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Giuseppe Bonfrate, professore ( l i Teologia dogmatica, Pontificia Universitá (liregori¿n.i; i … .


gnu Sacramentaria e ¡ e m i ( l i matrimonioefamiglin nel Diploma in Teologia pratica …n xl)('( ¡ i
lizzazione ¡n paslomle familiare.

Humberto Miguel Yáñez, gesuita argentino, diret10re del Dipar1imento ( l i Teologia momle ¡ ¿l. ¡
Diploma in teología pmtica con specializzazione in pastorale familiare, Pontiticia L n m w i .
Gregoriana, (love insegna Teologia momle fon(lam(ºntal€, leologale e famili…ircu

In coperu'naz Gustav Klimt, Albero del/J vim ( 1 9 0 5 - 1 9 0 9 )

ISBN 978-88‐382‐4588‐6

9 788838 245886
CULTURA
Studium
1 07 .
GIUSEPPE BONFRATE - HUMBERTO MIGUELYÁNEZ SJ (EDD.)

AMORIS LAETITIA
LA SAPIENZA DELL'AMORE
Fragilitá e bellezza della relazione
nel matrimonio e nella famiglia
INDICE

Prologo, Giuseppe Bonfrate


Tutti i volumi pubblicati nelle collane dell'editrice Studium “Cultura”
ed “Universale” sono sottoposti a doppío teferaggio cieco. La docu‑ Guida di lettura, Humberto Miguel Yáñez S] 20
mentazione resta agli atti. Per consulenze speciñche, ci si avvale anche
di professori esterni al Comitato scientiñco, consultabile all'indirízzo
web http://www.edizionístudium.it/content/comitato‐scientiñco-O. VIA CARITATIS

I. Sotto la nube della grazia: rileggere le antropologie, di


Stella Morra 27
I I . La via sublime: l'agapé in 1 Cor 12,31-13,13 e nel pensiero
paolino, di Antonio Pitta 39
III. “Imperfaíone” e “bellezza” del legame coniugale, di Giorgio
Bartolomei 56

VIA DISCRETIONIS

Famiglia alla prova. Riflessionialla luce di Amorz's laetítía,


di Giampaolo Dianín 73
La dimensione sapienzíale della Amorz's laetz'tz'a, di Luca
Mazzinghí 82
Copyright © 2017 by Edizioni Studium - Roma VI. Il processo di discemimento in Amorz's laetz'tz'a: crescita
ISBN 978-88-382-4588-6 personale e integrazione ecdesiale, di Humberto Miguel
www.edizionistudium.it Yáñez S] %
INDICE

VII. La convivenza more uxorz'o, il matrimonio e l,Amorís PROLOGO


laetz'tz'a, dí Emilia Palladino 130 GIUSEPPE BONFRATE
VIII. Chiese ortodosse ed unioni irregolari. Uninattesa conver‑
genza con Amorís laetzíz'a, di Basilio Petra 143

PERCORSI

IX. Eros e dono nel legame di coppia, di Maria Cruciani 155


Amorz's laetz'tz'a. Dalla sapienza evangelica percorsi di cre‑
scita nelle relazioni familiari, di Giovanni Salonia OFMCAP
168 Nei primi giorni di ottobre 2015, Hervé]anson, Petit Frére deJésus,
apri il suo intervento al Sínodo Ordinario sulla Famiglia con questo
XI. Alcune linee fondamentali sull'amore umano: l*educa‑ proverbio arabo: <<Prima di giudicare qualcuno, indossa i suoí sandali».
zione della sessualitá per la coniugalitá, di Paolo Benanti 183 Egli si stava domandando, e con lui tutta la Chiesa, quale <<prossimitá»
XII. Matrimonio, oggi. Mutabilitá immutabile, di Vidas Baláius 197 stabilire di fronte alle difñcoltá che le persone e le famiglie incontrano
nella loro vita, e come esprimere l'<<accompagnamento» della Chiesa. La
tensione di questo íntervento toccó il suo culmine nell'unica domanda
Autori 229 reale che ogni cristiano dovrebbe farsí, e che eppure sembra la piú diffi‑
cile a porsi: <<come si sarebbe comportato Gesú, cosa avrebbe fatto L u i
al nostro posto»?
Da questo sfondo si diramano le due grandi lince direttricí lungo le
quali, con la guida di p. Miguel Yáñez S], si sono condotte le ricerche
individualí ela riflessione comune dei docenti del Diploma di pastorale
familiare della Pontificia Universitá Gregoriana, e di altri che in questo
percorso hanno voluto lascíare il loro contribute con lezioni offerte, e
la partecipazione ai due Forum realizzati intorno al tema sinodale e per
la prima ricezione dell'Esortazione apostolica Amorz's laetz'tz'a. Le due
grandi linee riguardano l'urgenza dí compiere ogni esercizio valutativo
di ordine teologico e pastorale facendo dialogare dottrina e vita, e di
conformare parole e gesti crístiani alla vita e all'annuncio di Gesú Cri‑
sto.
Dalla composizione di queste due direttrici si ricava un metodo in cui
la persona ela terza via tra un umanesimo astratto el'empirismo ignaro
del mistero di ogni libertá, una via che si percorre in relazione. Il deside‑
rio di stabilire comunione dispone i passí su questa strada. ll cammino
8 GIUSEPPE BONFRATE ¡ ' m )L()GO 9

che si compie e caratterizzato da desideri, promesse, azioní, simboli che, ¡' lragile, incarnando in tal modo l'amore: persona in relazione, questo
pur facendo i conti quotidianamente con la misura esigua delle forze e (' ¡| centro dell'et/aos cristiano. E la fede con cui si vive questo mandato,
i fallimenti, puó sperimentare il dono di grazia che si commisura e as‑ (' usscnso a un appello alla relazíone che &in sé Dio stesso. Ci vogliono
sume la forma del gesto piu intimo, eco di parole che non ingannano e m't'llí capaci di vedere quale grande mistero sia la persona in relazione, e
che venendo da Dio camminano avanti, a ñanco o dietro come pastori quanto composito e intricato sia condurre questo cammino nel primato
che n u t r o n o la speranza e favoriscono la meta. C'é un principio sacra‑ della comunione. Da qui discende la delicatezza con cui bisogna trattare
mentale che assicura il riconoscimento della presenza salvifica di Dio in ¡…!cnticamente le questioní evitandone l?<occultamento», operando un
questa storia, che si manifesta come appello a stabilire relazione: alleanza lailanciamento realistico da accompagnare a ogni proposta ideale, secon‑
e comunione tra pensieri e azioni divine e umane, compiutamente sorgive a|u una tensione unitiva di idea a realtá, in obbedienza al principio che <<la
dal mistero delfincarnazione, m o r t e e resurrezione del Figlio di Dio. Le rca|tá &superiore all'idea» (EG 231).
strade avolte si fauno tortuose, ei tempi n o n sempre rispondono al carico CE? un passaggio del discorso conclusivo di papa Francesco al Sino‑
dei progetti, ein essi ai valori che li ispirano e agli ideali che ne tratteggia‑ ( l º ¡124 ottobre 2015 menzionato in AL 49 e 305, che sembra rivolgere
no il proñlo. Separtecipare alla realizzazione del Regno di Dio risultasse un invito anche alla teología richiamando lo sfondo delle due direttrici
un'estenuante corsa in cui perdersi, invocare la venuta del Regno sarebbe indicate: <<Che cosa signiñcherá per la Chiesa concludere questo Sínodo
l'istintivo segno che cancella l'umano, il nascondimento dalla vergogna dedicato alla famiglia? Certamente n o n signiñca aver concluso tutti i temi
dell'inadeguatezza risultante. Ma nella vita tutto &sotto il principio della increnti la famiglia, ma aver cercato di ílluminarli con la luce del Vange‑
sacramentalitá, nell'indicibile e nell'invisíbile, nella forma concreta, fra‑ lo, della tradizione e della storia bimíllenaria della Chiesa, infondendo in
gile e bella delle relazioni, per sostenere la responsabilitá, accompagnare cssi la gioia della speranza senza cadete nella facíle ripetizione di ció che
le decisioni, curare e rassicurare, a prova di quell'amore che il Creatore ¡' indiscutibile o gia detto. Sicuramente non significa aver trovato solu‑
non revoca di fronte ai difetti e agli erron' delle sue creature. Luminosa zioni esaurienti a tutte le difñcoltá e ai dubbi che sfidano e minacciano
e oscura che sia la vita, piccolo e fragile che sia il risultato, quanto rea‑ la famiglia, ma aver messo tali difñcoltá e dubbi sotto la luce della Fede,
lízzato, si potrá mai attribuire a Dio la volcntá di rigettarlo? Eucaristía nvcrli esaminatí attentamente, averli affrontati senza paura e senza na‑
e matrimonio, nella storia, sono il segno di una comunione il cui z'ncz'pz't scondere la testa sotto la sabbia». Continuando, pare fissare nel bilancio
riconduce permanentemente a Cristo che decide di sostenerla, prima che un programma da cui si evince una fenomenología cristiana dello sguar‑
possa divenire una teoria dei valori, come gratuita, dono, promessa. L'eu‑ do, propedeutica di ogni testimonianza e missione: <<Signiñca aver cercato
caristia e il matrimonio sono sacramenti della relazione: <<corpo e sangue di guardare edi leggere la realtá, anzi le realtá, di oggi con gli occhi di Dio,
per voi», <<io accolgo te». Intorno alla tavola Gesú sorprendeva ¡ peccatori per accendere eilluminare con la ñamma della fede i cuori degli uomini,
con la sua offerta, esuquella mensa offn'va séstesso mostrandoil culmine in un momento storico di scoraggiamento e di crisi sociale, economica,
della sua missione di rivelare la volontá del Padre di Alleanza, che risuo‑ morale e di prevalente negativitá. Significa aver testimoniato a tutti che
nava nella sua piu sconcertante potenza in quanto rivolta a peccatori. Il ¡| Vangelo rimane per la Chiesa la fonte viva di eterna novitá, contro chi
sacramento del matrimonio, allora, traluce nella sua forma umanamen‑ vuole “indottrínarlo” in pietre m o r t e da scagliare contro gli altri».
te piu comprensibile la densitá spirituale e corporea di quella volontá.
Una vita in comunione sponsale che partecipa di un dinamismo di grazia
esprime tangíbilmente la volontá salviiica divina, disposta nella speranza Um'formítá o poikilía?
secondo i <<sentimenti di Cristo» (Fil2), ricevendo il compíto di accoglie‑
re l'alterítá, collegare quel che ¿ distinto, far díalogare quanto & diverso, Leggere autenticamente e delicatamente le realtá comporta che la
riunire quanto ¿:disperso, sollevare quanto & caduto, proteggere quanto complessítá n o n possa essere ridotta all'uniformitá, e diviene un per‑
10 GIUSEPPE BONFRATE PROLOGO 11

manente esercízio costitutívo dell'identitá cristiana, ñssando una for‑ un attento ascolto del tempo presente, la norma avrebbe perso la sua
ma ecclesz'ae che si delinea sínodalmente, facendo cammínare insieme utilitá, perché mai la realtá potrebbe essere rappresentata pienamente
ecclesz'a docens ed ecclería díscens, nella precedenza dell'ascolto rispet‑ dalla norma, e mai la norma soddisfare pienamente la sua missione
to all'annuncio. La sinodalitá e l'antecedenza dell'ascolto rispondono perdendo di vista la realtá. La pratica medica lo ispirava: le terapie
alla necessita n o n dí oggi, ma essenziale gia a una sapienza antica, devono fissarsi sulla persona, adeguandole, ogni volta, al corpo del
di t e n e r conto della poz'kílz'a. Questo termine esprime la molteplicitá, paziente. D'altronde gia con Origene si era ñssato il legame allegorico
la varietá e la bellezza della complessitá, contrapposte all'uniformítá. t r a terapia medica e terapia divina, adatto agiustiñcare la varíetá delle
Per comprendere a fondo l'importanza di questa espressione dobbia‑ azioni “terapeutiche” divinel ‐‐ nella tensione tra oggettívo e sogget‑
mo risalire soprattutto a Triboniano. Egli fu il Quaertor sacrz' palatíz', tivo díremmo oggi ‐ a salvaguardia dell'unicitá della persona nel suo
il responsabile della giustizia dell'1mpero romano d,0riente, e il piú concreto spazio vitale, per la sua salvezza. L'alteritá divina, in questa
grande giurista del suo tempo ( V I sec.), principale collaboratore di genealogía sapiente, non &mai stata declinata come indífferenza,main
Giustiniano nell'opera legislativa. Nel perseguíre questo incarico ela‑ costante relazione attenta e premurosa, improntata a un pathos di cui
boró il principio della poíkílz'a. Compilando il Codice delle leggi si dovrebbero partecipare le norme che discendono dalla sua Legge, e la
era convinto della superioritá delle seconde edizíoni di normazione ri‑ loro applicazione. Infatti, nella teología morale, poz'/eílía e attenzione
spetto alle prime, non perché rítenesse invalidato nel tempo, e nel con‑ mirata alla persona, risultano ispiranti quanto san Tommaso insegna
seguente aggiornamento, il principio o la norma generale, ma perché (Summa Tbeologz'ae I‐II, q. 94, art. 4) e riportato in AL 304 a spiegazio‑
si accorgeva che piu questa si avvicínava alle fattispecíe, piú mostrava ne del rapporto t r a norme ediscernimento: <<E meschino soffermarsi a
la sua indeterminazione, che era certamente anche la manifestazione considerare solo sel'agire di una persona risponda o meno a una legge
dell'inquietudine derivante dalla tensione tra perfezione divina, quan‑ o a una norma generale, perché questo n o n basta a discernere e ad
do si ritíene discendere da essa potere e leggi, eimperfezione umana. assicurare una piena fedeltá a Dio nell'esistenza concreta di un essere
La varieta e mutevolezza della vita impongono, ai suoi occhí, Pesi‑ umano. Prego caldamente che ricordiamo sempre ció che insegna san
genza di intervenire continuamente con una novella comtz'tutio per Tommaso d”Aquino e che imparíamo ad assímilarlo nel discernimen‑
rístabilire l'armonia t r a principi e vita, che devono camminare insie‑ to pastorale: “Sebbene nelle cose generali vi sia una certa necessitá,
me, generando un diritto aggiornato. Il processo di adeguamento n o n quanto piú si scende alle cose particolari, tanto piu si trova indeter‑
veniva ritenuto un tradimento ma serviva la missione propria della minazione. […] In campo pratico n o n & uguale per tutti la verita o
legge che e quella di indícare il valore e di regolare comportamenti e norma pratica rispetto al particolare, ma soltanto rispetto a ció che &
realtá. Ma, anche in questo caso, n o n si poteva subordinare la realtá al generale; e anche presso quelli che accettano nei casi particolari una
principio, nel senso di trascurarne la complessítá e prescinderne. La stessa norma pratica, questa n o n ¿:ugualmente conosciuta da tutti.
nuova edizione delle disposízioni legislative rappresentava il risultato […] E t a n t o p_iú aumenta l'índeterminazíone quanto piu si scende nel
di un processo creativo, che si riverbera nella coscienza morale quan‑ particolare”. E vero che le norme generali presentano un bene che n o n
do elabora una sintesí t r a situazíone e norme. Il progresso attuativo e si deve mai disattendere né trascurare, manella loro formulazione n o n
fedelmente ríformatore libera un processo generativo, un dinamismo possono abbracciare assolutamente tu tte le situazioni particolari».
conducente u n o xvíluppo secondo un,intima correlazione t r a tempi,
generazioni, dottríne, sapienze. Null'ultimo codice e nelle sue inno‑
vazioni, n o n si doveva mai perdere il principio originario, ma viveva
la sua generazione conforme, fedele insíeme, all'origine e al presente. ' Cfr. ORIGENE, I Prz'na'pz'2,10,6; Omelie su Geremía 12,5; Omelíe su Ezecbiele 1,2;
Senza questo costante aggiornamento della corrispondenza, frutto di Omelz'e sul Levítico 8,1.
12 GIUSEPPE BONFRATE mu )LOGO 13

Dz'sz'mpamre rinviati a un “in principio” da cui discende la necessita di impostare


c reímpostare la semantica con cui enunciamo il rapporto t r a ideali e
Esíste una potenza normativa dei fatti? L'et/aos cristiano emerge dai vita. Si tratta di un,esigenza riformatrice, in cui formule e azioni sono
fatti, dai gesti con cui Dio si rivela in Gesú che ¿:<<Colui che mi ha amato correlati. La vera riforma ¿:trasñgurazione, secondo quanto dichiarato
e ha dato sé stesso per me» (Gal 2,20). L'immagine piu ricorrente nella da Lumen gentz'um 3: <<La Chiesa, cioé il regno di Cristo presente in
tradizione cristiana per commentare questo amore &Stata quella del Pasto‑ mistero». Il mistero che si chiariñca nel gesto, nel contarto t r a an‑
re. Peri padri della Chiesa il pastore che va in cerca della pecora smarrita nuncio e storia, di volta in volta, reclamando il coraggio di liberarci
ñgurava il mistero dell'íncamazione, e quando lo rappresentavano t o m a r e da quanto puó velarlo. E questo postula la risolutezza di disimparare
con la pecora sulle spalle, vedevano compiuto il mistero della redenzione per apprendere fedelmente quanto ¿:stato trasmesso “in principio".
secondo la sequenza discesa-contatto‐ascesa. Ireneo di Lione inquadra la Dobbiamo a Erasmo la formulazione onesta di siffatto esercizio che
salvezza valorizzando la direzione dal basso in alto, e per questo insiste sul ogni generazione deve attuare per qualiñcarsi, poi, nella testimonianza
luogo della perdizione, la <<profonditá della terra», simile a una sepoltura e nella missione. Egli, riprendendo Quintiliano, afferma: <<Chi n o n sa
che rinvia a quanto annichilisce ogni speranza, e in questo modo ric5ce che prima d'imparare occorre disimparare e che la seconda attivitá &
a rappresentare la dístanza piu grande dai luoghi degni dei passi di Dio, píú difficile della prima?»3.
esprimendo cosi la tragedia della creazione fallita. Grande & il mistero, Cosa bisogna disimparare dopo Amorz's laetz'tía?
e sorprendente la realtá, tale da p o r t e le sue conclusioni sotto forma di Che la spiritualitá cristiana, e in particolare quella matrimoniale
demanda: <<Come avrebbe potuto immaginarsi di vedere una vergine ge‑ c familiare, n o n puó díscendere dall'alto, deduttivamente, solo come
nerare un figlío, di vedere in questo Fíglio un “Dio con noi” che scendesse spiritualitá degli ideali, specie sequesti rinviano a <<purismi angelicati»
nelle profonditá della terra per cercare la pecorella smarrita, cioé la creatu‑ (Evangelíz'gaudíum 231). I bilanci saranno sempre tragici, e lamentarsi
ra che egli aveva foggiata, e risalísse poi per presentare al Padre suo questa diventerá l'esercizio prevalente dei nostalgici di un mondo che in real‑
umanitá cosi ritrovata?» (Contra le ere.tz'e 3,19). Ricerca, discesa-contarto, tá n o n &mai esistito. Come quelli che gridavano “maledetto Coperni‑
perdono sono i fatti che instillano la costante riforma della missione della co”, con questo ímprecando per la perdita del “centro”, certezza che
Chiesa, scongiurando il tímore che gli errori compiuti nella vita delle per‑ aveva sostenuto la convinzione che stare al centro dell'universo era
sone possano giustificare una presa di distanza, assecondando l'idea di garanzia della dignitá e della sensatezza della condizione umana. E se
una compromissione che n o n offrirebbe margini di azione neanche a Dio: la dignitá fosse compatibile anche con la marginalitá e le periferie? E
<<Gesú vuole una Chiesa attenta al bene che lo Spirito sparge in mezzo alla se, come avviene ne Ilfu Mattia Pascal di Pirandello, si strappasse il
fragilitá: una Madre che, nel momento stesso in cui esprime chiaramente cielo di carta del teatro delle marionette, non sarebbe una catastrofe,
in suo insegnamento obiettivo, n o n rínuncia al bene possibile, benché cor‑ mal'opportunitá dí respirare s o t t o il vero cielo, coi rischi della libertá,
ra il rischio di sporcarsi con il fango della strada» ( A L 308; EG 45). 11fan‑ e con l'assicurazione che n o n saremo lasciati soii. Vale allora ricorrere
go con ¡ suoi schizzí macchia, maper Tertulliano materia di tale genere, di a quanto indicate in AL 36: <<dobbiamo essere umili e realisti, per
fronte agli gnostici che ne manifestavano ribrezzo, signiñcava quanto era riconoscere che a volte il n o s t r o modo di presentare le convinzioni
stato concepito in riferimento a Cristo, che divenendo uomo, si sarebbe cristianc e il modo di trattare le persone hanno aiutato a provocare
fatto anche fango (La resurrezione dei marti6, 3‐4)º. Siamo continuamente ció di cui oggi ci lamentiamo, per cui ci spetta una salutare reazione

* Qui: autem nesa't ut priorem, ita dz)%cilíorem erre laborem dedocendi quam afocen‑
' ( I fr. G. BONFRATE, Il Kerygma dei "píedz' sporehí": una sapienza del contatto, in G. dz', ERASMO DARO'ITERDAM, Declamazío de puerix statz'm ac liberalíter instituendz's, Etude
Au VAM( ), ¡¡cura dí, Nulla ¿pit) exigente dell'amore. Lafamiglz'a ele :]íde di Amoris laetitia, critique, traduction et commentaire par J.‐Cl. Margolin, París 1966, p. 404. Margolin
l'uulhw |".uliluriule libri, Cinisello Balsamo ( M I ) 2017, pp. 135‐156. sostiene nella n o t a 305 , p. 516, che l,idea proviene daQuintiliano.
14 GIUSEPPE BONFRATE m<orooo 15

di autocrítica. D'altra parte, spesso abbiamo presentato il matrimonio che soffrono che per quello che fauno e non fanno»“'. Le sofferenze
in modo tale che il suo fine unitivo, l'ínvito a crescere nell'amore e partecipano di quella potenza normativa che bisogna ríconoscere an‑
Yideale di aiuto recíproco sono rimasti in ombra per un accento quasi che al fatto umano. Si tratta di rilevarle come “segni dei tempi” che
esclusivo posto sul dovere della procreazione. Né abbiamo fatto un índirizzano a un'ermeneutica dottrinale e gíuridica che n o n trascuri
buon accompagnamento dei nuovi sposi nei loro primi anni, con pro‑ la rilevanza innovativa delle “ferite” negli affetti, della fragile cornice
poste adatte ai loro orari, ai loro linguaggi, alle loro preoccupazioni ¡stituzionale, culturale, sociale, e psicologica in cui si posano promes‑
piu concrete. Altre volte abbiamo presentato un ideale teologico del see speranze. Nelle situazioni difñcili <<la chiesa deve avere una cura
matrimonio troppo astratto, quasi artificiosamente costruito, lontano speciale per comprendere, consolare, integrare, evitando di imporre
dalla situazione concreta e dalle effettive possibilitá delle famiglie cosi loro una serie di norme come se fossero delle pietre, ottenendo con
come sono. Questa idealizzazione eccessiva, soprattutto quando n o n ció l'effetto di fade sentire giudicate e abbandonate proprio da quella
abbiamo risvegliato la fiducia nella grazia, n o n ha fatto si che il matri‑ Madre che &chiamata a p o r t a t e loro la misericordia di Dio» ( A L 49).
monio sia piu desiderabile e attraente, ma t u t t o il contrario». La misericordia genera la Legge, e deve orientare la sua applicazione.
Puó essere che la domanda posta a Gesú, <<che cosa devo fare?», L'esperienza di Israele imprime, nel paradigma dell'Esodo, la com‑
trovi risposta, come indicato dal Vangelo, a partire da ció che manca. prensione delle norme morali <<molto piu che un codice di comporta‑
Cosa sia questa mancanza n o n puó rappresentarsi uniformemente, ma menti e atteggiamenti. Essa si presenta come un “cammino” (“derek,)
valutarsi discernendo le condizíoni che impediscono di mettersi sulla rivelato, regalato»5. Quando Gesú dichiara di n o n essere venuto ad
strada di Gesú. Ad alcuni puó mancare di ricomprendere quello che si abolire la legge ma di portada a compimento ( M t 5,17), si ricollega
fa e che si ha, in quanto ostacoli da rimuovere. A taluni, pub mancare al dono di un cammino a chi aveva perduto la strada, esprimendo il
quello che soltanto gli altri possono dargli, come il perdono, la rein‑ fondamento della Legge nell'amore e nell'accordo precedente, fidu‑
tegrazione, la compagnia, la guida. E se una proposta (esempi, ideali, ciale, del perdono. Il riferimento presuppone il ricordo che la Legge
valori) viene da fuorí e interpella, la risposta stilla da una epifania in‑ fu scritta due volte, e che le prime tavole ‐ <<opera di Dio, la scrittura
teriore. A ognuno e chiesto di entrare in séstesso, senza timore, senza era scrittura di Dio, scolpita sulle tavole» (Es 32,16) ‐- furono spez‑
vergogna. Come per Zaccheo e la Samaritana, sara il Signore a farsi zate da Mosé di fronte al vitello d'oro. Il perdono di Dio concesse al
trovare. La profonditá della terra di Ireneo e il fango di Tertulliano popolo seconde tavole (Es 34,27-28), che nella riscrittura della Legge
indicano la piccolezza, la povertá, gli errorí, i peccati, la mancanza, hanno incisa la misericordia assegnata a una storia conosciuta nella
non per fornire un argomento di prova in attesa di condanna ma come sua fragilitá. Le danze di Israele e il vitello d'oro sono la narrazione
invocazione, prospettiva di un incontro dí Cristo con la realtá delle del groviglio presente nel tessuto interiore dei nostri propositi anche
debolezze, delle ferite e dei limiti. Questo comportó la necessita al migliori. Ogni tempo manifesta l'ansia di rassicurare l”attesa, ríspetto
tempo di Gesú dí invitare anziani, dottori della legge, scribi, farisei, a una promessa, e di popolare l'ínvisibí]itá di chi si prende cura della
a disimparare: il buon Samaritano, il figliuol prodigo, Fadultera e la tua strada. Allora, bisognerá dare ‐ soprattutto nello spazio, spesso
Samaritana, la guarigione nel giorno di sabato, il cieco nato, sono al‑ intangibile a pastori e teologi, di sentimenti, pulsioni, passioni, sacri‑
cuni esempi evangelicí che descrivono l'esigenza del disimparare per fici, mortiñcazioni, umiliazioni, infingimenti, tradimenti, delusioni,
conoscere veramente Dio, passando attraverso una fenomenología
sorprendente che esprimerá la bellezza di baciare il lebbroso, sedersi **D. BONHOEFFER, Dz'ecz' anni dopo. Un bilancz'o sul limítare del 1943, in Resistenza e
a tavola dei peccatori, e l'urgenza di rímettere il giudizio nel fodero reta, Lettere e scrztti dal carcere, a cura di E. Bethe, Edizioni Paolíne, Cinisello Balsamo
della spada, di lasciare cadere le pietre della lapidazione. Si dovreb‑ (MI) 1988, p. es.
5 PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA (2008), Bíbbia e morale. Radícz' bz'blz'cbe dell'agz're
be disimparare per <<Imparare a valutare gli uomini piu per quello cristiano, 20.
16 GIUSEPPE BONFRATE PROLOGO 17

disincanti, nel matrimonio e nella famiglia ‐ il nome alle cose che la Quell'íncontro ¿:un corpo a corpo col mistero, ferísce, segna, e sene
vita colora e macchia nella coscienza personale ed ecclesiale, senza in‑ csce riconoscendo la propria debolezza, di frente a un'alteritá invinci‑
ñngimentí, e assumerne, con delicatezza, teoreticamente e praticamente bile che assegna paradossalmente la vittoria alla resa. Consegnarsi nelle
gli effetti. Si tratta di un compito che discende dalla convinzione che mani di Dio, signiñca innanzitutto rinunciare al giudizío, educando i
<<L'uomo & ínsieme figlio e padre della cultura in cui & immerso» (Fides proprí occhi al mistero delfaltro, inestricabilmente fonte e limite della
et ratio 71). Figliolanza e paternitá indicano il víncolo virtuoso che esiste libertá di ciascuno, alla pazienza nellbscuritá, all'accettazione delle di‑
t r a esperienza e ideah'tá, t r a vita concreta e dottrine, convinzioni, regole versitá. La teología n o n ha mai s m & s o di combattere per la conformitá
e norme. A siffatto legame occorre riferirsi evitando la tentazione ege‑ cristica dei suoi enunciati. Quando & avvenuto di interrompere questo
monizzante e, al suo opposto, la rassegnazione sconsolata. Il contemp‑ confronto Peffetto ha comunícato l'ímpressione di una estraneitá, alla
tus mundi, ola trascuratezza, o peggio la rimozione della sua evidenza, realtá dí Dio e alfesistenza concreta, manifestazione <<di una dottrina
non possono essere la risposta alla scoperta che la vita n o n corrisponde fredda e senza vita» ( A L 59), che nelle indicazioni dí valore rísultava
all'idealitá che potrebbe metterla al sicuro. Ciascuno &,al contempo, <<una morale fredda da scrivania» ( A L 312). La dottrina cristiana, in tut‑
condotto econducente. Formare richiede un carattere “pastorale” com‑ tele sue stagioni, anche quelle che l'hanno preceduta come accadde per
posto di docilitá e prospettiva, convinzíone e accoglienza, visione lunga la ricognizione dei messianismi gíudaici, ha dovuto lottare con la realtá
e generosa, makrot/aymía (2 Pt 3,15): <<si tratta di generate processi piu di Cristo, modiñcando concetti e riflessi morali, immaginario e proie‑
che dominare spazi» ( A L 261; EG 169-173). zí0ni, proponendosi quello che Balthasar indicava come indispensabile
ordinamento delle <<leggi astratte» alla singelaritá concreta dell”<<unicitá
cristologica»6. Di volta in volta, generazíone dopo generazione, tutto
Crz'stí-rí‐formare quello che costituisce la dottrína deve contemporaneizzare la salvezza
di Dio in Gesú Cristo, sottoponendosi alle sue parole e ai suoi gesti,
E siamo giuntí alla seconda direttríce di quanto contenuto nelle per regolare e rí-formare l'annuncio. L'insegnamento della Chiesa veri‑
pagine di questo libro. Essa riguarda la conformazione dell*annuncio fica la sua fedeltá in relazione a una veritá che n o n puó essere ostaggio
cristiano alla vita, alle parole, ai gesti dí Gesñ. Si puó pensare, t r a le di una esuberanza intellettualistíca. La veritá passa da una rivelazione
numerose valutazioni intorno al Vaticano 11, che tale proponimento sia in <<bontá e sapienza», che s'impn'me nella <<carne», per chíamare alla
stato uno dei piú importanti messaggi dell'avvenimento conciliare, dal <<comunione» tutti gli uomini (Dei Verbum 2). Il principio relazionale
discorso di annuncio di Giovanni XXIII a quello di chiusura di Paolo &Gesú Cristo, ed %a questo che deve ricondursi quanto si proclama e
VI che attestó la Chiesa nella ricerca di <<ritrovare in sé stessa viven‑ si ínsegna, congedandosi dal presupposto che l'oggettivítá si serva con
te e operante, nello Spirito Santo, la parola di Cristo». Per adempiere apatbez'a e <<affrancandosí dagli eccessi di dialettíca» per recuperare lo
questa ricognizione, essenziale all'identítá e missione ecclesiale, n o n ci spazío della sapienza. La sapienza che vede unione tra Dio e il mon‑
si potrebbe ridurre a configurare spiegazione e annuncio nel quadro do, e crede nella sacramentalitá del creato, cosi da non dubitare che si
evolutivo della dottrina, dei contesti culturali e sociali, e delle simboli‑ possa esprimere la propria fede prendendo sul serio la vita. Su questo
che correlate. L'urgenza conformativa suggerisce di iniziare dallo sguar‑ poggia la dichiarazione assunta da Terenzio che ha attraversato i secoli
do, da come si osserva la vita, da come si legge la norma, da come si cristiani, di <<non ritenere ame estraneo nulla di umano». Il Dz'o‐con-noí
interpretano le parole dell'unica parola di Dio, da come si riconosce imprime stile, suggerisce metodo, dispone visioni a una teología che
la presenza di Cristo dopo il ritardo della parusia, nell'apertura a un
futuro che viene e che domanda di favorire il mondo nuovo trasfer‑ ¿H. URS VON BALTHASAR, Teologia della ¡torz'a. Abbozzo, Morcelliana, Brescia
mando quello che ci &dato di vivcre. Lo sguardo lotta come Giacobbe. 1964, p. 16.
18 GIUSEPPE BONFRATE PROLOGO 19

