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Il metodo scientifico

La Fisica è una scienza che nasce dal bisogno dell’essere umano di comprendere il mondo che lo
circonda e di darne una spiegazione in termini razionali.

Nell’antichità con il termine “fisica” si intendeva una riflessione filosofica sui fenomeni della
natura, volta a dare loro una spiegazione qualitativa.
Fu soltanto nel 1600 che nacque la Fisica in senso moderno, intesa come scienza basata sulla
sperimentazione e volta a fornire una descrizione quantitativa dei fenomeni naturali, oltre che a
estrapolare dagli esperimenti dei principi generali (quelli che chiamiamo leggi).
Da quel momento la matematica divenne il linguaggio più adatto per esprimere i legami tra le
grandezze fisiche e, quindi, le leggi che vennero poco per volta formulate furono immediatamente
espresse in termini matematici.
La matematica permette non solo di esprimere i risultati di esperimenti già condotti ma anche di
formulare previsioni quantitative sul risultato di esperimenti non ancora compiuti.

Ciò che caratterizza la Fisica, come tutte le scienze, è il metodo, che oggi chiamiamo metodo
scientifico, e che fu introdotto da Galileo Galilei, vissuto tra il 1564 e il 1642 e che fu fisico,
astronomo, filosofo e matematico.
Il metodo scientifico è basato in modo essenziale sulla sperimentazione, sulla misura e sul
processo che chiamiamo induzione.
Il lungo percorso che porta dall’osservazione di un fenomeno alla formulazione di un modello che
lo descrive (all’interno di leggi già esistenti) o, talvolta, alla formulazione di nuove leggi, consta
infatti di tappe precise che sono le seguenti:

1) l' osservazione di un certo fenomeno. Questa


osservazione, per non essere solamente qualitativa,
deve prevedere una quantificazione dei fattori che
hanno a che fare con il fenomeno stesso. In altre parole,
essa richiede la raccolta di informazioni quantitative
(cioè numeriche) sulle grandezze coinvolte nel
fenomeno. Va da sé che la raccolta di informazioni
quantitative richiede l'operazione che chiamiamo
misurazione.

2) dall’osservazione di un fenomeno si estraggono


relazioni quantitative tra le grandezze misurate che
sono espresse in forma matematica.
Mediante un processo che si chiama induzione, si
formula una ipotesi generale: si suppone cioè che
queste correlazioni possano valere non soltanto nello
specifico caso oggetto di osservazione ma in tutta una
classe di fenomeni ad esso simili.

3) dopo essere pervenuti ad una ipotesi, occorre verificarne la generalità. Per fare questo,
mediante un processo che si chiama deduzione, ci si immagina un caso particolare (diverso da
quello osservato) per il quale le relazioni tra le grandezze fisiche suddette ci permettono di fare
una previsione. In altre parole, si applicano le equazioni appena trovate (e che sono oggetto
dell’ipotesi formulata) ad un caso diverso da quello già analizzato e si ricava matematicamente un
risultato teorico che, se l’ipotesi è davvero generale, dovrebbe essere confermato da un
esperimento.

4) a questo punto la previsione deve essere sottoposta ad una verifica sperimentale, e quindi:
a) si compie un esperimento nelle condizioni che si erano immaginate in precedenza e
b) si confronta il risultato sperimentale con la previsione. Se il risultato è in accordo con la
previsione, significa che l’ipotesi è stata verificata nel caso particolare. In caso contrario,
è necessario rivederla o rigettarla.

Vediamo più nel dettaglio i passaggi menzionati in precedenza.


La prima fase, ossia l’osservazione, comprende a sua volta una
schematizzazione del sistema fisico, operazioni di misurazione,
e la determinazione delle correlazioni fra le grandezze fisiche
misurate.
L’ipotesi consiste nella formulazione di leggi, che permettono
di fare previsioni in casi diversi da quello studiato, le quali a
loro volta devono essere oggetto di test sperimentali.

1. Schematizzazione
La schematizzazione è un processo talvolta
inconscio, ma fondamentale per ridurre la
complessità estrema di un qualunque sistema fisico
ad un modello che sia descrivibile in modo semplice.
Tipicamente, dato un sistema fisico, se ne
considerano soltanto le caratteristiche salienti senza
entrare nei dettagli, sperando che tali dettagli non
siano troppo importanti per una descrizione fisica
corretta del sistema stesso. Per esempio, in prima
approssimazione una carrucola può essere
schematizzata come un disco rigido omogeneo e
pieno: se in un secondo tempo si vuole migliorare la
descrizione, si terrà conto del fatto che in realtà è più
simile ad un anello con dei raggi. Analogamente, in moltissimi casi la Terra può essere considerata
una massa sferica omogenea, anche se sappiamo benissimo che non è né sferica né omogenea
(nel senso che vi sono zone con densità maggiore e densità minore)

