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Titolo: Echi dal fuoco

Genere: racconto gotico


Mercato: italiano. Sergio Bonelli Editore, collana “Le Storie”
Target: adulto
Tipologia editoriale: volume singolo; b/n brossurato, 64 pag.

8 ottobre 1992. Una classe di quinta elementare è in viaggio verso Castel del Monte, in Puglia.
Andrea sta leggendo i racconti di Lovecraft in fondo al pullman quando un gruppo di ragazzi di
avvicina e cerca di rubargli il libro. La maestra reagisce urlando e schiaffeggiando i responsabili
e accarezzando Andrea in maniera materna. Dopo un po’ i bambini sentono la maestra Maria
piangere e singhiozzare: ha da poco perso un figlio e non si è ancora ripresa del tutto. Al
castello sono accolti dalla giovane guida, Alberto. Durante la visita, egli spiega loro che il
castello, forse antica sede di alchimisti, è unico nel suo genere: pianta ottagonale cava con otto
torri ottagonali e un tetto piatto e percorribile. Il numero otto ricorre anche in altre decorazioni
e simboli nel castello. Inoltre la sua posizione è stata scelta e studiata affinché, durante gli
equinozi e i solstizi, le ombre dell’edificio abbiano una determinata direzione. Questi due giorni
l’anno, un raggio di sole al tramonto illumina una zona in cui un tempo era scolpito un
bassorilievo, ormai eroso. Queste due giornate sono l’8 di aprile e l'8 di ottobre, esattamente la
data in cui il gruppo classe si trova in quel luogo. Nel pomeriggio il gruppo fa una pausa per
consumare una veloce merenda; Andrea nota che la guida guarda spesso la maestra. Mentre il
bambino sta mangiando e leggendo, i bulli della classe lo afferrano e lo trascinano vicino al
pozzo, minacciando di buttarlo dentro. Andrea piange e fugge via, rientrando nel castello. Poco
dopo si rende conto di essersi allontanato, si guarda attorno ritrovandosi in un labirinto di scale
e corridoi impossibili per quella che è la struttura esterna. Inquieto, Andrea comincia a vagare
sperando di trovare la via d’uscita. Inizia poi a sentire un sommesso coro di voci maschili, dei
rumori ovattati di passi e bisbigli formati da parole incomprensibili. Corre via, spaventato,
mentre il sole comincia ad abbassarsi sfiorando il castello. Il bambino si arrampica su una scala
e nota una figura incappucciata. Felice, lo chiama: nessuna risposta. Allora Andrea gli si
avvicina allungando una mano che però lo attraversa completamente come fosse aria.
Terrorizzato e sorpreso, il bambino fa per allontanarsi, ma poi, stringendo il libro, decide di
seguire l'incappucciato. Andrea, troppo concentrato sull’uomo, non si accorge che il castello
sembra essere tornato al suo antico splendore: sono comparsi utensili, mobili, arazzi. Dopo un
tempo indefinito, quel dedalo si apre in un corridoio pieno di porte. L’uomo si avvicina a una e
bussa. Una donna esce e gli passa qualcosa che il bambino non riesce a vedere. Poi l’uomo
comincia a correre giù per le scale. All’improvviso viene circondato e bloccato da guardie e da
un uomo alto e vestito di grigio che lo accusa di aver tradito il suo signore. Gli viene calato il
cappuccio rivelando un uomo identico ad Alberto, la guida. L’uomo grigio afferra il fagotto da
cui comincia a provenire un pianto e lo getta dalla finestra. Alberto lancia un grido di dolore,
ma viene picchiato dalle guardie che lo trascinano in cortile. Il fagotto è un cumulo di sangue.
Andrea è come in trance e può solo seguire la scena, non si accorge nemmeno che è notte
fonda. Una pira è già stata eretta e una donna bellissima con la veste sporca di sangue è già
legata ad essa. Alberto urla a quella vista, ma stavolta il colpo di una guardia lo fa svenire.
L’uomo grigio dà fuoco alla pira. La donna grida qualcosa tra le fiamme, parole confuse di
vendetta. Poi il cielo si fa ancora più scuro, le nuvole incombono sul castello. Gli uomini
spaventati fuggono urlando. All’improvviso tutto cessa, le figure scompaiono e torna
pomeriggio. Andrea, ancora paralizzato si rende conto di stare piangendo. Attorno a lui ci sono
ora i corpi sfracellati dei suoi compagni di classe, caduti dal tetto. Un raggio di sole sul muro
illumina due nomi che prima erano invisibili: una lapide. Andrea viene poi afferrato alle spalle
dall’Alberto del presente, che lo porta dentro il castello, lungo le scale, verso il tetto. Andrea si
dimena, la guida continua a ripetere: “Figlio mio”. Sul limitare del tetto c’è anche Maria, la
maestra, le braccia graffiate, gli occhiali rotti che tende le braccia verso di loro. Il bambino
sente nuovamente il coro, ma stavolta è assordante. Grida disperato, cercando di scappare, ma
i due lo abbracciano e si gettano dal tetto. L’ultima cosa che vede Andrea è il volto della
maestra diventare quello di una bellissima donna bruciata che sorride.

Finale alternativo:
Andrea viene poi raggiunto dall’Alberto del presente che lo porta dentro il castello, lungo le
scale, verso il tetto. Andrea lo segue pacificamente mentre la guida continua a ripetere: “Figlio
mio”. Sul limitare del tetto c’è anche Maria, la maestra, le braccia graffiate, gli occhiali rotti che
tende le braccia verso di loro. Il bambino sente nuovamente il coro: una melodia celestiale.
Tenendo per mano Alberto raggiunge Maria e i tre si gettano insieme dal tetto. L’ultima cosa
che vede Andrea è il volto della maestra diventare quello di sua madre, bellissima che sorride.

Dopo la pausa pranzo Maria e Alberto concludono la gita portando i bambini sul tetto del
castello Durante il viaggio la guida abbraccia Maria e le sussurra qualcosa all’orecchio
facendola cadere in stato catatonico. Nonostante alcuni di loro si siano accorti della mancanza
di Andrea, sia la maestra che Alberto non prestano loro attenzione. Una volta sul tetto, Maria
fissa il cortile del castello dall’orlo del tetto e all’improvviso comincia ad urlare tenendosi la
testa con le mani. I bambini si accalcano per aiutarla, ma i due più vicini vengono presi dalla
donna e scagliati giù dal tetto.

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