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ESTRADE
Le apparizioni di Lourdes
Titolo originale dell'opera: LES APPARITIONS DE LOURDES SOUVENIRS INTIMES D'UN TEMOIN
Nulla osta
Vic. Gen.
Cens. Eccl.
_________________
Presentazione
Alla vigilia dell’anno centenario, nel quale la Vergine Maria ha inviato all'umanità il
suo messaggio di penitenza e di preghiera, il presente volume offre ai credenti di
qualsiasi età, grado di cultura, condizioni sociali, la narrazione dei fatti come sono
storicamente avvenuti. Si tratta della traduzione dell'opera francese che ha il
pregio di farci conoscere le diciotto apparizioni di Massabieille come sono state
fissate da J. B. Estrade, testimone oculare, il quale, per aver vissuto nell'ambiente
stesso della veggente, porta alla conoscenza dei lettori particolarità e dettagli
della vita intima di Bernadetta, quando ancora si trovava in famiglia, poi
nell'Ospizio di Lourdes, infine tra le Suore del Convento di San Gildard a Nevers,
ove Ella chiuse la sua esistenza. Opportuni riferimenti e confronti con gli Atti
autentici delle Apparizioni annullano le apparenti contraddizioni con quanto
riferisce l'Autore francese.
Questo è il merito del traduttore che non può essere taciuto o sottovalutato.
INDICE
Prefazione
PARTE PRIMA
Lourdes
La famiglia Soubirous
Bernardetta
La Grotta e i suoi dintorni
La notizia
Prima Apparizione
Seconda apparizione
Terza Apparizione
Quarta Apparizione
Quinta Apparizione
Sesta Apparizione
Seguito della giornata del 21 febbraio
Seguito della giornata del 21 febbraio
Bernardetta dal Procuratore Imperiale
Bernardetta dal commissario di Polizia
Lunedi 22 febbraio. - La Vergine non appare alla Grotta
Settima Apparizione
Ottava Apparizione
Nona Apparizione
La sorgente
Decima Apparizione
Undicesima Apparizione
Dodicesima Apparizione
Tredicesima Apparizione
Quattordicesima Apparizione
La Signora non appare
Quindicesima Apparizione
Ultimo giorno della quindicina
Periodo dal 4 al 25 marzo
Sedicesima Apparizione
La Signora misteriosa rivela il suo nome
Diciassettesima Apparizione
Diciottesima ed ultima Apparizione
PARTE SECONDA
Bernadetta dopo le Apparizioni
La famiglia Soubirous
Bernardetta all'ospizio di Lourdes
Bernardetta al convegno di Nevers
La sua vita religiosa
La sua morte
Ultima malattia
Morte
PREFAZIONE
Origine del mio libro
In un batter d'occhio tutte le mie prevenzioni erano svanite; non solamente non
dubitavo più, ma da quel momento un impulso segreto m'attirava invincibilmente
alla Grotta. Giunto alla roccia benedetta, mi univo alla folla e, come essa,
manifestavo le mie ammirazioni e convinzioni. Quando i doveri di lavoro mi
obbligavano a lasciare Lourdes, ciò accadeva di tanto in tanto, mia sorella - una
sorella amatissima che viveva con me e che seguiva da parte sua tutti gli
avvenimenti di Massabieille - mi raccontava alla sera, dopo il mio ritorno, ciò che
aveva visto e sentito durante il giorno e noi ci scambiavamo tutte le nostre
osservazioni. Le scrivevo secondo la loro data per non dimenticarle e accadde così
che alla fine della quindicesima visita, promessa da Bernardetta alla Signora della
grotta, avevamo un piccolo tesoro di annotazioni, informi senza dubbio, ma
autentiche e sicure, alle quali davamo molta importanza.
Queste costatazioni, fatte da noi stessi non davano tuttavia la conoscenza
perfetta dei fatti meravigliosi di Massabieille. Ad eccezione del racconto della
veggente, che avevo appreso dal commissario di polizia, del quale parleremo più
tardi, non sapevo quasi nulla delle prime sei apparizioni e siccome le mie note
restavano incomplete, me ne preoccupavo assai. Una circostanza inaspettata
venne a calmare le mie ansietà ed a servirmi nel miglior modo augurabile.
Bernardetta, dopo le estasi, veniva sovente da mia sorella; era una nostra piccola
amica, una della famiglia ed io avevo il piacere di interrogarla. Noi le
domandavamo tutti i ragguagli più precisi, più minuziosi, e questa cara fanciulla ci
raccontava tutto con quella naturalezza e semplicità, che era sua caratteristica. È
così che io ho raccolto, fra le mille altre cose, i dettagli commoventi dei suoi primi
incontri con la Regina del cielo.
La storia speciale delle visioni, quale è esposta nel mio libro, non è dunque in
realtà, salvo forse poche particolarità, che il racconto delle dichiarazioni di
Bernardetta e la narrazione fedelissima di quanto mia sorella ed io avevamo
notato personalmente. - Senza dubbio, in avvenimenti così importanti, vi sono
cose che sfuggono fatalmente all'osservatore più attento. Non si può osservare
tutto, né capire tutto e lo storico è obbligato a ricorrere ad informazioni prese a
prestito.
***
Per tutto il periodo nel quale durarono le apparizioni, la città di Lourdes fu sempre
nella gioia e nella espansione del suo fervore religioso.
Poi tutto ad un tratto l'orizzonte si oscurò, una specie d'angoscia strinse tutti i
cuori; si sentiva avvicinarsi la bufera. E infatti, in capo a qualche giorno, questo
temporale scoppiò. Gli alti dignitari del potere e le potenze dell'inferno parvero
allearsi e coalizzarsi per allontanare la Vergine dalla sua umile e rustica dimora
sulle sponde del Gave. La Grotta fu chiusa. Per quattro lunghi mesi, fui testimone
rattristato del sequestro operato sul luogo dei prodigi. Il popolo di Lourdes era
costernato. Alla fine la tempesta passò; nonostante le minacce, le proibizioni ed i
processi, le barriere 1 furono tolte e la Regina del cielo riprese possesso del
modesto trono, che Ella si era scelto. Oggi come allora, e più che mai, è là che
Ella riceve, trionfante e benedetta gli omaggi più cordiali delle moltitudini che
corrono a Lei da tutte le parti del mondo.
Il segreto magico del P. Sempé per fare riuscire i suoi progetti e proteggere le sue
imprese era il Rosario. La corona di Maria non lasciava mai le sue dita e quando
nelle pie riunioni ne recitava le dolci invocazioni, trasportava le anime verso le
regioni superiori.
Tutto per Dio: questo il programma della sua vita, inteso sulle sue labbra nel
momento stesso della sua morte.
Accanto al Rev. P. Sempé, nella casa di Massabieille, viveva un uomo dai modi
squisiti, dalla scienza consumata, semplice e modesto come l'ultimo dei religiosi.
La sua fisionomia aperta, la sua amabilità, il fascino della sua conversazione a
tutti ispiravano simpatia e rispetto. Questo uomo, un laico, non era se non il
sapiente dottore barone di San Maclou. Indignato per la malizia dei giornali empi
e settari di fronte ai miracoli operati dalla potenza della Vergine, venne alla Grotta
per diventarne l'apologista. Facendo appello al concorso ed alla lealtà dei suoi
colleghi nell'arte medica, li invitò senza distinzione di opinione o di fede, a
studiare con lui i prodigi che accadevano alle piscine di Massabieille.
Questo appello fu accolto e l'ufficio delle costatazioni, creato a questa epoca e con
questo scopo, ha preso a poco a poco lo sviluppo e l'importanza di una clinica
rinomata. E' là che ogni anno nel periodo dei pellegrinaggi si vedono specialisti di
ogni genere di malattie, celebrità appartenenti a sètte dissidenti, scettici
irriducibili, inchinare la loro intelligenza, abiurare i loro errori e ritornare alle loro
antiche convinzioni religiose di fronte ai prodigi, che si verificavano sotto i loro
occhi.
Se vi è parso che sia uscito dal tema, segnalando qui le virtù e le fatiche del Rev.
P. Sempé e del barone di San Maclou, perdonatemi; ho voluto far conoscere la
devozione e la stima che ho verso queste figure eminenti e il giusto ascendente
che esercitarono sulle mie determinazioni. Tuttavia ho resistito sempre alle loro
insistenze. Il nobile dottore per l'insistenza del Rev. P. Sempé, superiore della
Grotta, mi spronava a pubblicare i miei ricordi sulle apparizioni di Massabieille.
Ero come alla tortura, mi spiaceva disgustarlo, ma alla fine gli rispondevo
invariabilmente, come al P. Sempé, che mi sentivo incapace di elevarmi all'altezza
del soggetto.
Nel 1888, durante una delle visite annuali a Lourdes il Rev. P. Sempé, mi
presentò a Mons. Langenieux, arcivescovo di Reims, che in quel momento si
trovava presso i Padri, nella residenza dei Vescovi.
- Alla fine del pranzo vi pregherei di dirci le impressioni che vi sono rimaste di
queste grandi e belle cose.
- Volentieri, Monsignore».
Quando venne il momento, raccontai le scene che mi avevano maggiormente
impressionato.
L'arcivescovo riprese:
«I fatti che ci avete narrati, sono davvero ammirabili, ma non bastano le parole;
noi vogliamo che le vostre relazioni siano stampate e che siano edite sotto il
vostro nome col titolo di testimone.
- Sarebbe a dire?
- Per il fatto che sono poco abile a scrivere per poter rispondere ai desideri che vi
degnate esprimermi, mi occorrerebbe la competenza di un letterato celebre.
Ed ora, o buona Vergine della Grotta, depongo la mia penna ai vostri piedi,
felicissimo d'aver potuto balbettare le vostre lodi e raccontare le vostre
misericordie.
Offrendovi il frutto del mio umile lavoro, Vi rinnovo le più ferventi preghiere,
particolarmente quella che Vi ho rivolta, raccontando in questo stesso libro, la
settima delle vostre apparizioni, di cui fui privilegiato testimone.
«Oh Madre! I miei capelli sono divenuti bianchi, ed io sono vicino alla tomba. Non
oso rivolgere e fermare lo sguardo sulle mie colpe e più che mai ho bisogno di
rifugiarmi sotto il manto delle vostre misericordie. Quando nell'ultima ora di mia
vita comparirò davanti al Vostro Figlio, degnateVi di farVi mia protettrice e di
ricordarVi che mi avete visto, nei giorni delle vostre apparizioni inginocchiato e
credente sotto la sacra volta della vostra grotta di Lourdes».
J. B. ESTRADE
PARTE PRIMA
LE APPARIZIONI DI LOURDES
I. LOURDES
La cittadina di Lourdes, il cui nome è divenuto così popolare, non era quasi
conosciuta all'epoca delle apparizioni. Essa è situata a sud-ovest del dipartimento
degli Alti-Pirenei, all'ingresso della stretta valle che, ramificandosi, conduce alle
stazioni climatiche di Cauterets, San Salvatore e di Barèges. Quando il
viaggiatore, venendo da Tarbes, si ferma alla stazione di Lourdes, scorge tutto ad
un tratto a mezzogiorno, la piccola città di Maria, come seduta in un bacino
lussureggiante, graziosamente inquadrata dai primi contrafforti delle montagne.
Una vecchia fortezza costruita su una roccia a picco, protegge la città ad ovest e
forma con un gruppo di case bianche che si trovano ai suoi piedi, un quadro pieno
di contrasti, dall'effetto molto attraente.
Sempre ad ovest, un po' più lontano, non tarda a scoprire una guglia agile e
graziosa, che si slancia ardita verso il cielo. Questa indica la Grotta e la Basilica di
Nostra Signora di Lourdes.
Per chi arriva da Pau, lo spettacolo è molto diverso! Dopo aver attraversato una
valle molto stretta, si entra in una valle pittoresca, chiusa all'estremità dalla
montagna dell'Jer e dalle grigiastre muraglie della vecchia fortezza; a destra da
un masso roccioso e a sinistra da verdeggianti colline degradanti, disposte a
semicerchio. Al centro di questa ridente vallata, ove serpeggia il Gave dai flutti
azzurri, appare nel suo biancore madreperlaceo la elegante Basilica sormontata
dalla guglia slanciantesi nel cielo ed avente in basso le monumentali rampe che
circondano la nuova Chiesa del Rosario. Tutto all'intorno lo sguardo contempla
una ricca fioritura di fabbricati formanti come una corona attorno al Santuario
della Vergine Immacolata. Infine, ecco la Grotta venerata, testimone di tanti
prodigi! A sera, soprattutto nei giorni di grandi pellegrinaggi, è illuminata dalle
luci di mille candele, i cui riflessi danno a questa piccola conca un aspetto
veramente incantevole.
Niente di più brioso che una conversazione gioviale fra gente della località.
Nostra Signora del Monte Carmelo, Nostra Signora di Mont-Serrat, Nostra Signora
delle Grazie, santa Lucia, sant'Anna, il Santo Sacramento, l'Ascensione, san
Giovanni e san Giacomo. Grazie ai salutari effetti di queste istituzioni, tutte
penetrate di spirito evangelico, gli abitanti della piccola città non l'hanno mai rotta
con le sane dottrine, né con le pratiche della loro fede religiosa. Ai loro occhi le
associazioni non hanno valore che in quella proporzione nella quale sono
comprese ed applicate al senso cristiano. Forti di questi principi che li hanno resi
felici sino ad oggi, stornano le orecchie dalle teorie dei moderni riformatori e
continuano a vivere preferibilmente nelle tradizioni del passato. Non è da
intendere con questo che Lourdes rifiuti di seguire il movimento ascensionale
della civiltà e che si immobilizzi abdicando ad ogni iniziativa, in una cieca
tradizione. In mezzo secolo, la cittadina si è sviluppata ed abbellita in proporzioni
prodigiose. Dal punto di vista intellettuale non ha nulla da invidiare alle più
istruite popolazioni urbane. Molto prima della venuta dei contemporanei
legislatori, i costruttori di Lourdes avevano aperto sul luogo edifici scolastici, ove
era insegnato in modo pratico tutto quanto poteva essere utile alla classe operaia.
Senza voler paragonare la condizione dei tempi antichi con quelli moderni, devo
fare notare che Lourdes non era senza movimento e senza vita nell'epoche che
hanno preceduto le apparizioni.
Nel 1854 il Papa Pio IX di gloriosa e santa memoria, con l'assistenza dello Spirito
Santo e in forza della sua autorità infallibile, definiva solennemente, elevando alle
certezze di un dogma rivelato, la credenza universale e plurisecolare riguardante
la Immacolata Concezione della Santissima Vergine Maria; Madre di Dio, Il mondo
intero trasalì d'allegrezza e fece salire al cielo un «Credo» immenso ed entusiasta,
Commossa per le prove di tenerezza che Le porgevano i figli della terra, la
Vergine Immacolata, come una amata Regina contraccambiò gli ossequi dei suoi
sudditi e non sdegnò di scendere in mezzo ad essi e di apportare loro come una
eco del cielo, rispondendo cosi alla parola infallibile del Vicario di Gesù Cristo. Nel
1858, in sembianze di una giovane e cioè coi tratti caratteristici dell'innocenza e
del candore, lasciò i cieli e venne a posare il suo verginale piede su una roccia di
Lourdes. Là, rivestita degli splendori del Tabor e parlando ad una umile e povera
fanciulla del popolo, disse, dopo aver innalzato verso il cielo lo sguardo pieno di
sublime riconoscenza:
II.
LA FAMIGLIA SOUBIROUS
Uno di questi, detto «mulino Boly» era tenuto in affitto, da molti anni, dalla
famiglia Casterot, di Lourdes. Nel 1841, il capo di questa famiglia, Giustino
Casterot, venne a morire, lasciando alla vedova quattro figlie: Bernarda, Luigia,
Basilia, Lucia e un fanciullo ancor giovane di nome Giovanni Maria.
La maggiore delle figlie, Bernarda, era già sposata ad un onesto artigiano della
borgata. La secondogenita, Luigia, chiamata dall'età a divenire il sostegno di
famiglia, non aveva ancora sedici anni. Poiché occorreva un uomo per dirigere il
mulino Boly, mamma Casterot pensò di sposarla presto. I giovani che ritenevano
di avere qualche qualità per attirare l'attenzione di Luigia, non tardarono a
presentarsi e uno dei più solleciti fu Francesco Soubirous, giovane mugnaio di
Lourdes.
Tuttavia, siccome era del mestiere e le preferenze di Luigia erano per lui, il
matrimonio fu stabilito e celebrato nella chiesa parrocchiale il 9 gennaio 1843.
Sotto l'amministrazione dei nuovi mugnai, le entrate del mulino Boly non
tardarono a diminuire. Francesco Soubirous non aveva l'aria disinvolta e
affascinante per attirare la clientela; poi incline ad una certa pigrizia, non portava
nel suo lavoro tutta la vigilanza e tutte le attenzioni necessarie. Le farine che
uscivano dalla sua macina erano difettose ed era cosa rara che fossero restituite
ai clienti per la data fissata. Luisa, sua moglie, era dolce, precisa e ordinata, ma
accecata dalla tenerezza del suo cuore e troppo giovane per occuparsi seriamente
degli interessi economici, non s'accorgeva o non teneva in nessun conto le
negligenze del marito.
I due sposi passarono cosi i primi anni del loro matrimonio in una specie di apatia
che li fece cadere di gradino in gradino fino alla miseria più nera.
Mentre le rendite del mulino divenivano sempre più misere, il peso della famiglia
si sviluppava in proporzioni inverse. In un tempo relativamente breve, la famiglia
Soubirous era aumentata di sei figli: molte preoccupazioni, si capisce, dovevano
unirsi alle gioie. Nel 1854, i risparmi, lasciati, alla sua morte, dal vecchio padre
Casterot, erano finiti e gli sposi Soubirous si trovarono nell'impossibilità di pagare
l'affitto del mulino Boly. Sfrattati da questo mulino, presero in affitto una
catapecchia nel quartiere che abitavano e cioè il quartiere di Lapaca e si misero a
disposizione di quelli che li volevano far lavorare a giornata.
Perfino l'alloggio non era per loro sicuro: quando giungeva la scadenza degli affitti
da pagare, si trovavano spesso a mani vuote ed erano quindi obbligati ad
abbandonare i locali che abitavano. E così che per tre anni si videro correre
periodicamente di porta in porta a cercare un alloggio e far soste fugaci nei
diversi quartieri della città.
In un certo periodo di miseria più grande del solito, il padre Soubirous si ricordò
che un parente di sua moglie Andrea Sajous, possedeva in Via Petits-Fossés
un'abitazione da affittare e quasi sempre chiusa. Questa casa non era altro che
l'antica prigione di Lourdes e malgrado la ripugnanza propria a questi luoghi,
Soubirous andò a richiederla al suo proprietario. Quest'ultimo, preso da
compassione per la sfortunata famiglia, accettò la domanda del suo parente e,
senza esigere canone d'affitto, alloggiò la infelice famiglia nel vecchio
penitenziario, che a Lourdes si chiamava comunemente «il carcere». Non molto
dopo, cioè nel 1858 da questa dimora oscura, malsana, quasi detestabile, usciva
tutte le mattine per quindici giorni la figlia maggiore dei Soubirous per andare a
raccogliere alla grotta di Massabieille faccia a faccia, cuore a cuore, i sorrisi, le
confidenze, gli incarichi della Regina del Cielo.
Fin dall'epoca in cui avvenivano questi fatti si fece silenzio intorno ai mugnai del
vecchio mulino Boly. Questi continuarono a vivere tra gli espedienti suggeriti dalla
povertà, ma grazie alla gratuita ospitalità del parente Sajous, non furono più
esposti alle umiliazioni di traslochi forzati.
L'affetto portato al matrimonio da ciascuno dei due sposi, restò sempre intatto e i
sei fanciulli che il cielo donò loro non fecero che rinfrancare e accrescere i legami
dell'unione coniugale.
I Soubirous, non erano di quelle persone che comunemente vengono indicati col
nome di devoti, ma non si sottrassero mai ai doveri essenziali della religione.
