplare quella ricchissima serie.


quella ordi
di

Neanche noi venne fatto trovar documenti precisi su


a

quel periodo erano Teo


gli

Mantova
in

nazione ma più reputati


artefici
a
:

doro Ghisi, Lorenzo Costa iuniore, Giovanni Bahuet, Stefano Sanvito (1):
in

non da supporre che fossero lasciati da parte così grossa commissione.


è
e

A buon conto, documenti del 1582, 1587, 1588 ce mostrano tutti


li

affaccendati far ritratti


a

Tra minute ducali del 1582, una indirizzata Bernardin Bru-


le

m.
a

gnolo, dà queste tassative istruzioni:

Ordinai l'altro giorno sei quadri per fare alcuni ritratti, quali hora
vi

sopra
dico che faciate pingere quelli che serano notati qui abasso facendoli da mezza
Costa s'egli termine farli
in

in

di

cossa su. che faccia presto, altrimenti


Il

il

li

faccia m. Theodoro Ghisi che sta sul Te, solicitando che finiscano.... Sachetta
li

23 ottobre 1582.
il

S.

Due quadri simili con ritratto del S.mo Duca nostro Signore cavandolo dal
il

A.
S.

quadro che trova del S.r Carlo Aldegato, fatto quando era putto
in

casa
si

insieme colli SS. suoi fratelli.


A.
S.

Due quadri simili con ritratto del S.mo Duca Federico


di

padre ca
il

Ticiano del quale Costa et Ghisi hanno coppia.


di

vandoli da quello
il
il

Principe N.
S.

Due quadri simili del ritratto del S.moS.


11

(I) Sanvitoera ancorvivo operasonel 1604 ritrattiparla una sua letterinaindirizzata Vincenzo del
di

I,
e

a
:

27 ottobre.Da un carteggio Carlo Magni col fratelloGiovanniambasciatorea Roma apprendiamo che Sanvito,
di

di
il

" namingo",
conviva col cioecon Pourbus,facevanon so che ritratti,probabilmente de' Principi, da inviarsicolà (let
il

tereda Mantova 16 gennaio, febbraio).


7
180 APPPEND1CI

Nella villa di Coito, il duca Guglielmo faceva istoriare le gesta più


fulgide degli antenati; e i costoro ritratti dovevano appunto esser riprodotti
da' più accreditati dipinti che fossero in corte. Un soprastante de' lavori
scriveva da Coito, 6 marzo 1 587 :

Il Sanvito desidera riavere il retrato del Duca Francesco di mano del Costa
vecchio, dice essere in corte vecchia : ha fatto le due Fame et doi retratti, è drieto
al terzo, cominciando a Luigio primo. Il Rubone ha fenito trei satiri, et dimane fi
nirà il quarto. Il Mainardo à in bon termine la faciata verso la Camera Vitoria che
dimani finirà li frati. Il Burgano spera di fenir hogi le istorie della solita della Ca
mera Vitoria.

Più significanti ancora certi accenni del 1588, che devon riferirsi al
Bahuet :

Il castellano Cesare Iftva, Mantova 18 febbraio: Col staffiere di S. A. che


partirà domattina mando tre rettrattini et m. Giovannino aspetta ordine se ha da
far gl'altri già contessigli dall'A. S.
21 febbraio: m. Giovannino ha havuto da me comissione di fare il ritratto
(del nuovo duca Vincenzo).

Le serie de' Capitani, Marchesi e Duchi di casa Gonzaga erano ripro

dotte spessissimo a decorazione de' vari palazzi (1).... e persino per abbelli
mento delle scene teatrali. Così nel 1 592, per la recita del 'Pastor fido,
B. Castiglione determinò di sostituire n i ritratti de' XII Principi n manto

vani a' soliti n dodici Imperatori che si facevan da tutti i o a' dodici mesi ;

e Ippolito Andreasi ebbe l'ufficio di dar n disegno e indirizzo n a' pittori.

Qualche anno dopo, un intagliatore valentissimo volendo mettere in luce


una sua raccolta di cento capitani illustri, si volse al cancelliere ducale An
nibale Chieppio per aver l'effigie de' Gonzaga più famosi nell'armi. Il Chiep-
pio girò in parte la domanda al Principe di Bozzolo con questa lettera:

Havendo un certo virtuoso ricercata S. A. dei ritratti al naturale di chiaro et


scuro di tutti i capitani della casa che hanno avuto condotta d'essercito o hanno
fatto imprese heroiche in armi per intagliarli con un breve elogio dei fatti loro, et
essendosene riavuti qui molti restarla anchora ad haver quello de Federico detto da
Bozolo et perchè facilmente potrebbe ritrovarsi in coteste parti o in Sabbioneta o
altrove.... S. A. me Le fa scrivere.... di pigliar questo impaccio. Habbiamo quello de
Rodomonte solamente di cotesto sua linea, vegga V. S. Ill.m" se si potesse ampliare
il numero.... per la riputotione universale della casa.... 18 marzo 1595.

(I) Il VASARI, VI, 4fl9 dice che CesareGonzaga,della lineadi Guastalla,fece dipingere,in un suo gabinetto
"
d'antichitàe oggettid'arte, a Fermo Ghiaonila geneologia
di casaGonzaga; che n è portatobenissimo,e specialmente
nell'ariadelletoste".
ICONOGRAFIA GONZAGHESCA 181

Replicava il Principe di Bozzolo a volta di corriere:

Subito che ho letta la lettera di V. S. son corso con la mente per tutti questi
luoghi qui dintorno per vedere se vi fusse cose da servire il S. Duca Ser.mo ma
insomma non solo non vi trovo il ritratto del S. Federico da Bozolo ma neanche
d'altri famosi di questa linea. In Sabioneta è facil cosa che vi sia quello del detto
S.r Federico e vedrò di saperlo di certo, ma non saprei però come procurar di ha-
verlo, non havendo io colà più amicitia di quello che S. A. sa. Se intenderò che
vi sia ne darò aviso a V. S. acciò che di costà pensino poi il modo di haverlo.
Di Sabioneta agevolmente si potria havere ancora contezza de fatti notabili di molti
della casa perchè il S.r Duca Vespasiano di b. m. era accuratissimo in raccorre si
mili memorie e scritture da riporre nel suo archivio. Qui in casa ho io il ritratto
del S.r Cagnino fratello di Rodomonte : se di questo v'è bisogno subito lo invierò....
Di San Martino, 19 marzo.

L'intagliatore in questione non era altri che Aliprando Capriolo: il


quale, vedendo tardare i materiali chiesti a Mantova, e volendo affrettare la
pubblicazione de' suoi capitani, tornava a sollecitare il Chieppio.

M.1° ill. S.r mio et pad.1* sempre oss."1°


Supplico V. S. che si come per singolare sua cortesia ha incominciato a favo
rire il negotio dell'opera mia, voglia anche seguire acciochè più non si tardi a stam
parsi, già che tanto tempo è che altro non s'aspetta che la rìsolutione che da lei
ha a venire intorno a ciò insiemem.1e con le scritture di Mantova appertinenti a
Capitani fatti et da farsi de Sig.H Gonzaghi, poichè i ritratti di Francesco I et di
Federico III marchese l'ho havuti da Mons.r Capilupo che stavano nella guardarobba
dell'Ill. mo Card. Scipione Gonzaga et sono di man del Costa degno dipintore. Quanto
a Federigo da Bozzolo per non haver lui mai havuto grado di Generalato et per
essere stato sempre disgradato in guerra, poichè per lo più trovossi nelle battaglie
che si perderono, con lo stesso Sig.1 Card. Scipione, fu conchiuso non metterlo tra
questa serie di capitani Gonzaghi, ma se a S. A. parerà il contrario si ponerà. Altro
non mi occorre, sol che di nuovo priegarla a quanto prima mandarmi intiera deter-
minatione del tutto poichè tardandosi ad haverla tra l'altri disaggi che ne awerreb-
bono può essere che si parlino di Roma alcuni diligenti M." di stamperia il che
saria non poco di disturbo all'opera, et le bacio senza fine, ecc. Roma, 27 Mag.° 1595.

D. V. S. m. ill. aff.™» et ob.m° Ser.re


Aliprando Capriolo.

Chi abbia avuto occasione di esaminare le belle stampe del Capriolo


gli

vi avrà appunto notato otto bei ritratti quali


a'

gonzagheschi, compete
tanto maggior valore sembra infruttuosa ricerca
la

iconografico, quanto più


di

degli originali perduti cui sono


la

copia.
gli

Que' ritratti sono supergiù stessi (un po' deteriorati nell'esecuzione


tipografica) che ricompaiono nella storia del Possevino che mostreremo do
e

vuti pennello del Fetti (1).


al

(I) Or. Appendi» G.


182 APPENDICI

Si veggono pure riprodotti leggiadramente a penna da artista finissimo


nell'esemplare di dedica del Fioreta, che fa parte della collezione D'Arco
nell'Arch. Gonzaga (cod. 96). Il Fioreta intitolò a Vincenzo I una serie di
ritratti de' Principi della casa, da Luigi capitano in poi. Dettata su' primi
del seicento, l'opera l'effigie del duchino in fieri, Francesco,
si chiude con
del quale si esalta il senno precoce nell'età n per anco immatura n. L'ese
cutore de' medaglioni, ond'è corredato il codice del Fioreta, si attenne in
complesso, sino al duca Federico, agli intagli del Capriolo : ma per Vin
cenzo I e Francesco è evidente che l'artefice ebbe sott' occhio, e amorosa
mente ritrasse, il vivo modello. Que' due medaglioni e l'altro di Guglielmo
rivelano così fine magistero d'arte, che il pensiero corre subito al Pourbus,
ritrattista officiale de' Gonzaga, proprio negli anni in cui il codice fu com
pilato ed offerto.

*
* *

Nel concetto del duca Vincenzo I l'opera del Fioreta doveva preludere
a un più ch'egli accarezzava in mente, di eternare tutti i suoi
vasto disegno
antenati. Una disposizione testamentaria del 29 luglio 1 595 e' informa che
Vincenzo voleva esser sepolto nella cripta di S. Andrea : da rifare ex novo
così ampia e capace, che la si potesse adornare n cum columnis et incro-
staturis marmoreis et cum viginti quatuor sepulchris marmoreis Principum fa-
miliae Gonzagiaeae, incipiendo ab Aluisio inclusive et sequendo usque ad
dictum testatorem : necnon et DD. uxorum singulorum ipsorum principum, il-
larum scilicet a quibus linea Principum processit.... n. I mausolei eran già
bell'e disegnati ; il notaio dichiarava di ricever in consegna il compiuto pro
getto da allegare al testamento, n Predicta omnia debeant fieri.... iuxta exem-
plar, et ut vulgo dicitur dissegno mihi infrascripto notario per eius Celsitu-
dinem traditum.... n.

Ma questo progetto monstre non ci è rimasto (1): e tanto meno fu tra


dotto in effetto, indubbiamente per l'enorme spesa che avrebbe importato.
In luogo de' ventiquattro mausolei la basilica di S. Andrea possiede
ora l'unica statua del duca Guglielmo, che, orante sulla cripta del preziosis
simo sangue, mal nasconde sotto la clamide principesca la deformità del
dorso gibboso.

(I) Cfr. ridi'Arch. st. lombardodel 1884 (vol. I, p. 493) lo salilo dell' INTRA, L'antica cattedraledi Man
tovae le tombedel primi Gonzaga.
APPENDICE B.

I ritratti d'Isabella d'Este

gli
dell'arte s'è finora, malgrado

io
Nessuno storico eccitamenti eh' davo
ne\Y Emporium del maggio-giugno 1900(1), seriamente occupato dell'icono
Isabella Este. L'Yriarte co' suoi articoli nella
d'

d'
grafia intricata malcerta
e

Gazelte Beaux Jlrts del 1888 del 1895-96, Richter con sue

le
des

il

il
e

lustrazioni un quadro della collezione Mond, hanno apportato sull'argo


a

mento assai più confusione che luce.


Giova adunque
di

rimettere nuovo cose elementi


le

posto, porgendo
a

precisi che permettano agli storici dell'arte

di
di

orientarsi un po' meglio

e
qualcuno dei molti ritratti
d'

identificare Isabella che non possono essere an


dati sono disseminati collezioni d'Europa
le

perduti, probabilmente per


e

di

di

con falsa od incerta attribuzione persona autore.


pensi

si
Quando
e

che fra coloro che eseguirono o copiarono (sopratutto copiarono) ritratto


il
Isabella Este Leonardo, Tiziano, del
di

di
d'

d'

incontrano nomi sovrani


si

Rubens, superfluo soggiungere che queste ricerche non sono una mera cu
è

riosità da eruditi, ma offrono più vivo interesse storia dell'arte.


la

per
il

I.

Chi
d'

di d'

disse che attorno alla culla Isabella Este s'erano date conve
gno tutte fate per prodigare alla primogenita Leonora d'Aragona tutti
le

doni più leggiadri che possono ornare una creatura umana, non usò una
i

banale retorica, realmente tutte testimonianze


le

figura poichè contemporanee


irresistibile emanava da Isabella
ci

provano che un fascino anche bambina.


Nella tristezza del suo esilio Francia re Federico d'Ara
in

sconsolata
gona ricordava d'averla conosciuta Leonora Napoli quat-
la

quando portò
a

trenne appena, d'aver giudicato fin da allora che riuscirebbe una creatura
e

incantevole. Se non fossero stretta pa


la

la

degl'anni
si

opposte disparità
e

rentela, re Federico confessava che non avrebbe voluto altra moglie che

(1) Cfr. l^epertorium K., 1901 pp. 491-%, cui C. v. F. (Fabriczy) diedelargo riassuntodelle mieprime
in
/.
il

ricerche.
184 APPENDICI

questa sua nipote. E di quel tempo che facendosi per la cappella ducale
degli Estensi parecchie immagini in cera o in istucco, la effigie di Isabella
eseguita da un artista mediocre, certo Bartolommeo Palazzo, destava l'ammi
razione generale. Insieme al ritratto di sua madre Leonora si vedeva là (se
condo la descrizione di Francesco Ariosto giureconsulto) n in un cossino de

broccado la dolce ydea de Ysabella infante so primogenita, so delicie, so


coresino n. Forse anche prima del 1478 era stato eseguito un bizzarro ri
tratto d'Isabella con la testa inghirlandata di alloro, di questo ritratto dob
e

biamo notizia alla curiosa somiglianza che esso presentava con Anna d' Este.
La moglie di Ercole II diede in luce il 16 novembre 1 53 1 la sua primo

genita Anna (sposata nel 1 548 al Duca di Guisa) ; e contemplando le fat


tezze della neonata, il nonno Alfonso d' Este credette di ravvisare qualche
tratto della incomparabile sorella. Girolamo da Sestola detto Cholgia, il pre
zioso corrispondente che Isabella ebbe per cinquantanni a Ferrara, nel suo
stile sgrammaticato ma vivo, così le riferiva il 24 gennaio 1 532 un colloquio
avuto il giorno innanzi con Renata :

Ili""1 S.m patrona mia


La S.ra Duchessa nostra montò in liticha per andare a vedere giostrare a Schi-
venoia, e mi chiamò e cusi andando mi domandò de la sua putina: me ne pare
molto bene, è belissima e grande. La mi dise che il S.re li aveva dito che l'aveva
uno pocho de le somianze di V. S. quando eri pichola. Io li risposi che il me pa
reva anchora mi cusi, e che aveva visto uno retrato di V. S.n-1 a Mantoa che mi
pareva n'avese uno pocho. Subito mi dise che scrivesse a V. S. la vi pregava li
festi mandare dito retrato che poi lo renderla a V. S. El retrato è quelo che vidi
a casa di la Brogna quando era là mi che andasemo a tenire el putin de so fiola
a casa sua a batizare. El retrato è quando V. S. era puta et à, se ben mi ricordo,
una girlanda o fronda che zinze la fronte, con una pena in mezo la fronte, e
credo V. S. l'abia donato a la Brogna perchè lei mei mostrò et eramo in casa sua....
V. S. lo faza domandare a la Brogna e lo faza mandare, che como la l'à visto

prometo a V. S. che lo manderò mi. La Duchessa non se parte mai da quella pu


tina e certamente l'è bela e grande....

Isabella rispondeva a volta di corriere, tutta felice di sentirsi rivivere


nella nipotina (31 gennaio 1532):

Mando per contento della Ill.ma S. Duchessa il retratto mio che ho pensato
esser quello del qual voi mi scrivete per esser fatto in tempo ch' io era in età di
circa tre anni. Voi mò potete far giudicio certo se l'ha similitudine alcuna con la
puttina di S. Ex. che se a Dio piacesse ch'ella mi assomigliasse secondo l'opinione
de l'Ill.mo S. Duca saria una cosa che mi sarebbe d'un contento incredibile. Ho
'
fatto dare al Pittore un altro mio retratto che si fece dopo eh io venni a marito
per farlo rinfrescare. Come el sii in ordine ve lo mandare. Ben mi piacerà che
poi l'un et l'altro me sii rimandato. Raccomandomi alla p.u S.ra Duchessa, ecc.
I RITRATTI D'ISABELLA DESTE 185

Arrivati i ritratti a Ferrara, fu fatto subito il confronto, e si trovò che


realmente Anna d'Este riproduceva in molta parte le sembianze di Isabella
bambina :

O' abuto li retrati (è ancora il buon Cholgia che scrive in data 8 febbraio) e
subito li portai a la S."> Duchessa e tanto li son piaciuti che non lo poteria dire,
e subito andasimo da la putina. S.n mia, il retrato putina li suomia certissimamente,
dal naso in zoso è tuta de V. S. Ogn'omo che l'à vista dice che se sumia certis
simamente, cusi S. S.™ à voluto che gi li lasa per questo carnevale e poi mi à dito
che mi li darà....

Il 16 maggio i due dipinti ritornavano a Mantova, e Isabella ne accu


sava ricevuta dicendosi lieta che i congiunti di Ferrara ne avessero fatto
di gli

occhi quelle memorie

di
copia haver nanti me n.

E
eseguir n per possi
bile che questi quattro ritratti Isabella bambina — due rimandati

a
i
Mantova, due rimasti Ferrara — siano andari perduti? Non ad ogni
a

è
i

Anna
di

d'
modo un dato prezioso fatto sapere che Este ricordava nelle
il

zia?
Io

fattezze non ho potuto aver sott'occhio della Du


di la

nessuna effigie
chessa Guisa, ma non sarà difficile qualche erudito francese fare

il
a

questo confronto.
Ad bellissimo del ritratto Isabella bambina
d'
ogni modo un succedaneo
in

testa, che manca) d'un codice


di ci

lauro fornisce miniatura


la
(a

parte
il

estense (1), ove troviamo sembianze lei, con scritta:


le

Isa
la

questa
n

bella Mola legitima natural de questi Hercole et Eleonora, nacque


è

marti adì 17 maco 1474 ad hore una meca de nocte n,


e
II.

Nella primavera del 1480 Isabella veniva promessa sposa Francesco


a
gli

Gonzaga ambasciatori mantovani andati Ferrara per stipulare


le
e

a
;

di

nozze erano entusiasti quella bambina che rispondeva con tanto intel-
n

lecto con lingua tanto expedita che mi parve uno miraculo che una pula
e

a
di

sei anni facesse così benché mi fosse ditto de


lo

digne risposte prima


e
;

suo non haveria mai extimato fusse stato tanto tale i.


ni

singulare inzegno
il

Così l'ambasciatore Cusatro, che più tardi scriveva mando madonna Isa
n
:

bella ritrata, aciò che V. S. D. Francesco possa vedere sua:


la

effigie
e

ma più mirabile intellecto et suo i. ritratto era dovuto


al

inzegno
di il
è

Il

pennello Cosma Tura ce ne resta sicura testimonianza nella annotazione


:

dei registri economici riferita dal Venturi sotto data del 30 maggio 480,
la

nel venivano fiorini per havere retrata


al

qual giorno pagati quattro pittore


*

(I) Or. BERTONI. La bibliotecaEricius. Tormo. 1903. p. 259.


186 APPENDICI

la testa de madonna Isabella n. Cosma Tura doveva più tardi ritrarre pari
menti Beatrice d' Este per mandarne l'effigie a Lodovico il Moro ; ma questi
dipinti sono disgraziatamente perduti.
Non è presumibile che nei dieci anni di attesa al compimento delle
nozze qualche altro ritratto d' Isabella non fosse inviato allo sposo per mo
strargli il crescere rigoglioso di quella fiorente giovinezza.
Francesco Gonzaga le donava nel 1484 la medaglia che di lui ci ri
mane, raffigurato come baldo adolescente ; e la fidanzata non avrà mancato
di ricambiarlo colla sua immagine.

gli
Nel 1490 si celebrarono con grandissima pompa sponsali, ad ac

e
di
crescere clamorose dimostrazioni gioia dei mantovani per nuova
le

la
Marchesa gettarono allora delle monete coniate ad hoc per commemorare
si

Quella bella monetina, soli esemplari cono

di di
fausto evento. cui forse
il

di
sciuti esistono nel medagliere estense Modena nel Mùnzkabinett

e
Berlino, ha importanza

d'
Isabella, poiché sua

la
la
capitale per iconografia
venne delineata schiettamente dall'artista, che mirò
vi

effigie sopratutto

a
rilievo profilo del marchese Francesco dai
in

mettere ad accarezzare il ca
e

pelli fluenti, ondulati, dalla barba ben azzimata, mentre lasciata

la
sposa

è
in

seconda linea.
pittore ferrarese Ercole Roberti era stato l'anima delle feste nuziali
Il

per lei aveva dipinto ben tredici forzieri all'uopo un


d'

Isabella usando

n
;

dicimila foglie d'oro, azzurro, lacche e colori diversi i, non improbabile

è
e
che anche ritraesse per commissione de' molti che rim
la

la
giovane sposa,
piangevano nella sua patria (1).
D'Isabella
in

dopo 1490 esistevano certo Ferrara moltissimi ritratti,


il

perché vuoto lasciato da lei nella famiglia nella corte era così doloro
il

— —

bi
samente sentito che tutti congiunti servi ed amici provavano

il
e

presente. Questo desiderio


di

averla, almeno viva


in

sogno effigie, sempre


e

trova espresso nelle molte lettere da Ferrara, dirette alla nuova Marchesa
di si

Mantova, con più calde sincere d'affetto. Beatrice de' Con


le

espressioni
e

trari scrive da Ferrara 495


le

aprile
0
1

V. portò in qua un suo


S.

Come scià quando andò Urbino Hypolita


lo la

la
a

retrato et come vado tavola fazio ponere suso una cadrega per scontro me,
a
a

V.
S.

che vedendolo me pare pur essere tavola cum


a

pochi mesi prima, dicembre 1494, suo fratello card. Ippolito


E

21
il

dire ad Isabella da Taddeo Lardi


di
di

faceva che per amor lei sarebbe


si

alla noia
di

sottoposto posare, cosa che

(I) La congetturache Roberti abbia rappresentatoIsabeila,sotto veste Lucrezia romanache s'uccide, non
di
la
il

Quel quadro conservanellaGalleria Estenseed forseun frammentodecorativo qualchecassa


par più sostenibile.
di
si

o mobile.La figuragrassocciae impacciata Lucrezianon ha con ritratti Isabellache qualchesomiglianza ac


d'
di

d'
i

conciatura.
Ì RITRATTI D'ISABELLA d'eSTE 187

.... non avea voluto far per nisuno de soi fratelli.... Vole poi mandar là el maestro
che retragi V. S. pregando quela se digni esserne contenta perchè il vi vorà tenir
in loco di cosa sancta al capo del suo lecto.

Il pittore doveva essere il Roberti, a cui nel maggio di quell'anno Isa


bella aveva commesso un ritratto del duca Ercole, che il pittore non arrivò
mai a compiere (1): troppo occupato com'era da Alfonso d' Este in altri
lavori.... ed anche inveschiato con lui in avventure da scavezzacollo.
Un altro artista ferrarese, confuso spesso col Roberti — Ercole Grandi
— dovette invece, io suppongo, venir allora a contatto con Isabella: e ri-
trarla insieme alla sorella Beatrice, negli affreschi del palazzo ora Scrofa-
Calcagnini.
Quel palazzo è il medesimo, che i Costabili eressero, secondo quanto
viene supposto, per Lodovico il Moro (2). Ovvio quindi immaginare che al
pittore — inteso a rappresentare la gaia vita del Rinascimento: a fissar col

(1) Il 16 maggioscriveveIsabellaa IppolitaTassoni:


M.a Hippolita.,.. fate intenderea m.roHercule pletoreche non se curamochel ce mandiretractoel S. Don Al-
gli

phonsonostrofratellofinchenon sia crescuto capilli; ma vorrcssimobeneche1 ce mandassesubito

el
retractode
li

Ill.o S.r nostropatrevestitode colorecol suocapello testacomòsoteaandare".


in
I'

sulla fine del 4%) incompiuto.Alfonso Este inviava alla,so


fu

ritratto Ercole lasciatodal Roberti


d'

(f

d'

lo
1
il Il

rella gennaio 497 con questerighe:


Il 4

quadrodove imaginede ill.mo S. N. comunepatreche havevaprincipiatom.ro Hercule.... mando


la
è

l'

a
V. S. et se megliorusseet più pretioaotantopiù voluntierage mandarla".
Io

senzadubbioquestoritrattodel Robertiche Isabellavolle molt'annipiù tardi rammodernarnel costume,come

ci
È

apprendeuna sua letteraindirizzataa un suo fido corrispondente ferrarese:


HieronymoZiliolo.
Sp. Amice nostercarissimehavemouno retracto fe. me. delo Ill.o S. nostropatre,molto simile et bono,
di
la

'
ma cum una berettaet zuponeantiquide quelli che se solevanousare.Voressimofamecavareun altro da questocum
una berettaet zuponede quelli chel portava tempochelmoritte però pregamovogliatimandarciuno de quellisuoi
al

vi
;

zuponiet beretta,che subitovistoche haverà cbplnctore ve remetteremo et ne avisaretiappressosei portavatondo


li

il

li

beretta,che tutto fareticosa gtatissima,offerendo™sili comodiet piaceri vostrisempredisposte.Raccoman


di

ni
in
la

datine S. Duca et benevalete.


al

.'
Mantue. XXVIII aprilis 1512 ''.
certolui ad eseguirei nuovoritratto. Anche più tardi egli mise mani
fu

Nel 1512 era a Mantova Dossi


le
lo e
il

ne'ritrattivecchidelia famigliaestense sappiamoda altre letterescambiate da Isabellacon stessoZiliolo. AI quale


lo
:

ella scriveva 23 marzo 528


1
il

Ms. Hieronimo.Vi mandassimo questi requisitione


de l'Ili. S. Duca nostrofiatellohon. dui retrattide
di
a

li

11I.S.ri nostropatre,et madamanostramarre.Et persuadendoni che ne habiatiservitosecundo intentodel prefato


vi

sij lo
li

S.r Duca haverimo piacerechece rimandiatio per thesorero nostroquando quest'hora non partitoda Ferrara
in

a
li

il

o per altro che venirà qua doppolui ".


in

Replicava Ziliolo aprile:


lo

9
il

Visto quantoV. S. mi comette,... subitocon bona cura ho fatto acconciareda M.ro 1Dosso doi retrattide
li

ill.mi S. Duca Hercoleet Madama Eleonora bo.me.... quali per Braghinosuo messogli mandoet se ho tar
di

io
li
I'

dato alquanto mandarli causatoche S.r Duca fratello V. Ex. mi haveadettovolerli vedereun'altra fiataet
di
el

il

ancheperchenon mi potevasanarede vederliquando tempome ne davacommodita....".


el

Con vera gioiad'averricuperatoi suoi quadririspondevaIsabella 14 aprile:


il

havetiremissiperBraghino,et sicome stavimocum espet-


n'

M. Hieronimo.havemoricevuti dui retrattiche


ni
li

tationecossi havemohavutigranasimi et sarannocollocaticon più predosecosechenabbiamo mondo,per represen


le

al
li

tarci imaginide quelledue gloriosepersone,ete. ".


Il le

Dossonon avrà mai, a sua volta, ritrattoIsabella?Lo ritengopiù che probabile:e debbonsi lui riferire do
a

cumentiche più oltre vedremo,del 1516.


(2) Or. Archivio storicodell'arte, 196 AGNELLI, Palazzo di L. Moro in Ferrara, tip. Zuffi, Fer
I,

//
e

il

rara, 1902, p. 16.


188 APPENDICI

pennello la Ferrara del Boiardo e dell'Ariosto — sorrìdesse il pensiero di


far campeggiare nella sua composizione le due principesse geniali. Beatrice,
pare a me, è subito riconosciuta per la somiglianza evidente col busto del
Louvre — di G. Cristoforo Romano : -- ma cui Bea
la giovane donna a

trice s'addossa amorosamente, mentre colei colla mano lascia pendere la viola,
chi altri può essere se non Isabella, celebrata per la perizia nel suono, per
la grazia nel canto?
Al pari del fratello Ippolito aveva Isabella una vera ripugnanza a farsi
ritrarre: e a prodigar la sua effigie era invece continuamente costretta dalle
insistenti preghiere di ammiratori e parenti. La commissione del suo ritratto
al Mantegna è del gennaio 1493.

Per satisfare (scriveva la Marchesa a Jacopo d'Atri che faceva un viaggio nelle
Provincie meridionali) per satisfare a la ill.nu M.M Contessa de la Cerra, quale
amamo cordialmente havemo ordinato de esser retrata in tavola per mane de Andrea
Mantinea, et lo faciamo solicitare per mandartila dreto, aciò che tu sii quello che
ge la presenti, nanti la partita tua, la quale volemo che non sia senza la effigie de
la p.ta M.n» Contessa, doppo che essa vuole la nostra.

Il D'Atri tornò nell'aprile col ritratto della Contessa d'Acerra (1) e Isa
bella in un'affettuosissima lettera protestava di aver provato la più viva gioia
nel veder le sembianze di chi le era cara quanto la sorella Beatrice :

Se N. S. Dio concedesse de poterla una volta vedere et abrazare ne parcna


essere felice a questo mondo. De qui nasceva e1 continuo desiderio che havevimo
de havere el retrato de V. S. aciò che in qualche parte satisfacessimo a lo affecto
nostro. Mò che l' habiamo in carta e in cera, etiamche per relacione de Jacomo
gli

et per quello che nui stesse judicamo se assimiliano poco, sapendo cum quanta
dimculta se ritrovano pictori che perfectamente contrafaciano vulto naturale, te-
el

nemolo diarissimo consideriamo, supplendo cum informacione de Mar


lo

spesso
la
e

garita, Jacomo et altri che hanno veduto V. defecto del pictore per modo
S.
la

al

che niente restamo ingannate del concepto nostro. Ringratiamola summamente che
ce ne habia compiaciute et pregamo non manchi de fede dattace per mezzo
la

la

la
:

in

de Jacomo de mandarcene un altro tavola che cussi faremo nui del nostro
la
a
;

V. per satisfare bella, ma


S.

richiesta sua, non già perchè vedi una effigie


la

la
a

gli

perchè quella che


in

di

habia casa cordialissima sorella.


la

figura
è
l'

Questa lettera ha data del aprile, ed perciò vèrso metà del


la

la
3

d' è

mese che Mantegna avrebbe finito ritratto Isabella, insoddi


la

quale
il
il

di

Acerra
di

sfatta annunciava giorno 20 alla Contessa non poterlo man


il
di

dare doversi rivolgere ad altro pittore


e

(I) Costa nel 1507 divenne Duchee» Francavata:e D'Atri stesso, una letteredell' maggiode Napoli,
di

in

8
il

"
wicur&vaIsabellache anchenella nuovafortuna vecchiaamica era sempre fidissimaserva".
la

le
I RITRATTI D'ISABELLA D'ESTE 189

gli
Dolne che non potiamo mandare nostro retracto,

le el
summamente

al
presente
perchè el Pictore ne ha tanto mal facta che non ha alcuna de nostre simiglie

:
havemo mandato per uno forestere, qual ha fama de contrafare bene naturale

el

;
V.

S.
quale non se scordarà

in
facto chel serra manderemo subito

lo
a questo

la
mezo che siamo tutta sua.

era Giovanni Elisabetta

di
forestiere Santi, cui

la
prescelto cognata
li

d'Urbino doveva aver fatto ad Isabella grandissimi elogi. Nel 1490 Ales
sandro Collenuccio riferiva allo stesso d'Atri (Pesaro, 14 novembre) d'aver
Bianca Maria Sforza, che Elisabetta

di
portato alla Duchessa un ritratto

e
subito ne fece fare un exemplo Giovanni de Sante suo pittore favorito.

n
a
h

Mantova per ese


fu

così che Santi nel 1493


E

chiamato espressamente
il

gli
non solo ritratto Isabella ma anche altri lavori che vennero
d'

guirvi
il

commessi dal marchese Francesco da monsignor Sigismondo. Infatti Gio


e

vanni Gonzaga scriveva da Urbino 25 aprile 1494 fratello:

al
Ho parlato V.

S.
cum Zohanne de Santo de retracti de secondo quella mi
li

comise et lui me ha risposto non haverli anchor forniti per non essersi mai rehabuto
gli

de che sopragionse Mantua, como sii un poco


la

mfirmita ma el restaurato
a

che'l possi lavorare non attenderà ad altro fin che non riabbi servito Ex. V.
el

la
il

Avuta notizia della morte del Santi Marchese affrettò scrivere


si
il

a
alla sorella Elisabetta
:

Quando Zoanne de Sancto che V.


S.

qua et anchora lui tolse


fu

era
S. la
li

de farmi alchuni retrati certi tondi, como forsi V.


in

impresa può sapere.


la

p.1*
Et perchè se non sono finiti non più speranza che per sua mano siano per ter
è
li

dricio V.
S.

cavalaro per
lo
minarsi essendo sequita sua morte,
la

el

presente
la
a

quale prego me vogli mandare quelli che esso Zoanne haveva lavorati, finiti
la

o
no che siano, perchè farrò supplire qua mancamento....
io

al

Mant. Ili octobris 1494.

Elisabetta rispondeva con una lettera già pubblicata dal Campori, che
Santi non aveva potuto per male da cui era stato colto Mantova
il

il

lei, Elisabetta, era rimasto


di
lo

continuare disegnati lavori stesso ritratto


e
i

asso. Più fortuna aveva avuto Isabella col suo, che 494
in

già gennaio
il
3
1

era stato direttamente inviato alla Contessa d'Acerra, accompagnato da una


graziosa missiva che utile riprodurre
è

Ill."» et Ex.™ tanquam soror diarissima. Per satisfare desiderio de V. S.,


al

effigie mia sia de tal beleza che


la

meriti andare in volta depincta,


la

non perchè
gli

mando per Simone da Canossa, cameriere de Duca de Calabria,


S.

Ill.1"°
el
l'

retracto tavola facto per mano de Zohan


in

de Sancte pictor de Ill."M Duchessa


la

Urbino, secundo m'è referto,


di

qual dicono far bene dal naturale, etiam che questo,


se me puoteria più assimigliare, ecc.
190 APPENDICI

La letterina d' Isabella mostra indubbiamente che ella non giudicava


de visti il ritratto fattole dal Santi. Questi lo aveva cominciato a Mantova
e finito in Urbino, donde era spedito direttamente nel napoletano. La man
canza del modello vivo aveva nociuto alla perfetta rassomiglianza, ma le ri

petute proteste della Marchesa alla Contessa d'Acerra ci provano che Isabella
non la pretendeva a una straordinaria bellezza, di che sarà a suo tempo da
tener conto.
Ed ora ci si affaccia un quesito assai arduo a risolvere : sulla paternità
del ritratto, rifiutato da Isabella, perchè non aveva alcuna n de le sue simi-

glie n. Era esso dovuto al pennello sovrano del Mantegna? L' ipotesi sca
turirebbe legittima da' documenti , perchè a messer Andrea era stato dato
1'incarico primo ; lui dunque faceva Isabella n solicitare n . Lavorando di lo
gica.... e di fantasia combinate, si può agevolmente dedune il perchè del
presunto insuccesso del Mantegna come ritrattista della sua ammiratrice e

patrona (1). Pur conoscendo che ella non possedeva perfezione classica di
forme, purezza di lineamenti, Isabella sapeva però che il suo volto irradiato
dalla luce interiore dell'anima esercitava una seduzione tutta sua a cui nes
suno poteva sottrarsi : era questa impronta geniale che ella voleva resa dai
suoi ritrattisti, e poichè le sarà parso che il Mantegna nella rude sincerità
del suo pennello non fosse riuscito a cogliere nel suo vero carattere amma
liante la fisonomia tutta intellettuale di lei, nulla di più naturale che il ritratto
venisse rifiutato dalla giovane principessa
— la quale ne' suoi scatti di bam
bina imperiosa non curava di infliggere una umiliazione al vecchio Mantegna,
come non esitava a minacciar la prigione al pigro pittore Liombeni.
Il fatto stranissimo successivo che Isabella non compare nella celebre
tela della Madonna della Vittoria, benchè
il primitivo progetto per quel
quadro contemplasse espressamente l'ordine al pittore di effigiare da un canto
il n capitano victorioso n di Fornovo, e dall'altro h la ill.™ consorte n (2), av
valora grandemente la congettura che tra il Mantegna e la Marchesa fosse
sorto un dissidio insanabile (per quanto dissimulato dalla cortesia de' rapporti
personali) siilI' interpretazione del n vulto naturale n di lei , più d' ogni altro
difficile a rendere.
Son tutti ragionamenti che filano diritto e che potrebbero accettarsi per
buona moneta.... se non fosse pur anco da prendere in considerazione il caso

(1) L'ambasciatore mantovanoa Roma. Gian Lucido Cattaneo,cosi ringraziavaIsabella,il 5 nov. 1491, per la
protezione che accordavamagnanima al grandepittore:
Ill.ma Madonnamia ho vistocum quantoamoree desideriodeservired. Andrea Mantegnane la regiesiade suo
nol circhaquellobeneficiola S. V. caldamente me ha scrìtto: al che non achadedir altro se nonche me operaremulto
de bonavolia, si perobedirevolentiericomandamenti di V. Ex., si per li meritid'essod. Andrea, quali certamente
sonno
non vulgarì,et io pressole altreobligationeche ho alaS. V. mele constituischo anchoradebitorede questademostrahone
amorevole factaal p.to d. Andrea per essereoperapia e degnaa fomentaret aiutar similesuo servo ornato de vìrtude,
et ala gratiade quellacontinueme rìcomando.Ex Urbe V. nov. 1491".
(2) Cfr. nel1'Emporium del novembre1899 il mio studiosulla Madonnadella Vittoria, p. 360.
I RITRATTI D'ISABELLA d'eSTE 191

semplicissimo che il Mantegna nel 1493 fosse stato impedito da un motivo


purchessia di eseguire il ritratto ordinatogli per la Contessa d' Acerra : e che
Isabella si fosse rivolta a un altro pittore di corte, il cui lavoro le parve
appunto dover rifiutare come deficiente.

Quest'altro pittore adoperato allora sovente per ritratti familiari era Fran
cesco Bonsignori : grandemente amato dal Marchese di Mantova, che nel 1494
gli

donò ben cento biolche

di
terra Gonzaga, usando nel relativo decreto

a
motivazione più lusinghiera.
la

del 13 giugno
Dio

di

in
ha largito Principi terra virtù,

la
a'

premiare


detto) poter
Egli cielo.
in
fa

com'

Quod quidem muneris divinitus nobis irrogatum Franc, de Bonsignoris de

in
Verona exercere volentes, prò eius ingeniosa picture arte muneranda, que parvo spatio
amplissimum terrarum orbem comprehendere potis est et animantium formas linea-
mentis sic figurare ut spiritus tantum et motus desit ad vitalis corporis esentiam; ad
quod eo etiam libentius invitamur, quo pictura ipsa non modice nos delectat eiusque
oblectatione mentem variis ocupationibus, solicitudinibus, et curis implicitam sepius
relaxamus et solamur.

Al 494 die Isabella incarico

di
Bonsignori nel marzo dipingere

la
l'
1

sua primogenita Eleonora, cui effigie era desiderata ardentemente da' nonni
la

Ferrara (1): lui indubiamente designa del 1495, che


di

in

altro documento
pur concerne un ritratto della Marchesa pel fratello card. Ippolito. 30 set
tembre 1495 scrive quel Taddeo de Lardi, che già conosciamo: Il habiamo
n
a

del Mons. nostro fratello,


lo

retratto stato
n'

recevuto.... R.mo qual grato,


è

ma molto più ne sera ne mandareti l'altro colorito che cossi


vi

se pregamo.
(Fra parentesi, saranno stati entrambi ritratti opere del Roberti). Nui non
i

mandare adesso nostro retracto ritrova in


el

el

possiamo perché depintore se

S. nostro consorte. Ritornato chel sia


lo

faremo fare et
Io

campo cum ill.mo

manderemolo.... per satisfactione del.... R.mo nostro fratello i.


Fornovo,
11

di

Bonsignori era precisamente andato, dopo


la

battaglia
a

march. Francesco Gonzaga, cui gesta egli voleva


le
in

raggiungere campo
il

celebrare, con un quadro ispirato alla visione esatta de' luoghi degli usi
e

lui, non ad altri, va dunque,


di

militari (2) riferita


la

ripetiamo, qualifica
a
:

depintore i, aspettato da Isabella per farsi ritrarre.


n

Che cosa vieta supporre, quindi, che Bonsignori non Mantegna


il
il

avesse fatto mala prova nel 1493: ma che tuttavolta Isabella, rabbonita, dopo

"
(1) Deliziosaquestaletterina SilvestroCalandraad Isabella,soggiornante a Ferrara(14 marzo 1494): ill.ma
la
di

M.a sua filiola per gratia del nostroS. Idio sta benissimo et ogi maistroFranciscodepintore ha comenzaad re-
la
la

trare,ma non poseteunire,cheella se adormensete et ello ha diferitoa dimane.Subito comeserafinita manderò


io
lo
la

dretoa V. Ex. ",


(2) Cfr. D'ARCO, Arie artefici. 36 ed EVA TEA. La famiglia Bonsignori nella Madonna Verona
II,
e

del 1910, p. 134. Bonsignorivolle andara forza su' luoghidoves'erasvolta mischiatra Carlo Vili e Lega;
al la
la

il
Il

tesorieredel marcheseFrancescoper levarsid'attorno molestopittoreavevafinitocol dargli mezzinecessari viaggio.


il

i
192 APPENDICI

aver visto 1' imagine della sua piccina Eleonora, volesse dargli l' occasione
d' una rivincita, commettendogli di nuovo il proprio ritratto del 1495 ?
Che il Bonsignori l' abbia effigiata a' piedi della B. Osanna, come è
stato supposto, io stento a credere (1), tanto freddo, amorfo e incoloro parmi
quell'aspetto di penitente : laddove è certo, per altri documenti del carteggio
isabellesco, che un ritratto, posseduto da Margherita Cantelma, ed opera del

gli
veronese, era oggetto d' ammirazione universale fra amici milanesi della
Marchesa, Me scrive da Mortara primo 505 Cantelma,

la
piacque, giugno

1
n

con Hysabella Trocta et con Alfonso, che con niuna altra per
la
più parlar
Milano, perchè era con affectione ascoltata, quand'
in

io
sona fosse parlava
della mia della volta et

el
Signora, quale contemplavamo qualche piatoso
caro retractino. Che sia benedecto quel mastro Francesco retractatore che me
ha così ben servita Tutto induce credere che Bonsignori facesse altre

il
n

a
!

repliche un ritrattino, che destava così fervido entusiasmo ma purtroppo


d'

;
manca elemento per stabilire dove serbino ancora que' suoi

si
se
ci

ogni

e
esemplari decantati dalla Cantelma dell' immagine isabellesca — tanto meno

e
possiamo arguire qual fine facesse ritratto del 1493 (sia o no del Bonsi
il

gnori) così sprezzantemente scartato dalla nostra eroina.

III.

Già nel della sorella


in

1491, invaghita del busto marmo Beatrice, Isa


bella aveva ripetutamente Giancristoforo Romano
lo

insistito perchè scultore


recasse Mantova ritraila; ma assai dubbio che allora l'artista, so
in
si

è
a

Pavia, potesse arrendersi


di

praffatto com'era lavori Milano desiderio


al
e
a

dell' impaziente Marchesa. Giancristoforo Mantova non può


di

soggiorno
Il

prima del settembre 1497. Dopo

di
esser sicuramente dimostrato morte
la

Este, che egli accompagnava Gian-


di
d'

cantore,
in

Beatrice anche qualità

sonoappuntodue lettere questotesoriere,Baldassarre Suardo,scritte Marchese Mantova,pocoprima


al
di

di

Caratteristiche
e pocodopodella battagliadel Taro
:

17 giugno,W.mo S.r mio, Ex. V. andata campolassandomii campo spalleche sonodepintori14.


le
in
la

a
l

muratori12 marangoni 8; tutti alla fabbricade Gonzaga,quali cum grandedimcultaho aviati lavorare....ecc. ".
io a
e

31 agosto.M.ro Franciscodepintoreda Verona venutoda mecum grandeinstantiache vogliafargefareuna


è

copertade coramead uno scutooverotargone,qualeha fattoa V. S., dicendoche quella grandeinstantia haverlo.
fa

di

poi volevache provedesside uno cavalloet de dinari per lui et per unofamiglio....Perseverandolui de volervenire
io
li

da S. V. me levare-da spallepel fastidiosuo ".


le
lo
la

io

(I) Cfr. CARTWRIGHT, Isabella Este,


o*

276; RICHTER. Tht Moni Colledlan. 169. Secondo


1.

U
I,

del Vasari (ed. Sansoni,V, 301) Isabellanon figuravaneppurenel Cenacolo S. Francesco,dove Bon
di

descrizione
11 il

"
signorieffigiòFrancescoGonzagacui fratelloSigismondo,co' figli Eleonora e Federico, fanciullo bellissimo". Ce
" "
nacoloera finito nel 1507, come Fr. Petrus de Arrivabenis guardianusS.ti Francisci preavvertivai Marchesecon
l

letteradel 27 aprile: Facio asapercornoquestamatinaho parlatocum maestroFrancescopictoredel cenaculo qttal


eI
''

me disseche omnino più longafino uno mesesaràfinita l'opera,ma perchè staresenza cornisonedisopra,che
el
la
a

gia altrevoltene tubiamo parlatocum quela, non stanabene, sta'parlato Gisolfo lauda ma se scusa
al

farlo
di

lo
è

da V. S. Pregamoquelagli faciaintenderse facia dittocornisone se voi piace, qualmon


el

el

che non ha comissione


a

tatacerchaducati 15 ".
Preteso ritratto d'Isabella di Paris Bordone
(Gallerìa dell'Eremitaggio, Pietroburgo).
0

5
<
-j

_—
o
u
<
-
2

DC

J
a.
<
1 RITRATTI D'ISABELLA D'ESTE 193

cristoforo doveva essersi sentito a disagio nella corte milanese, orbata del
suo splendore, d' ogni sua letizia con la fine immatura della moglie di Lo
dovico il Moro ; e si comprende come l' artista fosse felice di passare al
servizio dei Gonzaga. Questo periodo della sua vita fu incompiutamente
studiato dal Venturi nella prima annata deli' Archivio storico dell'arte; e me

rita perciò d'esser rilevatoGiancristoforo eseguì a Man


che in quegli anni
tova molti e importanti lavori. Ornò anzitutto lo studiolo d' Isabella con fregi
e scolture del più fine e delicato magistero : fece due monumenti sepolcrali,

che con la data del 1498 si trovano nel Santuario delle Grazie presso Man
tova, e che a prima vista si riconoscono per sua fattura. Uno de' monumenti,
d' una semplicità ed eleganza deliziose,
Girolamo Stanga, un fu fatto per
parente di Marchesino Stanga, per il quale Giancristoforo aveva eseguito la
celebre porta venduta al Louvre. Ma due lavori soprattutto vanno ricordati
come dovuti a Giancristoforo nel suo soggiorno mantovano del 1498: l'im
presa del crogiuolo per Francesco Gonzaga e la medaglia d' Isabella d' Este.
II,

Già il D'Arco {Arte e Artefici, Fe

di
42) aveva pubblicato una lettera

gli
derico Calandra, da cui risultava che Giancristoforo aveva fornito schizzi
per impresa del crogiuolo, ma un caso felice ha voluto che questi disegni
l'

conservassero nell'Archivio Gonzaga insieme alla lettera del Calandra,


si

e
da essi vede che Giancristoforo sottopose alla scelta del Marchese due
si
fu

schizzi, preferito indubbiamente migliore.


il
e

F. Gonzaga, Gian
di

Prima ancora
di

questa impresa conosciutissima


nell' estate del 498 aveva approntato Isabella
d'

lo
cristoforo
la

medaglia
1

Niccolò :
di

sappiamo con certezza da una lettera da Correggio (19 maggio)


che Marchesa interpellò per motto da incidere sul rovescio.
la

il

Pare che Niccolò


in

ne avesse proposto uno banale, già adoperato altre

medaglie Isabella che non voleva mai fare cosa prima facta da altri
n
e

n
;

Niccolò ne suggerì
di

ne chiese uno nuovo zecca. tre Benemerentium ergo,


:

Naturae officium, Cratitudinis studio; ed che


la
fu

primo prescelto per


il
è

medaglia bellissima che ha sul retto l'effìgie sul rovescio una donna alata,
e

cui minaccia lei


d'

che tiene una verga con un serpente, dritto innanzi,


e
a

testa del sormontato da una stella, col motto


la

sopra segno sagittario


il

intorno Bene- Merentium. Ergo.


Nell' agosto 498 Tebaldeo villeggiando nel bresciano mostrava
la
il
1

suo amico Faella, un oscuro poetucolo che ne prese subito oc


al

medaglia
gli

La
fu

casione per un cattivo sonetto. medaglia largamente diffusa tra


d'

amici ed ammiratori Isabella ed perciò che se ne trovano facilmente


è
,

collezioni pubbliche Le erano così


in
in

esemplari private. richieste però


e

cessanti, che Giancristoforo dovette fare una replica della medaglia nel 505,
1

modificando fisonomia acconciatura della Marchesa


la

leggermente
l'
e

mantenendo immutato rovescio.


il

evidente dai
E

questo un fatto inosservato sinora che mi pare risultare

13
194 APPENDICI

documenti d'Archivio e dalle varianti che presenta l'esemplare superbo della


medaglia di Giancristoforo posseduto dal Museo di Vienna, di cui possiamo
dare una riproduzione bellissima in eliotipia, che corregge quella imperfetta
del Litta.
Non v' ha dubbio che in questa medaglia Isabella ha un naso piuttosto

aquilino, il labbro inferiore è lievemente sporgente, la collana è d'altra foggia,


a treccia anzichè a groppi ; e linee marcate segnano l' attacco del corpetto :
tutte modificazioni che non possono dipendere da una più o meno accurata
impressione della medaglia, e che sono vere e proprie varianti introdotte in
un secondo conio. Ciò del resto si desume con certezza dall'esame dei do
cumenti già pubblicati in gran parte dal Venturi (Arcb. stor. dell'arie, I,
1 50-52).

La medaglia era stata coniata nel 1 498 e noi incontriamo nel 1 507 una

lettera di Jacopo d'Atri che scrive da Napoli 24 ottobre :

Zohan Christopharo romano vostro servitore di cuore è qui et me ha facto


degno de una medaglia de V. E. che è mille volte bella come voi medesima. Me
dice haverla mostrata come cosa divina ad tutte queste regine quale tutte cum ma-
ravegla le reguardava et che la Regina mugliera avante andasse in Spagna la vidde,
che pareva non se potesse saciar de guardare, dicendo che ultra la singulare belleza
che l'effigie indicava un grande inzegno, como per fama al tempo che essa era in
Franza molte volte haveva udito, desiderando ultra modo de vederve una volta.
Cosi tutte le altre che la vide summamente la laudò, insino alle galante e graziose
figlie del grande Capitaneo, prima che de qua partessero, le quale dopoi reguarda
tola per longo spatio mille volte dice che'l basò la bella medaglia, havendo anche
loro per fama udito rasonare de la condicione et valore vostro. Io ho interrogato
esso Zo. Christophano quale più de queste gran Madonne hebbe piacere de tale
medaglia; ma dice che tutte generalmente la laudò excessi vomente et quello che
più di loro haveva judicio tanto maggior laude ne dava et le galante figlie del grande
Capitan io pareva che ha vessero invidia e desiderassero havere parte de tale effigie.

Jacopo d'Atri era il segretario prediletto di F. Gonzaga già da molti


anni, lo aveva accompagnato in tutte le guerre succedute alla calata di
Carlo VIlI e poteva perciò scriverne le gesta nelle sue Cronache pubblicate
dal Visconti ; era uomo colto , amico di letterati e di artisti , intermediario
fra Isabella e il Pontano, il Sannazaro ; buon gustaio anche in cose d' arte.
E mai possibile che egli, vissuto sempre in grande intimità colla Marchesa,
alla quale dal campo mandava giornalieri ragguagli su tutto ciò che interes
sava suo marito, avesse aspettato nove anni a conoscere la medaglia di Gian
cristoforo e ne scrivesse alla Marchesa come di cosa nuova non ancor vistai*
No, la sua lettera può spiegarsi solamente col fatto che la medaglia datagli
da Giancristoforo era una variante della già conosciuta. Così pure si com
prende benissimo la burla fatta all' Unico Aretino, della quale il Venturi ha
dato i documenti incompleti. Manca cioè la lettera dell'Accolti da Roma
I RITRATTI D'ISABELLA d'eSTE 195

1° luglio 1506 (1) che dà la chiave di tutto. Ecco in poche parole l'arruffata
storiella. Nel novembre 1 505 Giancristoforo recandosi da Mantova a Roma
passò da Fossombrone, dove doveva consegnare all' Unico per commissione
della Marchesa una delle sue medaglie. La Duchessa d' Urbino, per beffarsi
dell' Accolti suo spasimante, indettò Giancristoforo a mostrare all' Unico
soltanto la medaglia d' Isabella senza lasciargliela. L' artista la ritenne seco
col pretesto che doveva servirsene per farne altre e promettendo all' Unico
di spedirgli in breve da Roma l'esemplare destinatogli. Viceversa passarono

gli
mesi e mesi e l' Unico non vedendo più la medaglia capì che era stato
dalla Urbino Era
di
giuocato un tiro traditora se ne dolse con Isabella.

e
questa burla, se fosse trattato della medaglia del 1498? No certo,
si

possibile
tante in giro che Giancristoforo non aveva
di

ce erano
n'

perché quella

il
,
appiglio per ritenere dovuto all' Unico, mentre

la
menomo esemplare sua
l'

dover

di

lo
gherminella era ovvia quando poteva addurre pretesto torre

il

n
di

nuova com' era quella che nel novem


in

exemplo una medaglia parte,


n

aveva recato da Mantova che nel 507 mostrava D'Atri,

in
505

al
bre 1
e
1

due anni sbalestrato per missioni politiche.


la là

quei qua
e

Non 505-07

di
fu

quella del sola variante apportata alla medaglia


1

Giancristoforo Romano. L'artista sommo venne immaturamente rapito alla gloria

d'
Loreto lui riferirsi
in

nel non può quindi cenno un' altra me


il
2

a
1
5

:
I

daglia isabellesca, che incontriamo nella corrispondenza del 520. Dimorando


1

co' fratelli Ferrara, Marchesa scriveva


la

allora maggio protono- al


il

4
1
a

tario Fontanella: ragionando co l'ill.mo S. Card, da Este nostro fratello de


n

S.
in
nostra medaglia fatta dal nostro artihce venne Sua
la

ingeniosissimo
desiderio de vederla et molto ne instò che voglia far che possa vedere
la

:
confidandone voi che sapemo poter col
in

promettemmolo tucto predecto.


il

Così pregamo V. S. che voglia operare et interponer sua auctoritate che'l


dicto artefice me mandi per omni modo, che subito vista che haverà
la la

l'

Cardinale
S.

p.1° remetteremo fidelissimamente h.

Chi
Io

era mai ingeniosissimo artefice suppongo che fosse un Niccolò


l'

orefice, che anche nel 52 coniò parecchie medaglie una de madona


n
1

duchessa (d' Urbino), Alouiso


una de moier del (Gonzaga), una del
la

S.1

cavalero Valento, una del conto Paulo Fragoso dicembre del teso
6

(lett.
n

riere Girolamo Arcari).

"
Dimorando,o Pheniccpia, novembre Sempronio l'antiquoforo.... sopravenne
(I) transcorso
el

certo scultore
di

servotuo, Giovanni Cristophanonominato,qual mi exposese bavere spetial mandatoda tua Ex.


in

far
la

via da
di

per visitarmi lasciarmi retractodel tuo sydereovolto, qual mi mostròdicendoch' glielo lasciassiper
el

Fossombrone
io
e

tomeexemplo che da Roma rimanderia,e che questoa te facevochosagratissima. perchènon solo dubitoma
di
el

E
e

gli

quasitengoper certoche tal latinonon boccaposto,se possibile


fu

Mantua ma Fossombrone me misero


in

in

ti in

è
a

natura chosaalcuna trovarin bocca donna risposta fraudelibera, suplicoo sol bellezzao mar
in

di

di

di

di

di

vir-
tute, ecc. che per una tua de infrascripto
dubbiosia resoluto con sevasortesempseinresolutospiritomio, cioè se
el

di
l'

visitarmio lassarmisuo retracto prefatosculptoredectespetialcommissione Ex. tua.... '~x Urbe, Kal. Julij 1506
al

l'

servustuusAretinus infelix m. p. ".


1% APPENDICI

della Marchesa alla nuova medaglia,

gli
Malgrado elogi son poi tentato
Niccolò

di
credere che fosse limitato introdurre mo

si
poche grossolane

e
dificazioni allo squisito cimelio Gianci istoforo

di
se almeno lui può attri

a
;
Mo

di
buirsi strana medaglia isabellesca nella raccolta estense

la la
(conservata

di
dena) quale piuttosto un raffazzonamento vecchi motivi, un decalco,

di
che non una nuova spontanea creazione getto.

e
IV.

Mentre Giancrìstoforo Romano attendeva 498 alla medaglia

d'
nel Isa

1
bella, della Marchesa veniva commesso

in
un altro ritratto

al
pittura parmi
Gianfrancesco Maineri. La Giangaleazzo Sforza, che soleva

di
giano vedova
Ysabella de Aragonia Sforcia unicha i,

in
firmarsi desgracia costretta co
n

m'era nel santuario delle memorie per sopportare sua tragica

la
rifugiarsi
a

co' ritratti delle poche persone


di

sorte, cercava ornare suo appartamento


il

care suo cuore. che nel 1498 mandava Man


al

perciò apposta
E

giugno

a
di

tova Boltraffio munito questa commendatizia


il

:
III.™ D.u consanguinea nostra amantissima.

