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J. B.

ESTRADE

Le apparizioni di Lourdes

Quarta edizione 1956

Titolo originale dell'opera: LES APPARITIONS DE LOURDES SOUVENIRS INTIMES D'UN TEMOIN

Lourdes - Imprimerie de la Grotte, 1934

Traduzione dal francese di G. Giacometti

Nulla osta

Catanae, die 30 nov. 1956

Can. Nicolaus Ciancio

Vic. Gen.

Sac. Sanctus Bellia

Cens. Eccl.

_________________

Presentazione
Alla vigilia dell’anno centenario, nel quale la Vergine Maria ha inviato all'umanità il
suo messaggio di penitenza e di preghiera, il presente volume offre ai credenti di
qualsiasi età, grado di cultura, condizioni sociali, la narrazione dei fatti come sono
storicamente avvenuti. Si tratta della traduzione dell'opera francese che ha il
pregio di farci conoscere le diciotto apparizioni di Massabieille come sono state
fissate da J. B. Estrade, testimone oculare, il quale, per aver vissuto nell'ambiente
stesso della veggente, porta alla conoscenza dei lettori particolarità e dettagli
della vita intima di Bernadetta, quando ancora si trovava in famiglia, poi
nell'Ospizio di Lourdes, infine tra le Suore del Convento di San Gildard a Nevers,
ove Ella chiuse la sua esistenza. Opportuni riferimenti e confronti con gli Atti
autentici delle Apparizioni annullano le apparenti contraddizioni con quanto
riferisce l'Autore francese.

Questo è il merito del traduttore che non può essere taciuto o sottovalutato.
INDICE

Prefazione
PARTE PRIMA
 Lourdes
 La famiglia Soubirous
 Bernardetta
 La Grotta e i suoi dintorni
 La notizia
 Prima Apparizione
 Seconda apparizione
 Terza Apparizione
 Quarta Apparizione
 Quinta Apparizione
 Sesta Apparizione
 Seguito della giornata del 21 febbraio
 Seguito della giornata del 21 febbraio
 Bernardetta dal Procuratore Imperiale
 Bernardetta dal commissario di Polizia
 Lunedi 22 febbraio. - La Vergine non appare alla Grotta
 Settima Apparizione
 Ottava Apparizione
 Nona Apparizione
 La sorgente
 Decima Apparizione
 Undicesima Apparizione
 Dodicesima Apparizione
 Tredicesima Apparizione
 Quattordicesima Apparizione
 La Signora non appare
 Quindicesima Apparizione
 Ultimo giorno della quindicina
 Periodo dal 4 al 25 marzo
 Sedicesima Apparizione
 La Signora misteriosa rivela il suo nome
 Diciassettesima Apparizione
 Diciottesima ed ultima Apparizione
PARTE SECONDA
 Bernadetta dopo le Apparizioni
 La famiglia Soubirous
 Bernardetta all'ospizio di Lourdes
 Bernardetta al convegno di Nevers
 La sua vita religiosa
 La sua morte
 Ultima malattia
 Morte

PREFAZIONE
Origine del mio libro

Al tempo delle apparizioni, mi trovavo a Lourdes come impiegato


nell'amministrazione delle imposte. Le prime notizie delle apparizioni alla grotta
mi lasciarono completamente indifferente; le ritenevo frottole e sdegnavo di
occuparmene. Tuttavia l'emozione popolare aumentava di giorno in giorno e per
così dire d'ora in ora; gli abitanti di Lourdes, le donne soprattutto, si portavano in
folla alle rocce di Massabieille e raccontavano in seguito le loro impressioni con un
entusiasmo che sembrava delirio. La fede spontanea e l'entusiasmo di queste
buone persone non m'ispiravano che pietà e me ne burlavo, le schernivo e senza
studio, senza indagine, senza la minima inchiesta, continuai ad agire così, fino al
giorno della settima apparizione. Quel giorno - oh, ricordo indimenticabile della
mia vita! - la Vergine Immacolata con segrete industrie nelle quali riconosco oggi
le attenzioni della sua ineffabile tenerezza, m'attirò fino ad Essa prendendomi la
mano e come una Madre ansiosa che rimette nella via il suo fanciullo sviato, mi
condusse alla grotta. Là io vidi Bernardetta nello splendore e nelle gioie
dell'estasi!... Era una scena celeste indescrivibile … Vinto, abbattuto, io piegai le
ginocchia e feci salire verso la Signora misteriosa e celeste, della quale sentivo la
presenza, il primo omaggio della mia fede.

In un batter d'occhio tutte le mie prevenzioni erano svanite; non solamente non
dubitavo più, ma da quel momento un impulso segreto m'attirava invincibilmente
alla Grotta. Giunto alla roccia benedetta, mi univo alla folla e, come essa,
manifestavo le mie ammirazioni e convinzioni. Quando i doveri di lavoro mi
obbligavano a lasciare Lourdes, ciò accadeva di tanto in tanto, mia sorella - una
sorella amatissima che viveva con me e che seguiva da parte sua tutti gli
avvenimenti di Massabieille - mi raccontava alla sera, dopo il mio ritorno, ciò che
aveva visto e sentito durante il giorno e noi ci scambiavamo tutte le nostre
osservazioni. Le scrivevo secondo la loro data per non dimenticarle e accadde così
che alla fine della quindicesima visita, promessa da Bernardetta alla Signora della
grotta, avevamo un piccolo tesoro di annotazioni, informi senza dubbio, ma
autentiche e sicure, alle quali davamo molta importanza.
Queste costatazioni, fatte da noi stessi non davano tuttavia la conoscenza
perfetta dei fatti meravigliosi di Massabieille. Ad eccezione del racconto della
veggente, che avevo appreso dal commissario di polizia, del quale parleremo più
tardi, non sapevo quasi nulla delle prime sei apparizioni e siccome le mie note
restavano incomplete, me ne preoccupavo assai. Una circostanza inaspettata
venne a calmare le mie ansietà ed a servirmi nel miglior modo augurabile.

Bernardetta, dopo le estasi, veniva sovente da mia sorella; era una nostra piccola
amica, una della famiglia ed io avevo il piacere di interrogarla. Noi le
domandavamo tutti i ragguagli più precisi, più minuziosi, e questa cara fanciulla ci
raccontava tutto con quella naturalezza e semplicità, che era sua caratteristica. È
così che io ho raccolto, fra le mille altre cose, i dettagli commoventi dei suoi primi
incontri con la Regina del cielo.

La storia speciale delle visioni, quale è esposta nel mio libro, non è dunque in
realtà, salvo forse poche particolarità, che il racconto delle dichiarazioni di
Bernardetta e la narrazione fedelissima di quanto mia sorella ed io avevamo
notato personalmente. - Senza dubbio, in avvenimenti così importanti, vi sono
cose che sfuggono fatalmente all'osservatore più attento. Non si può osservare
tutto, né capire tutto e lo storico è obbligato a ricorrere ad informazioni prese a
prestito.

Ho interrogato intorno a me, mi sono abbandonato ad una inchiesta profonda per


separare la zizzania dal buon grano e per non inserire nulla nel mio racconto che
non fosse conforme a verità. Ma, dopo un attento vaglio, io non ho accettato, in
complesso, che le informazioni del mio principale testimonio, Bernardetta e quelle
di mia sorella in aggiunta a ciò che io stesso avevo potuto osservare.

***

Per tutto il periodo nel quale durarono le apparizioni, la città di Lourdes fu sempre
nella gioia e nella espansione del suo fervore religioso.

Poi tutto ad un tratto l'orizzonte si oscurò, una specie d'angoscia strinse tutti i
cuori; si sentiva avvicinarsi la bufera. E infatti, in capo a qualche giorno, questo
temporale scoppiò. Gli alti dignitari del potere e le potenze dell'inferno parvero
allearsi e coalizzarsi per allontanare la Vergine dalla sua umile e rustica dimora
sulle sponde del Gave. La Grotta fu chiusa. Per quattro lunghi mesi, fui testimone
rattristato del sequestro operato sul luogo dei prodigi. Il popolo di Lourdes era
costernato. Alla fine la tempesta passò; nonostante le minacce, le proibizioni ed i
processi, le barriere 1 furono tolte e la Regina del cielo riprese possesso del
modesto trono, che Ella si era scelto. Oggi come allora, e più che mai, è là che
Ella riceve, trionfante e benedetta gli omaggi più cordiali delle moltitudini che
corrono a Lei da tutte le parti del mondo.

Notando gli avvenimenti d'ogni sorta che si svolsero sotto la roccia di


Massabieille, non miravo ad altro scopo che quello di prendermi una soddisfazione
personale e durevole: volevo avere sotto mano un memoriale intimo, un
repertorio che richiamasse a me stesso le dolci emozioni che avevano rapito e
soggiogato il mio spirito alla Grotta. Mai potevo immaginare di doverne pubblicare
una benché minima parte. Per quali considerazioni, o meglio sotto quale
pressione mi sono indotto a cambiare parere? Ci tengo che il lettore lo sappia. Dal
1860, anno in cui avevo lasciato Lourdes, quasi ogni anno, al tempo delle
vacanze, andavo alla Grotta per pregare la Santa Madonna ed anche per
ravvivare i felici ricordi dei tempi trascorsi. In tutti gli incontri che ebbi col Rev. P.
Sempé, il buon Superiore dei missionari mi spingeva a coordinare il mio lavoro
sulle apparizioni ed a stamparlo. Le insistenze del santo religioso mi turbavano,
perché il P. Sempé era l'uomo della Provvidenza ed io restavo sempre colpito
dalla saggezza delle sue parole e delle sue opere, visibilmente contrassegnate
dallo spirito di Dio. Nell'interno della casa di Massabieille, che egli governava
come Superiore, ogni cosa mostrava la cordialità, l'armonia, lo zelo ardente per la
salvezza dell'anima. La regola vi era osservata più per l'ascendente e l'esempio
delle grandi virtù del maestro che per la sua pressione. All'esterno tutto
risplendeva delle invenzioni escogitate dalla sua iniziativa. La magnificenza con
cui ha decorato la roccia sarebbe da sola bastante a rendere illustre un uomo la
cui ambizione si limitasse alle glorie della terra.

Il segreto magico del P. Sempé per fare riuscire i suoi progetti e proteggere le sue
imprese era il Rosario. La corona di Maria non lasciava mai le sue dita e quando
nelle pie riunioni ne recitava le dolci invocazioni, trasportava le anime verso le
regioni superiori.

Tutto per Dio: questo il programma della sua vita, inteso sulle sue labbra nel
momento stesso della sua morte.

Accanto al Rev. P. Sempé, nella casa di Massabieille, viveva un uomo dai modi
squisiti, dalla scienza consumata, semplice e modesto come l'ultimo dei religiosi.
La sua fisionomia aperta, la sua amabilità, il fascino della sua conversazione a
tutti ispiravano simpatia e rispetto. Questo uomo, un laico, non era se non il
sapiente dottore barone di San Maclou. Indignato per la malizia dei giornali empi
e settari di fronte ai miracoli operati dalla potenza della Vergine, venne alla Grotta
per diventarne l'apologista. Facendo appello al concorso ed alla lealtà dei suoi
colleghi nell'arte medica, li invitò senza distinzione di opinione o di fede, a
studiare con lui i prodigi che accadevano alle piscine di Massabieille.

Questo appello fu accolto e l'ufficio delle costatazioni, creato a questa epoca e con
questo scopo, ha preso a poco a poco lo sviluppo e l'importanza di una clinica
rinomata. E' là che ogni anno nel periodo dei pellegrinaggi si vedono specialisti di
ogni genere di malattie, celebrità appartenenti a sètte dissidenti, scettici
irriducibili, inchinare la loro intelligenza, abiurare i loro errori e ritornare alle loro
antiche convinzioni religiose di fronte ai prodigi, che si verificavano sotto i loro
occhi.

Se vi è parso che sia uscito dal tema, segnalando qui le virtù e le fatiche del Rev.
P. Sempé e del barone di San Maclou, perdonatemi; ho voluto far conoscere la
devozione e la stima che ho verso queste figure eminenti e il giusto ascendente
che esercitarono sulle mie determinazioni. Tuttavia ho resistito sempre alle loro
insistenze. Il nobile dottore per l'insistenza del Rev. P. Sempé, superiore della
Grotta, mi spronava a pubblicare i miei ricordi sulle apparizioni di Massabieille.

Ero come alla tortura, mi spiaceva disgustarlo, ma alla fine gli rispondevo
invariabilmente, come al P. Sempé, che mi sentivo incapace di elevarmi all'altezza
del soggetto.

Infine un'autorità morale, che è considerata il primo ordine nell'episcopato


francese ed alla quale credetti mio dovere ubbidire, dissipò tutti i miei scrupoli e
ebbe ragione delle mie riluttanze.

Nel 1888, durante una delle visite annuali a Lourdes il Rev. P. Sempé, mi
presentò a Mons. Langenieux, arcivescovo di Reims, che in quel momento si
trovava presso i Padri, nella residenza dei Vescovi.

L'illustre prelato mi accolse con molta benevolenza e mi fece anche l'onore


grandissimo, di invitarmi a pranzo. A mensa c'erano l'arcivescovo ed il suo
segretario, il Rev. P. Sempé ed io. Subito all'inizio della sua conversazione,
l'arcivescovo volgendosi a me disse: «Mi pare che voi siate uno dei testimoni delle
apparizioni della Grotta?

- Sì, Monsignore, sebbene indegno, la Vergine volle accordarmi questa grazia.

- Alla fine del pranzo vi pregherei di dirci le impressioni che vi sono rimaste di
queste grandi e belle cose.

- Volentieri, Monsignore».
Quando venne il momento, raccontai le scene che mi avevano maggiormente
impressionato.

L'arcivescovo riprese:

«I fatti che ci avete narrati, sono davvero ammirabili, ma non bastano le parole;
noi vogliamo che le vostre relazioni siano stampate e che siano edite sotto il
vostro nome col titolo di testimone.

- Monsignore, permettetemi di farvi osservare umilissimamente che,


accondiscendendo al vostro desiderio, temo di guastare l'opera della Vergine e di
annoiare la pietà dei pellegrini.

- Sarebbe a dire?

- Per il fatto che sono poco abile a scrivere per poter rispondere ai desideri che vi
degnate esprimermi, mi occorrerebbe la competenza di un letterato celebre.

- Noi non vi chiediamo già di scrivere da letterato, ma da galantuomo, questo è


sufficiente».

Davanti alle insistenze dolci e autorevoli di Mons. Langenieux, incoraggiato dai


cenni probativi del Rev. P. Sempé, dovetti arrendermi e promettere di eseguire.

Ed ora, o buona Vergine della Grotta, depongo la mia penna ai vostri piedi,
felicissimo d'aver potuto balbettare le vostre lodi e raccontare le vostre
misericordie.

Offrendovi il frutto del mio umile lavoro, Vi rinnovo le più ferventi preghiere,
particolarmente quella che Vi ho rivolta, raccontando in questo stesso libro, la
settima delle vostre apparizioni, di cui fui privilegiato testimone.

«Oh Madre! I miei capelli sono divenuti bianchi, ed io sono vicino alla tomba. Non
oso rivolgere e fermare lo sguardo sulle mie colpe e più che mai ho bisogno di
rifugiarmi sotto il manto delle vostre misericordie. Quando nell'ultima ora di mia
vita comparirò davanti al Vostro Figlio, degnateVi di farVi mia protettrice e di
ricordarVi che mi avete visto, nei giorni delle vostre apparizioni inginocchiato e
credente sotto la sacra volta della vostra grotta di Lourdes».

J. B. ESTRADE
PARTE PRIMA

LE APPARIZIONI DI LOURDES

I. LOURDES
La cittadina di Lourdes, il cui nome è divenuto così popolare, non era quasi
conosciuta all'epoca delle apparizioni. Essa è situata a sud-ovest del dipartimento
degli Alti-Pirenei, all'ingresso della stretta valle che, ramificandosi, conduce alle
stazioni climatiche di Cauterets, San Salvatore e di Barèges. Quando il
viaggiatore, venendo da Tarbes, si ferma alla stazione di Lourdes, scorge tutto ad
un tratto a mezzogiorno, la piccola città di Maria, come seduta in un bacino
lussureggiante, graziosamente inquadrata dai primi contrafforti delle montagne.
Una vecchia fortezza costruita su una roccia a picco, protegge la città ad ovest e
forma con un gruppo di case bianche che si trovano ai suoi piedi, un quadro pieno
di contrasti, dall'effetto molto attraente.

Ma obbedendo ad una ispirazione interiore, l'occhio del viaggiatore, turista o


pellegrino, cerca un'altra cosa.

Sempre ad ovest, un po' più lontano, non tarda a scoprire una guglia agile e
graziosa, che si slancia ardita verso il cielo. Questa indica la Grotta e la Basilica di
Nostra Signora di Lourdes.

Per chi arriva da Pau, lo spettacolo è molto diverso! Dopo aver attraversato una
valle molto stretta, si entra in una valle pittoresca, chiusa all'estremità dalla
montagna dell'Jer e dalle grigiastre muraglie della vecchia fortezza; a destra da
un masso roccioso e a sinistra da verdeggianti colline degradanti, disposte a
semicerchio. Al centro di questa ridente vallata, ove serpeggia il Gave dai flutti
azzurri, appare nel suo biancore madreperlaceo la elegante Basilica sormontata
dalla guglia slanciantesi nel cielo ed avente in basso le monumentali rampe che
circondano la nuova Chiesa del Rosario. Tutto all'intorno lo sguardo contempla
una ricca fioritura di fabbricati formanti come una corona attorno al Santuario
della Vergine Immacolata. Infine, ecco la Grotta venerata, testimone di tanti
prodigi! A sera, soprattutto nei giorni di grandi pellegrinaggi, è illuminata dalle
luci di mille candele, i cui riflessi danno a questa piccola conca un aspetto
veramente incantevole.

Lourdes, antica residenza dei conti di Bigorre, ha una popolazione di 6.000


abitanti circa. Sebbene non sia oggi che un semplice capoluogo di cantone, ha in
comune con Argelès le prerogative di un capoluogo di circondario 2. Non ha né la
sottoprefettura, né la sede esattoriale delle Finanze, ma è dotata di un tribunale
di seconda istanza e ha l'ufficio centralizzatore delle diverse amministrazioni
pubbliche. Al tempo delle apparizioni un plotone di soldati faceva da guarnigione
al castello e due o tre compagnie di cavalleria abitavano un quartiere, situato a
qualche centinaio di passi dalla città.

La popolazione di Lourdes, come tutte quelle del Mezzogiorno, è intelligente e


vivace. Nei rapporti con gli stranieri parla francese, ma nei rapporti coi conoscenti
e coi familiari preferisce servirsi del dialetto, di cui sa usare certe finezze con una
grazia che colpisce.

Niente di più brioso che una conversazione gioviale fra gente della località.

Associazioni di beneficenza alle quali si è conservato il vecchio nome di


confraternite, esistono a Lourdes da tempo immemorabile. Ogni professione
aveva una volta la sua (specie di mutue) e nel 1858 se ne contavano ancora
nove, aventi per vessillo e per motto:

Nostra Signora del Monte Carmelo, Nostra Signora di Mont-Serrat, Nostra Signora
delle Grazie, santa Lucia, sant'Anna, il Santo Sacramento, l'Ascensione, san
Giovanni e san Giacomo. Grazie ai salutari effetti di queste istituzioni, tutte
penetrate di spirito evangelico, gli abitanti della piccola città non l'hanno mai rotta
con le sane dottrine, né con le pratiche della loro fede religiosa. Ai loro occhi le
associazioni non hanno valore che in quella proporzione nella quale sono
comprese ed applicate al senso cristiano. Forti di questi principi che li hanno resi
felici sino ad oggi, stornano le orecchie dalle teorie dei moderni riformatori e
continuano a vivere preferibilmente nelle tradizioni del passato. Non è da
intendere con questo che Lourdes rifiuti di seguire il movimento ascensionale
della civiltà e che si immobilizzi abdicando ad ogni iniziativa, in una cieca
tradizione. In mezzo secolo, la cittadina si è sviluppata ed abbellita in proporzioni
prodigiose. Dal punto di vista intellettuale non ha nulla da invidiare alle più
istruite popolazioni urbane. Molto prima della venuta dei contemporanei
legislatori, i costruttori di Lourdes avevano aperto sul luogo edifici scolastici, ove
era insegnato in modo pratico tutto quanto poteva essere utile alla classe operaia.

Le scuole, dirette alcune da maestri laici, le altre da membri di congregazioni


religiose, ricevevano i medesimi aiuti e la stessa protezione, perché in tutte e due
l'insegnamento religioso aveva un largo posto. Le preferenze dei genitori non
mancavano di fomentare una nobile gara, che non poteva non essere a tutte e
due utile. Aggiungiamo che, grazie agli aiuti comunali, queste scuole erano
assolutamente gratuite.

Senza voler paragonare la condizione dei tempi antichi con quelli moderni, devo
fare notare che Lourdes non era senza movimento e senza vita nell'epoche che
hanno preceduto le apparizioni.

Vi regnava anzitutto l'animazione particolare delle cittadine con presidio militare.


Inoltre le fiere ed i mercati, stimati da quelli di Tarbes i più belli e i migliori della
zona, vi conducevano nei giorni stabiliti folle considerevoli. Nell'estate le carrozze
conducevano da Pau, da Tarbes e da Bagnères-de-Bigorre uomini d'affari, turisti,
bagnanti che si portavano in gran numero nelle stazioni climatiche dell'alta
vallata. In certi momenti della stagione dei bagni termali, la strada principale che
attraversa la città, assomigliava, per la sua animazione e rumore, ad un viale di
una grande città.

La rocca di Lourdes, si presterebbe a racconti storici e leggendari del più grande


interesse. Siccome non devo entrare in questo ordine di fatti, mi limiterà ad
indicare sommariamente che il vecchio castello, la cui fondazione risale ai secoli
più remoti, ha visto sventolare successivamente sulle sue mura merlate le
bandiere dei Romani, dei Saraceni e degli Inglesi; che i signori feudali nei loro odi
e nelle loro rivalità, sovente combatterono attorno ai suoi spalti; e che infine le
orde protestanti cercarono, ma invano, d'introdursi nel suo recinto per portarvi la
distruzione e la morte. In tempi più vicini a noi, il castello divenne la residenza
fortificata del governatore della provincia 3; e più tardi ancora, cambiando
destinazione, a detrimento della sua gloria militare, venne convertito in prigione
di Stato. Di decadenza in decadenza, la vecchia cittadella è stata ridotta all'umile
ufficio di caserma o di semplice deposito di approvvigionamento e infine è
divenuta proprietà della città di Lourdes.

Nonostante la sua relativa attività ed i suoi vecchi ricordi la città di Lourdes


sembrava condannata a restare nell'oblio, se un avvenimento, uscendo dalla sfera
ordinaria delle cose umane, non fosse venuto a toglierla dalla sua oscurità.

Il grande avvenimento che sto per raccontare è oggi conosciuto da un capo


all'altro del mondo.

Nel 1854 il Papa Pio IX di gloriosa e santa memoria, con l'assistenza dello Spirito
Santo e in forza della sua autorità infallibile, definiva solennemente, elevando alle
certezze di un dogma rivelato, la credenza universale e plurisecolare riguardante
la Immacolata Concezione della Santissima Vergine Maria; Madre di Dio, Il mondo
intero trasalì d'allegrezza e fece salire al cielo un «Credo» immenso ed entusiasta,
Commossa per le prove di tenerezza che Le porgevano i figli della terra, la
Vergine Immacolata, come una amata Regina contraccambiò gli ossequi dei suoi
sudditi e non sdegnò di scendere in mezzo ad essi e di apportare loro come una
eco del cielo, rispondendo cosi alla parola infallibile del Vicario di Gesù Cristo. Nel
1858, in sembianze di una giovane e cioè coi tratti caratteristici dell'innocenza e
del candore, lasciò i cieli e venne a posare il suo verginale piede su una roccia di
Lourdes. Là, rivestita degli splendori del Tabor e parlando ad una umile e povera
fanciulla del popolo, disse, dopo aver innalzato verso il cielo lo sguardo pieno di
sublime riconoscenza:

«Io sono l ’Immacolata Concezione ».

II.

LA FAMIGLIA SOUBIROUS

All'estremità nord di Lourdes, nel quartiere chiamato Lapaca, scorre un grosso


ruscello, sul quale si trovavano un tempo sei o sette mulini situati a poca distanza
gli uni dagli altri.

Uno di questi, detto «mulino Boly» era tenuto in affitto, da molti anni, dalla
famiglia Casterot, di Lourdes. Nel 1841, il capo di questa famiglia, Giustino
Casterot, venne a morire, lasciando alla vedova quattro figlie: Bernarda, Luigia,
Basilia, Lucia e un fanciullo ancor giovane di nome Giovanni Maria.

La maggiore delle figlie, Bernarda, era già sposata ad un onesto artigiano della
borgata. La secondogenita, Luigia, chiamata dall'età a divenire il sostegno di
famiglia, non aveva ancora sedici anni. Poiché occorreva un uomo per dirigere il
mulino Boly, mamma Casterot pensò di sposarla presto. I giovani che ritenevano
di avere qualche qualità per attirare l'attenzione di Luigia, non tardarono a
presentarsi e uno dei più solleciti fu Francesco Soubirous, giovane mugnaio di
Lourdes.

Francesco Soubirous non disponeva eh di una piccolissima fortuna e la famiglia


Casterot, che godeva di una certa agiatezza, avrebbe potuto pretendere di più,
dal punto di vista finanziario.

Tuttavia, siccome era del mestiere e le preferenze di Luigia erano per lui, il
matrimonio fu stabilito e celebrato nella chiesa parrocchiale il 9 gennaio 1843.
Sotto l'amministrazione dei nuovi mugnai, le entrate del mulino Boly non
tardarono a diminuire. Francesco Soubirous non aveva l'aria disinvolta e
affascinante per attirare la clientela; poi incline ad una certa pigrizia, non portava
nel suo lavoro tutta la vigilanza e tutte le attenzioni necessarie. Le farine che
uscivano dalla sua macina erano difettose ed era cosa rara che fossero restituite
ai clienti per la data fissata. Luisa, sua moglie, era dolce, precisa e ordinata, ma
accecata dalla tenerezza del suo cuore e troppo giovane per occuparsi seriamente
degli interessi economici, non s'accorgeva o non teneva in nessun conto le
negligenze del marito.

I due sposi passarono cosi i primi anni del loro matrimonio in una specie di apatia
che li fece cadere di gradino in gradino fino alla miseria più nera.

Mentre le rendite del mulino divenivano sempre più misere, il peso della famiglia
si sviluppava in proporzioni inverse. In un tempo relativamente breve, la famiglia
Soubirous era aumentata di sei figli: molte preoccupazioni, si capisce, dovevano
unirsi alle gioie. Nel 1854, i risparmi, lasciati, alla sua morte, dal vecchio padre
Casterot, erano finiti e gli sposi Soubirous si trovarono nell'impossibilità di pagare
l'affitto del mulino Boly. Sfrattati da questo mulino, presero in affitto una
catapecchia nel quartiere che abitavano e cioè il quartiere di Lapaca e si misero a
disposizione di quelli che li volevano far lavorare a giornata.

Le ore di prova cominciarono per la sfortunata coppia imprevidente.

Quando il padre e la madre utilizzavano le loro braccia fuori casa, almeno


ritornavano la sera con un pezzo di pane quasi sufficiente per sfamare la loro
famiglia. Quando, al contrario, il lavoro a giornata fuori casa mancava o quando i
genitori per una qualsiasi altra ragione erano costretti a restare nell'inerzia, era la
miseria nera che entrava nella casa dei disgraziati Soubirous.

Perfino l'alloggio non era per loro sicuro: quando giungeva la scadenza degli affitti
da pagare, si trovavano spesso a mani vuote ed erano quindi obbligati ad
abbandonare i locali che abitavano. E così che per tre anni si videro correre
periodicamente di porta in porta a cercare un alloggio e far soste fugaci nei
diversi quartieri della città.

In un certo periodo di miseria più grande del solito, il padre Soubirous si ricordò
che un parente di sua moglie Andrea Sajous, possedeva in Via Petits-Fossés
un'abitazione da affittare e quasi sempre chiusa. Questa casa non era altro che
l'antica prigione di Lourdes e malgrado la ripugnanza propria a questi luoghi,
Soubirous andò a richiederla al suo proprietario. Quest'ultimo, preso da
compassione per la sfortunata famiglia, accettò la domanda del suo parente e,
senza esigere canone d'affitto, alloggiò la infelice famiglia nel vecchio
penitenziario, che a Lourdes si chiamava comunemente «il carcere». Non molto
dopo, cioè nel 1858 da questa dimora oscura, malsana, quasi detestabile, usciva
tutte le mattine per quindici giorni la figlia maggiore dei Soubirous per andare a
raccogliere alla grotta di Massabieille faccia a faccia, cuore a cuore, i sorrisi, le
confidenze, gli incarichi della Regina del Cielo.

Fin dall'epoca in cui avvenivano questi fatti si fece silenzio intorno ai mugnai del
vecchio mulino Boly. Questi continuarono a vivere tra gli espedienti suggeriti dalla
povertà, ma grazie alla gratuita ospitalità del parente Sajous, non furono più
esposti alle umiliazioni di traslochi forzati.

Si dice, e la cosa è spesso purtroppo vera, che la miseria inasprisce il cuore e


spinge alla disperazione; ciò non accadde mai nella famiglia Soubirous.

L'affetto portato al matrimonio da ciascuno dei due sposi, restò sempre intatto e i
sei fanciulli che il cielo donò loro non fecero che rinfrancare e accrescere i legami
dell'unione coniugale.

I Soubirous, non erano di quelle persone che comunemente vengono indicati col
nome di devoti, ma non si sottrassero mai ai doveri essenziali della religione.
Durante il tempo della prosperità si erano un po' intiepiditi nella preghiera come
nel lavoro. A contatto con la miseria una felice reazione si produsse in loro. Si
risvegliarono dalla loro antica apatia e s'incamminarono con coraggio sulla via
delle risoluzioni che li onorano. Alla domenica i due sposi frequentavano
assiduamente i riti della Parrocchia tenendo per mano i loro ragazzi e portando
sulle braccia i piccoli che ancora non sapevano camminare. Ogni anno a Pasqua e
talvolta anche più spesso andavano a ricevere piamente il Dio che consola e
fortifica. Tutte le sere senza eccezione, dopo una lunga giornata di fatica ed una
cena abitualmente incompleta, la preghiera della famiglia veniva fatta in comune.
Alla fine delle consuete formule, quasi sempre, riferiscono i vicini, una voce di
angelo si levava dall'interno del «carcere» ripetendo con amore le pie invocazioni
del Rosario. Questa voce, lo si intuisce subito, era quella della fanciulla
privilegiata, che doveva essere più tardi, la gloria dei Soubirous. Prima che
arrivino questi tempi, facciamo conoscere la piccola privilegiata della Vergine, il
cui nome doveva essere portato fino ai confini del mondo.

III.

BERNARDETTA
Come si è visto sopra, dal matrimonio di Francesco Soubirous con Luisa Casterot
nacquero sei figli, di cui la maggiore ricevette il nome di Bernardetta, nome di
felice presagio perché ricorda quello di un grande Santo devoto alla Vergine.

Questa bambina venne al mondo il 7 gennaio 1844 e fu battezzata due giorni


dopo nella chiesa parrocchiale da Don Forgues, che era allora il parroco di
Lourdes. Le preoccupazioni non erano ancora entrate nel mulino Boly e
Bernardetta vi fu ricevuta tra gioie e feste.

Sei mesi dopo, la giovane madre per non compromettere una nuova gravidanza,
si trovava nella necessità di allontanare dal suo seno la bambina che allattava. In
questo stesso momento una donna del comune di Batrès: Maria Avarant che
aveva appena perso un figlio, ancora lattante, cercava una creatura da allattare.

Le si indicò la famiglia Soubirous e Bernardetta, deposta nella sua culla, fu


trasportata a Batrès, dove vi restò quindici mesi.

Bernardetta era nata debole e mingherlina; nei primi anni della vita crebbe a
stento e sempre in alternativa fra la vita e la morte, restò sofferente e malaticcia.
In quei giorni incominciarono a manifestarsi i sintomi di una malattia che non
doveva lasciarla più.

Una insistente asma opprimeva il suo piccolo petto e quando gli accessi di tosse la
prendevano era come soffocata e cadeva in collassi inquietanti e prolungati. La
sua delicata costituzione avrebbe avuto bisogno di cure assidue e di una
alimentazione sostanziosa; ma ahimè! questa non era possibile nella posizione
finanziaria in cui versavano i Soubirous.

I poveri genitori nel frattempo non trascuravano nulla di quello che da essi
dipendeva per proteggere e rinforzare la salute della bambina tanto amata.

Bernardetta portava vesti e calze più pesanti che non i suoi fratelli e invece di pan
giallo, nutrimento abituale della famiglia, le compera vano pan bianco e quando i
mezzi lo permettevano aggiungevano anche un po' di vino che addolcivano con lo
zucchero.

Questo regime benché insufficiente avrebbe potuto in certa misura portare un


rimedio alla debolezza della piccola ammalata; ma ciò che i genitori non
sapevano, è che Bernardetta non era chiamata a godere il beneficio delle loro
attenzioni.
Sappiamo bene quanto sono invidiosi i piccoli per tutto ciò che è predilezione. Chi
di noi non ha protestato e fatto chiasso in simile circostanza? Troppo giovani per
rendersi conto delle strettezze in cui si trovavano papà e mamma, i figli Soubirous
vedevano con occhio di invidia le particolari attenzioni di cui Bernardetta era
l'oggetto. Amavano molto la sorella maggiore, ma quando si trattava di parti fatte
inegualmente, l'egoismo faceva dimenticare loro l'affezione. I piccoli rivendicatori
dell'uguaglianza si sarebbero ben guardati da formulare le loro rivendicazioni in
presenza dei parenti, ma allorché si trovavano lontano da casa, muovevano
guerra a Bernardetta. Quando costei consentiva a mettere in comune la piccola
porzione che le era stata data, perché ammalata, l'affare si aggiustava
amabilmente; allorquando al contrario Bernardetta faceva l'atto di resistere, i
piccoli ribelli assumevano un atteggiamento più risoluto e subito passavano dalla
minaccia ai fatti.

Bernardetta aveva tale affetto per i suoi fratelli e sorelline che mai provocò contro
essi punizioni o rimproveri.

All'età di dieci anni, la fanciulla venne per una seconda volta allontanata dalla
famiglia. L'inverno del 1855 fu particolarmente rigoroso nella regione dei Pirenei.
Nella categoria degli operai vi furono lunghi periodi di disoccupazione, e a
Lourdes. la famiglia Soubirous fu una di quelle che ne ebbe più a soffrire. La zia
Bernarda, sempre piena di premure per la sorella Luisa, di cui conosceva la
miseria, credette dover venire in aiuto prendendole per breve tempo Bernardetta.
La fanciulla restò per sette od otto mesi presso la zia e madrina di Battesimo ed
ivi fu trattata non come estranea ma con le stesse cure e la stessa tenerezza dei
figli della casa. Quando la crisi dell'inverno passò, Bernardetta ritornò in famiglia.

Bernardetta non era ancor giunta al termine delle sue emigrazioni e nell'estate
dell'anno 1856 si allontanò per la terza volta dalla casa paterna.

La signora Aravant di Bartrès non aveva mai perso di vista la figlia del mugnaio
che aveva allattato. Tutte le volte che giungeva a Lourdes, metteva in fondo al
panierino un mazzolino di fiori, un frutto, un dolce, un dono qualsiasi, destinato a
far piacere a Bernardetta. Questa, da parte sua, per una inclinazione naturale, si
era attaccata ugualmente alla nutrice. Parecchie volte, durante l'anno percorreva
la distanza che la separava da Bartrès ed andava ad abbracciare la sua seconda
mamma.

Giunse il momento in cui gli Aravant ebbero il bisogno di una pastorella per
condurre al pascolo un piccolo gregge di pecore e di agnelli, allevati per lo
sfruttamento di un fondo. Vennero a chiedere Bernardetta. Come ognuno
immagina, i Soubirous non frapposero ostacoli alla partenza della figlia: era una
bocca in meno per la famiglia; inoltre nonostante il rincrescimento della
separazione, sapevano che la figlia entrava in una casa ove non sarebbe stata
un'estranea.

Molte persone si ricordano ancora, a Bartrès, della pastorella degli Aravant.


Volentieri parlano di lei e tutti dicono ch'era dolce, sorridente, piena di amabilità.
Quando l'incontravano sulla strada, che spingeva avanti il piccolo gregge, ognuno
aveva una parola simpatica da rivolgerle e la fanciulla rispondeva con una grazia
e una naturalezza che incantavano.

Un giorno il prete della parrocchia, la vide passare a fianco e ricevette il suo


saluto nel momento in cui la pastorella con una bacchetta nelle mani si dirigeva
verso i pascoli. Fu così colpito dall'aria modesta e dallo sguardo puro della
fanciulla che si voltò diverse volte per vederla allontanarsi. Rivolgendo la parola al
maestro comunale M. Barbet, che passeggiava con lui, gli disse:

«Se il ritratto che mi sono fatto dei fanciulli della Salette è esatto, questa
pastorella certamente deve rassomigliare molto a loro».

Il buon prete allora era ben lontano dall'immaginare che il confronto da lui fatto
stava per avere, tra breve, una conferma strepitosa e solenne.

Bernardetta aveva raggiunto il quattordicesimo anno di età e ancora nessuno le


aveva parlato della sua prima Comunione. La sua piccola statura, il suo aspetto
ingannavano i sacerdoti sulla sua età e nelle spiegazioni del catechismo era
sempre relegata alle ultime panche ed agli ultimi posti. Solamente la nutrice di
Bartrès contava gli anni e si preoccupava della istruzione religiosa della sua
piccola. Tutte le sere, si ritirava in un angolo con la fanciulla e le insegnava i primi
elementi della dottrina cristiana. Poiché Bernardetta non sapeva leggere, provava
difficoltà a ritenere le istruzioni che le erano date.