Durante il tempo della prosperità si erano un po' intiepiditi nella preghiera come
nel lavoro. A contatto con la miseria una felice reazione si produsse in loro. Si
risvegliarono dalla loro antica apatia e s'incamminarono con coraggio sulla via
delle risoluzioni che li onorano. Alla domenica i due sposi frequentavano
assiduamente i riti della Parrocchia tenendo per mano i loro ragazzi e portando
sulle braccia i piccoli che ancora non sapevano camminare. Ogni anno a Pasqua e
talvolta anche più spesso andavano a ricevere piamente il Dio che consola e
fortifica. Tutte le sere senza eccezione, dopo una lunga giornata di fatica ed una
cena abitualmente incompleta, la preghiera della famiglia veniva fatta in comune.
Alla fine delle consuete formule, quasi sempre, riferiscono i vicini, una voce di
angelo si levava dall'interno del «carcere» ripetendo con amore le pie invocazioni
del Rosario. Questa voce, lo si intuisce subito, era quella della fanciulla
privilegiata, che doveva essere più tardi, la gloria dei Soubirous. Prima che
arrivino questi tempi, facciamo conoscere la piccola privilegiata della Vergine, il
cui nome doveva essere portato fino ai confini del mondo.
III.
BERNARDETTA
Come si è visto sopra, dal matrimonio di Francesco Soubirous con Luisa Casterot
nacquero sei figli, di cui la maggiore ricevette il nome di Bernardetta, nome di
felice presagio perché ricorda quello di un grande Santo devoto alla Vergine.
Sei mesi dopo, la giovane madre per non compromettere una nuova gravidanza,
si trovava nella necessità di allontanare dal suo seno la bambina che allattava. In
questo stesso momento una donna del comune di Batrès: Maria Avarant che
aveva appena perso un figlio, ancora lattante, cercava una creatura da allattare.
Bernardetta era nata debole e mingherlina; nei primi anni della vita crebbe a
stento e sempre in alternativa fra la vita e la morte, restò sofferente e malaticcia.
In quei giorni incominciarono a manifestarsi i sintomi di una malattia che non
doveva lasciarla più.
Una insistente asma opprimeva il suo piccolo petto e quando gli accessi di tosse la
prendevano era come soffocata e cadeva in collassi inquietanti e prolungati. La
sua delicata costituzione avrebbe avuto bisogno di cure assidue e di una
alimentazione sostanziosa; ma ahimè! questa non era possibile nella posizione
finanziaria in cui versavano i Soubirous.
I poveri genitori nel frattempo non trascuravano nulla di quello che da essi
dipendeva per proteggere e rinforzare la salute della bambina tanto amata.
Bernardetta portava vesti e calze più pesanti che non i suoi fratelli e invece di pan
giallo, nutrimento abituale della famiglia, le compera vano pan bianco e quando i
mezzi lo permettevano aggiungevano anche un po' di vino che addolcivano con lo
zucchero.
Bernardetta aveva tale affetto per i suoi fratelli e sorelline che mai provocò contro
essi punizioni o rimproveri.
All'età di dieci anni, la fanciulla venne per una seconda volta allontanata dalla
famiglia. L'inverno del 1855 fu particolarmente rigoroso nella regione dei Pirenei.
Nella categoria degli operai vi furono lunghi periodi di disoccupazione, e a
Lourdes. la famiglia Soubirous fu una di quelle che ne ebbe più a soffrire. La zia
Bernarda, sempre piena di premure per la sorella Luisa, di cui conosceva la
miseria, credette dover venire in aiuto prendendole per breve tempo Bernardetta.
La fanciulla restò per sette od otto mesi presso la zia e madrina di Battesimo ed
ivi fu trattata non come estranea ma con le stesse cure e la stessa tenerezza dei
figli della casa. Quando la crisi dell'inverno passò, Bernardetta ritornò in famiglia.
Bernardetta non era ancor giunta al termine delle sue emigrazioni e nell'estate
dell'anno 1856 si allontanò per la terza volta dalla casa paterna.
La signora Aravant di Bartrès non aveva mai perso di vista la figlia del mugnaio
che aveva allattato. Tutte le volte che giungeva a Lourdes, metteva in fondo al
panierino un mazzolino di fiori, un frutto, un dolce, un dono qualsiasi, destinato a
far piacere a Bernardetta. Questa, da parte sua, per una inclinazione naturale, si
era attaccata ugualmente alla nutrice. Parecchie volte, durante l'anno percorreva
la distanza che la separava da Bartrès ed andava ad abbracciare la sua seconda
mamma.
Giunse il momento in cui gli Aravant ebbero il bisogno di una pastorella per
condurre al pascolo un piccolo gregge di pecore e di agnelli, allevati per lo
sfruttamento di un fondo. Vennero a chiedere Bernardetta. Come ognuno
immagina, i Soubirous non frapposero ostacoli alla partenza della figlia: era una
bocca in meno per la famiglia; inoltre nonostante il rincrescimento della
separazione, sapevano che la figlia entrava in una casa ove non sarebbe stata
un'estranea.
«Se il ritratto che mi sono fatto dei fanciulli della Salette è esatto, questa
pastorella certamente deve rassomigliare molto a loro».
Il buon prete allora era ben lontano dall'immaginare che il confronto da lui fatto
stava per avere, tra breve, una conferma strepitosa e solenne.
«Aveva la testa dura - diceva - parecchi anni dopo, la Aravant, lasciando sfuggire
un sorriso nel quale traluceva l'affezione. Avevo un bel ripetere le mie lezioni, era
inutile e bisognava sempre ricominciare da capo. Alle volte - aggiungeva -
l'impazienza mi vinceva e, tutta stizzita, gettavo via il libro e le dicevo:
Bernardetta non conservava alcun rancore delle sgarbatezze della sua maestra.
Restava un po' confusa, ma sul suo volto non apparve mai alcun segno di
malumore. Spesso poneva fine allo smarrimento che teneva dietro alla tempesta,
saltando al collo della sua seconda mamma. La povera fanciulla si consolava degli
insuccessi della memoria, ricorrendo al suo piccolo rosario, che recitava con
perseveranza e fervore.
L'Aravant era una cristiana troppo buona e troppo penetrata dai doveri di donna
di casa per non preoccuparsi di questo stato di cose. Ella andò dal parroco di
Bartrès per richiamare la sua attenzione sulla fanciulla del mugnaio di Lourdes.
IV
I luoghi privilegiati, visitati dalla Regina del Cielo, sebbene siano rimasti gli stessi
nel complesso, hanno subito, nei loro dettagli, delle trasformazioni necessarie e
veramente meravigliose.
Tuttavia per capire il seguito del racconto, cercherò con l'aiuto dei miei ricordi già
lontani, di ricostruire la primitiva fisionomia del bacino di Massabieille, quale era
al tempo delle apparizioni. Allo scopo di evitare confusioni, prego il lettore di
dimenticare per il momento lo stato attuale delle cose e di riportarsi all'anno
1858.
La Grotta è situata a ponente di Lourdes, al di là del Gave, a settecento od
ottocento metri dalla cittadina. Per recarvici prenderemo la strada che percorreva
Bernardetta.
Anzitutto, all'uscita della cittadina, in fondo alla via Baous, si passa sotto una
torre quadrata, vecchia ed abbandonata dipendenza dell'antica rocca. Dopo aver
oltrepassata questa porta, si discende per una strada sassosa e ripida fino alla
sponda del Gave. Un ponte in pietra, dai parapetti molto accostati, quasi una
passerella, detto Ponte-Vecchio, gettato sul fiume al di sopra di uno
scoscendimento, permette di passare alla riva opposta. Passato il ponte
pieghiamo un po' a destra ed entriamo in un sentiero tortuoso e stretto, chiamato
«sentiero della foresta».
Quando dal Ponte Vecchio ci si avanza per circa duecento metri in direzione della
foresta, si vede la barriera rocciosa di sinistra sottrarsi improvvisamente in
direzione sud per dare posto alla valletta della Merlasse. In questa valletta
coperta di pietre e senza vegetazione discende un ruscelletto che attraversa il
sentiero e che va a confondersi qualche metro più in basso con le acque di un
canale derivato dal Gave. Le due correnti riunite mettono in movimento il mulino
e la segheria Savy.
Non vi è strada per comunicare direttamente dalla valletta della Merlasse alla
grotta delle apparizioni.
La roccia delle apparizioni, dal lato nord è tagliata verticalmente, a guisa di una
muraglia imponente e gigantesca. Al basso di queste rocce, c'è uno scavo di otto
metri di profondità su dodici metri di larghezza, simile per la struttura ad una
cappella di chiesa.
La parte anteriore della Grotta è coperta dalle acque del Gave, alle quali si
mescolano, a questo medesimo punto, le acque del canale Savy. Alla confluenza
dei due corsi d'acqua, all'estremità del prato del Signor La Fitte, si ergono tre o
quattro grossi blocchi di pietra, mezzo sommersi nel fiume, che formano una
specie di barriera all'ingresso degli scavi 4. Da questa barriera sino al fondo della
grotta, si estende uno spazio, vuoto, di circa quindici metri di lunghezza e dodici
metri in media di larghezza. Il terreno si alza progressivamente in pendio fino
all'altezza della statura di un uomo, eccetto dalla parte di levante, ove il livello è
un po' abbassato. Quando si penetra nell'interno della Grotta, si scorge nella
volta, un condotto obliquo, in forma di cilindro inclinato, che si volge verso una
galleria superiore, rischiarata dalla luce del giorno. Questa galleria trasversale,
penetra da una parte nell'interno della roccia e dall'altra viene a sfociare
all'esterno in una specie di vano ogivale, in parte ostruito da un blocco di granito
di forma cubica. Sotto questo blocco nasce un cespuglio enorme che si sporge al
di fuori e che cade verso, il suolo come una cascata di verde.
All'interno della Grotta non scorre alcuna sorgente visibile. Uno stillicidio d'acqua,
che si attribuisce alle piogge, si manifesta alla superficie delle rocce esterne di
sinistra, esposte ad ovest. Al basso di queste stesse rocce si vede ancora una
vena d'acqua la cui origine sarà spiegata altrove.
Piccoli cespugli di pianticelle spuntano qua e là sul suolo della Grotta. Vi si nota,
in particolare, il crescione e la cardamine selvatica.
V.
LA NOTIZIA
Alcune vicine di casa della veggente cominciarono ad accorrere sul luogo del
prodigio e ne tornarono entusiaste e come fuori di loro stesse. Il giorno dopo ed il
successivo, a queste prime pellegrine se ne aggiunsero presto altre e tutte
riportarono gli stessi entusiasmi. Il fenomeno divenne generale, si gridava già al
miracolo e ben presto, tutte le mattine la popolazione operaia di Lourdes, uomini
e donne, si portava in massa con uno slancio indescrivibile, alla roccia di
Massabieille.
Grazie a Dio, non avevo perso la fede, ma questa fede era oscurata da una
moltitudine di pregiudizi, che me ne nascondevano le armonie vere. Così ad -
esempio, in materia di miracoli, credevo ai racconti evangelici, ai prodigi operati
dal Divino Maestro, ma al di fuori di questi prodigi non vedevo che fantasmi,
illusioni, aberrazioni popolari. Nelle disposizioni di spirito in cui mi trovavo, si può
facilmente supporre l'accoglienza che potevo fare alle voci sulla Grotta.
Un giorno, mia sorella rientrando in casa, venne nel mio studio per dirmi: - «Sei
al corrente delle chiacchiere che si fanno? Si dice che una fanciulla del paese è
stata favorita da una apparizione della Vergine in una grotta vicino al Gave».
- «È delizioso e molto poetico nello stesso tempo» risposi a mia sorella con
un'aria distratta e continuando a far correre la penna sui registri posti davanti a
me.
Mia sorella, accorgendosi che alla notizia non davo alcun peso, attraversò lo
studio e disparve.
Per il rimanente della giornata, non si accennò più tra noi alle visioni di
Massabieille.
Il giorno dopo o il successivo, di buon mattino, mentre ancora ero a letto, venne
ad aprire la porta della camera mia per dirmi: - «Mio caro, sembra che non ci sia
più da ridere sulla notizia che ti ho dato ieri in ufficio. L'apparizione è stata
confermata e la Sig.ra Millet, nostra vicina, che ha accompagnato la veggente alla
Grotta, dichiara formalmente che c'è qualcosa fuori del normale in ciò che avviene
a Massabieille». Mia sorella avrebbe continuato se, girandomi nel letto, non le
avessi risposto seccato: - «Lasciami dormire in pace!»
Se accenno nuovamente a questi uomini, dei quali condividevo le idee, è per dire
che parecchi fra loro, proprio per il fatto delle apparizioni, furono tosto obbligati a
dare un nuovo orientamento alle loro idee. All'inizio delle nostre discussioni,
eravamo unanimi a respingere quanto il popolino credeva.
Tutto ciò che ci si riferiva intorno alla Grotta, sembrava vano, puerile, ridicolo.
Uno spirito riflessivo avrebbe tuttavia notato il contrasto che si manifestava nel
modo di giudicare. Se la questione di Massabieille era così futile, come
sembravamo affermare, perché prolungare le nostre discussioni? Il tema della
Grotta ritornava senza posa nei nostri discorsi e, per una specie di suggestione,
dopo averne parlato, sentivamo il bisogno di riparlarne ancora.
VI.
PRIMA APPARIZIONE
(Giovedì 11 febbraio 1858)
«Il giovedì grasso, faceva freddo e il tempo era nebbioso. Dopo la colazione, la
mamma ci disse, rammaricata, che non c'era più legna in casa. Mia sorella Maria
ed io per farle piacere ci offrimmo di andare a raccogliere rami secchi sulla
sponda del fiume. La mamma ci rispose di no, perché il tempo era troppo cattivo
e perché diceva che potevamo sporgerci troppo e cadere nel Gave. Giovanna
Abadie, nostra vicina e amica che curava in casa nostra un suo fratellino e che
aveva voglia di venir con noi, andò a portare il fratello in casa sua e ritornò un
istante dopo, dicendoci che aveva il permesso di accompagnarci. Mia madre si
fece pregare ancora, poi vedendo che eravamo in tre, ci lasciò partire.
Prendemmo a tutta prima la strada che conduce al Cimitero, a fianco alla quale
scaricano legna e dove si trovano abbondanti trucioli. Quel giorno non trovammo
nulla. Discendemmo la costa che conduce al Gave, e arrivate al Ponte-Vecchio, ci
domandammo se dovevamo andare verso l'alto o verso il basso del fiume.
Decidemmo di andare verso il basso, e prendendo la strada della foresta,
arrivammo alla Merlasse. Entrammo nel prato del Sig. La Fitte passando davanti
al mulino Savy. Giunti all'estremità del prato, quasi in faccia alla Grotta di
Massabieille, fummo fermate dal canale del mulino, davanti al quale eravamo
appena passati. Le acque del canale non erano grosse, perché il mulino era
fermo, ma erano fredde e da parte mia avevo paura di entrarvi. Giovanna Abadie
e mia sorella, meno paurose di me, presero nelle mani le loro zoccole e
attraversarono il ruscello. Quando furono dall'altra parte, quelle birbe si misero a
gridare per il freddo e si chinarono su se stesse per riscaldare i piedi. Tutto
questo aumentava il mio timore e capivo che se entravo in acqua, la mia asma
avrebbe ripreso a tormentarmi. Allora pregai Giovanna Abadie, che era più
grande e più forte di me, di venire a trasportarmi sulle sue spalle.
- «Oh, no! - rispose Giovanna - Non sei che una svenevole e una noiosa; se non
vuoi attraversare, resta dove sei».
«Quelle birbe, dopo aver raccolto qualche pezzo di legno sotto la Grotta,
disparvero luogo il Gave. Quando, fui sola, gettai qualche sasso nel letto del
fiume per appoggiarvi i piedi, ma non servì a nulla: Dovetti allora decidermi a
togliermi le zoccole e attraversare il canale, come avevano fatto Giovanna e mia
sorella. Avevo appena incominciato a togliermi la calza, quando tutto ad un tratto
avvertii un gran rumore simile ad un colpo di tuono. Guardai a destra, a sinistra e
sugli alberi della sponda, ma niente si muoveva; pensai d'essermi ingannata.
Continuai a scalzarmi, allorché un nuovo rumore, simile al primo, si fece di nuovo
intendere. Oh! Allora ebbi paura e mi alzai in piedi. Non avevo più parola e non
sapevo che cosa pensare, allorché girando la testa verso la Grotta, vidi ad una
delle aperture della roccia soltanto una rosa selvatica agitarsi come se ci fosse un
forte vento. Quasi al medesimo tempo uscì dall'interno della Grotta una nube
color oro; poco dopo, una Signora giovane e bella, soprattutto bella, come non ne
avevo mai visto, venne a collocarsi all'ingresso dell'ogiva, sopra la rosa selvatica.
Tosto mi guardò, mi sorrise, e mi fece segno di avanzare, come se Ella fosse la
mamma mia. La paura mi era passata, ma mi sembrava di non saper più ove
fossi. Mi stropicciai gli occhi, li chiusi, li apersi, ma la Signora era sempre là, che
continuava a sorridermi ed a farmi capire che non mi ingannavo.
Senza rendermi conto di ciò che facevo, presi il Rosario dalla tasca e mi misi in
ginocchio. La Signora approvò con un cenno del capo e prese fra le dita la corona
del Rosario, che teneva sul braccio destro. Quando volli iniziare la recita del
Rosario e portare la mano alla fronte, il mio braccio restò come paralizzato e
solamente dopo che la Signora si fu segnata, potei fare anch'io come Lei. La
Signora mi lasciò pregare da sola, faceva sì passare fra le dita i grani della
corona, ma non parlava, soltanto alla fine di ogni decina s'accompagnava con me
nel dire: Gloria Patri, et Filio, et Spiritui Sancto.
Accadeva raramente che la gente non fermasse a questo punto la veggente per
chiedere il ritratto della misteriosa Signora ed ecco quanto rispondeva:
«Ha l'aspetto di una giovane di diciassette o diciotto anni. È vestita di bianco, con
una fascia azzurra che scende lungo l'abito. Porta sulla testa un velo ugualmente
bianco, che lascia scorgere appena i suoi capelli e ricade all'indietro sino al di
sotto della fascia. I piedi sono nudi, ma coperti dalle ultime pieghe dell'abito,
eccetto all'estremità ove brilla su ciascuno di essi una rosa d'oro. Porta sul braccio
un Rosario dai grani bianchi, legati da una catenella d'oro lucente, come le due
rose dei piedi».
Bernardetta tosto continuava la sua narrazione:
«Dopo che la Signora disparve, Giovanna Abadie e mia sorella tornarono alla
Grotta e mi trovarono in ginocchio allo stesso posto ove mi avevano lasciata. Mi
schernirono e mi trattarono da imbecille, da bigotta e mi chiesero se volevo
andare con loro. In quel momento non ebbi alcuna esitazione ad entrare nel
ruscello e sentii l'acqua tiepida come quella usata per la rigovernatura delle
stoviglie.
- «Sei davvero fortunata non trovarla fredda; per noi essa. ha prodotto un effetto
ben diverso».
Legammo in tre fasci i rami ed i pezzi di tronco che le mie compagne avevano
portato, salimmo poi il declivio di Massabieille ed andammo a raggiungere il
sentiero della foresta. Mentre ci avanzavamo verso la borgata, domandai a
Giovanna ed a Maria se non avevano notato nulla alla Grotta.
«Tuttavia prima di arrivare a casa, parlai a mia sorella Maria delle cose
straordinarie che mi erano capitate alla Grotta e le raccomandai di custodire il
segreto. Per tutto il resto del giorno, l'immagine della Signora restò nel mio
spirito. La sera, recitando la preghiera in famiglia, mi commossi e mi misi a
piangere.
- «Sono illusioni - replicò la mamma - bisogna scacciare tutte queste idee dalla
testa e soprattutto non tornare più a Massabieille».
«Andammo a letto, ma non potei dormire. La figura così buona e così graziosa
della Signora mi tornava senza posa alla memoria ed avevo un bel ricordarmi di
quanto m'aveva detto mia madre, non potevo convincermi di essermi ingannata».
Bernardetta raccontava tutto questo con tanta ingenuità che quanti l'ascoltavano,
dopo averla sentita, non potevano fare a meno di concludere: «Questa ragazza ha
detto il vero».
VII
SECONDA APPARIZIONE
(Domenica, 14 febbraio)
Bernardetta era stata colpita da ciò che si potrebbe chiamare «il male del cielo».