Tanto affectione che portavamo ad del S.r Re nostro

b.
amore et m.

la
l'
è

fratello che non se possano domenticare et mettere oblivione, continua


lo

in
ma
havemo fixo nel core. Et poichè N. Dio
S.
mente ne piaciuto de levamelo
al
l'

è
pensiamo tuctavia de trovare qualche suo bono retracto, donde inteso nuy che

lo
Ill.mo S.r Marchese nostro ha vero cavato quando Sua M."1 viveva, che molto n'è
l'

piaciuto, venendo ad Mantua M.ro Zo. Antonio Beltramo depintore molto experto
li

nel mesterò suo, presente exhibitore, habiamo dato carico che'l se presenti dal
li

S.r Marchese con una nostra habiamo scripta che lassi cavare dicto retracto, quale ne
li

ha promesso de fare volenteri, et siamo certe che Sua S.™ non mancho ne gratificar,!
che continuamente ha facto ne altre. Et adciochè V.
sij S.
in

cosa habia parte


le

questa
che siamo satisfacte de questo nostro desideno pregamo anchora quella nostra pro-
curatrice, metendo nuy questa nostra obligatione apresso l'infinite altre ecc.
Mediolani 13 junii 1498.
Isabella de Aragonia Vicecomes.
Ducissa Mediolani.

dire che Boltraffio dai Gon


fu

Inutile accolto con maggior cortesia


la
il

zaga dopo Isabella d'Aragona espresse


pochi mesi desiderio d'aver
il
il
e
:

ritratto della Marchesa, ch'ella amava teneramente quanto forse aveva odiato
Per
d'

Beatrice Este.
fu

sua superba rivale ritratto


la

eseguire questo ap
punto mandato chiamare da Ferrara Maineri. Beatrice de' Contrari rife
il
a

riva ad Isabella Este novembre


d'

8
il
1

Ho visto quanto Ex. V. me scrive circa quel retratto, ecc. et desiderio


la

il
gli

(laveria de ha vere pictore: ho parlato, qual dice de presente sentirse non


il
l'

bene.... fra octo giorni partirà per venire V. Ex.


di

satisfare voglie
le
a

a
I RITRATTI D'ISABELLA d'eSTE 197

E il 2 1 novembre :

El viene da V. Ex. el plctore.... è stato arquanto renitente, dubitando che la


non riavesse hauto a male el retracto facto a la Eleonora. Lo ho assigurato dicen
doli la el vederà volentiera et li farà bon tractamento. Cosi per essere bon pover
gli

homo racomando.
lo

Mai-

di
Dagli accenni oscuri Beatrice parrebbe potersi desumere che

il
nell' ira per aver ritratto una Leo
di

d'
neri temesse essere incorso Isabella,
nora lei invisa (?). Certo egli andava
che Mantova trepidante, un

e
a

a
è

di
ferrarese della Marchesa sentì

di
altro corrispondente bisogno munirlo

il
speciale commendatizia.

presente exhibitore — dice Francesco Bagnacavallo, lett. 23 novembre —


Il

M.ro Zohanne Francesco da Parma che retrò ill."» M.a Anna dopoi che

la

la
si
è

era morta de più de uno mexe et quello che ha retracto l'amico, ecc. (sic).

Il
è

vene per servire V. Ex. et me credo che satisfarà assai, l'è homo molto timido,
li
a

bisognarà che V. Ex.


gli

perchè facci animo. Et per servire quella venuto


si

I'
è
voluntiera....
gli

Este amava
d'

Isabella incoraggiare artisti modesti valenti

il
e

e
:
Maineri, pittore miniatore finissimo, conciliò subito sue simpatie, sicché
le
si
e

troviamo Mantova anche nel 504 (Arch. dell' jtrXe,


lo

st. 88).
I,
1
a

Carlo Camillo Strozzi Ferrara avevan


di

fratelli già da tempo com


e
I

Maineri una pala d'altare, che l'artista aveva promesso


di

messo dar finita


al

Natale del 1498, ben inteso con gita del pittore Mantova
la

pel
il
e

era rimasto mezzo. Gli Strozzi andando casa del


in

quadro tempestavano,
a

minacciarla
di

l'artista danni et interessi n, sicché


la

redarguirne moglie
a

n
e

rivolgeva per aiuto alla Marchesa Mantova. Questa


di

donna
la

povera
si

fece immediatamente sentire suo quos ego, per quanto temperato da forme
il
gli

cortesi (1): Strozzi subito inclinarono testa, facendo reverenza


la
n

a
e

Sua Ex. (lett. del Bagnacavallo, IO dicembre).


n

"
In

(I) data dicembrecosi scriveva D.nis Carule'et Carraiode Strocis.


5

M.ci navendonui informatione clic unom.roZo. Frati.co pletoreferrareseretravabenedal naturalescrivessimo


ala
M.ea m. Beatrice Contrari)che ce subitoqua per volerechel neretrassenui cumgrandiss.areùtencia
di

lo

mandasse
e
:

venutoet giontoqua navendonui volutointendere causache facevarenitentene ha dicto esserper una operache
lo
la

havevapromesso dar finita ala M. V. questonataleper che ne ha pregatoche lassiamo


ritornarpresto casaper
lo lo
l'

a
il

gli

non manchardela fedesua: ma nui che sopiamopoterragliarsecurtade M. V. oc-


la

havemoassicuratoche non
curreracaricone interesse alcunoet havemovolutodarvineavixo pregandovi che per nostrorespecto habiatiexcuaato
1'

ne
diatefastidioalcunofin tantoche compitoquestonostroretractoritornaràa Ferrarache haveremogratiss.oda M.
lo

la
li

V.. ali piaceri,etc. ".


Maineri rimasepoi lungamente Mantova, questaletteradel 506. dettatatra angoseie una
di

lui troviamo
d'
le
a

1
e
Il

citta desolatadalla peste


:

ma et Ex. ma M.na mia singular.ma


11I.
Quanto da me stessorepenso infiniteobligatione
et innumerabilibenefici)receputida
le

Ex. V. parmenonesaer
la

mai succiente tutto tempodel viver mio una minimaparticellapoternesatisfate,ma confidandorae


in

el

in
la

esuberante
198 APPENDICI

Il Maineri lavorò sino al marzo dell' anno successivo al ritratto di Isa


bella, che spedì allora a Milano, ordinando con la sua consueta diplomazia
femminile che venisse, prima di consegnarlo alla Duchessa vedova, mostrato
al sospettoso Lodovico il Moro. La sua lettera del 13 marzo 1499 è per
più rispetti caratteristica :

IH.m" princeps et Ex."11 dom. pater col.m<! Dubito venire in fastidio non solum

a la S. V. ma ad tuta Italia cum mandare questi miei retracti in volta, et benchè


malvoluntieri il faccia, nondimeno essendone cum tanta instancia recircata da chi me
può comandare, non posso negarli. La Ill. M." Duchessa Isabella de novo me ha

facto pregare che voglia mandare uno di miei retracti coloriti. Ritrovandomi questo
anchor non mi sia molto simile, per essere uno poco più grasso che non sono io,
lo ho consignato al Negro mio M.ro de stalla, cum ordine che prima ne parli a la
Cel." V. et quando la se contenti lo presenti a la p.M M.» Duchessa da mia parte ;
quando non, facia quanto la gli comandare.
Mantuae, XIII martii 1499.

Moro rispondeva marzo


Il

il
2
1

Dal Negro V.

S.
ne de col ritracto suo

la
lettera

la
stato
la

presentato
è

imagine del quale ne piaciuta parendone assai simile lei vero che alquanto

è
è
a
e

;
V. excepto se non facta più
S.
demonstrativa de più che non ha

la
grasseza
la

è
dopoi che noi vidimo.
la

grassa

Ed eccoci leornardesco Isabella.


d'

ritratto
al

Ne' suoi viaggi Milano Marchesa aveva conosciuto ed


la

frequenti
la a

di

ammirato grande artista, vaghezza poter confrontare suoi quadri


il

Giambellino
di

con quelli aveva spinta mandare un giorno un cavallaro


l'

apposta per farsi dare ritratto che Leonardo, molti anni prima, aveva ese
il

guito della favorita del Moro, Cecilia Gallerani.

clementia V. III. S. me reprometto che almanco acceptarà mia fidel servitù suplemento
in
la

de cuoi manchamento
la
di

mio. Linde, Ex. ma M.na mia, ritrovandone presente quanelpalatiovostrode S. Zorzo. essendoquestitempisuspecti
al

non potendoandareintorno,ad un trattosonorimastovacuode vitualieet de denari,talmenteche me ne stentome et


noli mei, perchesià lungotemposanostatoinfirmo, anchepercheho latto uno certo piadezoche me ha tutto
in
la si

A
li

privoe de robhaet de denari,né ancora finito. Vero che ho alquanteopereprincipiate,ma non possofinire
le
è

gli

per non poternaverecolorine altrecoseche hisongnano, et quellepersonede che sonofora, talmenteche non me
è

possoprevalere cosa alcuna.Ma conoscendoV. Cel.ne esserDea de virtù et tenir sceptroregio mano,cum
le
in

in
il

erubeacentiaperò, uso questotermine sub tuumpraesidium confugio.IlI.ma D.na, istasdeprecationes ne despiciasin ne-
:

meis. Ma per vostrabontà se digni farmi providerede qualche vitualiaper


cessitatibus vivermio et Eoli mei, «ciò
il

li

non periamo,et cum più prestoperchesonspintodel bisogno: undenon potendolirenderaltro meritotutti pregaremo
et amplissimo stani—
in

Monarcade'celi che conserva felicissimo


la
il

Ex palarloEx. V. S.ti Georgi)die XXIII junij 1506.


F.mus S.vus
"
JOHANNES FRANCISCUS DE MAYNERIlS
inminiator".
I RITRATTI D'ISABELLA D'ESTE 199

Sulla fine del 1499, quando la tempesta rovesciatasi sul Moro indusse
l' artista a lasciar Milano, egli riparò dapprima a Mantova : e di quel sog
giorno riportò l' impressione più grata. Ne abbiamo la prova nel fatto, che
stabilitosi a Firenze nella primavera del 1 500, Leonardo, malgrado la sua

proverbiale pigrizia , consentiva volonteroso a fare alcuni disegni desiderati


dal marchese Francesco. E qui mi permetto una piccola digressione, che il
nome di Leonardo basta da solo a giustificare. Bisogna sapere che il Mar
chese di Mantova, nominato Capitano generale de' Fiorentini, aveva fatto una
scorsa a Firenze, ed in quella occasione aveva visto una bellissima villa del
ricco mercante Angelo del Tovaglia, suo ordinario corrispondente in quella
Nel luglio del I 500 ripensando alla villa del Tovaglia,

gli
città. venne idea

l'
di

farne fare una simile nel mantovano, chiese perciò

al
proprietario
n

e
Ma-
gli

casa sua n. Francesco


in

che mandasse cum mensure


le

la
dessigno
n

Firenze, era

di
latesta, un mese dopo

in
allora agente marchionale grado
a

Marchese un disegno della villa del Tovaglia, buttato tam-


al

spedire giù

a
burro battente dal Vinci.

alla ilI."- V. chasa de Agnolo Tovaglia facto per


S.

Mando disegno de
el

la

man propria de Leonardo Vinci qual se rechomanda come servitore suo a quella
el

et similmente de Madona. Domno Agnolo dice che'l vorà poi venire


la

a S.ria
V.

S.
Mantua potere dar judicio qual sera stato migliore architetto o o

la
per
a

lui benchè'l sia certo de dover essere superato da quella, chè facile est inventis
si
;

addere, V. El Leo
S.

perchè prudentia de non da equiparare lui.


la

la

p.to
si

nardo dice che fare una chosa perfecta bisogneria poter transportare questo sito
a

V. che poi quella haria


S.

che qui dove vol fabrichare contenteza sua.


la

la
è

Non ho facto far colorito disegno ne fatoli metere ornamenti de verdura,

di
el

li

hedera, lauro come sono qui per non parerme molto de


di

di

di

busso, cupressi nè
V. vorà,
S.

bisogno pur se p.to Leonardo se offerisse farlo assi de pictura


la

il

a
;

modello come vorà p.u S. V.


di

che
la

(11 agosto).

Le
gli

cui Marchese
in

gravi difficoltà politiche era impigliato non


il

del Vinci ma della villa del To


di

subito accettare
le

permisero profferte
;

del 1501,
lo

torna parlare nei documenti mantovani stesso


si

vaglia quando
a

Leo
di

Malatesta mandava preziosi ragguagli sull'autore quell'edificio, che


di

nardo non aveva sdegnato esemplare. aprile 1501 Malatesta an


Il
2

il

nunziava Marchese
al

ho facta opera con D. Agnolo Tovaglia


Io
"

de far fare modelo de


el

la

chasa
V. Ma Agnolo
S.

sua per mandarlo ha proposto uno partito qual


la

esso me
el
a

saria molto più V.


S.

proposito.... che p.u M.ro che fece pro


la
al

havesse
el

la

pria chasa sua, qual uno Lorenzo da Monte Aguto, qual ultra casa
el

el

la
è

del p.1° D. Agnolo fece de molte fabriche M.°° Lorenzo de Medici,


al

q. et te
è

nuto questo tal m.ro homo inzegnoso et molto sufficiente circha tal exercitio del fa-
bricare.... M.ro Lorenzo contento de venire servir quella et questo modo
la
è

V.
S.

haveria modello et insieme u.


el

m.ro
el

Se Marchese non desidera avere l'artista, farà fare


di

modello „.
"
si
il

il
200 APPENDICI

Se mal non m'appongo questi progetti di una nuova villa da aggiungere


alle di Marmirolo e di Gonzaga, si concretarono nel 1 508
altre magnifiche
con la fabbrica di Poggioreale — la Andina celebrata in un poemetto di
Battista Fiera.
Ma è tempo di ritornare a Leonardo, che nel marzo del 1 500 mostrava in
Venezia al suo vecchio amico Lorenzo da Pavia il ritratto di Isabella, che
aveva abbozzato a Mantova nella sua ultima gita, n E l'è a Venecia (s'affrettava
il 13 marzo a scrivere il Gusnasco alla sua idolatrata padrona) e l'è a Vene
cia (1) Lionardo Vinci, el quale m'à mostrato uno retrato de la S. V. che
è molto naturale a quela. Sta tanto bene fato, non è possibile melio n.

Del ritratto d' Isabella Leonardo fece due schizzi : l' uno ritenne con sè

ed è quello mostrato al Gusnasco, l'altro lasciò alla Marchesa, che purtroppo


dovè presto privarsene, poichè suo marito credette bene di donarlo via, ond'è
che Isabella nel marzo 1 50 1, col mezzo del celebre predicatore fra Pietro
da Nuvolara, faceva pregare il Vinci a mandarle n un altro schizzo del re
trato nostro n. Benchè Leonardo, quando la ritrasse n di carbone n le avesse
promesso di farla n una volta di colore n, pure Isabella non insistette in questo
suo desiderio, e supplicava l'artista di n convertire el ritratto nostro in un'altra
figura n di un Cristo disputante co' dottori. Ma le più umili e calde insi
stenze, fatte per lettera o col mezzo de' corrispondenti fiorentini, non valsero
ad ottenere da Leonardo ne il ritratto a colori nè il " Cristo giovinetto h ; e
i documenti mantovani non lasciano dubbio sulla poca cavalleria mostrata
dal Vinci per la sorella di Beatrice d' Este. Ad ogni modo risulta chiaramente
che Leonardo eseguì due (e fors' anche tre) schizzi del ritratto di Isabella;
e l' Yriarte credè di scoprire in un cartone del Louvre (della collezione Val-

lardi) e in un disegno della Galleria degli Uffizi questi abbozzi preziosi del
l'effigie della Gonzaga.
Anche in cose d'arte bisogna procedere n dal noto all' ignoto a , e perciò
intendo prima passare in rassegna tutto il materiale archivistico e iconografico,
e solo alla fine di queste ricerche mi riserbo di esaminare se la identifica
zione del ritratto Leonardesco, tentata dall' Yriarte, sia veramente accettabile
senza un'ombra di dubbio. Qui non posso trattenermi dal dire che se real
mente la n scoperta n dell' Yriarte dovesse esser suffragata da giudici compe
tenti, sarebbe questo un bellissimo caso, poichè a farlo apposta
gli

argomenti
in

portati campo dal critico francese sono meno serii concludenti che
e

,
i

possano Egli infatti non tanto basato sul confronto con


si

immaginare.
la si

Giancristoforo Romano — —
di

lo

medaglia che lasciava esitante, quanto


su certa figura del quadro del Costa, pure Louvre, che voluto bat
si
al

tezzare col titolo La Cour d'Isabelle d'Elste.

"
(I) Non comprendocome Richtor. oc. cit., p. 160, faccia incontrareltabella Leonardo apparentlyen Ve-
e
il

"II, equivocando
mila chiariiaimaletteradel Gusnascoalla Marcheu.
RITRATTI D'ISABELLA d'eSTE 201

Nous serons inoins timides, et nous jetterons plus de lumière sur l'identité du
modèle qui a servi pour ce dessin piqué, en mettant en regard la jolie tète penchée
d'une figure de premier pian du tableau que Lorenzo Costa a peint, vers 1504,

pour Isabelle d'Este (sur un sujet donne par elle, sur des dimensions qu'elle a fixées)
afin de faire pendant à deux Mantegna, à un Perugin et à un Giovanni Bellini,
dans son nid d'élection, son Paradiso.
Le tableau figure aujourd'hui au Louvre dans la galerie italienne, sous le N. 175,

et il a pour titre La Cour d'Isabelle d'aste. Dans ce Studio, d'où elle adressa tant
de lettres aux artistes de toute l'Italie, la marquise avait fait encastrer le tableau de
Costa entre deux beaux candelabri sculptés, et, sur la boiserie en intarsiatura for-
cadre, on encore, au-dessus de place qu'occupait l'oeuvre, nom
lit

le
mant le

la

:
Isabelle d'aste, comine pour indiquer aux spectateurs que l'artiste avait peint dans
portrait de marquise de Mantoue. plus qu comparer
la

ce tableau ne resterà
le

a
Il
de Léonard au portrait de Costa, et lecteur conclura.

le
dessin
le

Orbene vedremo fra breve che quel quadro del Costa non ha nulla

d' 1
:

Este
d'

fare con corte Isabella 2." che data pure che


la

ipotesi

il
l'
a

,
;

d'

Costa avesse voluto corte Isabella, cui ha


la

la
rappresentare figura, su

occhi Yriarte, perciò


gli

posato una figura secondaria, accessoria non


l'

e
è

quella della Marchesa, sulla quale doveva, per necessità, concentrarsi at

l
tenzione dello spettatore.

VI.

Ferrara Alfonso
di

Nel con gran sfarzo nozze


le

502 celebrarono
si

a
1

Este con Lucrezia Borgia Isabella che aveva visto non senza
d'

ramma
e
:

rico sua casa con quell' unione, da necessità politiche,


la

infangarsi imposta
più che era distanza mal accetta
la

teneva possibile rispettosa cognata.


a

Mantova,
di

Marchesa
di

Costei però cercava modo


in

la

ingraziarsi ogni
e
di

lei non era stato spontaneamente offerto, ricorse


al

un ritratto
le

poichè
inviare un artista Mantova.
di

l'espediente
a

Essendo venuto da Roma Zo. Jacomo sculptore exhibitore questa et portato


di

alcuni boni retrati et fatone anche qui certi altri perfectione ho conosciuto
in

seco
sua et desiderando grandemente havere de V. Ex. prego
io
la

sufficentia effigie
la

quella quando nolli sia incomodo voglia essere contenta lassarsi ritrare dal dieto che
me ne farà singolarissima gratia.

Così Borgia scriveva ad Isabella 14 maggio 1502. Chi fosse questo


la

il

di

Gian Giacomo non saprei dire: certo, un poco buono, perchè un anno

dopo da quella commendatizia ad Isabella, Lucrezia doveva eccitare Mar


il

Mantova Zo. Jacomo


di

chese far imprigionare sculptore et aurifice


"

n
a

che era scappato da Ferrara, portandole via un rubino un diamante


il
e
e

;
202 APPENDICI

Marchese le rispondeva (19 luglio 1503) che non era facile agguantare
quell'artista randagio, di ndomicilio instabile n.
Fra le dame che avevano accompagnato a Ferrara Isabella per le nozze
della Borgia, la più entusiasta della nostra eroina era la Marchesa di Co
ttone, che le assegnava il vanto della bellezza e della grazia non solo sulla
sposa ma su quante altre gentildonne erano intervenute alle feste. Tutte erano
n uno niente a a paragone d' Isabella, scriveva la Marchesa di Cotrone allo
Francesco Gonzaga. Restituitasi nelle provincie napoletane,
sposo felice, la
Marchesa di Cotrone serbava il più affettuoso ricordo d' Isabella d' Este, e
nell'agosto 1 506 le spediva un sonetto composto dal Cariteo sopra un tema
veramente bizzarro. La Marchesa di Cotrone aveva cioè n essendo in Mes

sina, da un maestro de scultura molto excelIente n fatto ritrarre in marmo


Isabella, guidando l'artista in parte n cum una medaglia di piombo n che ella
possedeva di Giancristoforo Romano) e
(la medaglia in parte colle sue indi
cazioni della Gonzaga. Questo tour de force provava (come
sulle fattezze
scrive Tolomeo Spagnoli) che doveva tenerla n ben improntata nel core chi
lontana tante miglia da lei la sapeva ritrarre tanto perfettamente n. Ad Isa
bella il busto inviatole , d' un Gagini o d' altro artista valente messinese,
piacque moltissimo e si affrettò a donarlo via; ma la Marchesa di Cotrone
l'aveva mandato per semplice ispezione e richiese che le fosse restituito. Da
ciò la necessità per Isabella di rivolgersi a Giancristoforo perchè eseguisse
un altro suo busto. Al suo agente romano ordinava il 12 marzo 1 506 :

Fareti dire (alla M.M di Cotrone) che scrivemo a Zo. Cristoforo sculptore
gli

che'l facci uno ritratto effigie nostra perchè non sapendo che
in

marmo de
la

indrieto quello ce haveva mandato lei persona che ce


lo

volesse donassimo
la

lo
a

rechiese et ne parerla villania repeterlo.


a

Giancristoforo che allora dimorava Roma ingiungeva


E

direttamente
in
a

si. dell'Arte,
di

con lettera pari data (Arch.


I,

151).

Desiderando S.M Marchesa de Cotrone de havere una testa de marmo de


la

effigie nostra, haveremo charo che ne vogliati fare una de mità de gran-
la

la

la
fu

deza o circa che quella de Alexandro da Baese et darla da parte nostra alla
dieta Marchesa, che noi ve remetteremo denari che ne scrivereti apreciarla....
li

dei Gonzaga
in

Floramonte Brognolo, che era agente romano quel


V

tempo, rispondeva novembre


1'
1
1

La de Gio. Cristoforo sculptore per ritratto che scrive V. Ex.


lo

lettera se con-
li
in

man propria, licet non bisogni perchè S.ra Marchesa non vole altro ritratto
la

signerà
per essere quella habij retenuto suo et factone volunta de V.
S.

contenta che
el

la

Probabilmente dunque Giancristoforo non


d'

fece altro busto Isabella


:

unico perciò che abbia ricercare sarebbe quello che Marchesa aveva
si

la
1

a
I RITRATTI D'ISABELLA d'esTE 203

donato al suo scalco Alessandro da Baese — busto che risaliva a parecchi

anni prima del 1506, forse al 1498-99, al periodo


della maggiore attività
di Cianci istoforo a Mantova. Doveva anche essere un busto di più che me
diocri proporzioni , poiché la Marchesa ordinava che per la Marchesa di
Cotrone si facesse di metà grandezza di quello regalato al Baese,
Tre ad ogni modo — secondo i documenti mantovani del 1 502-06 —
sono i busti di Isabella da ricercare : quello di Giancristoforo, l'altro di Gio.
Giacomo scultore ed orefice lodato dalla Borgia, e il terzo di un maestro
qualificato per n molto excellente n dalla Marchesa di Cotrone. A questi si

aggiunga un quarto ritratto eseguito nel 1 506 per donarlo Margherita Can-
a

telma , l' amica del cuore di Isabella. Fu Mario Equicola che lo portò a
Ferrara alla Cantelma, la quale il 15 settembre diceva di averlo accolto
con * omni veneratione i.
Che fine avranno E sperabile che sia stata più lieta di quella
fatto?
toccata abella immagine di Isabella
una che esisteva come ex-foto nella
Annunziata di Firenze. In quella chiesa, dove i Gonzaga possedevano una
splendida cappella disegnata dall'Alberti, anche il marchese Francesco aveva
fatto collocar la sua effigie; e la Marchesa di Cotrone visitando Firenze
nel 1 502 scriveva il 30 maggio al Gonzaga :

Mi son stata a la Nunciata et visto la cappella de V. S. con le arme in modo che


agio adorato più quelle arme che li Santi che gi erano pinti. Dapo'ho visto V. S.
de argento tanto gintil, in modo che nocte et di non penso ad altri che a la S. V.

Non men bella era l' immagine lasciatavi da sua moglie, e di cui un
oscuro artista fiorentino con lettera del 25 dicembre I 507 reclamava il prezzo:

Fa ora circa anni due che la S. V. venne qui a Firenze alla Anunziata e che
mi facesti fare una inmagine a vostra similitudine che è delle belle magine che vi
sieno e fecila porre nel più bello luoco che sia in quella chiesa che ne feci quistione
co' frati che non ve la volevono porre in quello luoco, ora la ve si pose ed èvi et
è più bella che mai, come caschuno vostro mantovano che sia venuto in questa
terra può fare fede. La S. V. sa che quando me la facesti fare che io ne volevo
duc. 25 d'oro, che se russi stato un altro n'arebe voluto duc. 50.
gli

(Ha ancora da avere 10 ducati e prega mandino). Si firma


si

Filippo Benintendi di Benintendi


fa

immagine (1).
le

Un incendio quello de' Marchesi Mantova,


di

distrusse, con tutti


ri
i

nobili fiorentini
di

la

tratti ed ex-voto Principi Papi ecc. onde chiesa


,

dell'Annunziata andava superba.

(I) Su cottili cfr. VASARI, ed. Sansoni.III. 375 MAZZONI. boli iella SS. Annunziata nella Tiivlsta
e

fiorentina del giugno1906.


204 APPENDICI

VII.

Ma veniamo finalmente al ritratto del Costa. Da' documenti mantovani


risulta che dovette essere uno de' meglio riusciti d' Isabella, e si deve solo
a un errore del Bertolotti se questa notizia non fu sinora rettamente apprez
zata. Quell' abborracciatore di zibaldoni indigesti possedeva, a rovescio di
Mida (col orecchi),

gli

di
quale aveva comuni

in
virtù convertire

la
ganga
tutto l'oro che incontrava nelle sue esplorazioni archivistiche. Un bel docu
mento, un fatto prezioso cambiavano subito, sotto mano del Bertolotti,

la
si
Così del Costa
in

uno sproposito. che un ritratto isabellesco cambiò sesso

è
diventò.... un ritratto Copialettere Lib. 201 reca questo
di
suo marito.

Il
e

biglietto Calandra
al

Zo. Jacomo.... Perchè vorressimo far mettere ne ultimo quadro che ha fatto

ni
l'
Costa del retracto nostro un bel distico laude sua, haveremo charo ne fac
il

a
ciati qualcuno et mandarcelo.
Capriane XXVIII Junij 1508.

Bertolotti (Artisti in relazione coi Qonzaga, p. 27) credette che


Il

il
Copialettere fosse del Marchese senza curarsi d'altro riferì lui prezioso

il
e

a
dipinto Venturi Kenner, non avendo modo

di
controllare errore,
il

il

l'
e
:

accettarono per buona moneta l'affermazione bertolottiana. Ma Copialettere

il
Lib. Isabella Este,
d'

201 invece
d'

solo una svista de' vecchi archivisti


è

spostò collocandolo quelli del Francesco,


lo

tra marchese mentre sul fronte


Litterarum ilI.™" D."* Mar-
di

spizio legge a lettere scatola Registrum


si

chionissae anche senza titolo esterno, tutto contenuto del Copia


il
n

il
e
;

lettere emana da Isabella, niente affatto da suo marito. Ogni dubbio viene
e
di

poi rimosso dal fatto che quel ritratto, per cui chiedeva un distico del
si

Calandra, 508, tutte dirette alla Marchesa.


in

parla moltissime lettere del


si

Ella
di

d'

faceva allora arredare con ogni sorta oggetti arte suo apparta
il

mento vicino alla sala degli sposi del Mantegna:


castello,
in

poichè nel
e

l'estate trovava Cavriana, una corrispondenza


si

villeggiare quasi gior


a

naliera da Mantova teneva informata sul progresso dei lavori, ed ella dava
la

sua volta istruzioni suggerimenti. luglio scrive diceti Polo


Il
a

in e

mag.1°
1
5

a
:
gli

che manderemo breve littere da mettere


le

del retratto no
al

quatto
di

stro n. Queste lettere andavano quadro n, come s'apprende da


al

sopra
h

un biglietto del soprastante lavori, Federico Cattaneo — quale riferiva


ai

il

26 agosto che, Duca Urbino


d'

essendo venuto visitare sua pro


la
il

il

messa, Eleonora Gonzaga, marchese Francesco s'era affrettato mostrargli


il

a
d'

Andeteno tutti
di

ritratto Isabella. sedere et resonono molte cose,


«
in il

Lo ilI.
S.

specie de picture. me ciamò, me mandete tore re-


lo

qual
a

V.
S.

trato de De pocho
lo

inanti ge haveva fato ponere


io

telaro suo.
1 RITRATTI D'ISABELLA D'ESTE 205

Subito lo portai, dove che piacque ad ogniuno n, Nel novembre dello stesso
anno Isabella era a Ferrara, e le sue lodi entusiastiche del ritratto del Costa
Estensi vederlo:

gli
mandò espressamente un cavallaro

si
invogliarono

a
a
Mantova per portarlo Ferrara.

di
Dove dipinto, che era fregiato o
sarà andato un distico
questo del
Calandra o — come appar più probabile — una iscrizione ad hoc lit-

di

(n
tere n)? Mi par già sentire qualche di per francese esclamare: bacco, non
c'è dubbio — Cour d'Isabelle d'Elste che noi abbiamo Louvre.
la

al
è

Prescindendo dal fatto che


di Isabella non avrebbe mai designato quel
improprio retrato nostro, incontestabile che

la
quadro col titolo qualifi

è
cazione appioppatagli da' francesi non che un' assai tardiva appiccicatura.

è
L'inventario del 1542, redatto tre anni morte d'Isabella dal notaio

di la
dopo
Stivini, mano dal già mes. Lorenzo
di
lo

descrive così un quadro pittura


n
:

Costa pittore con diverse figure dentro, che dal lato della finestra, con
è

e
verdure dentro et una incoronatione . Quell' inventario relativamente assai
n

è
Isabella

in
preciso, se quadro avesse davvero rappresentato mezzo alla
il
e

sua corte, buon tabellione avrebbe scritto tout court, senza tante indicazioni
il

Madama
di

di
b.
generiche come ha fatto: un quadro pittura con m. et
n

sua corte n. Tutti


lo

dipinti che ornavano studio

la
appresso grotta
di la

h
i

Richelieu,
di

Isabella, cascarono nelle mani come ha mostrato Bonaffé

il
e

nelle sue Recherches sur les Collections de Richelieu (p. 39) quadro del il
1

dell'Archivio del Louvre, redatto sulla fine del


in

Costa era, un inventario


secolo scorso, descritto così L'amour heureux. Dans une ile delicieuse on
n
:

Venus couronnant une jeune des poetes chantent


la

voit princesse sur lyre


:

et sur devant des Vertus et autres figures Ce


le

son bonheur allégoriques.


sur toile L. Costa Anche storia esterna del
la

tableau peint est signé n.

pretesa Cour de Isabelle d'Este


fu

dunque che una sco


la
ci

quadro prova
n
di

che aveva un esame meno


le

perta serotina gente traveggole, perchè


n

colpo d'occhio che


di

disattento della scena rappresentata mostra tratta


si
a

un trionfo n, d'un dipinto prettamente allegorico. Le due donne assise sul


n

l'erba,
in

ninfa
la

la
al

primo piano, simboleggiano pastorizia l'agricoltura


e

piedi con un turcasso caccia — via via, altre figure son destinate
la
è

chi musica, chi chi commercio, tutte arti


le
la
la

rappresentare poesia,
il

insomma della pace mentre sinistra come contrasto abbozzata con


è
a

a
,

,
in di

fusamente una scena guerresca, lontano vede una nave ancorata nel
si
e

Non tutto mi riesce chiaro simbolico, ma mi par


di

porto. questo quadro


critico
d'

sentire che un dotto arte, come Gruyer dal


al

sognare (citato
il

Miintz, L'Age d'or, p. 614) abbia sinistra, che preme


in

quel guerriero
a
di

un'asta terra, come per dire cessi qui ogni rumore guerra n, ravvisato
n
a

B. Castiglione Non fermiamoci


di

ritratto genuino fortuite somiglianze,


il

a
!

B. Castiglione
in

domandiamo piuttosto come potesse entrarci quel quadro,


e

proprio lui — l'elegante cavaliere, tutto dato alle lettere ne


ai

perchè
e
e
206 APPENDICI

gozi politici — dovesse essere camuffato da guerriero. Il quadro del Costa


fu fatto nel 1 504-06, e proprio allora il Castiglione era in piena disgrazia
della corte di Mantova, tantochè quando nel dicembre 1 505 Baldassarre do

gli
veva recarsi a Mantova, come ambasciatore del Duca di Urbino, fatto

fu
capire che non senza pericolo avrebbe calcato territorio de' Gonzaga. Sta

il
bene che Isabella cortese ed equanime non divideva furie del

le
sempre

in
marito contro buon Baldassarre; ma ella cosa

le
rispettava troppo ogni

il
dello sposo,

di
suscettività non sarebbe mai permessa ordinare Costa

al
si
e
che dipingesse proprio allora Castiglione come uno degli ornamenti della

il
sua corte.... da cui era bandito!
Non bisogna dimenticare che quadro del Costa appartiene quel

il

a
di

ciclo cui Isabella

di

di
allegoriche,

la
rappresentazioni

si
piacque fregiar
sua grotta. Esso difatti — ce inventario del 542 — faceva pen

lo
prova

l'

1
dant Parnaso alla Virtù che scaccia vizij del Mantegna

al
al

Trionfo

li
e

e
della castità del Perugino: tutti quadri, de' quali Isabella, con minuzia per
fino fastidiosa inceppante ispirazione degli artisti, aveva dato soggetto,
l'

il
e

nell'Archivio Firenze

di
misure. Braghirolli ritrovò
le
la

disposizione
Il

il
e

contratto notarile stipulato col Perugino, cui Isabella aveva tracciato tutti

in
a
del non ha dubbio che
la

ordinatogli

v'
particolari composizione quadro

e
:
i

altrettanto fatto pel Costa nel 504 del pro-


fu

quando per interposizione


1

contribuire
di

tonotario Bentivoglio accettò con un suo dipinto allo stu

n
diolo della Marchesa.
n

Eccone una lettera Bentivoglio


in

del
la

prova palmare

:
Ill.™ et Ex.™ D.°" mi sing. Ho ozi ricevuto una de V. Ex. per suo messo

il
cum del quadro vole et cum instructione secondo se ha gover
lo

la

la

desegno

a
gli

nare pictore; subito mandai per quello et monstrai tutto, piacque grande
li

il
il

fantasia de V. Ex. et me disse volere lavorare suo modo non preferendo


al

mente
in la

quella ma megliorare, et me rendo certissimo


di

perhó omni cosa fantasia


la

sa
V. Ex. per lavorarli cuore. Parlando
di

tisfarà benìssimo poi del facto del lume


a

pareva facto contrario de mi mostrò


lo

dissi, che mi desegno essere lume


al
il
a
li

V. E. ove havea Messer Andrea (Mantegna)


di

stare quadro, et che quadro


lo
a

il

havere overo essere invernigato, dil che maravigliò essendo


in

mi parea lustro,
si
il

tela. Gli necessario che V. Ex. me dia aviso, se opera de Messer Andrea
l'
è

lustro et che lustro, overamente se l'è invernigata o non, et mi mandi grandeza


la

precise aciochè pictore sapendo fare l'opera sua con


lo

de tutto
el

possa
le

figure

forme al quadro ove ha a star vicino che se convengano in tuio. Intese queste
cose se preparerano tutte altre necessarie, et pictore comenciarà lavorare, et
le

il

sito buon solicitatore come ho promesso alla E. V., che bene et presto
la

sia
io
li

compiaciuta e non tirata longo modo de quelli altri soi pictori, che tanto de
al

al

sidero sia satisfacta, che l'è impossibile l'opera non sortisca desiderato effecto,
la

il

et me persuado poterà stare parangone degli altri soi como desidera. Quando
al

il
gli

quadro principiato termini che a mi para succedi ad vota, ne darò


in

sarà et
adviso per sua consolatone, non per racordarli precio, nè danari, perchè non se
il
I RITRATTI D'ISABELLA D'ESTE 207

ha a parlare de denari, vorò che V. Ex. se degni acceptarlo in dono per amor mio
si como li promisse, stiane pur di bona voglia che presto et bene li sera mandato,

non manchando io de l' ufficio di buon factore in tutto quello sera bisogno, et se

in altro la posso gratificare la prego se degni comandarme come ad suo buono ser
vitore et me li raccomando et bene valeat.
Bononie, primo decembris MDIIII.
Da V. Ex. in contracambio dil quadro, li dono, non voglio cosa alcuna, se
non che se degni per amore mio havere per ricomandata la Violante, quale mai
m'è uscita, nè può uscire di mente, in modo serò sforzato venire a stare cum V.
Ex. diexe giorni in questo carnevale. Allei di nuovo quanto più so et posso me

raccomando.
E. V. Serv. et affinis
Ant. Gal. Bentivolus manu propria.

Che il quadro fosse del Costa lo sappiamo con certezza da una lettera
di Girolamo Casio, già pubblicata dal Venturi , del 17 agosto 1 505 : n iI
R.mo Protonotario — egli scrive — ersera me impose facesse intendere ad
V. E. come l'opera che faceva il Costa era molto inanti et che omnino sera
finita prima che a Natale proximo et per il juditio mio V. Ex. ne restarà
satisfatissima n. A sua volta per tranquillare l' impaziente Marchesa il Benti-
voglio l' avvertiva (24 aprile) che il pittore aveva tanto tardato perchè n sì

gravato de la infermità che più volte era stato al puncto de la morte n. E


di nuovo l'8 gennaio 1 506 : n Dil suo quadro non li dirò altro ; se lo ill.m° S.
mio padre non havesse messo in opera in la sua nova cappella il pictore (la
cappella Bentivoglio Bologna) hora sarìa quasi
a finito. Non mancherò di
diligentia et solicitudine che il se finissa n.
Isabella e la sua corte, il Castiglione guerriero ed altre simili scoperte
fatte dalla critica francese nel dipinto del Costa appartengono dunque al
regno delle favole. Che se si domandasse : chi è mai la figura centrale del
quadro, la donna incoronata? noi pur non sapendo dare una spiegazione
precisa diremmo a ogni modo che non può essere personaggio reale, storico,
perchè non ha individualità propria, come non l' hanno le altre figure mu
liebri del quadro, che su per giù si rassomigliano tutte. Che bisogno avrebbe
avuto Isabella — così refrattaria a posare di farsi ancora ritrarre dal Costa
nel 1 508, se già l'artista l'avesse raffigurata in una sedicente apoteosi?
E invero se un ritratto d' Isabella dovesse cercarsi nel quadro del Lou
vre, questo non potrebbe essere che nella figura della donna incoronata : e

io non so spiegarmi per quale allucinazione l' Yriarte (1) s' incaponisse a veder

la Marchesa di Mantova nella donzella che ha in grembo l'agnello! n Dans un


— egli —
II,

paysage arcadien scrive (Gazette des Beaux-Arts , 1895, 128)

(1) Mi consenta ricordareche v. Fabriczyaccettando mie conclusioninellacitatarecensione


dichiarava:
di

le
si

il

"
Luzio hat leichtesSpie1 un die unnereimteAnnahmeYriarte's.... auf Null zu reduciren chiamavaquelladel
e
;

"
criticofrancese hochstphantashacheArgumentation".
206 APPENDICI

figure l'héroine assise sur l'herbe, les cheveux sur Ics épaules (comme dans
le dessin de Léonard), avec une resille et un collier!... i È questo un caso
veramente unico di una Principessa , di intelligenza sovrana , che facendo
glorificar la sua corte dal pennello di un artista di grido, si acconcia lei ad
una parte secondaria, e assiste indifferente, con un agnello tra le ginocchia,
a una incoronazione solenne di non si sa che incognita Dama.... No, no; è

troppo marchiana, e questa Isabella mannequin può tener compagnia al Ca


stiglione condannato a far la comparsa di guerriero. No, il ritratto isabellesco
del Costa doveva essere tutt'altra cosa da quella sbiadita figura centrale della
tela del Louvre ; non avrebbe altrimenti destata tanta ammirazione nella
Marchesa così refrattaria ad elogi da ritenerlo degno di un distico lau
datorio.

Questo ritratto non potrebbe per avventura identificarsi col n. 295 della
collezione Hampton Court, designato semplicemente Portrait Lady
cl'

of
ri

n
a
ascritto Perugino poi Costa? (1). La congettura sorrise

al

di al
prima
al

già
e

Berenson, ma Law obbiettò che non reca ne emblemi

la
gentildonna
il

Obbiezione

di
sovranità, né ornamenti o gioielli. scarso valore, perché em
di

blemi sovranità straordinari ornamenti mancano anche ritrattino d'Isa

al
e

bella, collezione d'Ambras da un

fu
che per
la

(come vedremo) esemplato


di

originale esistente alla corte Mantova. Invece quel ritrattino presenta gran
col 'Portrait of a Lady
d'
dissime somiglianze Hampton Court nel quale

;
per mia parte non esiterei riconoscere Isabella del Costa; mentre nel
a

l'

proprio
in

che mi piace che sia da


le

cagnolino posa grembo immaginare


ravvisare favorita sua Aura.... famosa cuccia i, cui morte
la

la

la
vergine su
n

crudele, incontrata per sfuggire agli amplessi un indiscreto adoratore, pian


d'

sero gara tutti poetucoli aulici del tempo (2).


a

Che ritratto del Costa trovasse ad Hampton Court anche prima


si
il

della vendita del 1627 provato da documenti del 1514. Un ambasciatore


è

Mantova corti
di
fu

recò allora tra due scambio splendidi


le

vi
si

inglese
a

doni, ritratto della Marchesa venne precisamente allora offerto


costiano
il
e

ad Enrico VIIl (3). Non voleva invero che un'occasione così


ci
in

omaggio
Marchese arte prediletta da
d'
di

solenne per indurre privarsi un'opera


il

lui dalla sua incontentabile consorte


e

Isabella del Costa era così riuscito che Francesco Gonzaga,


d'

ritratto
Il

caduto prigione de' Veneziani nel 509, aveva voluto averne una copia
e
1

nelle curiosissime lettere scritte allora Tolomeo Spagnoli per raccoman-


a

(1) LAW, The Rovai Calieri al H. C. pp. 106, 309. Richte non se ne punto accottol
Il

(2) LUZIO-REN1ER, La coltura a" Uhella tf"Estc, pp. 44-47.


(3) B. Capilupo. segretariodella Marchesa, lontana da Mantova allorapel suo viaggio Roma, scriveva
la di

le

il

"
24 novembre: questanocte march.Francesco)mandò tore suo retractoqual era ne camerade arme et
le
(il

il

quellode V. S. che era nel camerinoet manda p.to Re. Credo che andando cosi alto loco non sranceràa V.
". in
al
li

S. chel ne habbicompiaciutoquestoambassadore (de Inghilterra)qual ha richiesti


li
Bm

EH
"4^
^
L i/H ^J
WJi ■L
-
M

TÉ»
\. ^^^^BIQH"

La Madonna dipinta da Raffaello per Isabella d'Este


(Collezione Roussel, Nanterre).

14
Il tri

di

Cesai

de

Man:-.

(CU«
dH -

Coati

Primo quadro : Le INSEGNE


1 RITRATTI D'ISABELLA D'ESTE 209

dargli sopratutto sua moglie.... e i suoi cavalli (1), non dimentica di parlare
del Costa con grande affetto. Prosciolto dalla prigionia nel 1510 per l'in

ll,
di Giulio marchese Francesco lasciava Venezia:

in
terposizione casa

il

e
Jeronimo Marcello Tomaso rimanevano due ritratti da

S.
del gentiluomo

a
servigio. L'Anonimo

in

di
tigli dal Gonzaga riconoscente premio qualche
Morelliano, sotto data del 525, la
registra così

li
1

:
El retrato de Madama Marchesana de Mantoa e de Madonna sua nola, furono
de man de Lorenzo Costa, mandati Venezia signor Francesco, allora che l'era

al
a
preson torresella.
in

La
d'
mia identificazione del quadro Hampton Court giova (parmi) anche
ad accertare fosse quella Sacra famiglia del Costa, cui l'artista, su-

in
qual
pergiù tra 508 1510, aveva raccolto ritratti principali della famiglia
il

il
1

i
In

de' suoi principi mecenati. mezzo alle ambascie prigionia del ma

la
per
rito, dovette Isabella nel 1510 cedere per propiziarsi

la
quel quadro Regina
Francia: Mar
di

nel riceverlo, con


la

effusione

la
quale ringraziava grande
Mantova, esclamando Jacopo d'Atri,
di

chesa rivolta all'ambasciatore piacerle


tanto più quel bel quadro, perché assomigliava volto della Madonna al
il
n

vostro et quello de N. S. vostro et quello de San Josep allo


al

primogenito
S. vostro
la

in
consorte perchè haveva barba, dove p.1» M.1» fece quello
la

instante domandare che età posseva havere S.r Federico, et dicendoli de


il

circa X anni essa subiunxe che doveva essere facta quando bello
la

figura
il
in

figlio era quella più tenera età (2).


n

Ora nel Museo del Costa,


di

Lione v'è precisamente una Sacra famiglia


da Isabella
di
che può esser additata come quadro donato alla Regina
il

Francia. Si guardi barbuta del San Giuseppe vedrà che arieggia


la

si

figura
e

delle medaglie Francesco Gonzaga


di

abbastanza ispido volto mentre


la
l'

Madonna Isabella
di

ha indubbiamente marcati tratti somiglianza con


l'
e

della collezione Ambras Portrait


d'

Hampton Court.
of

col Lady
n
e

VIIl.

Costa
fu

ritratto del fatto d'après nature forse volta


la

per prima
Il

sua vita Isabella adattò Ma venne tanto


in in

posare.
le

pazientemente
si

n
a
di

di

fastidio star ferme et immote che dichiarava non vo


la

patientia
n

Lu
le di

lerne più sapere questo supplizio quando perciò tre anni dopo
e
:

d'

crezia Bentivoglio fece balenare idea un nuovo ritratto da commettere


l'
a"

(1) LUZIO. La Reggenza di Isabella Ette, p. 21.


a"

(2) La "Reggenza liabella. p. 34.

M
210 APPENDICI

al Francia, Isabella ricusò assolutamente di far venire l' artista a Mantova.


AH' insofferenza del suo temperamento si aggiungeva però anche un delicato
n La S. V. pensi
— scriveva alla Bentivoglio — che non sapres-
riguardo.
simo mai usare tanto temperamento in racogliere esso Franza che non offen
dessimo il Costa, et difficilmente ni Io conservaressimo amico n.

Il Costa stabilitosi a Mantova sulla fine del 1506 aveva preso officiai -

mente il posto di pittore di corte, in luogo dell'estinto Mantegna: e la be


nevolenza per lui de' Gonzaga giungeva sino a rispettare le sue più ombrose
suscettività. Non vogliamo del resto rimproverarnelo, perchè a questa sua

gelosia per il Francia dobbiamo la fortuna di molte e importanti lettere che


Lucrezia Bentivoglio, ferma nell' idea di far ritrarre Isabella dal pittore-
orefice bolognese, scrisse allora all' illustre sua amica e congiunta. Cediamo
senz' altro la parola ai documenti :

Lo Francia pictore al qual ho dato lo retratto suo mi ha dicto che manderà


il carthono facto de sua mano presto presto ad V. Ex. et quanto porgerà lo ingegno

et la arte sua se adoprerà in fare che reste satisfacta.


13 luglio 1511.

Questo primo documento prova che al Francia fu dato un altro ritratto


d'Isabella da esemplare, salvo a correggerlo con le indicazioni orali di Lu
crezia, che aveva tanto n ben impressa la imagine n della Marchesa, da poter
n emendare dove il maestro mancasse n. Il lavoro, in difetto del vivo modello,
porgeva grandi difficoltà all'artista, che doveva un po' andare a tentoni, pro
vare e riprovare. Infatti Lucrezia scrive il 31 luglio:

Altro non scrivo ad V. Ex. excepto che il suo retracto facto dal Francia in
gli

carthono in questi tumolti non satisfacendo compimento etiam non ha voluto


a

meglior forma. Lo p.to Jo. Francisco Tritapalle


in

ch' monstrarmelo
io

veda,
el

per
gli

parerà simigliar.se: quando


in

havendolo visto ne farà relatione ad quella quanto


per havere animo scolpita viva de V.
in

judicio
lo

portato mio,
la

imagine
al

sera
gli
gli

Ex., credo se non me ingano saprò demostrare ruti suoi veraci lineamenti,
gli

parer mio; ma non che bon animo industria del


di

scriverò dubite
lo

poi
la
gli

pictore vegna scarsa, non lasserà ad che pensare per ben servire.

non dubitare che del


al la

Isabella risponde agosto peritia pictore


il
7

Lucrezia
di

et diligentia faranno naturale nostro


la

assimigliare
il
n

n
n

dipinto del Francia. Lucrezia torna ad annunziare 24 agosto


il

gli

Lo Francia pictore se afflige con tertiana. Ha finito tabula che


la

scrissi
la

proximi (questa lettera precedente pur troppo smarrita). Quando sarà libe

è
a

ritracto de V. Ex. qual già due volte ha buzzato


in

non attenderà ad
lo

rato che

domane ad me manderà per figlio carthono de esso retracto


lo

tabula. Spero suo


gli

non etiam consumato et perfecto a suo modo, poi significarò sopra ciò parer mio.
il
I RITRATTI D'ISABELLA D'ESTE 21 I

E due settimane dopo :

Ill.™ Ex."1» D.n» et soror hon.m»

Gli di proximi andai studiosamente a casa del Francia pictore, per vedere al

suo natural quanto rasimigliava lo relracto de V. Ex. facto di sua mano. Dirò il
vero senza assentatione, non mi pareva havere con essa similitudine alcuna, mostrando
più saturno, più scarna, altro essere, altra effigie che de V. Ex. et in quanto mi
rapresentava la imaginativa natural il fece advertito in tutto quel mi parea mancare,

exhortandolo per l' honor suo et contento mio ad transferirse insin ad Mantoa per
vedere la viva imagine de V. Ex. aciò il suo simigliarne retracto paresse el suo
gli

natural vivente ; ma non puotè persuader tanto che mi promettesse volere fare,

il
con dire era troppo pericoloso mettersi tal parangono più presto de fortuna che

a Ben mi disse che novo

di
da arte voler fare uno natural voleva
in

retracto.

ri
il
formare; et poi mutarlo et rimutarlo secondo judicio mio: et potria essere che

el
V. Ex.

gli
gli

darà magior similitudine ma non vedendo quasi mi dubito non sera


;

gli
gli

tanto simile che se rasimiglie naturalmente. Io non mancherò de diligentia nè


persuadere che vegna ad vedere Mantoa.
in

de sollicitudine
Ex Bononia sept. 1511.
7

Ex. D. V. LUCRETIA ESTENSIS


s. et soror dedit.ma

Ma Isabella non voleva Costa con venuta del


la
poiché disgustare
il

Francia, Lucrezia dovè acconciarsi far proseguire lavoro Bologna;


il

e
a

a
di

26 settembre diceva soddisfatta apprendere che l'esperimento riusciva


si
il

di

meglio quanto avesse previsto.

Volendo — cosi esprime — più ultra quanto


in

sue cose tanto fare et non


le
si

mi scrive V. Ex. non più exhorterò Francia pictore che vegna a Mantoa a des-
il

suo natural retracto per cause ad me allegate; benchè se vero quel


le

signare
è
il

me ha referto preceptore de miei figli], tal exhortationi seriano teme


al

presente
il

rarie, simigliandosi assai bene retracto che ba facto con quel altro V. Ex.
lo

de
gli

Et se questa altra volta che ad me monstrerà inanti che finisca adgionge


il

il
a

gli

altra tanta simiglianza, non sera molto discrepante dal suo natural. non
Io

man
gli

cherò de debita quanto


in

diligentia, et pictore possibil adoprerà


lo

sera
la

il

suo ingegno ecc.

dei figli Lucrezia Guido


di

precettore era forse Postumo od altro


Il

di

cortigiano, che conosceva persona Isabella poteva dar un giudizio com


e

petente sulla somiglianza del ritratto. quale era compiuto alla fine d'ottobre,
Il

Lucrezia ne dava giubilante l'annunzio con questa lettera:


e

gli

Ill. ac Ex.ma D.n» D. et soror hon.m» Lo Francia nostro intra pictori auri-
gli

maximo, intra aurifici pictor nobilissimo heri ad me apportò ntracto de


lo

fice
V. fin totale con cornice deaurata intorno per intendere de
S.

Ill.1»» perducto
al

la

l'opera sua judicio mio. Molto commendai parendomi meritasse laude et com-
S. lo
lo

mendationi. Ma se ad V. Ex.m» non satisfacesse integramente exanunandolo più


212 APPENDICI

accuratamente de parte in parte, non lo imputerà ad me riavendolo visto una volta


sola mentre se facea, benchè alhora me forzai exprimere le fatezze comte de V. Ex.
Ma lo imputerà ad pictore, qua! parendoli al parangono di quel altro che l'opra
lo

gli
socedesse bene intra mani, non ha curato che più veda, havendomi pro

lo
le
messo de portarlo più et più volte inanti che finisse per mutare et rimutare quelle

il
parte ad me paresseno da mutare, benchè invero siano pocche che non satisfacciano
mio et cosi spero V. vederà parangono de

S.
farà ad Ex.™* quando

al
gusto
al

il

In
quel primo non mancho naturai che ma de artificio assai più perfecto.
quello
questa nostra citate tuti queli che conoscono V. Ex. vedendo questo ritratto tutti
El

gli
par vedere viva imagine quella. simile

di
consentienti insieme afErmano che

S. la
gli
judican anchora intimi familiari de Marchese suo consorte, maxime

lo
Ex.mo
Scalona presente apportatore. Unde facio conjectura che resterà ben satisfacta
il

del Francia nostro prima impresa laboriosa, più de fortuna


in

questa assai quasi


che de arte.
Per via de Ferara mi solleciterò quanto più presto a me sarà possibile ambi
la

doi retracti mandar ad V. Ex. alla qual de continuo me raccomando insieme con
li

figlie mie, anzi sue, havendole maritate suo modo con grandissima satisfactione
le

a
de noi tutti.
Ex Bononia die 25 octobris 1511. Ex."» D.1* V.
LUCRET1A ESTENSIS DE BeNTIVOLIS
* Serva et soror deditissima.

Lo Francia Marchesa

di
stesso giorno scriveva direttamente alla
il

Mantova
:

Mandemo V.
S. la S.
di

Illustrissima Madonna. ritratto quale habiam facto


il

quella diligentia habiam consiglio de nostra m. Lucrecia


el

cum saputi et cum


Bentivoglia, et non habiando tal perfectione qual merita V. se dignarà perdonar
continuo me racomando et off ero
di

factore quale servitore


di

l'opera, a
al

la

li
a
piaceri servitij suoi. Nec plura. Vale et vivas foelix.
e

Bononie MDXI, XXV die octobris.


Francia aurifex.

due ritratti — tanto quello del Francia, quanto l'altro datogli per mo
I

dello — da Bologna novembre mandati nave verso


partirono per
6
il

n
,

Ferrara arrivati Mantova Marchesa affrettò scrivere


la

appena
si
n

a
a
;

Francia
al

Francie Pictori Ex.™°

M.™ Francia. Havemo recevuto retratto mandato


ni

che haveti et ciascun


il

ha veduto può molto ben judicare chel derivato deli perchè


sij

che mani vostre


l'

excellentia et nui conoscemo havervine grandissimo


in

summa obligo per haverni


è

satisfacte, et avendoni vui cum arte vostra facto assai più bella che non ni ha
I'

natura, ringratiamovine quanto più potemo. Quanto più presto


ni
sij

data
la

facto
comodità de qualche messo ficlele satisfaremo debito nostro con effecti ultra I'obligo
al

vine volemo riavere, et ali piaceri vostri offerimo paratissime.


ni

che sempre
Mantue XXV nov. MDXI.
1 RITRATTI D'ISABELLA d'ESTE 213

Il 28 marzo 1512 mandava al Francia 30 ducati d'oro scusandosi del


ritardo n proceduto pei tumulti de guerra n e ripetendogli la più viva soddi
sfazione n in quale siamo restate del retracto nostro n.
Malgrado le entusiastiche lodi al lavoro del Francia, Isabella vi trovò
pur qualche cosa a ridire, e avrebbe anzi voluto rimandare il ritratto per
farlo correggere, ma Lucrezia Bentivoglio ne la dissuase, perchè, interrogato,
l'artista mostrò le difficoltà del desiderato ritocco:

IH.™ ac Ex.™ D." d. et soror hon.


Pare a m. Francia nostro pictore ex.mo essere in celo, in tal modo si trova

gli
contento haver satisfacto ad V. E."" S. del ritratto suo, et tanto più che scrive
con più bella che natura. Ma non vendica

in
haver facta tanto
la

arte sua essa

si
della pictura, che creda poter excedere irreprehensibile magistra,
la

arte

la
natura

gli
che troppo arrogante seria nondimeno dir vero non spia/e de tanta ma

il
a
;

dama un tal preconio. Perciò essendo a commutar gli occbij de nigri in bianchi

lo lo
evento dubio, per non guastare quel che sta appresso de bene et per non perdere
certo per incerto, rnalvolenteri se metteria tal periglio, allegando bissogneria
lo

umbre de pictura che se convenissino color de l'occhio poi bis-


la

mutar et
le

al

sogneria una altra volta darli vernice, et se variasse uno pocchetto circa re-

la
la

concinnatione de l'occhio che pictura perderla tuta gratia; che nondimeno


la

la

quando fosse qua esso ritracto che provaria ogni cosa contentare V. Ex.

la
per

a
qual de quel che potrà non mai trovarà defesso gratificargli: ne mi similmente
si

serò mai tarda ad exequire quanto ad me imponerà, grande o picchol che sia, purchè

possia, facendo come dice Eolo Junone Tuus Regina quid optes Explorare
si

labor, mihi jussa capessere fas est. Felix igitur valeat, et me quod facit cordicitus
deamet, filiasque nostras et me commendatas habeat.
Ex Bon. die decembris 1511.
9

LUCRETIA ESTENSIS DE BeNTIVOUS.


S.T" et soror deditissima.

Le addotte dal Francia parvero convincenti non parlò altro


si

ragioni
e
di

rimandare Bologna, tanto più che ben presto, indulgendo


quadro
il

alla sua liberale natura, Isabella donò via questo dipinto del Francia. L'Yriarte
di

suo solito con quella avventatezza che distingue, ritenne che


al

lo

ipotesi
ritratto del Francia fosse rimasto Bologna andasse travolto nella rovina
il

e
a

dei Bentivoglio; ad che


ci

ma documenti hanno esuberanza provato


il
i

Mantova che perciò catastrofe dei Bentivoglio non


la
fu

quadro spedito
e
a

del pittore
di

entrò nè punto ne poco nella sparizione quest'opera bolognese.


