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BEATO GIOVANNI EUDES

LA VITA ED IL REGNO DI GESÙ


NELLE ANIME CRISTIANE

AB

TORINO - ROMA

Ditta PIETRO MARIETTI. Casa fondata nel 1820

di MARIO E. MARIETTI - Editore –Libraio Tipografo Pontificio


della S. Congregazione dei Riti e Arcivescovile di Torino 1924

Visto: Nulla osta alla stampa.

Torino, 29 Luglio 1923.


Can. FRANCESCO PALEARI Rev. Del.

Imprimatur.
C. FRANCESCO DUVINA Deleg. dal Vic. Cap.

_______________________________
INDICE

CENNI BIOGRAFICI INTORNO AL B. GIOVANNI EUDES

INTRODUZIONE

I. Importanza del «Regno di Gesù»


II. La dottrina spirituale del «Regno di Gesù»
1) L'Idea fondamentale del «Regno di Gesù».
2) La conformità a Gesù
3) L'oblazione di se stesso a Gesù
4) L'unione con Gesù
5) L'amore di Gesù
6) Gesù in tutte le cose
III. Carattere pratico del «Regno di Gesù.
IV . Le fonti del «Regno di Gesù.

A Gesù e a Maria sua Santissima Madre


VIVA GESÙ E MARIA
Prefazione.

PARTE PRIMA

La quale contiene diversi esercizi principali e più necessari per vivere


cristianamente e santamente e per formare, santificare, far vivere e regnare Gesù.

Esercizio per la mattina.

I. Gesù deve essere il nostro principio e il nostro termine in ogni cosa; quello che si deve
fare la mattina, essendo svegliato

II. Ciò che si deve fare vestendosi

III. Tutta la nostra vita appartiene e dev'essere consacrata alla gloria di Gesù.

IV. Tre mezzi per far sì che tutta la nostra vita sia un continuo esercizio di lode e di amore
a Gesù

V. Elevazione a Gesù per la mattina.

VI. Altra elevazione a Dio per santificare tutte le nostre azioni e renderle accettissime alla
sua divina Maestà
Alla Santissima Vergine.
A San Giuseppe.
All'Angelo Custode
Agli Angeli e ai Santi tutti
Per domandare a nostro Signore e alla sua Santissima Madre la loro benedizione.

Esercizio durante la giornata.


VII. Gesù è il nostro centro e il nostro paradiso, e dev'essere il nostro unico oggetto

VIII. Elevazione a Gesù durante la giornata

Esercizio per la sera.

IX. Esercizio di ringraziamento.

X. Esercizio per l'esame di coscienza

XI. Atti di contrizione per la sera.

XII. Per offrire a Gesù il vostro riposo

Per la Confessione.

XIII. Ciò che si deve fare prima della Confessione

XIV. Ciò che si deve fare dopo la Confessione

XV . Della Contrizione.

XVI. Per domandare a Dio la contrizione

XVII. Atti di contrizione

Per la santa Comunione.

XVIII. Elevazione a Dio per dispersi alla santa Comunione

XIX. Ciò che si deve fare dopo la santa Comunione.

XX. Elevazione a Gesù dopo la santa Comunione

XXI. Tre atti d'adorazione, di oblazione e di amore verso Gesù.


1. Atto d'adorazione verso Gesù
2. Atto di oblazione a Gesù
3. Atto d'amore a Gesù

XXII. Orazione alla SS. Vergine Maria Madre di Dio.

Professioni cristiane che è bene rinnovare ogni giorno

XXIII. Professione di fede cristiana.

XXIV. Professione di odio e detestazione cristiana del peccato.

XXV. Professione di umiltà cristiana


XXVI. Professione di abnegazione cristiana

XXVII. Professione di fede e di abbandono di se stesso alla divina volontà

XXVIII. Professione di amore a Gesù e Maria.

XXIX. Professione d'amore alla Croce

XXX. Professione di carità cristiana verso il prossimo

PARTE SECONDA

che contiene ciò che dobbiamo fare in tutta la vita per vivere cristianamente e
santamente, e per formare, santificare, far vivere e regnare Gesù in noi.

La vita cristiana e i suoi fondamenti.

I. La vita cristiana dev'essere una continuazione della vita santissima menata da Gesù
sulla terra

II. Conferma di questa verità.

III. Quali sono i fondamenti della vita e santità cristiana

IV. Del primo fondamento della vita e santità cristiana che è la fede

V. La fede dev'essere la nostra guida in tutte le nostre azioni

VI. Del secondo fondamento della vita e santità cristiana, che è l'odio e l'avversione del
peccato.

VII. Del terzo fondamento della vita e santità cristiana, che è il distacco dal mondo e dalle
cose del mondo

VIII. Continua il medesimo. argomento.

IX. Del distacco da se stesso.

X. La perfezione del distacco cristiano.

XI. Del quarto fondamento della vita e santità cristiana, che è l'orazione

XII. Diversi medi d'orazione, primieramente dell'orazione mentale

XIII. Secondo modo di orazione, che è l'orazione vocale

XIV. Terzo modo d'orazione, che è di far tutte le proprie azioni in ispirito di orazione

XV. Quarto modo di orazione, che è di pregare leggendo i buoni libri


XVI. Quinto modo di orazione, che è di parlare di Dio e come occorre parlarne e sentirne
parlare

XVII. Delle disposizioni e qualità che devono accompagnare l'orazione

XVIII. Prima disposizione per l'orazione: Umiltà.

XIX. Seconda disposizione per l'orazione: Fiducia

XX. Terza disposizione per l'orazione: Purità d'intenzione

XXI. Quarta disposizione per l'orazione: Perseveranza

Delle virtù cristiane.

XXII. Dell'eccellenza delle virtù cristiane

XXIII. Come bisogna esercitare le virtù cristiane e riparare le mancanze che vi si


commettono.

XXIV. Applicazione fatta dell'esercizio precedente alla pratica, per esempio, della dolcezza
e della umiltà di cuore

XXV. Della dignità, importanza e necessità dell'umiltà cristiana

XXVI. Dell'umiltà di spirito

XXVII. Dell'umiltà di cuore

XXVIII. Pratica dell'umiltà cristiana

XXIX. Della fiducia e dell'abbandono di se stesso tra le mani di Dio

XXX. Continuazione del precedente discorso sulla fiducia

XXXI. Della sottomissione e ubbidienza cristiana.

XXXII. Pratica della sottomissione e ubbidienza cristiana

XXXIII. la perfezione della sottomissione ed ubbidienza cristiana

XXXIV. Pratica della perfetta sottomissione cristiana.

XXXV. Della carità cristiana.

XXXVI. Pratica della carità cristiana

XXXVII. Della carità e dello zelo per la salvezza delle anime.

XXXVIII. Della vera devozione cristiana


XXXIX Pratica della devozione cristiana.

XL. Della formazione di Gesù in noi

XLI. Ciò che si deve per formare Gesù in noi

XLII. Del buon uso che si deve fare delle consolazioni spirituali.

XLIII. Del buon uso che si. deve fare delle aridità ed afflizioni Spirituali

XLIV. Del Martirio, perfezione e consumazione della vita e santità cristiana

XLV. Tutti i cristiani devono essere martiri e vivere nello spirito del martirio. Lo spirito del
martirio

XLVI. Elevazione a Gesù sul martirio

XLVII. Orazione in onore di tutti i santi Martiri

PARTE TERZA

che contiene ciò che si deve fare, al principio, durante il corso e alla fine d'ogni
anno, per vivere cristianamente, e santamente, e far vivere e regnare Gesù in noi

Per cominciare l'anno.

I. Come si deve cominciare l'anno con Gesù.

II Elevazione a Gesù per rendergli i nostri doveri al principio d'ogni anno.

IlI. Elevazione alla santa Vergine per il capo d'anno

Della devozione ai Misteri di nostro Signore.

IV. Siamo obbligati d'avere una devozione speciale a tutti gli stati e misteri della vita di
Gesù. Come li dobbiamo onorare tutti in ogni anno

V. Altre varie ragioni che ci obbligano ad avere una devozione speciale a tutti gli stati e
misteri della vita di Gesù e ad onorarli tutti in ogni anno

VI. Ordine da seguire per onorare in ogni anno tutti gli stati e misteri di Gesù.

VII. Le sette cose che dobbiamo considerare ed onorare in ogni mistero di Gesù

VIII. Sette maniere in cui dobbiamo onorare i misteri di Gesù.

IX. Sette altre maniere in cui possiamo onorare gli stati e i misteri di Gesù
X. Elevazione a Gesù sul mistero della sua Infanzia la quale si può applicare a tutti gli altri
suoi misteri.

Della devozione alla Santissima Vergine.

XI . Come si deve onorare Gesù in lei e lei in Gesù

XII. I principali stati e misteri della vita della Santa Vergine.

XIII. Elevazione a Gesù per onorario nella sua Santa


Madre ed In tutti i misteri della vita di lei in generale ed in particolare

XIV. Elevazione alla Santissima Vergine, la quale si può applicare ad ogni mistero della
sua vita

La devozione ai santi.

XV. Come dobbiamo onorare Gesù nei Santi e i Santi in Gesù, e come bisogna pregarli e
portarne le reliquie

XVI. Elevazione a Gesù per onorarlo in San Giovanni Evangelista, la quale si può
applicare a tutti gli altri in particolare.

XVII. Orazione a San Giovanni Evangelista la quale si può applicare a tutti i Santi in
particolare.

Il ritiro annuale ed alcuni altri Esercizi Spirituali.

XVIII. Eccellenza e pratica del Ritiro annuale

XIX. Elevazione a Gesù per rinnovare i tre voti di religione

XX. Esercizio di pietà per riparare le mancanze che abbiamo commesse in tutta la vita
contro di Gesù, e per consacrare ogni nostro anno ad onore di ogni anno della sua vita

XXI. La coroncina della gloria di Gesù

XXII. Alcuni altri esercizi spirituali che con viene fare ogni anno.

XXIII. Ciò che bisogna fare per disporsi a guadagnare le Indulgenze.

XXIV. La Confessione annuale

Per finire l'anno.

XXV. Come si deve finire l'anno con Gesù.

XXVI. Elevazione a Gesù per rendergli i nostri doveri alla fine di ogni anno.

XXVII. Elevazione alla Santa Vergine per la fine dell'anno


PARTE QUARTA

che contiene ciò che si deve fare ogni mese per vivere cristianamente e
santamente, e far vivere e regnare Gesù in noi.

I. Ciò che si deve fare nel primo e nell'ultimo giorno

II. Giova avere un giorno di ritiro in ogni mese. Ciò che si deve fare in quel giorno.

III. Meditazione per eccitarsi a lodare e glorificare Gesù.

IV. Esercizio di lode e di glorificazione verso Gesù.

V. Continuazione dell'esercizio di lode e di glorificazione verso Gesù

VI. La coroncina dell'Eterno padre di Gesù.

VII. Esercizio d'amore verso Gesù

VIII. Esercizio d'amore divino che contiene trentaquattro atti d'amore verso Gesù in onore
dei trentaquattro anni della vita sua tutta d'amore su questa terra.

IX. Atti d'amore verso Gesù, Prigioniero nelle sacre viscere di sua Madre

X. Atti d'amore verso Gesù-nascente e considerato come bambino.

XI. Atti d'amore verso Gesù crocifisso che si possono fare baciando il crocifisso

XII. La corona del santo amore di Gesù

XIII. Conviene prendere un Santo ogni mese per aiutarci ad amare Gesù.

XIV. Del mese di Marzo.

PARTE QUINTA

che contiene ciò che si deve fare in ogni settimana per vivere cristianamente e
santamente e per far vivere e regnare Gesù in noi.

I. Dei tre giorni della settimana che dobbiamo impiegare con maggiore raccoglimento.

II. Come si può onorare tutta la vita di Gesù in ogni settimana

Meditazioni o elevazioni a Gesù per tutti i giorni della settimana sui diversi stati della sua
vita.
III. Prima meditazione, per la Domenica. Sulla vita divina che Gesù ha nel seno del Padre
suo da tutta l'eternità

IV. Seconda Meditazione, per il Lunedì. Sul primo momento della vita temporale di Gesù.

V. Terza Meditazione, per il Martedì. Sulla santa Infanzia di Gesù

VI. Quarta Meditazione, per il Mercoledì. Sulla vita nascosta e laboriosa di Gesù

VII. Quinta Meditazione, per il Giovedì. Sulla vita conversante che Gesù ebbe sulla terra,
e ch'egli ha ancora nel Santissimo Sacramento

VIII. Sesta Meditazione, per il Venerdì. Sulle sofferenze e sulla morte di Gesù.

IX. Settima Meditazione, per il Sabato: Sulla vita di Gesù in Maria e di Maria in Gesù

X. Ottava Meditazione, ancora per la Domenica. Sulla vita gloriosa che Gesù ha nel cielo
dalla sua Risurrezione e Ascensione

XI. Elevazione a Gesù su tutti gli stati e misteri della sua vita e per consacrargli tutti gli
stati e appartenenze della nostra vita

PARTE SESTA

che contiene ciò che si deve fare ogni giorno per vivere cristianamente e
santamente, e per far vivere e regnare Gesù in noi.

Della santificazione delle azioni ordinarie.

I. Siamo obbligati di fare santamente le proprie azioni e ciò che si deve fare per questo.

II . Elevazione a Gesù, in vari modi, per far santamente le proprie azioni

III . Per un'azione di lunga durata o che richiede una grande applicazione di spirito

IV. Prima di parlare o conversare col prossimo

V. Prima del pasto

VI. Prima della ricreazione

VII. Nell'andare e venire in casa, o fuori casa.

VIII. Prima del lavoro

IX. Prima della predica.

X . Prima della lettura spirituale

XI. Prima di scrivere.


XII. Facendo l'elemosina.

XIII. Andando a visitare i poveri, o i malati e gli afflitti

XIV. Digiunando o facendo qualche azione di penitenza e di mortificazione

XV. Facendo qualche atto d'umiltà

XVI . Facendo un atto di carità

XVII. Facendo un atto d'ubbidienza

XVIII. Per tutte le altre azioni.

XIX. Questa pratica è il vero mezzo di stare sempre alla presenza di Dio, ed è dolce e
facile.

XX. Possiamo e dobbiamo fare un santo uso, per la gloria di Dio, delle altrui azioni e
sofferenze.

XXI. Per le afflizioni


XXII. Elevazione a Gesù nell'afflizione.
XXIII. Contro le tentazioni.

Esercizio per la santa Messa.

XXIV. Ciò che si deve fare per assistere degnamente al santo sacrificio della Messa

XXV. Elevazione a Dio per il principio della Messa.

XXVI. Elevazione a Gesù durante la santa Messa.

XXVII. Elevazione a Gesù considerato come sovrano Sacerdote, che sacrifica se stesso
nella Messa.

XXVIII. Elevazione a Gesù, considerato come Ostia che è sacrificata a Dio nella santa
Messa

XXIX. Elevazione a Gesù per la Comunione Spirituale

XXX. Elevazione a Gesù per la fine della Messa

Per l'Ufficio divino.

XXXI. Della preparazione per dirlo santamente

XXXII. Metodo eccellente per dire santamente l'Ufficio divino e per onorare tutta la vita di
Gesù nell'Ufficio di ogni giorno.

XXXIII. Altro metodo per dire santamente l'Ufficio divino


XXXIV. Per recitare santamente l'Ufficio della Madonna

XXXV. Altro metodo per dire santamente l'Ufficio della Madonna.

Per il Rosario della Santissima Vergine.

XXXVI. L'uso del Rosario è cosa santissima e a Dio molto gradita.

XXXVII. Per dire santamente la corona della Santissima Vergine

XXXVIII. La Coroncina di Iesus Maria.

PARTE SETTIMA

che contiene alcuni esercizi per rendere a dio i doveri che gli avremmo dovuto
rendere nella nostra nascita e nel nostro battesimo e per prepararci a morire
cristianamente e santamente.

Esercizio di pietà a proposito della nostra nascita.

I. Dei doveri che avremmo dovuto rendere a Dio al momento della nostra nascita, se
avessimo avuto l'uso della ragione.

II Elevazione a Gesù a proposito della nostra nascita.

III. Alla Santissima Vergine.

IV. Per gli Angeli e i Santi che avremmo dovuto salutare nella nostra nascita.

Esercizio per il Battesimo.

V. Esercizi di pietà per rendere a Dio i doveri che gli avremmo dovuto rendere quando
ricevemmo il Battesimo, se avessimo avuto l'uso della ragione.

VI. Gesù Cristo è l'autore e l'istitutore del Battesimo

VII. Elevazione a Gesù

VIII. La nascita eterna e temporale, la morte, la sepoltura e la risurrezione di Gesù sono


l'esemplare del nostro Battesimo. Quali doveri si devono rendere a Gesù a questo
proposito.

IX. Elevazione a Gesù

X. È Gesù Cristo che ci battezza nella persona del sacerdote. Doveri che gli si devono
rendere a questo proposito e sulle cerimonie del Battesimo

XI. Elevazione a Gesù considerato come Colui che ci ha battezzati


XII. Della professione solenne che tutti i cristiani fanno nel Battesimo.

XIII. Elevazione a Gesù per rinnovare la professione fatta nel Battesimo

XIV. Siamo battezzati nel nome della Santissima Trinità. I nostri doveri al riguardo

XV. Elevazione alla Santissima Trinità

XVI. La Coroncina della Santissima. Trinità

XVII. Conclusione.

Per morire cristianamente.

XVIII. Esercizio di pietà, per rendere a Dio i doveri che sarà d'uopo rendergli nel giorno
della nostra morte, e per prepararci a morire cristianamente e santamente.

Per il primo giorno.

XIX. Meditazione o Elevazione a Gesù sulla sommissione e sull'abbandono alla, sua


divina volontà riguardo alla nostra morte.

Per il secondo giorno.

XX. Ringraziamento a Nostro Signore per tutti i benefici da lui ricevuti in tutta la nostra vita.

Per il terzo giorno.

XXI. Della confessione del nostri peccati e della soddisfazione che ne dobbiamo fare a
Dio

Per il quarto giorno.

XXII. Della Santissima Comunione.

Per il quinto giorno.

XXIII. Del sacramento dell'Estrema Unzione

Per il sesto giorno.

XXIV. Del testamento di Gesù e di quello che dobbiamo fare in onore del suo.

XXV. Il testamento che dobbiamo fare ad onore e imitazione di quello di Gesù.

Per il settimo giorno.

XXVI. Dell'agonia e dell'istante della morte.

Per l'ottavo giorno.


XXVII. Del giudizio particolare che si fa nell'ora della morte

Per il nono giorno.

XXVIII. Dello stato di morte e di sepoltura

Per il decimo giorno.

XXIX. Dell'ingresso delle nostre anime nel Cielo e nella vita immortale.

XXX. Conclusione dei precedenti esercizi

XXXI. Di alcune altre disposizioni necessarie per morir santamente.

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CENNI BIOGRAFICI INTORNO AL
BEATO GIOVANNI EUDES

FONDATORE

della congregazione di Gesù e Maria


dell'ordine di nostra signora della carità e
della società del cuore ammirabile della madre di Dio

___________

Il beato Giovanni Eudes, nacque in Francia a Ri, Diocesi di Séez, il 14 Novembre 1601,
morì a Caen, carico di anni e di meriti, il 19 Agosto 1680.
Frutto d'un voto fatto dai genitori a Nostra Signora della Recouvrance, fin dai più teneri
anni diè prova d'un'eroica virtù. Scolaro dei Padri Gesuiti, la saviezza di sua condotta e gli
ardori di sua pietà ne fecero il modello dei suoi compagni, che lo chiamavano «il devoto
Eudes». Devoto era di certo verso Nostro Signore, che egli riceveva di frequente nella S.
Eucaristia, e verso la Santissima Vergine, che nell'ardore del suo amore si era presa in
isposa. Sacerdote, divenne con la santità eminente, con le sue predicazioni apostoliche,
con le sue salutari istituzioni una delle glorie della Chiesa di Francia. Il signor Olier,
l'illustre fondatore della Società di S. Sulpizio, lo chiamava «rarità del suo secolo».
Missionario, egli evangelizzò con un successo che lo ha fatto paragonare a S. Vincenzo
Ferreri, la Normandia e una parte della Bretagna, la regione di Chartres, la Borgogna, la
Piccardia, la Sciampagna, la Brie, l'Isola di Francia, annunziando la parola di Dio non solo
nelle borgate e nelle campagne, ma anche nelle più grandi città, come Parigi, Rouen,
Autun, Chàlons, Le Mans, Rennes, Caen, etc... raggruppando intorno al suo pergamo
moltitudini immense, strappando le anime dal loro sonno di morte, lasciando dappertutto
monumenti di sua pietà. Sessant'anni della sua vita vennero così spesi nelle fatiche delle
missioni.
Pieno di zelo per l'ecclesiastica disciplina, dopo venti anni passati nell'Oratorio del P. de
Bérulle, istituì la Congregazione di Gesù e Maria, sopratutto per la formazione dei chierici
(l'evangelizzazione dei popoli fu pure assegnata da lui come secondo fine al novello
istituto), ed ebbe la consolazione di stabilire successivamente a Caen, Coutances, Lisieux,
Rouen, Evreux, Rennes dei seminarii che furono altrettante accademie di santità: e quanti
altri Prelati non gli domandarono lo stesso servizio per le loro Diocesi! Poté così per circa
40 anni preparare alla Chiesa di Dio ministri degni del santo Altare.
Rifugio e sostegno dei pentiti e dei penitenti aprì loro degli asili, con la sua fondazione
dell'Ordine di Nostra Signora della Carità, una delle invenzioni più maravigliose del suo
amore per le anime: un ramo di questa opera, organizzato in generalato dalla Ven. Madre
Maria di Santa Eufrasia Pelletier, è l'Istituto di N. S. della Carità del Buon Pastore
d'Angers, che è sparso per tutta la terra; per l'Italia meridionale la Casa di Noviziato del
Buon Pastore è a Roma in Via S. Giovanni Laterano 28; per l'Italia setto a Torino in Via
Ponte Trombetta, Villa Angelica.
Zelatore potente dell'evangelica perfezione, stabili per le persone desiderose di
praticarla in mezzo al mondo, la Società del Cuore ammirabile della Madre di Dio, ancor
fiorente ai di nostri particolarmente in Bretagna e in Normandia. Difensore dell'integrità
della fede e dell'autorità della Santa Sede tenne testa risolutamente alla setta giansenista
e s'attirò pel suo zelo nel combatterla le più crudeli persecuzioni. Apostolo dei Sacri Cuori
di Gesù e di Maria, fu il primo a fame celebrare le feste solenni con le approvazioni
vescovili secondo l'uso del tempo; quella del S. Cuore di Maria a Autun nel 1648, quella
del Divin Cuore di Gesù a Rennes nel 1670. Fino dalla fondazione della Congregazione di
Gesù e Maria (1643) aveva stabilito che i suoi dovessero ogni anno solennizzare le due
feste suddette come loro feste patronali. Aggiungiamo che per queste feste compose
mirabili uffici, ora approvati dalla Santa Sede, che scrisse su questi Cuori diverse opere
altrettanto dotte quanto pie, e che stabili in molti luoghi confraternite in loro onore, alcune
delle quali furono onorate d'indulgenze da Clemente X. Per cui Leone XIII, nel proclamare,
il 6 Gennaio 1903, l'eroicità delle sue virtù, l'onorò del titolo glorioso di «Autore del Culto
liturgico dei SS. Cuori di Gesù e di Maria». Sembrava che su questo punto non si poteva
dir di più né di meglio. Eppure, nel decreto di Beatificazione, il 25 Aprile 1909, Pio X lo
disse, proclamando il Beato Giovanni Eudes «Padre, Dottore, Apostolo di questa
soavissima religione» (1).
Parlare e agire non gli bastò; volle ancora, con la penna, promuovere lo spirito cristiano
nei fedeli, lo spirito sacerdotale nei preti. Per questo compose molte e notevoli opere,
secondo l'espressione di S. S. Papa Leone XIII di s. m.: Il contratto dell'uomo con Dio per
mezzo del santo Battesimo - Vita e Regno di Gesù nelle anime cristiane - Meditazioni
sull'umiltà - Trattenimento dell'anima cristiana col suo Dio - Memoriale della vita
ecclesiastica - Predicatore apostolico Buon confessore - Cuore ammirabile della
Sacratissima Madre di Dio. - Ecco le principali tra quelle che si possiedono; ma ce ne
furono ben altre di cui dobbiamo rimpiangere la perdita, in modo speciale il «Tutto Gesù».
Ed ora, dopo queste poche parole, possiamo ben dire con Leone XIII, che «quando si
parla di Giovanni Eudes, si parla di un uomo molto illustre, il quale non ha soltanto dato
uno splendido esempio con la santità della vita, ma col suo zelo vigilante per la salute
delle anime è stato dappertutto e sempre utile all'umanità.

_________
INTRODUZIONE

La Vita e il Regno di Gesù ha goduto, una volta, d'una grande popolarità; ma ora questo
libro è poco conosciuto, e perciò è necessario presentarlo al lettore, come intendo fare in
questa Introduzione, la cui ampiezza si spiega per iI posto che tiene questo libro tra le
opere del Beato Giovanni Eudes.
In altrettanti distinti articoli tratterò dunque: 1° dell'importanza; - 2° della dottrina; 3° del
carattere; - 4° delle fonti del Regno di Gesù.
Valgano queste povere pagine a far gustare il libro del B. Giovanni Eudes, e a far
comprendere ed amare i concetti sì alti e sì veri che vi si trovano sulla vita e sulle virtù
cristiane.

I. - Importanza del «Regno di Gesù».

Lo stesso B. Giovanni Eudes ci indica, nella Prefazione del suo libro, le circostanze che
lo spinsero a scriverlo. Nel 1636 aveva pubblicato un opuscoletto dal titolo: Esercizi di
pietà. Quest'opera, destinata alla generalità dei fedeli, era stata accolta bene dal pubblico,
ma non rispondeva ai bisogni delle pie anime che attendono alla perfezione evangelica sia
nelle comunità sia nel mondo. Desideroso di essere utile a questa porzione eletta del
gregge di Gesù Cristo, il pio autore riprese il suo lavoro, lo rifuse del tutto e ne fece
un'opera nuova che uscì nel 1637 con questo titolo: La Vita e il Regno di Gesù nelle
anime cristiane. Quando parla del suo libro, il Beato, P. Eudes lo chiama ordinariamente il
Regno di Gesù, e sotto questo breve titolo esso abitualmente vien designato.
Nel secolo XVII si solevano dedicare a qualche personaggio cospicuo le opere che si
davano al pubblico. Il B. P. Eudes, dopo di aver fatto omaggio del suo libro a Gesù e a
Maria, lo dedicò alla Signora de Budos, badessa di Santa Trinità di Caen, di cui era il
direttore e l'amico, le alle sue religiose, parecchie delle quali l'avevano pure scelto a loro
guida spirituale. Il Regno di Gesù dovette essere tanto più gustato dalle Benedettine di
Santa Trinità in quanto vi ritrovavano, cogli insegnamenti del loro pio direttore, lo spirito e
talvolta anzi le parole di Santa Geltrude e di Santa Metilde, due delle glorie più pure del
loro Ordine.
Nell'Elevazione a Gesù posta a capo dell'opera, il B. P. Eudes presenta pure il suo libro
a tutte le anime che vogliono seguire Gesù Cristo, specialmente a quelle di cui era
incaricato: «Intendo dedicare e dare questo libretto, dice, a tutte le anime che desiderano
amarvi, o buon Gesù, e specialmente a quelle di cui voi volete ch'io abbia qualche cura
particolare davanti a voi». Il Regno di Gesù è indirizzato dunque, in particolar modo, ai figli
del B. P. Eudes, i quali se vogliono riempirsi l'anima dello spirito e della pietà: del loro
Padre, a questo libro anzitutto devono ricorrere. Con luminosa precisione il Beato vi ha
condensato le sue idee sulla vita cristiana, la sua natura, i suoi fondamenti e il suo pieno
sviluppo nella pratica delle virtù. Nessun'altra delle sue opere presenta i medesimi
vantaggi. In tutte, è vero, si ritrova la sua dottrina spirituale; ma essa è sparsa qua e là nel
Cuore ammirabile; le Regulae Domini Iesu ne dànno solamente un concetto sommario che
richiede di essere spiegato; il Contratto dell'uomo con Dio non ne indica che i principii
essenziali. Solo il Regno di Gesù ci presenta l’esposto completo e metodico della dottrina
del B. P. Eudes, e c'insegna a metterla in pratica nei particolari della vita,
Egli è vero che, in questo libro, opera della sua gioventù, il Beato non tratta della
devozione ai Sacri Cuori di Gesù e di Maria la quale, più tardi, gli fu così cara. Ma le opere
speciali, da lui composte su quest'argomento, colmano questa lacuna. E poi, come hanno
osservato giustamente alcuni (2), la teoria della devozione ai Sacri Cuori è già in germe
nel Regno di Gesù, e quanto agli atti che ne costituiscono la pratica, vi s'incontrano ad
ogni passo. E' per ciò che il P. Eudes non credette di dover rifondere e neanche ritoccare
la sua opera nelle numerose edizioni che ne fece. Tranne lievi aggiunte non riguardanti la
devozione ai Sacri Cuori, lo lasciò sempre quale era uscito dalla sua penna nel 1637.
Del resto, tra tutti i libri da lui composti, il Regno di Gesù è quello che il B. P. Eudes
medesimo giudicava più adatto ad inculcare ai suoi figli lo spirito e la pietà ch'egli voleva,
infondere loro, e intendeva che lo si adottasse, nella Probazione, a preferenza di qualsiasi
altro, per la formazione dei novizi della sua Congregazione. Ne è testimone la bella lettera
che scrisse nel 1651 al signor Mannoury, direttore della Probazione, intorno ad un
postulante che gli aveva mandato: «Baderete a formarlo nello Spirito di nostro Signore.....
come è dichiarato nel Regno di Gesù, la cui lettura e pratica dovete raccomandare molto a
coloro che avete da dirigere» (3).
Spesso d'altronde le nostre Costituzioni e il nostro Manuale ci rimandano al Regno di
Gesù. E' lì, per esempio, che dobbiamo prendere l'Esercizio del battesimo e l'Esercizio
della preparazione alla morte che abbiamo da fare ogni anno, e facile sarebbe ritrovarvi
letteralmente, o quasi, la maggior parte degli atti, di cui si compongono i nostri esercizi
quotidiani.
Il B. P. Eudes raccomandava parimente l'uso del Regno di Gesù alle Religiose di nostra
Signora della Carità: «Quando una delle nostre Suore sta in pericolo di vita, scriveva un
giorno alla Madre Patin, sarebbe bene che alcune altre si dividessero tra loro gli esercizi
della preparazione alla morte che sono nella Parte VII del Regno di Gesù» (4).
Quanto poi allo stesso B. P. Eudes si può dire che il Regno di Gesù fu la regola costante
della sua vita. «O buon Gesù, dice nell'Elevazione con cui si apre il suo libro, vi offro tutti
questi atti ed esercizi con intenzione e desiderio di farli continuamente ed effettivamente
col cuore e con lo spirito, come li faccio incessantemente per iscritto e con questo libro, sul
quale rimarranno sempre stampati... Guardate e ricevete, in virtù della presente intenzione
che ho per grazia vostra, tutti questi atti ed esercizi quasi li praticassi continuamente con
attiva applicazione di spirito e di cuore».
Nel suo Testamento, egli lega il suo crocifisso al suo successore, «pregandolo di fare,
ogni sera ed ogni mattina, gli atti che sono segnati nel Regno di Gesù riguardo al
Crocifisso». Ciò che fa pensare che li faceva egli stesso mattina e s'era, come l'afferma
d'altronde il P. Hérambourg (5).
«Nel suo ritiro ordinario, dice il P. Ory (6), egli si dava ogni anno, per dieci giorni, alle pie
pratiche prescritte nella Vita e Regno di Gesù per disparsi ai grande e terribile passaggio
dal tempo all'eternità».
Del rimanente, nel libro in cui il P. Hérambourg ci ha delineata con tanta unzione le virtù
del Beato, altro quasi non si trova che la messa in opera degli insegnamenti e delle
pratiche del Regno di Gesù. E' questo libretto dunque che ha condotto il nostro Beato
Istitutore a quelle ammirabili virtù, la cui eroicità è stata proclamata dal Sommo Pontefice;
o piuttosto, il Regno di Gesù è il riflesso della sua pietà e delle sue virtù, e, come si è
detto, lo «specchio della sua santità» (7).
Perciò questo libro è stato sempre tenuto in grande pregio dai figli del B. P. Eudes. Il P.
Hérambourg (8) lo chiama «un'emanazione del cielo». «Esso è ripieno tutto di una pietà
squisita, scrive il P. Martine (9), e fa sentire a tutti quelli che lo leggono il fuoco del divin
amore di cui era accesa il suo autore». Molti Eudisti e molte Religiose di nostra Signora
della Carità ne hanno fatto il loro manuale preferito, e sono pervenuti a grande santità:
conformandovi la loro vita quotidiana. Anche al di fuori delle Congregazioni fondate dal
B. P. Eudes, il Regno di Gesù è stato sempre molto stimato. Il Benedettino Matteo de la
Dangie riteneva che «i più santi e virtuosi vi potevano acquistare grandissimi lumi e
trovarvi un vasto campo di progressi verso la perfezione» (10). Se dobbiamo credere ai
Padri Costil (11) e Le Beurier (12), una delle più celebri Comunità: di Francia decise di non
ricevere nessun convittore che non lo portasse seco. Il teologo che ristampò questo libro a
Rennes nel 1869, afferma nella sua Prefazione che parecchie Comunità e Seminari
l'adottarono come manuale. Dovette infatti essere molto diffuso nei Seminari diretti dagli
Eudisti prima della Rivoluzione del 1789, e possiamo credere che se ne servissero le
numerose Comunità di Benedettine, di Carmelitane e di Orsoline, in cui si fece sentire
l'influenza del Beato.
Nei nostri tempi il cardinale Mermillod apprezzava tanto il Regno di Gesù che pensò, si
dice, a darne una nuova edizione, ed è probabile che, se avesse attuato questo disegno,
avrebbe reso a questo bel libro, ringiovanendolo un poco, la popolarità di una volta.

II. - La dottrina spirituale del «Regno di Gesù».

Ho detto innanzi che è nel Regno di Gesù che si deve cercare l'esposto più completo e
più metodico della dottrina ascetica del Beato P. Eudes, e però non v'è da meravigliarsi, se
mi soffermo nella studio dottrinale di questo libro. Per procedere con ordine e far meglio
comprendere le vedute del Beato sulla vita cristiana, mi studierò di far risaltare in piena
luce l'idea dominante della sua dottrina; poi vedremo le conseguenze pratiche che ne
deduce.

1) L'idea fondamentale del «Regno di Gesù».

Il Regno di Gesù si fonda tutto su questa idea, ritenuta fondamentale dallo stesso Beato
P. Eudes (13), cioè che la vita cristiana non è altro che la continuazione e il compimento in
ciascun di noi della vita di Gesù; e già il titolo del libro esprime questa idea. Nella sua
Prefazione, il B. P. Eudes ci avverte che il suo scopo è di metterla in luce e di
ammaestrarci a tradurla in pratica.
Questo modo di considerare la vita cristiana non riesce nuovo. Ce lo propone Gesù
Cristo stesso in diversi passi del Santo Vangelo, segnatamente nella bella allegoria in cui
Egli si paragona ad una vite, di cui noi siamo i tralci (14). Esso si ritrova nell' Apocalisse e
nelle Epistole di S. Giovanni (15). S. Paolo vi torna sopra ad ogni istante, e si può dire che
esso costituisce il fondo della sua dottrina. Da lui ne è stata data la formola precisa, in quel
testo notissimo che si applica ad ogni cristiano in istato di grazia: Vivo non già io, ma vive
in me Cristo (Gal 2, 20).
Su queste autorità si appoggia il B. Padre Eudes, ma innanzi tutto e,gli sì attiene alla
dottrina dell'Apostolo sul Corpo mistico di Gesù Cristo. Si sa infatti che, giusta S. Paolo, i
fedeli non formano con Gesù Cristo che un corpo morale, di cui Egli è il capo; sicché il
Salvatore possiede un duplice corpo e una duplice vita: il suo corpo naturale ch'egli ha
preso nel seno di Maria, e il suo corpo mistico che è la Chiesa riscattata col prezzo del suo
sangue; la sua vita personale la quale si è svolta quaggiù nella sofferenza e si continua in
cielo nella gloria, e la sua vita mistica di cui gode nei suoi membri e che comincia,
anch'essa, colla prova per terminare nella beatitudine del Paradiso (16).
Difatti, tra la vita dei cristiani e quella di Gesù è facile trovare quei rapporti di conformità
e di dipendenza che esistono, in un corpo naturale, tra la vita delle membra e quella del
capo.
Ipostaticamente unita alla persona del Vèrbo, la santa umanità del Salvatore doveva
essere associata così pienamente quanto lo comportava la sua condizione di creatura alle
perfezioni è alla vita intima di Dio. Laonde, sin dal primo istante della sua esistenza,
l'anima santissima di Gesù fu arricchita della grazia santificante, la quale è, al dir di S.
Pietro, una partecipazione della natura divina (2 Pt 1, 4), e il principio d'una vita veramente
divina, poiché rende l'uomo capace di conoscere Dio come Egli stesso si conosce, di
contemplarlo a faccia a faccia come Egli si contempla, e di amarlo come Egli ama se
stesso. Ora possediamo, anche noi, la grazia santificante, la quale ci vien conferita nel
Battesimo; e svilupparla o ristabilirla in noi è il fine degli altri sacramenti. La grazia, è vero,
ci è data in una certa misura, mentre, sin dal principio, Gesù la possedette pienamente.
Inoltre su questa terra, colla pratica delle virtù teologali e morali la vita divina in noi si
abbozza soltanto; non ne godremo nella sua perfezione che dopo il tempo della prova,
allora quando avremo la sorte di essere introdotti nella città dei Santi. Gesù, al contrario,
sin dal primo istante della sua concezione, godeva della visione beatifica, benché passibile
e mortale rimanesse il suo corpo conforme l'esigeva l'opera della Redenzione, quale
l'aveva decretata il Padre da tutta l'eternità. Non ostante queste differenze vi è certo tra
Gesù e noi, come tra la testa e le membra, conformità di vita. Per la grazia santificante
possediamo, come Lui, il principio d'una vita tutta divina, e per esercitarne gli atti
bisognerà, almeno in una certa misura, modellarci su di lui.
D'altra parte, la vita divina di cui godiamo, la ripetiamo da Gesù, che, come Dio, è
l'autore della grazia col Padre e collo Spirito Santo. Nei nostri cuori egli diffonde la grazia
santificante con quel ricco tesoro di virtù e di doni che l'accompagnano sempre nell'anima
del giusto. Al bene ci muove mediante gli impulsi della grazia attuale di cui abbisogniamo
per perseverare, e anche, secondo molti teologi, per compiere ogni atto della vita
soprannaturale. Come uomo colla sua morte in croce ci ha meritato tutte le grazie sia
abituali, sia attuali che riceviamo, e ce le dispensa in diverse maniere, ma anzitutto per i
sacramenti da lui istituiti, di cui rimane il ministro principale, poiché per la sua autorità ed in
suo nome ci vengono amministrati. La vita della grazia ha dunque la sua sorgente non
solo nei meriti passati, ma ancora nell'influenza attuale di Gesù, il quale «come la vite nei
suoi tralci e la testa nelle sue membra, non cessa, dice il Concilio di Trento (Sess. VI, c.
XVI), di trasfondere nelle anime giustificate una forza vivificante che precede,
accompagna e segue tutti i loro atti di virtù». La vita cristiana dipende dunque da Gesù
come dal suo principio. Essa non è solamente l'immagine della sua vita personale; ma ne
è, in un senso, l'estensione e il prolungamento. E' la vita di Gesù la quale si continua e si
compie in ogni anima, come la vita della testa si continua e si compie nelle membra; onde
san Paolo ha detto che tutti noi concorriamo alla pienezza della vita di Gesù Cristo.
Come è chiaro, là vita di Gesù nelle anime non è altro che la vita della grazia, ma
considerata nelle sue relazioni con Gesù Cristo che ne è insieme il principio e la regola
vivente.
Ed è appunto per far considerare la vita cristiana sotto quest'aspetto ch'egli compose il
suo libro, La Vita e il Regno di Gesù (1).
Numerose sono le conseguenze pratiche che derivano da questo modo di considerare la
vita cristiana. Eccone le principali.

2) La conformità a Gesù.

Chiamati a vivere della vita di Gesù, i cristiani si devono impegnare prima di tutto a
rendersi conformi al divin Capo di cui hanno l'onore di essere i membri. E' questa, agli
occhi del B. P. Eudes, la legge fondamentale della loro vita (2). Perciò egli ci presenta
Gesù Cristo come il Libro di Vita (3) che dobbiamo avere continuamente sotto gli occhi,
come l'Esemplare (4) che abbiamo da copiare, come il Prototipo (5) i cui tratti abbiamo da
riprodurre in noi.
Tutti gli autori spirituali, è vero, raccomandano l'imitazione di Gesù Cristo ; non di meno,
nel tracciare le regole della vita e della perfezione cristiana, molti si limitano ad esporre i
precetti e i consigli evangelici, e invocano gli esempi del Salvatore piuttosto come uno
stimolo alla virtù, che come una regola di vita. Non così procede il B. Padre Eudes. Come
ai PP. de Bérulle e de Condren, i quali gli furono maestri nella vita spirituale, gli preme di
non separare la dottrina di Gesù dalla sua persona e dalla sua vita. Dapprima egli mette le
anime in faccia al divin Maestro e loro domanda di armonizzare colla sua la loro vita; poi,
come tutti gli asceti francesi del secolo XVII (22), si diletta di analizzare i diversi modi o
gradi di conformità a Gesù ai quali devono mirare i cristiani.
Innanzi tutto bisogna che impariamo a pensare e a volere come il divin Maestro. Non si
è cristiano senza entrare nei suoi pensieri e nei suoi affetti, e si è tanto più cristiano,
quanto più vi si entra. I pensieri del Salvatore divengono nostri per la fede, che è una
partecipazione alla sua scienza, e che ci fa vedere le cose coi suoi medesimi occhi. Si
entra nei suoi affetti per l'odio al peccato e per la rinunzia al mondo e a se stesso, essendo
questi gli affetti dominanti che manteneva nell'anima santa di Gesù l'amore immenso di cui
ardeva per il Padre suo. Ecco dunque come deve principiare la nostra conformità al divin
Maestro, ed ecco ciò che, colla preghiera, la quale fu l'occupazione costante del Verbo
Incarnato, costituisce, per il B. P. Eudes, la base della vita cristiana (23).
Abbozzata con queste disposizioni fondamentali, l'immagine di Gesù si perfeziona
nell'anima cristiana per l'ardore col quale s'impegna nel rivestirsi delle virtù del Salvatore,
non essendo le virtù cristiane, secondo il B. P. Eudes, che la continuazione e l'estensione,
in ciascuno di noi, delle virtù di Gesù: Egli vuole che le consideriamo non in se stesse,
nella loro eccellenza intrinseca, come fanno i pagani e i filosofi, ma in Gesù il quale ne è il
principio e il modello perfettissimo, affinché, esercitandoci a praticarle allo stesso modo di
lui, ci rendiamo simili a lui e glorifichiamo il Padre suo come egli l'ha glorificato (24).
La conformità al divin Maestro si compie in noi per la partecipazione ai vari stati e ai
diversi misteri della sua vita. Il B. Padre Eudes insegna, infatti, che i misteri di Gesù, come
la sua vita e le sue virtù, devono rinnovellarsi e completarsi nei cristiani. «E’ una verità
degna di considerazione, scrive, che i misteri di Gesù non hanno raggiunto ancora la loro
intera perfezione e l'ultimo loro compimento, perché, sebbene siano perfetti e
completissimi nella persona di Gesù, non sono ancora perfetti e completi in noialtri che
siamo i suoi membri, né nella sua Chiesa che è il suo corpo mistico, avendo il figlio di Dio
il disegno di comunicarci, di estendere e continuare in noi ed in. tutta la sua Chiesa. il
mistero della sua Incarnazione, della sua Nascita, della sua Infanzia... e tutti gli altri suoi
misteri» (25).
Talvolta Dio associa sì pienamente i suoi fedeli servi ai misteri del Figlio suo, che ne
portano l'impronta miracolosa fin nella loro vita esteriore. S. Francesco d'Assisi, per es.,
ricevette l'insigne favore di vedersi impresse sulle membra le stimmate sanguinanti di
Gesù crocifisso. Maria des Vallées fu, per qualche tempo, la viva immagine di Gesù
Bambino. «Ella parlava come un bambino, dice il P. Costil, e portava sul viso la semplicità,
la dolcezza e la gaiezza d'un bambino, privata in apparenza dell'uso della ragione, e
nondimeno rispondendo sodamente, quando veniva interrogata sulle cose che
riguardavano il servizio di Dio» (26).
All'infuori anche di questi favori straordinari, Dio si compiace di far passare le anime per
certi stati interni o esterni, che sono una partecipazione ai misteri del Figlio suo. Così la
debolezza e l'impotenza, in cui c'immerge la malattia, ci associano alla debolezza e
all'impotenza di Gesù, durante la sua infanzia. La povertà, volontaria o forzata, ci fa
partecipare alla sua miseria; la vita solitaria e ritirata, all'oscurità della sua vita nascosta; le
aridità ed insensibilità, alle angosce della sua agonia; le croci di ogni sorta di cui è
seminata la vita, al mistero della sua dolorosa crocifissione (27). Nelle mire di Dio, quei
diversi stati devono contribuire a perfezionare nell'anima nostra l'immagine di Gesù. Il
nostro compito, è di sottometterci amorosamente ai voleri della divina Provvidenza,
lasciandoci plasmare a modo del divin Maestro, e sforzandoci di entrare nelle sante
disposizioni che riempivano il suo Cuore adorabile nei diversi misteri ai quali la sua bontà
si degna di associarci.
Del resto, quali che siano le circostanze in cui ci troviamo, possiamo sempre
conformarci spiritualmente ai misteri del Salvatore, applicandoci ad esprimere nella nostra
vita le virtù che brillarono più fulgide in ognun di essi perciò ci raccomanda il Beato di
meditare assiduamente i misteri di Gesù, e ci consiglia di non limitare le nostre riflessioni
ai fatti esterni che ne sono soltanto il corpo e l'apparenza, ma di penetrarne il fondo e lo
spirito, considerando i pensieri, gli affetti e le occupazioni interne di Gesù nei suoi diversi
misteri, come pure la grazia speciale annessa a ognun di essi ed i frutti che ne possiamo
raccogliere.
Non basta. Giacché siamo i membri di Gesù Cristo e i continuatori della sua vita,
dobbiamo, secondo il B. P. Eudes, «rimirarlo in ogni cosa», considerarci sempre e
dovunque «come suoi rappresentanti», e far ciascuna delle nostre azioni, piccole o grandi,
«in nome suo e nel suo spirito», vale a dire, giusta la spiegazione del Beato, «con le sue
intenzioni e disposizioni» (28).
Molti autori spirituali consigliano di porsi, prima di agire, davanti alla morte o all'eternità.
Il pensiero del fine ultimo diventa così la regola e il movente di tutta la vita morale. S.
Bernardo, S. Ignazio, S. Luigi Gonzaga e S. Stanislao Kostka hanno abbracciato questa
pratica, onde queste domande o queste massime erano loro familiari: Si modo moriturus
esses, an hoc vel illud faceres? Quid hoc ad aeternitatem? Ad maiorem Dei gloriam! Ad
maiora natus sum! Per certo, è questo un ottimo mezzo di santificare le proprie azioni, e il
B. P. Eudes non trascura di raccomandarlo. A preferenza però ci consiglia di domandare a
noi stessi, in ogni occorrenza, quel che farebbe Gesù Cristo in nostra vece; e di agire
conseguentemente. «I cristiani, dice, essendo membri di Gesù Cristo, fanno le sue veci
sulla terra; rappresentano la sua persona e quindi devono fare tutto quel che fanno...
come Egli lo farebbe, appunto come un ambasciatore, che fa le veci e rappresenta la
persona del re, deve agire e parlare in suo nome, vale a dire come egli stesso agirebbe e
parlerebbe, se fosse presente» (29). Agir cristianamente, secondo il B. P. Eudes, e dunque
agire come lo farebbe Gesù Cristo, con le medesime intenzioni e disposizioni di lui, ossia,
per adoperare la formola solita del pio autore, «nel suo spirito».
Perciò egli ci invita a pregare con le disposizioni che aveva Gesù pregando; a
compenetrarci, quando andiamo a confessarci, dei sentimenti di odio al peccato che
riempivano l'anima sua nell'orto dell'agonia; ad assistere al santo sacrificio della Messa,
unendoci alle sue disposizioni di sacerdote e di vittima. Nei nostri lavori, nelle nostre
ricreazioni, nell'andare e venire, e fin nelle nostre azioni più volgari: quali sono il levarsi e il
coricarsi, il dormire e il mangiare, dovremmo, secondo il Beato, elevare i nostri cuori verso
Gesù, e conformarci ai sentimenti che l'animavano, mentre compiva simili azioni.
Non c'è dubbio che il porre in opera i consigli del B. P. Eudes trasformerebbe presto
l'anima fedele in una perfetta immagine di Gesù. Ma questo richiede un'applicazione
costante a distruggere ciò che S. Paolo chiama l'immagine dell'uomo terrestre (1 Cor. 15,
49) e carnale, i cui tratti sono stati fortemente impressi in noi dal peccato originale e dai
nostri peccati personali. Assolutamente opposte sono quelle due immagini di cui una non
si perfeziona che nella misura in cui l'altra si attenua e si cancella. Laonde il B. P. Eudes
torna spesso sulla necessità di combattere l'uomo vecchio, e ci esorta a spingere a
oltranza questa lotta. Credo che nessun scrittore abbia mai proclamato in termini più
energici le più vibrati la gran legge del rinunziare e del morire a se stesso. Il suo
ascetismo, peraltro sì bello e sì affascinante, è mortificante quanto mai per la natura
corrotta; perché sulla rovina dello spirito proprio egli ci domanda di stabilire in noi lo spirito
di Gesù. D'altronde fra poco avrò da ritornare su questo punto.

3) L'oblazione di se stesso a Gesù.

La vita delle membra non può differire da quella del capo. I cristiani, che sono i membri
di Gesù Cristo, devono dunque lavorare senza posa per rendersi conformi al divin
Maestro. Ma questo lavoro esige non solo che rimangano uniti al Salvatore, ma benanche
che si sottomettano alla. sua influenza, e si lascino condurre da lui; perché, nel corpo
mistico di Gesù Cristo, come nel corpo umano, dal capo deriva la vita. Perciò il B. P.
Eudes va sempre ripetendo che bisogna rimettersi, darsi, abbandonarsi a Gesù, affinché
faccia in noi e per noi tutto quel che a lui piacerà.
Talvolta pure egli domanda che ci diamo allo Spirito di Gesù. Per Spirito di Gesù egli
intende allora, non solo le disposizioni e intenzioni del Salvatore, ma anche e sopra tutto lo
Spirito Santo, il quale ce le comunica. Lo Spirito Santo è infatti lo Spirito di Gesù, giacché
ne procede come dal Padre. Lo è ancora, perché la santa umanità del Salvatore fu
riempita di questo divino Spirito, seguendone sempre la condotta e le ispirazioni. Ora, non
potendo i membri essere animati d'un altro spirito che il capo, noi dobbiamo, come Gesù,
lasciarci condurre dallo Spirito Santo. Ma darsi allo Spirito Santo è insomma darsi a Gesù
che ne è il principio, che ce l'ha meritato per la sua morte e che ce lo manda per diffondere
nelle nostre anime la vita della grazia.
Ho fatto già osservare che il B. P. Eudes non separa mai la legge evangelica dalla
persona di Gesù che ne è la viva espressione, e neppure, si vede, egli separa mai dal suo
divino autore la grazia che è il principio interno della vita cristiana. Egli la considera
sempre come l'azione di Gesù in noi, e nella fedeltà alla grazia non vede che la docilità
dell'anima a lasciarsi dirigere dal suo divino Spirito.
L'abbandono di se stesso a Gesù ha una importanza massima nell'ascetismo del Beato
P. Eudes. Il pio autore vi insiste continuamente, e, negli esercizi che propone, ne fa
sempre l'oggetto di un atto speciale, ordinariamente preceduto da un atto di rinunzia a se
stesso.
La ragione di questi due atti trovasi, non solo nel nulla della creatura e nella sua
assoluta dipendenza da Dio, ma anche nel decadimento originale della nostra stirpe;
poiché, spogliandoci della giustizia originale, il peccato di Adamo ci ha ridotti all'impotenza
più completa nell’ordine soprannaturale. Di più, esso ha pervertito la natura, privandola
della sua rettitudine primitiva, onde le nostre inclinazioni naturali sono disordinate e si
portano senza regola e misura verso i beni inferiori. Siffatta depravazione della natura è
opera di Adamo ed anche nostra, poiché Adamo agiva in nostro nome e poi i nostri peccati
personali hanno aggravato in noi le conseguenze del peccato di natura. Essa costituisce
per noi un permanente ostacolo al bene e una propensione al male, di maniera che
troviamo in noi, nella nostra sensualità. e nel nostro orgoglio, nel nostro spirito proprio e
nella propria volontà, e generalmente in tutto ciò che in noi viene da noi, il germe di tutti i
vizi, il principio di ogni peccato, e, come lo dice il B. Padre Eudes, un vero antecristo.
Si discute sulla gravità della corruzione della natura per il peccato di Adamo, e oggidì,
prevalendo e dilagando dovunque il naturalismo, si è portati a diminuirla. Nel seicento pare
che l'abbiano talvolta esagerata. Era l'epoca di Baio e di Giansenio, ed è possibile che le
idee di questi eretici abbiano ingannato alquanto anche i loro avversari, tanto difficile
riesce di sottrarsi completamente all'influenza degli errori del tempo.
Checché ne sia, il B. P. Eudes, il cui orrore per le novità dottrinali e specialmente per il
giansenismo è ben noto, estende il più che si può, quanto lo permette l’ortodossia, la
corruzione della natura per il peccato d'origine. Non pago di affermare che portiamo in noi
la radice di tutti i vizi, e che, se non fossimo da Dio costantemente sorretti,
sprofonderemmo, ogni ora, in un abisso di peccati, giunge sino a dire, senza distinguere
tra l’ordine naturale e quello soprannaturale, che, da noi stessi, siamo moralmente
incapaci di fare alcun bene e di evitare il minimo male, benanche di resistere alla
tentazione più leggiera. Queste asserzioni escono abbastanza spesso dalla sua penna,
quando tratta della rinunzia o dell'umiltà. Oggi sembrano eccessive. Al tempo del B. P.
Eudes, contavano numerosi propugnatori, e i migliori ingegni le trovavano almeno
probabili (30). Da quel tempo la scuola agostiniana vi è rimasta fedele ed essa ha potuto
difenderle sempre con ogni libertà. (31).
Da questa corruzione della natura per il peccato risulta che non abbiamo altra via di
salute fuori che rinunziare a noi stessi, e di darci a Gesù per agire in tutto sotto la sua
influenza. Ed è questo che il B. P. Eudes non cessa di ripeterci. Egli vuole che facciamo
continui sforzi per combattere gli istinti della natura depravata, che sono il grande ostacolo
alla vita di Gesù in noi. E siccome questi istinti fanno parte di noi stessi, e sono noi stessi
quali ci siamo sformati per il peccato, egli vuole che lavoriamo senza posa ad uscire da noi
stessi, a spogliarci di noi stessi, e, come lo dice nel suo energico linguaggio, ad
«annientare noi stessi» (32). Al principio di ognuna delle nostre azioni, ci invita a rinunziare
espressamente a noi stessi, al nostro spirito proprio, alla nostra propria volontà, alle nostre
proprie forze, e a darci a Gesù affinché egli operi in noi giusta i disegni del suo amore e
della sua misericordia.
Se il Beato estende molto il bisogno che abbiamo della grazia, le attribuisce pure una
parte preponderante nell'adempimento degli atti soprannaturali. Tutti sanno che la vita
cristiana richiede il concorso di due cause: la grazia divina e la libertà umana. Molto divisi
sono i teologi, quando si studiano di determinare con precisione la parte che spetta a
ciascuna di esse negli atti salutari. Non deve si credere che le loro discussioni siano
meramente teoriche. Esse hanno invece conseguenze pratiche, le quali meritano di esser
notate. I teologi che, in teoria, più concedono alla libertà, concedono anche più, nella
pratica, agli sforzi personali e ai mezzi umani. Invece quelli che restringono la parte della
libertà, domandano innanzi tutto all'uomo di mostrarsi docile all'azione dello Spirito Santo.
Il B. P. Eudes ha da essere annoverato tra questi ultimi. L'educazione da lui ricevuta
nell'Oratorio gli fece abbracciare, almeno in pratica, le opinioni più favorevoli alla grazia
(33).
E' vero, egli vuole che facciamo tutti gli sforzi di' cui siamo capaci per vincere il vizio ed
esercitarci nella pratica della virtù, e che dal canto nostro lavoriamo, quasi nulla
attendessimo da parte di Dio (34). Ma ai suoi occhi l'essenziale è di rinunziare a se stesso
ed offrirsi a Gesù. Per lui Gesù è l'autore principale di tutto quello che facciamo di bene.
Quel che a noi spetta è di metterci a sua disposizione quali strumenti ben docili che egli
possa maneggiare a suo volere. Non opporsi alla sua azione, seguire docilmente le sue
ispirazioni, lasciarsi condurre da lui, come un fanciullino si lascia condurre dalla madre,
questo è per la libertà umana il miglior mezzo di cooperare all'opera di santificazione che
Gesù vuole compiere in noi.
Si spiega perciò la poca importanza che hanno nella dottrina ascetica del B. P. Eudes
certi esercizi da altri autori molto raccomandati. L'esame particolare, per esempio, non ha
per lui tanto valore quanto per S. Ignazio. L'autore degli Esercizi spirituali vi dà una
importanza capitale, e non senza ragione, perché l'esame particolare, quando si ha il
coraggio di obbligarsi a praticarlo regolarmente secondo il metodo di S. Ignazio, è un
potente mezzo di vincere i propri difetti e di avanzare nella virtù. Ma il B. P. Eudes non
sembra tenere tanto a questo perpetuo rientrare in se stesso. Egli preferisce che ci
occupiamo di Gesù, e che abbiamo continuamente il cuore rivolto verso di lui per
supplicarlo di prendere possesso delle nostre anime e di farci vivere della sua vita.
L'orazione è per lui l'anima della vita cristiana, e quando uno ne fa la sua occupazione
abituale, quando cura, in principio e di tanto in tanto nel corso delle sue azioni, di ricorrere
a Gesù e di invocare il suo aiuto per agire nel suo spirito e nel suo amore, non può
mancare di progredire nella via della perfezione. Ma si deve costantemente tornare
all'orazione, «La terra che ci porta, dice il Beato Padre Eudes, l'aria che respiriamo, il pane
che ci sostenta, il cuore che batte nel nostro petto non sono così necessari all'uomo per
vivere da uomo come l'orazione è necessaria al cristiano per vivere da cristiano» (35)
Giacché non possiamo nulla da noi stessi e dobbiamo tutto attendere da Gesù Cristo,
occorre pregarlo senza posa di venire in nostro aiuto, di strapparci a noi stessi, di
annientare noi stessi, di prender possesso di tutto il nostro essere e d'imprimervi una
perfetta immagine della sua, vita e delle sue virtù, dei suoi stati e dei suoi misteri.
I pensieri del B. P. Eudes sulla parte della grazia nella vita soprannaturale spiegano pure
la semplicità della sua pietà e le precauzioni ch'egli prende per non impedire la libertà:
delle anime. Convinto che lo Spirito Santo deve essere il nostro conduttore ed in pari
tempo la nostra forza, come nell'insieme così nei particolari della nostra vita, egli teme
tutto quel che potrebbe contrastare la sua azione. Perciò da lui non si trovano mai quei
ricercati e complicati metodi che tendono ad utilizzare tutte le risorse dell'anima e di farle
concorrere al successo d'un esercizio. Leggansi, per esempio, le poche righe da lui
consacrate all'orazione mentale nel Regno di Gesù. E' tutto il suo metodo di orazione.
Certo, egli domanda che uno si prepari a questo esercizio e lo termini con certi atti speciali
che, invero, non sono altro che l'applicazione all'orazione dei diversi modi di unione con
Gesù da lui raccomandati per tutti gli atti della vita cristiana. Ma, quanto all'orazione
stessa, mai, per quanto lo sappia, egli tentò di regolarne l'andamento con un metodo più
sapiente e complicato.
Premurosamente poi avverte i suoi lettori che non intende in nessun modo d'imporre
loro le pratiche del Regno di Gesù. Nello scegliere le proprie pratiche di devozione, come
nel compiere i propri esercizi di pietà, vuole che si seguano le attrattive della grazia.
«La pratica delle pratiche, scrive egli, il segreto dei segreti, la devozione delle devozioni
sta nel non attaccarvi a nessuna pratica o a nessun esercizio particolare di devozione, ma
nell'attendere accuratamente, in tutti i vostri esercizi, a darvi allo Spirito Santo di Gesù...
affinché egli abbia ogni facilità ed ogni libertà di agire in voi secondo i suoi voleri, di
mettere in voi tali disposizioni e tali sensi di devozione ch’egli vorrà, e di condurvi per le vie
che a lui piaceranno» (36).

4) L'unione con Gesù.

Tra la vita cristiana e la vita di Gesù, oltre i rapporti di conformità e di dipendenza di cui
ora abbiamo parlato, il B. P. Eudes indica una relazione di società e di unione che gi ha da
studiare, a causa delle conseguenze pratiche che ne derivano.
Per capire bene questo nuovo aspetto della vita cristiana, ricordiamoci una volta ancora
che i cristiani sono i membri d'un corpo morale, o, come ordinariamente si dice, d'un corpo
mistico (37), il cui capo è Gesù Cristo. In un corpo morale ogni membro ha evidentemente
la sua vita. e la sua attività propria. Pur tuttavia la vita di ciascun di essi è associata alla
vita degli altri, e innanzi tutto a quella del capo. Di più, ogni membro, e sopratutto il capo,
agisce in nome e a pro di tutti, di modo che il capo e i membri lavorano d'accordo, si
suppliscono a vicenda, e così contribuiscono alla reciproca perfezione.
Ed è esattamente quel che succede nell'ordine soprannaturale.
Per avere la sua regola e il suo principio in Gesù, la vita cristiana non cessa perciò di
essere come lo insegna il Concilio di Trento (38), la nostra vita propria e personale. La
ripetiamo dalla liberalità del Salvatore, ma essa è nostra, e siamo i primi interessati alla
sua conservazione e al suo sviluppo. Con tutto ciò, la nostra vita spirituale non si svolge
nella solitudine dell'isolamento. Essa è intimamente unita con quella di tutti i fedeli, e
sopratutto con quella di Gesù, il divin Capo i cui membri siamo noi.
Che ci pensiamo o no, quando operiamo cristianamente, non è soltanto in nostro nome
che operiamo, ma anche in nome di Gesù Cristo, quali suoi rappresentanti, suoi
ambasciatori, i continuatori della sua vita, e la nostra azione gli giova. Non che essa
aggiunga qualche cosa alla pienezza della sua vita personale e le perfezioni in se stesso,
ma essa gli procura, fuori di lui, quella estensione di vita e quel complemento di perfezione
che il capo trova nei membri docili alla sua influenza. Ed è in questo senso che la Chiesa
ha potuto essere chiamata da S. Paolo la pienezza di Gesù Cristo, e che concorriamo tutti,
secondo il dettato dell'Apostolo, alla perfezione del divin Maestro (Ef 4, 13).
Ma, in cambio, tutta la vita di Gesù Cristo torna a nostro vantaggio, Capo religioso
dell'umanità, egli ha associato i suoi membri a tutti gli atti della sua vita, e fa loro ricavar
profitto dalla santità: colla quale li ha adempiti. «Il Salvatore, dice Bossuet nelle sue
Réflexions sur l'agonie de Jésus-Christ, si era caricato non solo dei peccati, ma anche di
tutti gli interessi, degli obblighi e di tutti i dovèri dei suoi figli... Mentre era in croce, la loro
agonia era distintamente presente agli occhi del suo cuore: previde il genere di malattia di
cui dovevano morire; e siccome non ignorava quanto i dolori e i sintomi d'una malattia
violenta o subitanea impedirebbero, insieme coi sensi, le più nobili facoltà dell'anima,
rendendole deboli e impotenti nel loro abbattimento, chi potrebbe comprendere l'ampiezza
e lo slancio della carità colla quale egli riguardò la loro agonia, come inseparabile dalla
sua? Tutto quel che fece allora, lo fece in quietanza dei loro obblighi e quale supplemento
di quel che essi non potrebbero fare in quel tempo… Egli offrì l'agonia dei suoi figli e tutte
le sue conseguenze, per un movimento di amore che ad essi comunicò sin d'allora,
purché siano in istato tale da poterne avere parte; e che fece pervenire agli occhi e nel
seno del Padre suo come supplemento della loro impotenza, se la loro mente offuscata li
rendesse incapaci d'entrare effettivamente nelle sue disposizioni». Ciò che dice Bossuet
dell'agonia di Gesù Cristo si deve estendere a tutti gli stati e a tutte le azioni della sua vita
quaggiù. Sempre e dovunque ha agito quale capo e in nome dei membri del suo corpo
mistico, come pure in suo nome personale. Ed è perciò, come anche per darci degli
esempi appropriati a tutte le situazioni, che il divin Maestro si é degnato passare per tutte
le fasi ed assoggettarsi a tutte le necessità della vita umana. Voleva santificare nella sua
persona la nostra vita intera, e supplire alla nostra insufficienza rendendo a suo Padre, per
se stesso e per noi, i doveri particolari che richiedono i vari stati della vita umana.
Il B. P. Eudes si compiaceva in questo pensiero. Spesso vi torna sopra nel Regno di
Gesù, ma vi insiste specialmente negli esercizi che ci invita a fare a proposito della nostra
nascita e del nostro battesimo, ed in quelli che propone come preparazione alla morte. In
questi due estremi della vita, infatti, abbiamo più bisogno di trovare in Gesù il supplemento
alla nostra impotenza. Il bambino non può niente, e al solito il morente di ben poca cosa é
capace. Che gioia pensare che Gesù, entrando nel mondo, ha consacrato al Padre suo il
principio della nostra vita insieme con quello della sua! Quale consolazione sapere che se,
negli ultimi nostri momenti, la malattia ci impedisce di pensare a Dio, Gesù ha
anticipatamente accettato la morte in nostra vece, e rimessa l'anima nostra insieme colla
sua nelle mani del nostro comun Padre! E così per tutto il resto della nostra vita; perché
«l'uffizio del capo essendo, dice il B. Padre Eudes (39), di fare tutto quel che fa per sé e
per i suoi membri», nelle sue preghiere, nelle sue fatiche, nelle sue sofferenze, nostro
Signore agiva così per noi come per se stesso, e in tal maniera egli ha supplito
anticipatamente a tutto quel che vi è di difettoso ed imperfetto nelle opere nostre. E
questo, il divin Maestro insegnava un giorno alla Beata Margherita Maria, quando le
diceva: «Io ti costituisco erede del mio Cuore e di tutti i suoi tesori per il tempo e per
l'eternità, permettendoti di usarne secondo i tuoi desideri... Esso riparerà: e supplirà ai tuoi
difetti e adempierà ai tuoi obblighi» (40). Per aver parte a questo divin supplemento, che ci
viene dal Salvatore, basta, ad ogni rigore, essergli unito in una maniera abituale colla
grazia santificante, perché il minimo grado di grazia fa di noi i membri viventi di Gesù
Cristo, e i membri profittano sempre, anche a loro insaputa, di quel che fa il capo, dacché
non sono da lui separati (41).
Non per tanto l'unione attuale con Gesù Cristo allarga singolarmente il canale per cui i
suoi favori arrivano fino a noi. Perciò il B. P. Eudes va sempre raccomandandola ai suoi
discepoli. Consiglia loro di non perdere mai di vista il divin Maestro: e di ricorrere ad ogni
sorta di pie invenzioni per vivere e morire con lui (42).
Il primo mezzo da lui indicato per associare così le nostre azioni a quelle di Gesù, è di
ricordarci, nelle varie circostanze della nostra vita, quel che Gesù Cristo ha fatto per noi in
circostanze analoghe, non solo per conformare la nostra alla sua, ma anche per aderire a
tutto quello che egli ha. fatto in nostro nome. Così, giacché al suo entrare nel mondo,
offrendo se stesso al Padre suo, gli ha offerto in pari tempo tutti i membri del suo corpo
mistico, come altrettante vittime disposte a sacrificarsi per la sua gloria, è per noi un
dovere di gradire e di ratificare l'oblazione ch'egli ha fatta della nostra vita a Dio Padre. «O
mio divin Capo, diceva il B. Padre Eudes rivolgendosi a Gesù Cristo, voi avete reso per
me al Padre vostro, nella vostra nascita temporale, tutti i doveri che avrei dovuto rendergli
nella mia, ed avete praticato gli atti ed esercizi che avrei dovuto praticare. Oh! come di
buon cuore consento ed aderisco a tutto quello che allora avete fatto per me! Io lo ratifico
ed approvo con tutta la mia volontà, e lo vorrei confermare coll'ultima goccia del mio
sangue» (43).
Il Beato ci ricorda poi che la vita di Gesù ci appartiene e che ne possiamo disporre
come d'un proprio bene per adempiere ai nostri obblighi. Infatti non ci ha conferito nostro
Signore, dandosi a noi, un diritto reale su tutte le sue opere? D'altronde egli è il nostro
Capo e noi siamo i suoi membri. Ora il capo e i membri non costituiscono che un solo
individuo, e come il capo può disporre a suo volere di quanto appartiene ai membri, così
possono questi usare di quanto appartiene al capo. Gesù dunque è nostro e noi possiamo,
in ogni occasione, offrire al Padre suo le sue opere esteriori e i suoi interni esercizi come
supplemento della meschinità: dei nostri omaggi e come riparazione delle moltissime
nostre mancanze. «Io so bene ciò che farò, diceva il B. P. Eudes. Ho un Gesù che ha in se
stesso un tesoro infinito di virtù, di meriti e di sante opere e che mi è stato dato per essere
il mio tesoro, la mia virtù, la mia santificazione, redenzione e riparazione. L'offrirò al Padre
Eterno, allo Spirito Santo, alla Santissima Vergine, agli Angeli e ai Santi tutti, in riparazione
e soddisfazione di tutte le mancanze da me commesse verso di essi. O Padre Santo, o
divino Spirito, vi offro tutto l'amore e l'onore che il mio Gesù vi ha resi in tutta la sua vita,
per tutti i suoi divini pensieri, per tutte le sue divine parole ed azioni, per l'uso divino ch'egli
ha fatto di tutte le parti del suo corpo e dell'anima sua, per le virtù da lui esercitate, e per
tutte le sofferenze da lui sopportate, in soddisfazione di tutte le offese da me commesse
contro di voi in tutta la mia vita» (44).
Tanto convinto era il B. P. Eudes della realtà dei diritti che Gesù Cristo ci ha dati sulla
sua persona e sulla sua vita, ed anche sulla persona e sulla vita di tutti i membri del suo
corpo mistico, che credeva di poter valersi del cuore, dell'anima e di tutte le potenze del
divin Maestro e dei suoi membri per rendere a Dio il culto di adorazione e di amore che la
sua bontà infinita richiede. Così, dopo di aver consigliato di ripetere in forma di corona le
parole seguenti, le quali sono l'espressione pratica del primo dei comandamenti di Dio e
che furono da lui più tardi inserite nell'Ave Cor sanctissimum: Io vi amo, o mio Dio, con
tutto il Cuore, con tutta l'anima, con tutte le forze, ecco il commento che ne dà:
«Dicendo: con tutto il cuore, ciò si deve intendere del Cuore di Gesù, di quello della
Santissima Vergine, e di tutti i cuori degli Angeli e dei Santi del cielo e della terra, i quali
tutti insieme non hanno che un solo cuore col Santissimo Cuore di Gesù e di Maria, per
l'unione che sta tra tutti questi cuori; e questo Cuore è nostro, giacché ci assicura S. Paolo
che tutte le cose, nessuna eccettuata, sono nostre: Omnia vestra sunt (I Cor 3, 22); e per
conseguenza possiamo e dobbiamo valercene come di cosa nostra per amare Dio» (45).
Non è mestieri far osservare la grandezza e la bellezza di queste vedute in cui già:
trovasi espresso con una precisione e un rigore che non saranno mai superati, uno dei
tratti caratteristici della devozione del Beato al Santissimo Cuore di Gesù e di Maria. A
prima giunta esse ci sorprendono un poco, perché siamo abituati, oggidì, a limitare le
nostre relazioni con Gesù Cristo. Non vediamo in lui che il Redentore il quale ha
soddisfatto per i nostri peccati, e il Dio che ha ogni diritto alle nostre adorazioni, mentre
egli è anche il Capo la cui vita devesi unire alla nostra per coprirne i difetti e darle quella
perfezione che la renderà accetta agli occhi del Padre Celeste.
Un ultimo mezzo di trar profitto dai meriti di Gesù Cristo e dei suoi Santi è di rivolgerei
direttamente ad essi, pregandoli di riparare tutte le nostre mancanze e di glorificare Dio in
nostra vece. «Questa, dice il B. P. Eudes, è la preghiera più accetta che si possa far loro,
e quella che più volentieri esaudiscono» (46). Essa ci assicura una parte speciale
all'amore e alle lodi che rendono continuamente a Dio, perché questo Dio di bontà
riguarda come provenienti da noi gli omaggi che gli vengono resi a nostra richiesta e in
nostro nome (47). Il B. P. Eudes ci esorta sopratutto a terminare con una preghiera di
questa fatta tutti i nostri esercizi di pietà. Egli desidera, per esempio, che la mattina, alla
fine dell'orazione, dimandiamo a Gesù e ai suoi Santi di riparare tutti i falli da noi
commessi in questo santo esercizio, e di continuarlo in nostro nome durante la giornata. E
la sera, al momento di prendere il nostro riposo, egli vuole pure che li invitiamo a
glorificare Dio in nostra vece durante il sonno della notte (48).
A sua volta il Beato temeva di mostrarsi egoista nelle sue pratiche di pietà, e perciò,
sull'esempio di Gesù Cristo, faceva tutti i suoi esercizi per lui e per gli altri uomini. Ai suoi
occhi era questo un mezzo di glorificare Dio maggiormente e di far profittare il prossimo
del bene ch'egli faceva. Perciò ci raccomanda istantemente questa pratica così
eminentemente cattolica (49), che aveva appresa dal cardinale de Bérulle, e che del resto
ci ha insegnata lo stesso nostro Signore imparandoci, nel Pater, a non separare i nostri
interessi da quelli dei nostri fratelli.

5) L'amore dì Gesù.

Gesù Cristo ci ha a sé incorporati per mezzo del battesimo, e, diffondendo nei nostri
cuori la grazia santificante, che ci ha meritata colla sua morte in croce, ci associa alla sua
vita e alle sue virtù, per associarci poi alla sua gloria nel cielo. Questo già basterebbe per
dargli diritto a tutto l'amore dei nostri cuori; ma egli n'ha diritto ancora per un titolo
superiore, vale a dire come Figlio di Dio, in tutto uguale al Padre suo, e quindi, col Padre e
collo Spirito Santo, l'oggetto necessario della nostra religione.
Anzi, è verso Gesù Cristo sopratutto che si orienta, dopo l'Incarnazione, la vita religiosa
dell'umanità; e s'intende, perché dalla sua eccelsa altezza ci domina il Dio del cielo, la
spiritualità della sua natura lo sottrae alla portata delle nostre facoltà sensibili, l'infinità
delle sur perfezioni sconcerta la nostra intelligenza, di modo che quando a lui pensiamo,
quel che più ci colpisce è la sua maestà che ci abbaglia, la sua onnipotenza che ci
opprime, la sua giustizia che ci spaventa, donde segue che invece di amarlo con tutto il
cuore, siamo portati a non pensare a lui che tremanti. Il Dio del Presepio, del Calvario e
dell'Altare sta più alla nostra portata. Facendosi nostro fratello, ci ha permesso di andare a
lui con tutte le potenze della nostra natura, e anzitutto si è quasi spogliato di tutto quello
che ci teneva in disparte per non lasciar trasparire che una infinita bontà la quale ci attrae.
Perciò, dopo l'Incarnazione, il centro. di attrazione delle anime religiose si è, come è stato
detto (50), spostato, non per allontanarsi da Dio, ma per permetterci di andare a lui per
una via più facile e d'incontrarlo nella persona del Verbo incarnato.
Non so se queste idee furono mai meglio comprese che nell'Oratorio di Francia, il cui
fondatore meritò di essere chiamato da Urbano VIII «l'Apostolo del Verbo incarnato». Vi si
professava una devozione singolare per Gesù Cristo, che ognuno si studiava di
considerare e di onorare in tutte le cose. Fedele discepolo del cardinale de Bérulle, il B.
Padre Eudes ci invita a concentrare sulla persona adorabile del Salvatore tutti gli sforzi
della nostra devozione, volendo egli che, secondo l'esempio del Padre celeste, mettiamo
in Gesù «tutte le nostre compiacenze» (51), che ne facciamo «l'oggetto unico dei nostri
pensieri e dei nostri affetti, il fine di tutte le nostre azioni, il nostro centro, il nostro paradiso,
il nostro tutto» (52). A questo ci invita, ripetute volte, nel Regno di Gesù. Invero, come lo
dice egli stesso, il suo libro «non parla che di Gesù» e «non tende che a stabilirlo nelle
anime». Egli vuole «che non vi si veda che Gesù, che non vi si cerchi che Gesù, che non
vi si trovi che Gesù, e che non vi si impari che ad amare e glorificare Gesù» (53),
E non crediamo che il culto del Verbo incarnato, così inteso, porti pregiudizio a quello
che dobbiamo alle altre due persone dell'augustissima Trinità. Gesù non può essere
separato né dal Padre da cui procede, né dallo Spirito Santo che procede da lui. Egli con
l'uno e l'altro non è che un solo e medesimo Dio, e quindi, come osserva il Beato, gli
omaggi che gli si rendono son diretti egualmente al Padre ed allo Spirito Santo,
quantunque non si abbia l'intenzione esplicita di onorarli con lui e in lui (54).
I sentimenti che per Gesù Cristo aver dobbiamo, sono quelli, il cui insieme costituisce la
religione completa della creatura verso il Creatore. In primo luogo trovasi l'adorazione, la
quale, in ogni stato d'animo, s'impone all'uomo in ragione del suo nulla e della sovranità
assoluta di Dio. Laonde, presentandoci dinanzi a Gesù Cristo, cominceremo sempre per
adorarlo in se stesso, nelle sue infinite perfezioni, nei suoi misteri, nelle sue virtù, in tutto
quel ch'egli è e in tutto quel ch'egli fa per il Padre suo e per noi.
Nel Regno di Gesù non troverete un solo esercizio che non cominci con questo atto di
adorazione.
Quando rivolgeva la parola alla generalità dei fedeli nelle missioni, il B. P. Eudes si
sforzava d'ispirare nei suoi uditori un timore salutare dei giudizi divini, è dalla storia
sappiamo che otteneva in questo genere effetti meravigliosi (55). Ma il timor servile non
tiene che un posto secondario nella vita cristiana. Il suo uffizio è d'introdurre l'amore di Dio
nell'anima del peccatore, e di cooperare alla sua conservazione nell'anima del giusto,
perché Dio non vuole esser temuto che per esser amato. La legge della vita cristiana è
l'amore. Ecco perché, nel Regno di Gesù, che è destinato alle anime pie, il B. P. Eudes
non cessa di spingere i suoi lettori nella via della fiducia e dell'amore; e, su questo punto,
la sua pietà procede più da S. Francesco di Sales che dal cardinale de Bérulle e dal Padre
de Condren.
Il carattere pratico del libro non permetteva all'autore di estendersi molto sui motivi che
ci devono portare ad amare Gesù Cristo. Pur li indica, e lo fa ordinariamente con una forza
che colpisce e un'unzione persuasiva. Insiste anzitutto sull'amore che il divin Maestro ci ha
mostrato per il primo. Si compiace nel ridire che Gesù Cristo ci ha amati da tutta l'eternità,
e che, non pago di colmarci di benefizi di ogni sorta, di darci il Padre suo per essere nostro
Padre, il suo Spirito Santo per essere nostro Spirito, la sua santa Madre per essere nostra
Madre, i suoi Angeli e i suoi Santi per essere i nostri protettori e i nostri intercessori, tutte
le cose del cielo e della terra per servire ai nostri usi, egli ha dato se stesso a noi senza
riserva e seguita a farlo ogni giorno nell'Eucaristia. Se v'ha un pensiero che spesso torna
nel Regno di Gesù è questo, vale a dire che Gesù Cristo è tutto amore per ognun di noi. Vi
si ritrova espresso in mille modi nelle Elevazioni di cui si compone l'opera, come nelle
considerazioni che le annunziano e le spiegano, tanto che riuscirebbe difficile trovare una
circostanza o una manifestazione dell'amore di Gesù Cristo per l'umanità che non sia stata
esaltata dal Beato.
Così, sin dal principio della sua carriera, è Gesù Cristo che il B. P. Eudes propone alle
anime cristiane come l'oggetto ordinario della loro devozione, e le invita a contemplare in
lui, più che le sue grandezze, l'immensità del suo amore per noi. Alcuni anni più tardi,
invece di presentare ai fedeli l'amore di Gesù considerato in se stesso, il Beato li inviterà a
contemplarlo nel Cuore adorabile del Salvatore che ne è il simbolo. Come si vede, questo
sarà non un cambiamento nell'oggetto della sua devozione, ma un mutamento e un
progresso nel modo di considerarlo.
Quanto poi al ricambio di amore col quale il cristiano deve rispondere alle premure del
Salvatore, il B. P. Eudes l'ha esposto mirabilmente nel Regno di Gesù. Su questo punto, la
sua pietà: in un sol tratto ha raggiunto la perfezione, talmente che, per spiegare la pratica
della devozione al Sacro Cuore quale vien indicata nell'ultima parte dell'Ave Cor
sanctissimum, non si può far di meglio che ricorrere al Regno di Gesù, come hanno fatto
P. Dauphin e il M. R. P. Le Doré nelle loro opere sui Sacri Cuori.
Tutti sanno che l'amore a Dio consiste negli slanci del nostro cuore verso di lui e nella
fedeltà: a servirlo e a far la stia volontà, e per non essere incompleto o fallace, deve
essere insieme affettivo ed effettivo, come si dice nella Scuola.
L'amore affettivo tiene un gran posto nel Regno di Gesù. Il B. P. Eudes vorrebbe che la
vita del cristiano fosse «un esercizio continuo di lode e di amore» (56), anzi che il cristiano
non fosse in tutto il suo essere che lode e amore a Gesù, come egli stesso è tutto amore
verso di noi. Per attuare questo ideale, almeno per quanto lo permettono le condizioni
della vita presente, il pio autore ci esorta ad elevare spesso il nostro cuore a Gesù, a
consacrargliene tutti gli affetti e tutti i palpiti (57). Ed è con questo ch'egli ci domanda di
principiare tutte le nostre giornate od anche tutte le nostre azioni. Inoltre bramerebbe non
si lasciasse mai passare un'ora intera senza pagare a Gesù un tributo d'amore (58) Più
ancora, a suo parere, si può giungere, coll'abitudine, a moltiplicare senza fatica gli atti di
amore, pur attendendo alle proprie e solite occupazioni, e sarebbe suo vivissimo desiderio
che tutti vi si esercitassero.
Siccome però, con tutto ciò, la mente e il cuore spesso purtroppo stanno ben lungi dal
divin Maestro, il Beato consiglia di passare qualche tempo ogni giorno, ed alcuni giorni
ogni anno, nell'attendere specialmente all'amore a Gesù. Il suo libro è pieno d'atti e
d'esercizi di amore relativi alle diverse circostanze della vita, i quali agevolano
l'adempimento dei suoi consigli. La Parte IV anzi non è che un lungo cantico di amore
proposto alle anime di buona volontà: per glorificare Gesù. Tutte le forme dell'amore, la
compiacenza, la benevolenza, la lode, il rendimento di grazie, l'ammenda onorevole vi si
incontrano a gara. Il B. P. Eudes ne trova il motivo dovunque: nelle infinite perfezioni del
divin Maestro; nelle lodi che gli rendono in cielo gli Angeli e i Santi, e sulla terra le anime
giuste ed anche, in un certo senso, le creature irragionevoli; nel trionfo della sua giustizia
sui dannati dell'inferno; nei benefizi di cui egli non cessa di ricolmarci; ma sopratutto nella
gloria e nell' amore che dà a se stesso, e che riceve costantemente dal Padre e dallo
Spirito Santo (59), Perfino le prove della vita spirituale sono, agli occhi del B. P. Eudes,
l'occasione ed anche il motivo di un atto di amore. «Badate, scrive egli, di non lasciarvi
prendere dalla tristezza e dallo scoraggiamento, ma godete che Gesù è sempre Gesù,
vale a dire sempre Dio, sempre grande e ammirabile, sempre nel medesimo stato di
gloria, di godimento, di contento, senza che nulla sia capace di diminuire il suo gaudio e la
sua felicità. O Gesù, mi basta il sapere che siete sempre Gesù. O Gesù, siate sempre
Gesù ed io sarò sempre contento qualunque cosa mi possa capitare». E soggiunge:
«Rallegratevi, sapendo che è allora che potete servire nostro Signore più puramente e
mostrargli che lo amate davvero per amore di lui, e non già per le consolazioni da lui
innanzi ricevute» (60).
Si è osservato che fissandosi su Gesù, l'amore a Dio ha acquistato una tenerezza che
prima non aveva (61). Il Regno di Gesù ne è una prova manifesta. L'amore a Dio vi si
sfoga con una vivacità, una delicatezza, un abbandono, un'intimità che rapiscono. Questa
squisita tenerezza palesasi fino nelle formole adoperate dal B. P. Eudes a riguardo del
Salvatore. Non solo, dietro l'esempio di S. Paolo, non si stanca mai di ripetere il nome del
suo dilettissimo, ma, quando a lui direttamente si rivolge, i termini più affettuosi si
presentano spontanei al suo cuore, ed egli lo chiama ora suo «molto caro, molto buono,
molto amabile, molto desiderabile, molto benigno Gesù», ora «il desiderato dell'anima sua,
la sua vita, il suo tutto, il re del suo cuore, il suo dolce amore, ecc...». Non finirei mai, se
volessi accennare tutti i termini in cui si manifesta il tenero amore del B. P. Eudes verso il
divin Maestro.
Nonpertanto il vero amore non si ferma agli affetti, esso si traduce negli atti. Per
mostrare a Gesù che l'amiamo, bisogna dunque applicarci a fare quel che da noi egli
aspetta; e non riesce difficile il conoscerlo. Gesù domanda che osserviamo i precetti e i
consigli evangelici, che adempiamo ai doveri del proprio stato, che obbediamo a coloro
che sono preposti alla nostra direzione, e che ci sottomettiamo alle disposizioni della
divina Provvidenza, le quali ci si manifestano negli eventi, grandi e piccoli, della nostra
esistenza (62). E' già molto attuare questo programma. Non di meno il B. P. Eudes
desidera che andiamo più avanti e che mettiamo tutta la nostra persona al servizio del
divin Maestro, spendendoci corpo e anima, nell'interesse della sua gloria e della salvezza
delle anime dei n,ostri fratelli. Egli riteneva, col P. de Bérulle e la sua scuola, che ne
abbiamo preso l'impegno nel battesimo; perché ricevendo questo sacramento, «facciamo,
dice egli, professione di servitù a riguardo di Gesù Cristo e di tutti i suoi membri. E in
seguito a questa professione, i cristiani tutti, come altrettanti schiavi, non hanno niente che
ad essi appartenga, e non hanno diritto di fare alcun uso né di se stessi, né delle membra
del loro corpo, né delle potenze della loro anima, né della loro vita, né del loro tempo, né
dei beni temporali che posseggono, che per Gesù Cristo e per i membri di Gesù Cristo, i
quali sono tutti coloro che in lui credono» (63).
Ma il valore delle nostre opere non dipende unicamente dalla loro natura, esso dipende
pure dai motivi che ci fanno agire. Quando è la carità: e la carità sola che ci muove; essa
rialza singolarmente il pregio di quanto facciamo per Dio. Ed è perciò che ci esorta il B. P.
Eudes, non solo a servir Gesù Cristo, ma anche a farlo coll'unico fine di piacergli, per puro
amore a lui, senza motivo veruno d'interesse. «Tra tutti gli esercizi d'un'anima veramente
cristiana, scrive egli, il più nobile, il più alto, il più santo e quello che Dio domanda
sopratutto, è quello del divin amore. Laonde dovete aver molta cura, in tutti i vostri esercizi
di pietà ed in tutte le vostre azioni, di protestare a nostro Signor Gesù Cristo che li volete
fare, non per timore dell'inferno, non per la ricompensa del paradiso, né per il merito, né
per la vostra soddisfazione e consolazione, ma per lui, per il suo piacere, per la sua sola
gloria e per il suo purissimo amore» (64).
Non che il Beato consigli o ritenga come possibile l'indifferenza riguardo alla salvezza,
come han fatto più tardi i quietisti. Tutt'altro. Egli vuole che desideriamo ardentemente il
cielo, come lo desiderava egli con ardore, perché soltanto colà ameremo Dio
perfettamente. Giudicatene da queste parole che ci mette sulle labbra, nel Regno di Gesù,
e che palesano gli ardori della sua anima infiammata di amore; «O cielo, quanto sei
desiderabile! In te solo si ama Gesù perfettamente, in te solo l'amore di Gesù regna
pienamente, solo in te non si vedono cuori che non siano trasformati in amore. O terra, o
mondo, o corpo, prigione oscura dell'anima mia, quanto sei insopportabile!». «Infelice me!
chi mi libererà da questo corpo di morte?» (Rom 7, 24). «Verrà, verrà fra breve quel
momento tanto desiderabile e tanto desiderato in cui comincerò ad amare
perfettissimamente il mio amabilissimo Salvatore?» (65).
Il B. P. Eudes ci esorta d'altronde ad aspettare dalla bontà di Dio, con una fiducia
incrollabile, la beatitudine eterna. Egli anzi ha consacrato a questa questione un capitolo
intero del Regno di Gesù, ed è uno dei più belli del libro (66). Inoltre ci esorta a prendere,
ogni anno, un giorno intero per celebrare anticipatamente la nostra entrata nel paradiso e
rendere in proposito i nostri doveri a Dio (67). Ed eccoci ben lontani dal quietismo!
Con tutto ciò possiamo avere nel fondo del cuore una salda speranza e un vivo
desiderio di giungere al paradiso, senza che la beatitudine del cielo sia il motivo
determinante di quanto facciamo per Dio. Nulla si oppone a ciò che lo serviamo per lui
stesso, ad unico fine di piacergli e di mostrargli il nostro amore. Anzi non è un dovere di
riferire, almeno abitualmente, tutti i nostri atti, anche il desiderio e la speranza del cielo,
alla gloria di Dio, la quale è il fine supremo di ogni creatura? «Figliuola mia, pensa a me,
ch'io a te penserò», disse un giorno nostro Signore a santa Caterina da Siena (68). Il B. P.
Eudes ci esorta a prendere per noi questo invito del divin Maestro, ed a far tutto, mirando
unicamente a piacergli, ed abbandonandogli la cura dei nostri interessi. Del resto questo è
il miglior mezzo di dare ai nostri atti tutta la perfezione di cui sono capaci, e, quindi, di fare
fortuna per il paradiso.
Rimane una suprema prova di amore che Gesù Cristo può domandarci, ed è quella di
sacrificare per lui la nostra vita. Lo stesso anno, in cui scriveva il Regno di Gesù, il Beato
faceva voto di soffrire il martirio per Gesù Cristo, qualora se ne presentasse l'occasione, e
vivamente bramava che si presentasse. Nel suo libro si sforza d'ispirare agli altri
sentimenti simili ai suoi. Egli vorrebbe che i cristiani tutti fossero disposti a soffrire e a
morire per Gesù Cristo. Riteneva che vi ci obbliga il battesimo, perché ricevendolo
abbiamo fatto professione, a suo parere, di essere con Gesù Cristo ostie e vittime
sacrificate alla gloria di Dio. Riteneva che, come cristiani, dobbiamo essere felici di
permettere al Salvatore di soddisfare nella nostra persona il desiderio suo di continuare
nei suoi membri il sacrificio della sua vita, da lui fatto il giorno della sua passione.
Nonpertanto la ragione di accettare il martirio, che a lui pareva la più possente, e sulla
quale egli più insiste, è che Gesù Cristo, per il primo, si è degnato di morire per noi della
morte più ignominiosa, e che sacrifica ancora se stesso, tutti i giorni, per noi sull'altare.
Bisognerebbe essere ingrato davvero, pensava egli, per non essere pronto a versare il
proprio sangue per un Dio che si è degnato di spargere per noi il suo fino all'ultima goccia.
Perciò ci esorta il pio autore ad entrare nello spirito del martirio, e, a tal fine, propone una
Elevazione per offrirsi a Gesù come vittima, la quale con ammirazione hanno citata i suoi
biografi, e colla quale è buono nella nostra epoca di familiarizzarsi, perché, checché ne sia
stato detto, l'èra dei martiri non sembra chiusa, anche in Francia.
Come si vede, il B. P. Eudes ci domanda di spingere il più che si può l'amore a Gesù
Cristo. Il suo libro è davvero, come è stato osservato, «il manuale della perfetta carità».
Egli l'ha composto per le anime che vogliono amare il, divin Maestro; e non è da stupire
che abbia voluto condurle alla perfezione dell'amore, distinguendo però accuratamente tra
il precetto rigoroso e il semplice consiglio.

6) Gesù in tutte le cose.

Il Regno di Gesù comincia e finisce con questo pensiero di S. Paolo: che Gesù Cristo
dev'essere «tutto in ogni cosa». Egli dev'essere tutto nei cristiani, come il capo è tutto
nelle membra. Dev'essere quindi il principio e la regola, il complemento e l’oggetto di tutta
la loro attività, che solo a tal patto sarà cristiana. Per finir di attuare quaggiù, per quanto lo
permette la nostra debolezza, l'ideale tracciato da S. Paolo, il B. P. Eudes ci invita a non
considerare che Gesù Cristo in tutti gli esseri coi quali siamo in relazione ed in tutti gli
eventi in cui ci troviamo, affinché sia veramente, come lo dice il Beato, «nostro unico
oggetto».
Il B. P. Eudes estendeva fino alla Santissima Trinità l'applicazione di questo principio. E'
meno in se stessi che nei loro rapporti con Gesù Cristo che egli contempla il Padre e lo
Spirito Santo. Spesso, nel suo libro, li chiama non semplicemente come si suol dire, il
Padre e lo Spirito Santo, ma bensì il «Padre di Gesù» e «lo Spirito» o «lo Spirito Santo di
Gesù», ed abbiamo veduto che si compiaceva di render loro in Gesù, col quale sono
un'unità sola, i suoi omaggi di adorazione e d'amore.
Nonpertanto, è massimamente nei nostri rapporti colle creature che conviene aver gli
occhi fissi su Gesù Cristo per glorificarlo in ogni cosa.
La pietà verso il divin Maestro non va senza la devozione a Maria. Non amerebbe Gesù
come egli vuol essere amato, chi non avesse nel fondo del cuore un ardente amore per la
Vergine benedetta della quale egli ha fatto la Madre sua e la quale egli ha circondata. di
tanto amore ed arricchita di sì magnifici privilegi. La devozione a Maria doveva dunque
trovar posto nel Regno di Gesù. Di fatti il B. P. Eudes vi torna sopra spesso, sebbene non
le dia ancora l'importanza massima che le darà più tardi nel suo apostolato (69). Il Beato
non vuole che nella nostra devozione separiamo quel che Dio ha sì strettamente unito:
«Gesù e Maria, scrive egli, sono i due primi fondamenti della religione cristiana, le due
vive sorgenti di tutte le nostre benedizioni, i due oggetti che guardar dobbiamo in tutte le
nostre azioni e in tutti i nostri esercizi» (70). Belle parole in cui trovansi mirabilmente
condensati gli insegnamenti della teologia cattolica sulla parte di Maria nell'opera della
nostra santificazione e il posto che essa deve occupare nella pietà cristiana.
E' noto che il cardinale de Bérulle e il Padre de Condren spingevano i loro discepoli ad
assoggettarsi a Maria quali schiavi suoi per onorare la dipendenza di Gesù da lei durante i
trent'anni della sua infanzia e della sua vita nascosta. Il B. P. Eudes fa lo stesso. Egli vuole
che riguardiamo Maria come nostra Sovrana; che a lei, dopo Dio, riferiamo il nostro essere
e la nostra vita; che ci mettiamo sotto la sua dipendenza, pregandola di condurci e di
disporre di noi a suo piacere per la gloria del suo divin Figlio. Questa è una delle
caratteristiche più rilevanti del suo modo d'intendere il culto di Maria. Però già la sua
devozione verso la Santissima Vergine è improntata a una tenerezza tutta filiale, la quale
non si riscontra, almeno in tal grado, negli scritti dei suoi maestri.
Sennonché quel che sopratutto raccomanda il B. P. Eudes è di onorare Maria, non tanto
in se stessa e per le sue personali perfezioni, per grandi che siano, quanto nelle sue
relazioni con Gesù, il quale essa ha generato una volta alla vita corporale, ma che non ha
cessato di vivere spiritualmente nel suo Cuore; o piuttosto è Gesù vivente e regnante nella
sua Santissima Madre, che dev'essere, secondo lui, l'oggetto della nostra venerazione e
del nostro amore. «Per onorare Maria, come Dio da noi richiede e come ella desidera,
scrive il Beato (71), dobbiamo in essa guardare ed adorare suo Figlio e lui solo. E' così
ch'ella vuole essere onorata, perché da se stessa e di per se stessa, non è nulla, ma il
Figlio suo Gesù in essa è tutto: egli è il suo essere, la sua vita, la sua santità, gloria e
potenza, la sua grandezza». Negli onori che a Maria noi renderemo, l'oggetto principale
della nostra devozione sarà dunque Gesù in tutto ciò che egli opera di grazia e di gloria
nella sua santa Madre, come pure nelle lodi e nell'amore che dal Cuore tanto amoroso di
Lei Egli riceve incessantemente. E il frutto di questa devozione sarà di ottenere da Gesù
per Maria la morte a noi stessi ed una partecipazione alla vita del Figlio nel Cuor della
Madre.
Si vede, questa maniera d'intendere la devozione a Maria risente profondamente
dell'idea che il B. P. Eudes si faceva della vita cristiana. Se i cristiani non sono che i
membri di Gesù Cristo, se il divin Maestro è, non solo l'oggetto dei loro affetti, ma anche il
principio di tutto quel che in essi vi è di buono, come la testa è il principio dell'attività delle
membra, nulla di più naturale di far risalire fino a lui gli onori che rendiamo alla sua santa
Madre, la quale supera in grandezza le altre creature solo perché il suo Cuore appartiene
più pienamente a Gesù. Nulla vi è di più naturale ancora del congratularsi con essa per la
sua unione col divin Maestro, e d'implorare da lei la sola cosa che possa a lei piacere e al
suo divin Figlio, vale a dire la morte a noi stessi e la vita in Gesù.
Queste vedute sembrano oggigiorno un po' peregrine, perché non abbiamo più del
mistero della vita cristiana che un concetto vago e superficiale; ma, al tempo del B. P.
Eudes, esse erano familiari alle anime dedicate alla vita interiore e si ritrovano pressa tutti
gli scrittori ascetici che appartengano alla scuola dell'Oratorio. Esse hanno ispirato all'Olier
la bella preghiera: O Iesu vivens in Maria, alla quale Papa Pio IX ha concesso delle
indulgenze e che è usata nella maggior parte dei Seminari di Francia.
Quanto al B. P. Eudes, sino alla fine della sua vita, egli ritenne sul culto di Gesù in Maria
le idee che aveva attinte nell'Oratorio, e; quando stabilì la festa del Cuore santissimo di
Maria, è Gesù vivente e regnante nel Cuor della sua divina Madre che presentò anzitutto
alla venerazione dei fedeli: Iesum in Corde Mariae regnantem, venite, adoremus. Gesù
entra, a titolo di Cuor divino di Maria, nell'oggetto della devozione al Cuore della Beata
Vergine, quale l'intendeva il Beato. Veduta da questo lato la sua devozione non è,
insomma, che una bella applicazione e un felice svolgimento dei principii posti nel Regno
di Gesù. Già in questo libro. il B. P. Eudes dà a Gesù il titolo di «Cuor di Maria» e lo adora
in questa maniera: «O Gesù, io vi contemplo e vi adoro come vivente e regnante nella
vostra Santissima Madre, e come colui, che è tutto e che fa tutto in essa; perché voi siete
la sua vita, la sua anima, il suo Cuore» (72). E' vero, più tardi soltanto, dopo mature
riflessioni, il Beato si fermò definitivamente su questo modo di vedere, e, introdottolo
nell'ufficio e nelle litanie ch'egli compose in onore del Cuore Santissimo di Maria, si
accinse ad esporlo e giustificarlo nel suo libro del Cuore ammirabile; ma giammai, a mio
parere, egli lo formolò e lo spiegò con tanta precisione e limpidezza come in queste poche
parole gettate, quasi di sfuggita, nel Regno di Gesù.
In proporzione, il B. P. Eudes concepiva la devozione agli Angeli e ai Santi come quella
a Maria. Gesù, sia come Dio, sia come uomo, è tutto in essi come in Maria. La maniera
vera di onorarli è dunque di adorare Gesù in tutto quello ch'egli è ed in tutto quello ch'egli
opera in essi, come altresì nella gloria che gli procurano colle loro lodi e col loro amore.
Riguardo al prossimo, ci dobbiamo rivestire della carità di Gesù Cristo per amare i nostri
fratelli come ci ha amato il divin Maestro. Non è questo ch'egli stesso ci domanda con
queste parole al B. P. Eudes tanto care: Hoc est praeceptum meum ut diligatis invicem
sicut dilexi vos: «Il comandamento mio è questo, che vi amiate scambievolmente come io
ho amato voi»? (73). Il mezzo di adempiere a questo precetto è di amare il prossimo, non
già in se stesso e per se stesso, ma per l'amore di Gesù che lo raccomanda alla nostra
benevolenza, che ha versato per lui il suo sangue fino all'ultima goccia, e che vuole,
santificatolo sulla terra, associarlo alla sua felicità in Paradiso. Bisogna vedere in lui «il
carattere di Gesù», anzi «una porzione di Gesù, le ossa delle sue ossa, la carne della sua
carne» (74). Tosto che si è abituati a vedere così Gesù nel prossimo, la pratica della carità
diviene facile.
Il B. P. Eudes ci consiglia ancora di avere Gesù di mira quando ci occupiamo di noi
stessi, sia lavorando all'acquisto delle virtù cristiane, sia dando al nostro corpo il cibo e il
riposo di cui esso abbisogna. «Guardate, egli dice, la vostra salute, la vostra vita, il vostro
corpo come una cosa che a Gesù appartiene, e della quale voi dovete aver cura, non per
voi, ma per lui» (75).
Nelle creature prive di ragione è ancora Gesù che si deve considerare. Come Dio, egli le
ha create; come uomo, a costo del suo sangue ci ha acquistato il diritto di servircene che
avevamo perduto col peccato (76). Esse cantano la sua gloria «con tutta la capacità del
loro essere e con la loro naturale potenza» (77). Serviamocene con rendimento di grazie e
per la maggior gloria di colui che le ha messe a nostra disposizione.
In breve il B. P. Eudes vuole che consideriamo Gesù in tutto e dappertutto: nel mondo
naturale come nel mondo spirituale, perché, sebbene in modo diverso, egli regna nell'uno
e nell'altro; nella morte in cui si esercita la sua sovranità; nel giudizio particolare in cui
rifulge la sua giustizia; nel cielo che è il regno della sua gloria; nel purgatorio in cui
palesansi in pari tempo e la sua giustizia e la sua misericordia; nell'inferno stesso in cui
trionfa dei suoi nemici in un modo terribile.
In tal modo Gesù sarà davvero il nostro «unico oggetto» poiché non vedremo le persone
e le cose che nelle loro relazioni con lui, Egli sarà il nostro «tutto», poiché non cercheremo
e non ameremo che lui in ogni cosa, giusta le parole di S. Paolo delle quali il Beato P.
Eudes vorrebbe facessimo la regola della nostra vita: Omnia in omnibus Christus.
Tale è nelle sue grandi linee la dottrina spirituale del Regno di Gesù, la quale si riduce a
questo principio, spesse volte ricordato dal B. P. Eudes, che il cristiano deve far tutto «in
Gesù e per Gesù»: in Gesù, vale a dire in conformità con lui, sotto la sua dipendenza, in
unione con lui; per Gesù, vale a dire per amore verso di lui e nell'unico scopo di piacergli.
Tutto in Gesù e per Gesù, ossia, per adoperare un'altra formola ugualmente familiare al
Beato, tutto «nello spirito e per l'amore di Gesù»: ecco in due parole la dottrina ascetica
del B. P. Eudes. Essa si compendia più brevemente ancora in questo grido di amore che il
pio apostolo fece un giorno gettare, durante una missione, al popolo di Parigi: ch'egli
stesso si dilettava di ripetere, e che ha posto in principio e alla fine del suo libro: Viva
Gesù! Viva Gesù!
Inutile rilevare la grandezza e la bellezza di questo modo di considerare la vita cristiana.
Esso seduce le anime pie, tosto che vien loro proposto, ed ha inoltre il vantaggio di farci
penetrare nei fondo del cristianesimo, del quale non si ha che un'imperfetta idea finché
non si sia compreso il mistero di Gesù Cristo e della sua unione colle anime. Di più, esso
contribuisce potentemente a farci accettare i sacrifici inerenti alla pratica della virtù,
mostrandoci nella morte al mondo e a noi stessi un mezzo necessario per far vivere Gesù
in noi.

III. - Carattere pratico del «Regno di Gesù».

Mi son trattenuto un po' lungamente nello studio dottrinale del Regno di Gesù per far
intendere bene, in ciò che vi è di essenziale, l'ascetismo del B. P. Eudes e mostrarne i
fondamenti teologici. Questo m'è sembrato tanto più importante inquantoché il Regno di
Gesù è prima di tutto un manuale pratico, in cui la teoria non trova posto che nella misura
necessaria per giustificare gli insegnamenti pratici dell'autore. Invero il B. P. Eudes era un
apostolo, onde, scrivendo i suoi libri, non ebbe mai per iscopo di iniziare i suoi lettori ai
segreti della teologia cattolica, sì bene di far amare Gesù Cristo è di salvare le anime. La
penna, come la parola, fu sempre per lui un mezzo di apostolato. Egli ha scritto il Regno di
Gesù per le anime desiderose di vivere, cristianamente, e ciò che voleva insegnare loro
non era la teoria, ma la pratica della vita spirituale,
Laonde egli si contenta di mettere in luce, senza darne la spiegazione teologica, questa
verità fondamentale, che noi tutti siamo chiamati a continuare la vita di Gesù sulla terra, e
che la nostra vita non è cristiana che nella misura in cui essa riproduce quella del divin
Maestro. Ciò fatto, egli si affretta a dedurre da questo principio le conseguenze pratiche
che ne derivano, ed a proporci gli atti e gli esercizi adatti ad unirci con Gesù in tutti gli stati
ed in tutte le azioni di cui si compone la vita umana. Il suo libro è una serie di esercizi da
fare ogni giorno, ogni settimana, ogni mese od ogni anno.
Il B. P. Eudes avrebbe potuto limitarsi a indicare le considerazioni da farsi e gli affetti da
prodursi nei diversi atti o esercizi che consiglia. Così fa S. Ignazio nei suoi Esercizi
spirituali, e S. Francesco di Sales nella sua Introduzione alla vita devota. Essi
somministrano al lettore tutte le indicazioni richieste per far bene gli esercizi della vita
cristiana, lasciandogli però la cura di farli a suo modo.
Il B. P. Eudes credette di dover andare più avanti. La dottrina da lui insegnata sembrava
a primo aspetto un po' elevata, e i cristiani poco istruiti avrebbero potuto trovarsi
nell'imbarazzo per metterla in pratica. Egli volle agevolare loro il compito il più possibile, e,
a tal fine, formulò egli stesso, in Elevazioni piene di unzione, gli atti e gli esercizi il cui uso
è da lui raccomandato. «I più di questi esercizi, dice nella sua Prefazione, sono sotto
forma di elevazioni verso Gesù, affinché se ne possa giovare ogni ceto di persone,
essendo vi molti i quali non possono far uso davanti a Dio delle verità cristiane, quando
vengono loro proposte per mezzo d'una semplice istruzione».
E' dunque il desiderio di riuscire utile ad un maggior numero di anime che ha spinto il B.
P. Eudes ad adoperare questa forma di Elevazioni che oggidì ci fa un po' meraviglia. Dal
lato letterario il suo libro vi ha forse perduto; ma il Beato stava molto al di sopra delle
preoccupazioni letterarie e non cercava altro che di fare il bene. Del resto il suo metodo ha
avuto questo vantaggio, di permettergli di effondere liberamente i tesori di pietà: di cui era
ripieno il suo cuore, e di iniziarci ai segreti della sua vita interiore; talché, per comporre
quel libro sì pio, sì commovente, sì elevato ed in pari tempo sì elevante che ha per titolo:
Les Vertus du P. Eudes, il P. Hérambourg spessissime volte non ha fatto altro che citare il
Regno di Gesù.
Cionondimeno non va esente da inconvenienti l'uso delle preghiere che trovansi belle e
fatte in un libro. Presto si prende l'abitudine di recitarle macchinalmente, senza attenzione
veruna, e così ciò che doveva agevolare la preghiera, ne diventa la rovina. Il B. P. Eudes
bada di premunirci contro questo pericolo: «Se volete fare un uso santo di questo libro,
dice egli nella sua Prefazione, non lo leggete in fretta e furia, ma con attenzione ed
applicazione di mente e di cuore alle cose che andrete leggendo, specialmente a quelle
che sono in forma di elevazione, ponderando, gustando e digerendo a bell'agio il
significato e la sostanza delle parole che vi sono e che pronunzierete ora col labbro, ora
solo col cuore, a seconda delle disposizioni che nostro Signore vi metterà nell'anima». E
ad ogni momento il R P. Eudes rinnova questa importante raccomandazione.
Del resto egli non sta alle formole, e quel che più importa ai suoi occhi sono i sentimenti
che esse esprimono. Quando ci saremo familiarizzati con quei sentimenti e ne avremo
riempito il nostro cuore talmente che ne' sgorghino quasi spontaneamente, allora potremo
lasciar da parte le formole e far «solo col cuore» gli atti proposti. «Osservate, scrive il pio
autore a proposito dell'esercizio sul Crocifisso, osservate che facendo questi atti di amore
non è punto necessario di pronunziar col labbro le parole, e nemmeno di avere
attualmente nella mente i pensieri che stanno qui segnati, ma basta baciare il crocifisso
secondo le intenzioni sopradette. E così ognun di questi atti si può fare in un attimo».
Il ricorrere alle Elevazioni del B. P. Eudes sarà sempre necessario per praticare gli
esercizi che si fanno solamente di rado, come quelli del battesimo e della préparazione
alla morte. Ma per quelli che ricorrono ogni giorno, presto si cessa di giovarsi delle formole
le quali, insomma, non vengono proposte che come modelli, e le quali sono generalmente
compilate secondo un disegno uniforme. Questi esercizi riduconsi perciò a certi atti interni
la cui pratica riesce insieme facilissima, dolcissima ed assai santificante. In sostanza il
Regno di Gesù, non è altro che un manuale di iniziazione alla vita interiore, così semplice
però e così pratico da riuscire accessibile a tutte le anime di buona volontà.