«Aveva la testa dura - diceva - parecchi anni dopo, la Aravant, lasciando sfuggire
un sorriso nel quale traluceva l'affezione. Avevo un bel ripetere le mie lezioni, era
inutile e bisognava sempre ricominciare da capo. Alle volte - aggiungeva -
l'impazienza mi vinceva e, tutta stizzita, gettavo via il libro e le dicevo:

«Va, non sarai mai altro che una stupida ignorante».

Bernardetta non conservava alcun rancore delle sgarbatezze della sua maestra.
Restava un po' confusa, ma sul suo volto non apparve mai alcun segno di
malumore. Spesso poneva fine allo smarrimento che teneva dietro alla tempesta,
saltando al collo della sua seconda mamma. La povera fanciulla si consolava degli
insuccessi della memoria, ricorrendo al suo piccolo rosario, che recitava con
perseveranza e fervore.

L'Aravant era una cristiana troppo buona e troppo penetrata dai doveri di donna
di casa per non preoccuparsi di questo stato di cose. Ella andò dal parroco di
Bartrès per richiamare la sua attenzione sulla fanciulla del mugnaio di Lourdes.

Il parroco giudicò effettivamente che non bisognava più lasciare la fanciulla


nell'oblio e si sarebbe incaricato lui stesso di riparare la dimenticanza, se un
progetto che da tempo meditava, non fosse stato alla vigilia del suo compimento.
Da parecchi mesi il pio ecclesiastico sollecitava la sua ammissione nell'ordine dei
Benedettini ed una lettera recente gli faceva sperare ormai prossimo il
compimento delle sue aspirazioni. Temendo che dopo la sua partenza, la vacanza
del beneficio parrocchiale di Bartrès si prolungasse per un periodo troppo lungo,
sollecitò la signora Aravant a far rientrare Bernardetta nella sua famiglia ed a
raccomandarla per l'istruzione della prima Comunione allo zelo caritatevole del
clero di Lourdes.

Il consiglio venne accettato e ai primi di gennaio del 1858 la pastorella innocente


di Bartrès riprendeva il cammino verso la cittadina e rientrava sotto il tetto
paterno di Via Petits-Fossés.

La mano segreta che dirigeva tutti questi piccoli avvenimenti, conduceva


Bernardetta verso la roccia misteriosa ove dovevano operarsi sì grandi meraviglie.

IV

LA GROTTA E I SUOI DINTORNI

I luoghi privilegiati, visitati dalla Regina del Cielo, sebbene siano rimasti gli stessi
nel complesso, hanno subito, nei loro dettagli, delle trasformazioni necessarie e
veramente meravigliose.

Tuttavia per capire il seguito del racconto, cercherò con l'aiuto dei miei ricordi già
lontani, di ricostruire la primitiva fisionomia del bacino di Massabieille, quale era
al tempo delle apparizioni. Allo scopo di evitare confusioni, prego il lettore di
dimenticare per il momento lo stato attuale delle cose e di riportarsi all'anno
1858.
La Grotta è situata a ponente di Lourdes, al di là del Gave, a settecento od
ottocento metri dalla cittadina. Per recarvici prenderemo la strada che percorreva
Bernardetta.

Anzitutto, all'uscita della cittadina, in fondo alla via Baous, si passa sotto una
torre quadrata, vecchia ed abbandonata dipendenza dell'antica rocca. Dopo aver
oltrepassata questa porta, si discende per una strada sassosa e ripida fino alla
sponda del Gave. Un ponte in pietra, dai parapetti molto accostati, quasi una
passerella, detto Ponte-Vecchio, gettato sul fiume al di sopra di uno
scoscendimento, permette di passare alla riva opposta. Passato il ponte
pieghiamo un po' a destra ed entriamo in un sentiero tortuoso e stretto, chiamato
«sentiero della foresta».

Questo sentiero è fiancheggiato da un lato da una siepe di bosso e prugne


selvatiche, dall'altro da una parete rocciosa, irregolare, piena di sporgenze e
rientranze. Dalla parte destra, al di là della siepe, si stende un grande prato
circondato da pioppi, appartenente al Signor La Fitte, di Lourdes. Questa vasta
distesa di verde si stende come in un magnifico giro verso il nord e si volge in
seguito ad ovest per andare a terminare in una punta sotto la roccia di
Massabieille, quasi di fronte alla Grotta. A sinistra del sentiero, al di sopra delle
scarpate, si innalzano in pendio parecchi campicelli, coronati in cima dalle rovine
di mura costruite nei tempi passati.

Quando dal Ponte Vecchio ci si avanza per circa duecento metri in direzione della
foresta, si vede la barriera rocciosa di sinistra sottrarsi improvvisamente in
direzione sud per dare posto alla valletta della Merlasse. In questa valletta
coperta di pietre e senza vegetazione discende un ruscelletto che attraversa il
sentiero e che va a confondersi qualche metro più in basso con le acque di un
canale derivato dal Gave. Le due correnti riunite mettono in movimento il mulino
e la segheria Savy.

Girando dietro alle attuali costruzioni, si inoltrano in un boschetto di ontani e di


pioppi, passano dalla parte orientale dell'altura di Massabieille, fanno una svolta
ad ovest e vanno a gettarsi nel Gave, proprio nel punto ove termina il prato del
Signor La Fitte.

Non vi è strada per comunicare direttamente dalla valletta della Merlasse alla
grotta delle apparizioni.

Dopo aver oltrepassato la passerella della Merlasse, ci si arrampica su un sentiero


ripido ed appena segnato nella roccia, sul punto culminante ove si innalzerà più
tardi la Basilica. Si gira la roccia ad ovest, poi per un pendio roccioso, su un
terreno ciottoloso e scosceso si scende sino alla riva del Gave. Si fa qualche passo
a destra rasentando le rocce e ci si trova di fronte alla Grotta.

La roccia delle apparizioni, dal lato nord è tagliata verticalmente, a guisa di una
muraglia imponente e gigantesca. Al basso di queste rocce, c'è uno scavo di otto
metri di profondità su dodici metri di larghezza, simile per la struttura ad una
cappella di chiesa.

Questa cavità è quella chiamata comunemente «La Grotta». A destra ed a sinistra


dell'arco a sesto acuto che forma l'entrata si portano in avanti e scendono delle
cortine di marmo, che sembrano aver per scopo di proteggere la dimora raccolta,
visitata dalla Vergine. Sopra la roccia spuntano muschio, edera, arboscelli di ogni
genere.

La parte anteriore della Grotta è coperta dalle acque del Gave, alle quali si
mescolano, a questo medesimo punto, le acque del canale Savy. Alla confluenza
dei due corsi d'acqua, all'estremità del prato del Signor La Fitte, si ergono tre o
quattro grossi blocchi di pietra, mezzo sommersi nel fiume, che formano una
specie di barriera all'ingresso degli scavi 4. Da questa barriera sino al fondo della
grotta, si estende uno spazio, vuoto, di circa quindici metri di lunghezza e dodici
metri in media di larghezza. Il terreno si alza progressivamente in pendio fino
all'altezza della statura di un uomo, eccetto dalla parte di levante, ove il livello è
un po' abbassato. Quando si penetra nell'interno della Grotta, si scorge nella
volta, un condotto obliquo, in forma di cilindro inclinato, che si volge verso una
galleria superiore, rischiarata dalla luce del giorno. Questa galleria trasversale,
penetra da una parte nell'interno della roccia e dall'altra viene a sfociare
all'esterno in una specie di vano ogivale, in parte ostruito da un blocco di granito
di forma cubica. Sotto questo blocco nasce un cespuglio enorme che si sporge al
di fuori e che cade verso, il suolo come una cascata di verde.

Bernardetta nel suo dialetto immaginoso, lo chiamava graziosamente il roseto,


perché gli steli e le fronde di una rosa selvatica ne costituiscono l'elemento
principale. È all'ingresso dell'apertura ogivale che la Vergine è apparsa, avendo
dietro ad Essa il blocco di granito, che ostruisce il passaggio all'interno della
Grotta e sotto i piedi i primi germogli del cespuglio, che cade verso la terra.

All'interno della Grotta non scorre alcuna sorgente visibile. Uno stillicidio d'acqua,
che si attribuisce alle piogge, si manifesta alla superficie delle rocce esterne di
sinistra, esposte ad ovest. Al basso di queste stesse rocce si vede ancora una
vena d'acqua la cui origine sarà spiegata altrove.
Piccoli cespugli di pianticelle spuntano qua e là sul suolo della Grotta. Vi si nota,
in particolare, il crescione e la cardamine selvatica.

Relegata in un luogo deserto e di difficile accesso, la Grotta era quasi ignorata.


Qualche raro pastore, che pascolava il gregge lungo le rive del Gave, veniva a
rifugiarvisi al tempo delle piogge o dei temporali; venivano pure alcuni esperti
della pesca con la lenza, costretti ad interrompere momentaneamente il loro
lavoro.

Sempre il bacino di Massabieille è stato considerato come un luogo appartato ove


la natura si è mostrata particolarmente graziosa. Quando dall'alto della piccola
collina rocciosa, chiamata nella località, la montagna delle caverne, si getta un
colpo d'occhio sul paesaggio, si ha da principio davanti allo sguardo lo splendido
prato del Sig. La Fitte, chiuso all’intorno dal nastro argenteo del Gave, scintillante
tra il fogliame. Più in su, al di là del fiume, su un poggio scosceso, si vede il
castello di Lourdes, che fa sfoggio della vecchia torre.

Volgendosi verso nord, ci si trova in presenza di magnifiche colline, sovrapposte


le une alle altre e degradanti per piani fino all'altezza dei villaggi di Bartrès e di
Poneyferré. Tutti questi declivi, tutte queste collinette intarsiate di campi, di prati,
boschetti, brughiere, offrono lo spettacolo animato di numerosi greggi percorrenti
i pascoli in tutti i sensi. In direzione ovest la valle del Gave fugge in sagome
frastagliate fino al cielo, nelle lontananze dell'orizzonte. A destra e a sinistra si
profilano le ultime montagne di Lourdes, alle quali seguono quelle dei Pirenei e di
San Pé, portanti sulle loro spalle i drappi ondeggianti delle loro foreste secolari. A
mezzogiorno la vista è rapita davanti al maestoso panorama della catena dei
Pirenei.

V.

LA NOTIZIA

La cittadina di Lourdes attraversava l'inverno del 1857-58 nella tranquillità che


caratterizza le piccole località, quando una notizia strana, uscendo dal cerchio
ordinario delle umane previsioni, venne a risvegliare tutti gli spiriti ed animare
tutte le conversazioni. Questa nuova trapelò senza fragore, senza scosse, e
solamente poche persone ne ebbero da principio conoscenza. Un nome sacro era
nella mente di tutti, ma questo nome, per rispetto, non si osava ancora
pronunciarlo.

Si raccontava a Lourdes che il giovedì, 11 febbraio, la figlia di un mugnaio, una


figlia ancor quasi fanciulla, che si chiamava Bernardetta, era andata, secondo
l'abitudine della povera gente, a raccogliere rami secchi lungo il fiume e che
arrivata sotto la roccia di Massabieille, si era trovata tutto ad un tratto in
presenza di una Signora, meravigliosamente bella, che teneva nelle mani un
Rosario e le sorrideva con bontà dall'alto di un roseto selvatico, sospeso agli orli
della roccia.

Un fatto di natura così insolita, doveva necessariamente colpire l'immaginazione


popolare. Dapprima ci si chiese chi poteva essere questa Signora così
meravigliosamente bella, che appariva in un luogo appartato e che portava come
ornamento un oggetto religioso. La folla però non andò a perdersi in vani
ragionamenti o in vane congetture; con l'intuizione, che le è propria, squarciò il
velo che copriva il mistero e in fondo alle oscurità ed alle nebulosità scorse la
radiosa figura della Madre di Dio. La gente non si ingannava.

Tuttavia, come ho detto, in un primo momento, non si parlò dell'avvenimento che


nascostamente e con reticenza.

Si scorgevano alcune donne del popolo, isolarsi in gruppetti di due o tre, in


qualche cantuccio e lì conversare tra loro a voce bassa, come in confidenza. I
segreti ricevuti in questi piccoli conciliaboli, non mancavano, è vero, di naufragare
qualche metro più lontano e di dar luogo ad altre confidenze ugualmente segrete.
La notizia passava di bocca in bocca e guadagnava terreno; ma non era ancora di
pubblico dominio, quando si apprese che le apparizioni si rinnovavano e che la
piccola Bernardetta si recava tutte le mattine alla Grotta.

Alcune vicine di casa della veggente cominciarono ad accorrere sul luogo del
prodigio e ne tornarono entusiaste e come fuori di loro stesse. Il giorno dopo ed il
successivo, a queste prime pellegrine se ne aggiunsero presto altre e tutte
riportarono gli stessi entusiasmi. Il fenomeno divenne generale, si gridava già al
miracolo e ben presto, tutte le mattine la popolazione operaia di Lourdes, uomini
e donne, si portava in massa con uno slancio indescrivibile, alla roccia di
Massabieille.

Mentre la folla commentava ammirata gli avvenimenti straordinari che


accadevano alla Grotta, un gruppo di uomini, che pretendevano di essere i soli
saggi, si teneva in disparte e considerava chimere le correnti dei fatti.
Si trattava di uomini di lettere, di scienza è di filosofia del luogo. Per loro il caso
era risolto «a priori» e, senza nulla vedere né esaminare, spogliavano le visioni di
ogni carattere soprannaturale. Nell'ipotesi più favorevole non ammettevano
queste visioni che come allucinazioni di una fantasia ammalata. Vivevo allora in
mezzo a questi uomini e condividevo in pieno la loro idea. Fu con queste
disposizioni che io accolsi la notizia delle apparizioni.

All'epoca cui mi riferisco, abitavo a Lourdes in qualità di impiegato-capo


nell'amministrazione delle tasse. Una sorella affezionata, che è stata la compagna
fedele della mia vita di peregrinazioni, si trovava già con me e mi circondava delle
cure più tenere. Ero relativamente giovane, al tempo di cui parlo e le
preoccupazioni per la salvezza della mia anima passavano in secondo ordine. La
sorella, sebbene più giovane di me, mi inculcava e mi richiamava le tradizioni
religiose della famiglia.

Grazie a Dio, non avevo perso la fede, ma questa fede era oscurata da una
moltitudine di pregiudizi, che me ne nascondevano le armonie vere. Così ad -
esempio, in materia di miracoli, credevo ai racconti evangelici, ai prodigi operati
dal Divino Maestro, ma al di fuori di questi prodigi non vedevo che fantasmi,
illusioni, aberrazioni popolari. Nelle disposizioni di spirito in cui mi trovavo, si può
facilmente supporre l'accoglienza che potevo fare alle voci sulla Grotta.

Un giorno, mia sorella rientrando in casa, venne nel mio studio per dirmi: - «Sei
al corrente delle chiacchiere che si fanno? Si dice che una fanciulla del paese è
stata favorita da una apparizione della Vergine in una grotta vicino al Gave».

- «È delizioso e molto poetico nello stesso tempo» risposi a mia sorella con
un'aria distratta e continuando a far correre la penna sui registri posti davanti a
me.

Mia sorella, accorgendosi che alla notizia non davo alcun peso, attraversò lo
studio e disparve.

Per il rimanente della giornata, non si accennò più tra noi alle visioni di
Massabieille.

Il giorno dopo o il successivo, di buon mattino, mentre ancora ero a letto, venne
ad aprire la porta della camera mia per dirmi: - «Mio caro, sembra che non ci sia
più da ridere sulla notizia che ti ho dato ieri in ufficio. L'apparizione è stata
confermata e la Sig.ra Millet, nostra vicina, che ha accompagnato la veggente alla
Grotta, dichiara formalmente che c'è qualcosa fuori del normale in ciò che avviene
a Massabieille». Mia sorella avrebbe continuato se, girandomi nel letto, non le
avessi risposto seccato: - «Lasciami dormire in pace!»

Esisteva a Lourdes al tempo delle apparizioni, un circolo che riuniva le persone


più influenti della città: avvocati, medici, notai, magistrati, benestanti, funzionari
di ogni ordine. È a questo circolo che alludevo nelle pagine precedenti.

Se accenno nuovamente a questi uomini, dei quali condividevo le idee, è per dire
che parecchi fra loro, proprio per il fatto delle apparizioni, furono tosto obbligati a
dare un nuovo orientamento alle loro idee. All'inizio delle nostre discussioni,
eravamo unanimi a respingere quanto il popolino credeva.

Tutto ciò che ci si riferiva intorno alla Grotta, sembrava vano, puerile, ridicolo.
Uno spirito riflessivo avrebbe tuttavia notato il contrasto che si manifestava nel
modo di giudicare. Se la questione di Massabieille era così futile, come
sembravamo affermare, perché prolungare le nostre discussioni? Il tema della
Grotta ritornava senza posa nei nostri discorsi e, per una specie di suggestione,
dopo averne parlato, sentivamo il bisogno di riparlarne ancora.

A forza di discorrere, cadevamo in interminabili ripetizioni ed alcuni membri del


circolo finalmente scoprirono che noi non avevamo da opporre ai credenti se non
ragioni di ordine puramente ipotetico.

Con la speranza di scoprire nuovi argomenti e di natura meglio definita, parecchi


progettarono, ciascuno per proprio conto, di andare alla Grotta per rendersi
ragione dei misteriosi avvenimenti di cui era teatro. Questi uomini pensavano di
essere al sicuro di ogni sorpresa; ma man mano che arrivavano a Massabieille,
presi da una indicibile emozione, venivano abbattuti come Saulo sulla via di
Damasco.

Le impressioni generali di Lourdes circa le apparizioni si possono così riassumere:


nel popolo, sino dal primo momento ci fu la persuasione del carattere
soprannaturale dei fatti della Grotta; nella classe più colta le adesioni furono
meno facili: quelli che avevano assistito all'estasi di Bernardetta, si inchinarono e
credettero, mentre quelli che rifiutarono di andare alla Grotta, si ostinarono nella
loro incredulità. Questi ultimi, circa una trentina, si diedero più tardi a una
opposizione sistematica molto aspra; questa opposizione non cessò se non
quando la Vergine coi miracoli e grazie li mise nell'impossibilità di combattere.

VI.
PRIMA APPARIZIONE
(Giovedì 11 febbraio 1858)

La prima apparizione, come già ho detto, avvenne il giovedì grasso, 11 febbraio


1858, verso le dodici e mezzo o verso l'una; ma io mi fermo per lasciar parlare la
veggente. Il racconto che segue l'ho udito dieci, venti, cento volte forse, dalla sua
bocca. Spero poter riprodurlo nella sua commovente e ingenua semplicità,
sforzandomi di tradurre quasi parola per parola il dialetto dei Pirenei, unica lingua
che Bernardetta allora conosceva.

«Il giovedì grasso, faceva freddo e il tempo era nebbioso. Dopo la colazione, la
mamma ci disse, rammaricata, che non c'era più legna in casa. Mia sorella Maria
ed io per farle piacere ci offrimmo di andare a raccogliere rami secchi sulla
sponda del fiume. La mamma ci rispose di no, perché il tempo era troppo cattivo
e perché diceva che potevamo sporgerci troppo e cadere nel Gave. Giovanna
Abadie, nostra vicina e amica che curava in casa nostra un suo fratellino e che
aveva voglia di venir con noi, andò a portare il fratello in casa sua e ritornò un
istante dopo, dicendoci che aveva il permesso di accompagnarci. Mia madre si
fece pregare ancora, poi vedendo che eravamo in tre, ci lasciò partire.
Prendemmo a tutta prima la strada che conduce al Cimitero, a fianco alla quale
scaricano legna e dove si trovano abbondanti trucioli. Quel giorno non trovammo
nulla. Discendemmo la costa che conduce al Gave, e arrivate al Ponte-Vecchio, ci
domandammo se dovevamo andare verso l'alto o verso il basso del fiume.
Decidemmo di andare verso il basso, e prendendo la strada della foresta,
arrivammo alla Merlasse. Entrammo nel prato del Sig. La Fitte passando davanti
al mulino Savy. Giunti all'estremità del prato, quasi in faccia alla Grotta di
Massabieille, fummo fermate dal canale del mulino, davanti al quale eravamo
appena passati. Le acque del canale non erano grosse, perché il mulino era
fermo, ma erano fredde e da parte mia avevo paura di entrarvi. Giovanna Abadie
e mia sorella, meno paurose di me, presero nelle mani le loro zoccole e
attraversarono il ruscello. Quando furono dall'altra parte, quelle birbe si misero a
gridare per il freddo e si chinarono su se stesse per riscaldare i piedi. Tutto
questo aumentava il mio timore e capivo che se entravo in acqua, la mia asma
avrebbe ripreso a tormentarmi. Allora pregai Giovanna Abadie, che era più
grande e più forte di me, di venire a trasportarmi sulle sue spalle.

- «Oh, no! - rispose Giovanna - Non sei che una svenevole e una noiosa; se non
vuoi attraversare, resta dove sei».
«Quelle birbe, dopo aver raccolto qualche pezzo di legno sotto la Grotta,
disparvero luogo il Gave. Quando, fui sola, gettai qualche sasso nel letto del
fiume per appoggiarvi i piedi, ma non servì a nulla: Dovetti allora decidermi a
togliermi le zoccole e attraversare il canale, come avevano fatto Giovanna e mia
sorella. Avevo appena incominciato a togliermi la calza, quando tutto ad un tratto
avvertii un gran rumore simile ad un colpo di tuono. Guardai a destra, a sinistra e
sugli alberi della sponda, ma niente si muoveva; pensai d'essermi ingannata.
Continuai a scalzarmi, allorché un nuovo rumore, simile al primo, si fece di nuovo
intendere. Oh! Allora ebbi paura e mi alzai in piedi. Non avevo più parola e non
sapevo che cosa pensare, allorché girando la testa verso la Grotta, vidi ad una
delle aperture della roccia soltanto una rosa selvatica agitarsi come se ci fosse un
forte vento. Quasi al medesimo tempo uscì dall'interno della Grotta una nube
color oro; poco dopo, una Signora giovane e bella, soprattutto bella, come non ne
avevo mai visto, venne a collocarsi all'ingresso dell'ogiva, sopra la rosa selvatica.
Tosto mi guardò, mi sorrise, e mi fece segno di avanzare, come se Ella fosse la
mamma mia. La paura mi era passata, ma mi sembrava di non saper più ove
fossi. Mi stropicciai gli occhi, li chiusi, li apersi, ma la Signora era sempre là, che
continuava a sorridermi ed a farmi capire che non mi ingannavo.

Senza rendermi conto di ciò che facevo, presi il Rosario dalla tasca e mi misi in
ginocchio. La Signora approvò con un cenno del capo e prese fra le dita la corona
del Rosario, che teneva sul braccio destro. Quando volli iniziare la recita del
Rosario e portare la mano alla fronte, il mio braccio restò come paralizzato e
solamente dopo che la Signora si fu segnata, potei fare anch'io come Lei. La
Signora mi lasciò pregare da sola, faceva sì passare fra le dita i grani della
corona, ma non parlava, soltanto alla fine di ogni decina s'accompagnava con me
nel dire: Gloria Patri, et Filio, et Spiritui Sancto.

Quando il Rosario fu recitato, la Signora rientrò all'interno della roccia e la nube


d'oro disparve con Lei».

Accadeva raramente che la gente non fermasse a questo punto la veggente per
chiedere il ritratto della misteriosa Signora ed ecco quanto rispondeva:

«Ha l'aspetto di una giovane di diciassette o diciotto anni. È vestita di bianco, con
una fascia azzurra che scende lungo l'abito. Porta sulla testa un velo ugualmente
bianco, che lascia scorgere appena i suoi capelli e ricade all'indietro sino al di
sotto della fascia. I piedi sono nudi, ma coperti dalle ultime pieghe dell'abito,
eccetto all'estremità ove brilla su ciascuno di essi una rosa d'oro. Porta sul braccio
un Rosario dai grani bianchi, legati da una catenella d'oro lucente, come le due
rose dei piedi».
Bernardetta tosto continuava la sua narrazione:

«Dopo che la Signora disparve, Giovanna Abadie e mia sorella tornarono alla
Grotta e mi trovarono in ginocchio allo stesso posto ove mi avevano lasciata. Mi
schernirono e mi trattarono da imbecille, da bigotta e mi chiesero se volevo
andare con loro. In quel momento non ebbi alcuna esitazione ad entrare nel
ruscello e sentii l'acqua tiepida come quella usata per la rigovernatura delle
stoviglie.

- «Non avevate poi tanto da strillare dissi io a Giovanna e a Maria, asciugandomi


i piedi - l'acqua del ruscello non è poi così fredda come sembravate far credere».

- «Sei davvero fortunata non trovarla fredda; per noi essa. ha prodotto un effetto
ben diverso».

Legammo in tre fasci i rami ed i pezzi di tronco che le mie compagne avevano
portato, salimmo poi il declivio di Massabieille ed andammo a raggiungere il
sentiero della foresta. Mentre ci avanzavamo verso la borgata, domandai a
Giovanna ed a Maria se non avevano notato nulla alla Grotta.

- «No, risposero, ma perché ci fai questa domanda?»

- «Oh, niente!» Dissi loro con indifferenza.

«Tuttavia prima di arrivare a casa, parlai a mia sorella Maria delle cose
straordinarie che mi erano capitate alla Grotta e le raccomandai di custodire il
segreto. Per tutto il resto del giorno, l'immagine della Signora restò nel mio
spirito. La sera, recitando la preghiera in famiglia, mi commossi e mi misi a
piangere.

- «Che cos'hai?» Mi chiese la mamma. Maria si affrettò a rispondere per me ed io


fui costretta a dare, a mia volta, spiegazioni sul fatto meraviglioso della giornata.

- «Sono illusioni - replicò la mamma - bisogna scacciare tutte queste idee dalla
testa e soprattutto non tornare più a Massabieille».

«Andammo a letto, ma non potei dormire. La figura così buona e così graziosa
della Signora mi tornava senza posa alla memoria ed avevo un bel ricordarmi di
quanto m'aveva detto mia madre, non potevo convincermi di essermi ingannata».

Bernardetta raccontava tutto questo con tanta ingenuità che quanti l'ascoltavano,
dopo averla sentita, non potevano fare a meno di concludere: «Questa ragazza ha
detto il vero».
VII

SECONDA APPARIZIONE
(Domenica, 14 febbraio)

Bernardetta era stata colpita da ciò che si potrebbe chiamare «il male del cielo».
Allegra come era, divenne tutto ad un tratto seria e riflessiva; un solo pensiero
assorbiva la sua anima: quello della Signora.

Fin dal giorno immediatamente successivo alla prima apparizione. la madre della
veggente notò una specie di malinconia, che sembrava essersi impossessata di
sua figlia. Il suo cuore di mamma se ne commosse e con le precauzioni che ispira
la tenerezza materna, cercò di distrarla. Come il giorno prima le fece notare che i
nostri occhi, le nostre orecchie sono soggetti a sbagli e che in ogni caso è
prudente allontanarsi dalle cose la cui immagine potrebbe sembrare sospetta. A
dimostrazione citava parecchi fatti e raccontava mille storie. Allo scopo di
staccare la figlia dai pretesti incanti della Signora, aggiungeva ancora che lo
spirito del male si trasforma alcune volte in angelo di luce e c'era da temere che il
fatto di Massabieille fosse un caso di questo genere. Bernardetta non reagiva, ma
aveva una gran pena nell'accettare le ragioni della madre. Non poteva
persuadersi che quanto aveva visto e inteso alla Grotta, cioè i colpi di vento,
l'agitarsi del roseto selvatico, la figura della Signora, lo splendore della roccia,
non fosse che un susseguirsi di illusioni. Sarebbe rimasta impacciata a dire con
esattezza ciò che è il diavolo; ma per l'idea confusa che si era formata, si rifiutava
a credere che lo spirito delle tenebre potesse cambiare la sua orribile faccia nella
fisionomia bella e soave della Signora, che le era apparsa. Soprattutto trovava
strano e contraddittorio che il diavolo portasse un Rosario e venisse, come un
devoto, a recitarlo a Massabieille.

Nelle giornate di venerdì e sabato, 12 e 13 febbraio, senza chiedere un permesso


esplicito alla mamma, Bernardetta lasciò capire a più riprese il desiderio che
aveva di ritornare alla Grotta. La madre fingeva di non sentire o, se prendeva la
parola, era per combattere il desiderio della figlia. La veggente arrivò così, senza
troppo insistere fino alla domenica 14 febbraio. Nel pomeriggio di questo giorno,
intese nell'intimo dell'anima una voce segreta che la spingeva soavemente, ma
fortemente a ritornare a Massabieille.
Trattenuta dalla sua natura timida, la fanciulla non osò parlare alla mamma della
chiamata misteriosa che le veniva fatta. Più aperta con la sua sorella Maria, le
confidò il segreto e la pregò di persuadere la madre per ottenere il permesso
desiderato. Maria dové subire dapprima un rifiuto; senza scoraggiarsi, ricorse
all'amica Giovanna Abadie per patrocinare la causa di Bernardetta. Mamma
Soubirous resistette ancora; si ricordava i malefici effetti della prima passeggiata
e non voleva rischiar d'aumentare le sue inquietudini coll'esporre la figlia a nuove
e dannose emozioni. La Signora tuttavia chiamava Bernardetta alla Grotta.
Dolcemente, senza sforzo, seppe levare gli ostacoli ed aprire la strada alla piccola
privilegiata. Mettendo precisamente in gioco le preoccupazioni della mamma,
portò questa a domandarsi se la richiesta alla quale ella si opponeva non era
piuttosto il mezzo più efficace per sbarazzare la figlia dalle idee balzane che
l'opprimevano. Se la fanciulla effettivamente non vedeva più nulla alla Grotta,
non c'era da sperare che si sarebbe ravveduta da sola, circa le impressioni
primitive?

La madre, sebbene titubante, si decise dunque a permettere la prova di una


seconda visita. Ad una nuova insistenza fatta dalle due sorelle più piccole, per
non sembrare ricredersi, simulò impazienza e rispose: «Andate, partite e non
infastiditemi oltre! Almeno - aggiunse - siate qui all'ora dei Vesperi; diversamente
sapete quello che vi aspetta».

Al di fuori dell'ambiente familiare, Bernardetta non aveva parlato a nessuno della


visione che aveva avuto alla Grotta. Sua sorella Maria, non aveva ritenuto di
dover attenersi allo stesso riserbo. Fin dal mattino del 14 febbraio, una dozzina di
ragazze della contrada, erano al corrente e avevano chiesto di seguire
Bernardetta nel caso in cui ritornasse a Massabieille. Appena il permesso della
mamma fu ottenuto, Maria, fedele alla parola data, corse, accompagnata da
Giovanna Abadie, per avvisare le amiche.

Nel frattempo, Bernardetta si vestiva in fretta e la sua fantasia le anticipava la


felicità che l'aspettava alla Grotta. Si sentiva attirata, anche se una nube
importuna veniva di tanto in tanto a oscurare la radiosa prospettiva. La veggente
ricordava quanto le aveva detto la mamma circa la scaltrezza del demonio;
sebbene sentisse in se stessa, come una certezza invincibile, che non era stata
ingannata, non riusciva però a liberarsi da una certa apprensione. Per ogni
eventualità, su proposta delle compagne, si munì di una boccetta che andò a
riempire all'acquasantiera della chiesa parrocchiale.

Così armata, contro le astuzie dello spirito maligno, s'inoltrò fiduciosa nel sentiero
della foresta, accompagnata da cinque o sei fanciulle della sua età, che Maria, la
sorella, aveva riunito premurosamente. Altre compagne dovevano seguirle, ma
siccome non erano pronte, si stabilì che Giovanna Abadie le avrebbe aspettate.
Come il primo gruppo giunse a Massabieille, Bernardetta, cadde in ginocchio sul
lato destro della Grotta, di fronte al roseto selvatico, sul quale la Signora era
apparsa la prima volta. Si mise in preghiera; poi, tutto ad un tratto, gridò in un
trasporto di gioia: «C'è!... C'è! ...».

Maria Hillot, che teneva in questo momento la boccetta d'acqua benedetta, la


passò rapidamente a Bernardetta dicendole: «Svelta, gettale l'acqua!»

Bernardetta obbedì e gettò il contenuto della boccetta in direzione del roseto


selvatico.

«Non s'adira per nulla, riprese la veggente con soddisfazione, al contrario approva
con la testa e sorride verso noi tutte» 5.

Subito le ragazze caddero in ginocchio, disponendosi a semicerchio ai fianchi di


Bernardetta. Un istante dopo, costei era immersa nell'estasi. Lo sguardo dolce e
tranquillo, restava fisso sulla nicchia vuota e fredda per ogni altro, ma non per lei
e sembrava inebriarsi nella contemplazione di una bellezza celeste; il suo viso,
trasfigurato e raggiante di felicità, aveva preso una espressione indefinibile: si
sarebbe detta un angelo in preghiera.

Alla presenza di una tale scena, tanto inattesa quanto commovente, le ragazze,
non sapendo a qual sentimento abbandonarsi, incominciarono ad inquietarsi. Poi
la maggior parte scoppiò in singhiozzi, e una di loro gridò: - «Bernardetta
muore!»

Erano là ansiose ed esitanti, quando un nuovo incidente venne a raddoppiare la


loro agitazione.

Un sasso, lanciato dall'alto dell'ammasso roccioso, rimbalzò sul suolo e cadde nel
Gave. Questo piccolo incidente bastò per far perdere la testa alle ragazze già
eccitate.

Le amiche della veggente fuggirono dalla Grotta e, piene di spavento, risalirono la


scarpata gridando e chiedendo aiuto. Giunte al sentiero della foresta, trovarono
Giovanna Abadie, alla testa del piccolo gruppo di ritardatarie, che batteva le mani
e rideva.

Fu tosto tutto chiaro: era Giovanna che per vendicarsi di non essere stata attesa,
le aveva spaventate col sasso.
Fatta la pace e calmato lo spavento, le compagne giunte dalla Grotta, fecero
conoscere alle altre lo stato straordinario nel quale avevano lasciato Bernardetta.
Tutte si affrettarono a discendere per venire in aiuto alla loro comune amica.
Trovarono la veggente, inginocchiata al medesimo posto, nel rapimento
dell'estasi.

Le si avvicinarono, la chiamarono affettuosamente col nome, ma Bernardetta era


insensibile alla voce delle compagne. Come se già non fosse più di questo mondo,
il suo sguardo restava fisso sull'oggetto invisibile che la rapiva. Le ragazze non
sapendo se la veggente era morta o stava per morire, si lamentavano, si
addoloravano, allorché videro discendere la madre e la sorella di Nicolau, il
mugnaio del mulino Savy. Le due donne avevano sentito il grido di angoscia delle
fanciulle e s'affrettavano ad accorrere. Vedendo Bernardetta in estasi, restarono
stupite e come prese da un religioso rispetto. S'avvicinarono ad essa timidamente
e cercarono con dolci insistenze di farla rinvenire.

Fatica sprecata: Bernardetta non vedeva e non sentiva che la sua cara visione.

Tuttavia occorreva sottrarre la veggente all'incantesimo potente che la rapiva in


modo così meraviglioso.

Senza indugiare oltre, la madre di Nicolau si allontanò da Massabieille ed andò a


prendere il figlio al mulino Savy. Il mugnaio, un giovane di 21 anno accorse alla
Grotta col sorriso ironico sulle labbra credendo di assistere ad una gherminella da
bambini. Giunto invece vicino a Bernardetta, indietreggiò, preso da stupore ed
incrociò le braccia:

«Mai spettacolo più stupendo - dice ancor oggi il vecchio mugnaio - si era
presentato ai miei occhi! Avevo un bel ragionare, mi sembrava di non essere
degno di toccare quella fanciulla».

Spinto tuttavia dalla madre, il giovane Nicolau prese con precauzione Bernardetta
sotto le ascelle e provò a farla camminare. Sostenuta in seguito dalla mugnaia e
da suo figlio, la veggente poté giungere cosi al mulino Savy. Ma durante il
percorso, ella sembrava seguire con lo sguardo un essere misterioso che era
davanti ed un po' sopra lei. Inutilmente il giovane Nicolau, per rompere l'incanto,
le metteva la mano sugli occhi e l'obbligava ad abbassare la testa; Bernardetta
tornava senza posa alla sua primitiva posizione e continuava a rincorrere la sua
contemplazione.

Solo quando giunse al mulino, Bernardetta si riebbe dall'estasi e vide con


tristezza ricomparire davanti agli occhi la scena sbiadita della vita ordinaria.
Interrogata circa le cause che avevano prodotto il suo rapimento, Bernardetta
raccontò la visione del giorno, che non era se non la ripetizione di quella di
giovedì precedente.

Le compagne di Bernardetta dopo averla seguita sino al mulino Savy, si separano


da lei e rientrano nel borgo, completamente sconvolte per quanto avevano visto a
Massabieille. Rincasando la sorella di Bernardetta, scossa dai singhiozzi e come
fuori di sé per la commozione, non poté dichiarare alla madre il motivo delle sue
lacrime.

La madre, spaventata pensando ad una disgrazia, prese in gran fretta la strada


che conduceva alla Grotta. Per una felice coincidenza incontrò successivamente
due o tre donne le quali assicurarono che Bernardetta riposava al mulino Savy e
che niente di spiacevole le era accaduto. Ma mamma Soubirous, ricordando
l'ostinazione di Bernardetta nel voler tornare alla Grotta, s'abbandonò ad un moto
di collera contro la piccola cocciuta.

Entrò nel mulino Savy, con un bastone in mano e dirigendosi verso la figlia, le
disse:

«Testarda, perché vuoi proprio farci divenire la favola di quanti ci conoscono? Ti


do io adesso le tue arie da beata e le storie della Signora!» e stava per colpirla,
allorché la vecchia Nicolau trattenne il colpo.

«Che fate? Esclamò. Che ha fatto vostra figlia perché la trattiate così? E' un
angelo ed un angelo del cielo, - capite? - che voi avete in lei! Non dimenticherò
mai, io, come l'ho vista alla Grotta!».