Allegra come era, divenne tutto ad un tratto seria e riflessiva; un solo pensiero
assorbiva la sua anima: quello della Signora.
Fin dal giorno immediatamente successivo alla prima apparizione. la madre della
veggente notò una specie di malinconia, che sembrava essersi impossessata di
sua figlia. Il suo cuore di mamma se ne commosse e con le precauzioni che ispira
la tenerezza materna, cercò di distrarla. Come il giorno prima le fece notare che i
nostri occhi, le nostre orecchie sono soggetti a sbagli e che in ogni caso è
prudente allontanarsi dalle cose la cui immagine potrebbe sembrare sospetta. A
dimostrazione citava parecchi fatti e raccontava mille storie. Allo scopo di
staccare la figlia dai pretesti incanti della Signora, aggiungeva ancora che lo
spirito del male si trasforma alcune volte in angelo di luce e c'era da temere che il
fatto di Massabieille fosse un caso di questo genere. Bernardetta non reagiva, ma
aveva una gran pena nell'accettare le ragioni della madre. Non poteva
persuadersi che quanto aveva visto e inteso alla Grotta, cioè i colpi di vento,
l'agitarsi del roseto selvatico, la figura della Signora, lo splendore della roccia,
non fosse che un susseguirsi di illusioni. Sarebbe rimasta impacciata a dire con
esattezza ciò che è il diavolo; ma per l'idea confusa che si era formata, si rifiutava
a credere che lo spirito delle tenebre potesse cambiare la sua orribile faccia nella
fisionomia bella e soave della Signora, che le era apparsa. Soprattutto trovava
strano e contraddittorio che il diavolo portasse un Rosario e venisse, come un
devoto, a recitarlo a Massabieille.
Così armata, contro le astuzie dello spirito maligno, s'inoltrò fiduciosa nel sentiero
della foresta, accompagnata da cinque o sei fanciulle della sua età, che Maria, la
sorella, aveva riunito premurosamente. Altre compagne dovevano seguirle, ma
siccome non erano pronte, si stabilì che Giovanna Abadie le avrebbe aspettate.
Come il primo gruppo giunse a Massabieille, Bernardetta, cadde in ginocchio sul
lato destro della Grotta, di fronte al roseto selvatico, sul quale la Signora era
apparsa la prima volta. Si mise in preghiera; poi, tutto ad un tratto, gridò in un
trasporto di gioia: «C'è!... C'è! ...».
«Non s'adira per nulla, riprese la veggente con soddisfazione, al contrario approva
con la testa e sorride verso noi tutte» 5.
Alla presenza di una tale scena, tanto inattesa quanto commovente, le ragazze,
non sapendo a qual sentimento abbandonarsi, incominciarono ad inquietarsi. Poi
la maggior parte scoppiò in singhiozzi, e una di loro gridò: - «Bernardetta
muore!»
Un sasso, lanciato dall'alto dell'ammasso roccioso, rimbalzò sul suolo e cadde nel
Gave. Questo piccolo incidente bastò per far perdere la testa alle ragazze già
eccitate.
Fu tosto tutto chiaro: era Giovanna che per vendicarsi di non essere stata attesa,
le aveva spaventate col sasso.
Fatta la pace e calmato lo spavento, le compagne giunte dalla Grotta, fecero
conoscere alle altre lo stato straordinario nel quale avevano lasciato Bernardetta.
Tutte si affrettarono a discendere per venire in aiuto alla loro comune amica.
Trovarono la veggente, inginocchiata al medesimo posto, nel rapimento
dell'estasi.
Fatica sprecata: Bernardetta non vedeva e non sentiva che la sua cara visione.
«Mai spettacolo più stupendo - dice ancor oggi il vecchio mugnaio - si era
presentato ai miei occhi! Avevo un bel ragionare, mi sembrava di non essere
degno di toccare quella fanciulla».
Spinto tuttavia dalla madre, il giovane Nicolau prese con precauzione Bernardetta
sotto le ascelle e provò a farla camminare. Sostenuta in seguito dalla mugnaia e
da suo figlio, la veggente poté giungere cosi al mulino Savy. Ma durante il
percorso, ella sembrava seguire con lo sguardo un essere misterioso che era
davanti ed un po' sopra lei. Inutilmente il giovane Nicolau, per rompere l'incanto,
le metteva la mano sugli occhi e l'obbligava ad abbassare la testa; Bernardetta
tornava senza posa alla sua primitiva posizione e continuava a rincorrere la sua
contemplazione.
Entrò nel mulino Savy, con un bastone in mano e dirigendosi verso la figlia, le
disse:
«Che fate? Esclamò. Che ha fatto vostra figlia perché la trattiate così? E' un
angelo ed un angelo del cielo, - capite? - che voi avete in lei! Non dimenticherò
mai, io, come l'ho vista alla Grotta!».
Mamma Soubirous, intanto per l'emozione che aveva provato, si era lasciata
cadere su una seggiola e guardava la figlia piangendo. Qualche istante dopo,
confortata dalle amichevoli premure della famiglia Nicolau, riprendeva il cammino
della borgata, conducendo con lei Bernardetta, che di tanto in tanto volgeva
indietro uno sguardo furtivo.
VIII.
TERZA APPARIZIONE
(Giovedì, 18 febbraio)
Ma non fu così di una associata alla Congregazione delle figlie di Maria di Lourdes,
Antonietta Peyret. Profondamente commossa per quanto aveva udito raccontare,
prese un pretesto qualsiasi per andare dai Soubirous allo scopo di sentire le
spiegazioni di Bernardetta. Questa non iniziava mai spontaneamente il discorso,
ma quando era interrogata, acconsentiva cortesemente a rispondere a quanto le
si chiedeva. Senza arroganza e senza farsi pregare, Bernardetta cominciò a
raccontare ciò che le era accaduto a Massabieille. Quando parlò dell'abito della
misteriosa Signora, Antonietta Peyret, che seguiva i dettagli con commozione, si
senti scendere le lacrime dagli occhi.
Alla vista delle due visitatrici si fermò un po' confusa, ma non poté nascondere,
né trattenersi dal dichiarare il motivo della sfuriata. La Signora Millet e Antonietta
Peyret furono quasi contente di giungere in questo frangente, si adoperarono per
calmare la madre e per dimostrarle che i suoi timori erano esagerati.
Appoggiarono in seguito la richiesta di Bernardetta e, pregando tanto per se
stesse, quanto per la fanciulla, fecero notare che vi era più da perdere a
combattere questo desiderio, che non da guadagnare. Infine si incaricarono di
accompagnare Bernardetta alla Grotta e a servirle da protettrici.
«Ma volete dunque fare di mia figlia un oggetto di scherno?» esclamava la povera
madre accorata.
Questo colloquio è stato molto spesso riferito a mia sorella dalla Signorina Peyret.
Il giorno successivo prima dell'alba, per non attirare l'attenzione dei curiosi, la
Sig.na Millet e la Sig.na Peyret vennero a bussare leggermente alla porta dei
Soubirous e Bernardetta uscì con loro.
Avevano appena fatto pochi passi, quando le campane della Parrocchia suonarono
per la S. Messa letta; entrarono in chiesa. Ascoltata la Messa, s'incamminarono
verso Massabieille; poche persone le videro passare, perché gli usci delle case
non erano ancora aperti. La Sig.a Millet teneva ben visibile nelle mani una
candela benedetta il giorno della Candelora, candela che accendeva nella sua
stanza nei giorni di festa in onore della Vergine, o all'avvicinarsi di qualche
calamità; Antonietta Peyret, da parte sua, nascondeva sotto le pieghe del
cappotto lungo e nero, in uso tra la gente dei Pirenei, un foglio di carta, una
penna e l'inchiostro.
Bernardetta aveva appena pronunciato le parole sopra riferite ed il suo cuore era
già in comunicazione con la celeste apparizione. Ella pregava e a volte sorrideva.
La veggente stette felice, dolcemente emozionata, ma non diede, in quel giorno,
segni esterni di estasi. La Signora voleva parlare e voleva che la fanciulla udisse
la sua voce nella calma e nel pieno possesso delle sue facoltà. Quando il Rosario
fu terminato, Antonietta Peyret, sempre immersa nel ricordo dell'amica defunta,
la presidente della Congregazione, disse a Bernardetta, porgendole carta e penna
che aveva portato:
«Chiedi, per favore, alla Signora se ha qualcosa da comunicarti ed in questo caso,
di aver compiacenza di metterlo in iscritto».
La veggente fece tre o quattro passi verso la roccia, poi comprendendo che le due
protettrici la seguivano, senza voltarsi, fece loro cenno di restare indietro.
Un po' triste, Antonietta Peyret si accostò a Bernardetta e le chiese ciò che aveva
risposto la Signora.
«Di sì».
«Ma - riprese a sua volta la Signora Millet - perché ci hai fatto cenno di fermarci
quando salivamo poco fa, dietro a te?» «Per obbedire alla Signora».
Bernardetta alzò gli occhi verso l'alto della roccia, poi volgendosi: «La Signora
risponde: no - la sua presenza qui, non mi dà fastidio».
«L'ho fatto».
IX.
TERZA APPARIZIONE
(Venerdì, 19 febbraio)
Dai tratti splendidi della Signora, descritta da Bernardetta, dalla natura delle
promesse che faceva, il padre e la madre della fanciulla credevano di riconoscere
la Regina del cielo. Ma respingevano tosto questo pensiero come presuntuoso e si
confondevano nel loro nulla.
Oltre a questi motivi di timore, non restavano altre oscurità da chiarire? Che
significa va il silenzio della Signora circa il suo nome?
Intravvedendo da una parte luce e dall'altra tenebre, gli sposi Soubirous erano in
preda alla più inestricabile incertezza. Si sentivano avvolti dal soprannaturale e
questo soprannaturale non osavano né accoglierlo, né combatterlo.
E cosi questa brava gente arrivava alla questione finale senza saperla risolvere:
dovevano o no permettere a Bernardetta di ritornare alla Grotta?
In ossequio ai consigli della zia Bernarda, mamma Soubirous e sua figlia uscivano
all'alba del giorno dopo, 19 febbraio, dalla casa situata in Via Petits-Fossés e si
dirigevano, avvolte nei loro cappotti, verso la Via Baous.
Per istrada si uni la zia Bernarda; poi, senza proferire parola, le due donne e
Bernardetta in mezzo ad esse, s'incamminarono verso la riva del Gave.
Nonostante la cura che avevano messo nel nascondersi ai curiosi, alcune vicine,
aprendo la casa, le riconobbero e le seguirono. Un piccolo gruppo di sette od otto
persone arrivò alla Grotta nello stesso istante dei Soubirous.
La madre e la zia avevano già sentito ciò che era Bernardetta alla Grotta. Ma la
loro immaginazione era ben lontana dalle sublimi realtà che le attendevano.
Quando videro la veggente nello splendore dell'estasi, il corpo proteso in avanti
come per prendere il volo, furono prese da uno choc nervoso e la madre
esclamava: «O Dio, ve ne supplico, non toglietemi mia figlia!».
Tutte e tre salirono il pendio scosceso di Massabieille tra le donne che le avevano
seguite quando erano partite. Queste accompagnavano Bernardetta con mille
sguardi e prorompevano in ammirazione per ciò che avevano visto.
Parlò ancora di un fatto strano che si era verificato durante la visione. Mentre era
in preghiera - disse - un tumulto di voci selvagge, che sembravano uscire dalle
viscere della terra, era venuto a scoppiare sulle acque del Gave: queste voci si
sovrapponevano, si confondevano, s'incrociavano le une alle altre come le grida di
una folla in rivolta. Una di queste voci, dominando le altre, aveva gridato con un
tono stridulo e pieno di rabbia: «Salvati! Salvati!»
A questo grido, che sembrava una minaccia, la Signora aveva alzato il capo ed
aggrottate le ciglia, guardando verso il fiume.
X.
QUINTA APPARIZIONE
(Sabato, 20 febbraio)
Al punto ove siamo arrivati c'è da osservare che la notizia delle apparizioni era
generalmente nota a Lourdes e la gente cominciava a parlarne a voce alta e
pubblicamente. Come è indicato nelle precedenti pagine, qualche giovane ed una
dozzina di donne avevano assistito fino allora alle estasi di Bernardetta.
Dopo l'estasi, Bernardetta, interrogata sul colloquio con la Signora, rispose che
Questa aveva avuto la bontà di insegnarle parola per parola una preghiera per lei
particolare e speciale. Quando si chiedeva alla veggente di dire questa preghiera,
rispondeva che non si credeva autorizzata, perché non era stata fatta che in vista
dei suoi intimi bisogni. All'imbarazzo che accompagnava il rifiuto, l'interlocutore
poteva comprendere che si trattava di delicatezze d'anima, alle quali la fanciulla
non ardiva fare allusioni.
XI.
SESTA APPARIZIONE
(Domenica, 21 febbraio)
Nato in un'epoca nella quale l'idea cristiana si era affievolita negli spiriti, il signor
Dozous aveva trascorso l'esistenza nell'indifferenza religiosa. A contatto con gli
avvenimenti soprannaturali della Grotta, sentì l'anima sua risvegliarsi e prendere
il volo verso nuove mete. Rinunciò alle dottrine filosofiche che aveva fino allora
professato e divenne uno dei fautori più ardenti della causa dell'Immacolata
Concezione. Il medico condotto di Lourdes morì tra i suoi concittadini come
cristiano rassegnato ed esemplare il 15 marzo 1884 all'età di 85 anni. Nel lungo
esercizio della sua professione si era dedicato con disinteresse al sollievo dei
poveri; i poveri lo piansero. Nessun dubbio che la virtù professionale del Signor
Dozous come il suo grande zelo nel pubblicare le glorie della Vergine della Grotta
siano state coronate in cielo da Colui che rimunera persino un bicchiere d'acqua,
offerto al più piccolo tra i suoi fratelli.
Ascoltiamo ora il medico nelle sue costatazioni relative alla sesta apparizione: «...
Appena arrivò davanti alla Grotta, Bernardetta si inginocchiò, cavò dalla tasca la
corona e si mise a pregare sgranandola. Il suo volto ebbe una trasformazione,
notata da tutte le persone che le erano accanto ed indicava che era in
comunicazione con l'apparizione. Mentre sgranava con la sinistra la corona,
teneva nella destra una candela accesa, che spesso si spegneva a motivo di una
corrente di aria molto fredda che tirava sul Gave, ma essa la porgeva ogni volta
alla persona più vicina, affinché la riaccendesse. Io, che seguivo con grande
attenzione tutti i movimenti di Bernardetta, volli sapere, in questo momento,
quale poteva essere lo stato della circolazione sanguigna e della respirazione: le
presi un braccio e posi le mie dita sull'arteria radiale. Il polso era tranquillo,
normale, la respirazione facile; nulla nella ragazza denotava una sovreccitazione
nervosa.
Bernardetta, dopo che ebbi rimesso in libertà il braccio, si alzò ed avanzò un po'
verso la Grotta. Tosto vidi il suo volto, che aveva mostrato fino a questo
momento la espressione della felicità più perfetta, rattristarsi; due lacrime le
caddero dagli occhi, scorrendo lungo le gote. Questo cambiamento avvenuto sul
suo volto mi stupì. Quando ebbe terminato le preghiere e l'essere misterioso già
era scomparso, le chiesi ciò che le era accaduto durante questo tempo. Ella mi
rispose: - «La Signora, staccando da me il suo sguardo per un momento, lo
diresse al di sopra della mia testa; ed avendoLe io chiesto che cosa La
rattristasse, mi fissò di nuovo e disse: "Pregate per i peccatori!" Ben presto fui
rassicurata dall'espressione serena e buona che Le vidi sul volto e tosto
disparve».
Lasciando questi luoghi, ove la commozione era stata cosi grande, Bernardetta si
ritirò, come al solito, in atteggiamento semplice e modesto.
Come ognuno può giudicare, il racconto del Dott. Dozous non palesa alcun
entusiasmo: è la costatazione pura e semplice di un fatto esaminato negli aspetti
esterni. Vi è qualche affermazione che tradisce il dubbio, ma il medico è incerto e
non osa ancora pronunciarsi. Cerca, brancola, riflette. Da una parte intravede la
riprovazione e lo schermo dei suoi amici, dall'altra ascolta le rivendicazioni della
propria ragione. Una grande lotta si scatena in lui; si tratta di decidere fra le
vecchie idee ed i nuovi orizzonti, che si schiudono davanti alla sua anima. Sempre
più colpito dall'evidenza dei fatti, il Signor Dozous riconobbe infine l'elemento
soprannaturale delle apparizioni e da quel giorno, disprezzando ogni derisione,
divenne l'apostolo devoto della Grotta di Lourdes.
XII.
DEL 21 FEBBRAIO
Gli spettatori erano già stati numerosi all'estasi del giorno prima. Altri li avrebbero
seguiti, ma temendo di essere vittime di qualche mistificazione avevano voluto
aspettar più minuziose notizie e non si portarono alla Grotta che il giorno dopo 21
febbraio. A questi si aggiunsero un gruppo di operai di Lourdes, che approfittando
del riposo domenicale, vollero assicurarsi di persona delle notizie che si
raccontavano. I nuovi spettatori, insieme a quelli dei giorni precedenti, sempre
fedeli a ritornare, formarono un pubblico considerevole attorno a Bernardetta il
mattino della sesta apparizione.
Erano intanto sorte qua e là discussioni vivaci fra quelli che credevano e quelli che
non credevano alle apparizioni. La portata di questi piccoli conflitti venne
esagerata e si volle vedervi il germe minaccioso di dissensi che potevano turbare
la quiete del borgo. Un secondo timore, questo un po' più fondato, metteva in
allarme le autorità. Lo spazio ristretto ove si stipava la folla a Massabieille
presentava serie e gravi preoccupazioni e pericoli. I primi che arrivavano,
s'impadronivano del posto che si trova davanti alla Grotta. Quelli che arrivavano
dopo, salivano sui massi di pietra che affioravano alla superficie del Gave. Gli
ultimi si arrampicavano ed andavano ad aggrapparsi ai rami degli alberi, situati
sopra gli scavi. Si comprende bene i pericoli d'una simile situazione: un
movimento sbagliato poteva far cadere nel fiume i gruppi di persone mal sicure
che si trovavano sui massi sdrucciolevoli della corrente; un ramo che si fosse
staccato, era sufficiente per far cadere e precipitare sugli spettatori in basso, gli
imprudenti che penzolavano al di sopra del precipizio. Non si era verificato fino
adesso alcuna disgrazia, ma bisogna va forse aspettare la catastrofe, per portarvi
rimedio?
XIII.
DEL 21 FEBBRAIO
L'ufficiale del pubblico ministero di Lourdes era al tempo delle apparizioni, il Sig.
Dutour, più tardi consigliere alla corte d'appello di Pau. Questo magistrato era
stimato nel territorio della sua giurisdizione ed adempiva con dignità i doveri del
suo ufficio. Ma come spesso si nota anche nelle nature meglio dotate, c'erano in
Dutour alcune contraddizioni, certi difetti che nuocevano allo splendore delle sue
belle qualità. Così, pur mostrandosi rispettoso della religione, faceva guerra a ciò
che veniva indicato col nome di idee clericali. Nelle cause giudiziarie, per le quali
mostrava una grande competenza, si impuntava oltre misura contro le sentenze
dei giudici, le cui conclusioni non erano conformi alle sue. È con queste
disposizioni buone o cattive e, nonostante tutto, sincere, che il procuratore
imperiale di Lourdes, prese posizione nell'affare della Grotta.
«Figlia mia, voi fate parlar molto di voi; avete forse il proposito di continuare le
vostre visite alla Grotta?
- Si, Signore, l'ho promesso alla Signora e vi ritornerò per una dozzina di giorni
ancora.
- Ma, mia povera piccola, la vostra Signora non esiste; è un essere puramente
immaginario.
- Badate bene, forse si finirà per scoprire qualcosa di nascosto che spiega la
vostra ostinazione; già si è sparsa la voce che voi ed i vostri parenti ricevete
regali in segreto.
- Tuttavia ieri siete stata dalla Signora Millet ed avete preso dei dolci.
- Checché ne sia, la vostra condotta alla Grotta è un vero scandalo: fate correre
tutta la gente e bisogna che queste cose finiscano; mi promettete di non tornare
più a Massabieille?