IV. - Le fonti del «Regno di Gesù».

Nell'esporre la dottrina spirituale del Beato Padre Eudes, ho indicato, alla sfuggita, le
varie influenze che hanno agito su di lui. Importa però di ritornare su questa questione,
consacrando un articolo a parte alle fonti del Regno di Gesù, tanto più che il ricorrere alle
fonti giova grandemente, ad acquistare la piena intelligenza di un libro e ad apprezzarne il
valore.
A capo delle fonti del Regno di Gesù, è da mettersi la Santa Scrittura. Non pago di
appoggiare sull'autorità della Bibbia gli insegnamenti spirituali che dava ai suoi discepoli, il
cardinale de Bérulle voleva che andassero essi stessi ad attingere a questa feconda
sorgente della pietà cristiana, Il B. P. Eudes non vi mancò.
Durante i due anni che seguirono la sua ordinazione sacerdotale, egli dovette, per rifare
la sua salute un po' scossa, ritirarsi a Aubervilliers nella solitudine di nostra Signora delle
Virtù. Colà non ebbe altra occupazione fuori della meditazione e della lettura della Santa
Scrittura, il cui senso egli approfondì. Si applicò sopratutto il studiare le Epistole di S.
Paolo, e, al dir del Finel, uno dei suoi primi discepoli, ne ricevette da Dio «una grande
intelligenza» (78). Se ne nutrì talmente la mente e il cuore che, da quell'epoca, gli
insegnamenti della Santa Scrittura, e anzitutto di S. Paolo, divennero, non solo la regola,
ma la sostanza stessa dei suoi pensieri.
Se ne convincerà facilmente chi leggerà il Regno di Gesù. Questo libro infatti non è altro
che il commento pratico di alcuni testi di san Paolo, ed è la Santa Scrittura, e specialmente
le Epistole dell'Apostolo che somministrano i particolari di questo commento. Anzi ci sono
dei capitoli interi, come quello della fiducia in Dio, i quali non sono quasi che una serie di
testi della Scrittura logicamente disposti. Più ancora, persino il linguaggio medesimo
dell'autore sa della sua assiduità nel leggere e nel meditare i libri santi, essendo cosparso
d'espressioni bibliche, come per esempio portare, santificare Gesù in noi ed altre di questo
genere che non si riscontrano ordinariamente neppure negli scrittori spirituali.
Ho fatto osservare precedentemente che il B. P. Eudes estende molto la corruzione della
natura umana per il peccato originale. Orbene ciò ch'egli ha scritto di più forte sul
decadimento della natura, sulla sua impotenza al bene, sulla sua inclinazione al male e
sulla sua schiavitù sotto la legge del peccato non è, il più delle volte, che la riproduzione
letterale degli insegnamenti di S. Paolo a di Gesù Cristo stesso su questa materia, e a
quelli che avrebbero trovato troppo duro il suo linguaggio, avrebbe potuto rispondere, col
divin Maestro: Verba quae ego loquor vobis, a me ipso non loquor: «Le parole ch'io vi dico,
non le dico da me» (Gv. 14, 10).
Dopo la Santa Scrittura, gli autori la cui influenza si fa più sentire nel Regno di Gesù
sono, per ordine d'importanza, i PP. de Bérulle e de Condren, S. Francesco di Sales, e
infine S. Geltrude e S. Metilde (79).
Il B. P. Eudes si era ammaestrato alla vita spirituale sotto la direzione del cardinale de
Bérulle e del P. de Condren. «Egli si fece un dovere, dice il P. Hérambourg, di regolare le
azioni della sua vita sulle loro, e forse nessun ritratto ha rappresentato meglio di lui
l'esterno di questi due gran servi di Dio. Egli seppe anzi penetrare fin dentro l'interno delle
loro anime, e, colle conversazioni familiari e intime di cui si degnarono di onorarlo, scoprì i
tesori immensi di grazie nascosti in questi santuari a cui non si avvicinava mai senza
qualche profitto» (80). In tutta la sua vita, egli si dichiarò debitore obbligatissimo al
cardinale de Bérulle di tutto quello che vi è di migliore nei suoi scritti (81), e quanto al P. de
Condren, faceva leggere la sua vita ogni anno, nella sua Congregazione, affinché si
potesse approfittare dei suoi esempi di virtù e della sua ammirabile dottrina (82).
Perciò non deve far meraviglia se si ritrova nel Regno di Gesù la dottrina di questi
eminenti maestri. Alla loro scuola il B. Padre Eudes aveva imparato a considerare la
grazia: come un vincolo che ci unisce col Verbo incarnato e fa di noi le membra viventi del
suo corpo mistico, obbligati per questo di conformare la nostra vita a quella del nostro
capo; di entrare nelle sue disposizioni ed intenzioni, di partecipare ai suoi misteri, e di
morire a noi stessi perché Gesù viva e regni nel nostro cuore. Ai loro insegnamenti
s'ispira, quando ci invita a concentrare i nostri pensieri e i nostri affetti sulla persona
adorabile di Gesù Cristo, a fame il nostro unico oggetto, il nostro paradiso, il nostro tutto, a
non vedere che lui in ogni cosa. E' da essi ancora ch'egli attingeva quelle vedute sì alte
che non si stancherà di ricordare fino all'ultimo suo giorno, vale a dire che i cristiani, dal
loro stesso battesimo, sono dedicati al servizio di Gesù Cristo e della sua Chiesa (83), e
devono essere altrettante ostie immolate alla pura gloria di Dio (84). In ultimo è da essi,
come ho detto, che imparò a non separare Maria da Gesù, sì bene ad onorare Gesù in
Maria e Maria in Gesù. Talvolta anzi, nel corso del suo libro, gli capita sia di riassumere gli
scritti del cardinale de Bérulle (85), sia di riprodurre letteralmente alcune massime del P.
de Condren (86).
Definire con precisione quel che, nel Regno di Gesù, dipende più specialmente dall'uno
o dall'altro di queste due illustri persone, riuscirebbe difficile; perché, se il P. de Condren
pare che abbia penetrato più addentro che il cardinale de Bérulle nel mistero di Gesù e
della sua vita nelle anime, pur tuttavia insegnava la medesima dottrina ed era animato del
medesimo spirito di lui. Nondimeno, i biografi del B. P. Eudes ci dicono ch'egli condivideva
col Padre de Condren alcune vedute sul disprezzo del mondo e sull'orazione (87).
Nell'ultimo capitolo della vita di questo grand'uomo scritta dal Padre Cloyseault (88), si
ritrovano molte pratiche consigliate nel Regno di Gesù, ciò che fa pensare che il B. P.
Eudes da lui le aveva imparate. Finalmente al P. de Condren bisogna attribuire
l'invocazione a Gesù, che trovasi riprodotta dal Beato nella Parte V del suo libro, e che
contiene in sostanza la celebre preghiera dell’Olier: O Iesu vivens in Maria (89).
Dopo i PP. de Bérulle e de Condren, il maestro prediletto del Beato Padre Eudes è San
Francesco di Sales. Il Vescovo di Ginevra non ha fatto della qualità di membro di Gesù
Cristo, dataci dal battesimo, la base della sua dottrina ascetica; cionondimeno teneva in
gran conto, come ha detto giustamente Don Mackey (90), quel che S. Paolo chiama «il
senso di Cristo». Senonché, mentre il P. de Bérulle - e i suoi discepoli contemplano anzi
tutto le grandezze del Verbo incarnato, S. Francesco di Sales si sofferma di preferenza a
considerare il suo Cuore «così amante e così desideroso del nostro amore». Il Cuor di
Gesù occupa un gran posto nelle opere del santo Vescovo, specialmente nel Trattato
dell'amor di Dio, ed è la lettura delle sue opere che cominciò ad orientare verso il Cuore
del divin Maestro i pensieri e gli affetti del Padre Eudes. E' là che, sin dall'epoca in cui
scriveva il Regno di Gesù, il Beato aveva imparato a considerare Gesù come il Re de'
cuori (91), e se, a differenza del P. de Bérulle, insiste meno sulla riverenza e l'adorazione
dovute al Verbo incarnato che sulla fiducia e sull'amore che richiede la sua bontà, è in
gran parte all'influenza di S. Francesco di Sales che bisogna attribuirlo.
Nel suo Trattato dell'amor di Dio, il Vescovo di Ginevra studia a lungo i vari esercizi
dell'amore sì affettivo che effettivo. Nel leggere il Regno di Gesù, si sente che il Beato P.
Eudes si era nutrito degli insegnamenti del santo dottore su questo punto. Di quegli
esercizi e atti di amore dal Beato seminati con tanta profusione e varietà nel suo libro egli
aveva trovato la teoria magnificamente esposta nel capolavoro di S. Francesco di Sales, e
spesso altro non ha fatto che tradurla in esercizi pratici.
Il grido stesso di: Viva Gesù! che il Beato P. Eudes tanto amava di ripetere, era già
familiare al Vescovo di Ginevra: «Ch'io canti per sempre, scrive egli nell'orazione
dedicatoria dell'Introduzione alla vita devota, ch'io canti per sempre come cantico di trionfo
il motto che con tutto il mio cuore io pronunzio in testimonianza di fedeltà: tra le vicende di
questa vita mortale: Viva Gesù! viva Gesù! Sì, Signore Gesù, vivete e regnate nei nostri
cuori pei secoli dei secoli». E alla fine del Trattato dell'amor di Dio: «O amare o morire.
Morire e amare. Morire ad ogni altro amore per vivere a quello di Gesù, affinché non
moriamo eternamente, ché anzi vivendo nel vostro eterno amore, o Salvatore delle nostre
anime, cantiamo eternamente: Viva Gesù! Io amo Gesù. Viva Gesù che io amo. Io amo
Gesù che vive e regna pei secoli dèi secoli». Non è là che il B. P. Eudes ha preso la sua
cara divisa? Ed è forse temerario il pensare che questi testi hanno contribuito a suggerirgli
il titolo del suo libro: La Vita e il Regno di Gesù?
Ho annoverato gli scritti, di santa Geltrude e di santa Metilde tra le opere a cui si è
ispirato il B. P. Eudes componendo il Regno di Gesù. Non è nell'Oratorio che imparò a
gustarli, perché là si occupavano molto di santa Teresa, ma poco conosciute erano santa
Geltrude e santa Metilde. Non credo di aver riscontrato i loro nomi negli scritti dei PP. de
Bérulle e de Condren. Non se ne fa menzione neanche nell'Introduzione alla vita devota,
né nel Trattato dell'amor di Dio. Furono senza dubbio le Benedettine di Santa Trinità di
Caen che misero tra le mani del Beato le opere di queste due Sante. Si sa quanto se ne
giovò più tardi a favore della sua devozione ai Sacri Cuori di Gesù, e di Maria. Ma, sin dal
primo momento, seppe apprezzarli. E come sarebbe stato altrimenti? Ivi ritrovava quello
spirito di orazione che forma la base della dottrina dell'Oratorio, quella fiducia e quel
tenero amore per il divin Maestro che gli erano piaciuti in S. Francesco di Sales, quella
libertà di spirito e questa facilità dell'anima a piegarsi all'azione della grazia che sono state
dette l'appannaggio dell'antica Scuola benedettina (92) e che il B. P. Eudes aveva a cuore
di sviluppare nelle anime. Egli gustò dunque l'ascetismo delle due vergini di Helfta, e si
compiacque di citare talvolta le loro opere. E' anzi possibile che vi abbia attinto l'idea di
certi esercizi del Regno di Gesù, e forse la lettura degli Esercizi di S. Geltrude gli suggerì il
suo Esercizio del battesimo e quello della Preparazione alla morte, e sembra molto
probabile che l'esercizio del Crocifisso sia una imitazione dell'esercizio delle cinque piaghe
tanto familiare all'illustre benedettina.
Con tutto ciò, quantunque sensibile sia nel libro del B. P. Eudes l'influenza di questi
diversi autori, il Regno di Gesù è nondimeno un'opera assai personale e d'una indiscutibile
originalità. Il Beato ne ha trovato le idee fondamentali nella Scrittura, nelle opere di san
Francesco di Sales e soprattutto negli insegnamenti dei PP. de Bérulle e de Condren; ma
queste idee egli aveva saputo assimilarsele e fonderle insieme mediante lunghe
meditazioni ed un'applicazione costante nel metterle in pratica. E quando le espone, lo fa
con una forza di convinzione, una chiarezza di pensiero, una precisione di stile che
mostrano con ogni evidenza che, lungi dal compendiare le altrui lezioni, egli spande i
tesori di dottrina e di pietà di cui era pieno il suo cuore. Sono i suoi pensieri abituali e le
sue pratiche personali di pietà, è l'anima sua tutta ch'egli ci confida, indicandoci i mezzi da
usarsi per vivere della vita di Gesù.
D'altronde tratti non pochi distinguono la dottrina del Regno di Gesù da quella del
cardinale de Bérulle e del Padre de Condren. Il loro ascetismo ha un qualche cosa di
astratto per la maggior parte dei fedeli. Questo appare in parecchi dei loro scritti ed
anzitutto nella loro devozione alle Grandezze di Gesù. Da questo lato come da tanti altri
l'Olier, il discepolo prediletto del P. de Condren, rassomiglia al suo maestro. La sua
devozione all'Interno di Gesù e all'Interno di Maria ha qualche cosa di astratto che
sconcerta gli ingegni ordinari. Non è lo stesso del B. P. Eudes. Il suo spirito pratico e i suoi
rapporti costanti col popolo nelle missioni l'hanno preservato da questo scoglio.
Avanzandosi in età, egli si liberò sempre più dalle tendenze astratte dei suoi maestri, e finì
col condensare il suo ascetismo nella devozione al Sacro. Cuore, la quale, per il suo
oggetto sensibile, risponde così bene ai bisogni della nostra natura. Ma già il Regno di
Gesù segna un gran passo in questo senso, ed è senza dubbio una delle cause che
resero popolare questo libro nel secolo XVII.
Ho detto già abbastanza che la pietà, quale vien insegnata dal B. P. Eudes, ha un
carattere affettivo che non si ritrova nel medesimo grado presso: i PP. de Bérulle e de
Condren. E non solo il Beato predica l'amore di Gesù Cristo, ma si riscontrano spesso nel
suo libro, massime nella Parte IV, delle effusioni di amore, la cui sorgente sembra
inesauribile e la cui vivacità e squisita tenerezza nessuno mai si stanca di ammirare. Simili
accenti si cercherebbero indarno negli scritti dei suoi maestri. Il B. P. Eudes ne ha trovato il
segreto nell'ardente amore di cui era infocato il suo Cuore per il Verbo incarnato.
Da ultimo, quel che è assolutamente proprio al B. P. Eudes nel Regno di Gesù è l'idea di
dare delle formole bell'è fatte e di proporre degli esercizi già preparati per iniziare le anime
alla vita interiore. Non l'aveva fatto nessuno dei maestri dai cui insegnamenti egli ha attinto
la sua dottrina spirituale, né il cardinale de Bérulle, né il P. de Condren, neanche S.
Francesco di Sales. Sotto questo aspetto ancora, il suo libro è un'opera nuova la cui
paternità non si saprebbe contestare.
Da ciò si vede quanto vi ha di esagerato nell'asserzione del P. Cloyseault, che il Regno
di Gesù non è, come pure il Trésor spirituel del P. Quarré, il Nouvel-Adam del P. de Saint-
Pé, e l'Introduction à la vie et aux vertus chrétiennes dell'Olier, che un «compendio» o una
«raccolta delle conferenze del P. de Condren» (93). L'abate Pin ha notato l'esagerazione
di questa parola per quanto riguarda l'Olier: «L'unità di vedute e di spirito tra il discepolo e
il maestro è sì sorprendente, egli dice, che i Padri dell'Oratorio arrivarono fino a
persuadersi che l'Olier aveva, altra volta, messo per iscritto i pensieri del loro generale, e
che il libro dell'Introduzione alle virtù cristiane altro non era che una semplice raccolta, un
compendio delle sue conferenze» (94). E conclude osservando che, se l'Olier non ha
espresso tutto il P. de Condren, non si è però limitato ad esprimere, come fedele.
interprete, gli insegnamenti che da lui aveva ricevuti. Ciò è più vero ancora del Beato P.
Eudes che dell'Olier. Il Regno di Gesù è dunque, checché ne abbia potuto dire il P.
Cloyseault, un'opera originale ed affatto personale, che il Beato ha improntata del suo
spirito pratico e della sua pietà dolce ed affettiva, e se si ritrova nelle sue grandi linee la
dottrina ascetica dell'Oratorio, che fu quella di tutti gli asceti francesi del seicento, è dal P.
de Bérulle, più ancora che dal P. de Condren, che il pio autore stimava di averla (95).

O. LEBRUN.

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A GESÙ
e a MARIA sua Santissima Madre.

O Gesù, mio Signore e mio Dio, prostrato davanti alla vostra suprema Maestà;
inabissato nel profondo del mio nulla; dopo aver annientato ai vostri piedi il mio spirito
proprio, il mio amor proprio e tutto ciò che è mio, ed essermi donato alla potenza del
vostro divino spirito e del vostro santo amore; nell'immensità infinita di questo vostro
spirito, nell'estensione immensa di questo vostro amore ed in tutte le virtù e potenze della
vostra divinità umanata e della vostra umanità deificata, io vi adoro, vi amo, vi glorifico in
tutti i vostri stati e misteri, in tutte le vostre qualità e virtù, e generalmente in tutto quel che
siete riguardo al vostro eterno Padre, a voi medesimo, al vostro Santo Spirito, alla vostra
sacra umanità, alla vostra beatissima Madre, ai vostri Angeli e Santi tutti sì del cielo che
della terra, e a tutte le creature che sono nell'universo.
Ma specialmente, vi riverisco e vi adoro come Colui che è la Vita, e che è la nostra vera
Vita, come il Re dei re, come il Santo dei Santi, nostro Santificatore e nostra stessa
Santificazione.
Io adoro il proposito e la brama grande ed ardente assai che avete di vivere e di
regnare nell'anima mia ed in tutte le anime cristiane. Vi domando umilmente perdono di
aver finora osteggiato così in me come negli altri questa vostra vita e questo regno vostro.
Ma per riparare la mia colpa e per contribuire oramai alquanto all'attuazione di questa
vostra brama, mi dono. e mi sacrifico tutto a voi, o gran Gesù, protestando solennemente,
in faccia al cielo e alla terra, di non voler più vivere che per lavorare continuamente a
formarvi, santificarvi, a farvi vivere e regnare nell'anima mia ed in tutte le anime che vi
piacerà mandarmi per questo; supplicandovi con tutto il cuore di far sì che tutte le mie
sollecitudini, i miei pensieri, le mie parole, tutte le mie fatiche e le opere mie siano
impegnate e consacrate a questo fine, in particolar modo questa umile opera che ho
scritta per aiutare le anime che vi appartengono a stabilire in sé la Vita e il Regno del
vostro santo amore. Essa è vostra, o buon Gesù, voi ne siete la prima fonte e il vero
autore, giacché io rinuncio, per quanto posso, a tutto quel che vi potrebbe essere mio e
non vostro. Perciò desidero, se così vi piace, che sia tutta vostra, e che voi ne siate l'unico
ed ultimo fine, come ne siete l'unico e primo principio col Padre vostro ed il vostro Santo
Spirito. Laonde, in onore ed in comunione dello stesso amore col quale da voi è uscita e
col quale me l'avete data, io ve la rendo e rimetto offrendovela, dedicandovela e
consacrandovela in omaggio della vostra vita adorabile, del vostro amore e di tutto ciò che
siete. Come pure, in onore e in comunione dello stesso amore col quale vi siete dato a noi,
voi che siete il vero Libro di vita e d'amore, voglio dare e dedicare questo libro a tutte le
anime che desiderano di amarvi, e specialmente a quelle delle quali voi volete ch'io abbia
qualche sollecitudine particolare davanti a voi. E siccome non vi posso guardare, o Signor
mio Gesù, senza vedere Colei che sta seduta alla vostra destra, che vi ha formato,
santificato e fatto regnare in se stessa in un modo così ammirabile ed in cui siete stato
sempre vivente e regnante così perfettamente; io la saluto ed onoro dopo di voi, in tutti i
modi che posso, come vostra Madre veneranda, Madre di vita e d'amore, e come mia
sovrana e Madre amatissima, a cui appartengo per infiniti titoli.
Lasciate dunque, vi prego, o Salvatore mio, che, avendovi offerto e consacrato questo
mio lavoro, io l'offra e consacri alla beatissima Madre vostra, in omaggio della vita tutta di
amore che voi avete in essa e ch'ella, ha in voi. Ve l'offro quindi, o Madre di vita e di
amore, ve lo dedico e consacro con tutti gli affetti del mio cuore, con tutto ciò ch'è stato, è
e sarà per sempre in me per la misericordia di Dio. O Madre di benedizione, benedite, vi
prego, l'opera e l'operaio e tutti coloro che se ne serviranno. Offriteli a Gesù vostro Figlio,
fonte di ogni benedizione, pregandolo che li benedica e consacri egli stesso alla sua gloria
e al suo puro amore.
O buon Gesù, questo libro è ripieno di diversi atti ed esercizi di lode, di amore, di
contrizione d'umiltà e di altre virtù cristiane: imprimeteli, vi prego, nel cuor mio e nei cuori
di coloro che li leggeranno. Dal canto mio vi offro tutti questi atti ed esercizi, con intenzione
e desiderio di farli continuamente ed effettivamente col cuore e collo spirito, come li faccio
incessantemente per scritto e con questo libro sul quale rimarranno sempre stampati; e ciò
per me e per tutti gli uomini del mondo specialmente per quanti lo leggeranno, e più
specialmente ancora per coloro di cui io devo aver cura particolare davanti a voi. Compite
questo mio desiderio e quest'intenzione mia, o caro Gesù, per la vostra sconfinata bontà,
per l'amore che portate alla vostra amabilissima Madre e per quello ch'essa vi porta.
Guardate e ricevete, in virtù della presente, intenzione che ha per vostra grazia, tutti questi
atti ed esercizi, come se io li praticassi continuamente con attuale applicazione di mente e
di cuore, come sono continuamente stampati su questa carta.
Da ultimo, o Dio. di benedizione, prendete questo libro sotto la vostra santa protezione,
difendetelo dai suoi e vostri nemici, beneditelo, santificatelo, riempitelo. del vostro spirito e
della vostra divina virtù, stabilitevi voi stesso in esso, affinché per suo mezzo, o piuttosto
per voi stesso, siate benedetto, santificato, amato e glorificato in tutti quelli che lo
leggeranno. Distruggetene tutto quel che è mio, e fate che non vi sia nulla che non sia
vostro. Benedite tutte le parole che vi sono, affinché siano altrettanti atti di benedizione,
d'amore, di lode verso di voi; altrettante saette e fiamme sacre che feriscano i cuori e li
accendano santamente ed eternamente delle celesti piaghe e dei divini ardori del vostra
santo amore.

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VIVA GESÙ E MARIA!

PREFAZIONE

La cui lettura è necessaria per intendere bene il titolo e il fine di questo libro e per
usarne santamente.

Essendo Gesù, Dio ed insieme uomo, tutto in ogni cosa, secondo questo divino oracolo
del suo grande Apostolo: Omnia in omnibus Christus (96), e dovendo essere tutto
specialmente nei cristiani, come il capo è tutto nelle membra, e lo spirito nel corpo, la
nostra sollecitudine ed occupazione principale dev’essere di impegnarci a formarlo e
stabilirlo in noi ed a farvelo vivere e regnare, affinché egli sia la nostra vita, la nostra
santificazione, la nostra potenza, il nostro tesoro, la gloria nostra e il nostro tutto, o
piuttosto affinché egli viva in noi, che vi sia santificato e glorificato, e che vi stabilisca il
regno del suo spirito, del suo amore e delle altre sue virtù.
A questo fine avevo fatto stampare un libretto intitolato Esercizi di Pietà, che poteva
servire all'uopo, e che è stato accolto bene da alcuni, i quali l'hanno gradito e ne hanno
fatto un santo uso Perciò, dovendo farlo pubblicare di nuovo, l'ho riveduto più
accuratamente di prima, cambiandone il titolo, ed aggiungendo vi diverse cose utili, anzi
necessarie a tutti i veri cristiani desiderosi di servire Dio in ispirito e verità.
Dico: a tutti i cristiani, perché non crediate che questo libro sia fatto solamente per le
persone Religiose, sì bene per tutti coloro che desiderano vivere cristianamente e
santamente; ed a questo san tenuti i cristiani tutti, di qualsiasi stato e condizione siano,
giacché, secondo il linguaggio del cielo, essere cristiano ed essere santo è una sola e
medesima cosa, dichiarando ci Dio, nella sua santa parola, essere sua volontà, che non
solo quelli che sono racchiusi nei chiostri, ma bensì tutti i cristiani lavorino a santificarsi (1
Ts 4, 3,7); che seguano la santità senza cui nessuno vedrà Dio (Eb 12, 14); che lo
servano in santità e giustizia avanti a lui tutti i giorni della loro vita (Lc 1, 74-75); che siano
santi in tutto il loro operare (1 Pt 1, 15), vale a dire in tutte le loro azioni e in tutti i loro
portamenti; che siano santi, immacolati ed irreprensibili davanti a lui (Col 1, 22); che siano
santi e perfetti (Mt 5, 48); che il suo nome sia santificato in essi (Mt 6, 9); e che
santifichino Gesù Cristo nei loro cuori (1 Pt 3, 15).
Il titolo che io dò a questo libro racchiude due concetti, cioè: La Vita e il Regno di Gesù
nelle anime cristiane.
Lo chiamo, primieramente, La Vita di Gesù nelle anime cristiane, perché il suo primo e
principale scopo è di far vedere come Gesù dev'essere vivente in tutti i cristiani; come i
cristiani non stanno sulla terra che per continuarvi la santissima vita, menatavi una volta
da Gesù; e come il grande affare e l'occupazione principale d'un cristiano deve essere di
lavorare a formare e stabilire Gesù dentro di sé, secondo quest'augurio apostolico:
Formetur Christus in vobis (Gal 4, 19); vale a dire di lavorare a farlo vivere nella propria
mente e nel proprio cuore, e a stabilire la santità della sua vita e dei suoi costumi nella
propria anima e nel proprio corpo: il che chiamasi, secondo S. Paolo, portare e glorificare
Dio nei nostri corpi, e secondo S. Pietro, santificare Gesù Cristo nei nostri cuori (6). Infatti
essendo Gesù Cristo il nostro capo e noi i suoi membri, e perciò essendo nostro tutto
quello che è suo, e suo tutto quello che è nostro, ne segue che, come egli si è santificato
per noi - così - disse egli stesso parlando al Padre suo: Per loro io santifico me stesso,
affinché essi siano santificati nella verità (Gv. 17, 19), cioè in me stesso che sono la verità
eterna, secondo la spiegazione di S. Agostino (97) - e come, al dir dell'Apostolo (1 Cor 1,
30), egli stesso è la nostra santificazione, così, quando ci santifichiamo, ci santifichiamo
per lui, affinché sia santificato in noi, di modo che la nostra santificazione sia quella di
Gesù in noi, e compiamo ciò che dice S. Pietro con queste parole: Santificate il Signor
Gesù Cristo nei vostri cuori (1 Pt 3, 15). Ora tutto questo si fa in noi coll'abituarci a
guardare, amare e glorificare questo medesimo Gesù in ogni cosa, e a far tutte le nostre
azioni nella sua santità, ed è ciò che insegna questo libro in un modo e con dei mezzi
assai facili soavi e possenti.
Lo chiamo, in secondo luogo, Il Regno di Gesù nelle anime cristiane, perché il suo fine
è, non solo di proporvi dei mezzi molto soavi ed efficaci per formare e far vivere
santamente Gesù in voi, ma anche per farvelo regnare pienamente; di modo che, se
portate qualche sollecitudine e fedeltà nell'adoperare santamente gli esercizi che in esso
vi sono proposti, verificherete in voi il detto del Figlio di Dio: Il Regno di Dio sta dentro di
voi (Lc, 17, 21); possederete ciò che gli domandate ogni giorno con questa preghiera:
Adveniat regnum tuum: «Venga il regno vostro»; e mentre che i Giudei malvagi lo
chiamavano Re per burla, e dicevano, parlando di lui: Nolumus hunc regnare super nos
(Lc, 19, 14): «Non vogliamo che questi regni su di noi», voi lo potreste chiamare davvero
vostro Re e dirgli al contrario: Volumus, Domine Iesu , te, regnare super nos: «Noi
vogliamo, o Signor Gesù, che voi regniate su di noi».
Ho diviso questo libro in otto parti, le quali comprendono generalmente tutto quel che
devono fare i cristiani, ed anche i religiosi e le religiose, per vivere cristianamente e
santamente e per formare, santificare, far vivere e regnare Gesù nelle loro anime.
La prima parte contiene gli esercizi principali e più necessari, a questo fine.
La seconda contiene ciò che deve fare un cristiano per questo fine in tutta la sua vita.
La terza, ciò che deve fare ogni anno.
La quarta, ciò che deve fare ogni mese. La quinta, ciò che deve fare ogni settimana.
La sesta, ciò che deve fare ogni giorno. E qui troverete un metodo assai piacevole e facile
per far tutte le vostre azioni santamente e nello spirito di Gesù, che è il vero spirito del
cristianesimo e di tutti i santi Ordini che sono nella Chiesa di Gesù Cristo.
La settima comprende i primi e gli ultimi doveri che tutti i cristiani devono rendere a Dio sia
in principio, sia alla fine della loro vita, riguardo alla nascita, al battesimo, e alla morte; vale
a dire diversi esercizi di pietà per rendere a Dio i doveri e gli omaggi che gli si dovrebbero
rendere nascendo, se si avesse l'uso della ragione, e per risuscitare e rinnovellare in sé la
grazia del santo Battesimo; come pure per prepararsi a morire cristianamente e
santamente.
L'ottava contiene varie meditazioni sull'umiltà e su altri soggetti molto utili, che possono
servire nei ritiri spirituali (98).
I più di questi esercizi sono sotto. forma di elevazioni verso Gesù, affinché se ne possa
giovare ogni ceto di persone, essendovi molti i quali non possono facilmente far uso
davanti a Dio delle verità cristiane, quando vengono loro proposte semplicemente e
nudamente o per mezzo d'una semplice istruzione. Non per tanto sarà facile, a coloro che
preferiscono averle per mezzo di semplice enunciazione o istruzione, trarne i punti e le
verità di cui si potranno servire per occuparsi di Dio sui diversi soggetti che vi sono,
secondo la direzione della sua grazia e del suo spirito su di essi.
Se vi trovate cose che, sulle prime, vi sembrano troppo alte e difficili ad intendersi e a
praticarsi, non ve ne meravigliate; perché se avete la pazienza di leggere tutto e se vi
portate un'intenzione pura e sincera, e un Vero desiderio di farne buon uso, confido
nell'immensa bontà di nostro Signore che vi darà lumi per intenderle e grazie per
praticarle; e ciò che non avrete inteso in un passo, seguitando a leggere, l'intenderete in
un altro, e lo praticherete con molta facilità e con grande consolazione dell'anima vostra.
Ho ripetuto certe cose in vari passi, ma l'ho fatto a bella, posta, sia per farvi intendere
più chiaramente e per imprimervi più fortemente nell'anima quelle cose le quali a me
sembrano assai importanti, sia per non osare di richiami e per risparmiarvi la pena,
essendovi certe verità e pratiche che convengono a diversi soggetti ed esercizi. Perciò le
ho volute proporre in diversi passi affinché, qualora vi serviate di qualcuno degli esercizi a
cui esse convengono, non potendo o non volendo leggere gli altri, non siate privi della
conoscenza di queste verità, né dell'uso di queste pratiche, o non vi diate la pena di
andarle a cercare negli altri passi in cui si trovano.
Del resto, se volete fare un uso santo di questo libro e glorificare Dio mediante gli
esercizi contenutivi, leggetelo e servite vene, non in fretta e furia, ma con attenzione èd
applicazione di mente e di cuore alle cose che andrete leggendo, specialmente a quelle
che sono in forma di elevazione e di preghiera, ponderando, gustando e digerendo a
bell'agio il significato e la sostanza delle parole che vi sono e che pronunzierete ora col
labbro, ora solo col cuore, a seconda delle disposizioni che nostro Signore vi metterà
nell'anima, dopo che vi sarete dato a lui aprendo questo libro, per fare l'uso che da voi egli
desidera di quanto leggerete.
A ricompensa di questo modesto lavoro, vi domando, in nome di Colui che è tutto amore
verso dì noi, che ogniqualvolta aprirete questo libro, vi diate a Gesù con una novella
risoluzione di amarlo perfettamente, e che facciate tre atti di amore verso di lui, in nome e
da parte di chi ve lo presenta, avendo ricevuto dal suo Cuore e dalla sua mano tutto quel
che vi è di buono per darvelo. Dal canto mio supplico nuovamente lo stesso Gesù di
concedere la sua santissima benedizione a questo libro e a voi pure, caro Lettore mio,
affinché Egli operi per esso nell'anima vostra tutto quello che brama di operarvi; che vi dia
grazia a farne tutto l'uso che si augura ne facciate; che stabilisca per sempre in voi il regno
della sua gloria e del suo puro amore; e che vi si formi e stabilisca per ivi vivere e regnare
perfettamente ed amare e glorificare in voi eternamente se stesso.
LA VITA E IL REGNO DI GESÙ NELLE ANIME CRISTIANE
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PARTE PRIMA

La quale contiene diversi esercizi principali e più necessari per vivere


cristianamente e santamente e per formare, santificare, far vivere e regnare Gesù.
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ESERCIZIO PER LA MATTINA

I. - Gesù deve essere il nostro principio e il nostro termine in ogni cosa; quello che
si deve fare la mattina, essendo svegliato.

Gesù, Figlio unico di Dio, Figlio unico di Maria, essendo, al dir del suo Apostolo, l'autore
e consumatore della fede (Eb 12, 2) e della pietà cristiana, ed essendo, come egli stesso
l'ha detto, l'alfa e l'omega, il primo e l'ultimo, il principio e il fine di tutte le cose (Ap 22, 13),
è giustissimo che sia il principio e il fine della nostra vita, di tutti i nostri anni, di tutti i nostri
mesi, di tutte le nostre settimane, di tutti i nostri giorni e di tutti i nostri esercizi. Laonde,
siccome avremmo dovuto consacrargli il principio della nostra vita, se avessimo avuto
allora l'uso della ragione, e giacché ci auguriamo di finirla nella sua grazia e nell'esercizio
del suo amore; così, se vogliamo ottenere questo favore dalla sua bontà, dobbiamo
curarci di consacrargli, con qualche esercizio di pietà e di amore verso di lui, il principio e
la fine di ogni anno, di ogni mese, di ogni settimana, e specialmente di ogni giorno; perché
di somma importanza è il cominciar bene e ben finire ogni giornata, ma in particolar modo
il cominciarla bene, riempiendo la mente sin dalla mattina di qualche buon pensiero ed,
offrendo a nostro Signore le nostre prime azioni, perché da questo dipende la benedizione
di tutto il resto del giorno.
Pèrciò, appena svegliatovi la mattina, alzate gli occhi al cielo e il cuore a Gesù per
consacrargli così il primo uso dei vostri sensi e i primi pensieri ed affetti della vostra mente
e del vostro cuore.
La vostra prima parola sia il santissimo nome di Gesù e di Maria in questo modo:
«Iesus, Maria. - O Gesù! O Maria, Madre di Gesù! - O buon Gesù; vi dò il mio cuore per
sempre. - O Maria, Madre di Gesù, vi dò il cuor mio datelo, vi prego, al vostro Figlio. -
Veni, Domine Iesu (Ap 22, 20), venite, Gesù Signore, venite nella mia mente e nel mio
cuore per riempirli e possederli interamente. - O Gesù, siatemi Gesù!».
La vostra prima azione esteriore sia il segno della croce, dicendo: «Nel nome del Padre
e del Figliuolo e dello Spirito Santo»; ed in pari tempo donandovi di cuore al Padre, al
Figliuolo e allo Spirito Santo, affinché vi posseggano perfettamente.
Venuto il momento di alzarvi, ricordatevi dell'amore immenso col quale il Figlio di Dio nel
momento della sua Incarnazione, è uscito dal seno del Padre suo, luogo (se si può dir
così) per lui pieno di delizie, di quiete e di gloria, ed è venuto sulla terra per assoggettarsi
alle nostre miserie e sopportare i nostri dolori ed affanni. Quindi, in onore e unione di
questo medesimo amore, levatevi coraggiosamente dal letto dicendo: Surgam et quaeram
quem diligit anima mea (Ct 3, 2): «Mi alzerò e cercherò il dilettissimo dell'anima mia», e
pronunziando queste parole: quem diligit anima mea «il dilettissimo dell'anima mia»,
bramate di pronunziarle, per quanto vi riesce possibile, con tutto l'amore che è portato a
Gesù in cielo e sulla terra.
Prostrandovi poi per terra, adorate Gesù dicendo: Adoramus te, Domine Iesu, et
benedicimus tibi, et diligimus te ex toto corde nostro, ex tota anima nostra et ex totis
viribus nostris: «Vi adoriamo, o Signor Gesù, vi benediciamo e vi amiamo con tutto il
cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze». Desiderando di pronunziare queste parole,
possibilmente, con tutta l'umiltà, la devozione e l'amore del cielo e della terra, e per tutte le
creature dell'universo.

II. - Ciò che si deve fare vestendosi.

Mentre vi vestite, per tema che lo spirito maligno riempia la vostra mente di pensieri
inutili o cattivi, riempitela di pensieri buoni. Ricordatevi quindi che nostro Signor Gesù
Cristo si è rivestito, nella sua Incarnazione, della nostra umanità, della nostra mortalità e di
tutte le miserie e necessità umane a cui andiamo soggetti, e ch'egli si è ridotto in uno stato
in cui ha avuto bisogno di vesti come voi, e tutto, questo per amore a voi; elevate dunque
verso di lui il vostro cuore dicendogli:
«O Signore, siate sempre benedetto ed esaltato per esservi così umiliato per amar mio.
O Gesù mio, vi offro l'azione che sto facendo in onore di quella che voi avete fatta, quando
avete rivestito la vostra divinità della nostra umanità e quando avete rivestito questa vostra
umanità di vesti simili a quelle di cui ci rivestiamo noi; e desidero di far quest'azione con le
medesime disposizioni ed intenzioni con cui l'avete fatta voi».
Pensate pure quanti poveri son nudi, non avendo di che coprirsi, i quali non hanno tanto
offeso Dio quanto voi, e nondimeno nostro Signore, nell'eccesso della sua bontà, vi ha
dato, a preferenza di essi, di che rivestirvi; in questo pensiero elevate verso di lui la vostra
mente a questo modo:
«O mio Dio, vi benedico le mille volte per tutte le misericordie usatemi, supplicandovi di
provvedere alle necessità di tutti i poveri, ed a quelle dell'anima mia, come avete
provveduto ai bisogni del mio corpo, rivestendola di voi stesso, cioè del vostro spirito, del
vostro amore, della vostra carità, umiltà, pazienza, mansuetudine, ubbidienza, e delle
vostre altre virtù».

III. - Tutta la nostra vita appartiene e dev'essere consacrata alla gloria di Gesù.

Tutta la nostra vita, con tutte le sue attinenze e dipendenze, appartiene a Gesù Cristo
per cinque titoli generali che ne comprendono molti altri particolari:
1. Perché egli è il nostro Creatore, che ci ha dato l'essere e la vita, imprimendovi
un'immagine e somiglianza della sua vita e del suo essere, onde il nostro essere e la vita
nostra gli appartengono assolutamente ed universalmente in tutti i loro usi, e lo devono
sempre riflettere come l'immagine il suo prototipo.
2. Perché egli è il nostro Conservatore che ci conserva in ogni momento l'essere datoci,
e che ci porta continuamente nelle sue braccia, con più amore e sollecitudine della madre
che porta il suo pargoletto.
3. Perché, secondo la parola dei libri sacri (99), il Padre suo gli ha dato da tutta l'eternità,
gli dà incessantemente, e gli darà eternamente tutte le cose in generale ed ognun di noi in
particolare.
4. Perché è il nostro Redentore che ci ha liberati dalla schiavitù di Satana e del peccato,
che ci ha riscattati a costo del suo sangue e della sua vita; compratosi quindi tutto quello
che è in noi e di noi, vale a dire tutta la nostra vita, tutto il nostro tempo, tutti i nostri
pensieri, le nostre parole ed azioni tutte, tutto quel che sta nel nostro corpo e nell'anima
nostra coll'uso di tutti i loro sensi e delle loro potenze; come pure tutto l'uso che facciamo
delle cose esteriori che sono nel mondo. Infatti col suo sangue ci ha acquistato non solo
tutte le grazie che ci sono necessarie per la santificazione delle anime nostre, ma anche
tutte le cose richieste per la conservazione dei nostri corpi, talché, in seguito ai nostri
peccati, non avremmo per niente diritto di camminare sulla terra, di respirare l'aria, di
mangiare un tozzo di pane, di bere una goccia d'acqua, di servirci di cosa veruna di
questo mondo, se Gesù Cristo non ce l'avesse meritato col suo sangue e colla sua morte.
Perciò tutte le cose che sono in noi e tutto l'uso che facciamo di quelle che stanno fuori di
noi, tutto appartiene a Gesù Cristo e non deve essere adoperato che per lui come cosa da
lui acquistata a costo del suo sangue e della sua vita.
5. Perché egli ci ha dato tutto quello che ha e tutto quello che è. Ci ha dato suo Padre
per essere nostro Padre, rendendoci figliuoli dello stesso Padre di cui è il Figlio. Ci ha dato
il suo Santo Spirito per essere nostro proprio spirito e per insegnarci, reggere e condurre
in ogni cosa. Ci ha dato per madre la sua santa Madre, per protettori ed intercessori i suoi
Angeli e i suoi Santi. Ci ha dato per i nostri usi e le nostre necessità tutte le altre cose che
sono in cielo e sulla terra. Ci ha dato la sua propria persona nell'Incarnazione, tutta la sua
vita in cui non vi fu un momento che non abbia speso per noi, non vi fu un pensiero, una
parola, una azione, un passo che non abbia consacrato alla nostra salvezza. Da ultimo ci
ha dato nella santissima Eucaristia il suo corpo e il suo sangue, l'anima sua, la sua
divinità, e tutte le meraviglie e gli infiniti tesori racchiusi nella sua divinità e nella sua
umanità, e questo tutti i giorni, o almeno ogni volta che vogliamo disporci a riceverlo.
Quanto siamo obbligati quindi di darci interamente a lui e di offrirgli e consacrargli tutte le
funzioni e tutti gli esercizi della nostra vita! Certo, se avessimo le vite di tutti gli Angeli e di
tutti gli uomini che furono, sono e saranno, le dovremmo spendere al suo servizio, quando
anche non avesse impiegato per noi che un sol momento della sua vita, giacché un solo
momento della sua vita vale meglio di mille eternità, se si può dir così, di tutte le vite degli
Angeli e degli uomini che furono, sono e saranno. Quanto siamo obbligati dunque di
consacrare e spendere al suo servizio e alla sua gloria quel poco di vita e di tempo che
abbiamo da vivere sulla terra!
Laonde la prima e principale cosa da farsi è di conservarsi premurosamente nella sua,
grazia ed amicizia, temendo e fuggendo tutto quello che ve la potrebbe far perdere, cioè
ogni sorta di peccato, più che la morte e più che tutte le maggiori sventure del mondo. Se
disgraziatamente cadete in qualche peccato, rialzatevi subito mediante la santa
confessione e la contrizione, di cui verrà detto appresso. Infatti, come i rami, le foglie, i
fiori, i frutti, e tutto quel che è in un albero, è di colui a cui appartiene il tronco; così, mentre
apparterrete a Gesù Cristo, essendogli unito mediante la grazia, apparterranno a Lui tutta
la vostra vita con tutte le sue dipendenze, e tutte le azioni che farete, purché non siano
cattive (100).
Inoltre vi propongo ora tre altri mezzi il cui uso è assai dolce e facile, e la cui mercé tutta,
la vostra vita sarà molto più perfettamente e santamente impiegata nell'amore e nella
gloria di Gesù.

IV. - Tre mezzi per far si ché tutta la nostra vita sia un continuo esercizio di lode e di
amore a Gesù.

Per consacrare e spendere tutta la vostra vita alla gloria di Gesù, oltre a quanto è stato
detto innanzi, avete ancora tre cose da fare che son contenute nell'elevazione della
mattina, la quale troverete in seguito:
1. Vestitovi, prima di uscire di casa e di far qualunque altra azione, mettetevi
ginocchioni; e, delle ventiquattro ore che sono nel giorno, datene almeno un quarticello a
colui che vi ha dato tutta la sua vita, per adorarlo, ringraziarlo ed offrirgli voi e tutte le
azioni che farete nel giorno, intendendo di farle tutte per la sua gloria. Nei libri di santa
Geltrude si legge che nostro Signore l'assicurò tornargli molto gradita l'offerta che gli
faceva delle sue più piccole azioni, anche dei suoi respiri e di tutti i battiti del suo cuore
(101). In virtù di questa oblazione tutti i vostri passi, tutti i vostri respiri, tutti i battiti del
vostro cuore, tutto l'uso dei vostri sensi interiori ed esteriori, e generalmente tutte le azioni
che farete, purché non siano cattive, apparterranno a Gesù Cristo, e saranno altrettanti atti
di glorificazione verso di lui.
Osservate però che, quando vi esorto a mettervi ginocchioni ogni mattina in casa vostra
per adorare nostro Signor Gesù Cristo, per ringraziarlo e per offrirvi a lui, non intendo che
questi atti siano fatti solo a riguardo della persona del Figlio di Dio, ma a riguardo della
Santissima Trinità, Padre, Figliuolo e Spirito Santo, come del resto si fa sempre
immancabilmente; sebbene non si abbia sempre espressamente questo pensiero. Infatti,
essendo Gesù Cristo una sola cosa col Padre e con lo Spirito Santo, e tutta la Santissima
Trinità, o, per parlare come S. Paolo, tutta la pienezza della divinità in lui abitando (Col 2,
9), si deve necessariamente concludere che adorare e glorificare Gesù è adorare e
glorificare il Padre e lo Spirito Santo; offrire a Gesù tutta la gloria che gli vien resa in cielo
e sulla terra, è offrirla pure al Padre e allo Spirito Santo; e pregare il Padre e lo Spirito
Santo di glorificare Gesù, è pregarli di glorificare se stessi. Perciò, ecco fa seconda cosa
che dovete fare la mattina, se volete che tutta la vostra vita sia un perenne esercizio di
glorificazione e di amore verso Gesù e quindi verso il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
2. Offrite a Gesù tutto l'amore e tutta la gloria che gli si renderanno in questo giorno in
cielo e sulla terra, ed unitevi a tutte le lodi fatte gli in questo stesso giorno dall'eterno
Padre, da se stesso, dallo Spirito Santo, dalla sua beatissima Madre, dai suoi Angeli e
Santi tutti, e da tutte le sue creature; e così, sarete associato all'amore ed alle lodi che gli
si renderanno continuamente in questo giorno.
3. Pregate tutti gli Angeli, tutti i Santi, la Santissima Vergine, lo Spirito Santo e l'eterno
Padre di glorificare ed amare Gesù per voi in questo giorno, e certamente lo faranno,
perché questa è la preghiera più gradita che loro si possa fare e che ascoltano ed
esaudiscono più volentieri. E così avrete parte speciale all'amore e alla gloria che Gesù
riceve continuamente da queste sante e divine persone, ed egli riceverà questo amore e
questa gloria come resigli in qualche modo da voi, giacché gli saranno resi dietro richiesta
vostra.
Se sarete fedeli a queste tre pratiche tutte le mattine, ogni giorno della vostra vita e tutta
la vostra vita sarà un perpetuo esercizio di amore e di gloria verso Gesù. Se vi fosse nel
mondo un uomo tanto pessimo da volere che tutte le sue azioni e tutti i suoi respiri fossero
altrettante bestemmie contro Dio, e che inoltre intendesse unirsi a tutte le bestemmie che
si vomitano, sulla terra e nell'inferno, e poi, non pago di questa empietà, invitasse ed
eccitasse tutti i demoni e gli uomini malvagi a bestemmiare per lui, non è forse vero che, a
causa della sua esecranda intenzione, tutte le sue azioni e tutti i suoi respiri sarebbero
altrettante bestemmie, e che sarebbe reo di tutte quelle dette sulla terra e nell'inferno? Al
contrario, usando le tre pratiche or ora accennate, è certissimo che in virtù del vostro
santo, divisamento tutte le azioni della vostra vita sarebbero altrettanti atti di lode verso
Dio, e sareste associato in un modo speciale a tutto l'onore che gli vien reso
incessantemente sulla terra ed in cielo.
Oltre a ciò è bene pure che facciate, ogni mattina, un atto d'accettazione, per amore a
nostro Signore, di tutti i fastidi che vi capiteranno durante la giornata, e benanche un atto
di rinunzia a tutte le tentazioni dello spirito maligno, ed a tutti i sentimenti dell'amor proprio
e delle altre passioni che vi potranno assalire durante il giorno. Questi due atti sono di non
poco momento, perché succedono durante il giorno mille piccoli dispiaceri che non durano
e che si trascura di offrire a Dio, come pure diverse tentazioni e vari movimenti dell'amor
proprio, che s'insinuano insensibilmente nelle nostre azioni. Ora, in virtù del primo atto,
Dio sarà glorificato in tutte le pene sia di corpo, sia di animo, che risentirete durante la
giornata, avendole voi accettate, sin dalla mattina, per amore a lui; ed in virtù del secondo
da lui riceverete forza per resistere più facilmente alle tentazioni maligne, e per distruggere
più agevolmente gli effetti dell'amor proprio e degli altri vizi.
Questi due atti colle tre pratiche precedenti si trovano nell'elevazione seguente:
V. - Elevazione a Gesù pèr la mattina.

O adorabilissimo ed amabilissimo Gesù, prostrato ai vostri piedi nel profondo del mio
nulla, nell'ampiezza immensa del vostro spirito, nella grandezza infinita del vostro amore,
in tutte le virtù e potenze della vostra divinità e della vostra umanità, vi adoro e glorifico, vi
benedico e vi amo in tutto quel che siete in voi stesso ed in ogni cosa, ed in voi, per voi e
con voi adoro, benedico e amo la Santissima Trinità. Vi rendo grazie infinite della cura e
della vigilanza che avete avute su di me in questa notte, e vi offro tutte le benedizioni che
intanto vi sono state rese in cielo e sulla terra.
O mio Salvatore, mi offro e consacro a voi, e per voi al vostro eterno Padre, interamente,
assolutamente e per sempre. Vi offro il mio corpo, l'anima mia, la mia mente, il mio cuore,
la mia vita, tutte le parti del mio corpo, tutte le potenze dell'anima mia, tutti i miei pensieri,
le mie parole ed azioni tutte, tutti i miei respiri, tutte le pulsazioni del mio cuore e delle mie
vene, tutti i miei passi, tutti i miei sguardi, tutto l'uso dei miei sensi interiori ed esteriori, e
generalmente tutto quel che è stato, è, e sarà in me, desiderando che tutte queste cose
siano consacrate alla vostra santa gloria, e che siano altrettanti atti di lode, di adorazione e
di puro amore verso di voi. Fate, ve ne prego, o mio Dio, per la vostra infinita potenza e
misericordia, che così sia affinché tutto quello che sta in me, vi renda perennemente onore
ed omaggio.
Vi offro ancora, o amabilissimo Gesù, e per voi alla Santissima Trinità, tutto l'amore e la
gloria che vi si renderanno, oggi e per tutta l'eternità, in cielo e sulla terra, unendomi a
tutte le lodi che furono, sono e saranno date per sempre al Padre dal Figliuolo e dallo
Spirito Santo; al Figliuolo e allo Spirito Santo dal Padre; e al Padre, al Figliuolo e allo
Spirito Santo dalla Sacratissima Vergine, da tutti gli Angeli, da tutti i Santi e da tutte le
creature.
O Gesù, adorate ed amate per me: il Padre e lo Spirito Santo.
O Padre di Gesù, amate e glorificate per me Gesù vostro Figliuolo.
O Spirito Santo di Gesù, amate e glorificate Gesù per me.
O Madre di Gesù, benedite ed amate per me il Figliuol vostro Gesù.
O beato San Giuseppe, o Angeli di Gesù, o Santi e Sante di Gesù, adorate ed amate per
me il mio Salvatore.
Inoltre; fin d'adesso accetto per amore a voi, o Signor mio Gesù, tutti i fastidi, le traversie
ed afflizioni, sì di corpo che di animo, che mi capiteranno oggi ed in tutta la mia vita,
offrendomi a voi per soffrire quanto a voi piacerà, per la vostra pura gloria e beatitudine.
Protesto altresì che fin d'ora rinunzio a tutte le suggestioni e tentazioni dello spirito
maligno, e che disapprovo e detesto tutti i movimenti, sentimenti ed effetti dell'orgoglio,
dell'amor proprio, e di tutte le altre passioni ed inclinazioni cattive che in me sono.
E vi supplico, o mio Salvatore, d'imprimer mi nel cuore un odio, un orrore e un timore
più grande verso il peccato che verso tutti gli altri mali del mondo, e di far sì che io muoia
anziché offendervi volontariamente; e concedetemi la grazia di servirvi oggi e per tutto il
resto della mia vita, con fedeltà. ed amore, e di comportarmi verso il prossimo con ogni
sorta di carità, di mansuetudine, di pazienza, d'ubbidienza e d'umiltà.

VI. - Altra elevazione a Dio per santificare tutte le nostre azioni e renderle
accettissime alla sua divina Maestà.

O Mio Dio, mio Creatore e sovrano Signore, giacché son tutto vostro per moltissime
ragioni, tutto quello che da me procede vostro dev'essere. Mi avete creato per voi, quindi
vi devo offrire e me stesso e tutte le mie azioni, che non avrebbero valore alcuno, se non
fossero a voi riferite. Perciò io, vostra misera creatura, vi offro, ora e in ogni momento della
mia vita, me stesso e tutte le mie opere, in particolar modo quelle che oggi devo fare, sì le
buone che le indifferenti, sì le libere che le naturali; ed affinché vi riescano più gradite, mio
Dio, le unisco tutte a quelle di Gesù Cristo nostro Signore, e della Santissima Vergine
Maria, sua Madre, come anche a quelle di tutti gli Spiriti beati e di tutti i giusti che sono
stati, sono e saranno sulla terra ed in cielo. Vi consacro tutti i miei passi, le mie parole, i
miei sguardi, ogni movimento del mio corpo e ogni pensiero della mia mente, tutti i miei
respiri, insomma tutte le mie azioni, coll'intenzione e il desiderio, per ognuna di esse, di
rendervi una gloria infinita e di amarvi con un amore infinito. E non solo vi offro il cuor mio,
la mia volontà, la mia intelligenza, e me stesso nel modo che vi riesce più gradito (ciò che
intendo fare in ogni mia azione); ma ancora, con queste azioni, vi offro e riferisco tutte
quelle delle altre creature, specialmente quelle che non vi sono offerte. Vi offro la
perfezione di tutti gli Angeli, la virtù dei Patriarchi, dei Profeti e dei santi Apostoli, le
sofferenze dei Martiri, le penitenze dei Confessori, la purezza delle Vergini, la santità di
tutti i Beati e finalmente Voi a Voi stesso; e tutto ciò non per ottenere da voi qualche cosa,
fosse pur il Paradiso, ma solamente per piacervi di più e rendervi maggior gloria.
Ancora: intendo offrirvi fin d'adesso, in questo stato di libertà in cui ora mi trovo, tutti gli
atti di amore coi quali vi amerò necessariamente (102) nella beata eternità, come lo spero
dalla vostra bontà. Vi offro parimente tutti gli atti delle altre virtù. che farò e che faranno
tutti i beati nel soggiorno della gloria. E siccome una cosa è tanto più eccellente quanto più
vi piace ed è più conforme al vostro ,divin volere, in tutto quel che farò, non solo io
desidero conformare alla vostra la mia volontà, ma voglio ancora fare unicamente ciò che
vi sarà più gradito, bramando che la vostra volontà, non la mia, si compia in ogni cosa, e
dicendo sempre col labbro e col cuore, e in tutte le azioni della mia vita: Fiat, Domine,
voluntas tua sicut in caelo et in terra: «Signore, sia fatta la vostra volontà come in cielo
così in terra».
Degnatevi, o mio Dio, farmi questa grazia, affinché io possa amarvi sempre più
ardentemente, servirvi più perfettamente ed agire più puramente per la vostra gloria,
trasformandomi talmente in voi che in voi solo io viva e solo per voi, e che tutto il mio
Paradiso, nel tempo e nell'eternità, sia, di darvi contento.

Alla Santissima Vergine

O Madre di Gesù, Regina del Cielo e della terra, vi saluto e venero come mia sovrana
Signora, a cui appartengo e da cui, dopo Dio, totalmente dipendo. Vi rendo tutto l’onore e
l'omaggio che posso e devo secondo Dio e secondo le vostre grandezze. Mi dò tutto a voi;
donatemi, vi prego, a vostro Figlio, e colle vostre preghiere fate sì che tutto quel che è in
me sia consacrato alla sua e vostra gloria, e ch'io muoia anziché perdere la sua grazia.

A San Giuseppe

O Beato S. Giuseppe, veneratissimo Padre di Gesù e degnissimo sposo di Maria, siate


mio padre, mio protettore e direttore oggi ed in tutta la mia vita.

All'Angelo Custode.

O mio santo Angelo, mi offro a voi, offritemi a Gesù e alla sua santissima Madre,
pregandoli che mi concedano la grazia di onorarli ed amarli con tutta la perfezione che da
me richiedono.

Agli Angeli e ai Santi tutti.


O Santi Angeli, o beati Santi e Sante, mi offro a voi, offritemi a Gesù; pregatelo, per carità,
che mi dia la sua santa benedizione, acciò io spenda fedelmente questo giorno a servirlo,
e muoia anziché offenderlo.

Per domandare a nostro Signore e alla sua Santissima Madre la loro benedizione.

O Gesù, o Maria, Madre di Gesù, datemi, vi prego, la vostra santa benedizione. Nos cum
Prole pia benedicat Virgo Maria. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Pater noster.
Ave Maria. Credo in Deum.

ESERCIZIO DURANTE LA GIORNATA

VII. - Gesù è il nostro centro e il nostro paradiso, e dev'essere il nostro unico


oggetto.

Il primo e principale, anzi l'unico oggetto dello sguardo, dell'amore e della compiacenza
dell'eterno Padre, è Gesù, suo Figliuolo. Dico l'unico; perché, avendo voluto questo divin
Padre che suo Figlio Gesù fosse tutto in ogni cosa (103), e che tutte le cose in lui e per lui
sussistessero (Col 1, 17), secondo la parola del suo Apostolo, egli guarda ed ama tutte le
Cose in lui, e non guarda ed ama che lui in ogni cosa. E come lo stesso Apostolo
c'insegna che ha fatto tutte le cose in lui e per lui (Col 1, 16), così ci apprende che ha fatto
tutto per lui (Eb 2, 10). E siccome egli ha messo in lui tutti i tesori della sua scienza e
sapienza (Col 2, 3), della sua bontà e bellezza, della sua gloria e felicità, e di tutte le altre
sue divine perfezioni, perciò ci annunzia altamente e per diverse volte che ha messo tutta
la sua compiacenza e le sue delizie in questo Figlio unico e diletto (104). Non di meno ciò
non esclude lo Spirito Santo, giacché è lo Spirito di Gesù ed una sola cosa con lui.
Ad imitazione del Padre celeste che noi dobbiamo seguire ed imitare come nostro
Padre, Gesù deve essere l'unico oggetto della nostra mente e del nostro cuore. Dobbiamo
guardare ed amare ogni cosa in lui, e non dobbiamo guardare ed amare che lui in tutte le
cose; tutte le nostre azioni le dobbiamo fare in lui e per lui; in lui dobbiamo riporre tutto il
nostro contento, il nostro paradiso perché, come egli e il paradiso dell'eterno Padre, in cui
unicamente si compiace, così questo Padre santo ce l'ha dato, dandoci pure se stesso,
per essere nostro paradiso. Perciò ci comanda di fare in lui la nostra dimora: Manete in
me: «Rimanete in me» (Gv. 15, 4). E il suo discepolo prediletto ci ripeterà per due volte
questo comando: Rimanete in lui, dice, miei figliuoli, rimanete in lui (I Gv. 27-28). E, S.
Paolo, per portarvici, ci assicura che dannazione non c'è per coloro che in Gesù Cristo
rimangono (Rom 8, 1). Invece si può dire che, fuori di lui, non vi è che perdizione,
maledizione ed inferno.
Ma osservate ancora che, quando dico che Gesù dev'essere il nostro unico oggetto,
questo non esclude il Padre e lo Spirito Santo. Infatti assicurandoci Gesù stesso che chi lo
vede, vede pure il Padre suo (Gv. 14, 9), ne segue che chi parla di lui, parla in pari tempo
del Padre e dello Spirito Santo; che chi l'onora e l'ama, onora ed ama similmente il Padre
e lo Spirito Santo; e chi lo guarda come suo unico oggetto, guarda insieme il Padre e lo
Spirito Santo.
Guardate dunque questo amabilissimo Salvatore come l'unico oggetto dei pensieri,
desideri ed affetti vostri; come l'unico fine di tutte le vostre azioni, come il vostro centro, il
vostro paradiso, il vostro tutto. Da ogni parte ritiratevi in lui come nel vostro rifugio,
elevando a lui la vostra mente e il cuor vostro. Rimanete sempre in lui, vale a dire il vostro
spirito e il vostro cuore, tutti i vostri pensieri, desideri ed affetti in lui siano, e in lui e per lui
si facciano tutte le vostre azioni, nel modo che sarà spiegato, più particolarmente nella
parte sesta di questo libro.
Meditate spesso questa sua parola: Unum est necessarium (Lc 10, 42): «Una sola cosa
è necessaria», cioè servire, amare e glorificare Gesù. Ritenete che, fuori di questo, tutto il
resto non è che follia, inganno, illusione, perdita di tempo, afflizione di corpo e di spirito,
nulla, vanità e vanità delle vanità (105); che non siete sulla terra che per questa sola cosa;
che questo è il principale, più importante, più necessario, più urgente, anzi l'unico vostro
affare in questo mondo, l'oggetto della vostra principale ed unica sollecitudine, il fine verso
cui devono tendere tutti i vostri pensieri, tutte le parole ed azioni vostre. Badate quindi, al
principio delle vostre azioni, specialmente le principali, di offrirle a nostro Signore,
protestandogli che le volete fare per la sua pura gloria.
Se cadete in qualche mancanza, fosse pure più volte, non vi perdete d'animo; ma
umiliatevi profondamente avanti a Dio in ispirito, anzi alle volte, permettendovelo il luogo e
il tempo, ritiratevi in qualche parte per mettervi ginocchioni e chiedergli perdono, cercando
di fare qualche atto di contrizione, e supplicando nostro Signore Gesù Cristo ch'egli ripari
la vostra colpa, che vi dia grazia e forza novella per impedirvi di ricadere in essa, e che
imprima nuovamente in voi la risoluzione di morire anziché offenderlo.
Ricordatevi ogni tanto che siete davanti a Dio e in Dio stesso (106); che nostro Signor
Gesù Cristo, per la sua divinità, vi circonda da ogni lato, che anzi vi penetra e riempie
talmente da essere in voi più che voi stesso; ché continuamente egli pensa a voi, tenendo
sempre gli occhi e il cuore rivolti verso di voi; e questo vi ecciti a pensare anche a lui, se
non sempre, almeno a non lasciar passare un'ora intera senza elevare a lui la mente e il
cuore con l'una o l'altra delle seguenti elevazioni, o con altre simili che piacerà al suo
divino Spirito d'ispirarvi.

VIII. - Elevazione a Gesù durante la giornata.

O Gesù! o buon Gesù! o l'unico del mio cuore! o il diletto dell'anima mia!
O l'oggetto di tutti i miei affetti quando sarà che vi amerò perfettamente?
O mio divin sole, illuminate le tenebre della mia mente, accendete questo mio freddo
cuore!
O luce degli occhi miei, ch'io vi conosca e mi conosca, acciocché odiando mi io vi ami!
O mia dolce luce, fate ch'io veda chiaro che tutto quello che non è voi non è che niente,
menzogna e vanità!
O Dio mio e mio Tutto, separatemi da tutto quello che non è voi per unirmi tutto a voi!
O mio caro Tutto, siate tutto per me, e non mi sia più nulla tutto il resto!
O Gesù mio, siatemi Gesù!, O vita dell'anima mia, o Re dei miei affetti, vivete e regnate in
me perfettamente!
Viva Gesù, viva il Re del mio cuore, viva la vita della mia vita, e ch'egli sia per sempre
amato e glorificato dovunque e in ogni cosa!
O fuoco divino, fuoco immenso che siete dappertutto, fuoco consumante e divorante, ché
non mi consumate voi totalmente nelle vostre sacre fiamme?
O fuochi, o fiamme celesti, piombatemi addosso e trasformate mi tutto in una pura fiamma
di amore verso il mio Gesù.
O Gesù, voi siete tutto fuoco e tutto fiamma di amore verso di me: Ah! perché non sono io
tutto fiamma e tutto fuoco di amore verso di voi?
O Gesù, siete tutto mio e ch'io sia tutto vostro per sempre!
Ah! Iddio del mio cuore! Ah! l'unico retaggio dell'anima mia, che cosa voglio io in cielo e
sulla terra se non voi?
O unum necessarium! Unum quaero, unum desidero, unum volo, unum mihi est
necessarium, Iesus meus et omnia! O l'unico necessario! Quest'unico io cerco, quest'unico
io voglio, questo unico mi è necessario, il mio Gesù che è tutto, e fuori del quale tutto è
nulla.
Veni, Domine Iesu! Venite, o Gesù, Signore, venite nel mio cuore e nell'anima mia, per
amare in essa perfettamente voi stesso.
Ah! Gesù, quando avverrà che non vi sarà più nulla in me di contrario al vostro santo
amore?
O Madre di Gesù, mostrate che siete Madre di Gesù, formandolo e facendolo vivere
nell'anima mia!
O Madre di amore, amate per me il Figliuol vostro.
O buon Gesù, rendete a voi stesso, e centuplicato, tutto l'amore che vi avrei dovuto
rendere in tutta la mia vita e che vi dovrebbero rendere tutte le creature!
O Gesù, vi offro tutto l'amore del cielo e della terra!
Gesù, vi dono il mio cuore, riempitelo del vostro santo amore!
Gesù, che tutti i miei passi rendano omaggio a tutti i passi da voi fatti sulla terra!
O Gesù, che tutti i miei pensieri siano consacrati all'onore dei vostri santi pensieri!
O Gesù, che tutte le mie parole rendano omaggio alle vostre sante parole!
O Gesù, che tutte le mie azioni rendano gloria alle vostre divine azioni!
O mia gloria, ch'io sia sacrificato tutto ed eternamente alla vostra gloria!
O mio Tutto, io rinunzio a tutto quello che non è voi, e mi dono tutto a voi per sempre.

ESERCIZIO PER LA SERA

Non meno importante di ben cominciare giornata è il finirla bene, consacrando


specialmente a Dio le ultime azioni d'ogni giorno come s'è fatto per le prime. Procurate
dunque, la sera, prima di prendere il vostro riposo, di mettervi, in ginocchioni almeno per
un quarto d'ora, per ringraziare Dio delle grazie da lui ricevute nella giornata, per fare il
vostro esame di coscienza, ed offrirvi nuovamente a lui mediante gli esercizi e le pratiche
seguenti.

IX. - Esercizio di ringraziamento.

O Gesù, Signor mio, vi adoro come colui che è il principio e la fonte, col Padre vostro e
col vostro Spirito Santo, di tutto quel che vi è di buono, di santo, di perfetto in cielo e sulla
terra, nell'ordine della natura ed in quello della grazia e della gloria. A voi riferisco tutti i
doni, e tutti i beni celesti e terrestri, temporali ed eterni sparsi da voi, specialmente in
questo giorno, sulla terra e nel cielo.
Vi benedico e ringrazio infinite volte, per tutto quel che siete in voi stesso, e per tutti gli
effetti di bontà da voi operati, specialmente in questo giorno, a riguardo di tutte le vostre
creature; ma più particolarmente per quelli operati verso di me, la più miserabile di tutte le
vostre creature, e per quelli che da tutta l'eternità divisate di operare in me.
Vi offro tutto l'amore e le lodi che vi sono state rese sempre, ma in ispecie quelle resevi
oggi in cielo e sulla terra. Che tutti vostri Angeli, tutti i vostri Santi, tutte le vostre creature,
e le potenze tutte della vostra divinità e della vostra umanità vi benedicano eternamente.

X. - Esercizio per l'esame di coscienza.

O Signore Gesù, vi adoro come mio Sovrano Giudice, sottomettendomi assai volentieri
alla potenza che avete di giudicarmi, e sono proprio contento che voi abbiate su di me tale
potenza. Degnatevi, di farmi partecipe della luce colla quale mi farete vedere i miei
peccati, quando comparirò davanti al vostro tribunale nell'ora della morte, affinché nel
chiarore di questa luce io possa conoscere i peccati da me commessi contro la vostra
divina Maestà. Fatemi partecipe ancora dello zelo della vostra divina Giustizia e dell'odio
che portate al peccato, affinché io odii i miei peccati come voi li odiate.
Poscia passate brevemente in rassegna tutta la giornata per veder in che avete offeso
Dio; ed avendo conosciuto i peccati commessi, accusatevene avanti a lui e
domandategliene perdono, formando atti di contrizione come segue.

XI. - Atti di contrizione per la sera.

O mio Salvatore, mi accuso dinanzi a voi, dinanzi ai vostri Angeli e Santi tutti, di tutti i
peccati da me commessi in tutta la mia vita, e particolarmente di quelli commessi oggi
contro la vostra divina Maestà. Vi supplico; o mio Signore, per la vostra infinita
misericordia, per il vostro prezioso Sangue sparso per, me, e per le preghiere e pei meriti
della vostra Santissima Madre e di tutti i vostri Angeli e Santi, di concedermi ora, la grazia
di concepirne un dolore ed un pentimento perfetto.
O mio Dio, con tutto il cuore e con tutta la volontà io detesto questi miei peccati; li
detesto a causa dell'offesa, dell'ingiuria, del disonore da essi recativi; li odio perché voi li
odiate e perché vi disgustano infinitamente. O Gesù buono, essi vi hanno fatto soffrire i
tormenti più atroci che mai siano stati sofferti, vi hanno fatto versare il vostro sangue fino
all'ultima goccia, vi nanna fatto morire della più crudele di tutte le morti; ed è perciò, o mio
buon Salvatore, ch'io ne inorridisco rinunziandovi per sempre. Oh! chi mi darà il dolore
intenso e la contrizione d'un san Pietro, d'una santa Maddalena, e di tutti i santi penitenti,
per piangere le offese da me fatte contro il mio Dio, con tanta compunzione e rammarico
quanto ne hanno avuto essi piangendo i loro propri peccati! Oh! chi farà sì che io odii le
mie iniquità quanto le odiano gli Angeli e i Santi!
Oh! se fosse possibile, Dio mio, ch'io avessi dei miei peccati lo stesso orrore che voi ne
avete! Signor mio, ch'io li detesti quanto voi li detestate, ch'io ne inorridisca come voi ne
inorridite, che mi siano in abominio come a voi lo sono!
O mio amabilissimo Signore, ch'io muoia mille volte, se fosse possibile, anziché
offendervi mortalmente, anziché offendervi in qualunque modo deliberatamente! Protesto,
mercé la vostra grazia, che mi accuserò di tutti i miei peccati nella mia prima confessione
e che son fermamente risoluto a separarmene d'ora innanzi per amor vostro. O mio Dio,
sì, con tutto il cuore io rinunzio per sempre ad ogni sorta di peccato, e mi offro a voi per
fare e, soffrire tutto quello che vi piace in isconto di queste mie offese, accettando di buon
grado fin d'adesso, in omaggio alla vostra divina giustizia, tutte le pene e penitenze che vi
compiacerete d'impormi, sì in questo mondo ché nell'altro, in espiazione dei miei peccati,
ed offrendovi, in risarcimento del disonore recatovi da essi, tutta la gloria che oggi vi è
stata resa da voi stesso, dalla vostra Sacratissima Madre, dai vostri Santi, e da tutte le
sante anime che sono sulla terra.
O buon Gesù, mi dono tutto a voi: annientate in me tutto quel che vi spiace; riparate per
me le offese ch'io ho commesse a riguardo dell'eterno vostro Padre, di voi, del vostro
Spirito Santo, della vostra beatissima Madre, dei vostri Angeli, dei vostri Santi, e di tutte le
vostre creature; e datemi forza e grazia per non offendervi mai più.
O Angeli di Gesù, Santi e Sante di Gesù, Madre di Gesù, supplite, per carità, ai miei difetti;
riparate per me il disonore recato al mio Dio dai miei peccati, e rendetegli centuplicato
tutto l'amore e la gloria che avrei dovuto rendergli in questo giorno ed in tutta la mia vita.
O Madre di Gesù, Madre di misericordia, pregate vostro Figlio ad usarmi misericordia.
Madre di grazia, pregate vostro Figlio a darmi grazia per non offenderlo più e per servirlo
ed amarlo fedelmente.
O beatissimo S. Giuseppe, o mio santo Angelo custode, o beato S. Giovanni, beata S.
Maddalena, intercedete per me, affinché io ottenga misericordia e grazia per essere più
fedele, al mio Dio. Pater, Ave, Credo.

XII. - Per offrire a Gesù il vostro riposo.

O Gesù, vi offro questo riposo che sto per prendere, in onore dell'eterno riposo che
avete nel seno del Padre vostro, e in omaggio del sonno e del riposo temporale che avete
preso si nel seno di vostra Madre, che durante il tempo della vostra dimora sulla terra.
Vi offro tutti i miei respiri, tutti i battiti del mio cuore e delle mie vene, desiderando che
siano altrettanti atti di lode e di adorazione verso di voi, unendomi a tutte le lodi che vi
saranno rese in questa notte e sempre in cielo e sulla terra, supplicando infine tutti i vostri
Angeli e i vostri Santi, la vostra beatissima Madre, e voi stesso, di amarvi e glorificarvi per
me durante questa notte e per tutta l'eternità.
Fatto questo, coricandovi farete il segno della croce, e coricato direte l'ultima preghiera
fatta da Gesù al Padre suo nell'ultimo momento della sua vita, cioè: Pater, in manus tuas
commendo spiritum meum (Lc 23, 46; Cfr. Ps. 30, 5): «O Padre, nelle vostre mani
raccomando lo spirito mio»; e poi, rivolgendovi a Gesù Cristo, direte: In manus tuas,
Domine Iesu, commendo spiritum meum: «O Signore Gesù, nelle vostre mani raccomando
lo spirito mio». E direte questa preghiera per l'ultima ora della vostra vita, procurando di
dirla colla devozione con cui la vorreste dire se foste in quell'ultima ora. Perciò desiderate
di dirla, per quanto è possibile, coll'amore, coll'umiltà, colla fiducia, e con tutte le
disposizioni sante e divine con cui Gesù l'ha detta, fin d'ora unendovi per l'ora della vostra
morte alle ultime disposizioni con cui Gesù, dicendola, finì la sua vita, e pregandolo
d'imprimerle in voi e di conservarvele per l'ultima ora della vostra vita, affinché per questo
mezzo moriate in Gesù, vale a dire con le disposizioni sante e divine con cui Gesù è
morto, e siate così fra coloro dei quali sta scritto: Beati mortui qui in Domino moriuntur (Ap
14, 13): «Beati i morti che muoiono nel Signore».
Da ultimo badate che la vostra ultima azione, prima di addormentarvi, sia il segno della
Croce; che il vostro ultimo pensiero sia Gesù; il vostro ultimo atto interno sia un atto di
amore a Gesù e l'ultima vostra parola sia il santo nome di Gesù e di Maria, per meritare
così che le vostre ultime parole in questa vita siano queste: Gesù, Maria! Viva Gesù e
Maria! O Gesù buono, siatemi Gesù! O Maria, Madre di Gesù, siate Madre dell'anima mia!

PER LA CONFESSIONE.

XIII. - Ciò che si deve fare prima della Confessione.

E' una cosa santa ed assai necessaria alla gloria di Dio e alla santificazione delle anime
cristiane l'uso frequente del sacramento della Penitenza di cui fa parte la confessione,
purché vi ci s'avvicini colle condizioni richieste. Ma è una cosa deplorevole l'abuso strano
che ne fanno oggi alcuni, i quali, venuti ai piedi dei sacerdoti per ricevere l'assoluzione
delle loro colpe, non ne riportano che la loro condanna, perché difettano delle disposizioni
necessarie ad una vera e soda penitenza; cosa da spaventare estremamente anche
coloro che si confessano spesso, essendo molto da temere che lo facciano più per
abitudine che per vero spirito di penitenza, specialmente quando non si vede alcun
cambiamento nella loro vita e nei loro costumi, o progresso alcuno nelle virtù cristiane.
Laonde più frequentate questo sacramento, e più dovete essere solleciti di apportarvi la
preparazione conveniente. A questo riguardo dovete fare tre cose:
1. Dovete mettervi ginocchioni ai piedi di nostro Signore, in luogo appartato, se è
possibile, per considerarlo ed adorarlo nella penitenza rigorosissima e nella profondissima
contrizione ed umiliazione ch'egli' ha sentito dei vostri peccati durante tutta la sua vita ed
in particolar modo nel giardino degli Olivi; e per supplicarlo istantemente che vi renda
partecipe del suo spirito di penitenza, e che vi dia la grazia di conoscere i vostri peccati, di
odiarli e detestarli quanto egli lo desidera, di confessarli chiaramente, di rinunziarvi
assolutamente, e di convertirvi perfettamente a lui, rinunziando a tutte le occasioni del
peccato, e pigliando i rimedi necessari alla guarigione delle piaghe dell'anima vostra. Vi
potrete servire all'uopo della preghiera seguente o di qualche altra simile.
O mio carissimo Gesù, contemplandovi nel giardino degli Olivi sul principio della vostra
santa Passione, vi vedo prostrato per terra al cospetto del Padre vostro, per parte di tutti i
peccatori, essendovi caricato di tutti i peccati del mondo e dei miei in particolare, che
avete in certa guisa reso vostri. Vedo che mediante la vostra luce divina vi mettete, tutti
questi peccati innanzi agli occhi, per confessarli al Padre vostro in nome di tutti i peccatori,
per portarne. l'umiliazione e la contrizione avanti a lui e per offrirvi a lui onde farne la
soddisfazione e la penitenza che a lui piacerà. In seguito alla vista dell'orrore dei miei
peccati e del disonore da essi recato al Padre vostro, vi vedo ridotto, o Gesù buono, in
un'agonia maravigliosa, in una tristezza orribile, e in un dolore e contrizione tale che la sua
violenza rende l'anima vostra benedetta triste fino alla morte, e vi fa sudare perfino sangue
in tanta copia che la terra ne è tutta bagnata!
O mio Salvatore, vi adoro, vi amo e glorifico in codesto stato ed in codesto spirito di
penitenza in cui vi hanno ridotto e il vostro amore e le mie offese, ed in cui ora voglio
entrare anch'io, dandomi per questo tutto a voi. Fatemi partecipe, vi prego, di codesta luce
con cui avete conosciuto le mie colpe, affinché le conosca anch'io per accusarmene e
detestarle; fatemi partecipe dell'umiliazione e della contrizione che ne avete avuta avanti
al Padre vostro, come pure dell'amore con cui vi siete a lui offerto per farne penitenza, e
dell'odio ed orrore che avete al peccato, e concedetemi la grazia di fare questa
confessione con perfetta umiltà, con ogni sincerità, con pieno pentimento e con una ferma
e possente risoluzione di non offendervi più nell'avvenire.
O Madre di Gesù, deh! ottenetemi queste grazie dal vostro Figliuolo.
O mio santo Angelo custode, pregate per me nostro Signore che mi dia la grazia di
conoscere i miei peccati, di confessarli bene, di concepirne una vera contrizione, e di
convertirmi perfettamente.
2. Fatta questa preghiera, dovete esaminarvi accuratamente e procurare di ricordarvi dei
peccati commessi dall'ultima vostra confessione; e, conosciutili, cercherete di formarne in
cuor vostro un vero rincrescimento, una perfetta penitenza e contrizione d'aver offeso un
Dio così buono, domandandogli perdono delle vostre colpe, detestando le e rinunziandovi
perché a lui spiacciono, prendendo una risoluzione ferma di separarvene d'ora innanzi,
mercé la sua grazia, fuggendone le occasioni ed usando i mezzi acconci ed efficaci per
giungere aduna vera conversione, in cui consiste propriamente la contrizione.
Ma, essendo questa contrizione estremamente importante, anzi necessaria, non solo in
confessione, ma in diverse altre occasioni, voglio mostrarvi più minutamente in che essa
consista, quando e come occorra farne gli atti, e sarà dopo avervi detto della terza cosa
richiesta per la perfezione della confessione e di quel che si deve fare dopo essersi
confessato.
3. La terza cosa richiesta per fare una perfetta confessione è che andiate ai piedi del
sacerdote come ai piedi di colui che vi rappresenta la persona di Gesù Cristo e ne fa le
veci; che vi andiate come reo di lesa maestà divina, col fermo intento di umiliarvi e
confondervi, prendendo le parti di Dio contro voi stesso come suo nemico quale
peccatore, rivestendovi dello zelo della sua giustizia contro il peccato, e dell'odio infinito
che Egli ha contro di esso, ed in pari tempo con una forte risoluzione di confessare
umilmente, interamente e chiaramente tutti i vostri peccati senza travisarli, scusarli, e
gettar la colpa addosso agli altri, ma di accusarvene come se foste in punto di morte.
Dovete infatti considerare che è molto meglio dire i propri peccati all'orecchio d'un
sacerdote, che di arrossirne innanzi a tutto il mondo nel giorno del giudizio, e di essere
dannato per sempre; e che d'altronde dobbiamo abbracciare di buon cuore la pena e la
confusione che si provano nel confessare i propri peccati, per render omaggio alla
confusione e ai tormenti sofferti da nostro Signore sulla croce per i medesimi, ed anche
per glorificare nostro Signore con questa umiliazione, ricordandoci che più ci
abbasseremo, più egli sarà esaltato in noi.

XIV. - Ciò che si deve fare dopo la Confessione.

Dopo esservi confessato ed aver ricevuto il perdono dei vostri peccati mediante il
sacramento della Penitenza, procurate di ringraziare nostro Signore per tanta grazia
fattavi. In effetto, quando ci libera da qualche peccato sia coll'impedire che vi cadiamo, sia
col perdonarci cadutivi, fosse solamente il più piccolo peccato veniale del mondo, ci fa una
grazia più rilevante, e gliene dobbiamo essere più obbligati che se ci preservasse, o
liberasse da tutte le pesti, le malattie ed altre afflizioni corporali che ci possono capitare.
Ringraziatelo quindi e pregatelo di preservarvi dal peccato, dicendo così:
Siate benedetto, o buon Gesù; siate le mille volte benedetto! Tutti i vostri Angeli, i vostri
Santi e la vostra Santissima Madre vi benedicano adesso e sempre per aver stabilito nella
vostra Chiesa il santo sacramento della Penitenza e di averci dato un mezzo così
acconcio, così facile e così potente per cancellare i nostri peccati e riconciliarci con voi!
Siate benedetto per tutta la gloria che vi è stata e vi sarà resa fino alla fine del mondo con
questo sacramento! Siate benedetto ancora per tutta la gloria che voi stesso avete resa al
Padre vostro per la confessione, se possiamo dir così, che gli avete fatta dei nostri peccati
nel giardino degli Olivi, e per l'umiliazione, contrizione e penitenza che ne avete portata! O
mio Salvatore, imprimete in me, vi prego, un odio, un orrore, un timore più grande del
peccato che di tutti gli altri mali che sono sulla terra e nell'inferno, e fate ch'io muoia
piuttosto mille volte anziché offendervi nell'avvenire.

XV. - Della Contrizione.

La contrizione è una cosa così possente, così santa e così amabile che un solo atto di
vera contrizione vale a cancellare mille peccati mortali, se fossero in un'anima. Or ecco in
che essa consiste:
La contrizione è un atto di odio e di orrore, di dolore e di pentimento del peccato
commesso, perché esso spiace a Dio; vale a dire è un atto della nostra volontà col quale
protestiamo a Dio che vogliamo odiare e detestare i nostri peccati; che siamo dolenti di
averli commessi e che vi rinunziamo, avendo tutto il desiderio di separarcene, per la
considerazione non tanto del nostro, quanto del suo interesse; voglio dire non tanto a
causa del male, del torto, del danno che abbiamo fatto a noi stessi pei nostri peccati,
quanto a causa dell'ingiuria, del disonore, dei grandi tormenti e della morte sì crudele che
abbiamo fatto soffrire a nostro Signore coi medesimi.
E' da osservare poi che, sebbene sia vero che la più piccola offesa fatta contro una
bontà infinita è così esecranda che, quando piangessimo fino al giorno del giudizio, o
quando morissimo di dolore per la più piccola delle nostre colpe, ciò sarebbe ancora
troppo poco; nondimeno non è assolutamente necessario, per avere un vero dolore, né di
spargere lagrime, né di concepire un dolore sensibile o un sentimento doloroso dei propri
peccati; perché essendo la contrizione un atto spirituale ed interno della volontà, che è
una facoltà spirituale e non sensibile dell'anima nostra, se ne può fare un atto senza avere
alcun dolore sensibile; tanto più che basta protestare a nostro Signore, con un volere
serio, che vogliamo odiare e detestare i nostri peccati e separarcene per l'avvenire, perché
a lui spiacciono, e che desideriamo confessarli nella prima confessione che faremo.
Notate pure che la contrizione è un dono di Dio e un effetto della sua grazia; quindi,
quantunque sapeste perfettamente in che essa consiste, ed impiegaste, per produrne
qualche atto, tutte le forze della vostra mente e della vostra volontà, non vi riuscireste se lo
Spirito Santo non ve ne desse la grazia. Ma vi deve consolare il pensiero che egli non ve
la negherà, se gliela domandate con umiltà, fiducia e perseveranza, e se non aspettate di
essere in punto di morte per chiedergliela, perché ordinariamente essa, vien negata, in
quell'ora, a coloro che non se ne sono dati cura, durante la loro vita.
Notate ancora che, per avere una vera contrizione, quattro altre cose sono necessarie,
delle quali la prima è di restituire al più presto il bene altrui, quando lo si ha e lo si può
restituire anche con incomodo, e di risarcire la riputazione, quando è stata detratta con
qualche calunnia o maldicenza.
La seconda è di fare dal canto proprio quanto si può per riconciliarsi con coloro coi quali
si sta in discordia.
La terza è di avere una volontà ferma e costante, non solo di confessare i propri peccati
e c di rinunziarvi, ma anche di adoperare i rimedi e i mezzi necessari per vincere le cattive
abitudini, e per cominciare una vita veramente cristiana.
La quarta è di evitare effettivamente tutte le occasioni, sì attive che passive, del
peccato, cioè sì quelle con cui s'inducono gli altri ad offendere Dio, che quelle da cui si è
portati ad offenderlo: quali sono ai concubinari e agli adulteri le loro amanti; ai beoni le
osterie; ai giocatori e bestemmiatori i giuochi, in cui sono soliti di giurare e bestemmiare o
di perdere molto tempo e molto danaro; alle donne e ragazze la nudità del petto o la vanità
soverchia nella capigliatura o nel vestito; e a molti altri i libri cattivi, i quadri osceni; i balli,
le danze, le commedie, la frequentazione di certi luoghi, di certe compagnie o di certe
persone, ed anche certe professioni e certi mestieri che non si possono praticare senza
peccato. Infatti quando il Figlio di Dio ci dice: Se la tua mano o il tuo piede t'è di scandalo,
troncalo e gettalo via da te: è meglio per te, giungere alla vita monco o zoppo, che con
due piedi esser gettato nel fuoco eterno. E se l'occhio tuo t'è di scandalo, càvatelo e
gettalo via da te: è meglio per te entrare nella vita con un solo occhio che con due occhi
esser gettato nel fuoco dell'inferno (Mt 18, 8-9), ci fa sotto pena di dannazione eterna un
comandamento assoluto, come lo spiegano i Santi Padri, di staccar da noi e di
abbandonare interamente tutte le cose che sono occasione di rovina per noi o per gli altri,
anche quelle che di per sé non sono cattive, come certe professioni e certi mestieri,
quando non si possono praticare senza peccato, e perfino quelle che ci son care e
preziose ed estremamente ci appartengono, quando sono per noi causa di perdizione.
Si possono fare atti di contrizione in ogni tempo ed in ogni occasione, ma si devono fare
specialmente:
1. Quando si va a confessarsi, perché la contrizione (o almeno l'attrizione che è una
contrizione imperfetta) è una parte necessaria della Penitenza. Perciò ho detto poc'anzi e
ripeto che prima di confessarsi, dopo fatto l'esame, occorre domandare a Dio la
contrizione e poi cercare di formarne qualche atto.
2. Quando si è caduti in qualche peccato, affine di rialzarsi subito per mezzo della
contrizione.
3. La mattina e la sera, affinché, se sono stati commessi dei peccati durante la notte e
durante il giorno, vengano cancellati dalla contrizione, e così si stia sempre in grazia di
Dio. Perciò vi ho segnato diversi atti di contrizione nell'esercizio della sera dopo l'esame.
Oltre a ciò, per rendervi ancora più facile questa, pratica così necessaria ad ogni
momento, ho aggiunto qui vari atti di contrizione di cui vi potrete servire, usando ora
dell'uno, ora dell'altro, secondo l'ispirazione dello Spirito di Dio. Non v'ingannate però,
immaginandovi che, per avere la contrizione dei vostri peccati, basti leggere e pronunziare
attentamente gli atti dettati in questo libro o in altri simili, perché, oltreché è necessario che
la vera contrizione sia accompagnata dalle condizioni sopradette, dovete ricordare
anzitutto che vi riesce impossibile produrne atto alcuno senza una grazia particolare di
Dio; quindi, quando volete entrare in un vero pentimento e in una vera contrizione delle
vostre colpe, siate sollecito di pregare nostro Signore che ve ne conceda la grazia,
dicendo così:

XVI. - Per domandare a Dio la contrizione.

O buon Gesù, desidero di avere dei miei peccati tutta la contrizione che desiderate io ne
abbia; ma ben sapete che non la posso avere, se voi non me la date. Degnatevi dunque
darmela, o mio Salvatore, per la vostra grande misericordia. Lo so, sono indegno assai di
essere da voi rimirato ed esaudito, ma confido nella vostra bontà infinita che mi
accorderete ciò che vi domando istantemente, pei meriti della vostra santa Passione, della
vostra Santa Madre, di tutti i vostri Angeli e di tutti i vostri Santi.
O Madre di Gesù, o santi Angeli, o Santi e Sante del cielo, pregate Gesù per me che mi
dia un perfetto pentimento dei miei peccati.
Cercate poi di eccitare degli atti di contrizione in qualcuno dei modi seguenti.

XVII. - Atti di contrizione.

O amabilissimo mio Gesù, voglio per amor vostro odiare e detestare i miei peccati.
O mio Salvatore, rinunzio per sempre a qualunque peccato perché esso vi dispiace.
O Gesù mio, voglio odiare ed avere in orrore i miei peccati a causa dell'ingiuria e del
disonore da essi recativi.
O mio Dio, magari non avessi mai offeso voi che siete degno di ogni onore ed amore!
O Signor mio, voglio avere tutta la contrizione che volete ch'io abbia dei miei peccati.
O mio Dio, magari avessi in me tutta la contrizione che i santi penitenti hanno avuta
sempre dei loro peccati.
O buon Gesù, fatemi partecipe della contrizione che voi stesso avete avuto dei miei
peccati: la vorrei avere per quanto mi è possibile.
O Padre di Gesù, vi offro la contrizione e la penitenza che il vostro dilettissimo Figlio ha
avuto dei miei peccati, unendomi ad essa.
O amabilissimo Gesù, ch'io odii ed abbia in orrore i miei peccati, giacché sono stati la
causa dei tormenti e della morte che voi avete sofferto sulla Croce.
O mio Dio, voglio odiare i miei peccati col medesimo odio con cui gli Angeli e i Santi li
odiano.
O mio Dio, voglio odiare e detestare i miei peccati come voi stesso li odiate e detestate.
Potete ancora fare un atto di contrizione, battendovi il petto, come il povero pubblicano del
Vangelo, e con lui dicendo: Deus, propitius esto mihi peccatori (Lc 18, 13): «O Dio, abbi
misericordia di me peccatore»; ma desiderando di fare e dire questo colla stessa sua
contrizione, per la cui virtù se n'andò giustificato a casa sua, secondo la testimonianza
dello stesso Figlio di Dio.
Ecco dunque diversi atti di contrizione di cui il minimo è capace di cancellare ogni sorta
di peccati, purché sia pronunziato, col labbro, o solamente col cuore, ma con una vera
volontà, mossa dalla grazia, e con una risoluzione ferma di lasciare il peccato e le
occasioni del peccato, di confessarsene e di attuare al più presto le altre condizioni,
soprammentovate.

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PER LA SANTA COMUNIONE

Poiché nostro Signor Gesù Cristo viene a noi nella Santissima Eucaristia con tanta
umiltà da abbassarsi fino a prendere la forma e l'apparenza di pane per darsi a noi, e con
amore così ardente che ci dà in questo sacramento quanto ha di più grande, di più caro e
di più prezioso, noi dobbiamo avvicinarci a lui e riceverlo in questo medesimo sacramento
con umiltà profondissima e grandissimo amore. Queste sono le due principali disposizioni
con cui si deve andare alla santa Comunione; per mettervisi si potrà fare questa
elevazione:

XVIII. - Elevazione a Dio per disporsi alla santa Comunione.

O Gesù, mia luce e mia santificazione, apritemi gli occhi della mente e riempitemi
l'anima della vostra grazia acciò conosca l'importanza dèll'azione che sto per fare e la
faccia santamente per la vostra gloria.
O anima mia, considera attentamente qual è la grandezza meravigliosa dell'azione che
stai per fare e qual è la santità e la dignità di Colui che stai per ricevere. Stai per fare
l'azione più grande, più importante, più santa, più divina che mai si possa fare, ricevendo
nella tua bocca, nel tuo Cuore, nel tuo seno, nel più intimo di te stessa, il tuo Dio, il tuo
Creatore, il tuo Salvatore, il tuo Sovrano Signore, il tuo Gesù. Sì, riceverai nel tuo seno e
nelle tue viscere, realmente ed attualmente, quello stesso Gesù in persona, che risiede da
tutta l'eternità nel seno del Padre suo; quello stesso Gesù che è la vita, la gloria, il tesoro,
l'amore e le delizie dell'eterno Padre; quello stesso Gesù che tanti Patriarchi, Profeti, e
giusti dell'Antico Testamento hanno desiderato di vedere e non hanno veduto; quel Gesù
che dimorò per nove mesi nelle sacre viscere della beatissima Vergine, ch'essa allattò
colle sue mammelle, e portò tante volte tra le braccia e sul seno; quel Gesù che fu veduto
camminare e vivere sulla terra, mangiare e bere coi peccatori; quello stesso Gesù che fu
appeso alla croce; quel medesimo corpo che fu flagellato, lacerato e infranto per amor tuo;
quel medesimo sangue che fu sparso per te; quel medesimo Cuore che fu trafitto da una
lancia, stai per riceverlo vicino al tua cuore; quella medesima anima di Gesù ch'egli,
morendo in croce, commise nelle mani del Padre suo, la riceverai in te stessa. Che
meraviglie son queste! Come! ch'io riceva in me lo stesso Salvatore che salì glorioso e
trionfante al cielo, che siede alla destra di Dio, e che verrà con potenza e maestà, alla fine
dei secoli, a giudicare l'universo!
O grande ed ammirabile Gesù! gli Angeli, più puri del sole, non si stimano degni di
guardarvi, di lodarvi e di adorarvi; e oggi, non solo mi permettete di guardarvi, di lodarvi e
di amarvi, ma volete ch'io vi accolga nel 'mio cuore e nell'anima mia, e che quindi io abbia
in me tutta la divinità, tutta la Santissima Trinità e tutto il paradiso: Ah! Signore, quanta
bontà! Donde viene a me questa sorte che il Sovrano del cielo e della terra voglia fare sua
dimora dentro di me che sono un inferno di miserie e di peccati, per cangiarmi in un
paradiso di grazie e di benedizioni? O Dio mio, quanto sono indegno d'un favore sì
grande! Certo confesso in faccia al cielo e alla terra che merito piuttosto di essere
immerso nel più profondo dell'interno, anziché ricevervi nell'anima mia, piena di vizi e
d'imperfezioni.
Nonpertanto, giacché vi piace, o mio Salvatore, di darvi così a me, vi voglio ricevere con
tutta la purità, con tutto l'amore e tutta la devozione che mi riesce possibile. Perciò a voi
dò l'anima mia, o buon Gesù; preparatela, voi stesso, come desiderate, distruggendo in
essa tutto quel che vi è contrario, e riempiendola del vostro divino amore, e di tutte le altre
grazie e disposizioni con cui volete ch'io vi riceva.
O Padre di Gesù, annientate in me tutto quello che dispiace a vostro Figlio, e fatemi
partecipe dell'amore che gli portate e con cui l'avete ricevuto nel vostro seno paterno il
giorno della sua Ascensione.
O Spirito Santo di Gesù, vi offro l'anima mia; ornatela, vi prego, di tutte le grazie e virtù
richieste per ricevere in sé il suo Salvatore.
O Madre del mio Dio, fatemi partecipe della fede, della devozione, dell'amore,
dell'umiltà, della purità e santità con cui vi siete comunicata tante volte dopo l'Ascensione
del Figlio vostro.
O santi Angeli, o Santi e Sante del cielo, a voi pure offro l'anima mia; offritela al mio
Gesù, pregandolo di prepararla egli stesso e di farmi partecipe della vostra purità e santità,
e dell'amore tanto grande che per lui avete.
O mio caro Gesù, vi offro tutta l'umiltà e devozione, tutta la purità e santità, tutto l'amore
e tutte le preparazioni con cui siete stato ricevuto da tutte le anime sante che furono e
sono sulla terra. Magari avessi in me questo amore e questa devozione; vorrei anzi avere,
se fosse possibile, i santi fervori e i divini affetti di tutti gli Angeli, di tutti i Serafini e di tutti i
Santi della terra e del cielo, per ricevervi più degnamente e santamente. O mio dolce
Amore, voi siete tutto amore verso di me in questo sacramento di amore, e venite a me
con amore infinito; ahi! perché non sono anch'io tutto amore per voi, per ricevervi in
un'anima tutta trasformata in amore verso di voi!
Ma, o mio Salvatore, non vi è dimora più degna di voi che voi stesso, e non vi è amore
con cui possiate essere degnamente ricevuto, se non quello che avete per voi stesso.
Quindi per ricevervi non in me, essendone troppo indegno, ma, in voi stesso, e cori
l'amore che vi portate, mi anniento ai vostri piedi, per quanto posso, e per quanto è in me,
mi dò a voi supplicandovi di annientarmi, di stabilirvi in me e di stabilirvi il vostro divino
amore, affinché, venendo in me per la santa Comunione, siate ricevuto non in me, ma in
voi e coll'amore che avete per voi stesso.
Osservate bene questo ultimo detto, perché è questa la vera disposizione colla quale si
deve ricevere il Figlio di Dio nella santa Comunione; è questa la preparazione delle
preparazioni, che comprende tutte le altre, e che ho messa alla fine di questa elevazione
per le anime più spirituali e più elevate (107).
Notate ancora che non è cosa inutile desiderare di avere in sé tutta la devozione e
l'amore delle sante anime, giacché nostro Signore disse un giorno a santa Metilde,
monaca dell'ordine di S. Benedetto, che, dovendosi comunicare, qualora non sentisse
devozione in se stessa, desiderasse di avere tutta la devozione e tutto l'amore di tutte le
sante anime che si erano comunicate; ed egli la riguarderebbe come se essa infatti
l'avesse (108).
E leggiamo pure di santa Geltrude, la quale era coetanea e del medesimo Ordine e
monastero di S. Metilde, che un giorno stando per comunicarsi, e non sentendo in sé la
preparazione e devozione che desiderava, si rivolse a nostro Signore offrendogli tutte le
preparazioni e devozioni dei Santi tutti e della Vergine Santissima. Poco dopo,
apparendole, egli le disse queste parole: Ora invero tu appari a me e agli occhi dei miei
Santi con quell'ornamento che desideravi (109).
Ah! Signore, quando siete così buono di prendere i nostri desiderii per la realtà!

XIX. - Ciò che si deve fare dopo la S. Comunione.

Dopo la santa Comunione avete tre cose da fare:


1. Dovete prostrarvi in ispirito ai piedi del Figlio di Dio, che sta dentro di voi, per adorarlo e
chiedergli perdono di tutti i vostri peccati e di tutte le vostre ingratitudini, e di averlo
ricevuto in un luogo così immondo, e con sì poco amore.
2. Dovete ringraziarlo di essersi dato a voi, ed invitare tutte le cose che sono in cielo e
sulla terra a benedirlo con voi.
3. Come egli s'è dato tutto a voi, così dovete voi darvi tutto a lui, pregandolo di distruggere
in voi tutto quello che gli si oppone e di stabilirvi l'impero del suo amore e della sua gloria
per sempre. Vi potrete servire all'uopo dell'elevazione seguente:

XX. - Elevazione a Gesù dopo la S. Comunione.

O Gesù, mio Dio, mio Creatore, Salvatore mio e mio sovrano Signore, che meraviglia è
questa? E' mai Possibile ch'io possegga ora e realmente nell'intimo dell'anima mia colui
che da tutta l'eternità risiede nel seno del Padre! ch'io porti nelle mie viscere quel Gesù
che la Santissima Vergine portò nel suo seno purissimo! che quell'amabilissimo Cuor di
Gesù su cui riposò il discepolo prediletto, e che fu trafitto dalla lancia sulla croce, ora riposi
dentro di me vicinissimo al mio cuore! che l'anima sua santissima sia vivente nell'anima
mia! che tutta la divinità, tutta la Santissima Trinità, quanto vi è di più ammirabile in Dio, il
paradiso tutto sia venuto a stabilirsi in me, misera ed indegnissima creatura! Ah Dio,
quanta misericordia, quanto favore! Che dirò, che farò io di fronte a cose sì grandi e sì
meravigliose? Ah! Gesù Signor mio, che tutte le potenze dell'anima mia e del mio corpo si
prostrino innanzi alla vostra divina Maestà per adorarla e per renderle l'omaggio dovutole!
che il Cielo e la terra, con tutte le creature, vengano ora a cadere ai piedi vostri per
rendervi con me mille omaggi e mille adorazioni! Ma, mio Dio, qual non è la mia temerità di
aver ricevuto in un luogo così immondo, e con sì poco amore e preparazione voi che siete
il Santo dei Santi! Pietà! o mio Salvatore, ve ne domando perdono con tutto il cuore, come
anche di tutti gli altri peccati e ingratitudini della mia vita passata.
O dolcissimo, dilettissimo, desiderabilissimo ed amabilissimo Gesù, o l'unico del mio
cuore, o il benamato dell'anima mia, o l'oggetto di tutti i miei affetti, o mia dolce vita, o
anima mia carissima, o cuor mio tanto caro, o unico mio amore; o mio tesoro e gloria mia,
o tutto il mio contento e sola mia speranza! Gesù mio, che penserò io degli eccessi della
vostra bontà verso di me? Che farò io per amore a voi, a voi che operate per me tante
meraviglie? Quali grazie vi renderò io? Ah! mio Salvatore, vi offro le benedizioni tutte che
vi sono state e vi saranno date, per tutta l'eternità, dal Padre vostro, dallo Spirito Santo;
dalla vostra Sacratissima Madre, da tutti i vostri Angeli, e da tutte le anime sante che vi
hanno ricevuto nella santissima Comunione. Dio mio, che tutto ciò che sta in me sia
cambiato in lode ed in amore versò di voi! Che il Padre vostro, lo Spirito Santo, la vostra
Santa Madre, tutti i vostri Angeli, tutti i vostri Santi e le vostre creature tutte vi benedicano
eternamente per me! Padre di Gesù, Spirito Santo di Gesù, Madre di Gesù, Angeli di
Gesù, Santi e Sante di Gesù, benedite Gesù per me!
O Gesù buono, vi siete dato tutto a me e con amore sconfinato. Ebbene! in questo
medesimo amore io mi dono tutto a voi; vi dò il mio corpo, l'anima mia, la mia vita, i miei
pensieri, le mie parole ed azioni, e tutto quello che da me dipende; ed io mi dono così a
voi acciò disponiate di me e di tutto quello che è mio, nel tempo e nell'eternità, comunque
vi piacerà, per vostra pura gloria. O Signor mio e mio Dio, adoperate voi stesso, vi prego,
la potenza della vostra mano per togliermi a me stesso, al mondo e a tutto quello che non
è vostro, per possedermi interamente. Distruggete in me il mio amor proprio, la mia
volontà, il mio orgoglio, e, tutti gli altri vizi miei e le mie sregolate inclinazioni. Stabilite
nell'anima mia il regno del vostro puro amore, della vostra santa gloria, e della vostra
volontà divina, affinché d'ora innanzi io vi ami perfettamente, nulla amando se non in voi e
per voi, trovando il mio contento solo nel contentarvi, la mia gloria solo nel glorificarvi e nel
farvi glorificare, e la mia suprema felicità nel compiere i vostri santi voleri. O buon Gesù,
fate regnare in me la vostra umiltà; la vostra carità, la vostra mansuetudine e pazienza, la
vostra ubbidienza, la vostra modestia, la vostra castità e tutte le altre vostre virtù;
rivestitemi del vostro spirito, dei vostri sentimenti e delle vostre inclinazioni; affinché in me
non siano altri sentimenti, inclinazioni e desideri che i vostri. Infine, annientate in me tutto
quello che vi è contrario, ed amatevi e glorificatevi in me in tutti i modi a vostro piacere.
O mio Salvatore, vi offro tutte le persone per cui sono obbligato di pregare, ed in modo
speciale vi offro N. N.; annientate in essi tutto ciò che a voi spiace; riempiteli del vostro
divino amore; compite tutti i divisamenti della vostra bontà sulle loro anime, e date, loro
quanto vi ho domandato per me stesso.
Poscia, se avete una medaglia delle indulgenze di S. Carlo, o dei cinque Santi, non vi
dimenticate di dire qualche Preghiera dopo la santa Comunione, come tre Pater e tre Ave,
o qualche altra a vostro talento, per qualche anima del Purgatorio, perché la Bolla delle
suddette indulgenze porta che, avendo su di sé una medaglia di queste indulgenze e
dicendo qualche orazione, dopo la santa Comunione, per un'anima purgante; questa si
può liberare dal Purgatorio (110).
Dopo la santa Comunione, se volete, vi potete anche servire dei tre atti seguenti:

XXI. - Tre atti d'adorazione, di oblazione e di amore verso Gesù.

Poiché non siamo sulla terra che per onorare ed amare Gesù, e siamo suoi per infiniti
titoli, la nostra principale sollecitudine e il nostro esercizio continuo dev'essere di adorarlo,
di amarlo, e di darci ed unirci a lui senza posa. Perciò, oltre gli esercizi precedenti che vi
ho segnati per la sera e la mattina, sarà bene, di tanto tempo che vi è in una giornata,
prenderne ancora un quarticello, sia prima, sia dopo pranzo, per praticare i tre atti
seguenti, i quali, pur facendosi facilmente ed in poco tempo, nondimeno riescono
utilissimi, collocando a poco a poco e quasi insensibilmente coloro che con perseveranza
li praticano, in una appartenenza ed unione strettissima con Gesù, ed in uno spirito di
amore e di confidenza verso di lui. Ma occorre farli, non in fretta e furia, sì bene con calma
e tranquillità di spirito, fermandosi particolarmente su quello per cui si proverà più gusto ed
inclinazione. Eccoli dunque:

1. - Atto d'adorazione vesso Gesù.

O grande e ammirabile Gesù, io vi adoro e vi riverisco come mio Dio e mio sovrano
Signore da cui dipendo ed a cui appartengo, e vi adoro e riverisco con tutte le mie, forze
ed in tutti i modi che posso, offrendovi tutte le adorazioni e tutti gli onori che vi furono,
sono e saranno resi per sempre in cielo e sulla terra,
Ahi! Perché non sono io tutto convertito in adorazione ed in lode verso di voi! Oh! che il
cielo e la, terra vi adorino con me adesso, e che tutto quello che contengono sia convertito
in adorazione e glorificazione verso di voi!

2. - Atto di oblazione a Gesù

O Gesù, Signor mio, a voi appartengo necéssariamente per mille e mille titoli, ma voglio
pure appartenervi volontariamente. Perciò vi offro, dono e consacro interamente il mio
corpo, l'anima mia, la mia vita, il mio cuore, la mia mente, tutti i miei pensieri, le mie parole
ed azioni, e tutte le dipendenze ed appartenenze del mio essere e della mia vita,
bramando che tutto ciò che fu, è e sarà in me sia totalmente, assolutamente, unicamente
ed eternamente vostro; e vi faccio questa oblazione e donazione di me stesso non, solo
con tutta la mia forza e potere, ma per renderla più efficace e più santa, mi offro e dono a
voi in tutta la virtù della vostra grazia, in tutta la potenza del vostro spirito, ed in tutte le
forze del vostro divino amore, che è pur mio, giacché tutto quel che è vostro è mio;
supplicandovi infine, o mio Salvatore, per la vostra infinita misericordia, di adoperare, voi
stesso, la forza del vostro braccio e la potenza del vostro spirito e del vostro amore per
rapirmi a me stesso ed a tutto quel che non è vostro, e per possedermi perfettamente e
sempre, e ciò per la gloria più pura del vostro santo nome.

3. - Atto d'amore a Gesù.

O Gesù amabilissimo, poiché voi siete tutto bontà, tutto amore e tutto infinitamente
amabile, e non mi avete creato che per amarvi e non domandate da me altra dosa che il
mio amore, Vi voglio amare, o caro mio Gesù, vi voglio amare con tutto il cuore, con tutta
l'anima e con tutte le mie forze. Non basta, ma voglio ancora amarvi secondo tutta
l'ampiezza della vostra volontà divina, con tutte le forze del c vostro cuore e con tutte le
virtù ed energie del vostro amore, perché, donandovi a me, mi avete dato in pari tempo
tutto quel che è vostro, e quindi, essendo mie tutte queste ricchezze, ne posso usare,
come di cose mie. O mio Salvatore, voglio annientare in me, a qualunque costo, quanto si
oppone al vostro amore. O Gesù buono, a voi io mi dono per amarvi secondo tutta la
perfezione che da me domandate.
Annientate voi stesso in me ciò che è di ostacolo al vostro amore, ed amate voi, stesso
in me in tutti i modi che desiderate, poiché a voi io mi dono per fare e soffrire quanto vi
piacerà per vostro puro amore.
O Gesù, vi offro tutto l'amore che vi fu, è e sarà portato in cielo e sulla terra. Oh! che
tutto il mondo vi ami ora con me, e che tutto quello che vi è contenuto sia convertita in una
pura fiamma di amore verso di voi! O Padre di Gesù, Spirito Santo di Gesù, Madre di
Gesù, beato san Giuseppe, beato san Gabriele, Angeli di Gesù, Santi e Sante di Gesù,
amate Gesù per me e rendetegli centuplicato tutto l'amore che avrei dovuto rendergli in
tutta la mia vita e che tutti i cattivi angeli e gli uomini che furono, sono e saranno, gli
devono rendere.

XXII. Orazione alla SS. Vergine Maria Madre di Dio.

O Vergine Santa, Madre di Dio, Regina degli uomini e degli Angeli, meraviglia del cielo e
della terra, vi venero in tutti i modi che posso secondo Dio e che devo secondo le vostre
grandezze, e come l'unico vostro Figlio, Gesù Cristo Signor nostro, vuole che siate
venerata sulla terra ed in cielo. Vi offro l'anima mia e la mia vita, e vi voglio appartenere
per sempre, rendendovi particolare omaggio di dipendenza nel tempo e nell'eternità.
Madre di grazia e di misericordia, io vi scelgo a Madre dell'anima mia, in onore della scelta
che Dio si è compiaciuto fare di voi a Madre sua. Regina degli uomini e degli Angeli, vi
accetto e riconosco per mia Sovrana, in onore della dipendenza che il Figlio di Dio, mio
Salvatore e mio Dio, ha voluto avere riguardo a voi quale Madre sua; ed in questa qualità,
vi dò sull'anima mia e sulla mia vita tutto il potere che vi posso dare secondo Dio. O
Vergine Santa, riguardatemi come cosa vostra, e per vostra bontà trattatemi come
soggetto alla vostra potenza ed oggetto delle vostre misericordie.
O fonte di vita e di grazia, rifugio dei peccatori, a voi ricorro per essere liberato dal
peccato e preservato dalla morte eterna. Che io sia sotto la vostra tutela, avendo parte ai
vostri privilegi, ed ottenendo, mercé le vostre grandezze e i vostri privilegi e mercé la mia
consacrazione a voi, ciò che non merito a causa delle mie offese; e che l'ultima ora della
mia vita, decisiva della mia eternità, sia nelle vostre mani, in onore di quel beato momento
dell'Incarnazione, in cui Dio si è fatto uomo, diventando voi Madre di Dio.
O Vergine e Madre nello stesso tempo! o sacro tempio della divinità! o meraviglia del
cielo e della terra! o Madre del mio Dio, sono vostro pel titolo generale delle vostre
grandezze; ma vostro voglio essere ancora pel titolo particolare della mia elezione e della
mia libera volontà. Io a voi dunque mi dono ed al vostro unico Figliuolo, Gesù Cristo
Signor nostro, ed oramai non voglio passare giorno alcuno senza rendere, a lui e a voi,
qualche particolare omaggio e qualche prova della mia dipendenza e servitù in cui
desidero morire e vivere per sempre. Così sia. Ave Maria.

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PROFESSIONI CRISTIANE CHE È BENE RINNOVARE OGNI GIORNO

La vita e santità cristiana poggia su otto fondamenti principali che verranno spiegati più
minutamente nella parte seconda del presente libro, e sono: 1° la fede; 2° l'odio al
peccato; 3° l'umiltà; 4° l'abnegazione di se stesso con la rinunzia al mondo ed a tutte le
cose; 5° la sottomissione e l'abbandono di se stesso alla divina volontà; 6° l'amore a Gesù
e alla sua Santissima Madre; 7° l'amore alla croce; 8° da carità verso il prossimo. Sono
questi i principii della teologia del cielo, della filosofia cristiana, e della scienza dei Santi
che, attinta nel seno del Padre, nostro Signor Gesù Cristo ci ha portata su questa terra ed
insegnata colla parola e molto più con l'esempio, e che siamo obbligati di seguire, se
vogliamo vivere da cristiani, come d'altronde ne abbiamo preso l'impegno e fatto voto e
professione solenne nel Battesimo, il che sarà svolto più estesamente nella parte
seconda. Laonde importa assai di rinnovare ogni giorno questa professione contenuta nei
seguenti otto articoli; badate però di farlo non in fretta e furia, ma a vostro bell'agio e
ponderando ed imprimendovi in mente ciò che direte. Se il tempo non ve lo permette, non
prendete che uno o due articoli alla volta, rimettendo gli altri ad un'altra ora o anche ad un
altro giorno; perché, se avete poco tempo disponibile, sarà meglio prendere un solo
articolo al giorno e servirsene attentamente, anziché leggerli tutti in fretta senza
l'applicazione dello spirito che l'importanza dell'argomento richiede.

XXIII. - Professione di fede cristiana.

O Gesù, vi adoro come l'autore e il consumatore della fede, e come luce eterna e fonte
di ogni luce. Vi rendo infinite grazie, perché vi siete degnato, nella vostra infinita
misericordia, di trarmi dalle tenebre del peccato e dell'inferno alla vostra luce ammirabile,
che è quella della fede. Vi domando perdono, le mille volte, di non essermi condotto pel
passato secondo questa luce divina, confessando che più volte ho meritato d'esserne
privato per il cattivo uso fattone, ma protestandovi che d'ora in poi non voglio più vivere
che secondo la parola del vostro divin Apostolo, il quale ci avverte che il giusto vive della
fede (Rom 1, 17). A tal fine, io mi dono allo spirito della vostra santa fede, e nella potenza
di questo spirito, ed altresì in unione della fede vivissima e perfettissima della vostra beata
Madre, dei vostri santi Apostoli, e di tutta la vostra santa Chiesa, fa professione in faccia al
cielo e alla terra, pronto anzi mercé la vostra grazia, a farlo di fronte a tutti i nemici di
questa medesima fede: 1. di credere interamente e fermamente quanto c'insegnate sì voi
stesso che la vostra santa Chiesa; 2. di voler dare magari il mio sangue e la mia vita, e
soffrire qualunque tormento, anziché discostarmi di un solo punto da questa credenza ed
aderire, per poco che sia, agli errori che le son contrari; 3. di voler vivere e regolarmi d'ora
innanzi, non più secondo i sensi, come i bruti, o secondo la sola ragione umana, come i
filosofi, ma secondo la luce della fede, come i veri cristiani, e secondo le massime di
questa stessa fede, che ci avete lasciate nel vostro santo Vangelo. Conservate ed
accrescete in me, o Salvatore mio, queste sante risoluzioni, e fatemi la grazia di compierle
perfettamente a gloria del vostro santo nome.
XXIV. - Professione di odio e detestazione cristiana del peccato.

O Gesù, vi adoro nella vostra santità incomprensibile e nell'odio infinito che portate al
peccato. Dal più profondo del cuor mio, vi domando perdono di tutti i peccati commessi
nella mia vita. Mi dono al vostro spirito di santità e di odio contro il peccato, ed in questo
spirito fa professione: 1. di odiare e detestare il peccato più che la morte, più che il diavolo,
più che l'inferno, e più che tutte le cose esecrande che si possono immaginare; 2. di non
odiar altro che il peccato, e di non mai attristarmi per cosa alcuna se non per le offese
commesse contro la vostra divina Maestà, non essendovi al mondo nulla che meriti
d'essere l'oggetto delle nostre inimicizie e il soggetto delle nostre tristezze, quanto questo
mostro infernale; 3. di odiarlo tanto che, mercé la grazia vostra, se vedessi da una parte
tutti i tormenti della terra e dell'inferno, e dall'altra un peccato, sceglierei quelli a
preferenza di questo. O mio Dio! mantenetemi in cuore, aumentandolo sempre più, questo
odio al peccato.

XXV. - Professione di umiltà cristiana

O adorabilissimo ed umilissimo Gesù, vi adoro e vi benedico nella vostra umiltà


profondissima, abbassandomi e confondendomi davanti a voi nel vedere il mio orgoglio e
la mia vanità di cui vi domando umilmente perdono. Di tutto Cuore io mi dono al vostro
spirito d'umiltà, ed in esso, come pure in tutta l'umiltà del cielo e della terra, inabissato nel
più profondo del mio nulla, confesso davanti al mondo intero: 1. che non sono niente, non
ho niente, non posso niente, non so niente e niente valgo, e che quindi da me stesso non
no forza veruna per resistere al più piccolo male o per far il bene più meschino; 2: che da
me stesso son capace di tutti i delitti di Giuda, di Pilato, di Erode, Ai Lucifero,
dell'Anticristo, ed in generale di tutti i peccati della terra e dell'inferno; talché, se non fossi
sorretto dalla vostra bontà onnipotente, precipiterei in un inferno di abominazioni d'ogni
sorta; 3. che mi son meritato l'ira di Dio e di tutte le sue creature; e le pene eterne. Questo
è il mio retaggio; di questo e non di altra cosa mi posso gloriare.
Perciò professo: 1. di volermi abbassare al di sotto delle creature tutte, considerandomi
e stimandomi, e volendo esser considerato e stimato in tutto e per tutto come l'ultimo degli
uomini; 2. di avere in orrore ogni lode, onore e gloria quasi veleno e maledizione, giusta il
vostro detto, o mio Salvatore: Guai a voi quando gli uomini vi applaudiranno (Lc 6, 26); e
di abbracciare ed amare ogni disprezzo ed umiliazione come cosa dovuta ad un
miserabile dannato quale io sono, èssendo peccatore e figlio d'Adamo, e perciò, come
dice il vostro Apostolo, natura filius irae (Ef 2, 3), figlio d'ira e di maledizione per mia
condizione naturale; 3. di voler essere interamente annientato nel mio proprio giudizio, e
nel giudizio altrui per non aver più verso di me nessun riguardo, e nessuna stima e ricerca
di me stesso, e similmente affinché nessuno mi usi stima e riguardo, come una cosa da
nulla, ma che si riguardi e stimi voi solo. Gesù buono, verità eterna, imprimete in me
fortemente queste verità e questi sentimenti, e fatemene ottenere gli effetti, per vostra
infinita misericordia, ed a gloria vostra.

XXVI. - Professione di abnegazione cristiana.

O Gesù, Signor mio e mio Dio, vi adoro nell'atto di pronunziare queste parole: Chi vuol
venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua (Mt 16, 24); e: Chi
di voi non rinunzia a tutto quel che possiede non può esser mio discepolo (Lc 14, 33). Per
intenderne l'importanza ed attuarne il significato mi dono allo spirito di luce e di grazia con
cui le avete proferite, ed in esso riconosco tre grandi verità che mi obbligano potentemente
a rinunziare a me stesso e ad ogni cosa.
Vedo infatti: 1. che voi solo siete degno di essere, di vivere e d'operare, e che perciò
qualsiasi altro essere deve essere annientato davanti a voi; 2. che per essere e vivere in
voi, come ne siete ardentemente bramoso, devo uscire fuori di me stesso e di ogni cosa a
causa della corruzione introdotta dal peccato in me ed in ogni cosa; 3. che pei miei peccati
ho meritato di essere spogliato di tutto; anche del mio essere e della mia vita.
Laonde, nella potenza della vostra grazia, ed in unione di quello stesso amore per cui
avete voluto vivere spoglio, affatto di tutte le cose di questo mondo, nella virtù altresì dello
spirito divino che vi fece pronunziare queste parole terribili: Non prego per il mondo (Gv
17, 9); e queste altre, parlando dei vostri: Essi non sono del mondo come neppure io sono
del mondo (Gv 17, 16), faccio professione pubblica e solenne: 1. di voler ormai
considerare ed abbonire il mondo come uno scomunicato, un dannato e un inferno, e di
rinunziare interamente e per sempre a tutti gli onori, le ricchezze, i piaceri; 2. di non
prendere volontariamente nessuna soddisfazione, compiacenza o gusto in alcuna di
queste cose, ma di usarne come non usandone, vale a dire senza farne caso e senza
attaccarmivi, ma solo per necessità, per ubbidire alla vostra santa volontà che così
l'ordina, e per vostra pura gloria; 3. di cercar di vivere in questo mondo del vecchio
Adamo, come se non lo fossi e come se fossi invece dell'altro mondo, del mondo cioè
dell'Adamo novello, che è il Cielo; anzi di vivere quaggiù come in un inferno, vale a dire
non solo con indipendenza, ma con odio, avversione ed orrore per tutto quello che vi è
contenuto; con amore, ansia, bramosia verso del secolo futuro, sopportando, intanto, con
pazienza il presente come voi lo tollerate, o mio Salvatore, nonostante l'odio terribile che
gli portate, e la voglia infinita che avete di distruggerlo e ridurlo in cenere, come farete nel
giorno del vostro furore. Ch'io stia così in mezzo al mondo con queste disposizioni, che
certamente sarebbero pur quelle d'un'anima veramente cristiana, posta, per vostro
comando, in mezzo all'inferno! Ch'io stia sulla terra come non essendovi; ma che il mio
spirito, il mio cuore e la mia vita siano in cielo ed in voi stesso che siete il mio cielo, il mio
paradiso, il mio mondo, il mio tutto.
Voglio andare ancora più avanti, o Signore; voglio osservare la parola con cui mi
dichiarate che, se voglio seguirvi, devo rinunziare non solo a tutte le cose, ma anche a me
stesso. Perciò, mi dono alla potenza del divino amore con cui voi stesso vi siete
annientato; e in unione di questo medesimo amore, fo professione: 1. di rinunziare
interamente e per sempre a tutto quel che è mio e del vecchio Adamo; 2. di voler
annientare ai vostri piedi, per quanto mi è possibile, il mio spirito, il mio amor proprio, la
mia propria volontà, la vita mia e il mio essere; supplicandovi umilmente di adoperare voi
stesso la vostra divina potenza per annientarmi acciò vi stabiliate, viviate, regniate ed
operiate in me secondo tutti i vostri divisamenti, e così io non sia più, non viva, non agisca
e non parli più in me e da me, ma in voi e per voi; 3. Faccio questa professione, non solo
per adesso, ma per tutti i momenti e tutte le azioni della mia vita, supplicandovi con tutto il
cuore di considerarla ed accettarla come se la facessi ad ogni momento e in ogni azione,
e di far sì che, per vostra somma potenza e bontà, io ne ottenga l'intento a gloria vostra,
potendo dire col vostro santo Apostolo: Vivo non già, io, ma vive in me Cristo (Gal 2, 20).