Vero che Mantova tanto ammirato ritratto, cui Isabella vedeva
in

si
il
è

assai più bella fatta natura, ben poco, ed


ci

che non l'avesse rimase


è
n

it

curioso conoscere circostanze inducessero Marchesa


la

quali privarsene.
a

Sulla fine del 1511, proprio quando era arrivato ritratto del Francia,
le

il

Marchesa ricevette dono da un gentiluomo ferrarese, Gian Francesco


la

in

Zaninello, un codice superbamente delle rime Antonio


di

rilegato, Pistoja,
a
2 14 APPENDICI

lei intitolate ( 1). Isabella ebbe carissimo il dono per l'eleganza del manoscritto
e per il pregio di una raccolta, che ella ormai temeva perduta e che la com

pensava in qualche modo del dispiacere provato nel vedersi defraudata delle
rime di Niccolò da Correggio, che dovevano pure esserle dedicate e che
con subdoli pretesti — malgrado le sue fiere rimostranze — le venivan ne

gate. Non conoscendo di persona lo Zaninello, la Marchesa si rivolse al


suo abituale corrispondente da Ferrara, Bernardino Prosperi, per sapere chi
fosse il cortese oblatore e regolarsi sul modo migliore di ricompensarlo.

Perchè non sapemo ben la natura, et conditione sua, non vorressimo in pocho
nè in troppo mancare, nè in parte alcuna offendere 1' animo suo, però vi pregamo
a volerni consigliare in qual modo vi pare ni riabbiamo a governare in farli qualche
dono, et de che sorte vona essere per più honore nostro, et satisfactione sua; et

quando da vostra posta non vi sapiati resolvere, potreti conferirne con lo Ill. S.
Don Sigismondo nostro fratello, et col Pignata con li quali intendemo esso havere
stretta conversatione, dandoni poi subito aviso dil parere vostro et loro.

La risposta del Prosperi non ci è conservata, ma essa dovette suonare


nel senso che allo Zaninello, gentiluomo agiato, non era conveniente far un
regalo in danaro od in vesti , e che essendo egli appassionato raccoglitore
di oggetti d'arte sarebbe stato più a proposito un quadro. Fu allora che Isa
bella ritratto, fresco fresco, del Francia. Pochi mesi
lo gli

mandò sicuramente
il

dopo Zaninello faceva ad Isabella un altro omaggio, che non sa bene

si
Zaninello
lo

che consistesse, amava scrivere certo


in

in
perché gergo pre
tenzioso contorto, nella sua lettera del aprile 1512 diceva che es
1
7
e

sendo in lui non valore volere aveva


al

la
pari preso prestito penna
il

ir
ii

sua alla Marchesa.


tl'

un amico per mostrare l'animo et servitù nuovo


la

Il
n

Isabella per Za
fu

dono anche accetto del

lo
più primo perché premiare
,

ninello non esitò distaccarsi dal ritratto del suo prediletto Federico che
a

,
Francia aveva fatto l'anno Bologna. Di che Zaninello
le

lo

pure prima
il

ringraziava giubilante con questa lettera


:

Dal V.
S.
di

siscalco altramente Pignatta per parte Ill.ma mi stato presentato


è

delicata de ex.te S.r Federico figliolo, me tanto grato et accetto


la

lo

erìge suo
a

ch'io potessi ricevere:


fa
in

dono quanto alcuno altro questo me atribuisco poco


vore, essendosi privata Ex. V. de caro et famoso pegno per farne dono a
la

me
si

minimo servitore, demonstrandomi


in

suo quella apertamente quanto bono credito


io

V.
S.

quale ornatissimamente ha ornato et favorito insieme


di

sono con
la

apresso
ritracio suo mio basso tugurio, benchè hora se po' dire alto, et già assaissime
lo

il

persone concoreno, ove vedendo cosi benigno et gratioso spectaculo


vi

ne restano

''
Richtet, op. cìl., p. 166, fraintendendo,chiama Zaninello scrittore pococonto
",

(I)
of
lo

little note ed
di
Il

attribuiscea costui,regalandoglidue volumi versi, rimedel Pistoia. documentisullerelazionidello Zaninello con


di

le

Isabellafuronocomunicatidal Cappelli-Ferrari(pp. LIII-LVI) nellaedizionelivornesedelle poesiedel Cammelli-


1 RITRATTI D'ISABELLA d'eSTE 215

amirative et forse con qualche invidia per liavere ne la stantia mia et Venere et
Cupidine. Rengratiare non posso et manco io so la Ex. V. di tanto dono et resto
con grand."1° adispiacere ch' io non sia atto se non in tutto almeno in qualche pic-
V.

gli
porto. Et

S.
ciola parte mostrargli la servitù mia che aifectionatamente Ill."1"

a
humilmente mi raccomando.
Ferr. XXX maij MDX1I.
De V. Ill.-
S.

Servo
Zanfrancesco Zaninello.

Che allo Zaninello Federico

di
fosse regalato ritratto dipinto dal

il
Francia La dello Zaninello
lo

dimostra con certezza matematica. lettera


si

cui

in
del 30 maggio 1512, una settimana prima (cioè giorno stesso

il
è

quadro dovè esser spedito Isabella scrìveva Matteo Ippoliti,


ni al il

Ferrara)

a
a

Federico, ostaggio alla corte Giulio

di
mentore del giovinetto perché

II
n
:
stato forza donare via retracto de Federico nostro figliolo che fu facto
il
è

a Bologna, desiderando haverne un altro ordinava che fosse incaricato


n

e
;

Raffaello del nuovo ritratto (24 maggio, Copialett. lib. 29).


Ora evidente che poiché nella lettera dello Zaninello accenna

si
è

a
due ritratti che tutta Ferrara accorreva vedere che facevano pendant,

si
e
a

come Venere Cupido, doveva esser pure del Francia l'effigie isabellesca,
e

che ornava dello Zaninello. era ignoto della


le

tugurio Questi prima


il
n

fine del Marchesa non poteva dato antecedenza


in
la

dunque avergli
1

1
5
1
:

un altro ritratto. Alla fine del 1511 solo suo ritratto che Isabella avesse
il

disponibile era quello del Francia dacché quello del Costa sino 1514
al
,

restò nell'appartamento del castello, dove era stato con tanta cura collocato

;
donarlo un semplice privato sarebbe stata una grave offesa pel suscet
il
e

tibile artista. Ergo.... mi pare indubitabile che dipinto del Francia andasse
il

Ferrara. Isabella che fece sacrificio dell'effigie tanto più cara suo
al
il
a

cuore, figliodel Federico, non poteva avere alcuna difficoltà cedere


il
a

proprio ritratto.... chi sa? alla sua risoluzione non era fors'anche estraneo
e

un nuovo delicato riguardo per Costa che come non avrebbe visto vo
il

lentieri Mantova, non doveva


di

Francia capitar persona esser molto


il

soddisfatto che suo celebrato ritratto del 508 fosse esposto un perico
il

loso confronto col nuovo venuto.


Lo stabilir questo fatto ha una doppia importanza: sapendo cioè che
Francia dato allo Zaninello,
fu

del via indagini meno


la

quadro
si

apre
il

incerte per rintracciarlo. Lo Zaninello (morto nel 1518) aveva una collezione
artistica ragguardevole, nel 1513 Isabella mandandogli l'effigie del Pistoia,
e

dal Bonsignori che quel dipinto non fosse


la

eseguita esprimeva speranza


,

da lui pos
di

di

indegno trovar posto appresso tanti altri ritratti poeti,


"
n

i.
di

seduti nel suo studio ritenere che


E

questa una circostanza più per


n

Isabella donando suo ritratto allo Zaninello non potesse che dargli un
il
di

di

di

valore esser collocato tra altre tele pregio rac


le

quadro degno
,

,
216 APPENDICI

colte da quel gentiluomo


— il cui ■ studio n, come si vede, aveva una certa
celebrità a Ferrara. E possibile dunque che quella collezione sia disparsa
senza lasciar traccia? L' Yriarte scioglie subito ogni difficoltà supponendo ad
esempio che il ritratto di Federico fatto dal Francia restasse a Mantova e
di là passasse in Inghilterra nella celebre vendita del 1 627 : ma ognuno può
constatare quanto fosse sfortunato quel brav' uomo con le sue facili con

getture.
Che il ritratto di Federico Gonzaga , ricomparso nel 1903 a Londra
(collezione Leatham) sia del Francia , a me non par disputabile , e pel co
stume indossato dal giovinetto, e per l'evidente rassomiglianza con la madre,
quale è effigiata nel ritrattino della collezione Ambras. L' Unico Aretino,
corteggiando a Roma nel 1511 il principino di Mantova, insisteva appunto,
col suo gergo buffamente enfatico , su questa somiglianza ; dicendogli : n tu

assimili ben a quella traditrice di tua madre, tu sei ben così bello come è

tua madre, ingannatrice e maga, ece. n (lett. 6 settembre di Stazio Gadio).


In che modo sia capitato a Londra adesso quel quadro, non saprei dire ne
immaginare.
E agli eruditi ferraresi che incombe il compito di seguir le traccie della
collezione Zaninello, il cui nome intanto basterà a mettere in sodo il fatto
capitalissimo che Tiziano per il suo ritratto d' Isabella , che orna il Museo
di Vienna, copiò il dipinto del Francia!

IX.

Per 1' ultimo periodo della vita d' Isabella non abbiamo la stessa ric
chezza di documenti sui suoi ritratti. Era del resto ben naturale che col
proceder degli anni in lei si accrescesse la repugnanza a farsi ritrattare, non
soltanto per la noia della posa, ma anche e più per l'avversione congenita
in ogni donna a far consacrare dall'arte le ingiurie del tempo. Nel 1516
ad es. l'ambasciatore d'Atri le scriveva di Francia che alla corte di Fran
cesco 1 si desiderava moltissimo un ritratto della Marchesa e della figliola
Eleonora, di cui la fama magnificava, esagerando, oltr'Alpi la singolare bel
lezza; e Isabella risponde seccata il 28 febbraio:

Quanto sia per mandarvi il rìtracto nostro, questo non potemo nè volemo fare,
si perchè non ni havemo alcuno nè volemo più quella (noia) di star paciente a fami
ritrare, si anche perchè seria prosumptione la nostra a mandarlo in Franza. Di quello
de la Duchessa de Urbino per tal rispecto non ni pare di far opera di haverlo et
anche perchè non essendo de la beleza che l'è stala dieta (1) alla Regina molto

( I ) Quc-te paroledebbonesserem ditateseriamenteda coloroche a occhi chiusiripetonola vecchiatradizione


: che
"
Tiziano si permettesse la libertadi ritrarrela Duchessad' Urbino nellasua rinomataVenere, giacenteignuda, quale
si ammiratuttoraagli Uffizi ". Nessunovorràcrederecheper piccinagelosiadonnescaIsabellaamassedeprimerela beltà
della figliola,non certoavvenentein modostraordinarionel ritrattotirianeacode'suoi anni maturi.
I RITRATTI D' ISABELLA d'eSTE 217

meglio è lassarla in quella reputaIione, però ni pare che metiate questa pratica in
silentio.

Quasi però nel medesimo tempo le fu chiesto un ritratto dalla Contessa


di Venafro : e Isabella lo fece eseguire a Ferrara, evidentemente su esem
plari colà esistenti. Ludovico di Bagno incaricato di invigilare sul pittore,
purtroppo non nominato nelle sue lettere, le annunziava il 19 aprile che l'ar
tista $' era finalmente sbrigato. Scusandosi R di tanta tardità n il Di Bagno,
amico dell'Ariosto, esprimeva il timore che la Marchesa non si reputasse
" forse servita come seria el desiderio suo, benchè a me pare che sia assai
conforme a l'originale. V. Ex. potrà farne paragone n.

Isabella invece se ne mostrò contenta; almeno, giudicando da altra let


terina del cortese intermediario :

Ill.™ et Ecc.™ ecc. Mi è piaciuto intendere per una de V. Ex. el retrato suo
mandatoli esserle piaciuto. Ho ricevuti li otto scudi, quali se daranno al pictore, tor
nato che sia da Bollogna, anchor che non era necessario questo dono, attento che
chi è servitor e pagato da lo ill.ma s.r suo fratello è ancor di V. Ex....
Ferrane, V Junij 1516
L.co da Bagno.

Parmi certo da ciò che il pittore fosse uno de' Dossi , addetti stabil
mente al servizio degli Estensi : la lode d' Isabella a cotesto lavoro avvalora
l' ipotesi che il dipinto fosse d'artefice non volgare.
Il figlio di lei, cardinal Ercole, alcuni anni più tardi richiamava la sua
attenzione su un ritrattista famoso , Sebastiano del Piombo , scrivendole da
Orvieto 25 marzo 1528:

Già alcuni giorni M.ro Sebastiano pittore tanto eccellente quanto è la fama sua
venne in questa terra, e mi fu a fare riverentia; io lo pregai che mi volessi ritrarre,
perchè mi pareva haver in memoria che V. Ex. già quando ero in Mantova mi disse
ch'egli molto naturalmente retraliea. lui mi ha promesso farlo subito che li siano ve
nuti alcuni colori. Come sii fatta questa figura la manderò alla Ex. V. a ciò che
vedendome alcuna volta la si ricordi ecc.

La Marchesa rispondeva prontamente il 6 aprile :

Le dico et confirmo essere verissimo che esso M.ro ha perfettissima mano et


arte di retrarre et di singulare contento mi è che li sia venuta questa fantasia et
più quanto che la
di

parere mandare retratto.... certificandole


sij

di

tanto me esso
a

che niuna cosa mondo potrei havere più grata.


al

Ma
di

per conto suo Isabella non sentì alcun bisogno mettere alla prova
sue relazioni col Luciani,
di

valentia Sebastiano del Piombo da lei


la

le
si e

conosciuto a Roma prima del sacco, limitarono certe antiche medaglie,


a

Ferrante Gonzaga.
di

che maestro Bastiano doveva consegnarle da parte


218 APPENDICI

La nostra attenzione deve dunque unicamente concentrarsi, per quest'ul


timo perìodo, su' ritratti d' Isabella, attribuiti al Parmigianino e al Pordenone,
ma sopratutto sui due ritratti tizianeschi.
Le relazioni del Vecellio con Mantova risalgono al 1 5 19, a quattr'anni
prima di quello che hanno ritenuto il Braghirolli e il Crowe-Cavalcaselle.
Mentre egli lavorava a Ferrara per Estensi, sentì

gli
insieme

al
bisogno

il
Dossi Mantova per ammirarvi
di
una scappata tesori arte adunati

d'
far

i
S. Giorgio. Un giorno

di
cui tutta Ferrara era attesa an

in

in
nel castello

di
que' duelli che erano gradito spettacolo delle corti delle
di

siosa uno

e
plebi italiane del Rinascimento, due pittori preferivano rinunziare all'emo

i
fare una corsa Mantova. Girolamo

È
zionante spettacolo ancora buon

il
e

a
da Sestola che ce ne dà notizia con questa sua lettera Isabella

:
Ill.™ S.r" mia....
A quando se doveva combatere, M.° Doso Ticiano bon pitore guale

passati

e
fa

gui Ferara S.r ducha una bela tela forono Mantova et veduto cosse

le
al
a

à
del Mantegna ne dise gran bene S.rc laudati ha laudato
al
vostri studi/ et

li
e

li

li
e
tundo per ,
più belo chel S.re n'à ancora lui
el

somamente
el

vostro vedese mai,

el
Ticiano A V.

S.
parangon. continuo mi racomando.

di
uno ma dise vostro non
el

Data Ferara 22
in

di

novembre 1519.
a

De V. Jeronimo de Sestola
S.
la

Ser.rc
dito Cholgia.

tondo ammirato da Tiziano doveva essere un affresco, che esisteva


Il

Sala degli Sposi. Non


in

d'

uno de' camerini Isabella castello,


in

la

presso
sa ne chi ne quando avesse eseguito dalla corrispondenza del 508
si

l'

1
:

risulta soltanto che questo tondo, dov'era dipinto un San Michele, era stato
allora rimesso de azuro ultramarino n.
n

Come Isabella non era nel Mantova per far


gli
vede, onori
si

9
1
5
1

a
di

casa due artisti venuti visitare suoi appartamenti ed ella non cono
a'

;
i

sceva Tiziano
di

nemmeno nome perchè altrimenti Sestola non avrebbe


il
,
di

avuto bisogno spiegarle chi fosse che cosa valesse Vecellio. Prima
d' il
di e

del 1519 non può dunque parlarsi ritratti tizianeschi Isabella, ed erra
di

nuovo Yriarte nel ritenere che Marchesa avesse 40 anni circa quando
la
1'

Vecellio l'effigiò invecchiata. Nel 1519 ne aveva già 45 suonati igno


il

S. Girolamo
di

rava l'esistenza Tiziano rinunziò ad acquistare


nel 523
il
1
:

del Vecellio, facendo poco meno che un affronto all' artista agli interme-
e

diarii della vendita (I).

(I) Or. LUZIO-RENIER, La cotturad"Isabella, p. 110. Isabella corto danari non potèpiù comperare
di
a

il

S. Oironimo. lodatoleassaidal Navagero già pattuitoper 100 ducat. L'ambasciatore


mantovanoa Venezia, Malatesta.
e

scrivevaconfidenzialmente luglio 1523 castellanoCalandra: dir verocon voi non so comeserarionoredi


al
6

a
il

il

Sua Ex. de non comprardicto quadro,maximeche mi ha factoparlareet con Navagerìocon ogni instantiaet con
n'

il

Tiuano per haverlo".


il
1 RITRATTI D'ISABELLA D'ESTE 219

La tutela del giovane Federico succeduto al padre nel 1519, le cure


dello stato, il viaggio a Roma dove soggiornò lino al sacco del 1 527 impe
dirono certo alla Marchesa di entrare in rapporti diretti col Vecellio, e prima
del 1 530 non abbiamo documenti su lavori da lei affidati al Cadorino. E in
una lettera del 29 giugno 1 530 che Tiziano si scusa con Isabella di non
averla salutata , prima della partenza di lei da Venezia , le parla di n un
quadreto da portar in viaggio (?) n che le avrebbe quanto prima finito e le
si raccomanda per certo beneficio da conferire a suo figlio Pomponio. A ri
chiamare l' attenzione di Isabella su Tiziano avevan concorso i lavori fatti
nel 1 527-30 per suo figlio Federico : e il ritratto di Isabella vecchia è pro
babilmente di questi anni.
Due, come è noto, sono i ritratti tizianeschi, che col nome di Isabella
son giunti sino a noi : mirabili lavori d' arte
invogliarono il Rubens a
, che

copiarli nel suo soggiorno a Mantova su' primi del Seicento. Per una curiosa
coincidenza, del ritratto d' Isabella giovane abbiamo l'originale tizianesco, e

non conosciamo la copia del Rubens se non indirettamente per un' incisione
del Vorsterman ; mentre del ritratto di Isabella vecchia fino a questi ultimi
anni si ritenne l'originale tizianesco e bisognava contentarsi
perduto di sup
plirlo con la mostruosa copia del Rubens nel Museo di Vienna (n. 845
Alte Meisler).
Vedremo che il ritratto d' Isabella giovane non fu eseguito da Tiziano
che nel 1 536 : l' ordine cronologico reclama dunque che si parli prima del
ritratto d' Isabella vecchia, che certo precedette l'altro e fu fatto dal vero.
A giudicare dalla copia del Rubens, parrebbe che Isabella avesse già
passato i 60 anni. Non bisogna invero fidarsi della fotografia, che in questo
caso inganna, perché tutta la caratteristica del quadro sta nel colorito. Dalla
semplice fotografia si direbbe d' aver davanti agli occhi una donna sul tra
monto della giovinezza, a cui nuoce soltanto la soverchia
pinguedine, ma che
presenta ancora , come dicono i francesi, dei beaux restes. Il quadro invece
fa un' impressione del tutto diversa, assolutamente disgustosa. Isabella ci ap
pare là —
per ripeter vecchio libercolo (1) — come una
le frasi d'un mio
donna , che nasconde le sue rughe sotto il belletto , e indossa vestiti dalla
tinta chiassosa (un abito di velluto rosso), poco in armonia col suo volto
appassito. Guardando quel dipinto del Rubens si arriva a giustificare quella
lingua sacrilega di Pietro Aretino che parlando nel 1534 in un suo libello
anche della Marchesa di Mantova la chiamava * disonestamente brutta et
arcidisonestamente imbellettata i, soggiungendo che aveva n i denti di hebano
et le ciglia di avorio i.
Fortunatamente il perduto originale tizianesco, non ha guari scovato in
un castello d' Inghilterra, e passato alla collezione Goldschmidt, dissipa af-

(I) PrunoXico di P. Aretino, p. 68.


220 APPENDICI

fatto l' impressione penosa , che destava la copia del Rubens : e nel ripro
durlo dalla Gazelte des Beaux Arts del 1903 mi varrò anche della bellissima
descrizione fattane da Maurice Hamel nella rivista francese (1). Premetto che
non deve far meraviglia che sia ricomparso in Inghilterra, perchè il catalogo
Bathoe ci fa fede ch'esso fu là portato nel 1627 e lo registra (n. 92) con
sufficiente esattezza.
n L'œuvre fort bien conservée — scrive l' Hamel — peut prendre rang
parmi les plus beaux portraits du maître. Elle est de sa manière la plus
riche, la plus délicate et la plus puissante. On est frappé d'abord de la
plénitude de vie qui en émane et de la densité de la forme. Sur un fond
vert sombre, Isabelle d' Este se présente de face, vêtue d'une ample robe
rouge sombre aux manches bouffantes ; la chemise découvre largement la
courbe grasse des épaules et la gorge épanouie ; un collier de perles a
moins d'éclat que cette carnation chaude aux reflets ambrés ; la main droite
ramasse les plis lourds de la robe. La coiffure en turban fait valoir la peti
tesse de la tête, enserrée de cheveux d'or brun ; la bouche charnue et fine
sourit ; les joues, un peu empâtées, laissent deviner la finesse de l'ovale pri
mitif; les yeux brillent d'un éclat humide et, dans ce visage où le souvenir
de la fraîcheur d'antan se mêle aux signes de la maturité, ils ont gardé
le feu et la naïve ardeur de la jeunesse. La taille alourdie et l'ampleur
des hanches disent que l'âge est venu, mais sans émousser la vitalité ar

dente et délicate d'un être privilégié. L'expression est délicieusement com


plexe, faite de finesse et de douceur, d'expérience et de bonté. C'est une
Vénus, mais avec des raffinements de sentiment et de pensée ignorés de
l'art antique. Il semble bien que Titien ait traité son modèle avec une par
ticulière et tendre sympathie, tant il a mis de délicatesse à être sincère,
tant il a paré de grâce spirituelle et avenante cette beauté copieuse et déjà
sur le retour. Impossible d'être plus véridique, et de dire les choses avec
plus de caressantes précautions.
r Et si l'on se reporte maintenant à la copie de Rubens, on sentira d'au
tant mieux la qualité unique d'un art qui ose et sait tout dire en termes si

choisis, et mêle tant de grâce à sa robustesse énergique.


r Certes belle, mais il ne faut pas lui demander l'élégance
la copie est
exquise et dense de l'original. Les joues sont alourdies, la bouche et les
mains ont moins de finesse ; tout le visage s'empreint de rondeur et de bon
homie bourgeoise. Le Flamand substitue ses préférences, ses manières de
voir et de sentir à celles de l'Italien. Tout est traduit en une langue aussi
forte, aussi libre , aussi abondante , mais d'un tissu moins délicat et moins

" "
(I) Il Riciitrr, op. cit.. p. 156, dice che l'originaledella collezioneGoldschmidlnon è convincente (?) : e in
realtànon sapreiche cosaquestafrasesibillina sanifichi. La copiadel Rubense la relativastampa del Voratermancon
la scritta— Isabella blaterai*GonzagaMarchionissa— non stabiliscono in modo irrefragabile1'identitàdella persona
?
Non abbiamola riprovadel cat. Bathoe?
I RITRATTI D'iRABELLA DESTE 221

serré. La copie est une excellente préparation à goùter la saveur concentrée,


la sobre magnificence de l'original i.
L' Hamel ha perfettamente ragione : il Rubens ha troppo aggiunto di
suo all' originale di Tiziano , ha ingrassato e infloscito le carni , caricato le
tinte ; fatto insomma quelle modificazioni personali che ogni grande artista
non può non mettere anche nella copia d' un altrui dipinto. Uguale proce
dimento del Rubens possiamo del resto seguire nella copia del ritratto d' Isa
bella giovane, di cui ci rimane l' incisione del Vorsterman con la didascalia
n Isabella Estensis Francisci Gonzagae uxor, e Titiani prototypo P. P. Ru
bens excudit n, bellissima stampa di cui io possiedo un ben conservato
esemplare.
L'inventario pubblicato in francese col titolo n Spécification des pein-
tures trouvées à la maison mortuaire de feu messire P. P. Rubens Cheva-
lier, 1640 n registra tra i dipinti tizianeschi copiati dal Rubens al n. 56
n Un pourtraict d'Isabel d'Este Duchesse de Mantoue n e al 57 n Un autre
portraict de la mesme habillée de noir i. Così mi communica cortesemente
il Conservatore del Museo Plantin-Muretus di Anversa, D.r Max Rooses,
mentre quest' inventario è generalmente conosciuto nella traduzione inglese
datane dal Sainsbury,
Il n. 56 è il ritratto d'Isabella vecchia, vestita di rosso; il 57 è il ri
tratto d' Isabella giovane, che si dice n habillée de noir n , perché ha n une
pelisse noire doublée de fourrure, qui laisse voir la dentelle de la chemi-
sette n, mentre n la robe bleue est brodée d'argent et d'or n (Yriarte). È
facile vedere che il Rubens nel copiare il ritratto tizianesco ha trasposto da
destra a sinistra certi particolari dell'acconciatura, ma — quel che è più —
ha sensibilmente modificato la fisonomia, dilatando le narici , ingrassando le
gote ed il mento, rendendo più ardita l'espressione dell'occhio, che fissa lo
spettatore , mentre nel quadro di Tiziano lo sfugge con timidità verginale.
Dalla tela del Rubens Isabella doveva apparire una donna nel pieno rigo
glio, nella maturità calda della sua bellezza, mentre Tiziano ce la presenta
più giovane e ingenua, anzi un po' impacciata (1).
Il Vecellio non poteva dare personalità al suo ritratto, perché quando
egli lo eseguiva già troppe primavere erano passate per Isabella e il pittore
doveva copiare un vecchio ritratto procuratole a prestito dalla Marchesa.
Sulla provenienza del vecchio ritratto dato a Tiziano siamo perfettamente
informati da' documenti dell' archivio Gonzaga. Battista Stabellino, un corri

'"
ci) L' Hamel dice a ragione: toutebellequ'elle soit, cetleoeuvrea, dans l'impression du visage,danslei mains
et dansla pose,quelquechoaed'impersonnel, d'un peu froid et vide. Il y manquel'impression dircelede la natureet la
presencereellede la vie ". Pel Richter invece(oh varietàsemprebizzarrade' gustiI) il ritrattotizianescodi Isabellaaio-
"
vaneè so rreshund spontaneous in conception che quasici offendeil saperlouna semplicecopia. Più assaidi questi
criterisoggettivimette conto notareil fattoche l'originaletizianescodovetteesserassai ritoccato,perche nella copiadel
Rubenssi vededistintamente una catenad'oro, che nellatela del Vecellio è disparsasottoil ridipinto.
222 APPENDICI

spondente ferrarese d' Isabella , che si firmava co' più disparati pseudonimi ,
e spesso con quello di Apollo, le scriveva nel 1 534 :

Ill."» Sig.' obser.'"*


Mo' terzo o quart'anno (1) V. Ex. mi scrisse una sua lettera per la quale mi
comettea ch'io dimandassi il ritratto di quella al Zaninello, fratello de Joan Francesco
Zaninello di b. m. e gc lo mandassi a Mantova con promissione di rimetterlo in qua
fra il termine di un mese: et io ge lo dimandai e me lo dette voluntieri et io lo
mandai a V. S. Ill. ™. Ma il retratto non è più mai ritornato in qua. El Zaninello
me ne ha parlato molte volte di questo e fatto instantia grand."» ch'io ne scrivessi
a quella che lo rimandassi, non li essendo de dispiacere, perchè desiderava tenirlo
appresso di sè in memoria e per la intima benivolenza e servitù che l'ha lungamente
tenuta e ritiene con lei....
Di Schivanoia in Ferrara del 1534
alli
IIJ
de Marzo
Di V. Apollo.

S.
11l."» S.r

La Marchesa sua volta mandava all'ambasciatore mantovano Venezia

in
a

quest'ordine
:

Perchè coloro che prestarono ritratto di noi qual ebbe Mess. Titiano
ci

el
il

per cavarne lui uno simile


di

fanno instantia grandissima glielo restituiamo,


ci

che
volemo che voi ve facciate rendere et che per persona
lo

fidata et discreta qual

la
habbi ad havergli rispetto ce mandiate aconcio che non
di

vi
sia pericolo
lo

sorta
di

guastarsi.
Mantue, VI marzo 1534.
d'

Passarono due anni prima che ritratto Isabella fosse compiuto


il

e
alle sollecitazioni della Marchesa l'ambasciatore Agnello rispondeva mag
il
5
gio 1536:

Ticiano
gli

qui, chè
di

non passati se ne venne Mantova et andò col


si
è

gnor Duca alla Corte, col quale deve anche tornare Mantova, dove V. E. lo
a

(I) L' unicaletteraanterioredello Stabellinoche (illuda ritratti Isabella, datatada Ferrara novembre15241
d'

è
a

"
anni, con sua frase mo'terzoo quart'anno?" Non
I

verosimile che egli sbagliasse


di più pare possibile:

la

ci
E

bisognaquindi supporreche gia altra volta Isabellaavessericorsoagli Zaninelliper aver prestitoquella suaeffigie.
in

L'artistache dovettecopiarenel 1524 ritrattod'Istbella non era cerio Vecellio, cui relazionicon Mantovaco
le
il

il
gli

minciaronoa divenirintimesolo nel 1527, sotto auspicidell'Aretino. Lo Stabellinoscrivevadunque nov. 1524:


il
I

Alla riceputa quella V. Ex. XXX dil passatodata Sennede, me ne andai Sabastiande Gian -
di

di

di

in

ne!loet allui fatta dimandadel retrattode . S, nome quellamerispose


la

che bonavogliaet multovoluntieri


in

di

di
V

me daria ".
lo

"
Manda ritrattoe nome Sebastianoe fratelloprega Marchesaad averli per servitori quel loco che tra
di

la

in
a
il

nostrocaro compagnoG. Francesco".


il

copialettere
della Marchesa ha serbatostavolta suarisposta
la
ci
Il

D. B. Sibilino.
Invernoricevuto retratto quale sta moltograto,et comepiù prestoce ne seremoservitesecondo
ni

lo
il

è
il
I

intentonostro remetteremo.
Volemo benche nomenostroringratiatiassaiSebastianoet fratellodella prompteza
in
in lo
vi

il
gli

che hannousato dami detto ritratto,et faretiintendereche non siamoper riaverli menorconto quello che
in

di
il

habiamoriavutoZo. Francesco, et accadendolil'occasionede prevalersi


de noi vederanno quantosiamo paratissime
ad
fargli piacere....
Mant., IX nov. 1524.
I RITRATTI D ISABELLA D'ESTE 223

Zaninelli

gli

di
vederà prima di me, et lei medesima potrà parlar del ritratto et

ordinarli glielo mandi subito sarà giunto qui.

Mantova, Marchesa ne accusava


fu
ritratto alla fine

la
spedito
Il

e
a
ricevuta con questo importantissimo biglietto all'Agnello (29 maggio 536)

:
Titiano che dubitiamo non

di

di

di
ritratto nostro di man ne piace sorte
Il

contiene.

di
esser stata in quell'etade ch'egli rappresenta quella beltà che in se
ben pensato far qualche dimostracione con esso Titiano per fatica
di

Havemo

la
ma habbiamo deliberato voler prima ritratto de Zanninelli,

di
esso,
in

usata

il

il
gli

che intendere sollecitando che acciò che homai sia renduto

lo
farete restituisca,

quei gentilhomini che con desiderio l'aspettano et ben hanno ragione.


a

di
Braghirolli Crowe-Cavalcaselle non conobbero

la
più parte
il
Il

questi documenti per una deplorevole svista lessero male nome dello

il
e

Zaninelli nella lettera 536 credettero che trattasse un certo

d'
maggio

si
1
5

n
e

Zurinelli i, che Vecellio avesse ritrarre per desiderio della Marchesa!...


il

Noi invece con tutti documenti sott'occhio possiamo sicuramente con


i

statare importantissimo fatto cui accennò parlando del dipinto del


si
l'

a
,

Francia, che cioè suo ritratto isabellesco era stato donato Gianfrancesco
il

a
Zaninello
di

lui Tiziano
di

fu

Ferrara che agli eredi richiesto

lo
perché
e

Isabella fondo non dal


in

copiasse. doveva esser stata pienamente lusingata


ingiurie del tempo alla sua
cui Tiziano aveva cercato dissimulare
in

le

quadro
evidenti sforzi da lei fatti per ripararne volle
gli

gli

bellezza oltraggi:
e

e
che Vecellio com'era da modello
la

dipingesse stata giovane, prendendo


il

cui Francia l'aveva fatta bella


in

ritratto assai più che natura.


il

il

n
,

La Tiziano
ci

tela del rappresenta dunque originale perduto smar


l'

rito dal Francia anche Vecellio però, come Rubens, doveva aver ag
il

il
al :

giunto del suo modello rimessogli Isabella stessa confessa candidamente


e

che non credeva davvero d'essere stata bella anche da giovane (1).
così
Dato perciò iniziale del Francia
di

abbellimento quello successivo


l'

Tiziano, ritratto isabellesco che ammira Vienna rischia assai, alla luce
si
il

a
di

de' documenti, perdere ogni valore iconografico.


Forse vecchio catalogo questa tela venne bat
fu

perciò che
in

qualche
nome della Regina
di

tezzata col Cipro, Caterina Cornaro ma copia del


la
;

Rubens non lascia adito dubbi, dacché evidentemente nella sua dimora
a

Mantova egli era


in

di

grado sapere perfettamente quali fossero ritratti


i

Isabella, che
d'

tradizione domestica de' Gonzaga assegnava Vecellio.


la

al

(I) Cosi scrivevogia nell'Emporium non comprendocon qual fondamentoi Richter, che riassumeda capo
e

a
;

fondo mio studio,infiorandolo osservazionipoco concludenti,sentenzi! " Luzio mistalten his supposition
di

ihat
in
is
il

Titian madea faitfuhlreproduction Francia'»portrait He was not copyst" e altredivagazioni questogenere:


of

il di
a

tra cui veramentemoltostrana supposizione che nel ritrattodel Franciapotesseesservieffigiatoanche figliod' Isabella
la

insiemealla madre1...Ma no: due ritratti eran distinti,e non bisognafonderli un solocontro l'evidenzade' docu
in
i

mentiper giustificare
cervelloticheipotesi.
224 APPENDICI

Quel ritratto d'Isabella giovane, prima assai che dal Rubens, dovè
esser copiato da parecchi artisti, e fors' anche ripetuto da Tiziano stesso :
ma su questo punto non son riuscito ad orientarmi per mancanza di docu
menti iconografici.
Il Crowe e il Cavalcasela parlano di copie conservate a Verona, a

Vicenza e a Padova: ma pur troppo l'esplorare in Italia certe raccolte pri


vate (e spesso anche le pubbliche) vigilate da sospettosa e ombrosa igno
ranza, o tenute colla massima incuria, è men facile che il procurarsi foto
grafie da gallerìe straniere. E
perciò che sulla sola copia di Padova posseduta
dall'erede de' conti di Maldura posso riferir qui le notizie gentilmente com-
municatemi dal dott. V. Lazzarini:

Vidi un ritratto di donna, di maniera veneta, ma nè il costume, nè l'atteggia


mento ricordano il ritratto tizianesco d'Isabella d'Este. E' una dama in piedi, vestita
di un abito verde scuro, con maniche di uniforme larghezza, con risvolti di merletto
ai polsi; i suoi capelli sono di tinta castagna rossiccia, ma non portano alcun copri
capo (turbante o altro). Il costume è proprio della fine del Cinquecento o dei primi
del Seicento. Sì come furono venduti qualche tempo fa due ritratti di donna (mezza
figura)' a un negoziante di Venezia, temo che tra quelli fosse il quadro ricordato
dal Cavalcaselle; probabilmente quello, tra i venduti, che in famiglia era attribuito
a Paolo Veronese.

Secondo il Crowe-Cavalcaselle , la riproduzione n che più di tutte ha

diritto alla fama di originale è nell' Eremitaggio di Pietroburgo , dove Isa


bella è in compagnia d' un ragazzo ■. Ma in questo quadro, che oggi viene
attribuito più fondatamente a Paris Bordone, il nome d' Isabella d' Este — che
con questo artista non ebbe rapporti di sorta — ci sta a pigione : nè ha

maggior diritto di essere accolto fra' ritratti isabelleschi il dipinto della col
lezione Mond, magnificato dal Richter, e già presentato dalla Gazette des

^eaux-Arts del 1895 (XIII,


435) col titolo s Isabelle d'Este avec son fils n.
Allora Io si battezzava per opera del Pordenone (1 ), oggi il Richter lo ri
collega a un originale disparso di Tiziano ; ma la sua congettura non è
parsa accettabile neanche al Frizzoni, che pur deferisce generalmente alle
conclusioni del critico inglese (2).
Prescindendo dalle molte inesattezze del Richter su' dati biografici e

cronologici , che concernono Federico Gonzaga (3), riesce inesplicabile il


perchè Tiziano dovesse, dopo il 1 527 per lo meno, appaiare Isabella con
Federico bambino, quando questi era già nel pieno meriggio della virilità
sua

e i ritratti magnifici del primo Duca di Mantova, dipinti dal Vecellio,

(1) Gazette.XIII. 435: eh. j4rch. et. dell'arte. VII. 268.


(2) Rauegna d'arte, febbraio-marzo 1911.
(3) Impariamodal Richterche Federicosuccedette al padrenel 1518 e che egli fu dipinto dal Mantegna, inginoc
chiatoa' piedidella Madonnadella Vittoria. Federiconel 1496 non era ancornatoI... Cosi si scrivela storiadell'arte!
1 trionfo

di

Cesare
del

lantegna

Secondo quadro : Le SPOGLIE DE' TEMPLI


Il trioni

di

Cesare

dei

Mantep

Terzo quadro : I TROFEI


I RITRATTI D'ISABELLA d'eSTE 225

erano frequentemente offerti in dono anche a' Principi consanguinei di Ger


mania!... (1).
Più naturale é supporre, a mio avviso, che la Marchesa di Mantova e
il suo primogenito venissero insieme ritratti quali erano in quel periodo in
cui — non ancora divisi dalle malefiche arti d' una favorita (Isabella Bo
schetti)
— reggevano di pieno accordo fra loro lo Stato: e questo ritratto
di madre e figlio credo appunto ravvisare nel quadro del Castello Sforzesco
attribuito al Pordenone.
Che il Pordenone lavorasse a Mantova è provato da documenti: eran
gli

suoi affreschi che ornavano così detto Palazzo del diavolo, palazzo
il

il
Paris Ceresara, astrologo
Il di

cioè (oggi Banca Agricola).


Ceresara ne aveva affidato l'esecuzione Romanino, cui

al
dapprima

a
sollecitatoria del marchese Federico:
-si

trova diretta questa

M.ro Hieronymo. Havendo noi inteso dal m.0° m. Paris Ceresario cavalliero et
gentilhomo nostro dilectissimo voi non esser mai comparso per dar principio alla
di

impresa tolta per voi alla faciata palatio per tante volte che'l ha

vi
questo suo
ricercato, ne siamo restato molto admirativo, sapendo promesse che facesti non
le

di
S.

sol ad esso m. Paris ma anchora allo ill.™° nostro patre fe. me., et perchè
desiderosissimi che dita faciata expedisca, parso per nuntio
ni
la

siamo posta
si

a
di

exhortarvi con questa nostra vogliati fra tre o quatro giorni venire per non man
car de fede vostra, altramente saremo costretti far provvisione di altri pittori et
la

far altro judicio voi che non havemo fatto finhora.


di
di

dareti causa
ni

Mani. XXVI julii 1519.

Romanino non fece vivo, sostituirlo col Pordenone, che


si

bisognò
Il

veder illeggiadrita
di

anche lui provocò rimostranze del Principe, ansioso la

sua città da palazzi superbi. Del 26 settembre 522 eccitatoria fatta


l'
é
1

Pordenone, col tramite Niccolò Vairolo, cui


di

giungere Principe
al

il
a

scrive
:

Magnifice Perchè palatio de messer Paris se expedisca


lo

et.» desiderarne) asai


havemo tenuto bona cura intendere dove se ritrova Mag.ro Zoan Antonio Corticello
pictore, qual intendemo se ritrova Cremona Santo Jsepo et lavora Arci
in

in

lo
a

prete del domo; dove sereti contento per parte nostra exhortarlo venir subito
a

livrare faciata de antedicto messer Paris, qual siemo informati non


lo

manca
la

li

satisfarlo; et direti per parte nostra che finendo l'opera siemo


in

per haverlo
li

et mancando siemo per resentirne qualunque loco se ritroverà, perchè pre


in

grato,
tenderne che iniuria sia facta noi.
la

Vasari ricorda (V, nel Palazzo Ceresara


3)

che era fra altre


Il

F
1
1

belle invenzioni.... molto lodevole, cornice, un fregio


di

sommo sotto
la
a

(I) Or. CROWE-CAVALCASELLE, Tiziano, 467. Un ribalto Federico,che era sia morto nel giugno
di
I,
fu

del 1540. mandatodalla vedovaDuchessaad Otto Enrico, contePalatinodel Reno, nel novembre quell'anno.
di

15
226 APPENDICI

lettere antiche alte un braccio e mezzo (1), fra le quali è un numero di fan
ciulli che passano tra esse in varie attitudini e tutti bellissimi i. Ne fu solo
il palazzo del diavolo che s' inghirlandasse di affreschi del Pordenone : sino
a pochi anni fa poteva ancora discernersi nettamente , su la facciata d' una
casa di piazza cavallo Federico Gonzaga. L' ombra sua
Broletto, ritratto a

può oggi pure intravedersi, s' invola : mentre su in alto,


come fantasma che

graziosi gruppi di putti, di meravigliosa bellezza, lottano ancora, prima di

sparire affatto, contro la moderna barbarie vandalica.... (2).

Qual meraviglia dunque che il Corticelli riunisse in un solo quadro i


due Principi, titolare e tutrice, che reggevano la Mantova, splendidamente
artistica, del suo tempo? Isabella ha l' acconciatura del capo del dipinto ti
zianesco , l' espressione del volto è però meno vivace e briosa , quasiché
l'adombrassero già le preoccupazioni, non tanto del governo, quanto del pos
sibile distacco dal figlio : sull' immagine del quale si protende il suo braccio
in atto d' amore.... e di difesa. La figura virile rassomiglia marcatamente al
volto barbato impresso sulle monete e medaglie — bellissime — di Federico
Gonzaga : l' identificazione de' due ritratti mi sembra perciò evidente , inop
pugnabile.
Non esito parimenti ad affermare che il n. 306 d' Harapton Court
i Portrait of a italian Lady », ascritto al Parmigianino, debba ritenersi un
ritratto isabellesco (3). Francesco Mazzola soggiornò parecchio tempo a Via
dana, in un paese cioè dello stato mantovano : ovvio quindi che entrasse in
relazioni con la corte , quand' anche non ce ne restino documenti. La sua
Isabella è un po' dimagrata, il che avvennenegli anni maturi, quando più
violento la tormentava l' ereditario male di stomaco (4) : ma Y identificazione
non par dubbia e per lo sfondo del quadro, ov' è riconoscibile una stanza

dell'appartamento a pianterreno d' Isabella d' Estc (5) con un anticaglia sopra
la porta ; e per i tratti del volto, somigliantissimi a' dipinti tizianeschi, e so

pratutto per la pettinatura.


La quale (è necessario fissar bene questo punto) non fu introdotta già,
come crede il Richter (6), che del suo asserto non dà la menoma prova,
soltanto dopo il I 530 o anche verso la metà del cinquecento : ma era invece
una specialità d' Isabella d' Este sino da' primi anni del secolo XVI !

"
(I) Le lettereintrecciatecomponevan et amicorumdomila ".
la scritta Ceresariorum
a) Cfr. SUSANI, Nuovo profilo di Manioca, del 1836. p. 112.
(3) Cfr. LA W, op. ctt., p. 112. Equivocaperòil Law riferendoal ritrattodel Parmigianinole indicazioniche il
Bathoedava pel ritrattotizianescod' Isabellavecchia.
(4) Cfr. LUZIO, Isabellad'Ette e F. Gonzaga promessisposi, p. 61.
(5) Sgombratoora il pianterrenodel Palazzo ducale dal magazzenodella Croce Rossa,si è messoin piena luce
l'appartamento che Isabellad' Este si fecelà costruirenel 1520-22. Molti bei fregiin stucco,molteelegantidecorazioni
pittoriche,improntatede' mottifavoritio delle divisedella Marchesa(XXVII — nec spe nec metu),son riapparsi,sfal
dato l' intonacoondeper lungotemporestaroncelati. Soprale porte, nè più nè menodi quantovedesiancoraal Te,
eranoindubbiamente collocatide' bustiantichi: uno de' quali il Parmigianinoesemplònel suo dipinto.
(6) Op. eli., p. 149.
I RITRATTI D'ISABELLA DESTE 227

La contessa Eleonora Rusca, figliola di Niccolò da Correggio, le scri


veva nel 1509:

Ill.ma et ex.™ patrona.... Ritrovandomi a Lochamo, ho presentito essere sta


portato a Milano da certe zeltildone una nova fogia de zazare de seta provenute
da notabile inventione de la p.ta V. S. : et per retrovarmi al presente quasi senza
capelli, cum sumo desiderio prego quella me voglia fare essere degna de una: la
qual cossa per me non saria altramente domandata per non essere notata pre-
sumptuosa, se quella mia ardentissima fede come è dicto non me riavesse al luto
excitata e spinta a questo, et anchora per esserne sta mandato a Milano reputo la
S. V. non farne gran capituli, che quando fusse per sua particularità servata non
haveria ardito fare altra richiesta. Et cusi prego la p.1a V. I. S. che essendoli
qualche conziatura de testa avanzata e che più non sia a Io uso de la S. V. ma
più presto demissa, me ne voglia far partecipevole aciò anchora io non para sia
forra del numero de le fidelissime de epsa V. I. S.

Più caratteristico ancora è uno scambio di lettere tra Isabella e una


Gonzaga della linea di Bozzolo. Mentre su' campi di Ravenna s' era svolta
una delle più grandi e sanguinose battaglie del secolo, le due gentildonne....
cinguettavano (eterno vezzo femminile) di mode e d' acconciature. L' una
scriveva all' illustre congiunta :

Ill.™ et Ex.m" Sig. Patrona mia obser.™»


Haveria grandissimo desiderio portare una maya pelosa facta cum quelli canon-
cini d'oro come porta la Ex. V. perchè mi piace molto quella fogia, ma perchè gli
sono serva dubitando farli dispiacere portandone ho prima voluto intendere da lei
essendo sua inventione se la si contenta ch'io ne porti. Perhò la p.ta V. Ex. mi
gli

dica senza riavermi alchuno respecto se farò dispiacere portarne non di-
si
e
a

che anchora ch'io ne habia grande desiderio deponerò, et


di

scompiacia mente,
il

più grato mi sarà compiacere alla E. V. che satisfare all'apetito mio. Et perchè qua
dice varie nove delli progressi delli exerciti et da diversi lochi havemo diversi
si

avisi, pregho quella ecc.


Bozuli XV aprilis 1512. Serva obediente
SUSSANNA DE GoNZAGHA.
di

Isabella replicava immediatamente volta corriere aprile


6
il
1
a

IIl. D.oe Susane de Gonzaga


Ill. D.M affinis tanquam soror nostra diarissima
La ill. M" Laura nostra cognata
fa

havea fatta una medesima dimanda che


ni

V. de quella fogia da testa, alla quale non sapessimo disdire, ma intendendo


S.
la

lei chel non era cum troppo nostra satisfactione non l'ha voluta usare. Per questo
non dicemo alla S. V. expresamente che siamo contente per non fare injuria
a
gli
gli

Ma Laura, nè negamo per non scompiacerla. Lei farrà mo' quello che parerà.
la

Ravenna,
di

descrivere
la

dopo ciò cruenta


E

indugiava battaglia
s'

riassumendo una lettera autografa, purtroppo perduta, del fratello Alfonso che
con sue formidabili artiglierie aveva fulminato amici avversari.
le

e
228 APPENDICI

Che cosa risulta, dunque, da questo delizioso scambio di lettere tra


Susanna Gonzaga ed Isabella d' Este ? Che la speciale acconciatura di capo
della Marchesa risale a qualche decennio prima che il Richter non creda.
Che i ritratti della prima metà del cinquecento, ove s' incontri quella n fogia
de testa n hanno qualche diritto, per ciò solo, ad esser presi in considera
zione come possibili raffigurazioni della Marchesa di Mantova : prescindendo
pure da piccole o grandi divergenze fisionomiche. La somiglianza non era
in genere una qualità, come il Richter medesimo ammette, a cui il Rinasci
mento tenesse molto in fatto di ritratti : le divergenze perciò dovevano essere
anche maggiori nel caso d' Isabella, che repugnante a posare, abbandonava
la sua effigie alle interpretazioni, più o men libere, degli artisti, costretti a
copiarsi 1' un l'altro su imperfetti esemplari, anzichè sul vivo modello.

Erano trascorsi quarant' anni dalla morte d' Isabella d' Este , quando
nel 1579 i Gonzaga furono chiamati a contribuire alla collezione tirolese,
di cui s'è parlato nell'Iconografia gonzaghesca.
Per il ritratto d' Isabella d' Este non poteva esservi che l' imbarazzo
della scelta, poichè nell' ultimo ventennio del Cinquecento le due tele di

gli
Tiziano non avevano ancora preso il volo da Mantova ed ornavano ap
partamene ducali, dove
Rubens potè più tardi suo agio copiarli. Di più
il

a
acquisto, redatto da Daniele Nys nel 628,
d'

nell' inventario trova regi

si
1
un ritratto della marchesa Isabella con cornice
di
strato note n, quelle note
ir

musicali che erano una sua impresa favorita.


Come dalla riproduzione eliotipia data dal Kenner,
in

vede

la
si

per
del duca Ferdinando Tirolo non venne scelto nè
di

collezione ritratto

il
Isabella giovane Fu
d'

d'

quello tizianesco Isabella vecchia.


'

tizianesco nè
cui essa bella
in

data invece un ritratto men


la

preferenza figura

e
a

appariscente, ciò evidentemente perchè questo ritratto rispondeva di più


e

d'

alla tradizione domestica sulle vere sembianze Isabella. Non può quindi
negarsi valore iconografico speciale questo ritrattino viennese mette conto
a

e
d'

fu

indagare da qual originale presumibilmente cavato.


Kenner non solo non s'è apposto con
in

sue congetture, ma
le

questo
Il

articolo relativo Isabella dice errori madornali, traviato dal Bertolotti, dal
a

Yriarte da altri cui facilmente affidato. Così ad esempio,


si

troppo
è
l'

a
d'

che tomba Isabella sia adorna con suo busto con una
la

epigrafi
il

del Millin, un viaggiatore


di

sgraziata facezia francese de' primi questo se


colo, che confuse Margherita Cantelma con Marchesa Man
di

sua amica
la

cui sepolcro
fu

tova, purtroppo profanato distrutto (1).


il

e
fu

(I) Isabella seppellita abito francescana (secondol'Amadei) nel coro interioredelle suore S.ta Paola,ac
in

". la di

di

"
cantodel march.Francesco.L'epitaffio celebravacome virili animo foeminae,multis atqueinsignibuspraeditaevir-
tuu'buset vitaeet sobolisfoelicissimae La chiesa oggi una caserma cavalleria della tomba Isabella disparsa
di

d'
è

è
:

ogni tracciai
1 RITRATTI D'ISABELLA D'ESTE 229

Altro errore è il credere che il ritratto del Francia fosse rimasto a Man
tova e potesse servir di modello per la collezione tirolese, quand'è provato
da' documenti che era stato donato al ferrarese Zaninello. Naturalmente il
Kenner non poteva saper ciò: ma é gratuito da sua parte il supporre che
il Francia avesse copiato il ritratto che nel 1 494 Giovanni Santi aveva fatto

gli
per la Contessa di Acerra. Come mai lettera già edita più

la
sfuggita

è
cui alla Contessa

di
d'

volte Isabella con 13 gennaio 1494 mandava


i il

il
pinto del Santi, dicendo: secundo m'è referto, se me puoteria più assomi
Dunque Isabella non seco, vide

lo

lo
gliare? solo non ritenne ma non
n

neppure, come bene ripetere: il Francia ebbe tutt' altro modello davanti
la è

occhi che tela del Santi,

in
agli il suo dipinto ogni modo fuori que

è
e

gli
all' arciduca Ferdinando Tirolo

di
stione copia mandata poiché
la

per

,
Zaninelli
lo

eredi non prestarono che Tiziano.


a

Kenner credette
di

in

dover porre campo simile ipotesi perché Isa


Il


gli

bella dai 20
in

quella riproduzione

fu ai
appare giovanissima 25 anni,
età coinciderebbe precisamente con epoca cui Santi chiamato in

il
l'

l'
e

Mantova per ritrarla. A me, che ho contemplato più volte, lungo,

e
a

a
Vienna quel quadretto, Isabella non appare poi così giovane
di

nel Museo
come ritiene Kenner dai documenti dell'Archivio Gonzaga
la

comunque,
il

risulta che anche dopo quarantanni Isabella conservava giovanile freschezza.


i

Nel 1517 ad es. ella fece suo pellegrinaggio Marsiglia, quando aveva
il

43 anni suonati ebbene nelle lettere che Equicola, suo compagno isto-
l'

e
:

del viaggio scriveva GonzagaFederico sazietà che


si

riografo ripete
a

a
,

tutti ammiravano Marchesa non solo per lusso delle sue foggie ma anche
la

il

sua vivacità giovanile, Me hanno detto che non credere


la

per ponno
a
n

V.,
di

che Madama sii matre S. che ella pare sorella sua scrive
la

pena
i

Bernardino Prosperi che vide


la

una volta Equicola


al

testualmente
l'

e
;

ritorno viaggio, riferiva (23 luglio)


dal Lucrezia Borgia che Marchesa
la
a

stava benissimo lui pareva haver (essa) manchato da carne (dimagrato)


e
a

quella bellezza che era già XII anni i. Fatta pur larga parte
in

et essere
la

all'esagerazione adulatoria, non resta men vero che bisogna andare rilento
a

nell'assegnare l'età dei ritratti.


Tiziano parrebbe che Isabella fosse una giovane ventenne
di

Dalla tela
poco più eppure Francia non l'aveva dipinta sotto suggerimenti della
il
o

Bentivoglio che nel 37 anni); anche pel ritratto della collezione


(a

1511

tirolese criterio dell'età deve quindi essere molto largo.


il

Ti
Io

all'arciduca Ferdinando
di

ritengo che questo ritrattino mandato


rolo fosse de' molti Isabella dal
la

di

d'

riproduzione uno ritratti eseguiti


Costa sia perché costui dipinti ricorrevasi abitualmente, quando trattavasi
a'
;

d'iconografìa gonzaghesca (1); sia perché indubitato che march. Fran


il
è

co Cfr. AppendiceA.
230 APPENDICI

cesco non avrebbe nel 1514 mandato in Inghilterra l'effigie prediletta della
moglie, se non fosse stato agevole averne rifatto altro esemplare dall'artista,
sempre volonteroso e pronto a servire i suoi mecenati.
Quel n ritratto della marchesa Isabella con cornice di note n, poteva
esser benissimo del Costa (1): naturale che lo si prescegliesse come l'effigie
che una tradizione costante additava per il più fedele della Marchesa, tanto
più che a Mantova viveva sempre, sino al 1 583, Lorenzo Costa juniore che
non avrà mancato di tener alta la fama di questo dipinto dell'avo.
Resta però da vedere diligenza venisse eseguita la copia.
con quanta
Gli artisti a cui era affidata questa serie di ritratti gonzagheschi non si può
dire che brillassero sempre per grande accuratezza: e ad es. il ritratto di
Giulia Gonzaga è così mal fatto che nessuno vedendolo potrebbe spiegarsi
come quella gentildonna destasse tanti entusiasmi al suo tempo, e invogliasse
persino il Barbarossa a organizzare una spedizione per rapirla. Sarà stata

meglio trattata Isabella?


Non si può garantirlo, ma la sua grande somiglianza
col n. 295 d' Hampton Court ci permette almeno in parte di assegnare a
questo quadrettino di Vienna quel valore iconografico di primo ordine, che
aveva certamente l'originale da cui fu tratto.

XI.

A chi, pieno il capo delle frasi ditirambiche dell'Ariosto, del Trissino,


sulla beltà d' Isabella, esamini il n. 295 d' Hampton Court e il ritrattino di
Vienna parrà che essi mal rispondano a così iperboliche lodi, le quali sol
tanto si comprendono pel ritratto tizianesco della giovane Marchesa.
Per mio conto sotto questo rispetto non esiterei ad accettar per auten
tici i ritratti, direm così, londinese e tirolese, perchè essi non contrastano
punto con l' idea fondamentale, ch' io mi son fatto , sull' iconografia della
nostra eroina. Io credo cioè che non fosse bella a rigor di termine e che i
ritratti più somiglianti siano quelli in cui l'artista l' ha meno adulata.
Quel pedante insoffribile di G. G. Trissino aveva avuto un' idea ec
cellente nel dettare il ritratto di Isabella d' Este ; ma guastò tutto con la sua

uggiosa rettorica. Rilegga chi vuole quel libercolo e mi dica se da tutto


quel viluppo di parole potrà ricomporsi nella fantasia l' immagine vera d' Isa
bella. Un pittore che volesse tradurre in linee e colori la descrizione del
Trissino metterebbe assieme un mostro oraziano ma non certo la donna ideale
di Zeusi, come l'autore credeva d'aver fatto.
Più sobrio fu l' Equicola nel suo rarissimo libercolo De Mulieribus, che
contiene una interessante prosopografia d' Isabella :

(I) Neil' inventariodel 1627 v'è ancheun altro ritrattadella marche»IsabellavalutatoL. 36 (n. 119).
I RITRATTI D'ISABELLA d'eSTE 231

Corpus quadratoni neque gracile neque obesum ; subflavus ( I ) capillus ; niger oculus
clarus et nitidus; tranquillas illas atque micantes
oculorum faces coronans superciliorum
acus; nasus venustissime deductus; (2) plenior et ruboris plena lactea facies; lactea
dentium compago ; teres ex lato pectore surgens collum ; arctior cum cingula sit, mini-
musque zonae orbis ; manus oblonga et succi plena ; totiusque corporis habitudo pro-
fecto longe lateque supra mortalem ostentane

Anche il ritratto dell' Equicola é però vago e generico , né ad ogni


modo si può aggiustar fede a un cortigiano interessato a idealizzare la sua

protettrice. Un esempio caratteristico del criterio tutto speciale con cui i

cortigiani del tempo assegnavano il vanto della bellezza ai loro Principi Io


abbiamo nella lettera, che la Marchesa di Cottone scriveva a Francesco Gon
zaga, da Ferrara 1 febbraio 1 502, durante le feste nuziali di Lucrezia Borgia.