Prima di continuare, apro una parentesi per dire che durante la mia permanenza
a Lourdes, abitavo nella stessa casa del commissario di polizia. Costui abitava il
piano rialzato ed io il primo piano. Debbo a questa vicinanza l'occasione d'aver
potuto raccogliere le informazioni che seguono.
Nell'istante in cui la veggente giungeva allo studio del commissario, mia sorella,
tutta preoccupata, venne a darmene l'annuncio e ad invitarmi a scendere.
Quando entrai, il signor Jacomet terminava di fare i preparativi nel suo ufficio e
collocava davanti a sé un foglio di carta bianca ed una matita. Si volse in seguito
verso la fanciulla e con l'aria più insidiosamente benevola le disse:
«Tu hai, senza dubbio, già compreso per quale scopo ti ho chiamata presso di
me. Mi hanno parlato con tale entusiasmo delle belle cose che hai visto a
Massabieille, che a mia volta, come tutti del resto, sono stato preso dal desiderio
di sapere di che cosa si tratta. Hai forse qualche difficoltà a raccontarci: al signor
Estrade e a me, come hai fatto ad incontrare la Signora della Grotta?
- No, signore.
- Tu ti chiami, se non sbaglio, Bernardetta?
La fanciulla parve cercare qualcosa, poi, come uno che abbia trovato ciò che
cercava:
- Ho quattordici anni.
Bernardetta, come se fosse stata davanti ad uno dei suoi parenti, fece il racconto,
pieno di incanto, della prima apparizione, come è narrato nelle precedenti pagine.
Entrò in tutti i particolari riferente si all'età, vesti, fisionomia della Signora e ciò
con una tale spontaneità e persuasione che la sua sincerità non poteva essere
messa in dubbio. Mentre parlava, il commissario faceva correre rapidamente la
matita sul foglio bianco. Alzò quindi la testa:
- Ciò che tu ci racconti, è effettivamente interessantissimo, ma alla fin fine, chi è
questa Signora della quale ti sei invaghita? La conosci?
- Oh! Signore, ma è più bella di tutte le donne che ho incontrato fino adesso.
- Non più bella però della signora N. o della signora N. (E qui il commissario
citava le signore della borgata meglio dotate in rapporto alla bellezza).
- Questa Signora si muove, parla o resta immobile al suo posto come una statua
di chiesa?
- Oh! Si muove, sorride e parla come noi; fra le al tre cose, mi ha chiesto se
volevo aver la bontà di tornare per quindici giorni alla Grotta.
- Che cosa dicono i tuoi genitori delle cose che ci hai narrato?
- Si, figlia mia, i tuoi genitori hanno ragione e le cose, che tu credi vedere e
sentire, non esistono che nella tua fantasia.
- Ascoltami: se la Signora della roccia, fosse una persona come tutte le altre, tutti
potrebbero vederla ed ascoltarla. Ora, come si spiega che ciò non avviene?
- Caro signore, io non posso spiegarvi queste cose; ciò che posso affermare è che
la Signora è reale e viva.
- E' esattamente il contrario, mio signore, bisogna scrivere una veste bianca ed
una fascia azzurra.
La giovanetta alzò gli occhi pieni di sorpresa sull'uomo che le stava davanti e
rispose:
- Voglio esserti più chiaro: forse che non c'è qualcuno che ti ha consigliato
segretamente di dire che la Vergine ti appare a Massabieille e che dicendo questo,
non solo tu saresti ritenuta come una santa, ma ancora che la Vergine te ne
sarebbe grata? Rifletti bene, prima di rispondere, perché in proposito ne so molto
più di quanto tu pensi.
- So bene come regolarmi, ma non voglio far scalpore, né attaccare briga. Non ti
chiedo confessioni, ma esigo da te una semplice promessa. Mi dai la tua parola
che non tornerai più alla Grotta?
«Ragazza mia, non ostinarti; acconsenti a ciò che ti chiede il signor Jacomet;
altrimenti, non sai ciò che ti aspetta?».
Bernardetta capì che non avevo diritto di intervenire nel dibattito; non rispose.
Proprio allora la porta del commissariato si aprì ed un uomo del popolo introdusse
timidamente la testa.
- Ah! Siete voi il papà Soubirous; avete fatto bene a venire, perché stavo per
mandarvi a chiamare.
Voi sapete bene la parte che recita vostra figlia da qualche tempo: ammaestrata,
senza dubbio, da qualche comare della borgata, fa l'ispirata e si abbandona a
smorfie e scimmiottature che fanno girare la testa agli imbecilli. Occorre che
questa commedia finisca, perché rappresenta un serio pericolo per la tranquillità
della popolazione di questa cittadina. Vi avverto che se non avete abbastanza
autorità per trattenere la figlia a casa vostra, ne avrò io, abbastanza per
trattenerla altrove.
- Oh! Signor commissario, lasciatemi parlare con tutta franchezza: da parte mia
non ho il minimo dubbio circa la verità delle cose che la fanciulla racconta: ora
bisogna vedere se veramente si inganna ... Ecco, questa è la nostra grande
difficoltà ... Vi confesso che io e mia moglie siamo molto stanchi dei fastidi che
dobbiamo sopportare. Da tre o quattro giorni la nostra casa non si svuota di
curiosi e noi non sappiamo come fare per mandarli via. Sono felice di poter
servirmi dei vostri ordini per chiudere la mia porta al pubblico. Quanto a
Bernardetta, staremo attenti, affinché non vada più a Massabieille».
- Non sono del vostro parere; questa fanciulla è stata affascinata, e la scena che
ha vista o crede di aver vista, è ancora sotto i suoi occhi; descrivendola, racconta
ciò che ha visto.
- Ma credete che una povera contadinella sappia recitare in questa maniera e con
simili accenti? È impossibile.
- L'avvenire ce lo mostrerà.
XIV.
LUNEDÌ 22 febbraio
La Vergine non appare alla Grotta
Nonostante le assicurazioni date dal papà Soubirous sulla buona fede della figlia,
il Commissario di polizia non poteva persuadersi che Bernardetta si trovasse sola
nell'affare della Grotta. Appena l'interrogatorio della domenica fu terminato,
incaricò i suoi agenti come anche le guardie della località di sorvegliare ove
andava e donde veniva la veggente e particolarmente le relazioni che poteva
avere al di fuori della sua famiglia.
Al tempo di cui riproduco i ricordi, la caserma dei carabinieri era nell'ultima casa a
sinistra della via che si trova all'uscita della borgata sulla strada di Tarbes. La
casa in questione non era lontana che qualche passo dal luogo ove si era fermata
Bernardetta. I carabinieri dalla loro finestra, notarono le esitazioni della fanciulla a
proseguire la sua strada; la loro curiosità fu molto più interessata per il fatto che
essi non potevano spiegarsi lo scalpitio della fanciulla davanti all'ostacolo
invisibile; quando videro la veggente fare dietrofront e ritornare sui suoi passi
capirono il suo pensiero e si affrettarono a seguirla.
Le guardie l'attesero vicino al mulino ove era nata e le chiesero in tono imperioso
ove era diretta.
Mia sorella, che per caso era capitata là, mentre passeggiava quel giorno con
alcune sue amiche, racconta essa stessa gli incidenti della visita alla Grotta
capitati a Bernardetta il pomeriggio del 22 febbraio. La relazione di mia sorella è
stata scritta già da parecchi anni.
«... Dopo che fummo uscite dal borgo, le mie compagne ed io scorgemmo un
numero rilevante di persone riunite al punto ove la strada del castello si
congiunge col sentiero della foresta. Tutte avevano lo sguardo rivolto verso il
basso, a valle e tosto un grido di gioia partì dal gruppo:
«È lei!... Arriva!».
- Se voi sapeste, signorina, ciò che soffriamo! Alcuni si beffano di noi, altri dicono
che nostra figlia è pazza. Ve ne sono anche di quelli che dicono che riceviamo
denaro e che si sta per citar ci in Tribunale.
- Oh! Mia povera donna, avrete un bel da fare se vi preoccupate di ciò che dice la
gente. Piuttosto che cosa pensate e che dite di vostra figlia?
Gli scettici di Lourdes, apprendendo che la Signora non era apparsa, in quel
giorno, alla Grotta, non mancarono di fare commenti.
«Ella ha paura delle guardie - dicevano - ed è probabile che, se Jacomet se ne
interessa, troverà prudente di sloggiare dalla roccia e cambiare dimora».
Anch'io ero fra gli schernitori; non sospettavo neppure lontanamente di essere
alla vigilia di lasciarli.
XV.
SETTIMA APPARIZIONE
(Martedì, 23 febbraio)
La madre, con le lacrime agli occhi, abbassando la voce per non essere intesa da
Bernardetta, aveva risposto: «Dopo quello che ha sofferto oggi, non oso più
mettervi ostacolo».
Mia sorella, nei giorni precedenti, mi aveva pregato a più riprese d'andare con lei
ad assistere ad una delle estasi della veggente. Le avevo sempre risposto che su
questo non la pensavamo ugualmente e che per mio conto non sentivo alcun
bisogno di prestarmi a diventare ridicolo. Il lunedì 22 febbraio, durante la cena,
senza far parola circa la passeggiata stabilita con le amiche, tornò alla carica
indirettamente, facendomi capire che desiderava tanto d'andare a Massabieille,
ma che ne era impedita dal decoro e dalla buona educazione perché le ripugnava
mostrarsi sola sul sentiero della foresta. Finsi di non capire.
Nella medesima sera, come mi accadeva spesso, andai a fare una visita al
sacerdote Don Peyramale, parroco della parrocchia. In quel momento a Lourdes
non si faceva che parlare delle apparizioni e naturalmente la conversazione che si
era avviata fra noi due, andò a cadere sul medesimo argomento.
Prima di lasciare la casa parrocchiale e senza dubitare che le mie parole potessero
essere prese sul serio, comunicai al parroco le insistenze che mi venivano fatte
dalla sorella per trascinarmi con lei alla Grotta.
Di ritorno a casa, annunciai a mia sorella che acconsentivo alla sua richiesta e che
l'indomani sarei stato la sua guida sulla strada di Massabieille. Infatti il giorno
dopo, quando partii, avevo a fianco non solo mia sorella ma anche le sue amiche,
cioè tutte quelle con le quali era andata alla Grotta in passeggiata il giorno prima.
Confesso che ero un po' confuso di dover attraversare il borgo in mezzo a un
seguito così devoto. Strada facendo torturavo le mie compagne di viaggio con
molte sciocchezze e villanie.
Verso le sei del mattino, all'alba arrivai alla testa del mio gruppo di signore e
ostentando un'aria di superba indifferenza, feci per la prima volta il mio ingresso
sotto la Grotta di Massabieille. La veggente non era ancora arrivata, ma vi si
trovavano già più di duecento persone. Molte donne del popolo pregavano in
ginocchio e feci fatica a trattenermi dalle risa, vedendo la fede semplice di quelle
buone cristiane. Alcuni signori di Lourdes, tre o quattro, venuti come me per
compiacenza o per curiosità, si fermavano sul terreno davanti gli scavi. Per il mio
amor proprio fui contento di incontrarveli.
Dopo qualche istante d'attesa, si alzò dalla folla un confuso clamore: tutti
dicevano che veniva la veggente. Si apersero le file e tosto apparve Bernardetta.
Noi uomini, aiutandoci coi gomiti, andammo a metterci a fianco della fanciulla. Da
quel momento alla veggente non era più possibile occultarsi, perché noi avevamo
gli occhi fissi su lei.
L'ora dei ragionamenti era passata e come tutti quelli che assistevano a questa
scena di cielo, portavamo gli sguardi dall'estatica alla roccia e dalla roccia
all'estatica. Non vedevamo nulla, non udivamo nulla si capisce - ma ciò che
potevamo vedere, comprendere, afferrare, toccare era questo: che un colloquio si
era avviato tra la Signora misteriosa e la fanciulla che avevamo sotto gli occhi.
Dopo i primi trasporti di gioia dovuti all'arrivo della Signora, la veggente si mise
effettivamente nell'atteggiamento di chi ascolta. I suoi gesti, la sua fisionomia,
riprodussero subito dopo, tutte le fasi di una conversazione. A volte sorridente, a
volte seria, Bernardetta approvava con la testa o sembrava ella stessa
interrogare. Quando la Signora parlava, ella fremeva di gioia, quando al contrario
ella Le faceva giungere le sue suppliche, Bernardetta si umiliava e si commuoveva
sino alle lacrime. In certi momenti, si poteva notare che il colloquio era sospeso;
allora la fanciulla continuava a sgranare il Rosario con gli occhi fissi all'ogiva: si
sarebbe detto che temeva, abbassando le pupille, di perdere di vista l'oggetto
incantevole della sua estasi.
Solitamente la veggente terminava le sue preghiere con gesti di saluto, rivolti alla
Signora nascosta. Sono vissuto nel mondo, troppo forse, ed ho incontrato modelli
di grazia e di distinzioni. Mai ho visto alcuno salutare con la distinzione che vi
metteva Bernardetta. Durante l'estasi, la fanciulla faceva ad intervalli il segno
della croce. Orbene - ho detto in quel giorno sulla strada della Grotta - se in cielo
si tracciano segni di croce, non possono essere fatti che a questo modo.
L'estasi durò circa un'ora; verso la fine la veggente, camminando sulle sue
ginocchia, si portò dal posto ove ella pregava, sino al di sopra della rosa di
macchia che sporgeva dalla Grotta. Là si raccolse, come per un atto di
adorazione, baciò la terra e tornò sempre camminando sulle ginocchia, al posto
che aveva poco prima lasciato. La sua figura si illuminò di un ultimo splendore,
poi gradatamente, senza scosse, quasi in modo impercettibile, il rapimento perse
il suo splendore, si affievolì, scomparve. La veggente continuò ancora a pregare
per qualche istante, ma da questo momento non avevamo più davanti a noi, se
non la figura amabile ma campagnola della piccola figlia dei Soubirous. Infine
Bernardetta si alzò, si avvicinò a sua madre e si perse tra la folla.
Che avevo fatto per meritarmi questo onore incomparabile? E che cosa ho fatto
più tardi per ringraziare la Vostra tenerezza sublime? O Madre! Come vedete i
miei capelli sono divenuti bianchi ed io mi trovo presso la tomba. Non ho il
coraggio di fermare lo sguardo sulle mie iniquità e, più che mai sento il bisogno di
rifugiarmi sotto il manto della vostra misericordia. Quando, nell'ora suprema,
comparirò davanti al Vostro augusto Figlio, degnateVi di farVi mia protettrice e di
ricordarVi che nei giorni benedetti delle Vostre apparizioni, mi avete visto
inginocchiato, a glorificare il Vostro nome e ad implorare le Vostre benedizioni
sotto le volte sacre della Vostra Grotta di Massabieille.
Interrogata su ciò che la Signora le aveva detto nel corso della settima
apparizione, Bernardetta rispondeva che aveva ricevuto tre segreti, ma che questi
segreti riguardavano soltanto lei. La veggente aggiungeva che le confidenze che
le erano state fatte non potevano essere comunicate a nessuno, neppure al suo
confessore. Delle persone indiscrete hanno cercato molto spesso con insinuazioni,
o stratagemmi, o promesse di strappare alla fanciulla le rivelazioni della Vergine.
Tutti i tentativi sono falliti e Bernardetta ha portato con sé i segreti nella tomba.
XVI.
OTTAVA APPARIZIONE
(Giovedì, 18 febbraio)
Nelle mie idee si era operata una rivoluzione. Dal commissario di polizia,
Bernardetta mi aveva meravigliato, alla Grotta mi aveva conquistato. Non si
trattava più di una figura immaginaria che scorgevo nel suo spirito, era invece la
celeste figura della Vergine, che mi appariva abbagliante nello sguardo della
fanciulla.
Mentre all'inizio deridevo gli avvenimenti di Massabieille, dopo la mia prima visita,
credetti mio dovere occuparmene con attenzione e rispetto. Se non avessi
ascoltato che la mia inclinazione, mi sarei portato tutte le mattine sul luogo delle
apparizioni; sfortunatamente non potevo disporre del mio tempo e le esigenze del
mio ufficio mi obbligavano molto spesso a portarmi fuori di Lourdes.
All'inizio aveva notato che dei forestieri cominciavano ad apparire alla Grotta e
che le persone di Lourdes, continuavano ad accorrervi più numerose e sollecite
che mai.
Bernardetta era arrivata alla sua solita ora e, senza far attenzione agli sguardi
che si fissavano su lei, era andata ad inginocchiarsi sulla pietra, che si era scelta
nei giorni precedenti. Questo posto, all'arrivo della veggente, era sempre lasciato
libero dalla folla.
Bernardetta, era senza dubbio, la fanciulla privilegiata, non era però solo per
essa, ma era per il mondo intero che la Divina Madre veniva ad aprire a Lourdes i
tesori della sua misericordia. Abbracciando in un unico e medesimo amplesso tutti
i suoi figli che si trovano sulla terra, porta va ai giusti i suoi incoraggiamenti e
sorrisi, ai poveri peccatori le ispirazioni segrete che riconducono alle primitive
altezze. Nel mattino dell'ottava apparizione, era verso questi ultimi che Ella
rivolgeva la sua materna sollecitudine.
Continuando la sua narrazione mia sorella mi disse che, nel momento in cui
Bernardetta era rapita in estasi, una nube di tristezza era venuta a posarsi sulla
sua figura fino allora radiosa. La veggente si era messa ad ascoltare a lato della
roccia; poi, come chi apprende una notizia dolorosa, aveva lasciato cadere le
braccia ed abbondanti lacrime avevano bagnato le sue guance. Con un
atteggiamento di grande umiltà aveva percorso in ginocchio il pendio che sta
davanti all'ogiva, baciando ad ogni passo la terra. Arrivata sotto il roseto selvatico
aveva rinnovato le sue prostrazioni, poi aveva levato la testa verso l'apertura
ogivale come per prendervi una misteriosa parola d'ordine. L'estatica si era in
seguito rivolta dalla parte degli spettatori e, come hanno detto più tardi, col viso
in pianto e coi singhiozzi nella voce, aveva ripetuto in tre diverse riprese:
Ritornata al suo posto, Bernardetta era di nuovo rapita in estasi. Mentre intorno
ad essa regnava un silenzio solenne, un fatto tanto inaspettato quanto grottesco
venne a disturbare il raccoglimento degli spettatori. Il maresciallo di Lourdes,
seguito da un ufficiale subalterno si era improvvisamente presentato alla Grotta,
gridando con prepotenza: «Largo, largo!».
Dopo essere passato in mezzo alla folla, era andato a mettersi a fianco della
fanciulla e le aveva detto: «Ebbene! Che fai qui, piccola commediante?»
Bernardetta non batté palpebra; doveva occuparsi in questo momento ben d'altri
che d'un volgare gendarme e, tutta rapita nella visione, aveva continuato a
pregare ed a raccogliersi in se stessa.
Indispettito dalla noncuranza che aveva per lui la veggente, rivoltosi alla folla e
prendendo una posa teatrale, esclamava: «E dire che simili sciocchezze
avvengono nel diciannovesimo secolo!...».
NONA APPARIZIONE
(Giovedì, 25 febbraio)
Iniziando questo capitolo, non posso sottrarmi dal far osservare come l'uomo è
volubile e, come bastino poche cose per sconvolgere il suo giudizio. Si entusiasma
e si raffredda facilmente, spesso senza attendere che la mano, che lo guida, gli
abbia mostrato la via. Da questa fretta intempestiva sorgono le illogicità e
contraddizioni. che sembrano essere l'eredità della sua vita passeggera. Fino ad
ora abbiamo visto la folla mostrarsi entusiasta sotto la roccia di Massabieille; oggi
la vedremo avvilita e quasi disposta a rinnegare ciò che aveva glorificato e
benedetto. Era giunto il momento nel quale la Signora invisibile stava per
suscitare alla Grotta il primo segno della sua potenza. Il miracolo avvenne, ma gli
spettatori non lo compresero; fu anzi per la maggior parte fra essi un motivo di
delusione e di scandalo. Quanto a me che assistevo alla scena misteriosa che sto
per descrivere, avvertii una penosa eclissi prodursi nella mia fede e ritornai a
Massabieille completamente sconcertato. Fin dalla mia prima visita alla Grotta,
avevo osservato il posto preciso, ove si metteva la veggente per recitare le sue
preghiere. Il mattino del 25 febbraio, feci degli sforzi per avvicinarmi; vi giunsi e,
anche questa volta, potei seguire tutti i movimenti della giovane in estasi, senza
perderne uno solo.
