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1) MUSICA GRECA Lirica era chiamata la poesia dai Greci, in quanto intonata sull’accompagnamento della
lira. La musica era importante per i Greci e vari miti sembrano indicare una preferenza per la musica vocale
rispetto a quella strumentale. Accompagnata dalla lira, la musica vocale era considerata razionale per la
presenza di un testo e associata ad Apollo, dio dell’ordine e dell’armonia. La musica strumentale (flauto) era
considerata irrazionale e associata a Dioniso, dio del caos e della forze primigenie della natura. A questa
preferenza per Apollo potrebbe sottostare il fatto che Apollo era una divinità autoctona, Dioniso importata
dall’Asia Minore. L’Epitaffio di Sicilo è il più antico brano di musica completo. La notazione è alfabetica,
sovrapposta al testo.
Pitagora teorizzò sugli intervalli tra le note, definendoli in base ai rapporti sul monocordo (una corda tesa) e
ricavando la scala musicale di 7 note dal ciclo degli intervalli di 5°.
Platone e Aristotele si occuparono di musica. Con Platone nasce una frattura tra la musica udita e quella
solo teorizzata: la musica oggetto dei sensi va rigidamente controllata, evitando i suoni non tradizionali
come per esempio i 4° di tono, introdotti dall’Oriente. La musica intesa come oggetto di speculazione
filosofica e matematica è invece di somma rilevanza. Questa frattura durerà fino al 1500 quando i teorici
diventeranno anche musicisti.
Per Aristotele invece la musica è una valida forma di ozio. La musica è importante e deve far parte dell’
educazione in modo che i giovani, avendola studiata, siano in grado di giudicarla e sarebbe impossibile fare
ciò se non si conosce una materia per averla praticata. Devono però praticarla solo i giovani che devono
fermarsi prima del virtuosismo (in quanto richiede eccessiva applicazione) e non praticarla più da anziani.

2) 1000 -1200 I canti gregoriani sono canti monodici possono essere in stile sillabico o melismatico, la
metrica, come quella greca, è quantitativa, basata su lunghe e brevi. La scrittura era dapprima ‘in campo
aperto’ (un’evoluzione degli accenti grave, acuto e circonflesso), poi su tetragramma. Principio compositivo
diventa presto la centonizzazione, che aggrega ‘moduli’ simili o uguali, come mattoni.

Ben presto avranno origine le prime forme di polifonia, aggiungendo al basso una voce parallela di
bordone, a intervalli fissi (in genere in 4° o 5°). Poi spostando la melodia gregoriana al basso a note lunghe e
componendo sopra una voce melismaticamente, infine, verranno sovrapposte altre linee melodiche,
indipendenti impostate su diversi ritmi, su testi diversi e lingue diverse. L’attenzione era solo orizzontale,
non verticale. Le prime polifonie saranno su canti liturgici (parti della Messa) e profani (i Mottetti, da mot,
parola). In seguito frammenti più o meno lunghi di canto gregoriano (il Cantus Firmus) diventeranno il
sostegno per strutture polifoniche:.

Mentre le indicazioni melodiche (sia nel sacro che nel profano) sono spesso assai chiare, mancano invece
totalmente le indicazioni ritmiche. Di fatto la struttura ritmica delle voci viene affidata ai modi ritmici (ad
eccezione della voce che esegue il Cantus Firmus, a note lunghe), impostati secondo metriche quantitative
di lunga e di breve, tutti in funzioni ternarie, considerate perfette. Per funzioni ternarie si intende la
divisione di una nota non in due note più brevi (come avviene oggi) ma in tre note.
In Francia fioriscono i Trovatori (sud della Francia) e poi i Trovieri (nord della Francia). Il tema principale è
l’amore cortese. I brani vocali sono Chanson per lo più su forme provenienti dalla danza: Ballata, Rondeau,
Virelai. Sono brani sia polifonici che monodici. Le melodie sono semplici, in genere ci sono uno o due salti
un po’ ampi (4°, 5° o più raramente 6°), e per il resto g. c.; l’ambito di estensione della melodia in genere
non supera un’ottava, a volte anche solo una quinta. C’è un centro tonale, i brani si concludono quasi
sempre sulla tonica, spesso prima passando per la mediante.
Anche nel caso di Trovatori e Trovieri la struttura ritmica resta ignota, ne sono state date molte
interpretazioni, binarie, ternarie, anche semplicemente in stile gregoriano. Uno tra i brani più noti, e tra i
più antichi, è Kalenda Maya.