Mamma Soubirous, intanto per l'emozione che aveva provato, si era lasciata
cadere su una seggiola e guardava la figlia piangendo. Qualche istante dopo,
confortata dalle amichevoli premure della famiglia Nicolau, riprendeva il cammino
della borgata, conducendo con lei Bernardetta, che di tanto in tanto volgeva
indietro uno sguardo furtivo.

Il figlio dei Nicolau, oggi uomo fatto, mi ha confermato, a trent'anni di distanza, i


dettagli dati circa la seconda apparizione.

VIII.

TERZA APPARIZIONE
(Giovedì, 18 febbraio)

Le ragazze, che si erano separate da Bernardetta davanti al mulino Savy,


rientrarono a Lourdes diffondendo sul loro passaggio il racconto delle cose
straordinarie che avevano visto. La sera ed il giorno successivo nelle loro famiglie,
in casa dei vicini, tra le amiche, continuarono a parlare con entusiasmo della
scena che le aveva colpite alla Grotta.

«Bernardetta in estasi - dicevano - non assomiglia più a se stessa; diviene simile,


anzi ancor più bella degli angeli in adorazione che sono sugli altari».

Generalmente la gente rideva delle chiacchiere e dell'esaltazione di queste


piccole, e le rimandava trattandole da pazzerelle.

Ma non fu così di una associata alla Congregazione delle figlie di Maria di Lourdes,
Antonietta Peyret. Profondamente commossa per quanto aveva udito raccontare,
prese un pretesto qualsiasi per andare dai Soubirous allo scopo di sentire le
spiegazioni di Bernardetta. Questa non iniziava mai spontaneamente il discorso,
ma quando era interrogata, acconsentiva cortesemente a rispondere a quanto le
si chiedeva. Senza arroganza e senza farsi pregare, Bernardetta cominciò a
raccontare ciò che le era accaduto a Massabieille. Quando parlò dell'abito della
misteriosa Signora, Antonietta Peyret, che seguiva i dettagli con commozione, si
senti scendere le lacrime dagli occhi.

Qualche mese prima, la Congregazione delle Figlie di Maria di Lourdes aveva


perso la sua degna ed amatissima presidente, Signorina Elisa Latapie. Tra le socie
congregate vi era molto dolore e doveva restarvi per un pezzo, perché conosco
congregate di vecchia data che, a trent'anni di distanza, piangono ancora la
compagna venerata. Sebbene giovane, la signorina Latapie aveva saputo
conquistarsi la confidenza ed il rispetto di tutti. La giovialità di carattere, la
delicatezza di spirito, la generosità di cuore le attiravano spontaneamente gli
animi e per le iscritte alla Congregazione era un'amica, una consigliera, una
seconda mamma. Così, quando passava per la strada tutti la salutavano con
rispetto e venerazione. La sua morte fu un lutto pubblico. Il giorno dei suoi
funerali, il borgo intero di Lourdes accompagnava il feretro e le lacrime dei poveri
più che le parole dissero eloquentemente ciò che era stata la sua carità.

Tra le figlie di Maria, particolarmente affezionata alla Signora Latapie, si faceva


notare Antonietta Peyret. Più di ogni altra sentì lo strazio della separazione; la
figura della defunta si presentava continuamente al suo spirito. Alla descrizione
fatta da Bernardetta circa l'abito della Signora della roccia, fu colpita dalla
rassomiglianza esistente fra questo e quello che indossavano le Figlie di Maria nei
giorni delle cerimonie religiose. Subito col pensiero corse alla Signorina Latapie e
si chiese, commossa, se la Signora che si faceva vedere alla Grotta non era
l'antica presidente che veniva per sollecitare suffragi. Da questo momento la
congregata non ebbe più un minuto di riposo. Nel corso di una conversazione che
ebbe con la Signora Millet, di Lourdes, nella giornata di mercoledì 17 febbraio,
comunicò a quest'ultima le sue impressioni e la sua preoccupazione ed insieme
combinarono di fare una visita alla casa Soubirous.

In quello stesso giorno, al sopraggiungere delle tenebre, le due donne entrarono


insieme in casa Soubirous. Si presentarono precisamente nel momento in cui
Bernardetta sollecitava dalla madre il permesso di tornare per una terza volta alla
Grotta. Ancora sotto il colpo delle impressioni ricevute la domenica precedente, la
madre non voleva rinnovare le sue inquietudini e rivolgeva alla figlia un solenne
rimprovero.

Alla vista delle due visitatrici si fermò un po' confusa, ma non poté nascondere,
né trattenersi dal dichiarare il motivo della sfuriata. La Signora Millet e Antonietta
Peyret furono quasi contente di giungere in questo frangente, si adoperarono per
calmare la madre e per dimostrarle che i suoi timori erano esagerati.
Appoggiarono in seguito la richiesta di Bernardetta e, pregando tanto per se
stesse, quanto per la fanciulla, fecero notare che vi era più da perdere a
combattere questo desiderio, che non da guadagnare. Infine si incaricarono di
accompagnare Bernardetta alla Grotta e a servirle da protettrici.

«Ma volete dunque fare di mia figlia un oggetto di scherno?» esclamava la povera
madre accorata.

«Siete voi che ci ingiuriate, attribuendoci questo disegno» rispondevano


vivacemente la Signora Millet e Peyret. «Non insistiamo, ma lasciandovi,
permetteteci di dirvi che vi prendete una responsabilità che da parte nostra, non
oseremmo prendere».

«Ah, perdo la testa!» Riprendeva affannosamente mamma Soubirous, prendendo


le due visitatrici per le mani. «Mi sembra che voi non m'ingannate... vi affido mia
figlia ... vedete bene le mie pene ... per favore assistetela!».

Questo colloquio è stato molto spesso riferito a mia sorella dalla Signorina Peyret.
Il giorno successivo prima dell'alba, per non attirare l'attenzione dei curiosi, la
Sig.na Millet e la Sig.na Peyret vennero a bussare leggermente alla porta dei
Soubirous e Bernardetta uscì con loro.

Avevano appena fatto pochi passi, quando le campane della Parrocchia suonarono
per la S. Messa letta; entrarono in chiesa. Ascoltata la Messa, s'incamminarono
verso Massabieille; poche persone le videro passare, perché gli usci delle case
non erano ancora aperti. La Sig.a Millet teneva ben visibile nelle mani una
candela benedetta il giorno della Candelora, candela che accendeva nella sua
stanza nei giorni di festa in onore della Vergine, o all'avvicinarsi di qualche
calamità; Antonietta Peyret, da parte sua, nascondeva sotto le pieghe del
cappotto lungo e nero, in uso tra la gente dei Pirenei, un foglio di carta, una
penna e l'inchiostro.

Quando furono arrivate in cima al poggio di Massabieille, Bernardetta, premurosa


d'arrivare, lasciò indietro le due accompagnatrici e discese rapidamente verso la
Grotta. La Signora Millet ed Antonietta Peyret meno pratiche del sentiero non
arrivarono alla riva del Gave che qualche minuto dopo la veggente. Trovarono
quest'ultima in ginocchio, che recitava il Rosario di fronte all'ogiva dalla quale
sporgeva il roseto.

Dopo aver acceso la candela benedetta, le due donne imitarono Bernardetta,


estrassero il Rosario. Il gruppetto inginocchiato pregava sommessamente già da
qualche istante, allorché la veggente mandò improvviso un grido di gioia:

«Viene!... Eccola!» E Bernardetta al colmo della felicità, chinava nel medesimo


tempo la testa fino a terra. Le Signore Millet e Peyret si affrettarono ad alzare i
loro sguardi sulla roccia, ma ahimè! Per esse nulla era cambiato.

«Continuiamo a pregare» - disse la Millet - «se la Signora invisibile è proprio


quella che noi pensiamo, le nostre preghiere non possono che esserLe gradite».

Bernardetta aveva appena pronunciato le parole sopra riferite ed il suo cuore era
già in comunicazione con la celeste apparizione. Ella pregava e a volte sorrideva.
La veggente stette felice, dolcemente emozionata, ma non diede, in quel giorno,
segni esterni di estasi. La Signora voleva parlare e voleva che la fanciulla udisse
la sua voce nella calma e nel pieno possesso delle sue facoltà. Quando il Rosario
fu terminato, Antonietta Peyret, sempre immersa nel ricordo dell'amica defunta,
la presidente della Congregazione, disse a Bernardetta, porgendole carta e penna
che aveva portato:
«Chiedi, per favore, alla Signora se ha qualcosa da comunicarti ed in questo caso,
di aver compiacenza di metterlo in iscritto».

La veggente fece tre o quattro passi verso la roccia, poi comprendendo che le due
protettrici la seguivano, senza voltarsi, fece loro cenno di restare indietro.

Giunta sotto il cespuglio, Bernardetta si rizzò e presentò carta e penna alla


visione. Restò per qualche istante in questo atteggiamento, guardando verso
l'ogiva e poi in atteggiamento di chi ascolta delle parole che le venivano
indirizzate dall'alto della nicchia. Abbassò in seguito le braccia, fece un profondo
inchino e ritornò al posto di prima. Come si può ben immaginare, il foglio di carta
era rimasto bianco.

Un po' triste, Antonietta Peyret si accostò a Bernardetta e le chiese ciò che aveva
risposto la Signora.

«Quando Le ho presentato l'inchiostro ed il foglio, si è messa a sorridere, poi,


senza sdegnarsi, mi ha risposto:

«Ciò che ho da dirvi non è necessario che lo mettiate per iscritto».

Ella parve in seguito riflettere un momento e soggiunse:

Volete aver la compiacenza di venir qui per quindici giorni?».

«Che hai risposto?»

«Di sì».

« Ma perché la Signora vuole che tu venga?»

«Non lo so. Non me l'ha detto».

«Ma - riprese a sua volta la Signora Millet - perché ci hai fatto cenno di fermarci
quando salivamo poco fa, dietro a te?» «Per obbedire alla Signora».

«Ah!... - sospirò turbata la Signora Millet, - per favore Bernardetta, domandaLe


se la mia presenza qui Le è importuna».

Bernardetta alzò gli occhi verso l'alto della roccia, poi volgendosi: «La Signora
risponde: no - la sua presenza qui, non mi dà fastidio».

La veggente si mise a pregare e con lei le due amiche.


Nella seconda parte di questa apparizione, la Millet e Antonietta Peyret notarono
che Bernardetta interrompeva spesso la sua preghiera per elevarsi in un colloquio
intimo con la visione. Passò così un'ora, poi tutto disparve.

Appena Bernardetta uscì dalla Grotta la Millet e Antonietta Peyret, le chiesero se


non avesse ricevuto qualche nuova comunicazione dalla Signora.

«Sì - rispose la fanciulla - né triste, né contenta; Ella mi ha detto "Io non vi


prometto di rendervi felice in questo mondo, ma nell'altro"».

«Poiché la Signora acconsente a parlarti», ripresero le donne, «perché non Le hai


chiesto il Suo nome?»

«L'ho fatto».

«Ebbene chi è dunque?»

«Non lo so; ha abbassato la testa sorridendo, ma non ha risposto».

Bernardetta fu riportata a casa. Come la moglie del mugnaio Nicolau, la Signora


Millet e Antonietta Peyret dissero alla madre: «Ah! Come siete fortunata d'avere
una figlia come questa!».

IX.

TERZA APPARIZIONE
(Venerdì, 19 febbraio)

Quando la signora Millet e Antonietta Peyret se ne andarono, Bernardetta fece


conoscere ai genitori le parole raccolte dalle labbra della Signora e l'impegno
preso di tornare per quindici giorni alla Grotta.

Ascoltando quest'ultima notizia, gli sposi Soubirous caddero in uno sconcerto


indefinibile. Fino a quel punto avevano pensato che gli occhi della fanciulla si
lasciassero abbagliare, alla Grotta, da qualche forma vaporosa più o meno
luccicante, ma che questa forma avrebbe finito per svanire, come svaniscono
nell'altezza dello spazio le figure fantastiche create dalle nubi. Le nuove
informazioni portate dalla veggente, rovesciarono le loro supposizioni. Questo
qualche cosa di vago, di incerto che avevano intravisto con la loro fantasia, era
invece un essere reale, vivo, con una volontà propria e parlava come uno di loro.
Ora - e qui incominciava il loro problema - a quale categoria di spiriti bisognava
collegare la persona immateriale e tuttavia sensibile che si mostrava a
Massabieille?

Dai tratti splendidi della Signora, descritta da Bernardetta, dalla natura delle
promesse che faceva, il padre e la madre della fanciulla credevano di riconoscere
la Regina del cielo. Ma respingevano tosto questo pensiero come presuntuoso e si
confondevano nel loro nulla.

Prendevano in seguito ad esaminare l'idea della Peyret, cioè la possibilità di una


apparizione, sotto forma umana di un'anima del Purgatorio. Ma la serenità
dell'essere misterioso, non sembrava conciliarsi con l'espressione di un essere che
soffre. Poi, un'anima del Purgatorio con quale scopo sarebbe venuta alla Grotta?
Perché quest'anima non esprimeva i suoi desideri, le sue richieste di preghiere dal
momento che si mostrava in questo luogo, appositamente per questo motivo? La
presenza di un'anima del Purgatorio sotto la roccia di Massabieille non sembrava
dunque probabile ai Soubirous.

Un terzo aspetto della questione, gettava questi ultimi in una specie di


sbigottimento che si avvicinava al terrore. Senza dubbio la Signora della Grotta si
presentava sotto apparenze piene di incanto e di benignità; senza dubbio portava
su se stessa un oggetto religioso (il Rosario) che formava il terrore dell'inferno;
senza dubbio faceva promesse che per la loro stessa natura richiamavano le
promesse evangeliche. Ma di tutti questi segni e di queste promesse ci si poteva
fidare? Lo spirito del male non è capace di ogni malizia e di ogni menzogna?

Oltre a questi motivi di timore, non restavano altre oscurità da chiarire? Che
significa va il silenzio della Signora circa il suo nome?

Intravvedendo da una parte luce e dall'altra tenebre, gli sposi Soubirous erano in
preda alla più inestricabile incertezza. Si sentivano avvolti dal soprannaturale e
questo soprannaturale non osavano né accoglierlo, né combatterlo.

E cosi questa brava gente arrivava alla questione finale senza saperla risolvere:
dovevano o no permettere a Bernardetta di ritornare alla Grotta?

Nelle circostanze un po' difficili, i Soubirous non mancavano mai di consultare la


zia Bernarda, la madrina della loro figlia, ed era raro che il suo consiglio non fosse
seguito. Nel corso della giornata del 18 febbraio, la madre della veggente andò a
trovare la sorella maggiore per esporle queste perplessità. Bernarda ascoltò, ma
non volle dare alcun consiglio prima di aver riflettuto.
La sera si presentò ai Soubirous e disse loro che la sua decisione era ormai
maturata e che non vedeva sufficiente ragione per impedire a Bernardetta di
recarsi all'appuntamento della Signora.

«Se la visione - fece osservare - è di natura celeste, non abbiamo nulla da


temere: se non è che una astuzia diabolica, non è possibile che la Vergine
permetta che sia ingannata una fanciulla che a Lei si affida con tutto l'abbandono
della sua innocenza. Inoltre - aggiunse Bernarda - se abbiamo una colpa è quella
di non essere andati ad assicurar ci di persona circa i fatti che si verificano a
Massabieille. È necessario quindi che vi andiamo, poi a seconda di quanto avremo
osservato, decideremo sulla condotta che converrà tenere».

In ossequio ai consigli della zia Bernarda, mamma Soubirous e sua figlia uscivano
all'alba del giorno dopo, 19 febbraio, dalla casa situata in Via Petits-Fossés e si
dirigevano, avvolte nei loro cappotti, verso la Via Baous.

Per istrada si uni la zia Bernarda; poi, senza proferire parola, le due donne e
Bernardetta in mezzo ad esse, s'incamminarono verso la riva del Gave.
Nonostante la cura che avevano messo nel nascondersi ai curiosi, alcune vicine,
aprendo la casa, le riconobbero e le seguirono. Un piccolo gruppo di sette od otto
persone arrivò alla Grotta nello stesso istante dei Soubirous.

Bernardetta si mise in ginocchio; alzò il suo Rosario all'altezza della fronte e si


segnò con un ampio segno di croce. Un momento dopo, il mondo materiale non
esisteva più per lei e l'anima sua rapita in estasi, gustava le delizie della
contemplazione.

Sorrisi ineffabili illuminavano il suo volto, correnti di gioia celeste facevano


trasalire tutto il suo essere.

La madre e la zia avevano già sentito ciò che era Bernardetta alla Grotta. Ma la
loro immaginazione era ben lontana dalle sublimi realtà che le attendevano.
Quando videro la veggente nello splendore dell'estasi, il corpo proteso in avanti
come per prendere il volo, furono prese da uno choc nervoso e la madre
esclamava: «O Dio, ve ne supplico, non toglietemi mia figlia!».

Un'altra voce, quella di una delle donne che le avevano accompagnate,


all'apparizione, diceva nello stesso tempo: «Oh, quant'è bella!»

Lacrime di commozione salirono agli occhi di tutti: si incominciò a pregare in un


silenzio fatto d'ammirazione.
Bernardetta ebbe un rapimento di mezz'ora all'incirca; questa mezz'ora parve un
secolo al cuore ansioso della madre e della zia, e non fu che un lampo, ma un
lampo sfuggito alla celeste dimora per le altre persone presenti alla scena.

La veggente rinvenne dall'estasi stropicciandosi gli occhi e come prostrata sotto il


peso della sua felicità. Si accostò affettuosamente alla madre ed alla zia che la
ricevettero tra le braccia con una tenerezza inesprimibile.

Tutte e tre salirono il pendio scosceso di Massabieille tra le donne che le avevano
seguite quando erano partite. Queste accompagnavano Bernardetta con mille
sguardi e prorompevano in ammirazione per ciò che avevano visto.

Strada facendo, Bernardetta raccontò che la Signora si era mostrata soddisfatta


della fedeltà nel ritornare alla Grotta e le aveva detto che in seguito le avrebbe
fatto delle rivelazioni.

Parlò ancora di un fatto strano che si era verificato durante la visione. Mentre era
in preghiera - disse - un tumulto di voci selvagge, che sembravano uscire dalle
viscere della terra, era venuto a scoppiare sulle acque del Gave: queste voci si
sovrapponevano, si confondevano, s'incrociavano le une alle altre come le grida di
una folla in rivolta. Una di queste voci, dominando le altre, aveva gridato con un
tono stridulo e pieno di rabbia: «Salvati! Salvati!»

A questo grido, che sembrava una minaccia, la Signora aveva alzato il capo ed
aggrottate le ciglia, guardando verso il fiume.

Per questo semplice movimento le voci si erano impaurite ed erano fuggite in


tutte le direzioni. Le persone che ritornavano dalla Grotta, non avevano inteso
nulla di quanto raccontava Bernardetta. Pensavano che la fanciulla si fosse
ingannata e non attribuirono all'incidente alcun significato.

Ne aveva però uno che preciserò più avanti.

X.

QUINTA APPARIZIONE
(Sabato, 20 febbraio)

Al punto ove siamo arrivati c'è da osservare che la notizia delle apparizioni era
generalmente nota a Lourdes e la gente cominciava a parlarne a voce alta e
pubblicamente. Come è indicato nelle precedenti pagine, qualche giovane ed una
dozzina di donne avevano assistito fino allora alle estasi di Bernardetta.

Queste fanciulle, queste donne avevano diffuso ovunque un senso profondo di


ammirazione e, in tutti quelli che avevano prestato orecchio, avevano fatto
nascere il desiderio di vedere quanto esse avevano visto. Dal momento in cui si
seppe che la veggente andava tutte le mattine alla Grotta, un gran numero di
abitanti di Lourdes si affrettò ad accorrervi.

Nella mattina di sabato 20 febbraio la parte inferiore degli scavi 6 e lo spazio


aperto tra gli scavi e il Gave erano interamente occupati. A partire da questo
giorno non si contarono più gli spettatori per unità come da principio, ma per
centinaia e più tardi per migliaia.

Il mattino della quinta apparizione, Bernardetta, accompagnata dalla mamma,


arrivò a Massabieille verso le sei e mezzo. Non fu meravigliata, né commossa di
trovare la folla che l'attendeva. Si presentò sotto la roccia con la stessa aria di
una semplice spettatrice ed andò ad inginocchiarsi al suo solito posto. Senza
osservare che tutti gli occhi erano fissi su lei, prese con molta naturalezza il
Rosario e si mise a pregare. Un istante dopo, gli occhi di Bernardetta s'aprivano
ad una luce che non era di questa terra. Era giunto il momento delle grandi
confidenze e Bernardetta offriva le espressioni di omaggio, di ringraziamento, di
gioia alla Signora della Grotta, nascosta. Una grazia sovrumana ne accompagnava
i movimenti e la madre, che si trovava ai suoi fianchi, commossa diceva fra le
lacrime: «Perdo la testa e non riconosco più mia figlia!» Un mormorio confuso di
ammirazione si era già levato tra la folla e la maggior parte degli spettatori si
alzava sulla punta dei piedi per meglio vedere e contemplare l'estatica, e per una
attrattiva irresistibile portava alternativamente gli sguardi da Bernardetta
all'ogiva della Grotta e da questa a Bernardetta. Gli occhi del corpo nulla
vedevano nell'ogiva, ma gli occhi dell'anima sì, e perciò ciascuno dei presenti
avrebbe potuto ripetere, come l'estatica in una apparizione precedente: «C'è la
Signora! È là!»

Dopo l'estasi, Bernardetta, interrogata sul colloquio con la Signora, rispose che
Questa aveva avuto la bontà di insegnarle parola per parola una preghiera per lei
particolare e speciale. Quando si chiedeva alla veggente di dire questa preghiera,
rispondeva che non si credeva autorizzata, perché non era stata fatta che in vista
dei suoi intimi bisogni. All'imbarazzo che accompagnava il rifiuto, l'interlocutore
poteva comprendere che si trattava di delicatezze d'anima, alle quali la fanciulla
non ardiva fare allusioni.
XI.

SESTA APPARIZIONE
(Domenica, 21 febbraio)

Il Signor Dozous, medico condotto a Lourdes ed uno dei testimoni interrogati


circa le estasi di Bernardetta, racconta nel libro intitolato: «La grotta di Lourdes,
la sorgente, le guarigioni» i fatti che riguardano la sesta apparizione. Riferisco il
suo racconto; ma prima voglio far osservare che il dotto professionista mentre si
portava a Massabieille, credeva di non doversi occupare che di una di quelle
malattie bizzarre, di ordine nevropatico, le cui manifestazioni mal interpretate
turbano spesso il volgo. Supponeva che una sua parola bastasse a far luce e, per
conseguenza, demolisse l'artificiale montatura delle versioni che circolavano.
Cominciò le sue indagini con questo preconcetto, ma fin dai primi momenti notò
che si trovava in presenza di un problema la cui soluzione, dal punto di vista
scientifico, non era facile da trovare. Non palesò da principio il suo imbarazzo e
tornò più volte alla Grotta. Dopo cinque o sei giorni di minuziosi e pazienti studi, il
dottore dichiarò chiaramente, e non senza coraggio, che a Massabieille vi era il
dito di Dio e che la malattia di Bernardetta non era di quelle che si curano con
medici e medicine.

Nato in un'epoca nella quale l'idea cristiana si era affievolita negli spiriti, il signor
Dozous aveva trascorso l'esistenza nell'indifferenza religiosa. A contatto con gli
avvenimenti soprannaturali della Grotta, sentì l'anima sua risvegliarsi e prendere
il volo verso nuove mete. Rinunciò alle dottrine filosofiche che aveva fino allora
professato e divenne uno dei fautori più ardenti della causa dell'Immacolata
Concezione. Il medico condotto di Lourdes morì tra i suoi concittadini come
cristiano rassegnato ed esemplare il 15 marzo 1884 all'età di 85 anni. Nel lungo
esercizio della sua professione si era dedicato con disinteresse al sollievo dei
poveri; i poveri lo piansero. Nessun dubbio che la virtù professionale del Signor
Dozous come il suo grande zelo nel pubblicare le glorie della Vergine della Grotta
siano state coronate in cielo da Colui che rimunera persino un bicchiere d'acqua,
offerto al più piccolo tra i suoi fratelli.

Ascoltiamo ora il medico nelle sue costatazioni relative alla sesta apparizione: «...
Appena arrivò davanti alla Grotta, Bernardetta si inginocchiò, cavò dalla tasca la
corona e si mise a pregare sgranandola. Il suo volto ebbe una trasformazione,
notata da tutte le persone che le erano accanto ed indicava che era in
comunicazione con l'apparizione. Mentre sgranava con la sinistra la corona,
teneva nella destra una candela accesa, che spesso si spegneva a motivo di una
corrente di aria molto fredda che tirava sul Gave, ma essa la porgeva ogni volta
alla persona più vicina, affinché la riaccendesse. Io, che seguivo con grande
attenzione tutti i movimenti di Bernardetta, volli sapere, in questo momento,
quale poteva essere lo stato della circolazione sanguigna e della respirazione: le
presi un braccio e posi le mie dita sull'arteria radiale. Il polso era tranquillo,
normale, la respirazione facile; nulla nella ragazza denotava una sovreccitazione
nervosa.

Bernardetta, dopo che ebbi rimesso in libertà il braccio, si alzò ed avanzò un po'
verso la Grotta. Tosto vidi il suo volto, che aveva mostrato fino a questo
momento la espressione della felicità più perfetta, rattristarsi; due lacrime le
caddero dagli occhi, scorrendo lungo le gote. Questo cambiamento avvenuto sul
suo volto mi stupì. Quando ebbe terminato le preghiere e l'essere misterioso già
era scomparso, le chiesi ciò che le era accaduto durante questo tempo. Ella mi
rispose: - «La Signora, staccando da me il suo sguardo per un momento, lo
diresse al di sopra della mia testa; ed avendoLe io chiesto che cosa La
rattristasse, mi fissò di nuovo e disse: "Pregate per i peccatori!" Ben presto fui
rassicurata dall'espressione serena e buona che Le vidi sul volto e tosto
disparve».

Lasciando questi luoghi, ove la commozione era stata cosi grande, Bernardetta si
ritirò, come al solito, in atteggiamento semplice e modesto.

Come ognuno può giudicare, il racconto del Dott. Dozous non palesa alcun
entusiasmo: è la costatazione pura e semplice di un fatto esaminato negli aspetti
esterni. Vi è qualche affermazione che tradisce il dubbio, ma il medico è incerto e
non osa ancora pronunciarsi. Cerca, brancola, riflette. Da una parte intravede la
riprovazione e lo schermo dei suoi amici, dall'altra ascolta le rivendicazioni della
propria ragione. Una grande lotta si scatena in lui; si tratta di decidere fra le
vecchie idee ed i nuovi orizzonti, che si schiudono davanti alla sua anima. Sempre
più colpito dall'evidenza dei fatti, il Signor Dozous riconobbe infine l'elemento
soprannaturale delle apparizioni e da quel giorno, disprezzando ogni derisione,
divenne l'apostolo devoto della Grotta di Lourdes.
XII.

SEGUITO DELLA GIORNATA

DEL 21 FEBBRAIO

Gli spettatori erano già stati numerosi all'estasi del giorno prima. Altri li avrebbero
seguiti, ma temendo di essere vittime di qualche mistificazione avevano voluto
aspettar più minuziose notizie e non si portarono alla Grotta che il giorno dopo 21
febbraio. A questi si aggiunsero un gruppo di operai di Lourdes, che approfittando
del riposo domenicale, vollero assicurarsi di persona delle notizie che si
raccontavano. I nuovi spettatori, insieme a quelli dei giorni precedenti, sempre
fedeli a ritornare, formarono un pubblico considerevole attorno a Bernardetta il
mattino della sesta apparizione.

La trasfigurazione della veggente gettò, come al solito, tutti i testimoni dell'estasi


nel più profondo stupore. Questi si trattennero a lungo alla Grotta, considerata
come un luogo sacro, poi ritornati al borgo, ne attraversarono le strade, versando
la piena della loro ammirazione. Uscivano tutti dalle case per ascoltarli, li
fermavano ad ogni passo per interrogarli. Gli ascoltatori li approvavano nei loro
racconti, quasi fosse la notizia felice di un avvenimento patriottico. Se qualche
spirito ribelle avesse osato contraddire, sarebbe stato subito combattuto e ridotto
al silenzio.

Le autorità incaricate di sorvegliare la locale tranquillità, rimaste sino a questo


momento in disparte, cominciarono a preoccuparsi del movimento insolito che
nasceva a Lourdes. Nei primi giorni non avevano dato alcuna importanza alla
questione della Grotta: e pensavano che il buon senso della gente avrebbe fatto
giustizia dei racconti che circolavano. In presenza dell'animazione clamorosa che
contrassegnò la mattina del 21 febbraio, cominciarono ad impensierirsi, sia per gli
uffici che ricoprivano, sia anche per le proprie responsabilità. Il sindaco, il
procuratore imperiale ed il commissario di polizia si riunirono in Municipio per
vedere se si doveva prendere qualche provvedimento per prevenire
manifestazioni come quelle che già si erano verificate.

Erano intanto sorte qua e là discussioni vivaci fra quelli che credevano e quelli che
non credevano alle apparizioni. La portata di questi piccoli conflitti venne
esagerata e si volle vedervi il germe minaccioso di dissensi che potevano turbare
la quiete del borgo. Un secondo timore, questo un po' più fondato, metteva in
allarme le autorità. Lo spazio ristretto ove si stipava la folla a Massabieille
presentava serie e gravi preoccupazioni e pericoli. I primi che arrivavano,
s'impadronivano del posto che si trova davanti alla Grotta. Quelli che arrivavano
dopo, salivano sui massi di pietra che affioravano alla superficie del Gave. Gli
ultimi si arrampicavano ed andavano ad aggrapparsi ai rami degli alberi, situati
sopra gli scavi. Si comprende bene i pericoli d'una simile situazione: un
movimento sbagliato poteva far cadere nel fiume i gruppi di persone mal sicure
che si trovavano sui massi sdrucciolevoli della corrente; un ramo che si fosse
staccato, era sufficiente per far cadere e precipitare sugli spettatori in basso, gli
imprudenti che penzolavano al di sopra del precipizio. Non si era verificato fino
adesso alcuna disgrazia, ma bisogna va forse aspettare la catastrofe, per portarvi
rimedio?

La temuta prospettiva di disgrazie che potevano nascere, decise le autorità ad


uscire dal loro contegno passivo. Compresero, tuttavia, che dovevano procedere
cauti e che per rendere efficace il loro intervento, dovevano evitare di urtare la
suscettibilità popolare. Per raggiungere questo duplice scopo, giudicarono che il
mezzo migliore da usare era di persuadere la veggente a non tornare più alla
Grotta. Siccome non scorgevano altra causa dell'entusiasmo popolare che la
fanciulla, pensarono che, eliminata questa causa, avrebbero tolto d'un sol colpo
anche le conseguenze. Allo scopo di mandare ad effetto la decisione presa, il
procuratore imperiale, appena uscito dal municipio, fece chiamare Bernardetta nel
suo studio.

XIII.

SEGUITO DELLA GIORNATA

DEL 21 FEBBRAIO

L'ufficiale del pubblico ministero di Lourdes era al tempo delle apparizioni, il Sig.
Dutour, più tardi consigliere alla corte d'appello di Pau. Questo magistrato era
stimato nel territorio della sua giurisdizione ed adempiva con dignità i doveri del
suo ufficio. Ma come spesso si nota anche nelle nature meglio dotate, c'erano in
Dutour alcune contraddizioni, certi difetti che nuocevano allo splendore delle sue
belle qualità. Così, pur mostrandosi rispettoso della religione, faceva guerra a ciò
che veniva indicato col nome di idee clericali. Nelle cause giudiziarie, per le quali
mostrava una grande competenza, si impuntava oltre misura contro le sentenze
dei giudici, le cui conclusioni non erano conformi alle sue. È con queste
disposizioni buone o cattive e, nonostante tutto, sincere, che il procuratore
imperiale di Lourdes, prese posizione nell'affare della Grotta.

Quando ebbe Bernardetta davanti a sé, l'interrogò in questi termini:

«Figlia mia, voi fate parlar molto di voi; avete forse il proposito di continuare le
vostre visite alla Grotta?

- Si, Signore, l'ho promesso alla Signora e vi ritornerò per una dozzina di giorni
ancora.

- Ma, mia povera piccola, la vostra Signora non esiste; è un essere puramente
immaginario.

- Quando m'apparve per la prima volta, lo pensai anch'io e mi stropicciavo gli


occhi, ma ormai sono sicura di non ingannarmi.

- Come fate a sapere ciò?

- Perché l'ho vista più volte ed anche

stamane; e poi parla e conversa con me.

- Le Suore dell'Ospizio, presso le quali vi recate per la scuola, sono incapaci di


mentire e tuttavia dicono che vi ingannate.

- Se le Suore vedessero, crederebbero come credo io.

- Badate bene, forse si finirà per scoprire qualcosa di nascosto che spiega la
vostra ostinazione; già si è sparsa la voce che voi ed i vostri parenti ricevete
regali in segreto.

- Noi non riceviamo nulla, da nessuno.

- Tuttavia ieri siete stata dalla Signora Millet ed avete preso dei dolci.

- È vero; la Signora Millet mi ha fatto prendere un bicchiere d'acqua zuccherata


per calmare la mia asma: tutto qui.

- Checché ne sia, la vostra condotta alla Grotta è un vero scandalo: fate correre
tutta la gente e bisogna che queste cose finiscano; mi promettete di non tornare
più a Massabieille?

- No, Signore, non ve lo prometto.

- È la vostra ultima parola?


- Si, Signore.

- Allora uscite ... ci penseremo noi».

Al circolo che anch'io frequentavo a Lourdes, il procuratore imperiale non faceva


misteri sull'interrogatorio che aveva fatto subire a Bernardetta. Ne riportava con
compiacenza le domande e risposte e sembrava divertito dalla sua personale
sconfitta. È vero e doveroso aggiungere che all'epoca di cui parliamo, l'autorità
non aveva preso ancora posizione contro le apparizioni, considerate dal punto di
vista dottrinale.

2. Bernardetta dal commissario di polizia

L'ufficiale che sovrintendeva la polizia a Lourdes, all'epoca delle apparizioni era il


Signor Jacomet, concittadino, avente una quarantina d'anni. Questo funzionario
aveva un aspetto franco, aperto, buono, che immediatamente lo rendeva
simpatico. Inoltre era intelligente e colto, ciò che aggiungeva una certa aria di
distinzione alle sue doti fisiche. A Lourdes, umili e ricchi amavano il signor
Jacomet e l'odiosità del suo ufficio non diminuiva per nulla la popolarità della sua
persona. Come commissario nessuno più di lui era capace di scovare un farabutto
ad indurlo alla confessione delle sue colpe. Percorse i gradi della sua carriera nelle
principali città di Francia e di passo in passo giunse ai più alti gradi
dell'amministrazione che serviva. Morì a Parigi, relativamente giovane ed ancora
nell'esercizio delle sue funzioni.

Iniziando la sua azione contro la Grotta il Signor Jacomet non pensava di


immischiarsi in un affare nel quale era in gioco un intervento celestiale. Come il
procuratore imperiale, anch'egli supponeva che la fede nelle apparizioni fosse una
di quelle forme di superstizione alle quali si lasciano troppo spesso trascinare le
popolazioni ignoranti. Contava sul suo prestigio e sulle risorse del suo spirito per
calmare gli entusiasmi del proselitismo ed impedire a Bernardetta di continuare la
parte di veggente.

Il pomeriggio della domenica del 21 febbraio, senza minimamente preoccuparsi


dell'insuccesso del signor Dutour nella mattinata, Jacomet si portò sulla piazza dei
portici, ove pensa va di trovare Bernardetta, quando usciva dai Vesperi. L'usciere
Callet fece conoscere al suo superiore la veggente che camminava tra la folla, a
fianco di sua zia Lucia. Il commissario, fingendo di trovarsi là come curioso,
raggiunse la fanciulla e con l'aria di approfittare di un incontro fortuito, pregò
quest'ultima di passare nel suo ufficio. La fanciulla, senza turbarsi, senza chiedere
spiegazioni, seguì docilmente il commissario, mentre la zia andava ad informare i
genitori. Al suo passaggio qualcuno disse, per prendere in giro Bernardetta; -
«Diamine! Ma ... Bernardetta, penso che stiano per metterti in prigione!» - «Oh!
No, rispose la fanciulla, indirizzando verso il suo interlocutore uno sguardo
tranquillo e sorridente, non ho paura e so che non ho nulla da temere».

Prima di continuare, apro una parentesi per dire che durante la mia permanenza
a Lourdes, abitavo nella stessa casa del commissario di polizia. Costui abitava il
piano rialzato ed io il primo piano. Debbo a questa vicinanza l'occasione d'aver
potuto raccogliere le informazioni che seguono.

Nell'istante in cui la veggente giungeva allo studio del commissario, mia sorella,
tutta preoccupata, venne a darmene l'annuncio e ad invitarmi a scendere.

Il caso e la vista di Bernardetta mi interessavano molto poco ed è probabile che


non avrei lasciato il mio posto se mia sorella, facendomi alzare dalla sedia e
prendendomi per un braccio, non mi avesse, per così dire, costretto. Valendomi
dei buoni rapporti che intercorrevano col mio coinquilino, entrai senza bussare
nella stanza che serviva di guardina e, facendo al signor Jacomet un cenno che gli
dava da capire il motivo della visita, andai a sedermi vicino ad una parete della
sala. Nel punto ove mi ero posto, potevo esaminare perfettamente i lineamenti
della veggente ed ascoltare ciò che diceva. La fanciulla che avevo davanti a me e
che vedevo per la prima volta, sembrava avere dieci o undici anni, in realtà ne
aveva quattordici. La sua persona era rotondetta, dal suo sguardo traspariva una
grande dolcezza ed una grande semplicità; il timbro di voce, sebbene un po' forte,
era simpatico. Non m'accorsi della sua asma. Con un atteggiamento
naturalissimo, teneva le mani incrociate sulle ginocchia e la testa leggermente
inclinata sul petto. Era coperta con un cappotto bianco e gli altri vestiti, senza
essere lussuosi, erano appropriati ed in buon stato. Separava la veggente dal
commissario un tavolo sormontato da un leggio.