La sposa non è troppo bella, ma una dolce cera et quantunche havesse cum lei
molte donne et la IlI.m" M.M Duchessa de Urbino quale è bellissima et veramente
momtra esser sorella de V. Ex. che la mia Ill.™ S.r" et da li nostri et da quelli
sonno venuti cum questa Duchessa da Ferrara porta il vanto de la più bella et questo
è senza fallo perhò che appresso sua S.™ erano le altre uno niente....
La Ill.™ patrona mia havea una vesta di velluto verde carica de passatori, quali
tiene de lo amor di V. Ex. cum uno robone di veluto negro foderato di lupi (come
nel ritratto tizianesco); in testa havea uno scomotto d'oro et al fronte uno circhiello
d'oro et al collo uno circhio d'oro cum diamanti dentro.

La Marchesa di Cottone chiama Elisabetta d' Urbino n bellissima n e

degna sorella di Francesco Gonzaga. Veramente la medaglia e i ritratti co


nosciuti (quello della Galleria degli Uffizi sopratutto) d' Elisabetta non la
sciano questa impressione , per quanto la renda attraente l' aria di soave
mestizia e di squisita bontà che irradia il suo volto. Ma anche lasciando
Elisabetta fuori causa, nessuno vorrà ritener bello Francesco Gonzaga co' suoi
occhi di bue, con le sue labbra arrovesciate da Etiope. L'espressione mar
ziale del volto, 1' aitante e robusta persona potevano rendere imponente la
sua figura (come nella stampa del Capriolo e in un bel ritratto, ch' io credo
del Bonsignori, già posseduto dall'antiquario G. Bressanelli di Mantova) ma
non dargli fama di bellezza. Ed è perciò che il Mantegna nel quadro della
Madonna della Vittoria si guardò bene dal rittarlo di piena faccia. Ora
quando la Marchesa di Cottone è colta in così flagrante menzogna, vorremo
supporre che fossero totalmente rispondenti al vero le lodi ch'ella faceva ad
Isabella? Sicuro: la Marchesa di Mantova, ventottenne nel 1502, doveva
ecclissare a Ferrara ogni altra dama per la sua intellettualità e distinzione,

" her hair is


(1) Del n. 295 d'Hampton Court è detto: red ".
(2) Il naso,la parte più caratteristicadel volto, presentatuttavia pur essaqualche sensibiledifferenzane' ritratti
d' Isabella: in una dellemedaglieesistentia Vienna si presentacon la puntaalquantorivoltain alto,mentregeneralmente
sta in pianoin altri esemplari,e quasisi mostravoltaal bassonella monetinanuzialedel 1490.
232 APPENDICI

per la vivacità dello spirito, l'affabilità de' modi, per l'eleganza e 1' origina
lità delle acconciature ; ma in questo affascinante complesso di doti, la vera
e propria bellezza fisica aveva, io penso, la minor parte.
Badiamo bene : le ripetute proteste con cui Isabella si schermiva mode
stamente dalle lodi esagerate sua bellezza (al Trissino rammenta il pro
alla
verbio : so che tu non dici il vero, pur mi piace) hanno tutta l' espressione
della sincerità. La ripugnanza a farsi ritrarre, la rinunzia a figurare nella
Madonna della Vittoria del Mantegna, nel Cenacolo del Bonsignori non si
comprenderebbero in lei, innamorata dell' arte, qualora davvero la sua fosse
stata una radiosa bellezza che ad ogni pittore doveva riescir facile il ripro
durre. Nel 1514-15 Isabella si trattiene a Roma parecchi mesi e non cura
di farsi ritrarre da Raffaello, a cui pure aveva commesso 1' effigie di suo
figlio Federico, e preferisce col mezzo del Castiglione di ottenere una piccola
Madonna del Sanzio. Leonardo la ritrae n di carbone n ed ella non insiste
perchè la faccia n di colore n e chiede un Cristo giovinetto, adducendo a
pretesto che il Vinci non aveva h commodità n di trasferirsi a Mantova per
ispirarsi al vivo modello. Ma questa difficoltà non le impedì di far eseguire
il suo ritratto dal Francia : nel caso di Leonardo era dunque un pretesto
qualsiasi,poichè il pittore poteva ad ogni modo tradurre in tela il bozzetto
fatto a Mantova pochi anni prima. Il vero è che Isabella non ci teneva ai
suoi ritratti, sentiva anzi fastidio — come lei dice — di n andare in volta
depinta n non certo perchè si sapesse troppo bella. Alla sua schiettezza ri
pugnava l'adulazione de' pittori, e d'altra parte era donna e non voleva com
parire meno attraente di quel che la facevano la mobilità capricciosa ed
espressiva del volto, le grazie dello spirito, la perenne gioventù, lo splen
dore del lusso. £ questa complicata psicologia femminile che non bisogna
perder d'occhio nel giudicare la condotta della Marchesa: la vera fisonomia
della quale, meglio che da ritratti di seconda mano o idealizzati, meglio che
da pomposi elogi di retori compiacenti, si deve ricostruire da quelle rivela
zioni caratteristiche, di cui sono spesso così ricchi i documenti dell'Archivio
Gonzaga.
Carlo VIlI nell' ottobre 1 495 parla con un cantore del Marchese di
Mantova e vuole avere minuti ragguagli d' Isabella. Jacopo d'Atri ci riferisce
per intero l' interessante colloquio in una sua lettera del 6 ottobre :

"
Essendo Don Bernardino da Urbino capellano andato cum li altri cantori per
darli piacere, sua Maestà lo domandò, como persona che se persuadeva per l'ordine
gli

et habito che porta non dire bugia, et incomenzò interrogare de


lo

dovesse
a

l'esser de V. Ex., de grandeza et dispositone poi delli lineamenti


la

età, vostra,
del volto et bona gratia (ultra belleza) che più importa, poi como eravate ad
la
la

comparatione de M.M Duchessa de Milano vostra sorella, dove essendoli risposto


per esso Don Bernardino accomodatamente et per verità che ne
la

la

superavate
fece una festa mirabile, et allegrosse che non foste più grande, essendo anche sua
I RITRATTI D'ISABELLA D'ESTE 233

M.'a di quella sorte. Volse intender insino alle fogie et vestimenti et poi minuta
"
mente delle virtù y e al sentir le Iodi che venivano fatte d'Isabella la M.ta sua re
stava stupefacto et inamorato.... per forma che '1 povero Re u era cotto. Chi sa, sog
"
giungeva il D'Atri, che il Re un bel giorno ve compari a San Piero e non ve
basasse mille volte, avvisando V. Ex. che el Re de Franza non è cosi deforme
come nostri il fanno u.

Dunque Isabella era anzichenò piccola e Carlo VIIl si rallegrava che


non lo avanzasse di statura. È un confronto tutt' altro che lusinghiero, pur
gli

italiani esageravano

di
ammettendo che nel descrivere, anche fantasia,
come fece Francesco Mantegna, deformità del Re invasore.

la
Isabella era grassoccia paffuta già nella medaglia
di

Bassa statura,

e
mantovana del 1490. Nel mandare nel 1499 suo ritratto Isabella d'Ara

il

a
ella scriveva — — Lodovico Moro
Io

visto che pittore


si

gona

il

il
è

a
Maineri l'aveva ingrassata perciò dipinto non ma viceversa

le
somigliava,
il
e

Moro lei i. Che Isabella ingrassasse sempre più


lo

trovava assai simile


il

con andar del tempo, da parecchie testimonianze


Io

apprendiamo curiose.
l'

L'

di
Unico Aretino aveva appioppato
le

soprannome ficaiella giottina,


il

Isabella stessa dichiara tale

in
perché appunto grassa come un tordo una
si
;

sua vezzosa letterina marito. Nel 509 territorio mantovano era trava
al

il
1

gliato dai francesi alleati più molesti che se fossero stati de' nemici

il
e
;
,

Francesco, che doveva poi esser fatto prigioniero dai ve


di

marchese poco
neziani aveva molti trarsi impaccio. Pare che un giorno
d'

grattacapi per
,

inviando alla moglie un dono


di

selvaggina (pernici) scherzasse sulla pingue


dine della moglie, difficoltà politiche

di
che cresceva sempre malgrado
le

quegli anni fortunosi Isabella risponde briosamente (in una lettera tutt' au
e

tografadel 22 giugno): spero che questo caldo me aiuterà a smagrare da


n

bon senno, ma se
io

havesse havuto de fantasie et affanni che ha havuto


le

V. S. da questi poltroni de francesi forsi che non seria così grassa ma ad


;

ogni modo non po' negare che non siano più ingrata gente del mondo.
la

se

Dio gie mandi secondo che desidero i.


La pinguedine ebbe Bernardino de' Pro
7,

una remora nel 151 quando


trovava Marchesa manchata de carne ma presto
la

speri riprese so
il
n

n
:

pravvento nella sua vecchiaia Isabella arrivò sino quella lourdeur, che
e

capolino nel ritratto tizianesco grossolanamente copiato dal Rubens


fa

tutto
e
;

perciò mi rafferma nella mia idea che non bisogna foggiarsi Isabella
d'

Este
in

una bellezza classica, rispondente alle qualità superiori della sua intelligenza
del suo animo.
e
234 APPENDICI

XII.

Ed ora è tempo finalmente di esaminare i disegni leonardeschi in cui


si è creduto di ravvisare de' ritratti di Isabella Estense.
L' Yriarte nell'enunciare la prima volta, e pel solo cartone del Louvre,
questa identificazione, si tenne in commendevole riserbo:
demande — egli scriveva — aux amateurs s'il y a
n Je simplement
téménté voir dans le grand portrait, anonyme, de profil, exécuté au fusain,
à

qui figure sous le n. 390 au catalogue des dessins du Musée du Louvre,


sous le nom de Vinci, — dessin pointillé pour en faciliter la reproduction, —
le n ritratto al carbone n dessiné vers 1 500 par Léonard, auquel M. A. Gruyer,
à l'aspect seul de l'oeuvre et de son caractère, se trouve avoir assigné sa
véritable date dans ses articles sur Léonard?
Pour qu'il y ait au moins présomption,
n cherchons des points de com-

paraison pour établir d'abord la ressemblance du dessin avec le modèle i.


E sceglieva come termine di confronto la medaglia di Giancristoforo,
avvertendo però:
n Ce n'est cependant point à un document de certe nature, que nous
demanderons la confirmation d'une hypothése ; nous nous contenterons de ne
pas la voir démentie par le monument; et on nous accorderà peut-ètre qu'il
en est ainsi i.
Ciò che lo rendeva men timido, riferito più sopra, era
lo si è il con
fronto col quadro del Costa la Cour d'Isabelle d'Estel...
Ritornando sett'anni dopo sull'argomento, ogni esitanza dell' Yriarte era
sparita : il cartone del Louvre era indubbiamente l'originale cercato ; l' iden
tificazione era ormai acquisita alla storia dell' arte. E un fenomeno di auto
suggestione curiosa , a cui ci ha fatto assistere l' Yriarte , perché in realtà
nulla era sorvenuto ad avvalorare l' ipotesi così timidamente affacciata la
prima volta. Se si toglie invero la adesione incondizionata del Muntz (che
ha riprodotto quel disegno neWAge d'or e nel suo Léonard, sino a rendere
scialbo pel lungo uso quel povero cliché), io non conosco poi che ci sia
stato un tale plebiscito da incuorare l' Yriarte a gridar vinta una causa, che
é ancora sub judice. Il Kenner, che pure ha accettato molte notizie erronee
dell' Yriarte, accenna al ritratto leonardesco con riserva, chiamandolo n viel
umstrittene Handzeichnung n (assai contestato), e non ne ha tenuto conto per
la sua illustrazione del ritrattino della collezione tirolese, benché certe con
formità dell'acconciatura dovessero tentarlo ad un ravvicinamento. II Rosenberg
nel suo Leonardo da Vinci (nelle monografie artistiche della collezione
Knackfuss) aderisce alle congetture dell' Yriarte , non senza premettervi la
forma dubitativa n es scheint dass ein gliicklicher Zufall uns beide Bildnisse
gli

erhalten hat n (sembra che un caso felice ci ha conservati entrambi schizzi).


I RITRATTI D'ISABELLA D'ESTE 235

L.
gli
Tra italiani, Uzielli Venturi

di
Beltrami, mi scrissero o non

il
di l'

e
dubbi sull' ipotesi del

la
aver esaminato questione avere grandissimi

n
Yriarte che essi ed altri valenti dell' arte abbiano

io
ed m'auguro storici
l'

;
nettamente a pronunciarsi (1).
Per mio conto, avendo dimostrato risibilmente sbagliato argomento

l'
princeps dell' Yriarte — confronto col quadro del Costa — soggiungo che

il
Giancrìstoforo non son tali da

di
tra
le

la
somiglianze disegno medaglia
il

lo e
stesso Yriarte manifestava 888.

In
togliere quella peritanza che nel questo

1
ciò che agli uni
di

genere ricerche ha molta parte l'elemento soggettivo,

e
gli
pare evidente lascia increduli altri dal che grandi disparità

le
si
spiegano

:
— —
di

di
giudizio non solo nei raffronti difficilissimi tra un ritratto profilo
profili. Se ne vuole
di

un ritratto faccia, ma anche nei confronti tra due


e

una prova? Del disegno del Louvre esiste una replica nella Galleria degli
Uffizi Yriarte avvertendo che presentava una
la

riprodusse semplicemente
l'
e

variante dans coiffure i. Muntz nel suo Léonard (p. 514) ne


la

légère
Il
n

dà acerbo
giudizio cette copie réproduit, mais en l'alourdissant,

le
più
il

la n
:

dessin du Louvre. Toute finesse du modèle a disparu. Une autre copie


(n. 209) est exécutée au crayon noir et l'aquarelle sur papier jaunàtre.
à

Deux autres copies sanguine se trouvent au Cabinet des Estampes de


la
à

Munich h. Questa abbondanza


di

io

copie, che non ho potuto esaminare, mi


due soli,
di
lascia assai scettico, poiché documenti archivistici parlano

al
i

più tre, schizzi del ritratto leonardesco; avendo Marchesa rinunziato


la
e

a
c'era per l'artista bisogno
di

di

vedersi ritratta colore n, non far tanti studi


n

preparatori. Ma prescindendo da ciò, perché Muntz giudica così sfavore


il

degli Uffizi?
Io

volmente trovo più rispondente vero l'osserva


al

disegno
il

zione del Rosenberg che facendo anch' egli un raffronto tra due disegni
i

dice: fast noch mehr Geist und Leben atmet das zweite Bilniss.... Man
n

mòchte sie gerade darum auch fiir die Skizze halten, die Leonardo mit nach
i.
di

Venedig più pieno


(Il

genommen hat secondo schizzo ancora vita


e
è

per ciò ritenerlo per Leo


di

lo

vorrebbe schizzo che


si

spirito; appunto
e

nardo portò seco Venezia).


a

Più
di

stridente contrasto fra giudizi due egregi scrittori come Muntz


il
i

Io

Rosenberg non potrebbe davvero immaginarsi . preferisco opinione


il

l'
e

del critico tedesco, sembrandomi che nel disegno degli Uffizi Leonardo non
dell'acconciatura, ma anche più
in

abbia solo modificato certe particolarità


gentilito idealizzato lineamenti del viso: naso più corto, mento
il

il
e

è
i

Avrò
di

men grasso. ma secondo me questi


al le

traveggole, due disegni pro


di

filo riconnettono ritratto faccia (dell'Ambrosiana) raffigurante Isabella....


si

(I) Richte! tiene[ermoancora cartonedel Louvre: mi scrissero ondeggiantitra


al

no, Tode, Ridolfi


ai
Il

e
di il

il

il

il

Kristellerscartòinvecel'ipotesidell'Yriarte, pur esclamando


saggiamente:
" punto rassomiglianza
in

quasi mi sono
H

rassegnato non avereun'opinionedecisa,essendodifficilissimo stabilire identità una persona di.ersiritratti".


d'
la

in
a
236 APPENDICI

d'Aragona. E l' infelice Duchessa di Milano, non la Marchesa di Mantova,


che tutti tre rappresentano!
L' identificazione dell' Yriarte, pare a me tanto meno accettabile perché
il cartone del Louvre dà l' impressione di una figura alta, slanciata, come
Isabella d' Este non era. Ne è poi probabile che la Marchesa avendo nei
primi mesi del 1500 la fortuna di tener seco a Mantova il Vinci, si con
tentasse d' un semplice profilo ed è più plausibile supporre che volesse esser
ritratta di faccia — come di faccia sono tutti i ritratti conosciuti di lei; i

gli
modello,

di
due quelli del Francia e dell' altro che
tizianeschi , servì
quelli del Costa, del Pordenone, del Romanino,

fu
quello infine che proto
tipo del quadrettino della collezione tirolese. Lorenzo da Pavia, vedendo

lo
Venezia, — — ué

lo
schizzo leonardesco esclamava sentito molto

si
è
a

possibile melio i.

E
naturale (simile) quella. Sta tanto bene fato, non

è
a

pienamente giustificata un'esclamazione simile per un profilo, che lascia sempre


qualche incertezza sull' identità della persona Quella frase non possibile

è
?
melio necessità che Isabella fosse ritratta
di

di
non implica faccia, modo

in
i

da averla davanti agli occhi viva presente, meglio che non avrebbe potuto
e

un profilo?

di
credo fermamente
Io
Io

ipotesi per ipotesi, mi permetto chiedere


e
;

se disegno leonardesco n. 414 della Galleria degli Uffizi non abbia mag
il

d'
giori diritti
di

esser preso considerazione come un possibile ritratto Isa


in

bella. prof. Uzielli me ne fornisce gentilmente questa descrizione, ch'egli


Il

dalle schede Nerino Ferri dei disegni della


di

ha tratto del noto catalogo


,
Galleria, preparato per una nuova edizione:

Leonardo da Vinci (?)


Ritratto giovane donna fiorentina, faccia, colle
in

di
busto '/3 minore del vero
di

braccia incrociate, con capelli increspati raccolti entro una rete. Matita rossa,
e

carta bianca. Altezza cent. 39; larghezza cent. 26 mezzo.


e

scrittori d'arte intorno all'autore


di

Disparate sono opinioni dei critici


le

questo
e

splendido disegno riprodotto fac-simile dalla Bruckmann Tav. V dove


in

casa
il

Dott. Bayersdorfer Morelli crede Bachiacca,


di

attribuisce Francabigio.
lo

lo
al

Il

I
lo (
)

Berenson con più ragione Pontorno, ed altri danno Giov. Ant. Bol-
Io

al

assegna
il

imitatore Leonardo.
In

pareri abbiamo stimato prudente


di

di

trafEo tale discrepanza


lasciare disegno vecchia attribuzione, tanto più che esso, oltre avere tutte
le
al

la

caratteristiche della scuola fiorentina, tutt 'altro che indegno del grande maestro.
è

Vi chi
di
Io
fu

pretese ritratto Beatrice Estense.


Che debba vedervi Beatrice da escludere essa era più
si

parmi perché
d'

assai. Isabella già nell' agosto del 492 essendo con sorella
la

grassa
a
1

(I) Della pittura italiana studi storico-critici(Milano 1697, pagina 107). Pur attribuendo Bachiacca n. 4M.
al

il

"
Morelli aggiunseperò: non voglioinsistere modoassoluto questobattesimo".
in

in
il
I RITRATTI D'ISABELLA D'ESTE 237

Pavia scriveva al marito: n la Duchessa mia sorella non me avanza ponto


de grandeza ma è ben ingrossata tanto sin qui che la poterà ancora venire
como è Madama n, cioè come la madre Leonora.
L' espressione motteggevole, birrichina ma bonaria e sorridente del di
segno leonardesco contrasta col carattere
della moglie di altero, imperioso
Lodovico il Moro. L'acconciatura poi del capo non si attaglia affatto a Bea
trice che e nel busto di Giancristoforo e nel ritratto di Bernardino de' Conti
e in quello della Galleria Pitti, attribuito con poco fondamento al Costa
stor. dell'arte, II, capelli lisci che

in
265), ha scendono treccia

le
(Arch.

i
ne appare abbia mai adottato capigliara increspata
le

lungo spalle, quella

a
Isabella

d'
turbante, che era invece speciale figura nei due ritratti tiziane

e
quello del Francia nel suo modello.
in

schi, come doveva figurare

e
Nel disegno leonardesco n. 414, poi da notare che certi particolari
dell'abbigliamento convengono è
più ad una principessa che non ad una sem
ricorda

d'
plice giovane donna fiorentina . Quella catena oro ad es. mi
n

,
dalle cento Isabella Este soleva portare
d'
catena volte che maniche

le
la

:
di
del vestito
di

sembrano pure esser quelle maniche lusso che

le
grandi

d'
dame del Rinascimento amavano tener separate fatte altra stoffa che

il
e

resto del corpetto.


Ma panni che nell'espressione del sia vero

ci
sopratutto briosa volto

il
d'

carattere Isabella che anche da vecchia, nel ritratto tizianesco sfigurato


,

dal Rubens Si pensi Isabella

d'
sorride arguta maliziosa. che ritratto
il
e
,

abbellito dal Francia dal Vecellio


fu

troverà che somi

le
si

giovane
e

tela della collezione Goldschmidt,


la

glianze fra e questo disegno fiorentino


sono incontestabili, tanto più quando complemento correttivo
si
tenga
e
a

nuziale del 1490.


la

presente medaglietta
Non mi dissimulo che molti mia ardita: ma
la

ipotesi parrà troppo


a

critici
d'

spero che sia almeno discussa con benevolenza da' quei oltralpe,
che nel quadro del Costa scorgono un Castiglione guerriero, regalano alla
e

Marchesa Mantova un agnello da riscaldare nel suo grembo.


di

*
*

Concludo. La mia lunga rassegna non sarà inutile per storia dell'arte,
la

di

in

poichè strada facendo ho dato, non foss' altro, notizie laterali grande
teresse.
Per Isabella
d'

Este cui son giunto


d'

iconografia risultati positivi


1'

a
i

riducono — che più autentico ritratto medaglia del 490,


la
si

questo
il

è
a

le 1
:

nella quale Isabella


in

seconda linea accanto marito perciò sue


al
è

fattezze sono rese con perfetta schiettezza. Sotto


lo la

questo rispetto medaglia


Giancristoforo,
di

cui per
in

fu

nuziale superiore alle medaglie meno


è

idealizzata l'acconciatura del capo.


238 APPPENDICI

Per i ritratti dipinti il più attendibile è il tizianesco d' Isabella vecchia,


della collezione Goldschmidt , che ci libera dall' incubo delle modificazioni
ed esagerazioni intollerabili nella copia del Rubens. Il ritratto tizianesco
d' Isabella giovane è il risultato d' una doppia adulazione — del Francia e
del Vecellio — e perciò da accogliere con molte riserve.

Quanto al ritratto leonardesco, 1' identificazione proposta dall' Yriarte è


insostenibile, perchè si basa precipuamente sopra un equivoco, e tutto con
corre a far credere che il vero schizzo non fosse un semplice profilo ma un
ritratto di faccia. È quindi probabile che il disegno n. 414 degli Uffizi
rappresenti la vera Isabella nell' interpretazione personale che alla sua figura
vivace e briosa fu data dal Vinci.
gli

Fra Isabella nelle

fu
innumerevoli ritratti che costretta disseminare

a
corti principesche del tempo, preferiti da lei vennero dipinti dal Costa.

i
di

fu in

Uno essi aveva avuto castello onorifica collocazione con un distico od


senza dubbio

d'
una epigrafe nel 1514 donato re Esso
al
Inghilterra.
e

è
:

Hampton Court. D'altro ritratto del Costa


d'

rappresentato oggi dal n. 295


probabilmente copia più o men fedele quadrettino della collezione Am
il
è

bra:, oggi Vienna.


le a

Tali mie conclusioni, che desidero da chi

in
vagliate discusse

è
e
di

io

farlo senza preconcetti come ho esposte con maggior com


le

grado

e
petenza tecnica della mia.
APPENDICE C.

Il Palazzo del Te e i rapporti di Federico Gonzaga


con Michelangelo.

I.

Sulla fine del 1 524 , Castiglione accompagnava


Baldassare a Mantova

Giulio Romano , che s' era finalmente deciso a lasciare la natale città , per
entrare a' servigi de' Gonzaga. Le pratiche del Castiglione per attirare alla
Corte di Mantova non soltanto Giulio, ma anche un altro de' migliori allievi
di Raffaello d' Urbino, erano cominciate subito dopo la morte di Leone X.
In una lettera al marchese Federico, del 1 6 dicembre 1 52 1, scriveva infarti :

ho parlato a questi dui giovani che forno allevi di Raphaello, li quali riumil
mente basano le mani di V. E. e sono deliberati di venirla ogni modo a servire:
ma perchè questa bella sala del Papa è fatta più della metà, desiderano di fornirla,
se cosi vorrà il novo Pontefice, ma fatta che la sia, senza dilatione alcuna veni-
ranno e parralli grandissima gratia servir quella, e veramente, signor mio illustrissimo,
son certo che la ne sarà benissimo servita et honorata, perchè sono valentissimi.

I lavori in Vaticano, interrotti durante il Papato dell'arcigno Adriano VI,


vennero ripresi sotto Clemente VII, e la sala di Costantino fu in breve con
dotta a termine dal Pippi e dal Penni — l'altro allievo ed erede di Raf
faello, a cui alludeva messer Baldassare.
Appena ottenuto il pagamento della sala dipinta (n la quale è riuscita
molto bella n, scriveva di nuovo il Castiglione, il 5 settembre 1524) Giulio
si mise in viaggio per Mantova, dove — ne' 22 anni che vi rimase — lasciò
indelebili e multiformi traccie di un'attività prodigiosa. La città fu da lui
" rimbellita, magnificata n con n concetti anticamente moderni e modernamente
antichi n , secondo una frase bislacca dell'Aretino : pel vasto rinnovamento
edilizio operato da Giulio (scrisse il Vasari) n non più Mantova ma nuova
Roma n la si poteva chiamare. Il cardinal Ercole Gonzaga disse appunto al
Vasari n di quello Stato, che non era egli n — tanta,
Giulio esser più padrone
la sua popolarità ! La morte precoce del Pippi, nel 1 546, fu riguardata pub
blico lutto : si pensò di erigergli subito un monumento, ma il disegno andò
a vuoto.... ed oggi si cerca invano anche la sua tomba.
Fu tumulato a San Barnaba — nella chiesa poco distante dalla bella
240 APPENDICI

casa, che due anni prima di morire s'era Giulio costruita, ornandola di pit
ture all' interno, di stucchi nella facciata e collocando sulla porta d' ingresso
una statua greca di Mercurio.
Sulla lapide sepolcrale era stato inciso un pomposo distico latino che
lamentava aver seco Giulio Romano portato nell' avello tre arti ; ma nella
ricostruzione della chiesa il marmo andò sperduto, e le ceneri del pittore
restarono confuse tra le infinite che là attorno ha seminato la morte.

* *

La creazione più grandiosa e personale di Giulio Romano a Mantova


'
è il palazzo del Te ; e fu anche la prima a cui s' accinse immediatamente,
appena giunto nella sua patria d'adozione (1).
Molto si è disputato dell'origine di quel nome Te : antichi eruditi fa
Teia,

gli
voleggiarono o che là si fosse accampato re dei Goti ; o che om
d'

Te fosse

di
brosi viali avessero un o che contrazione tejetto,
la

la
foggia
/
:

tajetto, da un taglio fatto non so che argine.


a

Un — Salvioni dell'Accademia letteraria Mi

di
acuto filologo prof.
il

lano — mi suggerisce che tejeto (come scritto

in
documenti
la

spiegazione

è
mantovani del Trecento) significhi tiglieto, valle de' tigli ma assai dubbio

è
:
Italia dei tigli;
in

se fosse allora acclimatata forse


la

piantagione
si

già

e
una delle tante voci dialettali,
in

in
l'origine vera del nome da cercare
è

parte ancor vive nel mantovano nel veneto, derivate dal latino teges (parva
e

domus; vedi DUCANGE). Da teges, tegeto, teze, tezzon, ecc.


Certo che Gonzaga avevano costruito sulla fine del Quattrocento,

è

una stalla pe' migliori poledri della lor razza famosa cavalli
di

in
que' prati
e
:

andavano diporto ed caccia signori (2) cittadini.... quando non accor


e
a

revano vedervi giustiziare qualche delinquente. Folengo nella sesta delle


Il
a

Maccheroniche del dire


fa

52 Cingar plantareque forcas supra Tyum


»
a
1

:
,

vidi della Toscolana annota Tyum est


in

margine vallis spaciosa


«
e
n
;

prope moenia Mantuae n.

Là sul Te, dove nel trecento esisteva un convento


di

di

monache
S. Chiara, volle Federico Gonzaga che sorgesse una villa suburbana, cui
in

(1) Tra' mandatide' Principi trovasiquota impostazione


(sfuggita D'Arco nellasua Istoriadel Pippi) chemostra
al

com'egli,prima giungerea Mantova,avessedisegnato futuri ampliamenti della villa di Marmirolo:


di

(L.b. 24. e. 21).


dare debeatJuIio Raphaelisde Urbmo pictori scutosquinquagintaauri soleex
Sp. D.niu Syndicusmarchionali»
a

denariis condemnationumsive composi


tionumquosp.tus D.nus nosterilli dare vult pro forma sive modello Marmiroli
nulli»obtunnbm.... XX Marti, MDXXIII.
desyderando
"
(2) P. es. Isabellad' Este scriveva febbraio1492 ad Andrea de Zobolia: ntri de baverede
le
4
il

leporevive per metterlesuso Te, logo circumdatode aqua et suso portede Mantua dovevolemopoterepigliare
le
al

qualchevoltapiacere,ve pregamo
" "
fornirci «se lepri aciò che quandoveniretiin qua ve possiamo menarea
di

di

apassoet farvi gustarerecreationeecc.''.


Il trionfo

di

Cesare

del

Mantegna

Quarto quadro : Ancora i trofei

16
Il trionfi

di

Cesare

del

MantefM

Quinto quadro : Gli elefanti


IL PALAZZO DEL TE - FEDERICO GONZAGA E MICHELANGELO 241

Giulio Romano spiegasse tutto il suo genio non meno lussureggiante.... che
lussurioso. Il pittore lo servì a meraviglia : l' artista che in Roma s' era pre
stato ad illustrare i sonetti pornografici di P. Aretino , non s' impose molti
scrupoli in certe sale del palazzo del Te, destinate ad accogliere

gli
adul
40 anni. Le pitture della sala

di
d'

teri amori un principe, morto stravizi

a
Psiche dovevano
di

in

di
anzi certo modo formare un ambiente suggestivo
di

voluttà piaceri sfrenati.


e

Giulio Romano, nominato soprastante generale delle fabbriche de' Signori


Mantova, aveva suoi ordini una schiera d'artisti, che sui disegni e sui
di

a'

cartoni del Pippi, via via popolavano palazzo del Te delle più leggiadre

il
abbaglianti fantasie.
e

La
di

partecipazione ciascun artistaall' opera complessiva può esser


descrizione del Te, lasciataci da Gia-
in

perfettameate stabilita grazia alla


cobo Strada, pubblicata dal Davari (1).
e

Strada, passato agli


lo

Antiquario famoso, stipendi degli imperatori


d'Austria, ebbe Giulio Romano
di

di
fortuna comprare dal figlio piut
la

n
tosto agli amori darsi bel tempo che non all' arte inclinato (2) quasi
e
a

n
,

tutti cartoni del padre; com'egli vantò nella prefazione

lo al
si

disegni
e

e
i

settimo libro dell'architettura del Serbo, stampato Francoforte nel 1575,


a

Strada acquistò allo stesso modo Raffaello Urbino.


di

d'
disegni
molti
Così che oggi l'Albertina Vienna possiede gran parte de' cartoni
di
è

Giulio: nella biblioteca Imperiale esiste


di

descrizione del Te fatta


la
e

dallo stesso Strada, quale, seguendo disegno del creatore del palazzo
il

il

ne illustra ogni sala, ogni dipinto, ogni decorazione.


Davari corredò sua volta descrizione dello Strada con
la

documenti
Il

d'archivio, soprattutto
di

con que' mandati che sono più pro


la

pagamento,
di

saica, sicura fonte storia dell'arte e che


ci

ma anche aiutano
la

più se
a

guire almeno nelle sue fasi più notevoli costruzione del del Te (3).
la

palazzo
Per parte architettonica, Giulio Romano ebbe come alter ego maestro
la

Battista Covo, succedutogli più tardi anche nella direzione generale delle
Corte, ma morto troppo presto per
di

cui
di

fabbriche assurgere alla fama


Covo godeva
di

era degno (4). piena fiducia Giulio e de' principi ed


la
Il

ebbe parte cospicua nell'edificazione ne' rimaneggiamenti del Te.


e

Poichè, com' naturale, non tutto riusciva d'acchito, secondo inten


le
è

zioni Giulio Mecenati


di

gusto de' suoi p. es. nel 532, per acco-


il
e

1
:

(1) STEFANO DAVARI Descrizione dello storicopalazzo del Te a Mantova — Tip. Eredi Segna,Man
:

tova 1905, edizionefattaa spesedel Municipio riccamente illustratada 22 foto-incisioni.Artisticamente più bella
la
e

descrizione del Te rimanesemprequella,stupenda,del Vasari (V, 536-544).


(2) Mori nel marzo 1562, cfr. D'ARCO, Storia di Giallo Romano, p. 126.
PungileoninelleMem. ist. di A. Allegri, 45, potèancora suo tempovederede'libri segnatiArtus,
li,

al

(3)
Il

apollo, recantiprezioseannotazionisu lavorieseguitidal Costa, dal Dossi, ecc.


pubblica,unabellalapide,oggisbiadita,nellabasilica S. Andrea (cfr. D'ARCO,
posta,per sottoscrizione
fu

(4) Gli
di

Arie artefici,II. 94).


e

16
242 APPENDICI

gliere Carlo V a Mantova, si decise di rifare anche certe parti del Te, che
a Federico Gonzaga non parevano di sufficiente bellezza. Al Covo, che
aveva ottenuto licenza di andar a perfezionarsi a Roma, il Principe fa scri

vere che torni senz'altro.

La licentia che ne adimandi di stare a Roma almeno un anno per riuscire


tanto più eccellente nella architettura saremmo per concedertela molto volentieri, se
non avessimo animo di far fabbricare. Ma sappi che vi volemo attendere, massime
sul Te e sopra nuovi disegni ove sarà necessaria la sufficentia tua.

I pittori impegnati a tradurre le ispirazioni di Giulio, erano una mezza


legione, cominciando dal Penni, che aveva seguito a Mantova l' amico di
letto. Qualcheduno di que' collaboratori scappò addirittura co' disegni già
predisposti, per esempio un certo n Aurelio n, di cui il Pippi narra la par
tenza, insalutato hospite, in una lettera del 14 ottobre 1 53 1 a F. Gonzaga :

Aurelio che dipingeva in sul Te subito la partita di V. S. senza dir cosa al


cuna con molti disegni apparecchiati si fuggì via.

Degli altri che rimasero fedeli al loro duce e maestro, il più insigne è
Rinaldo Mantovano (1), che nella sala dei giganti potè dar libero corso alla
sua grandiosa abilità di scenografo. 1 documenti provano che già Fermo da
Caravaggio aveva eseguito parte della sala; ma n quando venne lo Impera
tore, il lavorero è sta guasto et fatto più bello n, dicono i mandati di paga
mento. Rinaldo ebbe ad aiutanti, per qualche dettaglio, il pittore Luca da
Faenza, soprannominato Figurino, e Io stesso Fermo da Caravaggio, i quali
dipinsero n de quelli paesi e montagne n ; e forse all' uno od all'altro vanno
gli

tranquillo, idilliaco, che formano


di

assegnati incantevoli sfondi paesaggio


di

così leggiadro contrasto con quel fracasso spettacoloso titani fulminati

e
di

monti precipitanti.
Ebbene Rinaldo Mantovano dal marzo —
in

1532 luglio 1534 cui


al

lavorò Camerone n, come chiamavano allora sala de' Giganti, com


la al

la
n

piendo de' dipinti — riscosse per ventotto mesi somma


la

maggior parte
224,
di

in

di

totale scudi misura otto scudi mese fatta ragione


al

a'

tempi,
;

stipendio assai decoroso. Naturalmente con un Principe dissipatore, come


gli

Federico Gonzaga, erano non infrequenti incagli ne' lavori per.... man
,
di

canza pecunia.
Romano
in

Giulio una lettera, del 1528,


fa

inedita, marchese
al

sapere
Federico che 25 ducati alla settimana, fissati dal tesoriere pe' lavori del
i

Te,
di

non ha mai avuti tutti, anzi con gran stento ho gratia cavarne
li

(I) Se ne ignora nome famiglia, l'anno morte:ma forse lui può riferirsil'annotazionede'registrinecro
di

di
e

a
il

logici del 1540" M.ro Rinaldo


4,

Rinaldi depintore contrataUnicorni mortode febreet gora, infirmo età


di

in

di

in

"
de anni 38
(1

febbraio).
1
IL PALAZZO DEL TE - FEDERICO GONZAGA E MICHELANGELO 243

quando 10, o 12, o 15 ducati n. Ma si andava avanti egualmente: suppliva


al difetto dell' erario la buona degli artisti, che si rassegnavano a
volontà
lavorare, lusingati da promesse o intimiditi da minacele. Aurelio Recordati
in una delle sue relazioni al Principe, lo spiattella chiaro: n per far paura
alli altri, ho detto a Figurino se non sollecita che V. E. m' ha commesso
che lo faccia staffilare n.
Ma sorvolando su ciò, l' importante è di poter determinare per ogni sala
del Te a chi debbano attribuirsi i vari lavori : e le identificazioni del Davari
sono ormai una conquista sicura della storia dell'arte.
Alcune squisite decorazioni sono rivendicate a quel maestro Nicolò da
Milano, scultore ed orefice che B. Cellini narra nella Vita d'aver conosciuto
a Mantova: certi dipinti sono, indubbiamente ormai, ascritti al Primaticcio.
In un solo punto credo discutibili le conclusioni del Davari, general
mente così circospette e fondate : ed è dov'egli descrivendo la sala di Psiche
ritiene che vi abbia dipinto anche Lorenzo Costa seniore.
Sta di fatto che nel luglio 1528 F. Gonzaga, irritato degli indugi di
gli

Giulio Romano,
gli di
anzichenò bruscamente finire più presto

al
ingiungeva
— Bacco Venere —
in

di
quella stanza sacra cui tardava trascor
e
a

rere ore deliziose.


Per dare maggior peso alla sollecitazione, Marchese fece scrivere

al
il

Costa agosto):
(3

Perchè desideramei molto veder fornita quella camera del Te già principiata
per poterli alloggiare questo inverno, volemo che serviati Julio Romano de
al

sp.
Lopino vostro, che dice commedia, nostro servizio sin che fornita
in

in

tanto sia
detta camera, che restaremo molto satisfatti de voi, et bene valete.

Questa letterina

importante anche come prova che Te era un
il

ogni stagione — consente tutt'al più


di

rifugio piaceri.... deduzione


in

la

che un buon allievo, finora ignoto, del Costa fosse chiamato dipingere
a

Psiche (probabilmente negli ottagoni), ma non già


di

lo

nella sala stesso suo


maestro, cui dal Principe.
la

opera personale non punto invocata


è

Lorenzo Costa, artista


di

fama assodata, già stabilito Mantova tant'anni


a
di

in

prima Pippi, non avrebbe mai accettato


del lavorare sott' ordine,
la a

disposizione d'un nuovo venuto: e Marchese non avrebbe mai ferita


il

suscettività del vecchio pittore, ombrosissimo (1).


Quadri del Costa furono bensì collocati Te, ma solo provvisorio
al

V uno dei man


in

Carlo Mantova
di

ornamento, nella seconda venuta


e
a

gli
di

per Fermo Caravaggio, nell'ottobre del 1532,


di

dati
si

pagamento
assegnano 21 lire per aver lavorato nei quadri del Costa, che hanno posto
n

Te
in

una camera del n.

(I) Cfr. quanto dettodellasua gelosiaver» Francia, propositodei ritratti


d'

Isabella Este.
si

d'
è

a
il
244 APPENDICI

Desiderando io di fornire il mio luogo del Te di pioppe, prego V. R. pater


nità che voglia lassarne trovare.... 1500 da piantare sul detto mio luogo.

Così scriveva nel marzo 1 536 F. Gonzaga all' abate di S. Benedetto


Po: e quei viali d'alberi maestosi dovevano completare all'esterno la magni
ficenza del Te, nel cui interno
e giardini e peschiere e grotte e giochi d'acqua

servivano di svago e di sollievo alla Corte nei giorni afosi d'estate.


Per la gran loggia — o grand'atrio — dov' è la storia di David , Fe
derico vagheggiava tutta una serie di statue di guerrieri illustri. Per avere

gli
dei ritratti genuini si volse a parecchi, tra altri Giovio, cui scriveva

al

a
nel marzo 1531
:

Volendo celebrar nel palagio che faccio far sotto Mantova Te


io

la
sul me
moria de quelli che son stati famosi ne militia sotto una loggia che faccio far
la

a
loro cavate dalla vera similitudine

di
voglio farci mettere immagini essi
le

posta,
parte bronzo.
in

in

parte marmo
e

Della esecuzione delle statue Alfonso Lombardi


fu

incaricato detto

il
Cittadella, ma scultore morì, non lasciando iniziata serie (1).
lo

la
neppure
A miglior patto aveva pensato F. Gonzaga ornare
di di
suo palazzo

il
nel 1527, sfruttando barbarie dei saccheggiatori Roma con ingenuo
la

e
:
cinismo s'era indirizzato Maramaldo marchese Del Vasto, per pre
al
al

dei suoi favoriti Marmirolo del Te.


di
di

garli ricordarsi palazzi


e

Desiderano (cosi parlava nome de' due.... palazzi) de ornarse de cose antiche,
a

o teste gambe, o busti, o statue integre, cosi de metallo come de marmo et però
o

:
che voi avete preda Roma, desiderano per mezzo della liberalità vo
in

che sanno
quelle cose che voi ne vostri soldati fanno stima, che attendete
di

stra preda de
a

altra sorte (2).

Maramaldo, smanioso denari, non


di

di

far curò compiacere suo


si

il

di Mantova: ma Del Vasto


fu

benefattore più cortese, forse dal sacco


il

e
di di

Roma provengono quei tre stupendi busti antichi conservati nella stanza
indicazioni dello Strada, Tito,
di

Fetonte secondo
le

mogli
le

raffiguranti,
Settimio Severo, Eliogabalo.
Non meno sollecito nel curare l'arredo delle stanze, F. Gonzaga ordi
nava sin dal 1527 ricchissimi corami Roma Venezia.
n

e
a

Acciò che intendiate meglio mente nostra, dicemovi che apparamenti del
la

li

del camerotto hanno ad esser coramo


di

in

salotto rosso, tutti spatii volemo


e

li

(1) Sul Cittadellaveggat! buonamemoriadel Braghirollinegli atti dell'accademia


Virgiliana del 1875.
la

(2) Or. LUZIO. F. Maramaldo. Ancona. 1883. p. 26.


IL PALAZZO DEL TE - FEDERICO GONZAGA E MICHELANGELO 245

che siano indorati.... Delli due camerini volemo che nel primo siano di coramo be-
retino, che li frisi e le colonnelle siano dorate: nel secondo siano di corame d'ar
gento, con frisi e colonnelle ut supra....

Già nel 1530 v'erano al Te porte di diaspro, che fecero stupire Carlo V!
Chi può dire quanti gioielli e cimeli si adunassero in quelle stanze ? Un
inventario pubblicato dal Davari nell'Archivio storico dell'arte del 1899 ci

gli
Te

di
mostra che nel 1655 (1) v'erano nel a profusione oggetti alto pregio
lavoro: orologi, scrittoi, specchi, coppe, ece.
di

squisito vasi, cofani,


e

indicazione quanto era collocato nella sala

di
Riporterò per curiosità
1'
in

dei Giganti un camerino adiacente


e

:
dei Giganti un tavolino marmo balaustro con sopra un taber
di
Nella sala

d'
con colonnati cristallo con capitelli
di

di
ebano argento
d'

nacolo monte vasi

e
,

leone con
di

di
indorati con quattro piedi sopra 21 vasi cristallo

di
monte legati
e

maniglie d'argento indorate suoi fiori d'argento, con diversi altri ornamenti cri

di
e

argento sopra indorato.


in

stallo incastrati
Nel camerino contiguo, due tavolini
di

legno nero coperti tutti d'argento lavo


rato a diverse figure, compagni.
Due altri tavolini legno con ornamento nei cantoni d'argento simili.
di

Quattro cofanetti simili. Due specchi simili.


Due specchi faccie incorniciati con specchi 32 per ciascuno a diamanti.
8
a

Un quadro con ruina Sansone.... Un altro quadro con sopra un


di

sopra
la

effigie d'un pittore, Venere prospettive diverse.


di

Un quadro con cornici indorate lavorate ottangolo con sopra sei amorini.
e

Due quadrettini paesi, ecc.


a

Ed eravamo nel 1655, dopo tremendo sacco del 1630, quale pre
il

il
di

luse pur troppo tutte che per successione


le

la

sciagure guerra spagnuola


a

in

per invasione francese piombarono sulla città, principio alla fine del
l'
e

Te
fu

Settecento. extra muros convertito caserma ber


in

posto spesso
Il

bombe!...
di

saglio
Sotto dominazione austriaca
la

prima remora efficace


si

oppose qualche
alle del tempo
devastazioni degli uomini e restauri deI Pozzo del
a'
e

e
:

Bottani ordinati dall' arciduca Ferdinando d'Austria, seguirono nell' epoca


,

quelli dell' Antolini, professore architettura nell' Università


d'

di

napoleonica
Bologna. A lui nell'agosto 805 Intendente generale de' beni della Corona
ai l'
1

incarico del Te,


di

di

affidò presiedere ristauri formarvi un giardino


l'

e
di

passeggio n.
gli

Così disparvero furono attenuati effetti de' peggiori vandalismi ma


o

Desolati giardini interni,


di

quanti ne rimasero ne rimangono ancora!


e

(i) L'inventario del 1542non mostrainveceche una grandericchezzadi.... lettiere,materassi,tappeti,ecc. " In


"
",

salottoda cavalli otto petii de spalerade coramorossocurricoloni de oro tappeti,tavole,banche....


el

el
la
le li

camerinoda aquile,una letteracum quatrocoione noce,sei petiide spalerade coramoinarzentatiecc. ".


di
246 APPENDICI

strutti i giuochi d'acqua ; nel grand'atrio non si è mai riparato il guasto fat
tovi da una bomba austriaca.... del 1799! Senza dire dei gravi danni che
ora minacciano il soffitto della stanza di 'Psiche, alcuni locali erano sino a
poco tempo fa affittati , adibiti a magazzino e quindi malconci. I visitatori
della grotta possono anche oggi udir lo schiamazzo degli avventori d' una
osteria — che fa bella mostra di sè all'ala sinistra di facciata del Te, quasi
ad offrirci un simbolo , tutto moderno e plebeo , delle antiche orgie prin
cipesche.

1l.

Ma a dimenticare l' increscioso presente giova rituffarsi nel passato : e

vuol ora esser trattato a parte un singolare episodio della storia del Te, che
si collega relazioni di Federico Gonzaga con Michelangelo.
alle
Mentre la fabbrica del Te era poco più che iniziata, Federico Gonzaga,
desideroso di adornarla con qualche opera insigne di Michelangelo, commet
teva a Giovanni Borromeo, agente mantovano in Firenze, di far pratiche a
tal uopo col Buonarroti, usando le più calde, più rispettose sollecitazioni. La
lettera del Marchese al Borromeo, scritta in termini così umili e insistenti di
supplica, è un documento caratteristico del tempo; perchè non denota solo
un omaggio specialedi Michelangelo, ma esprime altresì con la più
al genio
schietta effusione quel sentimento, comune nella Rinascenza, della superiorità
gli

dell' artista, a cui stessi Principi dovevano inchinarsi pregare, rispet

e
tando libertà della sua ispirazione bizzarri capricci del suo
la

persino
e

i
,

umore.
Pietro Aretino lui pure, che taglieggiava sfacciato Principi tributari,
i
d'

di di
nel chiedere Michelangelo dono un semplice abbozzo, scriveva
il
a

messo ma perchè non remunerate voi cotanta divotion


la

signore
n

o
:

,
,

me, che inchino voi, con una reliquia


di

di

celeste carte
le

qualità quelle
care? certo che apprezzarci
di

in
vi

che son meno due segni carbone un


foglio più che quante coppe et catene mi presentò mai questo principe
e

quello (Lettere, III, 45).


n

libellista Marchese Mantova esprimevano,


di

temuto quasi con


Il

il
e

stesso culto per l'arte, unica religione allora


lo

parole,
la

uguali superstite,
stessa ammirazione ossequiosa incondizionata all'artista. Gonzaga scriveva
Il
e

infatti Borromeo:
al

Sono molt'anni che siamo amatore dello excellentissimo m. Michele Angelo


si

per della virtù sua, non meno celebrata et rara nell'arte della sculptura,
la

fama che
unica et illustre nel della pittura, come anche per experientia che ha-
la

mestiero
vemo Et per
in

vista qualche lochi delle non mai abastanza laudate opere sue.
questo non cosa che non facessimo per lui, dove sapessimo poterli far cosa grata
è

ma se mai havemo desiderato haver cosa alcuna del suo, hora più che mai et tanto
IL PALAZZO DEL TE - FEDERICO GONZAGA E MICHELANGELO 247

maggiormente siamo in questo ardentissimo desiderio, quanto che in tulio dediti alla
fabrica del Palazzo nostro che facemo fare sul Te non studiamo in altro che in
renderlo vago et adomo de tutte quelle belle cose che potemo haver fatti per mani
delli megliori et più excellenti Uomini che si trovino. Et perchè ne parerla pur che
detto loco seria molto ornato de un'opera del predetto m. Michele Angelo volemo
et vi commettimo che vediate di trovarlo et li facciate intender la bona opinion et
disposition dell' animo nostro, che tenemo verso lui, pregandolo appresso in nome
nostro con quel modo più efficace et affettuoso che vi parerà conveniente che'I
voglia esser contento fami questo honore, compiacendola di una qualche cosa fatta
di mano sua o sia di sculptura o di pittura, come a lui più piacerà, chè noi non
curamo più dell' uno che dell' altro purchè sia cosa che reiesca dalle mani sue. Et

gli
se per caso vi dimandasse che subietto voressimo, direti che non cercamo nè
desideramo se non un'opera dell' inzegno suo, et che questa nostra particolare

la
è
d'
et precipua intentione, nè più che un'altra, ne più n'è
d'
pensamo una materia

a
core un subietto che altro, purchè riabbiamo un exempio della sua singularìssima
l'

virtù. Et quando ciò non cosi satisfare per esser fuorsi


in

ni
al

presente potesse
gli

occupato qualch' altra cosa che expedir prima che'I


in

fosse necessario potesse


alla richiesta nostra, non trovandosi cosa alcuna finita che

di
dar principio paresse

li
mezzo farai

in
poterai servire volemo che che'I voglia almeno
lo

pregati questo
haver un disegno se ben fosse fatto carbone, con quale possiamo
di

di

sua mano,

il
temperare questa nostra rionestissima voglia et intentissimo desiderio, fin tanto che'I

in
compiacere qualche cosa finita del quale sia fatta
di

la

ne possa suo, guisa

si
voglia sculta picta sapemo certissimamente non potrà se non sommamente pia
o

desiderio nostro. Et cosi certificareti


Io
centi et correspondere alla expetatione et
al

gli

ne haveremo sempre
in

che oltra che l'opera sua sarà posta loco honorevolissimo


obligo imortale, nè mai seremo per scordarsi un tanto singular piacere, et sempre
Et
vi
seremo non meno dispostissimi che apparecchiati fargli cosa grata. se paresse
che ciò fosse necessario authorità de Mons. (il card. Passe
in

interponere R.mo
l'

Ill. loro S.He nostro


S.

in

et dello Hippollyto (de' Medici) pregherete


le

rini) nome
che ne re
in

ad voler esser contenti de prestarne opera et favor loro questo,


l'

il

Et non mancareti
in

staremo sommamente compiaciuti et gratificati da essi. summa


d'ogni arte, industria et diligentia, acciò che potiamo conseguire questo nostro intento,
ogni modo et via possibile che riabbiamo un'opera del detto ingenio-
in

procurando
m. Michele Angelo o pitta o nel che adoperareti come seti solito
vi

sissimo sculta,
fare nelle altre cose che sapeti cuore, riavendogli questa sopra
al

esserne presente
a

ogn 'altra. Et bene valete.

Mant. XXII februarij 1527. {Copiale». Riserv. Lib. 37).


d'

Borromeo rispose subito, primo marzo, da Firenze essersi dato


Il

il

attorno per cercare qualcuno che avesse influenza su Michelangelo. Ma ve


n

ne sono — diceva — pochissimi grande artista era poi tutto assorto


il
i;

de' Medici, commessegli da Papa Clemente, che


in

ne' lavori per tombe


le

sisteva continuamente per vederle finite. marzo però l'agente scrìsse an


Il
7

Marchese, facendogli
di

cora balenar avere un importante


al

la

speranza
— marmo, raffigurante
in
di

lavoro Michelangelo forse quel bassorilievo


il
248 APPENDICI

combattimento de' centauri, conservato nella Gallerìa Buonarroti! (cfr. A. GOTTI,


Vita di M. <B-, H, 167):

Io ho facto per mezzo d'uno amico mio amicitia com Michelagnolo schullore
et sono in qualche praticha com lui. Et spero havere certo quadro di figure nude
che combatteno, di marmore, quale havea principiato ad instantia d' un gran signore
ma non è finito. E braccia uno e mezo a ogni mane, et cosi a vedere è cosa bel
lissima, e vi sono più di 25 teste e 20 corpi varij et varie actitudine fanno. Mi è

parso sino qui havere facto un bel passo che habbi voluto mostrarmelo, che non

mostra cosa alchuna ad alcbuno, et anche mi pare haverlo aceso talmente dello
amore e benivolentia sua verso V. Ill.ma S. che non sia meno el desiderio suo di
servirla che V. Ex. di havere qualche cosa del suo. E ciaschuno con chi mi sono
consigliato m' à dicto che el tucto sta a indovinare la sua fantasia e che comincia
a volermi per amico; pure si schusa assai essendo obbligato a N. S. quale non

resta farli grandissima instantia dolendosi che non lavora como se vuole e che ha
alchuni che continuamente dicono a S. B."c che non fornirà mai questa opera, e

gli
di sua mano andare fuora

di
che ogne minima cosa che si vedesse saria gran
S> et che vuole pensare qualche modo per
S.

caricho appresso quale possa

il
gì'
gli

Io
servirla fuggire imputatone potessino essere date. ho offerto farnelo
le
e

pregare R.m° et S.rc Ippolito et che se sera bisogno V. Ex. ne scriverà alla
al

al

S.A N. S. suplicando licentia ha dicto non parli com persona alchuna et


di

me
la

che me dirà presto quello sarà da fare et non mancherò sollicitare quello destro

in
modo che pensi potere condurre
io

cosa.
la

di

Dopo un mese Borromeo confessava non esser ancora venuto


il

a
nulla; da sua lettera del
di

capo aprile risulta pure che aveva invano


3
e

cercato indurre Michelangelo recarsi Mantova per qualche tempo, come


le a

sicuro grato rifugio, tra fortunose vicende politiche, ond'erano agitati


a

e
gli

tutti animi:
Io

sono stato più volte con Michelangelo scultore et non posso anchor ritrar
quando voglia fare, et credo lui come gl'altri
di

sustantia stia sospeso queste cose


della guerra, perchè rìcho et nel suo parlare dole esser qui:
el

io consigliavo
si
è

venire a stare mesi a Mantova dove V. Ex. riaverla facto buona cera,
IJ

et
li

qualche volta parse che occhio, poi del camino et forse mal
vi

mettesse temeva
volintieri lassava sua danari. Ditemi quando sarà tempo che vorrà glie ne facia
li

dire una parola R."» Mag.0° perchè N.


S.

non
al

lo

et
al

possa imputare, final


e

andrò observando con tucti quelli termini che cognoscerò essere


io
lo

mente boni
a

chonseguire che V. Ex. sia compiaciuta del suo magnanimo desiderio.

Se Michelangelo era preoccupato,


di

ragione, que' risparmi, de' quali


a
d'

sovvenne sempre con larghezza affetto alla famiglia certo però altre mag
;

più nobili ansie provava patriota. Gli eventi


di

giori
di

suo cuore artista


il
e

infatti precipitavano: Roma andava sacco Firenze, scosso giogo de' Me


il
a

dici, ricostituiva repubblica; Michelangelo doveva concorrere,


si

come
e
a
IL PALAZZO DEL TE - FEDERICO GONZAGA E MICHELANGELO 249

architetto militare, a render più bella e gloriosa la disperata difesa di quel-


1' ultimo baluardo della libertà e indipendenza italiana.

Dal tempo e dalle cure politiche non fu mai tuttavia affievolito in Fe-
rìco Gonzaga l' ardente desiderio d' un qualche lavoro di Michelangelo pel
suo Tusculum suburbano : e i carteggi del 1531 ce ne danno interessante
prova, con lettere scambiate tra il Borromeo stesso, Francesco Gonzaga am
basciatore mantovano a Roma, e il Principe.

IH.111°et exmo S.re .... Dipoi la venuta di Charlo abiamo più volte seguito Mi-
chelagnolo scultore per vedere se sarà possibile che compiaccia V. IH.™ S. di qualche
opera di man sua et jer sera per ultimo mi venne a trovare a casa, mostrandosi de

gli
sideroso di acquistare la protectione di quella ma che non lo può fare se non

al è
N. perchè Sua B.ne non vuole lavori
S.

comandato dalla S.14


di

expressamente
cuna cosa se non l'opera cominciata già tanto tempo, dove lui lavora giorno et nocte
et non lassa non solo parlare ma com fatica vede, et iersera mi disse come
si

si
Capila

di
del Guasto havea facto ricercare per mezzo del R.111°
lo

S.r Marchese
di il

alcune cose per S.'" Marchesa Pescara (1) et che gl'avea risposto
di
la

fare
non volere se da Sua S.u non fusse comandato et che avendogliene scripto a
li

Roma havea risposto non voleva lavorasse altro che per Sua B.ne et se
gli pigiasse
altre imprese ne Ilaria dispiacere; ma che se Sua S.u darà licentia lavorerà per
V. Ex. giorno de feste et dolsesi assai che non venne a Mantova quando
el

le

volsi menare. Ora V. IH.™ S. intende l'animo suo et quello bisogna operare
el
io

per havere intento suo. Et Carlo siamo molto affaticati per farli conoscere
lo

io
ci

et
quanto gli potrebbe tempo giovare patrocinio quella et riaverli facto servino.
di
el
a

Lui della S.u de N.


S.

teme assai parendoli averla offesa assai (2) et anche per


gli

chè facto dire che se non lavora dando fine quest'opera che farà levare
li
à

milia ducati nel principio


di
tucto suo, perchè non vole havere gittato o
6
il

opera perchè resti imperfecta: quale che dubito non basterà


la

questa sua
la

tanta
è

vita fine....
al

Florentie XVIIII Maij 1531.