Ella era là sotto i miei occhi, nella sua posa angelica, allorché, dopo qualche
istante di riflessione, si alzò per avanzare verso la Grotta. Nel passare, ella scostò
i rami del roseto selvatico ed andò a baciare la terra sotto la roccia, oltre il
cespuglio. Discese in seguito il pendio, ed essendosi raccolta in se stessa, entrò di
nuovo in estasi.
Quando la fanciulla si alzò per tornare al suo posto, aveva ancora il volto bagnato
di acqua fangosa. A questa vista un grido di pietà uscì da tutte le bocche:
«Bernardetta non è più lei! La povera fanciulla diventa pazza!».
I liberi pensatori avevano già pronosticato che la pazzia sarebbe stata il termine
fatale al quale doveva giungere la giovane visionaria.
Tutte le persone che, dopo l'estasi si trovarono a fianco di Bernardetta nel tragitto
dalla Grotta alla città, non tardarono ad osservare che nessun sintomo allarmante
si manifestava nello stato mentale della giovane veggente. La fanciulla, come
abitualmente, parlava, conversava con quel modo sensato e con quell'aria piena
di confidenza e familiarità che piaceva tanto in lei. Sicure che l'estatica era in
pieno possesso di tutte le sue facoltà mentali, queste stesse persone la indussero
a dare spiegazioni sulla insolita scena che si era appena verificata a Massabieille.
- Ecco, rispose la fanciulla, con un modo molto semplice e del tutto naturale:
Alcune buone cristiane dalla fede semplice e perseverante non si erano punto
lasciate impressionare dai movimenti un po' strani della giovane veggente. Dopo
la partenza degli spettatori, esse avevano continuato a recitare tranquillamente il
loro Rosario sotto la roccia, senza preoccuparsi delle impressioni di quelli che se
ne erano andati. Alla fine delle loro preghiere notarono che un filo d'acqua,
appena visibile, si staccava dal punto ove aveva scavato Bernardetta e si sforzava
di aprirsi un passaggio verso il Gave. Scorreva timidamente di sasso in sasso e ad
intervalli si perdeva nella sabbia. Le buone donne non tirarono alcuna deduzione
da questo piccolo fatto.
Nel pomeriggio del medesimo giorno, 25 febbraio, altre persone si portarono alla
Grotta e furono meravigliate di veder discendere dall'alto del pendio un filo
d'acqua, che non avevano mai scorto. Il piccolo fiotto d'acqua ingrossava di
minuto in minuto e si era già tracciato nel suolo un piccolo canaletto. Questi
ultimi osservatori, costatarono il fatto, ma non sapendo ciò che si era verificato il
mattino, alla Grotta, non pensarono neanche lontanamente di riferirlo
all'intervento della veggente. Il lavorio nascosto che si compiva sotto la roccia di
Massabieille continuava il suo misterioso cammino e prendeva proporzioni sempre
più grandi. Ben presto il piccolo filo d'acqua che qualche ora prima si infilava
esitante e timoroso attraverso i sassi del terreno, aveva preso una certa
consistenza e già si dirigeva con aria sicura e disinvolta verso il letto del Gave.
Il giorno dopo, quando giunsero gli spettatori abituali delle estasi, poterono
ammirare sotto la roccia di Massabieille l'abbondante sorgente che vi cola anche
oggi.
XVIII.
LA SORGENTE
Sovente ho detto, qualche volta scritto, e questo senza restrizione, che al tempo
delle prime apparizioni sotto la roccia di Massabieille non v'era alcuna fonte.
Presentata così questa testimonianza, d'accordo con le mie convinzioni, non lo era
però con lo stato reale delle cose. A quanti sono venuti a conoscenza delle mie
dichiarazioni ed a me stesso debbo dire come mi ero formata questa convinzione
e come sono stato obbligato a lasciarla.
Dal ricollegamento di tutti questi fatti e di tutte queste circostanze, che cosa
dovevano concludere i testimoni della scoperta della sorgente?
Conclusero, - e si deve riconoscere che ciò non è senza qualche ragione - che la
fonte era stata scoperta e messa alla luce nel giorno in cui la veggente aveva
scavato la terra.
La divergenza d'opinione sull'inizio più o meno recente della fonte alla Grotta
durava da circa una ventina d'anni, quando venne una voce autorevole a porvi
fine. Il Rev. Richard, il celebre idrogeologo ha dichiarato, dopo uno studio serio
dei luoghi, che la sorgente di Massabieille miracolosa nella sua origine e nei suoi
effetti, non lo è nella sua esistenza. Ho dovuto inchinarmi davanti a questa
affermazione e confesso che mi è costato non poco. Ecco del resto ciò che il
sapiente sacerdote scriveva nell'aprile 1879 al Rev. P. Superiore dei Missionari di
Lourdes:
Prendendo così i fatti, quali sono, nella loro scrupolosa verità, siamo in grado di
esporli e comprenderli, senza togliere ad essi il carattere essenzialmente
soprannaturale che li distingue».
XIX.
DECIMA APPARIZIONE
(Venerdì, 26 febbraio)
XX
UNDECIMA APPARIZIONE
(Sabato, 27 febbraio)
Molti di coloro che seguono questi racconti, si sono già chiesti, ne sono convinto,
ciò che diceva e pensava il clero di Lourdes, circa gli avvenimenti che si
verificavano alla Grotta di Massabieille. Gli incidenti della giornata del 27 febbraio
rispondono a questa domanda.
L'uomo che si volge indietro nella sua vita, non scorge che tombe seminate sul
suo cammino. Ma sente spuntare le lacrime, quando in mezzo a queste tombe,
rivede quella di un amico. Il vecchio presbiterio di Lourdes, visitato dalla morte, è
rimasto per me uno dei monumenti funebri al quale non m'accosto che
piangendo.
Questo prete, dal cuore grande, dall'intelligenza non comune, dalla virtù rara, l'ho
già nominato. Gli avvenimenti della Grotta dovevano farlo conoscere anche molto
lontano. Insignito qualche anno più tardi della dignità di protonotario apostolico, il
parroco di Lourdes si chiamava Mons. Peyramale.
Tra i tre vicari che dividevano con lui i doveri e le fatiche del ministero
parrocchiale, si distingueva il Rev. Pomian, che era nel medesimo tempo e che è
restato fino alla sua morte, nel 1893, Direttore Spirituale dell'Ospizio diretto dalle
Suore di Nevers. È qui ch'egli conobbe Bernardetta di cui fu catechista e
confessore. Quanto agli altri due: il Rev. Serre è morto ancora giovane, il Rev.
Pène l'ha seguito nella tomba nel 1897.
Questi quattro sacerdoti formavano insieme una famiglia unita. ove non solo gli
ordini, ma anche i più piccoli desideri del capo erano ascoltati ed eseguiti con
filiale abbandono.
La notizia delle apparizioni fece il suo ingresso nella casa parrocchiale di Lourdes,
un po' come dappertutto, cioè con quel carattere vago e impreciso che
accompagna le prime informazioni. Il Rev. Peyramale era troppo superiore per
fermarsi a credere che si trattava di una fantasia puerile o di una leggenda da
vecchierella. Quando, in un incontro occasionale si voleva intrattenerlo intorno
alle cose meravigliose che accadevano a Massabieille, alzava le spalle e
proseguiva la sua strada.
Tuttavia, dopo aver pensato alle cause naturali o a quelle artificiali, che avrebbero
potuto produrre l'attrattiva della Grotta, il parroco di Lourdes, non poteva
dimenticare di essere prete. Sapeva che sopra al mondo materiale ne esiste uno
spirituale, al quale non siamo estranei. Sapeva anche che dall'alto discendono, in
certe ore solenni, dei messaggeri di pace, incaricati da Dio di sollevare un lembo
del velo che ci cela questo mondo invisibile. In particolare la Regina del Cielo,
questa gloriosa Figlia della terra che conosce i nostri bisogni e le nostre deficienze
congenite non si è incaricata più di una volta di compiere Essa stessa questa
missione? Non era di recente data l'apparizione della Salette? E se la Madre di Dio
si era mostrata sulle Alpi, era impossibile che si mostrasse anche sui Pirenei?
Una voce segreta invitava il degno Pastore di Lourdes a considerare questa ultima
ipotesi. Da parte sua non domandava di meglio che di ascoltare questa voce; ma
era di quelle alle quali si può credere? Ritenendo per certo che un essere
soprannaturale fosse apparso alla Grotta, c'era possibilità di esaminare la natura
di questo essere misterioso? Rappresentava il bene? Rappresentava il male?
Senza dubbio, dopo le voci che erano corse, la Signora che si mostra va alla
veggente era rivestita delle caratteristiche che sono proprie della Sovrana del
cielo, ma si poteva prestare fede a tutti questi bei discorsi? Il demonio non era
capace di simili magie?
Inoltre fece adottare la stessa linea di condotta ai suoi tre vicari. Riunitili un
giorno nella sala della casa parrocchiale, disse loro:
«Voi ben conoscete le voci che corrono circa le protese apparizioni, che sarebbero
accadute in una Grotta vicino al Gave. Io non so quanto vi sia di reale o fantastico
nella storia che raccontano, ma ciò che importa a noi sacerdoti, in frangenti di
questa sorta, è di mantener ci nel più rigoroso riserbo. Se le apparizioni sono vere
e di origine celeste, Dio saprà bene chiamarci al momento giusto, se sono
fantastiche o suscitate dallo spirito maligno, Dio non ha bisogno del nostro
intervento per smascherarne le falsità. Sarebbe dunque intempestivo e spiacevole
che qualcuno di noi si mostrasse in questo momento alla Grotta. Se le apparizioni
dovessero essere riconosciute vere, non mancherà chi insinuerà che la nostra
partecipazione ha avuto il suo peso in questa decisione. Se saranno respinte
come infondate, rideranno di quella che potrebbero chiamare la nostra sconfitta.
Perciò, confratelli carissimi, niente visite alla Grotta o parole inconsiderate; sono
in gioco oltre la nostra dignità, gli interessi della religione; sappiamo mantener ci
all'altezza che da noi esigono le circostanze».
Le tenerezze della fanciulla per la sua divina Madre andavano ognora crescendo e
si notava che le estasi, senza cessare di essere molto splendide, prendevano un
carattere sempre più intimo. Il mattino del 27 febbraio, le contemplazioni e le
gioie dell'estasi si prolungarono un po' più del solito. Al termine, la Signora,
secondo le parole della veggente, parve raccogliersi e meditare. Tosto pose
termine alle sue riflessioni e fece intendere queste parole alla piccola privilegiata:
«Sebbene sia buono - diceva con un grazioso sorriso - non lo temo meno di un
gendarme».
Tuttavia al suo ritorno dalla Grotta, dopo aver fatto un salto a casa sua,
Bernardetta prese il coraggio a due mani e si diresse verso la casa parrocchiale.
Nel momento in cui si presentava alla casa, il parroco Peyramale stava recitando
il breviario nei vialetti del suo giardino. Al rumore della porta che chiudeva il
cortile, alzò la testa e vide una giovanetta avanzare verso di lui con aria modesta
e timorosa. Non conosceva ancora Bernardetta o almeno l'aveva appena
intravista un giorno al catechismo dell'Ospizio, nel momento in cui rispondeva
all'appello. Quando la fanciulla arrivò vicino al prete, questi interruppe le sue
preghiere e chiese alla giovane visitatrice chi era e ciò che voleva.
Nel medesimo tempo, il rigido Pastore andandole innanzi si diresse verso l'interno
della casa.
Allo scopo di dare al colloquio che sta per seguire la sua giusta luce, devo far
osservare che il Rev. Peyramale era un uomo alto di statura, dallo sguardo
imponente, dalla figura severa. Era un montanaro dalla natura un po' forte,
sebbene addolcita e corretta dall'educazione, dal vivere civile e soprattutto dalla
grazia. Parlava poco e freddamente e sulle prime nessuno si sentiva attirato verso
lui. Ma vi erano in lui come due uomini: l'uno molto rude, l'altro molto buono,
molto semplice e dignitoso. Il secondo faceva dimenticare il primo. Dopo che si
era trascorso qualche istante con lui, il ghiaccio era rotto e non si sapeva se
ammirare di più le qualità del suo spirito originale e pieno di risorse o la
generosità naturale del suo cuore. Ciò che era giusto e bello lo esaltava, tutto il
resto: la falsità, la meschinità, la cattiveria non gli ispirava che disgusto e lo
detestava al punto da fargli accapponare la pelle. Sempre ed anzitutto prete, non
perdeva mai occasione per dire la parola che edifica, il consiglio che illumina. Lo si
ascoltava con rispetto, ci si lasciava invadere da una irresistibile attrattiva;
lasciandolo, ci si sentiva amici suoi.
- Ebbene che vuoi dunque da me? Bernardetta, diventando un po' rossa rispose:
- La Signora della Grotta mi ha incaricata di dire ai preti che desidera avere una
cappella a Massabieille, ed è per questo che sono venuta.
- E tu accetti da una persona che non conosci, commissioni come quella che mi
fai? - Oh! Signor parroco, la Signora che mi manda, non assomiglia alle altre.
- Voglio dire che Essa è bella, come lo si è, penso io, nel cielo.
- No, perché tutti i giorni s'intrattiene con me; se fosse muta, non avrebbe potuto
dirmi di venire a trovarvi.
Bernardetta con voce dolce e persuasiva, fece il racconto della prima apparizione.
Quando ebbe finito:
- Prosegui e raccontami ciò che accadde nei giorni seguenti, - le chiese il parroco.
La fanciulla entrò nei dettagli di ciò che aveva visto ed inteso fino allora alla
Grotta.
- Ma non vedi che questa Signora ha voluto prendersi gioco di te ed esporti allo
scherno? Perché, in fine, se una signora del borgo ti avesse incaricata di una
simile missione, l'avresti ascoltata?
- Oh! Signor curato, vi è una grande differenza fra le signore della città e quella
che vedo.
- La differenza è grande davvero! Una signora che non ha nome, che viene non si
sa da qual parte, che va ad abitare in una roccia, coi piedi nudi, ti pare che debba
essere presa sul serio? Mia cara, temo di una cosa: che tu sia vittima di una
illusione.
Seguì un momento di silenzio, nel quale il parroco si alzò dalla sedia e si mise a
misurare a gran passi il salone. Ritornò poi davanti a Bernardetta e le disse:
Il buon parroco la seguì con lo sguardo fino al termine del cortile; quando
disparve non poté fare a meno di dire a se stesso: Questa fanciulla, sicuramente,
è una fanciulla della Provvidenza!
XXI
DODICESIMA APPARIZIONE
(Domenica, 28 febbraio)
Dall'alto del mio osservatorio vidi formarsi nella parte antistante agli attuali scavi
una di quelle scene meravigliose, il cui ricordo non si cancella più dalla memoria.
Attorno a Bernardetta, quasi immensa corona, si svolgeva una larga zona di teste
umane sovrapposte le une alle altre, pigiate e sporgenti in avanti allo scopo di
vedere meglio. Nel mezzo di questo vivente anfiteatro emergeva come raggio
luminoso, la figura serafica della veggente, che rifletteva sugli spettatori le divine
irradiazioni della Signora, nascosta nella roccia. Là, tutto era raccolto, silenzioso,
sublime e non si poteva staccare lo sguardo.
Tuttavia, quando per caso portavo i miei occhi oltre la massa compatta, cioè sulle
ultime file ove non era certo possibile contemplare la veggente che di sfuggita, mi
trovavo nuovamente alla presenza di scene particolari del più commovente
interesse. Qui vedevo un robusto montanaro dall'aspetto arcigno intenerirsi e
piangere come un bambino; più lontano un vigoroso lavoratore della valle
manifestava la sua commozione, piegando e ripiegando il suo bastone sino a farlo
in due pezzi; accanto a me un operaio della città esauriva a voce bassa tutte le
imprecazioni del suo vocabolario per scaricare la piena della sua ammirazione; in
un angolo, un borghese letterato, da gran tempo rimasto senza più pregare,
cercava anche visibilmente di far ritornare sulle sue labbra le formule dimenticate
del libro di pietà, che usava un tempo.
Bernardetta aveva già passato un po' di tempo nella felicità dell'estasi, allorché
volle avanzare per andare a fare sotto il roseto selvatico le sue abituali
prostrazioni. La folla era talmente pressata che nessuno di quelli che si trovavano
sul luogo, ove avrebbe dovuto passare la veggente, poteva avanzare o
indietreggiare. Due bravi soldati della rocca, attratti alla Grotta dalla curiosità,
aprirono spontaneamente l'assembramento e vennero a collocarsi davanti
all'estatica. Spingendo quindi gli spettatori a destra ed a sinistra e camminando
all'indietro, gridavano come nei servizi d'ordine:
***
Il misterioso colloquio della Signora della roccia con la sua piccola confidente non
diede luogo, il 28 febbraio, che a comunicazioni intime e del tutto personali.
Bernardetta taceva su comunicazioni di questo genere e ciascuno si faceva un
dovere di rispettare il suo silenzio. Uscendo dalla Grotta, dopo l'estasi, la
veggente si diresse subito verso la chiesa parrocchiale per assistere alla Messa
della domenica. S'accompagnò con lei la zia ed un gran numero di persone della
città e della montagna.
Ho già detto che i pellegrini che arrivavano alla Grotta, intuendo la virtù segreta
della fontana miracolosa, non tralasciavano mai di andare a segnarsi, bere e
lavarsi al piccolo rivo che si era formato.
Ma a forza di calpestare gli argini di questo rigagnolo, si era reso difficile l'accesso
a causa del fango e inoltre si spandevano in ogni senso rivoletti d'acqua. Alcuni
operai di Lourdes essendosi accorti di questo inconveniente, il mattino della
domenica 28 febbraio, risolsero di porre riparo. Andarono a munirsi di zappe e di
badili, normalizzarono il canale, scavarono in basso della Grotta una vasca di un
metro di lunghezza e quaranta o cinquanta centimetri di larghezza e di
profondità.
Le acque della sorgente cadevano in questa vasca per mezzo di un canaletto fatto
con scorza di quercia.
XXII.
DODICESIMA APPARIZIONE
(Lunedì 1° marzo)
Mentre la fede nelle apparizioni della Santa Vergine alla Grotta diveniva ogni
giorno più ardente e generale, gli increduli raddoppiavano i loro sforzi per
travisare i fatti e gettare lo scompiglio negli spiriti. Fin dal principio i giornali dei
liberi pensatori avevano dipinto Bernardetta, come una contadina incosciente, alla
quale era semplicemente ridicolo prestare la più piccola attenzione. Più tardi, in
occasione della scoperta dell'acqua miracolosa, pubblicarono che la ragazza era
impazzita e, come prova delle loro affermazioni, aggiungevano che l'ammalata
stessa, obbedendo ad un moto istintivo, aveva sentito il bisogno di andare a
rinfrescarsi la testa nelle acque di una sorgente.
Una persona di Lourdes, desiderando impreziosire la sua corona del Rosario con
un ricordo pio, l'aveva consegnata a Bernardetta con preghiera di volerla recitare
alla Grotte durante l'apparizione della celeste Signora. Bernardetta non fece
difficoltà ed accondiscese al desiderio di questa persona. Il mattino del primo
marzo, arrivando alla Grotta, la veggente si mise in ginocchio e prese per caso la
prima corona che le capitò sotto le mani.
Quando volle portarla alla fronte, la sua mano fu fermata e la Signora le chiese in
tono di rimprovero dove era la sua corona. Bernardetta, stupita, spinse il braccio
per mostrarle quella che teneva in mano.
Dopo l'estasi, Bernardetta fece conoscere il vero senso dei gesti che aveva fatto
prima di iniziare la preghiera. Quelli che avevano agitato il Rosario si consolarono
del loro sbaglio, pensando che la Vergine non poteva ingannarsi sul significato dei
sentimenti che avevano voluto esprimere.