fissa nel “con” la chiarificazione del suo mandato, per custodire e fa‑ ma anche la compagnia che trae il bene da ogni cosa, nella comparte‑
vorire l'unitá tra Dio e noi, ed educare il desiderio di <<costruire ponti, cipazione delle nostre oneste convinzioní orientate a un bene possibile
stringere relazioni e aiutarci a portare ¿peri gli u n i degli altri (Galati 6, al Logos, per condurla al suo compimentoº. I logoí costituiscono in noi
2)» (Evangelíz' gaudíum 67). H verbo portare-sopportare (bastázó) nel la trama della sapienza divina per aiutarci a vivere. Nella vita familiare
Vangelo di Giovanni sara legato al peso insostenine di t u t t a la veritá, ricorrervi e la prima cosa da apprendere, per riconoscersi parte di un
xopportabíle solo gradualmente, con lo Spirito che conduce (16,12-13), progetto di salvezza, che in Dio n o n trova ostacoli da stancare la sua
e congiunto al vertiginoso <<Gesú, portando la croce, si avvíó verso il resistenza. Stupore e consolazíone di <<vedere i misteriosi piani della Di‑
luogo del Cranio, detto in ebraico Golgota» (19,17). 11dono previene vina Provvidenza, che si realizzano in tempi successivi attraverso l'opera
e precorre la proposta di fede, t u t t o si regge, in atto e in prospettiva, degli uomini, e spesso al di la delle loro aspettative» (Evangelz'z' gaudz'um
grazie a una precedenza che soccorre, sostiene, porta-sopporta confi‑ 84). Per questo motivo la teología dovrá farsi sapienza per sostenere la
gurando. La forma & quella della croce di Cristo che si offre <<mentre piena chiariñcazione dell”umano che si fonda sull'esperienza di salvez‑
eravamo ancora peccatori» (Rm 5,8). Sofferenza e m o r t e che n o n sgor‑ za, la cui veritá si dimostra soprattutto nel momento della prova, della
gano da una perfezione divina impassibile, ma da trinitaríe <<viscere di perdita della via, della caduta, del peccato. Cristi-ri‐formare ¿:cercare
misericordia»7, che generano ogni m o m e n t o della storia, cosicché lo nuove misure, anche marginali eminoritarie per esprimere la credibilitá
stesso <<Salvatore & disceso sulla terra mosso a pietá del genere umano, del proprio annuncío nella possibilitá attuabile di una mano che con‑
hasofferto i nostri dolori prima ancora di patire la croce […] prima ha sente di rialzarsi e tomare a casa. E Punitá di riferimento sara sempre
patito, poi &disceso»º. La veritá di Dio e della vita, col loro caríco, si il piú piccolo e il pii1lontano, facendosi, dove necessario, <<debole con
dischiude t r a mani sapienti che sanno trattare la delicatezza delle loro ¡ deboli […] t u t t o per tutti» (1 Cor 9,22; EG 45). La prossimitá & l*ora'o
trasñgurazioni. Nel centro della vita, n o n alla finestra o sulla scrivania, i mz'ssz'onís della Chiesa e l'z'nczpit di ogni teología.
teologi possono diventare pastori della “Chiesa in uscita”, che si “coin‑ Il mondo, la storia, la vita, improntando di séla teología ela missio‑
volgono”, che “accompagnano”, che hanno “odore di pecore” (Evange‑ ne della Chiesa, n o n generano fabulae mz'nímae, e uniscono nel <<Keryg‑
líz' gaudíum 24). Ricevendole stigmate di Dio e del mondo, danno vita a ma dell*amore e della tenerezza» ( A L 59), fenomenología e poetica del
una teología “comprensiva” (cum‐prebendere), che conosce contenendo mondo salvato. La grandezza di Dio si riflette in quanto ha creato, sino
in séragioni di Dio e dell,uomo, una elaborazione ospitale che non trat‑ alla ñne: sapienza dell*amore.
tiene ma custodisce, portando-sopportando. Per pastori e teologi, n o n
interrompere l'incessante conformazione della dottrina a Cristo, accor‑
da intelligenza e passione alla comunicazione divina e all'essenziale co‑
munione che ne deriva. Affermare e sostenere la dottrina cristiana, &
attestare la veritá di Dio in comunione in ogni ístante della storia. La tra‑
dizione Alessandrina, Origene in particolare, aveva rappresentato nella
relazione Logos-logoz' la partecipazione di questo mondo alla realtá di
Dio e quella di Dio al mondo, non solo come congiuntura archetipale,
ma come dimensione propulsiva che unisce dinamicamente ogni tempo,
dall,arcbé al telas. Dio assicura alla vita n o n solo il legame dell,origine,

7ORIGENE, Frammento su Ezechíele 16, PG 13, 809-812. 9 ORIGENE, Commento al Vangelo dí Giovanni, XIII, 42; 45; XIX, 22; I Príncz'pz' I,
8ID., Omelz'e suEzecbíele 6, 6. 2, 2-3; 4, 4-5
(¡UIDA ALLA LETTURA 21

GUIDA ALLA LETTURA appaíono in crisi. Dopo questa prospettiva antropologica, il contributo
HUMBERTO MIGUEL YÁNEZ S]
di Antonio Pitra ‐ La via sublime ‐, con t u t t a la sua rícchezza semanti‑
ca, invita ad approfondire la realtá antropologico-teologica dell'agape
paolino seguendo la Sacra Scrittura che, secondo Optatam totz'us 16,
¿lcv'essere l'anima del pensiero teologico. Accostandosi da esegeta al
modello di riflessione proposto da Amoris laetítzkz, raccoglie e rílancia
I'csigenza di individuare la logica e criteri del Vangelo per sostenere
l'espen'enza umana (GS 46) in una sintesi inseparabile di vita e di fede.
Riguardo Pautenticamente e profondo umano, Giorgio Bartolomei, psi‑
coterapeuta familiare, estrae dalla propria esperienza le caratteristiche
apparentemente antitetiche del legame familiare ‐ I mperfezz'one e bellez‑
za‐, che I”Esortazione apostolica assume come elemento fondamentale
nella tensione tra limite e potenzialitá. Solo l”amore potrebbe essere ca‑
Le pagine che seguiranno sono il frutto di ascolto e dialogo, per una pace di generate un dinamismo fecondo che conduce aun compimento
riflessione interdisciplinare che scaturisce dal processo avviato da papa possibile, attraverso l'accettazione della propria e altrui vulnerabilita,
Francesco attraverso la riñessione dei due Sinodi dei Vescovi confluita con l'íntegrazione della tenerezza e del desiderio erotico nella relazíone
nell'Esortazione apostolica Amoris laetitia. dí coppia.
I contributi hanno ricevuto dal testo magisteriale l'ispirazione a Intorno al tema del discernimento, Giampaolo Dianin ‐ Famíglz'a
comporsi prima su due arce tematiche, la vía caritatís e la vía discre‑ alla prom ‐ soprattutto a partire dal cap. VIII dell'Esortazione aposto‑
tz'om's, da cui discendono le riflessioni che mirano a ispirare e accom‑ |ica, mostrando la continuitá e novitá riguardo a Famílíarz's conrortz'o
pagnare percorsi formativi nell'ambito della pastorale familiare. Non 84, segue l'approccio realista di papa Francesco, che aiuta a risolvere la
abbiamo avuto la pretesa di esaurire tutte le tematiche che l'Esortazione lensione t r a l'etica normativa incentrata sulla rigiditá della norma e l'e‑
apostolíca affronta e solleva, ma di offrire una prospettiva ermeneutica tica liberistica che ríschia di non assumere apleno la complessitá di una
attraverso cui la si possa leggere, interpretare e applicare nei differenti rclazionalitá, nella quale si radica la responsabilitá. La via d'uscita da
contesti vitali. Sullo sfondo, come gia presentato nel Prologo, c,e l'esi‑ cercare e nel discernimento motívato e guídato dalla carita, che si pren‑
genza avvertita di far dialogare dottrina e vita, e di intessere le ragioni de cura della persona nella sua concreta situazione per cercare e trovare
della fede ele modalitá di annuncio, le pratiche teologiche e pastorali, “il bene possibile”, compreso all'interno delle condizioni oggettive in
nella trama cristologica. cui si trova. Per questo occorre una “sapienzialitá” che Amoris laetz'tz'a
Intorno al tema dell'amore nelle sue diverse manifestazioni e sfac‑ assume come prospettiva dominante facendo tesoro di alcuni testi sa‑
cettature, Stella Morra tenta di cogliere nel primo contributo ‐ Sofía la pienziali della Sacra Scrittura, che Luca Mazzinghi ‐ La dimensz'one sa‑
nube della grazía ‐ la configurazione di un'antropologia relazionale, co‑ picnzz'ale della Amoris laetitia ‐ illustra mostrando quanto siano presenti
stitutiva d'identitá edi stili di vita, facendo riferimento alla ñgura dell'E‑ ¡ libri dei sapienti di Israele, che apprezzano il valore delfesperíenza e
sodo di un popolo in cammino guidato dallo Spirito. Cosi, Amoris laetz'‑ la capacita di cogliere l'umano, c o n la conseguente valorizzazione della
tz'a n o n si ferma alla proposizione di un modello statico, mava incontro corporeitá e della sessualitá. La tradizíone morale ha assunto la prosper‑
alle realtá delle famiglic nella “mediazione della contingenza” per ac‑ |iva sapienziale nell'esperienza del discernimento che si e arricchita di
compagnarle e sostenerle nel discernimento delle strade da percorrere, modalitá dífferenti, frutto del dialogo culturale svolto nell'arco di due‑
che Dio apre e benedice in un mondo/societé dove le certezze/assoluti mila anni. Diversiñcate sono le prospettive e variegati gli approcci che
22 HUMBERTO MIGUEL YANEZ (¡UIDA ALLA LETTURA 23

ha tentato di raccogliereedi riproporre H. Miguel Yáñez ‐ Il processo dz" dodici sentieri íspirati ad Amoris laetítz'a. Paolo Benanti ‐ Alczme lz'nee
dz'scemz'mento in Amori5 laetitia ‐, al fine di individuare quelle categorie fundamentalz' rull'amore umano ‐, lasciandosi condurre dalla visione
con cui la teología morale rinnovata dallo slancio conciliare pub fornire positiva che sulla sessualitá offre papa Francesco, indica percorsi di
oggi al credente e al non credente strumenti e orientamenti per attuare comprensione e di educazione a una sessualitá spesso soggetta alla sua
la ricerca del bene possibile nella complessitá del reale. svalorizzazione e propone <<una alfabetízzazione all'amore della persona
A questo riguardo, i contributi dí Emilia Palladino e Basilio Petra sessuata», per <<una positiva e prudente educazione sessuale» ( A L 280).
mostrano il discemimento in atto. Emilia Palladíno ‐ La convz'venza In questo modo si evince quanto la vía carítatír dia impulso e orien‑
more uxorio ‐‐ affronta, in modo particolare in Italia, il fenomeno cre‑ tamento alla vz'a dz'scretz'om's, entrambe presenti in tutti i contributi, an‑
scente della convivenza nella sua complessitá e varietá, con il carico di che seper motivi di ordine abbiamo dovuto classificarli senza la pretesa,
problematiche che comporta, anche per la trasmissione dei valori cri‑ pero, di ingabbiarli in una unica categoría ermeneutica. Cosi, sela novi‑
stiani, in una societá secolarizzata. La novitá di stile con cui 1,Esortazio‑ [a riconosciuta di Amorer laetz'tia &da vedersí principalmente nell'attua‑
neapostolica descrive questo scenario, evitando facili condanne, indica zione del discernimento pastorale, questo non potrebbe essere praticato
prospettive di prossimitá, alternative a muri normativi costruiti come senza la conversione, o Cristi‐ri-forma, alla misericordia e tenerezza con
pregiudiziali condanne, attraverso cui far risultare la bellezza valoriale cui Dio posa il suo sguardo suognuno di noi, chiamati da Lui ad essere
per un'alternativa sanante le derive secolari. Basilio Petra ‐ Chíese orto‑ testimoní del suo agire nelle nostre relazioni con gli altri, condizione di
dosse ed um'om' z'rregolari‐ illustra la prospettíva delle Chiese orientalí, possibilitá di un autentico rapporto con Lui.
che se n o n ammettono le convivenze m o r e uxorz'o prendono in consi‑ Con attenzione alla novitá del senso tracciato da papa Francesco
derazione l'ipotesi di una seconda e terza unione. A questa possibilitá nell'Amorz's laetz'tz'a, la riflessioneproposta daVidas Balé'íus ‐Maín'monío,
si &fatto riferimento durante lo svolgimento dei lavori sinodali. Anche (¡ggí. Mutabz'lz'tá z'mmutabz'le ‐ sottopone a una verifica di validitá nel
se n o n si trova un richiamo esplicito in Amor-is laetítz'a, l'autore mostra mondo dí oggi i cinque nuclei, consolidatesi nella tradizione cristiana
quanto l'esperienza di quella pratica sia presente sullo sfondo della rap‑ sul matrimonio e ñnora riconoscíuti imprescindibíli: relazíonalitá, gra‑
presentazione del rapporto che il confessore stabilisce con il fedele nel tuita nell'amore, storieitá e visione biograñca, scelta di vita, fecondítá.
foro interno. Partendo dalla visione reale e dinamica, si cerca di'ponderarei conñni
Anche se tutti i contributi sono destinatí ad accompagnare percor‑ di variabilitá all,interno dell'amore coniugale, senza che questo porti al
si formativi e possono risultare strumenti utili alla pastorale familiare, mutamento del suo senso etico‐antropologico e teologíco.
abbiamo raccolto nella terza area quellí che mirano in modo piu diretto
a questo scope, integrandosi sempre nell'orizzonte agapico e seguen‑
do la dinamica sapienziale. Maria Cruciani ‐ Eros e dono nel legame dí
coppz'a ‐ affronta una esigenza della cultura e della moraie cristiana: l'at‑
tenzione e l'íntegrazione degli affetti. Riprendendo ereinterpretando la
tradizione arética di Tommaso d'Aquino a confronto con il contribu‑
to delle neuroscienze e il pensiero ñlosoíico contemporaneo, richiama
alla responsabilitá personale e coniugale nel vissuto emotivo-affettivo.
Giovanni Salonia ‐ Amoris laetitia. Dalla sapienza evangelz'ca percorxz' dí
crescita nelle relazz'om' famílz'arz' ‐ trae dall'esperienza psicoterapeutica
famiine la proposta di un cammino di crescita nell'a‑
a contatto con le
more coniugale e nella sequela del Risorto, sviluppato praticamente in
WA …
m
!. SO'ITO LA NUBE DELLA GRAZIA;
RILEGGERE LE ANTROPOLOGIE
STELLA MORRA

<<Una filosofía del matrimonio &possibile solo sulla base di una con‑
vincente antropologia, nella quale appaiano chiaramente la relazione es‑
scnziale fra personalitá ed essenza del genere nell'índividuo,le relazioni
¡netañsiche fra uomo e donna nel sesso e nell'eros e la loro recíproca
rclazione riguardo alla prole, e si riconosca alla sessualitá il suo posto,
il suo signiñcato e la sua forma. Solo cosi si pub rispondere in modo
soddisfacente alle tre demande fondamentalz' del nostro tempo, che co‑
stítuiscono oggí il problema del matrimonio: la domanda sul signiñcato
c sulla natura della comunitá coniugale; la domanda sul divorzío; la do‑
manda sulla limitazione del numero dei figlí»1.
Se n o n fosse per il sospetto a cui ci induce un certo suono retro
del linguaggio, n o n sarebbe facíle supporre che questa breve citazione
viene daun testo del 1930 e, come ci ricorda in modo ben documentato
Peter Hñnermannº, sta all'intemo di una discussione giá aliora ampia
c per moiti versi tuttora incompiuta almeno per la voce della teología;

1M. LAROS, Revalutz'onierung der Ebe, in <<Hochland» 27(1930) 3, pp. 193-207,


qui p. 199.
2P. HÚNERMANN, Una dixcussz'one lunga 100anm', in di Regne»8/2015 , pp. 553 -5 60,
qui 554: ((La risposta a queste tesi, che Lares si fa caríco dí rappresentare e difendere a
nome di una serie di teologi e laici ímpegnatí, diventa l'ínvíto rivolto da alcuni vescoví
tcdeschi aWendelin Rauch, futuro arcivescovo di Freiburg, a redigere un'Istruzione per
¡ confesson'. Il nunzio Orsenigo scrive al card. Pacelli, segretarío di stato, che stando al
gcnerale dei gesuiti Ledochowski, Pío XI ha avuto in mano l*articolo di Laros e non si
¿-limítato acondannarlo, maha chiesto di perseguire la cosa. Attraverso Ledochowskí
si assegna al gesuita Franz Hiirth il compíto di redigere, nella pausa delle lezioní del
I930, la bozza dell'encíclíca Castz' connabii. Pío XI segue il lavoro dí Franz Húrth con
grande intere55e».
28 STELLA MORRA SOTTO LA NUBE DELLA GRAZIA: RILEGGERE LE ANTROPOLOGIE 29

Húnermann parla di “un debito di 100 anni” e noi saremmo tentati di ni sociali nelle diverse forme di matrimonio, da un lato, e, dall'altro, nel
aggiungere che, nel frattempo, una serie di fattori (economici, tecnici suo disegno divino trasmesso dall'insegnamento della Chiesa, &evidente
e culturali) hanno ulteriormente reso pif1 complesse non tanto le do‑ come gía la questione in séha una portata identítaria straordinaria. Cosi
mande fondamentali (che confluiscono in questioni della vita concreta forse si possono anche in parte comprendere la vir polemica e la fatica
e pratica, e mantengono la loro “semplicitá”) ma gli elementi necessari che stanno accompagnando questi mesi.
adaffrontarle, questi si! Senon sono chiare e operative queste premesse, il rischio &la para‑
Questa considerazione ci porta a formulare due premesse che ci lisi (nell'irrisolvibile dilemma tra un principio esatto e delle vite contin‑
sembrano indispensabili e insieme rischiano di risultare paralizzanti genti) o la falsificazione che degenera in un sistema di menzogna (tutti
o falsificanti sen o n attentamente considerate: la prima premessa ¿:la dicono che ¿= giusto, manella pratíca si agisce in altro modo, considerato
constatazione che il livello della pratica e della vita si formula e si nar‑ piu praticabile, ma m u t o : senza una narrazione e dunque con scarsa
ra sempre piu in modo semplice o sempliñcato, poiché a causa della distanza critica).
caduta delle mediazioni ideologiche e culturali, gli umani sono sempre A partire dunque da questo orizzonte, vorremmo provare a indicate
piu costretti ai saperi elementari per poter soptavvivere3; per opposto, alcuni elementi di antropologia emergenti da Amorís laetitz'a. Sono ap‑
la riflessione teorica e critica si fa sempre piu specialistica e complessa, punto elementi: passi in una complessitá infine riconosciuta e accolta.
spesso quasi esoterica, quindi di difficile utilizzo nel concreto. Diventa La nostra prima premessa & ben chiara a chi scrive: l'apparente sem‑
dunque sempre piu delicato, difficile e insieme urgente muoversi nel plificazione delle questioni elementari della pratica richiede maggiore
campo della/e antropologia/e che, per loro stessa deñnizione, sono il e non minore complessitá, ríchiede un tocco attento ai processi e alla
luogo di raccordo privilegíato t r a le vite degli umani nella loro inaffer‑ pluralitá, ela pazienza di accettare un lavoro di ascolto e ricostruzione
rabilitá e ogni riflessione crítica e enunciativa, anche quando n o n ha la non costretto nello schema di antropologie teoriche preconcette.
pretesa di ergersi fino ad una antropología sistematica.
La seconda premessa & che una storia di “debito” presenta sempre
un como gravato dagli interessí: n o n ela stessa cosa entrare in una que‑ 1. Una questt'one dí stz'le
stione ai suoi primi segnali problematici o piuttosto quando si mostra
con il carico di dibattiti e scelte giá percorsi, arroccamenti estilizzazioni Il primo elemento emerge da uno sguardo globale al testo ein par‑
reciproche, tentativi e fallimenti o esiti positivi4. A causa del mecca‑ tícolare alla dichiarazíone esplícíta di intenti nei numeri iniziali. C'é
nismo della cosiddetta memoria sociale, l'“interesse” da pagare & un innanzitutto uno stile da cogliere che n o n & solo scelta tecnicamente
carico identitario: una storia (polemica) produce infatti identiñcazione metodologica, o ancor meno semplice opzione comunicativa: &piutto‑
e diventa quindi un elemento che definisce e determina il séin modo sto uno stile promettente, se possiamo cosi deñnirlo. Lo sguardo sulle
quasi assoluto, ben oltre la portata di ció che la questione in discussione persone e sulle loro storie e culture &realista, ma insieme aperto, volto
per la propn'a qualitá suppone. E seconsideriamo il caso sul tappeto, a cogliere l'implícita benedizíone che ogni vita contiene e a p o r t e l'an‑
per dirla in breve l'amore el'esercizio della sessualitá ele loro regolazio‑ nuncio cristiano non come una dichiarazione di principio che giudica e
dall,esterno valuta, ma come l'occhío attento che ríconosce l'azione di
3 Rimandiamo alla fulminante espressione di Peter Sloterdijk (<Chi cerca esseri Dio e collabora a che cresca e si diffonda. Perció si puó Endall'inizio
umani troverá acrobati» (P. SLOTERDIJK, Deuí cambiare la tua vita, Cortina, Milano 2010, dire che <<l'annuncio cristiano che riguarda la famiglia & davvero una
p. 19) e, ovviamente, al suo illuminante libro. buona notizia»?
4Rimandiamo, per una ricostruzione del dibattíto nella prospettiva storica degli ultimi
due secoli, oltre al gia cítato articolo di P. HÚNERMANN, al libro A. GRILLO, Le cose nuove di
“Amorís Laetitia"… Come papa Francesco traduce il senlt're cattolíco, Cittadella, Assisi 2016. 5AL 1.
30 STELLA MORRA S() ' I ' I ' O LA NUBE DELLA GRAZIA: RILEGGERE LE ANTROPOLOGIE 31

Non si tratta di ottimísmo culturale (o peggio di populismo…), ma che le parole dei viventi abbiano un ruolo reale, di trasformazione e
di una precisa scelta teologica (e di antropologia teologica): l'essere interpretazione.
umano e la sua storia sono il luogo dove Dio parla e continua a operare Questo duplice spostamento rischia davvero di scontentare tutti,
meraviglie; sela líbertá umana puó oscurare e non ríconoscere t u t t o ció, perché in qualche modo ci rimanda alla fatica di noi stessi, senza facili
il dovete primo della comunitá credente & esattamente quello di accom‑ norme con cui essere d'accordo o da contestare:
pagnare il riconoscimento possibile. E questo sembra anche essere l'u‑
nico modo possibile di interagire con ¡1dilemma posto dalla complessitá Ricordando che il tempo & superiore allo spazio, desidero ribadire che
e da schemi teorici che n o n riescono piu a dare conto del reale. le discussioni dottrinali, morali o pastorali devono essere risolte
non t u t t e
c o n interventi del magistero. Naturalmente, nella Chiesa & necessaria una
Da ció emerge un radicale cambio di asse della riflessionetutta: cosa unitá di dottrina e di prassi, ma ció n o n ímpedisce che esistano díversi modi
dobbíamo attenderci daun documento del Magistero? Sel'ipotesi éche di interpretare alcuni aspetti della dottrina o alcune conseguenze che da essa
che ci sia u n o schema interpretativo esterno che misura la realtá, allora derivano. Questo succederá fino a quando lo Spirito ci fará giungere alla
dobbíamo attenderci chiara dottrina ed enunciazione di disciplina. Ma veritá completa (cfr. Gu 16,13), cioé quando ci introdurrá perfettamente nel
seinvece la questione &cogliere ¡ frammenti dell'umano benedetto da mistero di Cristo e potremo vedere t u t t o c o n il suo sguardo. Inoltre, in ogni
Dio perché diventi lievito e trovi nelle parole e nei comportamenti della paese o regione si possono cercare soluzioni piu inculturate, attente alle tra‑
fede sostegno e accompagnamento, allora ció che dobbíamo attenderci dizioni e alle sfíde locali. Infattí, <<le culture sono molto diverse t r a loro e
ogni principio generale […] ha bisogno di essere inculturato, sevuole essere
& piuttosto la creazione delle condizioni, linguistiche e pastorali, per usserv3to e applicato»?
la migliore espressione della soggettivitá di ciascuno, perché ogni vita
(nessuna esclusa! Quelle in via di santitá e quelle complesse e erronee,
E un appello chiaro all'esercizio della responsabilitá di ciascuno e
quelle confuse e quelle “normali”, e cosi via...) possa esprimere il pro‑ n o n semplicemente auspicato, ma (come si vedrá piu avanti) creandone
prio contributo al riconoscimento dell'opera di Dio e ció diventi il bene lc condizíoni di possibilitá; ed &un appello nella forma di un riconosci‑
prezioso della Chiesa che rende lode al suo Signore attraverso uomini e mento della necessita di una pluralitá di soggettí di interpretazione e di
donne sempre piu vivi e rispondenti all'immagine di Dio posta in loro conseguenze necessaríe. E un riconoscimento della soggettivitá del po‑
fm dalla creazione. Neppure da specificare che quando si dice “ogni polo di Dio nella sua interezza, che si radica certamente nella convinzio‑
vita”, proprio perché n o n si cercano generalizzazioni, si indica ogni vita nc della teología del sensus¡ídez'fídelíum7, nel “ñuto del popolo di Dio”,
secondo la responsabilitá speciñca della propria posizione nel e rispetto maanche in u n a piu ampia logica antropologica che riconosce che ogni
al popolo di Dio nel suo insíeme e quindi in modi e risonanze diversi‑ soggetto umano domanda come condizione previa di una qualsiasi rela‑
ficate. zione di essere riconosciuto e accolto nella sua possibile soggettivitá edi
Si tratta dunque di un duplice spostamento di centralita, e ognuno avere luoghi dove ¿:considerata rilevante la sua vícenda.
dei due di ben vasta portata: da un lato si passa dalla centralita della Nella trama di queste veloci sottolineature di stile ¿:quasi impossibi‑
domina/disciplina che assurgerebbero quasi a fine in séalla centralitá lc non riconoscere la direzíone gia indicata da Gaudíum et spes, mentre
della vita (ferita e amata da D i o ) per cui dottrina e disciplina sono si opera pero un atto ben piu che di mera ricezione; si tratta di un'opera‑
“ solo” strumento; dall'altro si passa dalla centralita del movimento zione di vera e propria tradizione: recepire Gaudium et spes come pietra
che fa discendere in unica direzione le conclusioni di dottrina e disci‑ d'appoggio di un metodo che richiede di essere rilanciato e artícolato
plina da chi saverso chi n o n saad un movimento circolare, a doppia
direzione, che mette adisposizione la sapienza della Chiesa, ma insie‑
“ AL 3.
me ascolta le parole dei viventi nella convinzione che Dio n o n smette 7 Si veda COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE, Il sensus ñdeí nella vita della
di aprire strade perché n o n vuole che nessuno si perda e perció lascia r'hiesa, 2014.
32 STELLA MORRA sorro LA NUBE DELLA GRAZIA: RILEGGERE LE ANTROPOLOGIE 33

di volta in volta sui temi concreti. Anche Gaudíum et spes ha parlato di intorno alla fragilitá, cioé alla parte di “ombra” della vita degli uomini e
famigliaº, e non si tratta di ripetere cosa essa ha detto, madi continuare delle donne, alla parte meno riuscíta e piú abítata dal male e dal dolore.
su quella strada e accogliere oggi le questioni che si pongono. Proprio Ma procediamo con ordine. Scrive Massimo Nardello:
perché arrivare al “sapere elementare” della vita come in sestessa signi‑
fica sempre anche accogliere la contingenza del particolare che incarna Come ¡: assodato nella morale cristiana, e come &richiamato anche da papa
e di conseguenza essere pronti a ricomprendere sempre e da capo se Francesco al n. 302 dell'esortazione, il fatto che un credente abbia un atteggia‑
mento oggettivamente e gravemente difforme dall'etica evangelica, anche in
stessi ele proprie parole. modo permanente e pubblico, n o n significa che sia soggettivamente colpevole,
E il metodo dell'“aggíomamento”z essere all'altezza del giorno che vioé che commetta un peccato davanti a Dio. Afñnché ció avvenga, occorre
viene, non per facile cedimento all'audíence, ma piuttosto perché si ri‑ che l”interessato percepisca nella sua coscienza morale, dopo averla formata
conosce che ogni umana realtá &ordinata escatologicamente e deve an‑ ul meglio delle sue possibilitá, che quell'atteggiamento ¿ realmente contrario
cora mostrare la pienezza della propría verítá. Anche in questo caso si ulla volontá di Dio, che veda la possibilitá di abbandonarlo senza ledere un
tratta di opzione teologica e antropologíca dí primissimo piano e densa bene maggiore e, inline, che abbia le for-ze morali per compiere questo passo.
di conseguenze che motiva una logica di pazienza, di processualitá, di ln assenza di uno di questi aspetti, il suo atteggiamento, pur restando in sé
pcccaminoso, n o n costituisce u n a colpa davanti a Dio, e n o n impedisce la piena
attesa e di creazione di tempi e spazi di possibilitá.
comunione con lui (cioé, lo stato di grazia).
Nonostante questo, la dottrina tradizionale della Chiesa cattolica ha sem‑
pre ritenuto che per ricevere i sacramenti non sia sufñciente essere in grazia di
2. La medíazz'one della contíngenza |)io, ma che sia parimenti necessarío n o n vivere in condizioni che, sul piano
oggettivo, siano gravemente epubblicamente immorali, a prescindere dal fatto
Queste considerazioni di stile ci aprono al secondo degli elementi che siano vissute soggettivamente in modo non colpevole per le ragioni sopra
che vorremmo mettere in luce quanto ai frammenti di antropologia ri‑ indicate“.
conoscibili nel testo, che abbiamo voluto intítolare appunto “La media‑
zione della contingenza”. Nardello prosegue con interessanti riflessioni di taglio ecclesiologi‑
Consideriamo inizialmente ¡ numeri di Amorz's laetítz'aº che costitui‑ co che si chiedono come salvaguardare la santitá della Chiesa (motivo
scono l,ottavo capitolo: Accompagnare, discernere e integrare la fragili‑ por cui era nata la norma che vietava l'accesso ai sacramenti, in quanto
tá, uno dei territori piú scrutati e discussi di t u t t o il lungo documento. u t t o pubblico e visibile, achi in modo altrettanto pubblico evisibile viva
Bosservazione che qui si mostra piú evidente &,tuttavia, assolutamente una condízione non corrispondente alla morale) spostando totalmente
trasversale alla logica stessa del testo*º. D'altro canto & logico, come l'azione su] piano del discemimento, atto che inevitabilmente nella no‑
vedremo, che la maggiore evidenza si dia proprio la dove si ragiona stra cultura diventa riduttivamente di tipo intimo e privato.
Ma de una questione che ci sembra N ardello non colga e che spo‑
sta la demanda su un piano piú radicale, in un certo senso, e di tipo
antropologíco (senza il quale anche la questione ecclesiologica risulta a
8GS47‐52. Sono questi ¡'numerí speciñci, il I capitolo della II parte, in cui si parla nostro parere debole). La questione verte sul ripensare il rapporto tra
dí matrimonio e famiglia. Ma tutta la I parte, di inquadramento teologico e antropolo‑ soggettívo e oggettivo nell'esperienza umana, alla luce della coraggiosa
gico, si ríferiscc (e secondo noi n o n a caso) all'insieme degli uomi.ní e delle donne nella ussunzíone della storicitá a cui il Vaticano II ci invita, sulla sollecitazione
storia come “famiglía umana”.
?AL 291-312. _
lº Sarebbe a d esempio d a m o s t r a r e come i l modo e l e opzioni nella lettura dei t e s t i
biblicí nel I capitolo ( A L 8-30) manifestano la stessa opzione, con un effetto di allarga‑ '' M. NARDELLO,Amoris laetitz'a:orservazioní teologícbe, in http://www.settímananews.
memo dci testi usatí e una diversa logica dí lettura. E cosi via per ogni capítolo. il/chíesa/amofi5 -laetítia-osservazíorú-teologiche/ (consultaro ¡130 gennaio 2017).
34 STELLA MORRA S()TTO LA NUBE DELLA GRAZIA: RILEGGERE LE ANTROPOLOGIE 35