GlOV. BORROMEI.
gli

Seguendo consiglio, che dava Borromeo, volse allora Fede


si
il

il

rico Gonzaga Pontefice per ottenere permesso che Michelangelo potesse


al

il

far qualche sosta ne' lavori delle tombe medicee richieste del
le

compiacer
e

Mantova. Tale infatti


di

Signore istruzione mandata immediatamente


l'

a
è

Roma, all'ambasciatore (3)


:

D.11° Frane. Gonzaga


N. humili termini che
S.

Mag.ce volemo che dichati usando de quelli se


a

conviene da parte nostra, che facendo noi fabbricare alcune stantie sul Te, tra

(1) Vittoria Colonna.


sua condottapolitica,durantel'assedio
di

(2) Con Firenze.


la

11,

(3) Ne pubblicòun branosmozzicatoi D'ARCO, jbli artefici, 113.


e
l
250 APPENDICI

le altre cose in che se faticamo per ornarla, travagliamo perchè vi siano opere
o in pittura o in scultura di tutti li
ex." e famosi artefici che sono hoggi in Italia;

gli
m. Michel Agnolo

di
e desiderando altri havere qualche opera mano

di
tra
l'iiavevamo fatto recercare de farne qualche cosa suo modo. Egli ha risposto

a
che ha una comissione expressa gagliarda de non fare cosa alcuna nè occuparsi

l'

e
lavoreri de huorao dil mondo fin che non habbia finito certe
in
opere de Sua B.1*
che ha d'andare un poco lungo. Perochè humilmente supplicamo Sua S.ta che

in
degni de farci de contentarsi chel M. Agnolo ne facci
le

se questa gratia p.to


qualche opera de sua mano che sia picola quanto voglia, ce contentaremo pur

si
che sia cosa di sua mano et non lavorerà se non o quando non potrà

vi
feste

le
lavorare per p." che mi sarà molto grato. Voi vederi mo' ogni modo de

in
la
S.ta
impetrar questa gratia....
Mant. XXVI Maij 1531.

Ed ecco di Fr. Gonzaga 53


la

risposta giugno

1
5

:
Ho N. V. Ex.
S.

parlato cum sopra quanto me scrive per sua de 26 del

la
passato del desiderio che ella haveria che m. Michel Angelo facesse qualche

li
opera de sua mano per metter nel Palla/o suo del Te: et havendo fatto intender
S.

fa
S.ta difRcultà che esso m. Michelangelo ad poterla compiacere, ho
la

la
a

supplicata ad volersi dignare de non solo darli licentia de poterli lavorare ma com
metterli anche chel voglia servire p.u V. Ex.... Ella ha risposto che pensa

la
me
chel sia impossibile che egli attendesse picture (se V. S. IH.1" volesse opere de
a

quella sorte) perchè essendo lui occupato sculptura come per esser per
in

et
la

è
molto tempo, non po' havere mano disposta dipingere, sei non interlassasse per
al
la

un tempo exercitio del scarpello, totalmente diversa da


lo

per essere una cosa

l'
homo,
S.

altra, et oltra ciò S.u dice conoscer natura de de sorte che nel
la

l'
l'

termine chel se ritrova de presenti occupato nel lavoro che de sopra detto non

è
se metteria ad fare cosa de pictura, dubitando che de l'opera chel facesse non ne
riportasse più presto carico che laude per esser molto severo ne sue: pur
le

cose
con tutto ciò ella non mancara de satisfare rechiesta de V. Ex. facendoli scri
la
a

bona forma, acciò che se possibil sia compiaciuta de qualche cosa sua,
in

vere
la
è

che per lei non restarà de darli commodità del tempo, ancor che molto
la

sia
li

core chel vadi perseverando indesinentemente l'opera che ha per mano che
l'
a

artificio de molta longheza....

stato felice
si di

Invano Principe replicò che egli sarebbe qualunque


il
di

in

Michelangelo, o tutto ridusse


in

opera pittura, sculptura


o

a
n
n

belle parole; anche secondo tentativo del 1531 approdò nulla. Eppure
a
il

non disanimato dagli insuccessi, sett' anni dopo, Federico Gonzaga faceva
chiedere Michelangelo de' cartoni da Anton Maria Folengo, un parente
a

Merlin L' felice


di

fu

Cocai. esito anche meno Michelangelo era diventato


:

cogli anni più scontroso difficile.


e

Folengo, marzo 538, scriveva che non sarebbe cavato nulla


si
Il

4
il

dal Buonarroti testa.... Se m. Jacomo Meleghino sopra


di

per esser homo


n
IL PALAZZO DEL TE - FEDERICO GONZAGA E MICHELANGELO 251

stante le fabriche del Papa non lo dispone a compiacere.... ogn' altra via
sarà indarno i.

gli
Ma non valsero neppure uffici del Meleghino; con una lettera

e
del Calandra, castellano Mantova,

di

di
aprile Folengo dichiarava

al
17

il
dover rinunziare ad ogn' altro tentativo:

V. Ex. molto desiderava potter havere tre o quattro

S.
S. già mi scrisse che
Michel Angelo.... Aciò che V.

S.
di

cartoni m. non resti amirata dil non intender


altro da me cosi longo tempo, dico che non ho pretermesso alcuna via
in

far

in
le
parlare detto m. Michelangelo.... nè mai hanno far frutto alcuno et
al

possuto

a
me non parso meraviglia, quando ho inteso che nè per prezzo nè per preghiera
è

ha voluto compiacere

di
Farnesio uno cartone sopra'l quale era un
di
mai R."1°
il

S. Paulo, ma in presentici
Io
sua squarzò.

di
Quest' ultimo tratto completa carattere fiero ed iroso Michelangelo;
il

Cardinale, egli che aveva


d'

che non curava certo usar riguardi un semplice


a

furie terrìbili Giulio Piace ad ogni modo


di

affrontato secondo.
le

poter

il
constatare co' documenti irriducibile diniego del Buonarroti ad associare
l'

il
suo nome Palazzo del Te che doppia decadenza
una
al

rappresentava

:
,

non poteva aver nulla

di
artistica morale. Quella titanica anima comune
e

con chi nel brago de' piaceri, faceva l'arte sulla


s'

immergeva cancaneggiare
e

rovina della patria.


APPENDICE D.

Quadri acquistati in Toscana da Vincenzo


e Ferdinando Gonzaga.

Le nozze di Eleonora de' Medici con Vincenzo Gonzaga seguirono


— dopo lunghe e ridevoli controversie — il 29 aprile 1 584 ; e la sposa

appena partita da Firenze mandò ad Alessandro Allori, idest Bronzino l' in


carico di farle parecchi ritratti e di acquistarle anche un quadro di Andrea
del Sarto. Del ritardo frapposto a eseguire la duplice commissione scusavasi
l'Allori con una lettera del 2 1 luglio, che il Bertolotti ( I ) condì di spropo
siti e va perciò, ne' punti essenziali, riprodotta direttamente dall'autografo:

1
Quanto alla pittura d'Andrea del Sarto ch'ella comanda per la sua che vorria
li provedessi, non ho mancato di mia diligentia maggiore in cercare e far cercar
s' io potessi trovar cosa secondo ch' io sento il desiderio di V. A. ma per ancor
non ho trovato cosa ne buona nè pur mediocre, sendo che quest' opere d'Andrea
da molti anni in qua hanno havuti moltissimi desiderosi d' riaverne, e ne son ite
fuori di Firenze la maggior parte e qua ce ne son molte che molti tenghano origi
nali che son copie et anco di debol mano, il che non avverrà per quanto conosca
nel servitio che di continuo starò vigilante per V. A. S. u.

Non appare che il Bronzino si facesse più vivo per lungo tempo: e
perciò Eleonora premurava più volte il segretario granducale Belisario Vinta
perchè svegliasse il pigro artista (2). Prontissimo il Vinta replicava il 3
marzo 1 586 (st. f . 1 585) alle rinnovate sollecitatorie della Principessa :

"
Sono stato a posta a trovare il Bronzino pittore per ricordargli i ritratti che
desidera la Ser.m* S.ra Principessa et mi ha promesso di fargli in ogni modo ben
presto, dicendo d' havere tardato tanto perchè non essendo stata la Principessa Anna
alla sua morte effigiata è stato di bisogno che egli vadia ricercando di havere uno
degli ultimi ritratti che fumo fatti in vita di lei, et con quello si andera accomo
dando et io gliene rammenterò, acciò che la S.ra Principessa rimanghi contenta et
servita u.

(1) Artisti in relazionecol Gonzaga, p. 160.


" Il "
(2) Bronzinoè un po' tardo,ma lo tollecitaròcon ogni opportunita (lett. 8 no». 1585 del Vmta).
QUADRI ACQUISTATI IN TOSCANA DA VINC. E FERD. GONZACA 253

La cosa tirò invece ancora per le lunghe , dacchè il Vinta soltanto


1' 1 1 giugno potè annunciare :

"
Il Parola viene et.... porta finalmente li ritratti fatti dal Bronzino per la Ser.™
Principessa.... Il Bronzino ha da essere pagato della sua fatica, che suole havere
per ciascuno ritratto dalli 5 alli 6 scudi, ma gliene basteranno 5 u.

Del quadro di Andrea del Sarto ne verbum quidem: bisogna aspettare


più di un lustro, perchè tra i segretari d' Eleonora e il Vinta si vegga im
pegnata l'attiva corrispondenza, di cui riferiamo i brani salienti.

{Belisario Vinta al Sig. Tullio cPetrozani, Firenze 22 luglio 1591:


' La prego.... far reverenza per me alla S.ma S.ra Duchessa, con dirle, che io
ho voluto dare più di 100 scudi di quel quadro d'Andrea del Sarto in Siena, ma
con questa conditione, ch' io Io potessi far vedere qui da Pittori pratichi per far
giudicare se sia originale d'Andrea. Ma il padrone del quadro non l'ha voluto fare
et io non ci vorrei essere ingannato. Due altri quadri son già in casa mia per S.
A. ma non son troppo belli et vorrei buscar qualche cosa rara et mandar poi ogni
cosa insieme u.

Risposta da parte della Duchessa al Vinta (Minute 28 luglio) :

n
Ho fatto sapere a M.™ Ser.™ Duchessa quanto V. S. ni scrive a' 22 del
presente, che ha lodato che V. S. non habbia accettato il quadro d'Andrea del
Sarto in Siena se non con la conditione scritta di poterlo far vedere et riceverà
molto a grado che V. S. vaddi dietro mettendo insieme altri quadri de più belli
che fia possibile u.

// Vinta al Petrozani, Firenze, 17 dicembre 1591 :

"La prego ancora a farmi grana, fatta per me humil.IM riverenza alla
S.ra Duchessa, di dirle che io ricevetti li 130 scudi che havevo sborsati di mio al
Martelli per il quadro che io mandai d'Andrea del Sarto, ma che io hebbi a pa
gì'

la vettura,
in

garne la copia, che ne volse il medesimo Martelli et a pagarne


cerati, tele et funi che bisognorono per quei
di

mandata et condotta costà tutti


la

quadri, et non ho mandato conto.... u.


di

questo
il

Nella primavera del 1592 recò duca Vincenzo Firenze; del


si

il

e
a

Eleonora allo sposo:


di

19 aprile questa lettera, tutta autografa,


è

S.™° S.re mio consorte et S.re os.m°


Mi scrive Cav. Vinta che da vendere un quadro Andrea del
di

Siena
il

è
a

Sarto, più che mediocremente bello, et perchè desidero haverne uno per
di
io

il

mio camerino comprarci volentieri, perciò mi piglio ardire, confidata nella molta
di lo

amorevolezza V. A. pigliarsi fastidio vederlo


di

di

di

suplicarla farmi gratia


a

overo farlo vedere da piacerà et cognioscendolo bello et proposito per


al

più
ci

li
254 APPENDICI

il mio camerino farlo comprare et condurmelo in qua col ritorno di V. A., che di
quanto spenderà glie lo restituirò et li terrò infinito obligo del fastidio che li piacerà
torre per me, ecc.
Obedientissima consorte e serva
ELEONORA Duchessa di Mantova.

Risposta del Duca alla moglie, da Scorpena, 21 aprile:


1 il quadro che scrive d'Andrea Sarto
Giunto a Firenze procurerò di vedere
e se mi parerà cosa bella e degna di lei non dubiti che sarà il suo. Ho risoluto
come sa V. A. di far recitar la tragicomedia del Cav. Guarino e perchè il tutto
succeda con buon ordine ne ho di già incaricata la cura al Conte Baldassarre Ca

gli
stiglione.... Ad esso Conte siano dati denari, robbe e tutto ciò che bisognerà
per tal causa.... Bacio V. A. mani, ecc. u.

le
a

Eleonora de' Medici al marito, Mantova, 24 aprile 1592:

Ot.mo.... Farò quanto circa


1

S.mo S.re mio Consorte et S.re comanda

la
mi
alle cose della tragicommedia del Cavaliero Guarino. Non restarò hanco renderli

di
mi promette torsi quadro che

di

in
infinite gratie del fastidio che vedere
la

li
il
scrissi et metterò quest 'obligo apresso molt 'altri H.
a

Vinta al Petrozani, Firenze, 28 aprile:


//

V. fare hum."» reverenza per me alla S.™ Duchessa,


S.

contenti
di
*

. . . .
si

dirle, che quel quadro, intendo ch' alto un braccio et un quarto, largo
di

et et
è

et che m' ingegnerò farlo venire qui da Siena, tempo ch'il S.m°
in
un braccio
di
,

S.r Duca vedere.... u.


lo

possa

"Vincenzo alla moglie, Firenze, 1592:


//

duca
4

maggio

Ho veduto quadro d'Andrea del Sarto fattomi monstrare dal cav. Vinta
"

il

che ho giudicato cosa bella meritevole che sia goduto da V. A. perciò non man
e

cherò farlo comprare e.... condurre Mantova „.


di

Eleonora al marito, Mantova, maggio:


5

....* Rendo molte gratie all' A. V. del travaglio che presa in vedere
si

il
è

Andrea del Sarto, et del pensiero che tiene farmelo havere, che mi
di
di

quadro
bellezza, ma molto più per vedermi favorita ciò dall'A. V. „.
in

sarà carissimo per


la

Data l'intimità corti gonzaghesca medicea, molti


di

tra
le

rapporti
e

di di

loro servizi
di

un vanto offrire Signori


a'

artisti fiorentini facevano


si

Mantova: p. es. Michele Mazafirri intagliatore del Ser.'no Granduca


e

di

Toscana mandava 27 nov. 1593 l'effigie Vincenzo da lui coniata.


il
QUADRI ACQUISTATI IN TOSCANA DA VINC. E FERD. CONZACA 255

"
Più tempo fa V. A. S. si degnò comandarme che io li facessi due punzoni :
un grande con la testa e l'arme di V. A. S. con il tosone acresciutovi l'arme
d'Austria con il berrettone secundo che l'A. V. S. me impose a bocca et un altro
minore con la med.» testa e nel riverso la impresa ordinatami da lei.... „.

Inviava il modello in piombo, chiedendo il placet del Duca per l'ese


cuzione definitiva.
Artista molto reputato alla corte medicea era Jacopo Ligozzi, veronese :
preposto come sovrintendente alle Gallerie ; e là continuamente occupato per
restauri , copie , disegni di arazzi , mosaici , ecc. Eleonora ebbe il permesso
dal Granduca di valersi liberamentedell'opera del Ligozzi (1): e documenti
pubblicati, più o meno esattamente, dal Bertolotti ci attestano che ritratti e
copie di quadri esistenti a Firenze furono fino dal 1 59 1-93 inviati dall' ar
tista veronese a Mantova (2). E però solamente nel 1602 che abbiamo spe
cificate notizie su tutte le copie, che il Ligozzi, con altri artisti, eseguiva
gli

per conto de' Gonzaga, sotto ordini certo Giuliano Dieciaiuti


di

un bel

:
tipo di agente, cui lettere sono piacevolissime, quanto Più
le

sgrammaticate.
finanziarie:
di

che d'arte egli era, dir vero, competente cose aveva anzi
a

de' suoi progetti speciali per estirpare usura infrenare predominio eco
1'

il
e

nomico della gente semitica (la sua bète noire) fondando Mantova un Monte
a

o cassa facesse rifiorire pe' cristiani età dell' oro. Le


di

vi

risparmio, che
l'

sue suggestioni non rimasero forse inefficaci sull'animo del duca Vincenzo

:
tuttavia trovavan certo lettere con quali Dieciaiuti
le

miglior accoglienza
le

il
d'

dava ragguaglio del suo affaccendarsi perchè una schiera artisti abili e
di

pronti, da lui scritturati, confezionasse buon copie que'capila-


le

patto
a

della Galleria collezioni


di

vori medicea private fiorentine, che non era


o

possibile acquistar altrimenti.


più volte col Ligozzi,
In

questa bisogna ebbe Dieciaiuti ad azzuffarsi


il

che avrebbe dovuto essere suo consultore più autorevole. A suo credere,
il

ne' prezzi
fu

esagerava troppo Ligozzi sicché ne sorsero dispute, che ne


il

arbitri.
di
di

cessario troncare con invocazione periti,


l'

Le del Dieciaiuti (tutte dirette


lettere Duca, quando non sia diver
al

samente indicato) hanno non piccola importanza per storia delle officine
la

quelle copie, che tanta gramigna hanno seminato nelle gallerie,


di

di

copie
:

di

creato tanta incertezza d'attribuzioni arbitrarietà battesimi.


e

La prima lettera del Dieciaiuti del 17 aprile 1602 (le precedenti,


è

che hanno più diretta attinenza con commissione non sono


la

si

conferitagli

(1) Lett. del Vinta ■mons.Primicerio Mantova,da Pisa 23 febbf. 1593 (it. 1592):
di

f.

"
V. S. contenti dire alla S.ma S.ra Duchessasua et mia Sig.ra che Gran Duca mio Padrone contenta
si
di
si

il

che Mes.r Jacopo Ligozzi serval'A. S. per quel tempoche ella voglia".
(2) Arlhli di., p, 177. Al conteAgostinoGiusti Verona mandò Ligozzi un quadro Raffaello, con lett.
di
di

il

" "
da Firenze che. 1595, esistente nell'Arco. Gonzaga.Era un rinato dipinto tavola (?).
in
2
256 APPENDICI

trovate; e purtroppo anche molti inserti delle lettere superstiti non furori
versati in archivio) :

n di
In questo giorno ò consegniato la cassa delle pitture , come pur la nota
sua spese e costo che ascende alla somma di se. dugentocinquantanove L. 3, che
come si vede in el conto incruso, ne sbatto se. cinquanta che mi rimase quando
me li mandò per conperare la perla, a tale che ò speso del mio se. dugentonove
L. 3, e ne vedrà le riceute in nella chassa; detti la mancia quello che li venne a
stimare, che li stimò solo se. 40 che se li stimavono quello che e' vagliono si pa
gava più di se. 25 perchè si paga un giulio per scudo a tale che ò risparmiato
se. 20.... Se altra volta la mi comanderà sarò molto più perito co' pittori, ma mi
à ingannato il fidarmi di Jacopo Ligozi, che mi à tradito e mi faceva tradire, se
io non lo chiarivo per justizia che di se. 85 furno 38,4, e ora s'è trovato in
casa il S.r Lorenzo Salviati e Gaddì cose degnie e belle e la vede il nome de' pit
tori e quello che ànno fatto e loro prezzi, e quello Achille non fa bottega, è un
mascalzone, è quello che à fatto quelle dua Madonne magiore e quello Sangiovanni
picholo, per copiare pare sia valentomo, quale verrebe a stare costà con V. A. S.
se la volessi copiare qualcosa, a dirme il vero inmita bene, se V. A. S. volessi far
copiare quella storia del palazo dove stava il S.r Carlo de Rossi alla porta di
San Sebastiano o del Ti o altra a suo gusto, non si spenderla troppo in lui, per
quello mi disse quando eramo in buona: à la moglie che è sanese, che è stato 18
anni in Siena, però tutto sia rimesso in S. A. S. u.

2? aprile. ' El S. Carlo Rossi mi scrise che per loro A. S. voleva sapere se
c'era di buona mano ritratti di teste illustre fatte : li dissi che no, ma che si fare-
bono in dua mesi cento, e che ne adimandavono se. 5 e se. 3 per ciaschuna.
O trovato poi uno che ne fa quantità e ne manda 200 per volta in Ispagnia, e mi
adimanda lire dieci de l'una a farle bene, e ne à da cento fatte, le darà a lire otto,
però se V. A. arà questa volontà mi basta l' animo fargniene fare bene tirate e
fatte con diligenzia al prezzo che vorrò, e le dà fatte presto.... e saranno conforme
a quelle della Galleria di qua, perchè anno e' lucidi e rivegono a loro posta.... ,.
"
30 aprile. Il S.r Carlo Rossi mi scrive che io faccia fare dodici quadri di
ritratti di santi e sante quali siano chavati da valenthomini e vengino da pitture
fatte da Michelagniolo, d'Andrea del Sarto, Rafaello da Urbino e simili, e dice
vorebe uno Cristo in grenbo o un Dante. Non intendo questo Dante. Io fui dal
Ligozi pittore e li trattai di questa sua volontà, quale mi disse che io scrivessi a
V. A. S. che saria bene, che ella mandassi in iscritto che cose di santi la vorebe
e dove più desidera e darne tre di detti quadri per ciascuno valentomo, aciò face-
sino a recatto a chi li farà meglio e più presto, e mi à nominati quatto pittori in
fra i quali mi à nominato uno Lodovico Buti, quale fa benissimo e giornalmente ne
fa per la galleria e aveva per le mane alcuni quadri che li fa fare Gaches per loro
A. S. e li danno se. 25 dell'uno. Io li ò parlato e dettoli se farebe questi ritratti,
e avevo pensato che e' facessi copie di Madonne quale sono inella trebona e inelle
camere di S. A. S. e alcuni ne sono per le case di questi gentilomini e sono di
mano di detti pittori famosi nominati, de quali ànno i lucidi e quelli che non anno
li aranno. Ci sarà un Sangiovanni giovane fatto da Rafaello da Urbino alto B.* 3,
trionfo
di
esare

del
utegna

Sesto quadro : Il bottino


Il trio

Cesa

de

Mante

Settimo quadro : I PRIGIONIERI


QUADRI ACQUISTATI IN TOSCANA DA VINC. E FERD. GONZAGA 257

e ci sarà di B.» 2, questo è cosa regia: ci é uno Sanfrancesco del Sarto. Ci sarà
la Pietà et poi ci sono come ò detto. Madonne col Banbino in braccio, col Sangio-
vannino, altri con Santa Anna, altri con S. Giuseppe, altri con Angioli però tutte
circa,

'/2
Madonne di B.» 2 e 2 V2 e di B." 1 quali saranno cosa degnia, perchè

e
di
più infimo de11i originali aprezano sc. 300 e 500, saranno

di
maniera

si

e
il

che non saranno da vergogniare, che starò sempre loro sulle braccia da principio

a
d.° Buti per quanto me farebe, disse

in
(ine. Adimandai sei mesi, ne dimandò

li
a

de l'uno, disi sc. condusi sc. 20, sc. 200

di
dodici.

lo

io
sc. 25 15, dissi
li

li
e
a
Se facessi Ligozi ne vorebe sc. 50 de l'uno, so che saranno belli come
i'

e
li

Ora perchè scrivere, dice che

fa

di
Sig.r Carlo faccia fare
e'

io
sua. charestia

li
il

mandi V. A. S.ma, però con questo consiglio del Ligozzi mi parso farli
li

è
a
e

là,
modo vole per mandare Ispagnia fare cose per

in
masimo se
la
asapere questo li
:

V. A.

S.
vole per sua Casa ora degni scrivere quello pare che
la

se
la

si

li
li
io e

facci, vorrà che faccia chapriccio del pittore o mio, o crede con
io
la

se
li

a
e

solarlo, ma mi parso dirli questo. V. A. Spa. Dio

S.
Intendo che va dia felice

li
è

a
forse che suo ritorno farà resoluzione farmi chiamare.... u.
al

viaggio
la

sanità
la
e

18 maggio. detti dodici ritratti Ligozzi (1) altri valenthomini


Io

e'
"

fare

e
a

ingegniato avere copia delle meglio cose che sieno


di

in
mi sono questa città
e

la «fi e
S.r Alberto Bardi
di

casa. S.r priore Zanchini simile case arò quanto


Il

è
V. A.

fo
S. cose
di

bisognio crederò mandare gusto, che non cosa senza


e

Ligozzi quale V. A.

ò
S.
vista consiglio del S.r Jacopo molto afezionato
è
le e

a
dato chaparre per tele e colori, dato tempo loro tutto luglio, quella ora
ò

e
a
V. A. Fiandra, forse allora sarà comodo allora acenarmi che
S.

sarà tornata
di

venga per trattare de benedetti censi, parrà lei u.


io

se cosi
a

V. A.
S.

Sentito como tornata a Mantova feci diligenza che


"

agosto. era
6

dodici quadri V. A. forniti,


S.

pittura ordinatomi da quanto prima fussino


di
li

dove sendo tornato da Roma S.r Lorenzo Salviati, che andò per eredità del
l'
il

Cardinale, portate qui alcune cose, dove ricercai mi mostrò molte cose
lo

suo
à

degnie d'Andrea del Sarto,


di

Rafaelo da Urbino, del Coreggio,


di

Lionardo da
Vinci, da Pontorno, del Sodoma altri principali ecelenti pittori, dove
di

di

Jacopo
e

mi concese che per questo servizio potessi tor copia quello volevo, e infra l'altre
di
fo

copiare uno Ecce omo fatto dal Correggio quale regia che
e'

cose cosa mia


è

pittori ànno fatto a gara per farlo: sarà fornito fra giorni, altri saranno forniti
6

li

fra dieci giorni, perchè Ligozi aveva fatto una Iudetta, copiata
e'

questo causa
e

da una Rafaello da Urbino, A. S. pagò scudi 40,


S.
di

vede volle
la la

la

la
e
e

di

non sapendo più bela,


di

chi russi, rifa che agugnie cosa


vi

ma me sarà
e

garbo; però V. A. dicha se, come sia forniti dodici, se mando, o quello vorrà
li
li

che faccia manderò bene acomodati darò conto


di

quanto sarà speso, colle


si

li

e
;

riceute chi V. Al.


S.
di

avrà auto dinari da me per Crederò ara sodisfazione


i

io :

cosi piaccia Dio benedetto sia per suo contento: se V. A S. vorrà che
e
a

faccia copiarne altri quelli del S.r Lorenzo Salviati volontieri. Con che
di

farà
si

fine, Dio dia ugni magior contento alla sua Ser.mn Casa.
li

"
(I) una letteralucceuivadel giugno, che tratta certacomperad'azurrooltremarino, detto: mentreclie
In

di
3

atendo fare ritratti,sendo bottegade Ligozzi galleria,ecc. ".


in
e'

in
a

17
258 APPENDICI

"
20 agosto. E' ritratti li manderò della prossima, che quello Ligozi ra à fatto
gran torto ed è maluomo, come intenderà u.

"
27 agosto (ad Annibale Chieppio). Poi che le consigliai al corriere e' ritratti
aspetto che e' Ligozzi mi forniscila dua che con tante girandole e bugie mi à con
dotto sino a ora, però vorei che V. S. facessi scrivere dua versi a me o a Ligozi
che non volessi fare alla peggio co' prezi, che à tanta la testa alta apresso alli altri
che è cosa stravagante u.

"
3 settembre. Sono forzato a darli questo fastidio, la mi perdoni: à da sapere
che quattro sono e' pittori che anno fatto e' 12 quadri, che a tutti ò dato le caparre
sono da quattro mesi, e quelli che avevono fornito ò saldo e òlii pagati: ci resta
Jacopo Ligozzi, quale mi asasina che ne à fatti solo due di B.* 1 '/3 e li ò dato
se. 50 e oltre che li à fatti altra volta e venduti, oltre che io li avessi dato se. 30
di caparra e l'azurro ol tramar ino e le pitture aciò potessi fare le copie: ora doven
domi spedito dagli altri non tanto mai ò posuto avere li dua ritratti fattomi, ma à
messo al punto un Achille suo alievo che ne à fatti quatro, e sono tanto sfaciati che
mi adimandò se. 85: ora perchè io vedevo questa girandola contro mi, sono ri
corso alli S.ri della Achademia e li ò fatti chiamare tutta dua e fatto che secondo
le legie sieno tratti dua stimatori delle borse, quali hanno stimato e' 4 di se. 85
crederò mancho di se. 40, non è ancora aperto il referto: ora sono alle mane
per fare stimare quelli de Ligozzi che mi adimanda se. 65 di dua, crederò sa
ranno stimati mancho assai, e non sarei venuto a questo e li davo se. 55 ma il
signor Don Giovanni Medici mi dise che io non me ne fidassi che era un grandis
simo agiratore e molte cose. Sig.r, costui non trova chi li dia più da fare, fa bene

se bene e' è de' par sua, ma chiappa danari da questo e quello e non dà sadisfa-
zione a nesuno se non per forza di birri: à fornito 6 giorni sono e non mi voleva
consegniare ; ora perchè io sul mostaccio li ò detto il vero à detto che vole scrivere

a V. A. S. contra di me, io che per lei più che per me medesimo, e che voleva
se. 65 di 2, e se. 85 di quatro, aveva pensato chavarmi di mano se. 150, che
fanno insieme questa combricola, e perchè spero che li stimatori che sono pure
pittori ne abino a calare più di se. 60 e questo è 1' uso dell'Academia. E cosi
fa la guardaroba di S. A. S. quando fa fare pitture, si fanno stimare da questi
dell'Academia, e nesuno se ne può schostare a tale che se questo sedizioso scri

vessi contro a me la sente io ò le mane nette e mi arebono fatto qualcosa a me,


e io fo cosi perchè V. A. S. abia il suo dovere, e io ne andrò più giustificato,
oltre che mi faranno le riceute. Al Buti di 4 belli ò dato se. 80 e al Velli di
3 belli, che ve ne uno di B.« 3 come ella vedrà sono
'/2

dato se. 50
in

tutto
ò

miracoli, ne vo' vendere lui. O


io

Costui mi voleva vendere


e'

altre inprese.
a
e

dato ad intendere quelli dua che ne anno fare sino N. 50, cosi mi anno
e
a
a
a

V. A. co
S.

fatto piacere. So che questa parata superflua perchè benisimo mi


è

in

gabelle vedrò farli stare


di

nosce: spero inviargli giovedì per fugire se. 25


e

benedirli farmi fare una fede, quale porta alla dogana, cose
le

una chiesa
si
e

benedette non pagono: farò quello saprò potrò per lei, ne stia sicura. Se V. A. S.
e

fu

dica che Don Giovanni suo modo fare


di

rispondessi quando costi dise


la

li

il
li

A. S., con che fine, dio dia ugni con


S.

non più provesione da


la

sanità
e
li
à

tento magiore u.
QUADRI ACQUISTATI IN TOSCANA DA VINC. E FERD. GONZAGA 259

Il Ligozzi a sua volta parò il colpo con queste lettere al Duca:

Ser.mo S.re et Patrone

Havendo questo giorno M. Giuliano Diociaguti mostratame una letera di V.


A. Ser. nella quale li dice come deva tratare meco in merito delle pitture fatte per
quella, dove in materia di ciò brevemente rispondendo dirò non haver mai visto
nè essermi stato mostro Pitture di sorte alcuna apartenente a V. A. S. et se il detto
M. Giuliano ha scritto che io l'habbi viste ciò non è mai seguito et massime nelle
pitture per V. A. S. et esso M. Giuliano non ha mai volsuto che io mi ingerisca ne
veda cosa alcuna, et li prezzi fatti tutti li ha accomodati fra sè et li pittori senza
mio intrevento salvo che tre fatti da un giovane che per esser differenza delli prezzi
fra loro d.° M. Giuliano non ha volsuto che io ci intervenga, ma quello che è più
è comparso dinanzi a tribunali di Accademia delli Pittori contro al mio consiglio et
opinione che tutto era a benefitio di V. A. Ser.™ movendo causa per la valuta de
quadri fatti da esso giovane. Li duoi quadri che ho fatti per V. A. Ser.ma sono di
già finiti che uno è della Istoria di Giudit, che questo mi disse detto M. Giuliano
volerlo far copiare , donde dubitando che delli dua non mandassi la copia l' ho
tratenuto et tratengo appresso di me per accomodarlo conforme all'ordine di V. A.
et consegnarlene, fidato che subito lo mandi, con el qualle ci sarà un altro copiato
da me da uno originale di Andrea del Sarto, che è una Madonna: quali desidero
pervenghino a V. A. Ser.ma quanto prima: scusandomi se troppo ardito fussi stato
a scriverli la presente, ma ciò è seguito solo perchè V. A, Ser.ma havessi pienissima
notitia della verittà del fatto: et acciò havessi satisfatione a pieno: pregandoli dal
N. S. Iddio et dalla sua Santiss.™ Madre ogni magior felicità et esaltatione et

humilmente inchinandomeli li bacio la veste: di Fiorenza adi 2 di de settem-

brio 1602.
Di V. A. Ser.™ fidelissimo et hob.mo
Servitore Jacopo Ligozzi.

Ser.mo mio Signore

Dopo l' haver scritto due mia simili in uno medesimo giorno a V. A. S.m»

segui che da M. (sic) detto delFOrso, per via della Corte del
Giuliano Diocauti
clar.mo sig.** luogotenente et Consoli dell'Accademia del Disegno de Pittori di Fio
renza mi fu fatto comandamento ch' io dovessi comparire davanti a lor SS. per
dover far stimare li miei quadri fatti per V. A. Ser.ma da parte di d.° Magistrato
et di detto M. Giuliano, attore dice egli di V. A. Ser.™, dove che tal coman

damento mi fu di grandissimo fastidio, atteso che non era conveniente che sendo
restati d'acordo insieme del prezzo, ciò è la Giudit, scudi quaranta, che tanto mi fu

pagata una simile dal Ser."1° Granduca: et la Madona copiata da uno originale d«
Andrea del Sarto che ne volevo almanco scudi venticinque et rimanemo d'acordo
che me la pagassi solo scudi venti, a tal che in tutto mi doveva scudi sessanta, a

mia spese di tela et azzurro oltramarino: dove che havendomi in più volte dato
scudi cinquanta (quando mi doveva dare scudi dieci per resto di tal soma et acordo
260 APPENDICI

et io doveva consegnarli li quadri per V. A. S.) mi trovai haver hauto tal coman
damento, et non solo quello, ma di più il giorno seguente uno altro da parte pur
di detto Sig.or Locotenente, qualli tutti V. A. S. per sua gratia si degnerà vederli
inclusi ne la presente, dove che dimorati che fumo dinanzi allor SS. et negandomi
egli l'accordo fatto con grandissima disputa mi toglieva li scudi dieci del patto fatto,
pregai quei Signori che si degnasero di venir a veder le Pitture sopradette. Mi
favorirno salire nelle mie stanze in Galleria del Ser.mo Qran Ducha, et viste che
l' hebbono dissono che V. A. S. era pienissimo servita con amore et diligientia,
maravigliandossi della maniera tenuta contro di me dal detto Giuliano Dell' Orso :
et in soma per levar le dispute mi contentai che mi togliessi schudi cinque, nell'atto
del qual pagamento io li consegnai alla presenza di detti Signori li sopradetti quadri
ben conditionati sopra i suoi telai, nelle quali pitture ci sono contrasegni da cono
scerli come di mia mano, et non copia: quali furno consegnati a esso Giuliano il
dì cinque del presente a hore 22. Io non potrei dire a V. A. S. il disgusto rice-
utto per tal causa, perchè non harei creduto simil cosa da detto Giuliano, atteso
masime sendo venuto a mia notizia che V. Al. Ser.ma confidava in me circa al
prezzo et valuta delli quadri fatti dalli altri pittori, perchè detto Giuliano havendo
fatto li prezzi da per se non mi ha detto mai cosa alcuna, salvo che dopo che
riebbe convenuto con li detti Pittori mi mostrò una lettera di V. A. S. dicendo
che si rimeteva in tutto in me, li risposi che haveva fatto il servitio per il verso,
havendo già pattuito e poi venendomelo a dire, cosa che mi fu di gran disgusto
vedendo V. A. S. confidarsi in me nè haver possuto satisfarla. La prego che secondo
la sua solita benignità mi scusi se havessi offeso li suoi orecchi con darli tal aviso

et ancora pregarla mi perdoni, et si degni tenermi in sua gratia, humilmente inchi


nandomeli le basio la veste, pregandole da Dio ogni felicità et magior grandeza et
la Regina del Cielo l'acompagni. Di Fiorenza adì dieci de settembrio 1602.
Di V. Al. Ser."" humiliss.° et dev."»
Servitore Jacopo Ligozzi.

*
* *

Dobbiamo credere che tra' due litiganti il Duca desse ragione al Die-
ciaiuti, poichè dopo d'allora per molti anni (1) non s' incontrano più lettere
del Ligozzi, laddove il suo competitore continuò ancora per lungo tempo a
prestar i suoi servigi di mediatore artistico-finanziario con Vincenzo ed Eleo
nora de' Medici, sempre più appassionata per i quadri d'Andrea del Sarto.
Una gentildonna del Monferrato, che dimorava a Mantova e possedeva
una Madonna d'Andrea, non riusciva a salvarla dalle avide mani della Du
chessa, e dovè supplicare Vincenzo e il segretario Chieppio perchè le fosse
serbata quell' immagine devota a cui soleva confidare le sue pene e le sue
lacrime.

(I) Disognainfattiarrivareal 1618per trovareuna bizzarraletteradel Ligozzi (Firenze, 18 settembre)che con un


lungosproloquiomandavaal duca Ferdinandoun suo" bambinoGiesù, a fine che riguardandoin quello la sua S.ma
''
consorte potesse procreareun principinoaltrettanto
" " " poichègli
belloet virtuoso : animidelfi gran signorisonotanto
gentiliche le vedutebellezzeagievolmentevi si imprimono".
QUADRI ACQUISTATI IN TOSCANA DA V1NC. E FERD. GONZAGA 261

Ser.m° Principe mio signore


Già mesi sono il sig. Chieppio mi disse per parte di V. A. che ella deside
rava i miei quadri delle due Madonne e che era stato mandato lui da me per
trattare questo mercato della ricompensa: io li risposi che i quadri m'eran cari come
la vita per la divotione che havea presa nel dire per 13 anni tutti i miei guai a
quelle sacratissime imagini e porgerle i miei prieghi, però che havendone tanti altri
V. A. m' haveria fatta gratia lasciarmi questi, ma quando pur li volesse ch'era pa
drone de mi e di quanto haveva in questo mondo e che la ricompensa saria stata
rimessa nella buona gratia di V. A, che ben ch' io fussi povera Dama e nel mio
stato molto necessitata tuttavia io stimava più di servir lei che qualsivoglia altra cosa.
Il S.1 Chieppio replicò che come io li voleva per me che V. A. non me ne haveria
privata. Cosi restai senza sentir altro, hora hieri venne qua Philippo Pertica.... e
mi disse che comandava Madama Ser.ma che li mandasse il quadro d Andrea del
Sarto. Io li rispose che M." era mia padrona e che la vita non che la robba era

gli
sua ma ch' io tenea quel quadro come in deposito per farne quello ch' io havrei
l'A.

S.
fatto sapere, per S.r Gorno mandai a sùplicare

la
cosi restassi servita
il
e

sciarmi mio quadro.... Mi dicono che M.» Ser.™ se n'alterò.... (Protesta sua

la
il

decozione ai Principi).
Da Mantova
di

Luglio 1604. Dev.""1 Serva


6
a

La Marchesa di Grana (1).

Abbia no buona Marchesa salvato sua tela, fatto


la

in la

prediletta

é
o

che pochi mesi dopo intavolavano pratiche Firenze per un altro quadro
s'

d'Andrea stavolta insieme Dieciaiuti anche residente man


al

adoperando
il
:

tovano, Vincenzo Giugni.


Di costui troviamo missiva dell' 605
la

seguente agosto
1
1

:
11

Ser.»» Padrone Col."1°

Conforme allo ordine datomi da V. A. trattai con vedova delli Jacopi et


"

la

sua figlioli per Madonna d'Andrea del Sarto et nel meglio modo che ho saputo
la

sono venuto doppo l'avermene chiesto 1300 scudi et non manco l'oferta de 950.
a
gli

Mi poi ritornati pregare che voglia aiutare detto che non dovevo
io

sono
ò
li
a

900 et che ho fatto più 50 scudi. Loro m'ànno detto che daranno ma veglio
lo

passare
vorebbero arrivare mille et suplicono che lie ne sia lassato una copia. Se V. A.
a

gli

più che loro non preten


di

per sua solita liberalità vole che dia 50 scudi


la

li

dine ad altro, avisi V. A. se vole gliene lasci torre copia. L'adornamento


di
è

noscie assai grossiero, però ne lascio toliendo solo tavola, dove pittura
la
le

la

quale mio giuditio alta braccia.... u.


al

sopra,
è

3
in

Duca era Toscana


di

salute fece
al

per ragioni rispondere


Il

Giugni dalla sua cancelleria ambulante


di

volta corriere (éftCimtte, 14 agosto)


a

Mi caro a intendere quanto V.


S.

ha trattato circa
di

compra quel
*

stato
la
è

quadro della Madonna Andrea del Sarto, della quale mi contento che
di

cavi
la
si

(I) La wotuoM cua lei, insiemead altre, servìpiù tardi gesuitiper fabbricare loro Universita,oegi Palazzo
di

la
a'

deglistudi.
262 APPENDICI

copia mentre io tarderò ad arrivare costi, poichè essendovi cosi poca differenza del
prezzo potrò io conchiuderlo senza difficoltà al mio arrivo. Le cassette V. S. le
terrà appresso di se fin ch' io vengo, et ne cavarà il ritratto da quella dove ella
s' imagina che sia facendolo haver alla Granduchessa da mia parte, se è quello
della Principessa mia figlia com' io credo. Io camino per Dio grafia con buona sa
lute et a V. S. mi raccomando con pregarle dal Signore ogni bene B.

La venditrice del quadro fu appagata nel suo desiderio di aver la copia


della Madonna ceduta al Duca: e il Giugni tornò a scrivere il 15 agosto
che colei aveva, ben lieta dell'affare concluso, n maritata la figliola n. In una
lettera successiva del 20 settembre, non saprei a chi diretta (forse a un se

gretario ducale) magnificava il Giugni l'acquisto fatto, scrivendo che il Duca


tornava a Mantova con opime spoglie : n A' compro qua un quadro d' una
nostra donna, la più bella che habbia mai fatto Andrea del Sarto celebre
pittore et si può dire delle opere di questo huomo habbia cavato un occio
a questa città n (1).
Soltanto però in fine d' ottobre il quadro d'Andrea era spedito con
ogni maggior diligenza a Mantova (leti. 29 ottobre del Giugni al Duca):

' M.° V. A.

gli
Giovanni Caccini viene a come lei ordinato et l'ò pro

io
à
Ò
visto
di

30 piastre perchè viene con cavalli. mandato ritratto de N.* Donna

il
3

d'Andrea del Sarto Bologna alli Buontempi acciò l'acomodino mandino

lo
et

a
a

V. A. et certo non potea fare Da qui Bo


di
una soma sconcia ma manco.
si
è

a
logna ho pagato se.'1 IO porto. Harò caro conduca ben conditionato.... u.
di

si

di
D'altre attivissime pratiche per quadri d'Andrea del Sarto e Raf
faello del
ci

documento lettere avvicendano nel


le

porgono 606)
s'

(che
1

Dieciaiuti del Giugni.


e

Dieciaiuii, gennaio Da uno amicho mi sta detto che qui eie uno quadro
3
1

è
:

grande aH naturale madonna coli banbino san Giovanni mano Ra-


di

di
d'

una
e

faello da Urbino buona maniera, compero se. 300, aveva


di

cosi stato una


l'
è

donna, ora adimanda se. 500, crederrò se guadagnia se.


lo

costui ne 100 darà,

d'Andrea che V. A. potrà ordinare qui


S.

saria conpagnio a quello conperò;


la

chi intenda profesione farò vedere non per


io
lo
di

questa sendo qua


s'
a

altro, ecc. u.

(1) Nel principiodella letteras'accennaad altra pittura,mandata Mantova, ma con particolaritroppo generici
a

perchè Dotsaidentificarla
ai

lll.mo Sig. mio ou.mo


non bavererispostoprimaa V. S. HI.ma e causatoda negrigentia, detti sua Ser.moGranduca et sentito
al
la

a
Il

S. A. moltogustodella sua sodisfazione,


et ho caro srnlirc che non habbiapatitodettoquadro. nome del pittore
io

Il

se domandaLodovicoCardi miesopiù per Cigoli huomoche tiene primatofra pittori hoggiet cominciato una
d'

a
il

li
il

qua Unto che ha finito questa


San Pietro et per dua sedievacanteche sonostatel'ò intrattenuto
le

cappellaa Roma
in

tavola—
QUADRI ACQUISTATI IN TOSCANA DA VINC. E FERD. GONZAGA 263

Del medesimo, 18 luglio:


"
Dal S. Chiepis mi fu scritto che V. A. S. aveva
dato ordine che uno suo pittore in ell ritorno di Roma mi farebe motto per vedere
quello quadro di mano di Rafaello da Urbino, dico che non ò visto nesuno e l'a-

micho lo vorebe dar via. Dipoi si richordi V. A. S. che ella ebe per le mane uno
alltro quadro di mano di Michelagniolo Buonaroti, che era una monacha di Bolldrone,
e dichono ne volse dare scudi 200, non lo volse vendere, ora è morto chi non
Iasava vendere e vorebbe murare una cella, però volendo V. A. S. averlli cho-
metta qui a qualcheduno per lei. Ce n'è unaltro 30 miglia lontano, dichono di Mi
chelagniolo, ma io non l' ò visti, mi raporto, mi è parso farllo sapere a V. A. S.
aciò possa fare resoluzione della sua voluntà e pregandola a tenermi per suo servi
tore, e Dio li dia ugni bene u.

Immerso nelle delizie del suo Marmirolo il Duca faceva scrivere il 4


agosto al Giugni:
* mi ha scritto più volte di due quadri di pittura di
Mes.r Giuliano Deciaiuti
molta bellezza che si trovano costi da vendere, et andando più a lungo di quello

g1'
gli
io me pensava il ritorno di un pittore da Roma che scrisse haverebbe veduti
V.

di
ad instanza mia ho voluto pregar con questa S. che contenti farlo chia

si
mare et havuta informatione de d.1' quadri farli vedere da persona intelligente con
significarmi poi relazione che ne haverà della bellezza et prezzo cui potreb-
la

si
a
bono pagare t.

cui giudizio avrebbe voluto Duca rimettere l'esame dei


al

pittore
Il

il

quadri era certamente Rubens, tuttora mantenuto Roma spese de' Gon
il

del grande
in

zaga: ma mancanza artista fiammingo supplì Giugni co' più


il

valenti conoscitori che possedesse Firenze.


Scriveva infatti duca Vincenzo 15
al

agosto:
il

non mancherò V. A. che me


di
Io

mai servire occasione


"

sempre ne darà
nella cosa delli quadri che m' avevano d'essere mostri fatti vedere da Giuliano
o

non ho visto altro che uno, che Ur


d'

dello Orso fino adesso Raffaello


di

quello
è
:

bino, dice chi N. S.,


Io

una Madonna che vole mettere un velo sopra


E

mostra.
al

et un San Giuseppe, alta circa dua braccia larga 2/} me non pare originale,
è
1

a
,

ben bello. Non fatta vedere ancora pittori mio modo, non c'esendo Ci
il
l'
ò

goli chi un poco fede più che alli altri, pure c'è delli altri valenti omini
di

li
a

quali damerò et credo mi diranno vero prezzo; non gliene dico perchè ancora
il

'
non hauto, parlato con un pittore mi dice che crede originale abbia
il
l'

l'

l'
ò

Card.18 Sfondrato se non ritrouvo che sia l'originale non consiglierei V. A. che se
;

ne curasse, se bene bellissima, et vede bisogna sia fatta da qualche suo giovane M.
si
è

Rincalzava Giugni con altra lettera del 22 agosto:


il

Li quadri che messe V. A. dello Orso,


in
"

dua consideratione Giuliano


a

Pittori
in

n'ò uno che quello Raffaello Urbino quale anno diversi


di

d'

casa
l'
il
è

visto, et chi battezza propio et chi dice copia ma bello; pure credo più
lo

io
il

quelli dicono copia, poi che sento dire che l'originale Card.,e Sfondrato, et
l'
à
il
264 APPENDICI

non sento dire che facessi altro a sua giorni di questa inventione del velo. Andrò in
tendendo meglio per fare servitio a V. A. L'altro di Michelangelo è in monastero

in mano di particulare monacha et andrò fino al monastero sendo fuora di Fiorenza u.

La discordia de' pittori, l' incertezza del valore de' quadri fece abortire

le trattative (leti. lO ottobre del Giugni):

1
Io non ho tenuto proposito con V. A. delli quadri perchè questi pittori non
m'ànno concordemente detto che sieno originali, però io ho licentiato la pratica. O
sentito da uno amico esserne dua a Lucca in mano a una gentil donna vedova ch è
una Madonna sant.IM et un S. Giovanni, uno di Raffaello d' Urbino, et l' altro di
Andrea del Sarto. Mi dice l'amico che n a trovati sc. 500 di tutti a dua, ma che
non li à voluto dare. Se V. A. vole che intenda meglio lo farò ,.

Il Duca, d'accordo con Eleonora, s'affrettò a ordinare che la nuova pista

fosse seguita, come appare da una minuta del novembre 1606, al Giugni
intestata :

* V.
Mi sarà caro da S. di sapere l' ultimo prezzo delli duoi quadri di pittura,
uno de N. S.re et l'altro de S. Ciovanni de quali ella mi ha scrittto sotto li 10 del
passato, cercando sopra il tutto di chiarire se sono originali et di mano come V. S.
dice, uno di Raffaelle d'Urbino et l'altro d'Andrea del Sarto M.

Replicava il Giugni in data del 25 :

1
Io ho mandato un pittore a Lucca per vedere se li quadri sono veramente
uno di Rafello, et l'altro d'Andrea, et secondo l'aviso n'arò ne raguaglieró V. A.
come ancora dell' ultimo prezzo et restando con il medesimo desiderio di sempre
servire a V. A. u.

Ed ecco l' informazione che su questi quadri perveniva a Mantova, molti


mesi dopo (conservataci nel carteggio da Lucca dell' Arch. Gonzaga) : infor
mazione diretta a certo Spinamonte Vann, che dovè essere evidentemente
in rapporti col Giugni :

M.° Mag. S.r mio Oss.111°


Alla ricevuta della vostra gratissima andai per trovare la S.ra Maria et non era
in Lucca, et io che sapevo che li quadri erano in villa in compagnia del vostro
mandato sono andato a S. Colombano a piedi per pigliare quella mizura che mi
gli

scrivete, et ho trovato la S.ra Maria con un figlio travagliato, et li quadri haveva


fatti portare Lucca fin quando voi veniste qua poichè pensava fra 10 giorni
si

8
a

o
di

doverli dar via, et per non potere lei venire Lucca, non ho potuto havere
la
a

detta mizura, et perchè non haveva mai havuto risposta nessuna da Voi, essendosi
haveria dati via, ne
fu

scoperto che trattato con non so che mezzo, con S.r Duca
l'

il
di

Mantova, imperò essendo lei qui villa con questo


in

figlio non ha potuto sapere


alcuna resoluzione da quello ch' ha trattato mezzo Mantova, quale non ne
di

al
il
QUADRI ACQUISTATI IN TOSCANA DA VINO E FERD. GONZAGA 265

haverebbe trattato se qualche risposta riavesse riavuto da voi, tuttavia subbilo che
lei possa essere a Lucca haverà la resolutione, et io potrò per huomo a posta man
dare la mizura, et scrivere puntalmente il negozio, et quando questa S.ra sarà fuora

gli
di questo travaglio del figlio, intenderà ancora che cosa dirà chi trattava con

il
di
S.r Duca Mantova et potrà per huomo a posta mandarvi mizura quanto

la
si

e
occorre, che quello che per hora dire.

vi
posso
è

Di Lucca addi 29 Marzo 1607. Come fratello affez.n'°


D. V. N.° N> Lionardo Zibibj.
S.

(NB. Nella inchiusa due quadri pittura pro

di
lettera seguente

la
nota):
è

I
posti dal Sig. Caval. Giugni Sig. Duca Mantova, sono della S.ra Maria

di
Ser.mo
al

Bottini da Siena, et uno d'essi che un San Giovanni d'Andrea del Sarto et

è
pittura rara.
è

L'altro crede che sia del Gierino vecchio, che era della scuola de Raffael
si

Urbino et
d'

una Madonna, con un


S.
Giovanni et un

S.
Giuseppe.
è
;

Ne dimandano sc. 600 ma forse haveranno per 500. La misura dei quadri
si

un braccio et mezzo alteza con l'ornamento et


di

larghezza un braccio.

la
è


di

Che cosa avvenisse Lucca


di

d'
questi quadri ed anche un' altra
Madonna, braccheggiata dal Dieciaiuti — non so. Costui ne scriveva

il
gennaio 1607 (st. Mantova:
2

f.

1606)
a

Morse uno Mons.r Fortuna erede venderanno uno quadro


di
Braccia
"

l'

2
e

d'Andrea dell Sarto, madonna, Giovanni,


ill

banbino san dicie cosi bello


e

e
à
uno adornamento intagliato da gran maestri indorato bellissimo. Credo che darà
lo

per scudi 200, però V. A. S. ne dicha quallcosa, che V. A.


S.

prima chi
la
è

se ne parli dio dia ugni bene u.


li
;

Ma carteggio ha troppe lacune sappiamo soltanto un po' generi


il

e
:

bei quadri ed anche


di

in

belle statue Toscana


di

camente che caccia


la

d'

continuò negli anni successivi, sino alla morte


ininterrotta Eleonora.
Una lettera ad es. del Dieciaiuti aprile 1608 informa:
ci
7

V. A.
S.

che mi capitato inelle mani una testa


di

Saperà porfido grande


"

antica, bellissima, con barba lunga, dicono Schanderbego Ca-


al

naturale esere
il

medaglia messa sopra un altro marmo verde con un manto


in

di

striotto fogia
al

l'antica romana. Mi viene detto che voglia parechi cent, scudi, però
di

arebe per
si

sc. 200 forse qualcosetta meno. Non vista uomo mondo sono molti anni
al
l'
e

S.r mio, lei, l'ò mostrata


di

perchè stata sotto niscosta. cosa degnia ad uomi della


è

V. A.
fo

profesione, quali belezza, S.


la

lo
di

stimano assai, somma asapere


è

che prima; presta fede, avendone voluntà, manderò.... ,.


la

la

se mi
è

AI Dieciaiuti univano, Eleo


al

Giugni non solo


s'

per compiacere
e

nora Vincenzo, ma anche neo-cardinale Ferdinando Gonzaga, parecchi


il
e
266 APPENDICI

gentiluomini e artisti servizievoli: p. es. il pittore Filippo Furini (1), che si


sforzò di procacciare ai Principi di Mantova le più prelibate cose de' Bardi.

Ser. mio S.re


Per non mancar del debito mio e per far quella stima delli comandamenti di
V. A. S. che si conviene a devoto servitore quale io Le professo, ho voluto con
questa darle conto sopra le pitture e scolture che ella vedè, che non sendo stato
in Fiorenza il gentilhomo patrone di esse, non ho possuto mandarle la loro stima
sicome farò diligenza che V. A. l' habbia la prossima settimana, che per non ca
derli in concetto di poco diligente in suo servitio ho voluto scrivergliene acciò con
la sua solita benignità non solo mi vaglia questa scusa ma m 'acresca ancora qualche
poco della sua gratia, con il qual fine reverentemente inchinandomeli prego N. S. che
felicissimi faccia sempre i suoi pensieri. Di Fiorenza, li 25 di novembre 1608.
Di V. A. S. Humil." e dev.° Servit.e
Fiuppo Furini pittore.

Ma il Bardi non tornò che dopo un buon mese ; indi nuove scuse del
pittore al Duca con sua lettera dell'5 genti. 1609 (st. f. 1608):

Ser."° mio Sig.re


Il tardo ritorno in Fiorenza del Sig.r Conte Alberto de Bardi ha causato che
ancor io tardi habbia potuto servir l'Altezza V." della nota de' marmi e pitture
antiche che ella desiderava et che hora con questa e dell'uri e dell'altra le mando.
Son certo che l'Alt, vostra se è stato tardo l'effetto metterà nondimeno il presto e
veloce affetto con il quale continuamente gne ne mandavo e con la volontà la quale
a traviarla da presto servir V. A. saria un voler divertire gli elementi da natura

la
loro; et harò per fortunatissimo favore che note et servizio riesca

di
le

gusto
il

a
V. A. come mi vo immaginando che potesse essere pigliare quell' altre galan
si

il

terie dello scrittoio del medesimo sig. Conte tutte insieme un sol prezzo, cercando
a

ogni vantaggio più tosto che metterle


di

in

carta et dar ciascuna per ciascuna

il
a

prezzo loro, rimettendomene nondimeno sempre parere volere V. A. per


di
al

e
d'

non lascio andar scoprendo sempre bello, ma per non


di

quale qualche cosa


la

haver ancor visto (se ben ho qualche ragionamento), non posso con fondamento
n'

le

scriver cosa alcuna, come potria seguire breve, come cercherò con ogni dili
in

Fra ella vedrà servitio risolver


di

genza. tanto note qualche


le

se sarà suo cosa


e

comandandone suo volere, non resterò mai et con ogni possibile diligentia, fede
il

vantaggio sin che ella ne sarà servita....


<
e

Del 20 marzo 1609 infine lettera con cui un gen


la

(st. 1608)
f.

tiluomo fiorentino presentava raccomandava un valoroso artista card. Fer


al
e

dinando Gonzaga:

IH.m° R."» S.re Pad.m mio Col.1™


e

.... Raccomandandole volta un pittore se nell'arte sua lodato


io

e'

questa fusse
da me, che veggio poco, quanto mi potrebbe egli credere? Ella che
di

ogni
si

si

(I) Soprannominato
Pippo Sciamerone, padre Francesco
fu

che detto Guido l'Albano della scuolafiorentina.


di
e

e
il
QUADRI ACQUISTATI IN TOSCANA DA VINC. E FERD. GONZAGA 267

cosa è intendentissima subito conoscerà, che egli è ingegnoso e spiritoso, et io per


tal reputandolo l' accomodai già col Cigoli e poi con Gianbologna, ambedui come
V. S. Ill. sa nella professione loro eccell.™ e dall'uno e dall'altro l'ho sentito lo
dare, si che e' non è da maravigliarsi che il S.mo suo gran Padre, veggendo quando
ultimamente passò di qui pitture fatte da lui lo favorisse di volerne, e dirli che e'
venisse a trovarlo e perchè e' sa quanto il favore e prote1tione di V. S. IH. potrà
giovarli m' ha pregato ch' io l'accompagni con questa mia leti." la quale somamente
io desidero che raccomandi insiememente me nella sua gratia. Bacio a V. S. IH. con
la reverenza ch' io debbo la mano, ecc. De.mo et ob.mo Ser.re
Gio. B.A Strozzi.

In ricambio d'un dono di trote e carpioni del Garda, il Granduca di To


scana mandava al suo congiunto di Mantova..., un crocifisso di Gianbologna!...