«La piccola commediante del mugnaio di Lourdes riuniva ancora attorno a sé,
questa mattina primo di marzo, circa duemilacinquecento sciocchi. Impossibile
descrivere la stupidità e il cretinismo morale di costoro. La visionaria se ne serve
come di uno squadrone di scimmie e fa loro eseguire pagliacciate di ogni genere.
Questa mattina la veggente non avendo voglia di fare l'ispirata, tanto per variare
gli esercizi non ha trovato di meglio che presentarsi ed improvvisarsi
sacerdotessa. Prendendo le sue grandi pose autoritarie, ha richiesto ai
bacchettoni la presentazione dei rosari e ne ha impartita la benedizione
generale».
«È un inviato del Vescovo ... è una spia della polizia travestita ... è un amico ... è
un nemico» sussurravano gli uni agli altri e la giornata passò piena di supposizioni
che non valsero a svelare il mistero. L'indomani il giovane prete ricomparve
ancora a Lourdes, e come si può bene immaginare, non si trascurò di
interrogarlo. Era semplicemente un seminarista di un villaggio vicino, ordinato
recentemente sacerdote e che non aveva ancora ricevuto la destinazione.
Attraversando la città il giorno precedente, aveva approfittato per venire a
Massabieille.
Questo ecclesiastico, ormai morto, ha dichiarato per tutta la sua vita che la
Grotta, fin dalla sua prima visita, era stata per lui come una visione di cielo.
XXIII.
QUARTTODICESIMA APPARIZIONE
(Martedì, 2 Marzo)
La zia Basilia, che accompagnava in quel giorno Bernardetta alla Grotta, non
tardò ad accorgersi dello stato pensieroso della nipote. Ritornando, le chiese ciò
che la preoccupava tanto.
«Ah! Rispose la fanciulla con un tono addolorato, sono, per dire il vero, in un
grande imbarazzo: la Signora mi ha incaricata di dire al signor parroco che vuole
a vere una cappella a Massabieille e non so come fare per presentarmi alla casa
parrocchiale».
«Zia, se sapeste quale grosso favore mi fate venendo con me dal signor parroco!»
La zia Basilia non desidera va di meglio che di far piacere a Bernardetta; ma non
era certamente più coraggiosa della nipote per sostenere lo sguardo e la parola
un po' rude dell'austero decano.
«Quando passo a lato di questo santo uomo - diceva in quel tempo Basilia
Casterot - le gambe mi tremano e mi viene la pelle d'oca».
Tuttavia giudicando la paura della nipote più della sua e temendo anche di
dispiacere alla Signora, che sembrava reclamare indirettamente i suoi buoni uffici,
acconsentì d'accompagnare Bernardetta alla casa parrocchiale.
L'accoglienza del curato fu fredda. Appena le due visitatrici furono entrate nella
sala, il Rev. Peyramale si volse verso Bernardetta e le disse:
A questo linguaggio rispose un sorriso della zia e della nipote; poi, avendo finito il
parroco di parlare, le due visitatrici s'inchinarono ed uscirono.
Qualche ora dopo, un uomo di Lourdes, completamente convinto della realtà delle
apparizioni, veniva a far visita al Rev. Peyramale. Lo trovò che passeggiava tutto
assorto, nei vialetti del suo giardino. Il buon parroco non nascose al visitatore le
preoccupazioni che gli davano le comunicazioni della veggente. Si fermò
particolarmente sulla richiesta della processione, che gli parve sospetta, scorretta
ed intempestiva.
Se la fanciulla dice il vero, faceva notare il parroco, Colei che parla alla Grotta, mi
spinge ad una insubordinazione ecclesiastica. Se, al contrario la fanciulla mi
inganna su questo punto, quale fiducia volete che le presti sul resto?
- La logica dei fatti. Dal momento che la Signora sa che non potete incominciare a
costruire una Cappella domani, non ignora neanche che voi non potete subito
domani organizzare una processione.
- È logica ottimista.
- Oh! Lo so bene di essere un ottimista, più di quanto pensate; per me non v'ha
dubbio che la cappella e la processione si faranno.
- Ohibò!
***
Occorre dirlo? Colui che aveva profetizzato nel giardino del parroco di Lourdes,
non era che il testimone delle apparizioni, autore di questo libro.
XXIV
Come si vede, l'umile fanciulla non cercava mai di inventare o travisare ciò che
accadeva alla Grotta.
Ella accettava gli avvenimenti, quali si presentavano. Senza ostentare la virtù era
sempre sottomessa e veritiera. In previsione del numero molto grande dei
pellegrini che sarebbero arrivati il giorno successivo, ultimo della quindicina, il
sindaco di Lourdes, rivolgeva il 3 marzo al capitano, comandante la rocca, la
seguente richiesta:
XXV
QUINDICESIMA APPARIZIONE
(Giovedì 4 marzo)
Dio, che fa spesso convergere le nostre piccole agitazioni verso lo scopo ch'Egli si
propone, si servì delle voci dei buoni e dei cattivi per attirare la pubblica
attenzione sull'opera della Mamma Sua. Gli spiriti riflessivi compresero
effettivamente che non si discute su un oggetto privo di importanza e che se le
apparizioni di Lourdes non erano ancora pienamente dimostrate, dovevano
almeno fornire un punto d'appoggio alle osservazioni ed agli studi.
Esagerando le misure di protezione nei confronti della folla, diedero alla chiusura
della quindicina, senza saperlo, uno splendore ed una solennità che tornarono di
gloria alla Vergine.
Come abbiamo visto, la guarnigione della fortezza era stata impiegata fin dal
giorno precedente.
La brigata locale, come un picchetto d'onore, era in funzione sotto l'arcata della
Grotta. Il sindaco, il vice-sindaco ed il commissario di polizia con le insegne della
loro carica si portavano un po' dovunque, distribuendo con benevolenza
avvertimenti e consigli. A motivo dell'assembramento della folla e delle
imprudenze che si commettono in simili casi, c'era da temere qualche disgrazia,
tuttavia, come fu notato, contro tutte le previsioni, nessun incidente venne a
turbare questa memorabile adunata. Al di sopra dei soldati, gendarmi, magistrati
municipali, c'era qualcuno che vegliava: era la Signora della Grotta.
Appena la veggente apparve sull'uscio della sua casa, un fremito, simile a quello
prodotto da una scossa elettrica, invase e percorse le file degli spettatori, dalla
città sino alle sponde del Gave. Ognuno s'alzava sulla punta dei piedi e diceva al
suo vicino: «Viene Bernardetta! Arriva Bernardetta! » La fanciulla s'inoltrava tra
le file senza sembrare che notasse la moltitudine di ammiratori, né la parata di
forze spiegata sul suo passaggio. Come se si trattasse di una autorità d'alto
grado, due gendarmi con la sciabola sguainata vennero a collocarsi davanti a lei,
per aprirle un passaggio e per sottrarla alla calca della folla. Camminava dietro a
costoro, semplice, modesta, tranquilla e con la stessa disinvoltura che aveva nei
giorni in cui conduceva al pascolo sulle colline di Bartrès il piccolo gregge.
Giunta a Massabieille, Bernardetta notò una ragazza cieca, della sua età circa, che
piangeva a calde lacrime, all'inizio del sentiero che sboccava alla Grotta.
Commossa, andò ad abbracciare con affetto la piccola sventurata. Apprendendo
che era stata abbracciata dalla veggente, la poveretta si sciolse in ringraziamenti
e benedizioni.
Appena Bernardetta cominciò a pregare, la voce tumultuosa della folla che faceva
risonare il luogo, cessò di farsi sentire. Come se un ordine fosse venuto dal cielo,
tutte le teste si scoprirono e tutti i ginocchi si piegarono. Presi da un segreto
terrore i cuori battevano per l'emozione e ci si aspettava ad ogni momento di
vedere alla Grotta apparire qualche segno che manifestasse la potenza dell'alto.
Durante questi momenti solenni d'attesa, Bernardetta come fosse stata sola, si
intratteneva amichevolmente con la Signora nascosta nella roccia:
«A voi la mia anima, il mio cuore, la mia vita!» - sembrava dirLe con lo sguardo
ed il gesto.
La Signora del cielo stava forse mostrando alla piccola privilegiata le alterne sorti
che l'aspettavano nel corso della vita? Dava ad essa la visione dei grandiosi
avvenimenti, che dovevano compiersi alla Grotta; le mostrava nel medesimo
tempo che pochi per lei sarebbero stati i giorni pieni di gioia e che sepolta in un
monastero, lontano dal suo luogo d'origine, non avrebbe quasi più sentito parlare
della roccia di Massabieille? Nulla di esplicito e preciso su questo punto è stato
rivelato.
Quelli più saggi, riflessivi, non osando abbandonarsi a voci infondate, pregavano
instancabilmente affinché la Signora misteriosa facesse conoscere il Suo nome e
desse un segno sensibile della Sua presenza alla Grotta.
Con grande rammarico di quanti prestavano fede alle visioni, non si verificò nulla:
ciò fece temere a parecchi che la stima per la Vergine ne uscisse diminuita.
Poveri ragionamenti umani! La Signora della roccia che aveva incominciato l'opera
Sua non doveva lasciarla incompiuta. Ancora pochi giorni, ed una grande
rivelazione avrebbe sciolto il mistero e dissipato ogni dubbio.
XXVI
***
Non ritornerò sui particolari e sulle impressioni della giornata del quattro marzo. A
partire da questo giorno, siccome le apparizioni si credevano ormai terminate, i
pellegrini, è vero, non correvano più in massa ad inginocchiarsi tutte le mattine
sotto la roccia di Massabieille. Significava forse ciò, che la loro fede era meno
grande ed il loro concorso meno sollecito? Assolutamente no. Tutti i giorni ed a
ciascuna ora del giorno, un movimento continuo di persone si formava sulla
strada del Ponte Vecchio, sicché la gente nelle adiacenze della Grotta non sfollava
mai. In particolar modo alla domenica, essendo sospesi i lavori dei campi, si
vedevano su tutte le strade, interminabili file di contadini, che andavano a
rinnovare i loro omaggi alla Signora di Bernardetta.
Questi pellegrini fin dai primi tempi ricevevano sempre un'accoglienza gentile e
disinteressata da parte degli abitanti di Lourdes.
Oh no! Spesso, alla sera, e precisamente all'uscita dalla scuola, si poteva vedere
sempre una fanciulla staccarsi senza far rumore dalle compagne e prendere in
tutta fretta la strada di Massabieille. Giunta sotto la roccia benedetta, baciava la
terra, gettava uno sguardo ardente nella misteriosa nicchia ed effondeva i
sentimenti del suo cuore in una affettuosa preghiera. Prima di imbrunire si alzava
sorridente, faceva un saluto d'addio e spariva, con la stessa fretta, con la quale
era venuta. Chi era questa giovanetta, che dimostrava uno zelo sì toccante per la
Signora della Grotta? Non altri che Bernardetta.
Nei giorni in cui la scuola era chiusa, andava a trascorrere lunghe ore con Colei,
che le aveva promesso di renderla felice non in questo mondo, ma nell'altro. Non
si presentava più alla Grotta, come durante la quindicina delle apparizioni. cioè
accompagnata dalla folla e in mezzo alle ovazioni. Giungeva sola, avvolta nel suo
cappuccio, facendo il meno rumore possibile. Sia per un sentimento di umiltà, sia
per non attirare l'attenzione dei presenti, oltrepassava il posto che occupava al
tempo delle apparizioni ed andava a rifugiarsi in fondo alla Grotta. Là, raccolta,
nascosta, spesso sconosciuta, si abbandonava alle meditazioni e recitava con
devozione il Rosario.
***
Nessun pellegrino lasciava la Grotta senza gettare sul suolo, e più tardi in una
bussola, una moneta destinata all'erezione della Cappella chiesta dalla Signora. Il
denaro non era custodito da alcuno, tuttavia nessuna mano temeraria osò
toccarlo mai.
XXVII.
SEDICESIMA APPARIZIONE
(Giovedì, 25 marzo)
Bisogna tuttavia dire che, non si videro alla Grotta in quel giorno, le grandi folle
delle apparizioni precedenti. Si notava piuttosto, con qualche uomo inginocchiato
qua e là, un folto stuolo di giovanette e di pie mamme che, quasi vivente corona,
facevano guardia d'onore alla Signora nascosta. Obbedendo all'impulso interiore
che avevano sentito, tutte queste anime privilegiate erano persuase che qualche
grande avvenimento si preparava alla Grotta. Nell'attesa si chiedevano quale
poteva essere questo avvenimento.
La Signora nascosta stava forse per togliere il velo che La copriva e presentarsi
come avevano sperato il 4 marzo in tutti gli splendori della sua gloria e la bellezza
delle sue divine perfezioni? Avrebbe forse operato nella nuova piscina probatica
scaturita sotto i suoi occhi, uno di quei prodigi che apportano la guarigione e la
gioia nei cuori sofferenti? Forse avrebbe approfittato della festa del giorno, il cui
nome sembrava una promessa, per dichiarare il suo nome e rivelare la sua
celeste origine? Tutte queste ipotesi si presentavano alla mente dei pellegrini e
divenivano l'oggetto di mille voti e di mille speranze.
La voce che si era fatta intendere ai devoti della Vergine, era risuonata
ugualmente ma in modo più intimo e più soave nel cuore di Bernardetta. Oh! Per
la fanciulla, questa voce non era sconosciuta; era la messaggera fedele che
sempre preannunciava la visita della Signora del celestiale sorriso.
Dopo i giorni benedetti della quindicina delle apparizioni, la piccola veggente era
andata ad inginocchiarsi più volte sotto la roccia benedetta. Cedendo
all'ispirazione dell'anima, sovente levava lo sguardo verso la nicchia prediletta;
ahimè! La nicchia restava sempre vuota ed i raggi del cielo non venivano più a
rischiararla. Ognuno può immaginare la gioia di Bernardetta, quando comprese
che la divina Madre la chiamava ad un nuovo incontro. Poco importavano alla
fanciulla i calcoli e le previsioni altrui su ciò che farebbe o non farebbe la Signora.
La fede in lei era sicura e non aveva altro desiderio che quello di contemplare, di
gustare gli incanti dell'augusta Sovrana, che riassumeva nella sua persona tutte
le grazie e tutte le bellezze del cielo.
La veggente aggiungeva:
«Quando fui inginocchiata davanti alla Signora, le chiesi perdono del mio ritardo.
Sempre buona con me, mi fece cenno con la testa che non occorreva scusarsi.
Allora Le manifestai tutto il mio affetto, tutta la mia devozione e la felicità che
avevo nel rivederLa. Dopo averLe manifestato tutto ciò che mi passava nel cuore,
presi il mio Rosario. Mentre pregavo, il pensiero di chiederLe il nome, si presentò
al mio spirito con una insistenza da farmi dimenticare tutti gli altri pensieri.
Temevo di essere importuna, rinnovando una domanda, rimasta sempre senza
risposta, tuttavia qualcosa mi spingeva a parlare. Infine, per un moto istintivo che
non potei contenere, le parole uscirono dalla bocca e pregai la Signora a volermi
dire chi era.
Come nelle volte precedenti, la Signora abbassò il capo, sorrise ma non rispose.
Non so il perché, mi sentivo più coraggiosa e tornai a chiederLe la grazia di farmi
conoscere il suo nome.
Giunta a questo punto del racconto, la fanciulla era vinta dalla commozione e
proseguiva così:
«La Signora era in piedi, sopra il roseto e si mostrava come si mostra nella
medaglia miracolosa. Alla terza richiesta prese un'aria grave e parve umiliarsi...
Giunse in seguito le mani e le portò verso la parte superiore del petto ..., guardò
il cielo ...; poi staccando lentamente le mani e chinandosi verso me, mi disse con
voce tremante:
Qualche tempo dopo l'apparizione, tutta la città di Lourdes era informata della
strepitosa notizia, portata dalla giovane veggente.
Quanto ai pellegrini forestieri, non sapevano più staccarsi dalla Grotta; quando
avevano finito di recitare un Rosario, ne aggiungevano un altro, e dopo aver
cantato, cantavano ancora. Infine, verso il tramonto, si dispersero in tutte le
direzioni, proclamando ovunque sul loro passaggio le parole della Vergine.
Nel pomeriggio del 25 marzo (non rammento ormai più le circostanze che fecero
nascere l'occasione) avemmo, mia sorella ed io, inaspettatamente la visita della
piccola Bernardetta. Se fosse entrato un angelo in casa nostra, non ci avrebbe
procurato una gioia più profonda e più viva. La giovane veggente era come un
angelo e nel momento in cui si presentò in casa nostra, si sarebbe detto che ella
esalava ancora il profumo della Rosa mistica.
Qualcosa di meraviglioso passò sul suo volto e, senza farsi attendere, Bernardetta
si mise a raccontare gli avvenimenti già narrati. L'atteggiamento ed i gesti della
Vergine furono riprodotti in modo così vero ed attraente che il divino modello
parve disegnarsi davanti ai nostri occhi. Verso la fine del racconto la fanciulla fu
presa da una grande commozione; si fermò un istante, poi con le lacrime agli
occhi ed il tremito nella voce, ci ripeté con una espressione serafica la risposta
memorabile della Vergine: «Io sono l'Immacolata Concezione!».
Nel riprodurre qui, la scena che ho appena terminato di descrivere, mi proponevo
non solo di fermarmi ad un ricordo che mi è caro, volevo soprattutto dare una
nuova prova della sincerità di Bernardetta.
Dopo una simile domanda, chi potrebbe dubitare della veracità di Bernardetta?
L'uomo mente con parole che conosce, ma non con parole delle quali ignora il
significato.
XXVIII
DICIASSETTESIMA APPARIZIONE
(Mercoledì 7 aprile)
Le feste di Pasqua seguirono poco dopo il giorno nel quale la Signora della Grotta
si era dichiarata la Madre Immacolata del Divino Redentore. Felici e fieri perché la
Regina del cielo prendeva diritto di cittadinanza in mezzo ad essi, gli abitanti di
Lourdes andarono con entusiasmo ad assidersi al banchetto eucaristico; ad
eccezione di alcuni pensatori senza fede, la Comunione fu davvero generale.
Mentre la cittadina era nella gioia, la piccola figlia, oggetto della predilezione della
Vergine, doveva essere messa in disparte e privata delle gioie della Risurrezione?
Il cuore della celeste Madre non poté acconsentirvi, ed il mercoledì di Pasqua (7
aprile) ritroviamo ancora Bernardetta alla Grotta, che contempla nelle gioie
dell'estasi la sua affezionata e potente protettrice.
«Un giorno nel quale Bernardetta sembrava più assorta del solito, a motivo della
apparizione, fui testimone, come tutte le persone che la circondavano, del fatto
che sto per narrare:
«Era inginocchiata, recitando con angelico fervore le preghiere del suo Rosario
che aveva nella mano sinistra, mentre teneva nella mano destra acceso un grosso
cero benedetto. Nel momento in cui iniziava a fare la sua solita salita in ginocchio,
per un istante si fermò e la sua mano destra, avvicinandosi alla sinistra, collocò la
fiamma della grossa candela sotto le dita di questa mano, abbastanza staccate le
une dalle altre sicché questa fiamma poté facilmente passare fra esse. Resa più
gagliarda da una corrente di aria molto forte, che spirava in questo momento,
non parve produrre sulla pelle che bruciava, alcuna alterazione.
Bernardetta, dopo questo tempo, sempre in estasi, si avanzò verso l'alto della
Grotta e spostò le mani allontanandole l'una dall'altra. Fece così cessare l'azione
della fiamma sulla mano sinistra. Terminata la preghiera, scomparsa dal viso la
trasformazione dell'estasi, Bernardetta s'alzò e si preparò ad allontanarsi dalla
Grotta. La trattenni un momento e le chiesi di mostrarmi la mano sinistra che
esaminai con la più minuziosa cura. Non trovai la più piccola traccia di brucia
tura. Rivolgendomi allora alla persona che si era impossessata della candela, la
pregai di riaccenderla e di darmela. Tosto collocai più volte la fiamma della
candela sotto la mano sinistra di Bernardetta, che l’allontanò molto in fretta
dicendomi: «mi bruciate!».
«Riferisco il fatto come l'ho visto e come l'hanno costatato perfettamente molte
persone, poste come me vicino a Bernardetta; lo riferisco. tale quale si è
verificato, senza spiegarlo».