XXVII. - Professione di fede e d'abbandono di se stesso alla divina volontà.

O mio Salvatore, vi adoro nell'atto di pronunziare queste divine parole: Son disceso dal
Cielo a fare, non la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato (Gv 6, 38). Vi
adoro nella vostra sottomissione perfettissima a tutti i voleri del Padre vostro, domandando
vi perdono per essermi opposto tante volte alla vostra santa volontà, e donandomi al
vostro Spirito per seguirvi oramai nella pratica di questa virtù di sottomissione. Nella luce
di questo divino Spirito, riconosco che è la vostra santa volontà che governa e dispone
ogni cosa sia per comando assoluto sia per permissione; riconosco pure che mi avete
messo sulla terra unicamente per adempiervi la vostra divina volontà, e che quindi essa è
il mio fine, il mio centro, il mio elemento, il mio supremo bene. Pertanto, in unione della
perfettissima sottomissione che voi, la vostra santa Madre e tutti i vostri Santi avete alla
divina volontà, io fo professione: 1. di rinunziare interamente e per sempre a tutti i miei
desiderii, voleri ed inclinazioni, e di non voler aver giammai altra volontà che la vostra,
fissandola sempre, seguendola dovunque essa andrà, quanto più perfettamente potrò, ed
abbandonandomi totalmente ad essa quanto al corpo e quanto all'anima, per la vita e per
la morte, pel tempo e per l'eternità; 2. di voler piuttosto morire, patire mille inferni, anziché
far qualche cosa deliberatamente contro la vostra amabilissima volontà; 3. di non volere,
né in vita né in morte, né in questo mondo né nell'altro, altro tesoro, altra gloria, altra gioia,
altro contento, altro paradiso che la vostra volontà adorabilissima. O diletta volontà del mio
Dio, voi siete oramai il mio cuore, l'anima mia, la mia vita, la mia forza, le mie ricchezze, le
mie delizie, il mio onore, la mia corona, il mio impero e il mio bene supremo. Vivete e
regnate in me perfettamente ed eternamente.

XXVIII. - Professione di amore a Gesù e Maria.

O amabilissimo Gesù, o dilettissima Maria, Madre del mio Gesù, vi adoro in tutte le
vostre perfezioni e nell'ardentissimo amore con cui vi amate vicendevolmente. Vi chieggo
perdono, le mille volte, per avervi amato così poco finora, e per aver vi tanto e tanto
offeso. Mi dono interamente al vostro divino amore ed in esso, come pure in tutto l'amore
del cielo e della terra, riconoscendo che non sono nel mondo che per amarvi e glorificarvi,
che questo devo fare per moltissime ragioni, che questo anzi è il mio grande ed unico
affare, faccio professione: 1. di voler adoperare tutte le mie forze per servirvi ed amarvi; 2.
di far tutto per amore a voi e quanto più perfettamente il potrò; 3. di voler piuttosto essere
annientato che concedere ad altri la più piccola scintilla dell'amore a voi dovuto; 4. di
mettere la mia felicità e le mie delizie nell'onorarvi, servirvi ed amarvi; 5. di farvi amare e
glorificare da tutti, per quanto potrò, ed in tutti i modi che mi saranno possibili.

XXIX. - Professione d'amore alla Croce.

O Gesù, mio dolce amore crocifisso, vi adoro in tutte le vostre sofferenze, domandando
vi perdono di tutte le mancanze da me finora commesse nelle afflizioni che vi siete
compiaciuto di mandarmi. Mi dono allo spirito della vostra croce, ed in esso, come altresì
in tutto l'amore del cielo e della terra, abbraccio, con tutto il cuore, per amar vostro, tutte le
croci corporali e spirituali che a me capiteranno, facendo professione di porre tutta la mia
gloria, il mio tesoro, il mio contento nella vostra croce, vale a dire nelle umiliazioni,
privazioni e sofferenze, dicendo con S. Paolo: Mihi autem absit gloriari, nisi in cruce
Domini nostri Iesu Christi (Gal 6, 14): «Quanto a me fa professione solenne di non voler
più altro paradiso in questo mondo che la croce del mio, Signore Gesù Cristo».

XXX. - Professione di carità cristiana verso il prossimo.

O Gesù, Dio d'amore e di carità, vi adoro in tutti gli eccessi della vostra divina carità,
chiedendovi perdono di tutte le mie mancanze contro questa virtù, che è la regina di tutte
le altre. Mi dono al vostro spirito di carità, ed in esso, come anche in tutta la carità della
vostra Santa Madre e di tutti i vostri Santi, fa professione: 1. di non odiar giammai nulla,
nulla fuorché il peccato; 2. di voler amare tutto il mondo per amar vostro; 3. di non
pensare, né dire, né fare giammai male a nessuno; anzi di pensare bene, giudicar bene,
parlar bene e far del bene a tutti, scusando e sopportando gli altrui difetti, interpretando
tutto nel miglior modo possibile, compatendo le miserie corporali e spirituali del mio
prossimo, e comportandomi a riguardo di ognuno con ogni benignità, mansuetudine e
carità. O Carità eterna, a voi io mi dono, annientate in me tutto quel che a voi si oppone, e
stabilite il vostro regno nel cuor mio e nel cuore di tutti i cristiani.

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PARTE SECONDA

Che contiene ciò che dobbiamo fare in tutta la vita per vivere cristianamente e
santamente, e per formare, santificare, far vivere, e regnare Gesù in noi.

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LA VITA CRISTIANA E I SUOI FONDAMENTI

I. - La vita cristiana dev'essere una continuazione della vita santissima menata da


Gesù sulla terra.

Essendo Gesù, Figlio di Dio e Figlio dell'uomo, Re degli uomini e degli Angeli, non solo il
nostro Dio, il nostro Salvatore e Sovrano Signore, ma essendo anche nostro capo, ed
essendo noi, al dir di S. Paolo, membra del suo corpo, della sua carne e delle sue ossa (Ef
5, 30), e perciò uniti a lui nell'unione più intima che possa esistere, qual è quella delle
membra col proprio capo; uniti a lui spiritualmente mediante la fede e la grazia da lui
dataci nel santo Battesimo; uniti a lui; corporalmente per l'unione del suo santissimo corpo
col nostro nella santissima Eucaristia; ne segue necessariamente che, come le membra
sono animate dallo spirito del proprio capo e vivono della sua vita, così dobbiamo anche
noi essere animati dallo spirito di Gesù, vivere della sua vita, battere le sue orme, rivestirci
dei suoi sentimenti e delle sue inclinazioni, far tutte le nostre azioni con le disposizioni ed
intenzioni con cui faceva le sue azioni; in breve, continuare e compiere la vita, la religione
e la devozione da lui esercitata sulla terra.
Questa proposizione è solidamente fondata, perché appoggiata su diversi passi delle
sacre parole di colui che è la stessa verità. Non lo sentite dire qua e là nel suo Vangelo: Io
sono la vita, e, io sono venuto affinché abbiate la vita; e voi non volete venire a me per
aver la vita. Io vivo e voi pure vivrete. In quel giorno conoscerete ch'io sono nel Padre mio
e voi in me, com'io in voi (111); vale a dire che, come sono nel Padre mio, vivendo della
sua vita ch'egli mi comunica di continuo, così voi siete in me vivendo della mia vita, ed io
sono in voi comunicandovi questa stessa vita: e quindi vivo in voi e voi vivrete in me e per
me?
E il suo discepolo prediletto non ci grida forse anch'egli che Dio ci ha dato una vita
eterna, la quale è nel Figlio suo, così che chi ha in sé il Figlio di Dio ha la vita; e al
contrario, chi non ha in sé il Figlio di Dio non ha la vita; Dio ha mandato il suo Unigenito al
mondo, affinché per lui abbiamo la vita, e che noi siamo in questo mondo come Gesù vi è
stato, vuol dire vi teniamo il posto di lui e vi dobbiamo vivere come egli vi è vissuto? (112).
E nella sua Apocalisse non ci annunzia che lo Sposo dilettissimo delle nostre anime ci
va, sempre gridando e dicendo: Venite, venite a me e chi ha sete venga, chi vuole prenda
dell'acqua di vita gratuitamente (Ap 22, 17); cioè prenda ed attinga in me l'acqua della
vera vita? conforme a quanto è raccontato nel santo Vangelo che, un giorno, il Figlio di Dio
stava dritto in mezzo ad una gran calca di popolo, gridando a voce alta: Se qualcuno ha
sete, venga a me e beva (Gv 7, 37).
E che cosa ci predica, ogni momento, il divino Apostolo S. Paolo, se non che siamo
morti e la nostra vita è nascosta con Cristo in Dio (Col 3, 3); che il Padre eterno ci ha
vivificati con Gesù Cristo ed in Gesù Cristo (Col 2, 13), vale a dire che, ci ha fatto vivere
non solo col Figlio suo, ma anche nel suo Figlio e della vita del suo Figlio; che dobbiamo
manifestare e far apparire la vita di Gesù nei nostri corpi (2 Cor 4, 10-11); che Gesù Cristo
è la nostra vita (Col 3, 4), che sta e vive in noi? Io vivo, dice, non già io, ma vive in me
Cristo (Gal 2, 20). Se infatti considerate bene il tenore del capitolo in cui dice queste
parole, vi accorgerete ch'egli parla non solo di sé ed a suo nome, ma anche a nome ed in
vece dell'uomo cristiano. Da ultimo in un altro passo, parlando ai cristiani, dice che prega
Dio di farli degni della sua vocazione e di compire in essi tutta la sua buona volontà e
l'opera della fede, col suo potere, affinché in essi sia glorificato il nome del Signor nostro
Gesù Cristo ed essi in lui (2 Ts 1, 11-12).
Tutti questi sacri testi c'insegnano evidentemente che Gesù Cristo deve esser vivente in
noi, che non dobbiamo vivere fuori di lui, che la sua vita dev'essere la nostra vita, la quale
non dev'essere che una continuazione ed un'espressione della sua vita, e che non
abbiamo diritto di vivere sulla terra che per portare, manifestare, santificare, glorificare, e
far vivere e regnare in noi il nome, la vita, le qualità e perfezioni, le disposizioni ed
inclinazioni, le virtù ed azioni di Gesù.

II. - Conferma di questa verità.

Per intendere meglio ancora e per stabilire più sodamente nell'anima vostra questa
verità fondamentale della vita, religione e devozione cristiana, notate e considerate, se
non vi dispiace, che nostro Signor Gesù ha due sorta di corpo e due sorta di vita. Il suo
primo corpo è il suo corpo personale che ha preso dalla Santissima Vergine; e la sua
prima vita è quella che ha avuta in questo corpo, mentre stava sulla terra. Il suo secondo
corpo è il suo corpo mistico, cioè la Chiesa che S. Paolo chiama Corpus Christi (1 Cor 12,
27), il corpo di Gesù Cristo; e la sua seconda vita è la vita ch'egli ha in questo corpo ed in
tutti i veri cristiani che sono membra di questo corpo. La vita passibile e temporale che
Gesù ha avuto nel suo corpo personale si è terminata e compita al momento della sua
morte, ma egli vuol continuare questa medesima vita nel suo corpo mistico fino alla
consumazione dei secoli, per glorificare il Padre suo mediante le azioni e sofferenze d'una
vita mortale, laboriosa e passibile, non solo per trentaquattro anni, ma fino alla fine del
mondo; di modo che questa vita passibile e temporale che Gesù ha nel suo corpo mistico,
vale a dire nei cristiani, non ha ancora il suo compimento, ma essa si compie, dì per dì, in
ogni vero cristiano, e non sarà compita perfettamente che alla fine dei tempi.
Perciò S. Paolo dice che dà nella sua carne compimento a quello che rimane dei
patimenti di Cristo a pro del corpo di lui, che è la Chiesa (Col 1, 24); e ciò che S. Paolo
dice di se stesso, si può dire di ogni vero cristiano, quando soffre qualche cosa con spirito
di sottomissione e di amore a Dio; e ciò che S. Paolo dice delle sofferenze si può
altrettanto dire di tutte le altre azioni che un cristiano fa sulla terra. Infatti, come S. Paolo ci
assicura che compie le sofferenze di Gesù Cristo, così si può dire in verità che un vero
cristiano, quale membro di Gesù Cristo ed a lui unito per la grazia, continua e compie,
mediante tutte le azioni che fa nello spirito di Gesù Cristo, le medesime azioni fatte da
Gesù Cristo nel tempo della sua vita passibile sulla terra; quindi, quando un cristiano fa
orazione, continua e compie l'orazione fatta da Gesù Cristo sulla terra; quando lavora,
continua e compie la vita laboriosa di Gesù Cristo; quando conversa col prossimo in
ispirito di carità, continua e compie la vita conversante di Gesù Cristo; quando prende
cristianamente il pasto o il riposo, continua e compie l'assoggettamento che Gesù Cristo
ha voluto avere a queste necessità; e così via via di tutte le altre azioni che si fanno
cristianamente. Così l'intende san Paolo quando ci dichiara che la Chiesa è il
complemento di Gesù Cristo, il quale ne è il capo e tutto in tutti si compie (Ef 1, 22-23); e
quando in un altro passo ci dice che concorriamo tutti alla perfezione di Gesù Cristo e alla
pienezza della sua età (Ef 4, 11-13), cioè dell'età mistica che ha nella sua Chiesa, e che
non sarà compita che nel giorno del giudizio.
Da questo vedete che cosa è la vita cristiana, vedete ch'essa è una continuazione e un
compimento della vita di Gesù, che tutte le nostre azioni devono essere una continuazione
delle azioni di Gesù, che dobbiamo essere come altrettanti Gesù sulla terra per continuarvi
la vita sua e le sue opere, e per fare e soffrire tutto quel che facciamo e soffriamo
santamente e divinamente, nello spirito di Gesù, vale a dire nelle disposizioni ed intenzioni
sante e divine con cui Egli si comportava in tutte le sue azioni e sofferenze, perché,
essendo questo divino Gesù nostro capo, ed essendo noi le sue membra ed avendo con
lui un'unione incomparabilmente più stretta, più nobile e più rilevante dell'unione che sta
tra il capo e le membra d'un corpo naturale, ne segue necessariamente che dobbiamo
essere animati del suo spirito e vivere della sua vita, in un modo più particolare e più
perfetto che le membra d'un corpo naturale non lo sono dello spirito e della vita del proprio
capo.
Alte ed importanti assai sono queste verità; esse ci obbligano a cose grandi e devono
essere attentamente considerate da coloro che vogliono vivere cristianamente.
Consideratele dunque spesso e accuratamente, ed imparate che la vita, la religione, la
devozione e pietà cristiana consiste propriamente e realmente nel continuare, la vita, la
religione e la devozione di Gesù sulla terra, e che perciò, non solo i religiosi e le religiose,
ma i cristiani tutti sono obbligati a menare una vita tutta santa e divina, facendo
santamente e divinamente tutte le loro azioni. Questo non è impossibile e neppure così
difficile come alcuni se lo figurano, anzi è assai dolce e facile a coloro che procurano di
elevare spesso la mente e il cuore a Gesù e di darsi ed unirsi a lui in tutto quel che fanno,
come è detto negli esercizi che sono stati già proposti o che lo saranno qui appresso.

III. - Quali sono i fondamenti della vita e santità cristiana.

Poiché non abbiamo diritto di vivere nel mondo che per continuarvi la vita santa e
perfetta de nostro capo, Gesù, dobbiamo spesso considerare ed adorare, nella vita
menata da lui sulla terra, quattro cose che dobbiamo cercare, per quanto lo possiamo
mercé la sua grazia, di esprimere e continuare nella nostra vita, come quattro cose che
sono i quattro fondamenti della vita, della pietà e santità cristiana, senza le quali è quindi
impossibile di essere veramente cristiano. Laonde è mestieri dirvene ora qualche cosa di
ciascuna in particolare.

IV. - Del primo fondamento della vita e santità cristiana che è la fede.

Il primo fondamento della vita cristiana è la fede. San Paolo infatti ci dichiara che se
vogliamo andare a Dio ed accostarci alla sua divina Maestà, il primo passo da fare è di
credere (Eb 11, 6), perché senza la fede è impossibile di piacere a Dio (Eb 11, 6). La fede,
dice ancora, è il fondamento delle cose da sperarsi (Eb 11, 1). Essa è la pietra
fondamentale della casa e del regno di Gesù Cristo; è una luce celeste e divina, una
partecipazione della luce eterna ed inaccessibile, un raggio della faccia di Dio; o, per
parlare secondo la Scrittura, la fede è come un carattere divino per cui le nostre anime
portano l'impronta della luce della faccia di Dio (Ps 4, 9), E' una comunicazione, e quasi
un'estensione della luce e scienza divina che è stata infusa nell'anima santa di Gesù nel
momento della sua Incarnazione; è la scienza della salute, la scienza dei Santi, la scienza
di Dio che Gesù Cristo ha attinta nel seno del Padre e ci ha portata sulla terra per diradare
le nostre tenebre, per illuminare i nostri cuori, per darci le conoscenze necessarie affine di
servire ed amare Dio perfettamente, per sottomettere ed assoggettare le nostre menti alle
verità da lui insegnate ci sia direttamente sia per mezzo della sua Chiesa, e per esprimere,
continuare e compiere così in noi la sottomissione, la docilità e l'assoggettamento
volontario e senza oscurità che l'animo suo umano aveva ai lumi comunicatigli e alle verità
insegnategli dall'eterno Padre; cosicché la fede, che ci è data per cattivare ed
assoggettare le nostre menti alla credenza delle verità annunziateci da parte di Dio, è una
continuazione e un compimento della sottomissione amorosa e perfettissima dell'animo
umano di Gesù Cristo alle verità che l'eterno Padre gli annunziava.
Da questa luce e scienza divina ci viene un conoscimento perfetto, per quanto è
possibile averlo in questa vita, di tutte le cose che sono in Dio e fuor di Dio. Il più delle
volte la ragione e la scienza umana c'ingannano, perché son troppo deboli e limitate per
giungere alla conoscenza delle cose di Dio che sono infinite ed incomprensibili, e anche
perché sono, in seguito alla corruzione del peccato, troppo riempite di tenebre e di oscurità
per avere una vera conoscenza fosse pure delle cose che sono fuori di Dio. Ma la fede,
essendo una partecipazione della verità e della luce di Dio, non può ingannarci, anzi ci fa
vedere le cose come Dio le vede, cioè nella loro verità e quali sono agli occhi di Dio.
Quindi, se guardiamo Dio cogli occhi della fede, lo vedremo nella sua verità qual egli è,
e quasi in certo modo a faccia a faccia. Ed invero, ancorché la fede vada congiunta con la
oscurità e ci faccia vedere Dio, non chiaramente come si vede in cielo, ma oscuramente e
come attraverso ad una nuvola, cionondimeno ella non abbassa la suprema grandezza di
lui alla portata della nostra mente, come fa la scienza, ma, penetrando, attraverso le
ombre e le oscurità, perfino nell'infinità delle sue perfezioni, ce lo fa conoscer qual egli è,
cioè infinito nel suo essere ed in tutte le sue divine perfezioni. Essa ci fa conoscere che
tutto quello che è in Dio ed in Gesù Cristo Uomo-Dio, è infinitamente grande ed
ammirabile, infinitamente adorabile ed amabile, e infinitamente degno di essere adorato,
glorificato ed amato per amore a lui stesso. Essa ci fa vedere che Dio è sommamente
verace e fedele nelle sue parole e promesse, ch'egli è tutto bontà, tutto dolcezza, tutto
amore verso coloro che lo cercano ed in lui mettono la loro fiducia, invece tutto rigore, tutto
terrore, tutto severità con coloro che l'abbandonano, ed è cosa spaventevolmente orribile
di cadere tra le mani della sua giustizia. Essa ci dice e ci assicura che la divina
Provvidenza conduce e governa tutto ciò che avviene nell'universo, assai santamente e
sapientemente e nel miglior modo che possa essere, e che ella merita di essere adorata
ed amata infinitamente per tutte le cose da lei ordinate sì per giustizia che per misericordia
in cielo, sulla terra e nell'inferno.
Se guardiamo la Chiesa di Dio nella luce della fede, vedremo che avendo Gesù a capo
e lo Spirito Santo a duce, è impossibile che, in cosa alcuna, ella si scosti dalla verità e
cada nella menzogna; e quindi che tutte le cerimonie, gli usi e le funzioni di lei sono
istituzioni santissime; che assai legittimi sono tutti i suoi comandamenti o le sue
proibizioni; che tutto quello che insegna è infallibilmente vero; che dobbiamo essere
disposti a morire piuttosto mille volte anziché recedere, fosse pur minimamente, dalle
verità da lei insegnateci; e che infine siamo obbligati di riverire ed onorare singolarmente
tutte le cose che sono nella Chiesa come cose sacrosante.
Se ora guardiamo noi stessi e tutte le cose del mondo cogli occhi della fede, vedremo
chiaro che da noi stessi non siamo che nulla, peccato ed abominazione; e che tutto ciò
che esiste nel mondo non è altro che fumo, vanità, illusione.
E' così che dobbiamo guardare tutto, non nella vanità dei nostri sensi, non cogli occhi
della carne e del sangue, né colla corta e fallace veduta della ragione e della scienza
umana, ma nella verità di Dio e cogli occhi di Gesù Cristo, vale a dire con la divina luce da
lui attinta nel seno del Padre, con cui egli guarda e conosce tutto, e che ha comunicata
pure a noi affinché guardiamo e conosciamo tutte le cose come egli le guarda e le
conosce.

V. - La fede dev'essere la nostra guida in tutte le nostre azioni.

Se dobbiamo guardar tutte le cose alla luce della fede per conoscerle veramente,
dobbiamo pure far tutte le nostre azioni sotto la guida di questa medesima luce, per farle
santamente. Infatti, come Dio si conduce per la sua divina sapienza, gli Angeli per la loro
intelligenza angelica, gli uomini privi della luce della fede, per la ragione, le persone del
mondo per le massime che vi si seguono, i voluttuosi per i loro sensi, così i cristiani si
devono condurre per la stessa luce per cui Gesù Cristo, loro capo, conducesi, cioè per la
fede che è una partecipazione della scienza e della luce di Gesù Cristo.
Dobbiamo cercare perciò con tutti i mezzi di apprender bene questa divina scienza e di
non intraprender nulla senza la sua santa guida. Al principio delle nostre azioni,
specialmente delle più importanti, mettiamoci dunque ai piedi del Figlio di Dio, adorando lo
come l'autore e il consumatore della fede, e come colui che è la vera luce che illumina
ogni uomo che viene in questo mondo (Gv 1, 9), e come il Padre dei lumi.
Riconosciamo che da noi stessi non siamo che tenebre e che tutti i lumi della ragione,
della scienza e anche dell'esperienza umana non sono spesso che oscurità e illusioni, in
cui non dobbiamo avere nessuna fiducia. Rinunziamo perciò alla prudenza della carne e
alla sapienza mondana, pregando Gesù a volerle distruggere in noi come nemici suoi, a
non permettere che ne seguiamo le leggi, le considerazioni e massime, ma invece ad
illuminarci della sua luce celeste, a condurci con la sua divina sapienza, facendoci
conoscere ciò che più gli aggrada, e dandoci grazia e forza per aderire fermamente alle
sue parole e promesse, per chiudere costantemente le orecchie a tutte le considerazioni e
persuasioni della prudenza umana, e per preferire coraggiosamente le verità e massime
della fede, da lui insegnateci nel suo Vangelo e per mezzo della sua Chiesa, ai
ragionamenti e ai discorsi degli uomini che conduconsi secondò le massime del mondo.
Sarebbe pertanto molto bene, col permesso di coloro che ve lo possono dare, di
leggere, tutti i giorni, ginocchioni, un capitolo, si, in latino sia in italiano, della Vita di Gesù,
cioè del Nuovo Testamento, acciò apprendiate qual è stata la vita del Padre vostro, e
notiate, considerando le azioni da lui operate, le virtù da lui esercitate, le parole da lui
proferite, le regole e massime secondo cui egli conducevasi e vuole che vi conduciate
pure voi. Insomma la prudenza cristiana consiste nel rinunziare alle massime della
prudenza mondana, nell'invocare lo spirito di Gesù Cristo affinché ci illumini, ci conduca
secondo le sue massime, e ci governi secondo le verità che ci ha insegnate e le azioni e
virtù da lui praticate; e questo si chiama davvero condursi secondo lo spirito di fede.

VI. - Del secondo fondamento della vita e santità cristiana, che è l'odio e
l'avversione del peccato.

Giacché siamo obbligati a continuare sulla terra la vita santa e divina di Gesù,
dobbiamo rivestirci dei sentimenti e delle inclinazioni di lui, secondo questo insegnamento
del suo Apostolo: Hoc sentite in vobis, quod et in Christo Iesu (Fil 2, 5): «Abbiate in voi i
sentimenti di Gesù Cristo». Ora Gesù Cristo ha avuto in sé due sorta di sentimenti
sommamente diversi, cioè: un sentimento di amore infinito al Padre suo e a noi, e un
sentimento di odio estremo a ciò che si oppone alla gloria del Padre e alla nostra salute,
vale a dire. al peccato, ed è perché ama il Padre e noi infinitamente, ed odia infinitamente
il peccato. Egli ama tanto il Padre e ama tanto pure noi che ha fatto cose infinitamente
grandi, ha sofferto tormenti estremamente dolorosi e sacrificato una vita sovranamente
preziosa, a gloria del Padre e per nostro amore. Al contrario ha talmente in orrore il
peccato che è sceso dal cielo sulla terra, si è annichilato prendendo la forma di servo (Fil
2, 7), ha vissuto trentaquattro anni sulla terra una vita piena di fatiche, di disprezzi e di
sofferenze, ha sparso il suo sangue fino all'ultima goccia, ed è morto della morte più
ignominiosa e più crudele di tutte le morti; tutto questo per l'odio che portava al peccato e
per la brama ardente che aveva di annientarlo in noi.
Or noi dobbiamo continuare in noi questi sentimenti che Gesù ha avuto verso il Padre e
verso il peccato; dobbiamo continuare la guerra che ha fatta al peccato mentre stava sulla
terra, perché, essendo noi obbligati ad amare Dio sovranamente e con tutte le forze,
siamo anche obbligati ad odiare il peccato infinitamente, con ogni nostro potere.
Per riuscirvi, guardate d'ora innanzi il peccato, non come lo guardano gli uomini, cogli
occhi carnali e ciechi, ma come lo guarda Dio, cogli occhi rischiarati dalla sua divina luce,
cioè cogli occhi della fede.
In questa luce e con questi occhi vedrete che il peccato, essendo in certo modo
infinitamente opposto a Dio e a tutte le sue perfezioni divine, ed essendo la privazione del
bene infinito che è Dio, racchiude in sé una malizia, una follia, una laidezza e un orrore, in
qualche modo, tanto grande, quanto Dio è infinito in bontà, sapienza, bellezza e santità
(113), e quindi deve essere, per dir così, tanto odiato e perseguitato quanto Dio merita di
essere ricercato e amato. Vedrete che il peccato è cosa sì orribile da non poter essere
cancellato che col sangue di un Dio, sì detestabile da non poter essere distrutto che
mediante la morte e la distruzione d'un Uomo-Dio, sì abominevole da non poter essere
annientato che mediante l'annientamento del Figlio unico di Dio, sì esecranda innanzi a
Dio, a causa dell'ingiuria e del disonore che gli reca, da non potersi riparare degnamente
questa ingiuria e questo disonore che mediante 1e fatiche, le sofferenze, le agonie. la
morte e i meriti infiniti d'un Dio.
Vedrete che il peccato è un crudele omicidio, un deicidio tremendo e un annientamento
spaventoso di ogni cosa: un omicidio, poiché è la sola causa della morte del corpo ed in
pari tempo dell'anima dell'uomo; un deicidio, poiché per il peccato il peccatore ha fatto
morire Gesti Cristo sulla croce e lo crocifigge nuovamente tutti i giorni in se stesso; è infine
un annientamento della natura, della grazia, della gloria e di ogni cosa, poiché
annientando, per quanto gli riesce possibile, l'autore della natura, della grazia e della
gloria, annienta conseguentemente, per quanto lo può, tutte le cose.
Vedrete ancora che il peccato è sì esecrando davanti a Dio che essendo caduta la
prima, la più nobile e più cara delle sue creature, cioè l'Angelo, in un sol peccato, e in un
peccato soltanto di pensiero, in un peccato d'un istante, la precipitò dal più alto del cielo
nel più profondo dell'inferno, senza averle dato un sol momento per far penitenza, perché
ne era indegna, anzi incapace (114); e che, quando all'ora della morte trova un'anima in
peccato mortale, nonostante che sia tutto bontà e tutto amore verso la sua creatura,
nonostante che sia sommamente bramoso di salvar tutto il mondo ed a questo scopo
abbia sparso il suo sangue e dato la sua vita, cionondimeno la sua giustizia l'obbliga a
pronunziare una sentenza d'eterna dannazione contro quest'anima miserabile. Ma ciò che
molto più stupisce ancora è che l'eterno Padre, vedendo il suo proprio Figlio, unico e
benamato, santissimo ed innocentismo, carico dei peccati altrui, non l'ha risparmiato, dice
S. Paolo, ma l'ha dato a morte per tutti noi e alla morte di croce (Rom 8, 32), tanto il
peccato è abominevole ed esecrando davanti a lui.
Vedrete inoltre che il peccato e sì pieno di malizia che cambia i servi di Dio in schiavi del
demonio, i figli di Dio in figli del diavolo, le membra di Gesù Cristo in membra di Satana,
anzi coloro che sono dèi per grazia e partecipazione, in diavoli per somiglianza ed
imitazione, secondo la parola della stessa verità, che, parlando d'un peccatore, lo chiama
diavolo: Unus ex vobis diabolus est (Gv 6, 71).
Finalmente conoscerete che il peccato é il male dei mali e la disgrazia delle disgrazie;
che è la fonte di tutti i mali e di tutte le disgrazie di cui la terra è ripiena e ricolmo l'inferno,
che anzi nel mondo è il solo male che si debba chiamar male; che è la cosa più terribile e
più spaventosa di tutte le, cose più terribili e più spaventose; cosa più orrenda della morte,
più spaventevole del diavolo, più tremenda dell'inferno poiché dal peccato procede tutto
quel che vi è d'orrendo, di spaventevole, di tremendo nella morte; nel diavolo, nell'inferno.
O peccato, come sei esecrando! Oh! se gli uomini ti conoscessero! Oh! quanto ben a
ragione si deve dire che vi è in te qualche cosa d'infinitamente più orribile di tutto quello
che dire o pensare si possa, poiché l'anima, imbrattata dalla tua corruzione, non può
essere lavata e mondata che nel sangue di un Dio, e non puoi essere distrutto ed
annientato che mediante la morte e l'annientamento d'un Uomo-Dio! O grande Iddio, non
istupisco se odiate tanto questo mostro infernale, e se lo punite sì rigorosamente! Ne
stupiscano coloro che non vi conoscono, coloro che non sanno quanta ingiuria vi fa il
peccato! Certo, o mio Dio, non sareste Dio se non odiaste infinitamente l'iniquità, giacché,
essendo nella beata necessità di amarvi infinitamente, voi, che siete la bontà infinità, avete
altresì il santo obbligo di avere un orrore infinito di ciò che vi è in un certo modo
infinitamente contrario. O cristiani che leggete queste cose fondate tutte sulla parola
dell'eterna Verità, se vi resta ancora una piccola scintilla di amore e di zelo per il Dio che
adorate, abbiate in orrore quel ch'egli ha in orrore ed a lui tanto si: oppone. Temete e
fuggite il peccato più della peste, più della morte, e più di tutti gli altri mali immaginabili.
Conservate sempre in voi una ferma risoluzione di soffrire piuttosto mille morti, con
tormenti di ogni sorta, anziché esser mai separati da Dio per un peccato mortale.
E affinché da tale disgrazia Dio vi guardi, procurate anche d'evitare, pei quanto potete, il
peccato veniale, ricordandovi che nostro Signore dovette versare il suo Sangue e
sacrificare la sua, vita per cancellare il peccato sì veniale che mortale, e che chi non si
cura d'evitare il veniale cadrà fra breve nel mortale. Se non sentite in voi queste
risoluzioni, pregate nostro Signore di infonderle nell' anima vostra, e non abbiate pace
finché non vi sentite in questa disposizione, perché dovete sapere che, se non avrete la
volontà di morire e di soffrire piuttosto ogni specie di disprezzi e di tormenti anziché
commettere alcun peccato, non sarete veramente cristiani. E se disgraziatamente cadete
in qualche colpa, procurate di rialzarvi al più presto mediante la contrizione e la
confessione, e di rimettervi nelle vostre prime disposizioni.

VII. - Del terzo fondamento della vita e santità cristiana che è il distacco dal mondo e
dalle cose del mondo.

Non basta ad un cristiano che sia libero dal vizio e che abbia in orrore ogni sorta di
peccato, ma è inoltre necessario che lavoriate accuratamente e fortemente a stabilirvi in
un perfetto distacco dal mondo e dalle cose del mondo. Per mondo intendo la vita
sregolata e corrotta che nel mondo si mena, lo spirito malvagio che vi regna, i sentimenti e
le inclinazioni perverse che vi si seguono e le leggi e massime perniciose secondo le quali
vi si governa. Per cose del mondo intendo tutto quello che il mondo tanto stima, ama e
ricerca, vale a dire: gli onori e le lodi degli uomini, i piaceri e contenti vani, le ricchezze e
comodità temporali, le amicizie e gli affetti che fondansi sulla carne e sul sangue, sull'amor
proprio e sul proprio interesse.
Gettate lo sguardo sulla vita di nostro Signor Gesù Cristo e troverete ch'egli ha vissuto
sulla terra nel più perfetto distacco e spoglio di tutto. Leggete il suo Vangelo, ascoltate la
sua parola ed imparerete che chi non rinunzia a tutto non può esser suo discepolo (Lc 14,
33). Perciò, se volete esser veramente cristiano e discepolo di Gesù Cristo, continuando
ed esprimendo in voi la sua vita santa e staccata da ogni cosa, dovete cercare di stabilirvi
in questo distacco assoluto ed universale dal mondo e dalle cose del mondo,
A tal fine dovete spesso considerare che il mondo è stato sempre e sempre sarà
contrario a Gesù, che ha sempre perseguitato e crocifisso e perseguiterà e crocifiggerà
senza posa fino alla consumazione dei secoli, e che i sentimenti e le inclinazioni, le leggi e
le massime, la vita e lo spirito del mondo si oppongono talmente ai sentimenti, alle
inclinazioni, alle leggi e massime, alla vita e allo spirito di Gesù, che è impossibile che
possano sussistere insieme.
Infatti tutti i sentimenti e le inclinazioni di Gesù non tendono che alla gloria del Padre
suo e alla nostra santificazione, mentre i sentimenti e le inclinazioni del mondo non
tendono che al peccato e alla perdizione. Molto dolci, ragionevoli e sante sono le leggi e
massime di Gesù, mentre quelle del mondo sono leggi e massime d'inferno, tutte
diaboliche, tiranniche ed insopportabili. Che cosa vi è più diabolica e tirannica delle leggi
esecrande di quei martiri del diavolo che sono obbligati, secondo le loro massime
perverse, a sacrificare il loro bene, la loro anima e la loro salute a Satana per un maledetto
punto d'onore? E quel che è più orrendo è che sono costretti dalla tirannia indemoniata
delle leggi abominevoli del mondo, se vengono chiamati come padrini, di battersi talvolta,
a sangue freddo, senza soggetto né ragione, per la passione e follia d'un impertinente che
non è nulla per loro, contro il migliore dei loro amici, portandogli la spada e la morte nel
seno e strappandogli l'anima dal corpo per gettarla a Satana e nelle fiamme eterne (115).
O Dio! che crudeltà, che rabbia! Vi può essere cosa più dura e più tirannica?
La vita di Gesù è una vita santa ed ornata di ogni sorta di virtù, mentre quella del mondo
è una vita depravata, piena di disordini e di vizi.
Lo spirito di Gesù è uno spirito di luce, di verità, di pietà, d'amore, di fiducia, di zelo e di
riverenza a riguardo di Dio e di tutte le cose di Dio, mentre quello del mondo è uno spirito
d'errore, d'incredulità, di tenebre, di accecamento, di diffidenza, di mormorazione,
d'empietà, d'irriverenza e di durezza a riguardo di Dio e delle cose di Dio.
Lo spirito di Gesù è uno spirito d'umiltà, di modestia, di diffidenza di se stesso, di
mortificazione e abnegazione, di costanza e fermezza per tutti coloro che vivono in questo
spirito; al contrario lo spirito del mondo è uno spirito di orgoglio, di presunzione, d'amore
disordinato di se stesso, di leggerezza e d'incostanza.
Lo spirito di Gesù è uno spirito di misericordia, di carità, di mansuetudine, di pazienza e
d'unione verso il prossimo, mentre quello del mondo è uno spirito di vendetta, d'invidia,
d'impazienza, di collera, di maldicenza e di divisione.
Da ultimo lo spirito di Gesù è lo spirito di Dio, spirito santo e divino, spirito di ogni sorta di
grazia, di virtù e di benedizione, spirito di pace e di quiete, spirito che non cerca che gli
interessi di Dio e della sua gloria; invece lo spirito del mondo é lo spirito di Satana, perché,
essendo Satana il principe e il capo del mondo, ne segue necessariamente che il mondo è
animato e retto dal suo spirito, spirito terrestre, carnale, animalesco, spirito di ogni sorta di
peccato e di maledizione, spirito di turbolenza e d'inquietudine, di procella e di tempesta,
spiritus procellarum (Ps. 10, 6); spirito che non cerca che i propri comodi, contenti ed
interessi. Giudicate ora se lo spirito e la vita del mondo siano compatibili collo spirito e la
vita cristiana che non è altro che lo spirito e la vita di Gesù Cristo.
Quindi se volete essere veramente cristiano, vale a dire se volete appartenere
perfettamente a Gesù Cristo, vivere della sua vita, essere animato del suo spirito e
condurvi secondo le sue massime, è assolutamente necessario che rinunziate interamente
al mondo dandogli un eterno addio. Non voglio dire esser necessario che lasciate il mondo
per chiudervi tra quattro mura, a meno che Dio stesso a questo non vi chiami; bensì però
che procuriate di vivere in mezzo al mondo quasi non foste del mondo, cioè che facciate
professione pubblica, generosa e costante di non viver della vita del mondo e di non
condurvi secondo il suo spirito e le sue leggi; non vergognandovi, anzi gloriandovi
santamente d'essere cristiano, d'appartenere a Gesù Cristo e di preferire le sante verità e
massime da lui lasciateci nel Vangelo alle massime false e perniciose insegnate dal
mondo ai suoi seguaci, e che abbiate almeno tanto coraggio e tanta fermezza per
scostarvi generosamente dalle leggi, dai sentimenti e dalle inclinazioni del mondo e
disprezzare virtuosamente tutti i suoi vani discorsi e le sue opinioni fallaci, quanta è la
temerità ed empietà da esso mostrate nel disprezzare scelleratamente le leggi e massime
cristiane, e nel burlarsi insolentemente di coloro che le seguono. Il mondo chiama ciò
coraggio e fortezza d'animo, ma in verità, lungi dall'essere il vero coraggio e la perfetta
generosità, altro non è che codardia e grettezza di cuore. Ecco dunque ciò che chiamo
distaccarsi dal mondo, rinunziare al mondo e vivere nel mondo come se in esso non si
fosse.

VIII. - Continua il medesimo argomento

A fine di stabilire maggiormente ancora nell'anima vostra questo distacco dal mondo,
non basta che cerchiate di separarvene, ma occorre averlo in orrore come Gesù Cristo
l'ha in orrore. Ora Gesù Cristo l'ha talmente in orrore che non solo ci esorta per bocca del
suo discepolo prediletto di non amare il mondo né le cose del mondo (1 Gv 2, 15), ma ci
dichiara per mezzo del suo Apostolo S. Giacomo che l'amicizia di questo mondo è
inimicizia con lui (Gc 4, 4), vuol dire che Egli riguarda quali nemici suoi tutti quelli che
amano il mondo. Egli stesso del resto ci assicura che il suo regno non è di questo mondo
come egli non è del mondo e come quindi non sono del mondo coloro che gli ha dato il
Padre (Gv 18, 36; 17, 12-16). Ma quel che è più tremendo ancora è ch'egli protesta
altamente, nello stesso tempo e giorno in cui fa palesi gli eccessi più grandi della sua
bontà, cioè nella vigilia della sua morte, allorquando sta per dare il suo sangue, e la sua
vita per la salute degli uomini; egli, dico, protesta altamente che non prega già per il
mondo (Gv 17, 9), e così fulmina un anatema, una maledizione e scomunica spaventevole
contro di esso, dichiarandolo indegno di partecipare delle sue preghiere e delle sue
misericordie.
Finalmente egli ci assicura che il giudizio del mondo è già fatto e che giudicato è già il
principe del mondo (Gv 12, 31). Infatti, appena caduto il mondo nella corruzione del
peccato, fu nel tempo stesso dalla divina giustizia giudicato e condannato ad essere
bruciato e consumato dal fuoco; e sebbene sia differito l'effetto di questa sentenza,
nonpertanto essa verrà eseguita nella consumazione dei secoli; donde si vede che Gesù
Cristo lo guarda come l'oggetto del suo odio e della sua maledizione, e come una cosa
che egli divisa e brama di bruciare nel giorno del suo furore.
Entrate dunque in questi sentimenti ed inclinazioni di Gesù a riguardo del mondo e di
tutte le cose del mondo; guardandolo d'ora innanzi come Gesù lo guarda, cioè come
l'oggetto del suo odio e della sua maledizione, guardandolo come cosa che Egli vi vieta
d'amare sotto pena d'incorrere nella sua inimicizia, come cosa scomunicata e maledetta
dalla sua propria bocca, colla quale non vi è permesso di comunicare senza partecipare
alla sua maledizione, come cosa che vuol bruciare e ridurre in cenere. Guardate tutte le
cose del mondo più stimate ed amate, cioè i piaceri, gli onori, le ricchezze, le amicizie e
affezioni mondane, e tutte le altre cose simili, come cose che non fanno altro che passare,
secondo questo oracolo divino; Mundus transit et concupiscentia eius (Gv 2, 17); e che
non sono che nulla e fumo, inganno ed illusione, vanità ed afflizione di spirito. Leggete e
considerate spesso ed attentamente queste verità, pregando ogni giorno nostro Signore
ad imprimervele nella mente.
E a fine di disporvi, prendete ogni giorno un po' di tempo per adorare Gesù Cristo nel
suo perfettissimo distacco dal mondo, e supplicatelo di distaccarvene interamente e
d'imprimer vi in cuore un odio, un orrore e abominazione delle cose del mondo. Ma dal
canto vostro, badate di non ingolfarvi nelle visite e conversazioni inutili che si fanno nel
mondo e se già vi siete in esse ingolfato, per amor di Dio ritirate vene a qualunque costo,
e fuggite più della peste i luoghi, le persone e compagnie in cui non si parla che del mondo
e delle cose del mondo, perché, parlandosi di queste cose con stima ed affetto, d
difficilissimo che quei discorsi non lascino qualche brutta impressione nell'animo. Inoltre
non vi guadagnerete che una perdita di tempo assai pericolosa, non vi troverete che triste
dissipazione ed afflizione di spirito, non ne ricaverete che amarezza di cuore, scemamento
di pietà, allontanamento da Dio e mille colpe che vi commetterete; e poi, mentre
cercherete ed amerete la conversazione del mondo, colui che mette le sue delizie nello
stare in mezzo ai figli degli uomini, non si diletterà in voi e non vi farà assaporare le
soavità che comunica a quelli che mettono tutte le loro delizie nel conversare con lui.
Fuggite dunque il mondo, ve lo ripeto, fuggitelo ed abbiate in orrore la sua vita, il suo
spirito e le sue massime e, per quanto vi sarà possibile, non fate amicizia e non
comunicate che colle persone che potete o che vi possono aiutare ed incoraggiare,
coll'esempio e colla parola, ad amare il nostro amabilissimo Gesù, a vivere nel suo spirito
e a detestare tutto quel che a lui si oppone.

IX. - Del distacco da se stesso.

E' già molto di aver rinunziato al mondo nel modo or ora spiegato, però non basta
ancora questo per essere nel distacco perfetto, che è uno dei primi fondamenti della vita
cristiana. Infatti nostro Signore grida ad alta voce che chi vuol venire dietro a lui rinneghi
se stesso e lo segua (Mt 16, 24); se vogliamo pertanto essere del seguito, tra i seguaci di
Gesù ed appartenergli, occorre rinunziare a noi stessi, vale a dire al nostro spirito, al
nostro sentimento, ai nostri voleri, desideri ed inclinazioni, e all'amor proprio il quale ci
spinge ad odiate ed evitare tutto ciò che può recar pena e mortificazione sì all'animo che
alla carne, e ad amare e ricercare quanto può procurare loro piacere e contento.
Due ragioni ci obbligano a questa abnegazione di noi stessi:
1. La prima è che tutto quello che sta in noi è talmente sregolato e depravato, per la
corruzione del peccato, che non vi è nulla sia in noi sia di noi che non sia contrario a Dio,
che non frapponga impedimenti ai suoi divisamenti, che non contrasti l'amore e la gloria
che gli dobbiamo. Quindi se desideriamo essere di Dio, fa bisogno rinunziare a noi stessi,
dimenticare, odiare, perseguitare, perdere, annientare noi stessi.
2. La seconda ragione è che nostro Signor Gesù Cristo, che è nostro capo e nostro
esemplare, ed in cui non v'era nulla che non fosse tutto santo e divino, ha vissuto in un tal
distacco di se stesso e in un tale annientamento del suo spirito umano, della sua propria
volontà e dell'amor di se stesso che non ha mai fatto niente per proprio sentimento e
spirito umano, ma bensì per ispirazione dello spirito del Padre; che non ha mai seguito la
propria volontà, ma quella del Padre; e che si è comportato verso se stesso come uno che
non avesse amore alcuno, anzi odio estremo a riguardo di se stesso, essendosi spogliato
in questo mondo d'una gloria e felicità infinita e di tutti i piaceri e contenti umani, ed
avendo cercato ed abbracciato tutto quello che poteva farlo soffrire sì nel corpo che
nell'anima. Laonde, se siamo davvero suoi membri, dobbiamo èntrare nei suoi sentimenti
e disposizioni, e prendere una ferma risoluzione di vivere oramai in una intera
separazione, in un perfetto oblio ed odio di noi stessi.
Procurate pertanto d'adorare spesso Gesù in quel suo distacco di se stesso e di darvi a
lui, supplicandolo a distaccarvi interamente da voi stesso, dal vostro spirito proprio, dalla
vostra propria volontà e dal vostro amar proprio per unirvi perfettamente a lui e reggervi in
ogni cosa secondo il suo spirito, secondo la sua volontà e il suo puro amore.
Al principio delle vostre azioni, elevate così a lui il vostro cuore: «O Gesù, quanto più
posso, rinunzio a me stesso, al mio spirito proprio, alla mia propria volontà e al mio amor
proprio, e mi dono tutto a voi, al vostro santo spirito, al vostro divino amore; traetemi fuor
di me stesso, e conducetemi, in questa azione, secondo la vostra santa volontà».
Nelle quistioni che si presentano ad ogni momento per la diversità delle opinioni,
quantunque vi sembri di aver tutta la ragione e la verità con voi, ciò nondimeno
rallegratevi, purché la gloria di Dio non vi sia interessata, d'aver occasione di rinunziare al
vostro, giudizio proprio per dichiararvi del parere altrui.
Quando avvertite qualche desiderio o inclinazione per una cosa, annientate li subito ai
piedi di Gesù, protestandogli che non volete avere altri voleri ed inclinazioni che i suoi.
Tostoché vi accorgerete d'aver qualche tenerezza od affetto sensibile per qualche cosa,
lì per lì volgete verso Gesù il vostro cuore e i vostri affetti in questo modo: «O caro Gesù,
vi dono tutto il mio cuore e tutti i miei affetti. O unico oggetto del mio amore, fate ch'io non
ami più nulla che in voi e per voi».
Quando vi sarà data qualche lode, riferitela a Colui che è sol degno di ogni onore, in
questa maniera: «O gloria mia! non voglio giammai altra gloria che la vostra, perché a voi
solo è dovuto ogni onore, lode e gloria, a me invece ogni abiezione, disprezzo ed
umiliazione».
Quando vi capiterà materia di mortificazione sì per il corpo che per l'anima, oppure
occasioni di privarvi di qualche contento (ciò che accade di frequente), abbracciatele
volentieri per l'amor di nostro Signore, e beneditelo perché vi dà l'occasione di mortificare
il vostro amor proprio e d'onorare le mortificazioni e privazioni da lui sofferte sulla terra.
Da ultimo se provate qualche gioia o consolazione, rimandatela a colui che è la fonte di
ogni consolazione dicendogli: «O Gesù, non voglio avere giammai altro contento che il
vostro e santo contento. Eh! Signore, mi è gioia bastante sapere che siete Dio e che siete
il mio Dio! Ah! Gesù, siate sempre Gesù, cioè sempre pieno di gloria, di grandezza e di
potenza, e sarò sempre contento. O Gesù mio, non permettete mai ch'io mi diletti in cosa
alcuna del mondo fuorché in voi solo; ma fate ch'io possa dire colla santa regina Ester:
Ben sapete, o Signore Iddio, che non mi son mai rallegrato in cosa alcuna se non in voi»
(Esth. XIV, 16-18).

X. - La perfezione del distacco cristiano.

La perfezione dell'abnegazione o distacco cristiano non consiste solamente nell'essere


distaccato dal mondo e da se stesso, ma ci obbliga ad essere distaccati, in certo modo,
anche da Dio. Non sapete infatti che, essendo ancora sulla terra: nostro Signore assicurò i
suoi Apostoli che era spediente che da loro si separasse per andarsene al Padre e per
mandar loro lo Spirito Santo? Perché mai, se non perché essi erano attaccati alla
consolazione sensibile loro recata dalla presenza e conversazione della sua sacra
umanità, il che era d'impedimento alla venuta dello Spirito Santo in essi, tanto è
necessario di essere distaccato da tutte le cose, per sante e divine che siano, affine
d'essere animato dallo spirito di Gesù che è lo spirito del Cristianesimo.
Perciò dico che occorre distaccarsi in qualche modo da Dio medesimo, vale a dire dalle
soavità e consolazioni che sogliono accompagnare la grazia e l'amore a Dio; dai pii
divisamenti che formiamo a sua gloria, dai desideri che abbiamo di maggior perfezione ed
amore a lui; dal desiderio anzi che possiamo avere d'essere liberati dalla prigionia di
questo corpo per vederlo, per essergli uniti perfettamente, e per amarlo puramente e
continuamente. Ed invero, quando Dio ci fa gustare le dolcezze della sua bontà nei nostri
esercizi di pietà, dobbiamo badare di non riposarvici ed attaccarvici, ma di umiliarci subito,
stimandoci indegnissimi di qualsiasi consolazione, e di riporla in lui, pronti ad esserne
spogli, e protestandogli che lo vogliamo servire ed amare, non per la consolazione che
concede sì in questo mondo che nell'altro, a coloro che l'amano e servono, ma per l'amore
di lui stesso e per il suo solo contento.
Qualora abbiamo intrapreso qualche pio disegno o facciamo qualche santa azione a
gloria di Dio, sebbene dobbiamo far di tutto per compirla, pur tuttavia ci dobbiamo
guardare dall'attaccarvici, di modo che, se per caso siamo obbligati ad interrompere o a
lasciare affatto questo disegno o quest'azione, non perdiamo la pace e la quiete
dell'animo, ma rimaniamo contenti nel vedere la volontà o la permissione divina che tutto
conducono e sono sempre egualmente amabili.
Similmente, ancorché dobbiamo far quanto più possiamo per vincere le nostre passioni,
i nostri vizi e le nostre imperfezioni, e per renderei esatti nel praticare ogni sorta di virtù,
pure vi dobbiamo lavorare senza fretta e senza invidia, cosicché, se non sentiamo in noi
tanta virtù e tanto amor di Dio quanto ne vorremmo, rimaniamo tuttavia in pace e senza
inquietudine, umiliandoci di porvi impedimento, amando la nostra abiezione, contenti di
quel che a Dio piace di darci, perseverando sempre nel desiderio di progredire e fiduciosi
nella bontà di nostro Signore che egli ci darà le grazie necessarie per servirlo secondo la
perfezione che da noi richiede.
Parimente, benché dobbiamo essere in un'attesa, desiderio e ansia continua per l'ora e
momento felicissimo in cui ci separeremo interamente dalla terra, dal peccato e dall'
imperfezione, ed in cui ci uniremo perfettamente a Dio nel suo puro amore; e benché
dobbiamo impegnarci con energia nel compiere l'opera sua in noi, affinché, essendo essa
compita, egli presto ci ritiri dentro di sé, nondimeno questo desiderio dev'essere senza
attaccamento e senza inquietudine, di modo che, se piace a nostro Signore che siamo,
ancora privi per diversi anni della dolcissima contemplazione della sua faccia divina,
rimaniamo contenti nel vedere la sua amabilissima volontà, anche se mai gli piacesse di
farci durare questa dolorosa privazione fino al giorno del giudizio.
Ecco ciò che chiamo essere da Dio distaccato, ed ecco in che consiste il distacco
perfetto dal mondo, da se stesso e da tutte le cose. Oh! quanto è dolce essere così libero
e distaccato da ogni cosa!
Si crederà forse che riesca assai difficile il giungervi; ma tutto ci riuscirebbe facile se ci
dessimo interamente e senza riserva al Figlio di Dio, e se mettessimo il nostro appoggio e
la nostra fiducia, non nelle nostre proprie forze e risoluzioni, ma nella grandezza della sua
bontà e nella potenza della sua grazia e del suo amore, perché, là dove si trova questo
divino amore, tutto si fa con estrema dolcezza. E' vero che occorre far violenza a se
stesso più volte, e passare per diverse pene, amarezze, oscurità e mortificazioni; però,
nelle vie del sacro amore vi è più miele che fiele, più dolcezza che rigore.
Ah! mio Salvatore, quanta gloria ricavate, quali delizie trovate, e quante cose grandi
operate in quell'anima che cammina coraggiosamente in queste vie, abbandonando così
tutto e da tutto distaccandosi, anche da voi stesso in un certo modo, per darsi tutta e più
perfettamente a voi! Oh! come fortemente l'unite a voi! Come la fate vostra santamente!
Come l'immergete divinamente nell'abisso del vostro santo amore! Come in modo
stupendo la trasformate in voi medesimo, rivestendola delle vostre qualità, del vostro
spirito e del vostro amore!
Ah! che contenti, che soavità prova quell'anima che può dire in verità: Dio mio, eccomi
libera e distaccata da tutto! Chi ormai potrà impedirmi d'amarvi perfettamente? Ecco ch'io
non tengo più a nulla: ora, o Gesù mio, traetemi dietro a voi: Trahe me post te, curremus
in odorem unguentorum tuorum (Ct 1, 3). Ah! che consolazione di poter dire colla santa
Sposa: Il mio dilettissimo è tutto mio e io sono tutta sua (Ct 2, 16); e con Gesù stesso:
Omnia mea tua sunt, et tua mea sunt: «Ogni cosa mia è tua e ogni cosa tua è mia» (Gv
17, 10).
Entriamo dunque in un desiderio vivissimo di questo santo distacco; diamoci interamente
e senza riserva a Gesù, supplicandolo di adoperare egli stesso la potenza del suo braccio
per rompere i nostri vincoli e distaccarci totalmente dal mondo, da noi stessi e da ogni
cosa acciò egli possa operare in noi, senza nessun ostacola, tutto quello che vuole
operarvi a sua gloria.
XI. - Del quarto fondamento della vita e santità cristiana, che è l'orazione.

La santa pratica dell'orazione deve essere annoverata tra i principali fondamenti della
vita e santità cristiana, perché la vita tutta di Gesù Cristo non fu che un'orazione perenne,
che dobbiamo continuare ed esprimere nella vita nostra come cosa talmente necessaria e
indispensabile che la terra che ci porta, l'aria che respiriamo, il pane che ci sostenta, il
cuore che batte nel nostro petto, non sono così necessari all'uomo per vivere da uomo,
come l'orazione è necessaria al cristiano per vivere da cristiano. - La ragione di questa
necessità assoluta dell'orazione è:
1. Che la vita cristiana, che il Figlio di Dio chiama la vita eterna, consiste nel conoscere e
nell'amare Dio (Gv 17, 3). Ora è nell'orazione che questa divina scienza s'impara. 2. Che,
da noi stessi, non siamo niente, non possiamo niente, non abbiamo altro che povertà e
nulla. Abbiamo quindi assai bisogno di ricorrere a Dio ad ogni momento, mediante
l'orazione, per ricevere da lui tutto quello che ci manca.
Ora l'orazione è un'elevazione rispettosa ed amorosa della nostra mente e del nostro
cuore verso Dio, un dolce colloquio, una santa comunicazione, una divina conversazione
dell'anima cristiana col suo Dio, in cui essa lo considera e contempla nelle sue, divine
perfezioni, nei suoi misteri e nelle sue opere; essa l'adora, lo benedice, l'ama, lo glorifica,
si dà a lui, si umilia davanti a lui, vedendo i suoi peccati e le sue ingratitudini; lo prega a
farle misericordia, impara a rendersi simile a lui imitandone le divine virtù e perfezioni, ed
infine gli domanda tutto ciò che le abbisogna per servirlo ed amarlo.
Essa è una partecipazione della vita degli Angeli e dei Santi, della vita di Gesù Cristo e
della sua Santissima Madre, della vita di Dio medesimo e delle tre divine persone, perché
la vita degli Angeli, dei Santi, di Gesù Cristo e della sua Santissima Madre non è altro che
un esercizio perenne d'orazione è di contemplazione, essendo essi occupati senza posa
nel contemplare, glorificare ed amare Dio e nel chiedergli per noi le cose che ci sono.
necessarie; e la vita delle tre persone divine consiste tutta nella contemplazione, nella
glorificazione e nell'amore scambievole di se stesse, ed in questo per l'appunto consiste
primieramente e principalmente l'orazione.
Essa è la perfetta felicità, la sovrana beatitudine e il vero paradiso della terra, perché per
questo divino mezzo l'anima cristiana si unisce col suo Dio che è il suo centro, il suo fine, il
suo bene supremo; nell'orazione essa lo possiede e da lui è posseduta; nell'orazione
essa gli rende i suoi doveri, i suoi omaggi, le sue adorazioni, i suoi amori, ricevendone i
lumi, le benedizioni e mille prove dell'amore sconfinato che egli ha per lei; nell'orazione
infine Dio prende in noi le sue delizie, secondo questa sua parola: La mia delizia è di
essere in mezzo ai figli degli uomini (Prov 8, 31), e ci fa conoscere per esperienza che le
vere delizie e i contenti perfetti sono in Dio, e che cento, anche mille anni dei falsi piaceri
del mondo non valgono un momento delle vere soavità che Egli fa gustare alle anime che
mettono tutto il loro contento nel conversare coli lui mediante la santa orazione.
In breve, essa è l'azione e l'occupazione più degna, più nobile, più rilevante, più alta, più
importante in cui vi possiate impegnare, giacché è l'occupazione e l'impegno continuo
degli Angeli, dei Santi, della Santissima Vergine, di Gesù Cristo e della Santissima Trinità,
per tutti gli spazi dell'eternità, e poi deve essere pure per noi il nostro esercizio perenne in
Cielo. Anzi è questa la vera e propria funzione dell'uomo e del cristiano, poiché l'uomo non
è creato che per Dio, per essere in società con lui, e il cristiano non è sulla terra che per
continuare quanto vi ha fatto Gesù Cristo mentre ci è stato.
Vi esorto quindi, per quanto posso, e vi scongiuro nel nome di Dio, o miei cari lettori,
giacché il nostro amabilissimo Gesù degnasi di prendere le sue delizie nello stare e nel
conversare con noi per mezzo della santa orazione, di non privarlo del suo contento, bensì
di provare quanto è vero ciò che dice lo Spirito Santo, che non vi è amarezza nella sua
conversazione, né fastidio in sua compagnia, ma letizia e gaudio (Sap 8, 16). Ritenete
questo affare quale il primo, il principale, più necessario, più urgente di tutti i vostri affari, e
per quanto vi sarà possibile liberatevi dagli altri affari meno necessari per dare a questo
quanto più potrete del vostro tempo, specialmente alla mattina, alla sera e un poco prima
del pranzo, in uno dei modi che sto per proporvi.

XII. - Diversi modi d'orazione, primieramente dell'orazione mentale.

Vi sono diversi modi d'orazione tra i quali segnerò qui i cinque principali.
Il primo è quello che chiamasi orazione mentale od interna, in cui l'anima si trattiene
interiormente con Dio, scegliendo ad argomento della sua conversazione qualche
perfezione divina, o qualche mistero, virtù o parola del Figlio di Dio, o ciò ch'egli ha
operato ed opera tuttora nell'ordine della gloria, della grazia e della natura nella sua santa
Madre, nei suoi Santi, nella sua Chiesa e nel mondo naturale; impiegando primieramente il
suo intelletto nel considerare con una dolce e forte attenzione ed applicazione di mente le
verità che trovansi in quell'argomento e che son capaci d'eccitarla ad amare Dio e a
detestare i suoi peccati; applicando poi il suo cuore e la sua volontà nel formare diversi atti
ed affetti d'adorazione, di lode, d'amore, di umiliazione, di contrizione, di oblazione e di
risoluzione di fuggire il male e di far il bene, ed altri simili, come le vengono suggeriti dallo
spirito di Dio.
Questo modo d'orazione è così utile, così santo, così pieno di benedizioni da non
potersi spiegare con parole. Quindi, se Dio ad esso vi attrae, facendovene la grazia, lo
dovete ringraziare, come d'un preziosissimo dono. Se non vi ha fatto ancora questa
grazia, pregatelo che ve la dia e fate dal canto vostro tutto il possibile per corrispondere
alla sua grazia e per esercitarvi in questa santa azione, che Dio v'insegnerà meglio di tutti i
libri e di tutti i dottori del mondo, se andate a gittarvi ai suoi piedi con umiltà, fiducia e
purità di cuore, come ora spiegherò.

XIII. - Secondo modo di orazione, che è l'orazione vocale.

Il secondo modo di orazione è quello che chiamasi orazione vocale e che si fa parlando
a Dio colle labbra, sia dicendo il divino ufficio, sia il rosario, sia qualche altra preghiera
vocale. E questo è quasi così utile come il precedente, purché, colle labbra, a Dio parli
pure il cuore; così infatti la vostra orazione sarà vocale ed insieme mentale, mentre che,
se vi abituate a recitar preghiere per uso e senza attenzione, vi toglierete dal cospetto di
Dio più dissipato, più freddo e più fiacco nel suo amore che prima non foste. Perciò,
eccettuate le preghiere a cui siete obbligato, vi consiglio di farne poche e di prendere la
santa abitudine di farle bene, con molta attenzione ed applicazione a Dio, occupando la
mente e il cuore in qualche santo pensiero ed affetto mentre muovonsi le vostre labbra,
ricordandovi che dovete continuare l'orazione fatta da nostro Signore sulla terra,
donandovi a lui per questo, unendovi all'amore, all'umiltà, alla purezza e santità, e
all'attenzione perfettissima con cui pregava, e supplicandolo ad imprimere in voi le
disposizioni ed intenzioni sante e divine con cui faceva orazione.
Potete offrire ancora la vostra orazione a Dio in unione di tutte le sante preghiere e
divine orazioni che sono state e saranno fatte continuamente in cielo e sulla terra dalla
Santissima Vergine, dagli Angeli, e da tutti i Santi della terra e del cielo, unendovi
all'amore, alla devozione e attenzione con cui le fanno.
XIV. - Terzo modo d'orazione, che è di far tutte le proprie azioni in ispirito di
orazione.

Il terzo modo di orazione è di far cristianamente e santamente tutte le vostre azioni,


anche le più piccole, offrendole da principio a nostro Signore, e poi elevando ogni tanto il
cuore verso di lui nel modo che si è detto e che sarà più particolareggiato nella parte sesta
del presente libro. Far così le proprie azioni è farle in ispirito di orazione, è star sempre in
un perpetuo esercizio di orazione, secondo il comando di nostro Signore, che vuole che
preghiamo sempre e senza posa (Lc 18, 1; 1 Ts 5, 17); ed è questo un modo assai
eccellente e facile di star sempre alla presenza di Dio.

XV. - Quarto modo di orazione, che è di pregare leggendo i buoni libri.

Il quarto modo di orazione è di pregare leggendo i buoni libri, leggendoli non in fretta e
con precipitazione, ma a bell'agio ed applicando la mente a ciò che si legge,
soffermandovi a considerare, a ruminare, a ponderare e gustare le verità che vi toccano di
più per imprimervele nella mente e trarne vari atti ed affetti, come si è detto riguardo
all'orazione mentale. Questo esercizio è di non poca importanza ed opera nell'anima i
medesimi effetti dell'orazione mentale. Quindi una delle cose che vi raccomando
maggiormente è di non passar giorno alcuno senza spendere una mezz'ora nel leggere
qualche santo libro.
I più adatti per questo sono: Il Nuovo Testamento, l'Imitazione di Cristo, la Vita dei
Santi, le opere del Padre Ludovico da Granata, in modo speciale la grande Guida dei
peccatori e il Memoriale della vita cristiana (116); le opere di san Francesco di Sales, e
quelle dell'illustrissimo fondatore dell'Oratorio di Francia, il cardinale de Bérulle (117) .
Badate però, prima di cominciare a leggere, di consacrare la vostra mente e il vostro
cuore a nostro Signore, supplicandolo a farvi la grazia di ricavarne il profitto che da voi
richiede, e ad operare nell'anima vostra per questo mezzo tutto quello che vuole operarvi
a sua gloria.

XVI. - Quinto modo di orazione che è di parlare di Dio e come occorre parlarne e
sentirne parlare.

Un'altra cosa assai utile e santa e che, al solito, infiamma molto i cuori dell'amor divino è
il parlare e ragionare, ogni tanto, familiarmente gli uni cogli altri, di Dio e delle cose divine;
i cristiani vi dovrebbero spendere parte del loro tempo, e trovare vero sollievo e godimento
nel farne l'argomento più ordinario dei loro discorsi e delle loro conversazioni. A questo
appunto ci esorta il principe degli Apostoli quando dice: Chi parla, parli discorsi di Dio (1 Pt
4, 11).
Infatti, poiché siamo figli di Dio, dovremmo dilettarci nel parlare il linguaggio di nostro
Padre, che è un linguaggio tutto santo, tutta celeste, tutto divino; e poiché siamo creati pel
cielo, dovremmo già sulla terra parlare il linguaggio del cielo. Oh! quanto santo e delizioso
è questo linguaggio! Oh! com'è dolce all'anima, che ama il suo Dio sopra ogni cosa, il
parlare e il sentir parlare di colui che ella ama maggiormente nel monda! Oh! come queste
sante, conversazioni riescono gradite a colui che ha detto: Dove sono due o tre persone
congregate nel nome mio, ci sono io in mezzo ad esse (Mt 18, 20)! Oh! come questi
discorsi son diversi da quelli che si sogliono fare nel mondo! Oh! come questo tempo è
santamente impiegato, purché si abbiano le disposizioni richieste.
A questo riguardo dobbiamo seguire l'esempio e la regola dataci da S. Paolo in queste
parole: Sicut ex Deo, coram Deo, in Christo loquimur (2 Cor 2, 17): «Parliamo come da
parte di Dio, dinanzi a Dio in Cristo». Parole che segnano le tre cose da osservarsi per
parlare di Dio santamente.
La prima e che dobbiamo parlare come da parte di Dio, vale a dire che dobbiamo
attingere in Dio le cose e le parole da dire, donandoci al Figlio suo, al principio delle nostre
conversazioni spirituali, affinché ci metta in cuore e sulle labbra le cose e le parole che
dobbiamo dire, e che così gli possiamo dire ciò che ha detto al Padre suo: Le parole che
desti a me io le ho date a loro (Gv 17, 8).
La seconda è che dobbiamo parlare dinanzi a Dio, cioè con attenzione ed applicazione a
Dio che è presente dappertutto, ed in ispirito di raccoglimento e di orazione, donandoci a
lui, affinché faccia fruttare in noi le cose che diciamo o che sentiamo dire, e che ne
ricaviamo tutto il profitto che da noi egli desidera.
La terza è che dobbiamo parlare in Cristo, cioè secondo le intenzioni e nelle disposizioni
di Gesù Cristo, e come parlava Gesù Cristo, mentre stava sulla terra, o come parlerebbe
se fosse in nostra vece. Dobbiamo dunque darci a lui ed unirci alle intenzioni secondo cui
parlava mentre stava nel mondo, le quali non tendevano che alla pura gloria del Padre,
come pure alle sue disposizioni che erano tutte di umiltà riguardo a se stesso, di
mansuetudine e di carità verso coloro a cui parlava, di amore e di applicazione verso il
Padre. Se così facciamo, egli gradirà assai i nostri discorsi e le nostre conferenze, starà in
mezzo a noi con sommo suo piacere, e il tempo, che si spenderà in queste sante
conversazioni, sarà veramente un tempo di preghiera.

XVII. - Delle disposizioni e qualità che devono accompagnare l'orazione.

Il divin Apostolo S. Paolo c'insegna che, per far santamente tutte le nostre azioni, le
dobbiamo fare nel nome di Gesù Cristo, il quale, d'altronde, ci assicura egli stesso che
quanto domanderemo al Padre nel nome suo, ce lo darà. Quindi per pregare santamente
e per ottenere da Dio tutto quel che gli domandiamo, bisogna pregare nel nome di Gesù
Cristo. Ma che vuol dire pregare nel nome di Gesù Cristo? Già l'ho detto, ma solo di
passaggio, ora lo ripeto, purché è cosa che non si può dir mai abbastanza, per
imprimervelo bene in mente, come verità importantissima che vi gioverà in tutti i vostri
esercizi. Vuol dire dunque continuare l'orazione che Gesù ha fatta sulla terra. Infatti
essendo tutti i cristiani membra di Gesù Cristo e il suo corpo, a quanto dice san Paolo,
tengono le sue veci sulla terra, ne rappresentano la persona e quindi quanto fanno lo
devono fare nel suo nome, cioè nel suo spirito, nelle sue disposizioni ed intenzioni, come
egli stesso ha fatto, mentre stava nel mondo, come farebbe tuttora se vi fosse presente in
loro vece; non altrimenti che l'ambasciatore, che fa le veci e rappresenta la persona del re,
deve agire e parlare nel suo nome cioè nel suo spirito, nelle sue disposizioni ed intenzioni
e come egli stesso agirebbe e parlerebbe se fosse presente. Perciò dico che pregare in
nome di Gesù Cristo è continuare la preghiera e l'orazione di lui, vale a dire è far orazione
nel suo spirito, nelle sue disposizioni ed intenzioni, come egli stesso ha pregato sulla terra
e come pregherebbe se fosse in nostra vece, ed è così che devono pregare i cristiani.
Quando andate all'orazione, ricordatevi dunque che state per continuare l'orazione di
Gesù Cristo, e che dovete continuare a pregare come egli pregherebbe se fosse in vostra
vece, cioè colle disposizioni con cui egli ha pregato e prega tuttora in cielo e sull'altare, là
dove è presente in un esercizio continuo di orazione verso del Padre. Unitevi quindi
all'amore, all'umiltà, alla purezza e santità, all'attenzione ed a tutte le sante disposizioni ed
intenzioni con cui egli prega.
Ora, fra queste disposizioni, ve ne sono quattro in modo più speciale con cui egli ha
pregato e con cui noi dobbiamo pregare; se vogliamo glorificare Dio nella nostra orazione
e da lui ottenere ciò che gli domandiamo.
XVIII. - Prima disposizione per l'orazione: Umiltà.

La prima disposizione per l'orazione sta nel presentarci davanti a Dio con umiltà
profonda, riconoscendo che siamo indegnissimi di comparire innanzi alla sua faccia, di
guardarlo e d'essere da lui guardati ed ascoltati, e che da noi soli non. possiamo avere
nessun buon pensiero, né produrre atto alcuno che gli riesca gradito. Dobbiamo dunque
annientarci ai suoi piedi, donarci a nostro Signor Gesù Cristo; pregando lo che ci annienti
egli stesso e si stabilisca in noi, affinché sia egli che preghi e faccia orazione in noi,
essendo egli solo degno di comparire davanti alla faccia del Padre suo per glorificarlo ed
amarlo e per ottenere da lui quanto gli domanda. Dobbiamo quindi domandare, fiduciosi,
all'eterno Padre tutto quel che gli domanderemo in nome del Figlio suo, mercé i meriti del
Figlio suo e per il Figlio suo Gesù che sta in noi.

XIX. - Seconda disposizione per l'orazione: Fiducia.

La seconda disposizione colla quale bisogna pregare è una fiducia rispettosa ed


amorosa, ritenendo per certissimo che tutto quel che domandiamo, che è per la gloria di
Dio e per la nostra salute, l'otterremo infallibilmente, e spesso in un modo migliore che non
lo domandiamo, purché lo chiediamo non pei nostri meriti o in virtù della nostra preghiera,
ma in nome di Gesù Cristo, pei suoi meriti e le sue preghiere, e per Gesù Cristo stesso,
confidando solo nella sua bontà e nella verità di queste sue parole: Chiedete e vi sarà
dato; quanto domanderete al Padre in nome mio, ve lo concederà; qualunque cosa
domandiate nella preghiera, abbiate fede d'ottenerla, e l'otterrete (118). Ed invero, se Dio
ci trattasse secondo i nostri meriti, ci scaccerebbe via dalla sua faccia, e ci inabisserebbe,
quando ci presentiamo a lui. Perciò, quando ci concede qualche grazia, non dobbiamo
pensare che sia a noi e per la virtù delle nostre preghiere che egli la dà, ma dobbiamo
ritenere che al Figlio suo Gesù egli dà tutto quel che dà e in virtù delle sue preghiere e
meriti.

XX. - Terza disposizione per l'orazione: Purità d'intenzione.

La terza disposizione con cui bisogna pregare è la purità d'intenzione, premettendo


questa protesta a nostro Signore, che rinunziamo ad ogni curiosità di spirito, ad ogni
pensiero d'amor proprio e che vogliamo fare questa azione, non già per nostra propria
soddisfazione e consolazione, ma solo per la sua gloria e per il suo contento, giacché egli
si degna deliziarsi nel trattare e conversare così con noi; assicurandolo altresì che questo
è pure il fine di tutte le domande che gli rivolgeremo.

XXI. - Quarta disposizione per l'orazione: Perseveranza.

La quarta disposizione che deve accompagnare la perfetta orazione dev'essere la


perseveranza.
Se desiderate glorificar Dio nell'orazione ed ottenere dalla sua bontà ciò che gli
domandate, fa mestieri perseverare con fedeltà in questo divino esercizio, perché vi sono
diverse cose che domandiamo à Dio che egli non ci dà né alla prima, né alla seconda, né
alla terza volta che gliele domandiamo, volendo egli che gliele chiediamo per molto tempo
e per diverse volte, in modo da tenerci nell'umiltà e nel disprezzo di noi stessi e nella stima
delle sue grazie, piacendogli pure di costringerci così ad andare più volte a lui; affinché
siamo spesso con lui ed esso con noi, tanto egli ci ama e tant'è vero che si diletta di
essere con noi.
Da ultimo, a colmo di ogni santa disposizione quando cominciate la vostra orazione,
consacrate intensamente l'animo vostro ed il vostro cuore a Gesù e al suo divino Spirito,
pregandolo a mettervi nell'animo i pensieri, e nel Cuore i sentimenti ed affetti ch'egli vuole;
abbandonandovi intieramente alla sua santa direzione, affinché egli vi guidi come a lui
piace in questo divino esercizio, e confidando nella sua bontà infinita ch'egli in esso vi
dirigerà nel modo più conveniente, e che vi concederà quanto gli domanderete, se non nel
modo da voi desiderato, in un modo migliore.

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DELLE VIRTÙ CRISTIANE

Dopo di aver gittato nell'anima vostra i principali fondamenti della vita e santità cristiana,
che sono la fede, l'odio al peccato, il distacco dal mondo, da se stesso e da ogni cosa, e
l'orazione, occorre inoltre, se volete vivere cristianamente e santamente, o piuttosto se
volete far vivere e regnare Gesù in voi, esercitarvi sollecitamente nella pratica delle virtù
cristiane che nostro Signor Gesù Cristo ha esercitate, mentre stava nel mondo, perché, se
è nostro dovere continuare e compire la vita santa menata da Gesù sulla terra, dobbiamo
pure continuare e, compire le virtù da lui praticatevi. Per indurvi a questo dirò
primieramente in generale qualche cosa dell'eccellenza delle virtù cristiane e del modo di
esercitarle cristianamente; e poi dirò in particolare di alcune fra le principali il cui uso è più
importante, anzi necessario alla perfezione e santità della vita cristiana.

XXII. - Dell'eccellenza delle virtù cristiane.

Non mancano persone che stimano la virtù, la desiderano, la ricercano, dandosi molta
premura e lavorando assai per acquistarla, e con tutto ciò se ne vedono ben poche che
siano ornate delle vere e sode virtù cristiane. Di questo una delle principali cause è che
nella ricerca della virtù conduconsi, non tanto secondo lo spirito del cristianesimo, quanto
secondo lo spirito dei filosofi pagani, degli eretici e dei politici; vale a dire non tanto
secondo lo spirito di Gesù Cristo e della grazia divina da lui acquistataci col suo sangue,
quanto secondo lo spirito della natura e della ragione umana.
Volete vedere la differenza che passa tra questi due spiriti per quanto riguarda l'esercizio
delle virtù? La vedrete in tre cose:
1. In questo cioè che coloro che ricercano la virtù come fanno i filosofi pagani, gli eretici
e i politici, la guardano meramente cogli occhi della ragione umana, stimandola quale cosa
da se stessa eccellente assai, molto conforme alla ragione e necessaria alla perfezione
dell'uomo per distinguerlo dai bruti che si conducono solamente per i sensi; e per queste
considerazioni più umane che cristiane sono spinti a desiderarla e ad acquistarla.
2. In questo cioè, che si persuadono di poterla acquistare coi propri sforzi, a forza di
premura, di vigilanza, di considerazioni, di risoluzioni e di pratiche; in che s'ingannano
sommamente, non considerando che ci riesce impossibile, senza la grazia divina, di fare il
più piccolo atto di virtù cristiana.
3. In questo, che amano la virtù e si sforzano di acquistarla, non tanto per Dio e per la
sua gloria, quanto per se stessi, cioè per il loro proprio merito ed interesse e per la propria
soddisfazione, e per rendersi più eccellenti e compiti; ed è questo il modo in cui i pagani,
gli eretici e i politici desiderano e ricercano la virtù; in cui anzi la desiderano anche i
diavoli, i quali, per la superbia di cui son ripieni, desiderano tutto quello che può renderli
più eccellenti e rinomati. Ora essendo la virtù cosa assai nobile ed eccellente, la
vorrebbero avere, non per essere accetti a Dio, ma per spirito d'orgoglio: e per amore
della propria eccellenza.
Al contrario coloro che conduconsi secondo lo spirito e la grazia di Gesù Cristo nella
pratica della virtù: 1. la guardano, non solamente in se stessa, ma nel suo principio e nella
sua fonte, cioè in Gesù Cristo che è la fonte di ogni grazia, che contiene eminentemente e
nel grado più alto ogni sorta di virtù, ed in cui la virtù ha un'eccellenza infinita. Infatti,
essendo tutto in Gesù santo, divino ed adorabile, la virtù è pure santificata e deificata in
lui, e quindi. degna d'un culto e d'un'adorazione infinita; perciò, se consideriamo in lui la
virtù, questa considerazione sarà infinitamente più possente per trarci a stimarla, amarla e
ricercarla che se. la consideriamo soltanto secondo l'eccellenza che ha in se stessa e
secondo la stima che ne fa la ragione umana.
2. Quelli che si conducono secondo lo spirito del cristianesimo nella pratica delle virtù,
ben sanno che non possono da soli far il più piccolo atto di virtù; che anzi, se Dio da essi
si ritirasse, precipiterebbero subito in un abisso di vizi; e che quindi, essendo la virtù un
dono della pura misericordia di Dio, occorre chiedergliela con fiducia e perseveranza,
Perciò essi domandano a Dio istantemente e senza posa le virtù di cui abbisognano,
senza stancarsi mai di chiedergliele; e poi, dal canto loro, si dànno ogni premura, vigilano
e lavorano quanto più possono per esercitarvisi, attenti però di non fidarsi in nessun modo
né nelle loro premure, per quanto vigilanti siano, né nelle loro pratiche, né nei loro desiderii
e nelle loro risoluzioni, neanche nelle preghiere che fanno a Dio al riguardo, ma tutto
aspettando dalla pura bontà di lui; e non turbandosi punto quando non vedono in se stessi
le virtù che desiderano. Ed invece di turbarsi e di avvilirsi, rimangono in pace ed in umiltà
davanti a Dio, riconoscendo che è colpa loro, a causa della loro infedeltà; che, se egli li
trattasse come meriterebbero, non solo non darebbe loro nulla di quanto domandano, ma
li spoglierebbe anche di tutte le grazie già date loro; e che è troppo favore da parte sua se
non li rigetta ed abbandona interamente; onde si accende in essi un nuovo fuoco di amore
ed una fiducia novella verso questa bontà infinita, con un ardentissimo desiderio di
ricercare per ogni dove le virtù che son necessarie loro per servirlo e glorificarlo.
3. Desiderano la virtù e si sforzano di praticare spesso atti interni ed esterni d'amore di
Dio, di carità verso il prossimo, di pazienza d'ubbidienza, d'umiltà, di mortificazione e delle
altre virtù cristiane, non per se stessi, né per proprio interesse, per averne la soddisfazione
e la ricompensa; ma per il piacere e l'interesse di Dio, per rendersi simili al loro capo che è
Gesù Cristo, per glorificarlo, e per continuare l'esercizio delle virtù da lui praticate sulla
terra; ed in questo per l'appunto sta propriamente la virtù cristiana, perché, come la vita
cristiana non è altro che una continuazione della vita di Gesù Cristo, così le virtù cristiane
sono una continuazione ed un compimento delle virtù di Gesù Cristo. Quindi per praticare
le virtù cristianamente, bisogna praticarle nello stesso spirito in cui Gesù Cristo le ha
praticate, e come le ha praticate, vale a dire pei medesimi motivi e secondo le medesime
intenzioni ch'egli aveva; di modo che l'umiltà cristiana è una continuazione dell'umiltà di
Gesù Cristo; la carità cristiana, una continuazione della sua carità, e così via via delle altre
virtù.
Giudicate da ciò quanto le virtù cristiane sono più sante ed eccellenti delle virtù che si
chiamano morali (119), che sono propriamente le virtù dei pagani, degli eretici e dei falsi
cattolici. Queste virtù morali infatti non sono che virtù umane e naturali, virtù finte, che non
hanno né base; né consistenza, poggiandosi unicamente sulla fragilità dell'umana ragione
e sull'arena mobile dell'amor proprio e della vanità (120). Ma le virtù cristiane sono vere e
sode virtù, sono virtù soprannaturali e divine; in breve sono le virtù medesime di Gesù
Cristo, di cui dobbiamo essere rivestiti, e ch'egli va comunicando a coloro che a lui
rimangono uniti, che gliele chiedono con umiltà e fiducia, e che cercano di praticarle come
egli le ha praticate.
XXIII. - Come bisogna esercitare le virtù cristiane e riparare le mancanze che vi si
commettono.

Da quel che è stato detto innanzi, potete pensare quanto santamente dobbiamo
esercitare le virtù cristiane, ché le dobbiamo esercitare come Gesù Cristo le ha esercitate.
Perciò quando volete progredire nella perfezione di qualche virtù:
1. Adoratela in nostro Signor Gesù Cristo, considerando come è stato eminente in
quella virtù, e con quale perfezione l'ha esercitata in tutta la sua vita.
2. Umiliatevi davanti a lui vedendovi così lontano da quella perfezione, chiedendogli
perdono di tutte le mancanze da voi commesse nella pratica di quella virtù, riconoscendo
che da voi solo non avete nessuna forza per farne il minimo atto e che siete indegnissimo
ch'egli vi dia grazia per farlo, supplicandolo nondimeno che ve la dia per la sua infinita
misericordia per praticare quella virtù nelle occasioni che se ne presenteranno.
3. Datevi spesso a Gesù, con un gran desiderio di praticare quella virtù, in tutta la
perfezione che da voi egli richiede, pregandolo a distruggere in voi quanto ad essa si
oppone, e ad imprimerla e stabilirla in voi per la sua pura gloria.
4. Procurate di praticare attualmente quella virtù, facendone atti interni ed esterni,
unendo vi alle disposizioni ed intenzioni con cui Gesù Cristo l'ha praticata.
5. Quando commetterete qualche colpa contro quella virtù, non vi turbate e non vi
scoraggiate punto; ma umiliatevi innanzi a Dio, chiedendogliene perdono ed offrendogli,
per soddisfare per questa vostra colpa, tutto l'onore resogli dal suo dilettissimo Figlio e
dalla sua Santissima Madre coll'esercizio dì quella medesima virtù. Datevi poi nuovamente
a Gesù con un desiderio novello di essergli fedele per l'avvenire nella pratica di quella
virtù, supplicandolo che per la sua misericordia infinita egli ripari la vostra colpa, e vi dia
grazia novella per meglio praticarla nelle occasioni che se ne offriranno.

XXIV. - Applicazione fatta dell'esercizio precedente alla pratica, per esempio, della
dolcezza e della umiltà di cuore.

Per rendervi più facile l'uso dell'esercizio precedente e per far in modo che possa servire
ad ogni ceto di persone, voglio applicarne la pratica bell'e fatta ad una virtù particolare, la
quale poi potrà essere similmente applicata a tutte le altre virtù in particolare. Scegliamo
ad esempio la dolcezza e l'umiltà di cuore cotanto raccomandata dal mitissimo ed
umilissimo Gesù. Se volete fondarvi bene in queste due virtù tutte divine, prendete ogni
giorno un po' di tempo per mettervi ai piedi di Gesù e per stabilirvi nei sentimenti e nelle
inclinazioni segnate nella seguente elevazione di cui vi potrete servire come segue:
O mitissimo ed umilissimo Gesù, adoro in voi la vostra divina ed adorabile dolcezza ed
umiltà, e vi adoro e glorifico in tutti gli atti ed esercizi di dolcezza ed umiltà da voi praticati
sì interiormente che esteriormente. Oh! quanto ammirabile siete in queste due virtù come
in tutte le altre! Infatti, se considero tutto il corso di vostra vita sulla terra, vi vedo, o buon
Gesù, in un continuo esercizio e in un’indefettibile disposizione di dolcezza e di umiltà nei
vostri pensieri, nelle vostre parole, azioni e sofferenze. Oh! che gloria avete resa al Padre
vostro colla pratica di queste due virtù! Ma quanto egli ha pure esaltato voi che vi eravate
cotanto umiliato per la sua gloria e per il nostro amore! Sia per sempre benedetto questo
divin Padre, e benedetto anche voi, o Gesù buono! egli per avervi tanto glorificato in
seguito alle vostre umiliazioni; voi per averlo tanto onorato colla pratica della vostra
dolcezza ed umiltà!
O Gesù, voi siete mio Capo, ed io sono uno dei vostri membri; voi siete mio Padre ed io
sono uno dei vostri figliuoli; voi siete mio Maestro e Dottore, ed io sono uno dei vostri.
discepoli: quindi vi devo seguire; imitare e rassomigliare quanto più posso in queste virtù
ed in tutte le altre. Eppure quanto ne son lontano! quanto ripieno sono invece di orgoglio,
di vanità, di acrimonia e d'impazienza! Quante mancanze ho commesse in tutta la mia vita
contro la dolcezza e l'umiltà in pensieri e sentimenti, in parole ed azioni! Pietà, Signore,
pietà! D'ora innanzi voglio imitarvi nella vostra dolcezza ed umiltà. Ma, ahimè! riconosco
che da me stesso non ho nessuna forza per praticarne il più piccolo atto, e che sono
indegnissimo che me ne diate la grazia; nonpertanto vi supplico a darmela per vostra
infinita misericordia.
O Gesù, vi adoro nell'atto di pronunziare queste divine parole: Imparate da me che sono
mansueto ed umile di cuore, e troverete riposo alle anime vostre (Mt 11, 29); adoro i
pensieri, i sentimenti e l'amore che avevate a mio riguardo, pronunziandole, perché
dicendo queste sacrosante parole pensavate a me in particolare, o buon Gesù; le dicevate
con ardentissimo amore verso di me, su cui formavate qualche speciale divisamento.
Ebbene, o amabilissimo Gesù mio, mi dono tutto a voi per compiere questo vostro
divisamento e per attuare il significato di queste vostre parole. Non permettete più, vi
prego, ch'io vi frapponga ostacolo; distruggete in me quanto si oppone alla dolcezza e
all'umiltà, e per l'amor vostro stabilite e glorificate in me queste due virtù.
Quando si presenta qualche occasione di praticare la dolcezza e l'umiltà, elevate così il
cuor vostro verso Gesù.
«O Gesù, mi dono a voi per esercitare adesso la dolcezza, la pazienza e l'umiltà, in
onore della vostra dolcezza, pazienza e umiltà, e mi dono a voi per praticare queste virtù
in unione colle stesse disposizioni ed intenzioni con cui voi le avete praticate».
Cadendo in qualche colpa contro queste virtù, cercate di ripararla al più presto,
prostrandovi ai piedi del Figlio di Dio e dicendogli cosi:
«O misericordiosissimo Gesù, vi domando perdono con tutto il cuore dell'offesa che ho
fatta contro la vostra divina Maestà. O Padre di Gesù, vi offro tutto l'onore resovi dal vostro
dilettissimo Figlio e dalla sua santissima Madre per la pratica della loro dolcezza e umiltà,
in compenso del disonore che vi ho recato per la, mia colpa contro queste virtù. O Gesù, o
Madre di Gesù, supplite, per carità, al mio difetto, offrendo voi stessi la vostra dolcezza ed
umiltà all'eterno Padre in riparazione del mio orgoglio e della mia impazienza. O Gesù
buono!, a voi io mi dono, con un nuovo desiderio di essere più mite e più umile per
l'avvenire; annientate in me la mia superbia ed impazienza, e fatemi la grazia d'esser
fedele e costante nel praticare la pazienza e l'umiltà in ogni occasione per gloria vostra e
vostro piacere».
Tutte queste pratiche si possono applicare alla carità, all'ubbidienza ed a tutte le altre
virtù in particolare.

XXV. - Della dignità, importanza e necessità dell'umiltà cristiana.

Se avete una volontà seria e perfetta di vivere cristianamente e santamente, una delle
vostre principali sollecitudini dev'essere di stabilirvi davvero nell'umiltà cristiana, perché
non vi è virtù più importante e più necessaria di questa. Ed è questa, che nostro Signore ci
raccomanda con maggiori premure ed istanze in queste divine ed amabili parole che
spesso deve riandare la nostra mente e la nostra lingua ripetere con ogni rispetto e amore:
Imparate da me che sono mansueto ed umile di cuore e troverete riposo alle anime vostre
(Mt 11, 29). E' questa virtù che S. Paolo chiama per eccellenza la virtù di Gesù Cristo, ed è
quindi la virtù propria e speciale dei cristiani senza la quale è impossibile essere
veramente cristiano. Essa è il fondamento della vita e santità cristiana, la custode di tutte
le altre grazie e virtù; essa attira sulle anime nostre ogni sorta di benedizioni, poiché nelle
anime umili l'altissimo ed umilissimo Gesù si diletta di riposare, come egli stesso ha detto:
Su chi getterò io lo sguardo per far in lui la mia dimora ed in lui riposare, se non sul
poverello che si umilia nel cuor suo, temendo le mie parole? (Is 66, 2).
E' questa virtù, insieme col divino amore, che fa i santi e i più gran santi. Infatti la vera
misura della santità è l'umiltà; date mi un'anima che sia veramente umile e io dirò che ella
è veramente santa; se è grandemente umile, dirò che è grandemente santa; se è umile
assai, dirò che è santa assai, ornata di ogni sorta di virtù, dirò che Dio è in essa molto
glorificato, che Gesù in essa risiede considerando la come il suo tesoro e il paradiso delle
sue delizie, dirò infine che essa è altolocata nel regno di Dio, giacché l'eterna Verità dice:
Chi si umilia sarà esaltato (Mt 23, 12). All'opposto un'anima priva di umiltà è un'anima
scevra di virtù, un inferno, la dimora dei demoni, un abisso di tutti i vizi.
Da ultimo si può dire in un certo modo che l'umiltà è la madre di Gesù, poiché per essa
la Santissima Vergine si rese degna di portarlo in se stessa. Per questa virtù noi pure ci
renderemo degni di formarlo nelle nostre anime, e di farlo vivere e regnare nei nostri cuori.
Dobbiamo quindi sommamente amare, bramare e ricercare questa santa virtù, ed è perciò
che svolgerò il presente argomento un po' più degli altri.

XXVI. - Dell'umiltà di spirito.

Vi sono due sorta d'umiltà, cioè l'umiltà di spirito e l'umiltà di cuore, le quali, unite
insieme; formano la perfezione dell'umiltà cristiana.
L'umiltà di spirito è una conoscenza profonda di ciò che siamo realmente agli occhi di
Dio; perché, se ci vogliamo conoscere bene, dobbiamo guardarci, non già quali
sembriamo agli occhi e al giudizio fallace degli uomini e della vanità presuntuosa del
nostro spirito, ma quali siamo agli occhi e al giudizio di Dio. Occorre quindi guardarci nella
luce e verità di Dio, mediante la fede.
Ora se ci guardiamo così nella luce superna e con questi occhi divini, vedremo:
1. Che, quali uomini, non siamo che terra, polvere, corruzione, nulla; che non abbiamo
niente, non possiamo niente e niente siamo da noi stessi, perché la creatura, essendo
uscita dal nulla, non è niente, non fa niente, non può niente da se stessa.
2. Che, quali figli di Adamo e quali peccatori, siamo nati nel peccato originale, nemici di
Dio, soggetti al diavolo, oggetto dell'abominazione del Cielo e della terra, incapaci di far
alcun bene e di evitare alcun male da noi stessi e colla nostra propria virtù, non avendo
altro mezzo di salvezza che di rinunziare ad Adamo e a tutto quello che da lui abbiamo, a
noi stessi, alla nostra mente, alle nostre forze per darei a Gesù Cristo ed entrate nel suo
spirito e nella sua virtù. Tanto è vero ciò, che Egli dice che non possiamo essere liberati
dalla servitù del peccato, se egli non ce ne liberi (Gv 8, 33-36); che senza di lui non
possiamo far nulla (Gv 15, 5); e che, dopo aver fatto tutto, si può e si deve dire con tutta
verità: siamo servi inutili (Lc 17, 10). Tanto è vero pure ciò che dice san Paolo che non
siamo idonei a pensare alcuna cosa da noi, ma che da Dio è la nostra idoneità (2 Cor 3,
5); e che nessuno può dire: Signore Gesù, se non nello Spirito Santo (1 Cor 12, 3). E
questo proviene non solo dal nulla della creatura che non è niente di per se stessa, e non
può niente, ma anche dalla soggezione che abbiamo al peccato, perché siamo nati da
Adamo, il quale ci ha generati, è vero, ma nella sua condanna, il quale ci ha dato la natura
e la vita, ma nella podestà e cattività del peccato come egli stesso vi era dopo la sua
colpa; eh! come mai avrebbe potuto generarci liberi, essendo lui stesso schiavo e darei la
grazia e l'amicizia di Dio, avendola perduta? Sicché, per un giustissimo giudizio di Dio,
portiamo tutti quel giogo d'iniquità chiamato dalla Santa Scrittura il regno della morte (Rom
5, 14-17), che non ci permette di fare opere di libertà e di vita, cioè opere della vera vita e
libertà che è quella dei figli di Dio, ma solo opere di cattività e di morte, opere disadorne
della grazia, giustizia e santità di Dio. Oh! quanto è grande la nostra miseria e indegnità,
poiché fu d'uopo che il Figlio di Dio ci riacquistasse col suo sangue il più, piccolo pensiero
di servire Dio, anzi il sol permesso di farci innanzi a lui! E non è ancor tutto.
Se ci guardiamo nella luce di Dio, vedremo che, quali figli di Adamo e quali peccatori,
non meritiamo né di vivere, né di essere, né che la terra ci porti, né che Dio pensi a noi,
neppure ch'Egli prenda la pena di esercitare su di noi la sua giustizia. Il santo Giobbe
aveva ben ragione di stupirsi che Dio si degnasse aprir gli occhi per guardarci e prendere
la pena di giudicarci: Et dignum ducis super huiuscemodi aperire oculos tuos, et adducere
eum tecum in iudicium? (Gb 14, 3). E' già molto che ci soffra alla sua presenza e permetta
che la terra ci porti, perché, se non facesse un miracolo, le cose tutte contribuirebbero alla
nostra rovina e perdizione. Infatti, l'effetto proprio del peccato è di privarci di tutti i nostri
diritti, ritraendoci. dall'ubbidienza dovuta a Dio; quindi, il nostro essere, la nostra vita,
l'anima nostra, il nostro corpo con tutte le loro potenze non ci appartengono più; il sole non
ci deve più la sua luce, né gli astri le loro influenze, né la terra il suo sostegno, né l'aria la
respirazione, né gli altri elementi le loro qualità, né le piante i loro frutti, né gli animali il loro
servizio; ma le creature tutte dovrebbero muovere guerra ed adoperare tutte le loro forze
contro di noi, poiché rivolgiamo le nostre contro Dio, e vendicare così l'ingiuria che
facciamo al loro Creatore. La vendetta che, alla fine dei secoli, il mondo intero prenderà
dei peccatori, si dovrebbe fare tutti i giorni contro di noi, quando commettiamo nuove
offese; ed invero, per punire un solo nostro peccato, Dio potrebbe giustissimamente
spogliarci di tutte le grazie temporali e spirituali che ci ha date, della vita e dell'essere,
oppure esercitare su di noi ogni sorta di castighi.
Vedremo ancora che da noi stessi, quali peccatori, siamo altrettanti demoni incarnati,
altrettanti Luciferi, altrettanti anticristi (121) non essendovi nulla in noi e di noi che non sia
opposto a Gesù Cristo. Portiamo in noi un demonio, un Lucifero, un Anticristo, cioè la
nostra propria volontà, il nostro orgoglio e il nostro amor proprio, che sono peggiori di tutti i
demoni, di Lucifero e dell'Anticristo, la cui malizia viene tutta quanta dalla propria volontà,
dall'orgoglio e dall'amor proprio. Da noi stessi non siamo altro che un inferno pieno di
orrore, di maledizione, di peccato e d'abominazione, essendovi in noi, in germe, tutti i
peccati della terra e dell'inferno, perché la corruzione, causata in noi dal peccato originale,
è una radice, una fonte di peccati di ogni sorta, secondo ciò che dice il Re Profeta: Ecco
che io nelle iniquità lui concepito; e ne' peccati mi concepì mia madre (Ps. 50, 6). Laonde,
se Dio non ci portasse continuamente nelle braccia della sua misericordia, e se non
facesse quasi un perpetuo miracolo per impedirci di cadere nel peccato, precipiteremmo
ad ogni momento in un abisso di ogni sorta d'iniquità. Da ultimo vedremo che siamo così
orribili, così disgustosi che, se potessimo vederci quali Dio ci vede, non ci potremmo
sopportare. Si legge infatti che una santa, avendo chiesto a Dio di conoscere se stessa,
ed essendo stata da lui esaudita, si vide così orribile che esclamò: Signore non tanto,
altrimenti mi perdo d'animo. Il Padre Maestro Avila afferma parimente di aver conosciuta
una persona la quale, fatta a Dio la medesima preghiera, si vide così abominevole che si
mise a gridare: Signore, vi scongiuro, per vostra misericordia, di levarmi questo specchio
davanti agli occhi, non sono più curioso di vedere il mio ritratto (122).
Ed ora è possibile che abbiamo qualche stima di noi stessi, che crediamo di essere e di
meritare qualche cosa? Come mai dunque possiamo ancora amarsi la grandezza e
ricercare la vanità, compiacendoci della stima e delle lodi degli uomini? Oh! quanto è
strano di vedere creature così meschine e così miserabili, quali siamo noi, voler elevarsi
ed insuperbire! Ah! si capisce di leggieri che lo Spirito Santo abbia in avversione e in
orrore il povero che è superbo (Eccli. XXV, 3, 4), come ce lo dice per bocca
dell'Ecclesiastico! Infatti se la superbia è insopportabile in qualsiasi persona, quanto non
deve esserlo in colui che la povertà obbliga ad una somma umiltà? Eppure questo è un
vizio comunissimo tra gli uomini, i quali però, per grande che sembri agli occhi del mondo
la loro eccellenza, portano tutti seco il marchio della loro infamia, cioè la qualità di
peccatori per cui si devono tenere abbassati nell'umiliazione più profonda innanzi a Dio e
a tutte le creature. Ciò nondimeno, o disgrazia deplorevole! noi, che il peccato rende
cotanto vili ed infami, non vogliamo riconoscere la nostra miseria, simili in questo a
Satana, il quale, essendo, per il peccato che in lui domina, la più indegna delle creature,
è pur tuttavia così superbo da non volerne accettare l'ignominia. Ed è perciò che Dio
inorridisce tanto dell'orgoglio e della vanità; e come mai potrebbe sopportare che una cosa
così vile ed indegna, la cui viltà ed indegnità egli conosce infinitamente, voglia elevarsi?
come mai potrebbe sopportare che il nulla voglia esaltarsi, allorché Egli, che è la
grandezza medesima, che è tutto, si è abbassato fino al nulla? Oh! questo gli riesce più
che insopportabile.
Quindi, se volete a Dio piacere e servirlo perfettamente, addentratevi in questa divina
scienza della conoscenza di voi stesso; fissatevi bene in mente le suddette verità,
considerandole spesso davanti a Dio e pregando ogni giorno nostro Signore a scolpirle
profondamente nell'anima vostra.
Osservate però che, sebbene come uomo; come figlio di Adamo e peccatore, siate
quale ora vi ho rappresentato, nondimeno, quale figlio di Dio e membro di Gesù Cristo, se
state nella sua grazia, avete in voi un essere e una vita assai nobile, anzi sublime, e
possedete un tesoro infinitamente ricco e prezioso; perciò, ancorché l'umiltà di spirito vi
debba far conoscere ciò che siete da voi stesso e in Adamo, essa tuttavia non vi deve
nascondere ciò che siete in Gesù Cristo e per Gesù Cristo, ed essa non vi obbliga
d'ignorare le grazie da Dio concessevi per mezzo del Figliuol suo, altrimenti sarebbe una
falsa umiltà, vi obbliga bensì a riconoscere che quanto vi ha di buono in voi viene dalla
sola misericordia di Dio, senza che l'abbiate meritato. Ed in ciò consiste l'umiltà di spirito.

XXVII. - Dell'umiltà di cuore.

Non basta l'umiltà di spirito, che ci fa conoscere la nostra miseria e indegnità. Senza
l'umiltà di cuore essa è un'umiltà diabolica, l'hanno infatti i diavoli i quali, sebbene non
abbiano per niente l'umiltà di cuore, conoscono benissimo la loro indegnità e la
maledizione che li opprime. Laonde dobbiamo imparare dal nostro divin Dottore, Gesù, ad
essere umili, non solo di spirito, ma anche di cuore.
Ora l'umiltà di cuore consiste nell'amare la nostra bassezza ed abiezione, nell'esser
proprio contenti di vederci piccoli, abietti, spregevoli, trattandoci come tali noi stessi, e
rallegrandoci di essere come tali stimati e trattati dagli altri, senza scusarci né giustificarci
se non per grande necessità, senza fare mai lagnanza alcuna contro chicchessia,
ricordando ci che, avendo in noi la fonte di ogni male, siamo degni di tutti i biasimi e di tutti
i castighi, amando perciò e abbracciando con tutto il cuore i disprezzi, le umiliazioni, gli
obbrobri, e tutto quello che ci può abbassare, e ciò per due ragioni:
1. Perché a noi è dovuta ogni sorta di disprezzo e di avvilimento, e che tutte le creature
avrebbero il diritto di perseguitarci e di calpestarci, ancorché non vale che se ne prendano
la pena.
2. Perché dobbiamo amare ciò che il Figlio di Dio ha tanto amato, e riporre il nostro
centro e il nostro paradiso, in questa vita, nelle cose ch'egli ha scelte per glorificare suo
Padre, cioè nei disprezzi, nelle umiliazioni di cui fu ripiena la sua vita.
Oltre ad amare le umiliazioni, l'umiltà di cuore consiste anche nell'odiare e abominare
ogni grandezza e vanità, secondo questo divino oracolo uscito dalle sacre labbra del Figlio
di Dio, che vi prego di considerare bene e d'imprimervi fortemente nell'animo: Ciò che è
grande davanti agli uomini è abominevole davanti a Dio (Lc 16, 15). Ho detto: ogni
grandezza, perché non basta disprezzare le grandezze temporali e avere in orrore la
vanità della stima e delle lodi umane, ma dobbiamo più ancora rifuggire la vanità che può
provenire dalle cose spirituali, paventare ed evitare tutto quello che sa di straordinario e di
maraviglioso agli occhi de,gli uomini negli esercizi di pietà, quali le visioni, le estasi, le
rivelazioni, il dono di far miracoli e altre cose simili. Non solo non dobbiamo desiderare e
domandare a Dio queste grazie straordinarie, ma anzi qualora ci avvedessimo che Dio ce
ne offre qualcuna, dovremmo ritirarci nel fondo del nostro nulla, stimandoci troppo indegni
di questi favori, e pregandolo a concederei in quella vece qualche altra grazia che fosse
meno particolare agli occhi degli uomini, e ci rendesse più conformi alla vita nascosta e
disprezzata da lui menata sulla terra. Infatti, come piace a nostro Signore, per l'eccesso
della sua bontà, di colmarci delle sue grazie ordinarie e straordinarie, così pure gli piace
estremamente di vedere che, per un vero sentimento della nostra indegnità e per il
desiderio di rassomigliargli nella sua umiltà, fuggiamo tutto quello che è grande agli occhi
degli uomini.
Osservate però che parlo qui delle cose straordinarie e non delle cose che sono comuni
ed ordinarie a tutti i veri servi e a tutte le serve di Dio, quali sono il comunicarsi di
frequente; l'inginocchiarsi per lo meno la mattina e la sera per rendere a Dio i propri
doveri, e ciò in qualunque luogo o compagnia si possa essere; l'accompagnare il
Santissimo Sacramento per la strada, quando viene portato ad un infermo; il mortificare la
carne col digiuno; colle discipline, o con qualche altra penitenza; il recitare il rosario o fare
orazione in chiesa, o a casa, o per la strada; il servire e visitare i poveri o i carcerati, o il
fare qualche altra opera di pietà. Ma badate che, volendo omettere qualcuna di queste
azioni, sotto colore d'una falsa umiltà, non l'omettiate piuttosto per vera codardia. Se il
rispetto umano o lo scorno mondano si oppongono a ciò che a Dio dovete, è doveroso per
voi il superarli, ricordandovi che non vi dovete vergognare, anzi assai gloriarvi d'essere
cristiano, di agire da cristiano, servendo e glorificando il vostro Dio davanti agli uomini ed
al cospetto di tutto il mondo. Ma se la tema della vanità e la vana apparenza d'una umiltà
finta vi vogliono impedir dal fare le azioni sopra accennate, le dovete respingere,
protestando a nostro Signore che nulla volete fare se non per la sua pura gloria, e
considerando che tutte queste opere sono così comuni a tutti i veri servi di Dio, e
dovrebbero essere così frequentemente praticate da tutti i cristiani; che non vi è nessun
soggetto di vanità in una cosa che fanno parecchi e che tutti dovrebbero fare.
So bene che nostro Signor Gesù Cristo c'insegna di digiunare, di dare l'elemosina e di
pregare nel segreto; ma il gran S. Gregorio ci spiega che ciò s'intende dell'intenzione e
non dell'azione (123), vale a dire che non intende nostro Signore che non facciamo queste
azioni od altre simili, in pubblico e davanti agli uomini, giacché egli stesso dice altrove: La
vostra luce dinanzi agli uomini risplenda tanto che vedano le vostre buone opere e
glorifichino il vostro Padre ne' cieli (Mt 5, 16); ma ch'egli vuole sia segreta e nascosta la
nostra intenzione, cioè intendiamo in cuor nostro di fare le nostre azioni esterne e
pubbliche, non per piacere agli uomini o per ricercare i loro vani applausi, ma per piacere
a Dio e per sua gloria.
Infine la vera umiltà di cuore che nostro Signore Gesù Cristo vuole che da lui
impariamo, è che è la perfetta umiltà cristiana, consiste nell'essere umile come Egli lo è
stato sulla terra, vale a dire nell'avere in orrore ogni spirito di grandezza e di vanità,
nell'amare il disprezzo e l'abiezione; nello scegliere sempre ed in tutte le cose ciò che è
più vile e più umiliante, e nello stare disposti ad essere umiliati fino al punto in cui Gesù
cristo è stato umiliato nella sua Incarnazione, nella sua vita, nella sua passione e nella sua
morte.
Nella sua Incarnazione, annichilò se stesso prendendo la forma di servo (Fil 2, 7), come
dice S. Paolo; ha voluto nascere in una stalla, si è assoggettato alle debolezze ed alle
servitù dell'infanzia e si è ridotto in mille altri abbassamenti. Nella sua Passione egli dice di
se stesso che è un verme e non un uomo, l'obbrobrio degli uomini e l’abiezione del popolo
(Ps. 21, 6); egli patisce la collera e il giudizio del Padre, la cui severità è così grande che
ne suda sangue, ed in tal copia da esserne tutta bagnata la terra dell'orto degli Olivi. Egli
si è assoggettato, come ce lo assicura egli stesso (Lc 22, 53), alla potestà delle tenebre,
cioè dei diavoli, i quali per mezzo dei Giudei che essi possedevano, e per mezzo di Pilato
e di Erode da essi condotti, gli fanno soffrire tutte le indegnità del mondo. La sapienza
increata è trattata, dai soldati e da Erode, come a guisa d'un furfante; Gesù è flagellato e
messo in croce come uno schiavo e un ladro; e Dio, che dovrebbe essere il suo rifugio,
l'abbandona e lo guarda quasi avesse commesso egli solo tutti i delitti del mondo. Ed
infine, per parlare il linguaggio del suo Apostolo, egli è stato fatto per noi l'anatema e la
maledizione del mondo (Gal 3, 13), anzi, o mirabile e spaventoso avvilimento! è stato fatto
peccato per la potenza e giustizia di Dio; è così infatti che parla S. Paolo: Deus eum pro
nobis peccatum fecit (2 Cor 5, 21) : «Dio l'ha fatto peccato per noi»; vale a dire egli ha
subito non solo le confusioni e gli abbassamenti che si meritano i peccatori, ma anche
tutte le ignominie ed infamie dovute al peccato stesso, il che è lo stato più vile ed
ignominioso in cui Dio possa ridurre il più grande dei suoi nemici. O Dio, che umiliazione
per un Dio, per il Figlio unico di Dio, per il sovrano Signore dell'universo, di essere ridotto
in tale stato! O Signore Gesù, è possibile che voi amiate l'uomo tanto da esservi
annientato fino a quel punto per l'amor suo? O uomo, come mai può essere che, vedendo
il tuo Dio così abbassato per amor tuo, tu ancora abbia della vanità? O mio Salvatore,
ch'io sia umiliato ed annientato con voi, entrando nei sentimenti della vostra profondissima
umiltà, ed essendo disposto a patire tutte le confusioni e gli abbassamenti dovuti al
peccatore ed allo stesso peccato!
In ciò consiste la perfetta umiltà cristiana, nell'esser disposti ad esser trattati, non solo
come un peccatore si merita, ma anche a subire tutte le ignominie e gli avvilimenti dovuti
allo stesso peccato, giacché il nostro capo Gesù che è il Santo dei Santi e la santità
medesima li ha subiti, e noi ben li meritiamo, non essendo da noi stessi che peccato e
maledizione. Oh! se ci fossero bene impresse nella mente queste verità, riterremmo d'aver
grande ragione di esclamare e di ripetere spesso con santa Geltrude: Signore, uno dei più
grandi miracoli che facciate nel mondo, è di permettere che la terra mi sostenga (124).

XXVIII. - Pratica dell'umiltà cristiana.

Essendo così importante e così necessaria l'umiltà cristiana, come si è detto, dovete
ricercare tutti i mezzi di affermarvi solidamente in questa virtù.
A questo scopo vi esorto nuovamente a leggere e rileggere spesso, e a considerare e
ponderare attentamente le verità che ora vi ho proposte, parlando dell'umiltà di spirito e
dell'umiltà di cuore, e quelle che sto per proporvi ancora adesso; e a pregare nostro
Signore ad imprimervele lui stesso nella mente, ed a farvene sorgere i sentimenti e i frutti
nel cuore e nell'anima; perché non basta che conosciate in un modo generale e
superficiale che non siete niente, che non avete potere alcuno di far il bene e di evitare il
male, che ogni bene viene dall'alto, dal Padre de' lumi (Gc 1, 17), e che ogni opera buona
ci viene da Dio per mezzo del Figlio; ma bisogna ancora stabilirvi potentemente in un
conoscimento profondo e in un vivo sentimento della vostra cattività sotto la legge del
peccato, della vostra inutilità, incapacità ed indegnità nel servizio di Dio, della vostra
insufficienza a qualunque bene, del vostro nulla, della vostra estrema indigenza e
dell’urgente necessità che avete di Gesù Cristo e della sua grazia.
Per la qual cosa dovete gridare senza posa verso il vostro liberatore e, ad ogni
momento, ricorrere alla sua grazia, non appoggiandovi su cosa alcuna fuorché sulla sua
sola virtù e bontà.
Alle volte Dio permette che lavoriamo a lungo per vincere qualche passione e per
fondarci in qualche virtù, senza pertanto progredire molto nel nostro intento, affinché per
propria esperienza riconosciamo ciò che siamo e ciò che possiamo da noi stessi, e questo
ci obblighi di cercare fuori di noi, in Gesù Cristo nostro Signore, la potenza di servire Dio.
Pio non ha voluto dare il Figliuol suo al mondo se non dopo che il mondo l'aveva
desiderato per quattro mila anni, e sperimentato per due mila anni che non poteva
osservare la sua legge, né liberarsi dal peccato, e che aveva bisogno d'uno spirito e d'una
forza novella per resistere al male, e compiere il bene: facendoci così ben vedere ch'egli
vuole, che noi riconosciamo assai la nostra miseria, per darei la sua grazia (125).
Secondo questa verità, dovete tutti i giorni riconoscere una volta davanti a Dio la vostra
miseria, quale Dio la vede, e rinunziare ad Adamo ed a voi stesso, giacché non solo egli,
ma anche voi avete peccato e sottomesso la vostra natura al diavolo e al peccato.
Rinunziate dunque intieramente a voi stesso, al vostro proprio spirito, ed a tutta la potenza
e capacità che credereste di avere e sentire in voi, perché tutta la potenza lasciata da
Adamo nella natura dell'uomo altro non è che impotenza, e il sentimento che ne potremmo
avere non è che illusione, presunzione e falsa opinione di noi stessi; non avremo mai una
vera potenza e perfetta libertà per il bene che rinunziando a noi stessi ed uscendo da noi e
da tutto ciò che è nostro, per vivere nello spirito e nella virtù di Gesù Cristo.
Fatta questa rinunzia adorate Gesù Cristo, donatevi a lui interamente, pregandolo di
prendere in voi i diritti di Adamo ed anche i vostri, giacché col suo sangue e colla sua
morte egli si è acquistato i diritti dei peccatori, e di voler vivere in voi in vece di Adamo,
spogliandovi della vostra natura ed appropriandosi tutto quello che siete ed usandone a
suo piacere. Protestategli di voler rassegnare nelle sue mani tutto quel che siete e di voler
annichilare il vostro proprio spirito che è uno spirito di orgoglio e di vanità, e tutte le vostre
intenzioni, inclinazioni e disposizioni, per non vivere più che nel suo spirito, nelle sue
intenzioni, inclinazioni e disposizioni divine ed adorabili.
Supplicatelo, per la sua infinita misericordia, di strapparvi da voi stesso come da un
inferno, per mettervi in lui e per stabilir vi nel suo spirito d'umiltà, e ciò non per vostro
interesse o vostra soddisfazione, ma per il suo contento e la sua pura gloria. Pregate lo
ancora che adoperi la sua divina potenza per distruggere in voi l'orgoglio, e non faccia
assegnamento sulla vostra debolezza per stabilirvi la sua gloria per mezzo di una perfetta
umiltà; e ricordandovi che da voi stesso, quale peccatore, siete un demonio incarnato, un
Lucifero e un Anticristo, come si è detto, a cagione del peccato, dell'orgoglio e dell'amor
proprio che rimane sempre in ognun di noi, mettetevi spésso, specialmente sul principio
della giornata, sotto i piedi di Gesù e di Maria, sua Santissima Madre, dicendo loro così:
«O Gesù, o Madre di Gesù, tenete fermo sotto i vostri piedi questo miserabile demonio,
schiacciate questo serpente, uccidete questo Anticristo col soffio della vostra bocca, legate
questo Lucifero, affinché oggi non faccia nulla contro la vostra santa gloria».
Non intendo però che tutti i giorni pronunziate davanti a Dio di seguito tutte le cose sopra
indicate quali stanno qui, ma come piacerà a nostro Signore di farvele gustare, un giorno
in un modo, un giorno in un altro modo.
Quando formate dei desiderii e delle risoluzioni di essere umile, fateli donandovi al
Figlio di Dio per compierli, dicendogli così:
«Io mi dono a voi, o mio Signore Gesù, per entrare nel vostro spirito d'umiltà, perché
voglio passare con voi tutti i giorni della mia vita in questa santa virtù. Invoco su di me la
potenza del vostro spirito d'umiltà, affinché esso annienti il mio orgoglio e mi tenga con voi
nell'umiltà. Vi offro le occasioni d'umiliarmi che si presenteranno nella mia vita, pregandovi
a benedirle, e rinunziando a me stesso ed a tutte le cose che mi possono impedire d'aver
parte alla grazia della vostra umiltà».
Ma poi non vi fidate punto nelle vostre risoluzioni, né in questa preghiera; anzi
appoggiatevi soltanto sulla pura bontà di Gesù nostro Signore.
Potete far lo stesso per tutte le altre virtù e sante intenzioni che avete da offrire a Dio, e
così saranno fondate non in voi stesso, ma in nostro Signor Gesù Cristo e nella grazia e
misericordia di Dio su di voi.
Quando presentiamo a Dio i nostri desiderii e propositi di servirlo, lo dobbiamo fare con
una convinzione profonda che non lo possiamo, né lo meritiamo; che, se Dio facesse
giustizia, non soffrirebbe che ci pensassimo nemmeno, e che per la sua immensa bontà, e
a cagione dei meriti e del sangue del Figliuol suo, Dio ci soffre alla sua presenza e ci
permette di sperar da lui la grazia per servirlo.
Quando veniamo meno ai nostri proponimenti, non ne dobbiamo stupire, perché siamo
peccatori, a cui Dio non deve la sua grazia. Io so, dice S. Paolo, che non abita in me il
bene, e benché io lo voglia lare, non trovo mezzo di compierlo (Rom 7, 18).
Così grande è la nostra infermità che non basta che Dio ci dia il pensiero del bene, ma è
mestieri che da lui riceviamo il volere e la risoluzione, e, ricevuto questo, non si conclude
niente se Dio non ce ne dà anche il compimento e la perfezione; e poi la perseveranza
fino alla fine della vita ci è ancor necessaria.
Perciò dobbiamo tendere alla virtù con sottomissione a Dio, desiderando e
domandandogli la sua grazia, maravigliandoci però di ottenerla da lui; e quando cadiamo,
dobbiamo adorare il suo giudizio su di noi, tuttavia senza scoraggiarci ma umiliandoci e
perseverando sempre nel donarci a lui per entrare nella sua grazia con virtù maggiore, ed
essendogli sempre profondamente grati perciocché ci soffre alla sua presenza e ci dà il
pensiero di volerlo servire; e quand'anche, dopo molte fatiche, non ottenessimo da Dio
che un sol buon pensiero, dovremmo ancor riconoscere che non lo meritiamo, e stimarlo
tanto da ritenerci ricompensati abbastanza di tutta la nostra pena. Ahimè! se i dannati,
dopo mille anni d'inferno, potessero avere da Dio un sol buon pensiero, ne menerebbero
vanto e gloria, ed arrabbia il diavolo ché non ne avrà mai, perché riguarda il bene come
un'eccellenza che il suo orgoglio desidera, ma di cui si vede privo per la maledizione che
pesa su di lui. Come essi, noi siamo peccatori, e da essi non ci separa, che la misericordia
fattaci da Dio, la quale ci obbliga a stimare i suoi doni ed a contentarcene, perché, per
piccoli che siano, sono sempre al di sopra dei nostri meriti. Entrate sollecitamente e
profondamente in questo spirito d'umile riconoscimento della vostra indegnità, e così
attirerete sull'anima vostra mille benedizioni di Dio ed Egli in voi sarà molto glorificato.
Quando Dio v'ha concesso qualche favore, sia per voi, sia per altri, non lo attribuite alla
virtù delle vostre preghiere, ma alla sua pura misericordia.
Se, nelle buone opere che Dio vi fa la grazia di compiere, provate qualche vana
compiacenza o qualche senso di vanità, umiliatevi dinanzi a Dio, ricordandovi che da lui
solo viene ogni bene, mentre da voi non può uscire che ogni sorta di male, e che avete
molto più ragione di temere e di umiliarvi, vedendo le molte mancanze ed imperfezioni con
cui fate le vostre azioni, che di insuperbire e di elevarvi, vedendo il poco di bene che
operate e che d'altronde non viene da voi.
Se ricevete biasimi e disprezzi, accettateli quale cosa dovutavi ed in onore dei disprezzi
e delle calunnie sopportate dal Figlio di Dio. Se vi rendono qualche onore, se vi dànno lodi
e benedizioni, riferitele a Dio, guardandovi bene di appropriarvele, o di riposarvi in esse,
per tema che questa non sia la ricompensa delle vostre buone azioni, e che non cada su
di voi l'effetto di queste parole del Figlio di Dio; Guai a voi, quando gli uomini vi
applaudiranno, ché i padri di costoro così facevano coi falsi profeti (Lc 6, 26); parole che
c'insegnano a riguardare ed a temere le lodi e le benedizioni del mondo non solo quale
cosa che non è che vento, fumo e illusione, ma anche quale sventura e maledizione.
Esercitatevi volentieri in certe azioni basse e vili, e che recano confusione, per
mortificare il vostro orgoglio; ma badate di farle in ispirito d'umiltà, e con sentimenti e
disposizioni interiori conformi all'azione che fate.
Al principio di tutte le vostre azioni, umiliatevi sempre davanti a Dio, ricordandovi che
siete indegno d'essere e di vivere e quindi di operare, e che non siete per niente capace di
far cosa che gli sia gradita, se Egli non vi dà grazia per farla.
Insomma, imprimetevi bene addentro nella mente queste parole dello Spirito Santo, e
mettetele accuratamente in pratica: Humilia te in omnibus, et coram Deo invenies gratiam,
quoniam magna potentia Dei solius, et ab humilibus honoratur (Eccli. 3, 20-21); vale a
dire: «Umiliatevi in ogni cosa, e troverete grazia davanti a Dio, perché solo Dio è grande in
potenza, ed egli è onorato dagli umili».