Essendomi in questo punto ricordato del desiderio che mi mostrò già V. A.


d' havere un Crocifisso di quei , che di mano del già Giovanni Bologna ci rappre
sentano in croce il Nostro Salvatore semivivo gnene mando uno d'argento, et spero
che per la pietosa devotione dell' immagine e per esser fabbricato da mano cosi
rara ella habbia ad haverlo caro, che fuori di queste considerationi il dono è troppo
piccolo.... Prego strettissimamente V. A. per il gran pregio et riguardo in che teneva
mio Padre questo modello di Crocifisso, et in che lo tengo anch'io, a volersene ser
vire per se et a non lasciare anche cavare copia da nessuno, che me ne farà piacere
accettissimo et sarà anche conforme all'amorevole intentione ch'ella me ne dette.
Firenze, 27 luglio 1609. Aff.mo cugino et Ser.re
Il Granduca di Toscana.

*
* *

Le relazioni tra Firenze e Mantova si ravvivarono col nuovo maritaggio


tra' Gonzaga e i Medici Mentre pendevano le trattative
concluso nel 1616.
perchè il duca Ferdinando impalmasse Caterina de' Medici, sciogliendo con
inaudita slealtà i legami contratti con la Faà, un agente gonzaghesco, inviato
a Firenze per le stipulazioni matrimoniali, andava fiutando qua e là le belle
opere d'arte da accaparrare pel suo Principe ; e così gliene scriveva entu
siasta, nella speranza di poter fare de' grandi acquisti a buon patto, calco
lando sulle disagiate condizioni di molte famiglie fiorentine:

S.mo Prin.e mio S.r e P.ne os.™°


Dopo la partenza del S.r Alessandro Senesi, io per non restar otioso intanto
ho veduto col mezo di un tale che riconosciuto da me servì alla glo. mem. del
S.r Duca Vincenzo alcune belle pitture, come di Andrea del Sarto, di Giacopo da
Pontorno, di Raffaele, di Leonardo da Vinci, di Titiano e d'altri eccel.1™ Maestri

de tempi passati, tutte da vendere in diverse case et la maggior parte spirituali, et


ho pensato che potessero essere a proposito per la Cappella che fa V. A. fabbri
care, che se bene per la quantità come questa veduta da me in una città di Fio
268 APPENDICI

renza ancorche copiosa di opere simili potesse dubitare l'A. V. che o non russero

gli
originali, o difficilmente se ne privassero padroni et con gagliardi prezzi, tut

i
penuria incredibile, hora più che mai piazza, denari per

in

di
d'
tavia et questa

la
l'estremo callo delle monete infinite famiglie, et difficoltà

d'
forestiere, necessità

la

la
di
vender pitture vecchie a terrieri avidi del quatrino et forestieri per proibi-

la
a
tione d'estraerle rigorosissima possono farmi acertar l'A. V. della buona conditione
et della reale qualità per giudicio che ne farò fare da questo Bronzino
di

esse

il

1
)
(
che famosissimo et per l'obligatione che dicono padroni delle pitture faranno
è

i
mantenerle originali de' Maestri che nomineranno, per quella poca pratica
di

et
havuta dalle pitture vedute V. A. et comprate diverse volte dal d.° S.™° defunto

a
et dal S.r Duca Francesco, posso dire che respetto a quei prezzi che viddi sbur-

io
delle sodette C'è una Madonna grande Giacopo da Pon-

di
sare, esser questi bassi.
una povera famiglia cui sono refutarono 200 du.™
di

di
torno
in

casa assicurato et
00 et forse per manco. Un sacrificio

d'
hora daranno per Isacco pur del mede
la

simo anco da vendere, et mi vien riferto esser bellissimo et ad honesto prezzo,


è

tutte l'altre ne invierò con prime una distinta nota a V. A. quale


di

che

le
di

la
e

non dubiti ancorchè non sia mia professione, perchè anzi questo farà che
di

rispetto
resti ben servita da me con ogni fede sincerità. Et però quand'ella inclini

a
in
faccia sapere, che fratanto mantenerci padroni delle pitture.
lo

questo me speranza

i
Firenze, 20 dicembre 1616.
Girolamo Parma.

Le immense spese del Duca perle feste nuziali del 1617 ostacolarono
de' progetti del segretario Parma per

lo
forse attuazione meno non
la

piena

:
c'è rimasto documento che allora comperassero pitture Firenze; ma degli
si

Medici occorrono, ne' nostri a


quadri tra Ferdinando Gonzaga ed
di

scambi
i

carteggi, frequenti notizie, per quanto imprecise. Così una volta nel 1618
gli

Ferdinando chiede (2) che mandi miglior quadro del Fetti per do
si

il

narlo suo Granduca; ed altra volta che un


al

ospite quadretto
si

scelga
tra' molti dalla sua galleria.... con avver
la

fiammingo posseduti semplice


di

tenza che se ne prenda uno soggetto non lascivo, perchè destinato a una
principessa (3), alla cognata Maria Maddalena.
cardinal de' Medici non voleva
le di

esser meno liberale cortese suo


Il

e
gli

d'arte tra
di

cognato; caratteristica per scambi normali oggetti due


e

corti questa letterina del 1618:


è

Ser.™° mio signore cognato....


e

Se Lei
di

vuole niente pitture o comandi


di

di

paesini questi nostri maestri,


istorie che Lei vuole et grandezza che subito sarà obbedita. pittori buoni sono
1'

la

Biliverto, un poco caro, Jacopo da Empoli, Matteino Gano et


di

ma questo
il

(1) CristoforoAllori.
(2) Clr. AppendiceG.
luglio 1624allo Sfriggi, che rUpoK "
luglio: Si manda V. A. un quadrettosedio dal Prefetto.
(3) Lett.
2

a
il

quei fiamminghi,che contiene liberazionedell'adulteradell' Evangelio".


di

(Viani)
la
QUADRI ACQUISTATI IN TOSCANA DA VINO E FERD. GONZACA 269

Felippo napolitano et il Bronzino. Se V. A. S. volesse di quell'animali di pietra o


di alabastro e' è uno che lavora presto et bene et si può trattare seco. Se a Lei
piacessero di quelle statue piccole di bronzo overo d' argento con base di diaspri
et ebano servirò V. A. S.... Desidererei che V. A. mi facesse buscare un quadro
di Titiano de buoni....
Di Careggi, li 28 dicembre 1618. Il Card. De Medici.

Un agente altrettanto abile, quanto era stato il Dieciaiuti per Vincenzo,


trovò Ferdinando Gonzaga in Filippo Berardi, che nel 1621 scovò un Bot-
ticelli e seppe sopratutto sfruttare la grossolana ignoranza de' Domenicani di
Fiesole ottenendo da loro de' superbi manoscritti miniati e l' Ecce Homo di
Fra Bartolommeo (1) verso un compenso irrisorio da erogare in elemosine!
Mancano disgraziatamente le ducali quasi tutte a cui il Belardi rispon
deva ; ma le sue lettere formano un attraentissimo manipoletto che s' inizia
con questa del 28 settembre 1621 :

"
Subito riceuto i comandamenti di V. A. S. non mancai eseguirli prontissi
mamente, detti ordine al Sig.r Piero Capponi per il coro, andai a trovare il Vi-
liverte, quale dicie non mancherà con ongni accuratezza di ben servire V. A. S.
ma quanto al quadro del Cigoli non se ne può fare assegnamento, ma che con oc
casione non mancherà procurare qualche altra cosa per V. A. S. Matteo Rosselli
non manca con ongni sommo studio studiare quello deve fare per V. A. Il Fonte-
buoni tornò da Pistoja e lagora per V. A. nè leverà mano sino non l'abbia ser
vita ; il Mola mi à promesso con questo corriere mandare quanto à promesso a V.
A., il Sacchi ancor lui mi à detto rimanderà le musiche di V. A. S. Li frati di
S. Marco mi consengnionno lo Exce Homo e mi dissero che quello voleva far loro
V. A. S. gniene facessi in denari, quali avevano destinati per tante elemosine a
poveri gentilomini del loro popolo. Sino jerì incassai ogni cosa e domani invierò a
Bolongnia ogni cosa insieme con il Crocifisso auto dal Tacca, e se questa mattina
fossero venuti li doganieri a suggellar le casse le averia spedite oggi, ma non si
mancherà di domani. Il Mola mi disse aver segreto di levar quelli screpoli di quello
Ecce Omo, e che in tre giorni mandangniene a casa lo averia accomodato, che
non l'ò volsuto fare per dengni rispetti massime avendo da venire lui a Mantova....
Giovan Batista Lupicini cierca di avere una pittura, quale è in Lucca, et potendola
avere si farà vedere per V. A. a tutti questi signori pittori. Il sig.r Michelangniolo
Bonaroti venne al casino e vedde quel quadretto di quella fiaminga, quale stima che
V. A. S. abbia una delle belle cose possa aver principe et àmmi detto che Felicie
da Ganberaja, quale è venuto a servir V. A. d' intagliatore, sia il primo omo fusse
in Fiorenza, se bene alle volte è un poco scapigliato. Sono avanzati alcuni vetri e
quadretti che vedrò darli via e del ritratto ne darò conto a V. A. S. u.

5 ottobre. " Mando a V. A. S. le musiche, quale mi à dato Giovanbattista


Sacchi. Li do parte come li ò conpro un quadro entrovi una figura di mano del
Botticelli, quale è dipinta per una fortezza alta dua braccia, quale è fatta vedere e

(I) Or. Arte e Storia, anno XXX. p. 43.


270 APPENDICI

l'o pagata dieci scudi, che vedrò detti denari cavarli di quei quadrettini che mi
lasciò, et è in lengnio, che l'è presa per esser mano di autore che V. A. S. non
ne à, quale fu mastro di Lionardo da Vinci, e quando troverrò spese che non ec
cedine) a questa la farò senza dargniene conto avanti. L' à visto il Rosselli , quale
non manca di servir V. A. S. con ongni affetto, come fa ancora il Fontebuoni, e'I
Belivert: il Rosselli mi à domandato cinquanta scudi, inperò V. A. S. avisi se
gnene devo dare con pigliarne ricevuta.... g.

12 ottobre.
"
Non tenendo risposta alcuna di dua mia mandate a V. A. S.
sera causa di meno scrivere: solo dirò che la figura della Fortezza di mano del
Botticelli conpra per V. A. S. mi à detto il Bilivert essere la meglio cosa abbi
fatto detto mastro, e che in mano di V. A. la stima cento cinquanta scudi; e do
mani ò da vedere un' opera di Ciechin Salviati e poi ne darò parte a V. A. S.
con l' intervento del Rosselli e Belivert.

8 febbraio 1 622. " . . . . Intendo come V. A. S. aveva gusto avere in suo po


tere li libri manuscritti dalla libreria de Padri di S. Domenico di Fiesole et all'auta
di essa subito sono andato a trovar detti frati, quali con ongni affetto ne anno com
piaciuto V. A. S. e me li anno consengniati questa mattina giorno di Carnevale e
domattina l' invio a V. A. S. in una cassa insieme con il quadro di V. A., quali
sono N. 17 libri in carta pecora, e quanto al contracambio di essi tutto rimettono
a V. A. S. e di più mi anno detto se ci fussi altro li piacessi, senpre saranno
prontissimi a servire V. A. S. Ò fatto cominciare le cornicie ordinatemi e questa
è la misura della lunghezza de pezzi conforme che mi comandò V. A. ma saranno
di più bel nocie assai di quello della Galleria del Casino, poichè nocie tutto vec
chio e marezzato, che potrà V. A. S. far vedere se la lunghezza stia bene e quanti
pezzi simili ne debbia far fare. Quando alle pitture il Rosselli è assai innanzi come
ancora il Fonteboni, ma il Belivert non à ancor messo mano. Il Rosselli mi à do
mandato altri cinquanta scudi, e dicie non voler far altro sino non à fornito li quadri
di V. A. S., se bene le Ser."1* vogliono ancor loro de quadri. Il Taglietti è alla
fine del fornimento del letto, quale vedde V. A. S., che farà comandare se lle devo
mandare il mastro che fa le cornicie, ancor lui mi à domandato un poco di denari.
V. A. S. comanderà quello debbia fare si di lui come del Rosselli.

14 febbraio 1622.
"
Conforme alli comandamenti di V. A. S. ò inviato per
la condotta de Muriani li libri N. 17 statimi consengniati dalli Padri di San Dome
nico di Fiesole et insieme ho ancora mandato il quadro di mano del Botticielli
benissimo accomodati con sua incierati canavacci che non possono patire di cosa
alcuna : per altra mia della passata dissi a V. A. S. come il Rosselli à tirato avanti
assai li dua quadri e mi à domandato altri cinquanta scudi et in breve averà finito
l'opere, come ancora il Fonte buoni, il Biliverte come averà fornito il quadro del
signor Cardinale subito metterà mano per servire V. A. S. Mandai la misura della
lunghezza delle cornicie, che starò attendendo se stanno bene e quanta quantità ne
devo far fare, et anco il detto mastro vorria un poco di denari. Il Susini ha fornito
dieci Crocifissi, che cinque (sono) vivi e cinque morti. Ora V. A. S. comandi quelli
vole ; et il prezzo è di dieci scudi Y uno.... Credo manderò qui incluso la nota di
tutti i quadri della Galleria del Sig.r Alberto de Bardi, se però l'averò, se no la
manderò la prossima ,.
QUADRI ACQUISTATI IN TOSCANA DA VINC. E FERD. GONZAGA 271

3 maggio 1622. "


Conforme alli comandamenti fatti fare V. A. S. in materie
delle statue di pietra macingno ò guardato se se ne trovassi delle fatte. Ne ò tro
vate tre, una quale è finta per una dovittia con una scimmia a piedi, quale sarà alta
vicino a 3 braccia; ò poi trovato un Davit et un cacciatore di braccia 3 l'uno....
si areranno per meno qualcosa di 30 ducatoni l' una. Li mando poi n. 6 modelli
di ciera di mano di m.° Antonio Novelli giovane molto virtuoso, quale si esibisce
a far ongni due mesi uno di essi per prezzo di 40 ducatoni l' uno, che invero sono
assai buon mercato, massime è verbosissimo, et à fatto in Boboli di belle cose e
in particolare un puttino di marmo disteso.... Ci sono ancora cinque statue di Romoh
del Tadda che credo sariano troppo gravi a poterle mandare, et anco non sariano
conforme l' intenzione di V. A. S. ,.
*
17 maggio 1622. Non so se i frati di S. Domenico abbino scritto a S. A. S.
per conto di quei libri mandatoli manoscritti.... u.

Fra le minute ducali una delle poche rimaste al Belardi è la seguente


sollecitatoria per i quadri che Ferdinando aveva commesso agli artisti fioren
tini, col proposito di ornarne la nuova sua villa, veramente favorita :

"E un pezzo che non ho nove de miei quadri, di grafia sollecitateli perchè ne
ho di bisogno, pigliate i Cristi dal Sussina et mandatemi il conto che vi si rimet
teranno i denari. Saprei volentieri se il Tacca mi potesse fare otto statuine di bronzo
di altezza di 4 palmi e mezzo l'una (1) et in che tempo. Le statue vorrei che
fossero : un Giove, un Ercole, una Pallade, una Diana, un Neptuno, una Giunone,
un Plutone et una Flora col cornocopio et quanto fossero per costare; per non fal
lare nella misura vi mando la lunghezza con questa nel refe. Vorrei che procurasti
havere quattro ghiri vivi, di quelle bestiole che paiono topi et hanno la coda come
scoiattoli et che me li mandaste quanto prima, sicome ancora che mi facesti sapere
che sorta di sapone usate costi in Firenze, quanto si vende la libra et se vi fosse
esito per chi ne mandassi. Et Dio vi guardi. Di Mantova li 23 di giugno 1622.

Il Duca di Mantova.
A Filippo Berardi che Dio guardi
Fiorenza.

Rispose con la consueta prontezza il Belardi, che non solo ottenne al


fine le tele ordinate al Rosselli e al Fontebuoni, ma scovò anche Madonne
del Pontormo di cui proporre l'acquisto:

"
13 settembre 1622. Non ò mancato sollecitare li sua quadri del Rosselli,
quale.... è stato causa il S.r Cardinale che V. A. S. sino adesso non sia stata ser
vita et anco la malattia auta il detto Rosselli.... Assolutamente à promesso che per

tutto ottobre vole V. A. li abbia in Mantova.... Il Fontebuoni se bene è stato oc


cupato ancor lui dal Sig. Cardinale ad ogni modo è la Madonna ordinatali da V.
A. S. quasi fornita, come ancora l'altro quadro u.

(I) Parolecancellate.
272 APPENDICI

15 novembre.
"
Potrà V. S. Ill.™ dar parte a S. A. come il Rosselli è alla
fine delli sua quadri, quali convenne S. A. S. darli dugento ducatoni, cioè cento
dell'uno, et esso ne à auti cento a buon conto. Il Fonteboni ancor lui della
Madonna di Pistoja è alla fine, ma l'altro quadro è assai indietro, nè si è con
detto Fonteboni fatto prezzo alcuno, imperò comandi V. A. S. quello si deve fare,
e lui à auto venti dua ducatoni di caparra. Qui in Fiorenza, dato S. A. S. volesse
pitture, ciene sono in vendita, che volendo attendere se li manderà ad dire di chi
sieno, mano et il prezzo, come ancora che figure sieno e che grandezza.... u.
"
10 gennaio 1623. Do in fretta perchè voi partire il Corriere come ò pagato
li cento ducatoni alli frati di Sandomenico di Fiesole quali restano sodisf attissimi :
quanto alli quadri per comprare ci è una Madonna di Jacopo da Pontormo delle
meglio cose abbia fatto e con ricchissimo adornamento, e ne domandano quattro
cento scudi: il San Giovanni è venduto, ma non è cosa di rilievo, poi che è di
maniera assai dura.... u.

17 gennaio. " La passata scrissi a V. S. IH. con tanta fretta che non so meno
mi abbia scrìtto: ora con questa le dico come se S. A. S. desidera aver una Ma
donna di Jacopo da Pontormo si à da vendere et è della meglio maniera abbia
mai fatto e se bene ne domandano quattro cento scudi sotto metafora di altri, credo
si caverà per meno di trecento, poi che in oggi non ci è chi compri, ma l'ò fatta
Vedere et è proprio quadro per S. A. S. ,.
"
21 febbraio. Non ò mancato far vedere la Madonna di Jacopo da Pontormo,
quale è giudicata esser ritocca da Ilui, ma non tutta di sua mano, quale ò lasciato
stare, ma desiderando sua altezza S. di sua mano opera, si ritrovono li Sig." Vin-
centio et Ottavio Benedetti un quadro di un ritratto di mano di detto Pontormo,
cosa, dicono, delle meglio abbia fatto in sua vita, e me lo averìano consengniato
acciò Io avessi mandato a S. A. S. e se li fusse piaciuto 'sariano stati d' accordo :
non l' ò volsuto accettare prima non ne dia parte, come fo. Quanto alli quadri il
Rosselli ne à fornito uno di tutto punto e l'altro è a bonissimo termine e simil
mente Stagio Fontebuoni à fornito la Madonna e la manderà insieme colli dua
quadri del Rosselli e perchè mi à detto il Sig.r Foderi venir costà la seconda set
timana di quadragesima si potria consegniare a S. S.u . Ora vegga con S. A. S. di
far rimessa al Rosselli delli cento ducatoni di resto concordato, acciò me li con
segni; e quanto al Fontebuoni rimette in S. A. S. il prezzo, e per aviso a V. S.
11l. il Rosselli (à) auto cento ducatoni di caparra et il Fontebuoni ventidua come
sa benissimo S. A. S. e non mancherò con ogni accuratezza inviarli con detta oc
casione, nè si meravigli S. A. S. del Rosselli perchè queste A. S. quando da lui
fano far cosa alcuna sempre la pagano avanti li levino il lagoro di mano.... u.
Il trionfo
di

Cesare

del

Mantegna

Ottavo quadro: I MUSICISTI E LE AQUILE

18
Nono quadro : CESARE SUL CARRO TRIONFALE
APPENDICE E.

La collezione di stampe del Card. Scipione Gonzaga.


Lettere di Giorgio Alario

Tipma ....
febbraio 1593. Li dissegni sono in carte intagliate in rame et in
"

legno et sono figure et paesi et sono di Alberto Duro, di Luca d'Olanda, di Cor
nelio et d'altri eccellentissimi huomini et sono ligate in libri grandi con incredibile
diligenza. Vi sono in Mantua pittori che di ragione devono saper dar conto a S.

A. Ser.™ della qualità di queste cose. Fra quali di ragione m. Teodoro (Ghisi) et
uno delli Andreasi et forse il Borgano et credo ancora m. Annibale EtOrata.
perchè qui si è risaputa di questi libri et carte slegate, li Cardinali Sfondrato, Mon-
talto et Farnese mi h nno fatto dimandare di vederli et fanno instancia grande. Vi
sono 7 quadretti di pittura di paesi stimati assai belli et una Donna Giulia Gonzaga
di mano di Fra Bastiano in una tavola di marmo, un quadro di S. Eustachio che
viene da Alberto Duro et alcune altre cosette che danno ornamento a studii di
Cardinali et de prelati, et de ogni cosa se ha da fare vendita.... Io farò per S. A.
Ser.ms quello che farei per cosa di mio particolare interesse.... u.
"
26 marzo. Il S.r Guidobono mi fa sapere con una sua.... qualmente V. A.
Ser.m» si contenta de pigliare il studio del S.r Cardinale di f. m. ma che non si
risolve di pigliare li libri delli dissegni se prima non li vede.... Li dissegni sono tali
che chi non li ha li procura con molto studio et adesso li SS. Cardinali Cadano,
Monte, Sfondrato, Montalto et molti altri ne fanno una professione grandissima et
cercano di metterli insieme. Il Card. Scipione li ha raccolti in spatio di 30 anni
incirca et ha le cose migliori di Alberto Duro in rame et in legno, che è stato il
primo huomo in questa professione, ha le opere di Luca d'Olanda, di Cornelio et
ha molti altri paesi di diversi huomini : quali dissegni sono legati in libri in foglio
grande et le cose sono benissimo conservate. Io supplico V. A. Ser.111" di pigliare

detti libri perchè sono gioie et servono a molte cose et principalmente a passar
l' hore del caldo l'estate et a fuggir l'otio. Mons. Carretto mi ha persuaso a mandar
a V. A. uno de detti libri et io.... li mando il libro di Luca d'Olanda et un altro
di Stefano, che sono delli più piccoli ; non mando alcuno di quelli altri, come havrci
desiderato, perchè sono in foglio reale grande et molto discomodi a portare per il
cornero, ma hanno più robbe grande et di maggior vista. Un libro solo di Alberto
è stato venduto pochi anni sono 150 scudi, et io darò a V. A. li doi d'Alberto,
quello di Cornelio, un altro di diversi valenthomini , li doi che mando adesso et
quatro altri di manco prezzo però delli sudetti, tutti per 450 scudi ! u
*
5 aprile. Io haveva fatto accomodare con tela incerata et canevaccio un libro
di Luca d'Olanda delle sue carte in rame.... ma al corriere non bastò l'animo di

18
274 APPENDICI

portarlo per non invilupparsi.... Poi che questa occasione è passata veggo gran dif-
ficulta nel mandarlo et non minore punto saria poi anco nel rimandarlo, quando non
fosse di sodisfatione a l'A. S. la quale.... voria vederli tutti insieme, et questo non
so come si possa esseguire.... perchè li libri sono grandi et occupano luogo.... Io
havea proposto che facessero pigliare informatione da pittori eccellenti d'esse opere
di Alberto Duro, di queste di Luca, di Marcantonio, di Cornelio et di infiniti altri
che hanno tagliato in rame et in legno et secondo quelli si pigliasse risolutione, ma
io dico a V. S. che S. A.
può stare sopra di me che li libri sono per eccellenza
belli et ben tenuti et copiosi, perchè il Card, di f. m. era valentissimo in queste
cose, et S. S. R.ma faceva assai bene con la penna et disegnava per eccellenza et
ha havuto delle prime cose che fossero ne l'arte et le ha messe insieme in termine
di 30 anni et io so de darli per prezzo honestissimo quando li lascio tutti a S. A.
per 450 scudi.... acciò restassero nella casa u.

15 giugno. ' M. Giovanni creato di Mons. Carretto potrà fare fede a S. A....
se li ho consignati molti libri del studio che non erano compresi ne l' indice et fra
questi ve ne sono tre di cosmografia della Italia, della Francia et de l'Alemagna
che erano molto cari al S.r Cardinale de f. m. Quanto alli libri de dissegni.... saprà
V. S. che io restai in letto con febre quando Mons. di Mantova si parti, et perchè
S. S. IIl.™" haveva locato il palazzo mi convenne uscire et per non tramutar più
volte tutte le robbe mandai a casa di Mons. Capilupi le più importanti che furno
li libri et dissegni et altri quadri di pittura del S.r Card, di f. m., li quali furori
visti del Patre Zaccone cortegiano antico di Roma et servitore del Re di Spagna
et li piacquero et ne parlò al S.r Duca di Sessa, che ha ordine da S. M. di com
prare cose simili per il Principe suo figliolo che ne ha gusto grandissimo per quanto
mi hanno detto, et S. Ecc. mandò da me a dimandarmi se mi contentava di man
darglieli a casa, il che io feci prontissimamente.... et S. E. mi ha fatto dire dopoi
che li vuole tutti che saremo d'accordo.
"
Io l'aspetto questa sera che ritorna dal bagno di Stigliano.... et sentirò ciò
che offerisce.... Farò una dimanda grande et sproportionata et mi fermare su quella
dimanda, in modo che sarà facile cosa che si escluda la vendita, et in quel caso io
li manderò o porterò a S. A. ma quando per mia disgratia questo S.re li volesse
ad ogni mal partito, supplicherò V. S. a intercedere per me appresso S. A. acciò
non restasse disgustata.... u.

18 giugno. " Hoggi fo incassare li libri con doi o tre altre curiosità et man
derò ogni cosa a S. A. u.
APPENDICE F.

Pourbus e Rubens a Mantova

I due artisti furori chiamati a Mantova quasi contemporaneamente : e vi


dimorarono supergiù nello stesso periodo (1600-08).
Giunse primo, a quanto sembra, il Pourbus : che prese tosto l' ufficio
di ritrattista aulico, succedendo a Giovanni Bahuet, già gravemente malato
nel 1 596. Una minuta del 29 aprile di quell' anno , purtroppo deficiente
d' indirizzo, accenna all' infermità del Bahuet, che aveva dovuto esser sup
plito alla meglio per alcuni ritratti de' principi Francesco e Ferdinando.

nIll." s.»
"
Mando a V. S. nell'annesso scattolino il ritratto del Ser.m° Sig. Principe mio
S.rc guernito in oro et gioie, come V. S. vedrà : adesso non ha potuto venire
quello dell' ecc.m° S. D. Ferdinando secondogenito di S. A. perchè il pittore più
eccellente dell'A. S. è stato et è amalato molti giorni sono et tuttavia sta infermo,
onde per non lasciar passar il tempo si è fatto fare da un altro pittore che non ha
cosi buona mano et non ha potuto finire se non il ritratto d'esso S. Principe che
come disopra si manda. Ma si è già dato principio ad un quadro grande ch'havia
in piedi S. A. mio patrone, M.ma Ser.m" Duchessa sua moglie et nostra Signora et
ancora i Sig." loro figlioli. Aspettarò d' esser avisato della ricevuta di V. S. di
quanto adesso si manda.... „.

II Pourbus fu subito ammirato assai più del suo predecessore per una
straordinaria maestria di ritrattista, che faceva perdonare la bizzarria del ca
rattere. Da Mantova 16 maggio 1602 la cancelleria ducale scriveva al Ma-
nerbio, ambasciatore in corte cesarea:

" D. Maria Principi


. . . . Si mandano alla S.n i ritratti di questi che saranno

notati nell' inserto foglio, et fra poco se le mandaranno quelli ancora del S. Duca
et delle due Ser.me Madame. Intanto V. S. iscuserà la tardanza perchè questo pit
tore di S. A. è assai humorista et non se ne può cavar construtto se non quando
gli

lavorare, fingendo hora d'essere hora qualch 'altro impedimento,


di

piace amalato,
gli

che tutto viene sopportato per l'eccellenza del suo valore „.


il

delle
di

ventilavan nozze Francesco Gonzaga con una


le
si

Quando
altra ad libitum)
di

sabaude una voleva avere esse un


si
(l'

principesse
l'
o
276 APPENDICI

ritratto che guidasse la scelta del fidanzato. La corte torinese si mostrava


restia a consentire che le principesse posassero, tantoché Federico Zuccari
scrìveva a Mantova che il ritratto sarebbe addirittura bisognato ■ rubarlo i,
non volendosi offrire a' pittori nessuna i comodità i (1).
Ma arrivato poi il Pourbus le difficoltà gradatamente scomparvero: le
principesse Margherita e Isabella si disputarono l'onore di farsi effigiare da
lui; tanto le lettere del pittore, quanto il carteggio del conte Alessandro da
Ro (2), attestano la grande soddisfazione dimostrata da Carlo Emanuele I e

dalle sue figlie per la valentia del fiammingo.


"
Conte Ro, 3 gennaio 1606. Andai a Rivoli con il S.r Francesco per riaver
licentia di cominciar il ritratto della Principessa, di che S. A. si accontentò e fece
gran carezze al S.r Francesco, dicendoli che desidera faci anchor il suo.... ,.
"
1O genn. In due volte sole che il S.[ Francesco vi ha messo la mano (sono)
riusciti bellissimi con contento universale ,.
"
9 aprile. Li quadri sono eccellentissimi fatti con tutte quelle qualità che ri
chiedono il rispeto delli originali et la persona per cui sono fatti, non si mandano
restandoli da finir il color de capelli ,. Anche le due piccine piansero per esser
ritratte e l'ottennero.

28 aprile. I ritratti delle infanti Margherita e Isabella piacquero a tutti, cosi


' per la vera somiglianza, come per la vagezza et diligenza usatali u.

Da Torino il Pourbus passò in Francia dove i reali tutti posarono in


nanzi a lui, a petizione di Vincenzo I (3): nel 1607 era a Roma e a Na
poli, per ritrarvi le più decantate bellezze muliebri; ed anche decidere se
la collezione del Principe di Conca meritasse o no d' esser acquistata dal
Duca di Mantova e incorporata alla sua gallerìa.
Ottavio Gentili, agente mantovano a Napoli, scriveva al duca Vincenzo
il 17 luglio 1607:
1
Mando a V. A. la nota delli più principali quadri che si siano ritrovati al
gli
gli

S.r Principe di Conca ma non mando prezzo alcuno poi che ancor non hanno
fatti portar Napoli.... u.
a

La nota purtroppo non conservata: ma appena Mantova


in si

giunto
è

l'annuncio Pourbus —
di

fu

gallerìa vendita, subito che


al

quella spedito

(1) Leu. da Torino l.« genn. 1606. sconciata BERTOLOTTI. JtrlirU. p. 163.
in

(2) Costui, intermediarionelle praticheper nozze,scriveva 23 ottobre1606 PrincipeFrancesco Gonzaga:


le

al
il

"
che Cario Emanuele era adirato con lui per aversifitto nel animo ch' sii causache infante Margheritahaobi
la
io
I

rivoltol'animo S. A. prima ch' essone nabbi fattorissolucione,attesochè quando sentenominarealtri partitidiviene


a

maleconica ".
"
(3) Leti, del Pourbusda Parigi 20 agosto1606. Hieri cominciai retrattodella Regina (Maria de Medici)
in
il

presentiasuacongrandissima satisfattone S. M. et applausid'altreprincipesseet questaseradebboandare San Ger


di

a
;

manoper fare retrattodel Delfino (il futuro Luigi XIII) et credo fareancoquellodel Re (Enrico IV): tutto
di
io

il
il

per portarlo V. A. ".


a
POURBUS E RUBENS A MANTOVA 277

si trovava a Roma — l'ordine di passare a Napoli, per esaminare i quadri


e trattarne l'acquisto.

u 2 agosto. Minute.
"
Don Ottavio Gentili
"
Per certificare se i quadri dell' heredità del Principe di Conca, dei quali ci
haveti mandato la nota son veramente originali, riabbiamo risoluto mandare Fran
cesco fiamengo nostro pittore che li vegga et giudichi il prezzo che si può dare
per esse.... Al S.r Principe di San Severo scriviamo che bisognando il mezzo suo
per agevolar l'adito a Francesco acciò le possa vedere comodamente si compiaccia
di favorirlo et di farli anco haver comodità per ritrar alcune dame delle più belle
che siano in Napoli.... u.
' 2 agosto.

Francesco pittore
1 di Conca
. . . . Siamo avisati che nell' heredità del Principe sono restati al
cuni quadri originali di Raffaello, di Titiano, di Alberto Duro et d' altri valentho-
mini.... i quali desideriamo ad ogni modo per la nostra galleria et intendiamo che
non sarà molto difficile non scoprendosi sin a quest' hora concorrenti. Vogliamo
perciò che.... vi transferiati sino a Napoli.... procuriati di vedere i sudetti quadri,
considerandoli molto bene per certificarni si sono veramente originali, ecc.... u.

Il Pourbus doveva appunto coglier l'occasione di ritrattare le più splen


dide bellezze del mondo femminile partenopeo : ma una sua lunga e fastidiosa
indisposizione sventò tutti i progetti del duca Vincenzo, sicchè il Gentile
consigliava di rimettersi in parte ad altro artista fiammingo, che meritava non
minore fiducia.
Nel suo dispaccio del 15 settembre, scrive infatti del Pourbus :

"
Ha però visto li ritrati di alcune dame principali che ha fatto questo altro
namingo che habbita qui et dice che sariano buoni per il camerino di V. A.... Ha
visto ancora qualche cosa di buono di Michelangelo Caravaggio che ha fatto qui
che si venderanno.... u.

Dieci giorni dopo, un po' rimesso in salute, il Pourbus si scusava per


sonalmente col Duca dell' involontario contrattempo , e prometteva di ese
guire i ritratti delle beltà napolitane,

"
se la commodità delle dame corresponderà al poco tempo ch' io ho de restar
qua. Quelle che sono tenute per belle sono in poco numero et le copie di esse si
potranno havere di mano d' un fiamengo valenthuomo che li ha quasi tutti et io ho
trattato seco del prezzo, ma non vuol manco de IO ducati del pezzo, della gran
dezza di quelli del camerino. Se a V. A. parerà poi di fare quella spesa io so che
Ella resterà servita assai bene et che in Napoli da niun altro potrebbe essere ser
vito meglio.... u.
278 APPENDICI

Avrebbe poi (soggiungeva) cercato di

n
passar a Vico per veder i quadri del S.r Principe di Conca, conforme V. A.
me ha comandato et desiderando di spedirmi quanto più presto me sarà possibile
lasciare a D. Ottavio la norma delli prezzi di questi quadri, a ciò conforme a

quello si possa regolare nella compra et darò ordine del modo che si (laveranno
da incassare a fine che non patiscano pericolo di guastarsi per il viaggio. Ho visto
qui doi quadri bellissimi di mano de M. Ange'o da Caravaggio : 1' uno è d' un

rosario et era fatto per un'ancona et è grande da 18 palmi et non vogliono manco
di 400 ducati; l'altro è un quadro mezzano da camera di mezze figure et è un

Oliferno con Giuditta et non lo dariano a manco di 300 ducati. Non ho voluto
fare alcuna proferta, non sapendo l' intentione di V. A., me hanno però promesso

di non darli via sin tanto che saranno avisati del piacere di V. A. a.

L'impressione riportata dal Pourbus fu che la galleria del Principe di


Conca contenesse quadri originali (1) : la pratica si trascinò sino al maggio 1608,
ma non pare che l' acquisto fosse compiuto, quantunque il prezzo modesto
di 5 mila scudi per tutti que' dipinti, comprese le relative cornici , dovesse
sedurre il duca Vincenzo.
Frattanto la corte di Francia, che aveva nella breve sosta del 1606
potuto valutare 1' abilità del Pourbus per riaverlo ; e sebbene in
, insisteva

apparenza si dovesse limitare la sua nuova gita a non più di pochi mesi (2)
il vero è che il Pourbus si lasciò attrarre dall'ambiente parigino, dove r per
io gli

un ritratto senza mani n davano 20 pistole et da piccolini 10, senza


n

— — ma solo per differenza

la
son sue parole ch' ne faccia prezzo,
il
gli

Francia; de qui
di
di

la di

che fanno mia mano quelle tutti altri pittori


a

V. A. considerar mia picciol fortuna 20


in

può parte n. (Leu. gen


naio 1610, da Parigi).
gli

Pure all'anima per Mantova


in

fondo restava sempre un rimpianto

,
ambasciatore Giustiniano Priandi dava 24 febbraio 1622 annunzio
l'
il
l'
e

della morte del Pourbus con queste parole caratteristiche morto con
è
n
:

dispiacere universale S.r Francesco Pourbus, quell'ecc.™1° pittore fiammingo,


il

V. A. della Ser.™ Sua casa. Egli disegnava....


di

antico servitore (3) et


di
di

rehavuto che fosse certa sua indispositione tornarsene costà per finirvi

(1) Dispaccio30 ottobredel Gentili:


" magiorparte originalicomeV. A. intenderà
Si sonovisti quadridel S.r Prencipe Conca quelli sonoper
la
di
li

dal S.r Francescopittore....qualepartiràcon questoprocaccio".


(2) Lett. della Duchessa Vincenzo
a

I:

''.... Mi scordai scrìvere V. A. che Regina prega mandarli Francescopittoreper due o tre mesi,
la
io la
di

a a
a

prometendo a V. A. rimandarlo suo tempo; suplicoV. A. compiacersid darli questa«risianoneetc.


i
di

al

" "
LIONORA
",

28 Agosto 1607.
di

Di Porto
a
li

Ferdinando, d e' quadri


al

che fattoda Cardinaleavevacommesso Pourbus: de'ritardis'era


di

(3) Cioè del duca


e

"
11

doluto,scrìvendoripetutamente fratelloFrancesco Sto aspettando questosantoquadrocome Ebrei Messia".


di al

li

il
:

"
Pourbus scusava,allegando non averche due mani: Ferdinandoripicchiava:ma egli ha pur garzonidellemani
si

de' quali può disporre". (Lett. da Pisa, genn. 1607).


7
POURBUS E RUBENS A MANTOVA 279

i tuoi giorni. Il Rubens è qua chiamatovi dalla Regina madre per il disegno
della sua galena i.
Così i due fiamminghi, che avevan fatte le lor prime prove in Italia alla
corte de' Gonzaga, eran destinati a darsi il cambio anche Parigi, sotto la
a

reggenza di Maria de' Medici, strettissima congiunta de' Duchi di Mantova.

* *

Il primo documento che attesti sicuramente la presenza del Rubens a


Mantova porta la data del 18 luglio 1601. Diciamo: attesti sicuramente perchè
mal potremmo sostenere, benchè ci sorrìda l' ipotesi, che a lui riferiscasi una
lettera dell' imperatore Rodolfo, su certo Pietro Paolo , apprezzato da Sua
Maestà Cesarea produzioni d'un
per le svariate ingegno (1). fertile
La del 18 luglio 1601 è una commendatizia del Duca di Man
lettera
tova, che precisa qual incarico affidasse in Roma al giovane pittore, entrato
appena a' suoi servigi :

"
Al Card. Montalto

"
IH.™° et R."» S.re mio oss.mo
"
L'esibitore della presente sarà Pietro Paolo damingo mio pittore, qual mando
costa per copiare et far alcuni quadri di pittura, come più diffusamente V. S. Ill.™
piacendoli intenderà dal medesimo. Confidato al solito nella molta amorevolezza di
lei ho voluto accompagnarlo con la presente, con la quale prego V. S. IH.™" stret
tamente a favorirlo con la molta auttorità sua in tutto quello che da esso lui verrà
ricercata per mio servitio, assicurandola che aggiungerò questo novo favore a tan-
t altri da me ricevuti ecc.... Questa sera son per incaminarmi alla volta di Gratz per
trasferirmi poi di là alla guerra in Croazia, ove, et in ogni altro luogo che mi sia,
reputerò non poco a mia ventura di poter servire a V. S. Ill.™.
"
Di Mantova a 18 di luglio 1601 u.

Nell'aprile del 1602 il Rubens s'era già restituito a Mantova : e poichè


il duca Vincenzo pensava di far eseguire in Roma altre copie di insigni

( I) La letteradell' Imperatoremortatestualmentecosi:
Rudolphussecundusdivina faventeclementia,ecc.
me Consobrine.PrioceptdiarissimeVenit ad nossupertoribusmensibusPetrusPaulus, qui variasio
111.
ingeniosas pronteturut nobisearumaliquasoatenderet. Is cumnobissatisfecerit,nostroquepermissudomumrevertatur. eum
Dil. Tuae commendamus ut cum eidemiam anteacceptumintelligamus accephordeindenostracausaait Dat. in arce
nostraRegia Pragae,die quintamensisMaii a. d. MDCI.... ''.
In una letteraprecedente del 29 marzo, 1'Imperatore ringraziavail Gonzagadel dono fattoglidi cavallie pitture.
"
Quod nobisDil. Tua nupermunusmisitet equo*et picturasrecteaccepimiu....".
La congettura che il Rubens sia da identificarecon quel Pietro Paolo non e del tutto avventata; e spiegherebbe
benissimo,anzi, dove e comeegli passassei primi mesidei 1601, su cui i biogransuoidifettandi notizie.Ma il non
vederaggiuntaal nomedi Pietro Paolo nè la qualificadi pittorene l' indicazionedellapatriaci lasciaassaidubbiosiche
si trattidel Rubens.... anzichè,putacaso,d' un alchimistaod altro inventoreconsimile.
280 APPENDICI

dipinti, da donare alla corte di Spagna, l'ambasciatore Arrigoni incaricato


di presiedere a que' lavori, pregava che si deferisse la scelta degli originali
all'artista fiammingo :

"
20 aprile 1602. Sarò in pratica per trovar giovani valentuomini che ser
vino S. A. della quantità de quadri che vengono desiderati da Lei et procurare
che le copie siano cavate da originali di grido et di fama et che la spesa di esse
non ecceda la somma delli 10 fin alli 18 scudi che V. S. mi scrive. Ma per com
pito servino di S. A. crederei che fosse bene ch'ella intendesse dal Pittor suo
fiamengo ciò che di bello et di raro egli ha visto qui et che poi comandasse a

me che le facessi bavere copia delle tali et tali pitture, coH 'accennarmi anco i luoghi
dove si trovano.... ,.

sulle copie ordinate allora a Roma furono in gran parte


1 documenti

pubblicati dal Bertolotti (1), che però, al suo solito, molti ne ha ommessi
o raffazzonati a capriccio, e per alcuni ha interamente sbagliato la data

(collocando tutte le lettere del 1602 tra quelle dell'anno precedente Sup

!).
plisco dunque quell'erronea pubblicazione, riproducendo corretti passi
a

i
gli

dando
in

più notevoli, luce ommessi.


e

Leti, dell'Arrigoni, 1602. Questi pittori quali ho fatto trattare


"

maggio
4

a
di

cavar copie varii quadri su l'asino et dimandano per ultimo


di

sono messi
si

prezzo trenta scudi per quadro, overo che sia pagata l'opera loro come dalla stima
Io

tre periti verrà giudicato. che so come camina negotio non ho voluto nè
di

il

qualunque modo havrei torto,


in

fermar mercato nè appilgiarmi partito perchè


al
il

A.... Qui
S.

ma ho giudicato necessario far sapere rutto trova una rotella


si
il

fatta da Pirin del Vago che viene stimata per una degnissima cosa et commen

è
data grandemente da m. Pietro Facchetti, quale m' ha pregato volerla proporre
il

A.
S.

dicendo che se quella pittura fosse cosi altra materia che d'una rotella
in

a
che non sanano danari che
di

pagassero questa padrone n'addimanda cento


la
li

il
:

scuti, ma dice che s'haverà per manco.... ,.

17 agosto 1602. "Scrissi a V. S.... ch'io non trovava pittori che volessero
V. A.
fu

far quadri ricercati da 25 scuti


di

per meno l'uno et.... non mi data


li

l'A.
S.

risposta alcuna.... Se
in

premerà questo desiderio.... sarà ella senza dubbio


poco tempo et bene perchè qui non mancano persone
in

di

servita valore.... u.
gli

1602. Già sono finiti dieci quadri et ho veduti, ma


io

sig. Pietro
2

noi).
il
si u

di

Facchetti che non sodisfa interamente d'essi et vorrebbe riportar honore que
A.
gli

st'opera presso S. va ritoccando et abbellendogli.... et però ricerca un poco


all'opera:
di di

tempo per poter sodisfare all'animo suo dar perfezione questo


e

dì,
gli

dieci dodici nei quali andarano tirando inanzi anche altri quadri
si
o

riducendosi ogni cosa perfezione u.


a

16 novembre 1602. Facchetti non vuole)


"
(Il

uscire queste pitture


di

lasciarsi

(1) Affisti in relazionecoi Gonzaga, pp. 33-35.


POURBUS E RUBENS A MANTOVA 281

mano se non ridotte all'ultima loro perfettione, dovendo massimamente stare al


sindacato di V. A. et di quei ealenthomini ch'ella tiene al suo servii io u (I).
"
30 Delli quadri non dirò altro all'A. V. se non che finiti che saranno
noe.
a gusto del S.r Don Girolamo di Silva s'inviaranno.... Il gusto et buona intelligenza
che ha il S.r Don Girolamo.... della pittura ritarda la spedizione..,. 0.
*
21 die. 1602. Io mando i quadri a S. A.... i quali sono posti in 4 cannoni
di lattone a 4 per cannone, et questi rinchiusi in 4 cassette. La pittura rappresenta
la creatione del mondo et i sette pianeti et il disegno è di Raffaele colorito dal
Salviati et da Baldassar da Siena et questa pittura è nella chiesa della Madonna
del Popolo nella cappella di Ghisi, il che dico a V. S. per rispetto dei corpi ignudi
acciò che VA. S. non se n'habbia a maravigliare. Di questa creatione et pianeti
quei patri che sono dell'ordine de S. Agostino non hanno voluto mai lasciarne cavar
copia et quando non fosse stato il rispetto di V. A.... per le gratie che ricevono
da lei in persona di quelli che vivono nel convento di S. Agnese, io non havrei
potuto esser servito. Hor li quadri costano in ragione di trenta scuti l'uno et c'è
stato che fare a terminarla in questo modo perchè volevano che fossero stimati,
nel qual caso haveressimo havuto la peggiore, non mangiando lupo di lupo.... ,.

Mentre il Facchetti dava l' ultima mano a' n sedici pezzi tutti cavati da
disegni di Raffaello, tutti stimati perfettissimi n, copie di quadri clas
altre
sici si stavano approntando alla corte ducale di Mantova, come ne porgeva
informazione al consigliere Chieppio questa importante lettera del conte
Guerrieri :

n
. . . . Circa il mandare i quadri in Spagna veggo le cose che non sono in
termine, come forse pensava S. A. riavendomi fatto dare a Mes.r Bernardino pit
tore (Malpizzi) la qui inclusa relatione che vedrà V. S. qual mi ha insieme sog
giunto che dovendo fare questo viaggio, s' intende havere un servitore, trovandosi
in età tale che per tutti i rispetti non può di meno....
Mantova, 9 novembre 1602.
Gio. Battista Guerriero ,.
*
Il S.r Francesco Borgano copia uno quadro de uno Christo morto de mano
de Ticiano et tol termine a finirlo 15 giorni.
Mes.r Stefano Sanvito copia dui quadri, uno de un S.° Sebastiano, di mano
de Zorzone da Castel f rancho et uno quadro de una natività che vien dal Parme-
giano, tol termine a finirli tutto questo mese.
Marcho Leon copia un quadro del sposalitio di S." Caterina et uno altro quadro
de una meza figura, che sono la prudencia di mano de Zorzone da Castel franco,
tol termine 15 giorni.

(I) Allusioneevidenteal Rubense ai Pouibus. — Il Duca avevasollecitatol'Aniaoni con questalettera:


tita del 26 nov. da Comacchio:
"
a questavoltaet quandonon si possono
Voressimopur una voltasentireche le pitturefactecostis' incaminaasero
a non perder tempoper inviarlein
aver tuttein un colpo se ne mandiparteet le miglioridi tutte,essendonecessitati
Spagnadovesonodestinate con l' imbarcoche saraIra pocodei Principi di Savoiaa quellavolta".
82 APPENDICI

Io Bernardino ho finito uno quadro del sposaI itio de la madonna di man del
Parmegiano, et ne ho uno altro comintio grande de una madona del Parmegiano
dove è il N. S. che à uno gallo legato in bratio (1), et uno quadro grande di assai
fatura, sarà finito a 8 di de dicembre in circa u.

Molti impedimenti sopravvenuti non permisero che il Rubens partisse


per la Spagna, prima del 5 marzo 1603. Le credenziali e le relazioni di
quella sua missione son consegnate, in fedele trascrizione, nel primo volume
del Codex Diplomaticus Rubenianus-
Giova qui rilevare soltanto che essen
dosi nel viaggio le copie del Facchetti, del Borgano, ece., miserevolmente
guastate, per la pioggia che le infradiciò, dovette il Rubens in fretta e in
furia ripararle tutte del suo meglio. Le pitture, ridotte a perfezione dal re
stauro del fiammingo, n furono accettate per originali senza alcun sospetto
incontra n, avendo anzi acquistato n qualche autorità et apparenza d'antiquità,
mediante il buon ritocco, da l' istesso patimento e danno sofferto n . Così ri
feriva il Rubens al Chieppio, non senza malcelato risolino beffardo per la
credulità di quel Duca di Lerma, che in veste da camera aveva passato ad
uno ad uno tutti i quadri inviati da Mantova n cominciando dalla creatone
e poi i pianeti et continuando successivamente 1' opere di Titiano e degli
altri, ece. n. Eran tutte n cose singulari et esquisite n e ben potevano (osser
vava l' ambasciatore mantovano Iberti) chiamarsi tali n essendo state aiutate
molto dalla mano del Fiamengo, che parevano un'altra cosa! n

A Roma il Rubens fu rimandato da Vincenzo I qualche anno dopo : e


di 25 scudi,
gli

percepiva regolarmente lo stipendio mensile che dava agio


di

lavorare tranquillamente, per conto del suo Mecenate (2).


Egli era naturale consulente dell'ambasciator mantovano negli acquisti
il

1607-08:
di

ci

quadri, come informano parecchie lettere del

Magni, 12 maggio 1607. Ho quadri fattimi mostrar


"

veduti quattro
Q.

già
da un Marchese Malaspina, della bellezza ne posso dar poco giuditio nè riavevo
S.

meco pittore, ma tengo che non siano belli quanto convenga prezzo che diman
al

700 scudi: sono quadri d'altezza d'un braccio mezo et


di

dano larghezza cor


di

loro, uno sta dipinta Cleopatra che l'aspide


di

fa in

rispondente tre
al

mette petto,
si

molto naturale, un altro certi vezzi d'Adone con


in

qual mio giuditio non atto


a

Venere mi pare che sia qualche cosetta che dà fastidio, se ben ha


in

vi

et questo
del buono, et altro sta dipinta Judit col capo tronco d'Oloferne che mi pare
in

un

(1) Oggi attribuita Dosso,cfr. n, 620 dell'Inventario.


al

''
(2) Lett. dell'Arrìgoni 12 agosto1606: manomio trova somma scudi70,... quali nosuppliròsinoalti
In

di
la
si

75 acciò servano tre mesate S.r Pietro Pavolo Rubens". (Cfr. Codex DiplomaticusRubcnianus.Anversa
di

al

1887. 303 sgg.).


I.
POURBUS E RUBENS A MANTOVA 283

meglio di tutti, et questo ancorchè rispetto al contenuto sia più honesto nondimeno
l' historia è rappresentata assai lascivamente et di questo solo dicono che siano stati
offerti cento scudi dal S. Card. Borghese, ma vogliono di tutti farne un solo con
tratto. In un altro poi vi è l'Amore di Leda ma assai ordinario. Se l'A. S. v in
clinerà, farò che siano veduti essi quadri dal S.r Pietro Pavolo et da altra persona
della professione.... u.

il Rubens le vide difatti : ma trovò scadenti le pitture offerte dal


march. Malaspina e il contratto andò a monte (1). Fu invece, lui plaudente,
comperato per la corte di Mantova 1' audace quadro realista la morte della
Vergine (2) di Michelangelo da Caravaggio pochi mesi dopo il Rubens
: e

era scelto ad arbitro sul valore di un dipinto che il Pomarance aveva com
piuto per la duchessa Eleonora. Alla quale tuttavia non piacque molto il
responso dell'artista — sopratutto perchè non le pareva che ci fosse propor
zione tra il valore assegnato ad un' opera del Pomarance in confronto alla
tela del Caravaggio
— e non lo dissimulò in una sua lettera al Magni del
16 febbraio 1608 (Minute):

"
Intorno al quadro fatto dal Pomarancio per nostro servizio, già che si è stato
appuntato il prezzo da Pietro Paolo come ragionevole in 400 scudi d'oro non sap
piamo che dire in contrario. Solo mettiamo in consideratione che già il medesimo
P. Paolo fece comperare a S. A. un quadro del Caravaggio per 350 ducatoni, et
pure il quadro era maggiore di questo et di pittore più famoso et tenuto in mag
gior pregio u.

Fu quindi ancora dibattuto il prezzo col Pomarancio malgrado il lodo


del Rubens ; ne l'affare era liquidato nel giugno del 1608, dacchè il Magni
scriveva in data del 20:

n
S'è ripigliato il negotio del quadro del Pomorancio per qualche stabilimento
della sua mercede et ancor che esso Pomorancio si trovi a lavorare alla S.u Casa
di Loreto nondimeno riavendo rimessa tutta la conclusione in petto di Mons. Giusti
auditore di Rota credo che pur in assenza sua si potrà anco accertare la conveniente
sodisfatione.... Havea già come rappresentai sino questo febbraio a V. A. giudicato
il S.r Pietro Paolo Rubens che deducendosi dalla somma pretesa (500 scudi d'oro)
cento scudi d'oro si potesse pigliare temperamento di pagargli 400 scudi simili : ma
hora da quel poco che si può cavare si va comprehendendo che tutto si possa acco
modare in scudi 400 di moneta, che viene a constituire differenza d'80 se. a van
taggio dell'A. V.... La via della stima non è rifiutata dal Pomorancio, ma non ci
viene nè anco di buona voglia per il rìschio in che può stare di concorrenti di

(1) Erra dunqueil Coda Diplomatica Tlubcnianui (I, 375) nel supponeche il responso sfavorevolede1Rubens
si riferissealle pitture del palazzoCapodiferro,attiguoa palazzoFarnese,di cui era statopropostoI' acquistoal neo-
cardinaleFerdinandoGonzaga.Le considerazioni estetiche del Coda mancanoassolutamente
del commentatore di bat- !
(2) Cfr. L. VENTURI. Sludil su M. da Caravaggionell'arte, anno XIII.
284 APPPEND1C1

poco buona volontà. Ma nè forsi all'A. V. può tornar bene.... essendo molto veri
simile che li pittori per le occasioni che possono haver di ricever la corrispondenza
eer caratino di sostenere la reputaticene dell'opera, massime che ciò torna in univer
sale a loro honore et della loro professione che avvilita nelli lavori d'un valenthuomo
haveria anco meno di stima nelle opere de suoi pari ,.

* *

Sulla fine del 1608 il Rubens fu richiamato in patria da una sventura


domestica : ed egli lasciò l' Italia con un vivo sentimento di gratitudine pei
Gonzaga e con un sincero rimpianto de' begli anni che aveva trascorso nella
loro reggia. Forse in cuor suo si doleva d'esser stato adoperato un po' troppo
come restauratore e riproduttore di lavori altrui : e non abbastanza , come
artista originale, destinato alla gloria più luminosa (1). Ma non poteva tuttavia
dissimulare quanto quel tirocinio avesse giovato a compiere la sua educa
gli

d' altra parte

di
zione : ne era mancata occasione lasciare Mantova

a
gli
un'orma indelebile del suo genio, con sfolgoranti quadri della SS.ma Trinità,
ne' quali aveva effigiato co' duchi Guglielmo Vincenzo, con duchesse

le
e
e
Eleonora d'Austria Eleonora de' Medici Vincenzo,

di
ed anche figli

5
i
,

mettendovi per sopramercato uno de' più superbi levrieri del Duca.... ed un
auto-ritratto. S' era dipinto cioè accanto suoi Mecenati sotto
a'

le
spoglie
nell' epoca
di

alabardiere ma quale scempio avvenisse del superbo quadro


:

giacobina (1797-99) ho dimostrato con documenti neWArch. st. italiano, se


del 1911. Vincenzo,
di

conda dispensa cinque ritratti de' figli l'auto


1

ritratto del pittore, levriero, ecc. sono, forse per sempre, disparsi!... Della
il

di

grandiosa composizione rimane poco più un ammalorato lacerto.

(I) Mi par d'arguirloda una lettera G. Magni (2 febbraio1606) che Bertolotti(Artisti, p. 37) ha «rondato
di

il

ridevolmente. Basti dire che stampa predettoaltissimo(per dettoaltare),danno(dauaro), polene giustare(potessegu


:
11

stare)e altreamenitàsimili. Rubens avevafattoa Roma un quadro per Chiesanuova,che era maleesposto,e
la

"
l'avrebbeperciòvolentieriinviato Mantova. venuto pensiero(scrive Magni) che potessegustareS. A.
in

na
d'
E
a

il

"
verloper havermostrato desiderarqualchecoso del suo per la galleria (provaevidente,che operedel Rubensnon
di

figuravanoancora;cfr. Codex DiplomaticusRubentanui, 407 sa).


vi

I,
APPENDICE G.

Domenico Fetti

Scrivo Fetti e non Feti, com'è d'uso comune: poiché i documenti più
autorevoli e la stessa sua firma consigliano di ristabilire i due t... (1), uno
de' quali l'artista romano perdette per via, nel passare da Mantova a Ve
nezia, dove morte precoce lo spense.
Il duca Ferdinando l'aveva conosciuto a Roma, quand'era Cardinale : e

ne aveva assistito i primi passi, mecenate com'era d'una caterva di pittori,


scultori, architetti, comici, musicisti.
gli

II Fetti diresse nell'autunno del 1613 un Memoriale che non c'è


rimasto, avendolo duca Ferdinando trasmesso con questa minuta (del 12
il

cardinale Montalto:
di

suo ex-collega
al

ottobre) porpora,

Dal congionto memoriale vederà V. Ill.™


S.

qual ufficio sia pregato da


di

io

Dotti.0° Fetti, cui desiderio volendo compiacere l'accompagno con questa mia, per
al

V.
S.

raccomandar alla buona gratia


di

de Ill.ma pretensone quest' huomo, che se


la

sarà consolato della collatione desiderata (2) mi trovarò ancora parte della cor
io

tese demostratione ecc.

card. Montalto, cui firma un ghirigoro indecifrabile, rispose cor


la
Il

tesemente da Roma, novembre:


9

Tengo lettera V. A. delli 12 d'ottobre, nella quale mi raccomanda Do


di
la

menico Fetti (3) qui nel collegio de' Padri Giesuiti


in

studente et risposta breve


dirò che dove mi presenti occasione ecc.
le

mente
si

Forse Fetti era già Mantova: non capirebbe altrimenti come un


si
il

a
gli

gli

ordine ducale del 1614 facesse pagar arretrati della sua provvisione h,
n

datare dal giugno 1613.


a

(1) Un Fetti eia anche famosobuffone,fra Mariano: ma se appartenessero ceppo, pittore


alio stesso siulUre
e
il

il
il

Leone X, non saprei.


di

(2) Le parole corsivofuronocancellatenella minuta,forseper svista.


in

(3) Fetti natoverso 1569 era ancorgiovanissimo nel 1613: ma va presacum grano sali» questaqualificadi
Il

il

studente.
286 APPENDICI

L'ordine è così concepito :

Lunedì santo 24 marzo 1614.