XXXIX
DICIOTTESIMA
ED ULTIMA APPARIZIONE
(Venerdì 16 luglio)
Invitando la figlia dei Soubirous a venire alla Grotta per quindici giorni, la celeste
Signora della roccia non sembrava impegnarsi per l'abboccamento fissato che
durante il periodo di tempo che Ella aveva determinato. Tuttavia al termine della
quindicina, per una di quelle induzioni che nascono dall'analisi degli avvenimenti,
tutte le anime nel mondo dei credenti, compresero che la santa epopea di
Massabieille non era ancora terminata. La Vergine, ricompariva infatti il 25 marzo,
e coronava l'opera sua con l'immortale dichiarazione che tutti conoscono. Non era
sufficiente per la divina Mamma del cielo.
Allo scopo di addolcire alla sua piccola privilegiata il rammarico della separazione
ritornò ancora alla Grotta il 7 aprile ed il 16 luglio. Mi resta a narrare quest'ultima
apparizione.
All'epoca in cui ritorno con la mia narrazione, Bernardetta aveva fatto la sua
prima Comunione fino al mattino della festa di Nostra Signora del Monte Carmelo,
per la terza o la quarta volta si era nutrita del pane degli Angeli. Nella seconda
parte della stessa giornata, verso il tramonto, trovandosi in preghiera nella chiesa
parrocchiale, intese la voce dolce della Vergine Immacolata che, risuonandole in
cuore, le diceva di andare alla Grotta. Tosto Bernardetta si alzò e corse dalla sua
zia più giovane, Lucia, per pregarla di accompagnarsi con lei a Massabieille.
L'ingresso della Grotta era allora proibito per ordine dell'autorità amministrativa
ed una palizzata di legno chiudeva il terreno davanti agli scavi. Per non cadere
sotto arresto prefettizio, Bernardetta e la zia presero la strada che conduce ai
prati detti «de la Ribère» ed andarono ad inginocchiarsi sulla riva destra del Gave,
in faccia alla roccia delle apparizioni. Attraversando il quartiere di Lapaca, furono
fermate da alcune donne, che avendo loro chiesto ove andavano, si misero a
seguirle. Più lontano, sui prati che si trovano dirimpetto alla strada di Pau,
incontrarono parecchi gruppi di donne, le quali pregavano inginocchiate, rivolte
verso la nicchia miracolosa. Appena Bernardetta apparve, tutti questi gruppi si
alzarono e vennero a formare semicerchio intorno ad essa. Tutti erano così felici
di pregare a fianco della piccola veggente!
Tosto che la fanciulla ebbe fissato lo sguardo sulla roccia al di là del Gave, i raggi
dell'estasi illuminarono il suo volto e nei trasporti dell'anima rapita, esclamava:
Il momento in cui la Vergine stava per lasciare la Grotta per non più ricomparirvi
in modo sensibile, s'avvicinava. Come preparare la fanciulla alle prove di una
separazione che poteva schiantare il suo spirito?
La dolce Madre stava forse per farle spargere lacrime e rivolgerle saluti
rattristanti? Oppure stava forse per dirle che nei giorni cattivi dell'esistenza, si
sarebbe trovata invisibile ai suoi fianchi per proteggerla e difenderla? O stava per
ricordarle la promessa già fatta, di renderla felice non già in questo mondo, ma
nell'altro? Nulla di tutto questo disse o fece, ma con uno sforzo di sublime
tenerezza che solo le mamme della terra possono comprendere, la Vergine
Immacolata preferì tacere piuttosto che affliggere il cuore della sua piccola. Per
tutto il tempo dell'apparizione restò sorridente e lasciò la piccola estatica nella
pienezza della gioia.
Era ormai tutto finito! Bernardetta non doveva più rivedere la Madre di Dio che
negli splendori del Paradiso.
PARTE SECONDA
XXX.
1. La famiglia Soubirous
Dopo il periodo delle apparizioni, Bernardetta riprese le abitudini della sua vita
ordinaria, non supponendo nemmeno che l'avvenimento che l'aveva resa nota,
potesse attirarle una grande considerazione o una qualunque attenzione. Mentre
da un capo all'altro della Francia e fino alle regioni più lontane migliaia e migliaia
di persone ripetevano il nome della fanciulla fortunata, lei sola sembrava non
rendersi conto e non comprendere che la gente potesse occuparsi della sua
povera persona. Allo scopo di preservarla dagli attacchi dell'orgoglio, la
Provvidenza che vegliava su essa, si compiacque di lasciarle la sua capacità
intellettuale limitata, la sua povertà e persino la sua asma insistente. Bernardetta
riprese dunque il corso ordinario della sua vita, restando sempre l'umile figlia dei
Soubirous, la candida ed innocente pastorella di Bartrès.
Come prima delle apparizioni, la gente la vedeva passare, ogni mattina, per
andare alla scuola, portando un povero canestro in cattivo stato, in fondo al quale
si scorgeva, messavi alla rinfusa la calza da fare, un tozzo di pane nero ed il suo
abbecedario un po' logoro.
Nella visita che ci fece la fortunata fanciulla in occasione della sua prima
Comunione, mia sorella le chiese:
- Dimmi Bernardetta, ti ha resa più contenta aver ricevuto il buon Dio o l'aver
conversato alla Grotta con la Santa Vergine?
Anzitutto devo però far presente che, verso la fine delle apparizioni, cercammo,
mia sorella ed io, di far venire la veggente in casa nostra, allo scopo di ottenere
ragguagli dettagliati su tutto ciò che aveva detto alla Grotta. Da principio venne
con timidità e riservatezza, ma incoraggiata subito dalla nostra cordiale e sincera
simpatia, si abbandonò alla sua natura espansiva e divenne la nostra piccola e
familiare amica. Quasi per due anni, se non proprio quotidianamente certo a
distanze molto brevi, avemmo le sue visite e potemmo leggere nell'anima sua
pura e trasparente come il cristallo. A costo di ripetermi, aggiungerò che
Bernardetta nei soggetti ordinari di conversazione mostrava una intelligenza
molto limitata, ma non era così quando si parlava della Grotta e dei fatti che vi si
riferissero. Allora non era più lei e rispondeva con una naturalezza e con una
esattezza, che rapivano i suoi interlocutori.
Ed ora citiamo.
***
Un giorno, nel quale discorreva con noi, in salotto, le rivolsi questa domanda:
- Oh, dialetto!
- Ma! ... Vuoi che una Signora di una condizione sì elevata sappia parlare il
dialetto?
- Ma sì! ...
***
- Dal momento che la Vergine ha promesso di renderti felice nell'altro mondo, non
hai da inquietarti di nulla e puoi riposare tranquilla su questa promessa.
- Oh! Oh! Signor parroco, la contate bella! Sarò felice, è vero; ma attenzione, se
faccio il mio dovere e cammino diritta per la mia strada!
***
- Sei proprio sicura che i segreti non siano conosciuti che da te sola? Noi eravamo
molto vicini alla Signora e allora, sai tu ...? - Oh! Sono sicurissima che non li
avete sentiti, perché non parlavamo come adesso qui.
- Non ti capisco.
***
Io l'interruppi:
***
- Non sai? Le dissi; sembra che ora si conoscano tutte le tue falsità e si pensa
niente meno che a metterti in prigione. Inoltre, poiché ho voluto come in altre
circostanze, sostenerti, si aggiunge, che potrei benissimo seguirti...
- Oh, che bella cosa sarebbe questa per me!... Anzitutto non costerei più nulla ai
miei genitori e inoltre sareste là anche voi e casi potrei imparare a leggere ed a
recitare il mio Catechismo, come si fa all'Ospizio.
***
- Dimmi Bernardetta, le chiese un giorno mia sorella: Quando eravamo alla
Grotta, la Vergine guardava forse te soltanto?
- Mai più! Guardava tutti e con una grande tenerezza. Alcune volte sembrava
considerare le persone una ad una e su alcune il suo sguardo si soffermava con
tenerezza, come quando si trova un amico.
***
- Ma, mia cara, non san appena gli animali che mangiano erba cruda?
***
Sospendo, perché se volessi ricordare tutti gli episodi interessanti, andrei troppo
per la lunga.
Ho già detto, iniziando questo capitolo, che Bernardetta, dopo le apparizioni, era
tornata alle sue abituali occupazioni. Come ognuno avrà compreso, non ho voluto
con questo che sottolineare la grande modestia e la semplicità della veggente;
ma la fama che già si era formata, intorno ad essa, doveva necessariamente
modificare le condizioni della sua esistenza oscura e quieta.
Nessun forestiero, infatti, passava per Lourdes, senza aver visto ed ascoltato la
piccola privilegiata di Maria. Nelle ore di sesta delle vetture che andavano a
Cauterets, a San Salvatore, o a Barèges, si formava una vera processione verso
la casa Soubirous. Quando Bernardetta non si trovava, tutti i viaggiatori si
dirigevano di corsa all'Ospizio. Riuscirebbe assai difficile descrivere la soggezione
e la noia della povera fanciulla nei tre o quattro anni che seguirono le apparizioni.
Quando era a scuola, la campanella suonava senza posa. Dieci, venti volte al
giorno era obbligata a dire ed a ripetere il racconto. In certi momenti stremata di
forze e soffocata dall'asma, non dava neanche più segni di commozione e
raccontava le scene più belle delle apparizioni come si trattasse di una lezione
appresa. Senza tener conto della sua stanchezza, specialmente le donne si
aggrappavano a lei con una insistenza esasperante. Le une le chiedevano un
ricordo, le altre le presentavano dei Rosari da toccare; vi erano anche di quelle
che chiedevano una benedizione e si inginocchiavano. In mezzo a tutte queste
assedianti, Bernardetta restava dolcemente sorridente e per schermirsi, spesso
ricorreva ad arguzie. In occasione di una benedizione, sollecitata con insistenza
da una visitatrice, la fanciulla rispose:
- Ma vedete bene che non ho la stola; aspettate almeno che il Vescovo mi deleghi
i suoi poteri!
***
Un'ultima prova, la più penosa per lei, attendeva Bernardetta alla fine delle
udienze che era obbligata a dare. Lo stato di strettezza nel quale si trovava la
famiglia Soubirous, non era più un mistero per nessuno. Prima di allontanarsi da
Bernardetta, ciascuno voleva lasciarle un segno della sua simpatica
commiserazione. Questa rifiutava con umiltà, ma non senza far comprendere. che
era inutile insistere. Preghiere, stratagemmi, perfino la violenza era usata per
vincere la delicatezza della fanciulla. Nulla poteva smuoverla e sebbene spesso
senza forze, pure Bernardetta riusciva sempre vittoriosa di questo genere
d'assalti.
Un giorno, una signora straniera, dai modi distinti, venne a bussare alla nostra
porta per domandare di vedere la piccola protagonista della Grotta, che si trova
va in quel momento in casa nostra.
Come se, le fosse caduto addosso un carbone acceso, Bernardetta s'alzò di scatto
e lasciò cadere il dono della signora. Confusa per questo movimento, raccolse
l'involtino coi denari e lo restituì gentilmente alla straniera caritatevole. Nessuna
preghiera poté determinarla a prendere questo tesoro.
Qualche giorno dopo - ciò accadde nella casa parrocchiale - il vescovo di Soisson,
portandosi ai bagni di Cauterets o di Barèges, si fermò a Lourdes per informarsi
degli avvenimenti accaduti alla Grotta. Vide Bernardetta ed ebbe con lei una
lunga conversazione. Come Monsignor Thibaud fu profondamente impressionato
dal racconto della veggente. Verso il termine del colloquio, il Vescovo tirò fuori
dalla tasca un Rosario legato in oro e l'offerse alla fanciulla.
E tosto con una dolcezza incantevole estrasse il suo modesto Rosario e lo pose
nelle mani del suo illustre interlocutore. Costui ebbe un bell'insistere; dovette
lasciare Lourdes senza aver potuto fare accettare il suo Rosario, mentre egli
teneva quello di Bernardetta.
Molte persone a Lourdes hanno creduto, per tanto tempo, che uno dei segreti
affidati dalla Vergine a Bernardetta, consistesse in una esplicita raccomandazione
di non accettare alcuna offerta di denaro o di qualunque altra cosa per sé, a
motivo delle apparizioni della Grotta. Non so fino a quale punto l'opinione
popolare era fondata; perché, come ognuno sa, la veggente se ne è andata in
cielo, portando con sé le confidenze della celeste Signora. Ciò che posso
assicurare è che occorreva una fortezza d'animo sovrumana per resistere agli
assalti della carità e che se realmente ebbe la proibizione di non accettare nulla,
mai una ingiunzione di questo genere è stata meglio osservata.
Un esempio ancora più eroico, e che mostra fino a quale punto può elevarsi la
delicatezza cristiana, era dato dal padre e dalla madre di Bernardetta. Nel tempo
che aveva preceduto le apparizioni, i due sposi Soubirous se ne andavano tutte le
mattine al lavoro, che era loro offerto fuori e, a forza di sacrifici, giungevano
giorno per giorno a guadagnare il necessario per sostentare se stessi e la loro
numerosa famiglia.
Dal giorno in cui gli avvenimenti della Grotta tolsero Bernardetta dall'oscurità, le
condizioni economiche della famiglia furono aggravate e da cattive che erano,
divennero pessime. I Soubirous avevano la loro casa invasa continuamente dalla
folla e non potendo attendere alle loro ordinarie occupazioni in modo continuato,
erano spesso alle prese con la fame. Lo stato di miseria della sfortunata famiglia
ispirava già compassione, ma le persone che vi appartenevano, suscitavano un
sentimento ancora più penoso. Dopo aver soddisfatto la loro pia curiosità presso
la veggente, le anime caritatevoli avrebbero voluto alleviare tanta povertà.
Abbiamo già narrato gli sforzi usati per forzare la delicatezza di Bernardetta.
Quando questi sforzi erano riusciti inutili, i visitatori si volgevano al papà ed alla
mamma, sperando che costoro facessero migliore accoglienza alla loro liberalità.
S'ingannavano; il papà e la mamma Soubirous opponevano la stessa resistenza
della figlia e non si lasciavano smuovere da nessuna considerazione. Avveniva
talvolta che certe persone generose, non potevano rassegnarsi a questo rifiuto.
Agendo allora, come vuole il Vangelo, fingevano indifferenza, poi al momento
opportuno deponevano le loro offerte nascostamente o su un mobile o su uno
scaffale. Era inutile: i Soubirous mettevano altrettanto zelo a sventare le abilità
della beneficenza, quanto è necessario metterne per essere preservati dal furto.
Tutti poterono convincersi della falsità della calunnia portata contro gli ex-mugnai
di fare un avido commercio dalle fantasticherie mistiche inventate e propagate
dalla loro figlia.
Il dolore dei figli fu molto forte, si capisce, ma il povero sfortunato padre, colpito
come da un colpo di folgore, piombò in una specie di ebetismo.
Nessuno più del Rev. Peyramale soffriva a Lourdes per la miseria e per le
disgrazie della famiglia Soubirous. Persuaso, come la maggior parte dei suoi
parrocchiani, che la sfortunata famiglia rifiutava ogni offerta di soccorso
unicamente per obbedire ad ordini segreti venuti dalla Signora della Grotta, il
buon Pastore pregava con insistenza la Madre delle misericordie a voler
finalmente addolcire la severità dei suoi comandi. Infine, dopo aver atteso per
molto tempo, credette riconoscere in una circostanza occasionale una risposta del
cielo alle sue ferventi suppliche. Un giorno in cui il caritatevole parroco
attraversava i quartieri più bassi della parrocchia, apprese per caso che il mulino
Lacadé, situato nel rione di Lapaca. doveva essere venduto e che il proprietario
chiedeva un acquirente. Questa notizia fu per lui come un lampo di luce. Subito il
suo pensiero corse allo sfortunato papà di Bernardetta. Questi aveva ripreso,
dopo qualche anno, la sua vecchia professione di mugnaio, perché questa
professione rispondeva meglio ai suoi gusti ed anche perché facilitava a lui ed alla
moglie il modo di sorvegliare e nutrire i figli, ma non riusciva a pagare l'affitto. Lo
zelante parroco, senza perdere un minuto di tempo, andò dal Superiore della
Grotta, il Rev. P. Sampé, e, qualche ora dopo, i due, partiti immediatamente da
Lourdes, si trovavano alla presenza del vescovo di Tarbes Mons. Laurence, che
già da un pezzo conosceva la squallida miseria in cui vivevano i parenti di
Bernardetta. Perciò, quando apprese il motivo della visita dei due pellegrini, fu del
parere che occorreva subito comperare il mulino. Si impegnò lui stesso a coprire
la spesa. Il contratto fu conchiuso e con un atto del 29 agosto 1867, alla presenza
del sig. Daléas, notaio di Tarbes, Francesco Soubirous, padre della veggente,
diveniva proprietario del mulino Lacadé.
XXXI.
BERNARDETTA DOPO LE APPARIZIONI
(seguito)
Bernardetta aveva lasciato Lourdes da più di un anno: la morte di sua madre era
avvenuta quattro mesi dopo la partenza per Nevers.
Per completare però la sua biografia, devo riprendere i fatti da una data anteriore
e risalire al tempo in cui abitava ancora coi suoi genitori.
Le suore dell'Ospizio di Lourdes erano molto affezionate alla loro alunna. Le belle
doti della fanciulla, la sua aria d'innocenza, i ricordi ineffabili, ch'ella richiamava,
strappavano simpatia. Già le buone religiose avevano notato con ansia che
Bernardetta deperiva di giorno in giorno. Attribuendo l'avanzare del male ad
insufficienza di cure, ed abbandonandosi allo slancio del cuore, le buone suore
decisero di accogliere la giovanetta sotto il loro tetto ospitale. Dopo aver ottenuto
il permesso delle loro superiore, andarono a far visita ai genitori di Bernardetta e
trattando la questione dal solo punto di vista fisico, fecero presente la necessità di
sloggiare la piccola ammalata.
Malgrado le delicate e premurose attenzioni, che ebbero per lei, Bernardetta non
migliorò. Anzi, dopo un po' di tempo che si trovava all'Ospizio, ebbe una crisi sì
forte che il suo confessore, il Rev. Pomian, si credé obbligato ad amministrarle gli
ultimi Sacramenti. I medici del luogo, chiamati d'urgenza, furono unanimi nel
dichiarare che la giovanetta era ormai irrimediabilmente perduta. Pur disperando
della guarigione, prescrissero nondimeno un rimedio energico, che poteva
produrre una certa reazione. Dopo la loro partenza, le suore, che circondavano
Bernardetta, le fecero prendere un cucchiaio d'acqua della Grotta.
Immediatamente l'ammalata riacquistò la parola e quasi senza accorgersi si sentì
guarita. Le suore si misero a gridare al miracolo e gli abitanti di Lourdes ne
prolungarono la eco. Ci fu veramente un miracolo in questa circostanza? Di ciò è
permesso dubitare, perché Bernardetta in seguito, fu sottoposta alla stessa
prova, seguita dagli stessi miglioramenti spontanei.
Vi ho detto ciò che è accaduto alla Grotta, giudicate voi stessi che cosa bisogna
pensare».
- Devi ricordarti che compi un dovere imposto dalla Vergine, figlia mia!
- Oh! Questo dovere, lo adempio con gioia; ma sappiate che vi sono delle
persone, le quali vengono a vedermi e ad ascoltarmi, come si va a vedere e a
sentire certe bestie rare in uno Zoo.
***
Mons. Forcade era già guadagnato alla causa delle apparizioni, dopo la decisione
dottrinale del Vescovo di Tarbes 8; ma allorché intese Bernardetta, ne divenne
entusiasta. Una pausa di silenzio segui la narrazione della veggente e tutti
poterono accorgersi che il vescovo era assorto in una idea, che andava fissandosi
casi da divenire prevalente nel suo spirito. Il prelato effettivamente rifletteva e si
chiedeva con ansietà ciò che sarebbe divenuto il fiore di innocenza che gli stava
davanti, se questo fiore fosse stato trapiantato senza protezione e riparo
nell'atmosfera corrotta del mondo. La preoccupazione che l'aveva preso, si
traduceva tosto nelle seguenti parole. Alzando la testa, disse a Bernardetta:
- Sì, figlia mia; avete ricevuto immense grazie da parte della Vergine: ora, che
intendete fare per corrispondervi?
