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“CIO’ CHE SI PUO’ OFFRIRE AGLI ALTRI

E’ SOLO IL FRUTTO DELLA PROPRIA PRATICA”


TICH NHAT HANH

Come Cucinare la Nostra Vita - Andrea Biggio

Qual’è il problema della patata? C’è un problema – se veramente c’è – per chi
mangia patate ordinariamente? C’è un problema che trascende la sola patata e
riguarda le forze e le energie più sottili presenti in ogni cosa che portiamo in bocca e
che sfuggono a tanti addetti ai lavori? Davvero che se mangiamo patate diventiamo
“materialisti” e “fessi”? …ma se le mangiano tutti!!! Poiché gli estremismi sono
nefasti, orientiamoci meglio: non nel senso male-male, bene-bene, sempre-mai, ma
verso una riflessione su quanto pensa Steiner, oltre chiaramente ad Ohsawa, in un
orizzonte più vasto e che va oltre il gusto dei cibi e oltre la loro composizione
biochimica.

Personalmente non ripongo la mia fiducia in una cucina (quella di Matrix


Alimentare) che, seppure stellata o mastercheffata o provadelcuocata o slowfooddata
(mi si consentano questi neologismi… eh eh eh), è basata “principalmente” sul dio
gusto e sulla sensazioni senza discernimento e senza le fondamenta di un valido
modello alimentare. E’ davvero un “mangiare da dio” come pensano quasi tutti?
Dietro tutte le proposte continue da cui siamo bersagliati e che splendono tutte per via
dei loro luccichini senza sostanza e, spesso addirittura, con danno al benessere e che
non generano salute, si cela – a mio parere di eretico – solo la fatuità!

http://www.comecucinarelanostravita.it/la-patata-per-esempio/

Il problema non è – in questo come in casi analoghi – rappresentato dal dubbio amletico (e dogmatico)
se cibarsene oppure no, ma in che quantità. Bisogna piuttosto conoscere gli effetti che le patate
provocano e decidere, dopo, se tenerne piena la dispensa, come fanno in tanti (perché…non devono
mai mancare in casa), o consumarne saltuariamente.

Nelle religioni induiste era ritenuto un alimento tamasico, cioè del grado materialistico più basso e più
lontano dagli dei, quindi incapace di “re-ligere”, dunque di aspirare a legare la Terra con il Cielo.

Per le scuole dello Zen Macrobiotico sono dichiaratamente un alimento estremo, cioè raffreddante e
estremamente sbilanciato energeticamente, nonché velenoso per il contenuto di solanina.
Secondo Rudolf Steiner, inoltre, la patata è un tubero “molto furbo” che allontana l’essere umano dallo
spirito per portarlo verso il materialismo, per questo ne va scoraggiato l’uso frequente.

Attenzione ai rischi diretti e immediati della patata: le velenosissime germinazioni sopra la buccia, i
punti neri sulla polpa, le macchie verdi, sono dannosi ed è ben poca cosa estirparli prima di cibarsene.
Se lessate la patata, mangiatela subito dopo, senza conservarla in frigo, altrimenti sviluppa un batterio
molto nocivo, già a distanza di pochissime ore. A cosa sono dovuti i detti popolari “sei un sacco di
patate”, “hai uno spirito di patata”, “tieni il naso a patata”? La domanda può essere variamente
formulata e non si tratta di cavilli: può essere veramente innocuo un alimento cui si ispirano quei
proverbi e di cui vengono ufficialmente e universalmente consigliate precauzioni del genere? – che le
sue foglie sono altamente velenose; – che non va consumato se diventa verdognolo, o quando
germoglia, e quando si conserva in ambiente umido: in questi casi può provocare infiammazioni
gastrointestinali, nausea, diarrea e vertigini; – che non lo si deve conservare cotto, neanche per il pasto
successivo. La patata proviene da Cile e Perù, fu importata in Europa, come pianta ornamentale, dagli
spagnoli nel VXI secolo: la incontriamo già a Genova nel 1585. Ma è solo nel 1800 che diventa un
alimento importante, fino a sostituire – nel nord del vecchio continente – gran parte delle piantagioni di
orzo e avena (sic!). Ma essa è un alimento privo di vitalità, come invece è il cereale, essa ha una
forza espansiva e centrifuga estrema (eccessiva velocità nella riproduzione e nella crescita); e la
mancanza di equilibrio è manifesta anche nella smodata proporzione di potassio e di acqua contenuti, a
spese del sodio. Per tali ragioni sarebbe bene scoraggiarne il consumo frequentissimo.