3) 1300 Sempre in Francia, dagli anni ‘20 del 1300 con l’Ars Nova, verranno aggiunti (il fenomeno era già
iniziato dopo la metà del 1200) altri valori di durata e si affermeranno anche le suddivisioni di note in figure
binarie, considerate imperfette rispetto alle perfette ternarie. Il ritmo si è evoluto dai modi ritmici, è
impostato ora su un assai più elaborato schema di isoritmia, sovrapposizione di ritmo (talea) e melodia
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(color). In genere il color è più lungo della talea, in modo da creare varietà con un ciclo che si ripete dopo un
certo numero di battute.

La scrittura prevede una voce (Cantus Firmus) impostata su una linea melodica preesistente che può essere
sacra (in genere un frammento di canto gregoriano) o profana (in genere una canzone).
Oltre alle Messe e parti di Messe, i brani più importanti dell’epoca saranno i Mottetti, e le Chanson. La
polifonia si continua a costruire aggiungendo orizzontalmente a un Cantus Firmus (che può essere anche
originale, nel caso del Mottetto) ‘strati’ di linee melodiche che possono continuare a presentare
politestualità; continua a esserci anche la poliritmia, anche se ormai è la più evoluta isoritmia, rispetto ai
precedenti modi ritmici.

Il più importante musicista del 1300, e forse di tutto il Medioevo, è Guillaume de Machaut. Autore di testi e
musiche, scrive ogni genere di composizioni, profane e sacre, monodiche e polifoniche, tra cui la Messa di
Notre Dame, prima Messa completamente scritta da un unico compositore.

In Italia c’è pure una Ars Nova (ma non risulta preceduta da una Ars antiqua come in Francia), cantata
prevalentemente in volgare. Il più importante esponente è Francesco Landini (seconda metà del 1300, detto
il cieco degli organi), fiorentino, inventore di strumenti musicali, abile suonatore di organo, occamista.
Scrive soprattutto Ballate e Madrigali (l’etimologia più probabile è da matrice, lingua madre, infatti è in
volgare), forme chiuse di strofa con ritornello.
In particolare nelle Ballate c’è una voce superiore che melodizza mentre quelle (2 o 3) inferiori
accompagnano. Tipica la cadenza di Landini che inserisce il 6° tra la sensibile e la tonica.
Esiste anche una forma aperta, la Caccia, in imitazione, che prevede due voci che si inseguono (la seconda
‘caccia’ la prima) e una terza voce, spesso solo strumentale, al basso; argomenti sono scene di caccia, di
mercato e di gioco.

4) 1400 Nei primi decenni del 1400 fiorisce la polifonia a 3, 4, 5, 6 e più voci, basata sull’imitazione e il
contrappunto. I Maestri sono spesso fiamminghi, provengono dalle Fiandre, ampia regione che
comprendeva i Paesi Bassi e il nord est della Francia, molto ricca di cattedrali con relative cappelle musicali.
Molti di loro vengono a lavorare in Italia, ricco bacino attrattore per i suoi numerosi centri.
La polifonia si fa sempre più elaborata, complessa e fluida, con particolare attenzione alla dissonanza, che
deve essere sempre preparata. Mentre prima si sovrapponevano linee vocali orizzontali, ognuna con un
proprio ritmo e spesso ognuna con il proprio testo, ora c’è attenzione alla verticalità. Dalla metà del 1400 il
testo diviene unico (il latino per il Mottetto) per tutte le voci, che non presentano una gerarchia, sono tutte
ugualmente importanti; nello scorrere del 1400 ci si allontana anche dall’isoritmia e il ritmo è creato dal
fluire della polifonia.
Lo stile compositivo è simile per quasi tutti i brani. Quasi sempre comincia imitativamente per poi
continuare in contrappunto libero e quindi arrivare a una cadenza. Solo alla fine dei brani però le cadenze
sono conclusive (in genere nei brani profani cadenze perfette, nei brani religiosi cadenze plagali), cioè di
tutte le voci contemporaneamente, infatti nel corso dei brani le cadenze sono continue ma di una sola
voce per volta, in modo che il flusso musicale non si interrompa mai. Gli intrecci melodici rendono
difficilissima la comprensione dei testi e richiedono un alto livello di educazione musicale.