di un mondo che negli ultimi secoli ha posto come inevitabile questo Nel caso in questione ci & chiesto n o n solo di “moderare” con il
quadro interpretativo. punto di vista soggettivo all'interno di un atto intimo di discernimento
Abbiamo percorso e conosciamo bene i rischi e i limiti dí questa (la cui costituzione come comunitá comunicativa sarebbe a sua volta
impostazione (soggettivismo, relativismo, individualismo...), ma come moderata dal dialogo con il confessore o il pastore che accompagna)
credenti abbiamo anche scoperto Yinutilitá dell'arroccamento che si li‑ una evidenza oggettiva che resterebbe comunque indiscussa e indiscuti‑
mita ad additare i pur veri pericolí e si irrígidisce e sclerotizza in difesa, l>ile, anche sequesta moderazione gia n o n sarebbe poco…
riducendo radicalmente la complessitá delfesperienza e della vita. E Si tratta secondo noi di assumere la mediazione della contingenza
giunto il tempo di provare aricomprendere positivamente la questione? come punto di osservazione privilegiato, abbandonando la polarizzazione
Risponderemmo di si. Elci pare che l'unico modo di farlo sia ripartendo rra un dato oggettivo e esterno e un dato soggettivo e interno. Ció signi‑
da questioni concrete eparticolari. Iica, ci pare, almeno assumere la prospettiva delle pratiche concrete che
Il caso del matrimonio e della fragilítá delle sue storie possibili n o n devono essere rimodulate nella complessitá, ma che diventano anche una
eun caso qualsiasi: fonte di nuove possibili oggettivizzazioní, probabilmente plurali.
Nel caso specifico si tratta come minimo di riconoscere il valore
Questa operazione di “riduzione” della complessitá del matrimonio e tipi‑ pubblico e comunicativo del discernimento, trovando per ció le forme
cadi quello stíle teologico apologetico e appare del t u t t o legata alla vicenda del piu adatte e costruire prassi che aiutino a n o n riconoscerlo solo come
XIX eXX secolo; mentre il medioevo poteva riconoscere che la “humana gene‑ una successione di atti puntuali, interiorí eindividuali, ma atti in grado
ratio ordinatur admulta” (ossia si orienta in modo diverso alla natura, alla citta
e alla Chiesa), la logica di fine XIX e inízio XX secolo &costretta apolarizzare di ricostruire processi (e questi si sono incarnati e visibili) e linguaggí.
t u t t o su Dio e sull'uomo, perde le mediazioni. Dio istítuisce compiutamente Ci pare che a questa complessa ricostruzione di un'antropologia
il sacramento in ogni suo aspetto, salvo richiedere il “consenso originario” di dell'esperienza ci chiami papa Francesco, con tutta l'urgenza che ogni
u o m o e donna. Ed ¿:questa polarizzazione a sfigurare, pesantemente, tanto la conversione richiede: <<dobbiamo essere umili e realisti, per riconoscere
teología quanto la antropologia. Dio e l,uomo ne escono quasi irriconoscibili!” che a volte il nostro modo di presentare le convinzioni cristiane e il
modo di trattare le persone hanno aiutato a provocare ció di cui oggi
Cosa vuol dire pensare un arto pubblico eoggettivo dove la storia dei ci lamentiamo, per cui ci spetta una salutare reazione di autocrítica»”.
soggetti ela loro libera coscienza siano rilevanti? E dove il tempo eil pro‑
cesso che questi richiedono sia oggettivamente riconosciuto? Non sono
le condizioni di vita di oggi semplicemente a non sopportare piú un'arti‑ ¿. Un avvem'menío línguz'stz'co
colazione lineare del soggetto e della oggettivitá comune: esse piuttosto
sembrano funzionare da segno dei tempi che ci invita a riconoscere che E giungiamo cosi all'ultíma sottolineatura che in qualche modo fun‑
il Vangelo stesso chiede una piú complessa comprensione del rapporto gerá per noi anche da conclusione. Il card. Schónborn, nella conferenza
tra la libertá dello Spirito nel cuore degli uomini e delle donne (e della stampa di presentazione dí Amorz's laetz'tía, ha detto:
storía) eFincarnazione necessaria in gesti e parole che hanno un valore di
oggettivitá e realtá una volta posti e costituiscono progressivamente una Papa Francesco %riuscito a parlare di t u t t e le situazioni senza catalogare,
comunitá comunicativa che diventa riconoscibile esperimentabile. senza categorizzare, con quello sguardo di fondamentale benevolenza che ha
qualcosa a che fare con il cuore di Dio, con gli occhi di Gesú che n o n esclu‑
” A. GRILLO, Alla scoperta dz'Amorís Laetitia (/ 13): la tenrione tra dogmatz'ca giurz'díca
edogmatíca teología, httpz//WWW.cittadellaeditrice.com/munera/alla-scoperta-di-amoris‑ ” AL 36. Per una ínteressante apertura di ricostruzione dí antropologia dell'espe‑
laetitia-13‐la-tensione-tra-dogmatica‐giuridica-e‐dogmatica-teologica/ (consultato il 30 ricnza, si puó vedere V. TURNER, Antropología dell'esperzbnza, a cura di S.De Matteis, Il
gennaio 2017). Mulino, Bologna 2014.
36 STELLA MORRA SOTTO LA NUBE DELLA GRAZIA: RILEGGERE LE ANTROPOLOGIE 37

dono nessuno (cfr. AL, 297), che accoglie tutti e a tutti concede la “gioia del Sesiamo discepoli di Colui che &la Parola del Padre, non possiamo
Vangelo”. Per questo la lettura di Amoris laetitia & cosi confortante. […] Per sottrarci al dovete di una parola densa e performativa, dopo secoli dí
me Amorís laetitia %perció soprattutto, e in primo luego, un “awenimente concentrazione su una parola esatta; ma anche siamo accomunati nella
linguistico”, cosi come le &gia stato l'Euangeh'i gaudíum. Qualcosa &cambiato nostra comune umanitá con gli uomíni ele donne che faticano a trovare
nel discorso ecclesíale. Queste cambiamento di línguaggio era gia percepibile parole per le loro vita e sono cosi tesi schiavi delle cose, senza voce e
durante il cammino sinedale. […] Dietro di ció non c'é ovviamente solo un'op‑
zione linguistica, bensi un profondo rispetto di frente ad ogni u o m o che n o n dunque senza dignitá eidentitá. Come meglio servire una umanitá che
& mai, in primo luego, un “caso problematico” in una “categoria”, ma una contiene nella sua matrice creaturale l'ímmagine e somiglianza al Dio
persona inconfondibile, con la sua steria e il suo percorso con e verso Dio. che parla, senon ritrovando insieme le parole?
In Evangelii gaudium Papa Francesco diceva che dovremmo toglierci le scarpe Potremmo immaginare un'antropelogia che íntegri la logica dell'es‑
davanti al terreno sacro dell'altro (EG, 36). Quest'atteggiamento fondamentale sere con quella della parola e della narrazione? Quella che intanto ci
attraversa tutta l'Esortazione". viene indícata dall'Amorís laetítía & una dimensione irrinunciabile di
questa frontiera: Finclusivitá che dalla parola passa alle pratiche e dalle
E molto chiaro che non si tratta solo di una scelta di ordine comuni‑ pratíche si traduce nuevamente in narrazioni che generano e ordinano
cativo: siamo tutti ñgli di quel Wittgenstein che diceva che <<I limiti del il mondo.
mio línguaggio signiñcano ¡ limiti del mio mondo»”. Amorz's laetz'tía %: Qui si potrebbe portate come esempio n o n casuale, anzi tipico e
appunto un avvenímento linguistico, una pratica, esattamente nella lo‑ tipologico, un tema che attraversa l'Amorz's laetz'tz'a, ma anche la supera
gica di ció che abbiamo detto nel punto precedente, una pratica perfor‑ e sconfma in moltissimi altri luoghi problematici dell'oggi: la questione
mativa quanto all'antropologia, che cerca tutte le forme per riconoscere degli uomíni e delle donne, come articolata dai loro corpi di maschi e
eri-collecare al centro la storia dei soggetti e della lore coscienza. chmíne, come vissuta culturalmente e socialmente in ruoli maschili e
Gli esegeti ci stanne ínsegnando quanto sia delicato e necessario, fcmminíli e come articolata bíegraficamente nella libertá di quell'uomo
tanto quanto complesso, rítrovare la narrativitá della scrittuta bíblica, o quella donna speciñcí 17.
in particolare (ma non solo, ovvíamente) quanto alla vita di Gesú e alla Ma questo discorso servirebbe ad iniziare un altre contributo, n o n
narraziene (appunto) che dí lui ci raggiunge nei Vangeli. E quanto la ¡¡concluderne uno… ci basti ricordare che la teología ela filosofia delle
pratíca del narrare genera mondi eli organizza in cosmi“. donne da tempo riflette e lavera sull'inclusivitá del linguaggio e delle
Spetterebbe a noi teologi indagare e spiegare quali e quanti “avveni‑ pratiche18 e forse sarebbe utile ascoltarla.
menti” linguisticí sono necessari poiché oggi siamo consapevoli che non
abbiamo piu “le parole per dirlo”: la “grande narrazione” che secoli di
Abbíamo voluto intitolare questo contribute “Sotto la nube della
grazia”: Fimmagine che ci piacerebbe richiamare & quella del popolo
credenti hanno costruito ‐ dai Padri della chiesa all'ultimo scenosciuto
di Israele che vaga nel deserto, conla gloria di Dio che lo accompagna
fedele e per di piu facendo cose con le parole, costruendo un mondo ‑
¿:stata travolta (come tutti ¡ grandí codici, per altre) e oggi &muta, o,
peggio, rischia di dire il contrario della propria intenzione. '7Basta rimandare a come ¡ numeri 8 e58 della Relatio vengono riptesi nel numero
% della Esortazíone in una logica che apparentemente dice quasi gli stessi contenuti,
'4 C. SCHÓNBORN, Conferenza Stampa per la presentazione dell'Esortazione mu assume un,inclusivíta affatto diversa, per esempio relativizzando con il plutale le
Apostolica postsinodale del Santo Padre Francesco Amon": laetitz'a, sull'amore nella ¡deelogie del gender e aggíungendo un “generícamente” che smussa la polarizzazione, e
famiglz'a, 8 aprile 2016. ¡mi nella articolaziene tra sex egender che non vanno separati, maneppure ridottí l'uno
15L. WITTGENSTEIN, Tractatus logico‐pbilosop/Jícus, a cura di A.G. Conte, Einaudí, ull'altro, e cosi via.
Torino 1964, 5.6. "* Per una visione panoramica della problematica rimandiamo al dossier Dire la
16Si veda, adesempio,J.-P. SONNET, Generare ¿narrare, Vita e Pensiero, Milano 2014. ¡lt/fcrenza senza ideología, in <<Il Regne - Attualitá», 1/2015, pp. 53‐65.
38 STELLA MORRA

come colonna di fuoco nella notte e come <<una nuvola come tappeto»19 II. LA VIA SUBLIME: L'AGAPEIN 1 COR 12,31-13,13
che gli fa ombra nel giorno rovente. Siamo in un giorno senza tramonto E NEL PENSIERO PAOLINO
ormai, inaugurato dalla risurrezione del Signore, ma nel tempo della
ANTONIO PITTA
storia troppa luce rischia di accecarci ela grazia dí Dio ci offre l'ombra
necessaría perché il nostro cercare, faticare e cammínare possa giocare
la propria libertá reale e costruire una storia. Storia di popolo comples‑
50evariegato, santo e peccatore. Come dice papa Francesco in Evange‑
liz' gaudíum <<sentiamo la sñda dí scoprire e trasmettere la “mística” di
vivere ínsíeme, dí mescolarcí, di incontrarci, di prenderci in braccio, di
appoggiarcí, di panecipare a questa marca un po' caotica che puó tra‑
sformarsi in una vera esperienza di fraternitá, in una carovana solidale,
in un santo pellegrinaggio»ºº.

Il famoso elogio o ínno dell”amore occupa uno spazio predominante


nelfesortazione apostolica Amorís laetítia di papa Francesco che, peral‑
t r o , si sofferma e applíca i verbi di 1 Cor 13,4-7 alla relazione coniugale
della coppia cristiana nei nr. 90-120.
Cosi l'autore anonimo della Lettera di Arístea a Fz'locrate 229 par‑
la delfagape': <<Cosa 0% di valore pati alla bellezza?». Ed eg1i rispose:
<<L'eusebeía. E infattí essa & una sorta di prima bellezza. Ma la sua forza ¡:
l'agape'; essa infatti ¿:dono di Dio. Tu la possiedi e cíngi per mezzo di essa,
tutti i beni». Sembra che, seprescindiamo da 1 Cor 12,31-13,13, questa
citazione, della Lettera di Arístea sia l'unico elogz'um dell'agczpeT attestato
nella letteratura greca antica. In veritá, nel mondo antico sono diffusi gli
elogi dell'er6s (cfr. Platone,Simposio 197B-E), della sapienza (cfr. Sap 7,7‑
8,1; 4 Mac 1,2), della veritá (3 Esdra 4,34-40), dell'amicizia (cfr. Aristotele,
Ethíca Nz'cbomachea 8,1,1555a) 1,per citare le virtú piú esaltatez. A quanto
sembra, nessuno come Paolo ha elogiato in modo cosi elevato l'agapé: lo
stesso passo appena citato della Lettera di Arz'xtea scolora di fronte all'e‑
logío di 1 Cor 12,31-13,13; al massimo, puó essere posto a confronto con
Col 3,14 in cui si verifica una sorta di sintesi di 1 Cor 13: <<Al di sopra di
tutto pero l'amore, che &il vincolo della perfezione».

¡ Cfr. anche l'esaltazione dell'amicizia in CICERONE, De amicítía; FILONE ALESSAN‑


DRINO, De Virtutíbux 51‐174; FLAVIO GIUSEPPE, Contra Apíonem 2, 209-210; PLUTARCO,
_ ” Secondo il bel titolo del libero E. DELUCA, Una nuvola come tappeto, Feltrinelli Moralia 478-492.
Milano 1991. * 2 Cfr. anche l'elogio di Tírteo per 1'eroísmo del guerriero nel Frammento 9 e di
ºº EG 87. lºilone per l'ímpegno faticoso in De sam)€ciis Abelis et Caim' 35.
40 ANTONIO PITTA LA VIA SUBLIME 41

Tuttavia, l'elogio di 1 Cor 13 n o n ¿:soltanto una novitá rispetto ad 1. Una polz'semz'a lessicale
altri elogí, ma anche rispetto al restante epistolarío paolino. Di fatto,
anche se l'assioma della gíustiñcazione per mezzo della fede e n o n Anche seil sostantivo agapé non e un neologismo della LXX, &un
per mezzo delle opere della Legge (cfr. Gal 2,16; Rm 3,20‐21; Fil 3,9) dato dí fatto che n o n gode di grande attenzione nel greco extra-bíblico.
€u n o dei crateri principali della sua teología, Paolo n o n intesse mai A causa del retroterra semitico, il termine assume particolare rilevanza
un elogio analogo per la “fede”. Qualcosa di simile n o n si verifica ne]la LXX e nel NT? La famiglía lessicale del termine &particolarmente
neanche per Paltro cratere fondamentale del suo pensiero, quello del‑ utilízzata nell'epistolario paolino: il sostantivo &attestato 75 volte nelle
la partecípazione all'essere “in Cristo” o della mistica paolina. Anzi, sue lettere rispetto alle 116 del NT6; l'aggettivo agapétos vi si trova 27
l'elogium delfamore sembra detronizzare la príorítá della sola fide so‑ volte su 61 del NT7; e il verbo agapan vi compare 34 volte su 143 8.
stituendola, in certo senso, conla “sola charitate”º. D'altro canto sara Pertanto Paolo e l'autore del NT che usa maggiormente questo campo
l'autore della Lettera agli Ebrei che comporta l'elevato elogio della semantico attestato, in pratica, per tutte le sue lettereº. Límitandoci al
fede (cfr. Eb 11,1‐40). sostantivo agapé, la principale attestazione spetta proprio a 1Corinzi e,
Nello stesso tempo, in 1 Cor 13sorprende la carenza di qualsiasí re‑ in particolare, all'elogz'um di 1 Cor 13in cui ricorre per 9 volte1º.
ferente edestinatario teologico dell'amore: mancano del t u t t o gli accen‑
ni, típicamente paolini, all'amore dí Dio (cfr. 2 Cor 13,13; Rm 5,5; 8,39;
2 Ts 3,5; Ef 6,23), di Cristo (cfr. 2 Cor 5,15; Rm 8,35) e dello Spiríto 5Sull'agape" nel NT cfr. G. QUELL-E STAUFFER, agapa6, agape', agape"tos, in GLNT
] , pp. 58-146; TJ. DEIDUN, "Agape‐z'n the New Covenant Perspective", in New Covenant
(cfr. Rm 15,30; Col 1,4). Per di piú, l'inizio di 1 Cor 13 sembra persino moralz'ty in Paul, Analecta Bíblica 89, Pontificio Istituto Biblico, Roma 1981, pp. 104‑
polemizzare contro uno dei logía gesuani piú nori: <<E se possedessi la 149; C. SPICQ, Agape dans le Nouveau Testament, I I , Gahalda, Paris 31966; O. WIS‑
(2HMEYER, Liebe als Agape. Das frí¿hcbristlíche Konzept und der moderne Dz'skurs, Mohr
pienezza della fede cosida trasportare le montagne» (v. 2; cfr. Mc 11,22‑
(Siebeck), Túbíngen 2015.
23; Mt 17,20)4. 6 Le frequenze specíñche paoline sono cosi dístribuite: 5x in 1Tessalonícesi (1
Discussa &la deñnizione dell,amore nel pensiero di Paolo: qual e TS 1,3; 3,6.12; 5,8.13); 14x in 1Corínzí (1 Cor 4,21; 8,1; 13,1.2.3.4.4.4.8.13.13; 14,1;
la sua consistenza e quali sono gli aspettí che lo relazionano ola diffe‑ 16,14.24), 9x in 2Corinzi (2 Cor 2,4.8; 5,14; 6,6; 8,7.8.24; 13,11.13), 3x in Galati (Gal
5,613.22), 9x in Romaní (Km 55.8; 8,35.39; 12,9; 13,10.10; 14,15; 15,30),4x in Filippe‑
renziano dall'erós e dalla p/7ílz'a, secondo le ormai classiche distínzioni si (Fil 1,916; 2,12), 3x in Filemone (Fm 5.7.9), 3x in 2Tessalonícesi (2 Ts 1,3; 2,10; 3,4),
sulle relazíoni interpersonali? Qual e l'orígine, il genere ela funzione 5xin Colossesí (Col 1,4.8.13; 2,2; 3,14), 10x in Efesíni (Ef1,4,15; 2,4; 3,17.18; 4,2.15.16;
dell'elogio dedicato all*amore? La nostra analisi partirá da 1 Cor 13 5,2; 6,23), 5x in 1Timoteo (1 Tm 1,5.14; 2,15; 4,12; 6,1), lx in Tito (Tf 2,2) e 4x in 2
Timoteo (2 Tm 1,7.13; 2,22; 3,10).
per estendere l'índagíne al ruolo che svolge l'agape” nel pensiero pa‑ 7Cfr. 1 Ts 2,8; 1 Cor4,14.17; 10,14; 15,58;2 Cor 7,1; 12,19; Rm 1,7; 11,28; 12,19;
olino. 16,5.8.9.12; Fi12,12; 4,1.1; Fm 1.16; 1 Tm 6,2; 2 Tm 1,2.
8 Cfr. 1 T; 1,4; 4,9; 1 Cor 2,9; 8,3; 2 Cor 9,7; 11,11; 12,15.15; Gal2,20; 5,14; Km
8,28.37; 9,13.25.25; 13,8.8.9; 2 TS2,13.16; C013,12.19; Ef1,6; 2,4;5,2.25.25.28.28.28.33;
6,24; 2 Tm 4,8.10.
º Sull'ímportanza del vocabolario dell'agape" nelle lettere paoline cfr. H. BOERS,
Agape'andand cbarz“s z'n Paul's Thought, in CBQ 79 (1997), pp. 696-697.
lº Soltanto al v. 4 la lezione con ¡75agape' & dubbia: il sostantivo manca in B, 33,
104, 629, 1175, 2464, mentre &presente in 8, A, C, D, F, G, “P, 048, 1739, 1881; dall'im‑
3Cosí R. PENNA, Solo l'amore non avrá mai)íne. Una lettura dz" 1Cor 13 nella sua portante P46 ¿:attestata la dísposizione inversa del sintagma. A causa della maggiore
pluralítá di senso, in L'apoxtolo Paolo Studi di exegesí e teología, Paoline, Cinisello Bal‑ autorevolezza dei codici, il comitato del GNT5 e di N-A28 ha ritenuto opportuno ri‑
samo 1991,p. 239. portare la lezione con il sostantivo, anche se t r a vírgolette. Cfr. B.M. METZGER, Textual
4Cfr. l'anah'si sinottica dí D. WENHAM, Paul: Follower of]esus or founder of Clarí‑ Commentary in the Greek New Testament, Stuttgart 21994, p. 408. Riteniamo che questa
stz'aníty?, Eerdmans, Grand Rapids 1995, pp. 81-85 che richiama ulteriori collegamentí lezione sia dapreferire perché &piú difñcile da versante della crítica interna, in quanto
con la tradizione sinottica in 1 Cor 13,1‐3. ¡nterrompela sequenza dei verbí nei vv. 4-7.
42 ANTONIO PITTA LA VIA SUBLIME
43

A fronte dell'abbondante uso della famiglia lessícale di agape', no‑ che pur dall'alto della sua nobiltá, del_suo_ra_ngoe della sx;ñ ononñca
tiamo, nello stesso tempo, la totale assenza del sostantívo erór e del suo posizione, si era sempre compiaciuto (egape/eos) di trattare '] lap22n ani
campo semantíco, non soltanto nelle lettere di Paolo ma per tutto il NT. che le persone piu umili, un uomo amante della)_hberta (pbz e eut eros
Anche il sostantivo pbilz'a e ígnorato da Paolo (cfr. soltanto Ge4,4 per il c della democrazia innamorato (erastés), che all 1nteresse pr1vato aveva
resto del NT main contesto negativo); il verbo pbileín compare soltanto
' osto il bene comune». _
in 1 Cor 16,22; Tt 3,15 su25 volte del N T “ . Nella Lettera a Tito ¡: utiliz‑ $lcmE'ÍrÍrlleliquassica dístinzione su queste t r e diverse forme di amore
zato anche il composto pbz'lantbr6pía, hapax legomenon del NT; e della puó essere ancora sostenuta per la visione paolma dell agapgi0P11 t1er$
philadelphia si accenna soltanto in 1Tv4,9 ein Rm 12,10”. mine acquista un'originale ricchezza pohsermca nel penstlero. hi ao (fu
Come spiegare questo capovolgimento semantico rispetto al greco Sino a che punto puó considerara d15tmta dalla pbzlza a me esta.
extra‐bíblico? Il modo piu diffuso per motivare la novitá paolina e neo‑ contraccambio nell' agape' che s'attende dalCor1nz1: <<Se v1arm pm 111‑
testamentaria, &rappresentato dalla differenza tra l'agape', l'ero"x ela phi‑ tensamente, dovrei essere amato di meno?» (2_Cor 12,15). Em che cosa
lz'a”. Cosi l'agapé si caratterizzerebbe per la sua dimensione di gratuitá, sidifferenzia dall'erós la gelosia di Paolo per gh stesst destinatan, <<nutro
mentre l'erós esprímerebbe l'amore passionale o “camale”, sino a diven‑ infatti per voi una gelosia divina» (2_C»or 11,2), senon nella valgnza pos¡‑
tare un vizío, piu che una virtu, ela pbílz'a denoterebbe l'amore segnato tiva e negativa dello termine “gelosm. (relax), nelle_sue lettere a]
dalla reciprocitá, come d'altro canto &proprio dell'amicizia. Torneremo Sein gran parte del greco extra-brbhco(, l agape e3pnme 11,1:1a v e3a
su queste distínzíoní e caratterizzazíoní; intanto ci preme evidenziare debole, corríspondente alla “stima” o_a]la r i v e r e n z a ¡verso tfro, n¿5
che si fondano, quanto meno, sul “non detto” piú che sul detto: dí per lettere paoline, come d'altro canto gia nella LX)_( e in aÍicune onu
sé Paolo n o n utilizza gli altri due sostantívi, cosi che si possa stabilire giudaismo del secondo tempio, si carrea d1una ricca po semia, capace
una netta demarcazíone, se n o n ricorrendo a un confronto artificiale dí coinvolgere anche gli altri due mod1per espnmere l ar_nore, una po‑
sull'uso degli altri due sostantivi. lisemia che campeggia soprattutto nell'elogzum dell agape che c1accm‑
Certo, non si puó sostenere dell'agape' quanto asserísce dell'erós lo giamo adapprofondíre.
Pseudo-Focilide: <<... Non &un dio, ma una passione che distrugge tut‑
to” (Sentenza 194)“. Tuttavía dovrebbe p o r t e in guardia, ad esempio,
l*uso che Flavio Giuseppe fa dei verbi corrispondentí; cosi scrive nel‑ 2. L'elogíum
la sua Guerra gz'udaz'ca 4,319 a proposito del sommo sacerdote Anano:
<<Era stato uomo venerando sotto ogni rispetto e di assoluta integritá, La bellezza e la densitá contenutistica di 1 Car 13 contrasta clon (l£
complessitá ermeneutiche ed esegetiche: a parte le poche d_1fñco ta ¡]
" Cfr. anche l'uso del verbo soprattutto nel Vangelo di Giovanni (Gu 5,20; 11,3.36; critica testuale”, n o n & semplice definirne l ongme, la consrstenza e
12,25; 15,19; 16,27.27; 20,2; 21,15.16.17.17.17; anche Mc 14,44; Lc 20,46.47; Mt 6,5;
10,37.37; 23,6; 26,48; Ap 3,19; 22,15).
'2Cfr. anche Eb13,1; 1Pt 1,22; 2 Pt 1,7.7. 15
. _ . .
dubbia presenza Cll agape al v. 4, 3 cm abb_iarno g1a accennato, _
arte la
.… la
” Cfr. i classici contributi di A. NYGREN, Eros e agape. La nozione m'stiana dell, ‑ maggiofb lc1uestione testuale riguarda il v. 3, sul verbo kaucbexoná;íiyagiestato (£úggghái
more e le me trarformazíom', EDB, Bologna 1971 (orig. ted. 1955), pp. 118-122 che in maimportanti codici (il P “ , a, A, B, 048, 33, 1739_ ) e preferito ;. ¿icínróc 81 104
partícolare oppone la gnosi-eros all'agape paolina; e di SPICQ, Agape. Cos] anche G. N-A”. Diversi testímoní riportano il verbo leautberomaz (cfr. C, DJ I,) . )h', _, ., ,facile,
BARBAGLIO, La prima lettera ai Corinzi, SOC 16, EDB, Bologna 1996, pp. 698‐699; B. 630 945, 1175, 1881*) oppure kaucbá6m…' (e_£r. 11'‐I»', 1739º_, 18_81“)._ g1c et;p»1)ue non
WITHERINGTON III, Conflict and Community in Corint/J:A Saab‐Rbetorical Commentary
il pelssaggio da kaucbe'sómaí (“possa vantamu ) a leau_cbes_omaz ( sra ru_c1a (i'iteniamo
on 1 and 2 Con'ntbianr, Eerdmans, Grand Rapids 1995, p. 269. l'inverso, soprattutto a causa del m a r t i r i o der cnsnan1 ne1_ S?ººlá sluliccessm,_ aolino
“ Cfr. anche il bíasimo dell'eros impuro greco nella propaganda giudaica dí Oracoli preferibíle la lezíone con kar;ebeíto'maí, che <í'9a_l¡t209gar11rtlo ectci¡;ufzgvoie drixgkx;2gt%1£_£mai cfr.
Síl7illinz' 3,17 1; Testamento díBem'amino 8,2; €l'esaltazíone dell'agapé'nel Testamento dí ' * Metz er, Textua Commentary, - . ve .
Cad 4,7; 5,2 e nel Testamento di Ruben 6,8-10. (91?.s(1)3£1€25, The genre of1Corintbianx 13, in N TS 40 (1994), pp. 246‐260, 254.
44 ANTONIO PITTA LA VIA SUBLIME 45