2. Misurazione
La Misurazione è la fase centrale dell’osservazione. Per esempio, supponiamo di voler studiare il
moto di discesa di un corpo lungo un piano inclinato liscio: è chiaro che se vogliamo dare una
descrizione di tipo quantitativo del moto, sarà necessario determinare la posizione del corpo
(riferita per esempio alla sommità del piano inclinato) in istanti successivi. In altre parole occorre
misurare contemporaneamente una lunghezza ed un tempo.
3. Determinazione delle correlazioni
una volta che si sono misurate le grandezze
fisiche che entrano nel fenomeno in studio, è
1000 θ = π/3
possibile controllare se queste grandezze fisiche

Posizione (in cm)


θ = π/6
sono collegate tra loro oppure no. Questo 800 θ = π/4
significa determinare se ci sono correlazioni. Per 600
esempio, nel caso del moto sul piano inclinato,
400
possiamo decidere di riportare in una tabella (o
meglio ancora in un grafico) le posizioni del corpo 200
a diversi istanti - considerando zero l’istante in cui
0
essa viene rilasciato- e per diversi angoli di 0.0 0.5 1.0 1.5 2.0
inclinazione del piano stesso. In questo modo tempo (in secondi)
vediamo chiaramente che la posizione è legata al
tempo, in un modo che dipende dall’inclinazione del piano.

4. Formulazione di leggi
Sulla base delle correlazioni trovate nella fase precedente, è possibile cercare di esprimere una
relazione matematica tra le grandezze correlate che sia presumibilmente generale, ossia che valga
innanzitutto in tutti i casi misurati, ma anche in tutti i casi analoghi. Detto in altro modo, sulla
base delle correlazioni osservate, si formula un’ipotesi di legge fisica.
Come si estrae un’equazione che esprima un legame fra le grandezze avendo solo a disposizione
grafici e tabelle? Il metodo più comune è la procedura di fitting o adattamento, che consiste nel
cercare la curva analitica che meglio approssima i punti discreti determinati sperimentalmente.
Per esempio, tornando al caso del piano inclinato,
è chiaro che la dipendenza della posizione dal 1000 θ = π/3
tempo non è lineare, ossia la posizione non è
Posizione (in cm)

θ = π/6
800
proporzionale al tempo. Piuttosto, guardando i θ = π/4
grafici,tale dipendenza appare quadratica, ossia 600
parabolica. A questo punto, mediante una
400
opportuna procedura matematica, si determina la 2
parabola che più si avvicina ai dati sperimentali, 200 x=At
per ognuna delle tre inclinazioni del piano (π/3, 0
0.0 0.5 1.0 1.5 2.0
π/6 e π/4). Si trova che in tutti i casi la posizione
è direttamente proporzionale al quadrato del tempo (in secondi)
tempo. Il coefficiente di proporzionalità, A, è
ovviamente dipendente dall’angolo e si trova in particolare che dipende dal seno di tale angolo.

A questo punto, sulla base dei valori numerici, si può


fare l’ipotesi (che sarà la legge da sottoporre a
verifica) che tale coefficiente sia uguale ad un mezzo
per l’accelerazione di gravità (espressa in questo caso
in cm /s2) per il seno di θ.
5. Previsioni
Avendo formulato questa ipotesi, possiamo a questo punto predire quale dovrebbe essere
l’andamento della posizione di un corpo che scende lungo un piano liscio, inclinato di un angolo
1 π 
pari a π/8, per esempio. Infatti, in tal caso, la posizione x risulterebbe uguale a g sin t 2
2 8

Possiamo quindi anche costruire il grafico di


1000 θ = π/3
questa funzione, rappresentata come una linea

Posizione (in cm)


θ = π/6
verde. 800 θ = π/4
θ = π/8
600

400
2
200 x=At
0
0.0 0.5 1.0 1.5 2.0

tempo (in secondi)

6. Test sperimentali
A questo punto non resta che svolgere un esperimento con un piano inclinato di un angolo pari a
π/8 e verificare se la dipendenza della posizione
della sfera dal tempo è davvero quella che 1000 θ = π/3
Posizione (in cm)

θ = π/6
abbiamo ipotizzato. 800 θ = π/4
Quindi misuriamo le posizioni, i tempi, e li θ = π/8
600
riportiamo in un grafico confrontando i punti
sperimentali con la curva teorica. Se, come in 400
questo caso, i punti sperimentali sono in accordo 2
200 x=At
con la curva teorica, significa che la nostra
ipotesi è valida e può essere considerata una 0
0.0 0.5 1.0 1.5 2.0
legge generale per il moto di un corpo lungo un
tempo (in secondi)
piano inclinato liscio.

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