In Alexandria la quale è nelle parti di Romania (acciò che sono dodici Alexandrie, le quali Alexandro
fece il marzo dinanzi che morisse), in quella Alexandria sono le rughe ove stanno i Saracini li quali
fanno i mangiari a vendere: e cerca l’uomo la ruga per li piue netti mangiari e per li più dilicati, sì
come l’uomo fra noi cerca de’ drappi.
Un giorno di lunedì un cuoco saracino (lo quale avea nome Fabrat) stando alla fucina sua, un povero
saracino venne alla cucina con uno pane in mano. Danaio non avea da comperare da costui: tenne il
pane sopra il vasello, e ricevea il fummo che n’uscia e, innebriato il pane dell’olore che n’uscia, del
mangiare, e quelli lo mordea, e così il consumò di mangiare, ricevendo il fumo e mordendolo.
Questo Fabrat non vendeo bene quella mattina; recolsi ad augura, et a noia prese questo povero
saracino e disseli:
Il povero dicea:
Tanto fu la contesa che, per la nova quistione e rozza, non mai più avenuta, n’andaro le novelle al
Soldano. Il Soldano per molta novissima cosa raunò ’ savi e mandò per costoro. Formò la questione. I
savi saracini cominciaro a sottigliare, e chi riputava il fummo non del cuoco, dicendo molte ragioni:
«Il fummo non si può ritenere, e torna ad alimento, e non ha sustanzia né propietade che sia utile: non
dee pagare».
Altri diceano:
«Lo fummo era ancora congiunto col mangiare, ed era in costui signoria, et uscia e generavasi della
sua propietade; e l’uomo sta per vendere, di suo mistiere; e chi ne prende è usanza che paghi. Se·lla
sustanza è sottile, et ha poco, poco paghi».
«Poi che quelli sta per vendere, di suo mistiere, et altri per comperare, tu, giusto signore, fa’ che ’l facci
giustamente pagare la sua derrata secondo la sua valuta. S’ê·lla sua cucina (ch’e’ vende dando l’utile
propietade di quella) suole prendere utile moneta, et ora c’ha venduto fummo (ch’è la parte sottile
ch’esce della cucina), fae, signore, sonare una moneta, e giudica che ’l pagamento s’intenda fatto del
suono ch’esce di quella».
E così giudicò il Soldano che fosse osservato.
Novellino (XX)
Della grande libertà e cortesia del re d’Inghilterra
IL soldano, avendo bisogno di moneta, fu consigliato che cogliesse cagione a un ricco giudeo ch’era in
sua terra, e poi li togliesse il mobole suo ch’era grande oltra numero. Il soldano mandò per questo
giudeo, e domandolli qual fosse la migliore fede: pensando, s’elli dirà la giudea, io li dirò ch’elli pecca
contra la mia. E se dirà la saracina, et io dirò: dunque perchè tieni la giudea? Il giudeo udendo la
domanda del signore, rispose così; messer, elli fu un padre ch’avea tre figliuoli, et avea un suo anello
con una pietra preziosa, la miglior del mondo. Ciascuno di costoro pregava il padre ch’alla sua fine li
lasciasse questo anello. Il padre vedendo che catuno il volea, mandò per un fine orafo, e disse:
maestro, fammi due anella così appunto come questo, e metti in ciascuno una pietra che somigli
questa. Lo maestro fece l’anella così appunto, che nessuno conoscea il fine, altro che ’l padre. Mandò
per li figliuoli ad uno ad uno, et a catuno diede il suo in sacreto, e catuno si credea avere il fine, e niuno
ne sapea il vero, altri che ’l padre loro. E così ti dico delle fedi che sono tre. Il padre di sopra sa la
migliore; e li figliuoli, ciò siamo noi, ciascuno si crede avere la buona. Allora il soldano udendo costui
così riscuotersi, non seppe che si dire di coglierli cagione, si lo lasciò andare.