genere letterario“. L'inizio &abbastanza deñníto: dopo aver esortato i dell'agapé (a) quantum ad necessitatem (vv. 1-3); (b) quantum ad utilzta‑
Corinzi a cercare i carismi mighori, Paolo si propone d'indicare la via tem (vv. 4-7); e (c) quantum adpermanentiam (vv. 8-13)”.
sublime da percorrere (1 Cor 12,31b)17. A sua volta, una sentenza bra‑ Tuttavia, tale suddivísione risponde piú ad alcuni criteri contenuti‑
chilogíca e assiomatica rappresenta il terminus ad quem della pericope: stici che formali. Dal versante retorico, queste t r e parti possono essere
<<Di queste pero miglíore e1'amore» (1 Cor 13,13) 18. deñnite secondo la sequenza tipica di un elogium di persone, compren‑
Dopo il versetto introduttivo che, crea diverse difficoltá esegetiche, siva di cinque parti fondamentali: l'esordio, l,origíne o la formazione, le
soprattutto sulla natura del verbo zEloute, se sia da considerare come azioní, il confronto el'epilogoºº. In tal caso l'elogio di 1 Cor presenta il
indicativo o imperativo, e sulla consistenza dí hath'hyperholén, sedeb‑ seguente prospetto:
ba essere inteso come avverbiale o aggettivale, seguono t r e parti fon‑
(a) proemío (12,31‐13,3);
damentali che diversi studiosi classíñcano secondo la terminología di
(b) prassi (vv. 4‐7);
san Tommaso d,Aquino nel suo bel commento 1 Corinzi: la trattazione
(0) confronto (vv. 8‐13)
'“ Su 1 Cor 13 cfr. M. ADINOLFI, “1 Cor 13,4‐7 e le diatrihe di Epitteto", in L. PA‑
DOVESE (a cura di), VSimposio di Tarso suS. Paolo apostolo, Antonianum, Roma 1998, Non ¿:fortuito nell'elogío dell'agapé il silenzio sulla sua origine e for‑
pp. 15-28; ].E. AGUILAR CHIU, 1 Cor12-14 Literary Structure and Theology, AnBib 166, mazione: le omissioni si devono non tanto al fatto che trattandosi di un
P.I.B., Roma 2007, pp. 195-201; G. BORNKAMM, "Der leóstliche Weg. 1 Kar 13”, in Ende valore e non di una persona reale, non siano necessarie. Piuttosto tali sí‑
des Gesetzes. Paulusstudien,qGesammelte Aufsátze 1, BET 16, Múnchen Chr Kaiser,
Míinchen 1966, pp. 93-112; E. CUVILLLER, Entre theólogie de la Croix et étique de l'excés: lenzi permettono, come vedremo, a Paolo di estendere al massimo gl,in‑
Une lecture de1 Corinthiens 13, in <<Etudes Theologiques et Religieuses» 75 (2000), pp. terlocutori coinvolti nell'agape': non parla della sua origine e formazione
349‐362; C.R. HOLLADAY, 1Corinthians 13PaulasApostolic Paradigm, in D.L. BLACH‐E. per assumere orizzonti universali. Invece l'omissione dell'epilogo si spie‑
FERGUSON‐WA. MEEKS (a cura di), Cree/es, Romans, and Christians, FS. A.]. Malherbe,
Fortress, Minneapolis 1990, pp. 80‐98; R. KJEFFER, Le primat de l'amour. Commentaire ga21, semplicemente, per la funzione che l'elogío svolge rispetto all'ultima
épistémologique de 1 Corinthiens 13, LD 85, Cerf, París 1975; R MORI"0N, Gifts in the parte della sezione dedicata ai carismi e i ministeri (cfr. 1 Cor 14,1-4).
Context of Love: Reflectionson 1 Corinthians 13, in <<Ashland Theological Journal» 31 Dal versante stílistico il paragrafo di 1 Cor 12,31b-13,13 abbonda di
(1999), pp. 11-24; R. PENNA, Solo l'amore non aura mai¡€ne. Una lettura di 1Cor 13 nella
sua pluralitá disenso, in <<L'apostolo Paolo», pp. 223-23 9;J.G. SIGOUNTOS, The Genre of figure retoricheºº: il parallelismus memhrorum”, il chiasmo“, l'anafora”,
1Corinthians 13, in NTS40 (1994), pp. 246-260;].F.M. SMIT, The Genre of 1 Corinthians
13in the Light of Classical Rhetoric, in NT 33 (1991) 193-216; ID., Two Puzzle: 1Corin‑ ” Cfr. TOMMASO D,AQUINO, Super primam epistolam adCorinthios Lectura, in Super
tians 12.31 and 13.3. A Rhetorical Solution, in NTS 39 (1993), pp… 246-264; B. STAN‑ EpistolasS. PauliLectura, Torino 1953,759; cosi anche G.D. FEE, The First Epistleto the
DAERT, 1Corinthiens 13, in L. DELORENZI (a cura di), Charisma undAgape (1Ko 12‐14), Corinthians, Eerdmans 1987, Grand Rapids 1987, p. 628; R. PENNA, Solo l'amore, cit.,
MRB 7, Benedectína, Roma 1983, pp. 127-139; WO. WALIG£R, Is First Corinthians 13a pp. 225-226. G. BARBAGLIO, Prima Corinzi, cit., 692 preferisce distinguere le t r e parti
Non-Pauline Interpolation?, in CBQ 10(1998), pp. 484-499; 0. WISCHMEYER, Der hóch‑ della sezione in “comparazione-descrizione-comparazíone”.
ste Weg. Das 13Kapitel ¿les 1,Korintherhriefes, SNT 13, Mohn, Giitersloh 1981. lº Cosi anche ].G. SIGOUNTOS, The Genre of 1 Corinthians 131, Cambridge Univer‑
” Contrariamente all'edizione di Nestle-Alandº“, 543, che separa il 12,31 in due sity Press, 1994, p. 248.
parti, attribuendo la prima alla perícope precedente ela seconda alla seguente, ritenia‑ 21Con buena pace dí].G. SIGOUNTOS, The Genre, cit., p. 248 che identica l'epilogo
mo píú opportuno conservare l'unitá del verso, caratterizzato da una sequenza chiastíca dell'encomio con il v. 13. A ben vedere, il v. 13 non puó deñnírsi tale, soprattutto per
del tipo a-b-c-c'‐b'‐a': verbo‐oggetto-apposizione comparativa; apposizione compara‑ la sua consistenza e per la sua relazione con i vv. 8‐12, mentre non riprende la tipología
tiva-oggetto‐verbo. Cosi gia J.F.M. SMIT, The Genre, cit., p. 201. 11tenore ironico del dei vv. 1‐7.
verso prosegue anche in 1Cor 13,1‐3. Sull*unítá retorica‐letteraria di 1 Cor 12,31-13,13 ” Sulle figure retoriche príncipali della perícope cfr. ].F.M. SMIT, The Genre, cit.,
cfr. G. BARBAGLIO, Prima Corinzi, cit., p. 686;J.F.M. S…, The Genre, cit., p. 196; WC. pp. 199-205.
VAN UNNIK, The Meaning of 1 Corinthians 12:31, in NT 35 (1993), p. 158. ºº Cfr. il parallelismo ascensionale dei vv. 1-3.
18Alcuni, come G. BARBAGLIO, Prima Corinzi, cit., p. 689, includono anche la prima 24Cfr. i chíasmi di 1 Cor 12,31; 13,4.
parte di 1 Cor 14,1 nell'elogium paolíno. A causa della natura esortativa del verso, rite‑ ” Cfr. le anafore di 1Cor 13,1-3 introdotte con ean (se), di 13,4b‐6 con la negazione
níamo piu opportuno considerarlo come ínizio della pericope successíva. ou (non), del v. 7 con punta (tutto) e del v. 8 con eite (sia).
46 ANTONIO PITTA
LA VIA SUBLIME 47

l'epiforaºí l'íperbole27, la gradatío o clímax28 el'allitterazíoneºº. Tuttavía della dimostrazione sui carismí“; dall*altra n o n si esíta a ritenere l'io di
la figura dominante &la “prosopopea” o la personiñcazione di un realtá cui si parla in parte dell'encomio come autobiografico, riferito, in parti‑
che assume il volto e i caratteri di una persona in carne e ossa. Dí fatto colare, alle relazioni t r a Paolo ei destinatari della lettera”.
eoprattutto nell*elencazione della prassi (vv. 4‐7), l'agapé ¿ descrítta con Circa la prima tendenza, sembra che il silenzio su Gesú, Dio elo Spirito
i connotat1 di una persona azione, per cui si riconosce non per la sua in 1 Car 13, l'interruzione che Pelogio crea rispetto al contesto, dedicate ai
1dent1tá, ma per la sua prassi. La preferenza per termini ricercatí fra i carismi eai ministeriin 1 Cor 12,1-30 ein 1 Cor 14,1-40, lasciano realmente
quali diversi bapax legomena nel linguaggio paolino e in quello del NT pensare a una sezione estranea alla lettera. Tuttavia riteníamo che non sia
conferisce alla pericope un tono partícolarmente elevato”. Per questo ll opportuno fondare la natura interpolata di 1Car 13sulle novitá semantiche
paragrafo &spesso definito come irmo”, anche semanca una composizio‑ che la caratterizzano: &naturale che un elogíum, come questo, si eleví nel
ne metrica degli stíchi. linguaggio e nello stile, rispetto al proprio contesto. Comunque, la tenuta
. Quasi certamente Paolo non ha mai letto il De partz'tz'oner Oratoriae testuale di 1 Cor 12,31‐13,13 & solida e non si pub invocare, a conferma
dl Cicerone. Tuttavía le raccomandazioni fatte da Cicerone, sull*abbonj dell'interpolazione, la carenza di citazioni nelle attestazioni patristiche dei
danza delle figure retoriche e di termini elevati per conferíre amplifica‑ primi secoli”. Piuttosto l'elogio si contestualizza bene nello sviluppo del‑
zione al genere epidittico (cfr. Partítione Oratoriae 21,72)”, sembrano la dimostrazione sui carismi, offrendo il criterio decisivo per il passaggio
nspecchiarsi in 1 Cor 12,31-13,13. L'abbondanza di tante ñgure retori‑ dalla prima parte (1 Cor 12,1-30), dí natura prevalentemente descrittiva e
che in un solo paragrafo, come quello di 1 Cor 12,31b-13,13, produce kerygmatz'ca, alla seconda (1 Cor 14,140) in cui prevale lo stile esortativo
. “ . . .
una oart1colare amphñcazwne” o auxeszs, raccomandata nei trattatí di o paradetico. In pratica, senza la sezione di 1 Cor 12,31‐13,13 verrebbe a
retor1ca annch1per ll genere epidittico33. cadere la ragione e il criterio fondante sul quale orientarsi nella ricerca e
nel?attuazione dei carismi nella comunitá di Corinto”.
Una conferma sull'oríginalitá paolina dell'elogio &riscontrabile nel‑
2.1. Interpolazíone o autobiografía? la ripresa dello stesso canovaccio in Rm 12,3‐21, in cui alla metafora
del corpo e delle membra, e alla lista dei carismi (b 12,3-8), succede
l?al versante della storia dell'interpretazione di 1 Cor 12,31-13 13 una pericope dedicata all,agapéin prospettiva esortativa (Rm 12,9-21)”.
p_osaramo delineare due tendenza contrapposte, acuitesi nei contril;u‑ D'altro canto, gia nella sezione dedicata alle cami immolate agli idoli
t1 p.1u recenti. Da una p a r t e si considera l'elogío dell'agapé come una (cfr. 1 Cor 8,1-10,33),1a1unga parte autobiografica di 1 Cor 9,1‐27 sem‑
se21one interpolata e successiva: una sorta di masso erratíco nel corso bra un corpo estraneo, mentre si tratta di un esempío orientato all'imí‑
tazione dei destinatarí.
“ Cfr. l'epífora del v. 11 con la ripetizione dell'es ressione “ ' ”
;; Cfr. l'iperbole sull'essere nulla senza l'amore inp1 Cor 13,1?me fanc1ullo .
29Cfr. la cl_zmax o la gradatio dei vv. 1‐3 e del v. 13. “ Cfr. fra ¡ contributi piu recentí quello dí W O . WALKER, Non-Pauline Interpela‑
30Cfr. lalhtteramone nella lista dei verbi in 1Cor 13,4‐7. lion?, cit., p. 496.
“ Cff, gli bapax legomena cbrésteuomai (“essere benevolo”, v. 4) pemereuomai ” Cfr. l'originale contributo di C.R. HOLLADAY, Apostolíc Paradigm, cit., pp. 94-95.
( varjlfacr? Á“I4XI), parax3gnomai (“adirarsi”, v. 5) e aím'gma (“enigma”, v. 12). “* Con buena pace di W O . WALKER, Non-Pauline Interpolatíon, cit., pp. 497‐498.
agapa6, TDNT, 2155, p.
r. . I,YGREN, 138% p e,EDB , Bologna 2011, p. 110,- G. QUELL‑ E. STAUFFF.R,
roseaa
37In tal senso cfr.] E. AGUILAR CHIU, 1Cor12-14: Literary Structure and Theology,
Gregorian Biblical BookShop, 2007, p. 291.
” Cfr. inoltre le annotazíoni in CICERONE Omar 11 3 - ' ‑ ” Sulle relazíone tra 1 Cor 12-13 e Rm 12,3‐21 cfr. A. PUTA, Lettera ai Roma‑
LIANO, Imitutio Oratoria 8,3,l2. , , 7 12,38, 23,75.25,86) QUINTI_ ni. Nuova versione, introduzíone e commento, LB NT 6, Paoline, Milano “2014, pp.
423‐43 1.La topología dell'amore nella sezione esortativa,dí Romani &stata rípresa ed
toria 33
3 gifór. g l-‐a ARISTOTELE, Rbetorzca
. .
1,9,1268a; e¡n s e g u.i t o QUINTILIANO, Imtz'tutio Om‑
approfondita da C. RAIMBAULT, L'avénement de l'amour. Epítre aux Romains. Cbapitre
12et 13, Lectio Divina 265, Cerf, Paris 2014.
48 ANTONIO PITTA
LA VIA SUBLIME 49

Circa la natura dell'ío in 1 Cor 13,1‐3.11.12 gli elementí autobio‑ salmo, prz'amel, encomio, confessione, sermone, istruzione, aretalogia,
grafici sono talmente sfocati e genericí che possono essere applicati a diatriba e salmo didattico. Precisiamo subito che dal versante stilistico,
qualsiasi persona umana: &un “io” ancor piú sfumato dí quello usato non si puó parlare di un vero e proprio inno, nédi un salmo piu o meno
nella nota pagina di Rm7,7-25, dove il campo &piu delimitato a causa dídattico. Nel paragrafo sono innegabili elementi dello stile diatribico,
delle relazioni con la Torah, perché si possa pensare a una sezione au‑ riconducibili alla figura retorica principale della prosopopea e all)uso di
tobiograñca ed esemplare vera e propria”. Non dobbiamo dimenticare liste di vizi e di virtú. Tuttavia, mancano alcuní dati tipici della diatri‑
che il soggetto principale dell'elogío dell'amore non &l'io di Paolo o di ba, come l'uso dell*interlocutore ñttizio o di domande e risposte breví.
chiunque altro, ma l”agapé vista come personiñcazione. In pratica seso‑ Anche la prospettiva aretalogica non coglíe l'orizzonte globale della pe‑
stituiamo la 1 persona singolare con qualsíasi altro pronome personale, ricope: in 1 Car 13ela stessa agape" ad esprimersi con una serie di Vittú,
la situazione n o n cambierebbe, con la differenza che non si otterrebbe opposta a vizi, e n o n presenta i connotati di una virtf1.
piu l'esaltazione dell'agapé. Naturalmente, la relazione tra l'io e l*agape" Gli elementi stilistici evidenziati e la composizione della pericope
in questi versi ha anche una ricaduta personale, capace com'é di coin‑ orientano verso l'elogíum o Pencomio dell'agapé, uno dei generi retori‑
volgere Paolo. Tuttavía l'elogio n o n assume una rilevanza esemplare a ci piu d i f q u i in epoca ellenistica, ríconducibile alla specie positiva del
partire dall'ío, bensi proprio dall”agapé. genere epidittico o dimostrativo. Non & fortuito che la forma verbale
. Pertanto ci sembra di non poter condividere la natura interpolata principale, utilizzata per 1 Cor 12,31-13,13, sia il presente, com'é típico
dl 1 Cor 12,31‐13,13, né quella ristretta all'autobiografia paolina, ana‑ del genere epidittico“, e n o n il passato, come per il genere forense, o il
loga a quella esemplare di 1 Cor 9,1-27. Piuttosto, l'elogio dell'amore & futuro, come per quello deliberativo. In pratica, Paolo intesse l'encomio
una dz'gressz'o40 che apporta, in quanto quaestz'o ínfimta, una soluzíone dell'amore per presentarlo come modello o come “via” da perseguire
determinante e necessaria alla questz'o finita dei carismi nella comunítá nella ricerca dei carismi. In alternativa,]. Smít deñnisce il genere di 1
dl Corinto“. Cor 13 come “deprecatory speech”“, nel senso che ha la funzione di
biasímare i destinatari della lettera rispetto al loro modo di cercare e
valorizzare i carismi. A ben vedere, tale prospettiva si trova soltanto nel
2.2. Quale genere? retroterra intenzíonale dell,encomio e n o n nella sua esposizione. Di fat‑
t o , Paolo n o n si preoccupa di biasimare o di rimproverare i destinatari,
Nel suo contributo, O. Wischmeyer elenca undici ipotesi sul genere valutando il loro modo di utilizzare i carismi, madi indicare o meglio di
letterano di 1 Cor 1342: la sezione &stata definita come inno, aretalogia, “dimostrare” (cfr. l'uso originale del verbo deíknymz' in 1 Cor 12,3 l b ) la
vía o l'ideale daperseguire“.
. ” Cosi giustamente G. BARBAGLIO, Prima Corinzi, cit., p. 689. Sulla natura ela fun‑
Zlone dell'io …Rm 7,7-25 cfr. A. PUTA, The Poetz'cs ofArístotle and the Hermeneutics Pertanto, possiamo deñnire la sezione di 1 Cor 12,31‐13,13 come
of Rom 7,7‐25. Towards a new ínterpretatz'on?, in C. BREYTENBACH (a cura di) Paul's un encomz'um di tipo epidittico“, orientato all'ímitazione dei destinatari
Graego‐áíutílman Contexí, BfETL 27721P1<13te25, Leuven‐Paris-Brístol 2015, pp. 301-329.
a natura e a unzione e a ¡ ressio cfr. ' ' ' “” Cfr. ARISTOTELE, Rhetorz'ca 1,3,1358a.
3,7,1-4; Reton'ca ad Herennium 3,8,15 . g QUINTILIANO, 1wttíutlº Oratoria “ ]. SMIT, Two Puzzles: l Corinthians 12,31 and 13,3: A Rhetorz'cal Solution, NTS
“ G. _BAlKBAGLIO, Prima Corinzi, cit., p. 699; W SCHRAGE, Etica del Nuovo Testa‑ 39 (1993), p. 251.
mento, Pardeta, Brescia 1999, 255. Sull'intreccío argomentativo di 1 Cor 12-14 cfr. B. 45M. PESCE, Le due fast della predz'cazíane dí Paolo. Dall'euangelizzazzbne alla guzda
STANDAERT, Analyse rhe'toriqne de capítres 12ti 14de 1Co, in L. De LORENZI (a cura di) delle comunitá, EDB, Bologna 1994, pp. 149-150.
:
Carisma undAgape, cit., pp. 23‐50. ' “' Cosi B. WITHERINGTON, Conflict and Community in Corinth. A Socio‐Rheton'cal
42O. WISHMEYER, Der hóchste We : d. 13. Ka . d. 1. K ' th ' ‑ Commentary on 1 and 2 Corinthians, Eerdmans Publishing Company, 1995, p. 265.
Bach, Giitersloh 1981, p. 205. g P 0 7 7 " €rl7ñ€f€5 gebfdu€ht€í
Sul genere epídittico nei trattati di retorica antica cfr. ARISTO'I'ELE, Rhetoríca, 1,3,1358;
50 ANTONIO PUTA LA VIA SUBLIME 51

della¡lettera. E proprio in questa opzione elogiativa si trova la principa‑ tologica dell'agapé (cfr. 2 Cor 5,14; Rm 5,5.8.35.39; 2 Ts 3,5; Col 1,13;
le ongmahtá della pagina paolina, giacché nessuno prima di lui aveva Ef 2,4). In ta]i contesti i sintagmi “l'amore di Dio” (cfr. Rm 5,5), “di
ntenuto opportuno elogiare l'agape". Resta da stabilire la ragione per Cristo” (cfr. Rm 8,35) e “dello Spiríto” (cfr. Rm 15,30) non andrebbero
la quale,ad_ esempio, Paolo non elogia la profezia, che pure svolge un intesi come genitivi oggettivi, ma come soggettivi: ¿:l'amore di Dio, di
ruolo prioritario rispetto alla glossolalia in 1 Cor 12-14, o alcune delle Cristo e dello Spirito per noi che assume una prioritá incondizionata sul
v1rtu esaltate da quantí hanno trasmesso scritti encomiastici nel mondo nostro amore per loro. Sulla stessa lunghezza d'onda si pongono gli usi
ant1co. del verbo agapan all'aoristo, con Dio 0 Cristo come soggetti espliciti o
sottintesi“. Nella maggior parte dei casi, l'evento passato di riferimento
&la croce di Cristo, quale segno paradossale dell,amore di Cristo e di
3. Kerygma ed etica dell'agapé Dio per noi”… Con l'uso dello stesso verbo, 3 volte Paolo si sofferma su
“coloro che amano” Dio (cfr. Rm 8,28; 1 Cor 2,9; 8,3), masi tratta di
L'mdagme semantica sull'agapé nell'epistolario paolino e nel NT hagiá rí1evanze consequenziali e meno consistenti rispetto al percorso inverso
segnalato la sua rilevanza nelle sue lettere. Un'attenzíone ai contesti e alle in cui la centralitá &conferita all'amore divino.
forrr1e retorico-epistolari in cui &utilízzata tale famiglia semantica permet‑
te di cogl_1ere la ragione principale per cui Paolo intesse soltanto l'elogz'um 3) Un ampio uso del vocabolario su]l*agapé &riscontrabile nelle se‑
dell agape e non quello della fede o della speranza“. In questa indagine & zioni esortative o paracletiche dell'epistolario paolino, al punto che non
bene aver presente il prospetto diacronico dell'epistolario paolino, per non &improprio sostenere la presenza di un”etica agapíca”. In tale contesto
hvellare, m modo sincronico, il percorso ñgurativo della tematica. &bene distinguere ulteriori speciñcazioni:

1) Un primo contesto in cui Paolo tratta dell'agapé e quello epísto‑ a) La citazioni di Lu 19,18 (LXX) sull*agapé in Gal 5,13-14 e i n Rm
lare del r1ngraziamenti introduttívi (cfr. 1 Ts 1,3; Fz'l 1,9; Fm 5.7.9; 2 Ts 13,8‐10”. La presenza di tale citazione dimostra la dipendenza di Paolo
1,3; Col 1,4‐8; Ef 1,15; 1 Tm 1,7). In questa sezione epistolare &eviden‑ dalla LXX, per cui si pub sostenere una sua “settuagintizzazione” dell”
z1ata la d1mensione relazíonale o interpersonale dell'agapé, soprattut‑ agapé.
to per sottoh'neare la sua realizzazione da parte dei destinatari. In tale
contesto, la lettera piu antica di Paolo attesta giá Puso della nota triade
nseontrata in 1 Cor 13,13: la fede, l'amore e la speranza (cfr. 1 Ts 1,3). ,
“ Cfr. Ga12,20; Rm 8,37; Ef2,4; 5,225.
49A. NYGREN, Eros e agape, cit., p. 120.
2) Il_seeondo embito principale in cui lºagapé assume rilevanza ¿: SºCfr. A. PUTA, Relazíom' tra esortazz'one morale e leerygma paolz'no, in Il Paradoxro
nelle sez1ou1 dottr1nah o “kerygmatiche”. Da questo p u n t o di vista, ¿ della croce. Saggí dí teología paulina, Piemme, Casale Monferrato 1998, pp. 360-362; T.
pecuhare d1Paolo l attenzrone all,origine divina, cristologica epneuma‑ SÓDING, Das Líebexgebot bei Paulus. Die Mahmmg zur Agape im Rabmen der paulim'‑
sehen Etbi/e, NTA 26, Aschendorff, Miinster 1995, pp. 68-272. La eentralitá dell'agape'
&posta in discussione da R.B. HAYS, La w'sione morale del Nuovo Testamento. Proble‑
;,g,568; CICERONE, De Oratore 2,10,43; QUINTILIANO, Institutio Oratoria 3,4,11-13; matícbe etiche contemporanee alla luce del messaggío evangelico, San Paolo, Cínisello
Balsamo 2000, pp. 307-313 a favor-e delle <<categorie portanti della crece e della nuova
, , 47La
' classiñcazíone
_ ' . proposta
_ _ da 0 . WISHMEYER, Der bocbrte
" '
We , Cit., . 228-229 creazione» (p. 313). In realtá, le due opzíoni non si escludono a vicenda, ma possono
segue cnter1 contenutistic1e nor_1m base alla disposizione dell'epístolargio paoii£o* puó es‑ essere compresenti, almeno per l'epistolario paolino.
Zñreacomunque, consxderata vahda. L'eutore distingue le frequenze dell'agape' in rblazione ” Oltre alla citazione di Lv 19,18, l”epistolario paolíno contempla altre citazioní
delí' emprmento delle Torah; ,quelle 1n_ rapporto a]lo Spirito; in contesti in cui si parla dell'AT, n o n con il sostantivo bensi con il verbo agapao': cfr. Rm 9,13.25.25 con le cita‑
amore oblat1vo d1Cnsto;l amore dl Dio e quello per Dio; esortazioní sull'amore. zioni di Mal 1,2-3 e di Or 2,25.
52 ANTONIO PITTA LA VIA SUBLIME 53
, _. . . ,
b) Lagape c1tata nelle liste delle v1rtu, dove occupa una posizíone di
In altri termini, chi ama chi?56 In altri termini di quale agape' si tratta?
primo piano”. Quella di Dio, di Cristo, dello Spirito o interumana? In questione &
c) Lagapé come istanza esortativa fondamentale, da cui deriva una l'agape' che i credenti hanno per Dio o per Cristo? Oppure, in base al
serie di esortazíoni”. contesto di 1 Cor 12-14, si tratta dell'agapeT interpersonale dei credenti?
, _ . . . . .
cl) Lagape comunitaria e ln qualsmsr altra relazione umana“. 0, in ultima istanza, &affrontata l'agapé che chíunque, credente e non,
, . . . . é invitato a scegliere come modello da perseguire?
4) Laltro amh1to, tip1camente epistolare dedicato all'agapé, e quel‑ A prima vista, saremmo orientati verso l'amore dí Dio e di Cristo
lo concluswo del post-scríttí, soprattutto nella parte dedicata ai saluti p e r i credentí che diventa ragione di quello interpersonale, in prospet‑
finali”. tiva escatologica. Tuttavia il percorso figurativo dell'agapé in 1Corinzi
e nell'unica lettera che la precede, 1Tessalonicesi, dimostra che non &
5) A ben vedere, l"elogio dell'agapé di 1 Cor 12,31‐13,13 occupa ínusuale l'assolutizzazíone dell'agapé in 1 Car 13. Prima dell'elogíum,
un posto autonomo, s i a ríspetto al modello epistolare, sia per quello Paolo ha gia segnalato la sua venuta a Corinto <<con il bastone o con
retorico‐eplstolare: non ha una portata kerygmatíca, a causa della man‑ agape' e con spiríto di dolcezza» (cfr. 1 Cor 4,21). Lo stesso elogz'um &
canza d1r1fenment1 a Dio e a Gesú Cristo, né semplicemente valoriale preceduto dalla lapidaría sentenza di 1 Cor 8,1, nel contesto degli idolo‑
o esortat1va. titi: <<La scienza gonña, invece l'amore edifica». La dimensione assoluta
dell'agapé eidentiñcabile anche in 1Ts 1,3; 5,8, mentre in 1T53,6.12 si
. Le classificazioni che abbiamo proposto dimostrano come tranne accenna all'agape' comunitaria.
m 1 Cor 12,31‐13,13, l'agapé &un ponte fondamentale di colleg,amento Per questo non deve sorprendere piu dí tanto sein 1 Car 13, Paolo
non accenna ancora alle dimensioni teologiche dell'agapé, adducendo
tra l_e sezioni kerygmatíche e quelle etiche dell'epistolario paolino- l'a‑
tale dato a fondamento per la natura interpolata dell'elogio”: queste so‑
ga_pe dl Cristo o di Dio &la ragíone fondamentale che induce i credenti
praggiungono in un momento successivo del suo epistolario, soprattut‑
a i m p r o n t a r e le loro relazíoni ínterpersonali. Per questo, al di fuori di to in 2 Cor 5,14-21 in Ga12,20 e in Rm 5,1-8,39. Dunque, seil contesto
contesti problematici, in cui Paolo &costretto a esaltare l'agap5 al di so‑ di 1 Cor 12-14 orienta decisamente verso la dimensione comunitaria o
pra della fede e della speranza, come in 1 Cor 13,13, la stessa fede non & interpersonale dell'agapé, come vía o criterio per l'espressione dei ca‑
semplicemente teorica, ma& “operante nell'agapé” (Gal5,6). rismí, l'encomio paolino assume una portata generale e universale che
travalica gli stessi orizzonti comunítari, come una vía prioritaria per tutti
e come meta da raggiungere, anche sele sue condizíoni sono molto alte,
4. Cbz'ama chi? quasi irraggíungibíli.
Non di meno, anche in 1 Car 13permane sullo sfondo l'origine di‑
Nella trattazionedi 1 Cor 12,31‐13,13 abbiamo lasciato in sospeso vina dell'agapé, soprattutto attraverso l'uso del linguaggio sulla “cono‑
una questione dl cap1tale 1mportanza: chi sono i soggetti ei destinatari? scenza”: <<Allora conosceró perfettamente come sono stato conosciu‑
t o » (1 Cor 13,12). 11 soggetto sottinteso del verbo epegno'sthe' & divino
_” Cfr. 1 TS5 . , Gal5,22-, Fi1212' C013 , 14'1T
_ ,8‐13' , 2,15;4,12;611-Tt22-2T e n o n semplicemente antropologico: soltanto chi &gia stato conosciuto
5 (¿ir 21 1f;gr12ellelF%);,tlessto paradet1co
2,22,3,10; 911€] ' concluswo
' mcfr. anche la lista
5 ' di' 2 Cor
' ' 6,6.
m
“* La questione &posta, con acume, da R. PENNA, Solo l'amore, cit., p. 229.
_ r. 1TX y3) 6.12' ) _ ) Rm1415'Ef317'
_ )_ 1C0r1614' y 7 4,2 ' Al d' 'd
1 ) 1 f
paracj:£enco cfr. 1agape di Paolo per 1destinatari e l'ínverso in 2 Car 8 7u.gg4 el contesto 57Sull'astrazione dell'agapá senza riferimenti relazionalí, nelle lettere paoline cfr.
Cfr. 1 Cor 16,24; 2 Cor 13,11.13;Rm 15,30; Ef 6,23. ' ' M. WINGER, From Grace to Sin: Names and Abstractíans in Paul”; Letters, in NT 41
(1999), P p . 161-165.
54 ANTONIO PUTA LA VIA SUBLIME 55

da Dio, in quanto amato in Cristo 6 nell'evento della croce, puó essere scenza, espressione dell'alleanza divina”, Passione profor1da per i fra‑
nelle condizioni di assumere le esigenze impegnative dell*amore elogia‑ telli, esigenza di contraccambio; n o n Sllimita a una gratu1ta senza rispo-_
to daPaolo. sta, a conferma che diventa capace dl assorbire ancheelemenu propri
Pertanto, all'origine dell'elogio di 1 Car 13c'é da una parte l'agape' dell”erós e della pbilz'a e, ancor píú, di esprimersr con 1loroconnotat1.
originaria di Dio, per Paolo e per tutti coloro che ha scelto (cfr. 1 Cor Se dovessimo scegliere un versante di differenzíazrone 0 dl cor1trasto
1,26-30), dall'altra la situazione divisa della comunitá di Corinto. Di rispetto a]l'agapé dovremmo orientarci verso ia Sfera ed_on_1stica del
fatto la fede ela speranza non sono state capaci di conservare il tessuto vizi elencati da Paolo, come l'impuritá, la formca21one e 11.hbertmag-_
unitario della comunitá; anzi i fraintendimenti comunitari, in materia di gio (cfr. 1 Cor 6,8; 10,8; Gal 5,19; Rm 13,13): 'ma non ner confront1
fede (cfr. 1 Cor 1-4) edi speranza (cfr. 1 Car 15), hanno creato ínsanabili dell'erós o della pbz'lz'a che non costituiscono ma111versante di para_gone
fratture. Non resta che la via dell'amore, l'unica capace di oltrepassare dell'agap麺. Mai, come in questo caso3 ció che non sr puodeñmre (sl:
tutte le fazioni comunitaria e capace di ristabilire l'unione originaria per puó soltanto descrivere! E forse, proprio a causa ciella sua ncchezza “
la fede in Cristo in vista della comunione fra i credenti. significati, Paolo ha scelto dí elogiare l ag_ap_e, con51derandola molto p i u
di una semplice virti1“, fosse anche la rmghore delle altre.