XXIX. - Della fiducia e dell'abbandono di se stesso tra le mani di Dio.

L'umiltà è la madre della fiducia, perché vedendo che siamo privi di ogni bene, di ogni
virtù e di ogni potenza e capacità per servire Dio, e che siamo un vero inferno pieno di
ogni sorta di male e d'orrore, ci sentiamo obbligati di non appoggiarci per niente su noi
stessi, né su tutto quello che è nostro, anzi d'uscire fuori di noi stessi come fuori d'un
inferno; per ritirarci in Gesù, come nel nostro paradiso in cui troveremo in sovrabbondanza
tutto quel che ci manca, e per appoggiarci e confidarci in lui come in colui che ci è stato
dato dal Padre eterno per essere nostra redenzione, nostra giustizia, nostra virtù, nostra
santificazione, nostro tesoro, nostra forza, nostra vita, nostro tutto. Ed Egli a questo ci
spinge allorquando ci invita così amorevolmente e così potentemente ad andare da lui con
ogni confidenza, dicendoci: Venite a me, voi tutti che siete affaticati ed oppressi, ed io vi
ristorerò (Mt 11, 28) liberandovi dal fardello delle vostre miserie; ed assicurandoci in pari
tempo che non rigetterà nessuno di coloro che a lui verranno: Eum qui venit ad me, non
eiiciam foras (Gv 6, 37).
E per obbligarci ad entrare in questa confidenza, ci dichiara in diversi passi delle sue
sante Scritture che disgraziati e maledetti sono coloro che mettono la loro fiducia in altra
cosa che in lui, e che beati e benedetti sono coloro che in lui si fidano (Ger 17, 5-7); che
questi abbonderanno di ogni sorta di grazie e di benedizioni, e niente loro mancherà (Ps.
12, 1-2); ch'Egli ha gli occhi sempre fissi su quelli che sperano nella sua misericordia (Ps.
32, 18); che è buono a quelli che in lui sperano (Thren. 3, 25); che da ogni lato saranno
avvolti nella sua misericordia (Ps. 21, 10); ch'egli stesso sarà sempre al loro fianco (Prov
3, 26); che ad essi servirà di scudo e di baluardo inespugnabile (2 Reg 22, 3-31); ch'egli è
il loro aiuto e protettore (Ps 17, 30; 113, 19), che li proteggerà nel suo tabernacolo,
nascondendoli nel segreto del suo volto, o, come dice un'altra versione, nella pupilla dei
suoi occhi (Ps. 30, 20); ch'egli sarà la loro difesa nel giorno della tribolazione, aiutandoli e
liberandoli dalle mani dei peccatori, perché in lui hanno riposta la loro speranza (Ps. 80,
14-15); ch'egli farà loro gustare perfettamente l'immensità della sua dolcezza (Ps. 30, 19);
che saranno sempre pieni di giubilo perché in essi egli farà la sua dimora (Ps. 5, 11); che
su di noi spanderà le sue grazie e gli effetti della sua misericordia in proporzione della
speranza e della fiducia che abbiamo in lui (Ps. 32, 22); che quelli che in lui si fidano
conosceranno la verità (Sap 3, 9), vale a dire ad essi egli si manifesterà, egli che è la
verità suprema; che essi non peccheranno, o, giusta il testo ebraico, che non saranno
condannati né periranno, vale a dire ch'Egli non permetterà che cadano in certi peccati
capaci di separarli da lui e di ridurli in uno stato di perdizione (Ps. 33, 22); che quelli che in
lui sperano santificansi come egli stesso è santo (I Gv 3, 3); che mai nessuno di coloro i
quali in lui si sono confidati è stato confuso o frustrato in ciò che s'aspettava (Eccli. 2, 11);
che accorda loro quanto gli domandano con fiducia (Mt 21, 22); infine che nulla è
impossibile a quelli che in lui credono e fidano, che anzi tutto possono, appoggiati sulla
sua bontà e sulla sua virtù (Mc 9, 22).
Non finirei mai, se volessi riferire qui tutti gli altri testi della Santa Scrittura in cui Dio ci
raccomanda la virtù della fiducia. Pare non possa mai contentarsi di attestarci in mille
passi de' Libri Santi, quanto gli è cara e deliziosa questa santa virtù, e quanto ama e
favorisce coloro che si confidano ed abbandonano interamente alle paterne sollecitudini
della sua divina Provvidenza.
Nel libro terzo delle Insinuazioni della divina pietà di S. Geltrude, leggiamo che, un
giorno, nostro Signore Gesù, Cristo disse a questa gran Santa che la fiducia filiale che
l'anima cristiana ha in lui, è quell'occhio della sacra sposa, di cui lo Sposo divino va
dicendo nel Cantico dei Cantici: Vulnerasti cor meum, soror mea, sponsa: vulnerasti cor
meum in uno oculorum tuorum: «Mi avete ferito il cuore, sorella mia, sposa mia, mi avete
ferito il cuore con uno dei vostri occhi», perché, disse, mi trafigge il cuore con una saetta;
d'amore colui che ha in me questa sicura confidenza ch'io posso, ch'io so e ch'io voglio
assisterlo fedelmente in ogni cosa; e questa confidenza fa tale violenza alla mia pietà,
ch'io non mi posso in nessun modo partire da lui (3).
E nel Libro della grazia speciale di S. Metilde vediamo che lo stesso Gesù le disse così:
E' per me un diletto singolare che gli uomini nella mia bontà si confidano e su di me si
appoggiano; pertanto, chiunque avrà in me molta fiducia, purché sia anche umile, lo
favorirò in questa vita, e nell'altra lo ricompenserò più che non merita. Più uno in me fiderà
ed aspetterà dalla mia bontà, e più vi guadagnerà, essendo impossibile che l'uomo non
ottenga quel che santamente crede e spera di ottenere perché gli è stato promesso, quindi
è utile assai all'uomo, che da me grandi cose aspetta, di fidarsi molto in me (127). E alla,
medesima S. Metilde, che gli domandava che cosa ella doveva credere innanzi tutto della
sua bontà ineffabile, Dio rispose: Credi fermamente ch'io dopo la morte ti riceverò come il
padre riceve il figlio diletto, e che non vi è padre che abbia dato tutte le sue ricchezze al
figlio suo unico con tanta fedeltà e tenerezza come io ti comunicherò tutti i miei beni.
Chiunque ciò crederà della mia bontà fermamente e con umile carità, sarà felicissimo
(128).

227

XX. - Continuazione del precedente discorso sulla fiducia.

Per affermarci maggiormente ancora in questa santa fiducia, il nostro dolcissimo ed


amabilissimo Salvatore prende a nostro riguardo i nomi e le qualità più dolci ed amorevoli
che vi possano essere. Egli si dice ed è di fatti nostro amico, nostro avvocato, nostro
medico, nostro pastore, nostro fratello, nostro padre, nostra anima, nostro spirito e lo
sposo delle anime nostre; egli ci chiama e pecorelle, suoi fratelli, suoi figli, la sua porzione,
il suo retaggio, la sua anima, il suo cuore, e spose sue le nostre anime.
In diversi passi della Santa Scrittura ci assicura che ha verso di noi una sollecitudine e
vigilanza continua (Sap 12, 13; I Pt 5, 7); che ci porta e sempre ci porterà nel suo seno,
nel suo cuore e nelle sue viscere; e non pago di dircelo una o due volte, ce lo dice e ripete
perfino cinque volte nel medesimo passo (129). E altrove ci dice che, quand'anche si
trovasse una madre così snaturata da dimenticare il fanciullo nato al suo seno, egli non si
dimenticherà giammai noi, avendoci scritti nelle sue mani per averci sempre davanti agli
occhi (130); che chiunque ci tocca, tocca la pupilla degli occhi suoi (Zach. II, 8); che non
dobbiamo stare in pensiero riguardo alle cose che ci son necessarie sia per il mangiare sia
per il vestire, perché egli sa bene che ne abbisogniamo e ci pensa per noi (Mt 6, 31-36);
che da lui sono stati numerati tutti i capelli della nostra testa e nessuno di essi perirà (Mt
10, 30; Lc 21, 18); che il Padre suo ci ama con lo stesso amore con cui ama lui, ed egli ci
ama come il Padre lo ama (Gv 17, 25-26; 15, 9); ch'egli vuole che, dov'egli è, siamo anche
noi, cioè che con lui riposiamo nel seno e nel cuore di suo Padre (Gv 17, 24); che con lui
siamo seduti sul suo trono (Ap 3, 21); che insomma siamo uno, anzi perfetti nell'unità con
lui e col Padre suo (Gv 17, 21-23). Se l'abbiamo offeso, ci promette che, tornando a lui
umilmente pentiti, fiduciosi nella sua bontà, e risoluti di smetterla col peccato, ci riceverà,
ci abbraccerà, dimenticando i nostri peccati e rivestendoci della sua grazia e del suo
amore, di cui per nostra colpa ci eravamo spogliati (Ez 18, 21-22; Lc 15, 22).
Chi adunque non avrà fiducia, chi non si abbandonerà totalmente alla sollecitudine e
alla direzione d'un amico, d'un fratello, d'un padre, d'uno sposo, il quale gode d'una
sapienza infinita per conoscere ciò che per noi è più vantaggioso, per prevedere quanto ci
può capitare, e per scegliere i mezzi più acconci affin di condurci alla meta della nostra
suprema beatitudine; il quale gode anche d'una bontà estrema per volerci ogni bene, ed
insieme d'una potenza immensa per allontanare il male che potrebbe piombarci addosso,
e per farci tutto il bene ch'egli ci vuole procacciare?
Ma affinché non crediate siano senza effetto le sue parole e 1e sue promesse, vedete
un po' quanto ha fatto e sofferto per voi nella sua Incarnazione, nella sua vita, nella, sua
passione e morte; e quanto fa tuttora ogni giorno nel santissimo Sacramento
dell'Eucaristia; come è sceso dal cielo in terra per amore di voi; come si è umiliato,
annichilato fino a voler essere bambino, nascere in una. stalla, assoggettarsi a tutte le
miserie e necessità d'una vita umana, passibile e mortale; come ha speso tutto il suo
tempo, tutti i suoi pensieri, le sue parole ed azioni per voi; come ha abbandonato il suo
corpo santissimo a Pilato, ai manigoldi e alla croce; come ha dato la sua vita e versato il
suo sangue fino all'ultima stilla; come vi dà, e tanto spesso, mediante la Santissima
Eucaristia, il suo corpo, n suo sangue, l'anima sua, la sua divinità, tutti i suoi tesori, tutto
quel ch'egli è, e quanto ha di più caro e di più prezioso. O bontà, o amore, o buonissimo
ed amabilissimo Gesù! Sperino in voi quelli che conoscono il vostro dolcissimo e
santissimo nome (Ps. 9, 10), che non è altro che amore e bontà; perché siete tutto amore,
tutto bontà, tutto misericordia. Ma non mi meraviglio se pochi sono che in voi
perfettamente si confidino, essendo pochi coloro che studiansi di conoscere e considerare
gli effetti della vostra bontà infinita. O mio Salvatore, certo bisogna confessare che siamo
miserabili assai, se non abbiamo fiducia in voi, dopo che ci avete fatto vedere tante e tante
prove del vostro amore verso di noi! Infatti se avete fatto tanto e tanto sofferto, e se ci
avete dato cose così gl'aridi, che cosa non fareste tuttora per noi, che cosa non ci dareste,
se venissimo a voi con umiltà, con fiducia?
Entriamo dunque in un gran desiderio di stabilirci bene in questa divina virtù; non
temiamo, tua siamo coraggiosi nel formare alti divisamenti di servire ed amare
perfettissimamente e santissimamente il nostro adorabilissimo ed amabilissimo Gesù, e
nell'intraprendere cose grandi a sua gloria, secondo il potere e la grazia che ce ne darà;
perché, sebbene da noi soli nulla possiamo, in lui tutto possiamo e non ci mancherà il suo
aiuto, se abbiamo fiducia nella sua bontà.
Mettiamo nelle sue mani ed abbandoniamo totalmente alle paterne sollecitudini della
sua divina Provvidenza tutto quello che ci riguarda per il corpo e per l'anima, per le cose
temporali e per quelle spirituali, per la nostra salute, per la nostra riputazione, per i nostri
beni, per i nostri affari, per le persone a noi care, per i nostri peccati passati, per
l'avanzamento delle nostre anime nelle vie della virtù e dell'amor di lui, per la nostra vita,
per la nostra morte, per la nostra stessa salvezza e per la nostra eternità, e generalmente
per ogni cosa, fidandoci nella sua bontà ch'egli ne avrà cura speciale, e tutto disporrà nel
miglior modo possibile.
Guardiamoci bene di non appoggiarci punto né sul potere o sul favore dei nostri amici,
né sui nostri beni, né sul nostro ingegno, né sulla nostra scienza, né sulle nostre forze, né
sui nostri buoni desiderii e sulle nostre risoluzioni, né sulle nostre preghiere, neanche sulla
fiducia che ci sentiamo avere in Dio, né sui mezzi umani, né su qual si voglia cosa creata,
ma sulla sola misericordia di Dio; non che non sia mestieri di adoperare le suddette cose,
e di fare dal canto nostro, quanto possiamo per vincere il vizio, per esercitarci nella virtù,
per disbrigare e compiere gli affari da Dio ripostici nelle mani, e per disimpegnarci degli
obblighi relativi alla nostra condizione; ma dobbiamo rinunziare a tutto l'appoggio e a tutta
la fiducia che potremmo avere in quelle cose per appoggiarci unicamente sulla bontà di
nostro Signore; di modo che, insomma, dobbiamo impegnarci e lavorare dal canto nostro
quasi nulla aspettassimo da Dio, e con tutto ciò sulle nostre premure e sul nostro lavoro ci
dobbiamo appoggiare non più che se nulla facessimo, aspettando tutto, invece, dalla sola
misericordia di Dio.
E a questo ci esorta lo Spirito Santo, quando ci dice per bocca del Re Profeta: Revela
Domino viam tuam, et spera in eo, et ipse faciet (Ps 36, 5):
«Mettete nelle mani di Dio tutta la condotta della vostra vita, e lo stato dei vostri affari, e
sperate in lui ch'egli ne avrà cura», ed in un altro passo: Iacta super Dominum curam tuam
et ipse te enutriet (Ps 54, 22): «Lasciate a nostro Signore la cura di voi stessi e di quanto
vi riguarda, ed egli vi nutrirà»; e parlando per bocca del principe degli Apostoli, ci avverte
di deporre tutte le nostre preoccupazioni ed inquietudini in Dio, poiché Egli si cura di noi:
Omnem sollicitudinem ves tram proiicientes in eum, quoniam ipsi cura est de vobis (I Pt 5,
7). E questo disse nostro Signore a S. Caterina da Siena: Figliuola mia, dimentica te
stessa ed a me pensa, ed io continuamente a te penserò (131).
Applicate a voi stessi questo insegnamento. La vostra sollecitudine precipua sia d'evitare
tutto quello che dispiace a nostro Signore, e di servirlo ed amarlo perfettamente, ed egli
farà ridondare tutto, anche le vostre colpe, a vostro vantaggio.
Abituatevi a far sovente degli atti di fiducia in Dio, massime quando sarete assaliti da
pensieri o sentimenti di timore e di diffidenza, a cagione sia dei vostri peccati passati, sia
di qualsiasi altro soggetto. Elevate subito il vostro cuore a Gesù e ditegli ora col Re
Profeta: Ad te, Domine, levavi animam meam: Deus meus, in te confido, non erubescam
(Ps 24, 1-2): «O Signore, ho elevato a voi l'anima mia e il mio cuore; in voi, mio Dio, io
confido: deh! non sia delusa la mia speranza». Neque irrideant me inimici mei, etenim
universi qui sustinent te, non confundentur (Ps 24, 3): «Non si rallegrino a dispetto mio i
miei nemici, perché non rimarranno confusi quelli che da voi tutto aspettano». In te,
Domine, speravi, non confundar in aeternum (Ps 30, 1): «In voi, Signore, ho riposto la mia
speranza, non sarò confuso eternamente». Deus meus, sperabo in eum (Ps 90, 2): «Egli è
mio Dio, perciò in lui io spererò». Dominus mihi adiutor, non timebo quid faciat mihi homo
(Ps 117, 6): «Il Signore è il mio aiuto, non temerò ciò che a me l'uomo può fare». Dominus
mihi adiutor, et ego despiciam inimicos meos (117, 7): «Il Signore è il mio aiuto, perciò
sfiderò tutti i miei nemici». Bonum est confidere in Domino quam confidere in homine (Ps
117, 8): «Oh! quanto meglio vale fidarsi in Dio che nell'uomo». Et si ambulavero in medio
umbrae mortis,
non timebo mala quoniam tu mecum es (Ps 22, 4): «Quand'anche camminassi in mezzo
alle ombre della morte, nessun male temerei, giacché siete con me».
Ora col profeta Isaia: Ecce Deus Salvator meus, fiducialiter agam et non timebo (Is 12, 2):
«Ecco che Dio è il mio Salvatore, agirò sempre con fiducia e non temerò».
Ora col santo Giobbe: Etiamsi occiderit me, in ipso sperabo (Gb 13, 15): «Anche se Dio mi
uccidesse, in lui spererei ».
Ora col poverello del Vangelo: Credo, Domine, adiuva incredulitatem meam (Mc 9, 23):
«Signore, io credo e fido in voi, aiutate la mia incredulità».
Ora coi santi Apostoli: Domine, adauge nobis fidem (Lc 17, 5): «Signore, accrescete in noi
la fede».
Oppure dite così: «O buon Gesù, in voi solo ho riposto tutta la mia fiducia. O mia forza e
mio unico rifugio, mi dono ed abbandono tutto a voi, fate di me quel che a voi piacerà.
«O mio dolce amore, o cara speranza mia, io metto tra le vostre mani e vi sacrifico il
mio essere, la vita mia, la mia anima e tutto quel che mi appartiene, acciò ne disponiate
nel tempo e nell'eternità come vi piacerà per vostra gloria».
Infine, essendo la fiducia un dono di Dio che segue l'umiltà e l'amore, dovete, chiederla
a Dio, ed egli ve là darà; procurate di fare tutte le vostre azioni in ispirito d'umiltà e per il
puro amore di Dio, e gusterete presto la soavità e la pace da cui è accompagnata la virtù
della fiducia.
XXXI. - Della sottomissione e ubbidienza cristiana.

La sottomissione continua che dobbiamo avere al santo volere di Dio è la virtù più
universale e quella la cui pratica deve esserci più ordinaria, perché ad ogni momento si
presentano occasioni di rinunziare alla nostra propria volontà per sottometterci a quella di
Dio, che ci è sempre facile conoscere. Infatti Dio ha voluto che le cose più necessarie
siano molto facili a trovarsi; per es. assai necessari alla vita naturale dell'uomo sono il
sole, l'aria, l'acqua e gli altri elementi, cose tutte comuni e alla portata di tutti. Similmente,
essendo stati messi da Dio in questo mondo per fare la sua volontà, e da ciò dipendendo
la nostra salvezza, è assolutamente necessario che ci riesca facile di conoscere questa
divina volontà in tutte le cose da farsi. Laonde egli ce l'ha resa molto facile da conoscere,
manifestandocela per cinque vie precipue che sono certissime, anzi evidenti: 1. per i suoi
comandamenti; 2. per i suoi consigli; 3. per le leggi, regole e obbligazioni della condizione
in cui siamo; 4. per le persone che hanno autorità e direzione su di noi; 5. per gli
avvenimenti, essendo che tutte le cose che succedono sono prove infallibili. che Dio le
vuole così, sia per volere assoluto, sia per volere permissivo; di modo che, se volessimo
aprire, fosse pur poco, gli occhi della fede, ci sarebbe assai facile, ad ogni momento e in
ogni occasione, di conoscere la volontà santissima di Dio, e questo conoscimento ce la
farebbe amare e ci porterebbe a sottomettervici.
Ma per stabilirci bene in questa sottomissione, fa d'uopo imprimerei profondamente
nella mente. quattro verità che la fede c'insegna:
1. Che la stessa fede, la quale c'insegna che vi è un solo Dio creatore di ogni cosa, ci
obbliga a credere che questo gran Dio ordina e governa tutte le cose, senza eccezione di
sorta, sia per volere assoluto, sia per volere permissivo; e che non si fa nulla nel mondo
che non, sia assoggettato all'ordine della sua divina condotta e non passi per le mani sia
del suo volere assoluto, sia del suo volere permissivo, i quali sono come le due braccia
della sua Provvidenza, con cui ella governa tutto: Tua, Pater, providentia gubernat (Sap
14, 3).
2. Che Dio non vuole niente e niente permette se non per la sua maggior gloria e che di
fatti egli ricava da ogni cosa la sua maggior gloria, perché, essendo esso il creatore e
governatore del mondo, ed avendo fatto tutte le cose per se stesso con uno zelo infinito
della sua gloria, essendo poi infinita la sua sapienza e la sua potenza per sapere e poter
avviare tutte le cose a quel fine, è certissimo che non vuole e non permette che avvenga
nel mondo qualche cosa che non sia per la sua maggior gloria, ed anche per il bene di
coloro che l'amano e alle sue divine disposizioni si sottomettono, giacché ci annuncia il
suo Apostolo che le cose tutte tornano a bene per coloro che amano Dio (Rom 8, 28), di
modo che, se volessimo amare Dio ed adorare in tutte le occasioni la sua santa volontà,
tutte le cose riuscirebbero a nostro maggior bene; e questo non dipende che da noi.
3. Che la volontà di Dio, sì assoluta che permissiva, è infinitamente santa, giusta,
adorabile ed amabile, e merita d'essere infinitamente adorata, amata e glorificata e ciò
ugualmente in tutte le cose quali che siano.
4. Che Gesù Cristo nostro Signore ha fatto professione, sin dal primo momento della
sua vita e della sua entrata in questo mondo, di non far mai la sua propria volontà, bensì
quella di suo Padre, come lo attesta autorevolmente S. Paolo scrivendo agli Ebrei:
Entrando nel mondo Gesù disse (parlando al suo eterno Padre): Ecco ch'io vengo; al
principio del libro è stato scritto di me, di fare, o Dio, la tua volontà (Eb 10, 5-7); e come
l'ha detto egli stesso: Son disceso dal cielo a fare, non la mia volontà, ma la volontà di
colui che mi ha mandato (Gv 6, 38). Perciò non l'ha mai fatta; anzi per quanto santa;
deificata ed adorabile fosse la sua volontà, nulladimeno egli l'ha lasciata e quasi
annientata, per seguire quella del Padre, a cui ripeteva incessantemente per ogni cosa ciò
che più segnatamente disse alla vigilia della sua morte nel giardino degli Ulivi: Padre, si
faccia non la mia volontà, ma la tua (Lc 22, 42).
Se consideriamo bene queste verità, ci riuscirà facilissimo sottometterei in tutto
all'adorabilissima volontà di Dio, perché, se consideriamo che Dio ordina e dispone tutto
quello che avviene nel mondo, ch'egli tutte le cose dispone per la sua gloria e per il nostro
maggior bene, e che giustissime ed amabilissime sono le sue disposizioni, non
attribuiremo ciò che succede né alla fortuna, né alla sorte, né alla malizia del diavolo o
degli uomini, sì bene all'ordine di Dio, che ameremo ed abbracceremo teneramente, ben
sicuri che esso è santissimo ed amabilissimo, che non comanda o permette nulla se non
per il nostro maggior bene e per la maggior gloria del nostro buon Dio, la quale ci
dev'essere più cara di tutte le cose, poiché non siamo nel mondo che per amarla e
procurarla.
E se consideriamo attentamente che il nostro capo, Gesù, ha lasciato e quasi annientato
una volontà così santa e divina qual era la sua, per seguire la volontà rigorosissima e
severissima di suo Padre, il quale ha voluto che egli soffrisse supplizi così atroci, e che
morisse d'una morte così crudele e così ignominiosa, e ciò per i suoi nemici; stenteremo
noi a lasciar una volontà tutta depravata e corrotta dal peccato qual è la nostra, per far
vivere e regnare in sua vece la santissima, dolcissima ed amabilissima volontà di Dio?
In questo consiste la sottomissione ed ubbidienza cristiana, cioè nel continuare la
sottomissione ed ubbidienza perfettissima di Gesù Cristo, non saio ai voleri che il Padre gli
ha dichiarati per se stesso, ma anche a quelli che gli ha dichiarati per mezzo della sua
Santissima Madre, di S. Giuseppe, dell'Angelo che l'ha condotto in Egitto, dei Giudei, di
Erode e di Pilato, essendo egli sottoposto non solo al Padre suo, ma assoggettato alle
creature tutte per la gloria del Padre e per amor nostro.

XXXII. - Pratica della sottomissione e ubbidienza cristiana.

Per mettere in pratica le suddette verità, adorate in Gesù questa divina e adorabile
sottomissione da lui sì perfettamente esercitata. Ai suoi piedi annientate spesso tutti i
vostri voleri, desideri e le vostre inclinazioni, protestandogli che non ne volete avere altri
che i suoi e pregando lo a farli regnare perfettamente in voi.
Vivete in una risoluzione continua di morire e di soffrire magari ogni sorta di tormenti
anziché contravvenire al minimo comandamento di Dio, e in una disposizione generale di
seguire i suoi consigli, secondo i lumi e la grazia che vi darà, secondo la vostra condizione
e secondo il parere del vostro direttore che consulterete all'uopo.
Rispettate ed onorate le persone che hanno autorità e superiorità su di voi quali
persone che presso di voi fanno le veci di Gesù Cristo sulla terra; e seguite i loro voleri
quasi fossero i voleri stessi di Gesù Cristo, purché non siano manifestamente contrari a
ciò che Dio comanda o proibisce.
Il principe degli Apostoli, S. Pietro, va più oltre ancora, giacché ci esorta a sottometterci
ad ogni umana creatura, per l'amore di Dio: Subiecti estate omni humanae creaturae,
propter Deum (1 Pt 2, 13). E S. Paolo vuole che ci stimiamo a vicenda come superiori gli
uni agli altri: Superiores sibi invicem arbitrantes (Fil 2, 3). Giusta i divini insegnamenti di
questi due grandi Apostoli, dobbiamo rispettare ed onorare ogni sorta di persone come
nostri superiori e nostre superiore, ed esser disposti a rinunziare al proprio giudizio ed al
proprio volere per sottoporci al giudizio ed al volere altrui. Infatti, quali cristiani che devono
vivere nei sentimenti e nelle disposizioni di Gesù Cristo, dobbiamo con lui far professione
di non far mai la nostra propria volontà, anzi d'ubbidire a tutti i voleri di Dio; e nel dubbio,
cioè qualora non sappiamo in modo certo qual è la volontà di Dio nelle diverse circostanze
che si presentano, dobbiamo fare la volontà di chicchessia, guardando come nostri
superiori. tutti gli uomini e sottomettendoci ,alla loro volontà per quanto ci è possibile ed in
tutto ciò che non è contrario a Dio e agli obblighi della nostra condizione, preferendo però
sempre quelli che hanno più autorità e diritto su di noi.
Rispettate ed osservate le leggi, le regole e le obbligazioni del vostro stato, ufficio o
condizione quali prove infallibili di ciò che da voi Dio richiede; e in onore dell'ubbidienza
esattissima e della perfettissima sommissione di Gesù non solo ai regolamenti datigli dal
Padre, riguardo anche alle ore e ai momenti da lui prescrittigli e determinati, ma altresì alle
leggi umane, assoggettatevi alle regole ed obbligazioni della vostra condizione, nelle ore e
nei momenti in cui dovete disimpegnare i doveri e le funzioni del vostro ufficio, ed anche
alle leggi umane e civili, e tutto ciò per amor di colui che, per amar vostro, si è, per il
primo, sottoposto a tale soggezione.
In tutti gli avvenimenti che succederanno, sia per il volere assoluto di Dio, sia per il suo
volere permissivo, adorate, benedite ed amate l'uno e l'altro, e ditegli col suo Figlio diletto,
ma bramando di dirglielo, per quanto vi sarà possibile, col medesimo spirito e col
medesimo amore, con la stessa sommissione ed umiltà con cui glielo disse il Figlio: Pater
non quod ego volo, sed quod tu; non mea voluntas, sed tua fiat (Mc 14, 36; Lc 22, 42): «O
Padre, non quello che voglio io, ma quello che vuoi tu; si faccia non la mia volontà, ma la
tua». Ita, Pater, quoniam sic fuit placitum ante te (Mt 11, 26): «Così voglio, Padre, perché
così a te piace».
Non appena sentirete qualche inclinazione o desiderio di qualche cosa, annichilatèlo ai
piedi di Gesù; e se l'inclinazione è forte, non cessate di rinunziarvi, di annientarla e di
pregare Gesù stesso ad annientarla in voi finché vi sentiate disposto a voler il contrario, se
egli così lo volesse.
Quando vi si affaccia alla mente qualche pensiero o tema di perdere la vostra salute, o
la vostra riputazione, o i vostri beni, o i vostri genitori, i vostri figli, i vostri amici o qualche
altra cosa simile, annichilate la vostra volontà ai piedi di Gesù per adorare, amare e
benedire la sua, come se la cosa fosse già compiuta, o per il tempo in cui si dovrà
compiere, dicendo come segue:
«O Gesù, annichilo ai vostri piedi tutti i miei voleri ed inclinazioni, adorando, amando e
lodando di tutto cuore la vostra santissima ed amabilissima volontà; e nonostante tutte le
mie ripugnanze e i miei sentimenti contrari, vi voglio amare, benedire e glorificare in tutto
quello che vi siete compiaciuto, ed in tutto quello che vi compiacerete di ordinare su di me
e su tutti coloro che mi sono congiunti, nel tempo e nell'eternità. Viva Gesù, viva la
santissima volontà. del mio Gesù; sia distrutta ed annientata per sempre la mia volontà ed
eternamente regni e sia fatta la sua come in cielo così in terra!»

XXXIII. - La perfezione della sottomissione ed ubbidienza cristiana.

Non solo Gesù Cristo nostro Signore ha fatto tutti i voleri del Padre, e per amar suo si è
sottomesso a lui e ad ogni cosa, ma in ciò egli ha anche riposto tutto il suo contento, la
sua felicità e il suo paradiso: Meus cibus est, ut faciam voluntatem eius qui misit me (Gv 4,
34): «Il mio cibo è, disse, di fare la volontà di colui che mi ha mandato», vale a dire niente
mi sta più a cuore e m'è più delizioso del fare la volontà del mio Padre. Infatti nel fare tutto
quello che faceva, prendeva un contento infinito, perché tale era la volontà del Padre suo.
Nelle sue sofferenze metteva la sua gioia e felicità secondo lo spirito, perché così piaceva
al Padre suo; onde, parlando del giorno della sua passione e morte, lo Spirito Santo lo
chiama il giorno della letizia del suo cuore (Ct 3, 11). Similmente in tutte le cose che
vedeva succedere o dover succedere nel mondo, egli vi trovava la pace e il contento
dell'animo suo, perché in ogni cosa altro non guardava che la volontà amabilissima del
Padre.
Perciò, quali cristiani che devono essere rivestiti dei sentimenti e delle disposizioni del
loro Capo, dobbiamo non solo sottometterci a Dio e a tutte le cose per l'amore di lui, ma
dobbiamo anche mettere in questo tutto il nostro contento, la nostra beatitudine e il nostro
paradiso; ed in ciò consiste la suprema perfezione della sottomissione cristiana; è la
preghiera che facciamo ogni giorno, a Dio: Fiat voluntas tua, sicut in caelo et in terra (Mt 6,
10): «Sia fatta la vostra volontà come in cielo, così in terra». Ora, nel cielo i Santi mettono
talmente la loro felicità e il loro paradiso nell'adempimento dei voleri di Dio, che alcuni di
essi, i quali vedono nell'inferno i loro genitori, i loro fratelli e sorelle, le loro spose e figli, si
rallegrano degli effetti operati su di essi dalla giustizia di Dio, perché, essendo una sola
cosa con Dio, i Santi non hanno con lui che un medesimo volere e sentimento. Ora, Dio
vuole che sia esercitata la sua giustizia su quei miserabili che l'hanno ben meritato, ed egli
prende un contento infinito negli effetti della sua giustizia così come in quelli della sua
misericordia; e quindi ne godono pure i Santi: Laetabitur iustus cum viderit vindictam;
manus suas lavabit in sanguine peccatoris (Ps 57, 10): « Il giusto si rallegrerà alla vista
della divina vendetta sugli ingiusti; si laverà le mani nel sangue del peccatore». E così
dobbiamo anche noi mettere tutta la nostra gioia negli effetti della divina volontà, giacché
dobbiamo procurare di adempierla in terra come in cielo.
Siamo a ciò obbligati per due ragioni:
1° perché, non essendo creati che per glorificare Dio ed essendo la gloria di Dio il nostro
ultimo fine, ne segue che in essa dobbiamo riporre la nostra felicità, e per conseguenza in
tutti gli effetti della sua divina volontà, poiché sono tutti per la sua maggior gloria;
2° perché, avendo ci dichiarato nostro Signore ch'egli vuole che non siamo che una sola
cosa con lui e col Padre suo, ne segue che non dobbiamo avere che un medesimo spirito
e sentimento con lui, e che quindi dobbiamo mettere la nostra gioia, la nostra beatitudine e
il nostro paradiso in ciò stesso in cui mettono la loro beatitudine e il loro paradiso i Santi, la
Santissima Vergine, il Figlio di Dio e l'eterno Padre. Ora i Santi, la Santissima Vergine, il
Figlio di Dio e l'eterno Padre trovano in ogni cosa il loro contento e il loro paradiso, perché
i Santi e la Santissima Vergine, non guardando in ogni cosa che la volontà di Dio, di tutto
godono, mentre Dio stesso prende un contento infinito in tutti i suoi voleri e permissioni ed
in tutte le sue opere: Laetabitur Dominus in operibus suis (Ps 103, 31): Dio non sarebbe
Dio, se non prendesse un contento infinito in tutto quello che opera. Tanto è vero che gode
così delle opere della sua giustizia sui dannati come degli effetti della sua bontà nei Beati,
secondo questo divino oracolo: Come il Signore si è prima deliziato nel beneficarvi, così si
rallegrerà nel perdervi e distruggervi (Dt 28, 63). Perciò dobbiamo anche noi mettere la
nostra gioia e il nostro paradiso in tutti i voleri e permissioni, e in tutte le opere di Dio, e
generalmente in tutte le cose, fuorché nel peccato che dobbiamo detestare ed abominare,
adorando nondimeno e benedicendo la permissione di Dio e l'ordine della sua giustizia la
quale, per un giusto giudizio, permette che in castigo d'un peccato il peccatore cada in un
altro peccato.
E così possiamo, colla grazia di nostro Signore, vivere sempre contenti e possedere il
paradiso sulla terra. Certo saremmo ben difficili a contentarci, se non fossimo contenti di
ciò che contenta Dio, gli Angeli e i Santi, i quali non tanto gioiscono della loro propria
gloria, per grande che sia, quanto dell'adempimento della volontà di Dio in se stessi, vale
a dire che Dio si contenti e si compiaccia nel glorificarli. Non avremo dunque da lagnarci di
essere nel paradiso della Madre di Dio, del Figlio di Dio e dell'eterno Padre.

XXXIV. - Pratica della perfetta sottomissione cristiana.

Se dunque volete possedere un vero paradiso sulla terra, pregate Gesù a stabilirvi in
questa santa disposizione d'una sottomissione perfetta a tutti i suoi divini voleri; e per
cooperarvi dal canto vostro, cercate non solo di sottomettervi a Dio in ogni cosa, ma anche
di sottomettervi a lui con gioia e contento.
Quando farete qualche azione, procurate di farla, non solo per amore. di nostro Signore,
ma talmente per amor suo che nel farla riponiate tutto il vostro contento, la vostra felicità e
il vostro paradiso, perché è per l'amore di lui e perché è suo volere e piacere che la
facciate.
Quando vi succede qualche cosa, se è contro la vostra volontà, mettetevi il vostro
contento perché è la volontà di Dio; se asseconda il vostro desiderio, rallegratevi che sia
fatta, non la vostra volontà, ma quella di Dio.
In tutte le cose del mondo, non guardate che la volontà o la permissione di Dio,
considerando che Dio mette il suo compiacimento in tutti i suoi voleri si assoluti che
permissivi, che in tutte le cose egli trova sempre il suo tornaconto, ricavando sempre da
tutto la sua maggior gloria; detestate d'una parte i peccati che contro di lui si commettono,
e d'altra parte rallegratevi di ciò di cui egli si rallegra.
Non dico che in tutto quel che fate o soffrite, ed in tutto quel che succede nel mondo, voi
abbiate un contento e una gioia sensibile, - questo è proprio dei Beati; - ma qui accenno
alla gioia e al contento di spirito e di volontà che potete avere facilmente, mediante la
grazia di nostro Signore, giacché basta dire: «Mio Dio, voglio, se a voi piace, mettere, per
amor vostro, tutto il mio contento nel volere, fare o soffrire or questo or quello, perché tal è
la vostra volontà e il vostro contento». E così avrete un contento di spirito e di volontà in
ogni cosa; anzi questa pratica, ripetuta per più volte, affievolirà e distruggerà la pena e la
ripugnanza naturale che potreste sentire in diverse cose, e farà si che troverete soavità e
contento anche sensibile là dove prima non sentivate che amarezza e pena.
Per rendervi più familiare questa pratica, abituatevi, in tutte le cose che vedete
succedersi nel mondo, ad elevare il vostro Cuore a Gesù, dicendogli così;
«O Gesù, siete voi che ordinate, che fate ò permettete queste cose, e le fate e volete
tutte con infinito contento. O mio Dio, a voi io mi dono: fate, se vi piace, ch'io non abbia
con voi che un medesimo spirito e sentimento, una stessa disposizione e volontà; ch'io
voglia tutto quel che volete; ch'io lo voglia con piacere, come con piacere voi lo volete, e
ch'io riponga la mia felicità e il mio paradiso in tutte le vostre opere e disposizioni».
Nelle cose per cui provate qualche ripugnanza, dite così:
«O Gesù, nonostante tutte le ripugnanza e i dispiaceri della mia propria volontà e del
mio amor proprio, voglio soffrire questa pena ed afflizione (o voglio fare questa azione) per
amor vostro, e la voglio talmente soffrire (o fare) per amor vostro, che voglio mettervi tutta
la mia felicità e il mio paradiso, perché è questa la vostra santa volontà».
In tutte le cose in cui proverete consolazione e piacere, dite così:
«O Gesù, mi rallegro di ciò che è accaduto (oppure voglio fare quest'azione) non perché
questo mi va a genio, ma perché tal è il vostro beneplacito».
Facendo così comincerete il vostro paradiso sin da questo mondo, godrete una pace e
una felicità continua, farete le vostre azioni come Dio fa le sue, e come nostro Signor
Gesù Cristo faceva le sue, mentre stava sulla terra, vale a dire in ispirito di gioia e di
contento, ed è ciò ch'egli desidera e ch'egli domandò al Padre suo per noi nella vigilia
della sua morte, con queste parole: Ut habeant gaudium meum impletum in semetipsis
(Gv 17, 13): «Abbiano il mio gaudio perfetto in loro».
E' questa la perfezione suprema della sottomissione cristiana e del puro amore di Dio,
perché il sommo grado del divino amore consiste nel fare, soffrire ed accettare tutto per
amore di Dio con gioia e contento. Chi userà così santamente delle cose del mondo, chi
soffrirà in tali disposizioni le pene che gli capiteranno, chi farà in questo modo le sue
azioni, darà a Dio più gloria e contento, ed avanzerà più nelle vie del suo amore in un
giorno, che non farebbe in tutta la sua vita, se operasse altrimenti.
XXXV. - Della carità cristiana.

Non è senza ragione che, avendoci detto il Figlio di Dio nel suo Vangelo che il primo e
più importante comandamento di Dio è di amarlo con tutto il cuore, con tutta l'anima e con
tutte le forze, ci dichiara poi che il secondo il quale ci obbliga di amare il prossimo come
noi stessi, è simile al primo (Mt 22, 37-39), perché difatti l'amore di Dio e l'amore del
prossimo sono inseparabili, non sono due amori, ma un solo ed unico amore; e dobbiamo
amare il nostro prossimo col medesimo cuore e col medesimo amore con cui amiamo Dio,
giacché lo dobbiamo amare non in sé e per sé, ma in Dio e per Dio; o, dico meglio: è Dio
stesso che dobbiamo amare nel prossimo.
E' così che ci ama Gesù: egli ci ama nel Padre suo e per il Padre suo, o piuttosto in noi
ama il Padre suo, ed egli vuole che ci amiamo scambievolmente come egli ci ama. Il
comandamento mio, dice, è questo, che vi amiate scambievolmente come io ho amato voi
(Gv 15, 12).
In questo consiste la carità cristiana, cioè nell'amarci scambievolmente come Gesù
Cristo ci ama. Ora Egli ci ama tanto che ci dà tutti i suoi beni, tutti i suoi tesori, se stesso, e
adopera tutto il suo potere e tutte le risorse della sua sapienza e della sua bontà per
beneficarci. Così eccessiva è la sua carità verso di noi ch'egli soffre i nostri difetti per
molto tempo e con un'immensa dolcezza e pazienza; egli è il primo a ricercarci, quando
l'abbiamo offeso, egli che non fa a noi che ogni sorta di bene, e che sembra preferire in
qualche modo i nostri comodi, contenti ed interessi ai suoi, essendosi assoggettato
durante la sua vita passibile ad ogni sorta d'incomodità, di miserie e di tormenti per
liberarcene e renderci beati. In una parola, egli ha per noi tanto amore da sacrificare per
noi tutta la sua vita, il suo corpo, l'anima sua, il suo tempo, la sua eternità, la sua divinità e
la sua umanità, tutto quello che è, tutto quello che ha e tutto quello che può; e da essere
tutta carità, tutto amore verso di noi ne' suoi pensieri, parole ed azioni.
Questa è la regola e il modello della carità cristiana. Questo egli domanda da noi,
quando ci comanda di amarci vicendevolmente come egli ci ama. E' così che dobbiamo
amarci d'amar reciproco, facendo gli uni verso degli altri ciò che verso di noi ha fatto Gesù
Cristo, secondo il potere ch'egli ce ne dà.
Per portarvi ed animarvi a ciò maggiormente ancora, guardate il vostro prossimo in Dio
e Dio in lui; guardate lo cioè come una cosa uscita dal cuore e dalla bontà di Dio, come
una partecipazione di Dio, come cosa creata per tornare dentro di lui, per essere un giorno
alloggiata nel suo seno, per glorificarlo eternamente, ed in cui Dio sarà infatti eternamente
glorificato sia per miséricordia, sia per giustizia. Guardatelo come una cosa che Dio ama,
in qualunque stato egli sia, perché Dio ama tutto quello che ha creato; anche gli stessi
diavoli, quali sue creature, ed egli non odia nulla di ciò che ha fatto; non v'è che il peccato,
ch'egli non ha fatto, di cui inorridisce. Guardatelo come colui che è uscito d'un medesimo
principio che voi, che è figlio dello stesso Padre, che è creato per il medesimo fine, che
appartiene al medesimo Signore, che è riscattato col medesimo prezzo, cioè col prezioso
sangue di Gesù Cristo; che è membro d'un medesimo capo, cioè Gesù, e d'un medesimo
corpo, cioè la Chiesa di Gesù; che è nutrito dello stesso cibo, vale a dire la carne preziosa
e il prezioso sangue di Gesù; e col quale quindi non dovete avere che uno spirito,
un'anima, un cuore. Guardatelo ancora come colui che è il tempio del Dio vivente, che in
sé porta l'immagine della Santissima Trinità e il carattere di Gesù Cristo, che è una
porzione di Gesù Cristo, osso delle sue ossa e carne della sua carne; come colui per il
quale Gesù Cristo ha tanto lavorato, ha tanto sofferto, ha speso tanto tempo e dato il suo
sangue e la sua vita; ed infine come colui ch'egli vi raccomanda come se stesso,
assicurandovi che ciò che farete a uno dei minimi suoi fratelli, che sono quelli che in lui
credono, egli lo riterrà come fatto a se stesso (Mt 25, 40). Chi se ponderassimo e
considerassimo bene l'importanza di queste verità, che carità, che rispetto, che onore
avremmo gli uni per gli altri! Come saremmo paurosi d'offendere l'unione e la carità
cristiana con pensieri, parole ed azioni! Che non faremmo, che non soffriremmo gli uni per
gli altri! Con quale carità e pazienza ci sopporteremmo scusando gli altrui difetti! Con
quale dolcezza, modestia e riserbo converseremmo gli uni cogli altri! Come saremmo
premurosi di contentare ognuno e di renderci grati al prossimo nel bene, per edificazione
(Rom 15, 2), come dice san Paolo! O Gesù, Dio d'amore e di carità, imprimeteci in mente
ed in cuore queste verità e queste disposizioni.

XXXVI. - Pratica della carità cristiana.

Se volete vivere nello spirito della carità cristiana, che non è altro che una continuazione
e un compimento della carità di Gesù, fa mestieri di esercitarvi spesso nelle pratiche
seguenti.
Adorate Gesù che è tutta carità; benedite lo per tutta la gloria da lui resa al Padre cogli
esercizi continui della sua carità. Domandategli perdono di tutte le mancanze da voi
commesse contro la carità, pregando lo di offrire la sua carità al Padre per voi e in
soddisfazione delle vostre mancanze. Donatevi a lui, supplicando lo che distrugga nei
vostri pensieri, parole ed azioni tutto ciò che è contrario alla carità, e che faccia vivere e
regnare in voi la sua carità perfettissima.
Rileggete e ponderate spesso queste. parole di S. Paolo: La carità è paziente, è
benefica, la carità non è astiosa, non è insolente, non si gonfia, non è ambiziosa, non
cerca il proprio interesse, non è iraconda; non pensa al male, non gode dell'ingiustizia, ma
della verità; a tutto s'accomoda, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità mai vien
meno (1 Cor 13, 4-8).
Adorate Gesù pronunziando queste parole per bocca del suo Apostolo, datevi a lui per
metterle in pratica, pregandolo che a ciò egli vi dia grazia.
Nei servizi che rendete ad altri ed in tutte le azioni che fate per il prossimo, sia per
obbligo, sia per carità, elevate il vostro cuore a Gesù dicendogli:
«O Gesù, voglio fare quest'azione, se vi piace, in onore e unione della carità che avete
verso di questa persona, e per l'amore di voi stesso che voglio rimirare e servire in essa».
Quando per necessità date qualche riposo, cibo o refrigerio al vostro corpo, fatelo
secondo questa medesima intenzione, considerando la vostra salute, la vostra vita e il
vostro corpo, non come casa vostra, ma come un membro di Gesù, secondo la parola del
testo sacro, e come cosa che a Gesù appartiene, secondo questo divino oracolo: Corpus
autem Domino (1 Cor 6, 13), e della quale quindi dovete aver cura, non per voi, ma per
Gesù, quanto è necessario per il suo servizio, ricordandovi, ad imitazione di S. Geltrude
(132), del detto di nostro Signore, che ciò che sarà fatto al minimo de' suoi fratelli egli lo
riterrà come fatto a se stesso (Mt 25, 40).
Quando salutate o riverite qualcuno, salutatelo e riveritelo come il tempio e l'immagine
di Dio, e come membro di Gesù Cristo.
Nei discorsi e nei cosidetti complimenti, non permettete al vostro labbro di proferire
parole di compiacenza che non escano dal vostro cuore, perché passa questa differenza
tra le anime cristiane sante e le anime mondane che si servono le une e le altre dei
medesimi complimenti e modi di parlare, di cui si suole usare negli incontri e cortesi visite;
ma quelle lo fanno di cuore ed in ispirito di carità e di verità cristiana, mentre queste solo a
fior di labbra, ed in ispirito di menzogna e di fallace compiacenza.
Non dico che sia necessario che abbiate sempre lo spirito presente ed attento a formare
questi pensieri e queste intenzioni ogni qualvolta salutate uno o proferite qualche parola
cortese, o fate qualche azione per il prossimo, quantunque ciò fosse nondimeno cosa
ottima; ma per lo meno, abbiate in fondo all'anima vostra un'intenzione, generale di far
così tutto nello spirito della carità di Gesù, e cercate di rinnovarla davanti a Dio, quando ve
ne farà ricordare.
Quando provate ripugnanza, o avversione, o sentimento d'invidia verso altri, badate di
rinunziarvi con energia sin dal principio, di annientarlo ai piedi di nostro Signore, e di
pregarlo che lo annienti egli stesso e vi riempia della sua divina carità; e fate atti interiori di
carità verso quella persona, in questo modo:
«O Gesù, voglio amare questa persona per amor vostro. Sì, mio Salvatore, in onore e
unione della carità che le portate, la voglio amare con tutto il cuore, ed io a voi mi dono per
fare e soffrire per essa quanto vi piacerà». Sforzatevi pure di parlarle e di esercitare a suo
riguardo delle azioni esteriori di carità, e non cessate di far così finché non avete
cancellato interamente in voi il sentimento di avversione e di ripugnanza.
Se siete stato offeso, o se voi avete offeso qualcuno, non aspettate che vengano a
cercarvi, ma ricordatevi che nostro Signore ha detto: Se tu stai per fare l'offerta all'altare e
ivi ti viene alla memoria che il tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì la tua
offerta davanti all'altare, e va prima a riconciliarti col tuo fratello (Mt 5, 23-24); e per
ubbidire a queste parole del Salvatore, come pure in onore di ciò ch'egli è il primo a
ricercarci, egli, che non ci fa che ogni sorta di favori e da noi non riceve che ogni sorta di
offese, andate a trovare colui che avete offeso o che vi ha offeso, per riconciliarvi con lui,
disponendovi a parlargli con ogni dolcezza, pace ed umiltà.
Se alla vostra presenza si fanno discorsi a scapito altrui, sviateli prudentemente e
dolcemente, se vi è Possibile, cèrcando di fare ciò in modo da non dare verso di dirne
ancora di più, perché in questa caso meglio varrebbe tacere contentandosi di non
manifestare né attenzione, né compiacenza a ciò che si dice.
Pregate nostro Signore in particolar modo di infondervi nel cuore una carità ed
un'affezione tenera per i poveri, i forestieri, le vedove e gli orfani, considerando tutte
queste persone come persone a voi raccomandate dal vostro più grande amico, che è
Gesù, il quale ve le raccomanda nella sua Santa Scrittura spessissime volte con molte
istanze e come se stesso; ed in questa considerazione parlate loro dolcemente, trattatele
caritatevolmente, ed assistetele quanto più potrete.

XXXVII. - Della carità e dello zelo per la salvezza delle anime.

Sono innanzi tutto le anime di tutti gli uomini, e in particolar modo di quelli che vi
appartengono, o che da voi dipendono, che dovete amare con una carità del tutto
speciale, procurando la loro salvezza Con tutti i mezzi che vi sono possibili, perché S.
Paolo ci dichiara che chi non ha cura de' suoi, e massimamente di quelli della sua casa,
ha rinnegato la fede ed è peggiore d'un infedele (1 Tim 5, 8). Ricordatevi che esse hanno
costato i travagli e le sofferenze di trentaquattro anni, il sangue e la vita di un Dio, e che
l'opera più grande, più divina, a Gesù più gradita, che possiate fare nel mondo, è di
lavorare con lui alla salvezza delle anime le quali gli sono tanto care e preziose; donatevi
dunque a lui per adoperarvi in tutti i modi che Egli richiede da voi. Ritenetevi indegnissimo
d'essere impegnato in un'opera così grande, e ciò nondimeno, quando si presenterà
qualche occasione di aiutare una povera anima a salvarsi, (il che succederà spessissimo,
se state accorto), non la lasciate mai sfuggire, ma invece, dopo aver chiesto la sua grazia
a nostro Signore, adoperatevi secondo la vostra condizione e il potere che ve ne darà, con
tutta la sollecitudine, la diligenza e l'affezione che vi sarà possibile, in quest'affare,
considerando che è una cosa di maggior conseguenza che se si trattasse di tutti i beni
temporali, anzi della vita corporale di tutti quanti gli uomini; e fatelo per il puro amore di
Gesù e affinché Dio sia eternamente amato e glorificato nelle anime; persuadendovi che
sarebbe per voi un grande favore e benedizione di poter consumare tutto il vostro tempo,
tutta la vostra salute, tutta la vostra vita e tutti i tesori del mondo, se li possedete, per
cooperare alla salvezza d'una sola anima, per cui Gesù Cristo ha dato tutto il suo sangue,
e speso e consumato tutto il suo tempo, la sua vita e le sue forze.
O Gesù, zelantissimo delle anime, ed innamorato della salute degli uomini, imprimete,
di grazia, nei cuori di tutti i cristiani i sentimenti e le disposizioni del vostro zelo e della
vostra ardentissima carità verso le anime.

XXXVII
I. - Della vera devozione cristiana.

Da quanto abbiamo detto finora delle virtù cristiane, è facile conoscere che cosa è la
vera devozione cristiana ed in che consiste. Infatti, giacché tutte le virtù cristiane non sono
altro che le virtù di Gesù Cristo, da lui esercitate, mentre stava sulla terra, ed il cui
esercizio dobbiamo continuare mentre siamo in questo mondo, ne segue necessariamente
che la vera devozione cristiana altro non è che la devozione santa è divina di Gesù Cristo
che dobbiamo continuare e compiere in noi. Ora Gesù Cristo nostro Signore ha riposto la
sua devozione nel compiere perfettissimamente tutti i voleri del Padre suo, trovando in ciò
tutto il suo compiacimento. Egli ha riposto la sua devozione nel servire suo Padre e nel
servire anzi, gli uomini per amore, del Padre, avendo voluto prendere la forma e la qualità
bassa ed abietta di sérvo per rendere, con questo abbassamento, maggior onore ed
ossequio alla grandezza suprema di suo Padre. Egli ha riposto la sua devozione
nell'amare e glorificare, e nel far amare e glorificare il Padre nel mondo; nel fare tutte le
sue azioni per pura gloria e amore di lui, e nel farle con disposizioni santissime, purissime,
e divinissime, vale a dire con un'umiltà profondissima, con una carità ardentissima verso
degli uomini, con un perfettissimo distacco da sé stesso e da ogni cosa, con
un'applicazione e una unione fortissima al riguardo di suo Padre, e con una sommissione
esattissima e piena di gioia alla volontà di lui. Infine egli ha riposto la sua devozione
nell'essere immolato e sacrificato tutto alla pura gloria di suo Padre, essendosi preso
volontariamente la qualità di ostia e di vittima, ed avendo voluto passare in questa qualità
per ogni sorta di disprezzi, d'umiliazioni, di privazioni, di mortificazioni interiori ed esteriori,
e da ultimo per una morte crudele ed ignominiosa, a gloria del Padre suo.
Sono tre professioni solenni e quasi tre voti che Gesù ha fatti sin dal momento della sua
Incarnazione e che ha compiuti perfettissimamente nella sua vita e nella sua morte.
1. Sin dal momento della sua Incarnazione, egli ha fatto professione d'ubbidienza a suo
Padre, cioè ha fatto professione di non fare mai la propria volontà, sì bene d'ubbidire
perfettissimamente a tutti i voleri del Padre, e di mettere in ciò la sua felicità e la sua gioia,
come si è detto.
2. Egli ha fatto professione di servitù verso del Padre suo. Questa infatti è la qualità che
gli dà suo Padre, parlando per bocca d'un profeta: Servus meus es tu Israel, quia in te
gloriabor (Is 49, 3); è la qualità ch'Egli stesso si assume: Formam servi accipiens (Fil 2, 7),
abbassandosi fino ad uno stato e ad una forma di vita umile e dipendente dalle sue
creature, fino all'obbrobrio e al supplizio crudele e servile della croce, per amor nostro e
per la gloria del Padre suo.
3. Egli ha fatto professione d'essere ostia e vittima, tutta consacrata ed immolata a gloria
del Padre, dal primo all'ultimo momento della sua vita.
In ciò consiste la devozione di Gesù, ed in ciò quindi dobbiamo riporre la nostra
devozione, giacché la devozione cristiana non è altro che la devozione di Gesù Cristo; ma
per questo dobbiamo avere con Gesù un'unione strettissima ed intima assai, ed essere
perfettamente aderenti e attaccati a lui in tutta la nostra vita, in tutti i nostri esercizi ed in
tutte le nostre azioni.
E' questo il voto solenne e la professione pubblica, primiera e principale che facciamo
nel battesimo al cospetto di tutta la Chiesa, perché allora - per parlare secondo
sant'Agostino (133), S. Tommaso nella sua Somma (134), e il Catechismo del Concilio di
Trento (135) - facciamo voto e professione di rinunziare a Satana e alle sue opere, e di
aderire a Gesù Cristo come i membri al loro capo, donandoci e consacrandoci interamente
a lui ed in lui rimanendo. Ora, far professione d'aderire a Gesù Cristo e di dimorare in lui, è
far professione d'aderire alla sua devozione, alle sue disposizioni ed intenzioni, alle sue
leggi e massime, al suo spirito ed alla sua condotta, alla sua vita, alle sue qualità e virtù,
ed a tutto quello che ha fatto e sofferto (136).
Laonde, facendo voto e professione di aderire a Gesù Cristo e di rimanere in lui, ciò che
è il più grande dei nostri voti, dice S. Agostino, votum maximum nostrum (137), facciamo
tre grandi professioni, che sono assai sante e divine e che dobbiamo spesso considerare.
1. Facciamo professione con Gesù Cristo di non far mai la nostra propria volontà, ma
bensì di sottometterci a tutti i voleri di Dio, e d'ubbidire ad ogni specie di persone, in tutto
quello che a Dio non è contrario, mettendo in ciò, tutto il nostro contento e il nostro
paradiso.
2. Facciamo professione di servitù verso Dio ed il Figliuol suo Gesù Cristo, e verso tutti i
membri di Gesù Cristo, secondo queste parole di S. Paolo: Nos servos vestros per Iesum
(2 Cor 4, 5). In conseguenza di questa professione i cristiani tutti non hanno più nulla che
ad essi appartenga, come degli schiavi, e non hanno più alcun diritto di usare di se stessi
né dei membri e sentimenti del loro corpo, né delle facoltà della loro anima, né della loro
vita, né del loro tempo, né dei beni temporali che posseggono, se non per Gesù Cristo e
per i membri di Gesù Cristo che sono tutti coloro che in lui credono.
3. Facciamo professione d'essere delle ostie e vittime continuamente sacrificate alla
gloria di Dio, spirituales hostias (Pt 2, 5), dice il principe degli Apostoli. Obsecro vos,
fratres, per misericordiam Dei, ut exhibeatis corpora vestra hostiam viventem, sanctam,
Deo placentem (Rom 12, 1), dice san Paolo: «Io vi scongiuro, o fratelli, per la misericordia
di Dio, che offriate i vostri corpi ostia viva, santa, gradevole a Dio», e ciò che si dice qui dei
nostri corpi si deve dire lo stesso delle nostre anime. Perciò siamo obbligati di glorificare
ed amare Dio secondo tutte le potenze, le facoltà dei nostri corpi e delle nostre anime, di
farlo glorificare ed amare per quanto ci è possibile, di non cercare in tutte le nostre azioni
ed in ogni cosa che la sua pura gloria e il suo puro amore, di vivere in modo che la nostra
vita tutta sia un continuo esercizio di lode e d'amore verso di lui, e di essere pronti ad
essere immolati, consumati ed annientati per la sua gloria.
In breve, Christianismus est professio vitae Christi: «il cristianesimo è una professione
della vita di Gesù Cristo» dice S. Greg. Nisseno (138); e S. Bernardo ci assicura che
nostro Signore non annovera tra coloro che professano la sua religione quelli che non
vivono della sua vita: Non inter suos deputat professores, quos vitae suae cernit
desertores. Perciò quando nel santo battesimo noi facciamo professione di Gesù Cristo,
vuol dire che facciamo professione della vita di Gesù Cristo, della sua devozione, delle
sue disposizioni ed intenzioni, delle sue virtù, del suo perfetto distacco da ogni cosa.
Facciamo professione di credere fermamente tutto quello ch'Egli c'insegna sì per se
stesso che per la sua Chiesa, e di morire anziché scostarci, fosse pure menomamente, da
questa credenza. Facciamo professione di far con lui una guerra esiziale al peccato, di
vivere in uno spirito di orazione continua come Egli ha vissuto, di portare con lui la sua
croce e la sua mortificazione nei nostri corpi e nelle nostre anime, di continuare l'esercizio
della sua umiltà, della sua fiducia in Dio, della sua sottomissione ed ubbidienza, della sua
carità, del suo zelo per la gloria del Padre e per la salute delle anime, e di tutte le sue altre
virtù. Infine facciamo professione di non vivere sulla terra e nel cielo che per essere di
Gesù, e per amarlo ed onorario in tutti gli stati e misteri della sua vita, ed in tutto ciò ch'Egli
è in se stesso e fuor di se stesso; e di esser sempre disposti a soffrire ogni specie di
supplizi, a morire di mille morti, se fosse possibile, anzi ad essere mille volte annientati per
il suo puro amore e per la sua pura gloria.
Tal è il voto e la professione che tutti i cristiani fanno nel Battesimo. Ecco in che
consiste la vera devozione cristiana; ed ogni altra devozione, se vi può esserne qualche
altra, non è che inganno e perdizione.

XXXIX. - Pratica della devozione cristiana.

Per entrare in questa sacra devozione, adorate Gesù nella sua perfettissima devozione
e nella professione da lui fatta al Padre suo sin dall'istante della sua Incarnazione e da lui
perfettissimamente osservata in tutta la sua vita. Beneditelo per la gloria ch'egli ha così
resa al Padre suo. Chiedetegli perdono delle mancanze che avete commesso contro il
voto e la professione da voi fatta nel Battesimo, pregandolo a ripararle per la sua
grandissima misericordia. Considerate davanti a Dio gli obblighi gravissimi che vanno uniti
con questo voto e con questa professione, rinnovando spesso in voi il desiderio di
adempierli, e pregando Gesù che vi dia a ciò grazia e stabilisca in voi la sua santissima
devozione. Riponete tutta la vostra devozione nella pratica delle cose suddette in cui Gesù
ha riposto la sua devozione; ed in tutto quello che farete e soffrirete, badate di unirvi alla
devozione di Gesù, in questo modo: «O Gesù, a voi io mi dono per fare quest'azione o per
sopportare quest'afflizione, in unione della devozione perfettissima con cui avete fatto tutte
le vostre azioni e sofferto tutte le vostre afflizioni».
A tal patto vivrete nella vera e perfetta devozione, la cui mercé, formerete Gesù in voi,
secondo l'augurio del suo Apostolo: Donec formetur Christus in vobis (Gal 4, 19); e sarete
in Gesù trasformati secondo quest'altra parola del medesimo Apostolo: In eamdem
imaginem transformamur (2 Cor 3, 18); vale a dire, farete vivere e regnare Gesù in voi,
non farete che una sola cosa con Gesù, e Gesù sarà tutto in voi, secondo quest'altra
parola sacra: Consummati in unum, et omnia in omnibus (Gv 17, 23; I Cor 15, 28), il che è
lo scopo e il fine a cui tende la vita, la pietà e devozione cristiana. Laonde è necessario
mostrarvi di quanta importanza è quest'opera della formazione di Gesù nelle nostre anime
e ciò che bisogna fare per riuscirvi.

XL. - Della formazione di Gesù in noi.

Il mistero dei misteri e l'opera delle opere è la formazione di Gesù in noi a cui accenna
san Paolo dicendo: Filioli, quos iterum parturio donec formetur Christus in vobis (Gal 4,
19). E' questo il mistero più grande, l'opera più rilevante che si faccia in cielo e sulla terra
dalle persone più eccellenti della terra e del cielo, quali sono l'eterno Padre, il Figliuolo e lo
Spirito Santo, la Santissima Vergine e la santa Chiesa.
E' l'azione più grande che l'eterno Padre faccia da tutta l'eternità, in cui Egli è
continuamente occupato a produrre in se stesso il Figliuol suo; e fuori di se stesso Egli
nulla opera di più ammirabile che allorquando lo forma nel purissimo seno della Vergine,
nel momento dell'Incarnazione. E' l'opera più eccellente che abbia fatta sulla terra il Figlio
di Dio, formando se stesso nella sua santa Madre e nella sua Eucaristia. E' l'opera più
nobile dello Spirito Santo che l'ha formato nelle sacre viscere della Vergine, la quale non
ha mai fatto e non farà mai niente di più degno dell'aver cooperato a questa divina e
maravigliosa formazione di Gesù in se stessa. E' l'opera più santa e più grande della santa
Chiesa, la quale non ha ufficio più alto di quello che adempie, quando, per bocca dei suoi
sacerdoti, ella produce Gesù in un certo ed ammirabile modo nella divina Eucaristia, e
quando lo forma nei cuori dei suoi figli, non essendovi in tutte le sue funzioni altro fine che
il formar Gesù nelle anime dei cristiani tutti.
Perciò questo deve essere nostro desiderio, nostra sollecitudine ed occupazione
precipua: formare Gesù in noi, vale a dire farlo vivere e regnare in noi col suo spirito, colla
sua devozione; le sue virtù, i suoi sentimenti, le sue inclinazioni e disposizioni. A questo
fine devono tendere tutti i nostri esercizi di pietà. E' l'opera che Dio ci mette nelle mani
acciò vi lavoriamo indefessamente.
Due ragioni assai potenti ci devono spronare ad essere attivi nell'adempiere quest'opera:
1° Affinché sia adempiuto il divisamento e desiderio ardentissimo che l'eterno Padre ha
di vedere il Figliuol suo vivente e regnante in noi. Infatti dacché il Figliuol suo si è
annientato per la sua gloria e per l'amore di noi, Egli vuole che, in premio del suo
annientamento, venga stabilito in tutte le cose il regno di lui. Egli ama tanto questo
amabilissimo Figlio da non voler vedere che lui in ogni cosa, da non voler avere altro
oggetto dei suoi sguardi, della sua compiacenza e del suo amore; onde egli vuole che sia
lui tutto in ogni cosa, omnia in omnibus (1 Cor 15, 28), affinché non veda e non ami che lui
in ogni cosa.
2° Affinché, formatosi e stabilitosi in noi, Gesù vi ami e glorifichi degnamente il suo
eterno Padre e se stesso, secondo queste parole di san Pietro: Ut in Oimnibus
honorificetur Deus, per Iesum Christum (1 Pt 4, 11), essendo capace lui solo di amare e
glorificare degnamente il suo eterno Padre e se stesso.
Queste due ragioni. devono accendere in noi un ardentissimo desiderio di formarvi e
stabilirvi Gesù, e di ricercare, tutti i mezzi utili a questo scopo, dei quali ora ve ne proporrò
alcuni.

XLI. - Ciò che si deve fare per formare Gesù in noi.

Per formare Gesù in noi, sono da farsi quattro cose:

1° Dobbiamo esercitarci a guardarlo in ogni cosa, a non avere altro oggetto in tutti i
nostri esercizi di devozione ed in tutte le nostre azioni che lui e tutti i suoi stati, misteri,
virtù ed azioni, perché Egli è tutto in ogni cosa: Egli è l'essere delle cose, che sono, la vita
delle cose viventi, la bellezza delle cose belle, la potenza dei potenti, la sapienza dei savii,
la virtù dei virtuosi, la santità dei santi; e non facciamo quasi nessun'azione ch'Egli non ne
abbia fatta una simile, mentre stava sulla terra, la quale dobbiamo guardare ed imitare nel
far la nostra. Per questo mezzo riempiremo di Gesù il nostro intelletto e pensando così
spesso a lui e guardando lo in ogni cosa, lo formeremo e stabiliremo nella nostra mente.
2° Dobbiamo formare Gesù non solo nella nostra mente col pensare a lui e vederlo in
ogni cosa, ma dobbiamo ancora formarlo nei nostri cuori col frequente esercizio del suo
divino rumore. A tale scopo ci dobbiamo abituare ad elevare spesso a lui per amore il cuor
nostro, secondo le diverse pratiche che trovate nel presente libro ed a fare per il suo puro
amore tutte le nostre azioni, consacrandogli anche tutti gli affetti del nostro cuore.
3° Bisogna formare Gesù in noi per un totale annientamento di noi stessi e di tutto in noi,
perché, se vogliamo che Gesù viva e regni perfettamente in noi, bisogna far morire ed
annientare tutte le creature nelle nostre menti e nei nostri cuori, e non guardarle né amarle
più in se stesse, ma in Gesù e Gesù in esse. Bisogna ritenere che il mondo e quanto vi è
nel mondo è per noi annientato, e che in esso non vi è più per noi che Gesù il quale è
l'unico che dobbiamo contentare, guardare ed amare.
Occorre altresì lavorare ad annientare noi stessi, cioè il nostro proprio senso, la nostra
volontà propria, il nostro amor proprio, il nostro orgoglio e la nostra vanità, tutte le nostre
perverse inclinazioni ed abitudini, tutti i desideri ed istinti della natura depravata e tutto ciò
che è nostro, perché, non essendovi in noi da noi stessi nulla che non sia depravato e
corrotto dal peccato, e per conseguenza che non sia contrario a Gesù Cristo e che non si
opponga alla sua gloria e al suo rumore, occorre sia distrutto e consumato tutto, affinché
Gesù Cristo viva e regni in noi perfettamente.
E' questo il fondamento precipuo, il primo principio e il primo passo della vita cristiana. E'
ciò che chiamasi nella Santa Scrittura e nelle opere dei santi Padri perder se stesso,
morire a se stesso, perire a se stesso, rinunziare a se stesso. E' questa una delle
principali sollecitudini che dobbiamo avere, uno dei principali esercizi in cui ci dobbiamo
adoperare per la pratica dell'annegazione, dell'umiltà e della mortificazione interiore ed
esteriore, ed è questo uno dei mezzi più possenti che usar dobbiamo per formare e
stabilire Gesù in noi. 4. Ma essendo che quest'opera grande della formazione di Gesù in
noi supera di gran lunga le nostre forze, il quarto e principale mezzo è di ricorrere alla virtù
della divina grazia e alle preghiere della Santissima Vergine e dei Santi.
Preghiamo dunque spesso la Vergine Santissima, gli Angeli e i Santi tutti di aiutarci in
questo colle loro preghiere. Doniamoci alla potenza dell'eterno Padre, e all'amore e allo
zelo ardentissimo di lui per il Figliuol suo, supplicandolo che ci annienti interamente per far
vivere e regnare in noi il Figliuol suo.
Offriamoci pure allo Spirito Santo secondo questa medesima intenzione, rivolgendogli la
stessa preghiera.
Annientiamo spesso ai piedi di Gesù noi stessi e tutto ciò che è nostro, supplicandolo
per l'amore grandissimo con cui egli ha annientato se stesso, di adoperare la sua divina
potenza per annientarci e stabilirsi in noi, dicendogli a tale scopo:
O buon Gesù, io vi adoro nel vostro divino annientamento espresso in queste parole del
vostro Apostolo: Exinanivit semetipsum (Fil 2, 7). Adoro il vostro infinito ed onnipotente
amore verso del Padre vostro e verso ai noi il quale vi ha così annientato, ed alla cui
potenza io mi dono ed abbandono interamente affinché mi annienti tutto. O Gesù
sommamente potente e buono, adoperate voi stesso la vostra potenza e bontà infinita per
annientarmi e per stabilirvi in me, e per annientare in me il mio amor proprio, la mia propria
volontà, il mio proprio spirito, il mio orgoglio e tutte le mie passioni, sentimenti ed
inclinazioni, per stabilirvi e farvi regnare il vostro santo amore, la vostra sacra volontà, il
vostro divino spirito, la vostra profondissima umiltà, e tutte le vostre virtù, inclinazioni e
sentimenti.
Annientate anche in me tutte le creature ed annientate me stesso nello spirito e nel
cuore di tutte le creature, e mettetevi in loro e mia vece, affinché essendo così stabilito in
tutte le cose, non si veda più, non si stimi più, Don si desideri più, non si ricerchi e non si
ami più nulla che voi; non si parli più che di voi, non si faccia più niente che per voi; e che
così voi siate tutto e facciate tutto in tutti, e che amiate e glorifichiate vostro Padre e voi
stesso in noi e per noi e d'un amore e d'una gloria degna di lui e di voi.

XLII. - Del buon uso che si deve fare delle consolazioni spirituali.

Come la vita del Figlio di Dio sulla terra è stata condivisa in due stati diversi, cioè in uno
stato di consolazione e di godimento e un altro di afflizione e di sofferenza, avendo egli
goduto, nella parte superiore dell'anima sua, d'ogni sorta di letizie e di contenti divini,
mentre nella parte inferiore di essa e nel corpo egli ha sofferto ogni specie di amarezze e
di tormenti; così la vita dei suoi servi e dei suoi membri, essendo, come si è detto, una
continuazione ed imitazione della sua, è sempre mescolata di gioia e di tristezza, di
consolazioni e di afflizioni. E come il Figlio di Dio ha fatto un uso del tutto divino di questi
due stati diversi, ed ha egualmente glorificato l'eterno suo Padre si nell'uno che nell'altro:
così noi dobbiamo studiarci a fare un santo uso dell'uno e dell'altro, e a rendere così a Dio
tutta la gloria che da noi Egli richiede, affinché possiamo dire col santo re Davide: Io
benedirò e glorificherò il Signore in ogni tempo; la sua lode sarà sempre sulle mie labbra
(Ps 33, 1).
Perciò diciamo ora dell'uso che se ne deve fare per essere fedele a Dio e glorificarlo nel
tempo della gioia come in quello della tristezza.
Riguardo al primo, tutti coloro che trattano di questa materia c'insegnano che non
dobbiamo far gran conto delle consolazioni, qualunque siano, sì interiori che esteriori, né
desiderarle e domandarle, quando non le abbiamo, né temere di perderle, quando 1e
abbiamo, né stimarci più degli altri, perché abbiamo bei pensieri, grandi lumi, diversi
sentimenti od affetti sensibili di devozione, o delle tenerezze, delle lagrime ed altre cose
simili: perocché non siamo in questo mondo per godere, ma per soffrire, essendo lo stato
di godimento riservato per il cielo, mentre alla terra spetta lo stato della sofferenza quale
omaggio alle sofferenze sopportatevi dal Dio della terra e del cielo.
Ciò nondimeno, quando a Dio piace di darci delle consolazioni, non bisogna rigettarle,
né disprezzarle, per tema che ci rendiamo colpevoli di orgoglio e di presunzione, anzi, da
qualunque parte esse ci vengano, sia da Dio, sia dalla natura, sia d'altronde, bisogna
esser solleciti d’usarne bene e di far servire a Dio tutte le cose, comunque siano, in questo
modo:
1. E' mestieri umiliarci molto davanti a Dio, riconoscendoci indegnissimi di ogni grazia e
consolazione, e pensando ch'Egli ci tratta quali persone deboli ed imperfette, quali
fanciullini che non ancora possono mangiare cibi solidi, né reggersi in piedi, ma che
bisogna nutrire col latte e portare nelle braccia, ché altrimenti cadrebbero a terra e
morrebbero.
2. Non bisogna permettere al nostro amor proprio di pascersi di questi gusti e sentimenti
spirituali, né al nostro spirito di bagnarvisi, di riposarvisi e di prenderne compiacenza; ma
bisogna rimandarli alla loro fonte e ridonarli a chi ce li ha dati, cioè riferirli a Dio e rimetterli
in lui che è il principio di ogni consolazione, e che solo è degno di ogni godimento;
protestandogli che non vogliamo altro contento che il suo contento, e che, mercé la sua
grazia, siamo pronti a servirlo eternamente, per l'amore di lui, senza nessuna ricerca o
pretensione di consolazione e di ricompensa.
3. Dobbiamo riporre tutti i buoni pensieri, sentimenti e consolazioni che ci vengono, nelle
mani di nostro Signor Gesù Cristo, pregandolo che ne faccia per noi tutto l'uso ch'egli
vuole ne facciamo per la sua gloria; e del rimanente farli servire a Dio, animandoci per
questo ad amare più ardentemente e a servire più coraggiosamente e fedelmente colui
che ci tratta così dolcemente ed amorevolmente, mentre tante volte abbiamo meritato di
essere interamente spogliati di tutte le sue grazie e da lui totalmente abbandonati.

XLIII. - Del buon uso che si deve fare delle aridità ed afflizioni spirituali.

Essendo stata la vita di Gesù Cristo nostro Signore, il quale è nostro Padre e nostro
Capo, tutta riempita di travagli, di amarezze e di sofferenze sì esteriori che interiori, non
conviene che i suoi figli e suoi membri camminino per una via diversa da quella in cui Egli
ha camminato. Egli ci fa una grande grazia, e non abbiamo da lagnarci, quando ci dà ciò
che ha preso per se stesso, e quando ci rende degni di bere con lui nel calice datogli con
tanto amore dal Padre suo e ch'Egli ci presenta con amore identico. E' in ciò ch'egli ci
mostra maggiormente il suo amore e che ci dà segni più certi che i nostri piccoli servizi gli
riescono graditi. Non sentite infatti il suo Apostolo che esclama che tutti coloro che
vogliono vivere piamente e santamente in Gesù Cristo soffriranno persecuzione (2 Tim 3,
12); e l'angelo Raffaello che dice al sant'uomo Tobia: Perché tu eri accetto a Dio, è stato
necessario (notate bene questa parola) che fossi provato dalla tentazione e dall'afflizione
(Tob 12, 13); e lo Spirito Santo che ci parla in questo modo per bocca dell'Ecclesiastico:
Figlio mio, accedendo al servizio di Dio, sta fermo nella giustizia e nel timore e prepara
l'anima tua alla tentazione. Umilia il tuo cuore e soffri, e nulla precipitare nel tempo della
disgrazia. Attaccati a Dio e da lui non separarti affinché finalmente cresca la tua vita. Tutto
quello che ti piomba addosso, accettalo, e nelle vicende della tua umiliazione sii paziente,
perché come nel fuoco si provano l'oro e l'argento, così nel crogiuolo dell'umiliazione gli
uomini accetti a Dio (Eccli 2, 1-5). Parole tutte divine che c'insegnano che la vera pietà e
devozione va sempre accompagnata da qualche prova o afflizione, sia dalla parte del
mondo o del diavolo, sia dalla parte di Dio stesso che sembra talvolta ritirarsi dalle anime
che l'amano, per provare ed esercitare la loro fedeltà.
Laonde non ingannatevi, figurandovi che nelle vie di Dio non vi siano che rose e delizie;
vi troverete diverse spine e tribolazioni, ma qualunque cosa succeda, amate sempre
fedelmente nostro Signore, e il suo amore cangerà il fiele in miele, e l'amarezza in
dolcezza, Fate meglio: prendete la risoluzione di mettere il vostro paradiso e tutto il vostro
contento, mentre sarete in questa vita, nelle croci e nelle pene, come nella cosa in cui
potete maggiormente glorificare Dio e provargli il vostro amore, e come nella cosa in cui il
Padre vostro, il vostro Sposo, il vostro Capo Gesù ha riposto la sua gioia e il suo paradiso,
mentre stava nel mondo, giacché lo Spirito Santo chiama il giorno della sua passione il
giorno della gioia del suo cuore (Ct 3, 11).
Tal è l'uso che dovete fare di tutte le sorta di afflizioni corporali e spirituali. Nondimeno
qui non intendo parlarvi delle afflizioni corporali ed esteriori, riservando questo per la parte
sesta del presente libro in cui troverete un esercizio che vi aiuterà a sopportarle da
cristiano. Qui vi voglio proporre l'uso che dovete fare delle afflizioni interiori e spirituali,
quali sono le aridità, le tristezze, i fastidi, i timori e disturbi interiori, i disgusti delle cose di
Dio, e tutte le altre pene di spirito che capitano alle anime che servono Dio; perché è cosa
importantissima il sapere usar bene di queste cose ed essere fedele a Dio in questo stato.
A tale scopo ecco come bisogna regolarvisi.
1. Adorate Gesù nelle sofferenze, privazioni, umiliazioni, turbamenti, tristezze ed
abbandoni da lui sofferti nell'anima sua santa, secondo queste sue proprie parole: L'anima
mia è riempita di mali; adesso l'anima mia è turbata; l'anima mia è addolorata a morte
(139). Adorate le disposizioni della sua anima divina in questo stato e il buon uso che ne
fece a gloria del Padre suo, donandovi a lui per partecipare a queste stesse disposizioni, e
per far delle vostre pene il buon uso che fece delle sue, in onore delle quali gliele offrirete,
pregandolo ad unirle colle sue, a benedirle e santificarle per le sue, a supplire alle vostre
mancanze ed a farne per voi l'uso ch'egli ha fatto delle sue a gloria di suo Padre.
2. Non v'impacciate nel ricercare in particolare la causa dello stato in cui siete, né
nell'esaminare i vostri peccati, ma umiliatevi al vedere in generale tutte le vostre colpe ed
infedeltà, ed adorate la giustizia divina, offrendovi a Dio per patire tutte le pene ch'egli
vorrà in omaggio alla sua giustizia, stimandovi anzi indegnissimo che essa prenda la pena
di esercitarsi su di voi, perché dobbiamo riconoscere che per il menomo nostro peccato
meritiamo di essere da Dio totalmente abbandonati. Quando dunque siamo in questo stato
d'aridità e di disgusto al riguardo delle cose di Dio, e che appena possiamo pensare a Dio
e pregarlo, se non con mille distrazioni, ci dobbiamo ricordare che siamo indegnissimi di
qualsiasi grazia e consolazione; che nostro, Signore ci fa anzi un gran favore, soffrendo
che la terra ci sostenga, e che tante volte abbiamo meritato d'essere come i dannati, i
quali durante tutta l'eternità non potranno avere che dei pensieri di bestemmia e di orrore
al riguardo di Dio. E' così che bisogna umiliarsi profondamente davanti a Dio in questo
stato.
Tal è infatti il divisamento che Dio ha allora su di noi; è questo ch'Egli da noi aspetta.
Vuole che riconosciamo ciò che siamo da noi stessi, e che ci stabiliamo davvero in un
profondo conoscimento e sentimento del nostro nulla, affinché, quando Egli ci dà qualche
buon pensiero e sentimento di pietà, o qualche altra grazia, non se l'approprino il nostro
orgoglio e il nostro amor proprio, attribuendolo alla nostra sollecitudine, vigilanza e
cooperazione, ma che invece glielo riferiamo, confessando che da noi non viene, bensì
dalla sua sola misericordia, e mettendo tutta la nostra fiducia nella sua pura bontà.
3. Guardatevi bene di lasciarvi andare alla tristezza, e allo scoraggiamento, ma
rallegratevi nel vedere tre cose:
1° Che Gesù è sempre Gesù, cioè sempre Dio, sempre grande ed ammirabile, sempre
nel medesimo stato di gloria, di godimento e di contento, senza che nulla sia capace di
diminuire la sua gioia e la Sua felicità: Scitote, quoniam Dominus ipse est Deus (Ps 99, 8);
e dite: «O Gesù, a me basta sapere che voi siete sempre Gesù! O Gesù, siate sempre
Gesù, ed io sarò sempre contento, qualunque cosa mi possa capitare!»,
2° Rallegratevi Vedendo che Gesù è vostro Dio ed è tutto vostro) e che appartenete a
un Signore così buono ed amabile, ricordandovi di ciò che dice il re Profeta: Beatus
populus, cuius Dominus Deus eius (Ps 143, 5): «Beato il popolo il cui Signore è suo Dio!»,
3° Rallegratevi sapendo che allora potete servire nostro Signore più puramente e
provargli che veramente l'amate per l'amore di se stesso e non per le consolazioni che
prima Egli vi donava. E affin di mostrare effettivamente la fedeltà e la purezza del vostro
amore verso di lui, badate di fare tutte le vostre azioni ed esercizi ordinari con tutta la
purità e perfezione possibile; e quanto più sentirete in voi freddezza, codardia e
debolezza, tanto più ricorrete a colui che è vostra forza e vostro tutto, tanto più fortemente
donatevi a lui, tanto più frequentemente elevate a lui il vostro animo. Non tralasciate di far
spesso degli atti d'amore verso di lui, non curando se non li fate col fervore e colla
consolazione abituali; che importa infatti che siate o no contento, purché il vostro Gesù lo
sia? Ora, bene spesso ciò che facciamo in questo stato di aridità e di desolazione
spirituale lo contenta e gli aggrada (purché cerchiamo di farlo con una intenzione pura
d'onorarlo), più di quello che facciamo con molto fervore e devozione sensibile, perché
questo qui è ordinariamente accompagnato d'amor proprio, mentre ne è più depurato
quell'altro. Infine non vi scoraggiate per le mancanze e lassezze che commettete mentre
siete in questo stato, ma umiliatevene davanti a nostro Signore, pregando lo a ripararle
per là sua infinita misericordia, e confidando nella sua bontà ch'egli lo farà; e sopratutto
conservate sempre in voi un divisamento grande e una possente risoluzione, qualunque
cosa succeda, di servirlo ed amarlo perfettamente e di essergli fedele fino all'ultimo respiro
della vostra vita, confidandovi sempre in lui che vi darà la sua grazia per la sua immensa
benignità, nonostante tutte le vostre infedeltà.

XLIV. - Del Martirio, perfezione e consumazione della vita e santità cristiana.

Il fastigio, la perfezione e consumazione dalla vita cristiana è il santo martirio. Infatti il


miracolo più grande che Dio operi nei cristiani è la grazia, del martirio, e soffrirlo per amor
suo è la cosa più meravigliosa ch'essi possano fare per lui. Il favore più rilevante che Gesù
Cristo faccia a coloro che predilige è di renderseli simili nella loro vita, e nella loro morte, è
di renderli degni di morire per lui come egli stesso è morto per il Padre suo e per essi. Nei
santi Martiri soprattutto appare la potenza stupenda del suo divino amore, di modo che tra
tutti i santi sono essi i più ammirabili dinanzi a Dio, e perciò vediamo che sono martiri i più
gran santi del Paradiso, come san Giovanni Battista e tutti gli Apostoli. I Martiri sono i santi
di Gesù; così egli stesso li chiama, per bocca della sua Chiesa, Sancti mei, «i santi miei»
(140), perché, quantunque tutti i santi a lui appartengano, nondimeno i santi Martiri sono
suoi in un modo del tutto particolare, essendo vissuti e morti per lui, onde egli dà loro
singolari e straordinarie prove di amore, promettendo loro le cose più grandi e vantaggiose
che possa promettere.
1. Annunzia loro, per mezzo della sua Chiesa, e occuperanno un posto particolare ed
eminente nel regno di suo Padre; Dabo sanctis meis locum, nominatum in regno Patris
mei (141).
2. Promette loro che mangeranno dell'albero di vita che trovasi nel paradiso di Dio (Ap
2, 7), cioè di se stesso, come lo spiegano i santi dottori (142), quasi dunque dicesse loro;
voi per me avete perduto una vita umana e temporale ed io ve ne darò una divina ed
eterna, perché vi farò vivere della mia vita e sarò io stesso vostra vita nell'eternità.
3. Egli dichiara loro che riceveranno una manna ascosta: Vincenti dabo manna
absconditum (Ap 2, 7). Qual è questa manna nascosta se non il divino amore che regna
perfettamente nel cuore dei santi Martiri; che cambia già su questa terra l'amarezza dei
supplizi e l'inferno dei tormenti in un paradiso di dolcezza e di delizie incredibili,
ricolmandoli poi nel cielo di eterni ed inenarrabili gaudii contenti in cambio delle pene
momentanee da loro sofferte quaggiù?
4. Si assicura che darà loro potenza su tutte le nazioni come la ricevette egli stesso dal
Padre suo; e potenza così grande da poterle infrangere come il vasaio può infrangere il
vaso da lui plasmato (Ap 2, 26-28); vale a dire che li farà regnare e dominare con lui su
tutto l'universo, di cui li costituirà giudici insieme con lui: Iudicabunt nationes et
dominabuntur populis (Sap 3, 8); onde giudicheranno e condanneranno con lui gli empii il
giorno del giudizio.
5. Promette loro che da lui verranno rivestiti dei suoi colori, cioè di bianco e di rosso, i
quali sono i colori del Re dei Martiri, secondo le parole della sua divina Amante: Il mio
diletto è insieme bianco e rosso (Ct 5, 10); e che sono pure i colori dei Martiri. Essi portano
la divisa del loro Signore: vanno bianco-vestiti, come sta scritto nelle Sante Lettere: Hanno
lavato le loro tonache e resele bianche nel sangue dell'Agnello. Cammineranno meco
bianco-vestiti, dice il Figlio di Dio; e chi vincerà sarà rivestito di bianco (Ap 7, 14; 3, 4-5);
perché il martirio è un battesimo che cancella ogni sorta di peccati e che riveste le anime
dei santi Martiri della gloria e della luce immortale. Vanno pure vestiti di rosso il che
significa il sangue che hanno versato, Rubri sanguine fluido (143), canta la santa chiesa, e
altresì l'amore ardentissimo con cui l'hanno versato.
6. Annunzia loro che scriverà su di essi il nome di Dio suo Padre e il nome della città di
Dio (Ap 3, 12); quasi dicesse, come spiega il pio e dotto Ruperto (144): Essi saranno mio
Padre e mia Madre, li riguarderò, amerò e tratterò come tali. Non ha egli detto che è sua
Madre chi fa la volontà del Padre suo? (Mt 12, 50). Ora nulla vi è in cui la volontà di Dio
sia così perfettamente compiuta come nel martirio, e perciò il Figlio di Dio dice che suo
Padre ha compiuto meravigliosamente in essi tutti i suoi voleri: Sanctis qui sunt in terra
eius, mirificavit omnes voluntates meas in eis (Ps 15, 3). Dice inoltre che scriverà anche
su essi il suo nuovo nome (Ap 3, 12), cioè Gesù, perché avendolo imitato perfettamente
nella sua vita e nella, sua morte, mentre stavano su questa terra, gli rassomiglieranno nel
cielo in un modo così ammirabile che saranno chiamati Gesù e saranno Gesù di fatto in
una certa e ammirabile maniera, cioè mediante una rassomiglianza perfettissima e
meravigliosa trasformazione.
7. Egli dà loro la sua parola che li farà sedere con lui sul suo proprio trono come egli si
è assiso col Padre suo sul trono di lui (Ap 3, 21); per cui la santa Chiesa, nella festa di
ogni Martire ce lo rappresenta nell'atto di parlare così a suo Padre: Volo, Pater, ut ibi sum
ego, illic sit et minister meus (145): «Voglio, Padre mio, che il mio servo stia là dove sono
io», cioè ch'egli risieda e riposi con me nel vostro seno e nel vostro cuore paterno.
Lo so, la maggior parte di queste promesse fatte ai Martiri riguardano anche gli altri
santi; nondimeno riguardano i Martiri in un modo più speciale e vantaggioso, perché essi
sono i Santi di Gesù, i quali ne portano il contrassegno e il carattere divino, i quali sono
l'oggetto, da parte sua, d'un amore particolare e di privilegi straordinari.
O bontà! o amore! o eccesso dell'amore e della bontà di Gesù per i suoi santi Martiri! O
buon Gesù, quanto fortunati sono coloro che voi amate e che vi amano scambievolmente!
Oh! quanto fortunati sono coloro che in sé portano un'imagine perfetta della vostra vita
santissima e della vostra morte tanto amorosa! Quanto fortunati sono coloro che sono
chiamati al banchetto delle nozze dell'Agnello: Beati qui ad coenam nuptiarum Agni vocati
sunt! (Ap 19, 9). Quanto fortunati sono coloro che lavano le loro tuniche nel sangue di
questo Agnello: Beati qui lavant stolas suas in Sanguine Agni! (Ap 22, 14). Quanto
fortunati sono coloro che non desiderano la vita su questa terra che per spender la tutta
per la gloria e in ultimo sacrificar la per l'amore di questo mitissimo ed amabilissimo
Agnello! Essendoché, al dire dello Spirito Santo medesimo, è questa la fine di ogni
consumazione e perfezione e la consumazione totale e perfetta di ogni santità: poiché
l'uomo non può fare nulla di più grande per il suo Dio che di sacrificargli quanto ha di più
caro, cioè il proprio sangue e la vita morendo per lui (146); ed in ciò consiste il vero e
perfetto martirio.
Vi sono infatti varie sorte di martiri e di martirii. Sono martiri in un certo modo dinanzi a
Dio quelli che sono in una disposizione e volontà vera di morire per nostro Signore,
sebbene in fatto non muoiano per lui. Sono anche martiri in qualche modo, dice S.
Cipriano, coloro che sono pronti a, morire anziché offenderlo (147). Mortificare la propria
carne e le proprie passioni, resistere agli appetiti e perseverare così fino alla fine per
l'amore di nostro Signore, è una specie di martirio, dice sant'Isidoro (148). Ed è ancora
un'altra specie di martirio, secondo san Gregorio (149), il soffrire pazientemente allo
stesso fine le necessità e miserie della povertà o qualunque altra afflizione, oppure il
sopportare dolcemente le ingiurie, calunnie e persecuzioni, non rendendo il male per il
male, anzi benedicendo quelli che ci maledicono ed amando quelli che ci odiano.
Ma il martirio vero e perfetto non consiste solamente nel soffrire, sì bene nel morire, di
modo che la morte è dell'essenza e della natura del martirio perfetto e compiuto, vale a
dire che, per essere veramente martire, nel senso e modo in cui l'intende la santa Chiesa,
fa mestieri morire, e morire per Gesù Cristo.
Sennonché è vero che, se uno per amore a nostro Signore fa qualche azione o soffre
qualche pena la quale, secondo il corso ordinario delle cose, gli dovrebbe cagionare la
morte da cui però viene preservato per un intervento miracoloso dell'onnipotenza di Dio,
quantunque viva poi a lungo, ed infine muoia di morte comune e ordinaria, nondimeno,
purché perseveri sino alla fine nella sua grazia e nel suo amore, ne riceverà la corona del
martirio, perché non fu preservato che per miracolo dalla morte che era pronto a soffrire
per lui. Di ciò fanno fede S. Giovanni Evangelista (150), S. Tecla (151), la prima del suo
sesso che patì il martirio per Gesù Cristo, S. Felice da Nola (152), ed altri che la Chiesa
venera quali veri martiri, sebbene non siano morti tra le mani dei tiranni e nei tormenti da
loro sofferti per nostro Signore, ma abbiano vissuto poi a lungo e siano morti di morte
comune e ordinaria, essendo stati preservati, mediante un intervento straordinario della
potenza divina, dalla morte ch'erano pronti a subire per Gesù Cristo (153).
Ma all'infuori di questo, vale a dire all'infuori a un miracolo simile il quale impedisca
l'effetto della morte, per essere veramente martire è mestieri di morire, e di morire per
Gesù Cristo, cioè sia per la sua persona medesima, sia per sostenere l'onore di qualcuno
dei suoi misteri e sacramenti, sia per difendere la sua Chiesa, sia per propugnare qualche
verità da lui insegnata o qualche virtù da lui praticata, sia per evitare qualche peccato,
perché esso gli dispiacerebbe, sia per amarlo tanto ardentemente che questa stessa
violenza dell'amore divino ci faccia morire, sia per fare qualche azione la quale si riferisca
alla sua gloria, assicurandoci il Dottore Angelico che qualunque azione, fosse pur
solamente umana e naturale, purché sia riferita alla gloria di Dio e fatta per amor suo, può
renderci martiri e di fatto ci rende martiri, se ci cagiona la morte (154).
Vi consiglio pertanto e vi esorto di procurare attentamente d'elevare il vostro cuore a
Gesù al principio di tutte le vostre azioni per offrirgliele e protestargli ché le volete fare per
amar suo e a sua gloria; cosicché se, per esempio, nell'assistere corporalmente o
spiritualmente un malato, o nel fare qualunque altra azione, per amore di nostro Signore,
vi capiti un malanno che vi cagioni la morte, Egli vi riputerà quale martire ed avrete parte
alla gloria dei santi martiri che sono in cielo (155); a più forte ragione se l'amate con tanta
forza e tanto ardore che l'impeto possente del sacro amore giunga a consumare e
distruggere in voi la vita corporale, perché questo è un martirio eminente, il più nobile e più
santo di tutti i martirii, e fu appunto quello della Madre di amore, la Santissima Vergine,
quello del gran S. Giuseppe, di S. Giovanni Evangelista, di santa Maddalena, di S. Teresa,
di S. Caterina da Genova e di parecchi altri Santi e Sante; fu anzi quello di Gesù il quale
morì, non solo nell'amore e per l'amore, ma anche per l'eccesso possente del suo amore.

XLV. - Tutti i cristiani devono essere martiri e vivere nello spirito del martirio. Lo
spirito del martirio.

Tutti i cristiani, a qualunque stato e condizione essi appartengano, devono essere


sempre pronti a soffrire il martirio per nostro Signore Gesù Cristo, e sono obbligati a vivere
nelle disposizioni e nello spirito del martirio per varie ragioni.
1. Perché appartengono a Gesù Cristo per infiniti titoli, per cui, come non devono vivere
che per lui, così pure sono obbligati a morire per lui, secondo queste sante e venerabili
parole di san Paolo: Nessuno di noi per se medesimo vive e nessuno per sé muore.
Poiché se viviamo, viviamo pel Signore, se moriamo, moriamo pel Signore. Imperocché
Cristo è morto ed è risuscitato a fine di essere Signore de' vivi e de' morti (Rom 14, 7-9).
2. Perché non avendoci dato Dio l'essere e la vita che per la sua gloria, siamo tenuti a
glorificarlo nel modo più perfetto che possa essere, sacrificandogli cioè il proprio essere e
la propria vita in omaggio alla sua vita e al suo essere supremo, e così protestandogli
ch'egli solo è degno di essere e di vivere e che ogni altra vita deve essere immolata e
annientata ai piedi della sua vita sovrana ed immortale.
3. Dio ci comanda di amarlo con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze, vale
a dire coll'amore più perfetto con cui lo possiamo amare. Ora per amarlo a tal segno, lo
dobbiamo amare fino a versare il proprio sangue e a dare la propria vita per lui, perché in
ciò consiste il supremo grado dell'amore, visto che, come disse il Figlio suo: Nessuno ha
amore più grande di questo: dar la vita per i suoi amici (Gv 15, 13).
4. Come nostro Signore Gesù ebbe, sin dalla sua Incarnazione, una sete ardentissima
ed una brama intensa di versare il proprio sangue e di morire per la gloria di suo Padre e
per amor nostro, e non avendolo potuto fare allora per sé medesimo, perché non ancora
era giunto il tempo a ciò destinato per decreto del Padre suo; si scelse i santi Innocenti
martiri a fine di attuare in essi questo suo desiderio ed in essi morire in un certo modo:
così dacché è risuscitato e salito al cielo, egli ha sempre conservato questo medesimo
desiderio di soffrire e morire per la gloria del Padre suo e per amor nostro. Ma non
potendo più soffrire e morire per se stesso, egli vuole ancora soffrire e morire nei suoi
membri, e cerca dovunque delle persone in cui possa attuare questo desiderio. Laonde,
se abbiamo qualche zelo per l'adempimento dei divisamenti e dei desideri di Gesù,
dobbiamo offrirci a lui, affinché temperi in noi, per così dire, questa sete ardentissima, e vi
compia questo desiderio intenso di versare il proprio sangue e di morire per l'amore di suo
Padre.
5. Nel Battesimo, come si è detto, abbiamo fatto professione di attaccarci a Gesù Cristo,
di seguirlo ed imitarlo, e per conseguenza di essere delle ostie e vittime consacrate e
sacrificate alla sua gloria; lo dobbiamo imitare dunque sì nella Sua morte che nella sua
vita ed essere sempre disposti a sacrificargli la propria vita e tutto quello ch'è nostro
secondo queste sante parole: Per te noi siamo ogni dì messi a morte; siamo riputati come
pecore da macello (Ps 43, 21; Rom 8, 26).
6. Essendo Gesù Cristo nostro capo e noi suoi membri, come dobbiamo vivere della
sua vita, così dobbiamo morire della sua morte, poiché è evidente che i membri devono
vivere e morire della vita e della morte del proprio capo, secondo la parola sacra di s.
Paolo: Portiamo sempre per ogni dove la mortificazione di Gesù Cristo nel corpo nostro,
affinché la vita di Gesù si manifesti pure nei nostri corpi. Infatti continuamente noi che
viviamo siamo messi a morte per amor di Gesù, affinché anche la vita di Gesù si manifesti
nella nostra carne mortale (2 Cor 4, 10-11).
7. Ma soprattutto la ragione più possente e più pressante che ci obblighi al martirio è il
martirio sanguinosissimo e la morte dolorosissima che nostro Signore Gesù Cristo ha
sofferto sulla croce per amor nostro. Infatti questo amabilissimo Salvatore, non pago di
spendere tutta la sua vita per noi, ha voluto ancora morire per amor nostro ed è morto
effettivamente della morte più crudele ed ignominiosa che mai fu e sarà. Egli ha sacrificato
una vita, di cui un sol momento vale meglio di tutte le vite degli uomini e degli angeli, e
sarebbe pronto, se occorresse, a morire ancora mille volte. Ed in fatti egli sta
continuamente sui nostri altari quale ostia e vittima, là dove è e sarà immolato tutti i giorni
e ad ogni ora fino al giorno del giudizio quante volte è e sarà celebrato il divino sacrificio
incruento della Messa, per testificarci così che è pronto, se occorresse, ad essere
sacrificato altrettante volte per amor nostro in un sacrifizio cruento e doloroso quale è stato
quello della croce.
Oh! che bontà! oh! che amore! Non mi meraviglio se si sono veduti centinaia e migliaia
e milioni di martiri versare il proprio sangue e dare la propria vita per Gesù Cristo; giacché
Egli è morto per tutti gli uomini, certo per lui tutti dovrebbero morire. Non mi meraviglio se i
santi Martiri e tutti coloro a cui Gesù ha fatto conoscere e sentire i santi ardori di quel
divino amore che l'ha attaccato ad una croce, hanno una sete così ardente e un desiderio
così infiammato di soffrire e morire per amor suo. Non mi meraviglio se parecchi hanno di
fatto sofferto tormenti così atroci e con tanto contento e gaudio che i manigoldi erano più
presto stanchi di tormentarli che essi di soffrire, e che quanto soffrivano pareva loro un
nulla, tale era la brama insaziabile ch'essi avevano di patire per Gesù Cristo. Ma stupisco
al vederci ora così freddi nell'amore d'un Salvatore tanto amabile, così restii davanti alle
minime sofferenze, così attaccati ad una vita tanto meschina e misera qual è quella di
questa terra, e così lontani dal volerla sacrificare per colui che per noi ha sacrificato una
vita tanto eminente e tanto preziosa. E come possiamo direi cristiani, adorare un Dio
crocifisso, un Dio agonizzante e morente sulla croce, un Dio il quale perde per amar
nostro una vita così nobile ed eccellente, un Dio il quale si sacrifica per lo stesso fine, tutti i
giorni sugli altari, sotto i nostri occhi, e non essere disposti a sacrificare per lui quanto
abbiamo di più caro nel mondo e la nostra vita medesima la quale d'altronde gli appartiene
per tante ragioni? Certo non siamo dei veri cristiani, se non siamo in queste disposizioni.
Perciò vi dico, e chiunque consideri bene le verità soprammentovate vede chiaro che tutti i
cristiani devono essere martiri, se non di fatto, almeno per disposizioni e per volontà.
Ed è tanto vero che, se non sono martiri di Gesù Cristo, lo saranno di Satana. Scegliete
quale dei due voi preferite. Se voi vivete sotto la tirannia del peccato, sarete martire del
vostro amar proprio e delle vostre passioni, e quindi martire del diavolo. Ma se volete
essere martire di Gesù Cristo, dovete cercare di vivere nello spirito del martirio.
Qual è lo spirito del martirio? E' uno spirito ornato di cinque virtù eminenti:
1. E' uno spirito di forza e di costanza che non possono vincere o scuotere né promesse
né minacce, né mitezza né rigore, e che non teme nient'altro che Dio e il peccato.
2. E' uno spirito d'umiltà profondissima che ha in orrore la vanità e la gloria del mondo e
che ama i disprezzi e le umiliazioni.
3. E' uno spirito di diffidenza di se stesso e di fermissima fiducia in nostro Signore Gesù,
come in colui che è la nostra forza e per virtù del quale possiamo tutto.
4. E' uno spirito di distacco perfetto dal mondo e da tutte le cose del mondo, dovendo
quelli che hanno da sacrificare la propria vita a Dio sacrificargli ancora tutte le altre cose.
5. E' uno spirito d'amore ardentissimo verso nostro Signore Gesù Cristo, il quale
sospinge tutti coloro che ne sono animati a fare tutto e a tutto soffrire per l'amore di colui
che ha fatto tutto e tutto sofferto per essi, e dal quale essi sono talmente accesi ed
inebriati che riguardano, desiderano e ricercano, per amor suo, le mortificazioni e le
sofferenze come un paradiso, mentre rifuggono, avendoli in orrore, i piaceri e le delizie di
questo mondo come un inferno.
Ecco lo spirito del martirio. Pregate nostro Signore, il quale è il Re dei Martiri, a
riempirvene. Pregate la Regina dei Martiri ed anche tutti i Martiri ad ottenervi questo spirito
dal Figlio di Dio colle loro sante preghiere. Abbiate devozione speciale a tutti i santi Martiri,
e procurate pure di pregare Dio per tutti quelli che devono patire il martirio, affinché dia
loro la grazia e lo spirito del martirio, e più specialmente per quelli che avranno da soffrire
nella persecuzione dell'Anticristo, la quale sarà di tutte la più crudele.
Da ultimo cercate d'imprimere in voi, coll'imitarla, un'imagine perfetta della vita dei santi
Martiri e, quel che è più, della vita del Re e della Regina dei Martiri, Gesù e Maria, acciò vi
rendano degni di essere loro simili nella loro morte.

XLVI. - Elevazione a Gesù sul martirio.

O amabilissimo Gesù, prostrati ai vostri piedi nel più profondo del nostro nulla, in unione
di tutta l'umiltà, la devozione e l'amore del cielo e della terra, vi adoriamo, benediciamo e
glorifichiamo in tutti i modi a noi possibili, quale primo e sovrano martire del vostro eterno
Padre e quale Re di tutti i Martiri. Vi adoriamo e benediciamo nel martirio sanguinosissimo
che avete sofferto nella vostra passione e sulla vostra croce. Vi onoriamo e veneriamo nel
martirio dolorosissimo sofferto dalla vostra santa Madre a piè della vostra croce allorché le
fu trafitta l'anima santa dalla spada del dolore, allorché patì nel suo cuore materno lo
stesso martirio che nel vostro sacro corpo soffrivate voi. Vi lodiamo e magnifichiamo
ancora nei vari martirii dei vostri Santi, i quali per amor vostro sopportarono tanti e tanto
atroci tormenti.
Vi ringraziamo mille e mille volte, vi rendiamo mille, e mille azioni di grazie per la gloria
smisurata che avete resa al Padre vostro e a voi stesso con tutti questi martirii che avete
sofferto in voi medesimo, nella vostra beatissima Madre ed in tutti i vostri Santi; e vi
offriamo tutto l'amore, la gloria e le lodi offertevi dalla vostra madre Santissima e dai vostri,
Santi nel loro martirio. Oh! Quanta gioia pei nostri cuori nel vedere la gloria infinita che voi,
colle vostre sofferenze e la vostra morte, avete resa al Padre vostro e che il Padre vostro
vi ha resa a cagione dei tormenti e della morte da voi sofferti per lui e per noi! Oh! quanta
consolazione nel vedervi tanto amato e glorificato nei vostri santi Martiri e nel vederli tanto
glorificati ed amati in voi e per voi!
O Gesù, amore e forza dei santi Martiri, noi adoriamo e benediciamo, infinite volte, tutti i
pensieri, i divisamenti e l'amore infinito che da tutta l'eternità avete avuto verso tutti i
Martiri che sono stati sin dal principio e che saranno sino alla fine del mondo nella vostra
Chiesa. Siate sempre benedetto, o dolcissimo Gesù, per tutte le grazie e le meraviglie che
avete operate e che divisate di operare in essi e per essi.
O Gesù desiderabilissimo, non siete più in grado di soffrire e di morite in voi stesso; ciò
non di meno voi bramate ancora ardentemente di soffrire e di morire fino alla fine del
mondo nei vostri membri per glorificare il Padre vostro mediante le sofferenze e la morte
fino alla fine del mondo; e andate cercando dovunque delle persone in cui possiate attuare
questo vostro divisamento. Eccoci, o buon Gesù, ecco ci ad offrirvi noi con tutto il nostro
cuore, anzi con mille cuori e centomila volontà, acciò vi degniate di servirvi di noi per
questo. Ecco i nostri corpi e tutte le loro membra pronte, mercé la vostra grazia, a soffrire
ogni sorta di tormenti, pur di compiere il vostro desiderio e di appagare in noi la sete
ardentissima che avere di soffrire e morire nei vostri membri per l'amore di vostro Padre.
O Gesù adorabilissimo, giacché non ci avete creati che a gloria vostra, fate che vi
glorifichiamo quanto più perfettamente possiamo, vale a dire morendo per l'onor vostro.
O unico oggetto dei nostri affetti, voi ci comandate di amarvi con tutto il cuore, con tutta
l'anima e con tutte le forze. Questo appunto desideriamo, Signore; e perciò ci auguriamo
di versare il proprio sangue e di sacrificare la nostra vita per amar vostro; ma altro non
possiamo fare che augurarcelo, se voi non compite, per la vostra sconfinata misericordia, i
desideri che a voi piace di destare in noi.
O Salvatore benignissimo, giacché a voi piace, per un eccesso di bontà ammirabile, di
essere il nostro capo e che noi siamo i membri vostri, fate per questa bontà medesima che
viviamo della vita del nostro capo e che moriamo della sua morte.
A questo ci avete obbligati, quando ci avete incorporati con voi per il santo Battesimo, in
cui ci avete fatto fare professione e promessa solenne di attaccarci a voi, di seguir vi
dappertutto, e di essere quindi, a vostro esempio, altrettante vittime destinate al sacrifizio
a gloria vostra. Fateci adunque la grazia di compiere perfettamente questa promessa e
professione sacrosanta. Fate che vi seguiamo nella vostra vita e nella vostra morte e che
come voi siamo immolati per amor vostro e per la gloria di vostro Padre.
O dilettissimo delle nostre anime, contemplandovi sulla vostra croce, vèdiamo il vostro
corpo santissimo tutto coperto di piaghe, di sangue e di dolori dai piedi fino alla testa.
Ahimè! o Salvatore, eccovi languente, agonizzante e sofferente al sommo grado. Eccovi
morente della morte più crudele e più vergognosa tra tutte le morti. E non contento di ciò,
eccovi ancora quale ostia sui nostri altari, là dove siete sacrificato tutti i giorni e ad ogni
ora, per attestarci così che siete ognora pronto a soffrire e a morire le mille volte, se
occorresse, e tutto questo per amor nostro, per noi vostre creature tanto meschine ed
indegne. Ah! buon Gesù, che vi renderemo noi, che faremo, che soffriremo noi per amor
vostro? E' troppo poco, è troppo poco non avere che un corpo da immolare per colui il
quale ne ha immolato per noi uno così degno e così santo. E' troppo poco non avere che
una vita da perdere per colui il quale a nostro pro ne ha perduta una di cui un sol momento
valeva più di tutte le vite degli uomini e degli Angeli. E' troppo poco non morire che una
volta per colui il quale è morto per amor nostro e d'una morte infinitamente preziosa. Eh!
dilettissimo Gesù, certo Se avessimo tutti i corpi umani che furono, sono e saranno, assai
volentieri, mercé la vostra grazia, li vorremmo abbandonare e gettare per voi ad ogni sorta
di supplizi. E se avessimo tutte le vite degli uomini e degli Angeli, di buon animo ve le
offriremmo per essere sacrificate alla vostra gloria. Oh! se fosse possibile morire per amor
vostro altrettante volte quanti momenti ci sono in tutti i secoli passati, presenti e futuri,
come ci stimeremmo felici!
Ah! unico amore dei nostri cuori, chi farà che ci vediamo tutti rossi del vostro sangue e
tutti coperti di piaghe e di dolori per amar vostro, come lo siete stato una volta per amor
nostro? Oh! se un giorno ci vedessimo in questo stato desiderabile, quante lodi, quante
benedizioni vi renderemmo! Oh! fortunato e mille volte fortunato il giorno in cui compirete il
desiderio estremo che abbiamo di venire sacrificati al vostro puro amore! O roghi, o
fiamme, o spade, o ruote, o forche, o geenne, o tutte le confusioni, i disprezzi e gli
obbrobri! o tutti i tormenti, i furori e le crudeltà degli uomini e dei demoni, della terra e
dell'inferno, rovesciatevi su di noi, purché noi amiamo sempre il nostro amabilissimo Gesù,
l'amiamo nella morte e moriamo per amor suo, a fine di amarlo e benedirlo nella vita
dell'eternità!
Sappiamo bene, o buon Gesù, che da noi stessi non siamo capaci di sopportare la
minima sofferenza del mondo; pure abbiamo una fiducia fermissima nella vostra bontà
infinita che voi sarete la nostra forza e che in voi tutto potremo. Sappiamo benanche che
di cose così grandi siamo indegni assai, ma essendo morto per noi, voi siete ben degno
che noi moriamo per voi e siete abbastanza buono e potente per rendercene degni.
Di ciò vi supplichiamo umilmente ed instantemente, o Gesù ripieno di bontà, per
quell'amore ardentissimo il quale vi ha fatto morire per noi sulla croce, per quel prezioso
sangue, che avete sparso, per quella morte dolorosissima, che avete sofferta, per l'amore
smisurato che portate alla vostra santa Madre, la Regina dei Martiri, per quello che portate
a tutti i vostri santi Martiri e per quello ch'essi vi portano, ed insomma per tutto ciò che voi
amate in Cielo e sulla terra.
Rendeteci degni di questa misericordia, per la vostra immensa bontà, per amor vostro e
per la gloria del vostro santo nome. E per ciò sin d'ora dateci, ve, ne preghiamo, lo spirito
del martirio, vale a dire la grazia e le disposizioni richieste per il martirio. Fate che siamo
forti e costanti nel fare e soffrire coraggiosamente ogni cosa per la vostra gloria, e a non
temere nulla nel mondo se non voi e ciò che a voi dispiace. Che non abbiamo nessun
appoggio sulle nostre proprie forze e su tutto quello che è nostro; ma che tutta la nostra
confidenza sia nella vostra sola bontà! Che abbiamo in orrore, come l'inferno, la gloria, la
vanità, i piaceri e le delizie del mondo; e che riponiamo tutta la nostra felicità e il nostro
paradiso nei disprezzi, nelle abiezioni, nei travagli e nelle persecuzioni. Che viviamo in un
perfetto oblio e distacco da noi stessi, dal mondo e da tutte le cose del mondo. E anzitutto
che siamo talmente accesi del fuoco del vostro santo amore da non respirare più nulla che
questo amore medesimo, da ardere continuamente d'un desiderio ardentissimo di amarvi
ognor più e di fare e soffrire cose grandi pel vostro puro amore; e che finalmente la nostra
vita sia consumata e distrutta nelle sacre vampe di questo divino amore. Stabilite
potentemente in noi, o buon Gesù, queste divine virtù dello spirito del martirio, imprimetele
pure in tutti coloro che da tutta l'eternità voi avete scelti per associarli al numero dei vostri
santi Martiri, specialmente in quelli che avranno da soffrire e morire per voi nell'ultima e
terribile persecuzione dell'Anticristo.
O Madre di Gesù, Regina di tutti i Martiri, o santi Martiri di Gesù, pregatelo, di grazia,
che la sua bontà infinita compia tutto ciò in noi per la sua gloria. e per il suo purissimo
amore.
Infine, o amabilissimo Gesù, fate, ve ne preghiamo, che viviamo oramai d'una vita la
quale imiti perfettamente la vostra santissima vita e quella della vostra beatissima Madre e
dei vostri santi Martiri, affinché meritiamo di essere simili a voi e a loro nella morte come
nella vita, e di cantare eternamente con loro e con voi il cantico dolcissimo delle vostre
sante lodi e del vostro divino amore.