L'iH.™ S.r Pauolo Anselmi pres.tó del Ducale maestrato.... comise a me Gio.
Rossi che dovessi far nota come S. A. S. comanda ch'essendosi il S.r Lorenzo Santi
musico di S. A. levato di casa di Mons. Carbonino col quale stava a donzena li

sii continovata la spesa et salario che haveva prima che sarà in tutto di scucii 13

da L. 6 l'uno al mese... Similmente S. A. comanda che il m." D. Fetti pittor ro


mano sii messo alla provisione di 15 ducatoni al mese cominciando li 29 giugno
passato 1613 da esserli compensati in tante fatture di pitture che farà a S. A.

Un altro mandato del 3 dicembre ordinava lo sborso di 1 50 ducati che


il Ser.™° Duca assegnava in dono a Giustina Fetti, sorella di Domenico, mo
nacatasi tra le orsoline : quella medesima, certamente, che pittrice lei stessa

è conosciuta in arte col nome di Suor Lucrina.


Di ciò che il Fetti facesse dapprima Mantova poco sappiamo : appena
a

qualcosa ci lascia intravedere una lettera del Possevino (Mantova 12 di


cembre 1616) che tutto infervorato nella stampa della sua Gonzaga accarez
zava l'idea di illustrazioni grafiche disegnate dall'artista romano, n Di novo,
egli scriveva, ricordo a V. S. Ill.n'" la speditione dell' intaglio del frontespizio
et l'ordine al Fetti per le teste, poichè io non l'ho mai visto et questo ne-
gocio andarà in infinito n.

Per b teste n devon intendersi i ritratti de' Principi di casa Gonzaga,


che l'edizione princeps del Possevino reca in fronte. Ve n'ha alcuni fatti di
fantasia, e addirittura divertenti (p. e. il favoloso Walterio di Gonzagh, creato
dallo storico falsario; la contessa Matilde, ecc.); ma
gli

altri ritratti furono


familiari
di

desunti da quadri autorità insospettabile. Forse per imperizia del


Fetti,
in

intagliatore, negligenza del complesso riuscirono parecchio sbia


l'

diti. Essi comunque Feti con et


ci

rappresentano quadri fatti dal teste


n
i

busti delli marchesi Mantova et Monferrato cui


di

et duchi
di

n, parola
è
II,

nell'inventario del 1631, pubblicato dal D'Arco, Arte artefici, 174.


e

Altri lavori presumibili, cui Fetti s'accinse subito, furono dipinti


il
a

S. Trinità (1), dove col


di

chiesa suo pennello doveva


la

per gareggiare
il

Rubens Ferdinando
in

duca aveva artista romano altissima stima


lo
Il

l'
!

Toscana, che
di

mandò nel 1618 suoi congiunti accolsero assai amore


lo
a'

volmente (2) pochi mesi dopo, ospite egli stesso della corte fiorentina, facevasi
;

Granduca uno de' più bei quadri del suo favorito pittore.
di

un vanto offrire
al

Ho da Firenze 18 novembre Chieppio) Granduca un


al
al

promesso (lett.
h

quadro del Fetti, diteli che me ne mandi uno, migliore sua eletione,
il

o
a
di

quelli che lui ha


di

di

quelli che ha Campagna (3) sua mano n.


il

(1) Dipingendonella volta quattroSibille, ProfetaAbramo sogno,ecc.


in
le

il il

"
(2) Lett. 22 maggiodella Granduchessa: pittoreFeti ha recatocosi buonenuoveecc.
ci

'

(3) Giulio, officiale corteche aveva chiavidella Galleria.


di

le
DOMENICO FETTI 287

Il quadro purtroppo non specificato fu spedito a volta di corriere il 24


novembre.
Nella lettera al Chieppio il Duca soggiungeva calde raccomandazioni
perchè si continuassero i lavori della Favorita; e fu appunto per adornar
questa villa che tre anni dopo mandava a Venezia il Ferri — a cui nel
frattempo aveva donato una splendida casa (1) — dandogli particolareggiate
istruzioni per l'acquisto di quadri di pregio :

Al Fetti
Lodiamo la diligenza che havete fatta sin qui nella materia de quadri e con
questa vi diciamo che saranno di nostra soddisf adone quelli dell' Ercole onde potrete
conchiuder il mercato, che a tal effetto vi mandiamo la congiunta di cambio a vostra
dispositione per 750 du.", si che con questo danaro pronto avertite di avanzare li
cento, de quali ci date qualche intentione.
Quanto a quelli del Collini ci paiono veram." troppo cari, tuttavia approviamo
quelli che vedrete descritti nell'inclusa nota estratti dalla mandataci da voi, quando
gli

altri, et se ben molt 'opere Titiano


ci di
pur voglia darli senza

in
sono questa casa
Madonna nondimeno pur del med.mo Collini non sarebbe discara ogni volta
la

poteste abbassare prezzo, che uno honesto danaro ce la


farebbe comprare.
il

Per due norme generali dobbiamo darvi, luna


in

di
restante questo soggetto
il

accapare quadri della magg.re longhezza et larghezza che potrete perchè serviranno
di

bene nostro caso ornare palazzo della Favorita che sono


di

le

stanze questo
al

non curare pittura che non sia finita


di

molto alte l'altra perchè


di

soffitte, serve
studio che ad ornamento Delle teste come ben sapete ne habiamo
di

più stanze...
a

da Roma più esquisite buon patto per ciò non occorre attendere
di

et coteste
e
a

a
del Collini.
Di Porto 14 luglio 1621.

famiglia Collini, che era


di

Con Palmanova, contratto dovè esser presto


la

il

Duca
di

concluso, un abate casa scriveva,


al

poichè quella ossequiosissimo,


:

S."» Sig.re
solami ricevo V. A. alla quale vorrei cosi poter ubi
S.

benig.™
di

Hoggi
la

dire intieram.te come farò ogni possibile perchè resti servita.


Li quadri non sono miei, ma scrivo mio fratello ch'interponga ogni ufficio
a

perchè quelli che desidera mandati. Volesse dio che fossero mio potere,
in

siano
li

in

poichè quest'hora sarei venuto persona presentargli


a'

suoi piedi.
a
a

Palma 22 luglio 1621.


L'Abb. Collini.

(1) Nel libra de' Mandati del duca Ferdinando(e. 156 t.) registrato data 30 nov. 1620 seguente:
in
è

il

"
Habbiamofattadonationea DomenicoFeti romanonostropittoreet servitore benamatodellacasachegiaacquistò
S.r Duca nostropadre m. dalli fratelli Arrisone posta Mantova questacontradadell'Aquila dove dice
di

in

in

si
f.
il

della torredel Zuccaropresso suoi noti confinicomeper istroraento gia rogatoda Giovanni Rossi notarocamerale18
li

ebr. 1609... Vi commettiamo... de investireessoFeti insiemecontutti suoi fratelliche presentevivonoetche saranno


di

"
i

nominatida lui, come cosadonataglida Noi feudobonorìfìcoper se etlorofiglimaschietdescendenti


lecitimiecc.
di

in

''
non escludendoneppure femmine che per una voltatantopotrannosuccederei difettode maschi".
n
le
288 APPENDICI

Verso la fine di luglio i quadri comperati dal Fetti erano già spediti a
Mantova, sur una barca appositamente mandata ad hoc dal Duca. Il residente
mantovano a Venezia, Fr. Battaino, avvisava infatti il 30 luglio:

. . . Per la barca venuta qua a levare i quadri compri per S. A. dal Feti pit
tore, mando a V. S. il drappo che è riuscito meglio assai della mostra ecc.

Il soggiorno fatto a Venezia per quell'acquisto di quadri invogliò il Fetti


a ritornarvi, quando l'anno successivo un disgraziato incidente — una baruffa

capitatagli, come a Michelangelo da Caravaggio (1), mentre assisteva al gioco


della palla — lo costrìnse a partire da Mantova. Bellissima, e di capitale
interesse per la sua biografia, è la lettera che sulla causa del suo allontana
mento dalla corte gonzaghesca indirizzò allora il Fetti al duca Ferdinando :

Ser.™° Signore.

Non per timorosa fuga, nè per rifiuto di mia servitù con l'A. sua mi sono asentato
di Mantova, ma per accidente si fatto. Andando il dì di S. Agustino a vedere a
giocare al ballone (cosa insolita a me) con il S.r Gabriele Ballestrieri, et essendoci
accomodati per vedere, quando con furia diabolica io mi sento crollare per le spalle
e sforzarmi di tonni il Iogo da un frate del rocchetto, non mai nè visto nè cogno-
sciuto, pure invaginandomi volessi attraversare il giocho e gir di lungo mi scanso e
lui furiosamente mi passa inanti, nel trapassar che fece io volto alla compagnia
dissi: non so che cosa mi voleva far di dietro quel frate, ma egli tornando poi e
ponendomisi per mio disprezzo davanti, rispose quasi minacciandomi, che guardassi
gli

come parlavo che lui non era frate, et io risposi che frate o non frate

Io
lasciavo
nel suo essere che tale m'era parso.
e

Lui più risentito sogiunse che guardassi come parlavo, che lui non era frate

e
riavrebbe mostro fora con aperta disfida che imparassi
di

procedere, con
lo

me
li

gran lunga più da soldato


di

altre parole anzi da rompicollo che da religioso con


altri strapazzamene... onde sforzommi dire che se non havessi portato respetto alla
a

chierica che haria percosso, sogiungendo mi voglio partir qui, che veggio questo
di
l'

frate mi farebbe hoggi rompere collo. quel


in

mentre cedo co l'andare


E

al
il

trove, nè ciò bastandogli, vago


di

male assai, chiama un suo parente, che per quanto


detto dei signori Gorni, rispose che Padre, pone
vi

mi stato quale
è.
il
è
è

e
:

mano su l'armi, dicendo: vorrei rispetto gentiluomini. Alora frate,


ai

portasse
si

il

che per quanto ho inteso de' sig. Raffi, voce piena corani populo, quasi havesse
è

radopiato spirito dallo spirito de l'altro, rispondendo cridó:


lo

questo impertinente
gli

forfante, con altre parole insolenti simili peggiori che dettò sua megera, mi
e

"
(I) Cfr. L. VENTURI, art. cit. La rissa per giuditiodatosopraun fallo, mentregiocavaallaracchetta,verso
fu

l'ambasciatordel Granduca". Deve intendersi folio nel sensospecialeche ha giocodella palla: non quindi caso
al

il

pensare questionipolitiche,comeparrebberitenere Venturi. L'accenno all'ambasciatore


di

del Granducapuò sempli


a

il

cementedesignareo casao presenzadell'ambasciatore sotto cui residenza


la

la

la

o sotto cui occhisaràsuccessoi fallo


l
i

La letteradel Fetti una vivace pitturadelle disputeche sorgevano facilmentetra gli spettatoriaceal-
in

contestazione.
è

cantisi giocodella palla, che attraevaperfinode' frati ad assistervi.


al
DOMENICO FETTI 289

fa, mi dice. Alora io ch'era pur suo servitore che altro poteva far che rispondere
che era persona onorata con altre parole che mi pose in bocca la impertinente in
giuria dettami, e di cacciar mano incontro al sig. Gorni, che prima di me havea
posto mano e cavato le armi ? E già cominciavamo a tirarsi, quando da molti fummo
partiti, dicendo questi: cosi si porta rispetto al Principe, poiche quivi era: et in vero
fu poco il rispetto, del sig. Gorni, cosi verso la persona del S.r Principe come verso
S. A. per essere io suo servitore... ma io non ci ho colpa, poichè alhora essendo
io giunto non sapea che vi fosse il S.r Principe e se cacciai mano fu per mia di
fesa e per rintuzare la provocatione la quale è di tre sorte: di parole, di cenni e
di fatti, ed io ve le ritrovava tutte... Ora non so che onore sia il loro a raccon
tare ch'io ho intaccata la razza e che l'habbia percosso et altre calunnie per più
intarmi chi pol più nocermi, e dove solo spero, non havendo mai io ne ciò detto
nè fatto, e quello dissi fu solo contro alla persona del frate, volendo lui per forza
tormi il luogo, e le pietre istesse mosse da luogo a luogo mostrano di far resistenza
con la forza del peso istesso, et io non ho da farne resistenza? et non ho da mo
strare ingiuriato, non portando loro il debito rispetto, quanto che mi honori il titolo
del nome di suo servo, che altri voglia oscurare quello ? Oltre poi non sapea fosse
de Raffi, nè gentilhomo, nè invero tale era il suo procedere, lo me ne andai a
casa e li fui subito sequestrato, loro se ne girono dal S.r Principe et agravarono
il fatto, racontando..., che havea ingiuriata tutta la casa....Qual meraviglia se il
Sig. Principe e il Sig. Conte Carlo Maffei male informati dissero quello disse
ro ?.... Ho inteso che il sig. Conte Carlo à detto : se non sui fratelli o altri ne
faranno vendetta, lui sempre la farà... Sua Ecc. sogiunse a tavola cosa non mai da
me imaginata per l'af etto della profonda riverenza portatali e che son per portarli
fino havrò vita.
Ora suplichevolmente a lei mi volgo, ben che habbia ancora inteso che lei sia
sdegniata verso di me, sapendo che lei è quella luce imutuata e che quando arà
intesa la mia parte non ho dubio che non mi reponga nel primiero stato... V. A.
Ser.™ sa come in tanto spazio di tempo che io l' ho servita, che ben credo saranno
i 30 o 40 anni, se mai ha inteso se non cosa onorata e modesta: e per lo contrario
del frate per cer.™ relatione intendo ora ch 'è assaissimo diferente... e solo il luogo
dove intervenne questa diavoleria lo dimostra quello è poichè il gioco del ballone
non è stanza da frate senza scandolo e macchia della religione.
....
Ho di più inteso che fatta la pace mi si voleva fare un afronto e più
mi à intispettito il non essersi trovati conforme a l'ordine del S.r Conte Alaramo, per
concluderla. L' havermi ora levato il pane, se d'ordine di S. A. S. non dirò altro, se
non che sarò sempre eterno servitore: et se mi partii cosi, furono le seguenti cagioni,
il non havere cavalcatura, la dificulta che si à ora de l'audienza, pre l'essere stato
venuto dalla parte contraria, e sapendo quanto possono più di me, lo spavento del
principe, mi fecero fare quello ho fatto e per mio grave negotio venire a' Venetia,
e poi il sapere come racontavano la cosa, e la sua ira ; tutte queste cose mi posero
in mente, che meglio da Venetia aria poi informato sua A. S. come ora faccio.
L'afronto poi che mi si doveva fare col consenso di chi non voglio dire, non volea
dimora, in somma son qui a Venetia non per paura, poichè da solo a solo non ho
sua A., et mio pa
gli

paura di nessuno, per non volere che sopra a occhi


di

ma
gli

drone mi faccia afronti, poi che afronti fanno facilmente, e non cancelono
si

si

si

19
290 APPENDICI

mai, se ricevessi afronto e non perdessi la vita, mi creda non vorei più vivere, e
morendo vorei mostrare come colui si fa padrone di ciascuna vita che la sua di-
spreza. Partitomi di Mantova sono anche per questo per cedere a tutti e per non
mostrare che voglia combatere con gente che tanto pote più di me, essendo io solo,
forestiero, privo di boni amici, da moltissimi odiato, et ora intendo che trionfano et
la cagione di ciò è l'avere io sempre ateposto i propri interessi per l'utile del
amicho; in tante aversità solo il confidare ne l'A. S. mi a viva ; e se in questa cosa
trovasi qualche difetto dalla mia banda farmelo ricognoscere, e co la sua pietà....
mi levi di tanti sospetti e pene col formare una solida e vera pace e non finta,
come mi fu detto e più poi me ne son certificato che si dovea fare. Gli finirò di
qua quelli quatro quadretti, in questo mezzo che si farà quello ò detto, che di ciò
lo ritorno a risuplicare di far che sia posto in esecuzione quanto prima....
Di Venetia il di IO di settembre 1622.
Um. et Dev.m° Ser."
Domenico Fetti.

II Duca non mancò di fare sollecitazioni pel ritorno dell'artista alla sua
corte; ma il Fetti si schermì, protestando prima una malattia (1), poscia im
pegni già assunti a Venezia. L'agente mantovano Valerio Crova così ne rag
guagliava un cancelliere ducale :

HI.m° S.r mio S.re oss."»

Ho parlato al Feti pittore, quale come scrivo a S. A., dice non poter far di
presente risolutione circa il suo ritorno costi, trovandosi havere qua impegnata la pa
rola per un'opera che deve fare in senato, onde supplica il Ser."1° Padrone a con
cederli licenza per tre mesi, nel qual tempo finirà l'opera suddetta, e verrà poi
prontamente a servire l'A. S. e dice d'haver ciò fatto perchè immediatamente dopo
gli

fu

levata parte che egli tirava, dal che licentiato, et


la

la sua partita tenne


si

hora non sa come disimpegnarsi per parola data. da lui ho


E
la

questo quanto
è

potuto cavare, havendole messo


in

consideratione quello ho stimato conveniente per


S. A.
di

esecutione della mente


Di Venetia feb. 1623.
9
li

cose direttamente Duca, sog


le
E

ripeteva
al

giorno appresso stesse


il

giungendo che dall'opera, per cui era impegnato Venezia, Fetti pro
si
il
a

metteva oltre anco honori finita che


al

pagamento l'avesse tralasciata


n
n

n
:

ogni altra cosa ritornerà subito servire (l'A. V.). Ne stato possibile cavar
a

da lui altra risolutione n.

Pochi mesi trascorsero, morte troncò


di
la

le

speranze concepite riaver


e

Mantova artista, immaturamente più luminoso


al

giovane rapito avvenire.


il
a

(I) Lett, del residenteBattano.


ottobre1622:
8

retb lettotravagliatoda un principio fistola perciò non potervenireadesso,ma che uscito


in

di

scusa
i di

si
è
Il

dal lettosubitovenireper riceverei comandamentid S. A. ".


DOMENICO FETTI 291

L'annunzio delle sue disperate condizioni venne subito trasmesso al Duca dal
suo tesoriere Niccolò Avellani :

S.mo s.« e P." Col.m°

Tengo lettera da Venetia ch'el povero Fetti fusse assalito da febre maligna che
lo tien freddo, che li causa vomiti, ardore inestinguibile, puzza e fetore di fiato et
orine pessime ; è però vero che sabato era nella settima, supplico però riverentemente
V. A. gradarmi di qualche rimedio, poichè inviandosi il prete suo fratello dimani
per quella volta gliel manderei per aiutarlo, se però il rimedio lo ritrovasse vivo et
a quell'effetto ho mandato costi il mio servitore.
Mantova 4 Aprile 1623.

Fosse morto allora, come parrebbe inevitabile per questa lettera, od abbia
il Fetti prolungata sino al 1624 la sua infelice esistenza (secondo la data
tradizionale de' biografi), certo è che nel suo ufficio di pittore di corte a

Mantova non ebbe successori, benché molti aspirassero subito a quell'onore


vole incarico. Lo provi p. e. questa lettera di Lodovico Biffi, da Piacenza
21 marzo 1625:

Qui pure si trova un pittore francese quale è statto due anni in Firenze al ser
gli

vino dell' ill.01° S.r Cardinale Medici per suo pittore et ha fatto molti paesi già da
Altezza veduti casino quella città,
in

cotesta Ser.m" qual pittore desiderarebbe


al

il

introdursi costi servizio d.» Altezza, havendo inteso


di

pittore
al

esser morto suo


il
che faceva similmente paesi...
APPENDICE H.

La Favorita, l'Albano e il Baglione

L'architetto della Favorita, eretta dal duca Ferdinando tra il 1616 e

il 1624, fu Niccolò Sebregondi di Como: del quale rimangono nell'archivio


Gonzaga molte lettere su questo ed altri lavori in cui fu adoperato da' Prin
cipi, in oltre quarantanni di soggiorno a Mantova.
E del 28 novembre 1616 la lettera che annuncia al duca Ferdinando
come fabbrica fosse già coperta: viceversa un'altra lettera del 15
la nuova

gli
giugno ci attesta come il Sebregondi, per appagare
1624 strani gusti del
suo mecenate — desideroso d'aver tutti commodi possibili

immagi

e
i
nabili letto —
di

quello udire messa.... stando lambic


la

compreso

si
a
:

casse ancora cervello per accrescere delizie della Favorita.


le
il

Nel frattempo pittori non erano rimasti inoperosi: dei più celebrati

e
i

tra loro — l'Albano e Baglione — vogliamo brevemente intrattenerci.


il

Col cav. Baglione duca Ferdinando era già da qualche anno

in
rap
il
gli

porti aveva sin dal 1619 commesso de' quadri, che forse non erano de
:

Favorita. Agnelli
di

stinati alla vescovo incaricato invigilare sull'esecu


Il

zione de' dipinti scriveva da Roma, 1619, Duca:


al

12 gennaio

A.
S.

Circa particolare de quadri invione uno con questo ordinario che


il

come finito avanti partire da Roma et S. Cecilia dal Cav.


la

già era suo fatta


il

Baglione, cui ho dato per pagamento 50 scudi.... con tutto che ne pretendesse 80,
a

A.
gli

S.

S.

dicendomi che tanti ne pagò per un Francesco fattoli nella stessa mi


A. Sansone, havendoli
S.

Starà attendendo da
di

sura.... soggetto sopra historia


l'
il

l'A.
S.

ordinato che non metta opra insino che non habbia


in
le

mani soggetto
il

da esso.

19 gennaio: L'Antiveduto pittore Cav. Baglione stanno aspettando


E

et
il

il

dell'A. V. per Sansone l'Antiveduto che


di

soggetti istorie et desiderarebbe


l'

donne. Et l'altro pittore chiamato


v'

intra venissino molte Mantovano m'ha promesso


il

che procinto fra qualche giorni.


in

sue saranno
le

fatture

26 gennaio: Un tal Terentio famoso nella professione che serve S. Card.


il

A.
gli
S.

Montalto desiderarebbe che facesse honore che potesse dipinger quella sala
l'A.
S.

a oglio che già ha in animo fare, sperando questo modo che


di

di

in

portarsi
resti ben servito et esso dell'opra sua rionorato.
LA FAVORITA, L'ALBANO E IL BAGLIONE 293

9 febbraio: Hor ora il pittore mantovano m'ha portate le copie deHi quadri
ordinatigli da V. A.... ha già incominciate le altre opere connesseli.

*
* Ne

L' invio del Baglione e del Monterasio a Mantova per attendere alla
decorazione della Favorita può esser sicuramente fissato nell'estate
pittorica
del 1 62 1 . Una minuta del 18 agosto all'agente mantovano in Roma, Fabrizio
Arragona, lascia intravvedere qual vasto disegno accarezzasse allora, per la
sua villa prediletta, il duca Ferdinando:

Staremo attendendo poichè già il mese di Agosto alla receputa di questa sarà
quasi fuora, la venuta del Baglioni et Monterasio pittori, per i quali vi si rimette
il denaro, che viene con l'annessa di cambio, et poichè ci avisate che il Brilli ser
virà anch'egli di costà volontieri, ditegli che haveressimo bisogno di 24 paesi, i quali
vorrebbono essere di lunghezza palmi 5 romani et di larghezza palmi 8, et questi
farete l'accordo con lui del prezzo per mezo del S.r marchese Mattei, non ci curando
più che tanto dell' inventione, et ci raguaglierete del tutto. Di più vorressimo che
ci procacciaste dal Padovanino pittore costi che fa di ritratti, 14 ritratti di dame
romane di suo gusto, non ci importa di più luna che l'altra, vestite da Ninfe, et
queste devono essere meze figure, cosi ancora accordarete il prezzo con lui et il tempo.

L' Arragona annunziava il 28 agosto la partenza da Roma degli attesi


pittori : *

Il Cav. Baglioni et il Monterasio pittori partiranno il primo dì della p. setti


mana per venire a servire V. A Ho tenuto qualche proposito e con i detti pit
tori e con altri per i quadri che V. A. desidera di paesi e di dame romane e prima
di parlarne al Brilli et al Padovanino da quali ella pretenderia esser servita.... ho
procurato di sentirne i pareri che vanno attorno, cosi circa la sufficienza dei sud.
Pittori come al prezzo delle loro opere e trovo che de prima V. A. le pagarà non
sol care ma carissime e non potrà haver il lavoriere se non con molta longheza di
tempo, per esser questi tali, come huomini tenuti in qualche credito, del continuo
impegnati di parola con diversi, ma quel ch'io stimo di maggiore importanza è che
V. A. pensarà haver opere fatte di loro mano e saranno, come per il più occorre,
de' suoi allievi.... Saria forse meglio ch'ella facesse venir costà un paro di questi
giovani che se ne trovano di valentissimi.... [Mi ha] detto il Baglioni di volerne giunto
che sarà trattare diffusamente con V. A.

Meglio specificava l' Arragona i quadri desiderati dal Duca in una let
tera del 4 settembre :

Circa le fatture dei quadri ch'ella desidera da questi pittori, trovo per le infor-
mationi prese da più persone di giuditio che i 24 quadri a paesi che dovria fare
il Brilli le costeranno intorno a 2400 di questi scuti, non lasciandosi sin hora il Brilli
294 APPENDICI

intendere di farli per meno di 100 scuti l'uno, e i 14 ritratti di dame del Padova-
nino daranno anch'essi vicino a 200: robba tutta che quando V. A. si assolvi di
farla fare costà da un paro di questi principali allevi de medesimi pittori non le co
stare rattando le monete più di un terzo della spesa di sopra espressa.... Al gionger
di questa mia ella haverà di già sentito i pareri del Cav. Baglioni e del Monterasi,
onde potrà inviarmi più risoluta l'ultima sua volontà.... Posso assicurar V. A. che
cosi nell'una come nell'altra sorte de pittura vi sono qua giovini che non la cedono
fuor che nel grido alli sodetti : e quand' ella si compiaccia ch' io le mandi mostre
della lor sufficienza confido che ne anderà in modo sodisfatta che potria forsi cam
biarmi li ordini già dati, non tralasciando intanto di dirle che quand'ella pure per
siste nel primo comando, che è necessario mi facci gratia di dichiararmi un poco
meglio per qual verso s'intende la longhezza e la larghezza del quadro a paese, an
corchè per la qualità di esso la larghezza di palmi 8 si vaddi pigliando qua per la
longhezza e la longhezza di palmi 5 per l'altezza, imaginando che vadi come per
ordinario quasi s'usa posto in opera per longo e coricato.

Soggiungeva il 2 ottobre :

circa al particolare de' pittori sto tuttavia attendendo da V. A. risposta di quanto


ho avisato con nova dichiaratone appresso, mentre ella persiste che le opere sieno
fatte qua, se i mezzi quadri al naturale che desidera delle dame romane hanno da
essere longhi quanto tira il braccio overo solo sin alla cintura. E perchè fra i visi
più leggiadri che habbia il Padovanino da servire per quest'effetto ve ne sono al
cuni de tali e quali, desidera saper se l'A. V. lo lascia in libertà che se ne vaglia
o se pur vuole che faccia l'eletta solo di dame nobili romane.

Il BagIioni era rimasto a Mantova (1) il tempo necessario per prendere


gli

accordi col Duca: restituitosi Roma aveva già pronti


in

suoi quadri
e

i
d'ottobre,
in
sui primi come diligentissimo informava l'Arragona due let
tere del 9:

(Jll Duca). Visto comandi che V. A. m'invia con sua della coir, setti
la
i

andato veder quadri del Cav. Baglioni sollecitando d'haverli


in

mana, son mia


a

mano per poterli quanto prima inviare cotesta volta, ho trovati cose degne
li
e
a

V. A. loro vaghezza, come


in

in

di

vero pervenir poter per per l'inven-


di

la
si

tione con quale sono stati fatti. Non mancare per ciò della mia dovuta diligenza
la

a incaminarli quanto più tosto potrò, mandarò accompagnati da persona fidata,


li
e

V. A. Ho
di

di

come m'è stato nome ordinato. fatto parimente già pratica


si

col Brilli s'haveva quadro con disegno marittimo fermar mercato delli altri
di
il

quattro paesi, ma non havendo potuto nè trovare primo ne colpir nel prezzo
il
a

mio gusto nelli altri, lascierò che dia l'ultima mano S.r March.
di

vi

Mattei che
il

V. A.
S.

forsi meglio incontrerà


di
di

me gusto
il

" giorno
(I) Un ordineducaledel 22 ottobre1621assegnavaa Bastioni: mese mese anticipata
di

in
l

L.
al
7

mente a cominciaredal 24 ottobre.In un bilanciodel 1622 vedonoaddettialla cameradel S.r Duca. F. Albano
".

si

pittorecon l'assegno L. 3650, cav. Bastionecon L. 2555.


di

il
LA FAVORITA, L'ALBANO E IL BAGLIONE 295

Dell'altro dove è dipinto il sacrifìcio d'Abram che era già del S.r Card. Ar-
rigoni, n'andrò investigando ciò che ne sarà seguito, e trovatolo spiarò per qual via

più facile potrò farlo cader in mano a V. A. avisandola minutamente di quello


succederà.

(Jl un cancelliere ducale). Nel proposito de' quadri mi occorre di pregar


V. S. I. a voler per me significare a S. A. che volendo esser servita ben e presto
fa di bisogno, anzi è necessità, di far rimetter qua denari per dar caparra a questi
pittori, li quali si son lasciati intendere assolutamente di voler servir a chi li darà
soldi ne in altra forma si potrà haver di loro buon construtto. Li cinque soli a paese
da farsi dal Brilli fiamingo importaranno al sicuro da 400 scudi in circa, li quali
quando fossero qui sopra a un banco et ch'egli lo sapesse col dargliene di caparra
gli

piglio subito servir con accuratezza


di
una parte farebbe dar pennello et

al
si

maggiore ricevendo calore dal buon occhio che faria stesso denaro, senza del

lo
li
potrà perciò dar principio ad alcuno

di
quale non essi quadri.
si

*
*
*

Baglione ed Monterasio non avevan dunque conferito all'abbelli


Il

il

gli
della Favorita
di

mento non con cavalletto affreschi

si
se quadri per
Guido Reni. L'invito direttogli :

fu
era subito pensato non però accolto
a

dall'artista, che accampò infermità mortali altra volta contratte nel dipin
n
n

di

di
gere fresco (1). Dovette perciò
Duca contentarsi dapprima scolari
il
a

Guido, procuratigli dal suo agente bolognese conte Andrea Barbazzi (2) ma

:
di

insoddisfatto dell'opera costoro volle finalmente che un artefice più degno


assumesse lavoro, scelta cadde sull'Albano. Ce apprende un
lo
la
si

il

importante dispaccio del Barbazzi, da Bologna, 21 luglio 1621


:

Ser.mo S.r mio....


guado che V. A. S.™ me comanda con sua benig^" lettera ch'io tenti
la
Il

con uno codesti pittori principali fatto da me con quel animo coraggioso
di

stato
è

che mi concederà sempre l'honore de comandamenti,


io

suoi et se bene havessi


timore nel soggetto per della famiglia et per carico grave
di

gran peso sua


il

il

occupatone virtù del glorioso nome l'A. V.


S.
in

un ap-
in

molte sue tuttavia de


bocca ho superato Albano pittore per ubidire
di

prir ogni difficoltà. Francesco


a

V. A. et per far cosa s'è risoluto d'abbandonar ogni impresa venir


di

grata me et
a

Reni che qui


Io

servirla. ho elletto lui per esser forse primo doppo sia et


il

il
a

come persona che fatto nella Pace mille altri lochi famosi diverse
di

in

Roma et
à

opere bellissime et a fresco


in

particolare, onde mi rendo certissimo ch'egli ottima-

(1) Cfr. memoriadel Braghirollisu G. Reni nella 'R(V. si. mantovana, 90, quale non pubblicò per altro
la

il
è I.

"
lettera(20 giugno 1617) del Duca card. Capponi,legato Bologna, ove detto: L' haver vedute Roma
di

in
la

al

opere Guido Reni pittore costa mia podiafatione desiderarloper dipinger una mia villa ". prega
fa
di

di

mi
in

E
a

il

"
Cardinalead esortarei pittoreperches'assumaun'opera che non sara pococonto".
di
l

(2) Barbazzi accompagnò con lettera10 settembre 1616, senzanominarli,soloraccomandando che fosseroben
Il

li

"
trattati avessero maggiorliberta del mangiare
la

".
e
296 APPENDICI

mente servirà all'A. V. S. et che per il suo valore, maniere et honeste qualità ella
eccederà in qualche cosa dagli altri in ben trattarlo, et di tanto io ne lo ho assi
curato....

La proposta fu subito accettata toto corde dal Duca; l'Albano potè


partire già il 7 agosto da Bologna, latore della seguente commendatizia del
Barbazzi :

L'Albano era talmente ben disposto di venir a servire V. A. S. che poco


doppo haver io ricevuta la commissione d'inviarlo egli s'è risoluto di venirsene per
V. A.

gli
ubbidire al cenno di Io ho offerto danari per viaggio, ma egli come

il

Io
persona ch termini discretissimi m'ha detto che per hora non ne ha bisogno.
a

V. A. Albano, onde mi assi

S.
valore

di
ho già con altra mia motivato a esso

il
curo, ecc., ecc.

non durò lungo: l'Albano, trattenutosi


di

Questa delicatezza rapporti

a
Mantova parecchi mesi del 1621-22, finì per partirne disgustato, esalando
a

suoi lamenti forma, discreta, che irritò


in

quanto pare, poco giusta

il
e
a
i

Duca, soggiornante Venezia. Da lui almeno attirò questo solenne rab

si
a

Ferdinando

di
buffo, che troviamo una lettera du

al
in

autografa consigliere
cale A. Chieppio
:

12 maggio 1622 Venezia.


quanto pittore Albano egli un impertinentissimo pretensore, perchè
al

non niego che non habbi fatto per me cartoni dell'opere che volevano fare alla

si
i

Favorita et che non m'habbia donato un quadretto sul rame et fatto alcuni altri

ci ri
fu

tratti, cose poco rilievo nostro accordo che se


di

ma dessero

le
spese
il

li
;

barie che furono accordate per un tanto et cento ducati mese conto dell'opera
al

che aveva da fare. Hora l'opera deve fare Bologna olio et non più fresco,
in
si

a
cartoni servono lui per suo disegno et 200 ducatoni ricevuti superano cre

il
a

i
i

dito delle spese cibarie, et cento et catena servono contraporre suo


al
qua
la

a
i

dretto et ritratto della Principessa Maria et una testa d'un Cristo che m'ha co
al

piato. Dice costui non so che Lucio Massari che l'à fatto venire,
di

un questo
li
a
fu

ho fatto rispondere per Co. Sanesi ben mille volte che ben con saputa mia
si
il

per aiuto suo et che non so che fare Massari


di

pagarli mentre pago


io

ma
il

lui opere, che se havesse condotto mille aiutanti non mi importava ma non toc
le

cava me tampoco pagarli, che contenti del dovere et se mi farà opere


le
si

si
il
a

olio grandi come ho ordinate gliele pagarò cortesemente. Guido Reni mi serve
le
a

pure senza tante pretensioni, et solo sodisfo opera fatta; pre


lo

ma che costui
a

tenda che habbi fatte per niente, poi dia ragione cento du
io

in

di
le

spese
li

li
gli

catoni mese, et poi paghi aiutanti et poi l'opere, non havrei fatto questo
al

li

patto con Rafaello d'Urbino o col Correggio se fossero vivi. Hora intendete per che
via vanno fatti conti come egli pretende esorbitantemente. Del resto stiamo
li

e
i

bene. Venetia una bella Venetia ma mare una gran bestia. Ho trovato qui
il
è

amici assai, questo popolo et nobili mi corrono dietro come per miracolo, che
io
si

quando vo per Sensa sono Sensa, perchè se mi parto Sensa disfo Sensa....
di
la

la

la
LA FAVORITA, L ALBANO E IL BAGUONE 297

Il Chieppio rispose (1) che avrebbe fatto la debita ramanzina al pittore


e indottolo a più saggi consigli:

.... Ho parlato al Pittore Albano et con le ragioni che V. A. si è degnata


scrivermi l' ho quasi fermato nel dovere, et penso che accetterà volontieri quello se
gli vuole dare con reportarsi nel resto alla benignità di V. A. havendolo io assi
curato che questo sia il miglior partito a cui si possa appigliarsi.

Che cosa avvenisse precisamente tra il Chieppio e l'Albano sappiamo


da un carteggio del novembre di quell'anno istesso, allorchè dovendosi n li
quidare n la situazione dell'altro artista celebre, impiegato dal Duca — il
Baglione —
il conte Striggi richiamò (diremmo oggi in orrido gergo buro
gli

cratico) anteatti, per trattare ex aequo entrambi pittori. Evidentemente

i
Baglione era tornato Mantova per collocare suoi quadri, deside

si
il

e
i
rava decorosamente licenziarlo.

Volendo tornar Roma A.


S.

Cavalier

S.
Baglione novembre dello

4
(leti.
il
a

intende trattarlo nella medesima

fu
Striggi) maniera che Irattato S.r Albano....

il
mi ha dato ordine che da Lei procuri saperlo.

A
di

volta corriere rispondeva quello stesso giorno Chieppio allo


Striggi il
:

A.
S.

parti per andar Vinegia mi lasciò una collana da dar pit

al
Quando
a

tore Albano, che penso valesse cento ducatoni, ma Campagna ne saprà netto.
il

Mi lasciò anchora un bilietto firmato da lei da fargli pagar cento ducatoni dal Cro il
stino sopra suoi assignamenti et per accertar meglio sarà presso Co
la

minuta S.1
li

il

mino. Esso Albano non acquetò, fece molte doglianze et mi cre


si

pare allegasse
facture fatte et da farsi. Tutto scrissi A.
di

dito
S.

et non tenendone memoria


io
a

vederà dalla lettera che serba nell'Archivio. L'A. S. mi con qualche


si

rispose
gli si

onde
in

conformità buone,
di

senso, parlai novo et parte con parte con


le

le

brusche Non
di

anchora dall'autorità
lo

di

sloggiai qua aiutato Madama. molto


è

ch'esso Albano mi ricercò fargli mandar qualche dinari, ma A.


di

S.

non mi diede
risposta precisa....

Partito appena — bon gre mal gre — questo modo, da Mantova,


a

l'Albano tornò formulare sue rimostranze,


le

per iscritto, con lettera pro


a

babilmente diretta medesimo Chieppio


al

Ill.mo S." P.x mio oss.mo

partii da Mantova lasciai signor Gabrielle Bertazzoli, col quale


io

al

Quando
prima havevo trattato del particolare delle pitture da farsi alla Favorita per servicio

(1) Veramentequestaletterache segueha data dell'I magro ma Ione un lapiui calami; ad ogni modo
la

il
la :
I

generede*rapportitra l'Albano Duca rimaneinalteratoanchese letteradelChieppiofosseanteriore, riscontrasse


e
il

cioè una missivaducalesmarrita.


298 APPENDICI

del Ser.'"° sig.r Duca, una lettera con la quale ringraciava S. A. della catena e de
nari havuti per mano di V. S. Ill. et ricercavo non solo la misura de quadri che
dovevo fare et esibivo me stesso e l'opera mia ad ogni gusto di S. A. Ser. ma
anco la suplicavo degnarsi dar ordine per qualche sorte d'emolumentuzzo per le fa
tiche passate et quelle a che stavo dispostissimo. Dopo havere aspettato sino hora,
non mi essendo arrivato aviso alcuno da detto Sig.r Bertazzoli e pure premendomi
sino al vivo del cuore il servizio di cosi gran patrone, sono necessitato ricorrere a
lei, e supplicarla come faccio degnarsi passare per me in voce questo officio, che
con detta lettera facevo con S. A., et con una sua intorno a sopradetti particolari
dirmi ciò che da quella haverà ritratto, m'imagino l'istesso che essa a me disse, che
cioè S. A. voleva che continuassi et che per le passate et fatiche avvenire darà
qualche buon ordine, ma hora so sarà più preciso et particolare, la gentilezza di
V. S. IH. m'ha dato animo di ricorrere a Lei, non meno che la premura che devo
havere del servizio di S. A., con la quale ogni hora può essa trattare. Scusimi però
della briga, et se conosce me buono a cosa alcuna degnisi comandarmi vivendole
io servitore divorassimo, et con questa riverente le baccio le mani.
Da Bologna li 6 di luglio 1622.
Di V. S. Ill.— Ob.n*1 Ser.™
Francesco Albano.

L'Albano non si fece poi più vivo sino all'anno seguente : quando cioè,

gli
Ferdinando, invocò

di
per esser una buona volta pagato dal duca uffici
Andrea Barbazzi, vecchio amico del Reni che già conosciamo (1). Accluso
il

appunto un dispaccio del Barbazzi, da Roma 30 settembre 623, troviamo

1
a

questo piato umilissimo dell'Albano


n

Havendo l'anno passato l'Albano finiti cartoni per dipingere fresco due
li

stanze alla Favorita, Ser."° S.r Duca deliberò dopoi ch'egli se a


portasse Bo
il

li

a
logna per eseguirli in tanti quadroni oglio, conforme alle misure che restò man
a

darli, et perchè non senti poi più altro, vedendosi mancare questa ocasione mediante
quale haverebbe conseguito sodisfacione, A.
S.

come anco che non haverebbe


la

havuto pagare altro che quadri oglio et che cosi invenzioni con studio
le

ri
li
in a

dotte cartoni finiti (che pure sa che fatica andavano con suo grave danno
le
è)
si

ad male senza rimuneracione et che più del suo proprio haveva pagato Mas
di

al
a

saro scudi 350, risolse dimandare 100 ducatoni, de quali rimaneva creditore
si

li
a

Hora torna A.
S.

per provisioni secondo convenzioni. suplicare


di

mesi
le

le
5

se non per l'istesso farle dunque pagare mercede delle fatiche fatte
in

Ser.™'
la

detti cartoni, quali essendo pensieri o sugetti particolari che non possono servire se
A. l'Albano
S.

non et non se ne può prevalere per altre opere, pronto


è
a

A.
di

quando risolva che non


S.

in

mandarli ad ogni cenno mettano opera nè


si

fresco nè oglio nè panni razzi o altro.


in

in
a

(I) Di lui dà spessointeressanti


notiziebiografiche.Cori I0 «gosto1622 scrive Barbazziche Guido Reni
si
e il
il

" ''
trova un estremobisognoessendoegli comesa S. A. S. larghissimo dissipatore altra volta(25 gennaio1623)
in

" " "


narrache un quadrogià finitodal pittorevenne nel più bello quasirifatto pianta. Gli venuto caprìccio
di
di

mutartuttauna figuraet questoper migliorarla".


LA FAVORITA, L ALBANO E IL BAGLIONE 299

Dichiarandosi l'Albano non ha vere mai pretteso nè pretendere pure un soldo


per l'interesse del Massaro, ma haver detto ciò solo per fare aparire il danno ma-
giore, quando non fuse remunerato per le sudette fatiche de cartoni.

La villa della Favorita esiste tuttora, nelle vicinanze di Mantova: ma


è cadente.... e resa inaccessibile sguardi profani. Non saprei dunque dire
a

se vi esistano traccie di decorazioni fatte poi dall'Albano; intorno al quale


l'archivio Gonzaga conserva soltanto un ultimo documento assai curioso —
l'annunzio stampato del furto d'un quadro, ch'egli ebbe a patire molti anni
dopo, nel 1652. E inserto in una lettera bolognese del 27 novembre, e alla
denunzia del furto fa seguire questa descrizione del dipinto:

Un quadro in tela di longhezza di palmi tre e mezzo in circa e di larghezza


doi e mezzo, originale del sig. F. Albani ove è dipinto un riposo per il viaggio
d'Egitto, cioè la B. Vergine che tiene il bambino in grembo qual dorme, mentre
due angeli adolescenti ginocchioni tengono un vaso trasparente ove per entro si vede
la passione che dovea patire il diletto bambino Gesù, con S. Gioseffe che ancor
esso riposa e dimostra alla B. Vergine un libro aperto, desiando sapere da lei i
sensi più occulti di quello. Vi campeggia un paese, nel quale da monti lontani vi
discende un fiume, alle cui sponde si vede un Angelo che abevera l'asineHo, et da
una folta di prossimi arbori si erge una palma dalla quale 4 angioletti mostrano
d'avere colti alcuni dattoli et posti in una cestella infiorata, sostentandosi in aria su
l'ali, mostrando di calare al basso per presentarli al bambino Gesù e nel piano di
detto quadro vi sono altri due angioletti ginocchioni che adorano detto bambino.
APPENDICE /.

Quadri donati alla Regina di Francia e a Richelieu


dal Duca Ferdinando.

Nel 1624 la corte di Mantova ardeva del desiderio di veder concesso


dalla Francia al principe Vincenzo Gonzaga.... il titolo di Altezza 1 11 duca
Ferdinando insisteva vivamente col suo ambasciatore a Parigi, Giustiniano
Priandi, perchè mettesse in moto tutte le influenze più utili per raggiunger
lo scopo : e il Priandi, in replicati dispacci, avvertiva che il mezzo migliore
di guadagnare la Regina madre, onnipotente, e il card. Richelieu era quello...
di regalar loro de' quadri. Gli si rispose subito da Mantova che si sareb
bero ordinati al pittore Baglioni n le nove muse con Apollo in IO quadri m

(minuta, 10 marzo) : e il Priandi approvò toto corde.

I quadri delle nove Muse et d'Apollo che V. A. disegna di mandare alla


Reina Madre le saranno car.mi purchè le pitture sieno eccellenti et non del tutto
ignude nè troppo lascive, che cosi mi ha accennato S. Maestà medesima rimetten
dosi però a V. A. circa quelle o altre rare, havendomi soggiunto liberamente che
quanto più tosto gliele invierà tanto più grate le saranno, aspettandone anco in
brieve altrettante dal Gran Duca et da Savoia per cominciar ad adomare il suo
Palazzo (del Luxembourg). (Parigi, 5 aprile).

Ciò che il Priandi rammentava sopratutto, oltre la decenza delle com


posizioni pittoriche, era la sollecitudine, per prevenire i doni, che la Regina
aspettava dalle corti (rivali a quella di Mantova) di Toscana e di Torino.
Ne trascurava di far presente che bisognava pur offrire de' regali consimili
al card. Richelieu, dimostratosi con lui, su quell'affare del titolo, n freddo

et molto difficile * (disp. IO agosto).


La freddezza proveniva forse dal fatto che sino all'agosto il Richelieu
non vedeva ancora che vi fosse accenno di liberalità verso lui, da parte
della corte di Mantova: benché il Priandi ne avesse dato il consiglio da
parecchi mesi.

La Reina Madre (avea scritto il 4 giugno) mi dimandò hieri se V. A. si


ricordava di mandarle le pitture promessele et quando sarebbono qua. Io le risposi
che in breve sarebbe la M.là sua servita et veramente non può V. A. farle cosa
più grata il suo palazzo nomai finito.... et quand'Ella con simil occasione
essendo
volesse anco regalare il Card, di Richelieu di qualche eccellente pittura come che
QUADRI DONATI ALLA REGINA DI FRANCIA E A RICHELIEU 301

se ne intenda et diletti grandemente stimerei non esser mal impiegata, essend'egli


onnipotente presso la Padrona et in un ascendente di governar in breve tutto questo
regno.

Ma su ciò il Priandi non ebbe risposta : il gran cancelliere Striggi lo


informò seccamente il 6 luglio che i quadri del Baglioni verrebbero spediti
in settimana.
Le dieci tele arrivarono a Parigi sulla fine di settembre: la Regina
le fece portare al Luxembourg, proibendo che alcuno vedesse i quadri,
prima che lei avesse potuto esaminarli e goderli a suo agio (disp. 28 set

tembre del Priandi) ; e quando la corte fu ammessa ad ammirare i dipinti,


tutti i competenti si profusero in lodi iperboliche.... anteponendo persino il
Baglioni al gran Rubens.

Il Re (leti. 5 ottobre del Priandi) è ito alla caccia per alcuni giorni, intanto
la Reina Madre è venuta qua, et hieri fu al suo palazzo di Luxembourg espres
samente per vedere i quadri, che ha trovati bellissimi, et mi disse per due volte
che ne rimaneva molto contenta et che ne ringraziava V. A. V'era colla M.1* sua
buona comitiva di Cavalieri et Dame, Principi et Principesse, che tutti comenda-
rono assai dette pitture ; da Berteloi scultore et da alcuni pittori è stata giudicata
gli

opra del Cav.re Baglioni grandemente stimato fra altri del suo tempo.

ancora 19 ottobre:
E

il

Si M.u soddisfatissima de' quadri (che


S.

mostra veramente fanno quasi onta


g1'

quelli ha comendati grandemente Re Corte, or


di

al

et tutta
la

Rubens)
e
a

Luxembourg
di

di

dinando concierge non mostrarli veruno senz'espressa


al

sua
a
gli

licenza, ha però voluto che M.r d'Alligre Ambasciatore vedesse prima della sua
partenza.

successo de' del Baglioni fece riardere cupidigie artistiche


le

quadri
II

del Richelieu onde Priandi, sempre accorto, ammoniva novembre


9
il

il
;

penetrato da qualche personaggio confidente


S.
S.

Havendo Ill.™ (Richelieu)


di
di

com'essa grande cunosa pitture rare et che ne va ricercando dapertutto,


io
è

che mandandola V. A. qualche eccellente quadro del Cor


di

spererei regalare
a

reggio od altri, potressimo d.° negotio (del titolo Altezza); questo


di

spuntare nel
m'è paruto doverle significare con ogni riverenza, rimettendomi però alla somma
di

sua prudenza.
,

Gli atti dell' Arch. Gonzaga non offrono testimonianze dirette inconfu
tabili sul dono che venne allor fatto card. Richelieu: ma
al

nessuno potrà
ammettere che esortazioni del Priandi passassero inosservate. Ove dunque
le

pensi che nella collezione del Cardinale figurarono due quadri del
si

Mantegna: 'Parnaso, "Oirtu che scaccia vizi; corte di Isa


la

la

pretesa
il

i
302 APPENDICI

bella d'Este del Costa; il trionfo della costila, del Perugino (1); si può ra
gionevolmente supporre che il Richelieu li avesse tra il 1624 e il 1627 dal
Duca di Mantova, e non già, come opina il Bonaffé, che al Cardinale per
venissero più tardi, per il tramite di non sappiamo quale de' saccheggiatori
di Mantova. E invero significante che nelle trattative del 1627 col Nys
venivano assolutamente esclusi il 'Parnaso del Mantegna, il quadro del Costa
e la Pietà piccola del Correggio. Vedo bene, scriveva il Nys il 24 aprile
il primo maggio (cfr. doe.

Il)
e che non bisogna pensare questi quadri.

a
Da che dipendeva un'esclusione così perentoria, se non dal fatto.... che già
de' Gonzaga, perchè donati

in
più
in

quadri questione non erano potestà


i

o destinati Richelieu, Della Pietà del

in
venutone realmente
al

possesso?
Correggio dono esplicitamente affermato, degli altri può quindi ragio

si
il

nevolmente tanto più che doni Richelieu continuarono anche

al
presumere,

di i
Nevers allo Striggi, recatosi in Francia
In

nel 1629. una ducale


di Carlo

I
aiuti, Le lettere c'habbiamo ricevute
(4
per scongiurare leggiamo maggio):

n
da voi ne vengono dal mulattiere che costà condusse quadri per

il
portate

i
S.' Cardinale.... n.

(0 E. BONAFFÉ. 'Rcchercha «ir la collsclìomde 'Rlcbtlitu, Parigi. IQ83. p. 34.


APPENDICE K.

Il lusso del Duca Ferdinando

Cominciamo dal produrre questo conto de] sarto fiorentino del Duca di
Mantova :

A di 14 di gennaro 1618 (1619).


Il Ser.mu Sig. Duca di Mantova deve dare per la valuta di averli ricamato
uno vestito sopra rascia rossa di cerata coe uno feraiolo con una guarnizione atorno
largha-j- di bracio in circha tutta ricamata a fogliami fiorì nodi di Salomone et
fuochi lavorati et in alcuni lati delli fondi di raso turchino ricamatovi di sopra et
tutto detto ricamo è fatto di oro tirato alla turchesca et ori passati di punto reale
et a piedi a detta guarnizione fattovi una guarnizioncina stretta di lavoro simile in
mezzo a dua catenelle di oro tirato in mezzo a dua vergole d'oro da passare et
di qua et di alle spalle sopra detto feraiolo fintovi le buche adornate de fiori ri
camati anco di riscontri con fondi di raso turchino uno a nodi di Salomone, di
catenelle de oro tirato et profilato con vergole d'oro da passare con foglie d'oro
tirato alla turchesca e foglie d'oro passate con uno poco de seta turchina con lega
ture d'oro.
Et più per avere ricamato la casacha con sua maniche d'apendere et calzoni
tutti guarniti di riscontri simili a quelli del feraiolo sudetto et nelle fazione dove
non he riscontri una catenella d'oro tirato in mezzo dua vergole d'oro da passare et
gli

cosi anchora guarniti spallacci et poi apresso fattoci de fiorelini recamati d'oro
tirato alla turchesca foglioline d'oro passate et profilate vergole d'oro con uno
di
e
di

pocho seta turchina.


più per averli ricamato sopra raso turchino uno zubone con manche grande
E

alla spagnola, tutto pieno l'andamenti de metta d'oro battuto fogliami


la

e
a

lavorati ricamati d'oro tirato et battuto oro passato


di

fuochi alla turchesca punto


e

reale con grandissima fattura d'opera minuta quale monta tutto vestito ed zu
il

il

bone et feraiolo tutto nostre spese, fattura et roba acetto raso et tela et
la

la
il
a

A.
S.

rascia. Scudi 574 d'acordo col sig. Bernardo guardaroba


di

Migliorati sotto
detto ve
di

più deve dare per valuta pezza fattovi sopra


di
E

una tela nera


L.
3.

Scudi
2,

stito, costa
br. vergola d'oro da passare pagata
di

più deve dare per valuta


di
E

6.

17

parola dal Sig. Filippo Berardi, messa drento alla casetta col vestito mandatogli
di

Milano Scudi L.
6.
di

per corriere 14 10.


il

30 luglio dal
di

di

Giovati Francesco Taglietti recevuto questo


Io

1619
ò

Giugni scudi
S.

Sig. Duca Mantova per mano de l'ill.m° Cav. Vincentio


di

Ser.™°
304 APPENDICI

550 di moneta di L. 7 per scudio per saldo di questo conto che li restarebi scudi
quarantuno, lire 2, ecc.

Nel giugno 1617 si trova un conto di tre mila ducatoni per dodici
bottoni con diamante, fatti a Milano da un povero orefice, che sudò sangue
per esser pagato; un altro fornitore milanese, di cristalli, dovè accettare
questa obbligazione di credito, rilasciatagli sulle casse ducali del Monferrato :

Al Senator Zanachi di Casale.


Mantova 7 marzo 1616. Essendo noi debitori di Gio. Ambrogio Saracco mi
di ducatoni 5500 da L. 8

1/,

di
bacina

di
l'uno per prezzo cristallo

di
lanese una
oro con rubini d'un

in
rocca et boccale simile reliquiario d'altri
di

un legati

e
tredici pezzi pure cristallo ordiniamo che glie ne faciale
di

vi
pagare presente

al
metà l'altra metà fra.... sei mesi.
la

8224, grossi L. Man

8.
66 da 108 valutato ducatone

di
Sono scuti 10

il

a
et redotto cechini L. 12 l'uno, che sono cechini 3895 reali 22.
in

tova

e
a

Udiamo infine che razza Ferdi


di

da letto offrisse duca

al
paramento
nando (non certo restìo nel comprarlo) un Francesco Cerbelone riccama-

i
Milano
in

dore (1623):
i
Si

ritrova haver comminciato un paramento da letto

di
come sotto segue:
sudetto letto fatto riccamato sopra veluto cremesino riccamato tutto
Il

d'oro, et perle, et fiori de diverse qualità


di

quale

vi
seta tutti naturali suoi

il

li
è
dentro, et fuori, nelli detti
di

di

pendoni pendoni per ciascheduno


vi

sono tre
e

ovati con figure diverse, quali figure sono cavate dalle metamorfisi d'Ovidio, et sono
rialzate con oro, seta naturale.
al
e

Vi sono sue co11one parimenti ch'accompagnano, con entro duoi ovati per
le

coIona.
Vi cortine overo tendine d'ormesino cremesino quali lavorate
le

sono sono
le

d'oro passato d'un lato quanto dall'altro, et fiori del tutto naturali.
di vi

tanto sono
Nel ha d'essere capicielo veluto con un grande
in
vi

sudetto letto mezo


il

ovato, nel quale ha dentro alcune figure che segni cara trionfo delle Dee.
vi

si

il

Vi anco tornaletto parimenti, ch'accompagni, poi


vi

suo et sarà
la

sua
il
è

coperta che accompagni alle tendine con suo fregio medemo.


il

Nel cambio riccamato, et


in

letto franze uno bellissimo


di

pizzo
vi

sudetto
è

sforato rilievo, et ricco, ch'accompagni con


di

suoi alamari.
li

suddetto quadro, bonissimo termine, conforme sbozzo.


in

quale et
al
Il

il
è

è
APPENDICE L.

Il tentativo di ricostituire la Galleria

Lettere a Carlo II de' fratelli Castiglione.

Salvatore C, Genova 29 marzo 1661 : .... L'Abate Viglione che tiene il


quadretto di Vandich si ritrova in Ispagna. Il Sig.r Principe Centurione si è preso
la cura di scriverle et ricuperarlo (1). La longhezza dell'acquisto di quello sarà lar
gamente ricompensata dalla solita generosità del S.r Principe, il quale mi motivò di
volermi consegnare quel bellissimo quadro mano di Raffaele che V. A. vidde in
sua casa qui in Genova....

Idem, 3 aprile: Ricevei dal S.r Principe Centurione il bellissimo quadro mano
del famoso Raffaele con sua cornice dorata, opera in vero squisita per tutti i capi.

Idem, 5 giugno : (2) ....


Franco Anf osso cessato il contagio, comprò quan
tità fra i quali uno del divino Titiano, effigiato Adone e Venere
di quadri scelti,
con amorini et altre bizarie. V. A. non ne tiene di quel maestro, onde da ella
comandato, fattolo prima diligente osservare da G. Benedetto, con non ordinario
vantaggio lo fermerò, con qualche altro pezzo di Paulo Veronese. Vivo al maggior
segno bramoso che la mia venuta in Genova riesca di gusto e bon servitio di V. A.
come devo....

Idem, 18 settembre : Andai con Giò. Benedetto in casa del Secretano di


questo Senato S.m° Gritta, colà dove vidde i quattro quadri de quali già scrissi a
V. A. S. Duo sono paesi, mano di Gasparo di Possino, con figurine di Giovanni
Miele. Duo sono figure
al naturale, mano di Carlo d'Andrea Sachi, dell' historia di
Lot con La misura è l' inclusa , e sono tutti di una proportione , ne do
le figlie.
manda 40 ducatoni l' uno al meno, prezzo in vero tenue, stante l' esquisitezza del
l' opera, havendomi Gio. Benedetto accertato di ascendere molto più alto il giusto
valsente di detti. Mottivo che mi à riscaldato di avisarne V. A. sicuro di proponerle
cosa di utile e diletto insieme, e nel ristringere il negotio procurerò come devo ogni
maggior vantaggio, onde essendo in gusto di V. A. io lo concluderò.