5. Conclusz'one

Durante gli esercizi preliminari 0 i progymnasmata nelle scuole di


retorica antica, uno dei compiti piú diffusí, afñdati ain studenti, era
quello del1'elogium o dell'encomio per una persona, una vírtú o un va‑
lore. Forse nessuno avrebbe deciso di intessere l'elogio dell'amore: n o n
avrebbe retto il confronto con gli elogí della sapienza, della virtú eroíca,
dell'eros edell'amicizia.
Quasi certamente, Paolo non ha partecipato ad alcun corso di re‑
torica antica, ma con audacia intesse Felogio dell'agapé, presentandola
con i tratti di una persona di fronte alla quale confrontarsi. Un elogio
capace di assumere anche gli orizzonti dell'amore passionaie edi quello
interrelazionale, proprio dell'arnicizia. L,elogíum paolino n o n nasce ata‑
Volino, ma emerge dalla personalizzazione storica dell'amore di Dio edi
Cristo”, dalle situazioni di crisi sulla fede e sulla speranza escatologica
delle sue comunítá, dalle fazioni venutesí a create, soprattutto a causa
della ricerca dei carismi piú esaltanti, come la glossolalia ela profezia.
Di fatto l'agape"paolína s,e5prime come elezíone, preferenza, cono‑
” I. . DEIDUN, New Covenant, cit., pp. 135‐149. _ 4 , .
” Dal versante autobiograñco paolíno, per A. NYGREN, Eros eagape, cit., pp. 88-89 “' ij1'. l“analisi sul vocabolario antiedonistico di R. PENNA, Oxservazzom sull ant:‑
& decíswo l'evento dí Damasco, ma in una prospettiva che, erroneamente, negativizza edoníxma nel Nuovo Testamento in rapporto al suo ambiente culturale, in Vangelo e mcítl‑
del t u t t o la visione paolina delia Legge, un dato che non trova ríscontri nell'epistolarío turazíone. Studi sul rapporto tra rívelazione e cultura nel Nuovo Testamento, San Pao o,
paolino. Sulla complessa visione paoiina della Legge cfr. A. PI'ITA,Paolo, la Sm'ttum ela Cinisello Balsamo 2001, pp. 770:794.
Legge, EDB, Bologna 2008. “ R. PENNA, Solo l'amore, Cit., p. 229.
“1MPERFEZIONE” E “BELLEZZA” DEL LEGAME CONIUGALE 57

III. “IMPERFEZIONE” E “BELLEZZA” scordata, in continua evoluzione, connotata da un “malétre” costante


DEL LEGAME CONIUGALE* e durevole che mina alla base la nostra possibilitá di essere al mondo
GIORGIO BARTOLOMEI con gli altri e la nostra capacita di esistere per noi stessi. <<Questo ma‑
lessere nell'umanitá dell,uomo produce sia una ímpregnazz'one cupa e
melanconíaz che si impossessa degli animi e dei corpi, dei legami inter‑
soggettivi e delle strutture sociali, sia una cultura dell'eccexso maniacale
e onm]>otente»2. Duomo & messo a confronto con i cambiamenti strut‑
turali e processuali che hanno investito i diversi livelli di organizzazione
della vita (psichico, sociale, economico e culturale).
Nel malessere contemporaneo sono fonte di scordatura la rapida
trasformazione dei legami tra le generazioni, i cambiamenti profondi
Al di la del suo desiderio di onnipotenza, l'uomo non &perfetto e nelle relazioni tra i sessi, la trasformazione delle strutture familiari, dei
come r1corda una famosa citazione freudiana, il suo “Io n o n ¿:padrone legami sociali e delle strutture d,autoritá e di potere e, anche, il confron‑
in casa propria”, cioé incontra i limiti al proprio potere nella sua stessa to a volte violento con le varíe diversitá, che invece di arricchire ed apri‑
casa,. la propria psiche. L”uomo &il prodotto di una pasta antica in cui re a nuove opportunitá produce un isolamento sospettoso che rende piú
vam mgredienti ‐ consci e inconsci, storici e attuali ‐ si mescolano for‑ difficile il processo di identiñcazione eil percorso di soggettivazione.
mando una sostzmza soggettiva non lineare e continua ma complessa La rapiditá ePampiezza di tali cambiamenti hanno prodotto nell”uo‑
contraddittoria, precaria che lo strumento razionale solo in parte con‐) mo vissuti difñcili da decifrare, spesso fuori da ogni senso, una pauta
sente di conoscere. Partendo proprio da questa consapevolezza l'uomo fobica del mondo, la sñducia negli altri e in se stessi, l'alternanza tra
potra rendersí como del suo limite, in quanto umano, della sua fragilitá, l'irnpotenza paralizzante eil maniacale ipercontrollo.
della spa ñn1tezza e potrá compassionevolmente accettarsi eporsi in una Nella societé ipermoderna i legami affettivi tendono dunque ad
dinam1ca a r m o n 1 c a di confronto con 1,Altrol. essere fragili, mutevoli, lz'quz'dz', effimeri, da consumare rapidamente.
Incontriamo sempre piñ individui solitari e incapaci di riconoscere e
tollerare i limiti, sempre meno capaci di ascolto edi c r e a t e e mantenere
1.La socz'etá “scordata” legami3, sempre piú incapsulati nella loro dímensz'one índzbz'dualistica.
Prevale la cultura della sfiducía, della perdita di certezze e di valori,
¿ Lo p51coanahsta René Kaés, nella sua analisi della societé ípermo‑
la cultura del provvisorio e dell,eccesso, con la conseguente polveriz‑
ema, parla di un uomo scordato, nel senso di non accordato né con sé
zazione dei limiti e dove il corpo diventa il precipitato del malessere
stesso mecon la realta soc¡ale eculturale. Vivíamo ormai in un,umanitá
¡ R. KAES, Il malesxere, Borla, Roma 2009, p. 22.
* .. . . . .
líana dIi gie1 ringra21%menti x;31nno zzAnton1etta Valente, psicoanalista della Societá Ita‑ 3Vedi Z. BAUMAN, Amore líquido. Sullafragílz'tá dei legami ajfettívi, Editori Laterza,
unh
. _suggerimentí.
51coterap1a Sicoan ' testo e formto
'tica SIPP), p er aver cortesemente letto 11 '
Roma‐Bari 2014; M. BENASAYAG-G. SCHMIT, L'epoca delle pa5síonz' trz'stí, Feltrinelli, Mi‑
lano 2004; E. ILLOUZ, Intímz'tá fredde, Feltrinelli, Milano 2007. A proposito dell'affctti‑
8
1 . _ . . . .
623 F¿R3]Í_UD, Una dz]?ícolta dellapxzcoanalzsz, in Opere, Botinghieri, Torino 1973 vol. vita dell'bomo índivídualz's Sequeri sottolinea: <<La porenza dísgregatrice di un'affettivitá
fr, pili d _ r. E. B_ORGNA¡ Lafragzlzta cbe ?in noz”, Einaudi, Torino 214. <<Siamo creature virata sull'autorefenzialitá [sullyeconomía libidinale e sull7uso utilitaristíco dei legami]
ag , e e propno gra21e a questa fragihtá, e non a dispetto di essa, che scopriamo la %:inesorabile: per la collettivitá, ma anche per il singolo. Separa l“anima dal corpo, e il
della vera
possibilitáMilano ' della gzoza,
(D. LAMA-D. TUTU, Il lzbro corpo dalla sua sensibilitá umana» (P. SEQUERI, Logos, legamí e ajfettí. 1ntersezíoni etícbe
Garzantí, 2016, p. 17).
gioia» ' ' a cura Cll' D. Abramas,
della teo-logía, in Afettí e legamz', a cura di F. Botturi eC. Vigna, Vita e Pensiero, Milano
2004, pp. 87-88).
58 GIORGIO BARTOLOMEI
“IMPERFEZIONE” E “BELLEZZA” DEL LEGAME CONIUGALE 59

contemporaneo: un corpo seducente e sessualmente ostentato, a tutti dell'amante da quel volto necessariamente trae il proprio nutrimento»?
i costi perfetto, giovane, che non puó tollerare il deficit, alla ricerca di La funzione di tale “immaginazíone” (lehlz'yal) &quella di <<elaborare la
una illusoría z'mmortalítá. ¡mago, il “fantasma mentale' dell'amato, interiorizzarlo sino a trasmu‑
“Siamo tutti frangíbz'lz'”, dice Rocco nel Elm Perfettz' rconoscz'utí di tarlo nell”immagine dell'anima” dell*amante, ovvero in suo specchio»7.
Paolo Genovese: una commedia amara che mette in scena i segreti, le Uno specchio dunque che riflette parti di ciascuno, a volte chiare e
scomode veritá, i risentimenti di un gruppo di amici e, in particolare, luminose, a volte opache o oscure, che aspettano di trovare una forma
la scoperta che le persone che si conoscono da tempo sono in realtá dz"‑ nel m o m e n t o in cui trovano la superficie su cui riflettere. Come ci sug‑
verse da come sono stati pensatí e che la fragilitá attraversa tutti, riposta gerisce André Bretonº, immaginiamo l'amore recíproco proprio come
nelle p1eghe oscure di una individualítá solitaria. “un sistema di specchi” che riflette, sotto i mille volti che Faltro assume,
I'immagine fedele della persona che si ama, sempre piu sorprendente
nella sua capacita di intuire il nostro desiderio.
2. La co-costruzz'one di una relazz'one amorosa “xufñcíentemente buona”4 Nella sua ñlosofia del vivere Frangois Jullíen si interroga su che
cos'é vivere attraverso e nel rapporto con l'Altro, decostruisce e rove‑
Come si costruisce il legame amoroso, cosa vuol dire amare, come si scía il mito dell'amore che l'0ccidente hacostruito, dimostrando che la
acquisisce la capacitá dí amare? parola amore ¿:una parola falsa e ingannevole9 e propone in alternati‑
Nicole e Philippe Jeammet affermano che il “lavoro dell'amore” vala rísorsa dell'intimitá che supera le classiche dicotomie t r a anima e
corre parallelamente con la ricerca di séeil desiderio dell'altro. La rela‑ corpo, sensuale e spirituale, ñsíco e metafísico. Llintimita non separa il
zione &una co-costruzione, avviene z'n z'tz'nere, mette in gioco emozioni, sensuale dallo spirituale, non dissocia il desiderio erotico del “corpo”
desideri, aspettative, proiezioni, fantasie e miti familiari. Che cosa l'altro dall'aspirazione dell'“anima”. La sua risorsa sta proprio “nelfinñnito
rappresenta per me? Perchéproprio leí/luz? La relazione sara il prodotto oscillare indefinito tra i due” lº.
della <<co-creazione legata all'incontro dei nostri potenziali di afñnitá
l'uno con l'altro, che lo rivelano e lo ampliñcano, come un negativo “ AHMAD GHAZALI, Savane/a ol‐'Osbslaaq, trad. it. Delle occasiom' amorose (cap.
fotogra¡íco nascosto in fondo a ognuno, a cui lo splendore dello sguardo ¡ X V, 1), Carocci, Roma 2007, p. 188.
7Come sottolinea nel saggio introduttivo Carlo Saccone, curatore della prima ver‑
dell'altro dará forma trasformandolo progressivamente sotto l'effetto ninne italiana del Sauaneb ol‐'Osbsbaq, ibid., p. 52.
delle aspettative del partner»? L”amore & soprattutto l”espressione del ” Esergo cit. da ST. MITCI‐IELL, L'amorepuó durare? ll destino dell'amore romantico,
( lortina, Milano 2003, p. 33.
potenzíale preesistente. ” E]ULLIEN,SuIl'1'M£M1'¡*&. Lontano dalfrastuono dell'amore, Cortina, Milano 2014.
Come scrive Ahmad Ghazali nel Savaneb ol‐'Oxbsbaq, un raffinato ] nllicn cita a riguardo Wittgenstein: <<una parola [l'amore] di cui non si sació che si dice
trattato in lingua persiana dedicate all'amore, risalente al medioevo mu‑ quando la si dice» (p. 156).
'“ Ibid., p. 155: <<Dal momento in cui si apre, nella relazione libidinale, una dimen‑
sulmano (ein particolare iranico): <<IfAmore in veritá &tale che il volto uionc intima, non si gode piu solo del proprio godimento, ma si gode anche, congiun‑
dell'amato diventa l'ímmagine dell'anima dell'amante. Ebbene l'anima (mucnte, del godimento dell'Altro e del fatto di incontrare l'Altro» (p. 151). Come ci
rlmrda Recalcati, per Lacan la vita umana “esige” la presenza e la risposta dell'Altro:
al(íspondendo all'appello del soggetto l'Altro non si limita a occuparsi della soddisfa‑
?Il termine “sufñcientemente buena” si riferisce all'uso che ne fa Donald Winni‑ nlonc dei bisogní primari, […] ma prende in carico il suo desiderio di sentírsi riconosciu‑
cott m r1ferlmento alla madre, che pur nella sua imperfezione &in grado di prendersi … dull'Altro come vita umana, come parola che pub trovare il suo senso solo nell)ascolto
cura, sostenere e contenere il bambino per permetterne la crescita e lo svíluppo psicolo‐ ¿ tlcll'Altfo» (M. RECALCATT, Non ¿píú come prima. Elogio delperdono nella vita amorosa,
gico (D.W. WINNICOTT, Sviluppo affettivo e ambiente, Armando, Roma 1974). (lnrtina, Milano 2014, pp. 39‐40). <<Il desiderio dell'uomo &il desíderío dellºAltro» (].
5N. ePH.JEAMMET, Ricerca dz" séedesíderzb dell'altro, Vita ePensiero, Milano 2014, ' l.A<:AN, La dírezz'one della cura e ¡ principi del mo potere, in ID., Scríttí, Einaudi, Torino
p. 128.
|974. vol. 11, p… 624).
60
GIORGIO BARTOLOMEI " IMPERFEZIONE” E “BELLEZZA” DEL LEGAME CONIUGALE 61
Il . ,. . . …
e cancjíác; cÍ;s(cjrjez£o_dell mtzmzta fa cadere la frontiera tra dentro e fuori
_ v s¡one tra tu eio. L'íntímifasrnt1ramsee ' ' ' ' ' nell lizzazione favorisce la condivisione, la recíprocitá, la fiducia nell*altro e
scol
tempo,_chmma
_ l'Altro << '
a penetrare nell'mterno, ad avv1cmar31 ' ' , ' 0e SICSSO
a me‑ la costmzione di un noi, necessari al progetto dí coppia. Paradossalmen‑
sari arv;;1t. [:..]_Scopro che non posso essere íntimo da solo Sono neces t c , meno si ha bisogno dell'altro per sentirsi dotato di valore e degno
am e mt1mo con un tu che falo stesso […] Non c'é piú la tua ola
) . ‑ di amore, píú si & capaci di costruire legami autentici. L'altro non pub
mia coscíenza, . ma “della” cosc1enza ' ' dls
51 ' le' a tra di '” ' ' dunque diventare la stampella di un Io fragíle e immaturo, ehe rischia
cosi co‐cosc1enti e co‐soggetti»“. p g n 0 1 , e le€ntlamº dí colonizzarlo e di chíuderlo in una relazione parassitaria. E una con‑
sentef;r;ggnde
doveEsser ' ' ' “ e3nd_1v1dere
' ' e 3reare uno spazío ínten'ore comune dizione dí sñda che ¿:minaccíata costantemente da una cultura della
ne, n º n appammgano , e s 1 eall; g í e ,í e e non hanno una smgola
r 1 s on ' '
gestazm‑ contemporaneitá in cui l'altro della relazione, da oggetto vivo 6di scam‑
uno o al] altro ma sono prodottí del noi
bio, diviene oggetto interscambiabíle, sempre a disposizione, relegato a
Lo specchío dell'amore perfetto, il sogno della perfetta felicitá il vicariare la deficienza del Sée con la funzíone di conferma della propria
bísogno di ídealizzare12l'alt r o ' esístenza.
.. .
delusíone, alla dipendenZa dallc'xtendºnº vulner_ab1h, c1espongono alla Il percorso identítario del soggetto non si costítuisce un? volta per
tutte, ma si trasforma lungo le diverse fasi del ciclo di vita. E un lungo
processo al quale & chiamato il soggetto alle prese con sempre nuove
elaborazioni e signíñcazioni delle proprie esperienze. Questo processo
soggettívante individuale permette a ciascuno dí poter riconoscere l'al‑
t r o e accedere al desz'derz'o dí complementar:étá, sfuggendo cosi al rischio
alla relazíone di coppía di crescere. Solo seí due partner dispongono di usare l'altro come mero sostegno narcisistico per sé.
La coppia oggi & chiamata a confrontarsi con la dímensione del li‑
c . . . ' . tá_narcisistíca e di conse uenza mite che rappresenta uno dei maggiori scogli del funzionamento della
apac1 d1una g1usta d15tanza che 1mpedrsce o limita la,fusíone ‐gl'idea, societé ipermoderna, che si basa sull'eccesso, sul vivere l'ímmediatezza
del presente senza progetto e sul consumo bulimico di cose e persone.
Il limite &ímpensabíle, n o n tollerato, negato. Tutto questo rimette in
primo piano la riñessione freudiana sul processo di civilizzazione e il
lavoro della cultura, che ruota a t t o m o alla rínuncia all'immedíato sod‑
disfacimento pulsionale, come necessarío prezzo da pagare per permet‑
tere la crescíta e l'evoluzione dell'umanitá. In questo sense il tema dei
un1ca, speciale, straordínaría» (op. cit., p. 72)
7 ” S. FREUD . , Introduzíone
. _ al naraszsmo,
'' …
' Opere, Borín h' ' ' limití, della rinuncia, della sublz'm4zíone” stanno ritrovando una nuova
, pp. 4f13-472, ID., Pszcologm delle mame ¿'analisz' dell'10 (19%1Í3; 3;fo ¿091809, Y)(¡))1 attenzíone in psicoanalisí, proprio partendo dall'analisi del disagio della
14D.W.,W1ch0'n- . g¡a_della uzta
La psícolo
ti alla ' Opere, vol. 6, pp. 411-448.
' a»rorosa, 1_n contemporaneitá. E la rinuncia alla realizzazione diretta delle mete pul‑
. x , capaata dz essere solo, 1nxop. at., pp. 29‐39: ((La capacítá di
sionalí che íscrive l*uomo nel campo della civiltá.
, …]e strettarnente Iegato alla maturítá
un,espa;;e
re ca d1' godere d¡E' esseresolo ass¡eme ' ad un'altra 1 un altra persona. […] L'esse‑ ” S. FREUD, Il disagío della civíltá, in Opere, Borínghieri, Torino 1978, vol. 10, pp.
a…c£lar;n:ñ,:1ana».f propno partendo dalla propría persone che & pure sola &in sé 553‐630. <<La sublímazione ‐‐ concetto ponte t r a il singolo ela societé, t r a l'índividuale
sohtudme che il soggetto <<puó
tro, onder51 econ-fondersí, create uno spazío dí gíoco edi creatívítá e il collettivo per eccellenza ‐ si pone n o n solo come relativa salvezza per il destino
dí scambí¿dí umore, per dopo recu erarel ' ' ' ) pulsionale del soggetto, ma sta alla base della stessa cultura e Civiltá» (R VALDRE, Sulla
Losso, Pszcoanalz'sí della famz'glz'a, Fa%coAn£e£,r(£ír11:ni)ºálgágmg %%)essere se stesSO» (R sublimazz'ane. Un percorso del destino del desiden'o nella teoria e nella cura, Mímesis,
Milano 2015, p. 36).
62 GIORGIO BARTÓLOMEI “IMPERFEZIONE” E “BELLEZZA” DEL LEGAME CONIUGALE 63

La coppia da una parte fa da cassa di risonanza alle pressioni della un uomo e una donna &“irriducibile”: la posta in gioco e, per Philippe
contemporaneitá, che fanno della scarica pulsionale e del godimento im‑ Sollers, <<quella dell”armonia nella differenza»”, che puó configurarsr
mediate un imperativo non dilazionabile, dall'altra contiene molte delle come un <<modello di armonie dissonanti», che pero n o n ha nulla a che
opportunitá per arginare l'insícurezza elo smarrimento attraverso Fespe‑ vedere con l'immagine della coppia perfetta eídi]]iacaºº.
rienza del legame, “ponte” per l'appartenenza alla comunitá e “protezio‑ La coppia nel tempo, ribadisce Julia Kristeva, diventa¡<<una com‑
ne” da una deriva di una solitudine narcisistica. La coppia écosi chiamata posizione costante nel senso musicale del t e r m i n e , che 1mphca im certo
ad attivare tutta la sua capacita di resilienza per arginare le continue sug‑ t a t t o nel riconoscere e nel lasciare che si dispieghi l'estraneita di see
gestioni, sollecitazioni e provocazioni che la realtá attiva, cíoé resistere dell'altro. Non si tratta di divorare l'altro in una pseudo-fusione che, in
creativamente e convertirle in occasioní di nuovi stimoli e di crescita. deñnitiva, rivela di essere dominata dal narcisismo dell'uno o dell)”altra;
E nell'esperienza della coppia che il limite tra fantasia e realtá, le ma bisogna continuare a costruire la differenza, sino _axsfiorare 1estra:
differenze tra potenza e impotenza, t r a me e n o n me, tra me e l'altro, neitá del partner», per tessere legami con la sua diversita. La srngolanta
possono essere pensati edelaborati, superando lo status di ferita narcisi‑ del partner puó sorprenderci, spiazzarcí, colp1rc1, att1vando cos1 anche
stica Che &connesso al limite, utilizzandolo invece come una risorsa che risposte rabbiose e aggressive; l'armonia n o n sempre e)possr_b31e. <<La
apre ad uno spazio transizionale tra sé&l'altro, tra séela realtá. tempesta fa parte dell'incontro. Ma&passeggera la dovel afñn1ta d1fon‑
Luce Irigaray mette al centro della sua riflessione filosoñca la dz)7e‑ do rischiara le disarmonie, e ríprende il tempo della composrzione»”..
renza sesxuale, che considera il grande rimosso della nostra cultura, pro‑ Julia Kristeva e Philippe Sollers parlano dell'esper1enza del m a t r i ‑
ponendo sia una diversa ripartizione dei poli natura-cultura t r a ¡ generi monio come di un)arte”, in cui le due singolaritá si appoggiano <<su una
maschiie e femminiie ‐ dove “la natura umana & due” “, cioé costituita solida convinzione in grado di resistere alle gioie eai dolori che peraltro
da maschile e femminile ‐‐ sia un'alleanza tra di essi 17. Afferma che l'es‑ n o n mancano mai»: la convinzione che &proprio <<questo legame sovra‑
sere in relazione con Faltro implica la presa di coscienza e il rispetto no che mifa essere lá dove ¡o devo stare»º“.
della dífferenza, della diversitá dei propri mondi: l'uomo e la donna
sono due entitá soggettivamente diúferenti 13; e solo partendo da questo
riconoscimento recíproco che &possibile il dialogo ela creazione di una 3. La psicología dell'amore di papa Bergoglio
“co‐appartenenza aun insieme dove ognuno hail suo posto” 19, distinto
e separato dalfaltro, dove “l'altro non mrá mai io, de' me, némio”ºº. In Amorir laetiticz25 (la gioia dell'amore) papa Francesco, con ¡1
Non ¿:possibile dunque nessuna fusione, in quanto la differenza t r a . . . , .
21]. KRISTEVA e PH. SOLLERS, Del matnmomo conszderato come un arte, Donzelh,
Roma 2015, p. 17.
15L. IRIGARAY, Amo a te. Verso una felicitá nella storia, Bollati Boringhieri, Torino ” Ibid.,p. 35.
1993, p. 42. ” Ibid., pp. 123‐124. _ _ 1 …h to‑
” Ibid.,p. 21. 2“Ibid., p. 14. <<Per fare delle nostre armon10se dissonanze mo to p i u c e una p
18L. IRIGARAY, La via dell'amore, Bollati Boringhieri, Torino 2008, p. 65. tezione: un luogo-sorgente in grado di far vivere alungo due esseri che, separatz ms:eme,
”' Ibid., p. 51. Mi piace ricordare a riguardo una illuminante frase di sant'Agosti‑ non si lasciano ingannare dalla guerra e dalla pace dei sessi», pp. 14-15. _ ' .,
no: <<Voglio che tu sia quello che sei» (Volo ut sis), che rimarca lºunicitá dell'Altro e il ” L'Esortazione apostolica post sinodale Amorzs laetztza estrettamente …contmu1ta
riconoscimento della differenza; vedi a riguardo Hannah Arendt ( I l concetto d'amore con Evangelií gaudium, nella quale papa Francesco ha enn(cleato¿asua visione teologica,
in Agortino, SE, Milano 2004 eLa vita della mente, 11Mulino, Bologna 2009, p. 458). ecclesiale e pastorale che si radica profondamente nella svolta del _Conc1ho Vat1c3no
ºº Ibid., p. 113. <<Avvicinarsi all)altro richiede di veníre a patti con due intimitá, non I I : <<Francesco & figlio ed erede del Conc1ho». Amorzs laetztza 51 rlcollega al mo er‐_
dí piegare l'una all'altra. L'attrazione ¿:spesso risvegliata dalla differenza t r a due mondi, no e iliuminante documento conciliare Gaudíum er xper, assumendone ¡1metodo dl
dal mistero che l'uno rappresenta per 1*altro» (p. 102). Tale avvicínamento si configura lettura dei “segni dei tempi”, che implica un*attenzrone part1colare ai profond1 mota‑
come un procedere passo passo verso u n o svelamento, di sée dell,altro. menti antropologico-cuituralí contemporanei, fondamentaie per una euangelzzzazzone
64 GIORGIO BARTOLOMEI “ IMPERFEZIONE” E “BELLEZZA” DEL LEGAME CONIUGALE 65
suo strie sapienzíale delPargomentazione, elabora una psicolo 'a e
more: <<l'amore amabile genera vincoli, coltiva legami» (AL100), <<non
teolog1a dell'amore, dove n o n parla dell'amore astratto o ideíie beurilsái
ugisce in modo scortese», e gentile ed esige <<il rispetto della 1ibertá e la
dell amore concreto, umano, delia/nella societé ípermodema e con capacita di attendere che l'altro apra la porta del suo cuore» (AL 99)”.
sguardo pastorale attento alle imperfezioni e alle crisi delle coppileme) Francesco parla della esperienza estetica dell'amore che consiste nel‑
dell . . . .
¿] e_famighe, offrendo suggenmentx che hanno Pintento di rendere la
lo <<sguardo che contempla Faltro come un fine in sé stesso» e che per‑
r a21one amorosa v1tale, armonica, perfettíbz'le. mette di vedere e apprezzare la sua bellezza e il suo valore. Suggerisce
navan discontlnmta. con la dominante trad1z10ne cattolica che si íncar‑ che <<la gioia di tale amore contemplativo»28 vada coltivata in quanto &
ra OC 511; una;11conce21one ‐‐ astonca, acontestuaie e centrata sulla cultu‑ linfa vitale perla crescita dell'amore ( A L 128-129): ¿proprio la mama…‑
e n t e ‐ dell amore 1dllhaco e perfetto, Francesco afferma che zao ñne di essa che sono all'origine di molte ferite e crisi.
, . . .
<<l amore convzve con l'zmperfezzone» ( A L 113), in q u a n t o <<tutti siamo Il matrimonio &un “ cammino dinamico di crescita”, in cuii coniugi,
u . o . . K
na complessa comblnaz10ne dl iuc1e ombre». E dunque necessario ar‑ nella condivisione del progetto di vita comune, devono attraversare le
mati . . . . . ,
e1' dl un sense di profonda compassrone, 11nconoscimento dell'altro varíe tappe del ciclo vitale della coppia e della famiglia, e ad ogni nuo‑
accettaz10ne della sua diver51ta: <<Mi ama come & e come puó con i va tappa devono rimodellarsi e t o m a r e a “plasmarsi” l'uno l'altro”. Il
su . . . . . . . .
Siao;alhmitl, hma 11fatto che 11suo amore s1a 1mperfetto n o n significa che
)

matrimonio &dunque <<una s£da che richiede di lottare, di rinascere, di


x50o c e non 51a reale. E reale, malimitato e terreno” ( A L 92)»26 reinventarsie rícominciare sempre di nuovo» ( A L 124) eimplica inoltre
dd]? fnec5;sarg> dunque uno “sguardo amabile” che non dispera mai una capacita di rischiare il futuro: <<impegnarsi con un altro in modo
t a g ta ell altro e guarda con speranza sull,evoluzione dell”a‑ esclusivo edefinitivo comporta sempre una quota di rischio edi scom‑
messa audace» ( A L 131-132).
inculturata,
er ot contestuale ' dl' dinamiche
_ _, che v1ve '_ ' ' g1c
dialo ' 11e ed ermeneunche
' neces ' Francesco mette in stretta correlazíone l'amore coniugale con l'a‑
Zpoñol?£aí)%2?‐E$Zf£zlxí Zau$íf:gg1(S.f£10c5n,£uúla alla lettum della 13xortazsíílrií
12-14 . _ _ncesco …morir _ et í tza ' " , P'1 e m m e Se rate 2013
cºnca)iaíxenícni:e il tteolo%o morale Miguel Yanez sosnene che Francesco <<rigprende lo ,srt)íll)e 27A proposito della cortesía nella relazione amorosa Francesco cita il poeta messi‑
papa Francesposxato a (_hovan_m XXIII», e aggiunge che <<lo stiie del magístero dí cano Octavio Paz, premio Nobel delia Letteratura 1990: <<La cortesia “&una scuola di
goria centralec35 En magmtero in asco]to,¡primo passo per consentire il dialogo cate‑ sensibilitá edisinteresse' che esige dalla persona che 'coltiví la sua mente ei suoi sensi,
ríbadito in octºgm_;x;(jdo ein mado pa151colare di Paolo VI in Ecclexz'am mum ,e poi che impari ad ascoltare, a parlare e in cer-ti momenti a tacere*» ( A L 99). La gentilezza,
nºne x _ . vemens, ove. in_ ¡cava anche il lim'¡ t e del cansma ' etrmo ' , che nella societé di oggi viene considerara come un,esperienza sorpassata, scoraggiata,
che in 3132;gdiocíopiríiarle;t(1)tt; ille cc1]íuestiom e dará: 1lina parola definitiva, mapdare crif:rei inutiie fino a diventare un tabú, ¿:invece necessaria a fare incontrare gli uni c o n gli altri
Dunque non si t nel recíproco ríspetto: ¡:un ponte che ci fa uscire dai conñni del proprio Io, mettendoci
_ _scermmento e & comumta ' ' msxerne
' ' al' s u o 'i ' in relazione con 1'A1tro favorendo cosi la creazione di potenzíali alieanze. Vedi E. BOR‑
wºle , ratta_dl _un mag1stero
_ _che vu oe_
! defimre
' ' e l'uluma
dir ' arol paston.
che ºgarcicccxginpíinare 11d1s_cermmento,_mcoragg1arlo, aiutzindo a scopriteple p:t,ei1nzziaíiig GNA, La digm'tá ferita, Feltrinelli, Milano 2013 e A. PHILLIPS, B. TAYLOR, Elogio della
(Presentazione dá?£sg€$zífggíle hatgila mÁ;uanto dono ricevuto dallo Spirito Santo» gentílezza, Ponte alle Grazie, Milano 2009.
Greg22r€na,
_ Roma 15 aprile 2016I))_
a o s o ¡ c a m om
" laetztta ' “ Pontlñc1a
" presse 1'Umver51ta
' "
” Per Francesco <<é bene avere cura della gíoia deil'amore» ( A L 126). Come scrive
Clerc nel suo saggio Le cose come sono. Una im'zz'azíone al buddixmo comune (Adelphi,
fette» (A<f11c3%r;ie(<nlon es¡st<fe l'amoreidilliaco e perfetto, <<non esistono le famiine per. Milano 2015, p. 169), l'amore hail “potere” di dare gioia, dí rendere felici sia colui che
sempre, ma ríchied:s:js:x;a31Tailíhífiei una rgalúá perfetta e confezionara una volta per & amato ma anche colui che ama: ha la felicita per vocazione.
Francesc _ . s u p p o e a_pr pna ” <<Assumere il matrimonio come un cammino di maturazione, in cui ognuno dei
o ' capac1ta di amare» AL 32 coniugi & uno strumento di Dio per far crescere l'aitro. […] Far crescere & aiutare l'altro
Nazaret»o(íin;%nguó65 r¿rón)arca l'1mportanza p e r 1 cristiani dell'<<icona della fímiglz'ajd)i'
alle riflessíoni SinodaIÍ-Sulí m¿atnello _stes(siollte1;1po va oltre tale modello; e riferendosi a modeliarsi nella sua identitá. Per questo l'amore ¿artigianale. […] L7amore fa si che
d1_ . _
o s ereot1po e a amiglia 1 "deale" afferma che sx
' ' uno aspetti1'altro ed eserciti la pazienza propria deil'artigiano che e stata eredítata da
dra£;o£ií 2023? 1£¡;gl)lan;e m o s a i c o formato da tante realtá diverse pienemdiog%iíl Dio» ( A L 221). Francesco sottolinea anche quanto siano importanti i gesti d'amore che
_ __
» _
. 1ene cosí accantonata la pretesa di' ncondurrel
' , ' ,'
facilitano e ampliñcano l'amore: solo <<medíante píú atti di amore, con atti di affetto piú
c o p p l a ela famigha ad un modello u n i c o epre‐definíto a cui uníformarsi a relanone dl frequenti, piú intensi, piú generosi, píú teneri, píú allegri» che si pub ovviare ai rischi di
un amore che non cresce ( A L 134).