XLVII. - Orazione in onore di tutti i santi Martiri.

Ant. Mirabilis es, Domine Iesu, magnus et laudabilis nimis in sanctis Martyribus tuis.
Mirificasti omnes voluntates tuas in ipsis, et desiderium animae eorum tribuisti eis. Omnis
spiritus laudet te, et omnes virtutes tuae benedicant tibi.
V. Orate pro nobis, omnes sancti Martyres.
R. Ut digni efficiamur amore Iesu, et societate passiomim eius.

Oremus.

Domine Iesu, qui maxima potentiae et amoris tui miracula in passione ac morte tua, et in
sanctis Martyribus demonstrasti: da nobis quaesumus, intercedentibus sanctis Martyribus
tuis, Stephano, Laurentio, Eustachio, Blasio, Clemente et Agathangelo (156), Thecla,
Catharina, Felicitate, Caecilia, Agnete, et omnibus aliis, pro amore tuo prospera mundi
despicere; nulla eius adversa formidare; in omnibus nos humiliare; te semper magis atque
magis toto corde, ore et opere diligere; passionibus tuis sociari; morti tuae configurari; ac
denique tibi viventes et morientes, velut hostias sanctas atque placentes, in sacrificium
laudis, gloriae et amoris immolari. Qui vivis et regnas cum Deo Patre, in unitate Spiritus
Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

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PARTE TERZA

Che contiene ciò che si deve fare, al principio, durante il corso e alla fine d'ogni
anno, per vivere cristianamente e santamente, e far vivere e regnare Gesù in noi.

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PER COMINCIARE L'ANNO

I. - Come si deve cominciare l'anno con Gesù (157).

Il grande apostolo S. Paolo ci dichiara che per tutti Cristo morì, onde quelli che vivono già
non vivano per loro stessi, ma per colui che per essi morì (2 Cor 5, 15); e ch'Egli è morto
per noi affinché sia che vegliamo, sia che dormiamo, viviamo insieme con lui (Prov 8, 31).
D'altronde Gesù Cristo medesimo ci assicura che le sue delizie sono di essere sempre
con noi (I Ts 5, 10). Laonde per non privarlo delle sue delizie e dell'effetto della sua morte
santissima, dobbiamo riporre tutte le nostre delizie nel conversare con lui, ricercando ogni
sorta di sante invenzioni per stare sempre con lui e per non perderlo mai di vista, per
averlo come obbiettivo in tutte le cose, per vegliare e dormire, vivere e morire con lui, con
lui cominciare e finire la nostra vita, i nostri anni, i nostri mesi e i nostri giorni. Vedremo
nella p,arte settima come si deve cominciare e finire la nostra vita con Gesù; ora sto per
proporvi la maniera di cominciare e finire con lui ogni anno della nostra vita e di fame, con
lui ancora, buon uso.
Per cominciare con Gesù ogni anno della nostra vita, bisogna cominciarla come Gesù
ha cominciato la sua vita temporale e passibile su questa terra. Per ciò, al principio di ogni
anno, bisogna prendere un po' di tempo per metterci ai piedi di Gesù e per rendergli i
nostri doveri ed omaggi, mediante le pratiche che adesso vi propongo sotto forma
d'elevazioni, affinché ogni ceto di persone se ne possa servire.

II. - Elevazione a Gesù per rendergli i nostri doveri al principio d'ogni anno.

O Gesù, Signor mio, vi adoro, vi benedico e vi amo per quanto mi è possibile, nel primo
momento della vostra vita passibile e mortale sulla terra.
Io adoro tutti i santi pensieri, sentimenti e disposizioni della vostra anima divina, e tutto
ciò che è seguito in voi in questo primo momento.
O ammirabile Gesù, io vedo che, sin dal primo istante della vostra vita mortale, voi vi
volgete verso il vostro eterno Padre per adorarlo, amarlo e glorificarlo, per riferirgli il vostro
essere e la vostra vita con tutte le sue dipendenze; e per donarvi a lui a fine di fare e di
soffrire tutto quello che a lui piace per la sua gloria re per amor suo. Vedo pure che nello
stesso istante volgete la vostra mente e il cuor vostro verso di me per pensare a me, per
amarmi, per formare grandi divisamenti sull'anima mia e per prepararmi delle grazie
singolari.
Siate benedetto, o buon Gesù, e che tutte le creature del cielo e della terra, e tutte le
potenze della vostra divinità e della vostra umanità vi benedicano eternamente per tutte
queste cose.
O Gesù, io mi dono a voi per cominciare quest'anno come voi avete cominciato la
vostra vita su questa terra, e per entrare con voi nelle sante disposizioni con cui voi avete
fatto le cose soprammentovate; imprimetele in me, ve ne prego, per vostra misericordia
ineffabile.
O Gesù adorabilissimo, in onore ed in unione dell'umiltà, dell'amore e delle altre sante
disposizioni con cui avete adorato e amato il vostro eterno Padre ed a lui vi siete donato
nel primo momento della vostra vita, vi adoro, vi amo e vi glorifico in tutti i modi che mi
riesce possibile, come mio Dio e mio Salvatore, come l'autore dei tempi, il Re dei secoli e
degli anni, e come colui che mi avete comprato a prezzo del vostro sangue tutti gli anni, i
giorni, le ore e i momenti che devo vivere su questa terra.
O Gesù, vi riferisco, vi offro e consacro tutti i miei momenti, le mie ore, i miei giorni, i
miei anni, il mio essere e la mia vita con tutte le sue appartenenze, protestandovi che non
ne voglio usare che a vostra pura gloria, e desidero che tutti i miei pensieri, parole, azioni,
palpiti di cuore, respiri e tutte le altre cose che succederanno in me, quest'anno ed in tutta
la mia vita, siano altrettanti atti di lode e di amore verso di voi. Fate, o caro Gesù, che così
sia, per vostra bontà onnipotente.
Vi offro eziandio, o Gesù, tutto l'amore e la gloria che vi saranno resi, e mi unisco a tutto
l'onore e tutte le lodi che riceverete in quest'anno e sempre, dal vostro eterno Padre, dal
vostro santo Spirito, dalla vostra sacrosanta Madre, dai vostri Angeli, dai vostri Santi, e da
tutte le vostre creature.
O Gesù amabilissimo, io adoro tutti i divisamenti che vi degnate di avere su di me per
quest'anno. Per carità non permettete ch'io vi frapponga impedimento alcuno. A voi io mi
dono per fare e soffrire tutto ciò che vi piace per l'adempimento di questi vostri divisamenti.
E in onore e unione dello stesso amore con cui avete accettato, sin dalla vostra
Incarnazione, tutte le sofferenze che dovevate patire nella vostra vita, accetto ed
abbraccio sin d'ora, per amor vostro, tutte le pene di corpo e di spirito che avrò da soffrire
in quest'anno ed in tutta la mia vita.
O mio Salvatore, verrà un anno il quale sarà l'ultimo della mia vita, e forse sarà questo.
Oh! se fossi certo che così fosse, con quanta cura e fervore lo spenderei a vostro servizio!
Ma comunque sia, voglio riguardare quest'anno quasi fosse l'ultimo della mia vita, e lo
voglio spendere quasi non avessi più che questo tempo per amare e glorificare, voi in
questo mondo e per riparare le mancanze da me commesse per il passato nell'esercizio
del vostro santo amore. Datemi voi, o Gesù, tutte le grazie che mi abbisognano per
questo.

III. - Elevazione alla santa Vergine per il capo d'anno.

O Vergine Santa, Madre del mio Dio e del mio Salvatore, vi onoro e venero come meglio
posso e devo, nel primo momento della vostra vita, nonché tutte le disposizioni della
vostra anima santa e tutto quello che si è passato in voi in quel momento.
Sin da quell'istante, o Vergine santa, avete cominciato ad amare e glorificare, Dio
perfettamente, e fino all'ultimo della: vostra vita l'avete sempre più glorificato ed amato;
mentre io, da tanti anni che sto nel mondo, non ho cominciato ancora ad amarlo e servirlo
come si deve.
O Madre di misericordia, pregate il Figlio vostro ad usarmi misericordia. Supplite, per
carità, alle mie mancanze, ed in soddisfazione dei falli ch'io ho commessi nell'amarlo e
glorificarlo, offritegli per me tutto l'amore e la gloria che voi gli avete reso continuamente.
Fatemi partecipe dell'amore che avete per lui e della vostra fedeltà in questo amore, e
pregatelo per me affinché io cominci, per lo meno adesso, ad amarlo perfettamente, e che
tutto quanto avverrà in me, in questo anno ed in tutta la mia vita, sia consacrato a stia
gloria e ad onor vostro.
Angeli di Gesù, Santi e Sante di Gesù, pregate Gesù per me a darmi grazia novella e
novello amore verso di lui, affinché io spenda questo anno e tutta la mia vita al servizio
della sua sola gloria e del suo puro amore.

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DELLA DEVOZIONE
AI MISTERI DI NOSTRO SIGNORE

IV. - Siamo obbligati d'avere una devozione speciale a tutti gli stati e misteri della
vita di Gesù. - Come li dobbiamo onorare tutti in ogni anno.

Abbiamo tanti e così gravi obblighi di onorare e amare Gesù in se stesso e in tutti gli stati
e misteri della sua vita, che chi volesse intraprendere di fame l'enumerazione,
intraprenderebbe una cosa impossibile. Nondimeno ne noterò qui alcuni, ed in primo luogo
vi dirò che, come, dobbiamo continuare e compiere in noi la vita, le virtù e azioni di Gesù
sulla terra, così dobbiamo continuare e compiere in noi gli stati e misteri di Gesù, e
pregarlo spesso di consumarli e compierli in noi ed in tutta la sua Chiesa. Infatti è una
verità degna di considerazione che i misteri di Gesù non hanno raggiunto ancora la loro
intera perfezione e l'ultimo loro compimento, perché, sebbene siano perfetti e
completissimi nella persona di Gesù, non sono ancora perfetti e completi in noi altri che
siamo i suoi membri, né nella sua Chiesa che è il sua corpo mistico, avendo il Figlio di Dio
questo disegno di comunicarci, di estendere e continuare in noi ed in tutta la sua Chiesa, il
mistero della Sua Incarnazione, della sua nascita, della sua infanzia, della sua vita
nascosta, della sua vita conversante, della sua vita laboriosa, della sua passione, della
sua morte e di tutti i suoi altri misteri, mediante le grazie che ci vuole comunicare e gli
effetti che vuole operare in noi mercé i medesimi misteri. Ed è così ch'Egli vuole compiere
in noi i suoi misteri.
Per questo S. Paolo dice che Gesù Cristo si continua e si ultima nella sua Chiesa (Ef 1,
22-23), e che concorriamo tutti alla sua perfezione e al conseguimento della sua età piena
(Ef 4, 13), cioè, come già si è detto, dell'età mistica ch'egli ha nel suo corpo mistico, che è
la Chiesa, la quale età non sarà compita che nel giorno del giudizio. Altrove il medesimo
Apostolo parla della stessa pienezza di Dio che si compie in noi e dell'accrescimento di
Dio in noi (Ef 3, 19). Ed altrove ancora dice che dà compimento nel suo corpo alla
passione di Gesù Cristo (Col 1, 24). Ora ciò ch'Egli dice del compimento del mistero della
passione, si può dire altresì del compimento degli altri stati e misteri di Gesù.
Così dunque il Figlio di Dio intende di consumare e compiere in noi tutti i suoi stati e
misteri. Egli intende compiere in noi lo. stato della vita divina che ha avuta da tutta
l'eternità nel seno di suo Padre, imprimendone in noi una partecipazione e facendoci
vivere con lui d'una vita tutta pura e divina.
Egli intende compiere in noi lo stato della sua vita passibile e mortale, facendoci vivere
sulla terra, mercé la sua grazia, d'una vita passibile e mortale che vada imitando ed
onorando la sua.
Egli intende di consumare in noi il mistero della sua Incarnazione, della sua nascita,
della sua vita nascosta, formandosi e quasi incarnandosi in noi e nascendo nelle anime
nostre, mediante i santi sacramenti del Battesimo e della divina Eucaristia, e facendoci
condurre una vita spirituale ed interiore che sia nascosta con lui in Dio.
Egli intende ultimare in noi il mistero della sua passione, della sua morte e della Sua
risurrezione, facendoci, soffrire, morire e risuscitare con lui ed in lui. Egli intende compiere
in noi lo stato della sua vita gloriosa ed immortale in cielo, facendoci vivere con lui ed in
lui; quando ci saremo anche noi, d'una vita gloriosa ed immortale. E così egli intende
consumare e compiere in noi e nella sua Chiesa tutti i suoi altri stati e misteri, per una
comunicazione e partecipazione che ci vuol dare, e per una continuazione ed estensione
che vuol fare in noi di questi stati e misteri.
E questo divisamento del Figlio di Dio non sarà compiuto che nel giorno del giudizio. Di
modo che, come i Santi non saranno consumati e compiuti fino alla consumazione del
tempo conceduto da Dio agli uomini per la loro santificazione, cioè fino alla consumazione
dei secoli; così non saranno compiuti i misteri di Gesù fino alla fine del tempo determinato
da Gesù per la consumazione dei suoi misteri in noi e nella sua: Chiesa, vale a dire fino
alla fine del mondo.
Ora la vita che abbiamo sulla terra non ci è data che per spenderla nel compiere i grandi
disegni di Gesù su di noi. Dobbiamo quindi spendere tutto il nostro tempo, i nostri giorni e i
nostri anni a cooperare e lavorare con Gesù in quell'opera divina della consumazione dei
suoi misteri in noi; e ci dobbiamo cooperare colle buone opere, colle preghiere, e
coll'applicazione frequente della nostra mente e del nostro cuore a contemplare, adorare
ed onorare i vari stati e misteri di Gesù nei diversi tempi dell'anno, e a darci a lui affinché
egli operi in noi, mediante questi misteri, tutto ciò che vi desidera operare a sua pura
gloria. Ed è questa la prima ragione per la quale dobbiamo avete una devozione speciale
a tutti gli stati e misteri della vita di Gesù;

V. - Altre varie ragioni che ci obbligano ad avere una devozione speciale a tutti gli
stati e misteri della vita di Gesù e ad onorarli tutti in ogni anno.

Oltre la precedente, altre varie ragioni, tra le quali ne segnerò quattro, pressanti assai, ci
obbligano ad avere una devozione del tutto particolare a tutti gli stati e misteri della vita di
Gesù, vale a dire che:
1° Dobbiamo imitare il nostro Padre celeste, come ce lo insegna, S. Paolo: Estote
imitatores Dei sicut filii carissimi (Ef 5, 1). Ora questo Padre divino è continuamente
occupato a contemplare, glorificare ed amare il suo Figlio Gesù e a farlo amare e
glorificare in se stesso ed in tutti i suoi stati e misteri.
2° Dobbiamo amare ed onorare singolarmente tutte le Cose per cui Dio è amato e
glorificato. Orbene, tutte le cose che sono in Gesù rendono a Dio una gloria infinita;
dobbiamo perciò onorare particolarmente ed infinitamente, se fosse possibile, tutti gli stati
e misteri, e le minime cose che sono in Gesù. E siamo infinitamente più obbligati ad
onorarli e a ringraziare il Figlio di Dio della gloria ch'egli ha resa a suo Padre con questi
misteri, che delle grazie e della salvezza da lui meritateci per essi, dovendoci essere
l'interesse di Dio infinitamente più caro del nostro.
3° La santa Chiesa o piuttosto lo Spirito Santo parlando per l'oracolo della Chiesa,
c'invita continuamente ad adorare e glorificare i vari stati e misteri di Gesù. Perché infatti
al principio, alla fine ed in mezzo, ed in tutte le parti principali della santa. Messa, cioè nel
cantico Gloria in excelsis, nel sacro Simbolo, nell'ultimo Vangelo In principio erat Verbum,
ed in altri vari passi della santa Messa; come pure nel Simbolo che recitiamo tutti i giorni al
principio, in mezzo e alla fine del divino Ufficio, ed in parecchie altre parti di esso: perché,
dico, lo Spirito Santo ci mette continuamente sotto gli occhi i diversi stati e misteri della
vita di Gesù, se non affinché siano l'oggetto delle nostre contemplazioni ed adorazioni e il
soggetto di tutti i nostri esercizi di pietà; e così siano il pane quotidiano e il cibo ordinario
della vita delle nostre anime, le quali non devono vivere che della fede, della
considerazione e dell'amore ch'esse devono avere verso i misteri di Dio e di Gesù Cristo,
secondo questa parola di S. Paolo: Il giusto vive della fede? (Eb 10, 38).
4° Abbiamo un obbligo specialissimo d'onorare quanto vi è in Gesù, perché ogni
grandezza merita onore e omaggio, ed una grandezza infinita merita un onore e un
omaggio infinito. Ora Gesù è il grande tra i grandi, egli è la stessa grandezza e una
grandezza infinita ed incomprensibile; e tutto quanto vi è nella sua divinità e nella Sua
umanità, tutti i suoi stati e misteri e le minime cose, che in lui si sono verificate, vanno
accompagnate ad una grandezza e ad una dignità infinita, e racchiudono in sé un'infinità
di maraviglie, onde meritano un onore ed una gloria infinita.
Non pertanto queste cose sì alte, sì degne e sì sante sono così poco conosciute, così
poco considerate, e così poco onorate anche da quelli medesimi che pur si dicono i figli di
Gesù, che ne portano il nome e che non sono sulla terra che per conoscere ed amare
questo stesso Gesù, la sua vita e i suoi misteri, e che non possono avere di vera vita che
in questa conoscenza ed in questo amore, secondo queste grandi parole della verità
medesima: La vita eterna è questa, che conoscano voi solo vero Dio, e colui che avete
mandato, Gesù Cristo (Gv 17, 3).
E' in questo che consiste la vita beata del cielo, ed è in questo ancora che consiste la
vera vita della terra: nel conoscere, amare ed onorare la vita, gli stati e i misteri di Gesù.
Sarà su questo punto che dovremo rendere conto all'ora della morte; e uno dei più gravi
rimproveri che ci verrà fatto in quell'ora sarà per la poca applicazione che avremo avuta
nel considerare ed onorare la vita e i misteri di Gesù. Sarà per questo fine che il Figlio di
Dio terrà il suo giudizio universale nella consumazione dei secoli, per far rendere, colla
potenza della sua giustizia, l'onore e l'omaggio dovuto a tutti i suoi misteri da tutte le
creature ed anche dai suoi propri nemici, e ciò al cospetto del cielo e della terra. Ed è
perciò ancora che vi è un inferno, affinché coloro che non avranno onorato sulla terra i
misteri di Gesù, per amore e buon volere, li onorino colà per forza e per violenza e per gli
effetti della giustizia di Dio su di essi.
Laonde, per non essere annoverati tra quegli sciagurati, dobbiamo riporre la nostra
devozione principale nel considerare ed onorare i diversi stati e misteri di Gesù. Dobbiamo
preferir sempre le feste di Gesù che capitano nel corso dell'anno, come pure quelle della
sua santa Madre a qualunque altra; e dobbiamo regolare il nostro tempo e i nostri esercizi
di pietà in tal modo da onorare tutta la vita di Gesù e tutti i suoi stati e misteri nel corso di
ogni anno. Ecco. l'ordine da tenersi per questo.

VI. - Ordine da seguire per onorare in ogni anno tutti gli stati e misteri di Gesù.

Cominciando dal primo di tutti gli stati di Gesù, il quale è quello della sua vita divina nel
seno del Padre suo da tutta l'eternità, conviene onorarlo nel tempo che precede l'Avvento,
affinché così adoriamo Gesù nella vita ch'egli ha avuta nel seno di suo Padre da tutta
l'eternità, prima di adorarlo nella vita ch'egli ha avuta nel seno della Vergine nella pienezza
dei tempi; e ciò sarebbe dunque durante i mesi d'ottobre e di novembre.
Riservo però le due ultime settimane di novembre durante le quali è buono onorare la
vita che Gesù ha avuta nel mondo p,rima della sua Incarnazione per cinque mila anni, cioè
dalla creazione del mondo fino all'Incarnazione dell'Autore del mondo, perché in quel
tempo Gesù era vivente in un certo modo nella mente e nel cuore degli Angeli del cielo e
dei Patriarchi, Profeti e Giusti della terra, i quali sapevano che egli doveva venire nel
mondo, e l'amavano, lo desideravano, l'attendevano e lo domandavano continuamente a
Dio. Egli era vivente allo stesso modo nelle anime dei santi Padri che erano al Limbo; ed
ancora nello stato della, legge mosaica la quale non era fatta che per figurarlo ed
annunziarlo, e per disporre il mondo a credere in lui e a riceverlo, quando egli verrebbe.
Nel tempo dell'Avvento dobbiamo onorare il mistero dell'Incarnazione e della residenza
di Gesù in Maria per nove mesi.
Da Natale fino alla Purificazione, la santa Infanzia di Gesù e tutti i misteri che essa
racchiude, secondo i vari tempi in cui la Chiesa li offre alla nostra venerazione, come il
mistero della sua nascita, della sua residenza nella stalla di Betlemme, della sua
Circoncisione, della sua Epifania, della sua Presentazione al tempio, della sua fuga e
dimora in Egitto fino all'età di sette anni, del suo ritorno a Nazaret, della sua dimora a
Nazaret, dei viaggi. da lui fatti al tempio di Gerusalemme accompagnato dalla sua santa
Madre e da S. Giuseppe, dello smarrimento di lui nel tempio e della sua seduta in. mezzo
ai Dottori all'età di dodici anni.
Dalla Purificazione fino al mercoledì delle Ceneri, la vita nascosta e laboriosa da lui
condotta colla sua santa Madre e con S. Giuseppe fino all'età di trent'anni.
Dal mercoledì delle Ceneri fino alla prima domenica di Quaresima, il Battesimo di Gesù
nel fiume Giordano, e la manifestazione di lui in quel luogo mediante la voce del Padre
che disse: Questo è il mio figlio diletto nel quale mi son compiaciuto (Mt 3, 17), mediante
la discesa dello Spirito Santo su di lui sotto le parvenze d'una colomba, e mediante la
testimonianza di S. Giovanni Battista.
La prima settimana di Quaresima si deve onorare la vita solitaria di Gesù nel deserto.
La seconda, la sua vita pubblica e conversante cogli uomini, dall'età di trent'anni fino ai
suoi trentatre anni e tre mesi, cioè fino alla sua morte; la quale vita è proposta alla nostra
venerazione nei vangeli che la santa Chiesa recita ogni giorno durante tutto il tempo della
Quaresima. Siccome però non basta una settimana per onorare questo stato della vita
conversante di Gesù, e d'altronde non si può occupare altro tempo in Quaresima a
cagione degli altri misteri che vi si devono venerare, vi torneremo sopra ancora un po'
dopo la festa del Santissimo Sacramento, come diremo qui sotto.
Le altre quattro settimane di Quaresima verranno dedicate ad onore della vita penitente
di Gesù, la quale è composta di quattro parti: di umiliazioni, di privazioni, di sofferenze
esteriori e di sofferenze interiori. Nella prima di queste quattro settimane onoreremo tutte
le umiliazioni sì interiori che esteriori sofferte da Gesù nella sua vita. Nella seconda, le sue
privazioni esteriori ed interiori. Nella terza le sofferenze esteriori ch'egli patì nel suo corpo.
Nella quarta le sofferenze interiori da lui patite nell'anima sua.
Il Giovedì Santo onoreremo l'istituzione della santa Eucaristia di Gesù e la lavanda
ch'egli fece dei piedi dei suoi santi Apostoli.
Dal Venerdì Santo fino alla Domenica di Risurrezione, adoreremo Gesù nei suoi
languori, nella sua agonia, nella sua crocifissione, nella sua morte, nella discesa
dell'anima sua al Limbo e nel seppellimento del suo corpo.
La Domenica di Pasqua, dobbiamo onorare la risurrezione di Gesù e il suo ingresso
nella sua vita gloriosa; e così pure in tutte le altre domeniche dell'anno, che sono dedicate
tutte ad onore della sua risurrezione.
Da Pasqua fino all'Ascensione onoreremo la vita gloriosa di Gesù e il suo soggiorno
sulla terra dopo la sua risurrezione.
Dall'Ascensione fino alla Pentecoste, onoreremo ancora la sua vita gloriosa in cielo dalla
sua Ascensione, cioè da venti secoli; e così pure in tutte le domeniche dell'anno.
Dalla Pentecoste fino alla festa della Santissima Trinità, dobbiamo onorare la missione
dello Spirito Santo di Gesù e tutte le sue grandezze, qualità e misteri.
Nella festa della Santissima Trinità adoreremo la vita della Santissima Trinità in Gesù e
la vita di lui in Essa, che dobbiamo pure onorare ogni domenica dell'anno, essendo
consacrato il giorno della domenica ad onore del mistero della Santissima Trinità, e della
vita di Lei in Gesù e della vita di lui in Lei; e ad onore del mistero della risurrezione e della
vita gloriosa di Gesù.
I tre giorni che seguono la festa della Santissima Trinità saranno dedicati ad onore delle
tre persone divine: il lunedì ad onore del Padre, il martedì ad onore del Figlio, e il
mercoledì ad onore dello Spirito Santo.
Durante l'ottava del Santissimo Sacramento ed anche tutti i giovedì dell'anno,
onoreremo lo stato e la vita di Gesù nella Santissima Eucaristia da venti secoli.
Il tempo che resterà dopo l'ottava del Santissimo Sacramento fino ad Agosto sarà
dedicato, metà ad onore della vita pubblica e conversante di Gesù, a cui tempo troppo
breve è consacrato in Quaresima; metà ad onore del mistero della seconda. venuta di
Gesù e del giudizio universale ch'egli farà nella consumazione dei secoli, il quale è uno dei
misteri della sua vita gloriosa e il primo che la Chiesa propone alla nostra venerazione nel
suo sacro Simbolo dopo il mistero dell'Ascensione e del suo innalzamento al trono alla
destra di suo Padre.
Durante il mese d'agosto, onoreremo le quattro principali cose di cui Gesù è composto,
cioè:
1° La sua divinità o essenza divina, la quale gli è comune col Padre e collo Spirito
Santo, e secondo la quale egli è Dio come il Padre e lo Spirito Santo, Dio infinito,
incomprensibile, eterno, onnipotente, tutto sapienza, tutto bontà, e ornato di tutte le altre
perfezioni divine.
2° La sua persona divina, la quale gli è propria e particolare e secondo la quale egli è il
Figlio di Dio, il Verbo, l'immagine e lo splendore del Padre, e l'esemplare divino sul quale il
Padre ha plasmato ogni cosa.
3° La sua anima santa, con tutte le sue potenze, memoria, intelligenza e volontà.
4° Il suo sacro corpo, con tutte le membra, i sensi e le parti di questo corpo deificato, tra
cui si devono onorare specialmente il suo prezioso sangue e il suo Cuore divino.
Durante il mese di settembre, onoreremo i sette imperi di Gesù, vale a dire:
1° L'impero di Gesù nel mondo naturale, composto dei quattro elementi della terra,
dell'acqua, dell'aria e del fuoco, e di. tutte le cose naturali che vi si trovano.
2° L'impero di Gesù nel mondo spirituale e mistico, cioè nella Chiesa militante.
3° L'impero di Gesù nella morte in cui sono onorate la sua sovranità, la sua giustizia, la
sua eternità, la sua morte e la sua vita immortale.
4° L'impero di Gesù nel giudizio particolare ch'egli esercita tutti i giorni e ad ogni ora
sulle anime che escono da questa vita, ed in cui sono ancora onorate assai la sua
giustizia, la sua equità, la sua verità, la sua potenza e la sua maestà divina. 5° L'impero
di Gesù nella Chiesa sofferente, cioè nel Purgatorio, là dove sono continuamente
glorificate la sua divina volontà, la sua giustizia, la sua bontà e le sue sofferenze.
6° L'impero di Gesù nell'inferno, in cui in un modo ammirabile e tremendo sono onorati
tutti i suoi misteri e le sue divine perfezioni.
7° L'impero di Gesù nella Chiesa trionfante che sta nel Cielo.
Ecco i sette imperi di Gesù che potremo onorare durante il mese di settembre, e che
chiamo così, perché Gesù regna e trionfa in tutti quei luoghi ed in tutte quelle cose, che
sono pieni della sua gloria, del suo onore, della sua potenza, della sua presenza e
maestà, come lo darò a divedere più estesamente a suo luogo, se piace a Dio darmene il
tempo e la grazia.
Nelle feste della Santa Vergine e ogni sabato onoreremo la vita di Gesù in Lei, e tutte le
meraviglie e i misteri ch'egli ha operati in Essa.
Nelle feste degli Angeli e dei Santi, che celebransi nel corso dell'anno, onoreremo la vita
di Gesù in essi.
Così non dobbiamo tralasciare nulla in Gesù a cui non rendiamo qualche onore
particolare, guardandolo ed onorando lo in tutti i luoghi, in tutti i tempi, ed in ogni cosa;
onorandone tutti gli stati e i misteri durante il corso dell'anno. Se non che per agevolarvi
questo dovere, finché a Dio piacerà darmi il tempo e la grazia di finire un altro libro che ho
cominciato ed in cui si parlerà più estesamente di tutti gli stati e misteri di Gesù (158), vi
proporrò intanto adesso le cose principali che dobbiamo considerare ed onorare in ogni
stato e mistero della vita di Gesù e il modo di farlo.
Prima però vi dirò ancora che, come siamo obbligati ad avere devozione particolare ad
alcuni Angeli e ad alcuni Santi che dobbiamo venerare specialmente durante tutta la
nostra vita, e come è bene anche scegliere ogni anno qualche ordine di Santi e di Angeli
per onorarli particolarmente nel corso dell'anno; così a più forte ragione, dopo aver questo
raccomandato a Dio, invocato lo Spirito Santo e preso il parere di coloro che ci guidano,
dobbiamo scegliere qualche stato o mistero di Gesù per onorarlo particolarmente in tutta
la nostra vita. E conviene pure prenderne uno ogni anno, nel giorno dell'Ascensione, per
rendergli qualche onore speciale durante il corso dell'anno; e ciò nel modo che sarà
proposto qui sotto.

VII. - Le sette cose che dobbiamo considerare ed onorare in ogni mistero di Gesù.

Tra le infinite meraviglie che racchiude ogni mistero della vita di Gesù, vi sono sette
grandi cose che vi dobbiamo considerare ed onorare, e il cui conoscimento vi darà molta
luce, acume e facilità per occuparvi dei suoi misteri.
La prima è il corpo e l'esterno del mistero, vale a dire tutto quello che si è verificato
esteriormente nel mistero, per esempio: nel mistero della nascita di Gesù, la nudità, la
povertà, il freddo, l'impotenza e la piccolezza in cui egli è nato, i pannolini in cui fu
fasciato, la sua residenza nella greppia e sul fieno tra l'asino e il bue, le sue lagrime e i
suoi vagiti, i primi gesti delle sue mani sacre, il primo uso che fece dei suoi occhi, della sua
bocca e dei suoi altri sensi, il suo riposarsi sul serio della sua beatissima Madre, il cibo che
prese dalle sante poppe di lei, i dolci baci ed amplessi che ricevette tanto da lei che da san
Giuseppe, la visita dei pastori, e tutte le altre cose dette e fatte esteriormente nella stalla di
Betlemme, nella notte della nascita del Figlio di Dio.
Ecco ciò che chiamo il corpo e l'esterno del mistero della nascita di Gesù. E così tutto
ciò che è avvenuto esteriormente nel mistero dell'Incarnazione, della Circoncisione, della
Presentazione al tempio, della fuga in Egitto, della Passione, ed in tutti gli altri stati e
misteri; tutto ciò, dico, che vi è stato detto, fatto e sofferto esteriormente sia dal Figlio di
Dio, sia dalle altre persone sì angeliche che umane, le quali sono state presenti al mistero,
tutto ciò è il corpo del mistero, e tutto ciò merita d'essere considerato ed onorato, perché
non vi è niente di piccolo, anzi tutto è grande, tutto è divino ed adorabile nei misteri di
Gesù.
Infatti se il Figlio di Dio prende la pena e si cura di applicare la sua mente e .il suo cuore
divino (la cui attenzione, a quanto pare, si dovrebbe rivolgere tutta alla sola divinità) a
considerare e contare tutti i nostri passi e tutti i capelli del nostro capo, come ce lo afferma
egli stesso (159), e ad osservare, segnare in cuor suo e conservare nei suoi tesori le
minime azioni che facciamo per lui, a fine di onorarle e glorificarle per tutta l'eternità nel
cielo: quanta premura non dobbiamo avere d'applicare la nostra mente e il nostro cuore a
considerare, adorare e glorificare tutte le minime circostanze della sua vita e dei suoi
misteri, non essendovi nulla che non sia infinitamente grande e ammirabile e che non
meriti un onore e un'adorazione infinita.
La seconda cosa che dobbiamo considerare ed onorare in ogni mistero del Figlio di Dio,
è lo spirito e l'interno del mistero, cioè la virtù, la potenza e la grazia particolare e propria
ivi contenuta, ogni mistero avendo la sua virtù e il suo spirito di grazia proprio e
particolare; come pure i pensieri, intenzioni, affetti, sentimenti, disposizioni ed occupazioni
interne con cui esso si è operato; in breve tutto quello che si è verificato interiormente
nello spirito, nel cuore e nell'anima santa di Gesù, quando ha Operato questo mistero, e
nello spirito e nel cuore di tutte le persone che vi erano presenti. Per esempio tutto quello
che è succeduto interiormente nei misteri dell'Incarnazione, della Nascita, della Passione
e negli altri misteri del Figlio di Dio come i pensieri della sua mente, gli affetti e sentimenti
del suo cuore, le disposizioni interiori d'umiltà, di carità, d'amore, di sottomissione, di
mitezza, di pazienza e di ogni sorta di virtù con cui egli li ha operati; le occupazioni interiori
da lui avute in tutti i suoi misteri ed atti a riguardo del suo eterno Padre, di se stesso, del
suo Santo Spirito, della sua beatissima Madre, dei suoi Angeli, dei suoi Santi, di tutti gli
uomini in generale e di ognuno di noi in particolare; ed ancora la potenza, la virtù e lo
spirito di grazia da lui trasfuso in questi suoi misteri: ecco ciò che chiamo lo spirito,
l'interno e come l'anima del mistero.
Ed ecco benanche ciò che dev'essere maggiormente considerato ed onorato nei misteri
di Gesù; e pure è ciò che lo è di meno. Diversi infatti si contentano di contemplarne il
corpo e l'esterno senza addentrarsi nello spirito e nell'interno; laddove lo spirito e l'interno
del mistero ne è il fondo, la sostanza, la vita e la verità, mentre il corpo e l'esterno non ne
è che la scorza, l'accessorio, l'apparenza e l'essere accidentale. L'esterno e il corpo è
passeggero e temporale, ma permanente ed eterna è la virtù interiore e lo spirito di grazia
che racchiude ogni mistero.
E perciò diciamo che i misteri di Gesù non sono trascorsi, ma sempre presenti, vale a
dire quanto al loro spirito, al loro interno, alla loro verità e sostanza, e non quanto al corpo
e all'esterno; ancorché si possa dire che anche quanto al corpo stesso e all'esterno, essi
sono tuttora presenti in certo modo al cospetto di Dio, come le cose tutte gli stanno
sempre presenti in virtù della sua eternità, la quale fa sì che non vi è niente di passato né
di futuro, ma tutto è presente ai suoi occhi.
La terza cosa che dobbiamo onorare nei misteri di Gesù sono gli effetti ch'egli ha
operati ed opera continuamente per ognuno dei suoi misteri. Infatti il Figlio di Dio è
chiamato, nella Santa Scrittura, Agnello ucciso sin dal principio del mondo (Ap 13, 8),
perché sin dal principio del mondo egli ha operato ed opera incessantemente, per la sua
Incarnazione, per la sua morte e per tutti i suoi altri misteri, vari effetti ammirabili di gloria,
di felicità, di luce, di grazia, di misericordia; di giustizia e di terrore nel cielo, sulla terra,
nell'inferno, sugli uomini, sugli Angeli e su tutte le creature, come si darà a divedere
altrove più estesamente, la Dio mercé.
La quarta cosa che dev'essere adorata in ogni mistero di Gesù, sono i disegni
particolari che egli ha in ciascuno dei suoi misteri servendosene per glorificare suo Padre
e se stesso, per santificare le anime ed operare vari effetti che non conosciamo,
glorificando lo esso stesso in certi modi e per certi mezzi che ci sfuggono.
La quinta cosa da considerarsi ed onorarsi nei misteri di Gesù è la parte ed unione
speciale che vi ha la Santissima Vergine, la quale da sola vi partecipa più di tutti gli Angeli
e i Santi insieme e più di tutto il mondo, essendochè il Figlio di Dio per essi ha operato in
lei cose più grandi e più ammirabili che in tutti gli Angeli, in tutti i Santi ed in tutto il l'mito
del mondo, ed essendo pure che questa beatissima Vergine ha reso da sola a tutti i misteri
del suo Figlio onore maggiore che tutti gli Angeli e i Santi insieme e tutto il mondo.
La sesta cosa da considerarsi ed onorarsi nei misteri di Gesù è la parte che hanno in
ogni mistero gli Angeli e i Santi che vi partecipano in particolar modo; ché ogni mistero di
Gesù ha i suoi Angeli e i suoi Santi che gli sono specialmente dedicati. Per esempio gli
Angeli e i Santi del mistero dell'Incarnazione sono la Madonna, S. Giuseppe, S. Gabriele,
tutti i Santi che hanno avuto devozione particolare a questo mistero, e qualche ordine degli
Angeli che non conosciamo, sebbene però è credibile sia l'ordine dei Serafini che sia
dedicato specialmente ad onorare questo mistero, giacche esso è un mistero d'amore.
Gli Angeli e i Santi del mistero della Nascita sono la Madonna, S. Giuseppe, S. Gabriele,
i santi Pastori, i Santi che vi hanno avuto devozione particolare come tra altri S. Bernardo.
Gli Angeli e i Santi del mistero o stato dell'Infanzia, sono ancora la Santa Vergine, S.
Giuseppe e S. Gabriele, perché tutti e tre hanno partecipato a tutti i misteri del Figlio di
Dio; e oltre ad essi, S. Giovanni Battista che fu santificato da Gesù Bambino; S. Zaccaria,
S. Elisabetta, S. Simeone il giusto, che ricevette e portò nelle sue braccia il bambino Gesù
nel giorno della sua Presentazione al tempio; S. Anna la profetessa, la quale, trovatasi nel
tempio in quel giorno stesso, lo ricevette anch'essa nelle sue braccia, come è da credersi;
i santi Re, i santi Innocenti martiri e non martiri (160), tutti gli Angeli custodi di questi santi,
e diversi altri Santi e Angeli che non conosciamo.
Gli Angeli e i Santi della vita nascosta di Gesù sono la Santissima Vergine e S.
Giuseppe, S. Gabriele, S. Giovanni Battista, tutti i Santi con cui egli ha conversato durante
quel tempo, tutti i Santi che hanno menato una vita nascosta e romita, e qualche ordine
degli Angeli che non conosciamo, perché, come l'ordine dei Troni è specialmente dedicato
ad accompagnare e adorare Gesù nel mistero del SS. Sacramento dell'altare, secondo
che egli medesimo l'ha rivelato alla beata Angela da Foligno (161), così è molto probabile
che ognuno dei misteri di Gesù abbia qualche ordine di Angeli, specialmente dedicato ad
onorarlo.
Gli Angeli e i Santi della vita pubblica e conversante di Gesù sono tutti i suoi Apostoli e
discepoli; e tutti i Santi e Sante con cui egli ha conversato durante quel tempo, e tutti i loro
Angeli Custodi.
Gli Angeli e i Santi del mistero della sua Passione, Crocifissione e Morte sono
specialmente la Madonna, S. Gabriele, S. Giovanni Evangelista S. Maddalena, S. Marta,
S. Maria Salome, le altre sante donne che stavano a piè della croce, tutti i santi Martiri,
tutti i Santi che hanno avuto devozione speciale a questo mistero, e qualche ordine di
Angeli che non conosciamo.
Così tutti gli altri stati e misteri di Gesù hanno i loro Angeli e Santi particolari, i quali vi
hanno parte speciale, tanto più che il Figlio di Dio ha operato ed opera tuttora per ogni
mistero diversi effetti più particolari di grazia, di santità, di luce, d'amore e di gloria in quelli
che vi sono dedicati, come anch'essi hanno reso e renderanno eternamente nel cielo
qualche onore ed omaggio particolare al mistero a cui appartengono specialmente.
La settima cosa che dobbiamo considerare ed onorare nei misteri di Gesù, è la parte
speciale e propria che vi abbiamo noi, perché questo medesimo Figlio di Dio, in ogni
mistero da lui operato, ha avuto qualche pensiero, qualche divisamento e qualche affetto
particolare per ognuno di noi, intendendo comunicarci per esso grazie e favori speciali, per
cui siamo obbligati a rendere qualche onore particolare a tutti i suoi misteri.

VIII - Sette maniere in cui dobbiamo onorare i misteri di Gesù.

Poiché i misteri di Gesù sono così ammirabili e così degni d'onore, e noi abbiamo tanti
obblighi di venerarli, dobbiamo fare e soffrire qualunque cosa per onorarli, cercando di
glorificarli in tutte le maniere possibili. Orbene, ecco sette maniere in cui li possiamo e
dobbiamo onorare:
1. Con pensieri, considerazioni, affetti, disposizioni ed atti interni del nostro spirito e del
nostro cuore, applicando l'uno e l'altro a contemplarli e considerarli, a adorarli e glorificarli.
2. Con le nostre parole, conversazioni e discorsi familiari. Infatti tutti i discorsi e colloqui
che i cristiani hanno gli uni cogli altri su questa terra non dovrebbero volgere che su Gesù
e sulle virtù e misteri della sua vita, perché su di altro non volgeranno in Paradiso.
3. Con tutti i nostri esercizi e atti esterni di pietà, come il dire o sentire la santa Messa, il
comunicarsi, il confessarsi, l'ascoltare le confessioni, il recitare l'Ufficio divino e tutti gli altri
esercizi di devozione che pratichiamo al solito; come anche con tutte le altre azioni
esterne che facciamo ogni giorno, riferendo ed offrendo tutto ciò a Gesù ad onore ed
omaggio del mistero che vogliamo onorare. Per esempio, se vogliamo onorare il mistero
dell'Incarnazione, bisogna offrirgli così le azioni soprammentovate: «O Gesù, vi offro
questo divino sacrifizio della Messa, questa santa Comunione, e tutte le altre azioni che
oggi farò ad onore dell'adorabilissimo mistero della vostra Incarnazione».
4. Coll'offrire a Gesù per il medesimo fine le umiliazioni, mortificazioni e penitenze.
5. Procurando d'imitare e d'imprimere in noi il mistero che vogliamo onorare, in quanto è
imitabile. Per esempio, se dobbiamo onorare il mistero dell'Infanzia di Gesù, dobbiamo
cercare d'imitarlo nella semplicità, umiltà, dolcezza, ubbidienza, purità e innocenza della
sua santa infanzia, imprimendone in noi l'immagine; ed è questa una delle maniere più
perfette d'onorare i suoi misteri.
6. Col proprio stato, vale a dire quando onoriamo i misteri di Gesù non solo di passaggio
con qualche azione esteriore o qualche atto interiore, ma col rimanere in uno stato stabile
e permanente il quale da sé sia un omaggio continuo a qualcuno degli stati e misteri di lui.
Per esempio, se, trovandovi in uno stato di povertà interiore od esteriore, lo sopportate
con pazienza e sottomissione a Dio, voi onorate così la povertà di Gesù, essendo cioè in
uno stato il quale da sé è un omaggio continuo allo stato di povertà a cui Gesù si è
volontariamente ridotto mentre viveva su questa terra.
Se, per qualche infermità o malattia, siete ridotto in uno stato di debolezza e
d'impotenza tale da non potervi muovere né aiutare se non a mala pena, e lo sopportiate
con sottomissione al volere di Dio ed in onore dell'impotenza a cui Gesù si è ridotto nella
sua infanzia, voi onorate così col vostro stato quello stato d'impotenza e di debolezza del
Bambino Gesù.
Se, menando vita romita e solitaria, amate la vostra solitudine per l'amore di Dio,
onorate con lo stato la vita nascosta e solitaria di Gesù.
Se, oppresso da croci, dolori e pene esteriori od interiori, sopportate questo stato con
umiltà ed amore in onore delle croci e sofferenze esterne ed interne di Gesù, voi onorate
con lo stato il mistero della sua Passione e delle sue sofferenze; ed è questo un modo
eccellentissimo d'onorare i misteri e gli stati del Figlio di Dio.
7. Dobbiamo onorarli ancora col riconoscere umilmente e sentitamente la nostra
indegnità, incapacità ed impotenza a rendere loro l'onore che si meritano; confessando
che non vi è nulla in noi che sia degno di servire ad onorarli, ma al contrario che quanto vi
è 'in noi come nostro, si oppone alla gloria che dovremmo rendere loro, e che Gesù solo è
degno d'onorare se stesso e i suoi misteri come si meritano. Per questo lo dobbiamo
pregare di glorificarli, egli stesso, in noi in tutti i modi che desidera.

IX. - Sette altre maniere in cui possiamo onorare gli stati e i misteri di Gesù.

Abbiamo detto poc'anzi che una delle maniere in cui possiamo onorare i misteri di Gesù,
è con disposizioni ed atti interiori. Orbene, eccone sette di cui vi potete. servire per
occuparvi e trattenervi con Gesù su questo argomento.
1. Dobbiamo contemplare, adorare, glorificare ed amare Gesù in tutto quello ch'egli è
generalmente in tutto lo stato del mistero che onoriamo ed in tutte le circostanze ed
appartenenze di esso. Se vogliamo poi scendere ai particolari del mistero, lo potremo
contemplare, adorare, amare e glorificare in tutto quello ch'egli è: 1) nel corpo e
nell'esterno del mistero; 2) nello spirito ed interno di esso; 3) negli effetti da lui operati con
esso; 4) nei divisamenti che vi ha; 5) nella parte avutavi dalla Santissima Vergine; 6) in
quella degli Angeli e dei Santi che vi appartengono; 7) in quella che vi abbiamo noi.
2. Ci dobbiamo rallegrare nel vedere Gesù così grande, così ammirabile, così pieno
d'amore, di carità, di santità, e di ogni sorta di virtù e perfezione, nel mistero in cui lo
contempliamo; come pure nel vederlo amare e glorificare in esso suo Padre così
altamente e così degnamente; e nel vedervi anche lui così perfettamente e così
magnificamente amato e glorificato dal Padre suo, dal suo Santo Spirito, dalla sua santa
Madre, dal suoi Angeli e dai suoi Santi.
3. Dobbiamo benedire e ringraziare Gesù di tutto l'amore e la gloria ch'egli ha reso e
renderà eternamente al Padre suo e a se stesso con ciascuno dei suoi misteri, e
benanche di tutte le grazie e favori che ha fatto a noi e a tutto il mondo, operandoli. Ma lo
dobbiamo ringraziare molto più della prima cosa che della seconda, cioè molto più della
gloria resa al Padre suo e a se stesso che delle grazie fatteci con i suoi misteri, perché
l'interesse di Dio ci deve essere più caro del nostro. Basta anzi, se vogliamo, ringraziarlo
della gloria ch'egli ha resa al Padre suo e a se stesso nei suoi misteri senza ringraziarlo in
particolare delle grazie che ci ha acquistate; perché se ci ha meritato e ci fa qualche grazia
per mezzo di essi, si è per glorificare suo Padre e se stesso in noi; di modo che
ringraziarlo della gloria che ha recato al Padre suo e a, se stesso in ogni mistero è
ringraziarlo in pari tempo delle grazie che ci ha fatte; ed è ringraziarlo in un modo del tutto
santo, del tutto puro, del tutto disinteressato, e che ci fa dimenticare noi stessi per non
rimirare che Dio nei nostri esercizi interiori.
4. Dobbiamo umiliarci ai piedi di Gesù, e chiedergli perdono delle mancanze commesse
contro l'onore dovuto al mistero in cui lo consideriamo, del disonore che gli abbiamo
recato coi propri peccati, e degli ostacoli che abbiamo frapposti in noi e negli altri, alla
gloria di questo mistero e all'adempimento dei disegni ch'Egli medesimo aveva in esso;
supplicandolo di supplire alla nostra deficienza e di rendere a se stesso centuplicato tutto
l'onore che gli avremmo dovuto rendere in esso; e supplicando anche l'eterno Padre, lo
Spirito Santo, la Santa Vergine, tutti gli Angeli e i Santi di riparare queste nostre
mancanze, e di rendere per noi a Gesù, e centuplicata, tutta la gloria che gli avremmo
dovuto rendere in esso.
5. Dobbiamo riferire a Gesù tutti gli effetti di grazia, di gloria e di santità ch'egli ha operati
con ciascun mistero, nel cielo e sulla terra; ed offrirgli tutta la gloria, l'amore e le lodi che
gli sono stati e saranno resi per sempre in ciascuno dei suoi misteri dal suo eterno Padre,
dal suo Santo Spirito, dalla sua beata Madre, dai suoi Angeli, dai suoi Santi e specie da
coloro che appartengono particolarmente ad ogni mistero, e da tutte le creature che sono
in cielo, sulla terra e nell'inferno. Infatti abbiamo già detto, e lo faremo vedere più
chiaramente altrove, che tutti i misteri di Gesù sono onorati anche nell'inferno, per la
potenza della sua divina giustizia. Dobbiamo unirei a tutto quest'onore che è stato e sarà
reso in tutto l'universo e da tutte le cose ai misteri di Gesù. E dobbiamo pregare l'eterno
Padre, lo Spirito Santo, la Santa Vergine, gli Angeli e i Santi, specie coloro che
appartengono particolarmente a ciascun mistero, di associarci all'onore ch'essi rendono e
renderanno per sempre ai misteri di Gesù.
6. Dobbiamo donarci a Gesù per onorare il mistero che dobbiamo onorare, in tutti i modi
ch'egli desidera. Ed avendo adoprata tutta la potenza e capacità che gli piacerà di donarci
per questo, lo dobbiamo supplicare che degnisi egli stesso di adoperare la potenza e le
sante industrie del suo spirito e del suo amore per onorarlo in noi; e ch'egli, per questo
fine, annienti in noi tutto ciò che è contrario alla gloria di questo mistero; ch'egli, con esso,
operi in noi tutte le grazie e tutti gli effetti che desidera di operarvi; che ci guidi secondo lo
spirito e la grazia di questo mistero, imprimendone in noi l'immagine e la partecipazione, e
consumandolo in noi; ch'egli insomma compia tutti i divisamenti che ha su di noi in esso:
donandoci a lui per fare e soffrire tutto ciò che a lui piace per questo fine.
7. Dobbiamo pregare Gesù di stampare nel cuore di tutti i cristiani uno zelo grandissimo
della gloria dei suoi misteri; di distruggere nelle loro anime quanto si oppone alla gloria di
essi; di farli conoscere e glorificare da tutti, quanto egli lo desidera; di consumarli e
compierli nella sua Chiesa, e di compiere tutti i disegni che ha in essi: offrendoci ancora a
lui per fare e soffrire tutto quello che gli piacèrà secondo questa intenzione.
Queste sono diverse maniere d'onorare i misteri di Gesù tra le quali potrete scegliere
elle che si confaranno maggiormente alle vostri, disposizioni, servendo vi ora dell'una, ora
dell'altra, ora di diverse insieme, secondo la grazia che nostro Signore vi darà e la guida
del sua spirito su di voi.
Se non che, per rendervene la pratica più facile, ecco ch'io ve la riduco in forma
d'elevazione, che io applico al mistero della santa Infanzia di Gesù, e che voi potrete
applicare a tutti gli altri suoi misteri in particolare.
X. - Elevazione a Gesù sul mistero della sua Infanzia, la quale si può applicare a tutti
gli altri suoi misteri.

1. O Buon Gesù, vi adoro, vi amo e vi glorifico in tutto quello che siete ed in tutto quello
che avete operato ed operate tuttora nello stato della vostra santa Infanzia. Io adoro e
venero tutti i pensieri, disegni, sentimenti, disposizioni ed occupazioni interiori della vostra
anima santa in questo stato a riguardo del Padre vostro, di voi stesso, del vostro Santo
Spirito, della vostra santa Madre, dei vostri Angeli, dei vostri Santi, a mio riguardo in
particolare.
2. Io gioisco, o buon Gesù, contemplandovi nello stato della vostra Infanzia, e vedendo
che in esso voi amate e glorificate tanto il Padre vostro, che da Lui siete tanto amato e
glorificato, e che siete così ripieno di virtù, d'eccellenze e di grandezze.
3. Vi ringrazio infinitamente di tutto l'amore e la gloria che avete reso al Padre vostro e a
voi stesso in questo mistero.
4. Vi domando perdono, o mio Salvatore, di tutte le mancanze che ho commesse contro
l'onore dovuto vi in questo mistero, e di tutti gli ostacoli con cui mi sono opposto alle grazie
che divisavate d'operare in me con esso. Supplite alla mia deficienza, per carità, e
rendetevi per me centuplicato tutto l'onore che vi avrei dovuto rendere. O Padre di Gesù,
Santo Spirito di Gesù, Madre di Gesù, Angeli di Gesù, Santi e Sante di Gesù, glorificate
Gesù per me in questo mistero.
5. O Gesù, vi riferisco tutti gli effetti di grazia e di gloria che avete operati nel cielo e sulla
terra colla vostra santa Infanzia. E vi offro tutto l'amore e la gloria che vi è stata e vi sarà
mai resa in questo mistero, nel cielo e sulla terra, dal vostro eterno Padre, dal vostro
Santo Spirito, dalla vostra santa Madre, da tutti i vostri Angeli, e da tutti i vostri Santi,
supplicandoli di unirmi a loro nelle lodi che essi vi dànno e vi daranno eternamente su
questo soggetto.
6. O divin Bambino Gesù, io mi dono a voi per onorare il mistero della vostra Infanzia in
tutte le maniere che a voi piacerà. Annientate in me tutto quello che è contrario alla gloria
di questo mistero. Fatemi partecipe della semplicità, umiltà, dolcezza, purità, innocenza,
ubbidienza, e di tutte le altre virtù della vostra santa Infanzia, e mettetemi così in uno stato
d'infanzia santa e sacra che imiti ed onori lo stato della vostra divina Infanzia.
7. O amabilissimo Gesù, imprimete nel Cuore di tutti i cristiani uno zelo fervidissimo
della gloria di questo divin mistero. Distruggete in essi tutto quello che vi si oppone. Fatelo
glorificare da tutto il mondo nel modo che voi desiderate, e compite tutti i disegni che in
esso avete. A voi intanto io mi dono per fare e soffrire tutto quello che vi piace secondo
questa intenzione.

DELLA DEVOZIONE ALLA SANTISSIMA VERGINE

XI. - Come si deve onorare Gesù in lei e lei in Gesù.

La devozione alla Santissima Vergine Madre di Dio è così gradita al Figliuol suo, e così
raccomandabile, così cara e familiare a tutti i veri cristiani che non è mestieri di
raccomandarla a coloro che desiderano vivere cristianamente, quali sono quelli a cui
indirizzo questo libro.
Vi dirò soltanto che non dobbiamo separare ciò che Dio ha unito sì perfettamente. Gesù
e Maria sono così strettamente uniti insieme, che chi vede Gesù vede Maria, chi ama
Gesù ama Maria, chi ha devozione a Gesù ha devozione a Maria. Gesù e Maria sono i
due primi fondamenti della religione cristiana, le due vive sorgenti di tutte le nostre
benedizioni, i due oggetti che guardar dobbiamo in tutte le nostre azioni e in tutti i nostri
esercizi. Non è veramente cristiano chi non ha devozione alla Madre di Gesù Cristo e di
tutti i cristiani. Sant'Anselmo (162) e S. Bonaventura (163) affermano perciò essere
impossibile che abbiano parte con Gesù Cristo coloro che non sono amati dalla sua santa
Madre Come al contrario è impossibile che periscano quelli ch'Ella guarda di buon occhio.
E giacché dobbiamo continuare le virtù e nutrire in noi i sentimenti di Gesù, dobbiamo
altresì continuare e nutrire in noi i sentimenti di amore, di pietà e di devozione ch'egli ha
avuto verso la sua beatissima Madre. Or egli l'ha amata perfettissimamente ed
altissimamente onorata, scegliendosela a Madre, donandosi a lei quale Figlio, da lei
prendendo un essere e una vita novella, volendo avere relazione con lei, esserle soggetto,
averla a guida in tutte le cose esterne durante la sua infanzia e la sua vita nascosta, ed
infine costituendola Sovrana del cielo e della terra, glorificandola e facendola glorificare da
tutto il mondo.
Per continuare sulla terra questa pietà e devozione di Gesù verso la sua Santissima
Madre, dobbiamo avere una devozione del tutto speciale verso di lei ed onorarla d'un culto
affatto particolare. Ora, per onorarla come da noi Dio lo richiede e Come Ella lo desidera,
abbiamo tre cose a fare:
1. Dobbiamo in essa guardare ed adorare suo Figlio e lui solo. E' così ch'ella vuole
essere onorata, perché da se stessa e di per se stessa è nulla, ma il suo Figlio Gesù in
essa è tutto: egli è il suo essere, la sua vita, la sua santità, gloria e potenza, la sua
grandezza. Bisogna ringraziarlo della gloria ch'egli si è resa a se stesso in lei e per mezzo
di lei; offrirci a lui e pregarlo di darci a lei, e di far sì che tutta la nostra vita e le nostre
azioni siano consacrate ad onore della vita e delle azioni di lei; di farci partecipi dell'amore
ch'ella ha avuto per lui e delle Sue altre virtù; e di servirsi di noi per onorarla, o piuttosto
per onorare se stesso in lei nel modo che gli piace.
2. Dobbiamo riconoscerla e venerarla quale Madre del nostro Dio e poi quale nostra
Madre e Sovrana; ringraziarla di tutto l'amore, la gloria e i servigi ch'ella ha reso al Figlio
Suoi nostro Signore Gesù Cristo; riferirle, dopo Dio, il nostro essere e la nostra vita;
metterci sotto la sua dipendenza e pregarla di governare tutto quello che ci riguarda;
donarci ed assoggettarci a lei come schiavi, supplicandola di prendere pieno potere su di
noi come su cosa interamente sua; di disporre di noi come piacerà a lei a gloria del Figlio
suo; di degnarsi di servirsi di tutte le nostre azioni per onorare quelle del Figlio suo; e di
associarci a tutto l'amore e a tutte le lodi ch'ella gli ha mai reso e gli renderà per tutta
l'eternità.
Ed è bene renderle questi doveri tutti i giorni, e più specialmente una volta alla
settimana, o per lo meno una volta al mese.
Per questo fine vi potrete servire d'una orazione alla Santa Vergine che trovasi nella
Parte Prima, pagina 136, e a un'altra elevazione che troverete qui appresso, pagina 333.
3. Possiamo e dobbiamo onorare questa Vergine veneranda con pensieri e
considerazioni di spirito, considerando la santità della sua vita e la perfezione delle sue
virtù; con parole, compiacendoci di parlare e di sentir parlare delle sue eccellenze; con
azioni, offrendole le nostre azioni in onore e unione delle sue; coll'imitazione, procurando
d'imitarla nelle sue virtù, specie nella sua umiltà, nella sua carità, nel suo puro amore, nel
suo distacco da ogni cosa e nella sua purezza tutta divina; il cui pensiero deve trasfondere
in noi un desiderio possente di paventare, di fuggire e di avere in orrore più della morte, le
minime cose contrarie alla purezza sia in pensieri, sia in parole, sia in opere.
Da ultimo possiamo onorare la sacrosanta Vergine con qualche preghiera o esercizio di
devozione come il rosario, la cui pratica dev'essere comune a tutti i cristiani, e l'ufficio della
Madonna, che dobbiamo recitare in unione dell'amore e della devozione di Gesù suo
Figlio verso di lei ed in onore della vita del Figlio suo e della sua e delle loro virtù e azioni,
nel modo che sarà proposto su questo soggetto nella Parte Sesta.
Soggiungerò ancora che, come dobbiamo onorare in ogni anno qualche mistero
particolare di Gesù, come si è detto innanzi, così è bene scegliere ogni anno, nel giorno
dell'Assunta, qualcuno dei misteri della sua vita per rendergli qualche onore particolare
durante l'anno. Perciò ne segno qui i principali.

XII. - I principali stati e misteri della vita della Santa Vergine.

I principali stati e misteri della vita della Santissima Vergine sono: la sua Concezione; la
sua residenza nel seno beato di S. Anna, sua madre; la Sua nascita; il giorno in cui ella
ricevette il santo nome di Maria, che fu otto giorni dopo la sua nascita (164); la sua
Presentazione al tempio; la sua infanzia fino all'età di dodici anni (165); la sua dimora nel
tempio e il servizio che ella vi fece fino all'età di quindici anni (166); il suo santo sposalizio
con S. Giuseppe, la cui festa si celebra in varie chiese il quindici di gennaio; l'Incarnazione
di Gesù in lei, e la sua elevazione alla dignità di Madre di Dio all'età di quindici anni; la
residenza di Gesù in lei; la sua Visita a santa Elisabetta, e la sua dimora in casa di lei per
tre mesi (Lc 1, 56); il suo viaggio da Nazaret in Bethlem; il suo parto divino; la sua
Purificazione; la sua fuga e dimora in Egitto col Bambino Gesù e S. Giuseppe; il suo
ritorno dall'Egitto e la sua dimora a Nazaret col Figlio suo fino a che egli ebbe raggiunto
trent'anni; tutti i viaggi ch'ella fece con lui, seguendo lo dovunque durante il tempo della
sua vita conversante; il suo martirio a piè della Croce; la sua gioia nella Risurrezione e
nell'Ascensione del Figlio suo; tutto lo stato della sua vita sulla terra dall'Ascensione del
Figlio suo fino alla sua Assunzione; le sante comunioni ch'ella fece nel frattempo; la sua
felice morte; la sua gloriosa risurrezione; la sua trionfante Assunzione; il suo innalzamento
alla destra di suo Figlio quale Sovrana del Cielo e della terra; la vita gloriosa e beata
ch'ella mena nel cielo dalla sua Assunzione.

XIII. - Elevazione a Gesù per onorarlo nella sua Santa Madre ed in tutti i misteri della
vita di lei in generale ed in particolare.

O Gesù, Figlio unico di Dio, Figlio unico di Maria, io vi adoro generalmente in tutto quello
che siete ed in tutto ciò che avete mai operato nella vostra santissima Madre. E
particolarmente vi adoro, vi amo e vi glorifico in tutto quello che siete ed in tutto ciò che
avete operato in lei nel mistero della sua Concezione, della sua Nascita, della sua
Presentazione, ecc.
Mi rallegro infinitamente, o Gesù mio, vedendovi così grande, Così ammirabile, così
glorificato ed amato nella vostra beata Madre.
Vi ringrazio di tutto cuore di tutta la gloria che vi siete resa e vi renderete sempre in lei.
Vi domando perdono, o Salvatore mio, di tutte le mancanze ch'io ho commesse contro
l'onore della vostra venerabilissima Madre, e di tutto ciò che ho fatto nella mia vita che le
ha recato dispiacere. Supplite, per carità, alla mia deficienza, e rendete le per me tutto
l'onore che avrei dovuto renderle in tutta la mia vita.
O Gesù, vi riferisco tutti gli effetti di santità e di amore, che avete mai operati nella vostra
amabilissima Madre; e vi offro tutta la gloria e l'amore che vi è stato reso in lei e per mezzo
di lei.
O buon Gesù, io mi dono tutto a voi, distruggete in me tutto ciò che dispiace alla vostra
santa Madre. Datemi a lei interamente. Fate che tutta la mia vita e le mie azioni siano
consacrate ad onore della sua vita e delle sue azioni. Fatemi partecipe dell'amore e dello
zelo che avete per la sua gloria, o piuttosto per la vostra propria gloria in lei; come altresì
dell'amore purissimo ch'ella vi porta, dello zelo ardentissimo ch'ella ha per la vostra gloria,
della sua umiltà e delle sue altre virtù. Infine degnatevi di servirvi di me, o mio Signore
Gesù, per glorificare e far glorificare la vostra santa Madre, o piuttosto per glorificare e far
glorificare voi in lei in tutte le maniere che vi piacerà.

XIV. - Elevazione alla Santissima Vergine, la quale si può applicare ad ogni mistero
della sua vita.

O Vergine santa, io adoro e venero in voi il vostro Figlio Gesù in tutte le maniere
possibili; vi onoro e venero per quanto posso e come devo secondo tutto quello che siete
in lui e per lui. E vi onoro e venero particolarmente nel mistero della vostra Concezione,
della vostra Nascita, ecc., venerando tutti i sentimenti e le disposizioni della vostra santa
anima e tutto quanto si è verificato in voi in questo mistero.
Siate benedetta, o Vergine sacra, per tutta la gloria che avete resa a Dio in questo
mistero ed in tutta la vostra vita.
Io vi domando perdono, o Madre di misericordia, di tutte le mancanze e dei peccati che
ho commessi in tutta la mia vita contro di voi e contro il Figlio vostro, ed in soddisfazione vi
offro tutto l'onore e le lodi che vi si sono mai rese nel cielo e sulla terra.
O Madre di Gesù, io mi dono tutto a voi, datemi, vi prego, al vostro Figlio; distruggete in
me, per i vostri meriti e preghiere, tutto ciò che a lui dispiace. Fatemi partecipe del vostro
purissimo amore, della vostra umiltà e delle vostre altre virtù. Fate che tutta la mia vita e le
mie azioni siano consacrate ad onore della vita e delle azioni del Figlio vostro. Unitemi a
tutto l'amore e là gloria che gli rendete e renderete eternamente, e servitevi del mio
essere, della mia vita e di tutto quello che é in me, come di cosa pienamente vostra, per
glorificarlo in tutti i modi che vorrete.

LA DIVOZIONE AI SANTI

XV. Come dobbiamo onorare Gesù nei Santi e i Santi in Gesù e come bisogna
pregarli e portarne le reliquie.

Dobbiamo aver devozione a tutti i Santi e Angeli, e specie al nostro Angelo Custode e al
Santo di cui portiamo il nome, ai Santi e Sante che conversarono con nostro Signore sulla
terra, all'ordine degli Angeli e dei Santi a cui dobbiamo essere associati nel cielo, ai Santi
e Angeli protettori dei luoghi in cui siamo e dove passiamo, e delle persone colle quali
abbiamo relazioni.
Li dobbiamo onorare perché Gesù li ama ed onora: Quicumque glorificaverit me,
glorificabo eum, dice (1 Reg 2, 30): «Chiunque glorifica me, io lo glorificherò»; e perché
l'eterno Padre onora coloro che servono il Figlio suo: Chi servirà me, il Padre mio l'onorerà
(Gv 12, 26); come pure perché essi amano ed onorano Gesù e sono i suoi amici, i suoi
servi, i suoi figli, i suoi membri e quasi una porzione di lui stesso; così che onorarli è
onorare lui medesimo, poiché egli è tutto in essi.
Dobbiamo perciò rispettare e onorare le reliquie dei loro corpi come una porzione di
Gesù e una parte delle sue membra, e portarle addosso in unione dell'amore col quale egli
porta tutti i suoi Santi da tutta l'eternità nel suo seno e nel suo. cuore, e per unirei
all'amore e alle lodi che quei Santi, di cui portiamo le reliquie, gli hanno reso, gli rendono e
renderanno eternamente.
Per onorare i Santi come si deve:
1° Dobbiamo adorare Gesù in essi, perché egli è tutto in essi: Omnia in omnibus (Ef 1,
23). Egli è il loro essere, la loro vita, la loro santità, la loro felicità e la loro gloria. Lo
dobbiamo ringraziare della gloria e delle lodi ch'egli si è reso a se stesso in essi e per essi,
e ringraziarnelo più che delle grazie ch'egli ha comunicate loro e ci comunica per loro
mezzo, giacché l'interesse di Dio ci dev'essere più caro del nostro. Gli dobbiamo offrire
tutto l'onore e l'amore che i Santi gli hanno reso, e pregarlo di farei partecipi di questo
medesimo amore e di tutte le loro altre virtù.
Conformemente a ciò, quando facciamo qualche viaggio, quando ci comunichiamo,
quando diciamo la santa Messa, o facciamo qualche altra azione in onore di qualche
Santo, bisogna offrirla a Gesù secondo le intenzioni soprammentovate, in questo modo:
«O Gesù, io vi offro questo viaggio, questa comunione, questa Messa o quest'azione in
onore di tutto quello che s1ete in questo Santo; in ringraziamento di tutta la gloria che vi
siete resa a voi stesso in lui e per, lui; per l'aumento della sua gloria o piuttosto della
vostra in lui; per l'adempimento di tutti i disegni che avete su di lui; e affinché mi diate, per
le sue preghiere, il vostro santo amore e tutte le altre grazie che mi occorrono per servir vi
perfettamente».
2° Quando ci rivolgiamo ai Santi, ci dobbiamo umiliare dinanzi a loro, stimandoci
indegnissimi di pensare ad essi e ch'essi pensino a noi; dobbiamo ringraziar li dei servizi e
della gloria che hanno reso a nostro Signore; offrirci a loro pregandoli di offrirei a Gesù
acciocché egli distrugga in noi tutto quello che gli dispiace e ci faccia partecipi delle grazie
che ha date loro; e pregandoli ancora di onorarlo ed amarlo per noi, di rendergli per noi, e
centuplicato, tutto l'amore e la gloria che gli avremmo dovuto rendere in tutta la nostra vita,
di associarci all'onore e alle lodi ch'essi gli rendono nel cielo e di servirsi di noi per
onorarlo e glorificarlo in tutte le maniere a suo piacere.
3° Quando, in viaggio, passiamo per qualche città o villaggio, o arriviamo in qualche
luogo per soggiornarvi o riposare, conviene salutare gli Angeli e i Santi protettori di quel
luogo (167), pregando il nostro Angelo. Custode di salutarli per noi, e chiedere permesso a
loro, quali signori di quel luogo, di passarvi o soggiornarvi, considerando ch'essi
potrebbero giustissimamente vietarcene l'ingresso o il passaggio, perché noi siamo
peccatori e indegni che la terra ci sostenti, e che anzi vi è da temere che i nostri peccati
attirino qualche castigo o maledizione di Dio sui luoghi dove dimoriamo e per dove
passiamo. Per cui ben possiamo imitare S. Domenico il quale, come entrava in una città,
pregava Dio di non subissarla a causa dei suoi peccati. Conviene pure pregare gli Angeli e
i Santi protettori dei luoghi per dove passiamo e dove dimoriamo, di glorificare ed amare
nostro Signore per noi e di supplire alle mancanze che vi commetteremo, mentre colà
saremo.
Quando abbiamo da trattare con alcuni, è una pratica santa assai quella di salutare i
loro Angeli Custodi e i loro Santi protettori, pregandoli che essi dispongano costoro a ciò
che conviene maggiormente alla gloria di Dio nell'affare che con loro dobbiamo trattare.
E' anche molto buono di scegliere, il giorno di Ognissanti, un ordine di Santi; e, il giorno
di S. Michele, un coro di Angeli per onorarli, o piuttosto per onorare Gesù in essi più
particolarmente durante quell'anno, nel modo che è stato proposto e la cui pratica sarà
segnata qui appresso.
Ecco i cori degli Angeli e gli ordini dei Santi: I Serafini, i Cherubini, i Troni, le
Dominazioni, le Virtù, le Potenze, i Principati, gli Arcangeli, gli Angeli.
I santi Patriarchi, i santi Profeti, i santi Apostoli, i santi Martiri, i santi Sacerdoti, i santi
Confessori, le san,te Vergini, le sante Vedove, i santi Innocenti.
Ora per rendervi più facile il mezzo d'onorare Gesù nei suoi Santi, e i Santi in Gesù, ve
ne mostro la pratica nelle due elevazioni seguenti che applicherò a S. Giovanni
Evangelista, e che potreste applicare ad ogni Santo in particolare.

XVI. - Elevazione a Gesù per onorarlo in San Giovanni Evangelista, la quale sì può
applicare a tutti gli altri in particolare.
O Gesù, io vi adoro in tutto quello che siete, ed in tutto quello che avete mai operato in
tutti i vostri Santi e specialmente nel vostro beato Apostolo ed Evangelista S. Giovanni. O
gran Gesù, voi siete tutto in ogni cosa e non voglio vedere ed onorare altro che voi in ogni
cosa, e specie nei vostri Santi e nel vostro discepolo prediletto S. Giovanni, perché siete
tutto in lui: voi siete il suo essere, la sua vita, la sua santità, la sua felicità e gloria. Oh!
quanto siete ammirabile, Gesù mio, in tutti i vostri Santi e Specie in questo! Oh! quanto
siete in lui amato e glorificato ! Eh! come ne godo, Salvatore mio, e come vi benedico di
tutta la gloria che rendete a voi stesso in questo grande Apostolo!
O buon Gesù, vi offro tutto l'onore e l'amore che questo divino Evangelista vi ha mai
reso e vi renderà eternamente. lo mi dono tutto a voi: annientate in me tutto quello che vi
dispiace, e fatemi partecipe delle grazie che avete date a questo gran Santo, specie della
sua umiltà, del suo amore verso di voi, della sua carità verso il prossimo e delle altre sue
virtù.

XVII. - Orazione a San Giovanni Evangelista, la quale si può applicare a tutti i Santi
in particolare.

O Beato Apostolo ed Evangelista S. Giovanni, io adoro e onoro Gesù in voi, e vi onoro e


venero in Gesù in tutti i modi possibili. Vi ringrazio con tutto il cuore di tutto l'amore e dei
servizi che avete mai resi al mio Salvatore. Io mi offro a voi; offritemi e datemi per sempre
a Gesù, distruggendo in me, per le vostre preghiere e meriti, tutto ciò che è contrario alla
sua gloria. Servitevi di me, vi prego, come di cosa che è interamente nelle vostre mani, per
glorificarlo ed amarlo in tutti i modi a vostro piacere. Fatemi partecipe del vostro purissimo
amore verso di lui e delle altre vostre virtù. Amatelo e glorificatelo per me, supplendo a
tutte le mancanze che ho commesse ancora nell'amarlo e servirlo, e rendetegli
centuplicato, per me, tutto l'amore e l'onore che gli dovrei rendere. Unitemi a tutto l'amore
e alle lodi che gli avete reso e che gli renderete per sempre. Pregatelo per me affinché io
non viva più che per amarlo; ch'io muoia magari mille volte, se fosse possibile, anziché
offenderlo; che tutto quanto è stato, è e sarà in me, sia cangiato in lode ed in amore verso
di lui; e che finalmente io muoia nell'atto del suo purissimo amore.

IL RITIRO ANNUALE
E ALCUNI ALTRI ESERCIZI SPIRITUALI

XVIII. - Eccellenza e pratica del Ritiro annuale.

E' una cosa santissima, importantissima, la cui utilità non può essere perfettamente
valutata che da coloro i quali l'esperimentano, il prendere ogni anno qualche tempo per
attendere a Dio e dedicarsi agli esercizi di pietà e di orazione con maggior cura del solito.
Invero, come le persone del mondo, oltre la refezione ordinaria che dànno tutti i giorni al
loro corpo, fanno ancora talvolta dei banchetti straordinari in cui godono più che sogliono
fare ordinariamente, così è molto a proposito che tutti i cristiani, che fanno professione di
vivere santamente, oltre gli esercizi ordinari di devozione, si abbiano dei banchetti e delle
feste spirituali straordinarie, applicandosi a Dio e attendendo ad amarlo e glorificarlo con
maggior affetto e fervore del solito, imperocché in questo consiste davvero la perfetta
letizia e le delizie veritiere, nel trattare cioè e conversare con Dio per mezzo della santa
orazione.
Ed è ciò a cui S. Paolo esorta, nonché i religiosi e le religiose, sì bene ancora tutti i
cristiani, ed anche le persone coniugate, consigliando loro di separarsi talvolta per qualche
tempo dagli usi e obblighi mutui della loro condizione per attendere all'orazione (1 Cor 7,
5).
E fu questa una pratica di tutti i tempi nella Chiesa di Dio. Leggiamo infatti di vari Santi e
prelati della Chiesa che, tralasciando le loro occupazioni abituali e le loro faccende
domestiche, ritiravansi spesso per qualche tempo in luoghi solitari per applicarsi
totalmente a contemplare, amare e glorificare Dio.
E questo io chiamo ritiro annuale, perché viene praticato ogni anno, per lo meno una
volta, in tutte le comunità religiose in cui regnano la pietà e l'amore di Dio; viene praticato
pure da varie persone del mondo le quali prèndono ogni anno otto o dieci giorni, durante i
quali, licenziandosi interamente da ogni terrena preoccupazione, si ritirano in qualche pia
casa, per dedicarsi totalmente per quel tempo negli esercizi della pietà e del divino amore.
Se la vostra condizione o le vostre troppo grandi occupazioni non vi consentono di far
così, o di dedicarvi tanto tempo, procurate per lo meno di consacrarne un poco ad
esercitarvi nella preghiera e nell'amor di Dio più accuratamente e fervidamente del solito
nel modo che vi insegnerà colui che avete scelto a guida dell'anima vostra.
Questo ritiro si deve fare per tre fini principali:
1. Per continuare ed onorare i diversi ritiri di Gesù, quali sono il ritiro di lui nel seno del
Padre da tutta l'eternità; il suo ritiro nel seno di sua Madre per nove mesi; nella stalla di
Betlemme per quaranta giorni; in Egitto per sette anni; a Nazaret per tutto il tempo della
sua vita nascosta, cioè fino ai trent'anni; nel deserto per quaranta giorni; nel cielo e nella
gloria del Padre dalla sua Ascensione; e nel Santissimo Sacramento, là dove egli sta
come in ritiro e in uno stato di vita nascosta da mille novecento anni e più e vi sarà fino
alla consumazione dei secoli. Come pure per onorare i vari ritiri della santa Vergine, e la
parte ch'ella ebbe in quelli del Figliuol suo; sicché il primo scopo e la prima e principale
intenzione del ritiro deve essere di amare e glorificare Gesù e la sua santa Madre, e di
donarci ed attaccarci ognor più al Figlio e alla Madre.
2. Per riparare, durante il tempo del ritiro, le negligenze e colpe che abbiamo commesse
durante l'anno contro l'amore è la gloria di Gesù e di Maria.
3. Per prendere nuovi desideri e forze novelle, e disporsi a ricevere novelle grazie per
camminare più coraggiosamente nelle vie del divino amore, e distruggere interamente tutti
gli ostacoli che vi si potranno incontrare.
Infine dobbiamo considerare il ritiro come un paradiso, e il tempo del ritiro come una
piccola porzione dell'eternità, e cercare di fare durante quel tempo ciò che si fa nel
paradiso e nell'eternità: cominciando quaggiù la vita e gli esercizi che ci occuperanno
eternamente nel cielo, vale a dire a contemplare, amare e glorificare Dio come lo si
contempla, ama e glorifica incessantemente nel cielo. Dobbiamo anche considerare e
spendere il tempo del ritiro quasi che non ci restasse più che questo po' di vita e di tempo
per amare e glorificare Gesù, e per riparare le mancanze che abbiamo commesse in tutta
la nostra vita nel glorificarlo ed amarlo. Ma gli dobbiamo protestare anzitutto che vogliamo
compiere questi santi esercizi non per nostra propria consolazione, merito ed interesse,
ma unicamente per il suo contento e per la sua pura gloria.
E siccome le persone religiose sogliono rinnovare i loro voti nel tempo del ritiro, segnerò
qui un'elevazione a Gesù su questo soggetto, per fare questa l'innovazione colle
disposizioni richieste.

XIX. Elevazione a Gesù per rinnovare i tre voti di religione.

O Gesù, Signor mio, io vi adoro, vi amo e vi glorifico nella vostra santa povertà, nella
vostra divina purezza e nella vostra perfettissima ubbidienza; e vi adoro e glorifico in tutti i
disegni che voi avete su tutte le anime che vi hanno fatto o faranno voto di povertà, di
castità e d'ubbidienza, e particolarmente sull'anima mia.
Io vi rendo grazie infinite, o buon Gesù, per tutta la gloria che avete resa al Padre vostro
e a voi stesso colla vostra povertà, castità ed ubbidienza e colla povertà, castità e
ubbidienza della vostra santa Madre e di tutte le sante anime religiose.
Vi domando perdono di tutte le mie mancanze contro questi santi voti; ed in
soddisfazione vi offro tutto l'onore che avete reso a voi stesso colla vostra povertà, castità
ed ubbidienza, e colla povertà, castità ed ubbidienza e della vostra santa Madre e di tutte
le sante anime religiose, supplicandovi umilissimamente di supplire alla mia deficienza e di
rendere a voi stesso tutto l'onore che vi avrei dovuto rendere coll'osservanza dei miei tre
voti; ed offrendomi a voi per fare e soffrire tutto quello che vi piace per questo fine.
O Gesù mio, vi offro nuovamente questi tre voti che vi ho fatti, di povertà, castità ed
ubbidienza, e protesto al cospetto del cielo e della terra che voglio osservarli
perfettamente fino al mio ultimo respiro in onore ed omaggio della vostra divina povertà,
castità ed ubbidienza e di quella della vostra santa Madre.
Io mi dono a voi, o Gesù; annientate in me, per carità, tutto quello che si oppone a
queste tre cose, e datemi grazia per osservare questi tre voti con tutta la perfezione che
da me richiedete.
O Madre di Gesù, Angeli di Gesù, Santi e Sante di Gesù, pregatelo per me acciò egli
annienti in me tutto quello che a lui dispiace, ed in me stabilisca una partecipazione ed
immagine della sua povertà, della sua castità e della sua ubbidienza la quale imiti e adori
continuamente lo stato della vita povera, pura ed ubbidiente ch'egli ha menata su questa
terra.

XX. - Esercizio di pietà per riparare le mancanze che abbiamo commesse in tutta la
vita contro di Gesù, e per consacrare ogni nostro anno ad onore di ogni anno della
sua vita (168).

Come il Figlio di Dio adopera tutte le risorse della sua divina sapienza per trovare sante
invenzioni di darsi a noi e di dimostrarci l'amore che ci porta, così anche noi dobbiamo
ricercare ogni sorta di sante industrie per consacrare ed occupare interamente ogni tempo
e stato della nostra vita alla sua gloria ed al suo amore.
E giacché l'abbiamo onorato così poco ed invece tanto offeso nella nostra vita, essendo
stati suoi nemici durante i primi mesi di essa, avendo vissuto senza conoscerlo, durante i
primi anni della nostra infanzia, ed essendogli stati casi infedeli in tutto il resto del tempo
che abbiamo vissuto sulla terra, dobbiamo valerci di ogni sorta di mezzi per riparare le
nostre. infedeltà e mancanze, per quanto ci sarà possibile coll'aiuto della sua grazia.
Per questo fine ecco ciò che conviene fare.
Prendete ogni anno tanti giorni quanti sono gli anni che avete vissuto sulla terra, e dopo
d'esservi profondamente umiliato dinanzi a nostro Signore nel vedere i peccati e le
ingratitudini della vostra vita passata, chiestogliene perdono e supplicatolo di cancellarli
col suo prezioso sangue e di consumarli nel fuoco del suo divino amore, stabilitevi in una
forte risoluzione d;entrare in una nuova vita, e di cominciare ad amare e onorare Gesù,
come se cominciaste a vivere.
Formate un gran desiderio d'impiegare quei giorni quasi fossero i primi giorni della
vostra vita, o quasi ne fossero gli ultimi e non vi restasse più altro tempo per amare e
glorificare questo medesimo Gesù sulla terra. Cercate di fare, almeno ogni giorno, ciò che
avreste dovuto fare ogni anno della vostra vita e d'impiegare quel tempo così santamente,
e di comportarvi in tutte le vostre azioni ed esercizi così perfettamente da poter riparare
alquanto le mancanze della vostra vita passata.
Per questo fine ecco ciò che dovete fare ogni giorno.
Nel primo giorno che sarà impiegato a riparare le mancanze del primo anno della vostra
vita, dovete fare tre cose:
1. Adorate Gesù nel primo anno della sua vita ed in tutto quello che succedette in lui
durante questo primo anno. Accusatevi dinanzi a lui e domandategli perdono di tutto il
disonore che gli avete reso collo stato del peccato originale in cui foste durante una parte
del primo anno della vostra vita (169). E in soddisfazione offrite all'eterno Padre tutto
l'onore che il suo Figlio Gesù gli rese nel primo anno della sua vita sulla terra e offrite a
Gesù tutto l'onore che gli rese la sua santa Madre nel primo anno ch'ella ha vissuto sulla
terra.
2. Offrite all'eterno Padre tutto ciò che succedette in voi nel primo anno della vostra vita,
supplicandolo che, per lo zelo ardentissimo ch'egli ha della gloria del Figliuol suo e per il
suo amore intenso per lui, annienti quanto vi fu di cattivo in questo primo anno della vostra
vita, e cambi tutto quello che soffriste e tutto quello che succedette in voi esteriormente ed
interiormente durante questo medesimo anno, in lode, gloria ed amore verso del Figlio suo
e verso di ciò che costui soffrì e di ciò che in lui succedette esteriormente ed interiormente
durante il primo anno della sua vita nel mondo.
Pregate pure Gesù della stessa cosa, e di far sì che cioè tutto quello che soffriste nel
corpo e nell'anima, e tutto l'uso che faceste delle membra, sentimenti e potenze del vostro
corpo e dell'anima vostra in questo primo anno della vostra vita, sia consacrato all'onore di
quanto egli soffrì nel corpo e nell'anima e dell'uso che fece delle membra, sentimenti e
potenze del suo corpo e dell'anima sua durante il primo anno della sua vita.
Fate anche allo Spirito Santo la medesima preghiera; e pregate similmente la santa
Vergine, tutti gli Angeli e i Santi di far sì che, per i loro meriti e preghiere, tutto quello che si
verificò in voi in questo primo anno della vostra vita, renda un omaggio e una gloria
perenne a tutto ciò che si verificò in Gesù nel primo anno della sua vita.
3. Offrite a Gesù tutte le azioni che fare in quel primo giorno, e tutto l'amore, le lodi e
adorazioni che gli renderete in unione di tutto l'amore, la gloria e le lodi che gli furono date
nel primo anno della sua vita dal suo eterno Padre, da se stesso, dal suo Santo Spirito,
dalla sua santa Madre, dai suoi Angeli e dai suoi Santi. E pregate il Padre eterno, lo Spirito
Santo, la santa Vergine, tutti gli Angeli e tutti i Santi di rendergli per voi, centuplicato, tutto
l'amore e fa gloria che gli avreste dovuto rendere in quel primo anno della vostra vita, se
aveste avuto l'uso della ragione. Ed è questo che dovete praticare nel primo, giorno che
corrisponderà al primo anno della vostra vita.
Nel secondo giorno, che corrisponderà al secondo anno, ed in ognuno degli altri giorni
che corrisponderanno ad ogni anno, praticherete gli stessi esercizi come nel primo giorno,
con questa differenza però, che nei giorni che corrisponderanno agli anni della vostra
infanzia, in cui siete rimasto nella grazia del Battesimo, non avrete da chiedere perdono
dei peccati che vi avreste commessi, essendo stato allora incapace di peccare; non
pertanto vi dovrete umiliare assai dì essere stato tanto tempo senza conoscere e senza
amare Dio, e di aver portato in voi, durante quel tempo, il principio e la fonte di ogni
peccato, vale a dire gli strascichi e la corruzione del peccato originale, la quale è la fonte
di ogni peccato (170).
Se i vostri anni superano quelli della vita temporale di Gesù; potrete continuare gli stessi
esercizi in onore degli anni della vita gloriosa che Gesù ha nel cielo. Infatti, ancorché la
durata di questa vita gloriosa ed eterna di Gesù non si conti per anni nel cielo e rispetto a
lui, come la sua vita temporale, non essendo vi nell'eternità né tempo né anni; nondimeno,
sulla terra e rispetto a noi, ella si conta per anni; casi contiamo millenovecento anni della
vita gloriosa che Gesù ha nel cielo dalla sua risurrezione, di modo che, se superate i
trentaquattro anni, che sarebbe il numero. degli anni della vita temporale di Gesù, nel
trentacinquesimo giorno di questo esercizio di pietà, il quale corrisponderà al
trentacinquesimo anno della vostra vita, adorerete Gesù nel primo anno della sua vita
gloriosa nel cielo; nel giorno seguente, nel secondo anno; e così via via, ripetendo gli
stessi esercizi in onore degli anni della sua vita gloriosa, come sono stati proposti per gli
anni della sua vita temporale.
Potrete fare questo esercizio non solo per voi, ma anche per coloro a cui siete
particolarmente unito od obbligato, unendo ai vostri gli anni della loro vita, e facendo
insieme per essi e per voi le medesime pratiche ogni giorno; tutto ciò però non per essi né
per voi, ma per Gesù, per la Sua gloria e perii suo purissimo amore.
Durante il tempo di questo esercizio, vi potrete servire, se ci avete, gusto, della
coroncina della gloria di Gesù, come segue.

XXI. - La coroncina della gloria di Gesù.

Questa coroncina è composta di tre poste e di quattro granellini, che fanno trentaquattro
granellini in onore dei trentaquattro anni della vita di Gesù sulla terra.
A principio si deve dire tre volte: Veni, Domine Iesu: «Venite, Gesù Signore», le quali
sono le ultime parole con cui S. Giovanni finisce la sua Apocalisse, e ciò per invocare ed
attirare Gesù nell'anima nostra, nel nostro spirito e nel nostro cuore, e supplicarlo di venire
in noi per annientarvi tutto quello che gli dispiace e per riempirci della sua grazia, del suo
spirito e del suo puro amore. Ed è buono dire queste medesime parole anche al principio
delle altre nostre preghiere ed azioni per il medesimo fine.
Ad ogni granellino, si deve dire così: Gloria tibi, Domine Iesu, qui natus es de Virgine,
cum Patre et Sancto Spiritu in sempiterna saecula. Amen.
E ciò dicendo, bisogna offrire a Gesù tutta là, gloria che gli è stata data in ogni anno
della sua vita dal Padre suo, dal suo Santo Spirito, dalla sua santa Madre e da tutti i suoi
Angeli e Santi, in soddisfazione delle mancanze che abbiamo commesse contro di lui in
ogni anno della nostra vita, supplicandolo di far sì che tutto quanto vi succedette sia
consacrato all'onore di quanto si verificò in ogni anno della sua vita.
Per esempio, al primo granellino, dicendo: Gloria tibi, Domine Iesu, ecc., bisogna offrire
a Gesù tutta la gloria che gli fu resa nel primo anno della sua vita dalle suddette persone,
in soddisfazione delle mancanze che abbiamo, commesse contro il suo onore nel primo
anno della nostra vita, supplicandolo di far sì che tutto quanto vi si verificò sia consacrato
all'onore di tutto quello che si verificò nel primo anno della sua vita.
Al secondo granellino, bisogna offrirgli tutta la gloria che gli fu resa nel secondo anno
della sua vita dal Padre suo, ecc.; ed offrirgli il secondo anno della nostra vita,
supplicandolo, ecc. E così via via agli altri granellini.
Ai granellini grossi, bisogna dire il Gloria Patri, e dicendolo, offrire alla Santa Trinità tutta
la gloria che Gesù le ha resa e le renderà eternamente, in soddisfazione di tutte le
mancanze che abbiamo commesse contro di Lei.

XXII. - Alcuni altri esercizi spirituali che conviene fare ogni anno.

E' altresì una pratica santissima il prendere ogni anno un po' di tempo per rendere a Dio
i doveri che gli avremmo dovuto rendere nell'ora della nostra nascita e del nostro
battesimo, se avessimo avuto l'uso della ragione; come anche quelli che gli dovremmo
rendere nell'ora della morte per prepararci così a morire. Ma riserviamo questi esercizi per
l'ultima parte di questo libro.

XXIII. - Ciò che bisogna fare per disporsi a guadagnare le Indulgenze (171).
Siccome nel corso dell'anno si presentano frequenti occasioni di guadagnare le
Indulgenze, in cui però la maggior parte dei cristiani altro non ricercano se non l'esenzione
della pena dovuta ai loro peccati, essendo mossi unicamente dal proprio interesse, il che
impedisce che parecchi le guadagnino e che Dio venga glorificato in ciò, come lo
desidererebbe, è opportunissimo ch'io vi proponga le intenzioni e disposizioni che dovete
avere a fine di guadagnare le Indulgenze santamente e per la pura gloria di Dio. Quando,
adunque, desiderate di guadagnare qualche Giubileo o Indulgenza che sia, preparatevici
in questo modo.
1. Adorate l'amore sconfinato per cui Dio vi vuol dare la grazia delle Indulgenze.
L'amore ardentissimo che Dio ci porta fa sì che Egli abbia un desiderio vivissimo di vederci
presto uniti a lui; ma siccome egli sa bene che le pene da noi meritate coi nostri peccati
ritarderanno l'adempimento di questo suo desiderio, ritenendoci in Purgatorio, se non
vengono cancellate in questo mondo, ci vuol dare le Indulgenze le quali sono la via più
breve e più facile per cancellarle. Donatevi dunque a lui per lucrarle, non tanto per proprio
interessa, quanto affinché s'adempia il suo desiderio. E fate tutto quanto è da farsi per
lucrarle, in onore e in unione di quel purissimo amore per cui Dio ve le vuole concedere.
2. Adorate l'ardente amore di Gesù, per il quale egli vi ha acquistato le Indulgenze, le
quali dovete considerare come uno dei frutti della sua Croce e passione, e come una cosa
che gli è costata assai cara, giacché le ha acquistate a prezzo del suo sangue e della sua
morte. Laonde bisogna desiderar di guadagnarle, affinché il Figlio di Dio non sia frustrato
del frutto e dell'effetto della sua croce ed affinché ciò che gli è costato così caro, non si
perda e non riesca vano ed inutile per voi.
3. Adorate la Giustizia divina alla quale siete debitore delle pene dovute ai Vostri peccati,
e desiderate di guadagnare le Indulgenze, non tanto per essere liberato da quelle pene,
quanto affinché così ella venga soddisfatta e glorificata.
4. Sta bene altresì adorare. tutti i disegni che Dio ha sulle anime nostre da tutta
l'eternità. Dio infatti da tutta l'eternità divisa di stabilirei in un alto grado di grazia sulla terra
e di gloria nel cielo, se non che noi, coi nostri peccati, frapponiamo molti impedimenti
all'adempimento di questi suoi disegni. Invero, quantunque, avendo li confessati bene,
avessimo ottenuto il perdono dei nostri peccati quanto alla colpa; pure ci siamo resi
indegni di ricevere tante e tante grazie che Dio ci voleva dare, se noi non ci si fossimo
opposti coll'offenderlo. Ora egli desidera, mediante le Indulgenze, cancellare questa
indegnità e levare gli impedimenti frapposti dal peccato in noi all'adempimento dei suoi
disegni. Egli vuole renderei capaci e metterci in grado di ricevere le medesime grazie che
ci voleva dare, affinché così i suoi divisamenti vengano compiuti. Desideriamo dunque di
guadagnare le Indulgenze, non già tanto per essere esenti delle pene del Purgatorio,
quanto perché Dio non sia frustrato dell'adempimento dei voleri che degnasi di avere su di
noi.
5. Desideriamo ancora di lucrarle affinché, essendo l'anima nostra perfettamente
purificata, con le Indulgenze, da vari effetti maligni che il peccato lascia in noi ed i quali ci
impediscono di amar Dio perfettamente, lo potessimo amare più puramente e più
ardentemente. Per ciò, presentandosi qualche occasione di lucrare indulgenze, diciamo
così al Figlio di Dio:
«O Gesù, io mi dono a voi per fare quanto volete ch'io faccia per lucrare questa
Indulgenza, in onore e in unione dell'amore infinito con cui me l'avete acquistata a prezzo
del vostro preziosissimo sangue, in omaggio alla vostra divina giustizia, per l'adempimento
dei vostri disegni su di me e affinché io possa amarvi e glorificarvi più perfettamente».

XXIV. - La Confessione annuale.


Dopo di aver fatto una confessione generale una buona volta nella nostra vita, non
dobbiamo più pensare ai nostri peccati passati per considerarli ed esaminarli in
particolare, contentando ci di detestarli in generale e di umiliarcene davanti a Dio. Ma è
cosa salutare ed importante assai fare una confessione annuale, vale al dire di anno in
anno, delle colpe principali commesse durante l'anno; perché vi è molto da temere che
abbiamo commesso varie mancanze nelle nostre confessioni ordinarie per non avervi
recato sempre la preparazione, la contrizione e le altre disposizioni richieste; e che
d'altronde non si può avere troppa cura e diligenza in un affare così importante qual è la
salvezza d'un'anima creata per amare e glorificare Dio eternamente.
Ed è una cosa usitata tra tutte le persone che desiderano di piacere a Dio e di
assicurare, per quanto si può e con tutti i mezzi, la loro salvezza per la gloria di Dio. Ve ne
sono anzi alcuni che ciò fanno ogni sei mesi, ed altri più di frequente ancora.
Adoperate dunque questa santa pratica, per lo meno alla fine di ogni anno, per riparare
così in qualche modo le mancanze che avete commesse durante l'anno, e disporvi a
servire ed amare Dio più perfettamente l'anno seguente. Se non lo fate alla fine dell'anno,
fatelo in qualche altro tempo, secondo l'avviso del vostro confessore; ma che sia con una
preparazione, umiliazione e contrizione straordinaria.
E sopratutto badate in questa azione, come in tutte le altre, di protestare a nostro
Signore che non la volete fare per discarico e soddisfazione dell'animo vostro, né per
vostro merito ed interesse, ma per il suo unico contento e la sua pura gloria.

PER FINIRE L'ANNO

XXV. - Come si deve finire l'anno con Gesù.

Per finire ogni anno della nostra vita con Gesù, bisogna finirlo come Gesù finì la sua vita
mortale e passibile sulla terra. Per ciò, alla fine di ogni anno, bisogna impiegare un certo
tempo per rendere i nostri doveri ed omaggi a Gesù nel modo indicato nell'elevazione
seguente.

XXVI. - Elevazione a Gesù per rendergli i nostri doveri alla fine di ogni anno.

O mio Signore Gesù, io vi adoro, vi amo e vi glorifico nell'ultimo giorno, nell'ultima ora, e
nell'ultimo momento. della vostra vita mortale e passibile sulla terrà. Ed adoro in voi tutto
quello che in voi s'è verificato esteriormente ed interiormente in quell'ultimo giorno, cioè i
vostri ultimi pensieri, parole, azioni, sofferenze, l'ultimo uso che avete fatto dei sentimenti
del vostro sacro corpo, e le ultime disposizioni della vostra anima santa, a cui desidero
d'unirmi fin d'adesso, per l'ultimo giorno della mia vita.
O divino Gesù, io vedo, alla luce della fede, che in codesto ultimo giorno della vostra vita,
voi adorate ed amate infinitamente vostro Padre. Voi lo ringraziate degnissimamente di
tutte le grazie ch'egli ha fatte a voi e per voi a tutto il mondo durante il tempo della vostra
dimora sulla terra. Voi gli domandate perdono per tutti i peccati degli uomini, offrendovi a
lui per portarne la penitenza. Voi pensate a me con un amore ardente ed un vivissimo
desiderio di attirarmi a voi. Da ultimo voi sacrificate il vostro sangue e la vostra. vita così
degna e così preziosa, per la gloria del Padre vostro e per amor nostro. Siate benedetto
infinite volte per tutte queste cose.
O buon Gesù, in onore ed unione dell'amore, dell'umiltà e delle altre sante disposizioni
con cui voi avete fatto le suddette cose, vi ringrazio infinitamente di tutta la gloria che
avete, resa al Padre vostro, durante il tempo che siete stato su questa terra; e di tutte le
grazie che avete fatte a me e a tutti gli uomini, in quest'anno ed in tutta la nostra vita; ed
anche di tutte quelle che ci avreste fatte, se non ci avessimo noi frapposto ostacolo.
Io vi domando umilissimamente perdono di rotti gli oltraggi e indegnità che avete subite
a cagion mia, mentre eravate nel mondo, e di tutte le offese che ho commesse contro di
voi questo anno. Ed in soddisfazione io vi offro tutto l'amore e la gloria che vi è stata resa,
mentre eravate nel mondo e durante quest'anno, dal vostro eterno Padre, dal vostro Santo
Spirito, dalla vostra sacra Madre, da tutti i vostri Angeli e da tutti i vostri Santi: offrendomi
ancora a voi per portarne in questo mondo e nell'altro tutta la penitenza che vi piace.
O amabilissimo Gesù, io adoro i pensieri e i disegni che vi siete degnato di avere su di
me nell’ultimo giorno della vostra vita: ed io mi dono a voi per fare e soffrir tutto quello che
volete da me per l'adempimento dei vostri disegni. Fate ch'io muoia magari le mille volte
anziché frapporvi ostacolo.
O buon Gesù, vi offro l'ultimo giorno, l'ultima ora, l'ultimo momento della mia vita, e tutto
ciò che in me succederà esteriormente ed interiormente in quell'ultimo giorno; vale a dire i
miei ultimi pensieri, parole, azioni e sofferenze, e l’ultimo uso dei sentimenti del mio corpo
e delle potenze dell'anima mia. Fate, di grazia, che tutte queste cose siano consacrate
all'onore dell'ultimo giorno, dell'ultima ora, dell'ultimo momento della vostra vita e delle
ultime cose che si sono verificate in voi. Ch'io muoia nell'atto del vostro santo amore; che il
mio essere e la mia vita siano sacrificati e consumati per la vostra gloria, e che l'ultimo
sospiro della mia vita sia. un atto di puro amore verso di voi. Questa è la mia intenzione,
questo il mio desiderio, e questa la mia aspettativa, o caro mio Gesù, appoggiato che sono
sugli eccessi della vostra bontà infinita: Fate, vi prego, per la vostra misericordia
sconfinata, che così sia.

XXVII. - Elevazione alla Santa Vergine per la fine dell'anno.

O Madre di Gesù, Madre di vita, Madre dell'Immortale ed Eterno, io vi onoro e venero


nell'ultimo giorno, nell'ultima ora, nell'ultimo momento della vostra vita; ed in voi io onorò
tutto quello che succedette nel vostro sacro corpo e nella vostra santa anima, cioè i vostri
ultimi pensieri, parole ed azioni, l'ultimo uso che avete fatto dei sentimenti del vostro corpo
e delle potenze dell'anima vostra, ma sopratutto l'ultimo atto d'amore che avete fatto verso
il vostro Figlio Gesù.
Io vi benedico e ringrazio con tutto il cuore; o Vergine santa, di tutta la gloria che avete
resa a Dio durante la vostra vita, e di tutte le grazie che avete mai ottenute dalla sua
bontà, a me e a tutti gli uomini, e specialmente durante quest'anno.
Vi domando perdono, o Madre di misericordia; di tutte le offese ricevute mentre stavate
sulla terra, e di tutte quelle che ho commesse, quest'anno, contro di voi; ed in
soddisfazione vi offro tutto l'onore che vi è stato reso sempre nel cielo e sulla terra.
O Madre d'amore, io vi offro l'ultimo giorno, l'ultima ora, l'ultimo momento della mia vita,
e tutto quello che succederà in me in quell'ultimo giorno, in onore dell'ultimo giorno,
dell'ultima ora, e dell'ultimo momento della vostra vita, e di tutto ciò che succedette allora
in voi. Unitemi, per carità, alle disposizioni sante e divine del vostro Cuore e dell'anima
vostra in quel giorno. Fate, per i vostri meriti e preghiere, che i miei ultimi pensieri, parole,
azioni e respiri siano consacrati all'omaggio degli ultimi pensieri, parole, azioni e respiri del
vostro Figlio e vostri; ch'io muoia nell'atto del suo santo amore; ch'io sia tutto consumato e
sacrificato alla sua gloria, e che l'ultimo sospiro della mia vita sia un atto di purissimo
amore verso di lui.
O Angeli di Gesù, Santi e Sante di Gesù, pregatelo di adempire tutto questo in me, per
la sua smisurata misericordia e per l'amor suo.
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PARTE QUARTA

Che contiene ciò che si deve fare ogni mese per vivere cristianamente e
santamente, e far vivere e regnare Gesù in noi.
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I. - Ciò che si deve fare nel primo e nell'ultimo giorno del mese.

Il primo e l'ultimo giorno di ogni mese devono essere per noi della massima importanza.
Invero dobbiamo considerare il primo come se fosse il primo giorno della nostra vita, ed
entrare quel giorno in un novello desiderio e risoluzione di servire ed amare Dio
perfettamente e d'impiegare bene quel mese al suo servizio e per la sua gloria,
considerandolo quasi dovesse essere l'ultimo mese della nostra vita. Ma dobbiamo in
modo speciale considerarne ed impiegarne l’ultimo giorno come vorremmo impiegare
l'ultimo giorno della nostra vita. E dobbiamo consacrare questo primo e quest'ultimo giorno
d'ogni mese in onore del primo e dell'ultimo giorno della vita di Gesù, come si è detto del
primo e dell'ultimo giorno d'ogni anno, per cominciare e finire casi i nostri anni e i nostri
mesi con Gesù. Laonde vi potrete servire, al principia e alla fine del mese, dei medesimi
esercizi che sono stati proposti per il principio e la fine dell'anno.

II. - Giova avere un giorno di ritiro in ogni mese. Ciò che si deve fare in quel giorno.

Oltre il ritiro annuale di cui si è parlato, giova ancora prendere, ogni mese, un giorno
come il primo giovedì o qualche altro giorno, per rinnovare ed accrescere i buoni
sentimenti, desideri e risoluzioni che furono presi durante il ritiro annuale; per riparare le
mancanze fatte durante il mese nel servire e nell'amare Dio; per applicarvi a Dio in quel
giorno, e fare tutte le azioni ordinarie con maggior attenzione e perfezione del solito; e per
attendere in quel medesimo giorno, con maggior cura e fervore, a lodare ed amare Gesù.
Ho messi perciò qui appresso vari esercizi e coroncine di lode, di gloria e d'amore verso
Gesù, di cui vi potrete servire in quel giorno di ritiro, facendo ora l'uno ora l'altro, secondo
la grazia che Dio ve ne darà.
Prima però vi dirò che, per eccitarvi ed infiammarvi maggiormente a lodare ed amare
Gesù, è utile che impieghiate qualche tempo in quel giorno per considerare con attenzione
ciò che sto per proporvi nella meditazione seguente,

III. - Meditazione per eccitarsi a lodare e glorificare Gesù.

1. Considerate che Gesù è infinitamente degno di ogni lode, gloria e benedizione, e per
infinite ragioni. Infatti egli merita infinite lodi per tutto quello ch'egli è e per tutto ciò che fa a
riguardo del suo eterno Padre, glorificando lo ed amandolo infinitamente e continuamente
da tutta l'eternità e per tutta l'eternità; e per tutto quello ch'egli è in se stesso, nella sua
divinità, in tutte le sue perfezioni divine, nella sua persona divina, nella sua sacra umanità,
nel suo corpo, nell'anima sua, ed in tutte le parti del suo corpo e della sua anima, delle
quali la minima merita lode infinita; in tutti i suoi stati e misteri; in tutte le sue qualità ed
uffici; in tutte le sue parole, pensieri, azioni e sofferenze; in tutte le sue virtù ed in tutte le
cose che sono in lui, delle quali l'infima è talmente degna di lode, che, quando anche tutti
gli Angeli e i Santi fossero occupati durante tutta l'eternità a lodarla e glorificarla con tutte
le loro forze, non riuscirebbero a renderle la gloria ch'essa merita.
Inoltre, egli merita lode immortale per tutto quello ch'egli è e per tutto quello che fa a
riguardo del suo Santo Spirito, della sua santa Madre, di tutti i suoi Angeli, di tutti i suoi
Santi, di tutti gli uomini, di tutti i cristiani, e di tutte le creature, che trovansi sulla terra e
anche nell'inferno, perché non merita meno lodi per gli effetti della sua giustizia che per
quelli della sua misericordia, essendo egualmente santo e adorabile tutto quello che è di
lui e in lui. Oh! quanti motivi e ragioni di benedire e glorificate questo adorabilissimo ed
amabilissimo Gesù! Ma ricordatevi sempre che dovete essere assai più portato a lodarlo
ed amarlo per quello ch'egli è e per quello ch'egli fa a riguardo del Padre suo, di se stesso
e del suo Santo Spirito, che per ciò ch'egli è e per ciò ch'egli fa a riguardo di voi e delle
altre creature, perché l'interesse di Dio ci dev'essere infinitamente più caro del nostro,
2. Considerate che non siete nel mondo che per glorificare ed amare Gesù; che, a
questo riguardo, avete una infinità di obbligazioni particolari, a causa di tutte le grazie
ch'egli vi ha fatte; e perciò questa dev'essere la vostra principale, anzi unica cura ed
occupazione; tutta la vostra vita dev'essere un esercizio continuo d’amore e di
glorificazione verso questo medesimo Gesù tutti i vostri pensieri, parole, azioni ed affetti
devono rendere là e a ciò devono essere impiegati tutto il vostro tempo e tutte le potenze
dell'anima vostra e del vostro corpo. Eppure, invece di averlo amato e glorificato, altro non
avete fatto quasi, in tutta la vostra vita, se non offenderlo con pensieri, parole e azioni, e
con tutte le parti del vostro corpo e dell'anima vostra. Umiliatevi profondamente davanti a
lui e domandategli perdono, ed entrate in un gran desiderio di riparare tutte queste colpe,
e di adoperarvi oramai ad amarlo e glorificarlo perfettamente.
3. Fate una rassegna ed un esame della vostra vita, delle vostre azioni e
comportamenti, e vedete che cosa vi è in voi, sia nel vostro corpo, sia nell'anima vostra,
che più si oppone all'amore e alla gloria di Gesù; e prendete una forte risoluzione di
combatterla, vincerla e distruggerla a qualunque costo; donandovi anche a questo stesso
Gesù e supplicandolo di distruggerla, egli stesso, per la potenza della sua grazia e del suo
divino amore.
E poi, impiegate tutte le potenze della vostra anima a lodare e glorificare questo divino
Salvatore, nel modo che segue, o in qualunque altro modo egli vi inspirerà, sia colla
bocca, sia col cuore soltanto, per via di meditazione od elevazione interiore.

IV. - Esercizio di lode e di glorificazione verso Gesù.

O adorabilissimo ed onorabilissimo Gesù, giacché voi siete così pieno di grandezze e di


perfezioni le quali vi rendono degno d'infinita lode, e giacché io non sono nel mondo che
per glorificarvi, e che al riguardo ho una infinità d'obbligazioni, io desidero adesso
d'impiegare tutte le potenze dell'anima mia e del mio corpo a benedirvi e magnificarvi,
supplicando il vostro eterno Padre, il vostro Santo Spirito, la vostra sacra Madre, i vostri
Angeli, i vostri Santi, e tutte le creature del cielo e della terra di benedirvi con me, per tutto
ciò che siete a riguardo. del vostro Padre divino, di voi stesso, del vostro Santo Spirito,
della vostra beata Madre, di tutti i vostri Angeli, di tutti i vostri Santi, di tutti gli uomini, di
tutti i cristiani, specie di me, e di tutto il creato.
O buon Gesù, io vi domando perdono di tutto cuore perché, invece di avervi lodato e
glorificato finora, altro non ho fatto quasi se non disonorarvi ed offendervi. Ed in
soddisfazione vi offro tutte le lodi che vi sono state e saranno rese nel cielo e sulla terra.
O mio caro Gesù, mi dono tutto a voi, annientate in me tutto quanto è contrario alla
vostra gloria, e cangiate tutto quello che fu, è e sarà nel mio corpo e nell'anima mia in lode
e benedizione verso di voi. Eh! Gesù, voi siete tutto infinitamente lodabile: ch'io sia pure
tutto lode verso di voi. Se io avessi in me tutte le forze di tutte le creature che sono nel
cielo e sulla terra, dovrei impiegarle tutte a lodarvi; quanto dunque sono obbligato di
impiegarvi quel poco che è mio? Che dunque tutto quanto è, in me sia impiegato e
consumato nel benedirvi ed esaltarvi. Benedic, anima mea, Domino, et omnia quae intra
me sunt, nomini sancto eius (Ps 102, 1).
O ammirabile Gesù, io sento la vostra sacra Parola che mi comanda di benedirvi da tutta
l'eternità e per tutta l'eternità: Benedicite Domino Deo vestro, ab aeterno usque in
aeternum (2 Esdr 9, 5). Per questo fine, io vi offro tutte le benedizioni che vi sono state
date da tutta l'eternità dal vostro eterno Padre, da voi stesso e dal vostro Santo Spirito, ed
altresì quelle che vi saranno date per tutta l'eternità, unendomi a tutte queste benedizioni e
supplicandovi di unirmici per la vostra bontà infinita.
O gran Gesù, voi siete dovunque. Colla vostra divinità, voi riempite il cielo, la terra e lo
stesso inferno dell'immensa grandezza della vostra maestà divina, e perciò siete
degnissimo d'essere dovunque amato e glorificato. Così siete amato e glorificato
infinitamente nel cielo, sulla terra ed anche nell'inferno, dal vostro eterno Padre e dal
vostro Santo Spirito, i quali sono dappertutto con voi, e vi amano e glorificano
incessantemente in ogni luogo.
E così i cieli, la terra ed anche l'inferno sono pieni del vostro amore, della vostra gloria e
delle vostre lodi: Pleni sunt caeli et terra gloria tua (Is 6, 3). Dico anche l'inferno perché è
pieno dell'amore, della gloria e delle lodi che colà vi dànno il Padre vostro e il vostro Santo
Spirito. Ah! mio caro Gesù, quanto son lieto e gioisco al vedere che tutto il mondo è così
riempito della vostra gloria!
Di certo, Salvatore mio, giacché siete così da per tutto e meritate d'esser lodato in ogni
luogo, anch'io vi voglio lodare dovunque; e perciò mi unisco e vi supplico d'unirmi a tutta la
gloria che vi è e sarà resa per sempre nel cielo, sulla terra e nell'inferno.
Inoltre voglio scendere ora in ispirito nell'inferno; e là, in mezzo ai vostri nemici, a
dispetto dell'odio e della rabbia che essi hanno contro di voi, in unione coll'amore
ardentissimo che il Padre vostro e il vostro Santo Spirito colà vi portano, vi adoro, vi amo e
vi benedico di tutto cuore, o mio Signore Gesù, di tutto quello che siete in voi stesso ed in
tutte le cose, ed anche di tutti gli effetti di giustizia che operate sui demoni e sui dannati.
O adorabilissimo Gesù, ah! potessi io avere in me tutte le forze e tutta la capacità che
avevano una volta quegli sciagurati di amarvi e glorificarvi e ch'essi, per malizia loro,
hanno perduta, a fine di impiegarla a lodarvi e ad amarvi! Ahimè! Signore, quei perfidi
sono, continuamente e con tutta la loro potenza, intenti ad offendervi! Ahi! potessi io avere
almeno altrettanto fervore ed attenzione per lodarvi quanto hanno di furore d'applicazione
a bestemmiarvi! Ah! se potessi in qualche modo riparare il disonore e le maledizioni
ch'essi recano al mio Salvatore!
O buon Gesù, avendo ricevuto da voi l'essere, la vita e le perfezioni naturali ch'essi
hanno, quei miserabili le dovrebbero impiegare per la vostra gloria; eppure fanno tutto il
contrario. Ma io devo e voglio supplire alla loro mancanza, e fare per essi ciò che
dovrebbero fare. Invero siccome l'essere, la vita e le perfezioni naturali dei demoni e di
tutti i reprobi vi appartengono, o mio Dio, come cosa la quale da voi 'è uscita, e quindi
appartengono anche a me, giacché sono mie tutte le cose, secondo questa parola del
vostro Apostolo: Omnia vestra sunt (1 Cor 3, 22), poiché donandovi a me, mi avete dato
tutto ciò che è vostro, ne segue necessariamente ch' io posso e debbo impiegare a gloria
vostra quell'essere, quella vita, quelle perfezioni naturali dei demoni e dei dannati, perché
sono obbligato d'impiegare a lode e gloria vostra tutto quanto a me appartiene. Laonde vi
offro e riferisco tutto ciò, o mio Gesù, come cosa mia; ve ne faccio omaggio, io l'anniento
ai vostri piedi sacrificando lo interamente e per sempre a lode e gloria vostra. E' questo
l'uso che ne voglio fare affinché così, loro malgrado, siate glorificato in quegli sciagurati.
Inoltre, voglio ancora scendere in ispirito nell'inferno, e mettermi al posto che, come
sapete, o mio Dio, mi son meritato coi miei peccati, ed in cui dovrei di fatti essere se voi,
per vostra misericordia, non me ne aveste liberato. E colà io vi voglio adorare ed amare, o
mio sovrano Giudice, e vi voglio adorare, amare e glorificare in tutti gli effetti di giustizia
che avreste operati su di me per tutta l'eternità, se la vostra misericordia non si fosse
mossa a compassione della mia miseria.
O benignissimo Gesù, ho fermissima fiducia nella vostra bontà infinita che voi mi farete
la grazia d'essere del numero di coloro che vi benediranno eternamente. Ciò nondimeno,
se fossi così infelice da resistere ai disegni della vostra bontà, e di riuscire, per i miei
peccati, vittima della vostra giustizia; io vorrei fin d'adesso; o grande Iddio, far
volontariamente e per amore ciò che allora dovrei fare, e che però non farei se non
necessariamente e per forza; vale a dire, io vorrei fin d'adesso adorare, amare e benedire
con tutto il cuore e con tutte le forze, il vostro giustissimo giudizio su di me, e tutti gli effetti
che la vostra giustizia opererebbe in me per tutta l'eternità, e così dire col vostro profeta:
Iustus es Domine, et rectum iudicium tuum (Ps. 118, 137): «Voi siete giusto, o Signore, e
giusto è il vostro giudizio». Non pertanto, o mio desiderabilissimo Gesù, fido nuovamente
e fermissimamente nella vostra misericordia sconfinata che voi mi libererete da simile
sventura. Infatti, ahimè! Non mortui laudabunt te, Domine neque omnes qui descendunt in
infernum (Ps 113, 26): «I morti, cioè quelli che sono morti della morte eterna, non vi
loderanno, o Signore, né tutti coloro che scendono nell'inferno». Perciò: Hic ure, hic seca,
modo in aeternum parcas (S. Agostino): «Bruciate, tagliate, fatemi a pezzi, fatemi soffrire
mille inferni in questo mondo, purché mi perdoniate nell'eternità», e ch'io sia del numero di
coloro che vi loderanno ed ameranno eternamente.