Verso la fine del ‘400 in Italia si comincia a semplificare la polifonia con brani più semplici, prevalentemente
omoritmici: le Frottole. Cantato dalla voce superiore, il tema è spesso preso da melodie popolari. Il
movimento frottolistico parte con musicisti italiani (Tromboncino) dalla corte di Mantova di Isabella d’Este,
poi si diffonde, gli stessi Fiamminghi si impossessano del genere (Josquin Despres).

5) 1500 Nel corso del 1500 alle Frottole seguiranno le Villanelle (Canzoni villanesche alla napoletana) e poi
le Canzonette e i Balletti, sono tutte forme chiuse, in esse l’omoritmia si presta a diventare canto con
accompagnamento: la voce superiore in funzione melodica, le inferiori sostituite da strumenti. Gli
argomenti sono leggeri, popolari. Come con la Frottola il tema è spesso preso da melodie popolari. Sono
molto diffuse ma anche molto criticate in quanto considerate troppo lascive e irriverenti.
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Contemporaneamente, dalla seconda metà del 1500, nascono (rinascono) i Madrigali, a differenza delle
altre forme appena viste (e a differenza dei Madrigali del 1300), sono forme aperte. Questo permette una
assai maggiore aderenza di testo e musica.
Nel 1500 nella costruzione dei brani all’imitazione e al contrappunto libero si aggiungono (anche grazie
all’eredità della Frottola e della Villanella) continui momenti omoritmici (sia lunghi che brevi), prima quasi
assenti.

Un modo per interpretare e dare rilievo ad alcune parti di un testo erano i Madrigalismi, per esempio se si
parla di cielo movimenti di note ascendenti, di inferi discendenti, di vita, fiori, fuoco movimenti più rapidi di
acqua movimenti ondulatori di note, e così via
Nel 1500 l’autore più rappresentativo è Giovanni Pierluigi da Palestrina (si distingue soprattutto per la
musica religiosa, ma scrive anche musica profana, tra cui molti Madrigali), in uno stile tutto sommato
abbastanza simile ai fiamminghi che erano stati i suoi maestri; ha però una particolare attenzione alla
intelligibilità delle parole e al movimento melodico dolce (molto g. c. e pochi salti, già il salto di sesta è
impiegato con estrema parsimonia). Ogni salto melodico è equilibrato da un movimento nella direzione
opposta. Utilizza pochissime alterazioni, in pratica solo quelle dei toni vicini ed è particolarmente attento a
evitare le dissonanze.

6) FINE 1500 / 1600 C’è sempre più attenzione tonale ma i gradi armonici non sono in uso. Dapprima le
uniche alterazioni sono quelle dei toni vicini ma nello scorrere del secolo si usano sempre più note alterate
(cromatismi) per rendere più espressivo un testo, che però ancora non portano a modulazioni. I Madrigali
ricchi di alterazioni vengono chiamati cromatici, termine con doppio significato, infatti era già in uso anche
per i Madrigali con note, ‘nere’ più veloci e di valore minore, per l’appunto le crome. Gesualdo da Venosa
utilizza nei Madrigali molti cromatismi e dissonanze particolarmente ardite.

Nel corso del 1600 avviene il passaggio dalla musica rinascimentale a quella barocca. L’autore più
rappresentativo di questo passaggio sarà Claudio Monteverdi che si muove tra Mantova e Venezia. Un suo
lavoro, indicativo per il passaggio da un’epoca all’altra, è il Lamento di Arianna (Lasciatemi morire, con il
caratteristico salto di 4° discendente), in origine appartenente al Melodramma Arianna, andato perduto. Le
due versioni in forma polifonica di Madrigale a 5 voci e in forma di monodia accompagnata dal basso
continuo, sono particolarmente esemplificative per illustrare la differenza tra il ‘vecchio’ stile polifonico e il
nuovo stile che sta nascendo, la monodia accompagnata. Monteverdi identificherà il vecchio stile come
‘Prima pratica’, il nuovo stile come ‘Seconda pratica’, questi i caratteri principali che distinguono l’una
dall’altra:

Prima pratica: l’armonia controlla le parole Seconda pratica: le parole controllano l’armonia
contrappunto rigido, imitazione contrappunto libero, prima coscienza armonica
dissonanze preparate: fluidità armonica dissonanze non preparate: espressività del testo
uguaglianza delle voci gerarchia delle voci: soprano e basso
Nel corso del 1600 e già con Monteverdi, il basso diventa Basso continuo e cominciano a prendere piede i
primi gradi armonici, comincia a svilupparsi una vera coscienza - conoscenza tonale.

7) ORIGINI DEL MELODRAMMA Alla fine del 1500 un gruppo di intellettuali e musicisti fiorentini chiamati
‘La Camerata dei Bardi’ (in quanto facevano capo alla dimora del conte Bardi) danno il via a un movimento
per la rivalutazione del testo rispetto alla musica, alla ricerca di un canto espressivo che avvicinando il
canto alla recitazione permetta la messa in scena di vere e proprie rappresentazioni teatrali. La polifonia
rendeva pressoché impossibile la caratterizzazione dei personaggi, che si perdevano negli incastri
contrappuntistici di tutte le voci e non si prestava quindi a rappresentazioni scenico teatrali. La Camerata
dei Bardi’ si allontana così dalla polifonia per utilizzare una monodia accompagnata, nascevano il cosiddetto
‘Recitar cantando’ e le prime forme di Melodramma (rappresentazione musicale).

Si ricorda che i termini dramma e drammatico vengono sempre intesi in senso greco, come forma di rappresentazione
(commedia o tragedia che fosse), priva di quelle connotazioni tristi o dolorose che comunemente si attribuiscono oggi.
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Lo stile recitativo si alternava sempre, anche per variare la monotonia del canto declamato (sia pure
espressivo), con uno stile di canto più ritmato e veloce, organizzato formalmente in strofe, assai più vicino
alla semplicità delle villanelle e delle melodie di danza che alla complessità del Madrigale. I brani più ‘ariosi’
che si sarebbero presto trasformati nelle Arie, cominciano subito a dominare su quelli più vicini alla
recitazione, che saranno i Recitativi. Essendo più melodiche e orecchiabili, le Arie si prestano infatti ad
essere ricordate e quindi cantate anche da un pubblico che per la maggior parte non ha una preparazione
musicale.

I primi esperimenti di Melodrammi saranno in ambito fiorentino, ma l’opera Orfeo di Monteverdi (nel 1607)
sarà considerata il primo vero Melodramma, dove si alterneranno interventi strumentali, corali, Recitativi e
Arie.

Sia in ambito profano sia liturgico si possono ritrovare storicamente dei precursori del Melodramma, anche
se la loro parentela è solo di genere, nel senso che sono legati solo dal fatto di essere anch’essi
rappresentazioni di una vicenda narrata tramite il canto di vari personaggi.
Ambito liturgico
Dalla seconda metà del 1200 si afferma la Lauda (Jacopone da Todi) in cui, compaiono personaggi che
dialogano tra loro, e si presta assai facilmente a forme di spettacolo; avrà originela Lauda drammatica
strettamente imparentata con le Sacre rappresentazioni, dapprima solo cantate all’interno delle chiese, poi
anche rappresentate, all’esterno, con costumi.

Ambito profano
L’Intermedio è una forma rinascimentale di intrattenimento teatrale basata su musica, ballo e canto,
eseguito tra un atto e l'altro di tragedie e commedie. All’inizio consisteva in un semplice inserto di musica
strumentale o vocale, in seguito divenne un genere rappresentativo autonomo con scene. Di solito non vi
era nessun riferimento con l'argomento della rappresentazione principale, o era del tutto superficiale. I
musicisti suonavano nascosti.
Tra la fine del 1500 e il primo 1600 appaiono i Madrigali drammatici o Commedie Madrigalesche. Si tratta
di gruppi di Madrigali, che vanno a costituire una storia, senza però alcuna scena.

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