Quando entrai, il signor Jacomet terminava di fare i preparativi nel suo ufficio e
collocava davanti a sé un foglio di carta bianca ed una matita. Si volse in seguito
verso la fanciulla e con l'aria più insidiosamente benevola le disse:

«Tu hai, senza dubbio, già compreso per quale scopo ti ho chiamata presso di
me. Mi hanno parlato con tale entusiasmo delle belle cose che hai visto a
Massabieille, che a mia volta, come tutti del resto, sono stato preso dal desiderio
di sapere di che cosa si tratta. Hai forse qualche difficoltà a raccontarci: al signor
Estrade e a me, come hai fatto ad incontrare la Signora della Grotta?

- No, signore.
- Tu ti chiami, se non sbaglio, Bernardetta?

- Si, signore, Bernardetta.

- Bene, ma quale è il tuo cognome?

La fanciulla parve cercare qualcosa, poi, come uno che abbia trovato ciò che
cercava:

- Io mi chiamo Bernardetta Soubirous.

- Quanti anni hai?

- Ho quattordici anni.

- Non ti sbagli forse? Aggiunse il commissario, sorridendo e come per chiederle se


non esagerava.

- No, signore, non mi sbaglio; ho quattordici anni compiuti.

- Che cosa fai a casa?

- Nulla di importante, signore: da quando sono tornata da Bartrès, vado a scuola


per imparare il catechismo, dopo le ore di scuola sorveglio i miei fratellini e le mie
sorelline che sono più piccoli di me.

- Tu hai dimorato da Bartrès? E là che facevi?

- Ho passato, qualche mese presso la mia balia, che mi faceva sorvegliare un


piccolo gregge di pecore e di agnelli.

Il commissario rivolse ancora, in tono familiare, altre domande secondarie alla


fanciulla: quando credette di aver acquistata la sua confidenza, le disse: -
«Adesso veniamo a ciò che desideriamo conoscere da te cioè la scena che ti ha
cosi vivamente impressionata sotto la roccia di Massabieille. Non aver paura di
riuscire prolissa».

Bernardetta, come se fosse stata davanti ad uno dei suoi parenti, fece il racconto,
pieno di incanto, della prima apparizione, come è narrato nelle precedenti pagine.
Entrò in tutti i particolari riferente si all'età, vesti, fisionomia della Signora e ciò
con una tale spontaneità e persuasione che la sua sincerità non poteva essere
messa in dubbio. Mentre parlava, il commissario faceva correre rapidamente la
matita sul foglio bianco. Alzò quindi la testa:
- Ciò che tu ci racconti, è effettivamente interessantissimo, ma alla fin fine, chi è
questa Signora della quale ti sei invaghita? La conosci?

- Non la conosco, rispose la fanciulla con una semplicità commovente.

- Hai affermato che è bella. Come chi?

- Oh! Signore, ma è più bella di tutte le donne che ho incontrato fino adesso.

- Non più bella però della signora N. o della signora N. (E qui il commissario
citava le signore della borgata meglio dotate in rapporto alla bellezza).

- Ma non sta il confronto.

- Questa Signora si muove, parla o resta immobile al suo posto come una statua
di chiesa?

- Oh! Si muove, sorride e parla come noi; fra le al tre cose, mi ha chiesto se
volevo aver la bontà di tornare per quindici giorni alla Grotta.

- E tu che hai risposto?

- Le ho promesso che sarei ritornata.

- Che cosa dicono i tuoi genitori delle cose che ci hai narrato?

- All'inizio dicevano che si trattava di illusioni...».

Afferrando la parola a volo, il commissario l'interruppe:

- Si, figlia mia, i tuoi genitori hanno ragione e le cose, che tu credi vedere e
sentire, non esistono che nella tua fantasia.

- Altri me lo hanno detto, ma sono sicura di non sbagliarmi.

- Ascoltami: se la Signora della roccia, fosse una persona come tutte le altre, tutti
potrebbero vederla ed ascoltarla. Ora, come si spiega che ciò non avviene?

- Caro signore, io non posso spiegarvi queste cose; ciò che posso affermare è che
la Signora è reale e viva.

- Dal momento che tu lo ritieni, io non ho motivo per impedirti di credere


all'esistenza della tua Signora. Tuttavia siccome non è impossibile che il Prefetto o
qualche altra autorità mi chieda un rapporto su ciò, vediamo se ho ben compreso
i ragguagli che mi hai dato.

Qui il commissario prese il foglio e cominciò una guerra di trabocchetti.


Si sforzava di far cadere la veggente nella contraddizione.

- Hai detto che la Signora ha dai 19 ai 21 anni?

- No, ho detto dai sedici ai diciassette.

- Che è coperta da una veste azzurra ed una cintura bianca?

- E' esattamente il contrario, mio signore, bisogna scrivere una veste bianca ed
una fascia azzurra.

- Che i suoi capelli cadono all'indietro?

- Avete certo capito male; è il velo che cade all'indietro.

Bernardetta correggeva così, senza insolenza, ma anche senza timidità, tutte le


varianti che il commissario appositamente aveva inserito nel suo racconto. Il
signor Jacomet, comprendendo che aveva nulla da guadagnare sul terreno ove si
era posto, cambiò tattica. Divenendo serio e con un tono un po' ironico, disse alla
fanciulla: «Mia cara Bernardetta, ho voluto lasciarti andare sino al termine del
tuo racconto, ma debbo dirti che già conoscevo la storia delle tue pretese visioni;
questa storia è di pura invenzione, ed io so chi te l'ha insegnata ...».

Il commissario fece una pausa e guardò fissamente la veggente.

La giovanetta alzò gli occhi pieni di sorpresa sull'uomo che le stava davanti e
rispose:

- Signore, non vi capisco.

- Voglio esserti più chiaro: forse che non c'è qualcuno che ti ha consigliato
segretamente di dire che la Vergine ti appare a Massabieille e che dicendo questo,
non solo tu saresti ritenuta come una santa, ma ancora che la Vergine te ne
sarebbe grata? Rifletti bene, prima di rispondere, perché in proposito ne so molto
più di quanto tu pensi.

- Nessuno mi ha consigliato queste cose di cui mi parlate.

- So bene come regolarmi, ma non voglio far scalpore, né attaccare briga. Non ti
chiedo confessioni, ma esigo da te una semplice promessa. Mi dai la tua parola
che non tornerai più alla Grotta?

- Signore, ma io ho promesso alla Signora di tornarvi.


- Ah, sì! Esclamò il commissario, balzando in piedi e fingendo di andare in collera,
tu pensi dunque che noi saremo sempre disposti ad ascoltare le tue panzane ed a
cedere alle tue testardaggini? Se non ti impegni subito a non più tornare alla
Grotta, mando a chiamare le guardie e ti faccio mettere in prigione.

Bernardetta restò impassibile.

A questo punto, lasciai il mio posto e mi avvicinai alla veggente:

«Ragazza mia, non ostinarti; acconsenti a ciò che ti chiede il signor Jacomet;
altrimenti, non sai ciò che ti aspetta?».

Bernardetta capì che non avevo diritto di intervenire nel dibattito; non rispose.

Proprio allora la porta del commissariato si aprì ed un uomo del popolo introdusse
timidamente la testa.

- «Che cosa volete? - chiese il commissario».

- Sono il papà di questa fanciulla, rispose l'operaio accennando a Bernardetta con


la mano.

- Ah! Siete voi il papà Soubirous; avete fatto bene a venire, perché stavo per
mandarvi a chiamare.

Voi sapete bene la parte che recita vostra figlia da qualche tempo: ammaestrata,
senza dubbio, da qualche comare della borgata, fa l'ispirata e si abbandona a
smorfie e scimmiottature che fanno girare la testa agli imbecilli. Occorre che
questa commedia finisca, perché rappresenta un serio pericolo per la tranquillità
della popolazione di questa cittadina. Vi avverto che se non avete abbastanza
autorità per trattenere la figlia a casa vostra, ne avrò io, abbastanza per
trattenerla altrove.

- Oh! Signor commissario, lasciatemi parlare con tutta franchezza: da parte mia
non ho il minimo dubbio circa la verità delle cose che la fanciulla racconta: ora
bisogna vedere se veramente si inganna ... Ecco, questa è la nostra grande
difficoltà ... Vi confesso che io e mia moglie siamo molto stanchi dei fastidi che
dobbiamo sopportare. Da tre o quattro giorni la nostra casa non si svuota di
curiosi e noi non sappiamo come fare per mandarli via. Sono felice di poter
servirmi dei vostri ordini per chiudere la mia porta al pubblico. Quanto a
Bernardetta, staremo attenti, affinché non vada più a Massabieille».

Il commissario si congratulò col padre Soubirous per le sue buone disposizioni e lo


congedò con la figlia.
Rimasto solo con Jacomet, ruppi il silenzio:

«Sapete che il racconto di questa ragazza è straordinario?

- Non può essere suo, rispose il commissario, è troppo limato.

- Non sono del vostro parere; questa fanciulla è stata affascinata, e la scena che
ha vista o crede di aver vista, è ancora sotto i suoi occhi; descrivendola, racconta
ciò che ha visto.

- Niente affatto, ella recita.

- Ma credete che una povera contadinella sappia recitare in questa maniera e con
simili accenti? È impossibile.

- Mio caro amico, voi non siete della polizia.

- E a che scopo questa storia?

- L'avvenire ce lo mostrerà.

In conclusione, il commissario supponeva nel caso di Bernardetta un imbroglio di


falsa devota; da parte mia non vedevo che le seduzioni ingannatrici di una
splendida allucinazione. Per l'uno come per l'altro, il soprannaturale era fuori
discussione. Forse che era permesso pensarlo nel secolo dell'illuminismo?

XIV.

LUNEDÌ 22 febbraio
La Vergine non appare alla Grotta

Nonostante le assicurazioni date dal papà Soubirous sulla buona fede della figlia,
il Commissario di polizia non poteva persuadersi che Bernardetta si trovasse sola
nell'affare della Grotta. Appena l'interrogatorio della domenica fu terminato,
incaricò i suoi agenti come anche le guardie della località di sorvegliare ove
andava e donde veniva la veggente e particolarmente le relazioni che poteva
avere al di fuori della sua famiglia.

Il giorno dopo, lunedì 22 febbraio, il papà e la mamma Soubirous ordinarono alla


figlia di portarsi alla scuola, con la raccomandazione di non deviare né a destra,
né a sinistra. Senza dimostrare alcun malcontento, Bernardetta mise il suo libro
nella piccola cartella e si diresse verso l'Ospizio. Ritornò a casa un po' prima di
mezzogiorno, prese la modesta refezione e ripartì subito dopo per la scuola
pomeridiana. Giunta al punto del pendio che conduce dal ponte dei ruscelli
all'Ospizio, fu improvvisamente fermata.

- «Una barriera invisibile - al dire della fanciulla - mi impediva di proseguire».

A diverse riprese, cercò di avanzare, ma la resistenza era sempre la stessa ed


essa non si sentiva libera che per tornare indietro. Turbata e spaventata, pensava
di tornare a casa, quando un piccolo rimprovero s'alzò dal fondo della coscienza.
Una voce interiore le chiedeva se era in regola con gli impegni da essa presi alla
Grotta. La veggente comprese, il suo cuore si commosse e senza più esitare,
ridiscese il pendio.

Al tempo di cui riproduco i ricordi, la caserma dei carabinieri era nell'ultima casa a
sinistra della via che si trova all'uscita della borgata sulla strada di Tarbes. La
casa in questione non era lontana che qualche passo dal luogo ove si era fermata
Bernardetta. I carabinieri dalla loro finestra, notarono le esitazioni della fanciulla a
proseguire la sua strada; la loro curiosità fu molto più interessata per il fatto che
essi non potevano spiegarsi lo scalpitio della fanciulla davanti all'ostacolo
invisibile; quando videro la veggente fare dietrofront e ritornare sui suoi passi
capirono il suo pensiero e si affrettarono a seguirla.

Bernardetta, ridiscesa al ponte dei ruscelli, invece di prendere la strada attraverso


la borgata, s'inoltrò nel quartiere di Lapaca e andò a prendere, per portarsi a
Massabieille, un sentiero che costeggia la rocca.

Le guardie l'attesero vicino al mulino ove era nata e le chiesero in tono imperioso
ove era diretta.

«Vado alla Grotta» rispose freddamente la fanciulla senza rallentare il passo e


senza volgere il capo. I gendarmi non chiesero altro, si limitarono a seguirla.

Mia sorella, che per caso era capitata là, mentre passeggiava quel giorno con
alcune sue amiche, racconta essa stessa gli incidenti della visita alla Grotta
capitati a Bernardetta il pomeriggio del 22 febbraio. La relazione di mia sorella è
stata scritta già da parecchi anni.

«... Dopo che fummo uscite dal borgo, le mie compagne ed io scorgemmo un
numero rilevante di persone riunite al punto ove la strada del castello si
congiunge col sentiero della foresta. Tutte avevano lo sguardo rivolto verso il
basso, a valle e tosto un grido di gioia partì dal gruppo:
«È lei!... Arriva!».

Domandammo chi aspettavano e ci risposero: «Bernardetta». La piccola fanciulla


avanzava infatti sul sentiero, a fianco vi erano le guardie e la seguivano una
frotta di bambini. Vidi allora per la prima volta l'incantevole figura della piccola
privilegiata di Maria. Camminava calma, serena, modesta fra le due guardie.
Passò davanti a noi così tranquilla come fosse stata sola. Le mie compagne ed io
arrivammo alla Grotta dopo parecchie altre che noi seguivamo un po' da lontano.
Bernardetta era in ginocchio, le guardie in piedi a poca distanza. Essi non
disturbarono la fanciulla durante la preghiera che fu lunga. Quando s'alzò,
interrogarono la piccola, che confessò di non aver visto niente. La folla se ne andò
e con essa disparve Bernardetta.

Mentre camminavamo verso il borgo, apprendemmo che la veggente era entrata


al mulino Savy. Desiderosi di vederla da vicino, andammo a raggiungerla. Era
seduta su una panca, e al suo fianco v'era una donna. Ignoravo che costei fosse
sua madre, ma non tardai molto a capirlo. Questa donna suda va a grosse gocce;
era pallida e di tanto in tanto gettava uno sguardo ansioso su Bernardetta. Le
chiesi se conosceva la fanciulla.

- Eh! Signorina, sono la sua sfortunata mamma.

- Come sfortunata! E perché dite questo?

- Se voi sapeste, signorina, ciò che soffriamo! Alcuni si beffano di noi, altri dicono
che nostra figlia è pazza. Ve ne sono anche di quelli che dicono che riceviamo
denaro e che si sta per citar ci in Tribunale.

- Oh! Mia povera donna, avrete un bel da fare se vi preoccupate di ciò che dice la
gente. Piuttosto che cosa pensate e che dite di vostra figlia?

- Vi assicuro - signorina - che la mia figliuola non è bugiarda e che la ritengo


incapace di ingannare. Dicono che è matta; ha la tosse asmatica, è vero, ma oltre
a questo non ha altro malanno; mangia e agisce come al solito e quando le
domando se sta poco bene, mi risponde di no. Noi le avevamo proibito di tornare
alla Grotta; sono sicura che in ogni altra cosa ci avrebbe obbedito, in questa,
vedete come ci si sottrae. Mi diceva - un momento fa - che una barriera nascosta
le aveva intercettato il cammino della scuola e che una forza irresistibile l'aveva
trascinata, suo malgrado, a Massabieille ...».

Gli scettici di Lourdes, apprendendo che la Signora non era apparsa, in quel
giorno, alla Grotta, non mancarono di fare commenti.
«Ella ha paura delle guardie - dicevano - ed è probabile che, se Jacomet se ne
interessa, troverà prudente di sloggiare dalla roccia e cambiare dimora».

Anch'io ero fra gli schernitori; non sospettavo neppure lontanamente di essere
alla vigilia di lasciarli.

XV.

SETTIMA APPARIZIONE
(Martedì, 23 febbraio)

Durante la conversazione al mulino Savy, le amiche di mia sorella, deluse di non


aver potuto vedere Bernardetta in estasi, avevano chiesto alla madre della
veggente come intendeva agire circa la promessa delle visite fatte dalla figlia alla
Signora misteriosa.

La madre, con le lacrime agli occhi, abbassando la voce per non essere intesa da
Bernardetta, aveva risposto: «Dopo quello che ha sofferto oggi, non oso più
mettervi ostacolo».

Era appunto questo che le richiedenti desideravano conoscere, e subito stabilirono


di ritornare alla Grotta il giorno dopo, all'ora in cui vi andava solitamente
Bernardetta.

Mia sorella, nei giorni precedenti, mi aveva pregato a più riprese d'andare con lei
ad assistere ad una delle estasi della veggente. Le avevo sempre risposto che su
questo non la pensavamo ugualmente e che per mio conto non sentivo alcun
bisogno di prestarmi a diventare ridicolo. Il lunedì 22 febbraio, durante la cena,
senza far parola circa la passeggiata stabilita con le amiche, tornò alla carica
indirettamente, facendomi capire che desiderava tanto d'andare a Massabieille,
ma che ne era impedita dal decoro e dalla buona educazione perché le ripugnava
mostrarsi sola sul sentiero della foresta. Finsi di non capire.

Nella medesima sera, come mi accadeva spesso, andai a fare una visita al
sacerdote Don Peyramale, parroco della parrocchia. In quel momento a Lourdes
non si faceva che parlare delle apparizioni e naturalmente la conversazione che si
era avviata fra noi due, andò a cadere sul medesimo argomento.
Prima di lasciare la casa parrocchiale e senza dubitare che le mie parole potessero
essere prese sul serio, comunicai al parroco le insistenze che mi venivano fatte
dalla sorella per trascinarmi con lei alla Grotta.

«Non vedo il gran male che ci sarebbe ad accontentarla, rispose freddamente il


buon padre, e se fossi al vostro posto, l'avrei già fatto questo passo. Come voi,
credo che non si tratti d'altro che di una bagatella da fanciulli, nella storia che
gira, ma, a conti fatti, non vedo come si possa compromettere la propria dignità,
andando a rendersi personalmente conto di un avvenimento che si verifica in
pieno giorno e del quale tutti parlano».

Di ritorno a casa, annunciai a mia sorella che acconsentivo alla sua richiesta e che
l'indomani sarei stato la sua guida sulla strada di Massabieille. Infatti il giorno
dopo, quando partii, avevo a fianco non solo mia sorella ma anche le sue amiche,
cioè tutte quelle con le quali era andata alla Grotta in passeggiata il giorno prima.
Confesso che ero un po' confuso di dover attraversare il borgo in mezzo a un
seguito così devoto. Strada facendo torturavo le mie compagne di viaggio con
molte sciocchezze e villanie.

«Avete portato gli occhiali?

- Vi siete munita di acqua santa?

- Qualcuna di voi ha almeno una candela?».

Verso le sei del mattino, all'alba arrivai alla testa del mio gruppo di signore e
ostentando un'aria di superba indifferenza, feci per la prima volta il mio ingresso
sotto la Grotta di Massabieille. La veggente non era ancora arrivata, ma vi si
trovavano già più di duecento persone. Molte donne del popolo pregavano in
ginocchio e feci fatica a trattenermi dalle risa, vedendo la fede semplice di quelle
buone cristiane. Alcuni signori di Lourdes, tre o quattro, venuti come me per
compiacenza o per curiosità, si fermavano sul terreno davanti gli scavi. Per il mio
amor proprio fui contento di incontrarveli.

Dopo qualche istante d'attesa, si alzò dalla folla un confuso clamore: tutti
dicevano che veniva la veggente. Si apersero le file e tosto apparve Bernardetta.
Noi uomini, aiutandoci coi gomiti, andammo a metterci a fianco della fanciulla. Da
quel momento alla veggente non era più possibile occultarsi, perché noi avevamo
gli occhi fissi su lei.

Bernardetta si mise in ginocchio, trasse il Rosario dalla tasca e salutò


profondamente. Tutti i suoi movimenti furono eseguiti senza soggezione, senza
affettazione e assolutamente nella stessa forma e con la stessa naturalezza che
avrebbe usata la fanciulla se si fosse presentata alla chiesa parrocchiale per
attendervi alle devozioni solite. Mentre faceva scorrere fra le dita i primi grani del
suo Rosario, alzò sulla roccia uno sguardo interrogativo, esprimendo i desideri
spasmodici della attesa. Tutto ad un tratto come se un lampo l'avesse colpita,
ebbe un sobbalzo di gioia e parve nascere ad una seconda vita. I suoi occhi si
illuminarono e divennero sfavillanti; sorrisi serafici apparvero sulle sue labbra una
grazia indefinibile si sparse su tutta la sua persona. Stretta nella prigione del
corpo, l'anima della veggente sembrava fare sforzi per mostrarsi all'esterno e
manifestare la sua felicità. Bernardetta non era più Bernardetta!. .. era uno degli
esseri privilegiati che l'Apostolo delle grandi visioni ci rappresenta in estasi
davanti al trono dell'Agnello.

Spontaneamente, senza calcolo, con un movimento macchinale, noi, uomini che


eravamo là, ci togliemmo il cappello e ci inchinammo come le più umili donne.

L'ora dei ragionamenti era passata e come tutti quelli che assistevano a questa
scena di cielo, portavamo gli sguardi dall'estatica alla roccia e dalla roccia
all'estatica. Non vedevamo nulla, non udivamo nulla si capisce - ma ciò che
potevamo vedere, comprendere, afferrare, toccare era questo: che un colloquio si
era avviato tra la Signora misteriosa e la fanciulla che avevamo sotto gli occhi.
Dopo i primi trasporti di gioia dovuti all'arrivo della Signora, la veggente si mise
effettivamente nell'atteggiamento di chi ascolta. I suoi gesti, la sua fisionomia,
riprodussero subito dopo, tutte le fasi di una conversazione. A volte sorridente, a
volte seria, Bernardetta approvava con la testa o sembrava ella stessa
interrogare. Quando la Signora parlava, ella fremeva di gioia, quando al contrario
ella Le faceva giungere le sue suppliche, Bernardetta si umiliava e si commuoveva
sino alle lacrime. In certi momenti, si poteva notare che il colloquio era sospeso;
allora la fanciulla continuava a sgranare il Rosario con gli occhi fissi all'ogiva: si
sarebbe detto che temeva, abbassando le pupille, di perdere di vista l'oggetto
incantevole della sua estasi.

Solitamente la veggente terminava le sue preghiere con gesti di saluto, rivolti alla
Signora nascosta. Sono vissuto nel mondo, troppo forse, ed ho incontrato modelli
di grazia e di distinzioni. Mai ho visto alcuno salutare con la distinzione che vi
metteva Bernardetta. Durante l'estasi, la fanciulla faceva ad intervalli il segno
della croce. Orbene - ho detto in quel giorno sulla strada della Grotta - se in cielo
si tracciano segni di croce, non possono essere fatti che a questo modo.

L'estasi durò circa un'ora; verso la fine la veggente, camminando sulle sue
ginocchia, si portò dal posto ove ella pregava, sino al di sopra della rosa di
macchia che sporgeva dalla Grotta. Là si raccolse, come per un atto di
adorazione, baciò la terra e tornò sempre camminando sulle ginocchia, al posto
che aveva poco prima lasciato. La sua figura si illuminò di un ultimo splendore,
poi gradatamente, senza scosse, quasi in modo impercettibile, il rapimento perse
il suo splendore, si affievolì, scomparve. La veggente continuò ancora a pregare
per qualche istante, ma da questo momento non avevamo più davanti a noi, se
non la figura amabile ma campagnola della piccola figlia dei Soubirous. Infine
Bernardetta si alzò, si avvicinò a sua madre e si perse tra la folla.

Dopo la scena che ho descritta, mi ritrovai come un uomo che si sveglia da un


sogno, e mi allontanai dalla Grotta, senza ricordarmi che lasciavo dietro a me le
signore, di cui mi ero fatto guida. Non potevo riavermi dalla emozione, mentre un
mondo di pensieri mi si agitava nell'anima. La Signora della Grotta aveva avuto
un bel nascondersi; ne avevo sentito ugualmente la presenza ed ero convinto che
il Suo sguardo materno si era posato sulla mia testa. Oh solenne ora,
indimenticabile momento della mia vita! Mi entusiasmavo fino al delirio, pensando
che io, che fino allora avevo sogghignato, ero stato ammesso ad occupare un
posto vicino alla Regina del cielo.

Quarant'anni sono trascorsi e, con la testa prostrata nella polvere, mi chiedo


ancora, o Vergine Immacolata, a quale mistero del vostro cuore avete obbedito,
chiamandomi a Voi?

Che avevo fatto per meritarmi questo onore incomparabile? E che cosa ho fatto
più tardi per ringraziare la Vostra tenerezza sublime? O Madre! Come vedete i
miei capelli sono divenuti bianchi ed io mi trovo presso la tomba. Non ho il
coraggio di fermare lo sguardo sulle mie iniquità e, più che mai sento il bisogno di
rifugiarmi sotto il manto della vostra misericordia. Quando, nell'ora suprema,
comparirò davanti al Vostro augusto Figlio, degnateVi di farVi mia protettrice e di
ricordarVi che nei giorni benedetti delle Vostre apparizioni, mi avete visto
inginocchiato, a glorificare il Vostro nome e ad implorare le Vostre benedizioni
sotto le volte sacre della Vostra Grotta di Massabieille.

Interrogata su ciò che la Signora le aveva detto nel corso della settima
apparizione, Bernardetta rispondeva che aveva ricevuto tre segreti, ma che questi
segreti riguardavano soltanto lei. La veggente aggiungeva che le confidenze che
le erano state fatte non potevano essere comunicate a nessuno, neppure al suo
confessore. Delle persone indiscrete hanno cercato molto spesso con insinuazioni,
o stratagemmi, o promesse di strappare alla fanciulla le rivelazioni della Vergine.
Tutti i tentativi sono falliti e Bernardetta ha portato con sé i segreti nella tomba.
XVI.

OTTAVA APPARIZIONE
(Giovedì, 18 febbraio)

Nelle mie idee si era operata una rivoluzione. Dal commissario di polizia,
Bernardetta mi aveva meravigliato, alla Grotta mi aveva conquistato. Non si
trattava più di una figura immaginaria che scorgevo nel suo spirito, era invece la
celeste figura della Vergine, che mi appariva abbagliante nello sguardo della
fanciulla.

Mentre all'inizio deridevo gli avvenimenti di Massabieille, dopo la mia prima visita,
credetti mio dovere occuparmene con attenzione e rispetto. Se non avessi
ascoltato che la mia inclinazione, mi sarei portato tutte le mattine sul luogo delle
apparizioni; sfortunatamente non potevo disporre del mio tempo e le esigenze del
mio ufficio mi obbligavano molto spesso a portarmi fuori di Lourdes.

Il giorno 24 febbraio fu dedicato ad una di queste visite ufficiali che mi erano


imposte dal dovere professionale. Ritornando, la sera, mia sorella mi fece
conoscere i particolari che avevano contraddistinto l'estasi del mattino.

All'inizio aveva notato che dei forestieri cominciavano ad apparire alla Grotta e
che le persone di Lourdes, continuavano ad accorrervi più numerose e sollecite
che mai.

Bernardetta era arrivata alla sua solita ora e, senza far attenzione agli sguardi
che si fissavano su lei, era andata ad inginocchiarsi sulla pietra, che si era scelta
nei giorni precedenti. Questo posto, all'arrivo della veggente, era sempre lasciato
libero dalla folla.

Fin qui, le comunicazioni della Signora a Bernardetta non sembravano rivestire


che un carattere privato. Il pensiero dell'augusta Sovrana andava più lontano e
doveva uscire dal quadro intimo ove si era momentaneamente fermato.

Bernardetta, era senza dubbio, la fanciulla privilegiata, non era però solo per
essa, ma era per il mondo intero che la Divina Madre veniva ad aprire a Lourdes i
tesori della sua misericordia. Abbracciando in un unico e medesimo amplesso tutti
i suoi figli che si trovano sulla terra, porta va ai giusti i suoi incoraggiamenti e
sorrisi, ai poveri peccatori le ispirazioni segrete che riconducono alle primitive
altezze. Nel mattino dell'ottava apparizione, era verso questi ultimi che Ella
rivolgeva la sua materna sollecitudine.

Continuando la sua narrazione mia sorella mi disse che, nel momento in cui
Bernardetta era rapita in estasi, una nube di tristezza era venuta a posarsi sulla
sua figura fino allora radiosa. La veggente si era messa ad ascoltare a lato della
roccia; poi, come chi apprende una notizia dolorosa, aveva lasciato cadere le
braccia ed abbondanti lacrime avevano bagnato le sue guance. Con un
atteggiamento di grande umiltà aveva percorso in ginocchio il pendio che sta
davanti all'ogiva, baciando ad ogni passo la terra. Arrivata sotto il roseto selvatico
aveva rinnovato le sue prostrazioni, poi aveva levato la testa verso l'apertura
ogivale come per prendervi una misteriosa parola d'ordine. L'estatica si era in
seguito rivolta dalla parte degli spettatori e, come hanno detto più tardi, col viso
in pianto e coi singhiozzi nella voce, aveva ripetuto in tre diverse riprese:

«Penitenza! Penitenza! Penitenza!». Troppo lontana da Bernardetta, mia sorella


non udì queste ultime parole. Ciò che è certo, è che la fanciulla le intese uscire
dalle labbra della Signora.

Ritornata al suo posto, Bernardetta era di nuovo rapita in estasi. Mentre intorno
ad essa regnava un silenzio solenne, un fatto tanto inaspettato quanto grottesco
venne a disturbare il raccoglimento degli spettatori. Il maresciallo di Lourdes,
seguito da un ufficiale subalterno si era improvvisamente presentato alla Grotta,
gridando con prepotenza: «Largo, largo!».

Dopo essere passato in mezzo alla folla, era andato a mettersi a fianco della
fanciulla e le aveva detto: «Ebbene! Che fai qui, piccola commediante?»
Bernardetta non batté palpebra; doveva occuparsi in questo momento ben d'altri
che d'un volgare gendarme e, tutta rapita nella visione, aveva continuato a
pregare ed a raccogliersi in se stessa.

Indispettito dalla noncuranza che aveva per lui la veggente, rivoltosi alla folla e
prendendo una posa teatrale, esclamava: «E dire che simili sciocchezze
avvengono nel diciannovesimo secolo!...».

Sbalorditi per un istante dalla subitaneità di questa burlesca apostrofe gli


spettatori non avevano dapprima protestato. Quando si accorsero che il graduato
intendeva continuare la sua arringa, molti operai si alzarono e fecero intendere la
loro disapprovazione, accompagnata da minacce. Il bravo maresciallo prese
subito l'aria rassegnata di un uomo incompreso e ricordandosi che certe ritirate
onorano, prudentemente finì dì fare il buffone.
XVII.

NONA APPARIZIONE
(Giovedì, 25 febbraio)

Apertura della sorgente miracolosa

Iniziando questo capitolo, non posso sottrarmi dal far osservare come l'uomo è
volubile e, come bastino poche cose per sconvolgere il suo giudizio. Si entusiasma
e si raffredda facilmente, spesso senza attendere che la mano, che lo guida, gli
abbia mostrato la via. Da questa fretta intempestiva sorgono le illogicità e
contraddizioni. che sembrano essere l'eredità della sua vita passeggera. Fino ad
ora abbiamo visto la folla mostrarsi entusiasta sotto la roccia di Massabieille; oggi
la vedremo avvilita e quasi disposta a rinnegare ciò che aveva glorificato e
benedetto. Era giunto il momento nel quale la Signora invisibile stava per
suscitare alla Grotta il primo segno della sua potenza. Il miracolo avvenne, ma gli
spettatori non lo compresero; fu anzi per la maggior parte fra essi un motivo di
delusione e di scandalo. Quanto a me che assistevo alla scena misteriosa che sto
per descrivere, avvertii una penosa eclissi prodursi nella mia fede e ritornai a
Massabieille completamente sconcertato. Fin dalla mia prima visita alla Grotta,
avevo osservato il posto preciso, ove si metteva la veggente per recitare le sue
preghiere. Il mattino del 25 febbraio, feci degli sforzi per avvicinarmi; vi giunsi e,
anche questa volta, potei seguire tutti i movimenti della giovane in estasi, senza
perderne uno solo.

Ella era là sotto i miei occhi, nella sua posa angelica, allorché, dopo qualche
istante di riflessione, si alzò per avanzare verso la Grotta. Nel passare, ella scostò
i rami del roseto selvatico ed andò a baciare la terra sotto la roccia, oltre il
cespuglio. Discese in seguito il pendio, ed essendosi raccolta in se stessa, entrò di
nuovo in estasi.

Al termine di due o tre decine di Rosario, la veggente s'alzò di nuovo, si mostrò


incerta; tutta esitante si volse verso il Gave, e fece due o tre passi in avanti. Ad
un tratto, si fermò bruscamente, guardò indietro, come chi si sente chiamare e
ascoltò delle parole che sembravano giungere dal lato della roccia. Fece un segno
affermativo, si rimise in cammino non più verso il Gave, ma verso la Grotta, dalla
parte sinistra. A tre quarti del pendio si fermò e volse all'intorno uno sguardo
pieno di smarrimento. Alzò la testa, come per interrogare la Signora; poi
risolutamente, si curvò e si mise a scavare la terra. La piccola cavità che aveva
appena scavata, si riempì di acqua; dopo aver atteso un momento, vi bevve e si
lavò il volto; prese poi un po' di erba che occhieggiava al sole e la portò alla
bocca. Tutti gli spettatori seguivano questa strana scena con un sentimento
penoso ed una specie di stupore.

Quando la fanciulla si alzò per tornare al suo posto, aveva ancora il volto bagnato
di acqua fangosa. A questa vista un grido di pietà uscì da tutte le bocche:
«Bernardetta non è più lei! La povera fanciulla diventa pazza!».

Bernardetta ritornò al suo posto senza dar segno d'impressionarsi, né di rendersi


ragione della esclamazione che risuonava nelle sue orecchie. Dopo che si fu
asciugato il volto, più felice che mai, col sorriso degli angeli sulle labbra, si rimise
a contemplare la celeste visione.

L'ora dell'ammirazione era passata; il prestigio era svanito e non si guardava


ormai più la piccola veggente che per compassionarla e compiacerla.

I liberi pensatori avevano già pronosticato che la pazzia sarebbe stata il termine
fatale al quale doveva giungere la giovane visionaria.

Per un momento si credette a Lourdes che li funesto presagio stesse per


compiersi.

Mentre la folla si staccava dalla Grotta, Bernardetta continuò, tranquilla e


raccolta, a gustare le dolcezze della preghiera, sotto lo sguardo di Colei che
amava. Infine verso le sette, ora nella quale la visione scompariva, fece il suo
magnifico segno di croce e riprese il cammino verso la cittadina.

La maggior parte degli spettatori, in quel giorno, si allontanò da Massabieille ad


occhi bassi e col cuore gonfio d'una tristezza straziante.

Quanto a me, mi abbandonavo alle più amare e più scoraggianti riflessioni.


«Bernardetta pazza!». Dicevo a me stesso. «Ma allora le sue estasi non sono che
allucinazioni!... In sostanza queste scene che rapiscono i miei occhi e trasportano
la mia anima non hanno di vero se non la mia stupidaggine ed il mio
accecamento!... Ma se l'intelligenza, il cuore, i sensi e tutte le potenze del nostro
essere fanno coalizione, si accordano per sedurci ed ingannarci, su quali basi, o
mio Dio, dobbiamo fondare i nostri giudizi e le nostre certezze!».

Tutte le persone che, dopo l'estasi si trovarono a fianco di Bernardetta nel tragitto
dalla Grotta alla città, non tardarono ad osservare che nessun sintomo allarmante
si manifestava nello stato mentale della giovane veggente. La fanciulla, come
abitualmente, parlava, conversava con quel modo sensato e con quell'aria piena
di confidenza e familiarità che piaceva tanto in lei. Sicure che l'estatica era in
pieno possesso di tutte le sue facoltà mentali, queste stesse persone la indussero
a dare spiegazioni sulla insolita scena che si era appena verificata a Massabieille.

Rivolgendosi alla giovanetta le dissero: «Ma Bernardetta, questa mattina, ti sei


dimostrata molta distratta alla Grotta. Perché questi giri di andate e di ritorno?
Perché scavare la terra? Perché bere acqua che doveva ripugnarti?»

- Ecco, rispose la fanciulla, con un modo molto semplice e del tutto naturale:

«Mentre ero in preghiera, la Signora mi ha detto con voce amichevole ma ad un


tempo grave: "Andate a bere ed a lavarvi alla fonte". Siccome non sapevo ove
fosse questa fonte e siccome pensavo che ivi non ve ne fosse altra, mi sono
diretta verso il Gave. La Signora mi ha richiamato e mi ha fatto segno col dito di
portarmi sotto la Grotta a sinistra; ho obbedito, ma non vedevo acqua. Non
sapendo ove prenderne, ho scavato la terra e ne è venuta. Ho lasciato che si
schiarisse un po', poi ho bevuto e quindi mi sono lavata.

- Tu hai mangiato anche dell'erba; come mai questo?

- Non so, la Signora mi ha spinta con una ispirazione interiore».

Alcune buone cristiane dalla fede semplice e perseverante non si erano punto
lasciate impressionare dai movimenti un po' strani della giovane veggente. Dopo
la partenza degli spettatori, esse avevano continuato a recitare tranquillamente il
loro Rosario sotto la roccia, senza preoccuparsi delle impressioni di quelli che se
ne erano andati. Alla fine delle loro preghiere notarono che un filo d'acqua,
appena visibile, si staccava dal punto ove aveva scavato Bernardetta e si sforzava
di aprirsi un passaggio verso il Gave. Scorreva timidamente di sasso in sasso e ad
intervalli si perdeva nella sabbia. Le buone donne non tirarono alcuna deduzione
da questo piccolo fatto.