… u n » …
66 GIORGIO BARTOLOMEI
“IMPERFEZIONE” E “BELLEZZA” DEL LEGAME CONIUGALE 67
micízia, anzi la considera la “piú grande amicizía”, come l'aveva cosi “liberarsi dall'obbligo di essere uguali”, e partendo proprio da questa con‑
definita Giovanni Paolo II (nella Esortazione apostolica Famílz'aris con‑ sapevolezza di non essere uguale all'altro e dl essere d1vers1,dcihe potrgmaz
sortz'o, 1991, 9). L' amore coniugale <<é un'unione che possiede tutte le pensarci, come direllabe Julia Kristeva, comeíccíllice armome ssonan
caratteristiche di una buona amicízía: ricerca del bene dell'altro, reci‑ ' 1 oro com srz10ne mus .
procitá, intimitá, tenerezza, stabilitá. […] Pero il matrimonio aggiunge
cerclífiioqu;íegíiilgale dun£iie non ¿:indissolubiledi per séo per con‑
a tutto questo un'esclusívítá indzksolubíle, che si esprime nel progetto tratto, sia esso religioso o civile, ma lo diventa gra21e alla capac1tátiáieclilñ
stabile di condividere e costruire insietne tutta l'esistenza» ( A L 123)”, coppia di attrezzarsi a gestire e superare le vane tappe,xa volte ¿[
acquistando cosi un carattere totalizzante. <<Proprio perché &totalizzan‑ e dolorose, della vita comune: & proprio questa capac1ta di mutare n
te questa unione ¿:anche esclusiva. […] Si condivide ogni cosa, com‑ tempo edi rinnovarsi che la rende indissolublle.
presa la sessualitá, sempre nel recíproco rispetto» ( A L 125). L'unione
indissolubile tra l,uomo ela donna non deve essere intesa come “giogo”
imposto ma come recíproco “dono” dell'uno verso l,altro ( A L 62) ”. 4. La dímensione erotica dell'amore
E dall'incontro e dal dialogo con l'altro che pub emergere una nuova
síntesz'” che contribuisca ad arricchire entrambi i componenri della coppia Il libro bíblico il Cantz'co dei Cantící, gioioso dialogo t r a due amantr,
el'unitá alla quale essi devono aspirare non consiste nel cercare l'uniformi‑ e la rappresentazione del variegato arcobaleno delle espressror;1 posm‑
ta, macostruíre una “unitá nella diversitá” o una “diversitá riconciliata”,in bíli dell'amore umano, “terreno”, nella sua pienezza e totahta, ove te‑
cui <<i diversi siincontrano,si n'spettano esi apprezzano, mantenendo tutta‑ nerezza e passione erotica si uniscono/sl completano/ 51cc;rltlipenetlrano.
vía differenti sfumature eaccenti» ( A L 139). Questo comporta che bisogna Siamo in presenza di una poesia “corporea , ( l l una . sessu taparsta ,
“cifra di una relazione interiore profonda che n e m p i e d1senso 11dl ogo
” Hervé Clerc si riferisce alla parola Metta (sanscrito: maitri) che comprende sia ' '”33
l'amore che l'amicizia, ma anche <<una costellazíone di sentimenti afñni: benevolenza,
cordialitá, ammírazione, rispetto, attenzione per l'altro, responsabilitá, ascolto, sollecí‑ del ll)rlgldegli aspetti dell'amore ‐ come scrive Ibn Hazm, dotto teologo
tudine, solidarietá, empatía, mitezza. […] Il buddísmo, come tutte le grandi saggezze dell'lslam andaluso (Cordova musulmana), nel suo trattato sull amore
dell'umanitá, assegna unposto centrale all'amore: un uomo che ama, dice il Buddha, ha
scelto la maniera piu nobile di vivere» (op. cit., p. 167). ‐ <<é l'unione amorosa [walt], sublime fortuna, splend1do stato, elevato
” <<Il Concilio Vaticano II lo ha affermato dicendo che <<un tale amore, unendo gradino, fausta stella, e si puó perñno dire cheessa sra v1ta nnpovata,
assíeme valori umaní e díviní, conduce gli sposí al libero e mutuo dono di sé stessi, che esistenza luminosa, perpetua gioia, e gran m15encord1a dl DIO» _.d .
si esprime mediante sentimenti e gestí di tenerezza e pervade tutta quanta la vita dei
coniugi» (AL, 125). Il poeta mistico persiano Rumi, fondatore della setta suf1dei erv1‑
” Il teologo PierAngelo Sequeri afferma che serve oggi una teología fondata su una sci danzanti, declama: <<Un'anima che non S i a nvest1ta dell ab1tomteno‑
nuova alleanza tra uomo e donna come fondamento del mondo e che prenda in conside‑ re dell'amore, dovrebbe vergognarsi della propna es1stenaa. _Sn ebbro
razione il desiderio erotico ela ricerca del píacere corporeo (Tavola rotonda “Famiglia:
vocazione e sñde. Una tiflessione alle soglie del Sínodo dei Vescovi", organizzata dalla d'amore, perché l'amore & t u t t o ció che esiste. Dov e 1munuta se non
rivista <<La Civíltá Cattolica» e da] PontificiumConsilium Pro Familia, Roma 12settem‑ nel dare e avere dell'amore?»”.
bre 2015). Su] corpo e sul “piacere della carne” sono molto signiñcative le riflessioní
teologiche di Xavier Lacroix ( I lcorpo di came, EDB, Bologna 1997 e11corpo elo spiríto, ” . ' ua zo
ASI, Il [m ' _a'ez'Cantia', Ed. Qiqajon,
' dell'amore. Una lettur_a del Cantzco .
Ed. Qiqajon, Comunitá di Bose, Magnano 1996): il corpo camale ha una sua dígnitá e Comuifi;taRáyBose, Mígnígno 2005, pp. 36‐38. Guido Ceron_ett1, curatore de Il Caátítzco
una sua gloria ínaudite, esso & (¿1 luego non solo della vita personale, ma della stessa
vita divina e, come tale, & chiamato niente meno che alla resurrezione» (1996, p. 132). dei Cantící (Adelphi, Milanol975), enfatizza in modo pamcolare la lettura in C ave
Vedi anche M. L1NTNER, La riscoperta dell'eros. Chiesa, ressualitá, relazioniumane, EDB, emu?leN HAZM, Il collare della colomba, SE» Milanº 2008, p- 86'
Bologna 2015 eE. FUCHS, Desiderio e tenerezza. Una teología della ressualitá, Claudiana, ” G. RUMI, L'abito ínteriore dell'amore, in L'amore ¿ una stmm'ero, Astrolabio,
Torino 1988. Roma 2000, p. 102.
68 GIORGIO BARTOLOMEI
“ IMPERFEZIONE” E “BELLEZZA” DEL LEGAME CONIUGALE
69

La teología cartolica ha sempre messo al centro dell'unione coniu‑ di tenerezza con i sentimenti sessuali. Nella tenerezza erotzca la sesíililallta
gale il fine procreativo, considerando invece la sessualitá solo come un
non & performance o tecnica amatoria, essenz1almenre centrata 8. a n‑
“male permesso” funzionale al raggiungimento di tale obiettivo, disco‑
cerca del piacere, ma&una dimensione intima in cm 11sentzre rec1proco
noscendo di fatto il desiderio erotico ela ricerca del piacere corporeo.
dei corpi & profonda comunicazione, . un'esperienza
.… 1ntensa dl unio;á
In Amorix laetz'tz'a papa Francesco riconosce che i desiderí, i senti‑
con l'altro che genera una sensazmne dl “trascendenza del conñn1
menti, le emozioni, le cosiddette passioni umane occupano un posto
fondamentale nel matrimonio: <<un amore senza piacere né passione Sé”. Quello che caratterizza tale passione sessuale ‐ che non pub essere
non & sufñciente a simboleggiare l'unione del cuore umano con Dio». limitata solo all'esperienza orgasmica ‐ e, al tempo stesso, sia un espe
L,amore coniugale raccoglie in séla tenerezza ela passione erotica e si rienza di abbandono e di fusione con 1'oggetto amato 51a un esper1enza
espríme attraverso Funione dei corpi sessuatí ( A L 142-143). <<Dio stesso di mantenimento di una identitá separata”.
ha creato la sessualitá, che ¿ un regalo meraviglioso per le sue creatu‑ Nella danza sessuale il donarsi all'altro implica necessanamente_la
re […] un dono che abbellisce l'incontro tra gli sposi» ( A L 150, 152). ricerca del piacere, il dare e ricevere piacere sessuale. Questa capac1ta
Francesco si collega a Giovanni Paolo II che, nelle sue catechesi sulla Indica di vivere edi esprimere la sessualitá ela condztzo sme qua non per
teología del corpo umano, afferma cha la corporeitá sessuata <<é non sol‑ la stabilitá emotiva della coppia.
tanto sorgente dí feconditá e di procreazíone», ma possiede <<la capacitá
di esprimere l'amore: quell'amore appunto nel quale l'uomo‐persona
diventa dono». L'erotismo si configura cosi come un “linguaggio inter‑ 5. Che cosa permette la rz'uscz'ta diana coppía?
personale” che accoglie l'altro nel suo valore sacro e inviolabile (AL
151), dove Fuomo ela donna hanno pari dignitá. Francesco n o n rifíuta E proprio l”amore di sé, ameró l'altro come me stesso, che fac1hta
l'eros, maci mette in guardia dai pericoli di una sessualitá divinizzata la riuscita di una coppia: non l'amore narcisisnco autosufñc1ente ma
e autoreferenziale, dove l'altro &solo un corpo-oggetto di desíderio al‑ quell,amore dato, donato allºaltro (donazz'one a"a_more)37 su un terreno
trui, una sessualitá coattiva dominata dallo “spirito velenoso dell'usa e di reciprocitá, capace di legare due persone che 1ncontrandosr varg;o a
getta”. Ci ricorda che una concezione distorta della sessualitá puó ge‑ creare qualcosa di inedito, guardando con ñduc1a 11futuro. 1Come Sig;
nerare comportamenti di manipolazione, dominio, prepotenza, abuso, no ¡ coniugi ]eammet, bisogna mettere_1n m o t o la speranzaíla peas che
perversione e violenza sessuale che seppcllíscono, annullano e ledono la per il possibile”, come la chiamava Klerkegaard: <<E pere e cre o38
. . . .
dignitá umana. Il riñuto delle distorsioni della sessualitá edell'erotísmo qualcosa sia possibile che cerchero dl agire per renderlo possiblle» .d
non deve pero condurci a disprezzarlí o a trascurarli, ma al contrario L'amore di sé, che ci consente di amare laltro, e anche un mo o
a rivalutarlí, in quanto un vero amore <<non rinuncia ad accogliere con
. .r . . . o 1995
sincera e felice gratitudine le espressioni corporali dell'amore nella ca‑ “' O F KENBERG, Relazz'om d'amore. Nornáalgta e patolo(igtzí¿ (¿ordtiríufiérlligdmaenní fusio,
rezza, nell'abbraccio, nel bacio e nell'unione sessuale» (AL 157). .' . r i' e n z a dl' assorb1mento
' e 1' u51one
' va 15 ,¡n a a 11‑
nah' 46‐50.
pp. “Tale
' ' …
regresswr, ' espe ' perde l a d'1fferenzmzwne
c u 'l Si il ' ' t r a. S'e eno di La trascendenza
__xn-Se .
cre…one». nc 3
Una stabile relazione d”amore implica una capacita di tenerezza e COPp37' ¡Elena
ia orta Pulciní
a un senso di' umone
ín risposta' <<all' m.ondo
. . , dl
1o naramtzco
con postmoderno,
stabilita e 1nd1yiduahsta
_nuova
__ . _
' e£e3<íz_
di ídealízzazione cosi come una capacita di identiñcazione edi empatía
con l'oggetto d'amore. rante ancorato al presente e priva dí progettuahta, aplat;clo edde¡litdroplccoágiíípgressmne
' , edl' un reale confronro con l'altro», propone
zrone _ v o r e“ e o n o _ _ e
Il sentimento di tenerezza, che &espressione della capacitá di “pre‑ 1di undesíderio di legame edi appartenenza,
. . . . .,, mteso n?*rflicome ¡maz£zo pegglríai;íííízgzo
occuparsi”, cioé del “prendersi cura” dell'oggetto amato, espríme l'a‑ [' ro r1' sco 1acqulsitiv1e
' ' utilitanst1c1 macome
. n e i n s e . . PIII, _, ' ' _
more per l'a1tro. E Vitale per la costruzione di una relazione amorosa gfnzl; pErstbni?lndividualíxmo moderno eperdzta del legame soczale, Bollati Bormgh1en,
T ' 2001, . 158 (318).
“sufficíentemente” sana, la “rafñnata” capacitá di integrare i sentimenti 011113N. e PIE%EAMMET, op. a't., pp. 147-148.
70 GIORGIO BARTOLOMEI

dí ímparare a ríconoscere non solo le nostre qualitá e potenzialitá ma


soprattutto i nostri limiti e le nostre fragilitá, un modo di imparare la
compassione verso se stessi, necessaria per la costruzione di legami af‑
fettivi sufñcientemente saní.
L'amore maturo consiste nella capacitá di vivere e mantenere una
relazione d'amore continua con un,altra persona, che sappia tollerare
la propria vulnerabilitá ela propria aggressivítá, che sappia integrare la
tenerezza e il desiderio erotico, in cui ví siano ideali, valori e obiettivi
condivisi che danno un senso profondo alla vita della coppia. Si viene VIA DISCRETIONIS
cosi a formare nel tempo una specie di “setting della relazíone”, cioé un
ínsierne di regole e di abitudini condivise, un ínsieme di emozioni, bi‑
sogni, desideri e progetti che contribuiscono a rafforzare quel Senso del
Noi, necessario a consolidare il sentimento di continuitá e di apparte‑
nenza”. Imparare ad amare &un progetto a lungo termine: <<si comincia
con l'imparare ad amare noi stessi e poi ad amare qualcuno simile a noi,
f1no ad arrivare alla capacitá di amare anche qualcuno diverso da noi e
di tollerare la vulnerabilitá». Il raggiungimento della completezza del
proprio sé<<é possibile solo nell'ambito di una relazione libera con un
altro individuo», scoprendo <<sempre píú ció che ¡a sono, nel diventare
sempre piú ció che n o i siamo»4º. “Coltivare Famore” in una relazione &
un'operazione svolta da due persone che sono affascinati dal modo in
cui ciascuno individualmente ed ínsieme costruiscono nuove opportu‑
nitá per nuovi progetti. Perché avvenga questo %: fondamentale tollerare
“la stessa fragíh'tá che puó caratterizzare questo percorso, contenendo
nello stesso tempo i “limiti” della realtá ela libertá della fantasia.

” D. NORSA e G.C. ZAVA'I'I'INI, Intimítá e collusíone, Cortina, Milano 1977, p. 114.


E all'ínterno di tale setting che una coppia puó creativamente affrontare e superare ¡
proprí con£littíz <<un ínaspettato gesto d'amore, di perdono o di umorismo puó tenere
a freno l'aggressivítá. La tolleranza per le mancanze e per í1ímiti dell'altro e di séviene
silenzíosamente íntegrata nella relazione» (O.F. KENBERG, op. cit., p. 113). La capacitá di
contenere l'aggressivitá & <<una precondizione della capacitá di amare» (ST. MI'I'CHELL,
op. cit., p. 103).
“º C.A. WHITAKER, Considerazíoní nottume di un terapeuta della famz'glía, Astrola‑
bio, Roma 1990, p. 118.
IV. FAMIGLIA ALLA PROVA
RIFLESSIONI ALLA LUCE DI AMORIS LAETITIA
GIAMPAOLO DIANIN

1. Superare ansíe interpretativa

Qualche tempo fa un Vescovo si sfogava con me dicendo: <<Non


&possibíle che un documento del Magístero lasci una questione cosi
importante come quella dell'Eucaristia ai divorziati rísposati, in balía
d”ínterpretazioni opposte. Non &possibile che una questíone cosi fon‑
damentale venga affrontata in due note. Il Magistero deve dire una pa‑
rola chiara che chiuda ogni questione». Credo che le parole di questo
Vescovo siano anche di moltí altri nel díbattíto che &seguito alla pubbli‑
cazione di Amorís laetítz'a e soprattutto del suo capitolo ottavo. I dubz'a
sono tanti e da piú parti, anche in forma autorevole, sono stati espressi
in questí mesi e se n o n hanno ancora trovato risposte puntuali questo
deve portarci ariflettereea chiederci senon ci siano delle ragioni anche
per questí sílenzi. '
Credo che Amorís laetz'tz'a, proprio in questo dire e n o n dire, o me‑
glio dire sottovoce, confermi una delle novitá non solo di questo docu‑
m e n t o di papa Francesco ma anche di altri e in generale del suo modo
inedito di esercitare il ministero petrino in riferimento ai testi che scríve
e consegna alla Chiesa. <<La complessitá delle tematiche proposte (dal
Sínodo) ci ha mostrato la necessitá di approfondíre con líbertá alcune
questioni dottrínali, moralí, spirituali e pastorah'. La ríflessíone dei pa‑
ston' e dei teologi, see fedele alla Chiesa, onesta, realistica e creativa, ci
aíuterá a raggíungere una maggiore chíarezza» (AL 2).
Mi sembra di poter dire che ci trovíamo davantí a un Magistero che
si offre alla Chiesa con l'umiltá di chi osa dire che n o n t u t t o ¿:ancora
74 “ GIAMPAOLO DIANIN FAMIGLIA ALLA PROVA. RIFLESSIONI ALLA LUCE DI AMORIS LAETITIA 75

chiaro; che ci sono valori in gioco ímportanti e bisogna ancora discer‑ le ferite, un legame spezzato. Se una questione ci deve stare a cuforeile
nere, cercare, studiare e soprattutto, e questo & l'aspetto nuovo, speri‑
quella di n o n leggere le indicazionidi Amorzs laetztza come una via ac e
mentare, cioé agire perché la prassi pastorale possa aiutare, provocare e
per mettere le bende a delle ferite senza aver p r i m a avuto la pazrenza dl
illuminare un po' alla volta la riflessione. curarle. . . . .
Uno dei principi carí a papa Francesco &il primato della realtá sulle <<Ricordando che il tempo & superiore allo Spa21o deadero ribad1re
ídee1; per il Papa il cammino si apre camminando ela Chiesa non deve che n o n t u t t e le discussioni dottrinali, morali o pastorali devono essere
avere tutto chiaro per uscire in missione ma ¿:dentro il suo andare che risolte con interventí del Magistero» ( A L 3). Coerentemente con que‑
la voce dello Spirito illumina e indica la strada. Un Magistero, quel‑ sta affermazione il Papa n o n ha “chiuso” il percorso smodale malo ha
lo di Francesco, che non vuole dettare norme che gia ci sono e anche sintetizzato e riconsegnato alla Chiesa perché il cammmo contmu1. <<Il
in ahbondanza, ma intende guidare processi; un “governo spirituale” processo & stato dunque aperto ‐ scrive Spadaro ‐, solo Dlo ne conosce
l'ha definito padre Spadaro nel suo ultimo volume sulla riforma della la conclusione eil frutto»3. _ _ .
Chiesaº. Papa Francesco crede sul serio che il regista della vita della Leggendo con calma il capítolo ottavo mi semhra Cll poter dire, per
Chiesa sia lo Spirito. rispondere a quel mio amico Vescovo, che n o n c1sono, tuttav1a, md1‑
In Amorz's laetz'tz'a il Magistero c'é e ha come obiettivo di stimolare cazioni confuse o ambigue; c'é ínvece un percorso hneare e graduale
un cammíno, di lasciare che lo Spirito illumini la Chiesa cosi come ¿: che, passo dopo passo, si snoda attorno ai verbi cheorrnal conosc1amo:
successo a Gesú con la donna cananea la cui insistenza ha provocato dei accompagnare, discernere, integrare. Il livello del pr1nc1p1s1concretrzza
passi di apertura ai paganí che sembravano ancora immaturi ( M t 15,21‑ nelle norme morali che rimangono intatte nel loro compltod1 1nd1ca‑
28); o come ¿:successo nelle prime comunitá cristiane chiamate a con‑ re un bene oggettivo e irrinunciabile per arrivare, inñne, a mcontrare
frontarsi con Fapertura ai pagani. I primi cristiani non si sono messi a le persone con le loro fragilitá, í condizionamentr, le crrcostanze, t u t t o
tavolino adiscutere e poi ad agite mala prassi, guidata dallo Spírito, ha quello che puó illuminare un giudizio autentrcamente et1co.
donato quella luce che poi ha portato, nell'assemblea di Gerusalemme,
ariconoscere i segui dei tempí e a decidere ( A t 15).
Per questi motivi mi sembra che un po' alla volta dobbiamo uscire 2. Il dz'scemimenlo ela coscz'enza
dall'ansia delle interpretazioni del capítolo ottavo di Amorz's laetz'tía e
accettare la sñda, squísítamente spirituale e pastorale, dell'accompagna‑ Ad accompagnare questi passí sono il discernimento ela cosc1enza
mento, della gradualitá e del discernimento per guidare processi d'in‑ che per loro natura richiamano ed esigono un accompagnamento perso‑
tegrazíone, non in nome di una misericordia che attenui il rigore della nale epastorale; personale perché &in gioco la persona ela sua cosc1en‑
veritá ma in nome di una verita cristiana che &essenzialmente miseri‑ za, pastorale perché il cammino riguarda l'integraz1one nella v1ta della
cordiosa. Il discernimento non si fa sulle idee, ma sul reale, sulle storie, Chiesa e anche i tesori preziosi della Chiesa come sono_1 sacrament1.
in questo caso sulle storie di tante coppie che fanno i conti con il límite, Il discernimento & esperienza centrale per un gesu1ta e non poteva
non esserlo anche per un Papa gesuita. Esso n o n m 1 r a ad essere solo
¡ EG 231. uno strumento per casi difñcili, ma viene consegnato alla Chiesa come
2 <<Compito del riformatore & inizíare o accompagnare processi storici […] France‑
sco &il Papa dei processi, degli “esercízi”. Come il superiore che, nella sua visíone, deve
un principio generale di tutta la vita cristiana 5:anche della sua aíione
essere guida dei processi e non mero amministrarore. Questa &elmio avviso la forma pastorale. Esso sfugge alla generica domanda 51puo, non 51puo per
del vero “governo spirítuale”»; A. SPADARO, La nforma della Chiesa secando Francesco. assumere la complessitá della vita e anche della v1ta crist1ana delle fa‑
Le radicí ígnazíane, in A. SPADARO‐C.M. GALLI (ed.), La rz'forma e le nforme nella Chiesa
(Biblioteca di Teologia contemporanea 177), Queriníana, Brescia 2016, p, 24.
3A. SPADARO, La nforme della Cbz'era secando Francesco. Le radía'ígnazíane, cit., p. 24.
76 GIAMPAOLO DIANIN FAMIGLIA ALLA PROVA. RIFLESSIONI ALLA LUCE DI AMORIS IAETITIA 77

miglie. Tra la fuga nei divieti o nei permessi, il discernimento hai tratti menti. Sepreso sul serio n o n ¿:detto che il percorso debba portare alla
della via augusta, della porta stretta ( M t 7,14) che solamente puó con‑ riconciliazione sacramentale o all'Eucaristia; ci si potrebbe fermare a
durre a percorrere, in veritá, il cammino dell'amore cristianoº*. Il discer‑ intraprendere il cammino della nullitá, oppure potrebbe portate a su‑
nimento emerge come un percorso che responsabilizza tutti: anzitutto perare cette esclusioni liturgiche o pastorali. Il discernimento n o n ha
i fedeli interessati, chiamati a intraprendere un percorso di veritá; poi i come scopo la ricerca del bene “secondo me”, secondo la mia opinione,
presbíteri, a cui viene chiesta competenza nell'accompagnare; inñne il ma conduce a cogliere quello che Dio vuole da me e soprattutto “per
Vescovo c h ee chiamato a indicate degli orientamenti.11 presupposto me”, ea trovare <<le strade possibili di risposta a Dio edi crescita attra‑
fondamentale del discernimentoe che esso non riguarda un problema verso i limiti» (AL 305)7.
darisolvere, ma piuttosto una vita in cammino, una persona che proce‑ Parlare di díscernimento significa incontrare la coscienza, il secon‑
de sulla strada verso Dio. E un percorso dinamico che riguarda la realta do polo delle riflessioni che l,Esortazione apostolica ci consegna. Il Papa
e n o n le idee, da percorrere dentro il Hume della misericordia; un itine‑ afferma: <<La coscienza delle persone dev'essere meglio coinvolta nella
rario che chíede la garanzia di un accompagnamentoí dove il cammíno prassi della Chiesa» (AL 303). Non possiamo negare che la forte crescita
&sempre aperto e de un “magís” che tiene aperta la strada a un oltre6. del soggettivismo morale anche dentro la comunitá dei credenti abbía
Il díscemimento riguarda anzitutto la prima unione; si tratta di ve‑ frenato il Magistero di questi ultimi decenni nel trattare con serenitá della
riñcame la validita canonica, l'irreversibilitá delle sue conclusioni, le coscienza cosi come ne aveva parlato il Vaticano II (GS 16).
responsabilitá personali e quindi le circostanze che hanno pesato. Il Papa Francesco dá alla coscienza quel ruolo che ha sempre avu‑
Papa evidenzia alcuni criteri: un serio esame di coscienza; la verifica del to nel Magistero della Chiesa. <<Per molto tempo abbiamo creduto che
comportamento tenuto verso il partner e verso í ligli; valutare l'írrever‑ solo insistendo suquestioni dottrinali, bioetiche e morali senza motivare
sibilitá della situazione; la situazione del partner abbandonato; gli effetti l'apertura alla grazia, avessímo gia sostenuto a sufñcienza la famíglia,
pubblici della separazione; il peso testímoniale di quanto successo per consolidando il vincolo degli sposi e tiempito di signiñcato la loro vita
evitare lo scandalo ( A L 300). II discernimento riguarda poi la nuova insieme [...]. Stentiamo a dare spazio alla coscienza dei fedeli, che tante
unionez la sua soliditá, le nuove responsabilitá, l'impegno di vita cristia‑ volte rispondono quanto meglio possibile al Vangelo in mezzo ai loro
na, le ragioni che portano questi fratelli a interrogarsi sulla loro con‑ limiti epossono portate avanti il loro personale discernimento davanti a
dizione davanti a Dio e alla Chiesa. La meta &arrivare a cogliere quali situazioní in cui si rompono tutti gli schemí. Siamo chiamati a formare
passi siano possibili nella strada dell'integrazione e anche quali delle le coscienze n o n a pretendere di sostituirle» ( A L 37).
ben n o t e esclusioni ecclesiali siano superabili. Il t u t t o in modo discreto La coscienza per papa Francesco n o n é solo il luogo dove si traduce
per evitare ogni forma di scandalo. la norma nella situazione concreta, non ha solo un ruolo applicativo, ma
]] percorso non e ñnalizzato allEucaristía, anche se non esclude, & anzitutto autocoscienza, luogo dove la persona diventa consapevole
tímidamente, questo esito. E un cammino molto piu ampio di verita, & della propria condizione davanti a Dio. <<Questa coscienza puó rico‑
un percorso spirituale di conversione e di riconciliazione col passato. noscere non solo che una situazione non risponde obíettivamente alla
L'obiettívo &l'integrazione che &un tema molto piu ampio dei sacra‑ proposta generale del Vangelo; pub anche riconoscere c o n sinceritá e
onestá ció che per il m o m e n t o &la risposta generosa che si puó offríre a
“ A. FUMAGALLI, La “vía caritatís». Sul capítolo ottavo di aAmorís laetitia», in Dio, e scoprire con una certa sicurezza morale che quella ¿:la donazione
<<Rivista del Clero italiano», 97 (2016) 7/8, p. 554.
5A. SPADARO‐L. CAMELI,La sfida del discernimento in Amoris laetitia, in <<La Civiltá
che Dio stesso sta richiedendo in mezzo alla complessitá concreta dei
Cattolica», 167 (2016) 13, 3‐16. limiti, benché n o n sia ancora pienamente l'ideale oggettivo» ( A L 303).
6D. PARES, Amorix laetitia e il rinnovamento del linguaggzo ecclesiale,in ((La Civilta
Cattolica», 167 (2016) 9, pp 209-222 7 Su questo vedi anche EG 44.
78 GIAMPAOLO DIANIN FAMIGLIA ALLA PROVA. RIFLESSIONI ALLA LUCE DI AMORIS LAETITIA 79