- Monsignore, non ho mai pensato di fare per l'avvenire se non quello che già
faccio qui, cioè lavorare e pregare con le care Suore.
- Osservate, mia povera fanciulla, che voi non siete qui, che per un favore e che
le buone Suore non potranno trattenervi che per un periodo limitato.
- Non possono, perché le conserve dell'Ordine sono legate da voti, mentre voi non
lo siete.
- Vediamo un po', figlia mia, riprese il vescovo, apritemi il vostro cuore; non
avete mai pensato di entrare nella Congregazione delle buone religiose che vi
curano?
- No, Monsignore, e se vi ho qualche volta pensato, era per dirmi che ciò non era
possibile.
- E perché?
- È vero, continuò il vescovo, che per regola generale si esige una dote ed un
certo grado di istruzione, ma quando ci troviamo di fronte ad una vera vocazione,
facciamo anche delle eccezioni.
Inoltre era stata fatta proibizione alle religiose di interrogarla circa i progetti che
aveva per il futuro o di influire nella sua determinazione. E mentre tutti
supponevano che Bernardetta mai avrebbe acconsentito di allontanarsi dalla
Grotta, s'andava operando in lei un'interiore distacco, destinato a predisporla alla
vita di immolazione. Dopo un anno di meditazioni e di preghiere. Bernardetta
chiese una udienza particolare alla Madre Superiora della casa.
- Madre mia - le disse con tono grave - ho lungamente riflettuto alla presenza di
Dio e della Santa Vergine, sulle parole che mi furono rivolte, ve ne ricorderete
senza dubbio, da Sua Eccellenza Monsignor Vescovo di Nevers. Da oggi la mia
decisione è presa, e se la cosa è fattibile ed io non ne sono troppo indegna, vorrei
pregarvi di scrivere a Sua Eccellenza che desidero vivere e morire sotto il velo
delle religiose, delle quali ha la direzione.
«Oh, per favore, - esclamò essa con aria supplichevole - è l'ultima volta! ... Ve ne
prego, mie care Suore, lasciatemi ancora un minuto!».
Il giorno dopo, di buon mattino, Bernardetta andò a salutare quelli della famiglia.
Entrando nella casa paterna, cadde svenuta nelle braccia della mamma. Le
prodigarono cure ed allora essa riprese la conoscenza. Sempre seduta, come
l'angelo del dolore, sulle ginocchia di sua madre, guardava con ineffabile
tenerezza tutti i membri della famiglia. Costoro, l'uno dopo l'altro, venivano ad
abbracciarla ed a coprirla di pianto. Improvvisamente si sentì il rumore di una
carrozza davanti alla porta di casa. Di scatto, come fosse una molla, Bernardetta
si alzò, si svincolò dalle braccia dei suoi genitori e disparve in gran fretta,
ripetendo più volte:
«Addio! Addio!».
XXXII.
(Seguito)
3. - Bernardetta al Convento di Nevers. - La sua vita religiosa - La sua
morte
- Come vi chiamate?
- Bernardetta Soubirous.
- Il vescovo di Nevers.
- Ah, questo caro e santo uomo, ne fa sempre qualcuna delle sue! ... Venite, figlia
mia, vado ad accompagnarvi in refettorio, ove cenerete con le suore di Lourdes,
poi, domattina se non siete troppo stanca, vi porterete in cucina ove aiuterete la
sorella conversa a lavare le stoviglie.
Assegnandole uno dei più bassi uffici della casa, la Madre aveva creduto di
sottoporre Bernardetta ad una prova di umiltà. S'ingannava: colei che doveva
eseguire gli ordini, ebbe a farsi molto minor violenza di colei che li aveva
impartiti. Bernardetta non si era mai chiesta in chiesta in che poteva essere
adoperata in monastero; si portò al posto di lavoro assegnatole con la stessa
gioia che avrebbe provato a compiere il lavoro, se fosse stato di sua libera scelta.
Suor Maria Bernarda già avvezza alla vita claustrale non ebbe a compiere alcun
sforzo per sottostare alle esigenze della regola. D'una pietà soave e costante, non
ebbe né gli ardori abituali delle novizie, né i rilassamenti e gli scoraggiamenti che
tengono dietro agli accessi di zelo. Sempre semplice, uguale a se stessa, senza
pretese, strappava la simpatia e le religiose di Nevers come quelle di Lourdes
s'affezionarono alla giovane novizia, non solo per i favori straordinari dei quali era
stata l'oggetto, ma per la naturale amabilità del suo carattere. Il soggiorno a
Nevers parve influire favorevolmente sul fisico di Bernardetta. Nei primi mesi
riprese forza ed il suo volto aveva l'aspetto della salute. Ma ahimè! Questo felice
stato di cose, con le speranze che racchiudeva, non fu di lunga durata.
Una sera, dopo l'uscita del refettorio, la povera giovane ebbe un'emottisi talmente
prolungata che tutti intorno ad essa disperavano di salvarla. Il medico della casa,
chiamato d'urgenza, sentenziò al primo colpo d'occhio che la novizia era perduta.
Provò parecchi rimedi, ma restarono senza effetto. La Superiora generale, piena
di angoscia e di dolore, fece avvisare Mons. Forcade che le condizioni di salute di
Bernardetta erano allarmanti. Malgrado l'ora avanzata della notte, il vescovo
attraversò a piedi la città e si portò in gran fretta presso la moribonda.
Non potendo darle il viatico, perché il vomito non cessava, anzi continuava con
insistenza, le amministrò l'Estrema Unzione. Dopo aver molto pregato e dopo
averle impartita un'ultima benedizione, credendo che tutto ormai fosse finito,
s'allontanò dal letto dell'agonizzante con le lacrime agli occhi.
- E che cosa c'è che lo impedisce? Rispose il prelato con vivacità. - Sì, sì,
concediamo questa ultima grazia alla giovane privilegiata della Vergine.
Ma ahimè! Come tutti quelli che portano impresso il sigillo degli eletti, la poverina
usciva da una prova per cadere in una altra. Del resto per essa le parole della
Vergine: «Non vi prometto di rendervi felice in questo mondo ma nell'altro» non
dovevano aver pieno compimento? Appena superata una scossa che aveva messo
la sua vita in pericolo, Bernardetta ricevette una notizia che la colpì nell'intimo
della sua anima.
- Mio Dio, voi l'avete voluto; accetto il calice che mi avete presentato; che il
vostro santo nome sia benedetto!
Le terribili emozioni, che aveva provato l'una dopo l'altra, gettarono Suor Maria
Bernarda in uno stato di grande prostrazione. Per qualche tempo venne
dispensata da ogni regola e obbligata a sottostare ad un regime particolare di
cure e di riguardi precauzionali. Quando le forze le tornarono, nonostante la
professione fatta, sia pure in extremis, pure dovette rientrare in noviziato per
completarvi la sua religiosa formazione. Si preparò da sola all'immolazione
definitiva con pio abbandono che attestava più gioia che sacrificio. Infine dopo
aver molto pregato e meditato, Bernardetta rinnovava i suoi voti nelle mani
benedicenti di Monsignor Forcade, nella Chiesa della casa-madre di San Gildard a
Nevers, il 30 ottobre 1867.
Pochi giorni dopo la professione, Suor Maria Bernarda ricevette l'ordine di lasciare
il suo grembiule di cuciniera per andare a prendere quello di infermiera
nell'ospedale annesso al convento.
In questo ufficio, Suor Maria Bernarda rivelò attitudini che nessuno aveva in essa
supposto. Fin dal suo inizio, come sagrestana della cappella, mostrò un gusto
squisito nell'ornare gli altari ed in poco tempo divenne abilissima nei lavori ad
ago. Si conservano ancora come reliquie lavori di ricamo che gareggiano per
finezza ed ispirazione con quelli che in questo genere sono ritenuti i più perfetti.
L'umile religiosa passava gran parte della sua giornata all'ombra del santuario.
Là, raccolta e pensierosa, lavorava dal mattino alla sera, sotto lo sguardo di Dio e
della Sua augusta Madre. Per essa la fede non aveva ombre e si sentiva come
incorporata alla Sacra Famiglia:
Mentre la devota sagre stana poneva tutta la sua felicità e la sua gloria
nell'ornare le immagini dei Santi, ch'ella amava, gli Angeli intrecciavano per lei il
prezioso diadema, destinato ad ornare la sua fronte per la eternità. Bernardetta
aveva già molto sofferto. Avanzando verso il termine della sua vita, poté
accorgersi che le malattie, il cui germe era in lei da lungo tempo, l'assalivano con
violenza: asma, tumori, reumatismi, emottisi, tubercolosi ossea; tutto sembrava
unirsi per abbattere e rovinare la sua costituzione fisica, già tanto delicata. La
poveretta era sovente all'estremo delle sue forze, ed accadeva talvolta che
mentre offriva le sue sofferenze al Dio del Tabernacolo, cadeva inerte sui gradini
dell'altare. Rimaneva confusa dei suoi svenimenti e diceva alle consorelle che le
porgevano aiuto:
«Mio Dio! Sorelle mie, quanto poco valgo e come dovete essere scandalizzate del
mio poco coraggio!».
La misura sembrava colma e tuttavia la paziente era ancor lontana dalla fine delle
sue prove.
Un giorno che era a letto ammalata, le venne consegnata una lettera listata a
lutto. Questa lettera le ispirò subito lugubri presentimenti: l'istinto del cuore non
l'aveva ingannata. La povera ammalata l'aprì con mano tremante e vi lesse che
suo padre, di appena cinquanta cinque anni, dopo una malattia sopportata
santamente, era morto a Lourdes, il quattro marzo 1871. Fu di nuovo immersa
nella più orribile desolazione. Dopo la morte della mamma sua, credeva di aver
sparso tutte le lacrime della sua tenerezza, ma ne trovò purtroppo ancora per
piangere il suo amatissimo papà.
Il corpo di Suor Maria Bernarda era come martoriato dalla sofferenza, il suo cuore
era lacerato dalla violenza dei dispiaceri, non rimaneva che l'anima, che avesse
conservata la sua serenità. Dio stava per impreziosirla con la prova suprema.
Suor Maria Bernarda aveva goduto fino allora una perfetta tranquillità circa lo
stato di grazia dell'anima sua. Negli ultimi anni della sua vita, fu presa da incubi e
scrupoli, mille volte più tormentosi che non i dolori del corpo. S'accusava di colpe
immaginarie e si reputava una grande peccatrice. L'innocente Suora non parlava
delle apparizioni se non per dire che ne era stata indegna e che per la sua poca
riconoscenza meritava la riprovazione della Vergine.
Il Signore non fece cessare questo martirio che nel momento in cui si preparava
ad incoronare la sua figlia prediletta.
***
Finalmente aveva trovato il silenzio e la pace nel caro convento di San Gildard a
Nevers.
Dopo più di dodici anni di una esemplare vita religiosa, il 22 settembre 1878
aveva fatto i suoi voti perpetui e si era in tal modo sepolta per sempre nel cuore
del suo Sposo Crocifisso. L'umile vergine era pronta per le nozze dell'Agnello.
Pochi giorni dopo la sua consacrazione perpetua e solenne, suor Maria Bernarda
fu colpita dalla sua ultima e crudele malattia; e l'11 dicembre 1878, nell'ottava
dell'Immacolata Concezione, riprese nell'infermeria il suo posto abituale che non
doveva più lasciare.
XXXIII.
ULTIMA MALATTIA
La violenza del dolore le strappava grida che non poteva trattenere, ma ella le
cambiava in ardenti preghiere. Diceva con decisione:
«Mio Dio, ve lo offro ... Mio Dio vi amo ... sì, mio Dio io la voglio, voglio la vostra
croce».
La, croce aveva così penetrato l'anima sua. Il demonio la torturava con quelle
terribili prove della coscienza, che dànno quaggiù una idea dell'inferno alle anime
che hanno accettato di essere vittime per i peccatori del mondo. Bernardetta non
aveva dimenticato una delle grandi parole della Grotta, la preghiera e la
penitenza per i peccatori. Allorché il direttore spirituale dell'anima sua la
rassicurava col pensiero del cielo e col ricordo delle divine bellezze della Santa
Vergine ch'ella aveva contemplata alla Grotta.
La croce spezzava cosi i legami che attaccavano Bernardetta alla vita. Quando le
suggerivano di farne sacrificio:
- «Non è sacrificio, diceva, quello di abbandonare una povera vita nella quale si
provano tante difficoltà per essere di Dio».
A misura che il suo corpo si consumava, l'anima sua prendeva nuova forza. La
vita sembrava essersi concentrata nei suoi grandi occhi che divenivano sempre
più limpidi e radiosi. Allorché guardava il cielo, la croce, o l'immagine di Maria, si
accendevano di celeste fuoco.
- «Ho chiesto a Lui la grazia d'una buona morte». Parve che stesse per essere
esaudita. Il 28 marzo il suo confessore le portò il viatico e le amministrò l'Estrema
Unzione. Prima di porgerle il santo viatico il prete le fece una breve esortazione.
Suor Maria Bernarda parlò a sua volta con voce così sicura che destò la meraviglia
di quanti la circondavano:
- «Mia cara Madre, vi chiedo perdono di tutte le pene che vi ho procurate con le
mie infedeltà nella vita religiosa. Domando perdono anche alle mie consorelle dei
cattivi esempi che ho loro dato».
La morte non veniva ancora; e nei rari istanti di tregua che il dolore le dava, la
sua indole schietta tornava alla gioia infantile; ritrovava qualche volta, parlando
perfino della sua morte, le dolci ed amabili celie che traboccavano dal suo cuore
sempre giovane e contento.
Ella rispondeva:
XXXIV
MORTE
Giunse Pasqua con la letizia della Risurrezione. Suor Maria Bernarda era sempre
al Calvario o al Getsemani.
«Vattene, o demonio!»
L'atleta di Cristo, fortificato il martedì mattina dal Santo Viatico, dovette tosto
riprendere il combattimento. Alla sera, Suor Natalia, seconda Assistente della
Congregazione, con la quale Suor Maria Bernarda aveva una religiosa confidenza,
si trovava vicino a Lei:
- Il dolce Salvatore è abbastanza ricco per pagare tutti i vostri debiti; ed anche
noi vogliamo aiutarvi con le nostre preghiere.
Si ricordò allora della benedizione speciale che Pio IX le aveva accordata per l'ora
della morte. Volle avere nelle mani il documento pontificio; e per acquistare
l'indulgenza plenaria pronunciò piamente il nome di Gesù.
- Mio Dio, Vi amo con tutto il mio cuore, con tutta l'anima mia, con tutte le mie
forze.
Il sacerdote le richiamò la frase del Cantico dei Cantici ove lo Sposo divino invita
l'anima fedele a collocarlo Lui, suo Sposo, come un sigillo sul cuore.
La moribonda afferrò con forza il crocifisso e lo strinse sul suo cuore, come se
avesse voluto affondarvelo. Si pose il crocifisso sul suo petto in modo che le fosse
possibile baciarlo e premerlo sul suo cuore. La videro intanto stendere le braccia
in forma di croce, mormorando:
«Ah! Io L'amo».
Per ben due volte, tendendole le mani supplichevoli, le rivolse la stessa richiesta.
Le preghiere delle care consorelle le fecero tornare un po' di forza. La morente
chiese perdono a Suor Natalia per le pene che le aveva recato. Era davvero la
Sposa di Gesù, dolce ed umile di cuore.
Poi fece cenno che desiderava bere; e tenendo ella stessa il bicchiere nelle mani
tremule gustò qualche sorso.
Bernardetta chinò il capo e rese l'anima a Dio. Erano le tre, l'ora nella quale Gesù
morì sulla croce.
Era mercoledì di Pasqua. Nello stesso giorno, ventun anni prima, Bernardetta
aveva tenuto, nell'estasi davanti alla Vergine della Grotta, una candela accesa,
senza sentire alcuna scottatura della fiamma che bruciava le sue dita, congiunte
in orazione.
Dopo ventun anni, il mercoledì di Pasqua, Bernardetta, questa luce soave che la
Vergine Immacolata aveva collocata sul candelabro della Santa Chiesa, questa
luce pura si eclissava quaggiù per andare a brillare fra le stelle del Paradiso.
La liturgia sacra, richiama la gloria del Salvatore risorto; e, mostrando alla fine
dei secoli le membra del mistico corpo di Cristo resuscitate col loro corpo, rivolge
loro le parole del Giudice Sovrano:
«Venite, benedetti dal Padre mio; possedete il regno che vi è stato preparato».
«Venite, alzatevi o mia diletta; l'inverno di questa vita mortale è passato, con le
sue prove; i fiori dell'eterna primavera sono spuntati sulla terra dei vivi. Voi mi
avete seguito nelle umiliazioni e nei dolori del Calvario, seguitemi nella gloria e
delizia del paradiso».
La Vergine Immacolata avrà parlato in questi termini alla sua umile devota:
«Voi siete stata fedele alla vostra promessa ed io sarò fedele alla mia. Voi mi
avete fatto il favore divenire alla Grotta per quindici giorni consecutivi, e mi avete
onorata fino all'ultimo sospiro di vostra vita; ora io faccio la grazia che vi ho
promesso. Voi non avete goduto la felicità di questo mondo, venite a goderla
nell'altro, ove vi attende Gesù».
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I funerali di Suor Maria Bernarda furono celebrati con pompa a Nevers il 19 aprile,
terzo giorno dalla morte; funzionante era lo stesso Mons. Lelong, successore di
Mons. Forcade, trasferito in questo periodo alla cattedra arcivescovile di Aix.
Il corpo della defunta venne collocato in una cappella dedicata a San Giuseppe, al
centro di un vasto giardino, attiguo alla casa-madre di San Gildard.
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Molti fantastici racconti sono stati scritti e pubblicati sulla vita di Bernardetta nel
convento di Nevers. Alcuni pretendevano che la Santa Vergine la visitasse nella
sua cella; altri che aveva il dono dei miracoli: altri ancora che ha profetizzato la
disfatta nazionale del 1870. Ma ciò appartiene al romanzo. Bernardetta nel
convento di San Gildard, condusse la vita di una religiosa, fedelissima sempre ed
in tutto alla regola; ciò è tutto quello che si può dire di lei ed è il più significativo
di tutti gli elogi.
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Nel momento che scrivo, ella ha ritrovato, senza dubbio, Colei che le aveva
promesso la felicità non in questa vita, ma nell'altra.
Possa ricordarsi - essa - del vecchio amico di Lourdes ed ottenergli con le sue
preghiere, la grazia di vedere coi suoi occhi nel cielo l'Immacolata Concezione,
che non cessa di invocare con filiale abbandono, dal giorno benedetto. nel quale si
è inginocchiato vicino a Lei, sotto il Suo sguardo e sotto la Sua mano, alla Grotta
di Massabieille!».
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Note
1 Nota del Traduttore. - Queste barriere erano state costruite per ordine del
ministro del culto Rolland, su proposta del barone Massy, che ricopriva in quel
tempo la carica di prefetto del dipartimento. Gli operai di Lourdes le distrussero il
17 giugno 1858; ricostruite, furono definitivamente abbattute il 5 ottobre
successivo. Queste barriere consistevano in una palizzata di legno.
3 Nota del Tr. - Sotto i re, la Francia era divisa in più provincie al comando di un
governatore.
4 Nota del Tr. - L'autore si riferisce ai lavori di sterro per livellare il terreno
antistante la grotta e per fare le fondamenta della Basilica.
5 Nota del Tr. - Nel racconto manca ciò che pronunciò Bernardetta: «Se venite da
parte di Dio avanzate ...». E la Vergine s'avanzò infatti verso l'apertura dell'ogiva.
6 Nota del tr. - Sono gli scavi per la costruzione della Basilica. Per comprender
questo linguaggio occorre riportarsi al tempo dell'autore.
7 Nota del Tr. - «Bacerete la terra ...». Per dovere di esattezza queste parole,
riferite dall'Estrade e dagli altri storici delle apparizioni di Lourdes non figurano
negli atti ufficiali. Tuttavia il baciare la terra o la roccia della Grotta è divenuto un
rito, che lutti i pellegrini di Lourdes scrupolosamente adempiono.
8 Nota del Tr. - Questa decisione dottrinale del Vescovo è in data 18 gennaio
1862; fu ovunque accolta con grande giubilo.