V. - Continuazione dell'esercizio di lode e di glorificazione verso Gesù.

Dopo avervi adorato e benedetto così nell'inferno, o amabilissimo Gesù, voglio passare
nel purgatorio per colà adorarvi, amarvi e glorificarvi similmente, in tutti gli effetti di
giustizia che voi operate ed anche in tutti quelli che voi opererete colà su ai me quando
sarò in quel luogo; ed altresì per unirmi a tutto l'amore e la gloria che vi è stata, è e sarà
resa colà.
Dal purgatorio passo in questo mondo visibile, dove vedo tre stati di cose diverse, in cui
vi voglio benedire ed esaltare, o Gesù, sovrano Signore del mondo.
Il primo è lo stato delle creature irragionevoli ed inanimate, le quali, secondo ciò che
m'insegna la vostra sacra Parola, non solo vi lodano ed esaltano continuamente e con
tutta la capacità del loro essere e con la loro naturale potenza, ma sono anche tutta una
protesta di lode, cioè, e di benedizione a vostro riguardo: Confessio et magniticentia opus
eius (Ps 110, 3). Oh! come gioisco, o mio Creatore, al vedervi così incessantemente
glorificato da tutte le vostre creature; al vedere che tutte le vostre opere sono piene della
vostra gloria, secondo questo divino oracolo: Gloria Domini plenum est opus eius (Eccli
42, 16); e al vedere che tutto l'universo è riempito delle vostre lodi in tante maniere! Oh!
quanto sono colpevole, e che confusione per me nel vedere che le creature insensibili mi
sono maestre in ciò che riguarda la gloria ch'io devo rendere alla vostra divina Maestà! O
Signore, permettetemi di unirmi a tutte le benedizioni che vi sono date continuamente da
tutte le vostre creature. O care creature del mio Dio, beneditelo, lodatelo ed esaltatelo per
me in tutti i secoli: Benedicite omnia opera Domini Domino, laudate et superexaltate eum
in saecula (Dan 3, 57). O divino Creatore non permettete ch'io viva sulla terra se, non per
benedirvi incessantemente con tutte le vostre creature.
Il secondo stato che è nel mondo è quello dei cattivi, cioè di coloro che o non vi
conoscono o non vi amano, o buon Gesù, e che cominciano a fare sulla terra ciò che
fanno i dannati nell'inferno, vale a dire disonorarvi ed offendervi, continuamente. Ch'io
supplisca alla loro mancanza, o Gesù mio, coll'aiuto della vostra grazia; ch'io vi ami e
benedica per essi e per tutti i favori che avete fatti loro e di cui non vi sono grati affatto; e
ch'io riferisca e sacrifichi alla vostra gloria l'essere, la vita e le perfezioni naturali che avete
date loro come cose mie, giacché tutto quello che è vostro è mio, come vi ho riferito e
sacrificato l'essere, la vita e le perfezioni naturali di quelli che sono nell'inferno.
Il terzo stato ch'io vedo nel mondo, o Gesù, è lo stato dei buoni, il quale comprende un
gran numero d'anime sante che vivono nel mondo ed in parecchie comunità religiose, e
che adoperansi nel lodarvi continuamente con tanta affezione e con tale un ordine che non
passa né ora né momento sì di giorno che di notte che da esse non riceviate molta gloria e
lodi. E di ciò io gioisco infinitamente, o mio Dio, desiderando e pregandovi d'unirmi a tutte
le benedizioni che vi sono state, sono e saranno date sulla terra da tutte le anime ché a
voi appartengono.
Dalla terra m'innalzo al cielo, là dove io vedo il vostro eterno Padre, il vostro Santo
Spirito, la vostra beata Madre con tanti milioni di Serafini, di Cherubini, di Troni, di
Dominazioni, di Virtù, di Potenze, di Principati, d'Arcangeli, di Angeli, di Patriarchi, di
Profeti, d'Apostoli, di Martiri, di Sacerdoti, di Confessori, di Vergini, di Innocenti e d'altri
Santi, i quali sono continuamente occupati ad amarvi e glorificarvi con tutte le loro forze, e
con tanto amore ed applicazione! Ah! mio caro Gesù, quanto mi rallegro di vedervi casi
amato ed esaltato! Io vi offro tutta questa gloria e queste lodi. O Padre di Gesù, Spirito
Santo di Gesù, Madre di Gesù, Angeli di Gesù, Santi e Sante di Gesù, associatemi, vi
prego; a tutte le benedizioni che date al mio Signore Gesù, e fatemi partecipe dell'amore,
dell'attenzione, della purezza e santità con cui voi lo lodate incessantemente, affinché io lo
lodi con voi e cominci a fare, quaggiù, ciò che spero e desidero di fare eternamente con
voi nel cielo. O divinissimo Gesù, io mi rallegro infinitamente perché siete così pieno di
grandezza e di perfezione, e quindi così degno di gloria e di lode, che tutte le creature
insieme del cielo e della terra non possono lodarvi degnamente, giacché il vostro merito
supera infinitamente, tutta la capacità del cielo e della terra a lodarvi, secondo le parole
del vostro reale profeta: Confessio eius, super caelum et terram (Ps 148, 13). Non vi sono
che il Padre vostro e il vostro Santo Spirito che vi diano una lode degna della vostra
grandezza infinita. Tutte le altre lodi che vi si rendono nel cielo e sulla terra non sono
degne, di voi, perché sono finite, mentre voi meritate una lode infinita,
O Padre di Gesù, o Spirito Santo di Gesù, che farò io per voi? Che vi renderò io per la
gloria che date al mio Signore Gesù Cristo? Certo, qualora, per impossibile, io non avessi
mai ricevuto, né ricevessi mai da voi nessun favore vorrei nondimeno servirvi ed amarvi
eternamente, a causa dell'amore e della gloria che voi date a colui che è il mio tutto e che
io amo più di me stesso.
O Padre di Gesù, o Spirito Santo di Gesù, io vi supplico con tutto il cuore, per l'amore
infinito che portate al mio Salvatore e per lo zelo ardentissimo che avete della sua gloria,
di riparare le mie mancanze a questo riguardo, e di rendergli per me centuplicata tutta la
gloria che gli avrei dovuto rendère in tutta la mia vita. O buon Gesù, io mi dono a voi per
lodarvi e, glorificarvi in tutti i modi come a voi piacerà. Fate sì che d'ora innanzi tutta la mia
vita, sia un sacrificio continuo di lode e di benedizione verso di voi; e beneditevi voi stesso
per me: Benedicite omnes virtutes Domini Domino (Dan 3, 61) : «Che tutte le virtù, cioè
tutte le forze e potenze della vostra divinità e vostra umanità, o Signore Gesù, siano
impiegate a benedirvi per me, e ad esaltarvi e magnificarvi incessantemente ed
eternamente».

VI. - La coroncina dell'eterno Padre di Gesù.

In, quel giorno di ritiro che farete ogni mese per attendere in un modo più particolare ad
amare e glorificare Gesù, potrete dire, volendolo, una coroncina ch'io chiamo coroncina
del Padre di Gesù, perché indirizzata all'eterno Padre per pregarlo di lodare e glorificare in
noi e per noi il Figliuol suo Gesù.
Questa coroncina è composta di trentaquattro granellini in onore dei trentaquattro anni
della vita di Gesù sulla terra.
Al principio, bisogna dire tre volte queste parole: Veni, Pater Iesu: «Venite, Padre di
Gesù» per invocare ed attirare in noi il Padre di Gesù, e per darci a lui, affinché egli
distrugga in noi tutto ciò che è contrario alla gloria del Figliuol suo e che in noi egli lo
glorifichi in tutti i modi a suo piacere.
Ad ogni granellino bisogna dire così: Pater, clarifica Filium tuum ut Filius tuus clarificet te
(Gv 17, 1): «Eterno Padre, glorificate vostro Figlio, affinché vostro Figlio vi glorifichi».
Questa fu la preghiera che il Figlio di Dio fece al suo eterno Padre, la vigilia della sua
morte. Laonde non possiamo rivolgere all'eterno Padre preghiera che gli riesca più gradita
di questa, ed in cui possiamo fargli domanda che gli piaccia maggiormente di quella che
gli facciamo in questa preghiera.
Ma, dicendola, ricordatevi ch'essa è uscita dal cuore e dalla bocca, di Gesù, e unitevi
all'umiltà, alla purezza, all'amore e a tutte le sante disposizioni ed intenzioni, con cui la
fece Egli medesimo, supplicando l'eterno Padre di glorificare il Figlio suo Gesù in tutto il
mondo, di distruggere in voi ed in tutti gli uomini tutto quello che si oppone alla sua gloria,
di porvi tutte le grazie e virtù richieste affinché sia perfettamente glorificato, ed in fine
d'impiegare egli stesso la potenza del suo zelo e del suo amore verso del Figlio suo per
glorificarlo in tutti i modi come egli lo desidera.
Ai granellini grossi si deve dire: Gloria tibi, Domine Iesu, qui natus es de Virgine, ecc.; e,
dicendo lo bisogna offrire a Gesù tutta la gloria che gli è stata, è e sarà resa per sempre
nel cielo e sulla terra.

VII. - Esercizio d'amore verso Gesù.

Tra i doveri ed esercizi d'un'anima veramente cristiana, il più nobile, il più santo, il più
rilevante e quello che Dio da noi domanda principalmente, è l'esercizio del divino amate.
Dovete perciò porre ogni cura, in tutti i vostri esercizi di pietà ed in tutte le vostre altre
azioni, a protestare a nostro Signore Gesù Cristo che li volete fare non per il timore
dell'inferno, non per la ricompensa del paradiso, non per proprio merito né per propria
soddisfazione e consolazione; ma per amor suo, per il suo contento, per la sua unica
gloria e per il suo purissimo amore. E dovete anche esercitarvi di frequente nelle
considerazioni e negli atti di questo divino amore.
Già ne ho segnato diversi nei precedenti esercizi; ma oltre ad essi eccone ancora
trentaquattro in onore dei trentaquattro anni della vita di Gesù, tutta di amore, sulla terra;
con altri pure di cui vi potrete servire quando che sia, ma specialmente in quel giorno di
ritiro che farete ogni mese, o in qualche altro giorno che sarà bene scegliere a bella posta
ogni mese, per attendere con tutto l'animo a questa divina occupazione, la quale è
l'occupazione più grande, più santa e più degna degli Angeli, dei Santi e di Dio medesimo,
in cui egli è stato, è e sarà impiegato per tutti gli spazi infiniti dell'eternità.

VIII. - Esercizio d'amore divino che contiene trentaquattro atti d'amore verso Gesù in
onore dei trentaquattro anni della vita sua tutta d'amore su questa terra.

1. O Gesù, mio Signore, siete tutto amabile, tutto infinitamente amabile ed infinitamente
degno d'essere amato. Basta, o mio Dio, ch'io sappia questo. Che mi giova tanta scienza,
tanti lumi e tante considerazioni? Mi basta di sapere che il mio Gesù è tutto amabile, e che
non vi è nulla in lui che non sia degno d'essere infinitamente amato. Di questa conoscenza
si contenti adunque il mio spirito; ma che il mio cuore mai si sazi d'amare colui che non
può essere mai abbastanza amato!
2. Ahimè! purtroppo è vero, lo so, o mio Salvatore, che non è degno di amarvi questo
cuore troppo meschino ed imperfetto; ma voi siete assai degno d'essere amato e non
avete creato questo povero cuore che per amarvi; anzi gli comandate, sotto pena di morte,
e di morte eterna, d'amarvi. Ah! Dio del mio cuore, non occorre un comandamento: è
questo ch'io voglio, Signore; è questo ch'io desidero; è per questo che sospira il mio
cuore. Sì, Gesù mio, bramo ardentemente d'amarvi; ed altro desiderio, all'infuori di questo,
avere non voglio. Addio ogni altro pensiero, ogni altra inclinazione, ogni altro volere. Non
bramo più, non desidero più che una sola cosa, non voglio più nulla se non amare Gesù,
l'amore e le delizie del cielo e della terra. Eh! Gesù! Eh! mio caro Gesù! Che cosa
desidero, io sulla terra? Null'altro, o mio Tutto, se non amarvi.
3. O desiderabilissimo Gesù, io certo vi voglio amare; ma, vi voglio amare, non solo con
tutta la potenza della mia volontà, la quale è troppo debole, ma vi voglio amare con tutta la
capacità e con tutte le forze della vostra volontà, che è mia, giacché vi siete dato tutto a
me; ed anche con tutta la capacità e le forze delle volontà degli uomini e degli Angeli, le
quali sono pure mie, giacché, dandovi a me, voi mi avete: dato tutto. Ah! Signore, fossi io
tutto convertito in desiderio, in sospiro, in volere e in languore per desiderare e volere
maggiormente amarvi!
4. O desiderato dell'anima mia, esaudite, per carità, la mia prece; ascoltate i sospiri del
mio cuore ed abbiate pietà di me. Eh! voi ben sapete, Signore, ciò che vi devo domandare;
tante volte ve l'ha detto il mio cuore. Altro non vi domando se non la perfezione del vostro
santo amore. Altro non voglio se non amarvi e crescere ognor più in questo desiderio. O
oggetto di tutti i miei desideri, accrescete in me. questo desiderio d'amarvi che mi avete
concesso ; ed accrescetelo tanto, e rendetelo così potente e così ardente che d'ora
innanzi io languisca incessantemente per il desiderio dell'amor vostro.
5. O Gesù tutto amabile e tutto desiderabile, accendetemi nell'anima una sete così
ardente, una fame così estrema del vostro santo amore che sia per me un martirio
continuo il non amarvi abbastanza, e che nulla mi possa affliggere più in questo mondo, se
non la pochezza con cui io vi amo.
6. Eh! o buon Gesù, chi non vorrebbe amarvi? Eh! chi, non bramerebbe d'amare sempre
più una bontà così amabile? Mio Dio, mia vita, mio Tutto, non mi posso saziare di dirvi
ch'io desidero amarvi nel modo più perfetto che mi sarà possibile, e ch'io lo desidero
talmente che vorrei, se ciò fosse possibile, che per questo fosse convertito in brama tutto il
mio spirito, in desiderio l'anima mia, in sospiro il mio cuore ed in languore la mia vita.
7. O Re del mio cuore, deh! abbiate pietà della mia miseria. Voi lo sapete, io vi voglio
amare; ma ahimè! voi vedete quante cose in me si oppongono al vostro amore. La
moltitudine innumerevole dei miei peccati, la mia propria volontà, il mio amor proprio, il mio
orgoglio e tutti i miei altri vizi ed imperfezioni m'impediscono di amarvi perfettamente. Oh!
come io detesto, e come inorridisco di tutte queste cose che si oppongono al desiderio che
ho di amarvi! mio Dio, che devo fare per annientarle? eccomi pronto a fare e a soffrire per
ciò tutto quello che vi piace. Eh! Signore, se mi fosse consentito e se io potessi farmi a
pezzi, ridurmi in cenere ed in polvere, ed annientarmi interamente per annientare in me
tutto quello che è contrario all'amar vostro, quanto volentieri lo farei, mercé la grazia
vostra! Ma mettetevi la mano voi stesso, o mio Salvatore; impiegate la potenza del vostro
braccio per sterminare dall'anima mia tutti i nemici dell'amor vostro.
8. O Gesù, non vi è nulla in voi che non sia tutto amore, e tutto amore per me; e mentre
io dovrei essere tutto amore per voi, non vi è niente in me, di tutto quello che è mio, sì nel
mio corpo che nell'anima mia, che non sia contrario all'amor vostro. O dolore! O angoscia!
Come sopportare me stesso? Divino amore, dove siete voi? Dov'è la vostra potenza?
Dov'è la forza del vostro braccio? O fuoco consumante e divorante, dove sono i vostri
celesti ardori? Perché non mi consumate interamente, giacché, tutto quello che è in me vi
è così contrario? Perché non annientate totalmente in me questa vita maligna e
peccaminosa per stabilirvi la vostra vita santa e divina?
9. O amore onnipotente, io mi dono ed abbandono tutto alla vostra sacra potenza.
Venite, per carità, venite in me per distruggervi tutto ciò che vi dispiace e per stabilir vi
pienamente il vostro celeste impero. Se pertanto non ci vuole altro che soffrire, io mi offro
a voi di tutto cuore per soffrir tutti i martirii e tormenti che sono mai stati e saranno sofferti
in questo mondo. Non mi risparmiate dunque, o amore. Purché io sia liberato da tutto ciò
che in me dispiace al mio Salvatore e di tutto quello che m'impedisce di amarlo, non
m'importa; perché anzitutto voglio amare il mio Gesù e lo voglio amare perfettamente a
qualunque costo e a discapito di chicchessia.
10. O Dio amore, voi siete tutto amabile, tutto amante, tutto amore e tutto amore verso di
me. Eh! che sia anch'io tutto amore verso di voi, e che il cielo e la terra siano tramutati
interamente in una pura fiamma d'amore verso di voi!
11. Ah! mio dolce amore, chi m'impedirà ora mai di amarvi, ora che conosco la vostra
immensa bontà? Sarà il mio corpo? Lo ridurrò piuttosto in polvere. Saranno i miei peccati
passati? O buon Gesù, li inabisso tutti nel mare del vostro prezioso sangue. Ecco il mio
corpo e l'anima mia, fatemi soffrire tutto quello che vi piace per cancellarli interamente,
affinché essi non m'impediscano di amarvi. Che adunque? Sarà il mondo o le creature?
No; no, io rinuncio, quanto più posso, a tutte le affezioni sensibili delle cose create, e
consacro a Gesù, mio Creatore e mio Dio, tutto il mio cuore e tutti i miei affetti. E quanto a
te, o mondo, che sei scomunicato dal mio Gesù, poiché egli ha detto che non è del
mondo, che non ne sono neppure quelli che sono suoi, come egli stesso non ne è, e
ch'egli non prega per il mondo: sappi una buona volta ch'io rinunzio a te per sempre; che ti
voglio fuggire come uno scomunicato; ti voglio considerare come un Anticristo, nemico del
mio Signore Gesù Cristo; non voglio tenere le tue lodi, i tuoi biasimi, i tuoi piaceri e le tue
vanità, e tutto quello che maggiormente stimi e tieni caro, in maggior conto che un sogno o
un fumo il quale non fa che passare; voglio avere in orrore il tuo spirito, la tua condotta, i
tuoi sentimenti e le tue massime dannabili; ed in fine voglio tanto odiare e perseguitare la
tua malizia quanto tu odii e perseguiti la bontà del mio Signore Gesù Cristo.
Addio adunque, o mondo, di nuovo addio, o tutto ciò che non è Dio; d'ora innanzi Gesù
sarà il mio mondo, la mia gloria, il mio tesoro, le mie delizie e il mio tutto. Non voglio più
vedere altro che Gesù: chiudetevi a tutto il rimanente, o occhi miei, perché egli solo è
degno d'essere mirato. Non voglio più piacere che al mio Gesù; non voglio più né cuore né
affetto che per lui; non voglio più godere che del suo amore e del compimento della sua
amabilissima volontà; e non mi voglio più rattristare che di ciò che l'offende e di ciò che è
contrario al suo divino amore. O amore, o amore, o morire o amare, ma piuttosto morire
ed amare! Morire a tutto quello che non è Gesù, amare unicamente e sovranamente
questo stesso Gesù.
12. O Sovrano dei miei amori, voi non mi avete messo al mondo che per amarvi. Oh!
quanto nobile, santo, rilevante è questo fine per cui mi avete creato! Oh! che favore, che
dignità per te, o mio povero cuore, d'essere stato creato per il medesimo fine per cui esiste
il Dio che ti ha creato; e per essere occupato, nel medesimo e più divino esercizio che
l'occupa continuamente! Questo gran Dio non esiste che per contemplare ed amare se
stesso e per essere perpetuamente occupato nella contemplazione e nell'amore di se
stesso: e tu non sei fatto che per amare questo medesimo, Dio che ti ha fatto e per essere
impiegato eternamente a benedirlo e ad amarlo. Sia sempre benedetto ed amato questo
Re del cuori che mi ha dato un cuore capace di amarlo!
O Dio del mio cuore, eh! giacché non mi avete creato che per amarvi, non permettete ch'io
viva se non amandovi e crescendo sempre nel vostro amore. O morire o amare! Non più
vita se non per amarvi, o mio Dio; piuttosto centomila morti, anziché perdere mai il vostro
rumore.
13. O divino amore, siate la vita della mia vita, l'anima dell'anima mia e il cuore del mio
cuore. Ch'io non viva più se non in voi e, di voi! Ch'io non sussista più che per voi! Ch'io
non abbia più nessun pensiero, non dica più nessuna parola, non faccia più nessuna
azione se non da voi e per voi.
14. O unico oggetto del mio cuore, voi solo siete degno d'essere amato. Tutto quello che
non è voi non è che nulla, e non è degno neanche d'essere considerato. Perciò siete voi
solo ch'io voglio, voi solo che io cerco, voi solo che io voglio amare. Voi siete il mio tutto;
tutto il resto non è più niente per me, e non voglio più considerare né amare più niente che
in voi e per voi; o piuttosto, non voglio più guardare né amare altro che voi in ogni cosa.
O carissimo Gesù, voi siète il più grande dei miei amici, anzi il mio solo ed unico amico.
Voi siete mio fratello, mio padre, mio sposo e mio capo. Voi siete tutto mio e io voglio
essere tutto vostro, e tutto vostro per sempre.
15. O Gesù, che siete unicamente amabile, unicamente amante, ed unicamente amato dal
vostro eterno Padre e da tutti i celesti amanti, fate che non solo io vi ami sovranamente
sopra ogni cosa, ma che vi ami unicamente in ogni cosa, e che, se amo qualche cosa, io
non l'ami che in voi e per voi.
16. O unico oggetto del mio cuore! o solo oggetto dei miei affetti! non vi è nulla nel cielo e
sulla terra che sia degno d'essere amato se non voi. Eh! quando sarà adunque che non si
vedrà e non si amerà più che voi così sulla terra come nel cielo?
17. O Gesù, o mio unico amore, separatemi interamente da me stesso e da ogni cosa;
attiratemi tutto a voi, rapitemi in voi, possedetemi così pienamente e così assolutamente
da non esservi niente né nel mio spirito, né nel mio cuore che non sia per voi.
18. O carissimo Gesù, quanto siete amabile e quanto poco siete amato! Il mondo, invece
di pensare a voi ed amarvi, non pensa che ad offendervi e a perseguitare coloro che vi
vogliono amare. Ah! che io ci pensi in sua vece, e ch'io non pensi più che ad amarvi! Eh!
chi farà sì che io vi, ami tanto quanto vi dovrebbe amare tutto il mondo?
19. O Figlio eterno dell'eterno Padre, che siete tutto amabile, tutto amante e tutto amore:
da tutta l'eternità voi mi avete amato; quindi, se fossi stato da tutta l'eternità, io avrei
dovuto amarvi anche da tutta l'eternità; non stando così le cose, avrei dovuto almeno
amarvi sin dal primo istante che ho avuto l'uso della ragione. Ma ahimè! ho cominciato
tardi ad amarvi, anzi non oserei affermare che ora ho cominciato ad amarvi come si deve.
O Dio eterno, da tutta l'infinità della vostra eternità non siete stato mai un momento senza
amarmi, mentre io non so se finora abbia impiegato un solo istante della mia vita ad
amarvi come devo, ed invece so purtroppo che non ho passato nessun giorno senza
offendervi. Ah! che dolore, che crepacuore per l'anima mia, Signore! Mentre ci penso,
sono insopportabile a me stesso. Ecco il momento, o mio cuore, che bisogna scoppiare di
dolore. Ecco il momento, o miei occhi, che dovete struggervi in lagrime. Ah! potessi essere
convertito in un mare di lagrime e di lagrime di sangue, per piangere e cancellare le mie
prodigiose ingratitudini verso una bontà così grande! O amore, o amore, mai più
ingratitudine, mai più offesa, mai più peccato, mai più infedeltà, ma unicamente amore.
20. O amore eterno, voi siete amato da tutta l'eternità dal vostro eterno Padre e dal
vostro Santo Spirito. Me ne rallegro infinitamente e mi unisco a quest'amore che essi vi
portano da tutta l'eternità, perdendo mi ed inabissandomi in esso.
21. O bellezza eterna, o eterna bontà, se avessi una vita eterna sulla terra, la dovrei
impiegare tutta nell'amor vostro. Quanto dunque obbligato sono io d'impiegarvi quel poco
di vita e di tempo che mi resta? Ah! mio Signore, io la consacro tutta al vostro santo
amore. Fate ch'io non viva più che per amarvi, e che non passi più nessun momento della
mia vita che non sia impiegato nel vostro divino amore! O morire, o amare. Ma sopra tutto
fate ch'io vi ami per tutta l'eternità. Checché accada, già fin d'adesso mi unisco a tutto
l'amore che vi sarà portato per tutta l'etèrnità.
O eternità d'amore, mio caro Gesù, bruciate, tagliate, riducetemi in polvere, e fatemi
soffrire tutto quello che volete in questo mondo, purché io vi ami eternamente.
22. O Re dei secoli e dei tempi, o dilettissimo dell'anima mia, voi che avete comprato a
prezzo del vostro sangue tutti i momenti del mio tempo e della mia vita, affinché io li
impiegassi ad amarvi: ahimè! ho dato troppo all'amore di me stesso; del mondo e delle
cose create; ho perduto troppo tempo, troppo d'un tempo che vi è costato così caro e che
mi deve essere così prezioso, dovendo ne usare per occupazioni ed affari così grandi e
così importanti quali sono quelli del vostro divino amore. E' tempo, o Gesù, è tempo ch'io
cominci ad attendere per davvero ai santi esercizi del vostro santo amore. Ch'io dunque
non abbia più né vita né tempo che per amarvi. Ch'io ritenga non esservi più al mondo che
voi e me; e che la mia unica occupazione sia di pensare a voi, di trattare con voi cuore a
cuore, spirito a spirito; e che, di tutto ciò che succede nel mondo, una sola cosa mi tocchi
e preoccupi, cioè il desiderio unico di amarvi. O Gesù, accrescete talmente in me questo
desiderio, rendetelo così ardente e pressante che non sia più un semplice desiderio, ma
un continuo languire. Ch'io aspiri a voi incessantemente, ch'io tenda verso di voi
perpetuamente, ch'io sospiri e languisca notte e giorno e senza tregua appresso a voi. Eh!
Gesù! Eh! Gesù, unico amore dei miei desideri, quando sarà ch'io sarò tutto trasformato in
una pura fiamma d'amore verso di voi?
23. O amore sconfinato, o mio Dio, voi riempite il cielo e la terra, voi siete dovunque ed
in ogni cosa. Dappertutto siete tutto amabile e tutto amore. Dappertutto voi amate
infinitamente il Padre vostro e il vostro Santo Spirito, e ne siete infinitamente amato; ed
altresì. voi mi amate infinitamente in ogni luogo e in ogni cosa: che anch'io vi ami
dovunque, in ogni luogo e in ogni cosa e che ami ogni cosa, in voi e per voi. A tal fine io mi
unisco e mi dono alla vostra divina immensità, ed in virtù di questa immensità divina, io
estendo il mio spirito e la mia volontà dovunque e in tutti i luoghi del mondo; e là, in tutta la
potenza ed immensità del vostro spirito e del vostro amore; vi amo, vi glorifico e vi adoro
infinite volte, unendomi ancora a tutto l'amore che il Padre vostro e il vostro Santo Spirito
vi portano dovunque ed in tutte le cose che sono nel cielo, sulla terra ed, anche
nell'inferno.
24. O bontà infinita, ci vorrebbe un amore infinito per amarvi degnamente. Ah! che gioia
per l'anima mia, che contento per il mio cuore, sapere che siete così buono. O Gesù mio,
così perfetto ed amabile che, quand'anche tutte le creature del cielo e della terra
impiegassero tutte le loro forze e tutta l'eternità ad amarvi, esse non potrebbero amarvi
abbastanza; essendo che voi solo, col Padre e collo Spirito Santo, siete capace di amarvi
degnamente.
25. O bontà infinita, se io avessi tutti i cuori e tutta la capacità d'amare degli uomini e
degli Angeli, anzi se avessi un'infinità di cuori o una capacità infinita d'amare, la dovrei
impiegare tuttii1 ad amar colui ché è infinitamente amabile, e che impiega tutte le risorse
della sua sapienza, della sua potenza, della sua bontà e delle altre sue perfezioni divine
ad amarmi e ad operare tante meraviglie per amor mio. Quanto dunque sono obbligato
d'impiegare a ciò quel po' di potenza di cui mi posso valere? Suvvia, o mio caro Gesù,
voglio esaurire e consumare nell'amarvi tutte le forze del mio corpo e del mio Cuore. Ed è
troppo poco; voglio raccogliere in me tutte le forze del cielo e della terra, le quali sono mie,
giacché mi avete dato tutto, ed impiegarle tutte ad amarvi; anzi vi voglio impiegare tutte le
potenze della vostra divinità ed umanità, le quali pure sono mie, giacché vi siete dato voi
stesso a me.
Vi amo dunque, o Gesù, vi amo con tutte le mie forze, vale a dire con tutte le forze del
mio corpo e dell'anima mia, con tutte le forze di tutte le creature che sono nel cielo e sulla
terra, e con tutte le potenze della vostra divinità e della vostra umanità.
26. Ma che faccio, o mio Dio? Non sono nemmeno degno di amarvi; non spetta che a voi
solo di disimpegnare un ufficio così santo e così divino. Mi anniento perciò ai vostri piedi,
quanto mi è Possibile, nel più profondo del mio nulla. Io mi dono tutto a voi: annientatemi
voi stesso, per la virtù di codesto amore potentissimo il quale vi ha calato fin nel nostro
nulla, e stabilitevi in me affinché voi vi amiate in me d'un amore degno di voi, e che io vi
ami d'ora innanzi non più da me stesso, né con le forze del mio spirito e del mio proprio
amore, ma per voi stesso e con la potenza del vostro spirito e del vostro amore.
27. O amabilissimo Gesù, voi ci assicurate nella vostra santa Parola che il Padre vostro ci
ama come ama voi (Gv 17, 26), e che voi ci amate come il Padre vostro vi ama (Gv 15, 9),
cioè col medesimo cuore e col medesimo amore con cui egli vi ama. E poi ci comandate di
amarvi come voi amate vostro Padre, e di rimanere sempre nel vostro amore come voi
rimanete sempre nell'amore del Padre Vostro (Gv 15, 9-10). Non per tanto, Signore, voi
conoscete l'impotenza e l'incapacità in cui sono di amarvi. Datemi dunque, per carità, o
mio Dio, ciò che mi comandate, e poi comandatemi tutto quello che volete (172).
Annientate in me il mio proprio cuore e il mio amar proprio, e stabilitevi il vostro cuore e il
vostro amore, il quale altro non è che quello del Padre vostro, affinché oramai io vi ami
come voi amate vostro Padre e come egli vi ama; affinché io dimori sempre nell'amor
vostro come voi dimorate sempre nell'amore del Padre vostro; ed affinché io faccia tutte le
mie azioni sotto l'impulso e la guida di codesto medesimo amore. Sì, Gesù mio, è in
codesto amore eterno, immenso ed infinito, con cui il Padre vostro vi ama e con cui voi lo
ricambiate da tutta l'eternità, che vi voglio amare d'ora innanzi e voglio fare tutto quanto
devo fare per voi. E' codesto amore infinito del vostro Cuore, e codesto Cuore immenso
tutto pieno d'amore, che vi voglio offrire e che vi offro infatti come cosa mia e come mio
proprio cuore ed amore, giacché me l'avete dato, donandovi a me, col Cuore dilettissimo
della vostra dilettissima Madre, il Cuore più amabile, più amato, e più amante dì tutti i cuori
che adorano il vostro; e da ultimo con tutti i cuori. di tutti i divini amanti che sono nel cielo e
sulla terra, che io vi offro similmente come cosa mia, giacché il vostro santo Apostolo
m'insegna che il Padre vostro, donandovi a noi, ci ha dato con voi ogni cosa (Rom 8, 32).
28. O Gesù, voi siete purissimo, voi siete la purezza medesima, e voi mi amate d'un
amore purissimo: anch'io vi voglio amare dell'amore più puro che mi sarà possibile.
Laonde vi voglio amare in voi stesso, vale a dire, col vostro proprio amore, il quale è
purissimo, non volendo amare che voi e non volendo amarvi che per voi e per il vostro
solo contento. Io vi amo dunque, o mio carissimo Gesù, io vi amo col purissimo amore con
cui amate voi stesso, ed altresì col purissimo amore con cui vi amano il Padre vostro, il
vostro Santo Spirito, la vostra purissima Madre, i vostri Angeli e i vostri Santi. O Padre di
Gesù, Santo Spirito di Gesù, amate per me il mio Salvatore e supplite a tutte le mancanze
che ho commesse nell'amarlo. O Madre di Gesù, Angeli di Gesù, Santi e Sante di Gesù, o
tutte le creature di Gesù, venite in mio soccorso, aiutatemi ad amare il vostro e mio
Creatore. Venite, amiamolo, questo amabilissimo Signore, impieghiamo e consumiamo
tutto il nostro essere e tutte le nostre potenze ad amare colui che non ci ha creati che per
amarlo.
29. Ah! Caro amico del mio cuore e diletto cuore dei miei amori; ahimè! è cosa ben
deplorabile e degna di essere deplorata con lagrime di sangue, il veder vi così poco
amato, anche dalla maggior parte di quelli che fanno professione di amarvi.
Cosa strana: non vi è niente di così amabile come voi, e sembra che non vi sia al mondo
nulla che sia meno amato di voi. Se ne trovano abbastanza che amano il vostro paradiso,
che amano le soavità della vostra grazia e le consolazioni del vostro amore; ma ahimè! su
mille appena se ne trova uno che vi ami puramente per voi stesso. Eh! Gesù, eh! mio
purissimo amore, siete voi solo ch'io cerco, voi solo ch'io desidero, voi solo ch'io voglio
amare; ed io vi voglio amare, non per proprio interesse e contento, né perché amarvi è
cosa dolce e piena di consolazioni, ma perché siete degnissimo di essere amato
unicamente per voi stesso.
30. Eh! quando sarà ch'io vi amerò così puramente da poter dire in verità: Il mio Gesù è
il mio tutto, e tutto il resto non mi è nulla; egli solo mi basta ed altro non voglio che lui; e
non lo voglio per me ma per lui stesso? No, no, non sono le gioie del Paradiso, né le
consolazioni del celeste amore ch'io vado cercando; ma è il Signore del Paradiso e il Dio
delle consolazioni ch'io amo; di modo che, quand'anche non mi desse mai (il che tuttavia è
impossibile alla sua bontà), nessuna consolazione né ricompensa, io nondimeno lo vorrei
sempre amare perché egli è degnissimo d'essere amato per sé solo. Altra ricompensa non
voglio se non poterlo amare e non lo voglio amare che per amarlo.
O buon Gesù, imprimete questi sentimenti e disposizioni nel mio cuore e nei cuori di
tutti gli uomini, e specie nei cuori di tutte le persone per cui voi sapete ch'io debbo e
desidero pregarvi particolarmente. O re dei cuori, eccoli, ve li offro e sacrifico, tutti questi
poveri cuori che voi avete creati per amarvi e che non vogliono più respirare che il vostro
amore. Annientate in essi tutto quello che è contrario alla vostra sacra dilezione e
riempiteli del vostro divino amore. Eh! Salvatore, attirateli a voi, rapiteli in voi, uniteli al
vostro, assorbiteli nel vostro, e fate che siano del numero di coloro di cui è detto: Vivent
corda eorum in saeculum saeculi (Ps 21, 26): «I loro cuori vivranno nei secoli dei secoli»,
cioè vivranno della vita del divino amore per amare sempre il Dio d'amore e di vita. Ah!
quanto beati sono quei cuori che altro non faranno in tutta l'eternità che adorare, lodare ed
amare l'adorabilissimo ed amabilissimo Cuore di Gesù! Benedetto colui che li ha creati,
quei cuori diletti, per essere da essi glorificato ed amato eternamente.
31. O Dio della mia vita e del mio cuore, voi siete sempre in un continuo esercizio
d'amore verso di me. Voi impiegate tutto ciò che è in voi e tutto quanto avete creato nel
cielo e sulla terra per provarmi il vostro amore; per cui uno dei vostri amanti m'insegna che
il cielo e la terra e tutte le cose che vi sono non cessano di ripetermi ch'io ami il Signore
mio Dio (173); di modo che tutto ciò che odono le mie orecchie, tutto ciò che i miei occhi
vedono, tutto ciò che i miei altri sensi gustano, toccano e sentono, tutto ciò che la mia
memoria, il mio intelletto e la mia volontà possono conoscere e desiderare, tutte le cose
visibili e invisibili che si contengono nell'ordine della natura ed in quello della grazia e della
gloria, tutte le grazie temporali ed eterne che da voi ho ricevuto, o mio Dio, tutti i vostri
Angeli e i vostri Santi, tutti i buoni esempi che essi mi hanno lasciati colle loro virtù e colle
loro sante azioni, tutte le meraviglie che avete operate nella vostra Santissima Madre, tutte
le perfezioni della vostra essenza e persona divina, tutti gli stati e misteri della vostra
divinità e della vostra umanità, tutte le vostre qualità e virtù, tutti i vostri pensieri, parole,
azioni e sofferenze, tutti i passi che avete fatti sulla terra, tutte le gocce di sangue che
avete versate, tutte le piaghe del vostro corpo: in una parola tutte le cose del creato e
dell'increato, del tempo o dell'eternità, sono come altrettante bocche, o Gesù mio, colle
quali voi mi predicate continuamente la vostra bontà e il vostro amore verso di me; sono
altrettante lingue colle quali voi mi protestate incessantemente che mi amate e m'invitate a
ricambiarvi codesto amore; sono altrettante voci colle quali voi mi dite perpetuamente:
Amo te, amo te: dilige me, quia ipse prior dilexi te. Dilige Dominum Deum tuum ex toto
corde tuo, ex tota anima tua, et ex totis viribus tuis: «Io ti amo, io ti amo: amami, giacché
per il primo io ti ho amato. Ama il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l'anima e con
tutte le forze». Finalmente tutte queste cose sono altrettanti predicatori e voci che mi
gridano senza posa: Amore, amore, amore per Gesù il quale è tutto amore per te ed
impiega tutto ciò ch'egli è, tutto ciò che ha, tutto ciò che può, tutto ciò che sa, tutto quello
che fa e tutto quanto da lui dipende nel cielo e sulla terra, per farti conoscere l'amore che
egli ti porta e per cattivarsi il tuo cuore obbligandoti ad amarlo.
Ah! Signore mio Dio, come la vostra bontà per me è eccessiva, ed ammirabile il vostro
amore! Voi mi amate, mi desiderate, mi cercate con tanta cura e tanto ardore quasi
v'importasse di me, quasi io fossi qualche cosa e vi fossi molto necessario. Voi desiderate
tanto di possedermi, e temete tanto di perdermi quasi che, possedendomi o perdendomi,
voi possedeste o perdeste qualche gran tesoro. Voi ricercate la mia amicizia con tante
istanze, quasi che ne dipendesse la vostra felicità. E se mai ne dipendesse tutta la vostra
felicità e la vostra gloria, Signore, che potreste fare di più di quel che fate? O bontà, o
bontà! io mi sperdo nei vostri abissi. O bontà! è possibile che voi siate così poco
considerata, così poco amata, ed invece tanto offesa, tanto perseguitata da coloro che voi
tanto amate? O cuore umano, quanto sei duro, se non sei intenerito da tante voci così
possenti e così amorose! Quanto sei ghiaccio, se non sei arso da tanti fuochi e sacre
fiamme! Che farò, o mio Salvatore? Come resistere a tante attrattive così violente della
vostra infinita bontà? Che dirò, che risponderò a tutte queste voci colle quali mi invitate ad
amarvi? Che desiderate voi, che attendete da me, se non ch'io vi risponda col Principe
degli Apostoli: Amo te, amo te: «Io vi amo! vi amo»? (Gv 21, 15).
Ma ahimè! invece di rispondervi in questo modo, finora, o dolore! o crepacuore! io ho
risposto contro di voi, insieme coi crudeli Giudei, colla voce dei miei peccati: Tolle tolle,
crucifige eum (Gv 19, 15); perché tutti i miei peccati, le mie ingratitudini, le mie inclinazioni
perverse, il mio amor proprio, la mia propria volontà, il mio orgoglio, tutti gli altri miei vizi e
pensieri cattivi, le cattive parole ed azioni, tutto l'abuso che feci dei sentimenti del mio
corpo e delle potenze dell'anima mia, e di tutte le cose che sono in me, in quanto da me
procedono, sono altrettante voci dannabili che gridano senza posa contro di voi coi Giudei:
Tolle tolle, crucifige eum. O ingratitudine! o crudeltà! o uomo perfido ed esecrando, è così
che tu ami colui che è tutto amore per te? E' così che rispondi a colui che t'invita così
dolcemente e così potentemente ad amarlo? Ed è questo che tu ricambi a quell'immensa
bontà per tanti beni che da lei hai ricevuti? Perdono, o mio Signore, perdono, per carità.
Che tutte le vostre bontà e misericordie (per dir così) vi domandino perdono per me! Che
la vostra santa Madre, tutti i vostri Angeli e tutti i vostri Santi si prostrino ai vostri piedi per
ottenermi questo perdono dalla vostra clemenza! Che tutte le cose suddette, con cui Voi
mi gridate che io vi ami; siano altrettante voci le quali gridino da parte mia (come meglio si
può) davanti al trono della vostra benignità, e ciò in tutta l'umiltà, il pentimento e la
contrizione che mai fu e sarà: Perdono, perdono, misericordia, misericordia a questo
povero peccatore!
O misericordiosissimo Salvatore, ricevete, vi prego, e gradite, per la vostra infinita
misericordia, le proteste che ora vi farò per l'avvenire. O amabilissimo mio Gesù, giacché
siete sempre in atto d'amore verso di me, e impiegate ad amarmi tutto ciò che è in voi e
fuori di voi, io voglio pure essere sempre in atto di amore verso di voi, e far usò di tutto
quello che è in me e fuori di me per il vostro santo amore. Anzi, se per impossibile io non
avessi nessun obbligo di amarvi, pur nondimeno vi vorrei amare con tutto il cuore ed in
tutti i modi possibili.
Per questo fine io voglio, se così a voi piace, che tutti i miei pensieri, parole ed azioni,
tutti gli usi dei sentimenti del mio corpo e delle potenze dell'anima mia, tutti i miei respiri,
tutti i palpiti del mio cuore, tutte le pulsazioni delle mie vene, tutti i momenti della mia vita,
tutte le cose che furono, sono e saranno in me, ed anche tutti i miei peccati, per quanto sia
possibile mercé la potenza della vostra sapienza e della vostra bontà, la quale sa bene
volgere tutte le cose, anche i peccati medesimi, a pro di coloro che vi amano: io voglio,
dico, che tutte queste cose siano tramutate in altrettante voci, colle quali io vi dica
continuamente ed eternamente, e ciò con tutto l'amore del cielo e della terra: Amo te, amo
te, etiam, Domine Iesu, amo te: «Io vi amo, io vi amo; sì, mio Signore Gesù, io vi amo». E
se trovasi in me qualche cosa, o qualche parte del mio corpo o dell'anima mia che dica il
contrario o che a questo si opponga, voglio che sia ridotta in polvere e gittata via al vento.
32. Desidero ancora che tutte le cose che furono, sono e saranno nell'ordine della
natura ed in quello della grazia e della gloria, nel cielo, sulla terra ed anche nell'inferno,
siano altrettante voci che vi dicano continuamente e sempre da parte mia ed in mia vece:
Amo te, amo te, Domine Iesu: «Io vi amo, io vi amo, o Signore Gesù». Ed è questo l'uso
spirituale ch'io debbo e voglio fare di queste cose come di cose mie, che voi m'avete date,
affinché io le impieghi ad amarvi, come si è detto poc'anzi.
33. Inoltre desidero ancora, o mio Gesù, che tutte le potenze e perfezioni della vostra
divinità e della vostra umanità, tutti i vostri stati, misteri, qualità, virtù, pensieri, parole,
azioni e sofferenze, tutte le vostre sacre piaghe, tutte le gocce del vostro prezioso sangue,
tutti i momenti della vostra eternità, per dir così, e generalmente tutte le cose che furono e
sono nel vostro corpo, nell'anima vostra e nella vostra divinità, siano altrettante voci che vi
dicano per me eternamente: Amo te, amantissime Iesu, amo te, bonitas infinita; amo te ex
toto corde meo, ex tota, anima mea, et ex totis viribus meis, et magis atque magis volo
(174): «Io vi amo, o amabilissimo Gesù; io vi amo, o bontà infinita; vi amo con tutto il
cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze, e vi voglio amare sempre più».
Infine, Salvatore mio, voglio e vi prego di far sì che non vi sia nulla nel mio essere e
nella mia vita, nel mio corpo e nell'anima mia, nel mio tempo e nella mia eternità, che non
sia tramutato in amore verso di voi.
E affinché questi miei desideri e voleri siano efficaci quanto è possibile, io desidero e
voglio tutte queste cose non nella mia volontà umana e naturale la quale è troppo debole e
indegna di essere impiegata a volere cose così grandi e così sante, ma le voglio e
desidero nella vostra divina volontà, o Gesù, la quale è onnipotente e la quale è mia
giacché siete tutto mio.
O mio Signore, se il mio potere fosse pari al mio volere, certo farei sì che tutti questi miei
desideri fossero perfettamente compiuti per vostra gloria e per amar vostro. Ma a me
spetta di desiderare, e a voi di attuare, a voi che potete tutto quello che volete e che fate la
volontà di coloro che vi temono. Compite dunque questi miei desideri, o mio
desiderabilissimo Gesù, ve ne supplico per tutto quello che siete, per tutte le vostre bontà
e misericordie, per tutto ciò che amate e per tutto ciò che vi ama nel cielo e sulla terra, e
questo per il vostro purissimo amore e contento. Epperò giacché la vostra volontà è mia,
ed io voglio le cose suddette nella potenza di questa medesima volontà, ho una
fermissima fiducia nella vostra bontà che verranno compiute nel modo che la vostra
sapienza eterna riterrà più conveniente alla gloria della vostra divina grandezza.
34. Buon Gesù, quando sarà che non si trovi più niente in me che m'impedisca di
amarvi,? Ahimè! lo vedo bene che ciò non sarà su questa terra, ma solamente nel cielo. O
cielo, quanto sei desiderabile! In te solo si ama Gesù perfettamente, in te solo l'amore di
Gesù regna pienamente, solo in te non si vedono cuori che non siano trasformati in
amore. O terra, o mondo, o corpo, prigione oscura dell'anima mia, quanto sei
insopportabile! «Me infelice! chi mi libererà da questo corpo di morte»? (Rom. 7, 24).
Bisognerà dimorare ancora a lungo in questo misero esilio, su questa terra straniera, e in
questo luogo di peccato e di maledizione? Verrà, verrà fra breve quel giorno, quell'ora,
quel momento tanto desiderabile e tanto desiderato in cui comincerò ad amare
perfettissimamente il mio amabilissimo Salvatore?
Ah! Gesù mio, mio caro Gesù, mio carissimo Gesù, non vi amerò dunque giammai
come desidero? Dio delle misericordie, non avrete pietà del mio dolore? Non sentirete i
miei sospiri? Non esaudirete i miei clamori? Eh! Signore, è verso di voi ch'io grido, è voi
ch'io desidero, è verso di voi ch'io sospiro; e voi sapete che non voglio nulla nel cielo e
sulla terra, nella vita e nella morte, se non il vostro puro amore.
Madre di Gesù, Angeli di Gesù, Santi e Sante di Gesù, creature tutte di Gesù, abbiate
compassione dei miei dolori; parlate per me al dilettissimo dell'anima mia, ditegli ch'io
languisco d'amore per lui. Ditegli che non voglio niente nel tempo e nell'eternità se non il
suo puro amore; non il cielo, non la gloria del cielo, non le grandezze del paradiso; non le
dolcezze della sua grazia, ma il suo purissimo amore. Ditegli che non posso più vivere
senza questo puro amore, e che dunque egli si affretti di compiere in me i disegni e l'opera
della sua grazia, consumandomi tutto nel suo divino amore, per trasportarmi presto nel
regno eterno di questo medesimo amore. Amen, veni, Domine Iesu (Ap 22, 20): «Così sia,
venite, o Signore Gesù», venite o mia vita e mia luce, venite, amor mio, venite, mio tutto,
venite in me per annientarvi tutto ciò che è contrario all'amor vostro. Venite in me per
trasformarmi tutto in amore per voi. Venite per attirarmi a voi e per stabilirmi presto in quel
luogo d'amore, là dove regna il vero e perfetto amore, là dove tutto è amore, là dove non
vi è che puro amore ed amore continuo, invariabile ed eterno. Eh! Gesù, eh! Gesù; unico
amore del mio cuore!

IX. - Atti d'amore verso Gesù, prigioniero nelle sacre viscere di sua Madre.

O Gesù, amor mio, vi vedo prigioniero nelle purissime viscere della vostra santa Madre,
ma molto più nei sacri vincoli del vostro divino amore. Ch'io vi ami, o buon Gesù, di quello
stesso amore che vi ha ridotto a tale stato, e ch'io ne sia il prigioniero con voi.
O amore che imprigiona Gesù in Maria e Maria in Gesù, imprigionate il mio cuore, il mio
spirito, i miei pensieri, desiderii ed affetti in Gesù, e stabilitelo in me affinché io sia tutto
riempito di lui, e ch'egli viva e regni in me perfettamente.
O Gesù, mio dolce amore, io vi amo con tutto l'amore col quale siete stato amato, durante
la vostra prigionia di nove mesi, dal vostro eterno Padre, dal vostro Santo Spirito, dalla
vostra SS. Madre, da S. Giuseppe) da S. Gabriele, da tutti gli Angeli e Santi che hanno
avuto qualche parte speciale a questo mistero d'amore.
O abisso d'amore, contemplandovi nelle sacre viscere della vostra Santissima Madre, io vi
vedo come divinamente sperduto e inabissato nell'oceano del vostro divino amore. Eh!
che anch'io mi sperda, mi sperda anch'io e mi inabissi santamente con voi in questo
medesimo amore.

X. - Atti d'amore verso Gesù nascente e considerato come bambino.

O Gesù, siete tutto amore in tutti i momenti, stati e misteri della vostra vita; ma anzitutto
non siete che amore e dolcezza nel momento della vostra nascita e nello stato della vostra
santa infanzia. Ch'io vi ami dunque in questo momento e in questo stato; che il cielo e la
terra vi amino con me, e tutto il mondo sia trasformato in amore verso il suo Creatore e il
suo Dio, tutto trasformato in dolcezza e in amore verso di esso.
O amabilissimo bambino, voi nascete dall'amore, nell'amore e per amore. E nel
momento della vostra nascita voi amate più l'eterno Padre che tutti gli Angeli e gli uomini
insieme non lo potrebbero amare per tutta l'eternità; e così il Padre vostro vi ama più in
quel momento che non ha amato mai e mai amerà tutti gli uomini e Angeli uniti insieme. O
Gesù, vi offro tutto quell'amore con cui siete stato amato nella vostra nascita dal Padre
vostro, ed anche dal vostro Santo Spirito, dalla vostra Santa Madre, da S. Giuseppe, da S.
Gabriele e da tutti gli Angeli e i Santi che hanno partecipato specialmente a questo
amabilissimo mistero.
O amore di Gesù che di lui trionfate in tutti i suoi stati e misteri, ma specialmente nello
stato della sua infanzia e nel mistero della sua croce, e che, in questi due misteri, fate
trionfare ed esaltate la sua onnipotenza nell'impotenza, la sua pienezza nella povertà, la
sua sovranità nella dipendenza, la sua sapienza eterna nell'infanzia, la sua felicità e
beatitudine nelle sofferenze, e la sua vita nella morte: trionfate di me, cioè del mio amor
proprio, della mia propria volontà e delle mie passioni, e mettetemi in uno stato
d'impotenza, d'indigenza, di dipendenza, d'infanzia santa e divina, e di morte al mondo e a
me stesso, il quale adori e glorifichi l'impotenza, la dipendenza, l'infanzia e la morte in cui
avete ridotto il mio Gesù nel mistero della sua nascita e della sua croce.
Questi atti d'amore sulla nascita e sull'infanzia di Gesù bastano per darvi la facilità di
farne altri simili sugli altri suoi stati e misteri.

XI. - Atti d'amore verso Gesù crocifisso che si possono fare baciando il crocifisso
(175).

Ecco ancora dieci atti d'amore verso Gesù crocifisso che potrete fare baciando il
crocifisso, e che è bene fare una volta al giorno, e ciò la sera, dopo l'esame di coscienza e
le preghiere susseguenti, per finire la giornata con questi atti di amore verso Gesù e
ottenere così da lui la grazia di finire la vita nell'esercizio del suo santo amore.
Ecco come si deve fare:
1° Baciate il piede della croce ed intanto dite col cuore:
«O Gesù, in onore e in unione dello stesso amore col quale voi avete baciato, abbracciato
ed amato la croce che vi è stata offerta nel giorno della vostra santa Passione, e che vi è
stata presentata fin dal momento della vostra Incarnazione, io amo ed abbraccio di tutto
cuore tutte le croci sì di corpo che di spirito, che vi piacerà di mandarmi in tutta la mia vita,
unendole alle vostre, e supplicandovi di farmi partecipe dell'amore sconfinato col quale le
avete portate».
2° Baciate la piaga dei santi piedi di Gesù, con questo desiderio:
«O Gesù, io desidero, di grazia, baciare i vostri santi piedi, col medesimo amore con cui li
baciò la vostra divina amante S. Maddalena in casa del Fariseo, quando ella meritò di
sentire queste dolci parole dalla vostra sacra bocca: Ti son perdonati i 1 tuoi peccati».
3° Baciate ancora i piedi di Gesù con questo desiderio:
«O Gesù, desidero baciare i vostri sacri piedi, con tutto l'amore di tutte le anime buone che
sono sulla terra, offrendovi tutto quest'amore in soddisfazione delle mancanze che ho
commesse nell'amarvi in tutta la mia vita».
4° Baciate la piaga della mano sinistra, secondo questa intenzione:
«O Gesù, voglio baciare, di grazia, questa sacra piaga, unito a tutto l'amore che vi portano
l'Arcangelo S. Gabriele, tutti i Serafini e tutti gli Angeli, specie il mio Angelo Custode,
offrendovi tutto quest'amore in soddisfazione delle mancanze che ho commesse durante
tutta la mia vita contro il vostro santo amore».
5° Baciate la piaga della mano destra, con questa elevazione di cuore a Gesù:
«O Gesù, desidero baciare questa santa piaga, unito a tutto l'amore che vi portano tutti i
Santi e Sante del Cielo, offrendovelo in soddisfazione dei peccati che ho commessi contro
il vostro divino amore».
6° Baciate la sacra piaga del costato di Gesù unendovi all'amore della Santa Vergine; o
piuttosto, ritenendo vi indegno di baciare questa santa piaga, pregate la Madonna
Santissima di baciarla per voi:
«O Madre di Gesù, vi prego di baciare per me la sacra piaga del costato del Figliuol
vostro, e con questo bacio rendetegli centuplicato tutto l'amore che gli avrei dovuto
rendere in tutta la mia vita».
E invece di baciare la piaga del costato, baciate quella dei piedi con questo desiderio:
«O Gesù, desidero baciare i vostri santi piedi, unito a tutto l'amore che ha per voi la vostra
santa Madre, offrendovi questo amore in riparazione delle mancanze che ho commesse
nell'amarvi».
7° Baciate le sante piaghe del sacro capo di Gesù incoronato di spine; o piuttosto,
riputandovene troppo indegno, rivolgetevi all'eterno Padre dicendogli così:
«O Padre di Gesù, date, per carità, un santissimo bacio al vostro Figlio dilettissimo, e con
questo divin bacio, rendete gli centuplicato mille volte tutto l'amore che gli avrei dovuto
rendere in tutta la mia vita».
Ed invece di baciare le piaghe del capo di Gesù, baciate di nuovo quella dei piedi,
dicendo:
«O Gesù, ch'io baci i vostri santi piedi con tutto l'amore che vi porta il vostro eterno Padre,
per quanto ciò mi è possibile, offrendo vi tutto quest'amore in soddisfazione delle
mancanze che ho commesse nell'amarvi».
8° Baciate ancora i santi piedi di Gesù, unendovi all'amore dello Spirito Santo in questo
modo:
«O Gesù, ch'io baci i vostri santi piedi, unendomi a tutto l'amore che vi porta il vostro
Santo Spirito, offrendovi tutto quest'amore in soddisfazione delle colpe... ecc. ».
9° Baciate ancora questi sacri piedi, unendovi all'amore che Gesù ha per se stesso,
dicendogli così col cuore, e colla bocca pure se volete:
«O Gesù, ch'io baci nuovamente i vostri sacri piedi, con tutto l'amore, per quanto posso,
che avete per voi stesso, offrendovi tutto codesto amore in soddisfazione dei miei difetti, e
supplicandovi di rendere voi medesimo a voi centuplicato mille volte tutto l'amore che vi
avrei dovuto rendere dacché sono nel mondo».
10° Da ultimo, baciate ancora una volta questi piedi divini con tutto l'amore sacro del
cielo e della terrà in pari tempo, dicendo:
«O Gesù, ch'io baci ancora una volta i vostri piedi divini, con tutto l'amore in pari tempo,
per quanto mi è possibile, che vi è stato, è e sarà portato da tutta l'eternità e per tutta
l'eternità nel cielo e sulla terra, da tutte le divine e sante, persone che vi amano; offrendovi
tutto questo amore in soddisfazione di tutti i miei peccati ed infedeltà e di tutte le
mancanze che ho commesse in tutta la mia vita nell'amarvi».
Osservate che per far questi atti d'amore, non è mestieri, se a voi non piace,
pronunziarne le parole colla bocca, o anzi avere in mente attualmente i pensieri qui
accennati; ma basta baciare il crocifisso altrettante volte come si è detto, secondo le
intenzioni soprammentovate. E così ogni atto si può fare in un attimo. Però è buono, sul
principio, applicare la mente a questi pensieri ed intenzioni; dopo poi, quando si è praticato
questo esercizio per diverso tempo, tutto ciò si può fare facilmente ed in pochissimo
tempo.
Si possono fare pure questi dieci atti senza crocifisso dicendo dieci volte questa santa
parola: O Gesù! e con la volontà di dirla ogni volta secondo le suddette intenzioni.

XII. - La Corona del santo amore di Gesù.

Vi sono tre poste in questa coroncina e quattro granellini che fanno trentaquattro
granellini in onore dei trentaquattro anni della vita tutta di amore che Gesù menò su
questa terra.
Al principio bisogna dire: Veni, sancte Spiritus, reple tuorum corda fidelium, et tui amoris
in eis ignem accende: «Venite, o Spirito Santo, riempite il cuore dei vostri fedeli, ed in essi
accendete il fuoco del vostro amore». E ciò per invocare e attirare in noi il santo amore di
Gesù che è il suo Santo Spirito, e per darci a lui, affinché distrugga in noi tutto quello che
gli è contrario ed egli stesso ami Gesù in tutti i modi a suo piacere.
Ad ogni granellino poi bisogna dire queste parole tratte parte dal Vangelo (Gv 21, 15),
parte da S. Agostino (Manuale c. 10), ad imitazione di S. Pietro che disse tre volte Amo te
a nostro Signore, quando, dopo la sua risurrezione, egli gli domandò se l'amasse: Amo te,
amantissime Iesu; amo te, bonitas infinita; amo te ex toto corde meo, ex tota anima mea,
et ex totis viribus meis, et magis atque magis amare volo; vale a dire: «Vi amo, o
amabilissimo Gesù, vi amo, o bontà infinita, vi amo con tutto il cuore, con tutta l'anima e
con tutte le forze, e vi voglio amare sempre più».
Dicendo il primo Amo te, bisogna desiderare di dirlo con tutto l'amore che l'eterno Padre
porta al Figlio suo. Dicendo il secondo, bisogna intendere di dirlo con tutto l'amore che il
Figlio di Dio porta a se stesso. Dicendo il terzo, bisogna voler dirlo con tutto l'amore che lo
Spirito Santo porta a Gesù, ricordandoci che l'eterno Padre, dandoci il Figlio suo, ci ha
dato tutto con lui, come dice S. Paolo (Rom 8, 32), e che per conseguenza l'amore del
Padre, del Figlio e dello Spirito Santo è nostro e abbiamo diritto d'usarne, come di cosa
nostra, per amare Gesù.
Dicendo: ex toto corde meo, «con tutto il cuore», ciò si deve intendere del Cuore di
Gesù, di quello della SS. Vergine, e di tutti i cuori degli Angeli e dei Santi del cielo e della
terra, i quali tutti insieme non hanno che un solo cuore col Santissimo Cuore di Gesù e di
Maria, per l'unione che sta tra tutti questi cuori; e questo Cuore è nostro, giacché ci
assicura S. Paolo che tutte le cose, nessuna eccettuata, sono nostre: Omnia vestra sunt (I
Cor 3, 22); e per conseguenza possiamo e dobbiamo valercene come di cosa nostra per
amare Dio.
Dicendo: ex tota anima mea, «con tutta l'anima», ciò si deve intendere dell'anima santa
di Gesù, di quella della santa Vergine, e di tutte le anime sante del cielo e della terrà, le
quali tutte insieme, per l'unione della carità, non sono che un'anima sola la quale è nostra
e della quale ci dobbiamo valere per amare colui che ce l'ha data.
Dicendo: ex totis viribus meis, «con tutte le forze» bisogna intendere d'impiegare tutte le
potenze della divinità e dell'umanità di Gesù, e tutte le forze di tutte le creature del cielo e
della terra e dell'inferno medesimo, come cosa nostra, per amare Gesù.
Dicendo queste ultime parole: Et magis atque magis amare volo; «e vi voglio amare
sempre più», bisogna aver intenzione, non solo d'impiegare tutta la nostra volontà per
voler amare Gesù, ma ancora d'impiegarvi tutta la possanza e la capacità infinita della
divina volontà di Gesù la quale è nostra, e della quale quindi ci possiamo e dobbiamo
servire per volerlo amare con una volontà infinita e degna di lui, non essendo la nostra
propria e naturale volontà capace di amarlo degnamente.
Ai granellini grossi, bisogna dire queste parole di S. Agostino: O ignis, qui semper ardes
et numquam extingueris, o amor, qui semper ferves et nunquam tepescis, accende me,
accende me totum, ut totus diligam te (176): «O fuoco, che siete sempre ardente e non vi
spegnete mai; o amore, che siete sempre fervente e non vi raffreddate, infiammatemi,
avvolgetemi, affinché io sia tutto fuoco d'amore per voi».
Oppure invece di questo potrete dire: Veni sancte Spiritus, ecc., come si è detto.
Soggiungo a proposito che è molto buono dire le suddette parole: Amo te, amantissime
Iesu... dopo la santissima Comunione, perché, possedendo in noi in modo più particolare
in quel tempo l'amore del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo col Cuore divino e
l'anima santa di Gesù, e tutte le potenze della sua divinità e della sua umanità, allora più
che mai abbiamo diritto di valerci di tutto ciò, come di cosa nostra, per amare Gesù; ed è
allora che gli possiamo ben dire con verità, secondo le intenzioni soprammentovate: Amo
te, amantissime Iesu, amo te, ecc.
E' buono altresì di dire, in quel medesimo, tempo, questo versetto del Salmista: Benedic,
anima mea, Domino; et omnia quae intra me sunt, nomini sancto eius (Ps 102, 1):
«Benedici il Signore, anima mia, e benedicano il suo santo nome tutte le cose che sono in
me», intendendo ciò di Gesù che è allora in noi come l'anima della nostra anima, ed anche
della SS. Trinità e di tutte le meraviglie del cielo e della terra, le quali sono in noi per la
santa Eucaristia che è un compendio di tutte le meraviglie di Dio; e desiderando che tutte
queste cose che sono allora in noi, siano impiegate a benedire e glorificare Gesù per noi,
come pure a benedire, glorificare ed amare la SS. Trinità, e tutta la pienezza della divinità
cha in Gesù abita.
XIII. - Conviene prendere un Santo ogni mese per aiutarci ad amare Gesù.

La principale preghiera che dobbiamo fare ai Santi e agli Angeli, quella che riesce loro
più gradita, quella che ascoltano più volentieri ed esaudiscono con più piacere, è che
amino Gesù per noi e ci aiutino ad amarlo, perché in ciò essi ripongono tutta la loro felicità.
Perciò è una pratica assai santa di prendere ogni mese qualche Santo, oltre i Santi a cui
dobbiamo avere devozione speciale in tutta la nostra vita, per pregarlo tutti i giorni d'amare
nostro Signore per noi, di aiutarci ad amarlo, di servirsi di noi per amarlo e glorificarlo, di
supplire alle mancanze che commetteremo durante quel mese contro l'amore suo, e di
associarci all'amore che gli porta; ed altresì per amare e glorificare nostro Signore in quel
medesimo Santo, per unirci alle lodi da lui resegli, e per imitare le opere e le virtù da lui
esercitate a sua gloria.

XIV. - Del mese di Marzo (177).

Tra tutti i mesi dell'anno, il mese dì Marzo merita speciale riguardo, perché in esso si
sono compiute le opere più grandi e i misteri più santi di Dio. E' in questo mese, secondo il
parere di parecchi Dottori (178), che il mondo fu creato; in questo mese che si ritirarono le
acque del diluvio (Gen 8, 13), e che il popolo di Dio fu liberato dalla schiavitù d'Egitto e
attraversò il Mar Rosso a piedi asciutti (Exod. X-XV). E' in questo mese che s'incarnò il
Figlio di Dio, che soffrì, fu crocifisso e morì, che liberò dal Limbo le anime dei santi Padri e
risuscitò. Egli morì il medesimo giorno in cui si era incarnato (179). E' in questo mese
ancora che fu. istituito il SS. Sacramento dell'altare; che la beatissima Vergine fu
sublimata alla dignità di Madre di Dio; e che i Santi Apostoli furono consacrati sacerdoti dal
Figlio di Dio. Di modo che il mese di Marzo è in un modo singolare e proprio il mese di
Gesù, perché è in questo mese ch'egli cominciò e finì la sua vita sulla terra ed operò le
sue opere più grandi. E' il mese della Madre di Gesù, perché in esso ella fu fatta Madre di
Dio. E' il mese del divino amore, giacché il Figlio di Dio operò in: esso i misteri più grandi
del suo amore, cioè il mistero della sua Incarnazione, della sua Passione, e del suo divino
Sacramento. E' ancora in questo mese che si celebra la festa di S. Giuseppe, padre di
Gesù e sposo della Santissima Vergine; e quella di S. Gabriele, l'Angelo servitore di Gesù,
e l'Angelo Custode della Madre di lui.
Laonde dobbiamo passare questo mese con cura particolarissima, con devozione
novella.
_____________

PARTE QUINTA

Che contiene ciò che si deve fare in ogni settimana per vivere cristianamente e
santamente e per far vivere e regnare Gesù in noi.

___________

I. - Dei tre giorni della settimana che dobbiamo impiegare con maggior
raccoglimento.

Tra i giorni della settimana, ve ne sono tre specialmente da notarsi più di tutti gli altri e
da impiegarsi con maggior cura ed applicazione a Dio.
Il primo è il lunedì, che è il primo giorno della settimana e che dobbiamo consacrare
all'onore del primo giorno della vita di Gesù nel mondo, come si è detto del primo giorno di
ogni mese; formando nel detto giorno un desiderio novello di cominciare una nuova vita
per nostro Signore, e d'impiegare santamente al suo servizio la settimana.
Il secondo è il venerdì che è dedicato all'ultimo giorno della vita di Gesù sulla terra, e
che dobbiamo considerare ed impiegare quasi fosse l'ultimo giorno della nostra vita.
Il terzo è il sabato, che è consacrato all'onore della vita di Gesù in Maria e di Maria in
Gesù, alla quale tutti i cristiani devono avere una devozione del tutto particolare.
Dobbiamo perciò in detto giorno rendere i nostri doveri alla Vergine Santissima con cura
ed affetto specialissimo, come si è detto nella Parte IlI, pag. 327, e cercare di riparare le
mancanze che abbiamo commesse durante la settimana contro di lei e del Figliuol suo. Ed
è buono pure, sul finir di detto giorno, onorare la Santa Vergine nell'ultima ora e nell'ultimo
momento della sua vita, offrendo le l'ultima ora e l'ultimo momento della nostra; nel modo
che è stato proposto nella medesima Parte, pag. 358.

II. - Come si può onorare tutta la vita di Gesù in ogni settimana.

Per impiegare santamente tutti gli altri giorni della settimana, con questi tre di cui ora
abbiamo parlato, è buono dedicare ogni giorno a qualche parte della vita di Gesù, per
rendervi qualche onore particolare in quel giorno, e cercare d'imprimerlo in noi col
considerarlo ed imitarlo. Invero, poiché, secondo la parola dell'Apostolo, noi siamo tutti
morti in Adamo e viventi in Gesù Cristo (1 Cor 15, 22), e Gesù Cristo è la nostra vita (Col
3, 4), non abbiamo più diritto di vivere sulla terra se non della vita di Gesù Cristo; e Dio
non ci lascia quaggiù che per sforzarci a distruggere in noi la vita maligna e peccaminosa
del vecchio Adamo e stabilirvi la vita santa e divina di Gesù.
La nostra cura e il nostro esercizio principale dev'essere dunque di considerare,
adorare ed imitare la vita di Gesù, affinché così formiamo e stabiliamo in noi un'immagine
perfetta di questa medesima vita.
Per questo fine, ecco alcune meditazioni per ogni giorno della settimana, che
contengono sommariamente tutta la vita di Gesù, e che ho scritte sotto forma d'elevazioni
perché ogni sorta di persone se ne possa servire per onorare in ogni giorno della
settimana i diversi stati della vita di Gesù.
MEDITAZIONI

O elevazioni a Gesù per tutti i giorni della settimana sui diversi stati della sua vita.

_________

III. - Prima Meditazione.

PER LA DOMENICA.

Sulla vita divina che Gesù ha nel seno del Padre suo da tutta l'eternità.

1. O Gesù, mio Signore e mio Dio, io vi contemplo, adoro e glorifico nella vita divina che
avete da tutta l'eternità nel seno del Padre vostro, prima della vostra Incarnazione nel
seno verginale della vostra Madre. Oh! quanto codesta vita è santa, pura, divina,
ammirabile, piena di gloria, di grandezza e di delizie per voi! . Oh! quanto gioisco
vedendovi vivente da tutta l'eternità d'una vita così ripiena di perfezione, di contento e di
meraviglie! Siate benedetto, o Padre di Gesù, di aver dato cotal vita al vostro dilettissimo
Figlio! O Gesù, io vi offro tutta la gloria, l'amore e le lodi che ricevete dal Padre vostro e
dal vostro Santo Spirito durante tutta l'eternità della vostra vita divina.
2. O Gesù, contemplandovi nella vostra vita divina ed eterna, vedo che la vostra
occupazione precipua durante tutta l'etèrnità è di contemplare, glorificare ed amare il
Padre vostro, riferendovi e donando vi a lui come a vostro principio, riferendogli e
donandogli il vostro essere, la vostra vita, tutte le vostre perfezioni e tutto quello che
sarete, come cosa che avete ricevuta da lui, che desiderate impiegare per glorificarlo ed
amarlo, e per rendergli una lode e un amore degno di lui. Siate benedetto, o Gesù, per
tutto ciò! O Padre amabilissimo, come son contento di vedervi tanto amato e glorificato dal
Figliuol vostro! Vi offro tutto quest'amore e questa gloria che da lui ricevete durante tutta
l'eternità della vita divina ch'egli ha nel vostro seno paterno prima della sua Incarnazione.
3. O buon Gesù, voi avete impiegato per me tutta la vostra vita divina. Invero, ab eterno
e durante tutta t'eternità della vostra vita divina, voi pensate a me, voi mi amate, voi mi
offrite al Padre vostro, insieme con voi stesso che vi offrite per venire un giorno sulla terra
ad incarnarvi, a soffrire e morire per amar mio. O carissimo Gesù, mentre voi mi amate ab
eterno, io non so se ho cominciato ancora ad amarvi come devo. Perdono, o mio
Salvatore! Eh! ch'io non viva più che per amarvi d'ora innanzi e per tutta l'eternità.

IV. - Seconda Meditazione.

PER IL LUNEDÌ.

Sul primo momento della vita temporale di Gesù.

1. O Gesù, io vi adoro nel momento della vostra Incarnazione, che è il primo momento
della vostra vita temporale e passibile, ed adoro tutte le cose meravigliose che
succedettero in voi in quel momento. Oh! quante cose grandi si operarono in voi e per voi,
in quel fortunato istante, rispetto al Padre vostro, al vostro Santo Spirito, alla vostra santa
umanità e alla vostra sacra Madre! Che pensieri, che affetti, che amore, quale
applicazione della vostra anima santa al Padre vostro, in quel momento, per adorarlo,
glorificarlo, e sacrificarvi interamente alla sua gloria e all'adempimento di tutti i suoi voleri!
O buon Gesù, io adoro codesti primi pensieri e codesti primi atti d'adorazione, d'oblazione,
d'amore e di lode che avete fatti allora rispetto al Padre vostro. Oh! come l'avete glorificato
e amato altamente e divinamente, rendendogli, certo, in quel solo momento, un onore e un
amore infinitamente maggiore di quello che tutti gli Angeli e gli uomini gli hanno reso nei
cinque mila anni che precedettero la vostra Incarnazione e gli renderanno in tutta
l'eternità. O Padre di Gesù, che contento per l'anima mia di vedervi così amato e
glorificato dal figliuol vostro! O Gesù, siate sempre benedetto, amato ed adorato per
l'onore e l'amore che avete reso a vostro Padre nel fortunato momento della vostra
Incarnazione!
2. O Gesù, considerandovi in questo mistero, vedo, alla luce della fede, che avete alti
pensieri e grandi disegni su colei nella quale esso si compie, e che in essa operate cose
grandi e meravigliose. O Gesù, adoro i primi pensieri che avete avuti, i primi atti d'amore
che avete fatti, e i primi effetti di grazia, di luce e di santità altissima che avete operati a
favore della vostra santa Madre, nel momento della vostra Incarnazione; ed onoro altresì i
primi atti d'adorazione, di lode e d'amore di cotale Madre verso di cotal Figlio. Siate
benedetto, o Gesù, Figlio di Maria, per tutte le meraviglie che avete compiute nella vostra
divina Madre, mediante questo mistero ammirabile! Siate benedetta, o Madre di Gesù, per
tutta la gloria che avete resa a vostro Figlio in questo medesimo mistero. Unitemi, per
carità, a tutto l'amore e l'onore che gli avete reso in quel primo istante della sua vita, e
fatemi partecipe dell'amore che gli portate e dello zelo che avete per la sua gloria.
3. O amabilissimo Gesù, nello stesso momento in cui vi siete rivolto al Padre vostro, in
seguito alla vostra Incarnazione, vi siete rivolto anche a me. Nel medesimo istante che
avete cominciato a pensare a lui, a riferirvi a lui e ad amarlo, avete cominciato similmente
a pensare a me, a darvi a me e ad amarmi. Al primo istante in cui avete cominciato a
vivere, avete cominciato a vivere per me, preparandomi ed acquistandomi delle grazie
segnalatissime e formando grandi disegni su di me. Fin d'allora, infatti, avete formato il
disegno e concepito il desiderio d'imprimere in me un'imagine del mistero della vostra
Incarnazione, incarnandovi in me in un certo modo, vale a dire unendomi a voi e unendovi
a me corporalmente e spiritualmente colla vostra santa grazia e con i vostri divini
sacramenti, e in un modo affatto intimo e particolare; e poi, di riempirmi di voi stesso e di
formarvi e stabilirvi in me per vivere e regnare in me perfettamente. Oh! che bontà! Oh!
che amore! Siate benedetto infinite volte, a buon Gesù! Che tutte le vostre misericordie e
tutte le meraviglie che avete operate per i figli degli uomini, vi benedicano eternamente! Io
vi domando perdono umilissimamente dell'impedimento che ho frapposto, per lo passato,
all'adempimento di questi grandi disegni che vi siete degnato d'avere su di me. Non
permettete più ch'io ve ne frapponga per l'avvenire, perché oramai voglio annientare in
me, a qualunque prezzo, tutto ciò che è contrario alle vostre sante volontà, Gesù mio,
datemi grazia e forza per questo.

V. - Terza Meditazione.

PER IL MARTEDÌ.

Sulla santa Infanzia di Gesù.

1. O grande e ammirabile Gesù, non pago di farvi uomo per amore degli uomini, avete
voluto ancora essere bambino ed assoggettarvi a tutte le bassezze e le infermità
dell'infanzia, per onorare il vostro eterno Padre in tutti gli stati delta vita dell'uomo e per
santificare tutti gli stati della nostra vita. Siatene benedetto, o buon Gesù! Che tutti i vostri
Angeli e i vostri Santi vi benedicano eternamente! O amabilissimo Bambino, vi offro lo
stato d'infanzia per cui san passato, supplicandovi umilissimamente di cancellare, per la
virtù della vostra divina infanzia, tutto quanto vi fu di cattivo e d'imperfetto nella mia
infanzia, e di far sì che essa renda alla vostra adorabilissima un omaggio eterno.
2. O divino Gesù, contemplandovi nella vostra santa infanzia, io vedo che non ve ne
state ozioso, che anzi vi operate grandi cose per il Padre vostro, essendo continuamente
occupato a contemplarlo, adorarlo ed amarlo; per la vostra divina Madre, ricolmandola
d'un mondo di grazie e di benedizioni; per S. Giuseppe, per il piccolo san Giovanni Battista
e gli altri Santi con cui avete conversato nella vostra infanzia, compiendo in essi effetti
mirabili di luce e di santità. Vi adoro, vi amo e vi benedico in tutte codeste divine
occupazioni ed in tutti codesti effetti meravigliosi della vostra divina infanzia. Vi offro tutto
l'onore e l'amore che avete ricevuto nella vostra santa infanzia dal Padre vostro, dal vostro
Santo Spirito, dalla vostra Santa Madre, da S. Giuseppe, da S. Giovanni Battista, da S.
Gabriele, e dagli altri Angeli e Santi che appartengono specialmente alla vostra divina
infanzia.
3. O amabilissimo Bambino, adoro in voi tutti i pensieri, i disegni e l'amore ardentissimo
che avete avuto per me, mentre eravate nello stato della vostra infanzia. Perocchè a me
pensavate e mi amavate continuamente; e fin d'allora avevate un disegno e un desiderio
ardentissimo d'imprimere in me un'immagine della vostra divina infanzia, vale a dire di
mettermi in uno stato d'infanzia santa e sacra la quale imiti ed onori la dolcezza, la
semplicità, l'umiltà, la purezza di corpo e di spirito, l'ubbidienza e l'innocenza più che
angelica della vostra santa infanzia. O Gesù mio, io mi dono a voi perché compiasi questo
vostro desiderio e divisamento e perché io entri in questo stato; e per questo fine io
cercherò oramai, coll'aiuto della vostra grazia ch'io invoco al riguardo di tutto cuore, di
rendermi mite, umile, semplice, puro, obbediente, senza fiele, senza amarezza e senza
malizia, come un fanciullo, per rendere così qualche onore alla vostra infanzia
venerabilissima.

VI. - Quarta Meditazione.

PER IL MERCOLEDÌ.

Sulla vita nascosta e laboriosa di Gesù.

1. O Gesù, quantunque aveste tante e così grandi cose da dire e da fare sulla terra ed
aveste potuto convertire tante anime, compiere tante meraviglie, e fare tanto bene col
vostro esempio e colle vostre sante predicazioni, se aveste conversato cogli uomini,
nondimeno non avete voluto conversare con essi, anzi fino ai trent'anni avete menato una
vita nascosta ed incognita sulla terra, senza far nulla d'esteriore, in quel frattempo, che vi
potesse far conoscere, tenendovi invece nascosto e ritirato nel Padre vostro, in cui erano
sempre rinchiusi il vostro spirito, il vostro cuore, i vostri pensieri, desiderii ed affetti. E
avete fatto ciò per onorare così la vita nascosta che avete avuta da tutta l'eternità nel seno
del Padre vostro, e per insegnarci quanto vi piace la solitudine e il ritiro, giacché, di
trentaquattro anni che avete vissuto sulla terra, non ne avete impiegati che quattro nel
conversare cogli uomini, essendosi passati gli altri trenta nel ritiro e nella solitudine. Siate
benedetto, o buon Gesù, per tutta la gloria che avete resa al Padre vostro durante i trenta
anni della vostra vita nascosta. Fate, per carità, che in onore della vostra vita nascosta e
solitaria, io ami oramai la solitudine e il ritiro sì esteriore che interiore. Ritiratemi e
nascondetemi dentro di voi; ritirate nel vostro il mio spirito, il mio cuore nel vostro cuore,
nella vostra la mia vita. Dal canto mio, voglio procurare d'ora innanzi, mercé la vostra
grazia, di ritirarmi da ogni parte col pensiero e con l'affetto dentro di voi, o mio Gesù, come
nel mio rifugio, nel mio centro, nel mio elemento, e nel mio paradiso, fuori del quale non
v'ha che inferno e perdizione. Voglio dimorare sempre in voi, secondo il comandamento
che me ne avete dato: Manete in me (Gv 15, 4): «rimanete in me», cioè nel vostro spirito,
nel vostro amore, nei vostri sentimenti ed inclinazioni e non uscirne mai.
2. O altissimo ed adorabilissimo Gesù, voi avete, voluto menare una vita incognita e
disprezzata, una vita umile e abietta agli occhi degli uomini, una vita povera, laboriosa e
sofferente, prendendo il nome e faticando nel mestiere di legnaiuolo, per insegnarci
dapprima coll'esempio quello che poi ci avete insegnato colle parole, cioè che: Quod
hominibus altum est, abominatio est ante Deum (Lc 16, 15): «Ciò che è grande davanti
agli uomini è abominazione innanzi a Dio». O Gesù, imprimetemi profondamente nello
spirito questa verità, infondetemi nel cuore un odio e un orrore possente di ogni gloria,
lode, grandezza e vanità, e di tutto quello che appare e riluce agli occhi degli uomini, ed
insieme un amore appassionato di tutto quello che sa di bassezza, di abiezione,
d'umiliazione.
3. O Gesù, siete Dio come vostro Padre, e non siete che un solo Dio con lui; non avete
con lui che una medesima potenza ed operazione colla quale avete creato e conservate e
governate questo grande universo. Durante tutta l'eternità, siete con lui occupato a
produrre un Dio e una persona divina, cioè lo Spirito Santo che è Dio come lui e come voi,
ed altre cose grandi e degne della vostra suprema grandezza. E con tutto ciò,
considerandosi nello stato della vostra vita nascosta e laboriosa sulla terra, io vedo che vi
assoggettate alle azioni più comuni ed abiette della vita umana come al bere, al mangiare,
al dormire, al lavoro, guadagnandovi la vita colle fatiche delle braccia e col sudore della
fronte, e a tutte le altre azioni e necessità della vita dell'uomo. Ma ciò che ci consola e
meraviglia addirittura, è che non siete meno grande e ammirabile nelle cose piccole che
nelle grandi. Infatti in quelle azioni basse e volgari rendete al Padre vostro una gloria
infinita, o Gesù, perché fate tutte le vostre azioni, anche le più piccole e ordinarie, non con
disposizioni comuni e ordinarie, ma con un amore infinito per il Padre vostro e per noi.
Avete meritato ed acquistato perciò, colla virtù delle vostre sante azioni, una grazia
particolare, affinché facciamo santamente anche noi tutte le nostre azioni; questo adunque
è doveroso per noi, altrimenti rendiamo vana e inutile per noi la grazia che ci avete così
acquistata. Non permettete che ciò avvenga, o buon Gesù. Datemi, vi prego, questa
grazia, affinché io faccia santamente tutte le mie azioni. Questo è il mio desiderio, questa
la mia risoluzione; fate ch'io la metta ad esecuzione per la vostra pura gloria, e che per
l'avvenire, offrendo vi tutte le mie azioni, anche le più piccole, in onore delle vostre, io lo
faccia, per quanto mi sarà possibile, nelle medesime disposizioni ed intenzioni con cui voi
avete fatto le vostre.

VII. - Quinta Meditazione.

PER IL GIOVEDÌ.

Sulla vita conversante che Gesù ebbe sulla terra, e ch'egli ha ancora nel Santissimo
Sacramento.

1. O amabilissimo Gesù, voi vivete, regnate e conversate da tutta l'eternità col Padre
vostro e col vostro Santo Spirito. Ah! come vi riesce dolce e deliziosa codesta
conversazione! Quanta gloria, quanto amore, quante lodi vi ricevete dal Padre vostro e dal
vostro Santo Spirito! Eppure avete voluto uscire dal seno del Padre. vostro per venire sulla
terra a conversare, bere e mangiare familiarmente e visibilmente, non solo colla vostra S.
Madre, con S. Giuseppe e i vostri santi Apostoli e Discepoli; ma ancora con uomini
peccatori da cui non avete ricevuto che ogni sorta d'oltraggi e d'indegnità. E ciò avete
voluto fare:
1° per rendere omaggio, colla conversazione che avete avuta colla vostra Santa Madre
e con i vostri santi Apostoli e Discepoli, alla santa e divina conversazione che avete
nell'eternità col Padre vostro e col vostro Santo Spirito; 2° per liberarci, colla pena che
avete sofferta nella conversazione vostra coi peccatori, dalla pena che abbiamo meritata
coi nostri peccati d'essere cioè ridotti per sempre nella miserabile compagnia dei demoni,
e per renderci degni di vivere eternamente nella società dei vostri Angeli, dei vostri Santi,
della vostra beatissima Madre e delle tre Persone eterne; 3° per attestarci quanto è vero
quel che dite, cioè che le vostre delizie sono d'essere in mezzo ai figli degli uomini (Prov 8,
31); 4° per acquistarci, per il merito della vostra vita conversante, la grazia che ci
abbisogna per conversare santamente gli uni cogli altri; 5° affinché la vostra
conversazione tutta santa e divina ci sia modello ed esempio del modo con cui dobbiamo
conversare col prossimo.
2. Vi adoro, o Gesù, vi benedico e vi amo per tutto ciò. Vi adoro in tutta la vostra vita
pubblica e conversante la quale durò dai vostri trenta anni fino al giorno della vostra morte.
Vi adoro e glorifico in tutto quello che s'è verificato in voi esteriormente ed interiormente
durante quel tempo, cioè in tutte le vostre azioni, parole, predicazioni, miracoli, viaggi,
lavori e fatiche; ed in tutti i vostri pensieri, sentimenti, disegni, affetti ed interne
disposizioni, benedicendovi infinite volte per tutta la gloria che avete resa al Padre vostro
in tutto ciò. Vi offro tutto l'amore e l'onore che vi è stato reso durante il tempo della vostra
vita conversante da tutte le anime sante che hanno conversato con voi; nonché tutte le
conversazioni che mai ho avute e avrò col prossimo, in omaggio alle vostre, supplicandovi
ch'esse siano tutte consacrate alla gloria della vostra vita conversante.
3. O Gesù, adoro in voi le disposizioni ed intenzioni tutte sante e divine colle quali voi
avete conversato cogli uomini. Oh! con quanta umiltà, carità, dolcezza, pazienza,
modestia, distacco dalle creature e applicazione a Dio voi avete conversato! O mio
Salvatore, desidero conversare d'ora innanzi col mio prossimo nelle medesime
disposizioni. Ma ahimè! quanto ne sono lontano; e quante colpe vi ho commesse per lo
passato, delle quali vi domando perdono, supplicandovi ad imprimere in me le suddette
disposizioni.
4. O Signore, non vi siete contentato d'aver dimorato e conversato con noi durante il
tempo della vostra vita mortale; ma, sul punto di ritornare al cielo, il vostro amore per noi
sempre insaziabile, e il desiderio estremo che avevate di attestarci quanto è vero che le
vostre delizie sono d'essere con noi, vi hanno fatto trovare, una invenzione ammira bile
per essere sempre con noi, anzi, per albergare dentro di noi, dandovi a noi con tutti i tesori
e le meraviglie che sono in voi; e ciò mediante la vostra divina Eucaristia, la quale è il
compendio delle vostre meraviglie e l'effetto più grande del vostro amore per noi. O
amore, o bontà, ah! perché non sono io convertito in amore e in lode verso di voi! O Gesù,
perdonatemi, per carità, l'abuso che ho fatto per lo passato d'una grazia sì grande; e fate
che, per l'avvenire, io faccia migliore uso di questo divino sacramento; e che, come
riponete le vostre delizie nell'essere con me, così anch'io riponga tutta la mia contentezza
nel conversare con voi, nel pensare a voi, nell'amarvi e nel glorificarvi.
VIII. - Sesta Meditazione.
PER IL VENERDÌ.
Sulle sofferenze e sulla morte di Gesù.

1. O Gesù, voi siete l'amore e le delizie di Dio e degli Angeli, del cielo e della terra. Voi
siete il Dio delle consolazioni, la fonte di ogni gioia e felicità, il gaudio e la beatitudine
medesima. Ciò non pertanto, se vi considero nello stato della vostra vita mortale e specie
nell'ultimo giorno di questa vita, io vedo che siete l'oggetto dell'ira e della persecuzione del
cielo, della terra e dell'inferno, di Dio, degli uomini è di tutte le creature. Vedo che tutte le
cose si accingono contro di voi e si adoprano a farvi soffrire, essendo voi fatto segno ad
ogni sorta di contraddizioni e di oltraggi. Io vi vedo talmente ricolmo di dolori, d'amarezze e
di tormenti in tutte le parti del vostro corpo e dell'anima vostra che pare siate tutto
tramutato in dolore e in sofferenza; onde ben a ragione il vostro Profeta vi chiama uomo di
dolori, Virum dolorum (Is 53, 3). Eh! mio caro Gesù, chi mai vi ha ridotto in uno stato così
pietoso? E' la vostra bontà, mio Salvatore, è l'eccesso del vostro amore. O mio dolce
amore, ch'io vi adori, vi ami e vi benedica in tutte le vostre sofferenze, sì interiori che
esteriori; ma sopratutto ch'io consideri e adori in voi le disposizioni sante e divine con cui
voi avete sofferto. Oh! con quale sottomissione alla volontà del Padre vostro; con quale
profonda, umiliazione della vostra anima santa nel vedere tutti i peccati del mondo di cui
eravate carico; con quanta carità per noi; con quanta pazienza e dolcezza verso i vostri
nemici voi vi siete comportato in mezzo a tanti supplizi! Ah! che confusione per me il
vedere il mio Gesù soffrire tormenti così atroci e soffrirli con queste disposizioni, e vedermi
invece così sensibile nelle minime pene, e così privo di siffatte disposizioni! O buon Gesù,
io mi dono a voi per soffrire con voi tutto quello che vi piacerà, offrendovi tutto ciò che ho
sofferto e dovrò soffrire in tutta la mia vita. Unite, vi prego, alle vostre le mie pene e
fatiche; beneditele mediante le vostre; servitevene come delle vostre per glorificare vostro
Padre e per onorare la vostra santa Passione, facendomi partecipe dell'amore, dell'umiltà
e delle altre disposizioni con cui avete sofferto.
2. O amabilissimo Gesù, voi avete sofferto i tormenti della croce e della morte con tanto
amore verso il Padre vostro e verso di noi, che il vostro Santo Spirito, parlando nelle
vostre Scritture del giorno della vostra Passione e della vostra Morte, lo chiama il giorno
della letizia del vostro Cuore (Ct 3, 11), per mostrare che avete riposto nel soffrire la vostra
gioia e il vostro contento. O mio Salvatore, ch'io pure riponga, a vostra imitazione, la mia
gioia e il mio paradiso, in questo mondo, nelle pene e fatiche, nei disprezzi e nelle
sofferenze, come nella cosa in cui vi posso rendere maggior gloria e amore. Imprimetemi
queste disposizioni nell'anima, e trasfondetemi nel cuore un odio vivissimo alle delizie e
piaceri dèlla terra, e un affetto singolare per i travagli e le sofferenze.
3. O Gesù, vi contemplo e adoro agonizzante e morente sulla croce, adorando le ultime
cose che si verificarono in voi nell'ultimo momento della vostra vita, cioè i vostri ultimi
pensieri, parole, azioni, sofferenze; l'ultimo uso del sentimenti del vostro corpo e delle
potenze dell'anima vostra; gli ultimi effetti di grazia che avete operati nell'anima della
vostra santa Madre, e nelle altre anime sante ch'erano a piè della vostra croce; i vostri
ultimi atti d'adorazione e d'amore verso il Padre vostro; gli ultimi sentimenti e disposizioni
del vostro Cuore e dell'anima vostra, e il vostro ultimo respiro. E' in onore della vostra
santa morte e dell'ultimo momento della vostra vita, vi offro la mia morte e l'ultimo
momento della mia vita. Beneditela, o mio Salvatore, e santificatela per i meriti della vostra
morte, unendola ad essa e facendomi partecipe delle disposizioni sante e divine con cui
siete morto. Fate, per carità, che le ultime cose che si verificheranno in me, rendano
omaggio alle ultime cose che si verificarono in voi; che l'ultimo respiro della mia vita sia
consacrato all'onore dell'ultimo respiro della vostra, e sia un atto di amore purissimo e
perfettissimo verso voi.
IX. - Settima Meditazione.
PER IL SABATO.
Sulla vita di Gesù in Maria e di Maria in Gesù.

1. O Gesù, Figlio unico di Dio, Figlio unico di Maria, io vi contemplo e vi adoro come
vivente e regnante nella vostra santissima Madre, e come colui che è tutto e che fa tutto in
essa. Se infatti, secondo la parola dell'Apostolo, siete tutto e fate tutto in ogni cosa (Ef. 1,
23; I Cor 12, 6), certamente siete tutto e fate tutto nella vostra sacratissima Madre; voi
siete la sua vita, la sua anima, il suo cuore, il suo spirito, il suo tesoro; siete in lei
santificandola sulla terra e glorificandola nel cielo; siete in lei, operandovi grandi cose, e
rendendovi in lei e per lei una gloria più alta che in tutte le altre creature del cielo e della
terra; siete in lei rivestendola delle vostre qualità e perfezioni, delle vostre inclinazioni e
disposizioni, imprimendovi un'imagine perfettissima di voi stesso, di tutti i vostri stati,
misteri e virtù, e rendendola talmente simile a voi che chi vede Gesù, Vede Maria, e chi
vede Maria, vede Gesù. Siate benedetto, o Gesù, per tutto quello che siete e, per tutto
quello che fate nella vostra santissima Madre. Vi offro tutte le delizie, tutto l'amore e la
gloria che avete avuta e che avrete sempre in essa.
2. O Madre di Gesù, io vi onoro e ammiro nella vita santa e ammirabile assai che avete
nel vostro Figlio Gesù: vita ornata di ogni specie di virtù e di perfezioni; vita della quale un
sol momento è più caro a Dio che tutte le vite degli Angeli e degli uomini; vita che rende a
Dio maggior onore e amore che tutte le altre vite insieme della terra e del cielo; vita la
quale altro non è che la vita del vostro Figlio Gesù ch'egli vi sta comunicando in un modo
tutto singolare ed ineffabile. Siate benedetta, o Vergine santa, per tutto l'onore che avete
reso al vostro Figlio dilettissimo in tutta la vostra vita. Vi offro tutta la mia vita, o Madre di
vita e di grazia, consacrandola all'onore della vostra, e supplicando di tutto cuore il vostro
Figlio Gesù, Dio di vita e d'amore, di far sì che, per la sua bontà sconfinata, tutta la mia
vita renda un omaggio continuo ed eterno alla sua santissima vita e alla vostra.
3. O Gesù, Dio della mia vita e del mio cuore, voi bramate di vivere in me e di farmi
vivere in voi d'una vita tutta santa e celeste. Perdonatemi, vi prego, tutto l'impedimento
che ho frammesso finora all'adempimento di questo vostro desiderio, coi miei peccati e
colle mie infedeltà. Spegnete in me la vita corrotta e depravata del vecchio Adamo; e
stabilitevi la vostra vita santa e perfetta. Vivete pienamente nel mio spirito, nel mio cuore e
nell'anima mia; operatevi tutto quello che desiderate per la vostra gloria, amando e
glorificando voi stesso in tutti i modi, a vostro piacere. O Madre di Gesù, ottenetemi, per
carità, dal Figlio vostro che compiasi tutto questo.

X. - Ottava Meditazione.

ANCORA PER LA DOMENICA.

Sulla vita gloriosa che Gesù ha nel cielo dalla sua Risurrezione e Ascensione.

1. O Gesù, dopo avervi considerato e adorato nello stato della vostra vita mortale e
sofferente, nelle agonie della vostra croce, nelle ombre della morte e nella polvere del
vostro sepolcro, ch'io vi contempli e adori adesso nelle grandezze, negli splendori e nelle
delizie della vita gloriosa e beata in cui siete entrato mediante la vostra Risurrezione, e
che avete nel cielo, nel seno e nella gloria del Padre vostro, dalla vostra Ascensione, vale
adire da, millenovecento anni e più. O vita del mio Gesù, immortale ed impassibile; vita
interamente libera da tutte le miserie e necessità della terra, alle quali egli era soggetto
prima della sua Risurrezione; vita tutta nascosta e assorta in Dio; vita tutta d'amore e di
amore purissimo, non avendo egli altra occupazione in essa che quella d'amare il Padre
suo, di amarci per il Padre suo, d'amarlo, benedirlo e glorificarlo per noi, di offrirei a lui e
d'intercedere per noi presso di lui! o Vita santissima, purissima e divinissima! O vita piena
d'una gioia e d'una allegrezza inenarrabile! O vita in cui si gode di tutta la pienezza di
gloria, di grandezza e felicità che è in Dio! O mio caro Gesù, quale gioia per il mio cuore di
vedervi vivente d'una tale vita! Oh! sia sempre benedetto il vostro amabilissimo Padre
d'avervi stabilito in codesta vita.
2. O amabile Gesù, siete vivente d'una vita gloriosa e beata non solo in voi stesso, ma
anche in tutti gli Angeli e in tutti i Santi che sono con voi nel cielo, perché siete voi che
vivete in essi, che comunicate loro la vostra vita gloriosa ed immortale, e che siete glorioso
e beato in essi; siete voi colui che è e fa tutto in essi, secondo questa testimonianza del
vostro Apostolo: Omnia in omnibus (1 Cor 12, 6; Ef 1, 23); siete voi che in essi e per essi
adorate, lodate ed amate il vostro eterno Padre e voi stesso. Di tutto questo siate
benedetto, o buon Gesù! Io vi riferisco e vi offro la vita gloriosa e beata di tutti gli abitanti
del cielo, con tutto l'amore e le lodi ch'essi vi rendono e renderanno sempre, in omaggio
della vita beata e gloriosa che avete in voi stesso, pregando pure tutti i vostri Angeli e i
vostri Santi di amarvi e glorificarvi per me, e di associarmi a tutto l'amore e alla gloria
ch'essi vi rendono e renderanno eternamente.
3. O desiderabilissimo Gesù, io so che, siccome mi amate infinitamente e desiderate
ardentissimamente, per lo zelo estremo che avete della vostra gloria, d'essere
perfettamente amato e glorificato in me, avete perciò un desiderio intenso, infinito di
attirarmi a voi nel cielo per vivere in me perfettamente e in me stabilire pienamente il regno
della vostra gloria e del vostro amore, posto che non vivrete e regnerete perfettamente in
me, mentre sarò sulla terra. Laonde, mio Salvatore, non voglio più vivete sulla terra che
per sospirare e anelare incessantemente al cielo. O cielo, cielo! Quanto sei desiderabile,
quanto sei amabile! Ah! Dio del cielo, quando sarà ch'io vedrò la vostra santa faccia? Eh!
quando sarà che vivrete in me pienamente, e che vi amerò perfettamente? O vita
terrestre, quanto sei dura, quanto sei insopportabile! O Dio della mia vita e del mio cuore,
quanto lunga e crudele è questa vita, in cui vi si ama così poco e vi si offende tanto!
Una cosa però mi consola, Signore, ed è che, il vostro grande Apostolo m'annuncia che
fin d'ora io sono con voi nel cielo, e che vi sono vivente in voi e con voi della vostra propria
vita, poiché egli mi assicura che il Padre vostro ci ha vivificati e risuscitati e fatti sedere
insieme con voi e in voi nel cielo: Conviivificavit nos in Christo, et conresuscitavit, et
consedere fecit in caelestibus in Christo Iesu (Ef 2, 5). Di modo che sono vivente con voi
nel cielo, o Gesù mio, e partecipo a tutto l'amore, la gloria e le lodi che voi rendete al
Padre vostro, sì per voi stesso che per i vostri Angeli e i vostri Santi. Posso dire anzi,
purché io sia unito a voi per la grazia vostra, che amo, lodo e glorifico incessantemente e
perfettissimamente, in voi e con voi, l'eterno mio e vostro Padre, col medesimo amore,
colla stessa lode e gloria con cui voi lo glorificate ed amate; perocchè, non essendo che
uno solo con voi, come il membro non è che uno solo col proprio capo, posso dire, con S.
Agostino, che io sono là dov'è il mio capo, che vivo della sua vita, che tutto ciò che è suo è
mio, che partecipo a tutto ciò ch'egli fa, che tutte le sue azioni ed operazioni mi
appartengono, che anzi faccio in lui e con lui quanto egli fa.
Conseguentemente, o mio caro Gesù, sono pure fin d'adesso nel cielo colla vostra sacra
Madre, con tutti i vostri Angeli e i vostri Santi, e specialmente con quelli con cui ho qualche
relazione speciale. Partecipo a tutte le lodi e all'amore ch'essi 'vi rendono, anzi posso dire
con verità ch'io amo e glorifico incessantemente il Padre vostro e voi in essi e con essi;
perché, essendo, io e loro, membri d'un medesimo capo e d'un medesimo corpo, non
essendo perciò che uno solo, io e loro, tutto quello che è loro è mio, partecipo a tutto ciò
che fanno, anzi faccio in essi e con essi tutto quello che fanno. Ah! quale consolazione per
me il sapere che io sono già nel paradiso, e che vi amo e glorifico continuamente il mio
Dio! Ah! Signore Gesù, che amore, che azioni di grazie vi renderò io, per avermi unito a
voi e a tutti i vostri Santi d'una unione così stretta e così santa, e per avermi dato, con
questa unione, dei mezzi così grandi e così vantaggiosi di lodarvi ed amarvi
perpetuamente sulla terra e nel cielo? O mio Salvatore, ch'io vi lodi e vi ami sulla terra
come nel cielo! Ch'io viva sulla terra d'una vita conforme alla vita che ho in voi e in tutti i
vostri Santi nel cielo! Ch'io faccia sulla terra ciò che faccio con voi e con tutti i vostri Santi
nel cielo, vale a dire ch'io sia continuamente occupato nell'amarvi e nel lodarvi! Ch'io
cominci il mio Paradiso in questo mondo, riponendo tutta la mia felicità e il mio contento
nel benedirvi e nell'amarvi, nel fare tutti i vostri santi voleri, e nel cooperarvi
coraggiosamente e fedelmente all'adempimento dell'opera di grazia che desiderate di
compiere in me, affinché, compiuta e consumata quest'opera, mi attiriate a voi nel regno
del vostro amore eterno per amarvi ed esaltarvi perfettamente, incessantemente ed
eternamente.

XI. - Elevazione a Gesù su tutti gli stati e misteri della sua vita a per consacrargli
tutti gli stati e appartenenze della nostra vita.

O Gesù, mio Signore; dopo d'essermi prosternato e annientato ai vostri piedi ed


essermi dato alla potenza del vostro divino Spirito e del vostro santo amore, nella virtù
immensa di questo medesimo Spirito e nella grandezza infinita di questo medesimo
amore, io vi adoro, vi glorifico e vi amo in voi stesso ed in tutti i misteri e stati della vostra
vita. Vi adoro nella vostra vita divina che avete da tutta l'eternità nel seno del Padre vostro;
vi adoro nella vita temporale che avete avuta sulla terra per trentaquattro anni; vi adoro nel
primo momento di codesta vita, nella vostra santa infanzia, nella vostra vita nascosta e
laboriosa, nella vostra vita conversante che avete avuta tra gli uomini, mentre eravate
vivente e camminavate sulla terra al cospetto di tutti, e che avete tuttora in mezzo a noi
nella santa Eucaristia. Vi adoro in tutte le vostre sofferenze esteriori ed interiori, e
nell'ultimo momento della vostra vita passibile; vi adoro nella vita gloriosa e beata che
avete nel cielo da millenovecento anni e più; vi adoro nella vita che avete nella vostra
santissima Madre e in tutti i vostri Angeli e Santi sì del cielo che della terra. Insomma vi
adoro, vi amo e glorifico in tutti gli altri misteri e in tutte le meraviglie che comprende
l'immensità. della vostra vita divina, temporale e gloriosa, benedicendovi e rendendovi
grazie infinite per tutta la gloria che avete resa e renderete sempre a vostro Padre in tutti
gli stati della vostra vita.
Vi offro tutto l'amore e l'onore che avete ricevuto e riceverete sempre in tutti i vostri
misteri e stati dal Padre vostro, dal vostro divino Spirito, dalla vostra santa Madre, da tutti i
vostri Angeli e da tutti i vostri Santi, supplicandoli umilissimamente di amarvi e glorificarvi
per me in tutti i modi possibili e consoni alla vostra grandezza.
Io mi dono a voi, o Gesù, e vi supplico di tutto cuore di venire in me voi stesso per
imprimere in me un'imagine perfetta di voi stesso, della vostra vita, dei vostri stati e
misteri, delle vostre qualità e virtù. Venite, o Signore Gesù, venite ad annientare in me
tutto ciò che non è voi, per stabilirvi perfettamente in me, per essere e far tutto in me di
modo che il mio essere e la mia vita, con tutte le sue circostanze e dipendenze, sia
interamente dedicata all'onore della vostra vita e del vostro essere supremo. Che la mia
nascita nella natura e nella grazia, la mia infanzia, la mia adolescenza, la mia vita
conversante, la mia agonia, la mia morte e sepoltura con tutti gli altri stati della mia vita
temporale ed eterna siano consacrati all'onore della vostra nascita, della vostra infanzia,
della vostra adolescenza, della vostra vita conversante, della vostra agonia, della vostra
morte, della vostra sepoltura e di tutti gli altri stati della vostra vita temporale ed eterna.
Che tutti i miei pensieri, parole ed azioni rendano onore ai vostri pensieri, parole e azioni!
Che tutti i miei passi, le mie fatiche e sofferenze rendano omaggio a tutti i passi che avete
fatti sulla terra, e a tutte le vostre fatiche e sofferenze! Che tutte le potenze dell'anima mia
e tutti i membri e sentimenti del mio corpo siano dedicati ad onore delle potenze dell'anima
vostra santa e dei membri e sentimenti del vostro corpo deificato! Da ultimo che tutto ciò
che fu, è e sarà in me sia convertito in adorazione, in lode e in amore continuo ed eterno
verso di voi! Venite, o Signore Gesù, venite in me per vivere e regnare in me pienamente,
per amarvi e glorificarvi voi stesso degnamente, per adempiervi i disegni della vostra
bontà, per consumarvi l'opera della vostra grazia, e per stabilirvi per sempre il regno della
vostra gloria e del vostro puro amore. Veni, Domine Iesu, veni in plenitudine virtutis tuae,
in sanctitate Spiritus tui, in perfectione mysteriorum tuorum, et in puritate viarum tuarum.
Veni, Domine Iesu (178).
Venite, Signore Gesù, venite in me nella pienezza della vostra virtù per distruggervi tutto
ciò che a voi dispiace, e per operarvi tutto quello che desiderate per la vostra gloria. Venite
nella santità del vostro Spirito per distaccarmi interamente da tutto quello che non è voi,
per unirmi perfettamente con voi e per guidarmi santamente in tutte le mie azioni. Venite
nella perfezione dei vostri misteri, vale a dire per operare perfettamente in me ciò che
desiderate operarvi coi vostri misteri, per condurmi secondo lo spirito e la grazia di essi, e
per glorificarli, compierli e consumarli in me. Venite nella purezza delle vostre vie, cioè per
compiere su di me, a qualunque costo e senza risparmiarmi menomamente, tutti i disegni
del vostro puro amore e per condurmi nelle vie diritte di questo puro amore, senza
permettere ch'io svii né a destra né a sinistra, e senza concedere nulla alle inclinazioni e ai
sentimenti della natura corrotta e dell'amor proprio. Venite, o Signore Gesù.
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PARTE SESTA

Che contiene ciò che si deve fare ogni giorno per vivere cristianamente e
santamente, e per far vivere e regnare Gesù in noi.

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DELLA SANTIFICAZIONE DELLE AZIONI ORDINARIE.

1.- Siamo obbligati di fare santamente le proprie azioni e ciò che si deve fare per
questo.

Vi ho già proposto, nella Parte Prima del presente libro, il modo di cominciare e tu finire
bene ogni giorno. Intendo ora indicarvi varie pratiche, mediante le quali vi sarà assai facile,
colla grazia di nostro Signore, di far santamente tutte le vostre azioni secondo l'obbligo
che ne avete, non solo quale religioso o religiosa, ma anche e semplicemente quale
cristiano o cristiana. Infatti importa moltissimo, e non lo posso dire abbastanza, che tutti
sappiano che, non solo i religiosi o le religiose, ma anche i cristiani tutti, di qualunque stato
o condizione essi siano, sono obbligati, quali cristiani e membri di Gesù Cristo, a vivere
della vita del loro capo, cioè d'una vita tutta santa e di far tutte le loro azioni, grandi e
piccole, cristianamente, Che vuol dire cristianamente? Vuol dire santamente e
divinamente, e come Gesù Cristo ha fatto le proprie azioni; vuol dire in Gesù Cristo e per
Gesù Cristo; vuol dire nello spirito di Gesù Cristo e nelle sue disposizioni sante e divine.
Vi sono moltissime ragioni che a ciò ci obbligano, delle quali parecchie molto pressanti
sono state spiegate in vari passi della suddetta Parte Prima di questo libro. Ma inoltre vi
prego di considerare più volte che Gesù Cristo è il nostro capo e che siamo ì suoi membri
e che, essendo nella sua grazia, abbiamo con lui un'unione molto più perfetta e intima che
i membri d'un corpo naturale col proprio capo. Laonde siamo obbligati a fare tutte le nostre
azioni per lui e in lui: per lui, perché gli appartengono, visto che tutto quanto vi è nelle
membra appartiene al capo; in lui, cioè nel suo spirito, nelle sue disposizioni ed intenzioni,
perocchè i membri devono seguire e imitare il loro capo, non essere animati che dal suo
spirito e non avere altre disposizioni ed intenzioni che le sue.
Questo è di massima importanza, tanto più che la maggior parte della nostra vita si
passa in un susseguirsi di varie piccole azioni come il bere, il mangiare, il dormire, il
leggere, lo scrivere, il conversare gli uni cogli altri, ecc., colle quali, procurando di farle
bene, renderemmo a Dio una grande gloria ed avanzeremmo molto nelle vie dell'amor
suo; ma la nostra negligenza fa sì che Dio è privato della gloria che gli dobbiamo, e che
perdiamo le grazie ch'egli ci darebbe.
Per ciò S. Paolo ci esorta, sia che mangiamo, sia che beviamo, sia che facciamo
qualunque altra azione, per piccola o indifferente essa sia, a far tutto per la gloria di Dio e
nel nome di nostro Signore Gesù Cristo (1 Cor 10, 31; Col 3, 17). Che vuol dire fare le sue
azioni nel nome di Gesù Cristo? Vuol dire farle nello spirito di Gesù Cristo, ossia nelle
disposizioni e intenzioni in cui Gesù Cristo faceva le stesse azioni che facciamo, mentre
stava sulla terra, e in cui egli le farebbe tuttora se fosse al nostro posto; perché chi agisce
nel nome d'un altro, deve agire, per quanto gli è possibile, nel suo spirito, cioè nelle sue
disposizioni e intenzioni e come quello agirebbe, se fosse presente.
Mi direte: Ma chi può conoscere le disposizioni e intenzioni con cui nostro Signore Gesù
Cristo ha fatto le sue azioni? Ed io rispondo:
1° Che la luce della fede ci fa vedere che le disposizioni con cui egli ha fatto le sue
azioni furono disposizioni d'umiltà, di dolcezza, di pazienza, di carità verso il prossimo, di
applicazione a Dio e di ogni altra specie di virtù; e che le intenzioni, secondo le quali egli le
ha fatte, furono di amare suo Padre, di glorificarlo, di dargli contento e di compiere i suoi
divini voleri.
2° Che non è necessario conoscerle, basta anzi avere il desiderio e l'intenzione di fare le
vostre azioni nello spirito di Gesù Cristo e nelle sue disposizioni e intenzioni; e così è
facile, mercé la grazia di nostro Signore, di far tutte le nostre azioni santamente e
cristianamente.
Procurate dunque, al principio delle vostre azioni, almeno delle principali, di elevare il
vostro cuore a Gesù protestandogli: 1° che rinunciate a voi stesso, al vostro amor proprio
e al vostro proprio spirito, cioè a tutte le vostre proprie disposizioni e intenzioni; 2° che vi
donate a lui, al suo santo amore e al suo divino Spirito, e che desiderate di fare le vostre
azioni nelle disposizioni ed intenzioni in cui egli ha fatte le sue; e così gli renderete molta
gloria in tutto quello che farete, ed avanzerete molto in poco tempo nelle vie della sua
grazia.
Ecco la pratica di questo santo esercizio in vari modi nelle seguenti elevazioni che
potrete fare oralmente o solo col cuore, ora in un modo ora nell'altro, senza attaccarvi però
alle parole che stanno qua, ma solamente al senso e alla sostanza di esse.

II. - Elevazione a Gesù, in vari modi, per far santamente le proprie azioni.

O Gesù, rinuncio a me stesso, al mio proprio spirito, al mio amor proprio e a tutto quello
che è mio. Io mi dono a voi, al vostro Santo Spirito e al vostro divino amore a fine di fare
quest'azione per voi, sotto la guida del vostro spirito e del vostro puro amore.
O Gesù, anniento ai vostri piedi, per quanto mi è possibile, il mio proprio spirito, il mio
amor proprio, le mie proprie disposizioni ed intenzioni e tutto quello che è mio. Io mi dono
tutto a voi: annientatemi voi stesso e stabilitevi in me, affinché siate voi che parlate ed
operate in me, secondo il vostro spirito e secondo le vostre disposizioni ed intenzioni.
O buon Gesù, io mi dono tutto alla vostra divina potenza e al vostro santo amore.
Traetemi, di grazia, totalmente fuori di me stesso, ritiratemi, nascondetemi ed assorbitemi
santamente in voi, affinché io non viva, non operi, non parli più che in voi, con voi e per
voi.
O buon Gesù, vi offro quest'azione in onore di quelle che avete fatte nel mondo,
desiderando di farla nelle medesime disposizioni ed intenzioni con cui avete fatto tutte le
vostre sante azioni.
O mio Dio, poiché è vero che siete sempre con noi e che con noi compite tutte le nostre
opere, fate, per carità, ch'io sia pure sempre con voi, ch'io faccia quest'azione con voi e
secondo le vostre intenzioni, e unito all'amore, alla perfezione e santità con cui voi la fate
ora con me.
O buon Gesù, nulla per me, nulla per l'amar proprio, nulla per il mondo; ma tutto per voi,
o mio Salvatore, tutto per la vostra gloria e per il vostro puro amore.

III. - Per un'azione di lunga durata o che richiede una grande applicazione di spirito.

Quando avete da fare qualche azione la quale prevedete che, per la sua lunga durata, o
per la grande applicazione di spirito ch'essa richiede, vi distoglierà dalla presenza di Dio,
procurate, prima di cominciarla, di rivolgervi al vostro buon Angelo, a tutti gli, altri Angeli e
Santi, e alla Santa Vergine, dicendo loro così: Angeli di Gesù, Santi e Sante di Gesù,
Madre di Gesù; e ciò per pregarli ch'essi amino e glorifichino Gesù per voi, mentre farete
quell'azione.
IV. - Prima di parlare o conversare col prossimo.