Nel pomeriggio del medesimo giorno, 25 febbraio, altre persone si portarono alla
Grotta e furono meravigliate di veder discendere dall'alto del pendio un filo
d'acqua, che non avevano mai scorto. Il piccolo fiotto d'acqua ingrossava di
minuto in minuto e si era già tracciato nel suolo un piccolo canaletto. Questi
ultimi osservatori, costatarono il fatto, ma non sapendo ciò che si era verificato il
mattino, alla Grotta, non pensarono neanche lontanamente di riferirlo
all'intervento della veggente. Il lavorio nascosto che si compiva sotto la roccia di
Massabieille continuava il suo misterioso cammino e prendeva proporzioni sempre
più grandi. Ben presto il piccolo filo d'acqua che qualche ora prima si infilava
esitante e timoroso attraverso i sassi del terreno, aveva preso una certa
consistenza e già si dirigeva con aria sicura e disinvolta verso il letto del Gave.

Il giorno dopo, quando giunsero gli spettatori abituali delle estasi, poterono
ammirare sotto la roccia di Massabieille l'abbondante sorgente che vi cola anche
oggi.

La notizia dell'apparizione della fonte fece impressione a Lourdes. Un gran


numero di persone accorsero immediatamente alla Grotta per assicurarsi della
realtà del fatto. Era precisamente là sotto i loro occhi questa benefica fonte,
questa nuova Siloe, ove doveva più tardi venire a bagnarsi una moltitudine di
infermi. Ancora un po' torbida, l'acqua si spandeva sul pendio del terreno.
Ricordandosi quanto aveva detto e fatto Bernardetta, nessuno dubitò che non ci
fosse in questa sorgente un miracolo ed un dono del cielo. I paralitici, gli storpi, i
ciechi, hanno detto in seguito quale ne fosse la potenza. Per il momento,
Bernardetta si trovava riabilitata e la Vergine più esaltata che mai.

XVIII.

LA SORGENTE
Sovente ho detto, qualche volta scritto, e questo senza restrizione, che al tempo
delle prime apparizioni sotto la roccia di Massabieille non v'era alcuna fonte.
Presentata così questa testimonianza, d'accordo con le mie convinzioni, non lo era
però con lo stato reale delle cose. A quanti sono venuti a conoscenza delle mie
dichiarazioni ed a me stesso debbo dire come mi ero formata questa convinzione
e come sono stato obbligato a lasciarla.

Nelle apparizioni del 23 e del 25 febbraio, la mia prima preoccupazione, arrivando


alla Grotta, era stata quella di esaminare la disposizione e di ispezionarne i
reconditi angoli. Nulla di quanto poteva darmi l'idea di una sorgente aveva
attirato la mia attenzione. Un piccolo gocciolio in superficie si presentava sulla
roccia esterna a sinistra; ma questo gocciolio era da attribuirsi alle acque
piovane; perché appena veniva un periodo di bel tempo, evaporava senza lasciare
traccia. Vicino al Gave era inoltre visibile una pozzanghera fangosa, al basso delle
rocce rivolta ad ovest, questa pozzanghera senza sfogo e calpestata dai visitatori
della Grotta, non era oggetto d'attenzione; tutti supponevano che fosse originata
dalle acque della corrente le cui onde talvolta giungevano sino ad essa. Quando
Bernardetta ricevette l'ordine di andare a bere e di lavarsi alla fonte, conosceva o
supponeva che vi fosse una sorgente nella Grotta? No assolutamente. A tutta
prima si era diretta verso il Gave; richiamata dalla Signora, era andata non già
alla pozzanghera fangosa, ma sotto gli attuali scavi, a cercare la fonte e molto
incerta nel ravvisarla.

Dal ricollegamento di tutti questi fatti e di tutte queste circostanze, che cosa
dovevano concludere i testimoni della scoperta della sorgente?

Conclusero, - e si deve riconoscere che ciò non è senza qualche ragione - che la
fonte era stata scoperta e messa alla luce nel giorno in cui la veggente aveva
scavato la terra.

Un certo numero di persone, e molti pastori in particolare affermavano tuttavia


che la sorgente era stata scorta ed aveva emesso acqua in epoche anteriori alle
apparizioni. Spiegavano le loro osservazioni facendo rimarcare che la sorgente
era visibile o nascosta secondo che le acque del Gave durante le inondazioni
sgombravano o colmavano di terra il posto degli attuali scavi. I primi non
potevano acconsentire a questa spiegazione dei fatti. Non dubitavano della buona
fede di quelli che sostenevano l'opinione contraria, ma questa buona fede la
ritenevano sviata. Obiettavano allora che, anche se la sorgente fosse stata
nascosta, non era possibile, data la sua importanza, ch'essa giungesse sino al
Gave senza mostrarsi al basso del pendio cioè al limite scoperto ove finiscono gli
sbarramenti.

La divergenza d'opinione sull'inizio più o meno recente della fonte alla Grotta
durava da circa una ventina d'anni, quando venne una voce autorevole a porvi
fine. Il Rev. Richard, il celebre idrogeologo ha dichiarato, dopo uno studio serio
dei luoghi, che la sorgente di Massabieille miracolosa nella sua origine e nei suoi
effetti, non lo è nella sua esistenza. Ho dovuto inchinarmi davanti a questa
affermazione e confesso che mi è costato non poco. Ecco del resto ciò che il
sapiente sacerdote scriveva nell'aprile 1879 al Rev. P. Superiore dei Missionari di
Lourdes:

«... Prima dell'apparizione il suolo della Grotta di Massabieille era abitualmente


umido. Dal basso della sabbia che si innalza sensibilmente dopo l'ingresso fino al
fondo della Grotta, c'era costantemente una pozza d'acqua. Il fatto è stato
attestato ed anche attualmente può essere certificato da un gran numero di
testimoni. Ora per spiegare l'abbondanza dell'acqua che attualmente alimenta la
sorgente, sarà forse necessario ricorrere ad una creazione di acqua, come al
Sinai, o ad un aumento o prolungamento miracoloso del letto della sorgente come
alla Salette? Non lo crediamo, preferiamo ritenere che qui il miracolo riveste un
carattere più semplice. Sotto le umide sabbie che esistevano nella Grotta, un po'
oltre la pozzanghera, vi era una sorgente non manifesta, riservata dalla
Provvidenza per essere messa in luce nel momento dell'apparizione.

A motivo di una ispirazione speciale e soprannaturale Bernardetta ha scoperto


questa sorgente, seguendo l'espressa indicazione che gliene fece la santa
Vergine, che le mostrò la direzione di questa sorgente con la mano destra,
dicendole: «Andate a bere alla fonte».

Se infatti, esamino la roccia di Massabieille e la piccola montagna che si trova al


di sopra, le trovo fatte per naturalmente richiudere delle sorgenti, al punto che,
supponendo che non si fosse mai inteso parlare né di apparizione, né di sorgente
e che fossi passato sulla ferrovia che corre a qualche centinaio di metri dalla
Grotta, avrei potuto dire: «Là vi è una sorgente» in modo assoluto come ho detto
altre volte, in presenza di terreni che contengono sorgenti nascoste.

In conclusione è dunque stata creata, quando Iddio ha creato tutte le sorgenti;


ma la quasi totalità del suo getto restò nascosta sotto la sabbia come un tesoro,
destinato a far brillare nel tempo, le magnificenze della grazia divina. Bernardetta
fu lo strumento del quale Iddio si servì per scoprire questa sorgente; ciò non
impedisce che in questo vi sia miracolo. Il miracolo sta nella scoperta della
sorgente, invece di essere come alla Salette, nella continuità di una sorgente che
doveva inaridirsi; come al Sinai il miracolo sta nella creazione della sorgente che
scaturisce dalla roccia.

Prendendo così i fatti, quali sono, nella loro scrupolosa verità, siamo in grado di
esporli e comprenderli, senza togliere ad essi il carattere essenzialmente
soprannaturale che li distingue».

XIX.

DECIMA APPARIZIONE
(Venerdì, 26 febbraio)

Ho fatto conoscere lo stato di scoraggiamento in cui mi trovavo, quando mi


allontanai dalla Grotta, il giovedì 25 febbraio. Dalle cime illuminate, dalle quali
credevo vedere il cielo nella prima visita, caddi nell'oscurità d'un abisso
incoerente e ridicolo. Non potevo staccarmi dalle impressioni che avevano
trasportato in alto l'anima mia e d'altra parte si imponeva davanti a me il ricordo
dei fatti che ne rovinavano il significato e l'incanto. Ero come un uomo che ha
perso la sua strada e non sapendo più da qual parte avanzare, risolsi d'attendere
che gli avvenimenti venissero a rischiarare la situazione. In seguito a questa
determinazione non andai alla Grotta durante la mattinata del 26 febbraio.

Le persone di Lourdes che avevano assistito all'estasi di questo giorno,


rientrarono nella borgata con la gioia sul volto, recando la nuova della sorgente
miracolosa scaturita. Tutti sanno come la notizia fu accolta ed il significato che vi
si diede. I fatti del giorno antecedente trovavano la loro spiegazione; Bernardetta
si era mostrata quello che doveva essere; tutti i favori si attribuirono alla Signora
Santa delle apparizioni. Quanto a me, mi sentii libero da un cruccio doloroso ed è
con gioia che ritornai alle mie convinzioni di prima.

Ecco pertanto i ragguagli che mi furono riferiti circa la decima apparizione.

Al suo arrivo alla Grotta, Bernardetta senza esitazione, aveva oltrepassato il


posto, ove abitualmente si fermava ed era andata ad inginocchiarsi più in alto sul
pendio, nel punto ove il giorno prima aveva scavato la terra. Non aveva
manifestato alcuna meraviglia nel vedere fluire la nuova sorgente e, dopo essersi
segnata, vi aveva bevuto e si era lavata. Dopo aver asciugato il suo viso con un
angolo del suo grembiule, era ritornata indietro per inginocchiarsi sul sasso
immediatamente in comunicazione con Colei che faceva trasalire il suo spirito.
Con effusione e tenerezza si mise a recitare la corona, allorquando la voce
amichevole, ma questa volta un po' rattristata, che veniva per lei dall'ogiva della
roccia, le fece intendere queste parole: «Bacerete la terra per i peccatori».

Bernardetta non aveva sacrifici da chiedere al suo amor proprio; immediatamente


aveva curvata la testa ed aveva impresso sul terreno le labbra innocenti. Era in
seguito salita sotto il roseto selvatico ed ivi, ai piedi di Colei che le parlava, aveva
rinnovato l'espressione umile della sua nullità. Non contenta di aver
personalmente risposto all'invito della Signora, aveva voluto associare tutti
all'atto di riparazione. Essendosi perciò voltata verso la folla, aveva fatto cenno
con la mano che bisognava inchinare la faccia sino a terra. Come se l'ordine fosse
venuto direttamente dalla bocca della Signora, tutte le ginocchia si piegarono e
tutte le teste posarono per un istante nel terreno, che fa da suolo alla Grotta.
Quelle persone, che per qualche motivo grave, non avevano potuto curvarsi sino
a terra, avevano deposto i loro baci di penitenza riparatrice sulla roccia 7.

XX
UNDECIMA APPARIZIONE
(Sabato, 27 febbraio)

Molti di coloro che seguono questi racconti, si sono già chiesti, ne sono convinto,
ciò che diceva e pensava il clero di Lourdes, circa gli avvenimenti che si
verificavano alla Grotta di Massabieille. Gli incidenti della giornata del 27 febbraio
rispondono a questa domanda.

L'uomo che si volge indietro nella sua vita, non scorge che tombe seminate sul
suo cammino. Ma sente spuntare le lacrime, quando in mezzo a queste tombe,
rivede quella di un amico. Il vecchio presbiterio di Lourdes, visitato dalla morte, è
rimasto per me uno dei monumenti funebri al quale non m'accosto che
piangendo.

Il venerando sacerdote che occupava il posto come parroco, al tempo delle


apparizioni, era per me, più che un amico del cuore, un padre. Lo era del resto
per ciascuno dei suoi parrocchiani.. Lo chiamavano tutti «Signor Parroco». Questa
denominazione che non sembrava esprimere se non un semplice segno di
educazione, nel senso inteso dagli abitanti di Lourdes, serviva invece ad
esprimere soprattutto la rispettosa affezione che essi portavano al loro buono e
venerato Pastore.

Questo prete, dal cuore grande, dall'intelligenza non comune, dalla virtù rara, l'ho
già nominato. Gli avvenimenti della Grotta dovevano farlo conoscere anche molto
lontano. Insignito qualche anno più tardi della dignità di protonotario apostolico, il
parroco di Lourdes si chiamava Mons. Peyramale.

Tra i tre vicari che dividevano con lui i doveri e le fatiche del ministero
parrocchiale, si distingueva il Rev. Pomian, che era nel medesimo tempo e che è
restato fino alla sua morte, nel 1893, Direttore Spirituale dell'Ospizio diretto dalle
Suore di Nevers. È qui ch'egli conobbe Bernardetta di cui fu catechista e
confessore. Quanto agli altri due: il Rev. Serre è morto ancora giovane, il Rev.
Pène l'ha seguito nella tomba nel 1897.

Questi quattro sacerdoti formavano insieme una famiglia unita. ove non solo gli
ordini, ma anche i più piccoli desideri del capo erano ascoltati ed eseguiti con
filiale abbandono.

La notizia delle apparizioni fece il suo ingresso nella casa parrocchiale di Lourdes,
un po' come dappertutto, cioè con quel carattere vago e impreciso che
accompagna le prime informazioni. Il Rev. Peyramale era troppo superiore per
fermarsi a credere che si trattava di una fantasia puerile o di una leggenda da
vecchierella. Quando, in un incontro occasionale si voleva intrattenerlo intorno
alle cose meravigliose che accadevano a Massabieille, alzava le spalle e
proseguiva la sua strada.

Giunse però il momento in cui il fatto della Grotta prendendo proporzioni


impreviste, s'impose alle sue riflessioni. Tutte le mattine, di ritorno dalla Grotta,
un gran numero di persone andavano a trovarlo in sagrestia, nel confessionale, in
casa, per partecipargli la loro ammirazione e consultarlo sulla condotta da tenere
in presenza di questi fatti meravigliosi.

Il buon parroco ascoltava, interrogava qualche volta, ma non rispondeva.


Chiudendosi in se stesso, si chiedeva preoccupato che cosa poteva essere questa
attrattiva strana che sembrava invadere tutti quelli che si portavano alla roccia di
Massabieille. I suoi parrocchiani si lasciavano forse ingannare da uno di quei
fenomeni meteorologici che dànno luogo a leggende e vengono interpretati
dall'ignoranza come segni del cielo? Non erano forse inganni di qualche
prestigiatore occulto. che producevano attorno alla veggente una specie di
momentaneo splendore? La pretesa veggente non faceva della mimica, dandosi le
arie ispirate dell'estasi? Senza ricorrere a questo ultimo espediente, la fanciulla,
sia pure inconsapevolmente, non era in preda ad una di quelle malattie nervose
che turbano i sensi ed abbelliscono talora la fisionomia con una espressione di
felicità?

Tutte queste supposizioni facevano riflettere il parroco Peyramale e lo teneva


nella diffidenza.

Tuttavia, dopo aver pensato alle cause naturali o a quelle artificiali, che avrebbero
potuto produrre l'attrattiva della Grotta, il parroco di Lourdes, non poteva
dimenticare di essere prete. Sapeva che sopra al mondo materiale ne esiste uno
spirituale, al quale non siamo estranei. Sapeva anche che dall'alto discendono, in
certe ore solenni, dei messaggeri di pace, incaricati da Dio di sollevare un lembo
del velo che ci cela questo mondo invisibile. In particolare la Regina del Cielo,
questa gloriosa Figlia della terra che conosce i nostri bisogni e le nostre deficienze
congenite non si è incaricata più di una volta di compiere Essa stessa questa
missione? Non era di recente data l'apparizione della Salette? E se la Madre di Dio
si era mostrata sulle Alpi, era impossibile che si mostrasse anche sui Pirenei?

Una voce segreta invitava il degno Pastore di Lourdes a considerare questa ultima
ipotesi. Da parte sua non domandava di meglio che di ascoltare questa voce; ma
era di quelle alle quali si può credere? Ritenendo per certo che un essere
soprannaturale fosse apparso alla Grotta, c'era possibilità di esaminare la natura
di questo essere misterioso? Rappresentava il bene? Rappresentava il male?
Senza dubbio, dopo le voci che erano corse, la Signora che si mostra va alla
veggente era rivestita delle caratteristiche che sono proprie della Sovrana del
cielo, ma si poteva prestare fede a tutti questi bei discorsi? Il demonio non era
capace di simili magie?

In presenza di un fatto dai molteplici aspetti ed il cui risultato restava ancora


incognito, il Rev. Peyramale comprese che ci voleva prudenza. Continuò a
conservare il silenzio nei confronti dei suoi parrocchiani e, tenendosi ugualmente
lontano sia da quelli che esaltavano come da quelli che denigravano le
apparizioni, lasciò alla Provvidenza di far luce sul mistero che lo preoccupava.

Inoltre fece adottare la stessa linea di condotta ai suoi tre vicari. Riunitili un
giorno nella sala della casa parrocchiale, disse loro:

«Voi ben conoscete le voci che corrono circa le protese apparizioni, che sarebbero
accadute in una Grotta vicino al Gave. Io non so quanto vi sia di reale o fantastico
nella storia che raccontano, ma ciò che importa a noi sacerdoti, in frangenti di
questa sorta, è di mantener ci nel più rigoroso riserbo. Se le apparizioni sono vere
e di origine celeste, Dio saprà bene chiamarci al momento giusto, se sono
fantastiche o suscitate dallo spirito maligno, Dio non ha bisogno del nostro
intervento per smascherarne le falsità. Sarebbe dunque intempestivo e spiacevole
che qualcuno di noi si mostrasse in questo momento alla Grotta. Se le apparizioni
dovessero essere riconosciute vere, non mancherà chi insinuerà che la nostra
partecipazione ha avuto il suo peso in questa decisione. Se saranno respinte
come infondate, rideranno di quella che potrebbero chiamare la nostra sconfitta.
Perciò, confratelli carissimi, niente visite alla Grotta o parole inconsiderate; sono
in gioco oltre la nostra dignità, gli interessi della religione; sappiamo mantener ci
all'altezza che da noi esigono le circostanze».

I coadiutori erano troppo intelligenti per non comprendere l'esattezza delle


riflessioni del loro saggio parroco; erano troppo penetrati dall'idea del dovere per
tentare di sottrarsi alla linea di condotta, che era stata loro tracciata.

I giornali degli increduli hanno avuto il coraggio meschino di mettere in ridicolo le


apparizioni della Grotta, ma non hanno mai osato insinuare che il clero di Lourdes
si fosse abbandonato a degli entusiasmi o a delle connivenze tali da far supporre
che avesse spinto il popolo a gridare al miracolo.
Mentre il parroco Peyramale ed i suoi cappellani mantenevano il più rigoroso
riserbo, Bernardetta conforme alle promesse date, continuava le sue visite alla
Signora della roccia.

Le tenerezze della fanciulla per la sua divina Madre andavano ognora crescendo e
si notava che le estasi, senza cessare di essere molto splendide, prendevano un
carattere sempre più intimo. Il mattino del 27 febbraio, le contemplazioni e le
gioie dell'estasi si prolungarono un po' più del solito. Al termine, la Signora,
secondo le parole della veggente, parve raccogliersi e meditare. Tosto pose
termine alle sue riflessioni e fece intendere queste parole alla piccola privilegiata:

«Andate a dire ai preti che qui si costruisca una cappella».

Bernardetta ritornò dalla visione tutta pensierosa e preoccupata. La missione che


aveva appena finito di ricevere, non la preoccupava molto in se stessa; ciò che la
preoccupava e formava per essa una cosa importante era di doversi presentare al
suo parroco molto austero. Quante volte, più tardi, l'innocente fanciulla non mi ha
parlato dei suoi spaventi allo sguardo del venerato Pastore!

«Sebbene sia buono - diceva con un grazioso sorriso - non lo temo meno di un
gendarme».

Tuttavia al suo ritorno dalla Grotta, dopo aver fatto un salto a casa sua,
Bernardetta prese il coraggio a due mani e si diresse verso la casa parrocchiale.
Nel momento in cui si presentava alla casa, il parroco Peyramale stava recitando
il breviario nei vialetti del suo giardino. Al rumore della porta che chiudeva il
cortile, alzò la testa e vide una giovanetta avanzare verso di lui con aria modesta
e timorosa. Non conosceva ancora Bernardetta o almeno l'aveva appena
intravista un giorno al catechismo dell'Ospizio, nel momento in cui rispondeva
all'appello. Quando la fanciulla arrivò vicino al prete, questi interruppe le sue
preghiere e chiese alla giovane visitatrice chi era e ciò che voleva.

«Io sono Bernardetta Soubirous» rispose timidamente la veggente.

- Ah, sei tu! - riprese il parroco aggrottando le ciglia e squadrando la timida


fanciulla dalla testa ai piedi. - Raccontano di te singolari vicende, mia povera
figlia. Seguimi ed entra».

Nel medesimo tempo, il rigido Pastore andandole innanzi si diresse verso l'interno
della casa.

Allo scopo di dare al colloquio che sta per seguire la sua giusta luce, devo far
osservare che il Rev. Peyramale era un uomo alto di statura, dallo sguardo
imponente, dalla figura severa. Era un montanaro dalla natura un po' forte,
sebbene addolcita e corretta dall'educazione, dal vivere civile e soprattutto dalla
grazia. Parlava poco e freddamente e sulle prime nessuno si sentiva attirato verso
lui. Ma vi erano in lui come due uomini: l'uno molto rude, l'altro molto buono,
molto semplice e dignitoso. Il secondo faceva dimenticare il primo. Dopo che si
era trascorso qualche istante con lui, il ghiaccio era rotto e non si sapeva se
ammirare di più le qualità del suo spirito originale e pieno di risorse o la
generosità naturale del suo cuore. Ciò che era giusto e bello lo esaltava, tutto il
resto: la falsità, la meschinità, la cattiveria non gli ispirava che disgusto e lo
detestava al punto da fargli accapponare la pelle. Sempre ed anzitutto prete, non
perdeva mai occasione per dire la parola che edifica, il consiglio che illumina. Lo si
ascoltava con rispetto, ci si lasciava invadere da una irresistibile attrattiva;
lasciandolo, ci si sentiva amici suoi.

Come ho detto prima, il parroco di Lourdes ricevette la fanciulla freddamente e


coi modi alteri di un uomo superiore. L'abbiamo visto lasciare il giardino ed
entrare in casa, seguito da Bernardetta. Quando furono arrivati nel mezzo della
sala di ricevimento, il parroco Peyramale si volse verso la giovane visitatrice:

- Ebbene che vuoi dunque da me? Bernardetta, diventando un po' rossa rispose:

- La Signora della Grotta mi ha incaricata di dire ai preti che desidera avere una
cappella a Massabieille, ed è per questo che sono venuta.

- Ma chi è dunque questa Signora di cui mi parli? - riprese il parroco, fingendo di


essere all'oscuro di tutto.

- È una Signora bellissima che mi appare sulla roccia di Massabieille.

- Sì, ma chi è infine questa Signora? È di Lourdes? La conosci?

- Non è di Lourdes, né La conosco.

- E tu accetti da una persona che non conosci, commissioni come quella che mi
fai? - Oh! Signor parroco, la Signora che mi manda, non assomiglia alle altre.

- Che cosa intendi dire?

- Voglio dire che Essa è bella, come lo si è, penso io, nel cielo.

Il parroco finse di alzare le spalle, in realtà comprimeva una emozione.

- E tu non hai chiesto il nome a questa Signora?

- Sì; ma quando glielo chiedo, china la testa, sorride e non mi risponde.


- È dunque muta?

- No, perché tutti i giorni s'intrattiene con me; se fosse muta, non avrebbe potuto
dirmi di venire a trovarvi.

- Raccontami almeno come hai fatto ad incontrarLa.

Bernardetta con voce dolce e persuasiva, fece il racconto della prima apparizione.
Quando ebbe finito:

- Prosegui e raccontami ciò che accadde nei giorni seguenti, - le chiese il parroco.

La fanciulla entrò nei dettagli di ciò che aveva visto ed inteso fino allora alla
Grotta.

Mentre parlava, il parroco aveva fatto segno a Bernardetta di sedersi e si era


seduto lui stesso. La guardava fissamente e non perdeva neppure una delle sue
parole. Osservò anzitutto ch'egli aveva davanti un'anima trasparente come un
cristallo. Vide inoltre che il racconto della piccola contadina veniva sulle sue
labbra chiaro, puro, limpido, simile a quei rivi d'acqua che scaturiscono dalla
roccia non avendo ancora subito mescolanze esterne.

Non soltanto comprendeva che la fanciulla diceva la verità, ma inoltre era


costretto a riconoscere che, nella condizione di ignoranza in cui si trovava la
ragazza, le era impossibile elevarsi alla cognizione delle cose che narrava, senza
un aiuto soprannaturale.

Man mano dunque che Bernardetta faceva la narrazione, il buon parroco si


accorgeva che le sue prevenzioni se ne andavano ad una ad una. Quando la
fanciulla giunse al termine del racconto, il parroco Peyramale era guadagnato più
che per metà alla causa della Grotta.

Tuttavia dissimulò le sue impressioni e, facendo subire un'ultima prova alla


veggente, continuò ad interrogarla col tono burbero delle prime questioni.

«E tu pretendi che la Signora, che ti è apparsa, ti abbia incaricata di dire ai preti


che desidera avere una Cappella a Massabieille?

- Sì, signor curato.

- Ma non vedi che questa Signora ha voluto prendersi gioco di te ed esporti allo
scherno? Perché, in fine, se una signora del borgo ti avesse incaricata di una
simile missione, l'avresti ascoltata?
- Oh! Signor curato, vi è una grande differenza fra le signore della città e quella
che vedo.

- La differenza è grande davvero! Una signora che non ha nome, che viene non si
sa da qual parte, che va ad abitare in una roccia, coi piedi nudi, ti pare che debba
essere presa sul serio? Mia cara, temo di una cosa: che tu sia vittima di una
illusione.

Bernardetta abbassò il capo, senza rispondere.

Seguì un momento di silenzio, nel quale il parroco si alzò dalla sedia e si mise a
misurare a gran passi il salone. Ritornò poi davanti a Bernardetta e le disse:

- Risponderai alla Signora che ti ha inviata, che il parroco di Lourdes non ha


l'abitudine di trattare con gente che non conosce e, prima di tutto, esige che Ella
dica il nome ed inoltre provi che questo nome Le appartiene. Se questa Signora
ha diritto ad una Cappella, comprenderà il senso che le mie parole racchiudono;
se non lo comprende, le dirai che può fare a meno di mandare nuove missive alla
casa parrocchiale».

Senza dar segno né di approvazione, né di disapprovazione, Bernardetta alzò lo


sguardo sereno sul parroco, fece il suo piccolo inchino da contadinella ed uscì.

Il buon parroco la seguì con lo sguardo fino al termine del cortile; quando
disparve non poté fare a meno di dire a se stesso: Questa fanciulla, sicuramente,
è una fanciulla della Provvidenza!

XXI

DODICESIMA APPARIZIONE
(Domenica, 28 febbraio)

Il tempo in cui mi era concesso di stare ai fianchi di Bernardetta, durante le


apparizioni, era definitivamente passato per me. La popolazione di Lourdes e
quella delle campagne circostanti, accorrevano ogni giorno più numerose sicché
per poter prendere un posto alla Grotta, col pericolo di essere qualche volta
scacciati, occorreva fermarsi una gran parte della notte. Il mattino del 28 febbraio
più di duemila spettatori si trovavano riuniti intorno alla Grotta di Massabieille,
attendendo febbrilmente l'arrivo della veggente. Bernardetta si presentò tutta
linda, rivestita dei suoi modesti abiti domenicali ed accompagnata dalla sua più
giovane zia Lucia. Quando mi passò davanti, sull'alto della roccia, aveva già il suo
Rosario in mano e guardava verso il basso, ove scorre il Gave, con l'espressione
di qualcuno che ha fretta d'arrivare.

Volli seguirla, ma a misura che avanzava, le file si chiudevano dietro ad essa e


come Zaccheo di cui parla il Vangelo, fui costretto a mettermi non esattamente su
un albero, ma su una delle sporgenze della roccia che domina la Grotta.

Dall'alto del mio osservatorio vidi formarsi nella parte antistante agli attuali scavi
una di quelle scene meravigliose, il cui ricordo non si cancella più dalla memoria.
Attorno a Bernardetta, quasi immensa corona, si svolgeva una larga zona di teste
umane sovrapposte le une alle altre, pigiate e sporgenti in avanti allo scopo di
vedere meglio. Nel mezzo di questo vivente anfiteatro emergeva come raggio
luminoso, la figura serafica della veggente, che rifletteva sugli spettatori le divine
irradiazioni della Signora, nascosta nella roccia. Là, tutto era raccolto, silenzioso,
sublime e non si poteva staccare lo sguardo.

Tuttavia, quando per caso portavo i miei occhi oltre la massa compatta, cioè sulle
ultime file ove non era certo possibile contemplare la veggente che di sfuggita, mi
trovavo nuovamente alla presenza di scene particolari del più commovente
interesse. Qui vedevo un robusto montanaro dall'aspetto arcigno intenerirsi e
piangere come un bambino; più lontano un vigoroso lavoratore della valle
manifestava la sua commozione, piegando e ripiegando il suo bastone sino a farlo
in due pezzi; accanto a me un operaio della città esauriva a voce bassa tutte le
imprecazioni del suo vocabolario per scaricare la piena della sua ammirazione; in
un angolo, un borghese letterato, da gran tempo rimasto senza più pregare,
cercava anche visibilmente di far ritornare sulle sue labbra le formule dimenticate
del libro di pietà, che usava un tempo.

Un ultimo avvenimento servirà a far conoscere lo stato degli spiriti in quest'ora di


commozione.

Bernardetta aveva già passato un po' di tempo nella felicità dell'estasi, allorché
volle avanzare per andare a fare sotto il roseto selvatico le sue abituali
prostrazioni. La folla era talmente pressata che nessuno di quelli che si trovavano
sul luogo, ove avrebbe dovuto passare la veggente, poteva avanzare o
indietreggiare. Due bravi soldati della rocca, attratti alla Grotta dalla curiosità,
aprirono spontaneamente l'assembramento e vennero a collocarsi davanti
all'estatica. Spingendo quindi gli spettatori a destra ed a sinistra e camminando
all'indietro, gridavano come nei servizi d'ordine:

«Via, largo, largo qui!».


E uno di essi, voltandosi pieno d'entusiasmo verso il suo compagno, esclama va in
tono cameratesco: «E poi vengono a dire a noi, a te ed a me, che l'apparizione è
una frottola!... È con me che avranno a parlare i pagliacci e i buontemponi della
caserma!».

***

Il misterioso colloquio della Signora della roccia con la sua piccola confidente non
diede luogo, il 28 febbraio, che a comunicazioni intime e del tutto personali.
Bernardetta taceva su comunicazioni di questo genere e ciascuno si faceva un
dovere di rispettare il suo silenzio. Uscendo dalla Grotta, dopo l'estasi, la
veggente si diresse subito verso la chiesa parrocchiale per assistere alla Messa
della domenica. S'accompagnò con lei la zia ed un gran numero di persone della
città e della montagna.

Ho già detto che i pellegrini che arrivavano alla Grotta, intuendo la virtù segreta
della fontana miracolosa, non tralasciavano mai di andare a segnarsi, bere e
lavarsi al piccolo rivo che si era formato.

Ma a forza di calpestare gli argini di questo rigagnolo, si era reso difficile l'accesso
a causa del fango e inoltre si spandevano in ogni senso rivoletti d'acqua. Alcuni
operai di Lourdes essendosi accorti di questo inconveniente, il mattino della
domenica 28 febbraio, risolsero di porre riparo. Andarono a munirsi di zappe e di
badili, normalizzarono il canale, scavarono in basso della Grotta una vasca di un
metro di lunghezza e quaranta o cinquanta centimetri di larghezza e di
profondità.

Le acque della sorgente cadevano in questa vasca per mezzo di un canaletto fatto
con scorza di quercia.

È in questa elementare piscina che si manifestarono le prime guarigioni.

Nella stessa mattina, i medesimi operai arrogandosi l'ufficio di pionieri della


Vergine, tracciarono un sentiero a zig-zag sulla scarpata ad ovest, dietro la
Grotta. Questo sentiero non è quello chiamato oggi «cammino dei Lacets».
Cominciava in basso, ove comincia quest'ultimo, poi si innalzava quasi
verticalmente su scalini stretti, corti e spezzati fino in cima al pendio.

XXII.

DODICESIMA APPARIZIONE
(Lunedì 1° marzo)

Mentre la fede nelle apparizioni della Santa Vergine alla Grotta diveniva ogni
giorno più ardente e generale, gli increduli raddoppiavano i loro sforzi per
travisare i fatti e gettare lo scompiglio negli spiriti. Fin dal principio i giornali dei
liberi pensatori avevano dipinto Bernardetta, come una contadina incosciente, alla
quale era semplicemente ridicolo prestare la più piccola attenzione. Più tardi, in
occasione della scoperta dell'acqua miracolosa, pubblicarono che la ragazza era
impazzita e, come prova delle loro affermazioni, aggiungevano che l'ammalata
stessa, obbedendo ad un moto istintivo, aveva sentito il bisogno di andare a
rinfrescarsi la testa nelle acque di una sorgente.

Un incidente dell'estasi del primo marzo, travisato e ingrandito da essi, venne a


prestar materia per nuovi schiamazzi. Ecco ciò che era accaduto.

Una persona di Lourdes, desiderando impreziosire la sua corona del Rosario con
un ricordo pio, l'aveva consegnata a Bernardetta con preghiera di volerla recitare
alla Grotte durante l'apparizione della celeste Signora. Bernardetta non fece
difficoltà ed accondiscese al desiderio di questa persona. Il mattino del primo
marzo, arrivando alla Grotta, la veggente si mise in ginocchio e prese per caso la
prima corona che le capitò sotto le mani.

Quando volle portarla alla fronte, la sua mano fu fermata e la Signora le chiese in
tono di rimprovero dove era la sua corona. Bernardetta, stupita, spinse il braccio
per mostrarle quella che teneva in mano.

«Voi vi sbagliate, le disse la Signora, questo Rosario non è il vostro».

Bernardetta guardò e riconobbe effettivamente che il Rosario di cui voleva


servirsi, era il Rosario che le avevano affidato. Lo rimise subito nella tasca,
estrasse il suo e lo presentò alla Signora, allungando il suo braccio verso la
Grotta. La Signora fece un cenno affermativo col capo e la veggente poté allora
iniziare la sua preghiera.

Dal giorno in cui Bernardetta aveva invitato la folla a mettersi in ginocchio ed a


baciare la terra, la maggior parte dei presenti, imitava la piccola estatica in tutti
gli esercizi di pietà ch'ella compiva alla Grotta. Quando pregava, pregavano con
lei, quando baciava la terra, la baciavano anch'essi. All'apparizione del 1° marzo
la folla diede una falsa interpretazione ai movimenti della veggente e s'abbandonò
ad una manifestazione non richiesta dalle circostanze. Quando vide Bernardetta
estrarre per due volte la corona del Rosario e offrirla alla Signora della roccia -
almeno così parve loro - credette trattarsi dì una ovazione, in onore della Vergine.
Tosto tutti i Rosari furono levati dalla tasca e presentati ed agitati con entusiasmo
nella direzione della Grotta. Per me che guardavo da lontano questa scena, non
potevo spiegarmene il motivo ma in ogni caso, vidi un'espressione di fede che mi
commosse profondamente.

Dopo l'estasi, Bernardetta fece conoscere il vero senso dei gesti che aveva fatto
prima di iniziare la preghiera. Quelli che avevano agitato il Rosario si consolarono
del loro sbaglio, pensando che la Vergine non poteva ingannarsi sul significato dei
sentimenti che avevano voluto esprimere.

L'incidente sembrava chiuso e nessuno a Lourdes sembrava esservisi fermato


sopra, quando due o tre giorni dopo, i giornali della capitale (tutti indovinano di
quale tendenza) riportarono ragguagli di loschi corrispondenti.

Eccone uno di essi:

«La piccola commediante del mugnaio di Lourdes riuniva ancora attorno a sé,
questa mattina primo di marzo, circa duemilacinquecento sciocchi. Impossibile
descrivere la stupidità e il cretinismo morale di costoro. La visionaria se ne serve
come di uno squadrone di scimmie e fa loro eseguire pagliacciate di ogni genere.

Questa mattina la veggente non avendo voglia di fare l'ispirata, tanto per variare
gli esercizi non ha trovato di meglio che presentarsi ed improvvisarsi
sacerdotessa. Prendendo le sue grandi pose autoritarie, ha richiesto ai
bacchettoni la presentazione dei rosari e ne ha impartita la benedizione
generale».

Le imposture e le odiose menzogne di quanti avevano incominciato a screditare


l'opera della Vergine non ebbero altro effetto che quello di stimolare i forestieri a
venire in numero ancor maggiore alla Grotta.

Un secondo avvenimento, anch'esso senza importanza, inasprì gli animi a


Lourdes, molto più che non quello dei Rosari nella giornata del primo di marzo.
Durante l'estasi del mattino un giovane prete si era presentato per caso alla
Grotta, aveva guardato un istante e si era allontanato in tutta fretta. Siccome era
il primo ecclesiastico che appariva alla Grotta di Massabieille, gli spettatori ebbero
gli occhi fissi su lui e dopo la sua partenza divenne l'oggetto di mille commenti.

«È un inviato del Vescovo ... è una spia della polizia travestita ... è un amico ... è
un nemico» sussurravano gli uni agli altri e la giornata passò piena di supposizioni
che non valsero a svelare il mistero. L'indomani il giovane prete ricomparve
ancora a Lourdes, e come si può bene immaginare, non si trascurò di
interrogarlo. Era semplicemente un seminarista di un villaggio vicino, ordinato
recentemente sacerdote e che non aveva ancora ricevuto la destinazione.
Attraversando la città il giorno precedente, aveva approfittato per venire a
Massabieille.

Questo ecclesiastico, ormai morto, ha dichiarato per tutta la sua vita che la
Grotta, fin dalla sua prima visita, era stata per lui come una visione di cielo.

XXIII.