3. La sfída della prassipartorale alla radicalitá della visione cristiana del matrimonio. 11Papa su questo
riafferma la dottrina di sempre: <<Nel battesimo & stata consacrata la loro
Papa Francesco ha dato una certa accelerazione alla prassi pastora‑ capacita di unirsi in matrimonio come ministri del Signore per rispon‑
le, anche se molte questioni teologiche e morali non sono ancora pie‑ dere alla chiamata di Dio» (AL 75).
namente chiare. Credo che di questo sia consapevole, come anche sia Un quarto aspetto daapprofondire ¿:il rapporto tra una condizione
deciso a provocare la teología perché approfondisca una riflessione che oggettivamente sbagliata, quella in cui si collocano molti legami ricom‑
fino ad oggí & stata, anche per la fatica di affrontare questi temi nel‑ posti, ele circostanze soggettive che a questo hanno portato. Sequeste
la Chiesa, molto timida. Vorrei ricordare le questioni che sono ancora ultime attenuano la colpevolezza soggettiva rimane il problema di come
aperte, anche seper la riflessione teologica n o n sono nuove. vivere stabilmente nella nuova condizíone soprattutto in ríferimento
La prima & certamente lo sviluppo del Magistero t r a continuitá e alla sessualitá. Non hanno torto coloro che intuiscono come una nuova
approfondimenti nuovi perché &abbastanza evidente che t r a Famz'lz'arís prassi porti inevitabilmente a ripensare il modo in cui la Chiesa ha pen:
consortío e Amorís laetz'tz'a ci sono delle differenze che n o n si posso‑ sato e pensa la sessualitá al di fuori del legame sponsale sacramentale. E
no negare. Ma come non ricordare ¡ presunti “tradimenti” operati dal un tema delicato e nello stesso tempo sostanziale che n o n riguarda solo
Vaticano II e nello stesso tempo gli evidenti approfondimenti che ci le coppíe sposate, ma anche il tema delicato, ma sempre piú attuale,
sono stati per esempío nella dottrina dei ñni del matrimonio. Papa delle relazioni omosessuali, questione con cui la Chiesa dovrá prima o
Francesco si pone in continuitá con Giovanni Paolo I I , richiama conti‑ poi confrontarsi con coraggio.
nuamente il n. 84 di Famz'lz'arz's consortío, ma fa fare a quelle indicazioni Seil primo problema tocca la teología fondamentale, il secondo e
dei passi ulteriori soprattutto a lívello pastorale. Se Giovanni Paolo II il terzo chiamano in gioco la dogmatica eil quarto la morale. ]] proces‑
aveva invitato a discernere, Francesco porta avanti quel discernimento so aperto dai due Sinodi e rilanciato da papa Francesco provoca an‑
perché dalle distinzioni teoríche si passi a indicazioni diversiñcate pro‑ che i teologi perché anche loro portino il loro contributo al cammíno
prio a motivo del díscernímento operato. della Chiesa. Ma c'é modo e modo dí affrontare questi temi: <<Questo
Un altro tema delicato ¿:il rapporto tra Eucaristía e matrimonio. ci fornísce un quadro e un clima che ci impedisce di sviluppare una
Tra il dono sponsale di un uomo e di una donna celebrato nel Signore morale fredda da scrivania nel trattare i temi piu delicati e ci colloca
e il pane spezzato per amore c'é un legame stretto che la rottura del piuttosto nel contesto di un discernimento pastorale carico di amo‑
vincolo tradisce anche al di la della colpevolezza soggettíva. E vero che re misericordioso che si dispone sempre a comprendere, a perdona‑
nell'Eucaristia gli sposi celebrano continuamente la loro unione totale e re, ad accompagnare, a sperare, e soprattutto a integrare» ( A L 312).
índissolubile; ¿vero che il sacramento del matrimonio rinvia e attualizza La conversione missionaria e pastorale, cosi cara a papa Francesco,
l'unione di Cristo con la Chiesa, ma t u t t o questo va collocato dentro riguarda anche la teología, il suo modo di servire la Chiesa e il popolo
una sana analogía. Non si tratta di ridimensionare la ricchezza di un dei credenti.
patrimonio teologico e spixituale che ha nutrito la riflessione e la vita
di tanti sposi madi collocare il t u t t o nel contesto di una sana analogía.
Un terzo tema e la questione del rapporto tra contratto, sacramento 4. Percorrere la via caritatis
e fede nel caso del matrimonio cristiano. Una questione che, a mio avvi‑
so, n o n ha trovato lo spazio che meritava nell'Esortazione papale e che La vía carítatís delineata da papa Francesco ( A L 306) t r o v a soprat‑
rimane delicata e importante soprattutto nel nostro mondo occidentale. tutto nella misericordia la sua chiave interpretativa. Sullo sfondo c'e
La classica distinzione t r a sacramento valido e fruttuoso oggi appare l”amore incondizionato di Dio che si fa prossimo a quanti sono fenti
stretta e ínsufñciente di fronte al mondo secolarizzato in cui vivíamo e ( A L 311); c'é il balsamo della misericordia ( A L 309) che si traduce nel
80 GIAMPAOLO DIANIN FAMIGLIA ALLA PROVA. RIFLESSIONI ALLA LUCE DI AMORIS LAETITIA 81

dono di una misericordia immeritata, incondízionata e gratuita ( A L prire un cammino di maturazíone personale. E invito i pastori ad ascol‑
297)8.
tare con affetto e serenitá, con il desíderio sincero di entrare nel cuore
Piú volte il Papa ha ricordato che la Chiesa non e una dogana, ma del dramma delle persone e di comprendere il loro p u n t o di vista, per
una casa paterna dove c'é posto per tutti. (<A volte ci costa molto dare
aiutarle a vivere meglio e a riconoscere il loro posto nella Chiesa» ( A L
spazio nella pastorale all'amore incondizionato di Dio. Poniamo tante 312).
condizioni alla misericordia chela svuotiamo di senso concreto e di sí‑ La scelta del Papa, in contínuitá con le conclusioní del Sínodo, &sta‑
gniñcato reale, e questo & il modo peggiore di annacquare il vangelo» ta quella di un <<approccio pastorale verso persone che hanno contratto
( A L 311). matrimonio civile, che sono divorzíati e risposatí o che semplicemente
La cittadinanza cristiana & frutto della misericordia di Dio. Sela convívono» ( A L 297). Ci sembra dí poter dire, per concludere, che il
Chiesa &davvero madre, tratta i suoi iiin secondo le sue viscere di mi‑ capitolo ottavo di Amorz's laetz'tia si colloca a livello di quelle “media‑
sericordiaº. In questo senso papa Francesco ha scritto: <<Tuttí possono zioni pastorali” che n o n sono nueve nella Chiesa. Ricord1amo che_Ha‑
partecipare in qualche modo alla vita ecclesiale, tutti possono far par‑ manae vitae & stata seguita da molte díchíarazíoni degli Episcoan che
te della comunitá, e nemmeno le p o r t e dei Sacramenti si dovrebbero hanno affrontato il livello pastorale della questione parlando, per esem‑
chiudere per una ragione qualsiasi»*º. Parole che vanne interpretate con pio, del conflitto di doveti, della distinzíone tra oggettivo e soggettivo,
serietá perché la rottura di un matrimonio cristiano non e una “ragione della legge della gradualitá”. Anche in questo caso nulla viene toccato
qualsiasi”, ma una questione seria. della tradizione e delle norme, ma t u t t o viene consegnato nelle m a n i
Il Papa si rende c o n t o che la strada ímboccata potrebbe aprire afor‑ di una comunitá attenta alla persona a cui si chiede di sperímentarsi
medi relativismo e, quasi al termine del capitolo, afferma: <<Comprendo nell'accompagnamento individuale e comunitario. Sela norma indica
coloro che preferiscono una pastorale piu rigida che n o n dia luogo ad una strada, ha scritto Sequeri, &la prossímitá che deve percorrerla12 e
alcuna confusione. Ma credo sinceramente che Gesú vuole una Chiesa per Francescoil “caso” &la persona amata e sempre perdonata da Dio”.
attenta al bene che lo Spirito sparge in mezzo alla fragilitá: una Madre
che, nel momento stesso in cui esprime chiaramente il suo insegnamen‑
to obiettivo, n o n rinuncia al bene possibile, benché corra il rischio di
sporcarsi con il fango della strada» ( A L 308). Non si tratta quindi di una
proposta debole o romantica, continua il Papa, madi prendere coscien‑
za che <<l'architrave che sorregge la Chiesa ¿:la misericordia» ( A L 310).
II capitolo ottavo si chiude con un preciso invito del Papa: <<Invitoi
fedeli che stanno vivendo situazíoní complesse ad accostarsi con ñducia
aun colloquio con i loro pastori o con laici che vivono dediti al Signore.
Non sempre troveranno in essí una conferma delle proprie idee e dei
propri desideri, ma sicuramente riceveranno una luce che permetterá
loro di comprendere meglio quello che sta succedendo e potranno sco‑ “ G. DIAMN, Matrimonio, sessualílá, fecanditá, EMP, Padova 20082, pp. 393‐402.
Ricordiamo, in particolare, il caso Washington el'affermazione della Congregamone del
8G. BRENA, Matrimonio e misericordia, in ((La Civiltá Cattolica», 167 (2016) 10, clero sulla situazione soggettiva “incolpevole, meno colpevole o soggettlvamente giust1fi‑
pp. 321-330.
cabile”; CONGREGAZIONE PER IL CLERO, Il caso Washington, 26 aprile 1971, EV 4/678‐7 10,
n. 698. .
9A. SPARADO, Una Chiesa in cammino sínodale. Le side pastorali sulla famz'glia, in º P. SEQUERI, Concretezza a_ófettaosa, in <<L'Osservatore Romano», 13 aprile 2016.
<<La Civith Cattolica»,
165 (2014) 21, p. 226.
” Sulla contínuitá dí papa Francesco con Giovanni Paolo II e Benedetto X V I cfr.
…EG 47. R GUERRA LOPEZ, Fedeltá creativa, in <<L'Osservatore Romano», 23 lugho 2016, 5.
LA DIMENSIONE SAPIENZIALE DELLA AMORIS LAETITIA 83

V. LA DIMENSIONE SAPIENZIALE 2. La dz'mensz'one educativa e il tema della lz'bertá


DELLAAM CRIS LAETITIA
LUCA MAZZINGHI Una prima caratteristica della letteratura sapienziale bíblica &la di‑
mensione educativa. Gli autori di questi libri sono prima di t u t t o degli
educatori e il loro pubblico &costituito dai giovani israeliti che saranno
ifuturi responsabili della comunitá giudaica. I saggi sidifferenziano cosi
dai profeti, dai legislatorí, dai narratori delle grandi storie di Israele, ma
anche dagli uomíní del culto. Il loro scope &educare alla vita, un tema
che percorre l'intera letteratura sapienziale.
Per cogliere la dimensione educativa propria dei saggi dí Israele &
sufñciente rileggere il prologo dei Proverbi (Pr 1,1-7), in partícolare al
1. La prerenza dei librisapienzz'alz' in Amoris laetitia V.4 dove si menzionano come destinatari dell'intero libro il giovane e
l*ínesperto; gli stessi maestri n o n sono esclusi dalla formazíone offerta
Esiste nell'Esortazione apostolica Amorís laetz'tz'a una prospettiva dai saggi: cfr. Pr 1,5. Gli autori del libro del Qohelet e del Siracíde sono
sapienzíale? Una vía per capirlo potrebbe essere quella di un semplice presentati entrambi come maestri (cfr. Qo 12,9; Sz'r 51,23); in Pr 1‐9 ¡1
censimento delle citazioni che Francescoprende dalla letteratura sapien‑ maestro di sapienza si presenta nei panní del genitore, del padre, ma an‑
ziale bíblica; ci accorgiamo cosi che il libro dei Proverbi ¿:citato 7 volte; che della madre (Pr 18; 6,20). 11discepolo, in questi capitolí iniziali del
2 volte Giobbe; una volta il Qohelet; 6 volte Ben Sita; 4 volte il libro libro, & costantemente chiamato “ñglio mio”; la relazione educativa che
della Sapienza. Questo per quanto riguarda il cosiddetto “Pentateuco lega il discepolo al suo maestro & cosi una caratteristica dí fondo della
sapienziale”; possiamo aggiungere tre citazioni del Cantico, un libro co‑ letteratura sapienziale (cfr. Pr 4,1-2).
munque a sfondo sapienziale, e l'allusíone al racconto di Tobía in AL 20 In AL 17 Francesco cita esplicitamente diversi testi dei Proverbí
(cfr. anche EG 193 dove Tobía 12,19 ¿:citato assieme a Sir 3,30, consi‑ (Pr 3,11-12; 6,20-22; 13,1; 29,17) in relazione al compito educativo dei
derati entrambí da Francesco testi propri della letteratura sapienziale). genitori che, nel caso di Pr 3,11‐12 e 6,20-22, sono in realtá gli stessi
Non dimentichiamo poi che il testo dí AL 8-30 &interamente costruito maestri che si presentano ai loro discepoli, come si ¿:appena detto,
a partire dal Sal 128, che ¿:un salmo típicamente sapienziale*. attraverso la metafora genitoriale. Ma &l'intero t o n o dell'Esortazíone
Ma seguire questa strada n o n ¿:sufñciente e, anzi, rischia di diventa‑ apostolica che mette in luce la necessita di educare all'amore, piutto‑
re solo una carrellata di citazioni, per di piú un po' noiosa. Piú significa‑ sto che di indicare leggi o norme da seguire (cfr. AL 263-267 sull'e‑
tiva ci sembra essere invece una diversa pista; richiamare quali sono le ducazione etica dei ñgli). Del resto, & questa la via seguita dai saggi
caratterístíche píú ímportanti della sapienza bíblica2 per comprendere
di Israele; educare non significa mettersí nella posizione del maestro
see come possiamo ritrovarle nello scritto di papa Francesco, anche al che sale in cattedra, quanto piuttosto del genitore che accompagna il
di la dei testi sapienziali da lui esplicitamente ricordati.
figlio. Vi & dunque nell,atteggiamento dei saggi un continuo chiamar
in causa

' Cfr. L. MAZZINGHI, “Nell'intimitá della tua casa” (Sal 128), in <<Parola Spiríto e la ragíone dell'allievo come alleata per persuaderlo che fa bene a n o n di‑
Vita» 64 (2011), pp. 79‐93. struggersi da sé, a mettere la sua ñducia nella potenza del bene e a guardarsí
¡ Rimando al mío Il Pentateuco sapienziale. Proverbz', Gíobbe, Qobelet, Siracz'de, dal disordine [...]. E unliberalismo che si rivolge allo spirito di chi riceve l'inse‑
Sapienza, EDB, Bologna 2012. gnamento e n o n pub e n o n vuole togliergli l*autonomia della decisione. Anche
84 LUCA MAZZINGHI
LA DIMENSIONE SAPIENZIALE DELLA AMORIS LAETITIA 85

nell 1nv1to p1u pressante, v1 e sempre uno spazxo che 11maestro 51 guardava
bene dall occupare e che lascíava libero all*opinione personale dell*allievoí che esíste nel mondo un ordine delle cose che gli esseri umani sono
chiamati a scoprire:
Come afferma Pr 4,25, <<i tuoi occhi guardino sempre in avanti e le
la convinzione dei saggi era che ]ahvé ha delegato alla creazione una tale
tuepupille mirino dritto davanti ate». Il saggio hacompreso che l'edu‑ dose di veritá e che egli stesso & cosi presente in essa, che l'uomo & posto su un
cazmne ¿:prima di tutto una questione di libertá; un percorso che pre‑ terreno morale solido seimpara a decifrare questi ordinamenti ea conformare
suppone la libertá del discepolo e allo stesso tempo che sa educarla. Il il suo atteggiamento alle esperienze acquisite5.
saggio sausare la propria autoritá (meglío: saessere autorevole) n o n per
bloccare la libertá del discepolo o peggio per occuparne astutamente gli Un buon esempio del metodo dei saggi & rappresentato dalle sen‑
spazi, ma per renderla ancora piu grande e piu vera“. Papa Francesco tenze relative alla vita sociale: il sapiente prende atto di fatti dei quali
si pone sulla stessa linea dei saggí, accogliendo una sñda educativa che l”esperíenza insegna a tener conto; n o n si tratta di cambiare un deter‑
presuppone la libertá della persona ed ¿:in grado di educarla. Si veda minato stato di cose, anche seevidentemente ingiusto, ma di compren‑
ad esempio AL 262: derlo: cfr. diversi esempi in Pr 10,15; 18,23; 22,2; Sir 13,3; 31,3-4. Per
questa ragíone &possibile concludere che:
. L'educazione comporta il compito di promuevere libertá responsabilí, che
di incrocio sappiano scegliere con buon senso eíntelligenza; persone
n e i punti ci si deve guardare da una concezione della sapienza che vedrebbe il suo
che comprendano senza riserve che la loro vita e quella della loro comunitá & carattere essenziale nell,attivita di una ragione autonoma nei confronti della
nelle loro mani e che questa libertá &un dono immenso. fede. […]. Le esperienze del mondo erano sempre (per Israele) esperienze di
Dio e le esperienze di Dio, esperienze del mondeº.
In questo modo, scrive ancora Francesco, <<l'educazione morale &
un coltivare la libertá» ( A L 267); un concetto che i saggi d'Israele con‑ Questa n o t a affermazione di von Rad, il primo esegeta contempo‑
dividerebbero appieno. raneo in grado di offrire una visione teologica completa della saggezza
bíblica, ci ricorda come í saggi siano essenzialmente dei realisti. Quando
Giobbe polemizza c o n t r o gli amici che lo accusano di essere colpevole
3. I saggz' eil valore dell'esperíenza. L'approccío dei saggí alla realtá davanti a Dio dí graví peccati, i quali sarebbero la vera ragíone della
sua soffcrenza, Giobbe chiarna in causa l'esperienza della vita. L'intero
Ció che caratterizza i saggi di Israele & anche il metodo da loro se‑ capitolo 21 e una contestazione della validitá dell'asserto degli amici
guíto: una visíone del mondo che mette al centro l'esperienza della vita. condotta proprio a partíre dall,evidenza che, in questa vita, n o n & affat‑
Il morro programmatico del Qohelet, <<ho cercato e ho esplorato» (cfr. to vero che i giusti stanno bene e gli empi, invece, vengono puniti (cfr.
Qo 1,13), potrebbe essere assunto come proprio di tutti gli altri saggi anche Qo 8,11‐14). Il saggio n o n ¿ mai un ideologo; dunque conosce
bíblici (cfr. Pr 6,6-11; 24,30-34; Gb 21,29; Sir 59,12.32; Sap 7,15.16). molto bene il limite della propria stessa esperienza; credersí saggí, del
L'approccio dei saggi alla realtá nasce dalla valutazione positiva dell'e‑ resto, &segno sicuro di stoltezza (cfr. Pr 26,12).
sperienza come un vero e proprio “luego teologico”; essi sono convinti E tuttavia l'esperienza dei saggi n o n &semplicemente un fatto uma‑
no; essa e infatti fondata sulla convinzione che esiste un senso delle cose
VON RAD, La sapíenza_ín Israele, Maríettí, Torino 1975, pp. 273-274.
3G.
Per t u t t o questo, cfr. 11m i o La sfida educatan nella tradizione rapz'enzialedi Israele,
2011,
in G. pp. 11‐38. (ed.), Una saggía educazzbne, Biblioteca t eo1og1ca
DI PALMA ' napoletana, Napoli' 5G. V O N RAD, La mpz'enza in Ixraele, cit., p. 88. Cfr. L. MAZZINGHI, L'z'ndagine e
l'ascolto. Metodo e sguardo dei saggí d'Israele, EDB, Bologna 2014.
6Ibid.,p. 64.
86 LUCA MAZZINGHI LA DIMENSIONE SAPIENZIALE DELLA AMORIS LAETITIA 87

perché esiste un Creatore; ecco perché le esperienze del mondo sono <<il ricco eil povero si incontrano in questo: il Signore ha creato l'uno e
per Israele esperienze di Dio, mentre le esperienze di Dio sono espe‑ l'altro» (Pr 22,2). Per questa ragione i saggi si lasciano provocare dalla
rienze del mondo. Ma resta vero il fatto che il saggio vive la propria fede realtá, qualora essa metta in discussione la tradizione e persino la fede
a partire dalla realtá che spesso lo provoca e lo interroga, come accade stabilita; &il caso ancora una volta dei libri di Gíobbe e del Qohelet.
con Giobbe e con Qohelet. Anche saggi molto piu vicini alla tradizione, tuttavía, come gli autori
Uno dei principi che animano il pensiero di Francesco & stato da dei Proverbi e Ben Sira non cedono mai alla tentazione di rinunziare al
lui espresso con chiarezza sin dalla Evangeliz' gaua'z'um: la realtá ¿=supe‑ valore dell'esperienza (cfr. Sir 6,34-36; 34,9-13).
riore all'idea (cfr. EG 233 ). In EG 231 Francesco sottolinea che <<esiste Parlando del matrimonio e, piu in generale del r a p p o r t o di cop‑
anche una tensione bipolare t r a l'idea e la realtá. La realtá semplice‑ pia, Francesco affronta il tema della coppia non tanto come un ideale
m e n t e e, l'idea si elabora. Tra le due si deve instaurare un dialogo co‑ da realizzare, ma come una realtá in divenire, un cammino in peren‑
stante, evitando che l)idea finisca per separarsi dalla realtá [...]» ( E G ne crescita (cfr. AL 134), nel quale le illusioni divengono addiríttura
231). Nel Discorso pronunciato a conclusione del Sínodo dei Vescovi, pericolose ( A L 218); si veda anche AL 135: <<non fauno bene alcune
Francesco aggiunge che <<concludere questo Sínodo […] signiñca aver fantasie suun amore idilliaco e perfetto, privato in tal modo di ogni
cercato di guardare la realtá, anzi le realtá con gli occhí di Dio...». stimolo a crescere». Affrontando il delicato e triste tema della r o t ‑
Come gli autori dei libri sapienziali, papa Francesco mette cosi avanti tura dei matrimoni, Francesco ne vede una possibile causa nell'aver
la realtá. Nel libro di Giobbe, per ricordare un esempio a tutti ben avuto aspettative troppo alte riguardo alla vita coniugale: <<quando si
n o t o , Elifaz, Bildad e Sofar criticano l'amico Gíobbe nella sua soffe‑ scopre la realtá, piu límitata eproblematica di quella che si aveva so‑
renza negando la realtá della sua situazíone e accusando Giobbe di gnato, la soluzione n o n &pensare rapidamente e irresponsabilmente
aver peccato c o n t r o Dio, in nome di una loro visione dogmatica di alla separazione, ma assumere il matrimonio come un cammino di
Dio, ma vengono alla fine proclamati “stolti” da Dio stesso, il quale maturazione, in cui ognuno dei coniugi & u n o strumento di Dio per
dichiara altresi la rettitudine delle cose dette dal <<mio servo Giobbe» far crescere l'altro» ( A L 221). I saggi sono appunto questo: persone
(cfr. Gb 42,7-9). capaci di valutare la vita per ció che essa realmente &,nelle sue gíoie
Nella AL Francesco accetta di confrontarsi con la realtá concre‑ e nei suoi dolori.
ta delle famiglie e delle coppie di oggi, senza mai far passare avantí la Notiamo ancora a questo proposito come, in relazíone all'educa‑
norma, ma neppure il dogma, per quanto la dottrina resti importante. zione dei figli, Francesco parli esplicitamente di un <<paziente realismo»
Appare cosi signiñcativo il capitolo I l , intitolato n o n a caso <<La realtá e ( A L 271-273); anche l'adesione ai valori etici non pub che realízzarsi
le sñde delle famiglie». All'inizio del capitolo Francesco scrive ‐ citando attraverso percorsi graduali (AL 273). Inñne, una visione realistica sulla
la Famíliarix consortío di Giovanni Paolo II ‐ che <<é sano prestare atten‑ famiglia e sul matrimonio deve tener como che la vita familiare e oggi
zione alla realtá concreta, perché “le richieste e gli appelli dello Spirito complessa; per ben 41 volte Francesco parla in AL dí “crisi” (cfr. in
risuonano anche negli stessi avvenimenti della storia ”, attraverso i quali particolare AL 232‐239). Anche nella sapienza bíblica la realtá n o n &
“la Chiesa puó essere guidata ad una intelligenza piu profonda delfine‑ mai semplice; i saggi lo sanno molto bene, e sanno anche che soluzioní
sauribíle mistero del matrimonio e della famiglia”» ( A L 3 1). preordinate spesso n o n esistono. L'ironico e brillante passo di Qo 7,15‑
Il realismo di Francesco n o n va confuso con un appiattimento sulla 18 mette bene in luce come neppure i criteri etici tradizionali siano di
realtá, accettata cosi com'essa e, come se fosse la realtá a dettar legge per sédaconsiderarsi soluzioní plausibili, di fronte alla complessitá del‑
all'idea; per ¡ saggi di Israele, la realtá ha un senso ‐ e dunque ha un la vita; l'unica autentica risposta viene dalla fede, mala fede n o n indica
senso l'esperienza che gli esserí umani ne fanno -‐ perché si tratta di una mai soluzioní etiche ¿¡p riori.
realtá creata; parlando di ricchi e di poverí, leggiamo ad esempio che
88 LUCA MAZZINGHI LA D ] M E N S I O N E SAPIENZIALE DELLA AMORLS' METITIA 89

4. L'etíca dei saggz' tra esperienza efede latz'o Synodz', egli ricorda che <<la Parola di Dio n o n solo e una buona
novella per la vita privata delle persone, ma anche un criterio di giudizio
Anche l'etica dei saggí risente del loro realismo; essi non offr0no e una luce per il díscemimento delle diverse sfide con cui si confrontano
tanto precetti ai loro discepoli, quanto piuttosto indicano un cammino i coniugí ele famiglie» ( A L 227). Ma alla luce della fede in questa Parola
fatto di consigli e di esortazioni, in vista della realizzazione di una vita egli si lascia sñdare dalla realtá, che allo stesso tempo questa Parola &
bella e felice. Eppure la loro etica, pur restando profondamente umana, capace di illuminareº.
n o n prescinde mai dalla fede. Il motto del libro dei Proverbi, <<principio
della sapienza &il timore del Signore» (cfr. Pr 1,7; 9,10), & ripreso piu
tardi da Ben Sita (cfr. Sir 1,14). Giobbe & presentate come un uomo 5. Tradízz'one einnovazione. La capacítá dí coglz'ere l'umano
che teme Dio (cfr. Gb 1,1) e nel temere Dio consiste appunto la vera
sapienza (Gb 28,28). Seppure con altri accenti, anche per il Qohelet Nella sapienza bíblica, la capacita di far dialogare esperienza e fede
“temere Dio” & Funico atteggiamento religioso possibile per il saggio si riflette anche sul rapporto nei confronti della tradizione. I saggi n o n
(cfr. in panicolare 5,6 e 7,14); l'anonimo discepolo autore delfepilogo si chiudono mai a]l'apporto della tradizione ricevuta e tuttavia sanno
ben lo riconosce, proprio in chíusura del libro (Qo 12,13). Per i saggi, rinnovarla nel m o m e n t o in cui l'accolgono; le raccolte del libro dei
il timore di Dio n o n éun criterio dogmatico a partire dal quale essi giu‑ Proverbi sono nate proprio per preservare tradizioni piu antiche e of‑
dicano la realtá, come accade ai t r e amici di Giobbe, che nel momento frirle a un nuovo pubblico in una comíce rinnovata, quella rappresenta‑
in cui vorrebbero difendere Dio, ne divengono piuttosto accusatorí. Il ta dai primi nove capitoli del libro e dal poema conclusivo sulla <<donna
timore di Dio non é un ostacolo alla conoscenza, quanto piuttosto di‑ di valore», immagine al femminile del saggio ideale (Pr 31,10-31, che
viene una prova della loro libertá interiore. La sapienza di Israele n o n AL 24 cita in un contesto meno appropriato). Ben Sita scrive la sua
rinuncia mai né alla ñducia nelle possibilitá dell'esperienza umana né a opera considerando sestesso come un “racimolatore”, un raccoglitore
una profonda riflessione critica sui límiti dell'esperienza stessa; n o n ri‑ di una tradizione che lo precede, nella quale egli si inserisce, come in un
nuncia cíoé alla consapevolezza che c'é vera sapienza soltanto sel'uomo Hume (cfr. Sir 24,30; 33,16). Questa vale anche per un saggio molto cri‑
la ricerca e se, allo stesso tempo, Dio la dona all'uomo (cfr. Pr 2,1-6), tico nei confronti della tradizione ricevuta, come &stato il Qohelet che,
evitando cosi il rischio di dogmatizzare l'esperienza. In questo modo, & secondo l'epiloghista, <<ascoltó, ricercó e rettificó molti proverbi» (cfr.
possibile affermare che peri saggi Qo 12,9). Di fronte alla novitá della fede in una vita oltre la morte, fede
Il timore di Dio n o n solo abilita alla conoscenza, ma aveva pure una funzio‑
che nel I I I secolo a.C. iniziava adiffondersi in Israele, Qohelet difende
ne eminentemente critica nel tenere desta la coscienza di colui che cercava di ad esempio la tradizione genesiaca: l'uomo & solo polvere che ritorna
conoscere, ricordando (all'uomo) che la sua capacita di conoscere si rivolgeva alla polvere (cfr. Qo 3,18-21). I saggi n o n sono pertanto néconservatori
verso un mondo nel quale domina il mistero […]. Se& lecito misurare il livello accaniti di una tradizione ritenuta immutabile néprogressisti a tutti ¡ co‑
di conoscenza di un popolo dalla coscienza di ció che sfugge al suo sapere, sti che rispetto alla tradizione vorrebbero sempre andare oltre. Inseriti
Israele ha acquisito una vasta scienza7. pienamente nella tradizione, sanno accoglierla, ma n o n hanno paura di
farla crescere o persino di metterla in crisi.
Il saggio bíblico, nel momento in cui da pieno valore all'espen'enza, Questa caratteristica propria dei saggi si coniuga con la loro costan‑
ne riconosce il limite intrínseco. Cosi Francesco sa bene che la realtá
dev'essere letta alla luce della fede e della Parola di Dio; citando la re‑ º Sugli aspetti etici della AL considerati dal p u n t o di vista della teología morale cfr.
B. PETRA, Amoris Laetitia. Un passo auantí nella Tradz'zione, in <<Il Regne/Attualitá» 8
7G. V O N RAD, La sapz'enza z'n Israele, cit., p. 104. (2016), pp. 243‐251.
90 LUCA MAZZINGHI LA DIMENSIONE SAPIENZIALE DELLA AMORIS LAETITIA 91

