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Allo stesso modo troviamo la stessa carenza di prospettiva in moltissimi esempi di arte
antica, basti pensare alle raffigurazioni dei classici profili degli Egizi o dei personaggi
raffigurati nei mosaici bizantini.
Tra questi, Piero della Francesca approfondì gli studi prospettici fino ad allora esistenti
ed elaborò un personale sistema di studi geometrico prospettici.
Piero della Francesca (1420 ca. – 1492), originario di Borgo Sansepolcro, è stato un
pittore ma anche un matematico e contribuì al perfezionamento della prospettiva in campo
pittorico, ricercando basi matematiche per definire la bellezza della natura.
I suoi studi prevedevano una scomposizione delle figure, ad esempio lo studio di una testa
a partire dalle singole sezioni che la compongono (come se fosse stata affettata e
osservata in ogni sua parte per definire le esatte proporzioni tra un “pezzo” e l’altro).
quale commissionò il quadro probabilmente come dono per la moglie Battista Sforza. Il
ritratto presenta i profili dei due coniugi in un’impostazione che evidenzia le geometrie e i
rapporti matematici che caratterizzano l’intero dipinto.
La Flagellazione di Cristo, del 1460, è una delle opere che meglio si presta alla
spiegazione della visione prospettica di Piero della Francesca.
Il dipinto è diviso in due scene: da una parte, entro un’architettura classica, Cristo, alla
colonna della tortura, viene flagellato; dalla parte opposta, in primo piano, tre figure dalla
indefinita identificazione (sono molte le ipotesi riguardo all’identità dei tre personaggi) sono
in atteggiamento di conversazione.
Nella prima sezione del quadro, la posizione delle colonne e l’orientamento della
pavimentazione creano un effetto di sfondamento del piano, portando la scena di tortura
in secondo piano ma perfettamente proporzionata. Interessante notare anche la posizione
della statua dorata alla sommità della colonna; in questo modo l’intero gruppo non risulta
schiacciato sul fondo ma al centro della stanza. I personaggi in conversazione sulla destra
invece, accentuano maggiormente la diversità dei piani. L’intero dipinto offre una visione
che necessariamente deve essere divisa in due momenti, quasi cinematografica.
È stato ipotizzato che i tre angeli e i personaggi sullo sfondo, in abiti orientali, alludano al
Concilio di Firenze del 1439 che proponeva la riunificazione delle Chiese d’Oriente e
d’Occidente.
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