QUARTTODICESIMA APPARIZIONE
(Martedì, 2 Marzo)

Come per l'apparizione del 27 febbraio, Bernardetta si levò dall'estasi visibilmente


preoccupata di quanto la Signora le aveva ordinato. Aveva effettivamente
ricevuto un nuovo messaggio, che doveva portare alla casa parrocchiale, e questo
messaggio come sarebbe stato accolto dal temuto Pastore?

La zia Basilia, che accompagnava in quel giorno Bernardetta alla Grotta, non
tardò ad accorgersi dello stato pensieroso della nipote. Ritornando, le chiese ciò
che la preoccupava tanto.

«Ah! Rispose la fanciulla con un tono addolorato, sono, per dire il vero, in un
grande imbarazzo: la Signora mi ha incaricata di dire al signor parroco che vuole
a vere una cappella a Massabieille e non so come fare per presentarmi alla casa
parrocchiale».

Avvicinandosi in seguito alla zia e prendendola per un braccio le disse:

«Zia, se sapeste quale grosso favore mi fate venendo con me dal signor parroco!»

La zia Basilia non desidera va di meglio che di far piacere a Bernardetta; ma non
era certamente più coraggiosa della nipote per sostenere lo sguardo e la parola
un po' rude dell'austero decano.

«Quando passo a lato di questo santo uomo - diceva in quel tempo Basilia
Casterot - le gambe mi tremano e mi viene la pelle d'oca».
Tuttavia giudicando la paura della nipote più della sua e temendo anche di
dispiacere alla Signora, che sembrava reclamare indirettamente i suoi buoni uffici,
acconsentì d'accompagnare Bernardetta alla casa parrocchiale.

L'accoglienza del curato fu fredda. Appena le due visitatrici furono entrate nella
sala, il Rev. Peyramale si volse verso Bernardetta e le disse:

« - Ebbene! Che nuova mi porti? La Signora ti ha parlato?».

- Sì signor parroco; Ella mi ha incaricata di ripetervi che desidera avere una


cappella a Massabieille: inoltre ha aggiunto: «Voglio che qui si venga in
processione». Il parroco si rabbuiò in volto.

- Mia cara, non mancava che quest'ultima appendice a tutte le storie. O tu


inganni o la Signora che ti parla non è che la caricatura di Colei che vuol
sembrare. Ella esige una processione, e perché? Senza dubbio per far ridere la
gente senza fede e schernire la religione. Il tranello è ingegnoso. Tu Le dirai da
parte mia che Ella non conosce bene le attribuzioni gerarchiche del clero. Se Ella
fosse realmente Colei di cui ricopia le caratteristiche, saprebbe che non ho la
facoltà per prendere l'iniziativa di una simile manifestazione. È al Vescovo di
Tarbes e non a me, ch'Ella avrebbe dovuto inviarti.

- Ma, signor parroco, interruppe timidamente Bernardetta, la Signora non mi ha


detto ch'Ella vuole adesso una processione alla Grotta; Ella mi ha detto
semplicemente: "voglio che si venga qui in processione" o se ho ben compreso, è
del futuro e non del presente, ch'Ella voleva parlare».

Il parroco si fermò a questa riflessione e gettò uno sguardo indagatore sulla


fanciulla. Che cosa voleva dire la spiegazione, che veniva in ritardo sulle labbra
della piccola ambasciatrice? Forse che senza usare le opportune cautele, lui,
parroco, era in presenza di una commediante smaliziata, che gettava la polvere
negli occhi con la sua aria di innocente? La sfumatura ch'essa faceva riscontrare
nei desideri della Signora era plausibile ed al tempo stesso verosimile; ma questa
sfumatura non era una sottigliezza di cui la piccola si serviva per togliersi
d'impiccio? Il Rev. Peyramale sentiva tornare le vecchie prevenzioni e temendo di
essere ingannato, continuava a scrutare la veggente con un'aria di diffidenza.
Questa, al contrario, si manteneva tranquilla sulla sua sedia, mostrando nella
fisionomia la serenità di un'anima, che non ha nulla da fingere né da nascondere.

Alla fine il parroco ruppe il silenzio e disse alla fanciulla:

- «È ora d'uscire dall'imbroglio nel quale la Signora e tu vi siete sforzate di


mettermi. Le dirai che col parroco di Lourdes bisogna parlare chiaro e tondo.
Vuole una cappella? Vuole una processione? Quali sono i suoi titoli agli onori che
Ella reclama? Chi è? Donde viene e in forza di quali prove ci si raccomanda?
Andiamo diritti al fine: se la tua Signora, è quella di cui lasci intravvedere il nome,
voglio indicarLe un mezzo per farsi riconoscere e per dare autorità ai suoi
messaggi. Ella sta in una Grotta, ma tu dici al di sopra di un roseto selvatico.
Ebbene, domandaLe da parte mia che in uno di questi giorni, alla presenza della
folla faccia fiorire questo roseto improvvisamente.

Il mattino in cui verrai ad annunciarmi che questo prodigio si è compiuto, crederò


alla tua parola e ti prometto di accompagnarti a Massabieille».

A questo linguaggio rispose un sorriso della zia e della nipote; poi, avendo finito il
parroco di parlare, le due visitatrici s'inchinarono ed uscirono.

Qualche ora dopo, un uomo di Lourdes, completamente convinto della realtà delle
apparizioni, veniva a far visita al Rev. Peyramale. Lo trovò che passeggiava tutto
assorto, nei vialetti del suo giardino. Il buon parroco non nascose al visitatore le
preoccupazioni che gli davano le comunicazioni della veggente. Si fermò
particolarmente sulla richiesta della processione, che gli parve sospetta, scorretta
ed intempestiva.

Se la fanciulla dice il vero, faceva notare il parroco, Colei che parla alla Grotta, mi
spinge ad una insubordinazione ecclesiastica. Se, al contrario la fanciulla mi
inganna su questo punto, quale fiducia volete che le presti sul resto?

- Mi sembra, signor parroco, obiettava il visitatore che il vostro ragionamento non


si appoggi che su un malinteso. Spiegandovi, che non si tratta che del futuro,
Bernardetta, secondo me, ha fedelmente tradotto il pensiero della Signora.

- Chi può garantirmelo?

- La logica dei fatti. Dal momento che la Signora sa che non potete incominciare a
costruire una Cappella domani, non ignora neanche che voi non potete subito
domani organizzare una processione.

- È logica ottimista.

- Oh! Lo so bene di essere un ottimista, più di quanto pensate; per me non v'ha
dubbio che la cappella e la processione si faranno.

- Ohibò!

- Signor parroco, concedetemi l'onore


che non dimenticherete ciò che sto per dirvi:

«Un giorno, croce in testa e stendardi spiegati, i vostri parrocchiani, incolonnati in


processione, e voi, rivestito della vostra più bella cappa, tutti nell'entusiasmo di
una santa allegrezza, ci dirigeremo verso la Cappella di Massabieille, cantando:
«Sancta Maria» e sarò felice di rispondervi: «ora pro nobis».

***

A questo punto mi si permetta d'aprire una parentesi. Il visitatore che parlava


così al parroco apparteneva ad una pubblica amministrazione in qualità di
pubblico funzionario e per continuare la sua carriera era stato costretto a lasciar
Lourdes. Dopo la sua partenza, grandiosi avvenimenti accaddero nel luogo della
sua antica residenza. Le apparizioni della Vergine furono ufficialmente
riconosciute e la cappella venne costruita. Il 5 ottobre 1872 una imponente
manifestazione nazionale, la prima di questo genere, condusse alla città di Maria
quasi 25.000 pellegrini. L'indomani alle due pomeridiane, al suono di tutte le
campane, il parroco di Lourdes, preceduto e seguito da una folla innumerevole,
usciva dalla sua Chiesa e si dirigeva verso la Grotta di Massabieille. Camminava
trionfalmente fra due file di 250 bandiere, mandate da tutte le parti della Francia;
lo accompagnavano una ventina di membri dell'Assemblea Nazionale. Otto
vescovi, pastorale in mano e mitra in testa, discendevano dalla Cappella, chiesta
dalla Signora, per venire a ricongiungersi alla folla sulla strada della città.

Il visitatore del 2 marzo 1858, accorso da lontano, si trovava, durante la


processione, a lato del suo vecchio parroco. Dopo uno sguardo d'intesa,
scambiato tra loro, il parroco intonava «Sancta Maria» ed il pellegrino felicissimo
rispondeva: «ora pro nobis».

Occorre dirlo? Colui che aveva profetizzato nel giardino del parroco di Lourdes,
non era che il testimone delle apparizioni, autore di questo libro.

XXIV

LA SIGNORA NON APPARE


(Mercoledì 3 marzo)
Il mattino del 3 marzo Bernardetta recitò devotamente il Rosario alla Grotta, ma
non diede alcuno pei segni che caratterizzavano l'estasi. Andò a fare la sua
preghiera solita sotto il roseto selvatico, baciò la terra, andò ad inginocchiarsi al
suo solito posto. Senza alzare lo sguardo all'ogiva, per raccogliersi, inchinò la
testa; restò per qualche istante in questo atteggiamento, poi avendo baciato la
terra di nuovo, fece il segno della croce e si alzò. Le persone che la circondavano
si misero ad interrogarla, come al solito. La fanciulla rispose semplicemente.

«La Signora, oggi non è venuta».

- Che siano forse finite le apparizioni?

Chiese ed insinuò uno di quelli che assistevano.

- Non so, rispose Bernardetta, in ogni caso la quindicina non è finita ed io


ritornerò ancora domani alla Grotta.

Come si vede, l'umile fanciulla non cercava mai di inventare o travisare ciò che
accadeva alla Grotta.

Ella accettava gli avvenimenti, quali si presentavano. Senza ostentare la virtù era
sempre sottomessa e veritiera. In previsione del numero molto grande dei
pellegrini che sarebbero arrivati il giorno successivo, ultimo della quindicina, il
sindaco di Lourdes, rivolgeva il 3 marzo al capitano, comandante la rocca, la
seguente richiesta:

«La presenza considerevole di forestieri che mi si annuncia per domani, giorno di


mercato, m'obbliga a chiedervi, nell'interesse del bene comune, di mettere a mia
disposizione la vostra truppa. Vorrei pregarvi di fare in modo che i vostri soldati
disponibili siano condotti domattina alle ore sei al municipio».

XXV

QUINDICESIMA APPARIZIONE
(Giovedì 4 marzo)

Ultimo giorno della quindicina


Già all'inizio della terza settimana di febbraio, la stampa, dal piccolo giornale
Lavedan di Lourdes ai grandi giornali di Parigi, avevano fatto conoscere gli
avvenimenti di cui la Grotta di Massabieille era teatro. Mentre i giornali cattolici si
erano limitati a segnalare i fatti senza commentarli, per misura di prudenza, i
giornali del libero pensiero, sempre pronti a precipitare i loro giudizi, avevano
gridato al fanatismo, alla superstizione, a pietistiche caricature. A misura che
piacque alla Vergine attestare la sua presenza sulla roccia benedetta, i giornali
cattolici divennero favorevoli, gli altri sempre più provocanti. Ben presto ne
nacque in tutti i giornali una sfida e si venne poi alle più ardenti polemiche.

Dio, che fa spesso convergere le nostre piccole agitazioni verso lo scopo ch'Egli si
propone, si servì delle voci dei buoni e dei cattivi per attirare la pubblica
attenzione sull'opera della Mamma Sua. Gli spiriti riflessivi compresero
effettivamente che non si discute su un oggetto privo di importanza e che se le
apparizioni di Lourdes non erano ancora pienamente dimostrate, dovevano
almeno fornire un punto d'appoggio alle osservazioni ed agli studi.

Alcune persone, desiderose di conoscere la verità, cominciarono a comparire sotto


la roccia di Massabieille. Queste persone credettero di vedere il cielo aperto sopra
la testa di Bernardetta, e ritornando alle loro case, sparsero ovunque, sul loro
passaggio, il grido comunicativo della loro ammirazione. A questi primi pellegrini
succedettero immediatamente molti altri e verso la fine di febbraio la gente
venuta dal di fuori, durante le apparizioni, era tanto numerosa quanto quella della
città.

Tra le persone lontane che avevano progettato il viaggio a Lourdes, un grande


numero riservava la visita all'ultimo giorno della quindicina, sperando che la
Vergine in quel giorno, si sarebbe manifestata alla Grotta con qualche
sorprendente prodigio. La vigilia e la notte dal 3 al 4 marzo, da tutte le parti della
Francia, ma in particolare dalle città e villaggi circostanti partirono piccoli gruppi
di dieci; quindici, venti pellegrini, che si incamminarono verso la cittadella di
Maria. Queste carovane, che convergevano verso il medesimo punto riunendosi le
une alle altre come i ruscelli ad un fiume, finivano per creare una interminabile
grossa corrente. Nelle adiacenze di Lourdes, sulle strade di Pau, di Tarbes, di
Bagnères e d'Argelès, queste fiumane di gente, viste ai primi bagliori del giorno,
rassomigliavano a quattro grandi fiumi, destinati a scontrarsi. Ed invece, dopo
essersi congiunti pacificamente sulla piazza di Lourdes, discendevano, quasi flutti
vorticosi e potenti, le scarpate dietro alla rocca e andavano a confondersi di un
immenso risucchio attorno alla roccia di Massabieille.
Sarebbe difficile dire con esattezza il numero degli spettatori convenuti alla Grotta
nella mattina del 4 marzo. Le più moderate valutazioni li calcolarono da quindici a
ventimila. Oggi non è cosa tanto rara trovare a Lourdes afflussi di questa entità;
ma nel giorno, del quale richiamo le circostanze, la ferrovia non arrivava ancora
ai Pirenei ed il concorso dei pellegrini parve prodigioso.

Le autorità incaricate di mantenere l'ordine, sebbene refrattarie ad ammettere le


apparizioni, si comportarono, nella manifestazione del 4 marzo; con lo zelo e la
sollecitudine di veri credenti.

Esagerando le misure di protezione nei confronti della folla, diedero alla chiusura
della quindicina, senza saperlo, uno splendore ed una solennità che tornarono di
gloria alla Vergine.

Come abbiamo visto, la guarnigione della fortezza era stata impiegata fin dal
giorno precedente.

Il 4 marzo assai per tempo i soldati in grande tenuta si presentarono al municipio


e furono scaglionati con l'arma al braccio sulla strada di Massabieille. Tre o
quattro brigate di gendarmi, chiamate dalle zone vicine, alcuni a piedi, altri a
cavallo, circolavano nelle strade e nei vicoli che doveva percorrere la veggente.

La brigata locale, come un picchetto d'onore, era in funzione sotto l'arcata della
Grotta. Il sindaco, il vice-sindaco ed il commissario di polizia con le insegne della
loro carica si portavano un po' dovunque, distribuendo con benevolenza
avvertimenti e consigli. A motivo dell'assembramento della folla e delle
imprudenze che si commettono in simili casi, c'era da temere qualche disgrazia,
tuttavia, come fu notato, contro tutte le previsioni, nessun incidente venne a
turbare questa memorabile adunata. Al di sopra dei soldati, gendarmi, magistrati
municipali, c'era qualcuno che vegliava: era la Signora della Grotta.

Mentre all'esterno fervevano i preparativi e si notava l'impazienza dell'attesa, che


cosa accadeva in casa Soubirous? Oh, là nulla era cambiato! Il papà e la mamma
attendevano, come al solito, alle piccole faccende di casa e si chiedevano forse
come avrebbero nutrito i loro figliuoli in quella giornata. Bernardetta, sempre
fedele alle promesse, sentendo che l'ora dell'apparizione s'avvicinava, si alzò
prontamente e compì la sua pulizia personale. Dopo essersi inginocchiata qualche
istante davanti al modesto crocifisso di rame appeso a fianco al letto, prese il
cappotto della festa e partì per la Grotta.

Appena la veggente apparve sull'uscio della sua casa, un fremito, simile a quello
prodotto da una scossa elettrica, invase e percorse le file degli spettatori, dalla
città sino alle sponde del Gave. Ognuno s'alzava sulla punta dei piedi e diceva al
suo vicino: «Viene Bernardetta! Arriva Bernardetta! » La fanciulla s'inoltrava tra
le file senza sembrare che notasse la moltitudine di ammiratori, né la parata di
forze spiegata sul suo passaggio. Come se si trattasse di una autorità d'alto
grado, due gendarmi con la sciabola sguainata vennero a collocarsi davanti a lei,
per aprirle un passaggio e per sottrarla alla calca della folla. Camminava dietro a
costoro, semplice, modesta, tranquilla e con la stessa disinvoltura che aveva nei
giorni in cui conduceva al pascolo sulle colline di Bartrès il piccolo gregge.

Giunta a Massabieille, Bernardetta notò una ragazza cieca, della sua età circa, che
piangeva a calde lacrime, all'inizio del sentiero che sboccava alla Grotta.
Commossa, andò ad abbracciare con affetto la piccola sventurata. Apprendendo
che era stata abbracciata dalla veggente, la poveretta si sciolse in ringraziamenti
e benedizioni.

Intorno ad essa si credette ad un miracolo e si sparse la voce che Bernardetta


aveva guarito una giovanetta della montagna, colpita da cecità. Tuttavia non
c'era stato nulla e la notizia fu riconosciuta poco dopo come falsa. Finalmente,
senza altri incidenti la veggente giunse sotto la volta della Grotta alle sette e un
quarto del mattino.

Sarebbe difficile descrivere la scena che offriva la conca di Massabieille. Nella


parte più bassa ove scorre il Gave, cioè nel prato del Sig. La Fitte e sui terreni
liberi che si stendevano dietro alla Grotta, masse che premevano e che
rivaleggiavano compiendo sforzi per avvicinarsi.

Ai fianchi della roccia delle apparizioni, si aggrappavano gruppi di audaci che


univano al disprezzo del pericolo miracoli di equilibrio e di sangue freddo. Sugli
alberi posti lungo il fiume si tenevano sospesi tra cielo e terra grappoli di uomini,
di fanciulli che ai rami imponevano oscillazioni tali, che nessuno osava guardarli.
Dall'altra parte del Gave, sulla riva destra, la distesa di verde che sta di fronte
all'ogiva era nereggiante di spettatori, che attendevano febbrilmente l'inizio
dell'estasi. Lontano, sul poggio e sui punti più sporgenti che circondano la
valletta, si notavano gruppi di osservatori, rigidi e immobili come statue, con lo
sguardo rivolto alla Grotta. Da questa moltitudine immensa, palpitante, si alzava
un indistinto clamore, maestoso, simile a quello dell'Oceano.

Appena Bernardetta cominciò a pregare, la voce tumultuosa della folla che faceva
risonare il luogo, cessò di farsi sentire. Come se un ordine fosse venuto dal cielo,
tutte le teste si scoprirono e tutti i ginocchi si piegarono. Presi da un segreto
terrore i cuori battevano per l'emozione e ci si aspettava ad ogni momento di
vedere alla Grotta apparire qualche segno che manifestasse la potenza dell'alto.

Durante questi momenti solenni d'attesa, Bernardetta come fosse stata sola, si
intratteneva amichevolmente con la Signora nascosta nella roccia:

«A voi la mia anima, il mio cuore, la mia vita!» - sembrava dirLe con lo sguardo
ed il gesto.

Durante l'estasi la veggente si commosse sino alle lacrime e si credette che


l'apparizione le stesse per dare gli ultimi addii. Tuttavia qualche istante dopo, la
sua figura si rasserenò, si rallegrò e lasciò trasparire raggi di speranza. Quale il
soggetto di questo colloquio intimo in cui le gioie e le tristezze si manifestavano
alternativamente?

La Signora del cielo stava forse mostrando alla piccola privilegiata le alterne sorti
che l'aspettavano nel corso della vita? Dava ad essa la visione dei grandiosi
avvenimenti, che dovevano compiersi alla Grotta; le mostrava nel medesimo
tempo che pochi per lei sarebbero stati i giorni pieni di gioia e che sepolta in un
monastero, lontano dal suo luogo d'origine, non avrebbe quasi più sentito parlare
della roccia di Massabieille? Nulla di esplicito e preciso su questo punto è stato
rivelato.

Bernardetta rimase quasi un'ora rapita, in estasi, ora nell'atteggiamento estatico


di Santa Teresa che comunica col cielo, ora nel dolore delle pie donne, che al
Calvario pregavano ai piedi della croce del Salvatore. Contro la speranza dei
pellegrini, nessun segno miracoloso, ebbe luogo alla Grotta.

Appena la veggente ebbe ripresa la fisionomia ordinaria, le persone accanto le


chiesero come la Signora l'avesse lasciata. «Come sempre, rispose la fanciulla;
andandosene, mi ha sorriso, ma non mi ha detto addio».

Adesso che la quindicina è finita, non tornerai più alla Grotta?

- Oh sì! - riprese Bernardetta - per me ritornerei sempre; ma non so, se la


Signora vorrà apparire ancora.

Sebbene l'estasi fosse terminata e la veggente si tenesse in piedi già da qualche


istante, gli spettatori continuavano a restare in piedi, al loro posto. I due
gendarmi che avevano accompagnato Bernardetta, ripresero a farle da scorta e
fecero aprire le file. Tutti volevano rivedere la piccola privilegiata della Vergine e
da tutte le bocche uscivano esclamazioni piene di tenerezza. Mentre la fanciulla
attraversava la valletta ed il rione della «Merlasse» donne forestiere ruppero le
file dei soldati e senza aver paura delle baionette andarono a coprire di baci la
fanciulla benedetta del cielo. Infine seguita da una immensa folla entusiasta,
Bernardetta rientrò nella sua casa, indifferente per gli onori che le si tributavano e
senza altro pensiero che quello di aver risposto al desiderio della Signora così
bella, che aveva rapito il suo cuore.

Nonostante la commovente e splendida manifestazione che aveva allora avuto


luogo, quelli che credevano alle apparizioni, ritornarono soddisfatti solo per metà
dell'estasi del 4 marzo. Parecchi avevano sperato che la Signora avesse a togliere
la diffidenza del parroco di Lourdes, facendo improvvisamente fiorire il roseto
selvatico della Grotta. Altri più entusiasti ancora, pensavano persino che in quel
giorno avrebbe potuto mostrarsi alla moltitudine, come si mostrava alla veggente.

Quelli più saggi, riflessivi, non osando abbandonarsi a voci infondate, pregavano
instancabilmente affinché la Signora misteriosa facesse conoscere il Suo nome e
desse un segno sensibile della Sua presenza alla Grotta.

Con grande rammarico di quanti prestavano fede alle visioni, non si verificò nulla:
ciò fece temere a parecchi che la stima per la Vergine ne uscisse diminuita.

Poveri ragionamenti umani! La Signora della roccia che aveva incominciato l'opera
Sua non doveva lasciarla incompiuta. Ancora pochi giorni, ed una grande
rivelazione avrebbe sciolto il mistero e dissipato ogni dubbio.

XXVI

PERIODO DAL 4 AL 25 MARZO

Gli increduli ed i sapienti di Lourdes, nonostante le arie di sicurezza che si


davano, non erano senza preoccupazioni per eventuali incidenti dell'ultima
apparizione. Non avendo nelle loro idee una assoluta fiducia, temevano qualcuna
di quelle sorprese sensazionali che i credenti invocavano con vivo desiderio. Nei
due o tre giorni che precedettero il quattro marzo, si mantennero in un prudente
riserbo e si sottrassero alle discussioni. Il mattino della grande manifestazione, si
videro disseminati qua e là sulla sponde destra del Gave, spiando con occhio
ansioso la roccia di Massabieille. Quando la prova temuta, appunto perché
mancata, ebbe dissipati i loro timori, rialzarono la testa e tornarono alle loro
diffamazioni, più accaniti che mai. I giornali, che ricevevano le loro relazioni, non
tardarono a pubblicare che la commedia delle visioni era finita con un immenso
scoppio di risa e che i devoti, delusi nelle loro illusioni, non osavano più mostrarsi
alla Grotta. Quanto alla veggente, abbandonata dal fervore popolare, viveva
rinchiusa nella casa paterna, meditando con tristezza sulla gloria effimera della
professione di ispirata.

Tante erano le diffamazioni date dai giornalisti e dai loro corrispondenti,


altrettante erano le bugie da mettere al loro attivo: ecco ciò che tutti a Lourdes
potevano costatare.

***

Non ritornerò sui particolari e sulle impressioni della giornata del quattro marzo. A
partire da questo giorno, siccome le apparizioni si credevano ormai terminate, i
pellegrini, è vero, non correvano più in massa ad inginocchiarsi tutte le mattine
sotto la roccia di Massabieille. Significava forse ciò, che la loro fede era meno
grande ed il loro concorso meno sollecito? Assolutamente no. Tutti i giorni ed a
ciascuna ora del giorno, un movimento continuo di persone si formava sulla
strada del Ponte Vecchio, sicché la gente nelle adiacenze della Grotta non sfollava
mai. In particolar modo alla domenica, essendo sospesi i lavori dei campi, si
vedevano su tutte le strade, interminabili file di contadini, che andavano a
rinnovare i loro omaggi alla Signora di Bernardetta.

Questi pellegrini fin dai primi tempi ricevevano sempre un'accoglienza gentile e
disinteressata da parte degli abitanti di Lourdes.

Se torniamo col pensiero a Bernardetta, la troviamo quale l'abbiamo lasciata,


quando era ritornata da Bartrès. Non supponendo neanche che potesse essere
l'oggetto di una qualsiasi attenzione, non si preoccupava né di nascondersi, né di
apparire. Quattro volte al giorno, come prima delle apparizioni, attraversava una
parte della borgata, chiacchierando e giocando con le compagne di scuola. Senza
posa da parte sua, non cela va né le manifestazioni della sua grande devozione,
né l'esuberanza che si univa alla serenità d'una coscienza tranquilla.

Bernardetta aveva forse dimenticato la Sua Signora?

Oh no! Spesso, alla sera, e precisamente all'uscita dalla scuola, si poteva vedere
sempre una fanciulla staccarsi senza far rumore dalle compagne e prendere in
tutta fretta la strada di Massabieille. Giunta sotto la roccia benedetta, baciava la
terra, gettava uno sguardo ardente nella misteriosa nicchia ed effondeva i
sentimenti del suo cuore in una affettuosa preghiera. Prima di imbrunire si alzava
sorridente, faceva un saluto d'addio e spariva, con la stessa fretta, con la quale
era venuta. Chi era questa giovanetta, che dimostrava uno zelo sì toccante per la
Signora della Grotta? Non altri che Bernardetta.

Nei giorni in cui la scuola era chiusa, andava a trascorrere lunghe ore con Colei,
che le aveva promesso di renderla felice non in questo mondo, ma nell'altro. Non
si presentava più alla Grotta, come durante la quindicina delle apparizioni. cioè
accompagnata dalla folla e in mezzo alle ovazioni. Giungeva sola, avvolta nel suo
cappuccio, facendo il meno rumore possibile. Sia per un sentimento di umiltà, sia
per non attirare l'attenzione dei presenti, oltrepassava il posto che occupava al
tempo delle apparizioni ed andava a rifugiarsi in fondo alla Grotta. Là, raccolta,
nascosta, spesso sconosciuta, si abbandonava alle meditazioni e recitava con
devozione il Rosario.

***

Appena le apparizioni della quindicina ebbero termine, mani pie elevarono


all'interno della Grotta una specie di altare rustico sul quale fu collocata una
statua della Santa Vergine. A questa statua s'aggiunsero ben presto medaglie,
quadri, una quantità di oggetti di pietà, casi che il vano della roccia prese
l'aspetto di una cappella riservata al culto. Candele in gran numero ardevano
notte e giorno e le rocce di Massabieille cominciarono ad echeggiare di canti in
onore della Madonna dei Pirenei.

Nessun pellegrino lasciava la Grotta senza gettare sul suolo, e più tardi in una
bussola, una moneta destinata all'erezione della Cappella chiesta dalla Signora. Il
denaro non era custodito da alcuno, tuttavia nessuna mano temeraria osò
toccarlo mai.

XXVII.

SEDICESIMA APPARIZIONE
(Giovedì, 25 marzo)

La Signora misteriosa rivela il suo nome


Un'opinione, insistente come una certezza, dominava a Lourdes e in tutta la
regione circostante nei riguardi delle apparizioni; la Signora della Grotta non
aveva ancora detta l'ultima parola. Le meraviglie delle estasi, l'origine
straordinaria della sorgente, i racconti e i messaggi della veggente, restavano, in
effetti, senza una sufficiente spiegazione, se l'Apparizione continuava a
conservare il silenzio sul suo nome e sullo scopo delle sue visite. Ora, le persone
che analizzavano gli avvenimenti, si rifiutavano di credere che una vicenda, di cui
tutti i dati erano celesti, potesse terminare senza lasciare negli spiriti altro che il
ricordo meraviglioso ma infecondo di uno spettacolo teatrale. Nondimeno il
periodo dal 4 al 24 marzo era passato, e nessuna novità era venuta dissipare le
nubi, né ad affrettare la aspettata conclusione.

In questo ultimo giorno, vigilia dell'Annunciazione, un soffio di paradiso passò in


tutta la regione, invitando le anime pie a portarsi l'indomani a Massabieille.

Abitualmente, queste anime, nella festa consacrata alla Vergine, andarono a


pregare ed a ritemprare la loro devozione sia all'antico e devoto Santuario di
Garaison, sia al Santuario non meno antico e non meno venerato di Bethrram. A
questo richiamo, che le stornava dal loro pellegrinaggio tradizionale, provarono
un istante di perplessità e si chiesero se era loro permesso lasciare oratori già
consacrati, per portarsi verso luoghi ove la preghiera liturgica non era ancora
risuonata. La Signora della roccia, per una di quelle illuminazioni di cui Ella sola
ha il segreto, fece comprendere alle persone esitanti che Ella era la stessa che
invocavano negli antichi Santuari della regione e che, per conseguenza, i loro
omaggi avevano lo stesso oggetto. Subito gli scrupoli e le incertezze cessarono, e
quando bisognò mettersi in cammino, i passi dei pellegrini si diressero verso
Lourdes.

Bisogna tuttavia dire che, non si videro alla Grotta in quel giorno, le grandi folle
delle apparizioni precedenti. Si notava piuttosto, con qualche uomo inginocchiato
qua e là, un folto stuolo di giovanette e di pie mamme che, quasi vivente corona,
facevano guardia d'onore alla Signora nascosta. Obbedendo all'impulso interiore
che avevano sentito, tutte queste anime privilegiate erano persuase che qualche
grande avvenimento si preparava alla Grotta. Nell'attesa si chiedevano quale
poteva essere questo avvenimento.

La Signora nascosta stava forse per togliere il velo che La copriva e presentarsi
come avevano sperato il 4 marzo in tutti gli splendori della sua gloria e la bellezza
delle sue divine perfezioni? Avrebbe forse operato nella nuova piscina probatica
scaturita sotto i suoi occhi, uno di quei prodigi che apportano la guarigione e la
gioia nei cuori sofferenti? Forse avrebbe approfittato della festa del giorno, il cui
nome sembrava una promessa, per dichiarare il suo nome e rivelare la sua
celeste origine? Tutte queste ipotesi si presentavano alla mente dei pellegrini e
divenivano l'oggetto di mille voti e di mille speranze.

La voce che si era fatta intendere ai devoti della Vergine, era risuonata
ugualmente ma in modo più intimo e più soave nel cuore di Bernardetta. Oh! Per
la fanciulla, questa voce non era sconosciuta; era la messaggera fedele che
sempre preannunciava la visita della Signora del celestiale sorriso.

Dopo i giorni benedetti della quindicina delle apparizioni, la piccola veggente era
andata ad inginocchiarsi più volte sotto la roccia benedetta. Cedendo
all'ispirazione dell'anima, sovente levava lo sguardo verso la nicchia prediletta;
ahimè! La nicchia restava sempre vuota ed i raggi del cielo non venivano più a
rischiararla. Ognuno può immaginare la gioia di Bernardetta, quando comprese
che la divina Madre la chiamava ad un nuovo incontro. Poco importavano alla
fanciulla i calcoli e le previsioni altrui su ciò che farebbe o non farebbe la Signora.
La fede in lei era sicura e non aveva altro desiderio che quello di contemplare, di
gustare gli incanti dell'augusta Sovrana, che riassumeva nella sua persona tutte
le grazie e tutte le bellezze del cielo.

Accanto al focolare domestico, la vigilia e cioè il 24 marzo, Bernardetta comunicò


ai suoi genitori l'avviso interiore che aveva ricevuto e parlò, come di cosa certa,
della felicità che l'attendeva, l'indomani, alla Grotta.

Tutta compresa da questo pensiero andò a dormire, ma il sonno non giunse. La


notte le parve lunga e molte «Ave Maria» del Rosario passarono sulle sue labbra!
Appena apparvero le prime luci del giorno, lasciò il suo lettuccio, si vesti
diligentemente e senza far attenzione all'asma che si destava nel suo petto, prese
con passo agile il cammino di Massabieille. Oh, quale confusione per Lei! La
nicchia era già illuminata e la Signora aspettava!... «Ella era là, diceva
Bernardetta, affabile, sorridente, guardando la folla come una madre affettuosa
guarda i suoi figli».

La veggente aggiungeva:

«Quando fui inginocchiata davanti alla Signora, le chiesi perdono del mio ritardo.
Sempre buona con me, mi fece cenno con la testa che non occorreva scusarsi.
Allora Le manifestai tutto il mio affetto, tutta la mia devozione e la felicità che
avevo nel rivederLa. Dopo averLe manifestato tutto ciò che mi passava nel cuore,
presi il mio Rosario. Mentre pregavo, il pensiero di chiederLe il nome, si presentò
al mio spirito con una insistenza da farmi dimenticare tutti gli altri pensieri.
Temevo di essere importuna, rinnovando una domanda, rimasta sempre senza
risposta, tuttavia qualcosa mi spingeva a parlare. Infine, per un moto istintivo che
non potei contenere, le parole uscirono dalla bocca e pregai la Signora a volermi
dire chi era.

Come nelle volte precedenti, la Signora abbassò il capo, sorrise ma non rispose.
Non so il perché, mi sentivo più coraggiosa e tornai a chiederLe la grazia di farmi
conoscere il suo nome.

Rinnovò il sorriso ed il grazioso inchino, ma continuò a tacere.

Una terza volta, a mani giunte e riconoscendomi completamente indegna della


grazia che domandavo, rinnovai la mia preghiera».

Giunta a questo punto del racconto, la fanciulla era vinta dalla commozione e
proseguiva così:

«La Signora era in piedi, sopra il roseto e si mostrava come si mostra nella
medaglia miracolosa. Alla terza richiesta prese un'aria grave e parve umiliarsi...
Giunse in seguito le mani e le portò verso la parte superiore del petto ..., guardò
il cielo ...; poi staccando lentamente le mani e chinandosi verso me, mi disse con
voce tremante:

"Io sono l'Immacolata Concezione". Pronunciando queste ultime parole,


Bernardetta abbassava la testa e riproduceva il gesto della Signora.

Il grande mistero della Grotta era finalmente svelato. E in quale giorno!


Precisamente nell'anniversario del giorno, tre volte benedetto, nel quale
l'Arcangelo Gabriele venne, da parte dell'Altissimo, ad annunciare l'imminente
venuta del Redentore atteso, e salutare «piena di grazia» cioè Immacolata, la
Donna predestinata che, dopo l'antica promessa fatta ai nostri progenitori,
doveva schiacciare la testa al serpente maledetto. Quale coincidenza! E per noi
quale motivo di speranza! Angeli che circondavate la Vergine nella sua rustica
nicchia, quali furono le vostre lodi e le vostre felicitazioni ascoltando la vostra
augusta Sovrana designarsi e chiamarsi con uno dei più bei titoli di gloria? Non
faceste riecheggiare le volte di Massabieille degli accordi dei vostri strumenti
vibranti e delle acclamazioni dei vostri cuori infiammati?

I pellegrini inginocchiati davanti alla Grotta non intesero né le armonie, né i


trasporti degli spiri ti celesti; ma si sentirono penetrati di santa e soave
allegrezza. Durante il tempo dell'estasi, rimasero sospesi con lo sguardo rivolto
alle labbra della veggente, sperando che da questa bocca pura discendesse ad
ogni istante qualche parola rivelatrice.
Quando Bernardetta ebbe parlato, un trasporto indefinibile si impossessò di tutte
le anime, e quelli che erano presenti caddero in ginocchio. Dopo aver reso questo
primo atto di ossequio alla Vergine, spinti dall'entusiasmo gli uni andavano a
deporre i loro baci sulle pareti della roccia benedetta, gli altri andavano ad
abbracciare, come fossero esseri animati o reliquie di Santi, i rami del roseto
selvatico che cadevano dalla nicchia. Dal mezzo della folla, dai massi del Gave,
dall'alto della roccia, si alzava l'invocazione popolare: «O Maria concepita senza
peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi».

Qualche tempo dopo l'apparizione, tutta la città di Lourdes era informata della
strepitosa notizia, portata dalla giovane veggente.

Incontrandosi nelle strade, gli abitanti si stringevano la mano e si felicitavano a


vicenda, come di un avvenimento fortunato, accaduto a ciascuno di essi.

Quanto ai pellegrini forestieri, non sapevano più staccarsi dalla Grotta; quando
avevano finito di recitare un Rosario, ne aggiungevano un altro, e dopo aver
cantato, cantavano ancora. Infine, verso il tramonto, si dispersero in tutte le
direzioni, proclamando ovunque sul loro passaggio le parole della Vergine.

Nel pomeriggio del 25 marzo (non rammento ormai più le circostanze che fecero
nascere l'occasione) avemmo, mia sorella ed io, inaspettatamente la visita della
piccola Bernardetta. Se fosse entrato un angelo in casa nostra, non ci avrebbe
procurato una gioia più profonda e più viva. La giovane veggente era come un
angelo e nel momento in cui si presentò in casa nostra, si sarebbe detto che ella
esalava ancora il profumo della Rosa mistica.

Facilmente si indovinano i discorsi che dovettero occuparci; la nostra


conversazione con la fanciulla non poteva cadere che sugli avvenimenti della
Grotta. Subito dopo aver dato il benvenuto alla nostra affezionata visitatrice, ci
affrettammo a chiederle i dettagli intimi sulla visione del mattino.