O Gesù, io mi dono a voi: mettetemi sulle labbra ciò che volete ch'io dica, e fate che
tutte le mie parole rendano omaggio alle vostre sante parole.
O Gesù, che tutte le mie conversazioni col prossimo siano consacrate all'onore delle
divine conversazioni che avete avute sulla terra cogli uomini, e fatemi partecipe dell'umiltà,
della dolcezza, modestia e carità con cui avete conversato con ogni specie di persone.

V. - Prima del pasto.

O mio Dio, quante persone vi sono che non hanno di che mangiare, le quali non vi
hanno offeso tanto quanto io; eppure, per un eccesso di carità, date questo pasto a me
anziché ad essi. Ah! mio Signore, lo voglio prendere per amor vostro, perché questo è il
vostro volere, e in unione dello stesso amore col quale me lo date; desiderando che ogni
mio boccone sia un atto di lode e d'amore verso di voi.
O Gesù, vi offro questo pasto in onore di quelli che avete fatti sulla terra, e rinunziando
ad ogni amor proprio, ma desiderando di prenderlo in unione col medesimo amore per cui
vi siete assoggettato alla necessità di bere e di mangiare, e in unione colle disposizioni e
intenzioni sante colle quali l'avete fatto.

VI. - Prima della ricreazione.

O Gesù, vi offro questa ricreazione in onore ed unione delle sante ricreazioni e divini
godimenti che avete preso durante la vostra vita mortale, col vostro eterno Padre, col
vostro Santo Spirito, colla vostra santa Madre e coi vostri Angeli e Santi, di cui voi stesso
ci avete parlato, dicendo: Delectabar per singulos dies, ludens coram eo omni tempore,
ludens in orbe terrarum; et deliciae meae esse cum filiis hominum (Prov 8, 30-31): «Io mi
rallegravo tutti i giorni, giocando davanti a lui in ogni tempo, giocando sulla terra, e
dilettandomi d'essere tra i figli degli uomini». E poi il santo Vangelo ci narra che vi siete
rallegrato nello Spirito Santo e che avete comandato ai vostri Apostoli di riposarsi dopo il
lavoro.

VII. - Nell'andare e venire in casa, o fuori casa.

O Gesù, che tutti i miei viaggi, le mie andate e venute, le mie uscite e i miei ingressi, e
tutti i miei passi rendano gloria ai vari viaggi, alle andate e venute, alle uscite e agli
ingressi, e a tutti i passi che avete fatti sulla terra.
O Gesù, che l'uso che faccio dei miei occhi, della mia bocca, delle mie mani, dei miei
piedi, e di tutti i miei sensi interni ed esterni rendano omaggio al divino uso che avete fatto
dei vostri occhi divini, della vostra sacra bocca, delle vostre mani benedette, dei vostri
santi piedi e di tutti i vostri sensi interni ed esterni.

VIII. - Prima del lavoro.

O Gesù, che questo mio lavoro sia tutto consacrato all'onore delle fatiche che avete
sopportate quaggiù; avvaloratelo, vi prego, della vostra santa benedizione.
IX. - Prima della predica.

O Gesù, vi offro questa predica in onore delle sante prediche che avete fatte sulla terra;
voglio assistervi in onore della devozione colla quale la vostra santa Madre assisteva alle
vostre divine predicazioni ed alla quale mi unisco.
O buon Gesù, fatemi partecipe, vi prego, dell'amore, dell'attenzione e devozione colla
quale voi ascoltate la parola del Padre vostro, il quale vi parla continuamente,
dichiarandovi tutti i suoi voleri, mentre voi l'ascoltate molto attentamente ed adempite
fedelissimamente tutto quello ch'egli vi dice.

X. - Prima della lettura spirituale.

Tra i santi esercizi che possono aiutare le anime a mantenersi e ad avanzare nel divino
amore, uno dei più eccellenti è la lettura dei libri di pietà, di cui già si è parlato nella Parte
Seconda. Vi consiglio ed esorto perciò nuovamente, per quanto posso, di non passare
nessun giorno senza leggere qualche buon libro, almeno per una mezz'ora. Ora, volendo
far bene questa lettura, ricordatevi, oltre quanto si è detto in proposito nel passo
soprammentovato, ciò che è riferito del Figlio di Dio, nel capitolo quarto del Vangelo
secondo san Luca, cioè che entrato, un giorno di sabato, nella sinagoga, prese un libro e
vi lesse (Lc 4, 16); offritegli quindi la vostra lettura in onore della sua, dicendo:
O Gesù, io vi offro questa lettura, in onore della vostra santa lettura, e voglio leggere
unendomi allo stesso amore, e alle stesse disposizioni ed intenzioni colle quali voi avete
letto, e donandomi a voi, affinché operiate in me mediante questa lettura tutto ciò che
desiderate per la vostra gloria.

XI. - Prima di scrivere.

Ricordatevi che, al dire di parecchi santi Dottori (179), nostro Signore scrisse delle
lettere a Abgar, re d'Edessa, e offritegli l'azione dello scrivere in onore della sua, dicendo:
O buon Gesù, vi offro quest'azione in onore di quella che voi avete fatta scrivendo,
desiderando di farla colla carità e colle altre disposizioni e intenzioni colle quali voi l'avete
fatta. Che tutte le parole e le lettere che scriverò siano altrettante lodi e benedizioni a voi.
O mio caro Gesù, guidate il mio spirito e la mia penna, affinché io non scriva nulla che
non sia da voi e per voi; e mentre scriverò su questa carta, scrivete, vi prego, ed imprimete
nel mio cuore e nell'anima mia la legge del vostro divino amore e tutte le virtù della vostra
santa vita.

XII. - Facendo l'elemosina.

O Gesù, per il vostro puro amore e in onore della vostra carità per i poveri, alla quale mi
unisco, voglio fare quest'azione.

XIII. - Andando a visitare i poveri, o i e gli afflitti.

O Gesù, vi offro quest'azione in onore ed unione del medesimo amore col quale veniste
dal cielo sulla terra per visitare i poveri e consolare gli afflitti, donandomi a voi per
consolare e aiutare gli afflitti e i poveri, quanto da me l'attendete. Fatemi partecipe, vi
prego, della carità smisurata che avete per loro.
XIV. - Digiunando o facendo qualche azione di penitenza e di mortificazione.

O buon Gesù, vi offro questo in onore della vostra divina giustizia e della vostra santa
passione, volendo sopportare questa privazione, questa penitenza e mortificazione, per il
vostro puro amore, e unendomi all'amore col quale avete sopportato tante e così grandi
privazioni e mortificazioni sulla terra ed anche in soddisfazione dei miei peccati e per
l'adempimento dei disegni che degnate di avere sull'anima mia.

XV. - Facendo qualche atto d'umiltà.

O umilissimo Gesù, vi offro quest'azione e tutte le altre simili che sono state e saranno
mai fatte, in onore delle vostre sante umiliazioni e di quelle della vostra santa Madre. O
buon Gesù, distruggete in me ogni superbia e vanità, e fatevi regnare la vostra divina
umiltà.

XVI. - Facendo un atto di carità.

O caritatevolissimo Gesù, vi offro quest'azione e tutte le altre simili che furono, sono e
saranno fatte, in onore ed unione della vostra infinita carità. Annientate in me ogni amore
ed interesse proprio e stabilitevi il regno della vostra divina carità.

XVII. - Facendo un atto d'ubbidienza.

O ubbidientissimo Gesù, vi offro questo atto d'ubbidienza al mio superiore o alla mia
superiora, a mio padre o a mia madre, o quest'atto di assoggettamento alle regole e
obbligazioni del mio stato, in onore della vostra perfettissima ubbidienza e
dell'assoggettamento che avete voluto, avere alle regole e alle leggi non solo del Padre
vostro, ma anche degli uomini e dei vostri stessi nemici. Annientate in me il mio amor
proprio e la mia propria volontà, e fate ch'io non abbia più altra volontà che la vostra e
quella di coloro che fanno le vostre veci presso di me.

XVIII. - Per tutte le altre azioni.

In qualunque altra specie di azioni, potete fare lo stesso, come ora si è detto in tutti gli
atti precedenti, non essendovi quasi nessuna azione o esercizio di virtù nella vita umana e
cristiana che non sia stato fatto da nostro Signore Gesù Cristo, mentre stava sulla terra; di
modo che se desideriamo far santamente le nostre azioni, bisogna offrirgliele in onore ed
unione delle sue.
Vi ho proposto queste piccole pratiche per additarvi la via che dovete battere per
camminare sempre davanti a Dio e vivere nello spirito di Gesù. Questo spirito medesimo
ve ne insegnerà diverse altre, se procurate di donarvi a lui al principio delle vostre azioni.
Vi prego infatti di notare bene che la pratica delle pratiche, il segreto dei segreti, la
devozione delle devozioni, sta nel non attaccarsi a nessuna pratica o a nessun esercizio
particolare di devozione, ma nell'attendere accuratamente, in tutti i propri esercizi, a darvi
allo Spirito Santo di Gesù, e a darvi a lui con umiltà, con fiducia e distacco da ogni cosa,
affinché, trovandovi senza attaccamento al vostro proprio spirito e alle vostre proprie
devozioni e disposizioni, egli abbia ogni facilità ed ogni libertà di agire in voi secondo i suoi
voleri, di mettere in voi tali disposizioni e tali sensi di devozione ch'egli vorrà, e di condurvi
per le vie che a lui piaceranno. E dopo di esservi donato così a lui, siate fedele a ricevere i
buoni sentimenti e le disposizioni che trasfonderà in voi, e a seguire il suo impulso, le sue
attrattive e la sua direzione. Se v'ispira di servirvi degli esercizi precedenti e di quelli che
verranno esposti qui appresso, e voi vi troviate grazia e benedizione, va tutto bene,
servitevene. Se vi attira a qualche altro più eccellente o in cui troviate più grazia ed
unzione, seguite le sue attrattive con semplicità e umiltà.

XIX. - Questa pratica è il vero mezzo di stare sempre alla presenza di Dio, ed è dolce
e facile.

Mediante le pratiche suddette e le frequenti elevazioni del vostro spirito e del vostro
cuore a Dio, tutte le vostre azioni apparterranno a Gesù, tutte le vostre azioni lo
glorificheranno; camminerete sempre dinanzi a lui. e starete sempre alla sua presenza,
essendo questo il vero mezzo e il più facile d'essere sempre al cospetto di Dio e di vivere
in un continuo esercizio d'amore verso di lui.
So bene che chi è in grazia di Dio e gli offre, la mattina, tutto ciò che farà durante il
giorno, quantunque durante il giorno non pensi a lui, pure tutte le sue azioni (s'intende
quelle che non sono in sé cattive) lo glorificano. Ma avendo nostro Signore offerto al Padre
suo per noi, tutte le azioni da lui fatte sulla terra, e non essendo un sol momento senza
pensare a noi e senza amarci, sarebbe davvero essergli ben poco grati ed amarlo troppo
poco non pensare a lui che una volta o due al giorno. Certo se amiamo veramente questo
amabilissimo Salvatore, dobbiamo riporre tutta la nostra contentezza nel pensare a lui e
nello innalzare a lui di frequente il nostro spirito e il nostro cuore; il che si può fare senza
pena alcuna e senza travaglio di spirito, bensì con tutta facilità e dolcezza, perché, colla
sua grazia, la quale dal canto suo non viene mai meno, e con un po' di cura e fedeltà da
parte nostra, si contrae tale un'abitudine in questa santa pratica che ciò diventa come
un'altra natura.
Ed in prova di ciò, vi dirò con verità che conosco un sacerdote, il cui nome sia scritto nel
libro di vita, il quale, coll'uso frequente di questo esercizio, è arrivato a questo punto che
gli riesce facile, anche mangiando, di fare attualmente quasi altrettanti atti d'amore verso
Gesù, quanti sono i bocconi che si mette in bocca; ed egli lo fa non solo senza fatica di
spirito e senza alcuna pena o incomodo per la sua salute, ma anzi con tale una facilità e
dolcezza che questo non l'impedisce punto di parlare e di ricrearsi onestamente e
caritatevolmente col prossimo, qualora trovisi in compagnia e se ne presenti l'occasione
(180). Non vi dico questo, affinché facciate lo stesso, perché griderebbero subito ch'io
domando cose troppo difficili, ma affinché sappiate quanta possanza ha una santa
abitudine e come il mondo ha torto marcio di immaginarsi mille difficoltà ed amarezze là
dove non vi sono che dolcezze e delizie d'ogni sorta.

XX. - Possiamo e dobbiamo fare un santo uso, per la gloria di Dio, delle altrui azioni
e sofferenze.

Possiamo e dobbiamo fare un santo uso, per la gloria di nostro Signore non solo di ciò
che succede in noi, ma anche di tutto quanto succede e succederà mai nel mondo. Lo
possiamo perché possiamo usare di tutto ciò che è nostro. Ora S. Paolo ci assicura, come
già si è detto, che tutte le cose, nessuna eccettuata, passate, presenti e future sono
nostre (I Cor 3, 22). Lo dobbiamo, perché è nostro dovere usare di tutto ciò che è nostro
per la gloria di Colui che ci ha dato tutto.
Laonde, quando facciamo qualche azione, l'amore e lo zelo che dobbiamo avere per la
gloria di nostro Signore ci deve portare non solo ad offrirgli questa azione, ma anche a
unirvi tutte le altre simili che furono, sono e saranno fatte in tutto il mondo, per offrirle e
dedicarle alla sua gloria, colla nostra, come cosa che ci appartiene.
Per esempio, quando lavorate, pensate quante furono, sono e saranno persone nel
mondo, che fecero, fanno e faranno lo stesso lavoro che fate, senza offrirlo a Dio; unite al
vostro tutti questi lavori ed offriteli a Gesù, come cosa vostra, in onore dei suoi. Fate lo
stesso, quando vi capita qualche pena o afflizione, sia di corpo sia di spirito, o quando fate
qualche altra azione.
E' così che bisogna fare un santo uso di tutte le cose per la gloria di Dio, E' così che
bisogna continuare ed esprimere in noi lo zelo ardentissimo che Gesù ha avuto per la
gloria del, Padre suo, servendosi di ogni cosa per glorificarlo. Infatti, mentre stava sulla
terra, se faceva qualche azione, siccome aveva uno zelo sconfinato per la gloria del Padre
suo, e siccome tutte le azioni che furono, sono e saranno fatte nel mondo, gli erano
presenti come quelle che faceva, e siccome le considerava come cosa sua, avendogli il
Padre suo dato tutto, egli senza dubbio le riferiva, offriva e consacrava colle sue proprie
alla gloria del Padre suo, supplendo così al difetto degli uomini, e servendosi di tutto
quanto il Padre suo gli aveva dato per glorificarlo. E ciò che dico delle azioni si può dire
altresì delle afflizioni e sofferenze, non avendo il Figlio di Dio lasciato nulla al mondo di cui
non abbia fatto un uso divino per la gloria del Padre suo. Entriamo nei suoi sentimenti e
disposizioni, unendo ci a lui nel santo uso ch'egli fece di ogni cosa per onorare il Padre
suo, e non lasciamo passare nulla, sia di bene sia di male, in noi e negli altri, senza
prenderne occasione d'innalzare il nostro Cuore a Gesù, e di servirci di quel che succede
per la sua gloria, come egli stesso volge ogni cosa al nostro bene e si serve di tutto a
nostro vantaggio.

XXI - Per le afflizioni.

Quando vi capita qualche afflizione sia di corpo sia di spirito, andate subito a gettarvi ai
piedi di colui che ha detto: Io non iscaccerò chi viene a me (Gv 6, 37); e: Venite a me, voi
tutti che siete travagliati ed oppressi ed io vi ristorerò (Mt 11, 28). Adorate la sua divina
volontà, umiliatevi davanti a lui a motivo dei vostri peccati che sono la causa di tutti i vostri
mali, offritegli la vostra afflizione, domandandogli la grazia di sopportarla santamente, e
riconciliatevi. con lui mediante la santa confessione e comunione; perocchè, se non siete
nella, sua grazia e nel suo amore, anche a soffrire tutti i martirii del mondo, è cosa inutile e
per la gloria di Dio e per la vostra santificazione, e private Dio d'un onore grande che gli
potreste rèndere nel tempo della tribolazione, se foste allora in buono stata, e perdete dei
tesori inestimabili di grazia e di gloria.

XXII. - Elevazione a Gesù nell'afflizione.

O Gesù, mio Signore, eccomi prostrato ai vostri piedi, adorando, benedicendo ed amando
di tutto cuore la vostra divina Provvidenza, in tutto quello che le piace adesso e in tutto
quello che le piacerà sempre ordinare o permettere a mio riguardo e a riguardo di tutto ciò
che mi tocca; perché i vostri ordini o le vostre permissioni, o grande Iddio, sono
egualmente adorabili ed amabili. Sì, mio Salvatore, sia fatta in tutto e per tutto la vostra
santa volontà, nonostante tutte le ripugnanze della mia; e siano eternamente adorati e
glorificati i vostri divini ordini e permissioni.
Riconosco, o mio Dio, e confesso al cospetto del cielo e della terra, che siete giusto e
che io ben merito questa pena, anzi mille volte più per il minimo dei miei peccati; per cui
voglio, non ostante tutte le con tradizioni del mio spirito, abbracciare quest'afflizione con
tutta la capacità della mia volontà, in omaggio alla vostra divina giustizia, con
sottomissione alla vostra santa volontà, in onore delle acerbe sofferenze che avete
sopportate sulla terra, in soddisfazione dei miei peccati, per l'adempimento dei disegni che
vi degnate di avere su di me, e come una cosa che mi viene dalla vostra mano
amabilissima e dal vostro cuore tutto pieno d'amore per me.
Siate benedetto, o buon Gesù, poiché vi piace porgermi l'occasione di soffrire qualche
cosa per amor vostro. Fatemi partecipe, vi prego, dell'amore, dell'umiltà, della pazienza,
dolcezza e carità colla quale avete sofferta, e fatemi la grazia di soffrire qualunque cosa
per la vostra gloria e per il vostro puro amore.

XXIII. - Contro le tentazioni.

Quando vi si affaccia qualche cattivo pensiero o qualche altra tentazione, non vi turbate
punto, ma volgetevi con pacatezza di spirito e fiducia di cuore verso Gesù per umiliarvi da
vanti a lui e per chiedergli forza, dicendo così:
Confesso, o mio Salvatore, che i miei peccati ben meritano che io sia non solo
travagliato, ma anche vinto ed oppresso da tentazioni di ogni sorta. Riconosco che da me
stesso non ho nessuna forza per resistere alla minima di esse, e che se non mi
sorreggeste adesso e ad ogni momento, piomberei in un inferno spaventevole di ogni
specie di peccati. Ahimè! Gesù mio, in quale pericolo orribile mi trovo mai! Io mi vedo
sull'orlo dell'inferno, vicinissimo alla bocca del leone infernale, in punto di perdere la vostra
grazia, di separarmi da voi, d'essere ridotto nella schiavitù di Satana, e, quel che è più
terribile di tutto, di crocifiggervi crudelmente e di disonorarvi infinitamente, se mi lascio
vincere da questa tentazione. Ah! non lo permettete, mio Signore; liberatemi da questo
pericolo, datemi grazia e forza per far buon uso di questa tentazione e per essa
glorificarvi. Mio Dio, rinuncio con tutte le mie forze allo spirito maligno, al peccato e a tutto
quello che vi dispiace; vi dono la mia volontà: conservatela, per carità, e non permettete
ch'essa collimi in nulla con quella dei vostri nemici. Mio Salvatore, vi scongiuro, per la
vostra santa Passione e per tutte le vostre bontà e misericordie, di farmi questo favore,
cioè ch'io soffra piuttosto tutte le ignominie e tutti i tormenti del mondo; anzi, ch'io muoia
magari mille volte che offendervi.

ESERCIZIO PER LA SANTA MESSA (181)

XXIV. - Ciò che si deve fare per assistere degnamente al santo sacrificio della
Messa.

Per assistere santamente e degnamente glorificare Dio al santissimo sacrificio della


Messa, avete quattro cose da fare.
I. Non appena uscite da casa vostra per andare a Messa, dovete penetrarvi di questo
pensiero, che andate non solo ad assistere o a vedere, ma anche a fare l'azione più santa
e divina, più grande ed importante, più degna e ammirabile che si faccia nel cielo e sulla
terra; e che quindi ella deve farsi santamente e divinamente, vale a dire con disposizioni
tutte sante e divine, con molta cura ed applicazione di spirito e di cuore, come l'affare della
più grande conseguenza che abbiate nel mondo. Ho detto che andate a fare, poiché non
essendo tutti i cristiani che una sola cosa con Gesù Cristo, il quale è il supremo
Sacerdote, del cui divino Sacerdozio essi partecipano, onde Sono chiamati sacerdoti nella
Scrittura (1 Pt 2, 9), hanno diritto non solo di assistere al santo Sacrificio della Messa, ma
anche di fare col sacerdote ciò ch'egli fa, vuol dire offrire con lui e con Gesù Cristo stesso
il sacrificio che offresi a Dio sull'altare.
II. Entrando in chiesa, dovete umiliarvi profondamente in cuore vostro, stimandovi
indegnissimo d'entrare nella casa di Dio, di comparire davanti alla sua faccia, e di
partecipare ad un mistero sì alto, che comprende in sé tutti i misteri e tutte le meraviglie
del cielo e della terra: e ciò in vista del vostro nulla e dei vostri peccati, per cui dovete, al
principio della Messa, entrare in uno spirito di penitenza, d'umiliazione e di contrizione,
accusandovene in generale col sacerdote, chiedendone perdono a Dio, pregandolo che
egli ve ne dia pentimento perfetto, colla grazia e forza di non ricadere in avvenire; ed
offrendogli in soddisfazione il santo sacrificio del corpo e del sangue prezioso del Figlio
suo, che gli è stato offerto sulla croce e che gli si offre ora sull'altare.
III. Dopo aver adorato nostro Signore. Gesù Cristo che si rende presente a noi
Sull'altare per ricevere gli omaggi e le adorazioni che gli dobbiamo; e dopo averlo pregato
che, come egli cangia la natura vile e terrestre del pane e del vino nel suo corpo e nel suo
sangue, così egli cangi e trasformi la freddezza, l'aridità, la pesantezza del nostro cuore
tutto terrestre ed arido nell'ardore, nella tenerezza e prontezza degli affetti e delle
disposizioni sante e divine del suo cuore celeste e divino, dovete ricordarvi che, non
essendo i cristiani che una sola cosa con Gesù Cristo, come i membri col proprio capo,
onde partecipano a tutte le sue qualità; ed essendo Gesù Cristo, in questo sacrificio,
insieme sacerdote e ostia; similmente tutti coloro che vi assistono vi devono assistere
prima quali sacerdoti o sacrificatori per offrirvi, con Gesù Cristo sommo sacerdote, il
medesimo sacrificio ch'egli offre, e poi quali ostie e vittime le quali non sono che un'ostia
come non sono che un sacerdote con Gesù Cristo, e le quali devono essere immolate e
sacrificate collo stesso Gesù Cristo alla gloria di Dio.
Pertanto, giacché partecipate al divin sacerdozio di Gesù Cristo e, quale cristiano e
membro di lui, portate il nome e la qualità di sacerdote, dovete esercitare questa qualità ed
usare del diritto ch'essa vi conferisce d'offrire a Dio, col sacerdote e con Gesù Cristo
stesso, il sacrificio del suo corpo e del suo sangue che gli si offre nella Santa Messa; e
dovete offrirglielo, per quanto vi è possibile, colle medesime disposizioni colle quali esso
gli viene offerto da Gesù Cristo. Oh! con quali disposizioni sante e divine esso gli è offerto
dal Figliuol suo Gesù! Oh! con quale umiltà, quale purezza e santità, quale distacco da se
stesso e da ogni cosa, quale applicazione a Dio, quale carità per gli uomini, quale amore
per il Padre suo! Unitevi col desiderio e coll'intenzione a queste disposizioni di Gesù,
pregandolo ad imprimerle in voi, affinché offriate con lui questo sacrificio divino colle
medesime disposizioni colle quali egli l'offre.
Unitevi pure alle intenzioni secondo le quali egli l'offre, e sono cinque principali: di cui la
prima è per onorare il Padre suo, secondo tutto quello ch'egli è in se stesso e in ogni cosa,
e per rendergli una gloria e un amore degno di lui. La seconda, per rendergli azioni di
grazie degne della sua bontà per tutti i beni da lui fatti alle sue creature. La terza, per
soddisfare pienamente per tutti i peccati del mondo. La quarta, per l'adempimento dei suoi
disegni e voleri. La quinta, per impetrare da lui tutte le cose necessarie agli uomini sì per
l'anima, che per il corpo. Secondo queste intenzioni di Gesù Cristo, dovete offrire a Dio il
santo sacrificio della Messa.
1° In onore della Santissima Trinità, in onore di tutto ciò che Gesù Cristo è in se stesso,
in tutti i suoi stati, misteri, qualità, virtù, azioni e sofferenze; e in onore di tutto quello ch'egli
è ed opera, sia per misericordia, sia per giustizia, nella sua santa Madre, in tutti i suoi
Angeli e Santi, in tutta la sua Chiesa trionfante, militante e sofferente, e in tutte le creature
del cielo, della terra e dell'inferno.
2° In ringraziamento a Dio per tutti i beni e tutte le grazie temporali ed eterne ch'egli ha
fatte alla sacra umanità del Figlio suo, alla Santa Vergine, a tutti gli Angeli e gli uomini, a
tutte le creature e specie a voi.
3° In soddisfazione della sua divina giustizia per tutti i vostri peccati, per tutti i peccati del
mondo e specie per quelli delle povere anime che sono in purgatorio.
4° Per l’adempimento di tutti i suoi disegni e voleri, in particolar modo di quelli ch'egli ha
a vostro riguardo.
5° Per ottenere dalla sua bontà tutte le grazie che sono necessarie a voi e a tutti gli
uomini, affinché sia da tutti servito e onorato, secondo tutta la perfezione ch'egli richiede
da ognuno.
Ecco ciò che dovete fare quale sacerdote. Ma poi, quale ostia, dovete, offrendo Gesù
Cristo a Dio nella Santa Messa, offrire anche voi con lui come vittima; o piuttosto pregare
Gesù Cristo di attirarvi a lui, d'incorporarvi. d'immedesimarvi con lui come vittima per
sacrificarvi con lui a gloria del Padre suo. E poiché bisogna che la vittima da sacrificarsi
sia uccisa, e poi consumata nel fuoco, pregatelo di farvi morire a voi stesso, cioè alle
vostre passioni, al vostro amor proprio e a tutto quello che gli dispiace; e di consumarvi nel
sacro fuoco del suo divino amore, facendo sì che d'ora innanzi tutta la vostra vita sia un
sacrificio perenne di lode; di gloria e d'amore verso del Padre suo e verso di lui.
IV. Dovete prepararvi a comunicarvi, se non sacramentalmente, almeno spiritualmente;
perché dovete considerare che nostro Signore Gesù Cristo, il quale vi ama infinitamente,
non solo si rende presente in questo sacrificio per essere con voi, per trattare
familiarmente ;con voi e per comunicarvi i suoi doni e le sue grazie; ma, ciò che è assai
più, egli vuole essere in voi, egli brama ardentemente di far la sua dimora nel vostro cuore
e di darsi, egli stesso, a voi mediante la comunione sacramentale o spirituale. Dovete
perciò prepararvi a ricever lo, e per questo fine entrare nelle medesime disposizioni in cui
dovete entrare per comunicarvi sacramentalmente, vale a dire in disposizioni e sentimenti
d'umiltà e d'amore. Umiliatevi dunque dinanzi a lui, stimandovi, indegnissimo di riceverlo; e
nondimeno, giacché egli lo desidera tanto, desiderate anche di riceverlo ed invitatelo con
vari atti d'amore a venire in voi per vivervi e regnarvi perfettamente.
V. In ultimo, dopo aver ringraziato nostro Signore delle grazie ch'egli vi ha fatte nella
santa Messa, andatevene con una ferma risoluzione di impiegare bene la giornata al suo
servizio e con questo pensiero che dovete essere oramai una vittima morta e vivente in
pari tempo: morta a tutto ciò che non è Dio; vivente in Dio e per Dio tutta consacrata e
sacrificata alla sua pura gloria e al suo purissimo amore. Protestate a nostro Signore che
desiderate che così sia, e che vi offrite a lui per far e soffrire per questo tutto ciò che gli
piacerà. Pregatelo ch'egli compia questo in voi per la sua infinita misericordia; ch'egli vi dia
la grazia d'elevare spesso il vostro cuore a lui durante la giornata, di non far nulla che per
la sua gloria, di morire anziché offenderlo; e chiedetegli per questo la sua santa
benedizione.
Ecco l'uso che dovete fare d'una cosa così santa e così divina, come è il santissimo
sacrificio della Messa. Se non vi abbisognano tanti pensieri per occupare santamente il
vostro spirito durante la Messa, scegliete quelli che vi fanno maggior bene. Del resto, per
rendervi più facile la pratica di questi esercizi, eccoli scritti sotto forma d'elevazioni, di cui
vi potete servire, non in fretta e furia, ma adagio e con applicazione di mente e di cuore, se
desiderate trame qualche frutto per la gloria di Dio.

XXV. - Elevazione a Dio per il principio della Messa.

O mio Dio e mio sovrano Signore, ecco mi prostrato ai piedi della vostra misericordia;
degnatevi, di grazia, di gettare gli occhi della vostra bontà sopra una meschina creatura, la
quale riconosce e confessa, al cospetto del cielo e della terra, di essere la più indegna e la
più ingrata di tutte le vostre creature.
O Padre delle misericordie, mi accuso, davanti a voi, davanti ai vostri. Angeli e a tutti i
vostri Santi, di tutte le vanità della mia vita passata, di tutte le offese ch'io ho, commesse
contro la vostra divina Maestà, della mia grande freddezza nell'amarvi, della mia
negligenza nel vostro santo servizio e nell'adempimento delle, vostre buone ispirazioni, e
d'un'infinità di altri difetti che conoscete in me. Ma anzitutto, quando considero, mio Dio,
che il vostro Figlio dilettissimo, il quale io vengo qua a adorare, m'ha donato perfino il
primo istante della sua vita, mi ritengo grandemente colpevole di non avergli consacrato,
all'uscire dall'infanzia, il primo uso della ragione che ho ricevuta dalla vostra divina
Maestà.
O mio Signore Gesù, voi avete passato tutti i vostri giorni nella povertà e nella
sofferenza, e li avete finiti sulla croce per amar mio. Voi avete consumato la vostra vita in
opere e in esercizi continui di un'ardentissima ed eccessiva carità verso l'anima mia. Ed io,
usando dei miei giorni e del mio tempo come d'una cosa la quale fosse pienamente mia, li
passo al solito inutilmente, indifferentemente, ed anche spesso offendendo la vostra divina
Maestà. a mio Salvatore, fate ch'io detesti tutte le mie colpe, giacché la più piccola di esse
vi ha fatto nascere in una stalla e morire sulla croce per espiarla davanti alla giustizia del
Padre vostro.
O mio caro Gesù, la minima delle vostre azioni umanamente divine e divinamente
umane, che avete fatte e reiterate tante volte per il mio bene, durante il corso dei
trentaquattro anni che avete vissuto sulla terra, è di tale un valore e merito che, anche ad
essere stata compiuta una volta sola, ella richiederebbe giustamente da me tutto l'uso e
l'interesse della mia vita in ciò che voi volete, per riconoscenza, in ringraziamento e in
ricambio alla vostra divina Maestà. Io non faccio tutto ciò; anzi invece sembra ch'io non sia
nato che per offendervi e disonorarvi in tutti i modi. O ingratitudine! o infedeltà! Oh! quanto
detesto la mia perfidia! Oh! quanto mi dispiace e mi rincresce, o mio amabilissimo Gesù,
d'esservi così infedele e ingrato, e di corrispondere così male al vostro amore così ardente
e così possente verso di me! Mio Dio, io getto tutti i miei peccati nel vostro prezioso
sangue, nell'abisso delle vostre misericordie e nel fuoco del vostro divino amore,
cancellateli e consumate li interamente. Riparate tutte le mie mancanze, o buon Gesù, ed
accettate in soddisfazione delle mie colpe questo santissimo sacrificio del vostro corpo e
sangue prezioso che voi avete offerto sulla croce e che vi offro adesso per questo. O mio
dolce amore, è l'amore disordinato di me stesso e del mondo che è la fonte di tutte le mie
offese; vi rinuncio per sempre e con tutte le mie forze. O amabilissimo Gesù, annientatelo
in me e stabilitevi il regno del vostro divino amore.

XXVI. - Elevazione a Gesù durante la santa Messa.

O Gesù, mio Signore e mio Dio, voi vi rendete presente su questo altare, affinché io vi
contempli e adori, vi ami e glorifichi, e affinché voi mi comunichiate ed applichiate i vostri
meriti, ricordandomi ancora codesto amore infinito che vi ha fatto soffrire e morire per me
sulla croce. O grande Iddio, vi adoro, vi benedico e glorifico in tutti i modi per quanto mi è
possibile. - O abisso d'amore, o bontà infinita, o immensa carità, perché non sono io tutto
amore verso di voi! O amatissimo, amantissimo ed amabilissimo Gesù, quando sarà che vi
amerò perfettamente? Oh! chi mi farà questa grazia che tutte le parti del mio corpo e
dell'anima mia siano cangiate in cuori di Serafini? Oh! chi mi farà questo favore ch'io sia
tutto trasformato in un fuoco ardentissimo e in una fiamma purissima d'amore verso di voi?
O Serafini, o Angeli, o Santi e Sante del Paradiso, datemi il vostro amore affinché io me ne
giovi per amare il mio Gesù. O uomini, o creature capaci d'amare, datemi i vostri cuori,
affinché li sacrifichi al mio Salvatore. O dolcissimo mio Salvatore, magari io avessi in me
tutto l'amore del cielo e della terra, se ciò fosse possibile! Oh! come volentieri io lo
rivolgerei verso di voi! O dilettissimo dell'eterno Padre, o tesoro e delizia del cielo e della
terra, come siete adésso adorato, amato e glorificato su questo altare da migliaia di Angeli
i quali vi circondano da ogni lato! Oh! come dovreste esservi riverito, lodato e amato dagli
uomini, giacché è, non per gli Angeli, ma per amore degli uomini che vi siete presente! Ah!
che tutti gli Angeli e gli uomini, che tutte le creature della terra e del cielo siano convertiti in
adorazione, glorificazione ed amore verso di voi! Anzi, che tutte le potenze della vostra
divinità e della vostra umanità siano impiegate ad esaltarvi ed amarvi eternamente!
O potentissimo Gesù, adoro la potenza delle vostre sacre parole colle quali voi cangiate
la natura vile e terrestre del pane e del vino nella sostanza del vostro corpo e sangue
prezioso. Io mi dono assolutamente a tutta la capacità di questa medesima potenza,
affinché essa cambi la freddezza, aridità e pesantezza del mio cuore gretto e terrestre
nell'ardore, nella tenerezza e prontezza degli affetti e delle disposizioni sante e divine del
vostro Cuore celeste e divino, e ch'io sia talmente trasformato in voi da non aver più con
voi che un cuore, uno spirito, una volontà, un'anima, una vita.
O dolcissimo mio Redentore, voi siete presente su questo altare per ricordarci e
rappresentarci la vostra dolorosa passione e la vostra santa morte; fate adunque ch'io
abbia in me una memoria continua e un sentimento vivissimo di quanto avete fatto e
sofferto per me; fate ch'io soffra con umiltà, sottomissione ed amore verso di voi tutte le
traversie che mi capiteranno oggi e in tutta la mia vita. O buon Gesù, voi detestate tanto il
peccato da morire per dargli la morte; ed amate e stimate tanto l'anima mia da perdere la
vita per farla vivere. Fate, o Salvatore mio, ch'io non tema e non detesti più altro che il
peccato, non stimi e non ricerchi più altro che la vostra gloria, ritenendo tutto il resto per
indegno del mio amore e del mio odio.

XXVII. - Elevazione a Gesù considerato come sovrano Sacerdote, che sacrifica se


stesso nella Messa.

O Gesù, vi adoro come sovrano Sacerdote, e come compiente continuamente questo


ufficio, sì nel cielo che sulla terra, col sacrificare voi stesso per la gloria del Padre vostro e
per amor nostro. Siate mille volte benedetto, o buon Gesù, dell'onore infinito che rendete
al Padre vostro, e dell'amore eccessivo che ci mostrate in questo divin sacrificio. E non vi
accontentate di sacrificarvi per noi tante volte; ma volete ancora associarci con voi in
questa grande opera, rendendo ci tutti partecipi della vostra qualità di sovrano Sacerdote,
e donando ci il potere di fare con voi questa suprema e ammirabile azione che voi ora
compite, vale a dire di sacrificarvi con voi e con i vostri santi sacerdoti, per la gloria del
Padre vostro e per la nostra salvezza. Unitemi dunque a voi, o divino Gesù, poiché vi
piace ch'io offra adesso con voi questo santissimo sacrificio, e fate che anch'io l'offra colle
disposizioni sante e divine colle quali voi l'offrite. Oh! con quale devozione, con quale
purezza e santità, con quale carità verso di noi, con quale applicazione ed amore verso
del Padre vostro voi fate questa azione! Imprimete in me queste medesime disposizioni,
affinché io faccia con voi e come voi ciò che fate sì santamente e sì divinamente.
O Padre di Gesù, ci avete dato il Figliuol vostro, consegnandocelo nelle mani e
rimettendolo nella nostra potenza e possesso mediante questo mistero. Perciò ve l'offro
come cosa che è veramente mia, e desidero di offrirvelo, unendomi all'umiltà, alla purezza,
alla carità, all'amore e a tutte le altre sante disposizioni colle quali egli si offre a voi.
Desidero altresì offrirvelo con le medesime intenzioni con le quali egli stesso si sacrifica,
cioè:
1° In onore di tutto ciò che siete, mio Dio nella vostra divina essenza, in tutte le vostre
divine perfezioni, nelle vostre eterne Persone; ed in tutte le opere che fate fuori di voi. Ve
l'offro in onore di tutto ciò che il vostro Figlio Gesù è in se stesso, in tutti i suoi stati,
misteri, qualità, virtù, azioni e sofferenze, e in onore di tutto ciò ch'egli opera fuori di se
stesso, sia per misericordia, sia per giustizia nel cielo, sulla terra e nell'inferno.
2° Ve l'offro in ringraziamento per tutti i beni e le grazie temporali ed eterne che avete
comunicate sempre alla sacra umanità del Figlio vostro, alla sua santissima Madre, a tutti
gli Angeli e gli uomini, a tutte le creature, e specie a me, la più indegna di tutte. .
3° Ve l'offro in soddisfazione per tutto il disonore che mai vi fu, è e sarà reso dai peccati
che furono, sono e saranno commessi, specialmente dai miei, da quelli delle persone per
cui ho obbligo particolare di pregare, sì vive che defunte.
4° Ve l'offro per l'adempimento di tutti i vostri disegni, in particolar modo di quelli che vi
degnate d'avere su di me e su coloro che mi riguardano, acciocché non permettiate che vi
frapponiamo nessun ostacolo.
5° Vi supplico, o mio Dio, che per virtù e merito di questa santa oblazione e di questo
dono prezioso che vi offro e rendo, voi ci doniate tutte le grazie spirituali e corporali che ci
abbisognano per servirvi ed amarvi perfettamente e per essere interamente ed
eternamente vostri.

XXVIII. - Elevazione a Gesù, considerato come Ostia che è sacrificata a Dio nella
santa Messa.

O Gesù, vi contemplo e adoro in questo mistero, come ostia sacrosanta che leva e
cancella i peccati del mondo, e che è qui immolata da voi stesso per la gloria di Dio e per
la salvezza degli uomini. Dal vostro Apostolo apprendo che desiderate che siamo tutti
delle ostie viventi e sante e degne d'essere sacrificate con voi alla gloria del Padre vostro
(Rom 12, 1). O mio Salvatore, in onore dell'oblazione e del sacrificio che fate di voi stesso
al Padre vostro ed a cui mi unisco, vi offro me stesso per essere per sempre ostia cruenta
ed incruenta della vostra volontà, e vittima immolata a gloria vostra e del Padre vostro.
Unitemi a voi in questa qualità, o buon Gesù; attiratemi nel vostro sacrificio, affinché io sia
sacrificato con voi e da voi stesso. E poiché bisogna che l'ostia da sacrificarsi sia uccisa e
consumata nel fuoco, fatemi morire a me stesso, cioè ai miei vizi e passioni, e a tutto ciò
che vi dispiace; consumatemi interamente nel sacro fuoco del vostro divino amore; e fate
sì che oramai tutta la mia vita sia un continuo sacrificio di lode, di gloria e d'amore verso il
Padre vostro e verso voi.

XXIX. - Elevazione a Gesù per la Comunione Spirituale.

O Dio di bontà, o amabilissimo Gesù, non sono degno di pensare a voi, né che voi a me
pensiate, e molto meno ch'io comparisca dinanzi a voi, né che prendiate la pena di
rendervi presente a me. E nondimeno ecco che, non solo pensate a me ed a me vi
presentate nella santa Eucaristia; ma anzi vi volete dare a me con una brama infinita di far
la vostra dimora nel mio cuore e nell'anima mia. Ah! Signore, quanto ammirabili sono le
vostre misericordie ed eccessiva la vostra bontà! Eh! che cosa v'ha in me, meschina
creatura piena d'immondezza e di peccato, che sia capace d'attirarvici? E' certo l'eccesso
della vostra carità che a questo vi porta. Venite, venite dunque, o mio carissimo Gesù,
perché vi amo e vi desidero infinite volte. Eh! perché non sono tutto convertito in sospiri, in
desiderio, in ardore e in amore per voi! Venite, o dolce mia luce, venite, carissimo mio
amore, affrettatevi a venire nel mio cuore, il quale a tutto il resto rinuncia. per non voler più
altro che voi. O Re del mio cuore, o vita dell'anima mia, o prezioso mio tesoro, o unica mia
gioia, o mio carissimo, desideratissimo ed amatissimo Gesù! O mio tutto, venite nel mio
spirito, venite nel mio cuore e nell'anima mia, per annientarvi la mia superbia, il mio amor
proprio, la mia propria volontà, e tutti gli altri miei vizi ed imperfezioni. Venite per stabilirvi
la vostra umiltà, la vostra carità, la vostra dolcezza, la vostra pazienza, la vostra
ubbidienza, il vostro zelo e tutte le vostre altre virtù. Venite in me per amarvi e glorificarvi
degnamente voi stesso e per unire perfettamente il mio spirito al vostro divino Spirito, il
mio cuore al vostro sacro Cuore, l'anima mia all'anima vostra santa, e far sì che questo
cuore, questo corpo e quest'anima, che per la santa Eucaristia sono così vicini e così
strettamente uniti al vostro Cuore, al vostro corpo e all'anima vostra, non abbiano giammai
altri sentimenti, affetti, desideri e passioni che quelli che sono stati nel vostro santo Cuore,
nel vostro sacro corpo e nella vostra anima divina. Infine, venite, o mio Gesù, Venite in me
per vivervi e regnar vi assolutamente e per sempre. Veni, Domine Iesu.
XXX. - Elevazione a Gesù per la fine della Messa.

O amabilissimo Gesù, io vi lodo e ringrazio infinite volte, pregando pure tutti gli Angeli,
tutti i Santi e tutte le creature di benedirvi e glorificarvi con me, per tutte le grazie che mi
avete date con questo divino sacrificio. Conservate, per carità, ed accrescete in me tutti i
santi desideri, pensieri, affetti e sentimenti che avete destati nell'anima mia durante questa
santa Messa, e datemi la grazia di produrne gli effetti che da me attendete. Voi vi siete
abbassato e reso presente a me in questo santo mistero; fate, vi prego, che, durante la
giornata, io non lasci passare nessuna ora senza elevarmi e rendermi presente a voi cogli
affetti del mio cuore e dell'anima mia. Voi siete venuto su questo altare, per prender
possesso dei nostri cuori e ricevere da noi l'omaggio che a voi dobbiamo come a nostro
sovrano Signore: Possedete dunque il mio cuore, o buon Gesù, io ve lo dono e consacro
per sempre, riconoscendo vi e adorandovi come mio Re e sovrano, facendovi omaggio del
mio essere, della mia vita e di tutte le mie azioni, e specie di quelle che farò oggi;
disponetene secondo il vostro beneplacito. Datemi la grazia di morire, anziché offendervi;
di essere un'ostia morta e vivente in pari tempo: morta a tutto ciò che non è voi, vivente in
voi e per voi; che tutta la mia vita sia un continuo sacrificio di lode e d'amore per voi; che
infine io sia tutto immolato e consumato per la vostra pura gloria e per il vostro santo
amore; ed a questo fine vi supplico di tutto cuore, o buon Gesù, di darmi la vostra
santissima benedizione.

PER L'UFFICIO DIVINO

XXXI. - Della preparazione per dirlo santamente.

La ragione principale per la quale siamo spessissimo travagliati da distrazioni e da


pensieri inutili e stravaganti nelle nostre preghiere vocali, è che il nostro spirito vuol essere
sempre occupato da qualche pensiero sia buono, sia cattivo. Perciò, affinché in esso non
vi sia posto per quelli inutili e cattivi, occorre badare attentamente, sin dal principio della
nostra orazione, a donare intensamente il nostro spirito e il nostro cuore a Gesù, perché lo
possegga pienamente, abituando ci dal canto nostro a riempirlo di pensieri buoni e di santi
affetti, e guardando ci bene da non lasciarci andare a fare un'azione così santa
neghittosamente ed imperfettamente e più per uso e abitudine che per pietà e devozione.
Pertanto, al principio del divino Ufficio, ricordatevi che state per fare una delle azioni più
grandi e più importanti che possiate fare e che si facciano nel cielo e sulla terra; azione
così rilevante che non solo essa occupa continuamente ed occuperà eternamente tanti
milioni di Angeli e di Santi che sono in cielo, colla Regina degli Angeli e dei Santi, la SS.
Vergine, ma essa ha occupato da tutta l'eternità ed occuperà per tutta l'eternità le tre
Persone divine della SS. Trinità, le quali sono applicate senza posa a lodarsi, benedirsi e
glorificarsi vicendevolmente; azione tutta santa e divina - chiamata perciò l'Ufficio divino -
la quale deve quindi farsi santamente e divinamente cioè con disposizioni sante e divine.
Considerando poi la grandezza e santità di quest'azione, e riconoscendo che non vi è in
voi, da voi stesso, nessuna dignità né capacità per farla santamente, ma che tutto ciò che
è in voi come da voi vi si oppone, che anzi siete indegno assai di presentarvi davanti a Dio
e di comparire innanzi ad una Maestà sì alta, annientatevi ai suoi piedi, datevi a Gesù,
pregandolo di annientarvi egli stesso e d'impadronirsi di voi, affinché faccia egli stesso
quest'azione in voi, vale a dire ch'egli lodi e glorifichi in voi il Padre suo e se stesso,
essendo esso solo degno di questo. Datevi allo zelo e all'amore ardentissimo, col quale
egli loda incessantemente il Padre suo nel cielo, sulla terra, nell'inferno e in tutto il mondo;
perché, per parlare come si deve, non vi è che Gesù solo che lodi e glorifichi il Padre suo
in tutto l'universo. Egli lo loda e glorifica nel cielo eternamente per se stesso e per la sua
santa Madre, per i suoi Angeli e per i suoi Santi; egli lo loda e benedice continuamente
sulla terra, per se stesso nel Santissimo Sacramento dell'altare, là dove è in uno stato
continuo di lode e di adorazione verso il Padre suo, e per tutte le sante anime che. lodano
Dio quaggiù sia in pubblico, sia in privato; egli lo loda ed esalta nell'inferno, in cui travasi
secondo la sua persona divina ed in cui fa continuamente pel Padre suo ciò che fa nel
cielo; egli lo loda infine e lo esalta incessantemente per tutto il mondo, il quale è tutto
riempito della sua presenza e maestà divina, e delle lodi e benedizioni perenni che a lui
rende dovunque.
Unitevi a tutte queste lodi che Gesù rende al Padre suo e a tutta la Santissima Trinità in
ogni luogo e in ogni tempo, ed anche all'umiltà, all'attenzione, all'amore, alla purezza e
santità, e a tutte le altre divine disposizioni colle quali egli s'impegna a lodare
incessantemente il Padre suo (182).

XXXII. - Metodo eccellente per dire santamente l'Ufficio divino e per onorare tutta la
vita di Gesù nell'Ufficio di ogni giorno.

Dopo essersi così preparato santamente ad una azione così santa qual è la recita
privata o la celebrazione pubblica dell'Ufficio divino, potrete, recitandolo o celebrandolo,
onorare ogni giorno tutta la vita di Gesù, secondo questo metodo: offrite a Gesù il primo
notturno di Mattutino, in onore della vita divina e eterna ch'egli ha nel seno del Padre suo
da tutta l'eternità, prima della creazione del mondo.
Il secondo notturno in onore della. vita ch'egli ebbe nel mondo, dalla creazione fino alla
sua Incarnazione, della quale si è detto nella Parte Terza, pag. 306.
Il terzo notturno, in onore della vita ch'egli ebbe nelle sacre viscere della sua Santissima
Madre.
Le Laudi, in onore della sua infanzia, fino ai suoi dodici anni.
Prima, in onore della sua vita nascosta e laboriosa, fino ai suoi trent'anni.
Terza, in onore della sua vita pubblica e conversante, dai suoi trent'anni fino alla morte.
Sesta, in onore della sua Passione, della sua morte e della sua sepoltura.
Nona, in onore della sua Risurrezione e Ascensione, e della vita gloriosa ch'egli mena
nel Cielo da millenovecento anni, sì in se stesso che nella sua santa Madre, nei suoi
Angeli e nei suoi Santi.
Vespro, in onore dello stato e della vita che egli ha sulla terra dalla sua Ascensione,
nella santa Eucaristia e nella stia Chiesa.
Compieta, in onore del suo impero universale su tutto il mondo, nel cielo, sulla terra, nel
purgatorio, nell'inferno, nel mondo della natura, ed in quello della grazia e della gloria,
sugli uomini, sugli Angeli e su tutte le creature; e generalmente in onore di tutto ciò ch'egli
è stato, è e sarà nella sua divinità e nella sua umanità, e di tutto ciò ch'egli ha fatto e farà
eternamente per il Padre suo, per se stesso, per il suo Santo Spirito, per la sua santa
Madre, per i suoi Angeli, i suoi Santi e tutte le creature.
Orbene bisogna, recitando l'ufficio, applicare la mente a considerare la parte della vita di
Gesù in onore della quale dite una parte di esso, vale a dire a considerare ciò che s'è
verificato in lui durante questa parte della sua vita, cioè i suoi pensieri e disegni, i suoi
affetti, le sue disposizioni, le azioni da lui fatte, le virtù da lui praticate, le occupazioni
interiori ch'egli ebbe rispetto al Padre suo, a se stesso, al suo Santo Spirito, alla sua santa
Madre, ai suoi Angeli e Santi, e specie i pensieri, i disegni e l'amore ch'egli ebbe per voi in
particolare; ed anche la gloria e le lodi che gli furono rese in questa parte della sua vita,
dal Padre suo, dal suo Santo Spirito, dalla sua beatissima Madre, dai suoi Angeli e dai
suoi Santi.
Dopo aver considerato così ciò che si è verificato in questa parte della vita di Gesù,
dovete riflettere su di voi, e vedendo quanto dista la vostra vita dalla perfezione e santità
della vita del vostro capo, che siete obbligato d'imitare, dovete umiliarvene profondamente
e chiedergliene perdono; e poi darvi a lui per onorare ed imitare questa parte della sua vita
secondo la perfezione ch'egli da voi richiede; pregandolo ad imprimerla e glorificarla egli
stesso in voi dopo avervi annientato tutto ciò che vi si potrebbe opporre; unendovi infine a
tutte le lodi che gli sono state, sono e saranno rese in questa parte della sua vita dal Padre
suo, dal suo Santo Spirito, ecc.
Se in ciascuna parte del vostro Ufficio onorate una parte della vita temporale di Gesù,
bisogna, dando vi a lui, offrirgli e consacrargli, per onorarla, la parte della vostra vita che
ad essa corrisponde; supplicandolo di distruggere tutto quello che vi è stato di cattivo, e di
far sì che tutto ciò che vi è succeduto renda gloria ed omaggio a ciò che si è verificato
nella parte corrispondente della sua vita.
Per esempio dicendo Laudi, dopo aver considerato ciò che si è verificato in Gesù nella
sua santa infanzia, e aver riflettuto sulla vostra e veduto quanta differenza passa tra
questa e quella tutta santa e divina, ed essendovene profondamente umiliato, dovete darvi
a lui per onorare la sua divina infanzia nel modo che gli piacerà, ed offrirgli e dedicargli la
vostra in onore di quella, supplicandolo di distruggere tutto ciò che vi fu di cattivo e di far sì
che tutto quello che vi è succeduto renda un omaggio e una gloria immortale a ciò che si è
verificato nella sua infanzia adorabilissima.
E così via via nelle altre parti del divino Ufficio.
Osservate però che non è necessario, se non lo volete, fermarvi o interrompere la recita
dell'Ufficio per occuparvi in questi esercizi; perché tutto ciò si può fare ponendovi la mente,
mentre lo cantate o lo recitate; sicché, per poco che siate adusato in questi esercizi
interiori, non vi abbisognerà molto tempo per fare quest'azione; che anzi vi sembrerà assai
breve il tempo così impiegato, per la tanta dolcezza e benedizione che troverete in questa
applicazione interiore del vostro spirito e del vostro cuore a Gesù, fonte di ogni
benedizione e di consolazione.

XXXIII. - Altro metodo per dire santamente l'Ufficio divino.

Ecco ancora un altro metodo che vi potrà aiutare molto per cantare o recitare
santamente l'Ufficio divino:
1° Fatto l'apparecchio, come si è detto, elevate la mente al cielo, e considerando con
quale amore, con quale attenzione, con quale purezza p. santità il Figlio di Dio vi è
incessantemente lodato, benedetto e glorificato dal Padre suo, da se stesso, dal suo
Santo Spirito, dalla sua santa Madre, da tutti i suoi Angeli e i suoi Santi, unitevi a tutte
queste lodi e benedizioni che gli sono date, e a tutta l'attenzione e all'amore col quale egli
è lodato e benedetto nel cielo, in questo modo:
Dicendo il primo salmo, unitevi a tutte le lodi che l'eterno Padre dà al Figliuol suo, e a
tutto l'amore col quale egli lo glorifica perennemente, offrendo a Gesù tutte queste lodi in
soddisfazione delle mancanze che avete commesse in tutta la vostra vita nel lodarlo e
glorificarlo.
Dicendo il secondo salmo, unitevi a tutta la gloria che Gesù dà a se stesso nella sua
persona divina e nella sua santa umanità, offrendogliela in soddisfazione delle suddette
mancanze.
Dicendo il terzo salmo, unitevi a tutte le benedizioni che lo Spirito Santo dà a Gesù,
offrendogliele in riparazione delle maledizioni che i vostri peccati hanno attirato sulla terra.
Dicendo il quarto salmo, unitevi alle lodi che la Santissima Vergine dà al Figliuol suo,
ella che da sola lo loda più degnamente che tutti gli Angeli e i Santi insieme. Unitevi
all'attenzione, all'amore ardentissimo e a tutte le altre sante disposizioni colle quali ella
canta continuamente le sue lodi che voi offrirete a Gesù in soddisfazione delle vostre
negligenze.
Dicendo il quinto salmo, unitevi a tutte le lodi che i Serafini hanno reso e rendono
eternamente a Gesù, e a tutto il fervore e l'amore col quale lo lodano e loderanno sempre,
offrendogli ancora queste lodi in riparazione delle vostre freddezze, distrazioni e
leggerezze.
E così via via unitevi ad ogni coro e ad ogni ordine degli Angeli e dei Santi
successivamente, e alle lodi ch'essi rendono perennemente al Figlio di Dio. I nove cori
degli Angeli sono: i Serafini, i Cherubini, i Troni, le Dominazioni, le Virtù, le Potestà, i
Principati, gli Arcangeli e gli Angeli. Gli ordini dei Santi sono: i Patriarchi, ì Profeti, gli
Apostoli, i Martiri, i Sacerdoti, i Confessori, le Vergini, le Vedove e gli Innocenti.
2° Indi, discendendo dal cielo sulla terra, unitevi a tutte le lodi che furono, sono e
saranno rese a Gesù dai diversi ordini che sono nella Chiesa, cioè dall'ordine dei Pontefici
e dei vescovi, dall'ordine dei pastori e dei sacerdoti, dall'ordine di S. Benedetto, di S.
Bernardo, di S. Norberto, di S. Francesco, di S. Domenico, di santa Teresa, di S. Ignazio di
Loyola, da tutti gli ordini religiosi, e da tutte le anime buone che sono nel mondo e che vi
glorificano assai nostro Signore.
Considerando poi quante persone vi sono nel mondo che non conoscono, né amano il
Figlio di Dio e che, invece di benedirlo, altro non fanno che disonorarlo, sforzatevi di
benedirlo e glorificarlo in loro vece.
Inoltre rallegratevi nel vedere come tutte le creature irragionevoli ed insensibili
dell'universo s'adoperano a benedire ed esaltare incessantemente e con tutta la loro
capacità il loro Creatore. Il discepolo prediletto di Gesù (Ap 5, 13) ci assicura infatti ch'egli
ha sentito tutte le creature del cielo, della terra, del mare, di sotto terra, cioè dell'inferno,
rendere benedizione, onore e gloria a Dio e all'Agnello di Dio che è Gesù, quantunque in
diversi modi: le une facendolo per volontà ed amore, le altre per una felice necessità, le
altre per forza e per violenza. Unitevi dunque a tutte queste benedizioni che rendono a
Gesù tutte le creature.
3° Dalla terra scendete in ispirito nel purgatorio per unirvici a tutte le lodi che son rese al
Figlio di Dio dalle anime sante che vi si trovano. Discendete anche in ispirito nell'inferno,
per adorarvi e lodarvi Gesù in mezzo ai suoi nemici, e ciò con altrettanto fervore ed
attenzione almeno per quanto quegli sciagurati hanno di furore e di applicazione a
bestemmiarlo; ed ancora per unirvici a tutta la gloria e alle lodi che colà rendono a Gesù
l'eterno suo Padre e il suo Santo Spirito, i quali sono presenti e non lo lodano meno
nell'inferno che nel cielo.
Da ultimo desiderate che tutto ciò che è nel cielo, sulla terra e nell'inferno, e specie tutto
ciò che è in voi, nel vostro corpo e nell'anima vostra, sia convertito in lode, in benedizione
e in gloria verso colui che non può esser mai abbastanza benedetto e glorificato, secondo
il desiderio del sacro Salmista: Benedic, anima mea, Dominum, et omnia quae intra me
sunt nomini sancto eius (Ps 102, 1): «Che l'anima mia benedica il Signore, e che tutte le
cose che sono in me benedicano il suo santo nome».

XXXIV. - Per recitare santamente l'Ufficio della Madonna.

L'apparecchio propostovi per recitare santamente l'Ufficio divino, vi deve pure servire
per disporvi alla recita dell'ufficio della Madonna. Ed ecco poi un metodo il quale, mercé la
grazia di Dio, vi aiuterà a dirlo bene, e che è simile a quello già proposto per l'ufficio
grande; perché, come recitando l'ufficio grande si può onorare ogni giorno tutta la vita di
Gesù, così dicendo l'ufficio piccolo della Madonna si può onorare ogni giorno tutta la vita di
lei, o per dir meglio, la vita di Gesù in Maria, e la vita di Maria in Gesù, affinché non si
separino mai il Figlio dalla Madre né la Madre dal Figlio e non si veda che Gesù in Maria e
Maria in Gesù.
Dicendo Mattutino, offritelo a Gesù in onore della vita ch'egli ebbe nella Santa Vergine e
della vita che ella ebbe in lui dalla sua concezione fino alla sua nascita; perché sin d'allora
il Figlio di Dio era vivente nello spirito e nell'anima di questa santa Vergine; era in lei,
santificandola ed illuminandola fin dal momento della sua Concezione, ornandone l'anima
d'ogni specie di virtù, e riempiendola tutta di grazia, di santità e d'amore; e reciprocamente
ella viveva in lui d'una vita santissima ed ammirabile, perché il suo spirito, l'anima sua e il
suo cuore fin d'allora vivevano più nel divino oggetto del suo sacro amore che in lei
stessa.
Dicendo Laudi, offritele a Gesù in onore della vita ch'egli ebbe nella sacratissima Vergine e
ch'ella ebbe in lui, dalla sua nascita fino all'Incarnazione, mediante gli effetti ammirabili di
grazia, di virtù, di luce, d'amore e di vita tutta santa e divina che il Figlio di Dio operava
continuamente in quel frattempo nell'anima santa di questa fanciulla benedetta; e
mediante gli atti di fede, di speranza, di desiderio, di contemplazione, d'amore e di lode
verso di lui in cui era continuamente occupata l'anima divina di lei.
Prima, in onore della vita meravigliosa e deliziosa di Gesù in Maria e di Maria in Gesù,
durante i nove mesi della dimora di lui nel suo seno.
Terza, in onore della vita di Gesù in Maria, e di Maria in Gesù, dalla nascita di lui fino alla
fine della sua infanzia, cioè fino ai suoi dodici
Sesta, in onore della vita di Gesù in Maria e di Maria in Gesù durante tutta la sua vita
nascosta fino ai suoi trent'anni.
Nona, in onore della vita di Gesù in Maria e di Maria in Gesù durante la sua vita pubblica e
fino al principio della sua vita gloriosa, cioè fino alla sua Risurrezione.
Vespro, in onore della vita di Gesù in Maria e di Maria in Gesù dalla Risurrezione e
Ascensione di lui fino all'Assunzione di lei. Infatti, ancorché Gesù, con la sua Ascensione,
sia andato dal Padre suo, nondimeno egli è rimasto sempre in un modo ammirabile ed
ineffabile colla sua, Santissima Madre ed in lei fino alla sua Assunzione; ed in un certo
modo egli viveva più in lei, durante quel tempo, che nel cielo, perché operava in essa
maggiori effetti di santità e d'amore che in tutti gli abitanti del cielo, e siccome anch'essa
era più nel cielo col Figlio suo che sulla terra, ella viveva più della vita di lui che della sua
propria.
Compieta in onore della vita gloriosa ed immortale di Gesù in Maria e di Maria in Gesù,
dalla sua Assunzione in poi.
Dicendo ogni parte dell'ufficio, dovete occuparvi dolcemente e senza sforzo esagerato a
considerare quella parte della vita di Gesù in Maria e di Maria in Gesù, in onore della
quale la recitate, vale a dire a considerare ciò che si è verificato tra Gesù e Maria in quella
parte della loro vita; i loro sentimenti, le loro disposizioni, i loro affetti scambievoli; i loro
santi discorsi e conversazioni, le loro divine azioni, le loro eminentissime virtù; come la
Madre contemplava, glorificava ed amava incessantemente il Figlio suo, e come egli
riempiva l'anima santa di lei di luce, di grazia e di divino amore.
Indi dovete riflettere su di voi, e vedendo quanto dista la vostra vita, piena d'imperfezioni
e di peccati, da quella santissima e perfettissima di Gesù e di Maria, che bisogna
riguardare ed imitare come vostro Padre e vostra Madre, dovete umiliarvi profondamente,
chiederne perdono a Gesù, offrirgli tutto l'onore che gli ha reso la sua santissima Madre, o
piuttosto ch'egli si è reso a se stesso in lei con quella vita perfettissima di lui in lei e di lei in
lui, in soddisfazione del disonore che gli avete recato colla vostra vita imperfetta e
peccaminosa; e da ultimo supplicarlo di far sì che tutta la vostra vita passata, presente e
futura renda un omaggio e una gloria eterna alla sua vita adorabilissima e alla vita
amabilissima della sua beatissima Madre, distruggendo in voi tutto ciò che vi si oppone.
XXXV. - Altro metodo per dire santamente l'Ufficio della Madonna.

Il secondo metodo proposto per la recita dell'Ufficio grande può applicarsi anche a quello
della Madonna, unendo la Madre al Figlio, come segue:
Dicendo il primo salmo, unitevi a tutte le lodi che l'eterno Padre ha date e darà
eternamente al suo Figlio Gesù e alla Santissima Vergine, offrendole al Figlio e alla Madre
in soddisfazione delle mancanze che avete commesse in tutta la vostra vita nel lodarli e
glorificarli.
Dicendo il secondo salmo unitevi a tutta la gloria che Gesù ha data e darà eternamente a
se stesso e alla sua veneratissima Madre, offrendola al Figlio e alla Madre in
soddisfazione delle vostre mancanze.
Al terzo salmo, unitevi allo Spirito Santo nelle lodi ch'egli ha date e darà sempre a Gesù e
a Maria, offrendole a loro in riparazione delle vostre negligenze.
Al quarto, unitevi ai Serafini; e così via via come già si è detto.

PER IL ROSARIO DELLA SANTISSIMA VERGINE

XXXVI. - L'uso del Rosario è cosa santissima e a Dio molto gradita.

Solo un accecamento completo o una ignoranza prodigiosa nelle cose di Dio ci potrebbe
far dubitare che l'uso del Rosario della Santissima Vergine sia venuto dal cielo e sia stato
ispirato da Dio, posto che è approvato e praticato dalla Chiesa universale; contiene le
preghiere più sante che si possano dire, cioè il Pater e l'Ave Maria; ed è un mezzo
eccellentissimo per onorare il primo mistero della vita di Gesù e la meraviglia più grande
che Dio abbia operata nel cielo e sulla terra, vale a dire il mistero e la meraviglia della
Incarnazione del Figlio di Dio nella SS. Vergine Maria. Invero questa meraviglia
incomparabile e questo ammirabile mistero, il quale trattiene tutto il cielo in un'estasi
perenne di adorazione, deve essere adorato continuamente anche su questa terra, poiché
sulla terra e per i suoi abitanti si è compiuto, e la Chiesa militante, che vive sulla terra,
deve seguire ed imitare la trionfante che è nel cielo.
Ora esso vi è adorato di fatti continuamente in vari modi, ma specialmente colla recita
delle tre Ave Maria (183) che si dicono tre volte al giorno al suono della campana, la
mattina, a mezzogiorno e la sera, e coll'uso del Rosario che è composto di Ave Maria;
perocchè quante volte diciamo l'Ave Maria, altrettante volte celebriamo e onoriamo la
memoria di questo ineffabile mistero il quale è stato annunziato ed operato nella Santa
Vergine mediante questa divina salutazione che è stata fatta dall'Arcangelo Gabriele,
quando la salutò da parte di Dio, annunziandole là venuta e l'Incarnazione del Figlio di lui
in lei che così veniva sublimata all'altissima dignità di Madre di Dio.
Laonde non si può ripetere mai abbastanza l'Ave Maria, non potendosi abbastanza
celebrare la memoria di questo amabilissimo mistero, e non potendo le nostre labbra
saziarsi di ridire questa salutazione angelica, uscita dalla bocca purissima d'un arcangelo,
e fatta per comando di Dio e per mezzo d'un Serafino alla Vergine delle Vergini, alla Madre
del Dio onnipotente, e fatta le nel giorno delle sue grandezze, nel giorno cioè in cui venne
sublimata alla dignità più alta e più rilevante che fu e sarà mai; nel giorno più caro e più
venerabile della sua vita.
Non possiamo pronunziare troppo spesso parole che sono così sante e così piacevoli al
Figlio di Dio, così onorabili e così care alla sua gloriosa Madre, e che noi dobbiamo tanto
apprezzare. Esse sono piacevolissime al Figlio di Dio, non solo perché ha molto piacere
che si saluti e onori la sua degnissima Madre, rivolgendosi a lui tutto l'onore che le si
rende, ed essendo fatto per lui, molto più di quello che si fa per il minimo dei suoi, tutto ciò
che si fa per lei; ma anche perché queste sacre parole contengono la memoria del primo
mistero della sua vita, mistero della sua bontà e del suo amore più intenso per il Padre suo
e per noi. Esse sono onorabili e carissime alla beatissima Vergine, perché le hanno recato
la notizia migliore, più desiderabile e più vantaggiosa che mai ella ebbe a sentire. Le
dobbiamo noi apprezzare molto, perché ci annunziano la venuta di colui che fu tanto
aspettato, tanto desiderato, tanto domandato sulla terra per cinquemila anni, e che viene
al mondo per liberarci dalla tirannia di Satana e del peccato, per riconciliarci con Dio e per
operare cose così grandi e così meravigliose per amar nostro.
Per tutte queste ragioni l'uso del rosario, che è santissimo, e graditissimo a Dio e alla
sua Madre, dev'essere familiare a tutti i veri cristiani che desiderano contentare lui è lei.
Ed ho paura che coloro che si troveranno in punto di morte senza questo contrassegno,
che è una parte della divisa dei servi e figli della Madre di Dio, non vengano disconosciuti
e rigettati da lei e quindi dal Figlio suo, quali indegni di partecipare alle misericordie del
Figlio e ai favori della Madre (184). Ma non basta avere e portare il rosario; ciò che più
importa è di dirlo bene. Ecco come si deve recitare.

XXXVII. - Per dire santamente la corona della Santissima Vergine (185).

Per recitare santamente la corona della Santissima Vergine, ecco ciò che potrete fare.
Dopo aver baciato la croce della vostra corona e aver fatto con essa il segno della croce
su di voi in onore dell'amore intenso col quale il Figlio di Dio baciò, caricandosela sulle
spalle, la croce presentatagli nel giorno della sua morte, e unendovi ad esso per baciare,
accettare ed amare tutte le croci, pene e afflizioni che gli piacerà di mandarvi in tutta la
vostra vita, bisogna dire su quella croce il Credo, che contiene i misteri principali della vita
di Gesù e un compendio della fede della sua Chiesa. E dicendolo dobbiamo darci a Gesù
stesso, unendoci all'amore ardentissimo con cui egli morì per noi, e all'amore di tutti i santi
Martiri che per lui morirono, per morire anche noi e versare il nostro sangue, mille volte, se
ciò fosse possibile, per il suo puro amore, per la gloria dei suoi misteri, anziché scostarci,
per poco che sia, dalla fede della sua Chiesa, ed affinché egli trasfonda in noi un amore e
una devozione ardente per tutti i misteri della sua vita e della sua Chiesa e li imprima e
glorifichi in noi nel modo che desidera.
Appresso, dicendo il primo Pater e le tre prime Ave Maria da premettersi alla prima
posta, dobbiamo annientarci ai piedi del Figlio di Dio e della sua santa Madre, stimandoci
indegnissimi di comparire davanti a loro, di pensare a loro, né ch'essi pensino a noi; e
occorre darci a Gesù pregandolo di annientarci egli stesso e di stabilirsi in noi per onorare
in noi la sua Madre venerabilissima, essendo esso solo capace di onorarla degnamente,
sforzandoci noi di unirci allo zelo, all'amore e alla devozione ch'egli ha per lei. Occorre poi
offrire questa preghiera alla santa Vergine, unendoci alla devozione, all'amore, all'umiltà e
purezza del Figlio suo Gesù, e a tutte le sante preghiere che sono state fatte, e a tutta la
gloria e alle lodi che furono e saranno date eternamente a lui e a lei, e questo per
l'adempimento di tutti i loro disegni, specie di quelli che si degnano d'avere su di noi.
Poscia, dicendo ogni posta della corona, la si deve offrire al Figlio e alla Madre in onore
di qualcuna delle virtù eminentissime ch’essi esercitarono nel mondo, non separando mai
Gesù da Maria e Maria da Gesù, come segue:
La prima posta si deve offrire a Gesù e a Maria, in onore dell'umiltà profondissima che
hanno praticata nei loro pensieri, parole ed azioni.
La seconda posta in onore della purezza perfettissima del Cuore di Gesù e di Maria, la
quale consiste principalmente in due cose, cioè: in primo luogo nell'odio, nell'orrore e nella
fuga totale del peccato col perfetto distacco da tutto ciò che non è Dio; e in secondo luogo
in una santa unione con Dio e per la pura gloria di Dio: il ché si verificò in un modo
eminente nell'anima santa del Figlio di Dio e della sua santissima Madre.
La terza posta in onore della divinissima dolcezza e carità che Gesù e Maria hanno
praticate verso il prossimo nei loro pensieri, parole, azioni e sofferenze.
La quarta posta in onore della santissima sottomissione ed ubbidienza di Gesù e dì
Maria a tutti i voleri di Dio ed anche ai voleri degli uomini e dei loro nemici medesimi, per
l'amor di Dio; avendo fatto professione l'uno e l'altra di non fare giammai il loro proprio
volere, sì bene quello di Dio e quello altrui per l'amor suo in tutto e dappertutto; e ciò che è
più, avendo riposto il loro contento e la loro felicità nel sottomettersi a tutti i suoi voleri e
nel fare tutto quello ch'egli voleva.
La quinta posta in onore dell'amore intensissimo e purissimo di Gesù per il Padre suo e
di Maria per Gesù: avendo vissuto l'uno e l'altra in un esercizio continuo di questo puro
amore, fuori del quale non fecero mai pensiero alcuno, non dissero mai parola, non fecero
mai nessuna azione.
La sesta posta, in onore dell'ultimo giorno, dell'ultima ora, dell'ultimo momento, e della
morte tutta divina e tutta d'amore di Gesù e di Maria.
Orbene, mentre recitiamo ogni posta:
1° Dobbiamo fissare la nostra mente sopra ognuna di queste virtù di Gesù e di Maria,
considerando quanto fu eminente in essi e con quale perfezione l'esercitarono in tutta la
loro vita, nei loro pensieri, parole ed opere.
2° Bisogna tornare a noi, e vedendo quanto siamo lontani da tale virtù, e dissimili in ciò
dal Padre nostro e dalla Madre nostra, cioè da Gesù e da Maria, umiliarcene
profondamente, chiedendone loro perdono e supplicandoli di riparare per noi le mancanze
che abbiamo commesse contro tale virtù, e d'offrire all'eterno Padre tutto l'onore che essi
gli resero colla pratica di essa in soddisfazione delle nostre colpe.
3° Dobbiamo darei a Gesù e alla sua santa Madre col desiderio e colla risoluzione di
praticare oramai più accuratamente questa virtù per amor suo, supplicando il Figlio che
per il suo potere assoluto, e la Madre che, per le sue preghiere e i suoi meriti, distruggano
in noi tutto ciò che vi si potrebbe opporre e che vi stabiliscano e facciano regnare questa
stessa virtù per la pura gloria di colui che chiamasi nella Santa Scrittura il Dio e il Signore
delle Virtù (186).
Ma ricordatevi bene, di grazia, di ciò che si è detto altrove, cioè che in tutti questi
esercizi di pietà, benché vi proponga diversi pensieri e pratiche, nondimeno non è
necessario che vi serviate di tutti ad un tempo, ma solo di quelli in cui troverete maggiore
devozione, oppure ora degli uni, ora degli altri, secondo la grazia che ve ne darà nostro
Signore. Se, per esempio, il vostro spirito trova ad occuparsi sufficientemente,
considerando una o due delle suddette virtù, non è necessario passare a considerare le
altre.
Finalmente soggiungo che dicendo l'ultima posta in onore dell'ultimo giorno, dell'ultima
ora, dell'ultimo momento e della santissima morte di Gesù e di Maria, dobbiamo offrire loro
l'ultimo giorno, l'ultima ora, l'ultimo momento della nostra vita e il punto della nostra morte,
supplicandoli di far sì che tutto ciò che si verificherà allora in noi, sia dedicato all'omaggio
e alla gloria di ciò che si verificò in essi nel loro ultimo giorno e nel loro ultimo momento e
che moriamo nello stato, anzi nell'atto del divino amore di modo che il nostro ultimo
sospiro sia un atto di purissimo amore verso Gesù.

XXXVIII. - La Coroncina di Iesus Maria.

Dobbiamo augurarci che le nostre ultime parole in questa vita siano queste: Iesus,
Maria; ora per disporci ad ottenere questa grazia dalla divina misericordia, sarebbe bene
finire ogni giorno colla recita d'una coroncina assai breve e che io chiamo la «coroncina di
Iesus, Maria», perché non si compone che di queste due parole: Iesus, Maria, le quali
racchiudono in sé tutto quanto vi è di più grande e ammirabile nel cielo e sulla terra, e
contengono eminentemente tutta la virtù e santità delle preghiere e degli esercizi di pietà
più eccellenti che si possano fare.
Vi sono in questa coroncina trentaquattro granellini in onore dei trentaquattro anni di
Gesù sulla terra e della parte che la santa Vergine vi ebbe e dell'onore che ella vi rese.
Al principio bisogna dire tre volte: Veni, Domine Iesu: «Venite, Signore Gesù», secondo
le intenzioni proposte a questo riguardo per la coroncina della gloria di Gesù, nella Parte
Terza di questo libro.
Ad ogni granellino bisogna dire Iesus, Maria, cercando di dirlo con tutto l'amore e la
devozione con cui lo vorremmo dire, se fossimo in punto di morte e come se queste
dovessero essere le nostre ultime parole. A questo effetto bisogna desiderare ed intendere
di dirlo in tutto l'amore o, se volete, con tutto l'amore o in unione di tutto l'amore (perché
questi vari termini non significano che una medesima cosa) che fu, è e sarà portato
eternamente nel cielo e sulla terra a Gesù e a Maria, offrendo loro tutto questo amore
come cosa nostra, giacché, come si è detto, tutto è nostro, in soddisfazione delle
mancanze che abbiamo commesse in tutta la nostra vita nel servirli e nell'amarli.
Ai granellini più grossi bisogna dire: Benedicta tu in mulieribus, et benedictus fructus
ventris tui, Iesus; e dicendo lo offrire a Gesù e a Maria tutte le benedizioni e le lodi che
furono, sono e saranno date loro nel cielo e sulla terra in riparazione delle colpe che
abbiamo commesse nel benedirli e glorificarli.
__________

PARTE SETTIMA

Che contiene alcuni esercizi per rendere a dio i doveri che gli avremmo dovuto
rendere nella nostra nascita e nel nostro battesimo e per prepararci a morire
cristianamente e santamente.

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ESERCIZIO DI PIETA' A PROPOSITO DELLA NOSTRA NASCITA

I. - Dei doveri che avremmo dovuto rendere a Dio al momento della nostra nascita,
se avessimo avuto l'uso della ragione.

Non mi posso contentare di dirvi e non dovete stancarvi di sentire e di considerare,


tanto la cosa è importante, che avendo Gesù Cristo, il quale è il nostro capo e del quale
siamo i membri, passato per tutti gli stati e gradi della vita mortale per cui noi passiamo,
avendo fatto quasi tutte le azioni che facciamo, e avendo le fatte, tanto le interne che le
esterne, per lui e per noi, la perfezione e santità cristiana consiste nel darci ed unirci
incessantemente a lui come suoi membri, nel seguitare a fare ciò ch'egli ha fatto e a farlo
come egli l'ha fatto, per quanto ci è possibile, unendoci alle sue disposizioni e intenzioni;
nell'acconsentire e aderire a quanto egli ha fatto per noi davanti al Padre suo, e nel
ratificarlo; nel fare tutti i nostri esercizi interiori non solo per noi ma anche, ad imitazione
del Figlio di Dio, per tutto il mondo, e specie per quelli con cui abbiamo qualche vincolo
particolare secondo Dio; e similmente nel fare lo stesso in proporzione rispetto alla santa
Vergine, non separando mai la Madre dal Figlio. Ma intenderete meglio tutto ciò mediante
l'elevazione che ora vi propongo per rendere a Dio i doveri che gli avremmo dovuto
rendere sin dal primo istante della nostra vita, durante la nostra dimora nel seno materno e
nel momento della nostra nascita, se avessimo avuto l'uso della ragione.

II. - Elevazione a Gesù a proposito della nostra nascita.

I. O Gesù, vi adoro nella vostra nascita eterna e nella divina residenza che avete da
tutta l'eternità nel seno del Padre vostro; e vi adoro anche nella vostra concezione
temporale nel seno della purissima Vergine, nella residenza che aveste per nove mesi
nelle sue sacre viscere, e nella vostra nascita in questo mondo. Adoro e venero
profondamente tutte le cose grandi e ammirabili che si verificarono in voi in tutti questi
misteri; adoro e venero tutte le sante disposizioni: della vostra persona divina e della
vostra anima santa; adoro e benedico con tutto il cuore tutte le adorazioni, l'amore, le
benedizioni, le lodi, l'oblazione di voi stesso che avete offerto al Padre vostro e tutti gli altri
atti ed esercizi divini che avete fatti al suo riguardo nei suddetti misteri.
II. Vi adoro ancora e vi glorifico, o buon Gesù, facendo tutto ciò per voi e per me e per
tutto il mondo. Mi dono e unisco a voi, o mio caro Gesù, far adesso con voi, a proposito
della mia nascita e della dimora che feci nel seno di mia ma e ciò che avete fatto nella
vostra nascita eterna e temporale e nella residenza che avete da tutta l'eternità nel seno
del Padre vostro e che aveste durante nove mesi nel seno della Madre vostra; mi dono e
unisco a voi per farlo come voi l'avete fatto, cioè coll'amore, con l'umiltà, la purezza e le
altre sante disposizioni con cui voi l'avete fatto. E come l'avete fatto per voi e per me e per
tutti gli uomini, così anch'io, in onore di questa vostra ardentissima carità verso di me e
verso tutti gli uomini alla quale mi unisco, desidero di fare il presente esercizio non solo
per me, ma ancora per tutti i miei amici e tutti gli uomini. Voglio, o mio Salvatore, rendervi
adesso, per quanto mi sarà possibile coll'aiuto della vostra grazia, tutti i doveri che vi avrei
dovuto rendere allora, se avessi avuto l'uso della ragione sin dal primo istante della mia
vita; ed altresì tutti i doveri d'adorazione, di lode e d'amore che vi avrebbero dovuto
rendere nello stesso tempo tutti i miei amici e tutti gli uomini che furono, sono e saranno;
nonché gli angeli cattivi nel momento della loro creazione; anzi tutte le creature, nel
momento in cui voi date loro l'essere e la vita, se fossero capaci di conoscervi e adorarvi,
di rivolgersi e donarsi a voi. A questo effetto, mi dono nuovamente a voi, o mio Signore
Gesù: venite in me, attiratemi in voi, unitemi a voi, affinché in voi e per voi io compia questi
miei desideri per la vostra pura gloria e soddisfazione.
III. Unendomi dunque alla devozione, all'amore, all'umiltà, alla purezza e santità, e a
tutte le altre divine disposizioni colle quali avete venerato, benedetto, amato e glorificato il
vostro eterno Padre, nella vostra nascita eterna e temporale, e nella vostra eterna
residenza nel seno di lui, ed in quella di nove mesi nel seno della Madre vostra, io vi
riconosco, vi adoro, vi amo, vi benedico e glorifico col Padre vostro e col vostro Santo
Spirito come mio Dio, mio Creatore e mio Sovrano Signore; e ciò in nome e a parte di tutte
le creature angeliche, umane, irragionevoli ed insensibili. E se fosse possibile, vorrei avere
in me tutto il loro essere, tutte le loro forze e tutta la capacità che hanno o avrebbero
potuto avere ai glorificarvi e di amarvi, per impiegarla tutta adesso a rendervi questi doveri
per me e per esse, e specie per quelli di cui devo e voglio avere particolare cura davanti a
voi.
IV. Vi rendo grazie infinite, o mio Dio, per me e per tutte le creature, specialmente per i
miei amici, perché ci avete dato l'essere e la vita, e un essere capace di conoscervi e di
amarvi, e perché ci avete conservato la vita nel seno, materno prima del santo Battesimo,
poiché, se fossimo morti in quello stato prima d'essere liberati dal peccato originale per la
grazia di questo santo sacramento, come vi sono morti un'infinità d'altri, non avremmo
veduto giammai la vostra divina faccia, e saremmo stati privati per sempre del vostro
santo amore. Oh! che tutti i vostri Angeli e i vostri Santi vi benedicano eternamente per
questo favore specialissimo che ci avete fatto.
V. O mio Creatore, poiché non mi avete dato l'essere e la vita che per impiegarli ad
amarvi e servirvi, ve li offro e riferisco, ve li consacro e sacrifico interamente coll'essere e
colla vita di tutti gli Angeli, di tutti gli uomini e di tutte le creature, protestandovi che non
voglio più essere né vivere che per, servirvi ed amarvi con tutta la perfezione che da me
domandate.
VI. O mio Dio, che soggetto d'umiliazione e di dolore per me, quando penso che,
durante i primi mesi della mia vita fui il vostro nemico e sotto il dominio di Satana, e che
durante quel tempo ero in uno stato continuo di peccato che vi recava tanto dispiacere e
disonore! Di ciò vi domando perdono umilissimamente, o mio Signore, ed in soddisfazione
vi offro, o Padre di Gesù, tutta la gloria che il vostro Figlio dilettissimo vi ha data nella sua
residenza eterna nel vostro seno paterno ed in quella che ebbe durante nove mesi nel
seno verginale della sua santissima Madre. E a voi, o Gesù, offro tutto l'onore che la
vostra santa Madre vi ha reso durante il tempo ch'ella passò nelle beate viscere di S.
Anna, sua Madre.
VII. O mio Gesù, in onore dell'amore col quale avete accettato e portato tutte le croci e le
miserie che vi furono presentate da parte del Padre vostro nella vostra nascita temporale,
vi offro tutte le pene e miserie che ho sofferte sin dalla mia nascita e che devo soffrire in
tutto il resto della mia vita, accettando le ed amandole per l'amor vostro, e supplicandovi di
consacrarle alla gloria. delle vostre.
VIII. O benignissimo Gesù, vi offro la mia dimora nel seno di mia madre e la mia nascita,
supplicandovi di cancellarvi, per la vostra sconfinata misericordia, tutto quello che vi
dispiace, di degnarvi supplire ai miei difetti, rendendo al Padre vostro e a voi stesso tutto
l'onore che vi avrei dovuto rendere allora, se fossi stato. capace d'onorarvi; fate che
questo stato renda un omaggio e una gloria immortale allo stato divino della vostra
residenza nel seno del Padre vostro e nelle viscere di vostra Madre, e alla vostra nascita
eterna e temporale.
IX. Questi sono i doveri, o mio Salvatore, che vi avrei dovuto rendere, se ne fossi stato
capace, sin dal momento della mia nascita, anzi sin dal primo momento della mia vita, e
che cerco di rendervi adesso, quantunque tardi e assai imperfettamente. Però ciò che mi
consola infinitamente, o mio caro Gesù, è che io so che voi avete supplito al mio difetto
colla vostra nascita temporale, perché avete reso allora tutti questi doveri al Padre vostro,
facendo santamente e divinamente tutti questi atti ed esercizi spirituali per voi e per me,
vale a dire adorando, ringraziando, glorificando ed amando il Padre vostro per voi e per
me. Voi avete allora consacrato alla sua gloria tutto il vostro essere e tutta la vostra vita,
ed in pari tempo tutto l'essere mio e tutta la vita mia e di tutte le creature che furono, sono
e saranno, perché tutto il creato, passato, presente e futuro vi era così presente come lo è
adesso, e voi lo consideravate come cosa vostra, la quale vi era stata data dal Padre
vostro, secondo ciò che poi diceste: Omnia mihi tradita sunt a Patre meo (Mt 11, 27); e
quindi eravate obbligato, per l'amore che gli portate e per lo zelo che avete del suo onore,
di riferirgli, donargli e sacrificargli tutto, come infatti l'avete fatto in un modo eccellente.
Avete anche offerto al Padre vostro la vostra residenza santa e divina nel seno della
Vergine, stato pieno di gloria e di amore verso di lui, in soddisfazione del disonore che gli
doveva rendere lo stato di peccato originale in cui rimasi durante il tempo della mia
residenza nel seno materno. E nello stesso tempo che accettaste, offrendole al Padre
vostro, tutte le croci e sofferenze che dovevate portare in tutta la vostra vita, gli offriste
pure tutte le pene ed afflizioni passate, presenti e future di tutti i vostri membri:
essendochè l'ufficio del capo consiste nel fare per sé e per i suoi membri tutto ciò ch'egli
fa, giacché il capo e i membri non fanno che una sola cosa, di modo che tutto ciò che vi è
nei membri appartiene al capo, come reciprocamente appartiene ai membri tutto ciò che è
del capo.
Così, o mio divin Capo, avete fatto un uso santissimo del mio essere e di tutta la mia
vita; avete reso per me al Padre vostro, nella vostra nascita temporale, tutti i doveri che
avrei dovuto rendergli nella mia, e avete praticato gli atti e esercizi che avrei dovuto
praticare. Siatene per sempre benedetto! Oh! come di buon cuore consento ed aderisco a
tutto quello che allora avete fatto per me! Io lo ratifico ed approvo con tutta la mia volontà,
e lo vorrei confermare coll'ultima goccia del mio sangue; come altresì tutto ciò che avete
fatto per me in tutti gli altri stati ed azioni della vostra vita per supplire alle mancanze che
sapevate che dovevo commettere nei vari stati ed azioni della mia vita.
A vostro esempio, o mio Gesù, e in onore dello stesso amore che vi portò a fare così
ogni cosa per voi e per tutti i vostri fratelli, membri e figli, e per tutte le creature, io desidero
d'ora innanzi rendervi, in tutti i miei esercizi ed azioni, tutto l'onore e la gloria che mi sarà
possibile, per me e per tutti i cristiani che. sono i miei fratelli e che sono con me membri
d'uno stesso capo e d'uno stesso corpo; ed anche per tutti gli uomini e per tutte le altre
creature che sono indegne o incapaci d'amarvi, come se tutte insieme m'avessero
addossato i loro doveri e obblighi verso di voi, incaricandomi di amarvi e onorarvi per esse.

III. - Alla Santissima Vergine.

O Madre di Gesù, vi saluto e venero, per quanto mi è possibile, nel momento della
vostra santa concezione, nella vostra residenza nel sacro seno della vostra beata madre,
nel momento della vostra nascita in questo mondo. Venero in voi tutte le sante disposizioni
della vostra anima divina, tutto l'amore, le adorazioni, le lodi, oblazioni e benedizioni che
avete offerte allora a Dio. E unendomi allo stesso amore, all'umiltà e purezza con cui voi
l'avete adorato, amato e glorificato, riferendogli il vostro essere e la vostra vita, adoro,
benedico e amo il mio Dio con voi con tutto il cuore e con tutte le mie potenze,
consacrandogli e sacrificandogli per sempre il mio essere e la mia vita con tutte le sue
appartenenze.
Riconoscendovi poi, o Vergine santa, come la Madre del mio Dio, e quindi come mia
sovrana Signora, vi dedico e dono, dopo Dio, tutto il mio essere e la mia vita,
supplicandovi umilmente d'offrire a Dio per me tutto l'amore, la gloria e i doveri che gli
avete resi nella vostra nascita, in soddisfazione delle mie mancanze; e di far sì che, per le
vostre preghiere e per i vostri meriti, tutti gli stati, azioni e sofferenze della mia vita
rendano un omaggio perenne a tutti gli stati, azioni e sofferenze della vita di vostro Figlio e
della vostra.

IV. - Per gli Angeli e i Santi che avremmo dovuto salutare nella nostra nascita.

Dopo aver reso a nostro Signore e alla sua santissima Madre i doveri precedenti, bisogna
salutare e venerare il Santo Angelo Custode che ci è stato dato da Dio alla nostra nascita;
gli Angeli custodi di nostro Padre e nostra Madre, della casa, del luogo, della diocesi in cui
nascemmo; l'ordine degli Angeli con cui Dio divisa di associarci nel cielo; ed anche i Santi
del giorno, del luogo, del paese in cui nascemmo. Bisogna ringraziarli dei favori che da
loro abbiamo ricevuti e offrirci e darci ad essi per onorarli in tutta la nostra vita nel modo
che Dio desidera da noi; pregarli di offrirei a nostro Signore, di servirsi di noi per
glorificarlo, di rendergli per noi tutti i doveri che gli avremmo dovuto rendere nella nostra
nascita, e di ottenerci da lui, colle loro preghiere, grazia e forza novella per cominciare una
nuova vita che sia d'oggi innanzi tutta consacrata alla gloria della sua.

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ESERCIZIO PER IL BATTESIMO

V. - Esercizi di pietà per rendere a Dio i doveri che gli avremmo dovuto rendere
quando ricevemmo il Battesimo, se avessimo avuto l'uso della ragione.

Avendo cominciato per mezzo del santo Battesimo a vivere della vera vita, che è quella
che abbiamo in Gesù Cristo, ed essendo questo divin sacramento l'origine di tutta la
nostra felicità, è certa che, se avessimo avuto l'uso della ragione, quando lo ricevemmo,
avremmo dovuta rendere a Dio dei doveri particolarissimi al riguardo. Ma, poiché allora ne
eravamo incapaci, è ben giusto e ragionevole di prendere ogni anno un po' di tempo,
quando ricorre l'anniversario del nostro battesimo, o in un altro periodo, per occuparci e
trattenerci con Dio negli esercizi seguenti.

VI. - Gesù Cristo è l'autore e l'istitutore del Battesimo.

L'autore e l'istitutore del santo sacramento del Battesimo è Gesù Cristo nostro Signore;
esso è la fonte della grazia contenuta in questo sacramento, che ce l'ha acquistata e
meritata colla sua Incarnazione, col suo battesimo nel Giordano, colla sua passione e colla
sua morte, e che ce l'ha data ed applicata colla virtù della sua risurrezione, e tutto ciò con
un amore sconfinato; onde conviene rendergli i doveri segnati nell'elevazione. Seguente:
VII. - Elevazione a Gesù

O Gesù, vi adoro come l'autore e l'istitutore del santo sacramento del Battesimo, e come
colui che ci avete acquistato e meritato, colla vostra Incarnazione, col vostro battesimo nel
Giordano e colla vostra santa morte, la grazia che vi è contenuta.
Adoro l'amore sconfinato, col quale ci avete meritato e istituito questo sacramento.
Adoro tutti i disegni che avete avuti, istituendolo, su tutta la vostra Chiesa e su di me in
particolare.
Vi ringrazio infinite volte di tutta la gloria che avete resa a voi stesso, e di tutte le grazie
che avete comunicate alla vostra Chiesa e specie a me con questo sacramento, offrendovi
e riferendovi tutta questa gloria e tutte queste grazie.
Vi domando perdono di aver usato così poco della grazia che mi avete data col santo
Battesimo, d'averla resa vana e inutile in me colla mia infingardaggine e colle mie infedeltà
nel vostro servizio, e d'averla annientata nell'anima mia coi miei peccati.
Io mi dono a voi, o buon Gesù; rinnovate e risuscitate in me questa grazia, e compite su
di me, per la vostra infinita misericordia, tutti i disegni che vi siete degnato d'avere
sull'anima mia, istituendo questo sacramento.
O Gesù, vi adoro nel mistero della vostra Incarnazione, della vostra Passione e della
vostra morte, come meritando la grazia contenuta in questo sacramento; ma vi adoro in
modo speciale nel mistero del vostro battesimo nel Giordano, adorando in pari tempo e
tutte le disposizioni della vostra anima santa e tutti i disegni che vi degnaste di avere allora
su di me. Oh! che differenza, Signore, tra il vostro e il nostro battesimo! Invero nel vostro
battesimo voi vi caricate dei nostri peccati per portarne la condanna e la pena davanti al
Padre vostro nel deserto e sulla croce, mentre nel nostro battesimo voi ce ne liberate,
lavandoli e cancellandoli nel vostro prezioso sangue. Siatene per sempre benedetto! O
buon Gesù, io mi dono tutto a voi: compite, di grazia, i disegni che vi degnaste avere su di
me nel vostro santo battesimo, vale a dire liberatemi interamente da tutti i miei peccati,
lavatemi nel vostro prezioso sangue; battezzatemi con quel battesimo dello Spirito Santo e
di fuoco con cui voi battezzate, secondo quanto ci ha assicurato il vostro beato
Precursore, cioè consumate tutti i miei peccati nel fuoco del vostro santo amore e mercé la
potenza del vostro divino spirito.

VIII. - La nascita eterna e temporale, la morte, la sepoltura e la risurrezione di Gesù


sono l'esemplare del nostro Battesimo. Quali doveri si devono rendere a Gesù a
questo proposito.

Come tutte le cose che sono fuori di Dio hanno il loro concetto, il loro esemplare e il loro
prototipo in Dio, così il nostro Battesimo ha quale prototipo ed esemplare quattro grandi
misteri che sono in Dio, cioè: 1° il mistero della nascita eterna del Figlio di Dio nel seno del
Padre suo; 2° il mistero della sua nascita temporale nel seno della Vergine; 3° il mistero
della sua morte e della sua sepoltura; 4° il mistero della sua risurrezione.
Il mistero della sua nascita eterna, in quanto che, come il Padre suo nella sua
generazione eterna gli comunica il suo essere, la sua vita e le sue divine perfezioni per cui
egli è Figlio di Dio e l'imagine perfetta del Padre, così col santo Battesimo egli ci comunica
l'essere e la vita celeste e divina che ha ricevuta dal Padre suo, imprimendo in noi
un'imagine viva di se stesso e rendendo ci figli dello stesso Padre di cui è il Figlio.
Il mistero della sua nascita temporale in quanto che, come nel momento della sua
Incarnazione e della sua nascita dalla Vergine, egli si è appropriata la nostra natura e ad
essa si è unito riempiendola di se e rivestendosi di essa, così nel santo sacramento del
Battesimo egli si è unito a noi e ci ha uniti e incorporati a sé, formandosi e quasi
incarnandosi in noi e rivestendo ci e riempiendoci di se stesso secondo queste parole del
suo Apostolo: Voi tutti che siete battezzati in Gesù Cristo, vi siete rivestiti di Cristo (Gal 3,
27),
Il mistero della sua morte e della sua sepoltura, perché S. Paolo ci annuncia che: Noi
tutti che siamo stati battezzati, siamo stati battezzati nella morte di lui (Rom 6, 3); e che:
siamo stati insieme con lui sepolti per il Battesimo per morire (Rom 6, 4). E questo altro
non vuol dire se non ciò che è espresso in queste altre parole del medesimo Apostolo: Voi
siete morti e la vostra vita è nascosta con Gesù Cristo in Dio (Col 3, 3), cioè: col Battesimo
voi siete entrati in uno stato che vi obbliga d'essere morti a voi stessi e al mondo, e di non
vivere più che con Gesù Cristo e d'una vita tutta santa e divina, la quale sia nascosta,
sepolta ed assorta in Dio tale e quale è la vita di Gesù Cristo.
Il mistero della sua risurrezione, perché, come il Figlio di Dio colla sua risurrezione è
entrato in una vita novella, separata interamente dalla terra e tutta celeste e spirituale, così
secondo il divino Apostolo nel passo già citato: Siamo stati insieme con lui sepolti per il
Battesimo per morire, affinché come Cristo risuscitò da morte per gloria del Padre così noi
viviamo nuova vita (Rom 6, 4). Laonde dobbiamo rendergli alcuni doveri elevando la
nostra mente e il nostro cuore a lui in questo modo:

IX. - Elevazione a Gesù.

O Gesù, Figlio di Dio ed in pari tempo Figlio dell'uomo, vi adoro nella vostra nascita
eterna e temporale, ringraziandovi infinitamente di tutta la gloria che in essa avete resa al
Padre vostro, adorando i pensieri e disegni che vi siete degnato d'avere allora su di me,
perché fin da quel momento voi avete pensato a me, o buon Gesù, mi avete amato e
avete divisato di formare in me un vivo ritratto di voi stesso, della vostra nascita e della
vostra vita. Infatti, come il Padre vostro vi comunica la sua vita divina ed immortale onde
siete il Figlio suo e la sua imagine perfettissima, così avete voluto comunicarmi col
Battesimo la vostra vita, santa e celeste ed imprimere in me un'imagine vivente di voi
stesso, facendomi essere per grazia ciò che siete per natura, cioè figlio di Dio, Dio e un
altro Gesù Cristo per partecipazione e somiglianza. Oh! chi potrebbe ringraziarvi per così
grandi favori! Oh! come sono colpevole d'avere tanto impedito coi miei peccati il perfetto
adempimento di questi vostri disegni! Perdono, Salvatore mio, ve ne domando perdono
con tutto il cuore, donandomi a voi acciò ripariate le mie mancanze e rinnoviate in me
quest'imagine di voi stesso, della vostra nascita e della vostra vita. Separate mi da me
stesso e da tutto ciò che non è voi per unirmi ed incorporarmi a voi. Vuotatemi di me
stesso e di ogni cosa, e annientatemi interamente per riempirmi di voi stesso, per formarvi
e stabilirvi in me. Fate che d'ora innanzi io sia un'imagine perfetta di voi stesso, come voi
lo siete del Padre vostro; ch'io partecipi all'amore filiale che gli portate, poiché egli è Padre
mio, come è Padre vostro; ch'io viva della vostra vita, cioè d'una vita santa e perfetta, la
quale sia veramente degna di Dio, giacché mi avete fatto Dio per partecipazione; da ultimo
ch'io sia talmente rivestito di voi e delle vostre qualità, perfezioni, virtù e disposizioni, e
talmente trasformato in voi che non si veda più in me che voi, che la vostra vita, la vostra
umiltà, la vostra dolcezza, la vostra carità, il vostro amore, il vostro spirito e le altre vostre
virtù e qualità, giacché volete ch'io sia un altro voi stesso sulla terra.
O Gesù, vi adoro nel mistero della vostra santa morte, della vostra sepoltura e della
vostra risurrezione, ringraziandovi di tutta la gloria che avete resa al Padre vostro in questi
misteri e dei pensieri e disegni che avevate allora a mio riguardo. Invero avete pensato
sempre a me in tutti i vostri misteri e in tutti i momenti della vostra vita, ed in ogni mistero
avete avuto sempre qualche disegno particolare su di me. Ora il disegno che avete avuto
su di me in questi misteri è stato di imprimere in me, col santo Battesimo, un'immagine
della vostra morte, della vostra sepoltura e della vostra risurrezione, facendomi morire a
me stesso e al mondo, nascondendomi e seppellendomi in voi e con voi nel seno del
Padre vostro, e risuscitandomi e facendomi vivere come voi d'una nuova vita tutta celeste
e divina, di cui siate per sempre benedetto. Ma ahimè! ho distrutto in me coi miei peccati
questi effetti così cospicui della vostra bontà; ve ne domando perdono con tutta l'umiltà e
la contrizione che fu e sarà mai. Io mi dono a voi, o buon Gesù, mi dono allo spirito e alla
potenza del mistero della vostra morte, della vostra sepoltura e della vostra risurrezione,
affinché mi facciate morire nuovamente ad ogni cosa; mi nascondiate in voi e con voi nel
Padre vostro; seppelliate nel vostro il mio spirito, il mio cuore nel vostro cuore, l'anima mia
nella vostra anima, la mia. vita nella vostra vita; e trasfondiate in me la vita novella in cui
siete entrato colla vostra risurrezione, affinché io non viva più che in voi, per voi e di voi.

X. - E' Gesù Cristo che ci battezza nella persona del sacerdote. Doveri che gli si
devono rendere a questo proposito e sulle cerimonie del Battesimo.

Tutti i santi Padri c'insegnano che è nostro Signore Gesù Cristo che ci conferisce, egli
stesso, colla virtù del suo Spirito, tutti i sacramenti nella persona; del sacerdote che lo
rappresenta, e che agisce nel suo nome e nella sua autorità. E' lui che consacra nella
santa Messa, è lui che ci dà l'assoluzione nel sacramento della Penitenza; è lui pure che ci
battezza (187), e che ha ispirato alla sua Chiesa le diverse cerimonie che precedono e
che seguono il Battesimo, e che sono tutte piene di misteri e d'un profondo significato.
Ecco i doveri che dobbiamo rendergli a questo proposito:

XI. - Elevazione a Gesù considerato come Colui che ci ha battezzati.

O mio amabilissimo Gesù, vi adoro e riconosco come colui che mi avete battezzato nella
persona del sacerdote di cui vi siete servito come d'uno strumento vivente per conferirmi
questa grazia. ahimè! Signore, non vi conoscevo allora; non pensavo punto a voi, né vi
amavo, né vi ero grato del favore specialissimo che mi facevate. Ciò nondimeno non
tralasciavate d'amarmi e di ricevermi nel numero dei vostri figli, e anzi dei vostri membri,
mediante il Battesimo. Ah! mio Salvatore, desidero, per quanto mi è possibile, ricordare
quel santo tempo e quel santo momento in cui mi avete battezzato, per adorarvi,
benedirvi, amarvi e glorificarvi infinite volte, supplicando il vostro eterno Padre, il vostro
Santo Spirito, la vostra santa Madre, tutti i vostri Angeli e Santi, e tutte le creature di
amarvi, benedirvi e ringraziarvi per me eternamente.
O Gesù, vi adoro come colui che avete istituito ed ispirato alla vostra Chiesa, per mezzo
del vostro Santo Spirito, tutte le cerimonie e usanze che accompagnano l'amministrazione
solenne del santo sacramento del Battesimo. Io adoro tutti i disegni che avete avuti
istituendole, donandomi a voi, affinché li adempiate su di me e operiate in me, per la
vostra smisurata misericordia, le cose grandi e sante che esse significano.
O buon Gesù (188), scacciate via da me per sempre lo spirito maligno e riempitemi del
vostro divino Spirito. Datemi una fede viva e perfetta. Fortificate tutti i sensi del mio corpo
e tutte le potenze dell'anima mia colla virtù della vostra santa croce, contro ogni specie di
tentazioni, e consacrateli alla vostra gloria. Riempite la bocca dell'anima mia della vostra
divina sapienza, cioè di voi stesso; eccitate in me una fame, una sete, un desiderio
ardente di voi come di colui che è il primo e principale, anzi l'unico cibo dell'anima mia,
affinché non prenda più gusto, né contento in nessun'altra cosa che in voi solo.
Conservatemi nella vostra santa Chiesa, come nel seno della madre mia, fuori della quale
non v'è né vita né salvezza per me, e datemi la grazia d'onoraria in tutte le sue pratiche ed
osservanze come in cose che voi le avete insegnato e ispirato; di obbedirle in tutte le sue
leggi e comandamenti, come a mia venerabilissima Madre che non mi comanda nulla se
non nel vostro. nome e da parte vostra; e di seguire in tutto e dovunque le sue massime,
la sua direzione e il suo spirito che altro non è che il vostro.
O buon Gesù, aprite le mie orecchie alla vostra parola e alla vostra voce, come apriste
le orecchie di colui che era ossesso da uno spirito sordo e muto col contatto della vostra
santa saliva, e chiudetele interamente alla voce del mondo e di Satana; e fate altresì ch'io
porti il vostro buon odore in ogni luogo. Ungetemi coll'olio della vostra grazia, e datemi una
pace ferma e solida con voi e con tutte le creature. Rivestitemi della bianca tonaca della
vostra santa innocenza e della vostra divina purezza, sì nel corpo che nello spirito.
Diradate le mie tenebre, illuminatemi della vostra celeste luce, infiammatemi del vostro
sacro amore, e fate ch'io sia una face lucente e ardente, che rischiari ed accenda tutti
coloro con cui tratterò, della luce della vostra conoscenza e del fuoco del vostro amore. In
ultimo, fate, di grazia, che, come sono stato occasione di gioia per tutti i celesti
comprensori, per la vostra santa Madre, per il vostro eterno Padre, per voi e per il vostro
Santo Spirito, allorquando col Battesimo sono stato liberato dalla potenza di Satana e
ammesso nella divina società di tutti gli Angeli e dei Santi, e anzi delle tre eterne Persone,
in testimonianza di cui vennero suonate le campane dopo che fui battezzato, così io viva
oramai in modo tale da seguitare ad essere soggetto di gioia e di contento per tutti i vostri
Angeli e Santi, perla vostra santa Madre, per il vostro Santo Spirito, per voi stesso e per il
vostro eterno Padre, e così riponga anch'io tutto il mio contento e la mia gioia nel servirvi e
nell'amarvi.

XII. - Della professione solenne che tutti i cristiani fanno nel Battesimo.

Abbiamo fatto vedere altrove qual è il voto e la professione pubblica e solenne che tutti i
cristiani fanno nel Battesimo. Perciò non ridirò ciò che si è detto, ma è bene che voi lo
vediate là dove se ne è parlato, cioè nella Parte Seconda c. XXXVIII, pag. 258. Metterò qui
solamente un'elevazione a Gesù per rinnovare davanti a lui questa professione che
abbiamo fatta nel Battesimo, e per fare da noi stessi ciò che facemmo allora a mezzo del
padrino e della madrina.

XIII. - Elevazione a Gesù per rinnovare la professione fatta nel Battesimo.

O Gesù, mio Signore e mio Dio, vi adoro come il mio Capo che devo seguire e imitare in
ogni cosa, secondo la professione pubblica e solenne che ne ho fatta nel Battesimo,
avendo allora promesso e fatto professione, per bocca del padrino e della madrina, al
cospetto del cielo e della terra, di rinunziare interamente a Satana, alle sue opere e alle
sue pompe, cioè al peccato e al mondo, e di aderire a voi come al mio capo, donandomi e
consacrandomi totalmente a voi, e dimorando in voi per sempre; promessa e professione
grande e grandissima, la quale mi obbliga, quale cristiano, ad un'altissima perfezione e
santità. Invero far professione di aderire a voi come al mio capo e di rimanere in voi è far
professione di non essere che una sola cosa con voi, come i membri non sono che una
sola cosa col proprio capo; è far professione di non avere che una vita, uno spirito, un
cuore, un'anima, un volere, un pensiero, una medesima devozione e disposizione con voi;
di modo che è far professione non solo di povertà, di castità, d'ubbidienza, ma di voi
stesso, cioè della vostra vita, del vostro spirito, della vostra umiltà, della vostra carità, della
vostra purezza, della vostra povertà, della vostra ubbidienza e di tutte le vostre altre virtù.
Insomma è far la stessa professione che voi faceste al cospetto del Padre vostro, sin dal
momento della vostra Incarnazione, e che avete compiuta perfettissimamente in tutta la
vostra vita, vale a dire: è far professione di non fare mai il proprio volere, anzi di riporre
tutto, il proprio contento nel fare tutti i voleri di Dio; d'essere in uno stato continuo di servitù
verso Dio e verso gli uomini per l'amore di Dio, in uno stato d'ostia e di vittima
continuamente sacrificato alla pura gloria di Dio.
Ecco il voto e la professione che ho fatta nel Battesimo; o Gesù, mio Signore. Oh!
quanto è santa e divina questa professione! Oh! quanto la mia vita dista da questa santità
e perfezione! Quante mancanze ho commesse in tutti i modi contro una perfezione così
sacra! Perdono, mio Salvatore, perdono, di grazia. O mio divino Riparatore, riparate per
me, ve ne supplico, tutte queste mie mancanze, e in soddisfazione offrite al Padre vostro
tutto l'onore che gli avete reso in tutta la vostra vita coll'adempimento perfetto della
professione che gli avevate fatta nel momento della vostra Incarnazione.
O mio Gesù, in onore ed unione dell'amore intenso e di tutte le altre sante disposizioni
con cui voi faceste questa professione, io voglio ora fare quel che feci a mezzo d'altri nel
mio Battesimo, cioè voglio rinnovare la professione che feci allora per bocca del padrino e
della madrina. A questo effetto, nella virtù e potenza del vostro spirito e del vostro amore,
io rinuncio per sempre a Satana, al peccato, al mondo e a me stesso; mi dono a voi, o
Gesù, per aderire a voi, per rimanere in voi e per non esser più che uno con voi, di cuore,
di spirito e di vita. Mi dono a voi per non fare giammai il mio proprio volere, anzi per riporre
tutta la mia felicità nel fare tutti i vostri santi voleri. Mi dono, mi dedico e consacro a voi in
istato di servitù continua verso di voi e di ogni ceto di persone per amor vostro. Mi dono
ancora, mi dedico e sacrifico a voi come ostia e vittima per essere immolato tutto quanto
alla pura vostra gloria, in tutti i modi che vi piaceranno. O Gesù, Dio di bontà, fatemi la
grazia, per la vostra infinita misericordia, di compiere perfettamente questa santa
professione. Compitela magari voi stesso in me e per me, o piuttosto per voi stesso e per il
vostro puro contento, in tutta la perfezione che desiderate, perché mi offro a voi per fare e
soffrire secondo questa intenzione tutto quello che vi piacerà.

XIV. - Siamo battezzati nel nome della Santissima Trinità. I nostri doveri al riguardo.

E' da nostro Signore Gesù Cristo che siamo battezzati, come si è detto; ma nel nome e
nella virtù della SS. Trinità, essendo presenti al Battesimo in modo particolare le tre
Persone divine. Vi è il Padre, generando il Figlio suo in noi e generandoci nel Figlio suo,
vuol dire dando gli in noi un nuovo essere e una nuova vita, e dandoci tutto questo in lui.
Vi è il Figlio, nascendo e vivendo in noi e comunicandoci la sua filiazione divina, onde
diventiamo figli di Dio; come egli è Figlio di lui. Vi è lo Spirito Santo, formando Gesù nel
seno delle anime nostre, come lo formò nel seno della Vergine. Vi sono il Padre, il Figlio e
lo Spirito santo, separandoci da ogni cosa, appropriandoci e consacrando ci a se stessi in
un modo del tutto speciale, imprimendo in noi il loro carattere divino e la loro imagine, e,
stabilendo in noi, come nel loro tempio vivente, nel loro sacro tabernacolo, nel loro santo
trono e nel loro cielo, la loro dimora, la loro gloria; il loro regno e la loro vita. E perciò, se i
nostri peccati non vi si opponessero, queste tre eterne Persone dimorerebbero sempre in
noi in un modo speciale ed ineffabile, glorificando visi mirabilmente, regnandovi
perfettamente, e vivendovi d'una vita tutta santa e divina. Perciò anche noi apparteniamo
a Dio come una cosa consacratagli interamente, la quale non deve dunque essere
impiegata a nessun altro uso che a quello della sua gloria e del suo servizio. E a questo
proposito è bene rendergli i seguenti doveri.

XV. - Elevazione alla Santissima Trinità.

O Trinità santa e adorabile, vi adoro nella vostra divina éssenza e nelle vostre tre eterne
Persone; vi adoro come essendo stata presente al mio Battesimo, e adoro tutti i disegni
che vi avete avuti su di me. Vi domando perdono degli ostacoli che ho frapposti al loro
adempimento, ed in soddisfazione vi offro la vita e tutte le azioni e sofferenze del mio
Signore Gesù Cristo e della sua santissima Madre. Io mi dono a voi, o divina Trinità, per
l'adempimento di questi medesimi disegni. O eterno Padre, o Figlio unico di Dio, o Santo
Spirito del Padre e del Figlio, venite in me, venite nel mio cuore, e nell'anima mia,
separatemi da tutto ciò che non è voi, attiratemi a voi, vivete e regnate in me, annientatevi
tutto quello che vi dispiace, e fate che tutto il mio essere e la mia vita siano consacrati alla
vostra pura gloria.

XVI. - La Coroncina della Santissima Trinità.

Nel tempo che celebrerete la memoria del giorno del vostro Battesimo, in cui siete stato
battezzato nel nome della Santissima Trinità, sarebbe bene, per rendere qualche onore
particolare a questo gran mistero, di dire la coroncina della Santissima Trinità, la quale è
composta di tre poste, e di altri tre granellini alla fine di esse, in onore delle tre divine
Persone.
Al principio bisogna dire tre volte queste parole: Veni, sancta Trinitas: «Venite, o
Santissima Trinità», per invocare ed attirare nella nostra memoria, intelligenza e volontà il
Padre, il Figlio e lo Spirito Santo; e per darci ad essi, affinché distruggano in noi tutto ciò
che è contrario alla loro gloria, e si glorifichino essi stessi in noi come lo desiderano.
Ad ogni granellino, bisogna dire il Gloria Patri, e dicendolo, offrire al Padre, al Figlio e
allo Spirito Santo tutta la gloria che è stata resa loro da tutta l'eternità da se stessi e che
sarà resa loro sempre sulla terra e nel cielo, in soddisfazione delle mancanze che avete
commesse contro il loro onore in tutta la vostra vita.
Ai granellini più grossi, bisogna dire queste parole, secondo la stessa intenzione: Tibi
laus, tibi gloria, tibi amor, o beata Trinitas, vale a dire: «A voi lode, a voi gloria, a voi
amore, o beatissima Trinità».

XVII. - Conclusione.

Per conclusione di questo esercizio sul santo Battesimo, bisogna ringraziare nostro
Signore delle grazie che ci ha fatte, chiedendo gli perdono delle mancanze che avete
commesse in esso; offrirvi alla santa Vergine, al vostro Angelo Custode, ai santi Angeli che
hanno assistito al vostro Battesimo, al santo del quale avete ricevuto il nome, e a tutti gli
altri Angeli e Santi, pregandoli di offrirvi a Gesù, di ringraziarlo per voi, di rendergli per voi
tutti i doveri che gli avreste dovuto rendere nel vostro Battesimo, se aveste avuto l'uso
della ragione, e di ottenervi da lui la grazia di compiere perfettamente tutti i santi desideri e
risoluzioni ch'egli vi ha ispirati in questo esercizio.

PER MORIRE CRISTIANAMENTE

XVIII. - Esercizio di pietà, per rendere a Dio i doveri che sarà d'uopo rendergli nel
giorno della nostra morte, e per prepararci a morire cristianamente e santamente
(189).

Siccome per la violenza del male, foriera della morte, siamo, per i più, impediti allora di
rendere a Dio i nostri doveri: riesce assai conveniente scegliersi, ogni anno, parecchi
giorni per accudire a quei doveri ed esercizi preparatori alla morte. Leggesi nelle opere di
S. Geltrude che essa, avendolo fatto una volta, riseppe poi da nostro Signore essergli
graditissimo tale esercizio per cui egli le serberebbe per l'ora della morte la medesima
preparazione (190). Ci dobbiamo fidare nella sua bontà ch'egli ci farà la stessa grazia, se
anche noi facciamo detto esercizio. Onde, per procedere ordinatamente, conviene per
dieci giorni trattenersi con Dio sui dieci argomenti più utili per prepararsi a morire
cristianamente e santamente.

PER IL PRIMO GIORNO

XIX. - Meditazione o Elevazione a Gesù sulla sommissione e sull'abbandono alla sua


divina volontà riguardo alla nostra morte.

