Una volta il Beato soggiornava nel boschetto di Jeta,
presso Savatthi, all'interno del parco di Anathapindika. Un giorno il venerabile Kaccanagotta si recò lì dov'era il Beato, lo riverì e gli assise a un canto. E dopo essersi seduto lì accanto, Kaccanagotta così gli disse: "Retta visione, retta visione, o signore, si dice! Ma cosa è realmente questa retta visione?".
"il mondo, o Kaccana, generalmente si basa su queste concezioni,
cioè l'eternalismo o il nichilismo. Ma chi, o Kaccana, considera alla luce di una retta conoscenza e secondo realtà, la nascita del mondo, costui non può che rimanere immune da ogni forma di nichilismo nei riguardi del mondo.
E chi, o Kaccana, considera alla luce di una retta conoscenza e
secondo realtà, il dissolvimento del mondo, costui non può che rimanere immune da ogni forma di eternalismo nei riguardi del mondo.
Il mondo, o Kaccana, è vincolato dalla propensione,
dall'appropriazione e dall'adesione. Ma il saggio rimane immune dalla propensione e dall'appropriazione, dall'ostinazione mentale, dall'adesione e dalla proclività, non si aggrappa ad essi né si fissa sull'idea "Questo è il mio sé".
Egli non ha alcun dubbio né incertezza sul fatto che tutto quel che sorge è solo dolore e tutto quel che perisce è solo dolore, e la sua consapevolezza di ciò non dipende da altri. Questa, o Kaccana, è la retta visione.
La teoria secondo cui tutto esiste è un estremo, o Kaccana, e così
quella secondo cui tutto non esiste. Ebbene, o Kaccana, il Tathagata rifiutando entrambi questi estremi, insegna il Dhamma di mezzo".
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