Qualcosa di meraviglioso passò sul suo volto e, senza farsi attendere, Bernardetta
si mise a raccontare gli avvenimenti già narrati. L'atteggiamento ed i gesti della
Vergine furono riprodotti in modo così vero ed attraente che il divino modello
parve disegnarsi davanti ai nostri occhi. Verso la fine del racconto la fanciulla fu
presa da una grande commozione; si fermò un istante, poi con le lacrime agli
occhi ed il tremito nella voce, ci ripeté con una espressione serafica la risposta
memorabile della Vergine: «Io sono l'Immacolata Concezione!».
Nel riprodurre qui, la scena che ho appena terminato di descrivere, mi proponevo
non solo di fermarmi ad un ricordo che mi è caro, volevo soprattutto dare una
nuova prova della sincerità di Bernardetta.

La povera fanciulla non sapeva pronunciare la parola «conception» che


pronunciava «con-cheption». D'altra parte ignorava ciò che volevano dire le
parole della Vergine: «Io sono l'Immacolata Concezione». Quando ebbe finito di
parlare, mia sorella corresse la parola «conception» che Bernardetta aveva
storpiato. La fanciulla si riprese, poi si voltò verso mia sorella e le chiese con una
ingenuità imbarazzante:

«Ma signorina, che significano le parole: Io sono l'Immacolata Concezione?».

Dopo una simile domanda, chi potrebbe dubitare della veracità di Bernardetta?
L'uomo mente con parole che conosce, ma non con parole delle quali ignora il
significato.

XXVIII

DICIASSETTESIMA APPARIZIONE
(Mercoledì 7 aprile)

La testimonianza, che la Vergine aveva resa a Se stessa, confermava la


convinzione di Bernardetta senza aumentarla. Per la piccola veggente, la Signora
della Grotta era sempre stata la gloriosa Madre che regna nei cieli ed è a Lei
ch'ella indirizzava le invocazioni affettuose del suo pio Rosario. Tuttavia, per una
prudenza che sembrava essere ispirata, mai durante il periodo delle apparizioni,
pronunciò il nome benedetto di Colei che riempiva la sua anima.

In tutte le narrazioni, la Signora della visione era semplicemente chiamata


Signora e solo dopo che la Vergine ebbe parlato, Bernardetta modificò il suo
linguaggio. A partire dal giorno della Annunciazione, la dolce visione non ricevette
più il nome vago ed impersonabile di «Signora» ma bensì il nome più tenero e
meglio determinato di «Nostra Signora della Grotta» o «Nostra Signora di
Massabieille».

Le feste di Pasqua seguirono poco dopo il giorno nel quale la Signora della Grotta
si era dichiarata la Madre Immacolata del Divino Redentore. Felici e fieri perché la
Regina del cielo prendeva diritto di cittadinanza in mezzo ad essi, gli abitanti di
Lourdes andarono con entusiasmo ad assidersi al banchetto eucaristico; ad
eccezione di alcuni pensatori senza fede, la Comunione fu davvero generale.
Mentre la cittadina era nella gioia, la piccola figlia, oggetto della predilezione della
Vergine, doveva essere messa in disparte e privata delle gioie della Risurrezione?
Il cuore della celeste Madre non poté acconsentirvi, ed il mercoledì di Pasqua (7
aprile) ritroviamo ancora Bernardetta alla Grotta, che contempla nelle gioie
dell'estasi la sua affezionata e potente protettrice.

Non assistetti all'apparizione del 7 aprile; ma il dottore Dozous, la narra ai suoi


lettori nei seguenti termini:

«Un giorno nel quale Bernardetta sembrava più assorta del solito, a motivo della
apparizione, fui testimone, come tutte le persone che la circondavano, del fatto
che sto per narrare:

«Era inginocchiata, recitando con angelico fervore le preghiere del suo Rosario
che aveva nella mano sinistra, mentre teneva nella mano destra acceso un grosso
cero benedetto. Nel momento in cui iniziava a fare la sua solita salita in ginocchio,
per un istante si fermò e la sua mano destra, avvicinandosi alla sinistra, collocò la
fiamma della grossa candela sotto le dita di questa mano, abbastanza staccate le
une dalle altre sicché questa fiamma poté facilmente passare fra esse. Resa più
gagliarda da una corrente di aria molto forte, che spirava in questo momento,
non parve produrre sulla pelle che bruciava, alcuna alterazione.

Sbalordito da questo strano fatto, impedii che alcuno lo facesse cessare e,


prendendo l'orologio, potei per un quarto d'ora osservarlo perfettamente.

Bernardetta, dopo questo tempo, sempre in estasi, si avanzò verso l'alto della
Grotta e spostò le mani allontanandole l'una dall'altra. Fece così cessare l'azione
della fiamma sulla mano sinistra. Terminata la preghiera, scomparsa dal viso la
trasformazione dell'estasi, Bernardetta s'alzò e si preparò ad allontanarsi dalla
Grotta. La trattenni un momento e le chiesi di mostrarmi la mano sinistra che
esaminai con la più minuziosa cura. Non trovai la più piccola traccia di brucia
tura. Rivolgendomi allora alla persona che si era impossessata della candela, la
pregai di riaccenderla e di darmela. Tosto collocai più volte la fiamma della
candela sotto la mano sinistra di Bernardetta, che l’allontanò molto in fretta
dicendomi: «mi bruciate!».

«Riferisco il fatto come l'ho visto e come l'hanno costatato perfettamente molte
persone, poste come me vicino a Bernardetta; lo riferisco. tale quale si è
verificato, senza spiegarlo».
XXXIX

DICIOTTESIMA

ED ULTIMA APPARIZIONE
(Venerdì 16 luglio)

Bernardetta fu favorita da un'ultima apparizione il 16 luglio, giorno della festa di


Nostra Signora del Monte Carmelo.

Invitando la figlia dei Soubirous a venire alla Grotta per quindici giorni, la celeste
Signora della roccia non sembrava impegnarsi per l'abboccamento fissato che
durante il periodo di tempo che Ella aveva determinato. Tuttavia al termine della
quindicina, per una di quelle induzioni che nascono dall'analisi degli avvenimenti,
tutte le anime nel mondo dei credenti, compresero che la santa epopea di
Massabieille non era ancora terminata. La Vergine, ricompariva infatti il 25 marzo,
e coronava l'opera sua con l'immortale dichiarazione che tutti conoscono. Non era
sufficiente per la divina Mamma del cielo.

Allo scopo di addolcire alla sua piccola privilegiata il rammarico della separazione
ritornò ancora alla Grotta il 7 aprile ed il 16 luglio. Mi resta a narrare quest'ultima
apparizione.

All'epoca in cui ritorno con la mia narrazione, Bernardetta aveva fatto la sua
prima Comunione fino al mattino della festa di Nostra Signora del Monte Carmelo,
per la terza o la quarta volta si era nutrita del pane degli Angeli. Nella seconda
parte della stessa giornata, verso il tramonto, trovandosi in preghiera nella chiesa
parrocchiale, intese la voce dolce della Vergine Immacolata che, risuonandole in
cuore, le diceva di andare alla Grotta. Tosto Bernardetta si alzò e corse dalla sua
zia più giovane, Lucia, per pregarla di accompagnarsi con lei a Massabieille.
L'ingresso della Grotta era allora proibito per ordine dell'autorità amministrativa
ed una palizzata di legno chiudeva il terreno davanti agli scavi. Per non cadere
sotto arresto prefettizio, Bernardetta e la zia presero la strada che conduce ai
prati detti «de la Ribère» ed andarono ad inginocchiarsi sulla riva destra del Gave,
in faccia alla roccia delle apparizioni. Attraversando il quartiere di Lapaca, furono
fermate da alcune donne, che avendo loro chiesto ove andavano, si misero a
seguirle. Più lontano, sui prati che si trovano dirimpetto alla strada di Pau,
incontrarono parecchi gruppi di donne, le quali pregavano inginocchiate, rivolte
verso la nicchia miracolosa. Appena Bernardetta apparve, tutti questi gruppi si
alzarono e vennero a formare semicerchio intorno ad essa. Tutti erano così felici
di pregare a fianco della piccola veggente!

Tosto che la fanciulla ebbe fissato lo sguardo sulla roccia al di là del Gave, i raggi
dell'estasi illuminarono il suo volto e nei trasporti dell'anima rapita, esclamava:

«Sì, sì, eccola! Ci saluta e sorride al di sopra della palizzata!»

All'istante cominciò tra la Vergine e Bernardetta quell'ammirabile scambio di


effusioni di cui ho sovente parlato e che sembrava stabilire una corrente luminosa
tra le due interlocutrici. Al sommo della felicità la piccola estatica sembrava fare
sforzi per staccarsi dalla terra e volare tra le braccia della sua divina Madre. I suoi
lineamenti, quasi spiritualizzati, facevano trasparire l'entusiasmo e le dorme, che
la circondavano, credettero tornati i più bei giorni delle apparizioni.

Il momento in cui la Vergine stava per lasciare la Grotta per non più ricomparirvi
in modo sensibile, s'avvicinava. Come preparare la fanciulla alle prove di una
separazione che poteva schiantare il suo spirito?

La dolce Madre stava forse per farle spargere lacrime e rivolgerle saluti
rattristanti? Oppure stava forse per dirle che nei giorni cattivi dell'esistenza, si
sarebbe trovata invisibile ai suoi fianchi per proteggerla e difenderla? O stava per
ricordarle la promessa già fatta, di renderla felice non già in questo mondo, ma
nell'altro? Nulla di tutto questo disse o fece, ma con uno sforzo di sublime
tenerezza che solo le mamme della terra possono comprendere, la Vergine
Immacolata preferì tacere piuttosto che affliggere il cuore della sua piccola. Per
tutto il tempo dell'apparizione restò sorridente e lasciò la piccola estatica nella
pienezza della gioia.

Intanto il sole tramontava all'orizzonte mentre le orme della notte cominciavano a


stendersi sulla conca di Massabieille. La Vergine gettò un ultimo e profondo
sguardo d'affezione sulla piccola privilegiata, poi disparve.

Era ormai tutto finito! Bernardetta non doveva più rivedere la Madre di Dio che
negli splendori del Paradiso.
PARTE SECONDA

BERNADETTA DOPO LE APPARIZIONI

XXX.

BERNADETTA DOPO LE APPARIZIONI

1. La famiglia Soubirous

Dopo il periodo delle apparizioni, Bernardetta riprese le abitudini della sua vita
ordinaria, non supponendo nemmeno che l'avvenimento che l'aveva resa nota,
potesse attirarle una grande considerazione o una qualunque attenzione. Mentre
da un capo all'altro della Francia e fino alle regioni più lontane migliaia e migliaia
di persone ripetevano il nome della fanciulla fortunata, lei sola sembrava non
rendersi conto e non comprendere che la gente potesse occuparsi della sua
povera persona. Allo scopo di preservarla dagli attacchi dell'orgoglio, la
Provvidenza che vegliava su essa, si compiacque di lasciarle la sua capacità
intellettuale limitata, la sua povertà e persino la sua asma insistente. Bernardetta
riprese dunque il corso ordinario della sua vita, restando sempre l'umile figlia dei
Soubirous, la candida ed innocente pastorella di Bartrès.

Come prima delle apparizioni, la gente la vedeva passare, ogni mattina, per
andare alla scuola, portando un povero canestro in cattivo stato, in fondo al quale
si scorgeva, messavi alla rinfusa la calza da fare, un tozzo di pane nero ed il suo
abbecedario un po' logoro.

Durante le ricreazioni nel cortile dell'Ospizio partecipava ai giochi con un


incantevole spensieratezza: rideva, cantava, saltava con le sue giovani
compagne. Quando giunse il momento di prepararsi alla prima Comunione, nulla
di speciale distinse Bernardetta dalle altre fanciulle. Come queste, aveva ogni
tanto le sue distrazioni, i suoi raccoglimenti, le sue sbadataggini e i suoi fervori.

Davanti al confessionale, senza essere dissipata, tuttavia non assumeva arie


affettate. In una parola ella andava a Dio in ogni cosa con molta naturalezza, cioè
coll'abbandono della sua innocenza e la pietà confidente del suo cuore amante.
Bernardetta si accostò per la prima volta al banchetto eucaristico il 3 giugno
1858, nella Cappella dell'Ospizio, ove era stata istruita sui suoi doveri religiosi. In
occasione di questa dolce e santa festa, la gente a Lourdes sperava che la piccola
veggente sarebbe stata favorita da uno di quegli angelici rapimenti, che
formavano l'ammirazione delle folle a Massabieille. Non vi fu invece nulla.
Bernardetta, a mani giunte, s'avanzò verso l'Altare, ricevette il suo Dio nel suo
cuore verginale e ritornò al suo posto, senza dare altri segni che quelli di una
immensa e profonda felicità. Alla Grotta, Bernardetta, compiva una missione; qui
compiva un atto grandioso, senza dubbio, e paragonabile a nessun altro, ma un
atto della sua vita privata, individuale. Tuttavia, in quel tempo il parroco
Peyramale raccontava che una domenica, mentre distribuiva la Santa Comunione,
in chiesa parrocchiale, la sua attenzione fu colpita da un fascio di luce, che
circondava la testa di una giovanetta inginocchiata. La riconobbe, era
Bernardetta.

Nella visita che ci fece la fortunata fanciulla in occasione della sua prima
Comunione, mia sorella le chiese:

- Dimmi Bernardetta, ti ha resa più contenta aver ricevuto il buon Dio o l'aver
conversato alla Grotta con la Santa Vergine?

Bernardetta esitò un momento, poi rispose:

- Non so; queste cose non possono essere confrontate.

Ciò che so, è che sono stata felicissima in entrambe le circostanze».

L'espressione che ho riferito, mi richiama alla memoria molte risposte date da


Bernardetta durante le nostre conversazioni familiari. Queste risposte, uscite
spontaneamente dalla sua bocca, caratterizzano questa fanciulla e rivelano la
saggezza di certi particolari narrati nelle pagine precedenti. Ne ricorderò
qualcuna, a caso, spiacente di non poterle riprodurre nella espressione pittoresca
del dialetto, che Bernardetta parlava così bene.

Anzitutto devo però far presente che, verso la fine delle apparizioni, cercammo,
mia sorella ed io, di far venire la veggente in casa nostra, allo scopo di ottenere
ragguagli dettagliati su tutto ciò che aveva detto alla Grotta. Da principio venne
con timidità e riservatezza, ma incoraggiata subito dalla nostra cordiale e sincera
simpatia, si abbandonò alla sua natura espansiva e divenne la nostra piccola e
familiare amica. Quasi per due anni, se non proprio quotidianamente certo a
distanze molto brevi, avemmo le sue visite e potemmo leggere nell'anima sua
pura e trasparente come il cristallo. A costo di ripetermi, aggiungerò che
Bernardetta nei soggetti ordinari di conversazione mostrava una intelligenza
molto limitata, ma non era così quando si parlava della Grotta e dei fatti che vi si
riferissero. Allora non era più lei e rispondeva con una naturalezza e con una
esattezza, che rapivano i suoi interlocutori.

Ed ora citiamo.

***

Un giorno, nel quale discorreva con noi, in salotto, le rivolsi questa domanda:

- Dimmi Bernardetta, la Signora della Grotta parla francese o dialetto?

- Oh, dialetto!

- Ma! ... Vuoi che una Signora di una condizione sì elevata sappia parlare il
dialetto?

- Ma sì! ...

- È il dialetto di Lourdes che parla!

Poi con fierezza:

***

Un altro giorno, a proposito della promessa di felicità che le aveva fatto la


Vergine, un missionario di Garaison, volle sapere ciò che ne pensava la veggente
e le fece questa osservazione in nostra presenza:

- Dal momento che la Vergine ha promesso di renderti felice nell'altro mondo, non
hai da inquietarti di nulla e puoi riposare tranquilla su questa promessa.

- Oh! Oh! Signor parroco, la contate bella! Sarò felice, è vero; ma attenzione, se
faccio il mio dovere e cammino diritta per la mia strada!

***

In un'altra circostanza, parlando a Bernardetta dei segreti che le aveva confidati


la Vergine, le dissi:

- Sei proprio sicura che i segreti non siano conosciuti che da te sola? Noi eravamo
molto vicini alla Signora e allora, sai tu ...? - Oh! Sono sicurissima che non li
avete sentiti, perché non parlavamo come adesso qui.

- Che cosa vuoi dire?


- Voglio dire che, quando la Santa Vergine mi confidava i Suoi segreti, mi parlava
per qui e non attraverso l'orecchio; - dicendo «per qui» Bernardetta indicava la
parte del cuore.

- Non ti capisco.

- Né io so meglio esprimermi, per farmi capire. Supponete che al posto di tutte


quelle persone che si trovavano alla Grotta attorno a me, ci fosse un'unica
persona, ma a cento passi da noi: questa persona può vedere benissimo che
parliamo, ma non può sentire ciò che diciamo.

- Beh! Non sei che una illusa.

E la fanciulla senza insistere si metteva a sorridere.

***

Dandoci i dettagli dell'apparizione del 18 febbraio, Bernardetta ci diceva:

- La Signora mi pregò di venire per quindici giorni alla Grotta ...

Io l'interruppi:

- Riferiscici le stesse parole della Signora.

- La Signora mi disse: «Volete voi avere la bontà ... ». E fermandosi a questa


parola, confusa e a testa bassa, la fanciulla aggiunse: La Vergine mi dava del
voi...

***

Nel periodo culminante delle opposizioni amministrative, tornando un giorno a


casa, trovai Bernardetta in conversazione con mia sorella.

- Non sai? Le dissi; sembra che ora si conoscano tutte le tue falsità e si pensa
niente meno che a metterti in prigione. Inoltre, poiché ho voluto come in altre
circostanze, sostenerti, si aggiunge, che potrei benissimo seguirti...

Comprendendo lo scherzo, Bernardetta si alzò con aria piena di felicità:

- Oh, che bella cosa sarebbe questa per me!... Anzitutto non costerei più nulla ai
miei genitori e inoltre sareste là anche voi e casi potrei imparare a leggere ed a
recitare il mio Catechismo, come si fa all'Ospizio.

***
- Dimmi Bernardetta, le chiese un giorno mia sorella: Quando eravamo alla
Grotta, la Vergine guardava forse te soltanto?

- Mai più! Guardava tutti e con una grande tenerezza. Alcune volte sembrava
considerare le persone una ad una e su alcune il suo sguardo si soffermava con
tenerezza, come quando si trova un amico.

***

Il giorno in cui i membri della Commissione nominati dal Vescovo, si portarono


alla Grotta, il presidente rivolse a Bernardetta questa domanda:

- Ci avete appena raccontato che al momento in cui avete scavato la sorgente,


mangiaste un po' di erba. Come mai?

- Non so; la Signora mi vi ha spinta e me lo ha fatto capire.

- Ma, mia cara, non san appena gli animali che mangiano erba cruda?

- No! In questo vi sbagliate, Reverendo, anche noi mangiamo insalata cruda. È


vero, prosegui sorridendo, che vi aggiungiamo un po' d'olio e d'aceto.

***

Sospendo, perché se volessi ricordare tutti gli episodi interessanti, andrei troppo
per la lunga.

Ho già detto, iniziando questo capitolo, che Bernardetta, dopo le apparizioni, era
tornata alle sue abituali occupazioni. Come ognuno avrà compreso, non ho voluto
con questo che sottolineare la grande modestia e la semplicità della veggente;
ma la fama che già si era formata, intorno ad essa, doveva necessariamente
modificare le condizioni della sua esistenza oscura e quieta.

Nessun forestiero, infatti, passava per Lourdes, senza aver visto ed ascoltato la
piccola privilegiata di Maria. Nelle ore di sesta delle vetture che andavano a
Cauterets, a San Salvatore, o a Barèges, si formava una vera processione verso
la casa Soubirous. Quando Bernardetta non si trovava, tutti i viaggiatori si
dirigevano di corsa all'Ospizio. Riuscirebbe assai difficile descrivere la soggezione
e la noia della povera fanciulla nei tre o quattro anni che seguirono le apparizioni.

Ritornata a casa dopo la scuola, a stento trovava il tempo di prendere un po' di


cibo.

Quando era a scuola, la campanella suonava senza posa. Dieci, venti volte al
giorno era obbligata a dire ed a ripetere il racconto. In certi momenti stremata di
forze e soffocata dall'asma, non dava neanche più segni di commozione e
raccontava le scene più belle delle apparizioni come si trattasse di una lezione
appresa. Senza tener conto della sua stanchezza, specialmente le donne si
aggrappavano a lei con una insistenza esasperante. Le une le chiedevano un
ricordo, le altre le presentavano dei Rosari da toccare; vi erano anche di quelle
che chiedevano una benedizione e si inginocchiavano. In mezzo a tutte queste
assedianti, Bernardetta restava dolcemente sorridente e per schermirsi, spesso
ricorreva ad arguzie. In occasione di una benedizione, sollecitata con insistenza
da una visitatrice, la fanciulla rispose:

- Ma vedete bene che non ho la stola; aspettate almeno che il Vescovo mi deleghi
i suoi poteri!

***

Un'ultima prova, la più penosa per lei, attendeva Bernardetta alla fine delle
udienze che era obbligata a dare. Lo stato di strettezza nel quale si trovava la
famiglia Soubirous, non era più un mistero per nessuno. Prima di allontanarsi da
Bernardetta, ciascuno voleva lasciarle un segno della sua simpatica
commiserazione. Questa rifiutava con umiltà, ma non senza far comprendere. che
era inutile insistere. Preghiere, stratagemmi, perfino la violenza era usata per
vincere la delicatezza della fanciulla. Nulla poteva smuoverla e sebbene spesso
senza forze, pure Bernardetta riusciva sempre vittoriosa di questo genere
d'assalti.

Ecco due fatti, dei quali fui testimone oculare.

Un giorno, una signora straniera, dai modi distinti, venne a bussare alla nostra
porta per domandare di vedere la piccola protagonista della Grotta, che si trova
va in quel momento in casa nostra.

La facemmo entrare in casa e la mettemmo a colloquio con la nostra cara ospite.


Ella si profuse in ringraziamenti e manifestò una grande gioia nel vedere che
poteva intrattenersi con tutta libertà insieme a colei che aveva ricevuti i sorrisi
della Vergine. La fece parlare e rimase per più di un'ora ad ascoltarla con una
grandissima attenzione. Quando poi si dispose a partire, con la delicatezza di
quelli che sanno donare, abbracciando la fanciulla, furtivamente mise un involtino
sotto le pieghe del grembiule.

Come se, le fosse caduto addosso un carbone acceso, Bernardetta s'alzò di scatto
e lasciò cadere il dono della signora. Confusa per questo movimento, raccolse
l'involtino coi denari e lo restituì gentilmente alla straniera caritatevole. Nessuna
preghiera poté determinarla a prendere questo tesoro.

Qualche giorno dopo - ciò accadde nella casa parrocchiale - il vescovo di Soisson,
portandosi ai bagni di Cauterets o di Barèges, si fermò a Lourdes per informarsi
degli avvenimenti accaduti alla Grotta. Vide Bernardetta ed ebbe con lei una
lunga conversazione. Come Monsignor Thibaud fu profondamente impressionato
dal racconto della veggente. Verso il termine del colloquio, il Vescovo tirò fuori
dalla tasca un Rosario legato in oro e l'offerse alla fanciulla.

- Oh, è troppo bello per me, esclamò Bernardetta! Vi ringrazio, Eccellenza, ma


non posso accettarlo.

- Statemi ad ascoltare, figlia mia - disse il prelato con affettuosa benevolenza il


mio dono non è così disinteressato, come voi pensate; perché dandovi il mio
Rosario, avevo l'intenzione di chiedervi il vostro.

- Oh, se si tratta solo di questo! rispose la fanciulla.

E tosto con una dolcezza incantevole estrasse il suo modesto Rosario e lo pose
nelle mani del suo illustre interlocutore. Costui ebbe un bell'insistere; dovette
lasciare Lourdes senza aver potuto fare accettare il suo Rosario, mentre egli
teneva quello di Bernardetta.

Molte persone a Lourdes hanno creduto, per tanto tempo, che uno dei segreti
affidati dalla Vergine a Bernardetta, consistesse in una esplicita raccomandazione
di non accettare alcuna offerta di denaro o di qualunque altra cosa per sé, a
motivo delle apparizioni della Grotta. Non so fino a quale punto l'opinione
popolare era fondata; perché, come ognuno sa, la veggente se ne è andata in
cielo, portando con sé le confidenze della celeste Signora. Ciò che posso
assicurare è che occorreva una fortezza d'animo sovrumana per resistere agli
assalti della carità e che se realmente ebbe la proibizione di non accettare nulla,
mai una ingiunzione di questo genere è stata meglio osservata.

Un esempio ancora più eroico, e che mostra fino a quale punto può elevarsi la
delicatezza cristiana, era dato dal padre e dalla madre di Bernardetta. Nel tempo
che aveva preceduto le apparizioni, i due sposi Soubirous se ne andavano tutte le
mattine al lavoro, che era loro offerto fuori e, a forza di sacrifici, giungevano
giorno per giorno a guadagnare il necessario per sostentare se stessi e la loro
numerosa famiglia.

Dal giorno in cui gli avvenimenti della Grotta tolsero Bernardetta dall'oscurità, le
condizioni economiche della famiglia furono aggravate e da cattive che erano,
divennero pessime. I Soubirous avevano la loro casa invasa continuamente dalla
folla e non potendo attendere alle loro ordinarie occupazioni in modo continuato,
erano spesso alle prese con la fame. Lo stato di miseria della sfortunata famiglia
ispirava già compassione, ma le persone che vi appartenevano, suscitavano un
sentimento ancora più penoso. Dopo aver soddisfatto la loro pia curiosità presso
la veggente, le anime caritatevoli avrebbero voluto alleviare tanta povertà.
Abbiamo già narrato gli sforzi usati per forzare la delicatezza di Bernardetta.
Quando questi sforzi erano riusciti inutili, i visitatori si volgevano al papà ed alla
mamma, sperando che costoro facessero migliore accoglienza alla loro liberalità.
S'ingannavano; il papà e la mamma Soubirous opponevano la stessa resistenza
della figlia e non si lasciavano smuovere da nessuna considerazione. Avveniva
talvolta che certe persone generose, non potevano rassegnarsi a questo rifiuto.
Agendo allora, come vuole il Vangelo, fingevano indifferenza, poi al momento
opportuno deponevano le loro offerte nascostamente o su un mobile o su uno
scaffale. Era inutile: i Soubirous mettevano altrettanto zelo a sventare le abilità
della beneficenza, quanto è necessario metterne per essere preservati dal furto.

Tutti poterono convincersi della falsità della calunnia portata contro gli ex-mugnai
di fare un avido commercio dalle fantasticherie mistiche inventate e propagate
dalla loro figlia.

Un pensiero penoso come un rimorso amareggiava nondimeno le persone della


città e teneva angustiati i cuori. Per il fatto che la famiglia Soubirous era
irremovibile nella sua delicatezza, bisognava forse lasciarla perire nei gorghi della
miseria? Questo problema angoscioso, nonostante i più ingegnosi sforzi della
carità, restò senza risposta per parecchi anni.

La posizione già compassionevole dei Soubirous, sembrava che non potesse


ulteriormente peggiorare e tuttavia una prova ancora più tremenda delle
precedenti stava per piombare sulla disgraziata famiglia. Ai primi di dicembre
dell'anno 1866, la fedele sposa di Francesco Soubirous, colei nella quale si
concentravano tutte le affezioni della casa, colpita da una malattia improvvisa e
gravissima, si spegneva dolcemente, l'8 dicembre 1866, nella festa
dell'Immacolata Concezione, dopo quattro o cinque giorni di sofferenza.

Il dolore dei figli fu molto forte, si capisce, ma il povero sfortunato padre, colpito
come da un colpo di folgore, piombò in una specie di ebetismo.

Restò per qualche tempo vittima di questo opprimente torpore; poi,


istintivamente, ricordandosi che le sue braccia erano ancora necessarie ai piccoli
esseri che lo attorniavano, fece uno sforzo su se stesso e riprese il lavoro per
dare da mangiare ai piccoli figli.

Nessuno più del Rev. Peyramale soffriva a Lourdes per la miseria e per le
disgrazie della famiglia Soubirous. Persuaso, come la maggior parte dei suoi
parrocchiani, che la sfortunata famiglia rifiutava ogni offerta di soccorso
unicamente per obbedire ad ordini segreti venuti dalla Signora della Grotta, il
buon Pastore pregava con insistenza la Madre delle misericordie a voler
finalmente addolcire la severità dei suoi comandi. Infine, dopo aver atteso per
molto tempo, credette riconoscere in una circostanza occasionale una risposta del
cielo alle sue ferventi suppliche. Un giorno in cui il caritatevole parroco
attraversava i quartieri più bassi della parrocchia, apprese per caso che il mulino
Lacadé, situato nel rione di Lapaca. doveva essere venduto e che il proprietario
chiedeva un acquirente. Questa notizia fu per lui come un lampo di luce. Subito il
suo pensiero corse allo sfortunato papà di Bernardetta. Questi aveva ripreso,
dopo qualche anno, la sua vecchia professione di mugnaio, perché questa
professione rispondeva meglio ai suoi gusti ed anche perché facilitava a lui ed alla
moglie il modo di sorvegliare e nutrire i figli, ma non riusciva a pagare l'affitto. Lo
zelante parroco, senza perdere un minuto di tempo, andò dal Superiore della
Grotta, il Rev. P. Sampé, e, qualche ora dopo, i due, partiti immediatamente da
Lourdes, si trovavano alla presenza del vescovo di Tarbes Mons. Laurence, che
già da un pezzo conosceva la squallida miseria in cui vivevano i parenti di
Bernardetta. Perciò, quando apprese il motivo della visita dei due pellegrini, fu del
parere che occorreva subito comperare il mulino. Si impegnò lui stesso a coprire
la spesa. Il contratto fu conchiuso e con un atto del 29 agosto 1867, alla presenza
del sig. Daléas, notaio di Tarbes, Francesco Soubirous, padre della veggente,
diveniva proprietario del mulino Lacadé.

Da questo momento la famiglia Soubirous non più esposta alle privazioni di


prima, ed eccezione fatta del grande vuoto lasciato dalla morte della madre, visse
relativamente contenta.

Tutti a Lourdes approvarono la generosa iniziativa del parroco Peyramale e


considerarono il buon servizio reso alla famiglia Soubirous dal parroco, come un
servizio pubblico fatto alla cittadinanza.

XXXI.
BERNARDETTA DOPO LE APPARIZIONI
(seguito)

2. Bernardetta all'ospizio di Lourdes

Bernardetta aveva lasciato Lourdes da più di un anno: la morte di sua madre era
avvenuta quattro mesi dopo la partenza per Nevers.

Per completare però la sua biografia, devo riprendere i fatti da una data anteriore
e risalire al tempo in cui abitava ancora coi suoi genitori.

In questo periodo una preoccupazione penosa tormentava i genitori di


Bernardetta, perché questa, nonostante le cure di cui era circondata, continuava
a restare debole e mingherlina. Da un pezzo il babbo e la mamma speravano che,
dopo aver superato l'età della crisi, la fanciulla sarebbe divenuta robusta. Ma ciò
non accadde.

Bernardetta non sembrava preoccuparsi delle sue condizioni di salute: tutti i


giorni, come al solito, continuava a portarsi alla scuola; poi, quando le circostanze
glielo permettevano, si copriva col suo cappotto ed andava a pregare alla Grotta.
Trascorse cosi qualche tempo a Lourdes senza che niente di importante si
dovesse notare nella sua esistenza.

Le suore dell'Ospizio di Lourdes erano molto affezionate alla loro alunna. Le belle
doti della fanciulla, la sua aria d'innocenza, i ricordi ineffabili, ch'ella richiamava,
strappavano simpatia. Già le buone religiose avevano notato con ansia che
Bernardetta deperiva di giorno in giorno. Attribuendo l'avanzare del male ad
insufficienza di cure, ed abbandonandosi allo slancio del cuore, le buone suore
decisero di accogliere la giovanetta sotto il loro tetto ospitale. Dopo aver ottenuto
il permesso delle loro superiore, andarono a far visita ai genitori di Bernardetta e
trattando la questione dal solo punto di vista fisico, fecero presente la necessità di
sloggiare la piccola ammalata.

Esse si offrirono a riceverla, a tenere la Soubirous come una figlia.

I genitori accolsero con riconoscenza le proposte che erano a loro fatte e


Bernardetta seguì le suore. La separazione avvenne senza l'abituale tristezza,
perché la fanciulla non s'allontanava dalla casa paterna che qualche centinaio di
passi; d'altronde era ben chiaro che avrebbe avuto la facilità di andare a rivedere
la sua famiglia quasi ogni giorno.
Nel mese di luglio dell'anno 1860, Bernardetta entrava all'Ospizio di Lourdes,
come ammalata bisognosa e povera, ma in realtà non fu sottomessa al tenore di
vita degli invalidi e dei poveri. Era per le suore come un deposito sacro e la
superiora locale, ispirandosi a questa considerazione, le fece occupare una
cameretta appartata, ridente e molto asciutta e le segnò un posto di privilegio alla
tavola dei ricoverati.

Malgrado le delicate e premurose attenzioni, che ebbero per lei, Bernardetta non
migliorò. Anzi, dopo un po' di tempo che si trovava all'Ospizio, ebbe una crisi sì
forte che il suo confessore, il Rev. Pomian, si credé obbligato ad amministrarle gli
ultimi Sacramenti. I medici del luogo, chiamati d'urgenza, furono unanimi nel
dichiarare che la giovanetta era ormai irrimediabilmente perduta. Pur disperando
della guarigione, prescrissero nondimeno un rimedio energico, che poteva
produrre una certa reazione. Dopo la loro partenza, le suore, che circondavano
Bernardetta, le fecero prendere un cucchiaio d'acqua della Grotta.
Immediatamente l'ammalata riacquistò la parola e quasi senza accorgersi si sentì
guarita. Le suore si misero a gridare al miracolo e gli abitanti di Lourdes ne
prolungarono la eco. Ci fu veramente un miracolo in questa circostanza? Di ciò è
permesso dubitare, perché Bernardetta in seguito, fu sottoposta alla stessa
prova, seguita dagli stessi miglioramenti spontanei.

Chiamando tra loro la piccola privilegiata di Maria, le buone religiose dell'Ospizio


speravano di liberarla dalle eccessive visite che l'importunavano e le toglievano le
forze. Anche in questo le buone suore non avevano fatto affidamento che sul loro
cuore e non già sulle esigenze di un pubblico insistente. Resistevano, fino a
quando era in loro potere, alle domande di udienze, che venivano a loro fatte; ma
generalmente, i visitatori chiedevano l'appoggio di personaggi o di dignità cosi
potenti, che alla fine erano obbligate a cedere. Bernardetta aveva completamente
rinunciato alla sua volontà e ricordandosi dei favori della Vergine, si mostrava a
tutti egualmente sorridente. Raccontava semplicemente quanto aveva visto,
ascoltato, senza nulla aggiungere, senza nulla togliere. Se qualcuno fingeva di
non credere o presentava qualche obbiezione oziosa, la fanciulla rispondeva con
tono amorevole:

«Oh! Io non sono istruita per discutere.

Vi ho detto ciò che è accaduto alla Grotta, giudicate voi stessi che cosa bisogna
pensare».

All'esterno, in queste conversazioni Bernardetta sembrava felice, in realtà,


quando il discorso degenerava in perditempo o in chiacchiere futili, la povera
fanciulla si trovava come se fosse alla tortura. Una sua parola ci farà capire la
stanchezza morale e fisica ch'essa provava in questo genere di conversazioni. Un
giorno che era a letto per una delle sue solite indisposizioni, venne a trovarla una
signora di Lourdes:

- Eccoti dunque sempre sofferente, mia cara Bernardetta - Le disse la signora


entrando. - Mio Dio! Quanto ti compiango mia povera fanciulla!

- Non compiangetemi poi tanto! - Rispose gaiamente l'ammalata - io non so se è


un grande vantaggio vivere con la febbre; ma in ogni caso preferisco questa, alle
conversazioni in parlatorio.

- Devi ricordarti che compi un dovere imposto dalla Vergine, figlia mia!

- Oh! Questo dovere, lo adempio con gioia; ma sappiate che vi sono delle
persone, le quali vengono a vedermi e ad ascoltarmi, come si va a vedere e a
sentire certe bestie rare in uno Zoo.

Bernardetta passò il diciottesimo e diciannovesimo anno di età in alternative di


salute ora buone ora cattive. In questo periodo si sviluppò un po', apprese non
senza fatica a leggere ed a scrivere. Viveva contenta di giorno in giorno, per nulla
preoccupandosi del suo avvenire.

***

Nell'anno 1863, Mons. Forcade, vescovo di Nevers e superiore generale delle


Dame della carità di questa città, venne a Lourdes a visitare le Suore dell'Ospizio,
che dipendevano da lui.

Dopo aver salutato e benedetto la comunità, si affrettò a chiedere alla Superiora


notizie di Bernardetta. Qualche minuto dopo, facendo la visita all'edificio, la trovò
in cucina, intenta a sbucciare i legumi. Fu colpito dallo sguardo dolce e modesto
della giovane cuciniera e le rivolse, passando, parole benevoli. Quando giunse la
sera, la fece chiamare nella sala di ricevimento e la pregò di narragli le meraviglie
di cui era stata la fortunata testimone.

Mons. Forcade era già guadagnato alla causa delle apparizioni, dopo la decisione
dottrinale del Vescovo di Tarbes 8; ma allorché intese Bernardetta, ne divenne
entusiasta. Una pausa di silenzio segui la narrazione della veggente e tutti
poterono accorgersi che il vescovo era assorto in una idea, che andava fissandosi
casi da divenire prevalente nel suo spirito. Il prelato effettivamente rifletteva e si
chiedeva con ansietà ciò che sarebbe divenuto il fiore di innocenza che gli stava
davanti, se questo fiore fosse stato trapiantato senza protezione e riparo
nell'atmosfera corrotta del mondo. La preoccupazione che l'aveva preso, si
traduceva tosto nelle seguenti parole. Alzando la testa, disse a Bernardetta:

- Sì, figlia mia; avete ricevuto immense grazie da parte della Vergine: ora, che
intendete fare per corrispondervi?