Essa è, inoltre, una solanacea che – come succede al tabacco, che è della stessa famiglia e che contiene
la nicotina, sorella della solanina – è portatrice a sua volta di uno stesso veleno: un alcaloide che
deprime il sistema nervoso centrale; un alcaloide che è, per intenderci, una sorta di proteina denaturata,
come la caffeina, l’oppio, la morfina, l’eroina, la stricnina, il chinino e, nella famiglia stessa delle
solanacee, l’atropina, la belladonna e la scopolamina (e naturalmente la nicotina). La patata è
considerata la più pericolosa tra le solanacee (chiamate le ombre della notte), della famiglia delle quali
fanno parte anche, purtroppo ahimè, vegetali buonissimi come pomodoro, peperone e melanzana.
Rudolf Steiner dichiarò che il consumo esagerato (inserimento troppo frequente nei pasti) di patate
danneggia la testa e che il materialismo dei tempi moderni non è nient’altro che la conseguenza
dell’aver mangiato troppe patate. Steiner spiega pure che ciò che viene generato dalla patata non è
comprensibile dall’analisi dei singoli componenti e contenuti chimici (molti dei quali senza dubbio
benefici) ma da qualcosa di più sottile, dal loro stato di connessione nei rapporti globali tra natura e
spirito. Ma di ciò ai nutrizionisti è meglio non parlare.
Il filosofo-scienziato austriaco spiega anche che, mentre l’amido del cereale corrisponde perfettamente
all’organismo umano permettendogli la demolizione del cibo nell’intestino tenue, l’amido della patata,
che – proprio perché diverso da quello dei cereali – viene chiamato fecola, arriva invece fino a
appesantire il cervello.

Udo Rezenbrink, epigono di Steiner, aggiunge che dall’introduzione della patata come alimento “il
pensare interiore” in Europa si ritirò sempre più, la cultura esteriore intellettuale cominciò ad esercitare
il suo dominio e fondò il materialismo”. “Quando vediamo che i bambini diventano svogliati, distratti,
semiaddormentati, oppure irrequieti e nervosi, sarà facile notare che le loro condizioni precarie sono
dovute ad un’alimentazione troppo ricca di patate”. Secondo l’esperienza diretta di Annemarie Colbin
(una nutrizionista, ma di quelle che pensano con ambedue gli emisferi cerebrali, quello razionale e
quello intuitivo), coloro che soffrono di dolori artritici possono sperimentare – nella stragrande
maggioranza dei casi – che una rigida astensione da solanacee e da fumo fa registrare non un blando
ma un significativo miglioramento, fino a remissione completa dei sintomi, nei casi di artrite
reumatoide, osteoartrite, dolori lombari, borsiti, gotta, gomito del tennista, mal di testa, ipertensione
arteriosa.

http://www.comecucinarelanostravita.it/joel-robuchon-il-top-chef-del-mondo-la-patata-e-rudolf-steiner/
Joël Robuchon il top chef del mondo, la patata e Rudolf Steiner

Bisogna piuttosto conoscere gli effetti che le patate provocano e decidere, dopo, se tenerne piena la
dispensa, come fanno in tanti (perché…non devono mai mancare in casa), o consumarne
saltuariamente.
Nelle religioni induiste era ritenuto un alimento tamasico, cioè del grado materialistico più basso e più
lontano dagli dei, quindi incapace di “re-ligere”, dunque di aspirare a legare la Terra con il Cielo.
Per le scuole dello Zen Macrobiotico sono dichiaratamente un alimento estremo, cioè raffreddante e
estremamente sbilanciato energeticamente, nonché velenoso per il contenuto di solanina.

Rudolf Steiner e la patata


Secondo Rudolf Steiner la patata è un tubero “molto furbo” che allontana l’essere umano dallo spirito
per portarlo verso il materialismo, per questo ne va scoraggiato l’uso frequente.
Attenzione ai rischi diretti e immediati della patata: le velenosissime germinazioni sopra la buccia, i
punti neri sulla polpa, le macchie verdi, sono dannosi ed è ben poca cosa estirparli prima di cibarsene.
Se lessate la patata, mangiatela subito dopo, senza conservarla in frigo, altrimenti sviluppa un batterio
molto nocivo, già a distanza di pochissime ore.
A cosa sono dovuti i detti popolari “sei un sacco di patate”, “hai uno spirito di patata”, “tieni il naso
a patata”? La domanda può essere variamente formulata e non si tratta di cavilli: può essere veramente
innocuo un alimento cui si ispirano quei proverbi e di cui vengono ufficialmente e universalmente
consigliate precauzioni del genere? – che le sue foglie sono altamente velenose; – che non va
consumato se diventa verdognolo, o quando germoglia, e quando si conserva in ambiente umido: in
questi casi può provocare infiammazioni gastrointestinali, nausea, diarrea e vertigini; – che non lo si
deve conservare cotto, neanche per il pasto successivo.
La patata proviene da Cile e Perù, fu importata in Europa, come pianta ornamentale, dagli spagnoli nel
VXI secolo: la incontriamo già a Genova nel 1585. Ma è solo nel 1800 che diventa un alimento
importante, fino a sostituire – nel nord del vecchio continente – gran parte delle piantagioni di orzo e
avena (sic!).

