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L’elevata prevalenza dell'ipertensione e la sua rilevanza come fattore di rischio hanno reso
necessario elaborare linee guida diagnostico-terapeutiche. Le prime sono state formulate a partire
dalla metà degli anni '70, sono quindi state aggiornate periodicamente sino ad arrivare alle più
recenti del JNC VI statunitense (i) e della World Health Organization-International Society of
Hypertension (WHO-ISH) (ii). Le linee guida forniscono raccomandazioni per la gestione del
paziente iperteso, basate sulle evidenze scientifiche disponibili. Pur senza stabilire regole rigide,
esse indicano gli obiettivi del trattamento, le strategie di fondo e le modalità operative per
conseguire il successo terapeutico.
Nel valutare per la prima volta un paziente iperteso è necessario porsi alcune domande, alle quali si
L
a pressione arteriosa deve essere misurata preferibilmente con il paziente seduto,
usando uno sfigmomanometro a mercurio. Possono essere usati anche manometri
aneroidi, purchè calibrati frequentemente, o strumenti elettronici validati (iii).
Prima di procedere alla misurazione della PA è bene che il paziente stia seduto per
alcuni minuti, in posizione comoda e in ambiente confortevole. Per gli adulti di normale
taglia si usa un bracciale di dimensioni standard (12-13 cm x 35), mentre si userà un
manicotto più largo negli obesi e di dimensioni più ridotte nei bambini. Nei pazienti
vasculopatici o con asimmetria dei polsi radiali, alla prima visita si dovrà misurare la
PA ad entrambe le braccia; in caso di valori differenti, la PA dovrà essere sempre
valutata a livello dell'arto con i valori più elevati. Per identificare la PA diastolica si
deve fare riferimento alla scomparsa dei toni (fase 5 di Korotkoff); l'attenuazione va
usata se la scomparsa non è apprezzabile. Nei diabetici, negli anziani e nei pazienti con
episodi di ipotensione ortostatica, è opportuno misurare la pressione sia in clino che in
ortostatismo.
Come stabilire la gravità dell'ipertensione
Le linee guida distinguono anche tre differenti livelli di PA nell'ambito della normalità:
PA ottimale, normale o normale-alta. La decisione di suddividere i normotesi in questi
tre sottogruppi si basa sul dato osservazionale che il rischio cardiovascolare cresce
linearmente con l'aumentare della PA anche nell'ambito della normalità. Recentemente
il gruppo del Framingham ha definitivamente provato che il rischio a 10 anni di
malattia cardiovascolare è nettamente maggiore nei soggetti con PA normale-alta
rispetto a quelli con PA ottimale (rischio relativo di 2.5 nelle donne e 1,6 negli uomini)
(iv) (Figura 4)
Dal punto di vista pratico, i soggetti con pressione normale-alta vanno invitati ad
effettuare controlli pressori almeno una volta all'anno. Inoltre sarebbe opportuno
suggerire loro già in questa fase di ridurre l'assunzione di sale, tenere sotto controllo
il peso corporeo e cercare di fare esercizio fisico regolare.
Confermare la diagnosi