- Monsignore, non ho mai pensato di fare per l'avvenire se non quello che già
faccio qui, cioè lavorare e pregare con le care Suore.

- Osservate, mia povera fanciulla, che voi non siete qui, che per un favore e che
le buone Suore non potranno trattenervi che per un periodo limitato.

- Ma se mi prendessero come serva?

- Non possono, perché le conserve dell'Ordine sono legate da voti, mentre voi non
lo siete.

Bernardetta abbassò la testa.

- Vediamo un po', figlia mia, riprese il vescovo, apritemi il vostro cuore; non
avete mai pensato di entrare nella Congregazione delle buone religiose che vi
curano?

- No, Monsignore, e se vi ho qualche volta pensato, era per dirmi che ciò non era
possibile.

- E perché?

- Perché sono troppo ignorante e non ho soldi!

- È vero, continuò il vescovo, che per regola generale si esige una dote ed un
certo grado di istruzione, ma quando ci troviamo di fronte ad una vera vocazione,
facciamo anche delle eccezioni.

- Credo di comprendere il vostro pensiero, Monsignore, e ve ne ringrazio; ma


prima di impegnarmi, desidero riflettere lungamente.

- Oh! Il Signore mi guardi, mia cara, di sollecitare in voi una deliberazione


precipitata. Ciò che voglio dirvi è di esaminare in fondo alla vostra coscienza, ciò
che la Vergine desidera da voi. Pregate questa buona Mamma di illuminarvi,
seguite le sue ispirazioni, poi se una vera chiamata vi vuole al chiostro, cioè verso
una vita di sacrificio, scrivetemi e da parte mia, esaminerò davanti al Signore ciò
che conviene fare.

La seduta ebbe termine.


L'invito del vescovo di Nevers non parve modificare in nulla la condotta esteriore
di Bernardetta. Costei continuava a vivere come prima e non compiva le sue
pratiche di pietà né con maggior zelo, né con maggior fervore.

Inoltre era stata fatta proibizione alle religiose di interrogarla circa i progetti che
aveva per il futuro o di influire nella sua determinazione. E mentre tutti
supponevano che Bernardetta mai avrebbe acconsentito di allontanarsi dalla
Grotta, s'andava operando in lei un'interiore distacco, destinato a predisporla alla
vita di immolazione. Dopo un anno di meditazioni e di preghiere. Bernardetta
chiese una udienza particolare alla Madre Superiora della casa.

- Madre mia - le disse con tono grave - ho lungamente riflettuto alla presenza di

Dio e della Santa Vergine, sulle parole che mi furono rivolte, ve ne ricorderete
senza dubbio, da Sua Eccellenza Monsignor Vescovo di Nevers. Da oggi la mia
decisione è presa, e se la cosa è fattibile ed io non ne sono troppo indegna, vorrei
pregarvi di scrivere a Sua Eccellenza che desidero vivere e morire sotto il velo
delle religiose, delle quali ha la direzione.

- Ah! Benedetto sia questo giorno! Esclamò la Superiora, abbracciando


Bernardetta e bagnandola delle sue lacrime. - Da quanto tempo prego
segretamente con voi e da quanto tempo attendo quest'ora fortunata. Sì, sì, mia
cara Bernardetta, saremo felicissime di riceverti in mezzo a noi, - e non siete già
la nostra figlia prediletta?

Qualche giorno dopo, Mons. Forcade informava la Superiora dell'Ospizio che le


porte del noviziato della Casa madre di San Gildard a Nevers stavano aperte per
la privilegiata della Vergine e che autorizzava due Suore di Lourdes a venire ad
accompagnare la postulante. La Vergine Immacolata volle forse che Bernardetta
restasse ancora per qualche tempo l'apostola della Grotta? O forse si propose di
dimostrare che la sua piccola messaggera entrando in convento, non aveva
obbedito ad alcuna costrizione o ceduto a qualche pressione? Sta il fatto che la
giovane aspirante fu colta da un insieme di malattie, che susseguendosi la
obbligarono a fermarsi a Lourdes fino all'estate dell'anno 1866. Durante questo
periodo di attesa, quando la salute lo permetteva, seguiva con molto fervore gli
esercizi della comunità, cominciando a prepararsi alla vita religiosa.

Giunse finalmente il momento in cui Bernardetta dovette staccarsi dalla famiglia,


dalla Grotta, dalle buone Suore che l'avevano educata. Un crudele e terribile
strazio stava per operarsi nella sua anima.
Alla vigilia della sua partenza, si portò alla sua prediletta Grotta di Massabieille,
accompagnata da due o tre religiose dell'Ospizio. Alla vista dei luoghi benedetti, il
suo petto si gonfiò. Tosto proruppe in singhiozzi e dai suoi occhi scese un
profluvio di lacrime, si prostrò con la faccia a terra. Nel medesimo tempo un grido
intraducibile sfuggì dalle sue labbra e dal suo cuore:

«O Madre mia! Madre mia! Come potrò lasciarVi?». E voleva pregare, ma la


povera fanciulla era come annientata ed il Rosario restava immobile nelle sue
dita. S'avvicinò alla roccia, sopra la quale si trova la nicchia e a diverse riprese vi
impresse dei baci, quasi avesse desiderato lasciarvi l'impronta dell'anima sua. Poi
tornò a mettersi in ginocchio davanti alla Grotta ed a guardare con sguardo
ardente l'ogiva, ove aveva contemplato la Regina del cielo. Ohimè! La persona
amata che l'aveva altre volte illuminata col suo sorriso non era più là e
Bernardetta di nuovo scoppiava in dirotto pianto.

Le suore credettero prudente strapparla a questa scena desolante. Si


avvicinarono dolcemente e le dissero che era giunto il tempo di allontanarsene.

«Oh, per favore, - esclamò essa con aria supplichevole - è l'ultima volta! ... Ve ne
prego, mie care Suore, lasciatemi ancora un minuto!».

La dilazione fu accordata ed anche rinnovata; ma alla fine, le religiose presero,


con tutti i riguardi suggeriti dall'affezione, Bernardetta sotto il braccio e la
condussero via. La giovane in lacrime, si staccò alla fine da quei luoghi tanto
amati, che ormai non doveva più rivedere; dopo aver fatto qualche passo, prese
una risoluzione eroica; asciugò le sue lacrime, gettò un'ultima occhiata alla Grotta
e si mise a correre verso la città. Quando ebbe ritrovata un po' di calma, le Suore
le dissero:

- Ma Bernardetta perché affliggervi tanto? Non sapete che la Vergine è


dappertutto e che dappertutto sarà vostra madre? - Oh, sì, lo so - riprese - ma a
Lourdes, Sorelle mie, la Grotta era il mio Paradiso!

Il giorno dopo, di buon mattino, Bernardetta andò a salutare quelli della famiglia.
Entrando nella casa paterna, cadde svenuta nelle braccia della mamma. Le
prodigarono cure ed allora essa riprese la conoscenza. Sempre seduta, come
l'angelo del dolore, sulle ginocchia di sua madre, guardava con ineffabile
tenerezza tutti i membri della famiglia. Costoro, l'uno dopo l'altro, venivano ad
abbracciarla ed a coprirla di pianto. Improvvisamente si sentì il rumore di una
carrozza davanti alla porta di casa. Di scatto, come fosse una molla, Bernardetta
si alzò, si svincolò dalle braccia dei suoi genitori e disparve in gran fretta,
ripetendo più volte:
«Addio! Addio!».

Si fermò davanti alla porta dell'Ospizio, ove le sue benefattrici in lacrime


l'aspettavano per darle gli ultimi loro abbracci. Due di esse salirono con lei, poi la
carrozza partì. Bernardetta non doveva più rivedere Lourdes che dall'alto degli
eterni Tabernacoli.

XXXII.

BERNARDETTA DOPO LE APPARIZIONI

(Seguito)
3. - Bernardetta al Convento di Nevers. - La sua vita religiosa - La sua
morte

La Superiora generale e le religiose del convento di Nevers attendevano


Bernardetta con l'emozione che avrebbero provato all'arrivo imminente di un
angelo nella loro casa. Erano felici di pensare che presto dovevano avere per
compagna ed amica colei che aveva avuto l'onore insigne di trovarsi faccia a
faccia e di conversare in intimità con la Madre di Dio. Quali mirabili racconti
stavano per ascoltare! Esponendo a loro i racconti delle apparizioni, la veggente
non avrebbe fatto loro gustare le bellezze del cielo? Nel convento di Nevers era
dunque tutto nella gioia e ciascuna religiosa si proponeva di fare la migliore
accoglienza possibile alla nuova consorella. quando un dubbio, o meglio un timore
fece capolino nell'anima della Superiora. Si chiese se le premure che stava per
prodigare alla giovane postulante non potevano alterarne la coscienza e portarla
all'ebbrezza dell'orgoglio. Fece parte delle sue preoccupazioni e dei suoi timori
alle suore che formavano il suo consiglio; costoro condividendo i timori della
Madre, dichiararono di comune accordo che era cosa prudente non dare a
Bernardetta, se non quelle comuni manifestazioni di riguardo usate per tutte le
postulanti. Il giorno dopo le due suore di Lourdes, che avevano accompagnato nel
viaggio Bernardetta, bussarono alla porta della Madre e le annunciarono l'arrivo
della giovane postulante. La Madre fu presa da una religiosa emozione e per
calmarla, dopo aver rimandate le due religiose, cadde in ginocchio ai piedi del suo
crocifisso. Rimase in questa posizione a lungo, e, quando si credette abbastanza
padrona di se stessa, discese nel parlatorio, ove sola e col cuore gonfio
l'aspettava Bernardetta. Gettò uno sguardo intenzionalmente distratto sulla
giovane, poi si mise ad interrogarla come se non avesse mai inteso parlare di
essa.

- Siete voi la postulante che hanno condotto da Lourdes?

- Sì, Madre Superiora.

- Come vi chiamate?

- Bernardetta Soubirous.

- Che cosa siete capace a fare?

- Oh! Nulla di importante, Madre Superiora.

- Ma allora, giovane cara, che volete che facciamo di voi?

Bernardetta non rispose.

- Chi vi ha raccomandato alla nostra Congregazione?

- Il vescovo di Nevers.

- Ah, questo caro e santo uomo, ne fa sempre qualcuna delle sue! ... Venite, figlia
mia, vado ad accompagnarvi in refettorio, ove cenerete con le suore di Lourdes,
poi, domattina se non siete troppo stanca, vi porterete in cucina ove aiuterete la
sorella conversa a lavare le stoviglie.

Assegnandole uno dei più bassi uffici della casa, la Madre aveva creduto di
sottoporre Bernardetta ad una prova di umiltà. S'ingannava: colei che doveva
eseguire gli ordini, ebbe a farsi molto minor violenza di colei che li aveva
impartiti. Bernardetta non si era mai chiesta in chiesta in che poteva essere
adoperata in monastero; si portò al posto di lavoro assegnatole con la stessa
gioia che avrebbe provato a compiere il lavoro, se fosse stato di sua libera scelta.

All'ingresso in noviziato, Bernardetta ricevette il nome di Suor Maria-Bernarda;


questo nome non venne mai assegnato più felicemente, poiché restavano uniti in
uno solo, il nome della Vergine apparsa e quello della fortunata veggente.

Suor Maria Bernarda già avvezza alla vita claustrale non ebbe a compiere alcun
sforzo per sottostare alle esigenze della regola. D'una pietà soave e costante, non
ebbe né gli ardori abituali delle novizie, né i rilassamenti e gli scoraggiamenti che
tengono dietro agli accessi di zelo. Sempre semplice, uguale a se stessa, senza
pretese, strappava la simpatia e le religiose di Nevers come quelle di Lourdes
s'affezionarono alla giovane novizia, non solo per i favori straordinari dei quali era
stata l'oggetto, ma per la naturale amabilità del suo carattere. Il soggiorno a
Nevers parve influire favorevolmente sul fisico di Bernardetta. Nei primi mesi
riprese forza ed il suo volto aveva l'aspetto della salute. Ma ahimè! Questo felice
stato di cose, con le speranze che racchiudeva, non fu di lunga durata.

Una sera, dopo l'uscita del refettorio, la povera giovane ebbe un'emottisi talmente
prolungata che tutti intorno ad essa disperavano di salvarla. Il medico della casa,
chiamato d'urgenza, sentenziò al primo colpo d'occhio che la novizia era perduta.
Provò parecchi rimedi, ma restarono senza effetto. La Superiora generale, piena
di angoscia e di dolore, fece avvisare Mons. Forcade che le condizioni di salute di
Bernardetta erano allarmanti. Malgrado l'ora avanzata della notte, il vescovo
attraversò a piedi la città e si portò in gran fretta presso la moribonda.

Non potendo darle il viatico, perché il vomito non cessava, anzi continuava con
insistenza, le amministrò l'Estrema Unzione. Dopo aver molto pregato e dopo
averle impartita un'ultima benedizione, credendo che tutto ormai fosse finito,
s'allontanò dal letto dell'agonizzante con le lacrime agli occhi.

Mentre discendeva le scale, la Madre Superiora, che lo accompagnava, gli


espresse il rammarico che provava di veder morire Bernardetta, prima di aver
ricevuto l'abito religioso e di aver fatta la professione religiosa.

- E che cosa c'è che lo impedisce? Rispose il prelato con vivacità. - Sì, sì,
concediamo questa ultima grazia alla giovane privilegiata della Vergine.

E tornando sui suoi passi, si portò di nuovo vicino al letto dell'ammalata.

- Suor Maria Bernarda, mormorò dolcemente il vescovo all'orecchio


dell'agonizzante, la Vergine di Lourdes non è ancora contenta completamente;
Ella vuole vedervi arrivare in cielo con l'abito di religiosa professa. Raccogliete
tutti i fervori dell'anima vostra e preparatevi a pronunciare i santi voti. Se capite
le mie parole, fate melo comprendere.

Immediatamente Bernardetta alzò uno sguardo riconoscente verso il cielo. Il


vescovo si affrettò a recitar le preghiere rituali; poi con tono solenne invitò la
novizia a rispondere o meglio a dare col cuore l'adesione alla formula dei voti che
stava per pronunciare in suo nome. L'ammalata, incapace di parlare, fece col
capo un cenno di consenso.

Dopo la cerimonia, cadde in una specie di stato comatoso che sembrava


preludere l'agonia. La sua ora tuttavia non era ancora venuta. Mentre le religiose
della casa si pigiavano attorno al letto del dolore per ricevere l'ultimo respiro della
loro amatissima con sorella, costei si addormentò dolcemente di un sonno
ristoratore; subito il suo respiro divenne più libero e meno affannoso. Dopo
qualche ora di riposo, Suor Maria Bernarda si destò tutta sorridente e si mise a
parlare. S'affrettarono a somministrarle cibi che la ristabilissero in salute e in
capo a due o tre giorni Bernardetta entrava in piena convalescenza.

Ma ahimè! Come tutti quelli che portano impresso il sigillo degli eletti, la poverina
usciva da una prova per cadere in una altra. Del resto per essa le parole della
Vergine: «Non vi prometto di rendervi felice in questo mondo ma nell'altro» non
dovevano aver pieno compimento? Appena superata una scossa che aveva messo
la sua vita in pericolo, Bernardetta ricevette una notizia che la colpì nell'intimo
della sua anima.

Senza alcuna preparazione, apprese improvvisamente la morte della mamma sua!


Cadde a terra di colpo e rimase a lungo svenuta. Alcuni mesi prima, aveva
lasciato la sua mamma a Lourdes ancora giovane e piena di salute; una delle
ultime parole che aveva inteso uscire dalla sua bocca, era la promessa di venire a
vederla sia a Nevers, sia in qualsiasi altro convento, ove fosse stata mandata.
Molte lacrime versò in segreto nella sua celletta la giovane religiosa, ma le
lacrime non escludono la rassegnazione e Bernardetta, dopo aver pagato il suo
tributo alla tristezza ed alla debolezza della natura, si mostrò l'imitatrice e la
degna figlia di Colei che aveva sofferto sul Calvario. Ella ripeteva sovente:

- Mio Dio, voi l'avete voluto; accetto il calice che mi avete presentato; che il
vostro santo nome sia benedetto!

Le terribili emozioni, che aveva provato l'una dopo l'altra, gettarono Suor Maria
Bernarda in uno stato di grande prostrazione. Per qualche tempo venne
dispensata da ogni regola e obbligata a sottostare ad un regime particolare di
cure e di riguardi precauzionali. Quando le forze le tornarono, nonostante la
professione fatta, sia pure in extremis, pure dovette rientrare in noviziato per
completarvi la sua religiosa formazione. Si preparò da sola all'immolazione
definitiva con pio abbandono che attestava più gioia che sacrificio. Infine dopo
aver molto pregato e meditato, Bernardetta rinnovava i suoi voti nelle mani
benedicenti di Monsignor Forcade, nella Chiesa della casa-madre di San Gildard a
Nevers, il 30 ottobre 1867.

Pochi giorni dopo la professione, Suor Maria Bernarda ricevette l'ordine di lasciare
il suo grembiule di cuciniera per andare a prendere quello di infermiera
nell'ospedale annesso al convento.

Senza averne mai parlato a nessuno aveva sempre segretamente desiderato,


dopo l'ingresso in religione, di poter essere adoperata per servire gli ammalati;
coloro che soffrono, sono i più disposti a comprendere le sofferenze altrui. La
giovane professa era al colmo della sua felicità, ma poveretta, non aveva fatto i
calcoli che con la sua sete di immolazione e presto dové soccombere al peso del
suo ufficio. Il medico della casa fece osservare alla Superiora che Bernardetta
sarebbe stata meglio in un letto come ammalata che non in servizio come
infermiera. La Superiora comprese ed immediatamente tolse Suor Maria Bernarda
dal suo impiego per affidarle la cura della cappella della comunità.

In questo ufficio, Suor Maria Bernarda rivelò attitudini che nessuno aveva in essa
supposto. Fin dal suo inizio, come sagrestana della cappella, mostrò un gusto
squisito nell'ornare gli altari ed in poco tempo divenne abilissima nei lavori ad
ago. Si conservano ancora come reliquie lavori di ricamo che gareggiano per
finezza ed ispirazione con quelli che in questo genere sono ritenuti i più perfetti.

L'umile religiosa passava gran parte della sua giornata all'ombra del santuario.
Là, raccolta e pensierosa, lavorava dal mattino alla sera, sotto lo sguardo di Dio e
della Sua augusta Madre. Per essa la fede non aveva ombre e si sentiva come
incorporata alla Sacra Famiglia:

Mentre la devota sagre stana poneva tutta la sua felicità e la sua gloria
nell'ornare le immagini dei Santi, ch'ella amava, gli Angeli intrecciavano per lei il
prezioso diadema, destinato ad ornare la sua fronte per la eternità. Bernardetta
aveva già molto sofferto. Avanzando verso il termine della sua vita, poté
accorgersi che le malattie, il cui germe era in lei da lungo tempo, l'assalivano con
violenza: asma, tumori, reumatismi, emottisi, tubercolosi ossea; tutto sembrava
unirsi per abbattere e rovinare la sua costituzione fisica, già tanto delicata. La
poveretta era sovente all'estremo delle sue forze, ed accadeva talvolta che
mentre offriva le sue sofferenze al Dio del Tabernacolo, cadeva inerte sui gradini
dell'altare. Rimaneva confusa dei suoi svenimenti e diceva alle consorelle che le
porgevano aiuto:

«Mio Dio! Sorelle mie, quanto poco valgo e come dovete essere scandalizzate del
mio poco coraggio!».

La misura sembrava colma e tuttavia la paziente era ancor lontana dalla fine delle
sue prove.

Un giorno che era a letto ammalata, le venne consegnata una lettera listata a
lutto. Questa lettera le ispirò subito lugubri presentimenti: l'istinto del cuore non
l'aveva ingannata. La povera ammalata l'aprì con mano tremante e vi lesse che
suo padre, di appena cinquanta cinque anni, dopo una malattia sopportata
santamente, era morto a Lourdes, il quattro marzo 1871. Fu di nuovo immersa
nella più orribile desolazione. Dopo la morte della mamma sua, credeva di aver
sparso tutte le lacrime della sua tenerezza, ma ne trovò purtroppo ancora per
piangere il suo amatissimo papà.

Il corpo di Suor Maria Bernarda era come martoriato dalla sofferenza, il suo cuore
era lacerato dalla violenza dei dispiaceri, non rimaneva che l'anima, che avesse
conservata la sua serenità. Dio stava per impreziosirla con la prova suprema.

Suor Maria Bernarda aveva goduto fino allora una perfetta tranquillità circa lo
stato di grazia dell'anima sua. Negli ultimi anni della sua vita, fu presa da incubi e
scrupoli, mille volte più tormentosi che non i dolori del corpo. S'accusava di colpe
immaginarie e si reputava una grande peccatrice. L'innocente Suora non parlava
delle apparizioni se non per dire che ne era stata indegna e che per la sua poca
riconoscenza meritava la riprovazione della Vergine.

Il Signore non fece cessare questo martirio che nel momento in cui si preparava
ad incoronare la sua figlia prediletta.

Penso che i miei lettori mi saranno riconoscenti se riporterò dagli «Annali di


Nostra Signora di Lourdes» il racconto commosso e particolareggiato delle
circostanze, che hanno accompagnato la morte di Suor Maria Bernarda.

***

«Bernardetta s'è appena addormentata nel Signore; la sua missione è compiuta e


l'anima sua pronta per il cielo. La fanciulla innocente e semplice, la religiosa
costantemente fedele ai suoi voti e scrupolosa osservante della sua regola, la
dolce vittima che portò per tutta la vita il suggello della croce, Suor Maria
Bernarda è andata a ricevere il premio che le ha promesso l'Immacolata.

Ella aveva mirabilmente compiuto la missione che le aveva affidato la Vergine


Madre di Dio. Per più di otto anni aveva reso testimonianza davanti alle folle,
narrando con evangelica semplicità ciò che aveva visto e inteso, non rifiutando si
innanzi alle esigenze della curiosità ed alle torture di interrogatori talvolta
malevoli e perfidi, non contraddicendosi mai e finendo sovente per convincere
persino gli spiriti maggiormente prevenuti.

Finalmente aveva trovato il silenzio e la pace nel caro convento di San Gildard a
Nevers.

Dopo più di dodici anni di una esemplare vita religiosa, il 22 settembre 1878
aveva fatto i suoi voti perpetui e si era in tal modo sepolta per sempre nel cuore
del suo Sposo Crocifisso. L'umile vergine era pronta per le nozze dell'Agnello.
Pochi giorni dopo la sua consacrazione perpetua e solenne, suor Maria Bernarda
fu colpita dalla sua ultima e crudele malattia; e l'11 dicembre 1878, nell'ottava
dell'Immacolata Concezione, riprese nell'infermeria il suo posto abituale che non
doveva più lasciare.

L'indomani, 12 ed il giorno successivo 13, Iddio le chiese di proclamare ancora


con una estrema e solenne testimonianza le meraviglie che la Vergine
Immacolata le aveva rivelate alla Grotta. Suor Maria Bernarda fece questa
deposizione suprema alla presenza dei delegati vescovili di Tarbes e di Nevers, ed
alla presenza della Superiora Generale della Congregazione di Nevers e del suo
Consiglio. Ella depose in quel momento con una gioia grandissima che non le era
abituale in queste occasioni; rispose volentieri ad una lunga serie di domande;
ripeté con incanto, nella sua dolce lingua dei Pirenei, le parole uscite dalle labbra
di Maria. A più di venti anni di distanza dalle apparizioni, in presenza della morte
e dell'eternità, la religiosa affermò ciò che aveva detto da fanciulla; ella fu l'eco
sempre fedele della Madre del Divino Verbo».

XXXIII.

ULTIMA MALATTIA

Bernardetta poteva ora morire, già la morte la consumava crudelmente. L'asma,


che aveva turbata la sua intera esistenza, la torturava con crisi più frequenti; il
suo respiro era divenuto più debole e più faticoso, un tumore enorme avvolgeva il
ginocchio destro e l'aveva anchilosato, infine la carie divorava interiormente le
sue ossa. La povera inferma non lasciava ormai più il letto o la poltrona e tosto
non posò più che su vive piaghe che coprivano le sue carni delicate; come il suo
Sposo divino, la religiosa poteva ben dirsi sulla croce.

La violenza del dolore le strappava grida che non poteva trattenere, ma ella le
cambiava in ardenti preghiere. Diceva con decisione:

«Mio Dio, ve lo offro ... Mio Dio vi amo ... sì, mio Dio io la voglio, voglio la vostra
croce».

La, croce aveva così penetrato l'anima sua. Il demonio la torturava con quelle
terribili prove della coscienza, che dànno quaggiù una idea dell'inferno alle anime
che hanno accettato di essere vittime per i peccatori del mondo. Bernardetta non
aveva dimenticato una delle grandi parole della Grotta, la preghiera e la
penitenza per i peccatori. Allorché il direttore spirituale dell'anima sua la
rassicurava col pensiero del cielo e col ricordo delle divine bellezze della Santa
Vergine ch'ella aveva contemplata alla Grotta.

- «Oh, sì, rispondeva la religiosa, questo pensiero mi fa bene».

La croce spezzava cosi i legami che attaccavano Bernardetta alla vita. Quando le
suggerivano di farne sacrificio:

- «Non è sacrificio, diceva, quello di abbandonare una povera vita nella quale si
provano tante difficoltà per essere di Dio».

A misura che il suo corpo si consumava, l'anima sua prendeva nuova forza. La
vita sembrava essersi concentrata nei suoi grandi occhi che divenivano sempre
più limpidi e radiosi. Allorché guardava il cielo, la croce, o l'immagine di Maria, si
accendevano di celeste fuoco.

Il confessore della comunità, il Rev. Febvre, pensando che avesse un


presentimento della morte imminente: - «Che avete chiesto a San Giuseppe?»
chiedeva a Suor Maria Bernarda dopo la festa del 19 marzo. La religiosa
rispondeva decisa:

- «Ho chiesto a Lui la grazia d'una buona morte». Parve che stesse per essere
esaudita. Il 28 marzo il suo confessore le portò il viatico e le amministrò l'Estrema
Unzione. Prima di porgerle il santo viatico il prete le fece una breve esortazione.
Suor Maria Bernarda parlò a sua volta con voce così sicura che destò la meraviglia
di quanti la circondavano:

- «Mia cara Madre, vi chiedo perdono di tutte le pene che vi ho procurate con le
mie infedeltà nella vita religiosa. Domando perdono anche alle mie consorelle dei
cattivi esempi che ho loro dato».

La morte non veniva ancora; e nei rari istanti di tregua che il dolore le dava, la
sua indole schietta tornava alla gioia infantile; ritrovava qualche volta, parlando
perfino della sua morte, le dolci ed amabili celie che traboccavano dal suo cuore
sempre giovane e contento.

Ma la crudele malattia riprendeva ben presto il suo orribile lavoro di distruzione.

Le sofferenze fisiche e morali si raddoppiarono soprattutto nella settimana santa


nella quale la Chiesa ricorda i dolori di Gesù.

Il Salvatore voleva associare la sua coraggiosa sposa al grande e terribile mistero


della sua passione.
- «Che farete a Pasqua?» dicevano all'ammalata.

Ella rispondeva:

- «La mia passione durerà sino alla mia morte».

XXXIV

MORTE

Giunse Pasqua con la letizia della Risurrezione. Suor Maria Bernarda era sempre
al Calvario o al Getsemani.

Il martedì dopo la Pasqua fu il giorno della sua spirituale agonia. Il demonio la


tormentò violentemente, come ha tormentato Gesù Cristo ed i Suoi Santi. Nella
notte del lunedì si sentì più volte che gridava:

«Vattene, o demonio!»

Il mattino confidò al suo direttore spirituale che il demonio le aveva messo


addosso un grande spavento, cercando di gettarsi sopra di lei; ma ella aveva
pronunciato il nome di Gesù e tutto era scomparso.

L'atleta di Cristo, fortificato il martedì mattina dal Santo Viatico, dovette tosto
riprendere il combattimento. Alla sera, Suor Natalia, seconda Assistente della
Congregazione, con la quale Suor Maria Bernarda aveva una religiosa confidenza,
si trovava vicino a Lei:

- «Sorella mia, ho paura ... Ho paura!» esclamò la povera agonizzante.

La religiosa cercò di calmarla.

- «Ah, riprese, ho ricevuto tante grazie! Temo di averne si poco approfittato!» La


buona Suora le richiamò le infinite misericordie del Cuore di Gesù:

- Il dolce Salvatore è abbastanza ricco per pagare tutti i vostri debiti; ed anche
noi vogliamo aiutarvi con le nostre preghiere.

Suor Maria Bernarda emise come un grido di gioia:

- Ora sono tranquilla!


Questa calma durò fino alla fine.

Il mercoledì, 16 aprile, Suor Maria Bernarda era seduta su una poltrona,


pregando ed attendendo la morte. Verso l'una pomeridiana fece chiamare il suo
confessore; volle purificarsi ancora una volta col Sacramento della Confessione.

- Soffrite molto? - Le chiese una delle Sue consorelle.

- Anche questo serve per il Paradiso, rispose Suor Maria Bernarda.

- Vado a chiedere alla nostra Madre Immacolata di concedervi delle consolazioni.

- No, rispose l'inferma, niente consolazioni ma la forza e la pazienza.

Si ricordò allora della benedizione speciale che Pio IX le aveva accordata per l'ora
della morte. Volle avere nelle mani il documento pontificio; e per acquistare
l'indulgenza plenaria pronunciò piamente il nome di Gesù.

Un istante dopo, disse:

- Mio Dio, Vi amo con tutto il mio cuore, con tutta l'anima mia, con tutte le mie
forze.

Si recitarono le preghiere degli agonizzanti. Con voce flebile ma chiara, ripeteva


gli atti che le suggerivano. Tutte le assistenti notavano con emozione che ogni
tanto i suoi grandi occhi s'aprivano con vivacità, gettando sguardi infuocati sul
crocifisso appeso alla parete; lo misero fra le sue mani inerti.

Il sacerdote le richiamò la frase del Cantico dei Cantici ove lo Sposo divino invita
l'anima fedele a collocarlo Lui, suo Sposo, come un sigillo sul cuore.

La moribonda afferrò con forza il crocifisso e lo strinse sul suo cuore, come se
avesse voluto affondarvelo. Si pose il crocifisso sul suo petto in modo che le fosse
possibile baciarlo e premerlo sul suo cuore. La videro intanto stendere le braccia
in forma di croce, mormorando:

«Ah! Io L'amo».

L'orologio segnava le due e la morte non arrivava ancora. L'agonizzante la


credeva ancora lontana; congedò il confessore che si recò in Confessionale per
attendere alle confessioni e le con sorelle che andarono a recitare le litanie del
Santissimo Sacramento. Suor Maria Bernarda continuò a pregare con alcune di
esse.
Alle due e tre quarti, Suor Natalia che tornava dalla Confessione, si sentì spinta
interiormente a recarsi in infermeria. Rimandando ad altro tempo il
ringraziamento, s'affrettò a recarsi presso la moribonda.

Entrando, la vide tenderle le braccia:

- «Aiutatemi, aiutatemi, le disse, pregate per me».

Per ben due volte, tendendole le mani supplichevoli, le rivolse la stessa richiesta.
Le preghiere delle care consorelle le fecero tornare un po' di forza. La morente
chiese perdono a Suor Natalia per le pene che le aveva recato. Era davvero la
Sposa di Gesù, dolce ed umile di cuore.

Cercò ancora la sua forza in Gesù crocifisso; prendendo amorosamente il suo


crocifisso, baciò lentamente ciascuna delle cinque piaghe del Salvatore.

Poi fece cenno che desiderava bere; e tenendo ella stessa il bicchiere nelle mani
tremule gustò qualche sorso.

Prima di avvicinare le labbra al bicchiere, Bernardetta fece solennemente uno di


quei grandi segni di croce, che aveva imparato a fare dalla Madre del Salvatore.
Questo bel segno di croce, commosse i testimoni dell'agonia, come aveva rapito
un giorno i testimoni delle sue estasi.

S'avvicinava la fine, Bernardetta godeva una gran pace. Le Suore recitarono


ancora altre preghiere, alle quali la morente s'unì con il cuore e la voce quasi
spenta. Infine mormorò per due volte la seconda parte dell'Ave Maria, che aveva
sì gioiosamente e sì sovente recitata alla Grotta. Alla terza volta fece appena in
tempo a dire:

«Santa Maria, madre di Dio ...». Non poté continuare.

Le sue consorelle, vedendola morire si affrettarono a suggerirle:

- «Gesù, Maria, Giuseppe, ... assisteteci nella nostra ultima agonia».

Bernardetta chinò il capo e rese l'anima a Dio. Erano le tre, l'ora nella quale Gesù
morì sulla croce.

Era mercoledì, giorno dedicato a San Giuseppe, il santo patrono, al quale


Bernardetta aveva chiesto di fare una buona morte.

Era mercoledì di Pasqua. Nello stesso giorno, ventun anni prima, Bernardetta
aveva tenuto, nell'estasi davanti alla Vergine della Grotta, una candela accesa,
senza sentire alcuna scottatura della fiamma che bruciava le sue dita, congiunte
in orazione.

Dopo ventun anni, il mercoledì di Pasqua, Bernardetta, questa luce soave che la
Vergine Immacolata aveva collocata sul candelabro della Santa Chiesa, questa
luce pura si eclissava quaggiù per andare a brillare fra le stelle del Paradiso.

In questo giorno canta la Chiesa:

«Ecco il giorno che ha fatto il Signore; esultiamo e rallegriamoci in questo giorno.


Alleluia».

La liturgia sacra, richiama la gloria del Salvatore risorto; e, mostrando alla fine
dei secoli le membra del mistico corpo di Cristo resuscitate col loro corpo, rivolge
loro le parole del Giudice Sovrano:

«Venite, benedetti dal Padre mio; possedete il regno che vi è stato preparato».

Il dolce Salvatore avrà detto così alla sua fedele Sposa:

«Venite, alzatevi o mia diletta; l'inverno di questa vita mortale è passato, con le
sue prove; i fiori dell'eterna primavera sono spuntati sulla terra dei vivi. Voi mi
avete seguito nelle umiliazioni e nei dolori del Calvario, seguitemi nella gloria e
delizia del paradiso».

La Vergine Immacolata avrà parlato in questi termini alla sua umile devota:

«Voi siete stata fedele alla vostra promessa ed io sarò fedele alla mia. Voi mi
avete fatto il favore divenire alla Grotta per quindici giorni consecutivi, e mi avete
onorata fino all'ultimo sospiro di vostra vita; ora io faccio la grazia che vi ho
promesso. Voi non avete goduto la felicità di questo mondo, venite a goderla
nell'altro, ove vi attende Gesù».

***

I funerali di Suor Maria Bernarda furono celebrati con pompa a Nevers il 19 aprile,
terzo giorno dalla morte; funzionante era lo stesso Mons. Lelong, successore di
Mons. Forcade, trasferito in questo periodo alla cattedra arcivescovile di Aix.

Il corpo della defunta venne collocato in una cappella dedicata a San Giuseppe, al
centro di un vasto giardino, attiguo alla casa-madre di San Gildard.

***
Molti fantastici racconti sono stati scritti e pubblicati sulla vita di Bernardetta nel
convento di Nevers. Alcuni pretendevano che la Santa Vergine la visitasse nella
sua cella; altri che aveva il dono dei miracoli: altri ancora che ha profetizzato la
disfatta nazionale del 1870. Ma ciò appartiene al romanzo. Bernardetta nel
convento di San Gildard, condusse la vita di una religiosa, fedelissima sempre ed
in tutto alla regola; ciò è tutto quello che si può dire di lei ed è il più significativo
di tutti gli elogi.

***

Nel momento che scrivo, ella ha ritrovato, senza dubbio, Colei che le aveva
promesso la felicità non in questa vita, ma nell'altra.

Possa ricordarsi - essa - del vecchio amico di Lourdes ed ottenergli con le sue
preghiere, la grazia di vedere coi suoi occhi nel cielo l'Immacolata Concezione,
che non cessa di invocare con filiale abbandono, dal giorno benedetto. nel quale si
è inginocchiato vicino a Lei, sotto il Suo sguardo e sotto la Sua mano, alla Grotta
di Massabieille!».

__________________
Note
1 Nota del Traduttore. - Queste barriere erano state costruite per ordine del
ministro del culto Rolland, su proposta del barone Massy, che ricopriva in quel
tempo la carica di prefetto del dipartimento. Gli operai di Lourdes le distrussero il
17 giugno 1858; ricostruite, furono definitivamente abbattute il 5 ottobre
successivo. Queste barriere consistevano in una palizzata di legno.

2 Nota del Tr. - Il territorio francese è diviso amministrativamente in dipartimenti,


suddivisi in circondari, cantoni, comuni. Nel capoluogo di dipartimento risiede il
prefetto, nel capoluogo di circondario risiede il sottoprefetto.

3 Nota del Tr. - Sotto i re, la Francia era divisa in più provincie al comando di un
governatore.

4 Nota del Tr. - L'autore si riferisce ai lavori di sterro per livellare il terreno
antistante la grotta e per fare le fondamenta della Basilica.

5 Nota del Tr. - Nel racconto manca ciò che pronunciò Bernardetta: «Se venite da
parte di Dio avanzate ...». E la Vergine s'avanzò infatti verso l'apertura dell'ogiva.

6 Nota del tr. - Sono gli scavi per la costruzione della Basilica. Per comprender
questo linguaggio occorre riportarsi al tempo dell'autore.

7 Nota del Tr. - «Bacerete la terra ...». Per dovere di esattezza queste parole,
riferite dall'Estrade e dagli altri storici delle apparizioni di Lourdes non figurano
negli atti ufficiali. Tuttavia il baciare la terra o la roccia della Grotta è divenuto un
rito, che lutti i pellegrini di Lourdes scrupolosamente adempiono.

8 Nota del Tr. - Questa decisione dottrinale del Vescovo è in data 18 gennaio
1862; fu ovunque accolta con grande giubilo.

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