Ma essa è un alimento privo di vitalità, come invece è il cereale, essa ha una forza espansiva e
centrifuga estrema (eccessiva velocità nella riproduzione e nella crescita); e la mancanza di equilibrio è
manifesta anche nella smodata proporzione di potassio e di acqua contenuti, a spese del sodio. Per tali
ragioni sarebbe bene scoraggiarne il consumo frequentissimo.
Essa è, inoltre, una solanacea che – come succede al tabacco, che è della stessa famiglia e che contiene
la nicotina, sorella della solanina – è portatrice a sua volta di uno stesso veleno: un alcaloide che
deprime il sistema nervoso centrale; un alcaloide che è, per intenderci, una sorta di proteina denaturata,
come la caffeina, l’oppio, la morfina, l’eroina, la stricnina, il chinino e, nella famiglia stessa delle
solanacee, l’atropina, la belladonna e la scopolamina (e naturalmente la nicotina).
La patata è considerata la più pericolosa tra le solanacee (chiamate le ombre della notte), della famiglia
delle quali fanno parte anche, purtroppo ahimè, vegetali buonissimi come pomodoro, peperone e
melanzana. Rudolf Steiner dichiarò che il consumo esagerato (inserimento troppo frequente nei
pasti) di patate danneggia la testa e che il materialismo dei tempi moderni non è nient’altro che la
conseguenza dell’aver mangiato troppe patate. Steiner spiega pure che ciò che viene generato dalla
patata non è comprensibile dall’analisi dei singoli componenti e contenuti chimici (molti dei quali
senza dubbio benefici) ma da qualcosa di più sottile, dal loro stato di connessione nei rapporti globali
tra natura e spirito. Ma di ciò agli chef, ai dietologi, ai nutrizionisti, è meglio non parlare. Il filosofo-
scienziato Steiner spiega anche che, mentre l’amido del cereale corrisponde perfettamente
all’organismo umano permettendogli la demolizione del cibo nell’intestino tenue, l’amido della patata,
che – proprio perché diverso da quello dei cereali – viene chiamato fecola, arriva invece fino a
appesantire il cervello. Udo Rezenbrink, epigono di Steiner, aggiunge che dall’introduzione della
patata come alimento “il pensare interiore” in Europa si ritirò sempre più, la cultura esteriore
intellettuale cominciò ad esercitare il suo dominio e fondò il materialismo”. “Quando vediamo che i
bambini diventano svogliati, distratti, semiaddormentati, oppure irrequieti e nervosi, sarà facile
notare che le loro condizioni precarie sono dovute ad un’alimentazione troppo ricca di patate”.
Secondo l’esperienza diretta di Annemarie Colbin (una nutrizionista, ma di quelle che pensano con
ambedue gli emisferi cerebrali, quello razionale e quello intuitivo), coloro che soffrono di dolori
artritici possono sperimentare – nella stragrande maggioranza dei casi – che una rigida astensione da
solanacee e da fumo fa registrare non un blando ma un significativo miglioramento, fino a remissione
completa dei sintomi, nei casi di artrite reumatoide, osteoartrite, dolori lombari, borsiti, gotta, gomito
del tennista, mal di testa, ipertensione arteriosa.

http://www.comecucinarelanostravita.it/la-patata-per-esempio/

La patata, gli amidi che contengono fanno aumentare la glicemia, che a sua volta incide sui livelli di
insulina e, a catena, degli ormoni e dei fattori di crescita.
E vorrei aggiungere anche che un bravissimo biologo come Martin Halsey scoraggia l’uso delle patate
nell’alimentazione.
La patata è un tubero che arriva dall’america. Come il pomodoro interferisce col metabolismo del
calcio. Martin Halsey ci spiega le sue origini e ci mette in guardia da alcuni lati negativi non
trascurabili.

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