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LA PROSPETTIVA NELLA STORIA

DELL’ARTE: PIERO DELLA FRANCESCA


A partire dalla composizione dell’immagine fino alla visione finale dell’opera, la prospettiva
gioca il fondamentale ruolo di rendere la visione di un soggetto rappresentato, più simile a
come la vedremmo dal vero.

Esempi di prospettiva nella storia dell’arte


Nel disegno rappresentare un oggetto o un soggetto in prospettiva non è un’operazione
così semplice. L’occhio percepisce la realtà ma il cervello e la conoscenza che abbiamo
delle forme spesso ci fanno riprodurre frontalmente qualcosa che in realtà vediamo in una
prospettiva diversa. Pensate a come i bambini generalmente disegnano le case o il tronco
degli alberi. Nella maggior parte dei casi vedremo dei rettangoli e non parallelepipedi o
cilindri.

Allo stesso modo troviamo la stessa carenza di prospettiva in moltissimi esempi di arte
antica, basti pensare alle raffigurazioni dei classici profili degli Egizi o dei personaggi
raffigurati nei mosaici bizantini.

La prospettiva di Piero della Francesca


Bisogna arrivare al Rinascimento per osservare, da parte degli artisti, una particolare
attenzione alla riproduzione fedele della realtà percepita, del tutto in linea con lo spirito del
periodo.

Tra questi, Piero della Francesca approfondì gli studi prospettici fino ad allora esistenti
ed elaborò un personale sistema di studi geometrico prospettici.

Piero della Francesca (1420 ca. – 1492), originario di Borgo Sansepolcro, è stato un
pittore ma anche un matematico e contribuì al perfezionamento della prospettiva in campo
pittorico, ricercando basi matematiche per definire la bellezza della natura.

I suoi studi prevedevano una scomposizione delle figure, ad esempio lo studio di una testa
a partire dalle singole sezioni che la compongono (come se fosse stata affettata e
osservata in ogni sua parte per definire le esatte proporzioni tra un “pezzo” e l’altro).

Guardiamo insieme alcune opere per capire meglio:


 Il doppio ritratto dei duchi di Urbino fu realizzato tra il 1465 e il 1472 ca. per
Federico da Montefeltro, il
Piero della Francesca, Doppio ritratto dei duchi di Urbino, 1465/1472 ca., Uffizi, Firenze

quale commissionò il quadro probabilmente come dono per la moglie Battista Sforza. Il
ritratto presenta i profili dei due coniugi in un’impostazione che evidenzia le geometrie e i
rapporti matematici che caratterizzano l’intero dipinto.

Osservando il cappello del duca, i gioielli e gli ornamenti di Battista, i dettagli


estremamente realistici di entrambi i personaggi, si nota come Piero della
Francesca fosse a conoscenza della pittura fiamminga. Inoltre la postura solenne, di
profilo (come venivano raffigurati solitamente i personaggi sulle medaglie o nei cammei), e
la luce chiarissima con un paesaggio a perdita d’occhio, staglia immediatamente le
figure in primo piano mettendo in evidenza tutti i dettagli che lo caratterizzano.

Piero della Francesca, Flagellazione di Cristo, 1460

 La Flagellazione di Cristo, del 1460, è una delle opere che meglio si presta alla
spiegazione della visione prospettica di Piero della Francesca.

Il dipinto è diviso in due scene: da una parte, entro un’architettura classica, Cristo, alla
colonna della tortura, viene flagellato; dalla parte opposta, in primo piano, tre figure dalla
indefinita identificazione (sono molte le ipotesi riguardo all’identità dei tre personaggi) sono
in atteggiamento di conversazione.

Nella prima sezione del quadro, la posizione delle colonne e l’orientamento della
pavimentazione creano un effetto di sfondamento del piano, portando la scena di tortura
in secondo piano ma perfettamente proporzionata. Interessante notare anche la posizione
della statua dorata alla sommità della colonna; in questo modo l’intero gruppo non risulta
schiacciato sul fondo ma al centro della stanza. I personaggi in conversazione sulla destra
invece, accentuano maggiormente la diversità dei piani. L’intero dipinto offre una visione
che necessariamente deve essere divisa in due momenti, quasi cinematografica.

 Infine osserviamo Il Battesimo di Cristo, del 1440/50 ca…

Piero della Francesca, Battesimo di Cristo, 1440 – 1450 ca.

Qui la composizione è interamente giocata sui rapporti matematici e geometrici a


partire dal formato della tavola che è costituita da un cerchio intersecante un
quadrato. Lungo l’asse centrale e al centro del cerchio, è raffigurata la colomba,
simbolo dello Spirito Santo, la mano del Battista nell’atto del Battesimo e la figura di
Cristo. In secondo piano, alla sinistra del dipinto, le figure di tre angeli. La luce è
diffusa e chiara. Tutto è orchestrato e calcolato per evidenziare la scena del
Battesimo.

È stato ipotizzato che i tre angeli e i personaggi sullo sfondo, in abiti orientali, alludano al
Concilio di Firenze del 1439 che proponeva la riunificazione delle Chiese d’Oriente e
d’Occidente.

In conclusione Piero della Francesca ha portato un contributo decisivo per la prospettiva


nella storia dell’arte. Con le sue opere ha saputo orchestrare sapientemente ogni
elemento servendosi del calcolo e della precisione del dettaglio. Il suo lavoro in pittura, ma
anche nei suoi trattati e scritti, rispecchia perfettamente il clima rinascimentale per cui
l’uomo era al centro del mondo e con la ragione aveva il potere di controllare la realtà
circostante.

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 Piero della Francesca


 Didattica, Impara l'arte

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