(1) 11PrincipeCulo Centurionescrivevainfattida Genova6 aprile, confermandod' aver«oUecitato il Viglione e


aggiungeva :
Il vederV. A. S. vagadi quadri mi fa prenderconfidanzadi consacrarlene un mio ch'i opra di Raffaello,una
delle più stimate,e mi assicuroche quantunquepiccolonon saràindegnodi compariretra gli ornamentico'quali V' A.
immortalala sua magnificenza nelTarmamento di Marmirolo,se si degneràgradire in essonon tantol' Trll-nT» di chi
lo dipinse,quantoil dev.moaffettodi chi lo dedica,ecc. ...
(2) Cfr. BERTOLOi 11, Artisti, p. 165sgg.che ha orrendamente mutilatoquestidocumentirelativia' Castiglione,
specialmente gli elenchide'quadri.

20
306 APPENDICI

G. Benedetto C, 22 ottobre. — (Al 5.1 Co. Carlo Bulgarini): .... II


S.r Domenico Fiasella detto il Sarzana, è qui pittore insigne e di ottime qualità
dottato, che si vanta e gloria di vivere hum.mo ser.re del S.*00 Padrone, in esecu-
tione de benignissimi comandi del quale, fui subito col d.° Sarzana in casa del
S.r Francesco Maria Imperiale, colà dove viddi i quadri et riavendo osservato pun
tualmente ogni cosa, invio l' incluso ragguaglio concernente le opere, i maestri et le
misure. Circa il prezzo per brevità di tempo non si è potuto negotiare, onde ne
risolvo col venturo ordinario l'aviso.... baciandole insieme col sig.r mio fratello più
col cuore che con la penna le mani, ecc.

Quadri che sono nello studio in casa del fu S.r Gio. Vincenzo Im
periale :
altezza larghezza
3 tre Imperatori del Titiano palmi 5 p.mi 4
1 donna che si pettina con un uomo
..." che li

7,
porge il specchio del Pordenone 4

3
p
1 una vedova del Titiano 4 V»

3
1 Nettuno circondato da Tritoni con rapimento
'

7,
ri
di donne di Giulio Romano 5

8
"
Guido Reni 91/,

n
1 S. Sebastiano di

7
"

7,
del Titiano 6 7,

il
1 Cristo in Croce con un ritratto

4
1 Pilatto che si lava le mani di Andrea Schia-
"
7,

n
vone 5

7
"
7,

n
I L'adultera di Giorgione 5

7,

apostoli del Feti

n
*/«
5 cinque 4

3
Titio, del Procaccino
"

7
I

casa del Fariseo del Feti, inven-


in

Madalena
I

tione Paulo Veronese


di

8
Adone morto braccio Venere del Cam-
in

a
1

biaggio
'

Gio. Battista
S.

in

Madonna col Putto ta


e
1

n
n

vola Paris Bordone


di

7
8 5

7, 7,

Milone del Pordenone


"

9
1

V,

Ercole che fila del Rubens


r
'

8
1
1
I

Adone morto Venere Gratie del


le

con
e
1

Vi 7,

7,

d.° Rubens
1l

8
n

tempo del Dossi da Ferrara


"

6
Il

5
1

braccio alla Vergine Paulo


di
in

Cristo morto
"4
I

7.
"

Veronese
7

Adone morto braccio Venere con


le
in

"7
a
1

Gratie del Cambiaggio


"9
"

"6
6

Adone del Cambiaggio


in

Venere piedi
e
I

Una testa Andrea del Sarto


Vi Vi
"
di

"

. . .
2
3
1

Altra testa
n

Francesco Mazzola
di

"

. . . .
2
3
I

col Putto, Giovanino et Angiolo


S.

Madonna
1

Titiano
n

Vi
di

3
3
Il tentativo di ricostituire la galleria 307

altezza larghezza
2 Due quadri che vengono dal Coreggio mano

1/<

1/«
di Schidone palmi 5 p.™

4
Co. Baldassare Castiglione

di
Ritratto del
"5
I

Titiano

"

4
Ritratto donna piedi del Rubens "7
di

in

"
. .
"6

9
I

..."
S.

Cristoforo Oratio Bolgiani

di

"
. . .

9
"7

.
I

Vecchia che specchia del Prete


si
"7

5
I

L'otio del Sarzana

"
"4

5
I

Giuditta del Sarzana

"

in 5
I

Sono tutti 37.

G, 22 ottobre: Andai Gio. Benedetto Domenico

in
Salvatore con et sieme
V. A. natività Cristo finta

S.

di di
Fiasella detto Sarzana pittore del quale tiene

la
il

Francesco

in
nella capella vicina alla camera dove ella
di

notte riposa, casa


Gio. Vincenzo
fu

in
Maria Imperiale del colà dove viddi quadri tutti che sono

i
grandissimo numero da quali quelli, che V. A. nella lista inviata

al
scielti legerà
gli

Co. Carlo Bulgarino, altri troveranno forse più facile compratore. Vuole buona

la
padrone de quadri trovi hora stato, bisognoso
in
fortuna che fermissimo mag

al
si
di il

gior segno moneta et agitato dalle intestine liti questioni col fratello. Metamor
e

nelle case grandi dopo mancanza de maggiori


di

fosi usitata qui sovente


la
questi
vivere con treno da gran Principi senza prendersi malinconia del
di

quali piacque
a

futuro. Se questi come ne data speranza Sarzana ridurrà disfarsi de soli


si
a

a
il

quadri che fatti nottare Gio. Benedetto, V. A. non haverà per cosi dire paragone
in à

galeria Italia. prezzi saranno ragionevoli et con altro ordinario ne riceverà


di

puntuale aviso.... Troverà l'A. V. nottati duo quadri dell' istesso Sarzana e....
il

Ci marmoree et
di

penetrerà perchè ho fatto l'honore. sono quantità statue


le
il

altri quadri, delle quali cose per scarsezza del tempo non ho potuto render certo
la

ragguaglio, che seguirà come dissi. Però punto esenziale consiste nel levarle dalle
il

non solo Genova ma quasi ardirò


di

mani 37 pezzi notati, essendo questi fiore


li

il

V. A
di

onde indubitatam.te
di

affermare dell'Italia tutta, saranno tutto gusto

Idem, 27 ottobre: S.™ Altezza. Se indubitatamente spero


io

come resterà
V. A. Gio.
fu

conclusa prò' compera de superbissimi quadri del


di

la
S
a

mio trionfo.... l'honore cooperare nella reintegra-


di

Vincenzo Imperiale ascriverò


a

S.™ et Aug.nu Corte.


di

tione delle amirande esquisitezze cotesta


Oh, Ser.mo Padrone che rare pitture! Se mai dall' inspirante penello del gran
Rubens furono parturite meraviglie che infondessero negli intendenti stupori, si
i

amirano qui duo tele emggiate: una, Hercole mentre deposta con nerezza
in

la
la

scordato conocchia gode


di

leonina spoglia clava tratta, sè stesso,


la

pesante
la

e
e

immerso ne' fangosi piaceri de' suavi insulsi dell'impudica sua bellissima adorata

Jole, brilante tira per vezzo l'orecchia gioisce che


le

al

tutta fastosa
la

quale
e
e

primo lampeggiar delle sue lascive bellezze habbi reso prigioniero già invitto eroe,
il

domator de' tiranni, l'uccisor dell'idra, l'espugnator dell'inferno. Cosi con sommo
il

rappresentanti
di

diletto de' riguardanti apparisce circondato da quantità


le

figure
meonie ancelle.
Adone braccio Venere, per per
in

L'altra estinto quale resa


la

esprime
il
a

duto bene inconsolabile distilla insieme con commiseranti Gratie amarissime


in
le
si
308 APPENDICI

gli
lacrime. Ma però da chi con occhio linceo penetra quel candido seno

di
affetti
vivacità con quale ben tosto argomenta dell' infrutuoso

vi
certa fine

la
scorge

si

il
ed godimento novello drudo. Questi duo soli, S.™ A., vagliono un Perù.

di
lutto

il
quadro che legge Madalena, che pentita lava col pianto piedi a Cristo,

la
si
Il

i
opera del Feti copiata da Paulo Veronese, un misto

di
quest'è veramente esquisite
bellezze, cioè tutto Feti più che Paulo, istoriato con quantità grande figure.

di
il

e
San Sebastiano Guido Reni credo che quel sublime pittore

di
ascendesse
Il

per formarne l'idea cielo.

in
Non parlerò delle opere del divino Titiano perchè solo amirare ma non lodare
ponno.
si

Ma che? basta dire che questa raccolta fatta con lungo corso d'anni da
il

è
G. Vincenzo Imperiale cavaliere eminente

in
lettere, opulente oro et quello che

in
di

più l'honora ottimo gusto nella pittura, tutto all'opposto del presente Francesco
Maria suo figlio.
Che più? credo fatale gioie Mantova,

di
perchè
la
venuta queste morte

la
a
Pallavicino prima et del Principe Gio. Filippo Spinola poi

di
Ansaldo Molfetta
di

hanno affatto chi poteva spendere


di
privata questa dilettava

in

di
città pitture

si

e
questa qualità.
Li venderono all'incanto quadri tutti del G. Batista Balbi,

fu
mesi passati
si

ma con tenuissimo prezzo, et un gran


i
vantaggio, mentre questi chi compri,
prega
è

onde sarà bene fìngendo non curante attendendo


di

stare oculatamente tempo


il

il
per fare un bellissimo colpo....

27 ottobre: Sentito che dal conte Carlo Bulgarini ricevei


Q.

io
{Benedetto,
supremo honore de' bonissimi comandamenti V. A.
di

feci portare

in
S mi
il

F. M. Imperiale colà dove col pittor Fiasella detto Sarzana vidi


di

casa insieme

il
quadri tutti da' quali scelsi quelli che V. A. nella lista da me inviata

al
osservò
i

detto Bulgarino, et mi risalvai scriverne a V. A. con


a' di

maggior fondamento

si
opere come
in

circa ordine prezzi, che non prima ho


di

mane
le

questa intesi
dal Sarzana istesso, mandato dall'Imperiale. Li quali prezzi constano per una esti
matione, che già fece detto pittore, mentre vivea q. Gio. Vincenzo.... F. M.
il

il

Imperiale come asserisce Sarzana vive perplesso circa scelti,


di
bramoso esi
la
il

colpo. Spero però che condescenderà alla moderatone de prezzi


in

tarli tutti un
si

alla vendita del numero, nella quale


di

come stante necessità presente trova


la

si

che de compratori de quadri hora Genova.


in

et l'inopia
è

Sarzana o che sia arteficio per fare gioco doppio o che sia lealmente tale
Il

il

dichiara gran fautore V. A. non mancherò


di

di
Io

afferrare continuatione
la
si

de' suoi andamenti l'essito farà apparire manifesto suo animo.


il
e

Ciò che credere bene lui havermi rifferto


di

mi muove per necessità


la
si
è
a

dell'Imperiale, come preghiere che lui fatte acciò ne scriva V. A. alla


le

somma prudenza della quale ciò servirà d'aviso.


V. A. credermi che con et con
di

Circa quadri, resti servita questi co


la
i

piosa raccolta che fatto delle bellissime statue, ardisco quasi dire che restituirà
in
à

pristino l'antica superbissima Galeria Mantova.


di

Idem, 29 aprile 662 Pad." A.


fa

Grand' honore mi
S.

Ill.mo S.re Col.m°.


1

e
:

S.™ nella memoria compiace tenere della mia povera et inferma servitù, et ne
si
IL TENTATIVO DI RICOSTITUIRE LA GALLERIA 309

riverisco la gratia con riporla fra mezzo ad eterne obligationi, ascrivendomi a somma
fortuna il godere della benevolenza di si gran Principe, per servitio del quale rice
verà qui congionta distinta notta dell'opere mi trovo haver peifuionati et per obe-
dirla vi ho agionto ancora il prezzo desidero di essi, quale però rimetto totalmente
alla di lui benignità, come faccio ancora di quella le mandai questo carnevale, et
se le piacerà riaverle le farò subito trasferire costi come farò anco della mia per
sona quando cosi gradisca, che però prego V. S. Ill. a darmene aviso....

Nota delli quadri perfezionati.


Un quadro di palmi 12 in larghezza e 6 d'altezza con Noè che manda li ani
mali nell'arca — prezzo di doppie 60.
Altro quadro di 8 p. di longhezza e 6 d'altezza con animali e figure — prezzo
di doppie 25.
Altro quadro longo 9 p. e alto 7. Moise con l'arca nel deserto con animali
et figure grandi al naturale per doppie 30.
Altro quadro di p. 6 e 5 con Melchisedeche et Abramo, broccati d'oro
'/t

armature et animali, doppie 25.


Altro quadro con pastori et animali per doppie IO, che sono
di

p. et

in
4

tutto fra tutti doppie 150 eccettuato quello mandato questo carnevale col quale
e

con certo veluto per S. A.


S.
congionsi ancora una cassetta qual veluto importa

di
36 genovini del qual denaro ne vedrei volontieri sodisfatto che
io

costo mercante

il
deve havere. tutto però rimetto et comandi del Padrone S.m°
le

gusto
al
Il

G., ottobre 1662. Ho fatto acquisto un quadretto espresso


di

di
Salvatore
1

frutti et altre galanterie da quel diligentissimo pittore fiamingo, del quale ne tiene V. A.
alcuni bellissimi pezzi, et originale Possino 3....
di

di

di

un paese Gasparo palmi


4
e
Idem, marzo 664 Comparisco humilmente genuflesso congratularmi con
2

a
:

V. A. mio S.re Clem.mo felice ritorno Mantova renderle quelle


in

del suo et
a

che posso l'A. V.


di

cordiali et ossequiose grafie maggiori per essersi degnata ap


provare compera che de quadri ho fatto, come ne sono dal S.r Conte Re-
la

si

moaldo Vialardi avisato, sottoscriverò colmo fortunato se come spero


in

mi retti
e

ella benigno concetto quando alla S.m" sua presenza ispiegherò


le

ficherà suo
il

Ho
di

pitture degne vero della sua grandezza. nuovo cinque quadri


in

comprati
che secondo mio credere stato molto avantagioso negotio sono:
il

Un putto, cioè Gesù bambino dipinto dal Vandich che appoggiato sopra
il

mondo dorme circondato da una ghirlanda Gio. Rosa.


di

di

fiori,

L'originale baccanaletto de Putti, che copiato da Gio. Benedetto nella


di

quel
è

Maialis inviò da Torino, pure del Vandich.


gli

stanza dove sono altri studii che


il

Una rassegna de soldati con marchia del campo tutti messi et più lontani
la

dipinti da Cornelio de Val et principali cavallo come piedi del


le

figure
si
a

Vandich, alto, opera veramente suo compagno


di

palmi longo singolare, et


il
7

5
e

Cornelio. Una grande Ancona


di

espresso una battaglia, mano puramente sopra


Vergine cielo circondata da stuolo d'angioli,
in

dipintovi S.ma assonta numeroso


la

Gio. Lanfranco, quegli che immortalò


di

mano suo nome con famosa opera


la
il

Andrea della Valle Roma,


di

palmi
S.
di

in

della cupola misura larga 14


1
1

alta. Per l'aquisto de quali tutti ho sborzato doppie circa, scrivo circa perchè
1
S. 1
7

Ho ridutti quadri Pier d'Arena palazzo


in

compero negotiando lire.


io

nel
a

i
3 10 APPENDICI

del Marchese Clemente dalla Rovere, dove per degni rispetti li faccio incassare.
Colà dove hieri apunto per vederli si ridusse a pranzo quasi tutta la nobiltà di
S. Siro et al doppo desinare sopragionse il Prencipe d'Ancre con molte delle prin
cipali dame di questa città, et i Lomelini tardi pentiti di essersi per avaritia privati
del più bell'arnese che potesse far risplendere la loro chiesa, fanno cose grandi per
riaverlo, e finalmente mi hanno fatto richiedere per il S.r Marchese d'Arquata di
lasciarglielo tanto che se Io faccino copiare, et io le ho francamente risposto ciò
non esser in mio potere tenendo ordine da V. A. di subito trasferirlo a Mantova.
La irresolutione dell'Imperiale per quanto mi ha riferito il S.r March. d'Arquata pro
cede dalla necessità che tiene di havere il consenso da questo Senato Ser.m° per
essere i suoi quadri legati per la legge de fideicomisso, onde mentre che verte la
lite col fratello m'incaminerò con questi ben custoditi verso Casale....
Manderò prima un pedone al S.r March. Governatore Andreasi acciò mi invii
sei soldati a cavallo per salvaguardia della condotta....

gli
Paralleli agli sforzi de' Castiglione in Genova erano armeggi del
residente gonzaghesco Milano, Pier Maria Rangoni, per acciuffar buoni
a

quadri. 29 aprile 1661 annunciava trionfante:


Il

Li Ceva tiene del Michelangeli sono

di
due quadri che disposinone
il

a
V. A. S., ridotto prezzo, con non poca difficultà, scudi 200, protesta che sono
a
il

V. A. S.
di
buon prezzo 100 doppie. Supplico pertanto comandare quello
in
a

devo operare, se pigliarli et dove come inviarli....


e

L'8 l'invio dei due quadri ben assettati una

in
maggio accompagnava
n

di
cassa del Michelangelo sebbene egli dica Michelangelo Roma
n

n
e

n
:
in

di

due dispacci del marzo (1), aprile, forse anzichè opere del Buo
4

Mantova,
di

narroti trattava tele del allora assai ricercate


si

Caravaggio,
a

dacchè anche qualche anno dopo Pietro Aimondi detto Bologna proponeva
il

l'acquisto d'un altro dipinto del Merisi (lett. da Bologna, 29 marzo 665)
1

Mi eccellenti, l'uno
di

di

di

sono capitati due quadri pittura mani Michelan


gelo che
di

di
vi

esprìme tre giocatori, che valore scudi


di

tutta esquisitezza
è

in e

400, scudi
S.

l'altro del Carazza con un Francesco


di

di

paoli atto far oratione


;

avanti Cristo, dil quale non accenno alcun prezzo a V. A., aspettando ch'essa mi
dii sentore
di

se sarà suo gusto.


Era tale Carlo Nevers per
di

di

66
la

trasporto pittura, che nel


II
il

1
,

volendo aver ogni patto alla sua corte decoratore Villa, disputatogli da'
il
a

Duchi Savoia,
di

fece senz'altro per mezzo del residente milanese


lo

rapire,
di

Rangoni (lett. aprile costui)!...


7

"
(I) Tiene Ceva (tcrive Rantoli) quadridue del Michelangelo Roma,mi diceriaverlipagati150scudi...
di
il

li
il

Li due del modernopittorefuronodal March. Rosaihors viventedonati CastelRodrigoet sonoin Spagna ,.


a
IL TENTATIVO DI RICOSTITUIRE LA GALLERIA 311

* *

Nel 1663 Salvatore Castiglione era a Venezia: sempre, con il mede


simo scopo di procurar quadri al Duca di Mantova. Stavolta aveva messo
le mani su una tela di Paolo Veronese, come certo abate Tinti riferiva al
Principe suo signore :

Ser.mo Padrone
Avvisatomi da Salvator Castiglione di dover essere unitamente con Nicolò Re-
nieri (1) da' Padri de Servi per notificar loro lo stabilimento dell'accordo per il
quadro di Paolo Veronese del Refettorio siamo stati il med.° Renieri et io questa
matina a Servi, ma trovato che il P.re Emo theologo della Repubblica, che dispone
le cose del Monastero era a godere la campagna in una villa sopra Mestre, Vi siamo
andati hoggi et trovatolo in difficoltà di vedersi meco senza aver prima licenza dagli
Inquisitori di stato, ha udito il Renieri dando et ricevendo reciproca parola che il
quadro si terrà per V. A. Ha perciò dettoli di esser domattina dal Priore, acciò
lo notifichi in di lui nome a Frati, et è restato di procurare la licenza del Senato,
in che non mostra di haver difficoltà
Venetia, 7 luglio 1663. L'Abbate Tinti.

L'acquisto del quadro di Paolo non era cosa- isolata : in quello stesso
giorno veniva anzi segnalata a Carlo II una collezione veneziana preziosis
sima da incorporare alla sua galleria. Bortolo Foresti scrive che erano n pit

ture veramente degne per la galaria di V. A. Ho ancora un sottocielo per


servir qual si voglia Salone, le quali ancora non sono state vedute da niuno
et dette pitture sono di Titiano. Haverò anco quadri superbi di Paulo Ve
ronese. La statua di Adone e Venere dimanda doble 40.... n.

Per capir meglio la lettera del Foresti giova dare in extenso la nota

(acclusa a una lettera, pure del 7 luglio, del negoziante Giuseppe Colorai)
n de tutti li quadri che erano nel studio del Moro della Zuecca che hora
si trovano in mano de 1' Ecc.'"" Ambroso Bembo n.

Un Christo di età di 12 in 14 anni, mezza figura che tiene una palla in mano,
altri dicono sia il ritratto del Duca Visconti Conte di Virtù, opera di Leonardo da
Vinci, alto più di 3 quarte, largo quasi 2 e 1/?-
Un ritratto di un giovine con bella capigliera che tiene una mano sopra una
spada, mezza figura al naturale, opera di Raffaele, altri dicono sia il suo ritratto et
altri ha detto poter essere Davide d'altezza 5 e larghezza quarte
'/a

un quarte
e

et più.
4

Un spoglio che doppo finita Monsù Giacomo


di

di
fa

la

battaglia mano
si

Borgognone, alto brazza largo brazza circa.


in
1,

1,

detto quarte
2
il

(I) Imiuneritrattistafiammingo,che era cordialirelazionicon corte Mantova,come da sua letterada Ve


in

di
la

nezia, 14 giugno 1664 (in sedicente


francese).
312 APPENDICI

La visitatone della Vergine a S. Maria Elisabetta con alcune altre figure di


Bernardino Co tignola, alto poco meno di quarte 5, largo poco meno di 4.
Un pezzetto rotondo, ritratto di uno che fu scultore e pittore, di mano del
Correggio, altri vogliono di Andrea del Sarto, grande per ogni verso più di una
quarta.
Una femina che dà da bere ad un soldato, mezze figure del Fetti, alto quarte 3 1/,,
largo poco men di 5.
Christo che sale in cielo con alcune altre figure di Federico Barozzi, alto
brazza I, onza Vs e largo onze 10 in circa.
Un Satiro et un pastore ignudo in un bosco che è per sonare un istromento
pastorale con una pecora appresso, figure intiere più grandi del naturale di Giulio
Romano, alto brazza 4, quarte 3, largo poco meno di brazza 3 V,.
Santo Giacomo overo un Pellegrino, mezza figura al naturale del Prete geno
1/,

un brazzo.

di
vese, alto quarte 5 largo più
e

Le Nozze Cana Galilea de' Bassani, alto brazza brazza


di

quarte

2,
3,
largo

1
,
onze
1.

Tre pezzetti che rappresentano favola Marsia, Andrea Schiavone,

di

di
la
1/s

ogniuno alto quarte largo circa un braccio.


e
1

Tre pitocchi, mezze figure naturale del Guerri, altri dicono del Fetti,
al

alto
un brazzo,
5.

largo quarte
Si

di
Christo con Madalena Marta et cinque altre mezze figure naturale

al
e

mone Petenzano, Titiano, brazza

'/s
discepolo
di

alto et mezza quarta, largo


brazza et una quarta. 2
3

Altri pitocchi cioè una Donna con un figliuolo braccio et un giovine ap


in

presso, mezze figure del Tintoretto, alto onze largo onze .


8

1
1
e

Un Amorino Prudenza Pace Paolo Veronese, alto


in

di

mezzo tra
la

la
e

circa, largo
in

onze onze
5.
6

La Vergine col Bambino che dorme, Lorenzo


S.

S.

di
Giuseppe et Caterina
Lotto, alto più largo quasi braccia.
di

5,

figure quasi naturale,


al

quarte
2

Un pezzetto con due pastorelli et alcuni animali del Bambozzi, più


di
alto una
quarta, largo quarte Vi.
2

Et diversi altri pezzi d'altri auttori.


*
*

Al del Refettorio de' Servi altra tela Paolo Veronese


di

quadro fece
presto pendant; Girolamo Molino con bella
la

proponeva compera, questa


lettera descrivente ratto d'Europa):
la

composizione profana (un

Molto IH.» S.«....


Incontro con venuta del bel quadro Paolo Veronese l'apertura dimo
di

di
la

V. del mio
S.

molto ilI." con patuito aviso parti della mia servitù


le

strare
e
il

e
a

riverente desiderio. Dall' ingiunta misura comprenderà lunghezza larghezza che


e

termina alla picciola marca nero. Nella grandezza del quale entravi bel
di

figure,
7

lissimi animali paese, comparendo l'Europa sopra un bianco ma scherzoso bue


e

due femine che con gratioso


di

sedere sofferendo servitù impiego stan abiglian


la
IL TENTATIVO DI RICOSTITUIRE LA GALLERIA 313

dola. Alla presenza, una ragazza ad un sasso colgata con ghirlanda de fiori in mano
e poi un Amorino che ancor esso con vezzoso brio atteggia, et in mezza tinta una

schìaveta con un cavagno et un puttino in aria con pensiero di presentare de' fiori

in gli
fa
alla beli' Europa che con ridente guardo conoscere brama.

la

.
Altri due bovi sono bellissimi, et lontananza medesima accompagniata

la
e
da femina che se ne va (come colà anche vede) con suo toro spasso del

al
si

il
l'onde, intelligenza tutta che ogni genere ricercasi nell' inven

in
per mostrare

si
I'
e

come nel ben distribuire con veri fondamenti cose, sopra un grande

le
tare finge
tronco d'albero un'aquila osservante all' interessi del trasformato padrone, che bisogna
certo concludere che più gran Paolo con penelli che altri con parole sa espri
al

favole, che il
modo rapresentate visibile istorie.
di

mere tal sembrano


le

Volevo minore mille doble, ma

di
con scaltrezza dimanda

la
bensi sentire

ri
convenienza preterizione loro fondandola qualità

la
di

tutta sopra
la
spostomi essere
A.

S.

S.
quantità dell'opra, tuttavolta non dispero farne godere quei

di
tutti

a
e

vantaggi mediante buon ordine che anderò tenendo nel negotio ecc....
il

Ob.mo S.re
Venezia, agosto 1664. Girolamo Molino.
2
li

mille doble era troppo quindi


di

forte trascinò
la

si
prezzo pratica
Il

Francia
di

lungo, con pericolo che l'ambasciatore stornasse suo profitto

a
a

contratto. Un tal Lami Antonio ne dava l'annunzio ammonitore Mantova

a
il

con lettera del dicembre


3
1

L'altro giorno parlando con l'Ambasciatore Francia egli uscì dirmi che
di

a
doveva giorno seguente andare vedere quadri del Molino per concludere

la
li
a
il

che V. A. havea
io

pezzo, affermando
di

compra, sopra che disputassimo un

li
Si

Mantova. vaglia pertanto dell'aviso.


di

in

già

Paolo che vertono


di

Salvo errore
le
sempre sullo stesso quadro se
è

ducale, l'altra
al

guenti due lettere; diretta l'una alla cancelleria Castiglione.


Indubbiamente fine precoce del duca Carlo, avvenuta 14
la

agosto
il

1665, rese vane insistenze dell'ignoto La morte aveva


le

corrispondente.
nuovamente battuto alla de' Gonzaga Carlo era rimasto vittima
II

reggia
;

de' suoi stravizi, ne l'orbata casa poteva più pel momento pensare ad ac
di

quisti quadri.

IH."° R.m" P. mio....


e

Li V. A. Ser.™ furono
di

R.'M per ordine


S.

Ill.™
di

comandi questa su
e

in S. gli

cioè ordine che scrivese S.r Castiglione diverse mie ho scrito,


in

bito eseguiti,
al

perchè non vedo alcuna replico terza et suplico V. Ill.ma per


la

ma risposta
qualche suo servo confidente che sia, doppo letta da Lei, consigliata mano del
li

medemo et procurarne risposta, acciò possa licentiare patroni del quadro. As


la

li

V. IH.m* che se S. A. gioia farebe molto male,


S.

sicuro lasciase questa essendo

A. Francia.
di

S.m" con Corona


S.

vera et degna, da egualizare


la

cosa Questo
borsa volese venuto
io

negotio va tratato con gran secreteza, et se mia saria


la

V. A.
S.

poterne discorere con


di

Mantova aposta. Se vedesse campo S. Ill."u


li
314 APPENDICI

di questo affare lo stimarla bene, perchè non so la causa che il S.r Castiglione non
mi risponda, forsi per essere lui quello che in tutti li negoti vi voglia la sua por-
tione Suplico V. S. di risposta in Vicenza.... che per qualche tempo per una
Iute mi traterò....
Vicenza, 4 agosto 1665. S.re vero
Bernardo M
drfij
IU.« S.«....
Con diverse mie scrise a V. S. per ordine di questa A. S. ne l'affare del
quadro già significatoli et perchè non so nè vedo alcuna risposta, nè tampoco se la
mente di S. A. S. se aplica a far tal acquisto, replico.... per poterne risolvere li
padroni del medemo. La grandeza del quadro di Paulo Veronese sono di alteza

1/,
1/*

braccia 7 circa, braccia circa. So sarà cosa degna


di di

pur

di
in

in
largeza

1
1
capitare ne galaria questa Alteza....
la

Vicenza, agosto 1665. S.re vero


4
li

Bernardo M
AML-
S.r Salvadore Castiglione
Mantova.
*
*

II,
L'inventario degli oggetti d'arte posseduti da Carlo compilato nel

II,
1665, d'Arco (Arte
fu

novembre pubblicato dal artefici, 182 sgg.),


e
di

ma anche peggio se pur era possibile quello del 1627!


Egli molte indicazioni esatte de' luoghi cui quegli
in
soppresse anzitutto
trovavano indicazioni così preziose storia del du
la

oggetti per palazzo


si

cale (1); poi confuse tra loro collezioni artistiche della Reggia con quelle
le

Riproducociò che riguarda cosidettoappartamento


d' Isabellad' Este:
il
(I
)

Nella camera del paradiso.


Un quadro tella donnecon pezzidiversi.
di
io

Nel gabinetto adorato.


Duoi buffettitondi marmoreminiati biancocon suoi piedi parangone.
di

di
di

Settepezzi quadri con sopra istoria Troia.


di
di

l'

Ne l'altro gabinetto.
Otto pezzi quadricon l'operadel testamento vechio manode1Costa vechio.
di
di

Un quadrodel rato delle Sabine manodel S.r Possentebolognese.


di

In un'altra camera.
Nove pezzi paesaggigrandidipinti ogliocon rappresentazione variefavole.
di
di

In un'altra camera.
Nove altri pezzi quadrosimili grandi.
di

Nell'anticamera del già S.mo S.r Duca.


Sette pezzi quadri manodel S.r Pietro Martire Neri con creationedel cielo et del mare,
la

creatione
di

la
di

de l'homo (della nottestampa D'Arco) et altrefavole(tavole,stampa D'Arco), ecc.


il

il
IL TENTATIVO DI RICOSTITUIRE LA GALLERIA 315

delle ville suburbane di Marmirolo e Favorita; lesse de' nomi a rovescio, e

il Purbes (Pourbus) diventò.... Rubens (1); ommise infine le attribuzioni di


alcune tele.... che erano semplicemente ascritte a Paolo Veronese.
Diamo perciò i numeri più interessanti.... e più manomessi dell'inven
tario della Favorita:

Nella sala grande.


Otto quadri del Tintoreto con cornici lavorate d'intagli ma schieti.

Nella prima camera contigua alla detta salla a man sinistra


verso il giardino.
Duoi quadri bislonghi a paesi di Gasparo Posini senza cornici.
Un quadro di 4 elementi del Castiglione, senza cornici.
Un quadro di armenti grandi del detto, senza cornici
Duoi scrittori grandi con li piedi di tartaruga, in cima trei statue in piede di metta1
con coperte di corame....
Nove busti di marmore con li suoi piedi di legno.

Nella seconda camera.


.... Un quadreto del Sposalitio della Madonna di Paolo Veronese senza comici.
Un quadro del Vendico, senza cornici....
Uno scrittorio d'ambra con cornici d'ebano con sua cassa fodrata di veluto rosso.

Nella Galena.
Un quadro con una Madona con un putino in geda et altre figure di Ticiano con
cornici adorate.
Duoi quadri di Paol Veronese con il Senturione et l'altra l'adoratione de Maggi
senza cornici.
Un quadro longo della Madona in Egito con diverse figure del detto, con cor
nici adorate.
Due quadri, uno la caduta di S. Paolo, et l'altro la probatica piscina del detto (2)
cornici liviere et oro....
Un quadro grande con il ritratto di Casandra istoriato di Guido Regnio (sic) con
cornici adorate....
Duoi quadretti compagni, uno le nozze del ricco Epulone et l'altro un banchieri
de denari, con cornici adorate, del Feti....
Un quadreto di Venere di meza figura, di Pavol Veronese....
Uno scrittorio con una figura di Giove d'argento con un'aquila pure d'argento, et
sopra.... un vaso d'argento con varii fiori frati et dalle bande due profumiere
d'argento....

(1) Un quadrocon corniceneracon il ritrattodi MadamaEleonoradi manodel Purbes....


Un altro quadrocon cornicisimilicon il ritrattodell'infantesposadi manodel Purbes.
"
(2) Il D'Arco sopprìmel'indicazione del detto,, e con ciò due quadri del Veronese, molto ben rappresentato
della
comesi vedenellacollezione Favorita, dispaiono1...
316 APPENDICI

Un scrittorio d'avoglio con pietre di lapislazer.


Due tavole rettangoli di varie pietre intersiate con li piedi di delphini rigati d'oro e nero.
Quattro tavole simili....
Venti statue di marmore in piedi con li suoi piedi di legno neri.
Due statue di bronzo.
Sei portiere di brocato d'oro con li suoi cordoni.
Otto tamburini con le sue coperte simili alle portiere.

Nella camera contigua alla galleria verso sera.


.... Un quadro di bacanali del Dosso di Ferrara....

Nella camera del Toresin.


Un quadro deHa rapresentatione del Tempio di Pavolo Veronese senza cornici...

Nel camerino in capo alla scala.


Un quadro di una testa di Guido con corni d'oro....
Un orologio grande alla todesca....
Un quadro con un scerzo di putini del Posino....

* *

L'n Inventario de' mobili et altri effetti di ragione del q. Duca di


Mantova n (Ferdinando Carlo) che avrebbe dovuto trovarsi nell'Archivio
de' Frari a Venezia, tra gl'incarti del processo per la sua eredità, esiste
invece a.... Verona! E
il cod. 48 degli Archivi del Comune: e proviene
(ci vuol poco a immaginarlo) dagli atti del Monte di Pietà. I Gonzaga
avevan continuato colà, fino all'ultimo, a fare de' pegni: e s'indovina facil
mente che l'Amministrazione del Monte si interessasse perciò assai alla li
quidazione dell'eredità dell'ultimo Duca, per veder garantito il rimborso
delle somme prestategli.
Fu così che il Monte di pietà di Verona ottenne dalla Signoria di
Venezia la communicazione dell' Inventario, redatto dal gennaio 1 709 in poi

(1706 stile veneto) de' beni posseduti dall'esule Duca.


E un cod. cartaceo di ben 231 ce: il quale dimostra luminosamente
quanto fosse ancor ricca e magnifica, nella sua stessa decadenza, la corte
de' Gonzaga. Vi è una prolusione di oggetti d'oro e d'argento da sbalor
dire! Persino i.... vasi da notte eran d'argento: e racchiusi in n buste di
damasco cremisi!... n

Innumerevoli i quadri : tutti, ad uno ad uno, esattamente elencati da


un pittore di comune fiducia degli eredi, a ciò delegato. Se abbondano le
gli

tele, che stimatori stessi qualificavano pittura ordinaria n, non mancano


n

però quadri d'autore: più importanti riferiamo qui sotto, ommettendo


e
i

brevitatis indicazioni sulle cornici, spesso sontuose.


le

ergo
IL TENTATIVO DI RICOSTITUIRE LA GALLERIA 317

Il nome di G. B. Castiglione s' incontra quasi ad ogni pagina : ed anche


de' suoi dipinti tralasciamo di tener nota, perchè già dalle sue lettere s'è
visto come e quanto lavorasse per la corte di Mantova.
La quarta (misura ordinariamente indicata per ciascun quadro) corri
sponde oggi a una spanna.

Un Evangelista di Giacomo Tentoretto (quarte 6 e quarte 5).


Un bacanal di P. P. Rubens (8X8): e un altro di 8X '0.
Barcaroli marìtimo del Brusasorzi (5 X 1 1).

S. Francesco del Fetti (5 X 6).


Bacco con due satiri d'Agostin Carrazzi in tavola (2 Vi X 4).
La B. V. in di G. Reno (2

in 1/,
rame 3).
Cristo fra due ladroni del Rubens tavola

X
6).

(5
V,

Ricco Epulone del Fetti


X
(2

4).
Il

La Bella Judith del prete X


(6
genovese 8).
Cristo alla colonna del Vandich X
(7

6).
X
7,

Pastorella del Fetti 1/,).


di (3

Venere con Amore G. Reni X


(9

3).
'

Cristo croce del Fetti //, X 3).


in

(2

Una donna con bicchiero del Fetti X


Vi
(2

4).
riposo Egitto Paulo veronese (10X
in

di
Il

14).
La B. V. con bambin A. Vandich
di

X
(6

7).
X 3).
1/»

Una vecchia del prete


(2

genovese

X 3).
V,

del Montagna
in

Limbo tavola
di (2
Il

Tre figure un putin che dorme A. Vandich X IO).


(7
e

V,

La B. Vergine,
S.

Maria Elisabetta Zuanne del Salviatti


1/i S.

X
(8

10).
(3 e

Anna del Rubens X


S.

Giochin
S.

5).
S. di e

L'incendio Troia del Perugino (13 X 15).


La B. V., G. Battista del Ferari (10X7).
S.

Joseppo
e

X
V,

La Natività G. C. del Rubens


di

(3

5).
mano del Brilli.
di

Paesetto
P. Veronese X 2).
di

Centurione avanti Cristo con figure


(8
Il

Due disegni piccoli fatti penna Salvator Rosa.


di
a

Sudario del Fetti X 5).


in

tavola
(4
Il

Un quadro fatto X 11),


S.

palla rappresenta Giorgio cavallo


di

di

oza
7

a
(1
a
f

mano del cav. Dal Cairo.


Li Tre Re Magi con molte figure, P. Veronese (8X
di

'2).
X
in

Ecce^Homo, tavola, del Fetti


(4

5).
X 4).
1/«

Figure del Fetti


di

Armeni
(2

Una testa Titian X 4).


di di

(3

La caduta X
S.

Paolo del Celotti (19


0-
(2 '

X 3).
di di

Pitocchi Michelangelo dalle battaglie


Venere P. Veronese X 6).
(5

Cristo croce Rubens: due esemplari, l'uno con dora


in

di

soaza finta tartaruga


e

chiaro scuro; l'altro con soaza rilevo.


di

di

quarte
3,
1/i

tura basso
2

e
e

Un ritratto del Cai tavola X


in

patio,
(2

3).
318 APPENDICI

Battaglia del Borgognone (2 V, 3 Vi)- X


Platone dello Spagnoletto (9 12). X
Tavola con istromenti del Rosso genovese (6 X 6).
Ritratto piedi con un moro, del Bronzino (8 X 12).
in

Quattro quadri (2X4 l' uno) rappresenta chiarì e scuri, la Bella Judith et altre
ligure di mano del Mantegna.
Battaglia naval del Tentoretto (16 X 24) e altri 7 quadri di battaglie (i fasti Qon-
zagheschi).
Due quadri (10X '3 l'uno): Lot e Sanson del Guerzino.
S. Agata di P. Perugino (11 X 12).
Un Baccanal del Moretto da Brescia (9 X IO).
Donna sentada del Ranieri (4 X 13).
Cristo morto del Perugino (1l X 18).
La Natività di Cristo di Andrea Ferrari (pala di brazza 5 e br. 4).
La B. V. e S. Caterina, copia dal Titian de Parise Bordon (9 X ' 3).
Adon e Venere del cav. Dal Cairo (12X21).
Un quadro ovado (3 1/i X 5) dell'Albano con puttini.
Amore e Adon del Guerzino (14 X 17).
La fama del prete genovese (6 X 9).
Due Imperatori, copia di Titian (6 X 8).
La B. Vergine, dì Paulo veronese (5 X 6).
Arazzi grandi 6 instoriati con putini tessuti con oro, dissegno di Raffaello.
Arazzi grandi 8 con ligure grandi al naturaI, dissegno di G. Romano.
Arazzi grandi IO, con puttini tessuti con oro, dissegni di G. Romano.
Arazzi grandi 8 con figure rappresentanti Diana, tessuti con oro, dissegni della
scola di G. Romano.
Arazzi grandi 9 istoriati con figure : rappresenta l' incendio di Troia, antichi ; di
buon disegno, schietti senza oro.
Arazzi grandi 6: Fetonte, disegno di G. Romano senza oro.
gli

Arazzi grandi 8, instoriati con figure, rappresenta Achilli, tessuti con poco oro,
disegno del Rubens.
Pezzi arazzi detti Tobia, oro, disegno
di

Raffael.
di

senza
3

Una intiera bronzo, dissero


fu
di

statua esser del S.r Duca Vincenzo Gonzaga.


INDICE DEI NOMI DI ARTISTI

Ach Giovanni, pag. 98, 113 Bottani Giuseppe, 245


Adda (d') Francesco, 114 Botticelli Sandro, 269
Albano Francesco. 48. 51, 127, 149, 153, BrìI Paolo, 47. 293 sgg.. 217
292 sgg.. 318 Breughel (Brugel, Brugolo, Bruol), 49, 92, 94,
Alberti Leon Battuta, 21 104, 109 sg.. 118 sg.,; 125, 129, 132. 139 sgg.
Andreani Andrea, 39 Bronzino. 38. 121. 126. 130. 152. 252 sg..
Andreasi Ippolito, 180, 273 266 sg.. 318
Anguissola Sofonisba, 103, 116 Brusasorci (Riccio Domenico),"3 1, 97, 317
Antiveduto (I'). 47. 292 Buti Lodovico, 256 sg.
Arisio Giovanni da Viadana, 158
Aristotile di Bologna, 21 Caccia Guglielmo o Moncalvo, 48,' 111
Cairo (del) Francesco, 317 sg.
Bachiacca Francesco (Libertini), 236 Calabro, 85
Baglioni .Giovanni, 48, 51. 103. 131, 136. 147. Cambia» Luca, 97. 100. 147, 306
292 sgg., 300 sg. Campi B.,'89
Bahuet Giovanni. 37, 179 sg., 275 Campi Giulio, 115, 130, 151
Baldassare da Siena, 281 Cantarmi Simone, 175
Bambozzi (Pietro van der Laar), 312 Canti Giovanni, 85
Barbone Giacomo, 108 Capriolo Aliprando, 181
Barocci Federico, 42, 62, 312 Caraccioli G. B., 47
Battolino di Novara, 20 Caravaggio (da) Fermo, 242-43
Bartolommeo (fra), 49. 269 Caravaggio (da) Michelangelo, 81, 84, 106, 155,
Basano ('), 102. 109, 151. 312 277 sg.. 283, 288, 310
Bellmi Giovanni, 26. 97. 116. 198, 201 Carli. Ludovico detto il Cigoli. 262, 267, 269
Benintendi Filippo, 202 Caroto' Francesco, 101
BertanifG. B.. 31 sgg. Carpaccio Vittore. 26, 101 sg., 137
Bilivert Giovanni, 268, 270 Carracci Agostino, 97, 127 sg., 317
Billano Andrea, 22 Carracci Annibale, 83, 127 sg.
Bolgiani Orazio, 307 Carracci Lodovico, "49, 128 sg,
Boltramo Antonio, 1% Castiglione Benedetto, 84, 305 sgg.
Bonon Carlo, 128 Cellmi Benvenuto, 31, 243
Bonsignori Bernardino, 133 Celotti v. Zelotti
Bonsignorì Francesco, 27 sg., 97, 133, 191 sgg., Cerano (Crespi GB). 48, 111
215. 231 sg. Civerchio Vincenzo,' 26
Bordone Paris, 224. 306. 318 Civetta (Enrico de Bles). 100, 102
Borgani Francesco, 34. 43. 180. 273. 281 sg. Conti (de') Bernardino,'' 237
Borgognone (P. Giacomo Cortese), 311, 318 Cornelio (Engelbrechtsen), 273 sg.
320 INDICE DEI NOMI DI ARTISTI

Corradi Girolamo, 28 Gierino vecchio, 265

Correggio (Antonio Allegri), 26. 52, 75 sg., 81, Giorgione da Castelfranco, 26, 110, 149, 153,
89 sgg., 98. Ili agg., 115. 139 sgg.. 147. 157, 281, 306

149. 151. 153, 155, 157, 257. 2%, 301 sg., Gonzaga Cesare principe di Guastalla, 95
307. 312 Grandi Ercole, 187
Costa Lorenzo seniore, 27 sg., 79, 93, 95, 100, Guercino (G. Francesco Barbieri), 83, 106, 318

102. 105. 108. 141. 180 sg., 200 sg.. 204 sgg., Guerri Dionisio, 312
215,229 «g.. 234 sgg.. 241. 243. 302. 314.
Costa Lorenzo il giovane, 31, 152, 179, 230 Hoefnagel (Hovenagen) Giorgio miniatore fiam
Cotignola (Zaganelli da) Bernardino, 312 mingo, 37, 149, 153

Dondi Lodovico, 41. 105


Jacopo da Empoli, 268
Dossi Dosso, 26. 130. 134, 187. 217 sg.. 241.
Jacopino da Tradate, 22
282, 306. 316
Dlirer Alberto. 37. 98, 174. 273 sg.
Lanfranco Giovanni, 309
Laurana (da) Luciano, 21
Eyck (Jan van), 29, 105
Leonardo" da Vinci, '26 sg.. 29. 49, 117. 183.
Facchetti Pietro, 45 sg., 91, 112, 280 sgg. 198 sgg., 208, 232, 234 sgg.. 257. 267.
Fancelli Luca, 21 270. 311
Farìnati Paolo, 31 Leonbruno Lorenzo, 28

Filippi Cesare, 133 Leoni Leone, 31

Ferrari Andrea, 318 Leon Marco, 281

Ferrari Gaudenzio, 103 sg., 317 Licinio Bernardino, 114. 130. 139 agg.
Fetti Domenico, 47, 49, 81, 94, 108 sg., 126. Ligozzi Jacopo, 255 sgg.

128. 132, 147, 149. 151. 153. 159, 181, Liombeni G. Luca, 190
268, 285 sgg., 306, 308, 312. 315. 317 Lippi Domenico, 39

Fetti Lucrina, 128 Lombardi Alfonso, 244

Fiacco Orlando, 107 Longhi Luca, 96


Fiasella Domenico detto il Sarzana, 306 sgg. Lorenzo da Monte Aguto, 199

Pigino Ambrogio, 104, 118 Lotto Lorenzo, 312

Filipponapolitano (De Angelis), 269 Luca da Faenza, 242, 243

Fontebuoni Anastasio, 269 sgg. Luca d'Olanda. 98. 151. 172. 273 sg.
Francesco da Urbino, 21 Luini Bernardino, 103 sg.

Francia (Francesco Raibolini), 26, 81, 108, 210


sgg., 223, 232,)236 sgg.. 243 Mainardi Camillo, 180
Franciabigio, 236 Maineri Gianfrancesco, 196 sgg., 233
F urini Filippo detto Pippo Sciamerone, 266 Malagigi cavaliere pittore, 62
Malombra Pietro, 49
Gagini (i), 202 Malpizzi Bernardino, 281 sg.
Gallinone Orazio, 35 Manetti Antonio, 21
Gamberaia (da) Felice, 269 Mantegna Andrea, 5, 21 agg., 36, 39, 45, 52,
Garofalo (Tisi Benvenuto), 168 74. 76. 80 sg.. 85. 97. 102. 104 sg.. 113.
Gatti Bernardino detto il Soiaro, 152 115 sg.. 119. 124. 131. 136. 140 sg.. 157,
Geffels Francesco, 73 159 sgg.. 188 sgg.. 201. 204, 206. 218. 224.
Gentileschi Artemisia, 60 231 sgg.. 302, 318
Gentileschi Orazio, 60 sg. Marcantonio (Raimondi), 274
Chini Giorgio, 96 Marcello (Venusti), 116. 132, 152
Ghisi Teodoro. 89, 95 >g., 179, 273 Massari Lucio, 296
Ghisoni Fermo, 31. 89. 103, 180 Matteino di Ciano. 268
Giambologna, 267 Mazanrri Michele, 254
Giancristoforo Romano. 79, 188, 192 sgg.,200 sgg. Mazzolino Lodovico, 149, 153
INDICE DEI NOMI DI ARTISTI 321

Michelangelo Buonarroti. 42, 75, 77, 80, 107, Prassitele, 75. 157 sj., 164 sg.
152, 157 sg., 165. 246 sgg., 256. 263 sg.. Prete genovese (Strozzi Bernardo), 307, 312,
269. 310 317 «g.
Michelangelo dalle battaglie (Cerquozzi), 317 Primaticcio Francesco, 243
Michele (Parrasio>). 109 Procaccini Camillo. 104, 3%
Michele d' Ungheria (Michele Ungaro), 21
Miele Giovanni, 305 Quintino (Massys Quinten), 117. 130. 140 sg..
Mola Gaspare, 104, 269 149. 153
Monsignore Girolamo, 152
Montagna, 317 Raffaello Sanzio, 26, 29, 39. 42, 52, 61 sg.,
Monte (de) Giovanni, 89 71, 75, 77. 84, 90 sgg., 97 sgg., 107. 109,
Monterasio Giovanni, 48, 293 sgg. 139 sgg., 155, 165, 232, 239 sgg., 255 sgg.,
Morazzone P. Francesco (Mazzuchelli) , 48, 50, 262 sgg.. 267, 277, 281. 2%. 305. 311. 318
MI Raffaello da Urbino intagliatore, 48
Moretto da Brescia (Alessandro Bonvicino), 318 Reni Guido. 48. 81. 83. 96, 139. 141, 155.
Moro (del) Battista, 31 295 sgg.. 306. 308. 315 sgg.
Morone Domenico, 28, 85, 93 Renieri Nicolò, 311. 318
Rinaldo Mantovano, 242

Nicolò da Milano, 243 Roberti Ercole, 186 sg., 191

Niccolo da Verona, 22 Romanino da Brescia (Romani Girolamo), 108,

Novelli Antonio, 271 133, 152. 225, 236


Romano Giulio (Pippi). 27 sgg., 71. 81. 90. 92.
94. 101 sgg.. 114 sg.. 130 sgg., 139, 141,
Orsi Lelio, 108. 126
149, 151 sgg.. 155. 239 sgg.. 306, 312, 318

Padovanino (Varotari Alessandro) 293 Rosa Salvator, 317

Palazzo Bartolommco, 184 Rosselli Matteo, 269 sgg.

Palma il giovane, 176 Rosso Genovese, 318

Palma vecchio (Nigreti Jacopo), 92, 110, 140 sg., Rubens P. Paolo. 37. 39 sg., 43, 49, 60. 98.

147 103, 111, 113, 149, 153, 183, 219 sgg., 228,
233, 237 sg.. 263. 275 sgg.. 286. 301.
Parmigianino (Mazzola Francesco), 42, 49, 97 sg.,
107 sg., 124. 153 sg., 226. 281 sg.. 306 306 sg., 315, 317 sg.

Passignano (Cresti Domenico), 97 Rubone Giulio, 180

Passarotto, 95
Penni G. Francesco. 239. 242 Sacchi Carlo d'Andrea, 305
Perréal Jean. 26 Sadeler Giovanni, 37
Perugino (Vannucci Pietro), 26, 41 sg., 46, 201, Salviati Francesco, 25. 173, 270, 281, 317
206, 208, 302/318 Samacchini Orazio, 169
Petenzano Simeone (Peterazzano), 312 Sansovino Jacopo, 165
Piombo (del) Sebastiano (Luciani), 28, 97. 110 Santi Giovanni, 189 sg., 229
217. 273 Sanvito Stefano, 179 sg., 281
Pinturicchio Bernardino, 45 Saraceni Carlo, 47
Pisanello (Antonio Pisano), 20 sg. Sarto (del) Andrea (Vanucchi), 38, 52, 71, 81,
Pomarancio (Roncalli Cristoforo), 283 90, 98, 115. 139 sgg., 155, 252 306.
Pontormo Jacopo, 236, 257, 267 sg., 271 312
Pordenone (Corticelli G. Antonio), 98, 114, Savoldo Girolamo, 122
224 sgg., 236. 306 Schiavone Andrea, 168. 306, 312
Possenti Benedetto, 128, 314 Sebregondi Niccolò, 47, 292
Possino Gasparo (Poussin), 305, 309, 315 sg. Segala Francesco, 35
Pourbus Francesco (Birbe*, Urbis), 37, 39 sg., Segrino v. Usegren
82 sg., 93. 100. 102 sg.. 108. 179. 275 sgg.. 3 15 Semplice (fra) da Verona, 48, 100
Pozzo Paolo, 245 Sodoma G. A. (Buzzi). 26. 257
322 INDICE DEI NOMI DI ARTISTI

Spagnoletta (Giuseppe Ribera), 318 Vago (del) Perà. 91, 380


Susini Antonio, 270 sg. Val (de) Cornelio, 309
Sustermann Giusto, 83 Valckenborch Federico, 37, 100
Vandyck Antonio, 49. 51. 175. 305, 309. 317
Tacca Pietro, 269. 271 Vandyck Daniele. 83 sg.. 315
Tadda (del) Romolo, 271 Vasari Giorgio, 103

Terenri Terenzio, 292 Velasquez Diego, 56 sgg.


Tintoretto (Jacopo Robusti), 34 sg., 93, 108 sgg„ Veronese Paolo (Caliari), 31, 84, 92, 132. 176,
117, 312, 315, 317 sg. 224. 305. 308. 311 sgg.
Tintoretto Domenico, I IO Viani Antonio Maria. 39 sg.. 49, 73, 105, 111.
Tiziano Vecellio. 29 sg.. 34 sg., 42 sg.. 52, 71. 116. 128. 148. 152
77 sgg.. 89 sg.. 92. 96, 108, 110, 113 sgg„ Villa, 310
131, 139, 141, 152, 155, 165, 179, 183, Vittoria Alessandro, 35

216. 218 sgg,. 229. 237 sg.. 267, 269, 277. Vorsterman Luca, 219 sgg.
281 sg.. 287. 305 sgg, 311 sg., 315. 317 sg.
Wright Beniamino, 67
Tura Cosma, 185

Zelotti Battista, 317


Usegren Filippo. 69. 138. 144 Zuccari Federico. 92. 101. 151, 276.
INDICE DELLE TAVOLE

Madonna della Perla di Raffaello. (Museo di Madrid) Pag. IV


"
Fantastico ritratto della contessa Matilde del Fetti. (Nella Gonzaga "
"
del Possevino) X
" "
Il capostipite de' Signori di Mantova del Fetti. (Nella Gonzaga
"
del Possevino) ivi
Francesco V duca, del Fetti. (Nella Gonzaga" "
del Possevino) . .
"
I
VI
...
*
Ferdinando duca, del Fetti. (Nella " Gonzaga " del Possevino) . . ivi
"
Federico Gonzaga del Francia. (Raccolta Leatham di Londra) 16
Eleonora d'Aragona, Plaquette di Gian Cristoforo Romano. (Marchesi
"
Cavriani di Mantova) 17
"
Famiglia del Licinio. (Galleria d'Hampton Court) 32
Isabella e Beatrice d'Este, affresco di Ercole Grandi. (Palazzo Calca-
n
gnini, Ferrara) ivi
"
Lorenzo Costa, Sacra Famiglia di Lione)
. (Museo 33
La famiglia di Vincenzo I Gonzaga del Pourbus. (Posseduta dal Conte
"
Sen. d'Arco) 48
I duchi Guglielmo
Eleonora
Vincenzo Gonzaga
e Vincenzo

I del Pourbus.
I con
de' Medici del Rubens.
(Codice
le mogli

(Accademia
Eleonora

Fioreta)
Virgiliana) ..."
d'Austria ed

"
ivi
49
Francesco V bambino del Pourbus. (Codice Fioreta)
' ivi
Autografi del Mantegna ed altri celebri pittori u 56
Ritratto di Francesco Gonzaga del Bonsignori (già posseduto dall'an
"
tiquarioBressanelli di Mantova) 64
Medaglia nuziale di Francesco Gonzaga ed Isabella d' Este. (Gabinetto
"
delle Medaglie di Berlino) 65
Medaglia d' Isabella, di Gian Cristoforo Romano. (Esemplare di lusso
del Museo di Vienna) "
ivi
"
Vincenzo II Gonzaga duca di Mantova
Fasti Gonzagheschi del Tintoretto:
Gianfrancesco Gonzaga, creato marchese dall' Imperatore Sigi
smondo (1433) "
80
Vittoria navale di Ludovico Gonzaga contro i veneziani (1439). .
' ivi
Federico Gonzaga libera Lugano (1478) "
81
324 ELENCO DELLE ILLUSTRAZIONI

Battaglia di Fornovo (1495) Pag. 81


Federico Gonzaga alla presa di Parma (1521) 96
Federico Gonzaga alla presa di Milano (1521) ivi
Federico alla difesa di Pavia (1522)
Gonzaga 97
Entrata di Filippo II in Mantova (1549) ivi
Ritrattino d'Isabella d'Este fanciulla. (Da un Codice Estense) . . . 112
Ritrattino d'Isabella della collezione tirolese. (Museo di Vienna) . . ivi
Isabella d'Este di L. Costa. (Galleria d'Hampton Court) 113
Ritratto d'Isabella d'Este di Tiziano. (Museo di Vienna) 128
Ritratto tizianesco d'Isabella giovane svisato dal Rubens. (Incisione del
Vorsterman) 129
Il vero ritratto leonardesco d'Isabella. (Firenze, Galleria degli Uffizi) . 144
Preteso ritratto leonardesco d' Isabella d' Este. (Louvre) 145

Ritratto d'Isabella d'Este dipinto da Tiziano. (Collezione Goldschmidt) 160


Ritratto tizianesco d'Isabella matura copiato dal Rubens. (Museo di Vienna) 161
Ritratto d'Isabella e del figlio Federico, attribuito a Bernardino Licinio
da Pordenone. (Milano, Museo Sforzesco) 176
Isabella d'Este del Parmigianino. (Galleria d'Hampton Court) . . . 177
Preteso ritratto d'Isabella di Paris Bordone. (Galleria dell'Eremitag
gio, Pietroburgo) 192
La pretesa corte d'Isabella del Costa. (Louvre) 193
La Madonna dipinta da Raffaello per Isabella d'Este. (Collezione Roussel,
Nanterre) 208

Il trionfo di Cesare del Mantegna. (Galleria d'Hampton Court).


Primo quadro : Le insegne 209
Secondo quadro : Le spoglie de' templi 224
Terzo quadro: I trofei 225
Quarto quadro : ancora i trofei 240
Quinto quadro : Gli elefanti 241
Sesto quadro : Il bottino 256
Settimo quadro: I prigionieri 257
Ottavo quadro: I musicisti e le aquile 272
Nono quadro: Cesare sul carro trionfale 273

37 TS 5102 li
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