1. O Gesù Signore, eccomi prostrato dinanzi a voi, adorando vi come mio supremo
giudice e nel momento che pronunziaste contro di me la sentenza di morte allorquando
diceste ad Adamo e in esso a tutti i peccatori: Polvere sei e nella polvere tu ritornerai (Gen
3, 19). Ed unendomi, onorandoli, all'amore intenso ed alla profondissima umiltà con cui
voi, disteso a terra ai piedi di Pilato, sentiste ed accettaste la sentenza di morte da lui
portata. contro di voi, da parte del vostro eterno Padre, in ossequio alla sua divina
giustizia, io mi sottometto di tutto cuore alla sentenza di morte da voi pronunziata contro di
me fin dal principio del mondo, in ossequio alla vostra divina giustizia confessando averla
meritata, non solo per il peccato, originale in cui son nato, ma tante volte quanti peccati ho
commesso in vita mia.
2. Ma, o mio Dio, quand'anche io non fossi colpevole d'alcun peccato né originale, né
attuale, nondimeno confesserei che voi, essendo mio sovrano ed onnipossente signore,
mi potete santissimamente, nonché uccidere, anzi annientare, come a voi piace. Perciò, in
onore dell'intenso amore e della docilità con cui la SS. Vergine, vostra Madre, la quale
nulla aveva da scontare alla vostra giustizia, né meritava la morte per alcun peccato, sia
originale, sia attuale pure la accettò in ossequio alla vostra sovranità, anch'io unendomi a
lei, l'accetto allo stesso modo, consegnandomi interamente nelle vostre mani in tutto e per
tutto affinché disponiate di me, nel tempo e nell'eternità, come a voi piace, per la vostra
maggior gloria.
3. O Gesù, siete immortale ed eterno, siete la vita e la fonte d'ogni vita: nondimeno
volete morire e morire sulla croce e della più crudele ed ignominiosa di tutte le morti, in
ossequio alla giustizia, alla sovranità ed anche alla vita divina ed eterna di vostro Padre e
per provar mi il vostro amore. Perciò, Salvator mio, se pur non fossi a cagione dei miei
peccati obbligato a morire, se, per impossibile, non dipendessi in alcun modo dalla vostra
sovranità, se anzi non foste morto per me in particolare, essendo però morto come voleste
morire; io dovrei non solo accettare la morte, bensì bramare di morire per onorar la vostra
morte così meritevole che tutti i viventi dovrebbero assoggettarsi alla morte, se non vi
fossero soggetti, per rendere onore a quella del loro Creatore.
Ma quand'anche non foste per niente morto, o mio Dio, i viventi tutti vi dovrebbero assai
volentieri sacrificare la propria vita ed il proprio essere in omaggio alla vostra vita divina ed
immortale ed al vostro essere supremo ed eterno, e per protestare con questo sacrificio
che voi solo siete degno d'essere e di vivere e che davanti a voi ogni altro essere e vita
deve scomparire, anzi struggersi come le stelle del cielo svaniscono al cospetto del sole.
In onore adunque ed in omaggio della vostra morte onorevolissima e della vostra
adorabilissima vita, ed unendomi all'intensissimo amore con cui voleste morire, non solo
per soddisfare alla giustizia di vostro Padre e per attestare la sua sovranità, ma anche per
protestare in faccia al cielo ed alla terra, con questo sacrificio della vostra vita umana e
temporanea alla gloria della vita divina ed eterna di vostro Padre, dello Spirito Santo e
vostra, che questa vita suprema ed increata sola vale di essere, mentre al suo cospetto
deve cessare e sparire ogni altra quantunque nobile ed eccellente sia: unendomi, dico,
all'intensissimo amore con cui voleste così morire secondo queste intenzioni sì alte e sì
divine; e similmente unendomi all'amore ardentissimo con cui la vostra santa Madre ed i
vostri Santi tutti, specialmente i vostri Santi Martiri abbracciarono di cuore la morte
secondo le stesse intenzioni, cioè in ossequio alla vostra santa morte e alla vostra vita
divina, io accetto ed abbraccio di cuore la morte quale a voi piacerà di mandarmela, vale a
dire nel luogo, nel tempo, nel modo ed in tutte le circostanze che vorrete.
Di modo che, se comandate ch'io muoia di morte dolorosa, oppure obbrobriosa, o ch'io
venga abbandonato privo d'ogni soccorso umano, purché voi siate sempre meco, o ch'io
più non abbia i sensi e la ragione, sia fatta la vostra santa volontà! Tutto ciò accetto ed
abbraccio in onore della vostra dolorosa ed ignominiosa morte e dello strano abbandono
da voi sofferto in croce anche da parte del vostro Padre, in ossequio della privazione che
tolleraste dell'uso dei sensi a principio dell’infanzia vostra, in ossequio finalmente delle
vostre umiliazioni quando foste ritenuto per pazzo dai vostri medesimi nei giorni in cui
cominciaste a predicare il Vangelo, e poi da Erode e dai suoi cortigiani al tempo della
vostra Passione.
Da ultimo, caro mio Gesù; mi rimetto interamente nelle vostre mani, abbandonando e
sacrificando talmente me stesso al vostro beneplacito in ciò ed in tutto che non voglio più
aver altro volere o desiderio se non quello che voi vogliate, desideriate e scegliate per me
qualunque cosa piaccia a voi. Poiché voi, essendo sapienza e potenza infinita, saprete,
potrete e vorrete assai meglio di me ciò che maggiormente mi conviene per vostra gloria.
Una sola cosa vi chiedo ed è che, come voi moriste nell'amore, dall'amore e per l'amore:
così anch'io, se non son degno di morire per l'amor vostro o dal vostro amore; almeno
muoia in questo medesimo amore.
4. Vi supplico inoltre, Gesù mio, che, come avete fatto tutte le vostre azioni e i vostri
esercizi per voi e per tutti gli uomini, in particolar modo per i vostri figli ed amici: così vi
torni gradito che io, unendo mi a voi in questo, vi renda tutti i miei doveri, non solo per me,
ma anche per tutti gli uomini ed in particolar modo per coloro di cui debbo avere cura
speciale davanti a voi.
O Madre di Gesù, mi sembra certo che non dovevate morire, per essere voi Madre
dell'Eterno, di Colui che è la vita stessa; e nondimeno vi siete sottomessa assai volentieri
alla morte per onorare così la morte adorabilissima di vostro Figlio. Per cui la vostra morte
è così pregevole che le creature tutte dovrebbero spontaneamente assoggettarsi alla
morte per onorare la morte della Madre del loro Creatore e della loro sovrana Signora. Io
adunque, o Santa Vergine, quando anche non dovessi morire, vorrei nondimeno
spontaneamente accettare come di fatti accetto la morte, offrendovela con quella di tutti i
miei cari e di tutti gli uomini, in ossequio alla vostra santissima morte; supplicandovi
umilmente, o Madre di vita, d'unirla alla vostra per onorare quella di vostro, Figlio e di
ottenerci da lui che almeno moriamo nella sua grazia e nel suo amore.

PER IL SECONDO GIORNO

XX. - Ringraziamento a nostro Signore per tutti i benefici da lui ricevuti in tutta la
nostra vita.

Dopo di aver accettato la morte colle disposizioni suddette, la prima cosa da farsi per
una santa preparazione alla morte, è ringraziare nostro Signore per tutti i favori che da lui
abbiamo ricevuti in tutta la nostra vita; e conviene spendere un giorno in questo esercizio,
nel modo seguente:
1. O Gesù! vi contemplo e adoro quale principio e fonte di tutti i beni e di tutte le grazie
temporali ed eterne che furono, sono e saranno in cielo ed in terra, e specie di quelle che
ho ricevute da voi, e tutte quante le riferisco a voi perché da voi sono uscite e ad unica
gloria vostra debbono riuscire. O Gesù buono, chi potrebbe conoscere tutti i favori che mi
avete fatti? Certamente sono innumerevoli, e non sono per niente capace di
ringraziarvene degnamente. Ah! Signore, quanto fu, è e sarà in me, tutte le creature della
terra e del cielo, tutti i vostri Angeli, i vostri Santi, la vostra Santa Madre, il vostro Santo
Spirito, il vostro eterno Padre, tutte le potenze della vostra divinità e della vostra umanità,
e tutte le grazie e misericordie da voi fatte, tutto ciò insomma vi lodi eternamente, sia anzi
una lode eterna a voi per tutto quello che siete al riguardo di vostro Padre, di voi stesso e
del vostro Santo Spirito, e per tutte le grazie che avete fatte alla vostra sacra umanità, alla
vostra beatissima Madre, ai vostri Angeli, ai vostri Santi, a tutte le vostre creature, e
specialmente per quelle che mi avete fatte e mi volevate fare se non ve ne avessi
impedito.
O Padre di Gesù, Santo Spirito di Gesù, Madre di Gesù, Angeli di Gesù, Santi e Sante
di Gesù, creature tutte di Gesù, benedite e ringraziate Gesù per me eternamente. O divino
Gesù, glorificate voi stesso per me e rendetevi centuplicati i ringraziamenti che vi dovrei
rendere.
2. O buon Gesù, voi sapete quanti favori e benefizi ho ricevuti dalla vostra santa Madre,
dai vostri Angeli, dai vostri Santi che sono in cielo, e da varie altre persone che stanno
sulla terra; voi sapete pure quanto sono incapace di rimeritarli come dovrei. Perciò a voi
ricorro supplicandovi umilmente di fare le mie veci e di rendere loro i miei doveri per
quanto ho da essi ricevuto.
3. O Madre di grazia, Madre del mio Dio, per mezzo vostro ho ricevuto tutte le grazie
venutemi dal cielo. Il cielo e la terra ve ne benedicano per me e per tutti coloro che da voi
hanno ricevuto qualche favore e non ve ne ringraziano.

PER IL TERZO GIORNO

XXI. - Della confessione dei nostri peccati e della soddisfazione che ne dobbiamo
fare a Dio.

Speso un giorno nel ringraziare Dio delle grazie fatteci in tutta la nostra vita, non è
meno necessario spenderne un altro nel chiedergli perdono pei nostri peccati e per
fargliene qualche soddisfazione. Perciò bisogna in questo giorno fare una bella
confessione, se non straordinaria, per lo meno con una contrizione ed umiliazione
straordinaria, e così accuratamente come se dovesse essere quella l'ultima nostra
confessione. All’uopo vi potranno servire gli atti di contrizione e gli altri esercizi che vi sono
stati proposti intorno alla confessione nella prima parte di questo libro, pag. 114.
Inoltre vi potrete ancora pensare davanti a Dio in questo modo.
1. O amabilissimo Gesù, non mi avevate creato che per amarvi e servirvi, voi che siete
infinitamente degno d'ogni servigio e amore, voi a cui sono infinitamente obbligato; e non
pertanto io altro quasi non ho fatto se non offendervi per pensieri, parole, azioni, per tutti i
sensi del mio corpo e per tutte le potenze dell'anima mia, per il cattivo uso che ho fatto di
tutte le vostre creature contro tutti i vostri comandamenti ed in tanti modi. O Dio! quanti
peccati! quante ingratitudini! quante infedeltà! Signor Gesù, io sommergo tutte queste mie
offese nel vostro divino amore e nell'abisso delle vostre misericordie. Oh! chi mi darà
d'essere tutto cambiato in dolore, in contrizione ed in lagrime di sangue, per detestare e
cancellare le colpe che ho commesse contro quella bontà sterminata la quale tanto merita
d'essere amata ed onorata e la quale invece è stata da me tanto offesa e vilipesa! O mio
Dio, che potrei fare per riparare il disonore cagionatovi dai miei peccati? Oh! se per ciò
bastasse soffrire tutti i tormenti e martirii del mondo! Ma, ahimè! anche se spendessi tutte
le mie forze nel castigar me stesso, se pur soffrissi tutti i supplizi che furono, sono e
saranno sofferti in questo mondo, non potrei tuttavia, da me stesso, riparare il torto fattovi
dalla menoma delle mie colpe.
2. Ma vi offro, o buon Gesù, la gloria, l'amore che tutti i vostri Santi e la vostra
Santissima Madre vi hanno dato in tutta la loro vita, coi loro santi pensieri, parole e azioni,
coll'uso santo che hanno fatto dei sensi del corpo e delle potenze dell'anima, colle virtù da
essi praticate e colle sofferenze da loro sopportate, in soddisfazione delle mancanze da
me commesse in tutta la mia vita con tutte quelle cose. Vi offro altresì l'onore che vi è stato
reso e che vi sarà sempre reso da tutti i vostri Angeli, dal vostro Santo Spirito, da voi
stesso e dal vostro eterno Padre, in riparazione del disonore da me recatovi in tutta la mia
vita.
3. O Padre di Gesù, Santo Spirito di Gesù, Madre di Gesù, Angeli di Gesù, Santi e
Sante di Gesù, offrite per me al mio Salvatore, tutto l'amore e la gloria che gli avete
sempre reso, in soddisfazione del torto che vi hanno fatto le mie offese.
4. Ah! misero peccatore che sono, offendendo il mio Dio, ho offeso tutte le cose: ho
offeso il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo, la Madre di Dio, tutti gli Angeli ed i Santi, e
generalmente tutte le creature interessate anch'esse alla gloria o alla offesa del loro
Creatore. Come mai, Dio mio, riparare tante offese, soddisfare a tante persone, pagare
tanti debiti? Io so bene ciò che farò. Ho un Gesù che ha in se stesso un tesoro infinito di
virtù, di meriti e di sante opere e che mi è stato dato per essere il mio tesoro, la mia virtù,
la mia santificazione, redenzione e riparazione. Offrirollo al Padre eterno, allo Spirito
Santo, alla Santissima Vergine, agli Angeli e ai Santi tutti, in riparazione e soddisfazione di
tutte le mancanze da me commesse verso di essi. O Padre Santo, o divino Spirito, vi offro
tutto l'amore e l'onore che il mio Gesù vi ha resi in tutta la sua vita, per tutti i suoi divini
pensieri, per tutte le sue divine parole ed azioni, per l'uso divino ch'egli ha fatto di tutte le
parti del suo corpo e dell'anima sua, per le virtù da lui esercitate, e per tutte le sofferenze
da lui sopportate, in soddisfazione di tutte le offese da me commesse contro di voi in tutta
la mia vita.
O Vergine Santissima, o santi Angeli, o Santi e Sante, vi offro il mio tesoro e il mio tutto
che è Gesù: prendetevi, vi prego, le soddisfazioni che vi debbo per i miei peccati e le mie
negligenze.
5. O Gesù mio, mio degnissimo Redentore, riparate voi stesso tutte le mie colpe e colla
vostra sconfinata misericordia supplite a tutte le mancanze da me commesse in tutta la
vita, verso del vostro Padre, di voi stesso, del vostro Santo Spirito, della vostra santa
Madre, dei vostri Angeli, dei vostri Santi e di tutte le persone che ho offese. Mi dò a voi per
far e soffrir tutto ciò che a voi piace, accettando fin d'ora tutte le pene di corpo e di spirito
che mi merito, sia in questo mondo, sia nell'altro, in soddisfazione dei miei peccati.
6. O Vergine Santissima, sono così obbligato di servirvi e d'onorarvi, ed invece vi ho
così poco onorata e tanto offesa, offendendo vostro Figlio! Ve ne chiedo perdono, o Madre
di misericordia, ed in soddisfazione vi offro tutto l'onore che vi è reso in cielo e in terra, e
supplico gli Angeli e i Santi tutti, lo Spirito Santo, il vostro Figlio e l'eterno Padre, di fare le
mie veci presso di voi, dandovi tutta la gloria di cui vi sono debitore per tutta la mia vita.

PER IL QUARTO GIORNO.

XXII. - Della Santissima Comunione.

Essendo la Santissima Comunione il mezzo più santo e più efficace dato ci da Dio per
rendergli i nostri doveri e per apparecchiarci ad una santa morte, dobbiamo
premurosamente prendere un giorno, in questi esercizi, per disporci a comunicare con una
devozione straordinaria e con tanta cura e attenzione quasi che fosse quella l'ultima
nostra comunione. E a ciò basta l'esercizio che ne ho fatto nella Prima Parte di questo
libro, purché ne facciate buon uso.
Vi dirò inoltre soltanto di offrire quest'ultima Comunione a nostro Signore: 1° in onore di
quel che egli è in se stesso come riguardo a voi; 2° in ringraziamento per tutti gli effetti del
suo amore verso del Padre suo e verso di tutte le sue creature, e particolarmente verso di
voi; 3° in soddisfazione per il disonore recatogli da tutti i peccati del mondo, specie dai
vostri; e 4° per il compimento di tutti i suoi voleri sul mondo e su di voi in particolare.
Poscia datevi all'eterno Padre pregandolo di unirvi all'amore sterminato col quale egli ha
ricevuto suo Figlio Gesù nel proprio seno paterno ed in cuor suo, il giorno della sua
Ascensione. Datevi a Gesù pregandolo d;unirvi all'ardentissimo amore e all'umiltà
profondissima con cui egli istituì il santissimo Sacramento dell'Altare e comunicò se
stesso, al dir di alcuni tra i Padri, la sera prima della sua morte (191). Offritevi alla Santa
Vergine, a S. Giovanni evangelista, a santa Maddalena, a Santa Maria Egiziaca (192), e a
tutti gli altri Santi e Sante, pregandoli di farvi parte dell'amore, del fervore, dell'umiltà, della
purezza e santità con cui essi fecero l'ultima Comunione.
Dopo di esservi comunicato, e rese a nostro Signore le grazie solite, ma con fervore
straordinario, adorate i suoi eterni disegni su di voi; chiedetegli perdono d'averli ostacolati
in vita vostra; pregatelo di non permettere che moriate prima che nell'anima vostra siano
compiuti i disegni della sua bontà e l'opera della sua grazia. Finalmente datevi a lui con
desiderio grande e possente risoluzione di lavorare indefessamente a compire ed ultimare
l'opera sua in voi, distruggendovi quanto vi si potrebbe opporre, affinché gli possiate dire,
nell'ultimo giorno della vostra vita ciò ch’egli disse a suo Padre nell'ultimo della sua: Opus
consummavi quod dedisti mihi ut faciam (Gv 17, 4): «Ho compiuto e consumato l'opera
che mi avete dato da fare».

PER IL QUINTO GIORNO

XXIII. - Del sacramento dell'Estrema Unzione.

Siccome non sappiamo se potremo attendere a Dio quando riceveremo il sacramento


dell'Estrema Unzione, se gli piace concedercelo, conviene destinare questo giorno a
rendere a nostro Signore i doveri che gli dovremo allora rendere, e per prepararci a valerci
santamente di questo sacramento.
1. O Gesù, vi adoro come l'autore e l'istitutore del santo sacramento dell'Estrema
Unzione, e come colui che è la fonte della grazia contenutavi, che ci avete acquistata e
meritata coll'effusione del vostro prezioso sangue. A voi riferisco tutti gli effetti di grazia da
voi operati nelle anime con questo sacramento; vi benedico le mille volte per tutta la gloria
che vi siete meritata in esso; adoro tutti i vostri disegni nell'istituirlo e mi do a voi affinché si
compiano in me nel modo che vi piace, supplicandovi umilmente di concedermi la grazia di
riceverlo alla fine di mia vita, o, se non lo potessi ricevere, di concedermi, per vostra
misericordia, le stesse grazie come se lo ricevessi.
2. O Gesù, vi adoro nell'unzione santa che voleste ricevere sul vostro santo corpo, negli
ultimi giorni della vostra vita, dalle mani della vostra celeste amante santa Maddalena, e
poi nel momento che morto veniste sepolto da S. Nicodemo e S. Giuseppe d'Arimatea. Vi
offro pure tutte le unzioni sante che furono e saranno fatte in questo sacramento sui corpi
di tutti i Cristiani che lo ricevettero o lo riceveranno, in ossequio alla divina unzione fatta
sul vostro corpo deificato.
3. O Gesù buono, vi adoro come sovrano Sacerdote, cui spetta di conferire tutti i
sacramenti, per questa ragione mi do a voi, supplicandovi che veniate in me per dispormi
a ricevere l'Estrema Unzione e per operarne in me tutti gli effetti di grazia.
Per prepararmivi da parte mia, eccomi prostrato ai vostri piedi, Salvatore mio,
accusando davanti a voi e davanti ai vostri Angeli e Santi, tutti i peccati da me commessi
in vita mia, chiedendovene umilmente perdono con tutta la contrizione di cui sono capace,
supplicandovi di cuore, colla vostra Santa Madre, con tutti i vostri Angeli e i vostri Santi
d'implorarne perdono per me all'eterno Padre e d'offrirgli in soddisfazione quanto avete
fatto e sofferto in vita vostra.
O buon Gesù, venite ora, venite nell'anima mia e nel mio cuore. Veniteci colla vostra
santa pace e distruggetevi ciò che la potrebbe turbare. Veniteci per darmi un'assoluzione,
indulgenza e remissione plenaria e totale dei miei peccati.
O benignissimo Gesù, vi offro e dono tutti i sensi e membri del mio corpo e tutte le
potenze dell'anima mia: ungeteli, vi prego, con quell'olio santo e sacro che cola senza
posa dal vostro divin Cuore, cioè con l'olio della vostra grazia e misericordia, e con questa
celeste unzione cancellate tutti gli effetti maligni operativi dal peccato. O mio caro Gesù, vi
offro l'uso santo che voi, vostra santa Madre e tutti i vostri Santi faceste di tutti i sensi e
membri del corpo vostro e di tutte le potenze dell'anima vostra, in soddisfazione del cattivo
uso che ho fatto del proprio corpo e della propria anima; fatemi la grazia, vi prego, di non
servirmene più che per la vostra pura gloria.
Finalmente, o amabilissimo Gesù, datemi la vostra santa benedizione, pregate vostro
Padre e il vostro Santo Spirito di dar mela insieme con voi affinché per suo potentissimo
mezzo sia distrutto in me ciò che non vi piace e ch'io sia tutto cambiato in benedizione ed
eterna lode verso il vostro Padre, voi e lo Spirito Santo.

PER IL SESTO GIORNO

XXIV. - Del testamento di Gesù e di quello che dobbiamo fare in onore del suo.

In questo giorno ci disporremo a far un testamento ad imitazione e in onore di quello di


Gesù, che dobbiamo oggi considerare e adorare al cospetto di Dio per prepararci a fare il
nostro nel medesimo spirito e nelle stesse disposizioni in cui egli lo fece, come segue.
O Gesù, vi adoro negli ultimi giorni della vostra vita, in tutto quello che si verificò allora in
voi, specie nel divin testamento che faceste nel Cenacolo, sulla croce e sul monte degli
Ulivi. Adoro, benedico e glorifico il fervidissimo amore per il vostro Padre, la carità
ardentissima per noi e tutte le altre sante disposizioni colle quali lo faceste.
In questo vostro testamento vi sono cinque articoli:
Il primo riguarda i vostri nemici; di fatti, o bontà meravigliosa, eccessiva! per i vostri
nemici è la prima parola e la prima preghiera da voi fatta sulla croce nel supplicare vostro
Padre di perdonare ad essi che nello stesso momento vi crocifiggono (Lc 23, 46).
Il secondo articolo riguarda il vostro Padre nelle cui mani riponete l'anima vostra santa,
dicendo: Padre, nelle vostre mani raccomando l'animo mio (Lc 23, 34). E queste parole voi
le dite non solo per l'anima vostra deificata, ma anche per l'anima mia e per le anime di
tutti coloro che sono vostri, le quali erano allora tutte presenti a voi come vostre, come
immedesimate colla vostra, come una sola con essa. Di modo che, dicendo così al vostro
Padre: Pater, in manus tuas commendo spiritum meum, voi parlate per voi e per me
insieme; voi raccomandate l'anima mia colla vostra nelle mani del Padre vostro e mio, per
l'ora in cui essa uscirà dal mio frale, ed é lo stesso amore che vi fa pregare per me come
per voi. Perciò voi lo chiamate Pater, Padre, in genere, e non Padre mio in particolare,
significando che lo guardate non solo come vostro proprio Padre, bensì come Padre
comune ed universale di tutti i vostri fratelli e di tutti i vostri membri; e che lo pregate non
solo per voi ma per tutti i vostri e con un amore e una fiducia proprio filiale, per loro e per
voi, di che siate amato e benedetto eternamente.
Il terzo articolo del vostro testamento riguarda vostra santa Madre, alla quale voi date
quanto avete di più caro, dopo di essa, cioè il vostro dilettissimo discepolo S. Giovanni
Evangelista, e in pari tempo tutti gli altri vostri discepoli e figliuoli da lui raffigurati; perché
dicendo alla vostra salita Madre: Donna, ecco il Figlio vostro (Gv 19, 26); voi le date non
solo S. Giovanni, ma altresì, quali figliuoli, tutti gli altri cristiani, quanto avete di più caro da
darle. E reciprocamente dicendo a S. Giovanni: Ecco la Madre vostra (Gv 19, 27), voi gli
date e a tutti i cristiani, da lui rappresentati, ciò che vi è più prezioso nel creato: la vostra
Santissima Madre, affinché sia loro madre, com'è la vostra, comunicando ad essi la vostra
qualità di figlio verso di lei, di tutte la più amabile a suo riguardo. Perciò voi la chiamate,
non più vostra madre, ma Donna, per mostrare così che ci date per Madre colei che fu fino
allora ma cesserà per qualche tempo, di essere Madre vostra, a causa della morte di suo
Figliuolo. Così, o buon Gesù, voi mi avete dato, per testamento, alla vostra beatissima
Madre, non solo quale schiavo, servo o suddito, ma nella qualità più rilevante e
vantaggiosa che per me possa essere, quale figliuolo: Mulier, ecce filius tuus.
Reciprocamente voi me l’avete data non solo quale Regina o Sovrana Signora, ma nella
qualità più amabile che sia, quale Madre. O amore! o eccesso di bontà! Oh! perché mai
non è tramutato tutto il mondo in amore verso tanta bontà?
Il quarto articolo del vostro testamento ci riguarda in modo tutto speciale. Ci abbiamo
tanta parte in tante maniere che sembra fatto unicamente per noi.
1. Ci abbiamo parte perché, nei vostri ultimi giorni le vostre ultime parole ci attestano un
amore eccessivo e straordinario. Di fatti ci assicurate che vostro Padre ci ama, come vi
ama (Gv 17, 23; Cfr. 16, 27), e che voi ci amate come il vostro Padre vi ama (Gv 15, 9);
raccomandandoci perciò di amarvi come voi amate il Padre (192) e di amarci
scambievolmente come voi ci avete amati (Gv 13, 34).
2. Perché negli ultimi vostri giorni, voi ci date e raccomandate con una premura e
un'affezione tutta speciale alle persone più degne, più possenti, da voi predilette e che più
vi amano, sia in cielo, sia sulla terra, cioè il vostro eterno Padre e la vostra divina Madre.
Al vostro Padre, essendo in procinto di andare alla croce, voi fate questa preghiera per
tutti i vostri: Padre Santo, custodisci nel nome tuo quelli che mi hai dati. Né soltanto prego
per questi (cioè i vostri Apostoli), ma per tutti quelli che crederanno in me (Gv 17, 11-20). E
stando sulla croce rimettete nelle sue mani le nostre anime colla vostra, come si è detto
innanzi; e ci raccomandate pure alla vostra divina Madre, come abbiamo già veduto.
3. Abbiamo parte nel vostro testamento perché nella vigilia della vostra morte,
nell'ultima preghiera pubblica e solenne fatta da voi prima di andar alla croce, voi chiedete
per noi al vostro Padre e da lui ottenete le cose più alte che gli possiate chiedere per
darcele. Ecco ciò che gli domandate per noi: Io voglio, Padre, che quelli i quali mi avete
dati, siano pure can me dove son io (Gv 17, 24), vale a dire che abbiano dimora e riposo
con me eternamente nel vostro seno e nel vostro cuore paterno. Padre giusto, che l'amore
col quale mi avete amato sia in essi (Gv 17, 25-26), cioè amate li come mi amate, amateli
coll'amore più forte, più ardente e più divino che sia e che possa essere. Guardateli collo
stesso occhio con cui mi guardate, amateli collo stesso amore col quale mi amate,
trattateli come mi trattate e date loro tutto ciò che mi date. Padre santo, siano tutti uno,
come uno siamo noi. Siano uno in noi, come voi siete in me ed io in voi. Io in essi e voi in
me affinché siano perfetti nell'unità (Gv 17, 21-23). Ah! quanto amore! Signore, che potete
domandar di più per noi al vostro Padre?
4. Abbiamo parte nel vostro testamento perché nella vigilia e nel giorno della vostra
morte; voi ci date quanto di più raro e prezioso ci potete dare. Voi ci date il vostro eterno
Padre quale Padre nostro, pregando lo d'amarci com'egli vi ama, cioè come figliuoli suoi e
con amore paterno. Voi ci date come Madre la vostra Santissima Madre. Voi ci date il
vostro corpo santissimo nell'Eucaristia, e l'anima vostra santissima sulla croce e nella
morte, giusta le vostre parole: Per le mie pecore do la mia vita (Gv 10, 15); il vostro
prezioso sangue fino all'ultima goccia, la vostra vita, i vostri meriti, le vostre sofferenze, la
vostra umanità e la vostra divinità, com'è detto in queste parole: Io ho dato ad essi la
gloria che voi mi deste (Gv 17, 22). In breve ci date tutto senza riserva di sorta. Ah!
Signore, quanto ammirabile è la vostra bontà che tanto ci benefica nell'ora stessa che noi
vi facciamo tanto soffrire! Ah! caro mio Gesù, come mai vi amiamo casi poco e così poco
pensiamo a voi! Come mai un amore così intenso viene così poco considerato, anzi così
disprezzato da coloro che voi tanto amate!
Il quinto ed ultimo articolo del vostro testamento è stato compito sul monte degli Ulivi,
quando, separandovi dai vostri Apostoli e salendo al cielo, avete dato loro la vostra santa
benedizione; e vi abbiamo ancor parte perché quella benedizione, ce l'avete data a tutti ed
a ciascuno in particolare, che eravamo tutti allora presenti al vostro cospetto come vi
siamo adesso. Oh! il cielo e la terra vi benedicano, e tutte le cose della terra e del cielo
siano cambiate in benedizioni eterne verso di voi!
Questi sono, o buon Gesù, i cinque articoli del vostro ammirabile testamento in onore del
quale io voglio far il mio, se vi piace, in questo modo.

XXV. - Il testamento che dobbiamo fare ad onore e imitazione di quello di Gesù.

1. O benignissimo Gesù, in onore e unione dello stesso amore col quale spargeste il
vostro sangue, moriste per i vostri nemici e pregaste il vostro Padre che perdonasse ai
vostri crocifissori: io, perdono di cuore e pienamente, senza riserva né restrizione di sorta,
e vi supplico di perdonare interamente a tutti coloro dai quali ho ricevuto offesa o
dispiacere. Anzi a voi mi offro per far e soffrire per essi ciò che vi piacerà, anche per
morire spargendo il mio sangue per essi, se fosse necessario e da me lo domandaste.
Come chiedo pure perdono con tutta l'umiltà di cui son capace, a tutti quelli ch'io ho offesi
o scontentati in vita mia, dandomi a voi per farne loro la soddisfazione che vi piacerà.
2. In onore ed unione dell'amore sconfinato della perfettissima fiducia e di tutte le altre
sante disposizioni colle quali avete dato e raccomandato l'anima vostra e tutte le anime
che vi appartengono, nelle mani del Padre, io dò e abbandono la propria anima con quelle
di tutti coloro di cui debbo aver cura speciale, nelle dolci mani e nel cuore amorevolissimo
di questo divin Padre, che è il mio Dio, il mio Creatore e Padre amabilissimo, acciò ne
disponga secondo il suo beneplacito, fidandomi nondimeno nella sua infinita bontà che se
le terrà colla vostra, o mio buon Gesù, nel seno paterno, affinché lo amino e benedicano
eternamente con voi; giusta questo vostro augurio: Io voglio, Padre, che quelli i quali mi
avete dati siano essi pure con me dove son io (Gv 17, 24).
3. In onore ed unione della carità ardentissima colla quale avete dato tutti i vostri amici e
figliuoli alla vostra santissima Madre, io dò e rassegno nelle sue mani verginali tutti coloro
di cui avete voluto e volete ch'io abbia Cura speciale davanti a voi, supplicandovi, o buon
Gesù, di raccomandarglieli voi stesso. Dal canto mio la supplico di tutto cuore, per l'amore
fervidissimo che le portate e ch'ella vi ricambia, e per lo stesso amore con cui le avete
dato i vostri amici e figliuoli, di guardarli oramai in un modo più particolare quali suoi
figliuoli e di far loro da madre.
4. In onore e unione del potentissimo amore col quale mi avete raccomandato al vostro
Padre, nell'ultimo dei vostri giorni, e gli avete domandato per me cose sì rilevanti, e mi
avete dato quanto avevate di più caro, in mezzo a tante e si straordinarie prove di affetto
in parole ed in fatti, raccomandandomi pure d'amare il prossimo come mi avete amato; in
onore, dico, e in unione di questo amore, vi raccomando tutti quelli che ben sapete ch'io vi
debbo raccomandare specialmente, e domando per loro ciò che per me avete domandato
al vostro eterno Padre, nell'ultimo giorno della vostra vita. Io mi dò a voi, tutto, di tutto
cuore e per sempre; mi do tutto a voi per amarvi come amate il Padre e com'Egli vi ama; e
per amare il prossimo come mi avete amato, pronto a spargere il proprio sangue e dare la
propria vita per lui, se così vi piace.
5. O Gesù, Dio di ogni benedizione, vi adoro nell'ultimo istante del vostro soggiorno
sulla terra, sul monte degli Ulivi, quando state per salire dalla terra al cielo; mentre date la
vostra santa benedizione alla vostra sacratissima Madre, ai vostri Apostoli e discepoli (Lc
24, 50), adorando l'amore sterminato e tutte le altre sante disposizioni dell'anima vostra in
quell'azione.
O buon Gesù, eccomi prostrato ai vostri piedi, unito all'umiltà e alle altre sante
disposizioni della vostra divina Madre e dei vostri santi Apostoli e discepoli mentre prostrati
ricevevano la vostra benedizione: vi supplico umilmente, per tutto l'amore che portate loro
e che vi ricambiano, di darmi adesso e a tutti coloro che vi ho raccomandati, la vostra
santa benedizione, affinché, per la virtù di essa, sia distrutto in noi ciò che vi spiace, e
siamo tutti cambiati in lode, amore e benedizione eterna verso di voi.

PER IL SETTIMO GIORNO

XXVI. - Dell'agonia e dell'istante della morte.

Guarderemo questo come se fosse l'ultimo dei nostri giorni, e procureremo di spenderlo
così accuratamente e devotamente, come se non ce ne restasse altro per amare Dio.
Perciò dobbiamo considerare e adorare nostro signore nell'ultimo giorno della sua vita
sulla terra e fare tutto nelle disposizioni sante e divine in cui egli fece le ultime sue azioni,
unendoci fin d'ora a queste stesse disposizioni per l'ultimo giorno della nostra vita,
supplicando Gesù d'imprimerle in noi egli stesso, affinché siamo annoverati tra quelli dei
quali è detto: Beati coloro che muoiono nel Signore (Ap 14, 13) vale a dire che muoiono
nei sentimenti e nelle disposizioni in cui morì nostro Signore.
Altrettanto si deve fare riguardo alla santa Vergine considerandola e onorandola
nell'ultimo giorno della sua vita, unendoci alle sue disposizioni ed offrendole l'ultimo giorno
della nostra vita in onore del suo. E per questo ci potremo servire delle elevazioni a Gesù
e a Maria per la fine dell'anno che trovansi alla fine della Terza Parte.
Inoltre soggiungo qui che conviene, oggi, adorare Gesù ed onorare Maria Santissima
nella loro agonia e nella loro morte offrendo loro la nostra agonia e morte, supplicandoli di
unirla alla loro agonia e morte e così benedirla e santificarla.
Conviene ancora adorare la potenza infinita del divin Amore che fece morire Gesù e la
sua Santissima Madre, essendo morti l'uno e l'altra d'amore e per amore; supplicandolo di
farci morire con essi e di consumare in sacrifizio la nostra vita nelle sue sacre fiamme.
Ossequiate pure in questo giorno tutti i Santi Martiri e tutti i Santi e tutte le Sante nella
loro agonia e morte, offrendo loro la vostra per essere ad essa unita, e per aver parte, voi,
alle sante disposizioni con cui essi si prepararono alla morte, e per compartecipare
all'amore e alla gloria che essi resero a nostro Signore nell'ultimo giorno della loro vita e
nel momento della morte.
Ma specialmente pregate S. Giovanni Evangelista, S. Maddalena, il buon Ladrone che
morì con Gesù, e tutti gli altri Santi e, le Sante che assistettero alla morte del Figlio di Dio,
che, in onore di quella assistenza, vi assistano particolarmente nella vostra.
In questo stesso giorno sarebbe molto bene leggere la Passione di nostro Signore; il
capitolo XVII del Vangelo di S. Giovanni, in cui trovansi le ultime parole e preghiere di
Gesù prima di andare alla croce; e anche le orazioni della Chiesa per l'anima in agonia, le
quali sono assai pie ed efficaci e gi trovano alla fine del Breviario. Siccome di fatti non
sappiamo se, nell'ultimo giorno della nostra vita, saremo capaci di questo apparecchio ad
una santa morte, conviene leggere tutto questo anticipatamente con tutta la devozione
colla quale lo vorremmo leggere in punto di morte e colla quale lo ha sempre letto la santa
Chiesa.
Ma soprattutto, leggendo il capitolo XVII di S. Giovanni in cui sono le ultime parole e
preghiere di Gesù, datevi a lui per pronunziarle collo stesso amore e colle medesime
disposizioni con cui egli le pronunziò, supplicandolo d'imprimervele per l'ultimo giorno di
vostra vita, e d'operare in voi l'effetto di queste sante parole.
Finalmente gettatevi ai piedi di Gesù e della sua Santissima Madre per supplicarli di
concedervi la loro santa benedizione per l'ultimo momento di vostra vita: «O Gesù, o
Madre di Gesù, datemi, prego, la vostra santa benedizione, per l'ultimo momento di mia
vita, e fate, per vostra infinita bontà, ch'esso sia consacrato alla gloria dell'ultimo della
vostra, e che il mio supremo respiro sia un atto di purissimo amore per voi».

PER L'OTTAVO GIORNO

XXVII. - Del giudizio particolare che si fa nell'ora della morte.

Quando si assiste alla morte di qualche persona, è un'usanza molto santa


inginocchiarsi nell'istante, ch'ella muore per adorare il Figlio di Dio, il quale viene a
giudicarne l'anima nel corpo stesso in cui essa dimora finché vada nel luogo assegnatole
dal giudizio. Sarebbe facile provar questa venuta del Figlio di Dio per giudicarci nell'ora
della morte d'ognun di noi, da vari passi della S. Scrittura che ne parlano chiaramente
(193); ma non è questo il luogo. Per ora devo dire che se conviene adorare il Figlio di Dio
nel suo giudizio sugli altri all'ora della morte, molto più dobbiamo adorarlo nel suo venire a
noi e nel giudizio che farà di noi all'ora della morte; rendiamogli dunque fin d'ora
volontariamente e per amore i doveri che gli dovremo allora rendere per forza.
1. O Gesù, voi siete il Santo dei Santi e la stessa Santità, infinitamente discosto da
qualunque peccato o imperfezione. Ciò nondimeno, vi vedo disteso bocconi sulla terra ai
piedi del vostro Padre nel giardino degli Ulivi, e il giorno seguente ai piedi di Pilato,
allorquando il vostro Padre, guardandovi come colui che si è caricato di tutti i peccati del
mondo e che, fattosi mallevadore, si è sostituito in vece di tutti i peccatori, esercita la sua
giustizia su di voi facendovi portare il giudizio dei peccatori e condannandovi alla morte
della croce. E voi accettate questo giudizio con perfettissima sommissione, con
profondissima umiltà e con amore ardentissimo verso del Padre vostro e verso di noi. O
Gesù, vi adoro e glorifico in questo giudizio e in tutte le sante disposizioni d'umiltà, di
contrizione, di sommissione e d'amore colle quali l'avete portato.
2. In onore e unione di queste disposizioni, eccomi prostrato ai vostri piedi, o Gesù,
adorandovi come mio sovrano Giudice. Mi sottometto assai volentieri alla potenza
suprema che avete di giudicarmi; mi rallegro infinitamente perché voi avete supremo
potere su di me e su tutti gli uomini e gli Angeli; benedico le mille volte il vostro Padre
d'averlo dato a voi, e protesto che se, per impossibile, non aveste questa potenza e ch'io
l'avessi, me ne vorrei spogliare per darvela; e che, se non fossi vostro suddito, vorrei
assoggettarmi spontaneamente alla vostra potenza in ossequio alla vostra divina giustizia
e al giudizio che accettaste dal Padre nella vostra santa Passione.
3. Gesù, vi adoro nella vostra venuta verso di me all'ora della morte e nel momento che
mi giudicherete; fin d'adesso adoro tutto ciò che in voi è per voi si farà a mio riguardo in
quel giudizio. Comunicatemi, per carità, parte della divina luce colla quale mi farete vedere
chiaro quanto si sarà verificato in tutta la mia vita, per rendervene conto, e dello zelo della
vostra giustizia con cui vi vendicherete delle mie offese: affinché fin d'ora io possa veder
chiaro le mie colpe ed espiarle con perfetta contrizione e detestazione di esse.
4. O mio Dio, quanti peccati ho commessi contro di voi in tutta la mia vita, in pensieri,
parole, opere e in tutti i modi! Certamente sono innumerevoli, lo confesso e me ne accuso
davanti a voi, davanti alla vostra santa Madre, a tutti gli Angeli e i Santi; e, se lo voleste,
me ne vorrei accusare davanti a tutto il mondo; li confesso quali sono ai vostri occhi. Oh!
se io li vedessi quali li vedete voi! Oh! se io mi conoscessi come mi conoscete e come mi
vedrò e conoscerò nella vostra luce mentre mi giudicherete! Ah! che confusione, che
umiliazione per me allora! Quanto orrore avrò dei miei peccati! Quanto dolore di avervi
amato così poco e d'aver offeso tanto tanta bontà! Oh! come accuserò e condannerò me
stesso! Di certo non ci vorrà altro giudice essendo io il primo a sentenziare contro di me.
5. Ma sarebbe necessario aspettare quell'ora? No, fin d'adesso, Signore, mi dò allo zelo
della vostra divina giustizia e allo spirito di orrore e di odio che avete contro il peccato, in
onore dei quali odio e detesto tutti i miei peccati, rinunziandovi per sempre ed offrendomi a
voi per portarne la penitenza che vi piacerà. Prostrandomi al vostro cospetto e
annientandomi fino a quello stato di abbassamento in cui vedete, o gran Dio, ch'io ho
meritato d'esser ridotto pei miei peccati, pronunzio contro di me, in faccia al cielo e alla
terra, questa sentenza che io, non essendo altro che vermicciuolo, pugno di ceneri e vero
nulla, e avendo offeso in tanti modi una Maestà sì alta, non vi sono supplizi né sulla terra,
né in purgatorio, né nell'inferno capaci d'espiare degnamente la menoma delle mie colpe,
se non intervenisse la vostra misericordia colla virtù del vostro prezioso sangue, perché
tutti quei supplizi sono finiti mentre infinita è l'offesa fatta da me a una Maestà infinita, per
cui ho meritato un castigo infinito.
Laonde, o mio sovrano Giudice, prostrato di nuovo ai vostri piedi e nell'abisso
profondissimo del nulla dei miei peccati, vi adoro, vi benedico e vi amo di cuore nella
sentenza che pronunzierete a mio riguardo nell'ora della morte, e mi sottometto
volontariamente e con tutto l'amore di cui san capace a quella sentenza, qualunque sia,
dicendovi col real Profeta, con tutti gli affetti della mia volontà: Voi siete giusto, Signore, e
retto ed equo è il vostro giudizio (Ps 118, 137); accettando assai volentieri ciò che vi
piacerà ordinare di me nel tempo e nell'eternità, donandomi a voi per portare non solo
tutte le sofferenze del purgatorio, in ossequio alla vostra divina giustizia, ma qualunque
altra pena che vi piacerà impormi, senza curarmi di quel che diverrò, purché sia risarcito a
qualsiasi prezzo il torto e il disonore fattovi dai miei peccati.
Ma ahimè! nondimeno, o Dio di misericordia, non permettete ch'io sia del numero degli
sciagurati che non vi ameranno mai. Signore, chi sono io, che vi degniate d'aprir gli occhi
per guardarmi, di citarmi a comparire dinanzi al vostro tribunale, e d'esercitare su di me la
vostra giustizia? E' ben vero che sono più indegno ancora della vostra misericordia; ma, o
Salvatore dell'anima mia, ricordatevi, per carità, che avete voluto esser giudicato per me, e
che ben meritate che i miei peccati vi siano perdonati, giacché ne avete chiesto perdono
per me al Padre vostro. Quindi, o Signore, non vogliate giudicare il vostro indegno e
misero servo; ma offrite per me al vostro Padre il giudizio che avete subito pei miei
peccati, e pregatelo di perdonarmeli, non pei miei, sì bene pei vostri meriti. O Padre di
misericordia, confesso di aver meritato di subire il rigore dei vostri giudizi, e non esser
degno che mi facciate la menoma grazia, né che mi perdoniate il più piccolo peccato; ma
vi offro il terribile giudizio subito dal vostro Figlio per le mie colpe, supplicandovi di
perdonarmele, non per me, ma per lui, che tanto amate e che vi ha domandato e vi
domanda ancor perdono per me, e di concedergli pure tutte le grazie di cui abbisogno per
il vostro servigio. Del resto, Dio mio, tutti i castighi del mondo che mi potreste infliggere
non bastano a soddisfarvi degnamente, per il più meschino dei miei delitti. Non v'ha che
vostro Figliuolo che possa risarcire perfettamente il disonore da, me recatovi; e perciò ve
l'offro supplicandovi di accettarlo con tutto quanto egli ha fatto e sofferto in vita sua, e tutto
l'onore resovi da lui, dalla sua santa Madre, dai suoi Angeli e Santi tutti.
O Madre di misericordia, Madre di Gesù, o Angeli di Gesù, o Santi e Sante di Gesù,
offrite per me a Dio tutti i vostri meriti e tutta la gloria che gli avete resa, in compenso delle
mie offese; e pregatelo di non trattarmi secondo il rigore della sua giustizia, ma secondo la
moltitudine delle sue misericordie, affinché io l'ami e lo benedica con voi eternamente.

PER IL NONO GIORNO

XXVIII. - Dello stato di morte e di sepoltura.


Come nostro Signor Gesù Cristo ha voluto passar per tutti gli stati della vita umana e
mortale per onorarvi il suo eterno Padre e santificarli per noi, dobbiamo anche noi aver un
santo zelo per onorarlo in tutti gli stati per cui egli è passato, consacrandogli tutti quelli per
cui siamo passati o dobbiamo passare. Dopo averlo adorato nell'ultimo momento della sua
vita e dedicatogli l'ultimo della nostra, conviene dunque ora adorarlo nello stato di morte in
cui stette per tre giorni e consacrargli lo stato di morte nel quale staremo noi dalla morte
fino al giorno della risurrezione generale.
1. O Gesù, voi siete la vita, la vita eterna e la fonte d'ogni vita; eppure vi vedo ridotto
nelle tenebre e nell'ombra della morte. Vedo che dite addio per qualche tempo alla vostra
amabilissima Madre e ai vostri amatissimi Apostoli e Discepoli, e a tutti gli amici che
lasciate tutti bagnati di lagrime e in un lutto, un dolore sì grande quale non fu e non sarà
mai. Vedo l'anima vostra santa separata da quel corpo deificato col quale era sì
strettamente, sì santamente, sì divinamente unita; e quel corpo medesimo, più santo e più
sacro di tutti i corpi celesti e del cielo stesso, lo vedo giacente in un sepolcro, sotterra, e
nella polvere. O Gesù mio, vi adoro, vi lodo e glorifico in ogni cosa. Vi offro tutto l'onore
resovi in quello stato dalla vostra santa Madre, da S. Maddalena, dai vostri santi Apostoli e
discepoli, dai vostri Angeli, dalle anime sante che voi avete liberate dal Limbo, e da tutta la
Chiesa; con tutta la gloria datavi da vostro Padre, della quale godete adesso in Paradiso,
per quell'umiliazione da voi subita sulla terra. Vi offro lo stato di morte in cui debbo essere
un giorno in onore dello stato di morte in cui foste. Vi offro la separazione che dovrò
soffrire dai parenti e dagli amici, in ossequio all'amarissima separazione che patiste dalla
dolce compagnia della vostra Madre carissima, e dai vostri amatissimi Apostoli e
Discepoli. Vi offro il dolore e il pianto dei miei parenti ed amici in onore del dolore e del
pianto dell'addolorata vostra Madre e dei vostri mesti Apostoli. Vi offro la separazione
dell'anima mia dal corpo in onore della separazione della vostra santa anima dal vostro
sacro corpo. Vi offro lo stato in cui starà l'anima mia finché non sia riunita col suo corpo,
qualunque esso sia, in onore dello stato in cui fu l'anima vostra separata dal vostro corpo.
Vi offro la sepoltura del mio corpo con tutto quello che per ciò si farà in onore della vostra
sepoltura. E in onore e unione dello stesso amore con cui avete voluto, o buon Gesù, che
questo vostro santissimo corpo giacesse sotterra nella polvere, e con cui me l'avete dato
tante volte nella santa Comunione, a me che non sono altro che terra e verme, io dò molto
volentieri il mio corpo alla terra e ai vermi della terra per esservi ridotto in cenere e
polvere; ma a questo patto, se vi piace, o Salvator mio, cioè che tutti i granelli di questa
polvere siano altrettante lingue e voci che lodino e glorifichino continuamente il mistero
adorabile della vostra sepoltura, e che così io possa cantar col vostro sacro Salmista:
Omnia ossa mea dicent: Domine, quis similis tibi? «Tutte le mie ossa diranno: Signore, chi
è simile a voi?» (Ps 34, 10).
2. O divin Gesù, sebbene il vostro corpo e l'anima vostra siano l'uno dall'altra separati,
nondimeno l'uno e l'altra sono sempre uniti alla vostra divinità, e perciò sempre degni
d'una adorazione infinita. Io adunque adoro l'anima vostra santissima nella sua discesa al
Limbo; adoro tutto ciò che si verificò in essa e gli effetti da essa operati nelle anime dei
santi Padri. Adoro altresì il vostro corpo nel sepolcro con tutti i suoi membri che tutti sono
adorabili infinitamente. Vi adoro, occhi santissimi del mio Salvatore, orecchie sacre del mio
Dio; vi adoro e vi lodo, o bocca benedetta e lingua di colui che è il Verbo e l'eterna parola
del Padre; vi adoro e vi benedico, o divinissimi piedi e mani del mio Signore; vi adoro e vi
amo, o amabilissimo Cuore di Gesù. Ahimè! o dilettissimo mio, in che stato vi vedo ridotto
per colpa mia? Questi sacri occhi, il cui dolcissimo sguardo rallegrava tutti quanti con voi
conversavano, ora sono oscurati dalle tenebre della morte; queste sante orecchie
ch'erano sempre intente ai clamori e alle preghiere di tutti i miseri, sono chiuse e non
sentono più; questa bocca divina, dalla quale erompevano le parole di vita, è diventata
muta; queste mani benedette, che tante meraviglie operarono, sono inerti; questi piedi
celesti, che tante volte si sono stancati in ricerca delle pecorelle smarrite, restano immobili.
Ma soprattutto questo Cuore amorevolissimo del mio Gesù, il più degno e più nobile trono
del divin amore, è privo di vita e di sensi. Ah! mio caro Gesù, chi vi ha ridotto in questo
stato pietoso? sono i miei peccati e il vostro amore. Ah! peccato maledetto e detestabile
quanto ti odio! O amor del mio Salvatore, quanto vi amo, quanto vi benedico ogni
momento.
3. O buon Gesù, tutto mi abbandono alla potenza del vostro santo amore, supplicandovi,
per esso, di mettermi sin d'ora in stato di morte che imiti ed onori quello in cui siete stato.
Smorzate interamente in me la vita del peccato e del vecchio Adamo; fatemi morire
perfettamente al mondo, a me stesso ed a tutto all'infuori di voi. Mortificate talmente i miei
occhi, le mie orecchie, la mia lingua, le mie mani, i miei piedi, il mio cuore e tutte le altre
potenze del mio corpo e dell'anima mia, ch'io non possa più né vedere, né udire, né
gustare, né agire, né camminare, né amare, né pensare, né volere, né usare in qualunque
modo del mio corpo e dell'anima mia se non secondo il vostro beneplacito e secondo
l'ispirazione e l'impulso del vostro divino Spirito.
4. O mio amatissimo Gesù, mi dò a voi affinché vengano, attuate in me queste parole
del vostro Apostolo: Siete morti e la vostra vita è ancora con Cristo in Dio (Col 3, 3).
Nascondetemi e seppellitemi tutto con voi in Dio. Seppellite il mio spirito, il mio cuore, la
mia volontà, la mia vita e il mio essere nel vostro spirito, nel vostro cuore, nella vostra
volontà, nella vostra vita e nel vostro essere, affinché i vostri siano i miei pensieri,
desiderii, affetti, sentimenti e disposizioni, ed essi soli. E come la terra muta e trasforma in
sé i corpi in essa sepolti, cambiate e trasformate me tutto in voi. Seppellite pure il mio
orgoglio nella vostra umiltà, la mia freddezza e tepidezza nel fervore del vostro divin
amore, e tutti gli altri miei vizi ed imperfezioni nelle vostre sante virtù e perfezioni; affinché,
come la terra consuma tutte le corruzioni del corpo in essa sepolto, così tutte quelle
dell'anima mia siano consumate ed annientate nelle vostre divine perfezioni.
5. O Madre di Gesù, vi onoro e riverisco nello stato della vostra morte e sepoltura. Vi
offro tutto l'onore che vi fu reso dagli Angeli e dai santi Apostoli. Vi ringrazio per tutta la
gloria da voi resa in esso allo stato della morte e sepoltura del vostro Figlio. Vi offro lo
stato della mia morte e sepoltura, supplicandovi di far sì che, colle vostre sante preghiere,
quanto si verificherà in me allora, sia un eterno omaggio allo stato della morte e sepoltura
del vostro Figlio e vostra.

PER IL DECIMO GIORNO


XXIX. - Dell'ingresso delle nostre anime nel cielo e nella vita immortale.
Benché, avendo tante volte meritato l'inferno, siamo indegnissimi di veder la faccia di
Dio e di venir ammessi nella beatissima società dei comprensori in cielo, pure è certissimo
che il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo, la Santa Vergine, gli Angeli e i Santi tutti bramano
intensamente di vederci fra breve associati con essi, per essere con essi inabissati nei
torrenti delle celesti ed inenarrabili delizie del divin amore che regna pienamente in
Paradiso. Dobbiamo dunque confidare assai nella divina bontà che un giorno questo si
farà. E una delle più grandi consolazioni che dobbiamo avere in questo mondo sta nel
pensiero e nell'attesa di questo giorno in cui cominceremo a glorificare ed amare Dio
perfettamente. Oh! con quale giubilo dovremmo cantar col reale Profeta, nell'intravedere,
nel pensare questo giorno beatissimo: Laetatus sum in his quae dicta sunt mihi, in domum
Domini ibimus (Ps 121, 1): «Mi sono rallegrato per la faustissima notizia che andremo
nella casa del Signore». Beati coloro che abitano in casa vostra, Signore; essi vi
loderanno nei secoli de' secoli (Ps 83, 5).
Certo, se festeggiamo la memoria del giorno della nostra nascita alla vita della grazia
per mezzo del santo Battesimo, molto più dobbiamo festeggiare quello del nostro ingresso
nel Cielo e della nostra nascita alla vita della gloria. Celebriamolo dunque anticipatamente
fin d’ora cogli esercizi seguenti:
1. O Gesù, vi adoro, lodo e glorifico infinite volte nel vostro entrare in cielo, offrendo vi il
gaudio da voi provato in quel beatissimo momento con tutta la gloria, l'amore e le lodi
datevi allora dal Padre, dallo Spirito Santo, dalla sacratissima Madre e dagli Angeli e Santi
tutti. lo venero pure la vostra beatissima Madre nel suo ingresso in Paradiso, offrendole il
gaudio da lei provato colla gloria e colle lodi datele dal Padre, da voi, dallo Spirito Santo,
dagli Angeli e dai Santi tutti. E all'uno è all'altra offro l'ingresso che, per vostra sconfinata
misericordia, spero di fare un giorno nel Paradiso, in onore del vostra glorioso e trionfante
nel dì dell'Ascensione ed in quello dell'Assunzione.
2. O ammirabilissima e adorabilissima Trinità, vi adoro, benedico e magnifico
infinitamente per tutto quello che siete nella vostra divina essenza, nelle vostre perfezioni
infinite, nelle vostre eterne Persone, ed in tutte le opere di misericordia e di giustizia da voi
operate o da operarsi verso di me e al riguardo di tutte le creature nel cielo, sulla terra e
nell'inferno. Vi offro tutte le adorazioni, gli affetti, le lodi, glorie e benedizioni che vi furono,
sono e saranno offerti. Ah! mio Dio, quanto mi rallegro nel vedervi così ripieno di
grandezze, di maraviglie, di gloria e di beatitudine! Ah! a me basta: non voglio altra gloria,
altra felicità e contentezza nell'eternità che il veder la vostra incomprensibile, di voi che
amo più di me stesso. O gloria mia e amor mio, tutto il cielo e la terra siano cambiati in
gloria ed in amore per voi! Finalmente mi dono e sacrifico tutto a voi per essere
santamente inabissato e consumato per sempre nelle purissime vampe del vostro divin
amore.
3. O Gesù, unico oggetto dei miei affetti, qual amore, quali lodi vi renderò io per tutto
quel che siete in voi stesso e per gli innumerevoli effetti della vostra bontà per tutte le
vostre creature e specie per me? Signore, che tutti quanti i vostri Angeli, i vostri Santi, la
vostra sacra Madre, e tutte le potenze della vostra divinità ed umanità si adoprino a
benedirvi ed amarvi eternamente.
4. O Madre del mio Dio, o santi Angeli, o beati. Santi e Sante, vi saluto, onoro e ringrazio
tutti in generale, e ciascuno in particolare, specialmente quelli a cui sono più obbligato e
con cui debbo esser più particolarmente unito nell'eternità; e in ringraziamento per tutti i
favori ricevuti dalla vostra bontà, e molto più per la gloria e i servigi che avete resi al mio
Dio, vi offro a tutti e ad ognun di voi l'amabilissimo Cuor del mio Gesù, fonte di ogni
gaudio, gloria e lode. Vi dono il mio spirito ed il mio cuore, uniteli fin d'ora, coi vostri,
associandomi all'amore e alle lodi che renderete continuamente a colui che mi ha creato
per lodarlo ed amarlo eternamente con voi, affinché fin d'ora io lo benedica ed ami per voi,
in attesa del giorno in cui gli piacerà unirmi perfettamente con voi per amarlo e glorificarlo
perfettamente.
5. O fortunato giorno in cui comincerò ad amare purissimamente e perfettamente
l'infinitamente amabile! O giorno le mille volte fortunato in cui comincerò ad essere tutto
amore verso colui il quale è tutto amore verso di me! O Gesù, dolce amor mio, quanta
consolazione provo nel pensare che vi amerò e benedirò eternamente! Certo i miei occhi
si struggono di lagrime, e il mio cuore si liquefa di giubilo in questo dolce pensiero che
verrà un giorno in cui sarò tutto trasformato in lode e in amore per voi. Ma ahimè! quando
verrà questo giorno tanto desiderabile e le mille volte desiderato? Tarderà esso assai
ancora? Heu mihi quia incolatus meus prolongatus est! (Ps 119, 5): «Ahimè! perché mai si
protrae tanto il mio esilio in terra straniera?». Usquequo, Domine, oblivisceris me in finem,
usquequo avertis faciem tuam a me? (Ps 12, 1): «Fino a quando, Signore, vi
dimenticherete di me, fino a quando mi nasconderete la vostra divina faccia?».
Quemadmodum desiderat cervus ad fontes aquarum, ita desiderat anima mea ad te, Deus
(Ps 41, 1): «Come il cervo brama le sorgenti d'acqua viva, così vi brama, o Dio, l'anima
mia».
6. In attesa di questo giorno, desidero, o Salvator mio, si verifichino in me queste parole
del vostro Apostolo: La nostra vita è ne' cieli (Fil 3, 20); e queste da voi stesso proferite: Il
regno di Dio è dentro di voi (Lc 17, 21). lo desidero vivere sulla terra come non ci fossi, ma
essendo di spirito e di cuore in cielo. Io voglio attendere di buon animo a stabilire in me il
regno della vostra santa gloria e del vostro puro amore. Ma, Signore, voi sapete ch'io non
posso nulla da me stesso; perciò mi dono a voi affinché distruggiate in me quanto vi si
oppone e che stabiliate perfettamente voi medesimo il regno del vostro puro amore nel
mio corpo, nell'anima mia e in tutti i miei pensieri, parole e azioni.

XXX. - Conclusione dei precedenti esercizi.

Terminando questi esercizi sulla morte dovete ringraziare nostro Signore per le grazie
fattevi in esso, chiedergli perdono delle colpe commesse, pregarlo di supplire alle vostre
mancanze e di attuare in voi queste sue parole: Beato quel servo che il padrone, venendo,
troverà così disposto; in verità vi dico, lo costituirà su tutti i suoi beni (3). Pregatelo ch'egli
stesso vegli sempre in voi e per voi, affinché non veniate sorpreso; ch'egli vi conservi
quest'apparecchio per l'ora della morte, anzi ch'egli stesso sia la vostra preparazione.
Fate lo stesso proporzionatamente riguardo alla Santa Vergine, agli Angeli, ai Santi specie
a quelli del giorno in cui dovete morire.

XXXI. - Di alcune altre disposizioni necessarie per morir santamente.

Quando crederete che la fine della vostra vita è vicina, dovrete soprattutto e quanto più
potrete esercitarvi nell'amore di Gesù, unitavi sempre la pratica dell'umiltà, non essèndovi
mezzo più potente e più soave per cancellare presto i propri peccati, per progredire assai
nelle vie di Dio, e per rallegrarlo.
Se siete travagliato dal timore della morte o da pensieri di diffidenza, a causa dei peccati
passati, fatevi rileggere quanto è scritto della fiducia nella Parte II di questo libro, pag. 222
ss.
Se sopportate la lettura, fatevi leggere ogni tanto i precedenti esercizi sulla morte e quelli
di lodi e di glorificazione verso Gesù nella Parte IV di questo libro; ed anche qualche
squarcio della Vita dei Santi; ma anzitutto la Passione di Gesù Cristo, il capitolo XVII del
Vangelo secondo San Giovanni, e le preghiere per i moribondi, come si è detto innanzi.
Domandate che in punto di morte vi sia applicata l'indulgenza plenaria non per vostro
interesse, ma per la pura gloria di Dio. Vedi nella Parte III ciò che si è detto delle
Indulgenze, p. 351.
Tenetevi spesso il crocifisso tra le mani per fare di tempo in tempo gli atti d'amore
baciandolo come si è raccomandato nella Parte IV, p. 398.
I santi nomi di Gesù e di Maria siano sempre nel vostro cuore e spesso sul vostro labbro;
e desiderate di pronunziarli secondo le intenzioni a proposito della corona di Iesus, Maria,
nella Parte VI, p. 487.
Ogni momento levate il cuore verso Gesù, dicendogli col suo discepolo prediletto: Veni,
Domine Iesu; veni, Domine Iesu: (Ap 22, 20): «Venite, Gesù Signore».
Con S. Pietro: Amo te, Domine Iesu, amo te, amo te (Gv 21, 15).
Col buon Ladrone: Memento mei, Domine, dum veneris in regnum tuum (Lc 23, 42):
«Signore, ricordatevi di me nel vostro regno», e dicendolo unitevi alla contrizione e
all'amore con cui lo diceva questo santo Ladrone, onde meritò di sentire dalla bocca del
Figlio di Dio: Ti dico in verità, oggi sarai con me in Paradiso (Lc 23, 43).
Col povero pubblicano del Vangelo: Deus, propitius esto mihi peccatori (Lc 18, 13): «O
Dio, abbiate misericordia di me peccatore».
Con Davide: Miserere mei, Deus, secundum magnam misericordiam tuam (Ps 50, 3):
«Abbiate pietà di me, Signore, nella vostra grande misericordia» . Suscipe me secundum
eloquium tuum et vivam, et non confundas me ab expectatione mea (Ps 118, 116):
«Ricevetemi secondo la vostra parola e vivrò, non frustrate la mia attesa». In te, Domine,
speravi, non confundar in aeternum (Ps 30, 1): «Ho sperato in voi, Signore, non sarò
confuso eternamente».
Con S. Francesco d'Assisi: Signore, levate l'anima mia dalla prigionia di questo corpo,
affinché io lodi il vostro santo nome con tutti i giusti che m'aspettano in cielo (194).
Colla santa Chiesa alla Santa Vergine: Maria, Mater gratiae, Mater misericordiae, tu nos
ab hoste protege, et hora mortis suscipe: «O Maria, Madre di grazia, Madre di
misericordia, difendeteci dal nemico e riceveteci all'ora della morte».
O Madre di Gesù, siate madre dell'anima mia. Monstra te esse matrem: «Mostrate che
siete madre mia», o piuttosto: Monstra te esse Matrem Iesu: «Mostrate che siete Madre di
Gesù», distruggendo in me, per le vostre preghiere e pei vostri meriti, quanto è contrario
alla gloria del vostro Figliuolo, e facendo sì che vi sia amato e glorificato perfettamente.
Con Santo Stefano: Domine Iesu, suscipe spiritum meum (At 7, 58): «Signore Gesù
ricevete il mio spirito».
E dicendo queste parole e le altre precedenti, unitevi sempre alla devozione, all'amore è
alle altre sante disposizioni con cui furono dette da quelle sante persone.
Con Gesù agonizzante nell'orto degli Ulivi: Pater, non mea voluntas sed tua fiat (Lc 22,
42): «Padre mio, si faccia non la mia volontà, ma la vostra» e con lui agonizzante sulla
croce: Pater, in manus tuas commendo spiritum meum (Lc 27, 46).
Vi potrete anche servire di queste invocazioni:
O Padre di Gesù, o Santo Spirito di Gesù, o Madre di Gesù, o Angeli di Gesù, o Santi e
Sante di Gesù, amate Gesù per me.
Volo, Domine Iesu, te regnare super me: «Voglio, o Signore Gesù, che regniate su di me».
Dominare in medio inimicorum tuorum: «O Signore Gesù, regnate e dominate in me a
dispetto dei vostri nemici».
O mio caro Gesù, siatemi Gesù; o mio Tutto, siatemi tutto, per il passato, per il presente e
l'avvenire.
Unum necessarium, unum volo, unum quaero, unum amo: «Una cosa sola mi è necesaria.
Addio tutto il resto, non me ne si parli più. Non voglio che una cosa, non cerco che una
cosa, non amo che una, cosa la quale mi è tutto, e tutto il resto non m'è più nulla. E' il mio
Gesù che voglio, lui che cerco, lui che amo e che voglio amare con tutto l'amor del cielo e
della terra».
Iesus meus et omnia: «Il mio Gesù mi è tutto in ogni cosa». Addio nuovamente a tutto ciò
che non è Gesù. Mi basta Gesù mio, non voglio che lui sulla terra e nel cielo.
Veni, Domine Iesu: «Venite, Signor Gesù, Venite in me per amarvi voi stesso
perfettamente».
O Gesù, mio tutto, siate voi stesso la mia preparazione alla morte. O Gesù, mi dò a voi per
morire con voi, in voi e per voi.
O Gesù, mi dò a voi per unirmi, al momento della morte, a tutte le disposizioni d'amore di
santità con cui voi, la vostra santa Madre, i vostri santi Martiri e tutti i vostri altri Santi
moriste.
O Gesù, o Maria, Madre di Gesù, datemi, vi prego, la vostra santa benedizione.
Finalmente procurate che l'ultima vostra Parola sia Iesus, Maria! Oppure: Viva Gesù!
ossia: Gesù, siatemi Gesù!
Vi potrete trattenere così dolcemente e santamente con nostro Signore a mezzo di queste
frequenti elevazioni verso di lui. Ma affinché vi faccia la grazia di servirvene in punto di
morte, abituatevi a fare queste aspirazioni spesso durante la vita, specie la sera essendo
coricato, prima di addormentarvi, servendovi ora di queste, ora di quelle, a seconda
dell'impulso dello Spirito Santo.
Sarebbe anche bene pregare coloro i quali vi staranno a fianco e vi assisteranno nella
vostra malattia, che vi leggano e rileggano spesso tutte queste cose; e se per caso veniste
a perdere la favella, essi non tralascino di fare per voi questi atti e queste elevazioni,
anche se perdeste i sensi e la ragione, perché nostro Signore li accetterà come se li
faceste voi stesso, giacché saranno fatti da parte vostra ed a richiesta vostra.
Pregate pure la santa Vergine, i vostri Angeli e i vostri Santi, che facciano per voi tutte
queste cose e tutte le altre che sanno dovervi essere domandate da Dio all'ultimo giorno
della vostra vita. Ma anzitutto pregate Gesù di far tutto questo per voi, ed abbiate piena
fiducia nella sua infinita bontà ch'egli sarà vostro tutto, e farà per voi tutto quello che avete
da fare. Notatelo bene. Di fatti, benché vi dobbiate dal canto vostro impegnare
accuratamente e con tutta la devozione possibile nell'apparecchiarvi, con questi esercizi, a
morire santamente, nondimeno, fatto tutto quanto si è detto, non vi dovete punto fidare in
tutti questi atti, in tutta questa preparazione, ma riporre dovete tutta la vostra fiducia nella
pura bontà e misericordia di nostro Signor Gesù Cristo, supplicandolo sempre di essere lui
stesso la vostra preparazione, la vostra virtù, la vostra santificazione, il vostro tutto; perché
a Gesù solo spetta d'esser tutto e di far tutto in tutti e in tutte le cose, affinché si abbia la
gloria di tutto, secondo questo divino oracolo col quale ho cominciato questo libro e col
quale lo voglio finire: Omnia in omnibus Christus (Col 3, 2): «Gesù Cristo è tutto in tutte le
cose». Oh! ch'egli sia dunque tutto nel tempo e nell'eternità!
O Gesù, siate tutto, siate tutto sulla terra, come lo siete nel cielo; siate tutto in tutti e in
tutte le cose. Siate tutto in quest'opuscolo, il quale è tutto vostro in ciò che vi ha di bene, il
quale non parla che di voi e per voi, e il quale non mira che a formarvi e stabilirvi nelle
anime di coloro i quali se ne gioveranno. Che non vi si veda che Gesù, che non vi si cerchi
che Gesù, che non vi si trovi che Gesù, e che non vi si impari che ad amare e glorificare
Gesù. Siate tutto in chi l'ha scritto, in coloro che lo leggeranno; già lo sapete, o Gesù, mio
caro tutto, che non voglio mai, in vita e in morte, aver altro disegno né desiderio che di
vedervi vivere e regnare in tutti ed in tutte le cose. Vivete dunque, o Gesù, vivete e
regnate in noi. Al contrario di quegli sciagurati di cui parla il vostro santo Vangelo, i quali
gridavano contro di voi: Nolumus hunc regnare super nos (Lc 19, 14): «Non vogliamo
ch'egli regni su di noi», noi invece vogliamo gridare in faccia al cielo e alla terra, e dirvi con
tutto il cuore e con tutte le volontà del cielo e della terra: Volumus, Domine Iesu, te
regnare super nos: «Noi vogliamo, o Gesù Signore, che regniate su di noi». Regnatevi
adunque, e vivetevi perfettamente ed assolutamente, affinché possiamo cantar
eternamente questo divin cantico: Omnia in omnibus Iesus: «Gesù è tutto in tutte le cose»!
Viva Gesù! Viva questo grande Tutto! Viva questo grande Gesù che è tutto! Viva questo
grande tutto che è Gesù! Viva Gesù! Viva Gesù!
***

NOTE

(1) Vedi C. Lebrun, Le B. J. Eudes et le culte public du Coeur de Jésus. - La Dévotion au Coeur de
Marie, Paris, Lethiellenx, a. 1918 - 2 vol.

(2) Le Doré, Les Sacrés Coeurs et le V. J. Eudes, I, c. III; II, c. IX-XVI; Dauphin, Les Sacrés
Coeurs de Jésus et de Marie, II, c. VI; Granger, Les Archives de la dévotion au Sacré Coeur de
Jésus et au saint Coeur de Marie, II, p. 576 e passim.

(3) Costil, Annales de la Congrégation de Jésus et Marie, I, p. 259; Martine, Vie du P. Eudes, I, p,
341.

(4) Ory, Les Origines de Notre-Dame de Charité, p. 130.

(5) Testamento del P. Eudes, art.15; Hérambourg, Vertus du P. Eudes, p. 107. I

(6) Les Origines de Notre-Dame de Charité, p. 180.

(7) Édition de Rennes, 1869, Avant-propos.

(8) Citato da Martine-Lecointe, Vie du P. Eudes, I. p. 724

(9) Vie du P. Eudes, I, p. 72.

(10) Approvazione del Regno di Gesù.

(11) Annales de la Congrégation de Jésus et Marie, I, p. 644.

(12) Citato dal R. P. Le Doré, Les Sacrés-Coeurs, I, p. 33.

(13) Regno di Gesù, Parte II, in principio.

(14) Ioan. xv, l sq. - Cf. Ioan. x, 10; v, 40; xv, 19.

(15) Apoc. XXII, 17. - I Ioan. IV, 9-17; v, 11, 12.

(16) Regno di Gesù, Parte II: Che la vita cristiana dev'essere una continuazione della vita di Gesù.

(17) Le P. Eudes, ses vertus, p. 26.

(18) Regno di Gesù, Elevazione a Gesù e a Maria. Cf. Rom. c. VIII, 29.

(19) Regno di Gesù, ibid.

(20) Regno di Gesù, Parte II, Del distacco da se stesso.

(21) Regno di Gesù, Parte I, Che a Gesù appartiene tutta la nostra vita.
(22) Vedi, tra altri, il Signor Olier, Introduction à la vie et aux vertus chrétiennes, c. II e III.

(23) Regno di Gesù, Parte II, I Fondamenti della vita cristiana.

(24) Regno di Gesù, Parte II, Le virtù cristiane.

(25) Regno di Gesù, Parte III, Che siamo obbligati di avere una devozione speciale ai misteri di
Gesù.

(26) Costil, Annales de la Congrégation de Jésus et Marie, p. 300.

(27) Regno di Gesù, Parte III, Delle sette maniere di onorare i misteri di Gesù.

(28) Regno di Gesù, Parte VI, Che siamo obbligati di far santamente le nostre azioni.

(29) Regno di Gesù, Parte II, Disposizioni per l'orazione.

(30) Vasquez e Ripalda insegnano che l'uomo abbandonato a se stesso, col solo concorso generale di
Dio, non può osservare i precetti della legge naturale, anche i più facili. Nella sua Medulla
theologica che fu, per molto tempo, classica nei Seminari di Francia e che si ristampa ancora
oggidì, Abelly difende, come più probabile, l'opinione che l'uomo, senza la grazia, non può resistere
a nessuna tentazione. Cf. Tronson, Quadrième examen sur l'humilité.

(31) Nel secolo XVIII il grande inquisitore di Spagna si permise di condannare le opere del
cardinale Noris, uno dei rappresentanti più illustri della scuola agostiniana, sotto il pretesto che
rinnovavano alcuni errori di Baio. Ne fu vivamente ripreso da Benedetto XIV, in un Breve in data
del 31 luglio 1748. Nel suo recente trattato De gratia divina il P. Schiffini S. I. si mostra più
favorevole di quanto ordinariamente oggi non si sia alle idee degli agostiniani. Egli confessa che i
rimproveri, rivolti loro, sono assai discutibili e che i loro avversari stentano molto a spiegare il
canone 22 del secondo Concilio Arausicano: Nemo habet de suo nisi mendacium et peccatum. Cf.
Icard, Doctrine de N. Olier, c. v.

(32) Regno di Gesù, Parte II, Ciò che si deve fare per formare Gesù in noi.

(33) «Negli scritti di sant'Agostino niente colpiva di più il teologo del Verbo incarnato, della
efficacia sovrana attribuita dal gran dottore alla grazia della quale Gesù Cristo è l'esemplare, il
principio e il fine... Inquieto al veder sorgere nuovi sistemi che sembravano, per proteggere l'umana
libertà, restringere il dominio di Dio, esortò i suoi confratelli a sostenere le dottrine di san Agostino
e di san Tommaso». Houssaye, Le Card. de Bérulle et le Card. de Richelieu, p. 401. Cf. Le P. de
Bérulle et l'Oratoire, p. 562.

(34) Regno di Gesù, Parte II, Della fiducia in Dio.

(35) Regno di Gesù, Parte II, Dell'orazione.

(36) Regno di Gesù, Parte VI, Elevazioni a Gesù per far santamente le proprie azioni.

(37) «La Chiesa di Cristo non è il suo corpo carnale: essa è un corpo morale come ogni altra società,
ma è una società d'ordine soprannaturale. Oltre i vincoli esterni che uniscono i suoi membri, ella ha
una vita interna, spirituale e nascosta che mette in comunicazione i fedeli tra loro e li unisce col loro
capo. Ed il per esprimere questa unione intima e segreta che la Chiesa vien chiamata, non il corpo
morale, ma il corpo mistico di Cristo». Lhoumeau, La vie spirituelle à l'école du B. Grignon de
Montfort, p. 63.

(38) Conc. Trid., Sess. VI, c. VII

(39) Regno di Gesù, Parte VII, Elevazione a Gesù a proposito della nostra nascita.

(40) Daniel, Histoire de la B. Marguerite-Marie, p. 182. Paris, a. 1865.

(41) Regno di Gesù, Parte V, Meditazione sulla vita gloriosa di Gesù nel cielo. Cfr. Bossuet,
Réflexions sur l'agonie de NotreSeigneur.

(42) Regno di Gesù, Parte III, Come si deve principiare l'anno con Gesù; e passim.

(43) Regno di Gesù, Parte VII, Elevazione a Gesù a proposito della nostra nascita.

(44) Regno di Gesù, Parte VII, Preparazione alla morte. Terzo giorno.

(45) Regno di Gesù, Parte IV, Corona del Santo amore di Gesù

(46) Regno di Gesù, Parte I, Tre mezzi di far della nostra vita un esercizio di lodi.

(47) Regno di Gesù, l. c.

(48) Regno di Gesù, Parte I, Esercizio della sera.

(49) Regno di Gesù, Parte VII, Elevazione a proposito della nostra nascita.

(50) Abate Lejeune, Avant et après la Communion, Parte II, c. I, n. 4.

(51) Regno di Gesù, Parte I, Condotta per la giornata.

(52) Regno di Gesù, l. c.

(53) Regno di Gesù, Parte VII, in fine.

(54) Regno di Gesù, Parte I, Condotta per la giornata.

(55) Cf. Hérambourg, Vertus du P. Eudes, p. 660.

(56) Regno di Gesù, Parte I, Tre mezzi per far della nostra vita un esercizio di lodi.

(57) Regno di Gesù, 1. c.

(58) Regno di Gesù, Parte I, Condotta per la giornata.

(59) Regno di Gesù, Parte IV, Esercizio di lode verso Gesù

(60) Regno di Gesù, Parte II, Dell'uso delle aridità e afflizioni spirituali.

(61) Dalgaims, La sainte Communion, c. III.


(62) Regno dì Gesù, Parte II, Della sottomissione ed ubbidienza cristiana.

(63) Regno dì Gesù, Parte II, Della vera devozione cristiana.

(64) Regno di Gesù, Parte IV, Esercizio dell'amore a Gesù,

(65) Regno di Gesù, Parte IV, Esercizio di divin amore, numero XXXIV.

(66) Regno di Gesù, Parte II, Della fiducia in Dio.

(67) Regno di Gesù, Parte VII, Preparazione alla morte. Decimo giorno.

(68) Raymond de Capone, Vie de sainte Catherine de Sienne, Parte I, c. VI; Regno di Gesù, Parte II,
Della fiducia in Dio.

(69) Cf. Le Doré, Les Sacrés Coeurs et le V. Jean Eudes, I, p. 87

(70) Regno di Gesù, Parte III, Della devozione alla ss. Vergine.

(71) Regno di Gesù, l. c.

(72) Regno di Gesù, Parte V, Meditazione per il Sabato

(73) Ioan. XV, 12; Regno di Gesù, Parte II, della carità cristiana.

(74) Regno di Gesù, 1. c.

(75) Regno di Gesù, Parte II, Pratica della carità cristiana.

(76) Regno di Gesù, Parte I, Che tutta la nostra vita a Gesù appartiene.

(77) Regno di Gesù, Parte IV, Esercizio di lode.

(78) Cf. Hérambonrg, Vertus du P. Eudes, p. 38.

(79) Tra le fonti secondarie del Regno di Gesù, si deve sopra tutto notare Ludovico da Granata, di
cui il B. P. Eudes raccomanda La Guida dei Peccatori e Il memoriale della vita cristiana. Vi si
trovano pure alcuni imprestiti fatti al Rodriguez, ben pochi però, e ciò s'intende, perché il Rodriguez
appartiene a una scuola ascetica le cui tendenze differiscono assai sensibilmente da quelle
dell'Oratorio. «Non è un biasimo, dice l'Houssaye parlando della Compagnia di Gesù, è soltanto un
apprezzamento esatto del suo spirito, e aggiungerò volentieri, della sua grazia, il dire che essa è una
scuola piuttosto pratica che dommatica. Certo, essa conta degli autori di singolare merito, quali il P.
Saint-Jure e il P. Lallemand, che hanno lavorato a diffondere la devozione al Verbo incarnato. Ma
non è per ciò men vero che la loro tendenza generale è anzitutto morale e psicologica, come si
direbbe oggigiorno. Esaminare le passioni per combatterle, considerare le virtù per acquistarle è il
loro oggetto piuttosto che la contemplazione dei misteri. Per convincersene basta aprire l'opera
giustamente celebre del P. Rodriguez, divenuto quasi un autore francese per il successo della
traduzione, gli scritti sì sodi del P. Judde, i libri troppo ignorati e veramente ammirabili del P. Surin,
e le pagine in cui più tardi si effondeva l'anima del P. Berthier». M. de Bérulle et les Carmélites, p.
19.
(80) Hèrambourg, Vertus du P. Eudes, p. 23-24.

(81) Costil, Annales de la Congrégation de Jésus et Marie, I, p. 18; Martine, Vie du P. Eudes, I, p.
31; Hérambonrg, Vertus du P. Eudes, p. 271.

(82) Costil, Annales, I, p. 19; Martine, Vie du P. Eudes, I, p. 32; Hérambourg, l. c.

(83) Da ciò questa massima da lui data come divisa alla sua Congregazione: Servire Christo et eius
Ecclesiae.

(84) Vedi l'orazione e la secreta della Messa del Sacro Cuore di Gesù.

(85) Così nella parte II del suo libro, trattando della vera devozione cristiana, il P. Eudes riassume
manifestamente il Narré de ce qui s'est passé à propos des Elévations à Jésus et à Marie, n. XXIV;
Migne, (Euvres du Card. de Bérulle, col. 614 sq.

(86) Così, parlando dell'umiltà, il B. P. Eudes scrive: «Oh! come è grande la nostra miseria ed
indegnità, poiché fu mestieri che il Figlio di Dio ci comprasse col suo sangue il più piccolo pensiero
di servire Dio ed anche il permesso di presentarci innanzi a lui!». E poi un po' più sotto: «Dio non
ha voluto dare al mondo il suo Figlio che quando il mondo l'ebbe desiderato per quattro mila anni,
ed ebbe sperimentato per lo spazio di duemila anni che non poteva osservare la sua legge, né
liberarsi dal peccato, e che abbisognava d'uno spirito e d'una forza novella per resistere al male ed
adempiere il bene; facendoci vedere così ch'egli vuole che riconosciamo molto la nostra miseria per
darci la sua grazia». E ancora: «Cosi grande è la nostra infermità da non bastare che Dio ci dia il
pensiero del bene; è necessario che da lui riceviamo anche la volontà e la risoluzione; e dopo di
averla ricevuta, se Dio non ce ne dà l'adempimento e la perfezione, tutto questo è nulla, e dopo ciò
ci è necessaria la perseveranza sino alla fine della vita». Questi pensieri sono del P. de Condren.
Vedi Cloyseault, Généralats des PP. de. Bérulle et de Condren, p. 308-309. Paris, 1880.

(87) Hérambourg, Vertus du P. Eudes, p. 236, 440.

(88) Cloyseault, l. c., p. 273.

(89) Faillon, Vie de M. Olier, Parte I, l. IV, n. XVII, Ed. 1873, p. 160, 168.

(90) Introduction au Traité de l’amour de Dieu, p. CXI (Edition 1894).

(91) Regno di Gesù, Parte IV, Esercizio di amore, n, XXX. Cf. San Francesco di Sales, Amore di
Dio, l. V, c. XI. Vedi pure le Lettres del Santo, l. IV, ep. 101.

(92) Faber, Tout pour Jésus, c. VIII. Cfr. Dom Guéranger, Les exercices de sainte Gertrude,
Préface, p. XIX.

(93) Cloyseault, Généralats des PP. De Berulle et de Condren, p. 266.

(94) Vie du P. de Condren, p. 385.

(95) Costil, Annales, I, p. 18; Martine, Vie du P. Eudes, I, p. 51; Hérambourg, Vertus du P. Eudes, p.
271.
(96) Il R. P. Eudes accenna a due passi di San Paolo, Eph. I, 2-2,23; Col, III, 11.

(97) Cum dixisset: «Et pro eis ego sanctifico meipsum» ut intelligeremus hoc eum dixisse quod eos
sanctificaret in se, mox addidit: «Ut sint et ipsi sanctificati in veritate». Quod quid est aliud quam,
in me, secundum id quod veritas est Verbum?... «Ut sint et ipsi sanctificati in veritate»: quid est et
ipsi, nisi quemadmodum ego, in veritate QUOD IPSE SUM EGO? In Ioan. Tract. CVIII, n. 5. Cfr.
Bossuet, Méditations sur l'Évangile. La Cène, II, 5 jour.

(98) Riserviamo quest'ultima parte pel volume secondo delle opere del B. G, Eudes. D'altronde
queste meditazioni sull'umiltà già sono state tradotte in italiano sotto questo titolo: Libro d'oro,
ossia Meditazioni sull'Umiltà. Torino, 1896.

(99) Dominus dixit ad me: Filius meus es tu; ego hodie genui te. Postula a me, et dabo tibi gentes
hereditatem tuam, et possessionem tuam terminos terrae. Ps. II, 7,8. - Omnia mihi tradita sunt a
Patre meo. Luc. x, 22. - Sciens quia omnia, dedit ei Pater in manus, Ioan. XIII, 3.

(100) San Tommaso d'Aquino e con lui molti teologi pensano che basta la presenza della grazia
santificante e della carità nell'anima nostra per rendere accette a Dio e meritevoli del cielo tutte le
azioni che facciamo deliberatamente, purché non siano cattive.
De Malo, q. II, a. 5, obiect. 11 cum solutione). Ludovico da Granata e S. Francesco di Sales sono
del medesimo parere. Il primo scrive nella Guida dei peccatori, 1. I, C. XIV: «Un altro effetto della
grazia (santificante) è di rendere l'uomo così caro a Dio e d'una dignità così alta innanzi ai suoi
sguardi, che tutte le azioni deliberate da lui fatte, purché non siano dei peccati, gli sono accette e
meritano la vita eterna. Quindi, non solo gli atti di virtù, ma le opere naturali come il mangiare, il
bere, il dormire, ecc., piacciono a Dio e son meritevoli del supremo bene: perché il soggetto non
potrebbe piacere a Dio senza che tutto quello che fa sia davanti a Lui oggetto di compiacenza e di
merito, purché non sia qualche male». - San Francesco di Sales, a sua volta, scrive nel Trattato
dell'amore di Dio, 1. XI, c. II: "E questa una delle proprietà dell'amicizia, di rendere accetto l'amico
e tutto quel che vi è di buono e di onesto. L'amicizia diffonde la sua grazia e vaghezza su tutte le
azioni di colui che si ama, per poco che esse ne siano capaci... Tutte le opere virtuose d'un cuore
amico di Dio a Dio son dedicate. Come, infatti, il Cuore che ha dato se stesso, non avrebbe dato
tutto quanto da lui dipende? Chi dà l'albero senza riserva di sorta, non dà anche le foglie, i fiori e i
frutti?.. Non solo i frutti della carità e i fiori degli atti da essa ordinati, ma le foglie stesse delle virtù
morali e naturali traggono una speciale prosperità dall'amore del cuore che le produce... Tagliatevi il
cuore colla santa penitenza nel taglio mettetevi l'amore di Dio, e poi innestate su di esso quella virtù
che a voi piace, le opere che ne proverranno saranno tutte profumate di santità, senza che per
questo occorra altra sollecitudine". Vedi 1. XI, c. IV; 1. XII, c. VIII. Vedi sulla questione, Terrien,
La grace et la gloire, 1. VII, c, III.

(101) Legatus divinae pietatis, l. IV, c. II, Cf. etiam c. XIII.

(102) L'anima trovandosi a faccia a faccia col sovrano Bene, per cui e fatta, non può non amarlo.
Quindi l'atto col quale i beati amano Dio non è libero, ma necessario; ed è lo stesso di tutti gli atti
inseparabili dell'amore a Dio. Vedi S. Th. I, LXXXII, a. 1 e 2 e passim.

(103) Ef 1, 23 ; Col 3, 11

(104) Mt 3, 17 ; Lc 9, 35; 2 Pt 1, 17

(105) Eccle. 1, 2, 14. Cfr., etiam XII, 8, 13.


(106) Act, Ap. XVII, 27-28, Cfr, Ier. XXIII 23-24.

(107) «S. Tommaso (III, LXXXI, 1), dopo S. Girolamo ed altri santi Padri, insegna che nostro
Signor Gesù Cristo si mangiò, egli stesso; il suo corpo, e si bevette il suo prezioso sangue, prima di
distribuirlo ai suoi Apostoli. Unirsi, nella Comunione, alle disposizioni santissime e tutte divine con
cui Gesù stesso si comunicò, è una pratica eccellente di devozione abbastanza. comune non solo a
certi buoni preti che non l'omettono mai, ma anche a molte persone di pietà». De Lantages,
Instructions ecclésiastiques, tit. VI, c. II.

(108) Liber specialis gratiae, III, c. XXIII.

(109) Legatus divinae pietatis, l. III, c. XXIV.

(110) Non si è potuto rinvenire altrove questa Bolla d'indulgenza, ma tutti sanno che oggi
un'indulgenza plenaria di tal genere si può lucrare col recitare ginocchioni avanti ad un crocifisso,
dopo la santa comunione, la preghiera: O bone et dulcissime Iesu; Eccomi, o mio amato e buon
Gesù.

(111) Ego sum... vita. Ioan. XIV, 6. - Ego veni ut vitam habeant. Ioan. X, 10. - Et non vultis venire
ad me, ut vitam habeatis. Ioan. V, 40. - Ego vivo, et vos vivetis. In illo die vos cognoscetis quia ego
sum in Patre meo, et vos in me, et ego in vobis. Ioan. cap. XIV, 19, 20.

(112) Vitam aeternam dedit nobis Deus. Et haec vita in Filio eius est. Qui habet Filium, habet vitam,
qui non habet Filium, vitam non habet. I Ioan. v, 11, 12. - Filium suum unigenitum misit Deus in
mundum, ut vivamus per eum. I Ioan. IV, 9. - Sicut ille est, et nos sumus in hoc mundo. Ibid.17.

(113) Peccatunt contra Deum commissum quamdam infinitatem habet ex infinitate divinae
maiestatis, tanto enim offensa est gravior, quanto maior est ille in quem delinquitur. S. Thom. III, 1,
2, ad 2.

(114) Cfr. S. Th. I, LXIV, 2.

(115) Tutti sanno che in quei tempi, in cui viveva il B. P. Eudes, talmente imperversava la smania
del duello, che anche i padrini battevansi tra loro stessi.

(116) Ludovico da Granata (1505-1588), domenicano celebre per le sue prediche e le sue opere
ascetiche. E’ stato chiamato il Bossuet della Spagna. Si leggevano molto le sue opere nel sec. XVII.
San Francesco di Sales le raccomandava in questi termini a un vescovo, suo amico: «Abbiate, vi
prego, Granata intero, e sia questo il vostro secondo breviario. Il cardinale Borromeo non aveva per
predicare altra teologia di quella, eppure predicava molto bene; ma questo autore vi servirà più
ancora ad ammaestrarvi l'animo nell'amore della vera devozione ed in tutti gli esercizi spirituali che
vi sono necessari. A mio parere dovreste cominciare dal leggere la grande Guida dei peccatori;
leggerete poi il Memoriale, ed infine leggerete tutte le sue opere. Ma per leggerlo con frutto, non
bisogna divorarlo in fretta, ma ponderarlo, gustarlo, ruminarlo capitolo per capitolo ed applicarselo
all'anima con molte considerazioni e preghiere a Dio. Bisogna leggerlo con riverenza e devozione
come un libro che racchiude le ispirazioni più utili che un'anima possa ricevere dall'alto». Lettera
del 3 giugno 1603.

(117) Del cardinale de Bérulle ci resta: Les Discours de l'État et des grandeurs de Jésus (1623), La
vie de Jésus, Les élévations à Jésus-Christ sur la conduite de son esprit et de sa grace vers sainte
Madeleine, diversi opuscoli di pietà e di controversia, e un numero discreto di lettere. Queste varie
opere sono state riunite e pubblicate dal P. Bourgoing, 1 vol. in fol., Parigi, 1644, 1647, 1665. Sono
state pubblicate nuovamente dal Migne, 1 vol. in-4, Parigi, a. 1856. Les Discours de l'État et des
grandeurs de Jésus sono stati pubblicati a parte dal Picand, 1 vol. In-8, Parigi, 1866.

(118) Petite, et dabitur vobis. Luc. XI, 9. - Si quid petieritis Patrem in nomine meo, dabit vobis,
Ioan. XVI, 28. - Omnia quaecumque orantes petitis, credite quia accipietis, et evenient vobis. Marc.
XI, 24.

(119) I teologi dividono le virtù in virtù teologali e virtù morali, e queste ultime in virtù
soprannaturali e virtù naturali. Ma al tempo del B. P. Eudes, si dava comunemente il nome di virtù
morali alle virtù naturali per distinguerle dalle virtù soprannaturali ossia cristiane. Ne abbiamo una
prova, tra molte altre, in questo passo di san Francesco di Sales: «Quando le virtù morali, o anzi le
virtù soprannaturali producono i loro atti mancando la carità..., non hanno nessun valore pel
paradiso. Trattato dell'amor di Dio! 1. XI, c, XI, Vedi pure l, III, c. II; l. XI, c. X.

(120) I dottori cattolici insegnano comunemente che non è vera virtù se non quella i cui atti sono
meritori pel cielo; e da ciò concludano che le virtù naturali sono vane, apparenti, e in questo senso
finte.«Virtutes morales... secundum quod sunt operativae boni in ordine ad ultimum finem
supernaturalem, sic perfecte et vere habent rationem virtutis... Patet igitur quod solae virtutes
infusae sunt perfectae, et simpliciter dicendae virtutes, quia bene ordinant hominem ad finem
ultimum simpliciter; aliae vero virtutes, scilicet acquisitae, sunt secundum quid virtutes, non autem
simpliciter.., Unde Rom. XIV, 23, super illud: Omne quod non est ex fide, peccatum est, dicit
Glossa Augustini: Ubi deest agnitio veritatis FALSA est virtus etiamin optimis moribus». S.Th: I-II,
LXV, 2. Vedi S. Francesco di Sales, Trattato dell'amor di Dio, l. XI, c. X. Trattando questa
questione dell'eccellenza delle virtù, cristiane, il B. P. Eudes sembra essersi ricordato delle idee ed
anche delle espressioni del santo vescovo di Ginevra.

(121) Quisquis factis negat Christum, antichristus est. S. Aug. Tract. III in I Ioan., n. 8. In suis
operatoribus ipse iniquorum auctor antichristus iam apparet, qui necdum venit... Nunc quippe
antichristi multi facti sunt, quoniam omnes iniqui iam eius membra sunt, quae scilicet perverse edita
caput suum male vivendo praevenerunt. S. Greg. M. In Iob 1. XXIX, 15.

(122) Questi due fatti sono improntati al Rodriguez, Trattato dell'umiltà, c. IX, Gli editori del
Rodriguez non ci dicono di chi si tratta. Si trova un fatto analogo nella storia della B. Margherita
Maria: «Una lieve sorpresa dell'amor proprio parlando di se stessa le attirò un giorno i rimproveri
più severi (da parte del divin Maestro): "Che hai, polvere e cenere, onde ti possa gloriare? Da te
stessa non hai che nulla e miseria: è questo un abisso che tu non devi mai perdere di vista, né mai
uscirne. Ma affinché la grandezza dei miei doni non ti faccia misconoscere te stessa e dimenticare
ciò che tu sei, ti voglio mettere davanti agli occhi il tuo proprio ritratto”. - Subito, dice ella,
scoprendomi questo orribile quadro in cui era ritrattato in compendio tutto quel che sono, ne fui così
colpita e ne concepii tanto orrore di me stessa che, se non mi avesse sorretta, sarei svenuta per lo
spavento. Non potevo comprendere l'eccesso della sua misericordia infinita per non avermi ancora
sprofondata nell'inferno e per sopportarmi, giacché io non potevo sopportare me stessa. O Dio mio,
esclamò, o fatemi morire, o nascondetemi questo ritratto, non posso vivere vedendolo». Daniel,
Histoire de la B. MargueriteMàrie, p. 108.

(123) S. Gregor. Papa, Homil. XI in Evangelia.

(124) (1) Unde quadam vice, dum iret in via, ex magna deiectione suimet dixit ad Dominum:
Maximorum miraculorum tuorum, Domine, hoc praecipue reputo quod terra haec tam
indignissimam me gestat peccatricem. Ex quibus verbis Dominus, qui omnem humiliantem se
exaltat, dignantissime commotus bmignissime respondit: Libens terra se tibi calcabilem praebet,
dum universalis coeli dignitas cum ingenti exultationis tripudio horam illam iucundissimam
praestoletur qua te gestare dignetur. Legatus divinae pietatis, l. I, c. XI. - Quando dallo spirito di
Dio vengono questi pensieri, sono accompagnati da tanta luce e ci fanno conoscere così
chiaramente la nostra indegnità che consideriamo come un miracolo che la terra ci voglia sostenere.
G. d'Avila, Lettere spirituali, I, XXXIII.

(125) Vedi S. Th. III, I, 5.

(126) Legatus divinae pietatis, 1. III, C. VII.

(127) Liber spec. grat., III, c. V

(128) Liber spec. grat., III, l. c.

(129) Is, XLVI, 3, 4. - Il B. P. Eudes gustava tanto questo capitolo d'Isaia, che l'ha inserto nel suo
Ufficio del Sacro Cuore di Gesù, di cui esso è la seconda lezione per giorno dell'Ottava.

(130) Is. XI. IX, 15, 16. - Il P. Eudes ha scelto questo passo d'Isaia per farne la terza antifona dei
secondi Vespri del suo Ufficio del Sacro Cuore di Gesù

(131) Raimondo da Capua, Vita di Santa Caterina da Siena, parte I, c. VI.

(132) Vedi Legatus divinae pietatis, l. III, c. XIII; l. IV, c. XXXV.

(133) Epist. 149 (alias (9) ad Paulinum, n. 16

(134) S. Th. II-II, q. LXXXVIII, art. 2, ad 1.

(135) Catech. Conc. Trid. p. 1, a. 2, n. 18 et 19.

(136) Vedi Bérulle, Narré, XXIV

(137) S. Augustinus, l. c.

(138) Initio operis ad Harmonium. Nota marginale del B. P. Eudes, ediz. del 1653 e del 1666.
Questo testo non si trova tale quale in san Gregorio Nisseno, ma è il Compendio esatto
dell'ammirabile lettera ad Armonio.

(139) Repleta est malis anima mea. Ps, 87, 3. - Nunc anima mea turbuta est. Ioan. 12, 27. - Tristis
est anima mea usque ad mortem. Mt, 26, 38.

(140) Brev. rom., Com. Mart., 8 resp.

(141) Brev. rom., Com. Mart., 2 Noct., 1 ant.

(142) Rupertus in h. l. - Nicolaus de Lyra in h. l. Cfr. etiam Corn. A. Lapide

(143) Brev. rom., Com. Mart., hymnus ad Vesperas

(144) Rupertus in h. l.
(145) Brev. rom., Com. un. Mart., 5 aut. ad Laudes.

(146) Ioan, XV, 13. - S. Th. II-II, q. CXXIV, a. 3.

(147) Cyp., De exhortatione martyrii, c. 12.

(148) Isid, hisp., Etymolog., l. VII, c. XI.

(149) Greg., Homil. III in Evang., n. 4

(150) Bened. XIV, De servor. Dei beatif., l. III, c. XII

(151) Bened. XIV, l. c. Vedi Acta Sanctorum, ad diem 23 septembris

(152) Martyr. rom., ad diem 14 ianuarii.

(153) Benedetto XIV, l. c., cita san Gregorio vescovo, san Martino, san Silverio e san Marcello papi

(154) S. Th. II-II, CXXIV, a. 5 ad 3.

(155) Liguori, Theologia moralis, l. VI, n. 100. Al tempo del B. P. Eudes, Teofilo Raynaud sostenne
questa opinione in due opere dal titolo: De martyrio per pestem, e De vera martyrii notione.

(156) Il Beato P. Eudes aveva gran devozione ai SS.- Clemente ed Agatangelo, a causa degli atroci
tormenti da essi sofferti per Gesù Cristo. Egli aveva composto, in onore loro e di tutti i santi martiri,
un ufficio la cui orazione poco differisce dalla presente; l'aveva fissato ai 23 di gennaio,
raccomandando ai suoi figli di dirne la colletta nella messa, qualora lo permettesse la rubrica, per
ottenere lo spirito del martirio.

(157) «Se qualcuno a mia gloria e per amor mio in questo giorno (della Circoncisione) cioè a capo
d'anno, si sforzerà, per sincera compunzione di cuore, di ritrattare le mancanze da lui fatte contro i
diversi punti della sua regola, e si proporrà di badarci per l'avvenire, io gli voglio fare da maestro
pieno di benignità il quale, tenendosi stretto al cuore il suo discepolo prediletto e gentile per
insegnargli le lettere, gli addita i suoi errori, cancellando ciò che non è corretto, aggiungendo ciò
che si è omesso, correggendo misericordiosamente tutti i suoi falli e supplendo paternamente alla
sua negligenza. A ciò ch'egli avrà trasandato inconsideratamente scorrazzando come sogliono fare i
fanciulli, io intanto supplirò per lui con diligentissima attenzione». Revel. Gertrud., 1. IV, c. v.

(158) Il B. G. Eudes allude probabilmente all'opera mentovata dal P. Costil, Fleurs. I, p. 644, con
questo. titolo: «Tutto Gesù, diviso in dodici libri che dànno il mezzo di conoscere e di amare Nostro
Signore e di venerarlo in ogni cosa vivendo del suo spirito». Dal canto suo il P. de Montigny, Vie du
P. Eudes, p. 488, menziona gli «Esercizi interiori sui Misteri di Gesù, divisi in dodici libri», i quali
verosimilmente altro non sono che Tutto Gesù, Quest'opera, rimasta manoscritta, è oggi perduta.

(159) Gressus meos dinumerasti. Iob XIV, 16; cf. XXXI, 4; XXXIV, vers. 21. Vestri capilli capitis
omnes numerati sunt. Matth. X, 30.

(160) I santi Innocenti non martiri di cui parla il B. G. Eudes sono senza dubbio i Bambini morti in
tenera età dopo di essere stati rigenerati dal Battesimo.
(161) «Ed io vidi Come Cristo veniva (sull'altare) con una compagnia splendida, e mi dilettavo
assai nel vederla... Mentre stupivo a cagione dello splendore di quella compagnia, desiderando di
sapere chi fossero, mi fu detto che essi erano i Troni». Arnaldus, Vita B. Angelae de Fulginio, c. VII.

(162) «Come, o Beata, non può non perire chiunque da te si scosta e da te è disprezzato, così è
impossibile che perisca colui che a te si rivolge e verso del quale tu riguardi». S. Anselmo, Orat. LI
ad B. Mariam.

(163) «Egli medesimo senza di lei non ti salverà. Allo stesso modo che il bimbo senza nutrice non
può vivere, così senza la Madonna non ti puoi salvare». S. Bonaventura.

(164) Vedi Vega, Theologia Mariana, Palaestra XVII, cert. I.

(165) Il B. G. Eudes fece celebrare nella sua Congregazione delle feste in onore dello Sposalizio
della Beata Vergine con san Giuseppe, di N. S. della Pietà, dell'Apparizione di Nostro Signore alla
Sua Santa Madre dopo la sua risurrezione, del Gaudii della Beata Vergine, di N. S. degli Angeli, del
Santo Nome di Maria, di N. S. della Vittoria, della Santa Infanzia, dell'Aspettazione, e anzitutto del
Cuore Santissimo di Maria. Egli stesso aveva composto degli Uffici propri per parecchie di queste
feste. Vedi Le Doré, Les Sacrés-Coeurs et le V. J. Eudes, tomo I, p. 18.

(166) Per fissare l'età della santa Vergine nel momento della sua uscita dal tempio e del suo
sposalizio con san Giuseppe, gli autori si appoggiano comunemente su questo testo d'Evodio, primo
successore di san Pietro sulla cattedra d'Antiochia, citato da Niceforo, Hist., lib. II, c. III: Trimula
cum esset in templum presentata, ibi... traduxit annos undecim: deinde vero sacerdotum manibus
Ioseph ad custodiam est tradita; apud quem quum menses peregisset quatuor, ab angelo laetum
illud (Incarnationis) accepit nuntium. Peperit autem huius mundi lucem, annum agens
quindecimum, vigesima quinta die mensis decembris. Cristoforo de Castro, Hist. Deiparae, c. IV,
deduce da questo testo che la santa Vergine fu fidanzata a san Giuseppe all'età di tredici anni e tre
mesi, e ch'ella concepì il Salvatore quattro mesi più tardi, e conseguentemente nel suo
quattordicesimo anno. Ma Baronio, Apparatus ad Annales ecclesiasticos, nn. XLVII-LIV, e dopo di
lui il P. de Bérulle, Vie de Jésus, c. VII, ritengono che la santa Vergine restò nel tempio fino al suo
quindicesimo anno. Naturalmente il B. G. Eudes segue l'opinione del P. de Bérulle, suo maestro.
Vedi Vega, Theologia Mariana, Palaestra XXII, cert. III.

(167) Il B. G. Eudes servivasi per questo fine della formola seguente: Avete, omnes Angeli et omnes
Sancti et Sanctae Dei, benedicti sitis in aeternum, et intercedere dignemini pro nostra omniunque
salute.

(168) Questo atto si può congiungere col ritiro annuale ed esserne la continuazione.

(169) Si può concepire un certo dolore d'essere stato concepito colla macchia originale, e d'esser
vissuto alcuni mesi nell'inimicizia di Dio. Vedi S.. Th. 3, q. 84 a. 2 ad 3. Ma i nostri peccati
personali sono i soli che dobbiamo accusare e per i quali dobbiamo chiedere perdono a Dio. Del
resto la pratica proposta qui dal B. G. Eudes non ha che vedere colla proposizione condannata da
Alessandro VIII, il 7 dicembre 1690: Homo debet agere tota vita poenitentiam pro peccato
originali, la quale è stata condannata come contraria alla dottrina cattolica sull'efficacia del
Battesimo. Ora si sa che il B. G. Eudes, non pago d'esaltare in molti passi delle sue opere
l'eccellenza e l'efficacia del Battesimo, ha composto il Contratto dell'uomo con Dio per il santo
Battesimo per far conoscere i meravigliosi effetti di questo sacramento e gli obblighi che ne
provengono per noi.
(170) Gli strascichi e la corruzione del peccato originale, di cui parla il B. G. Eudes, altro non sono
se non la concupiscenza della quale il Concilio di Trento ha detto nella Sess. V, can. 5.

(171) Vedi Bérulle, Oeuvres de Piété, CLXXXVIII, CLXXXIX

(172) Da quod iubes, et iube quod vis. S. Augustinus, Conf. I, 10, c. XXXVII.

(173) S. Angustinus, Manuale, c. XXIV

(174) Queste parole sono tratte, parte dal Vangelo di san Giovanni, c. XXI, 15; e parte dal Manuale
di sant'Agostino, c. X.

(175) L'idea di questo esercizio è stata suggerita verosimilmente al B. G. Eudes dalle Rivelazioni di
santa Gertrude, l. I, c. XLVIII; l. IV, c. II e XVIII. Si legge poi nel Testamento del Beato, art. 10: «Io
dò il mio crocifisso... a chi mi succederà, pregandolo di fare ogni sera e ogni mattina gli atti segnati
nel Regno di Gesù, rispetto al crocifisso». Donde si può dedurre che il Beato stesso faceva questi
atti ogni sera e ogni mattina.

(176) S. Augustinus, Soliloquia, c. XIX

(177) Vedi Bérulle, Oeuvres de piété, XXII: Les grandeurs du mois de Mars.

(178) Vedi Concil. Caesariense, apud Labbé, t. I, col. 697; Vedi pure Ven. Beda, De aequinoctio
vernali; Corn. a Lapide, in Luc. I, 26.

(179) Christus die 25 martii in utero Virginis conceptus est, et...eodem die crucifixus est in
aequinoctio verno... Unde Ecclesia, in Martyrologio, die 25 martii, recolit memoriam Sancti
Dismae latronis, qui cum Christo crucifixus, ab eoque conversus, audivit: Hodie mecum eris in
paradiso. Idem docet Augustinus, Chrysostomus, Tertullianus, D. Thomas, S. Antoninus, Platina et
Usuardus, quos citat et sequitur Suarez. Corn. a. Lapide, in Matthaeum, XXVII, 35. Citiamo questo
testo per mostrare che l'asserzione del B. G. Eudes non è gratuita. Dobbiamo confessare però che la
data della Passione è molto incerta. Il Fouard (La Vie de JésusChrist, appendice X) la mette ai 7 di
Aprile dell'anno 30.

(178) L'Olier, durante alcuni esercizi spirituali che fece (1636) sotto la direzione del P. de Condren,
apprese da lui questa preghiera: Veni, Domine Iesu, et vive in hoc servo tuo, in plenitudine virtutis
tuae, in perfectione viarum tuarum, in sanctitate Spiritus, et dominare omni adversae potestati, in
Spiritu tuo, ad gloriam Patris. Amen. È pressappoco testualmente la preghiera proposta qua dal B.
G. Eudes. Anch'egli indubbiamente l'aveva appresa dal P. de Condren. L'Olier modificando
leggermente la formola del P. de Condren, ne fece la bella preghiera: O Iesu vivens in Maria..., la
quale è rimasta in uso nella Società di San Sulpizio e nella maggior parte dei seminari. Vedi Faillon,
Vie de M. Olier, t. I, pp. 160, 168, ediz. 1863.

(179) Narrasi che Abgar, re d'Edessa, scrisse a Gesù pregandolo che venisse a guarirlo. Il Salvatore
gli rispose che non poteva lasciare la Giudea, ma che dopo morte gli manderebbe un suo discepolo
che lo guarirebbe e darebbe la vita a lui e a tutti i suoi. Eusebio trovò la lettera di Gesù a Abgar
nell'archivio d'Edessa, e tradottala dal siriaco in greco, la pubblicò nella sua Storia Ecclesiastica (I,
13). La si trova egualmente in Mosè di Khorène (Hist. Arm. II, 28-31). Nei nostri giorni Cureton e
Wright ne hanno pubblicato il testo originale. Però i dubbi più gravi si levano su questa
corrispondenza, e la maggior parte dei critici, dopo il papa san Gelasio, la ritengono come apocrifa.
- Ma nel Vangelo è detto che nostro Signore tracciò col dito delle lettere sulla terra: Digito scribebat
in terra. Ioan. VII, 6 e 8.

(180) Dovendo rivelare fatti che possono recare loro onore, i santi prendono Spesso la precauzione
di usare la terza persona anziché la prima. E qui è il caso, essendo evidente che il sacerdote in
questione altro non è che lo stesso Beato, come lo dice positivamente il P, Hérambourg, Vertus du P.
Eudes, p. 55.

(181) Il B. G. Eudes compose più tardi un'opera intitolata: Le Sacrifice admirabie de la sainte
Messe, la cui ultima parte è stata stampata con questo titolo: La manière de bien servir la sainte
Messe. Secondo il P. Hérambourg, il P. Rudes aveva pregato il P. de Bonnefont di far stampare il
suo Traité de la sainte Messe, e di pubblicarlo, non col suo nome ordinario, ma con quello di
Giovanni di Santa Maria volendo con ciò indicare l'unione intima che aveva contratta colla
Santissima Vergine e l'amore che portava al suo santo nome. Disgraziatamente il P. de Bonnefont
non fece quello che gli era stato domandato e l'opera del Beato è oggi perduta. Vedi Hérambourg,
Le P. Eudes; ses Vertus, p. 145; Costil, Annales, I, p. 614.

(182) «Si potrebbero leggere con profitto nell'opera: Le P. Eudes, ses Vertus, del P. Hérambourg, le
pratiche di questo santo sacerdote che l'Olier chiamava «la maraviglia del suo secolo». È tutto ciò
che la pietà possa trovare di più edificante». Giraud, Pretre et Hostie, t. II, p. 324. - Vedi la bella
lettera del cardinale de Bérulle alle Carmelitane, sull'assiduità al coro e sull'ufficio divino, Migne,
Oeuvres du Card. de Bèrulle, col. 1833-1634.

(183) Il Beato G. Eudes parla dell'Angelus. Oggi ancora in Italia, invece di dire l'Angelus, si dice
l'Ave Maria, o semplicemente l'Ave.

(184) Il B. G. Eudes si serve appositamente di questa formula dubitativa: ho paura che, ben
sapendo infatti che, se la devozione alla santa Vergine è uno dei segni più certi di predestinazione,
pur nondimeno il portare e recitare la corona non sono necessari per la salvezza. Quanto al Beato
stesso «l'uso della corona gli era abitualissimo; era il suo esercizio quotidiano; ed egli anzi era solito
portarla alla fascia, compiacendosi molto che tutti potessero conoscere che menava vanto d'esserne
devoto». Hérambourg, R. P. Eudes, ses Vertus, p. 155.

(185) La corona per la recita della quale il B. G. Eudes propone lui un metodo è quella di sei poste,
che componesi di 63 Ave Maria in onore dei 63 anni che, secondo l'opinione comune, la santa
Vergine visse sulla terra, e di 7 Pater in onore dei suoi sette dolori e dei suoi sette gaudii. Questa è
la corona di santa Brigida in uso a Lourdes e nella Società di San Sulpizio, la quale si può recitare
secondo il metodo proposto dal Beato G. Eudes, e lucrando ricche indulgenze se si recita con un
rosario il quale abbia ricevuto la benedizione così detta di santa Brigida. Con questa non è da
confondersi la corona di san Domenico che sarebbe la terza parte del rosario e si compone di 53 Ave
Maria e 6 Pater. Per guadagnare le indulgenze annessevi, bisogna servirsi d'una corona benedetta
da un religioso domenicano o da un sacerdote provvisto di facoltà speciali, ed inoltre meditare i
misteri del rosario. Spesso non si guadagnano le indulgenze, perché non adempiesi questa ultima
condizione.

(186) Ps. XXIII, 10; XLV, 11; LVIII, 5; LXXIX, 6, 8, 15; LXXXIII, 2, 4, 8, 13; LXXXVIII, 9, ecc.

(187) August. in Ioan. tract. VI, n. 7, 8.

(188) La fine di questa elevazione è ispirata dal simbolismo delle cerimonie del Battesimo.
(189) Santa Geltrude ci ha lasciato il disegno di esercizi spirituali da farsi ogni anno per cinque
giorni quale preparazione alla morte. Così ella stessa vi si preparava. Da lei è improntato, in, parte,
l'esercizio qui proposto dal B. G. Eudes. Vedi Revelationes Gertrudianae, lib. V, C. XXVII.

(190) Vedi Revelationes Gertudianae, lib. V, c. XXVI.

(191) S. Giovanni Crisost., hom. 83 in Matth.; S. Girolamo, Epistola ad Hesiliam, q. 3; Hesychius,


l. 2 in Levit., c. III; etc. Cfr. S. Thom., Sum. Theol., III, q. LXXXI, art. 1.

(192) Santa Maria Egiziaca, dopo vari anni spesi nella dissolutezza, si appartò in un deserto di
Palestina per farvi penitenza. Ella visse 47 anni nella solitudine più perfetta. Allora la Provvidenza
la fece incontrare durante la quaresima con un santo monaco per nome Zosimo al quale narrò la sua
vita. Essa lo pregò di volerle portare, il Giovedì santo dell'anno seguente, la santa comunione che
non aveva ricevuta dal suo ingresso nel deserto. Zosimo promise e mantenne la parola data.
Comunicatasi con molto fervore la santa esclamò: «Nunc dimittis famulam tuam, Domine,
secundum verbum tuum in pace: quia viderunt oculi mei salutare tuum». La notte seguente, spirò.
Perciò il B. G. Eudes ci raccomanda d'invocare specialmente santa Maria Egiziaca per ottenere la
grazia di comunicarci santamente nell'ora della morte. Vedi Vita dei Santi, 2 di aprile.

(192) Queste parole sembrano, a nostro parere, una traduzione libera del testo di Ioan. XV, 10.

(193) Gv 14, 3 ; 5, 22; - Alb. a Bulsano, Institutiones theologiae theoreticae, p. 5, n. 753. Cfr. S.
Thom., Compendium theologiae, c. 242.

(194) Sul punto di morire, san Francesco d'Assisi si fece leggere la Passione secondo san Giovanni,
poi egli stesso recitò per intero il salmo CXLI il quale termina col versetto qui citato dal B. G.
Eudes: Educ de custodia animam meam ad confitendum nomini tuo; me expectant iusti donec
retribuas mihi. Vedi S. Bonaventura, Legenda S. Francisci, c. XIV.

Correzione ortografica e impaginatura

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