te capacita di cogliere il valore di t u t t o ció che & umano. E ben n o t o L'ultima frase, che ¿:una auto-citazione”,&particolatmente importante:
come la letteratura sapienziale bíblica sia stata capace di confrontarsí non dobbiamo aver paura dell”umano, ma occorre saperlo integrare nel
con le culture circostantí e di coglierne provocazíoni e suggerimenti; gli cammino di fede della Chiesa. Cosi anche laletteraturaela cultura entrano
esempi sono molto numerosiº. Ricordiamo a questo proposito il libro nel testo di Francesco; persino il cinema ( I lpranzo dí Babette, citato in AL
della Sapienza, di cui Francesco in AL 91 cita due passi, Sap 11,23 e 129). E nel far questo, pur rivolgendosi ai membn' della Chiesa cattolica,
12,2.15-18, a proposito della modetazione divina: il libro, opera di un alle famiglíe in modo particolare, Francesco propone un m&saggio gia ca‑
giudeo di Alessandria d'Egitto, alla line del I sec. a.C., rivela la capacita rico di valori sul piano puramente umano, facilmente accessibile e accetta‑
di cogliere críticamente aspetti importanti della cultura greca del tem‑ bile, in grandissima parte, anche da chi non si riconosce nella fede cristiana
po, in particolare della ñlosofia stoica. 6nell'appartenenza alla Chiesa cattolica. Un po' come avviene nei discorsi
Ritroviamo in Amorís laetz'tz'a entrambi questi aspettí, il rapporto della sapienza personificata,specialmente in Pr8, dove donna sapienza, che
con la tradizione e la capacitá di integrare Fumano. Francesco fa pro‑ pure nasce in un contesto israelita, all”interno di una comunitá caratten'z‑
pria la tradizione che lo precede, quella dei Ponteñcí immediatamente zata dalla fede in YHWH, si rivolge idealmente a tuttií “ñgli dell'uomo”
precedenti, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, piu volte citati, ma (cfr. Pr 8,1-3).
anche Paolo VI e soprattutto moltissimi testi del Vaticano 11; va anche
menzionato l'uso, in passaggi chiave dell'Esortazione, del pensiero di
Tommaso d'Aquino ( A L 102.126.134.301.304). Francesco non si limita 6. La valorz'zzazíone della corporez'tá e della sesxualítá
a ripetere la tradizione, ma safarla crescerelº. Come i saggi di Israele,
Francesco sfugge alle etichette di “tradizionalista” o di “innovatore”; Non sfugge cettamente al lettore dell'Esortazione apostolica la va‑
come lo scriba divenuto discepolo del Regno, egli fa uscire dal suo te‑ lorizzazione del t u t t o positiva della corporeítá e della sessualitá. Benché
soro cose antiche e cose nuove (cfr. Mt 13,52). La Amorís laetz'tz'a, cosi gia le ríflessioni di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, sul rapporto
come la Evangeliigaudz'um ela Laudato sz", costítuisce una novitá per la t r a eros e agape abbiano aperto nuove prospettive nei confronti della
Chiesa; e tuttavia %: anche un testo “tradizionale”. visione cristiana della sessualitá, Francesco &notevolmente piú chiaro:
Quanto poi al rapporto con le diverse culture, &particolarmente la sessualitá &<<regalo meraviglioso di Dio per le sue creature» ( A L 150);
significativa l'apertura programmatica di AL 3: in particolare, <<l'erotismo appare come manifestazione specificamente
umana della sessualitá» ( A L 151). Ma si legga l'intero testo di AL 150‑
Ricordando che il tempo &superiore allo spazio, desidero ribadire che non 152 (cfr. anche AL 157); qui Francesco non cita alcun testo bíblico - ci
tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali devono essere risolte con inter‑
venti del magistero. Naturalmente, nella Chiesa ¿ necesaria una unitá di dot‑ sia permesso di dire che qualche citazione del Cantico dei Cantici sareb‑
trina e di prassi, ma ció n o n impedisce che esistano diversi modi di interpretare be stata molto appropriata.
alcuni aspetti della dottrina o alcune conseguenze che da essa derivano. […] I saggi dí Israele n o n danno in realtá una grande attenzíone alla di‑
Inoltre, in ogni paese o regione si possono cercare soluzioni piú inculturate, mensione corporea ed erotica dell'amore di coppia; il libro dei Proverbi
attente alle tradizioni e alle sñde locali. Infatti, <<le culture sono molto diverse sembra piuttosto preoccupato di ammonire i giovani c o n t r o ¡ rischi del
tra loro e ogni principio generale […] ha bisogno di essere inculturato, sevuole sesso libero (cfr. Pr 7). Il Qohelet ricorda l'amore per la donna solo
essere osservato eapplicato».
in 9,6; Giobbe ha con l'altro sesso un rapporto non positivo (cfr. Gb
2,9-10); la costante polemica del Siracide contro la donna & ben nota;
9Cfr. L. MAZZINGHI, Il Pentateuco sapienzíale, cit., pp. 13‐25.
“' Cfr. anche la recezione crítica da parte di Francesco del materiale ricevuto dal
Sínodo sulla famiina; cfr. S. NOCETI, Guida alla lettum, in FRANCESCO, Amorís Laetitia. “ Dz'scorso a conclusí0ne della XIV Assemblea Generale Ordinaria del Sínodo dei
La gioia dell'amore, Piemme, Casale Monferrato (AL), pp. 20-21. Vescow' (24 ottobre 2015), in <<L'Osservatore Romano», 26-27 ottobre 2015, p. 13.
92 LUCA MAZZINGHI LA DIMENSIONE SAPIENZIALE DELLA AMORIS LAETITIA 93

nel libro della Sapienza l'autore ¿:preoccupato del rapporto dei suoí pretí. Si sentono a volte commenti banalí del tipo: “per questo papa
ascoltatori con la figura della sapienza personificata e n o n parla espli‑ sembra che adesso t u t t o sia permesso...; dove va a ñnire ora la dot‑
citamente dell'amore di coppia; inoltre, l'intera letteratura sapienziale trina?”. Insegnando la letteratura sapienziale bíblica si ha talora una
bíblica ¿:del resto rivolta ai maschí. Ma il Cantico dei Canticí &presente ímpressione analoga, quando sembra che gli autori di libri come quello
nella Scrittura come il canto di un amore di coppia che conosce la tene‑ dei Qohelet o di Giobbe siano ipercriticí nei confronti della tradizíone
rezza, tema caríssimo a Francesco (cfr. AL 120125164223), l”erotismo ricevuta ‐ che appare a prima vista molto píú solida dei loro argomenti.
ela passione, il desíderio come motore dell'amore (cfr. AL 143-146 sul Ma attenzione: le nostre categorie di “progressista” o “conservatore”
mondo delle emozíoni all'interno della coppia). Francesco cita il Cantico non si attagliano, come si & detto, ai saggi bíblici. Essí sono capaci di
soltanto in AL 12 (il rítornello dell'appartenenza: Ct 2,16; 6,3), assieme sorprenderci sempre. Perché sono attenti a ció che ¿ autenticamente
aSir 36,26. H celebre testo dí Ct 8,6, <<forte come la m o r t e &Famore»,e umano e sanno discernere la realtá quotídíana senza precomprensíoni
poi cítato in AL 255, main un diverso contesto ein relazione ai defunti. dogmatiche ‐ neppure nel caso dí saggi piú attentí alla tradízione rice‑
In realtá, ció che caratterizza l*intera teología sapienziale &una forte vuta, come lo sono gli autori dei Proverbí o del Siracíde.
teología della creazione; Dio ha affidato all'uomo il creato (cfr. Sap 9,1‑ Per chi conosce la sapienza bíblica, la lettura della Amoris laetítia &
2) ed & presente in esso con la sua sapienza che, in diversí testi, viene una piacevole sorpresa, anche seil Papa non scende mai in dettaglí ese‑
personiñcata, dívenendo una figura dí mediazíone (cfr. Pr 8,22-31; Gb geticí ‐ né c”era daattenderselo,in un testo cosi pastorale. L'Esortazíone
28; Sap 7-9). 11libro della Sapienza sviluppa in modo partícolare questo di papa Francesco puó essere davvero definita come un testo di caratte‑
aspetto; la creazione ha qualcosa da dire all'uomo (cfr. Sap 13,1-9) e la re sapienziale. La realtá &superiore all'ídea, come si &detto, mala realtá
sapienza & allo stesso tempo il mistero della creazione che si svela e, in‑ ha valore perché &realtá creata; gli esseri umani sono chiamati a scoprí‑
síeme, il mistero della presenza di Dio in essa“. Questa attenzíone alla re con umiltá il senso posto da Dio nelle cose. La prioritá data all'umano
teología della creazíone offerta dai saggi &significativamente presente non mette pero Dio ela sua parola al secondo posto; anzi, %:proprio la
nella Laudato sí', ove si citano diversi testi della Sapienza (Sap 13,5, in presenza di Dio nella realtá quella che da valore all'esperienza.
LS 12; Sap 11,24 in LS 77; Sap 11,26 in LS 89; Sap 6,7, in LS 94); una La dimensione sapienziale dell'Esortazíone di Francesco si ríflette
tale teología sapienziale della creazíone & alla base, ríteniamo, della ri‑ ancora nella volontá di non voler controllare le coscíenze del popolo
valutazione della corporeítá e dell”erotismo all'interno del rapporto di di Dio, ma nel cercare dí formarle, rispettandone, come si e visto, la
coppia secondo la Amorz's laetítz'a che mostra, anche in questo caso, la libertá. Da questo p u n t o di vista, considero la AL una vera svolta nella
sua forte íspirazíone bíblica. vita della Chiesa, contro il rischío di rinchiudersi in posizioni dottrinali
che, pur segíuste, difendono l'ídea, ma perdono la persona, di nuovo
come accade agli amicí di Giobbe che, mentre cercavano di dífendere
7. Un bíblísta legge la Amoris laetítia Dio, lo offendevano, perché mancavano di carita verso il prossímo (cfr.
il commento a Giobbe di papa Gregorio Magno).
Chi scrive queste pagíne e ormai da ventísette anni docente di sacra Al di la della sapienzialítá del testo dí Francesco, la via della mise‑
Scrittura, ma anche parroco, p u r sedi una piccola comunitá. Alla luce ricordia da lui tracciata n o n annulla la dottrina né abolísce le regole e
dell*esperíenza pastorale trovo sorprendente il fatto che la AL abbía le norme spesso evocate dain uomini di Chiesa ‐ in modo paradossale,
suscitato forse píú attenzione ed entusiasmo nei laíci piuttosto che nei visto il fatto che di coppia e di famíglía essi personalmente poco si in‑
tendono. Semplícemente, la vía della misericordia trascende o, meglío,
” Cfr. M. GILBERT, L'uomo nella teología sapienziale della creazíone. Confronta con colloca regole, norme e dottrína in un,ottica veramente evangelica, al
Gen 1‐11, in <<Ricerche Storíco Bibliche» 29/1-2 (2012), pp. 102‐103. cui centro c'é la vita concreta dí ogni persona umana. Come ¡ saggí di
w-…¡HIIH!…:

94 LUCA MAZZINGI‐H LA DIMENSIONE SAPIENZIALE DELLA AMORE LAETITIA 95

Israele, la Amorís laetitz'a prende sul serio gioie e dolori, angosce e spe‑ trovare ció che accadrá dopo di lui». ]] Qohelet & stato troppo spesso
ranze delle coppie e delle famiglie di oggi, per ricordare l'íncz'pít della nitenuto un testo negativo, senza accorgersi che per sette volte ¡1 libro
Gaudíum et spes, un documento citato ben 19 volte nell'Esortazmne esorta alla gioia, purché accolta e vissuta come dono gratuito di Dio
apostolica. Papa Francesco n o n dimentica mai la frag1htá degli essen (cfr. Q0 2,24-26; 3,12‐13; 3,22; 5,17‐19; 8,15; 9,6-9; 11,7-12,7). In 7,14 il
umani, una fragilitá che dev,essere abitata e accompagnata dalla Ch1esa, Qohelet non nega l'esistenza del male nella vita dell'uomo, e che <<tutto &
che riceve la sua forza solo dalla Parola. un soffio eun inseguire il vento», secondo il suo celebre rítomello. Ma ¿:
convinto che, nel rispetto del mistero dell'agire di Dio, anche nel giorno
triste l'uomo puó trovare ragioni per non perdere la gioía del giorno lieto.
8. I saggz' e la gioia del vívere Questo & esattamente il tono della Amorís laetz'tz'a, la capacita di co‑
gliere le semplici gíoie che uomini e donne possono cogliere nella loro
<<Alcune correnti spirituali insistono sull,eliminare il desiderio per vita, e in particolare nella vita della coppia e della famiglia, sela accol‑
liberarsi dal dolore. Ma noi crediamo che Dio ama la gioia dell”essere gono come dono di quel Dio che, secondo Sap 11,26, e il <<Sovrano,
umano, che F.in ha create t u t t o “perché possiamo goderne” (1 Tm amante della vita».
6,17). Lasciamo sgorgare la gioia di fronte alla sua tenerezza quando Ma c'é forse nella esortazione apostolica un aspetto ancora piú si‑
ci propone: “Figlio, trattati bene [...]. Non privarti di un giorno felice'í gnificativo; i saggi biblici sanno bene che n o n si puó avere la risposta a
(Sir 14,11.14). Anche una coppia di coniugi risponde alla volonta di t u t t o (<<se anche un saggio dicesse di sapere, neppure lui potrá trovare»;
Dio seguendo questo invito bíblico: “Nel giorno lieto sta' allegro” (Qo cfr. Qo 8,16-17) e che Dio ha posto nel mondo la sua luce e la sua te‑
7,14)» ( A L 149). nebra (cfr. Sz'r 16,11). La sapienza & realtá divina e umana insieme, ma
Piú volte Amoris laetítz'a ritoma sul tema della gioia; AL 147‐149 ha %del tutto fragile l'uomo che la coltiva e la riceve (cfr. l'intero capite‑
come sottotitolo <<Dio ama la gioia dei suoi ñglí»; accanto alla citazione lo VIII della AL: <<Accompagnare, discernere e integrare la fragilitá»).
di 1 Tim 6,17 sono particolarmente importanti le citazioni di Ben $ira e Cosi, non si vuole ríspondere a t u t t o () trovare la soluzione ad ogni pro‑
del Qohelet; la prima era gia stata fatta in EG 4; il testo completo dl Ben blema, maindicare un cammino (parola che ricorre 56 volte nella AL e
Sita afferma: <<flglio, per quanto ti &possibíle, trattatí bene [...]. Non ricorda la “strada”, metafora del resto cara alla letteratura sapienziale).
privarti di un giorno felice, non tí sfugga nulla di un legitt1mo de51de‑ Si rilegga il paragrafo finale, dove si intrecciano in modo molto bello
rio»; e, al v. 16: <<regala, accetta regali, divertiti, perché negli infer1n o n molti di questi temi típicamente sapienziali: <<[…] E tuttavia, contem‑
si ricerca l'allegria». Ben Sita, come tutti i saggi di Israele, ha nel corn‑ plare la pienezza che non abbiamo ancora raggiunto ci permette anche
plesso una visione positiva della vita e non di rado rich1ama alla gioia. di relativizzare il cammino storico che stiamo facendo come famiglie,
Al termine del libro, Ben Sita prega il Signore perché Egli <<ci conceda per smettere di pretendere dalle relazioni interpersonali una perfezione,
la gioia del cuore eci sia pace nei nostri giorni, in Israele, ora e_sempre» una purezza di intenzioní e una coerenza che potremo trovare solo nel
(50,23). In questa gioia, Ben Sita non disdegna dí includere ll p l a c e r e Regno definitivo. Inoltre ci impedísce di giudicare con durezza colore
di una buona tavola, purché con moderazione, come afferma con sano che vivono in condizioni di grande fragilitá. Tutti siamo chiamatí a tene‑
realismo nel caso del vino (cfr. 3v1,27-28).13 _ re viva la tensione verso qualcosa che va oltre noi stessi e i nostri limití,
La citazione dí Qo 7,14 &píú sorprendente, specialmente per chi co‑ e ogni famiglia deve vivere in questo stimolo costante. Camminiamo,
nosce bene il libro del Qohelet: <<nel giorno lieto sta” allegro, nel giorno
famiglie, continuiamo a camminare! Quelle che ci viene promesso &
sempre di piú. Non perdiamo la speranza a causa dei nostri limití, ma
triste rífletti; Dio hafatto questo al pati di quello perché l'uomo non possa
neppure rinunciamo a cercare la pienezza di amore edi comunione che
" Ricordiamo altre due citazioni di Ben Sita:Sir 145-6, in AL 1016 3,30, in AL 306. ci e stata promessa» ( A L 325 ).
IL PROCESSO DI DISCERNIMENTO IN AMORIS LAETITIA 97

VI. IL PROCESSO DI DISCERNIMENTO 1. Il discemimento nella tradizione ascetico-mistica e morale


IN AM ORIS LAETITIA: CRESCITA PERSONALE
E INTEGRAZIONE ECCLESIALE Nella patristica troviamo gia in Origene la distinzione tra diversi spiriti,
HUMBERTO MIGUEL YANEZ S] buoni e malvagi, le indicazioni sucome distinguerli per il progresso spiritua‑
le el'ímportanza del libero arbitrio, insegnamento che sará ripreso soprat‑
tutto dalla tradizione monastica. Anche Agostino ha esercitato una grande
influenza sulla vita monastica esulla tradizione teologica d'Occidente. In lui
abbiamo lo sviluppo della vía dell'interiorítá e della contemplazíone, attra‑
verso le ídee desunte dal platonismo e dai neoplatonicí, dando avvío all'a‑
namnesi come forma di conoscenza che integra in séla conoscenza dell'uo‑
mo come via alla conoscenza di Dio. Egli aveva visto nella sapímza la regina
x

E rísaputo che il discernimento & a cuore della spiritualítá di d'ogni virtú, ma alla base della vita cristiana non vi ¿:piñ la sapienza umana,
sant*lgnazio dí Loyola, per cui un papa gesuita n o n poteva n o n in‑ ma la sapienza divina che si &manifestata all'uomo attraverso la Parola di
cluderlo nel suo magistero come asse strutturante le sue proposte Dio fattasi carne in Gesu Cristo. Alla luce di questo modello scaturisce la
pastorali. Anche se questo & vero, dobbiamo ricordare che Ignazio pratica dell'umiltá, che &la vírtú cristiana per eccellenza. La coscienza &il
di Loyola accoglie e reínterpreta una lunga tradízione spirituale che punto di n'ferimento e di partenza del rapporto con il Dio di Gesu Cristo.
si radica nell'insegnamento dei Padri della chiesa e nel monachesimo Nella coscienza si conosce anche la legge morale naturale, la qualee mani‑
antico piu a t t e n t o all'esperíenza spirituale, e si sviluppa nella vita festazione della legge eterna… Agostinoe attento ai movimemi interiorí che
religiosa in díversi modi d'intenderla*, anche se¿:pure vero che il coínvolgono gli affettí. I suoí scritti si radicano in una profonda spiritualítá,e
tema & nuovo nel magistero papale. sono stati una fonte d'ispirazione sia per tanti movimemi spirítualí che per il
In questo contribute intendo fare in un primo m o m e n t o un bre‑ pensíero ñlosoñco eteologico d'Occidente, compresa la morale.
ve accenno al díscernimento nella tradizione della spiritualitá cristia‑ I monaci hanno prestato un'attenzione privilegíata all'interíorítá a
na e nella comprensione della Teologia morale, per fornire le chiavi contatto con la Parola di Dio nella lectz'o divina (lettura orante della Sa‑
ermeneutiche della proposta di papa Francesco in Amorz's laetitia, e cra Scrittura), la quale metteva in moto tutte le dimensioni interion' della
presentare oggi il discernimento, oggi, come forma di comprensione persona nella meditazione e contemplazíone dei misteri della vita di Gesu
della moralitá cristiana in intimo rapporto alla spiritualitá. Per que‑ cercando un rapporto personale con Lui. Tale rapporto personale con
sto, intendo chiarire in un secondo momento che cosa s'intenda per Gesu orientava poi tutta l'esistenza secondo il modello da nnitare e seguire,
discernimento, riferendomi alla Sacra Scrittura e, poi, a sant'1gna‑ assumendo il suo stile di vita ascetico che promuove e rísigníñca le virtu
zio di Loyola e, in un t e r z o momento, il processo del discernimento della tradizione classica greco-latina. Cosi, dai fondatori della vita monasti‑
nella sua s t r u t t u r a personale ed ecclesiale. Finalmente, in un quarto ca come Antonio in Oriente e Agostino in Occidente, passando per i loro
m o m e n t o preciseró in che modo la coscienza personale sia la fonte continuatori, Evagrio Pontico e Cassiano, e Benedetto di Norcia e Grego‑
del discernímento e nel quinto m o m e n t o presenteró brevemente i rio Magno n'spettivamente, & stata articolata la dottrina della discretio, in
criteri di discernimento proposti in Amoris laetitia. Oriente chiamata diákrzkzlv, che ha penetrato il monachesímo gíá dall'Alto
medíoevo ela vita religiosa posterioreº.
' Su questo p u n t o seguiamo: S. ARZUBIALDE, Discretio, in ]. GARCÍA DE CASTRO
(Dir.), Diaíonan'o de espiritualidad ignaa'ana, Mensajero-Sal Terrae, Bilbao‐Maliaño º A. CABASSUT, Dz'scrétzbn, in Dictionnaire de Spiritualite', Axcétz'que et Myrtique,
2007, t. I, pp. 623‐637. Doctrine et Histoire, Beauchesne, Paris 1957, pp. 1311-1330 ; G. BARDY, Dircemement
98 HUMBERTO MIGUEL YÁNEZ IL PROCESSO DI DISCERNIMENTO IN AMORIS LAETITIA 99

Quindi, il discemimento non &un'invenzione recente, anche secon male, tra il bene eil meglio, al ñne di deliberare, cioé scegliere cosa fare
la nascita della Teologia scolastica il trattato delle virtú acquisisce un ca‑ e come, quando e con quali mezzi (realtá contingenti). Nel processo
rattere scientiñco piu razionale che lascia in secondo piano la discretio. deliberativo, t u t t o l'uomo & coinvolto attraverso l,esercizio delle vírtú
Quest'ultima, invece, si conserva pii1viva nella Teologia monastica e nei cardinali. In questo svolgimento, il primo passo &l'índivíduazione del
trattati di ascetica e mistica che si distinguono a partire dalla settorializ‑ fine. Il processo propriamente deliberativo si dipana dunque in t r e fasi:
zazione della Teologia dopo il concilio di Trento. la prima, del consiglio o deliberazíone dei mezzi piú adatti aun ñne7; la
San Tommaso d'Aquino operó un'opzione per l'epistemologia ari‑ seconda, del giudizio sul valore dei mezzi; ela terza, del comando, ultimo
stotelica, assumcndo l'habitus come categoria centrale nel suo pensiero atto della ragione che prescrive l'esecuzione dei mezzi che conducono
teologíco‐morale. Nel suo impianto arético, l'índividuazione del bene al fines. In questo modo, anche sela discretio & stata sussunta nella vír‑
da farsi sara compite della ragione pratica guidata dalla virtú della pru‑ tú greca della prudenza, in Tommaso d'Aquino &chiara l'ímpostazíone
denza ritenuta scienza; la discretio, che proviene dall”esperíenza spiri‑ della morale che si appoggia sul soggetto discernente, il quale, di fronte
tuale, rimane comunque parte della prudenza, virtú intellettuale e mo‑ alla limitatezza della legge umana positiva, hala possibilitá di esercítare
rale (II‐II, q. 47), anche se parla del carisma del discernimento degli la virtú dell'epicbeia. Essa comporta un”interpretazione corretta, gíusta,
spiriti nel commento alla Prima lettera ai Corinzi (Expositio et lectura prudente della legge umana positiva secondo il suo spirito ¡n modo tale
super Epistolar PauliApostoli). Nel dibattito medioevale tra virtú e leg‑ da n o n contraddirla, ma piuttosto completada in una situazione non
ge, Tommaso costruisce la sua morale sulla virtú, cercando un equilibrio contemplata dalla legge generaleº.
dove la legge svolge una funzione pedagogica, lascíando all'esercízio Nella modernitá, con Finsorgere del soggetto, il discernimento pru‑
della “recta ratio” l'índivíduazíone del bene concreto da farsi. Nella sua denziale prenderá il sopravvento e si svilupperá prima nella tradizione
antropologia teologica, presenta l'uomo capace di governare se stesso ignaziana della Compagnia di Gesú eposteriormenteea modo suo, nella
come partecipazíone alla provvidenza che Dio esercita su t u t t o il creato3. tradizione alfonsiana dei redentoristi, ambedue basate sulle orme della
Giacché Dio govema la sua creazione, l'uomo plasmato a sua immagine scolastíca tomista svíluppata nei secoli XVI‐XVII (Seconda Scolastica).
ha la capacitá, attraverso la ragíone, di governare se stesso e il mondo Infatti, quando a Parigi si ríscoprono i testi di Tommaso, in modo parti‑
create da Dio4. In questo modo, l'uomo &chiamato ad essere collabo‑ colare la Somma Teologíca, vengono reinterpretati secondo le categorie
ratore del governo di Dio sulle creature. Perció, la virtú principale della nominaliste di stampo giuridico e il deduttivísmo geomem'co, paradig‑
vita morale &la prudenza5,la quale comporta un prevedere o provvedere main quell”epoca delle <<vere» scienze, puntando sulla preminenza della
l'azione giusta riguardo aun futuro in molti casi incerto. In questa pro‑ legge sulla virtú, venendo meno il ruolo della coscienza discernente.
spettiva dell'agire nel tempo, la prudenza aiuta apredisporre i mezzi in Il Concilio di Trento ordinó la formazione dei candidatí al sacerdozio
ordine al fine, incominciando dalle proprie passioni, che vagliate dalla e institui í seminari, tra cui il Collegio Romano, del quale 1'Universitá
prudenza (e in modo particolare della discretio), divengono delle virtu Gregoriana &la continuatrice. Il gesuita Juan de Azor fondo la disciplina
cardinali6 in quanto essa orienta le passioni verso il giusto mezzo t r a <<Teologia morale» prendendo come base la 11-11della Somma Teologica
gli estremi. Lo scope della prudenza ¿:il discernimento tra il bene e il di san Tommaso d'Aquino (la parte morale), ma, per motiví didattici, se‑
parandola dalle altre parti della Teologia che divennero trattati diversi,
der erprits. II. Chez les Péres, ibid., pp. 1248-1254; G. ]EANGUENIN, Dixcemere: Pensare e
agire secando Dio, San Paolo, Cinísello Balsamo (MI) 2008, pp. 51‐63. 7TOMMASO D'AQUIN0, S.Tb., I‐II, q.14.
) TOMMASO D'AQU1NO, Summa contra Gentiles, L. I I I . 8S. ARZUBIALDE, Discretio, cit., pp. 631-634.
* TOMMASO D'AQU1NO, Summa Tbeologiae (S.Tb.), I-II, q.91, a.2 c. 9E. HAMEL, Epicbez'a, in L. ROSSI‐A. VALSECCHI (ed.), Dizionario Endclopedico di
5TOMMASO D'AQUIN0,S.Tb., II-II, q.47-56. Teología Morale, Paoline, Roma 19743 (d'ora in poi DETM), pp. 357‐365;J.M. AUBEKF,
¿TOMMASO D'AQU1NO, S.Tb., I-II, q.65, a l , 3. Legge Divina, Leggi Umane, Desclée, Roma 1968, pp. 229-231.
100 HUMBERTO MIGUEL YANEZ IL PROCESSO DI DISCERNIMENTO IN AMORIS LAETIUA 101

e dando alla morale uno stampo fortemente giurídico prendendo come Alle soglie del Concilio Vaticano II ci ritroviamo una Teologia morale
base ¡] decalogo, anziché ill riferimento alle vírtú eai vizi del sistema torm‑ neotomista (Terza Scolastica) con un atteggíamento difensívo riguardo
sta. Quest'ordinamento della materia provocó la separaz10ne tra Teologia alla cultura dí allora e senza dialogo con il mondo moderno. La Terza
morale e Teologia spirituale (Ascetica e mistica), lasciando alla Teologia Scolastica ha una pretesa di scientificitá che contrasta con lo sviluppo
morale, in base a un'esegesi parziale del testo di Mt 19,16‐22,l'osservanza delle scienze sperímentali, la quale nel campo morale risponde al bisogno
dei comandamenti e all'Ascetica e mistica i cosiddetti <<consígli» evan‑ di sicurezza che un sistema normativo chiaro ed esausu'vo poteva dare. In
gelici. Una proposta di questo tipo riduceva a un'etica minima ll hvello questo contesto il molo del magistero pontificio si edi molto accrescíuto
della moralitá dei laici a un'etica minima, forse a causa della sua matnce cercando di coprire tutte le dimensioni e ambiti della morale intramonda‑
giuridica, e i religiosi invece, erano tenuti ai consigli evangelici. Era una na. Il Concilio Vaticano II promosse un rinnovamento della Teología mo‑
morale a due piani paralleli, frutto di un particolare ord1namento della rale che superasse l'approccio troppo giuridico eastratto della manualisti‑
Teologia. In questo contesto dove la legge prende 1lsopravvento, 1gesu‑ ca neotomista che si era allontanato dalla Sacra Scrittura edall'esperíenza
iti svilupperanno ¡1sistema probabilista iniziato dai domenicam, facendo cristiana, per richiamare al discernimento sulle questioni odierne <<alla
leva piu sulla libertá che sulla leggelº. Siccome questo Sistema ebbe alcune luce del Vangelo edell'esperienza umana» (GS 46). Il Concilio abbando‑
derive lassiste esasperate dalle critiche di Blaise Pascal nelle sue Lettere na una prospettiva unilateralmente deduttivistica propria della manuali‑
Províncíali, sant'Alfonso cerco un equilibrio tra libertá e norma mseren‑ stica neoscolastica, per abbracciare una prospettiva índuttiva, in linea con
do nel suo sistema l'istanza pastorale, senza rinunciare all'importanza la Mater et magístra di papa Giovanni XXIII, che aveva assunto ¡1metodo
della coscienza in un contesto dove una concezione rigorista della mo; dalla Gioventú Operaia Cattolica: <<vedere, giudicare, agiro>º. La Chiesa
rale prendeva il sopravvento, come nel caso del giansenismo. Esso causo deve <<scrurare i segní dei tempi ed interpretarli alla luce del Vangelo»
un grande danno perché travisava la moralitá personale e portava avant1 (GS 4,11)”. Infatti, la storia &il luogo teologico del dialogo: quello di Dio
un”applicazione tuziorista della legge, senza discermmento. _La reazione con Pessere umano e degli esseri umani fra di loro. L'operare dell'uomo
posteriore a una posizione che si ritiene ingiusta e1mpraticahlle,fu l esal‑ & il risultato del dialogo con il Padre, reso possibile attraverso lo Spírito,
tazione del soggetto senza un riferimento oggettivo atto aguidare le scelte che opera in virtú dellllncarnazione del Verbo nel cuore dí ogni uomo di
personali, soprattutto nell'etica della situazione. La manuahst1cadopoil buona volontá. La moralitá personale si raggiunge attraverso il discerni‑
concilio di Trento sviluppo diversi <<principi riflessi» e <<princlpi moral1 mento che tiene conto della ñnalitá comunitaria del suo agite nel mondo.
tradizionali»", che sono un esempio dell,esercizio di discernimento della In questo modo, il Concilio si dístaccava dall'impianto unilateralmente
ragione pratica di fronte all'incompletezza della norma nei riguardi della deduttivistico consolidatosi nella neoscolastica per lasciar posto all'istan‑
copertura di tutte le possibilitá e situaziom dell a g i t e morale, anche se zainduttiva, aprendo al dialogo con le scienze umane sulle svariate que‑
il discernimento veniva fatto piuttosto dal confessore che avrebbe,_por, stioni della morale intramondana“.
indicato la soluzíone alla coscienza. Questi principi davano dei críter1per Il grande cambiamento operato nella Teología morale nel post con‑
poter agíre con una <<certezza morale», diversa dalla certezz_a metaf151ca
oppure dalla certezza delle scienze ñsico-matemat1che il c u i paradigma ” Il p. Joseph Cardíjn fondo in Belgio, nel 1925, la <<Jeunesse Ouvriére Chrétien‑
prendeva il soprawento einfluenzava anche la morale. ne» (] OC) ‐ che in Italia diventó Gioventú Operaí Cristiana ‐ e propose come metodo
induttivo il <<vedere, giudicare e agire», che san Giovanni XXIII assunse in Mater et
magz'stra (1961), p. 236.
lº Il domenicano Bartolomeo dí Medina fu l'iniziatore_dei_prohabilisbmghanche sei ” Cfr. S. PRIVITERA, Dall'esperíenza alla morale. Il problema ”esperienm" in Teología
d enicani svilu ranno una versione piú rigorísta che SLc ¡ a m o <<pro a 10r15m0». Morale, EDI OFTES, Palermo 1985, pp. 19‐50; ID., Esperíenza morale, in Nuovo Diziona‑
ºm " S. PRIVITE.££CPñI1(.‐zpí moralí tradizionalí, in F. COMPAGNONI-G. RIA_NA-S. PRIVITE‑ rio dí Teología Morale, pp. 349‐354.
RA(edd.), Nuovo Dizionario di Teología Morale (NDTM), San Paolo, C1msello Balsamo “ Sul discernímento nei testi del Concilio Vaticano II si veda: P. CHICCO'I'H, Il Di‑
(Mi), P p . 987‐994. scernimento. Un rz'tomo z'naspettato?, Cittadella, Assisi 2009, pp. 21‐110.
102 HUMBERTO MIGUEL YANEZ IL PROCESSO DI DISCERNIMENTO IN AMORIS LAETITIA 103

cilio provocó dísorientamento in alcuni settori dei fedeli, per cui il magi‑ Ma il discemimento si sviluppa soprattutto nel Nuovo Testamento,
stero uf[iciale recente dovette intervenire per contestare le correnti sog‑ con qualche riferimento nei Vangeli (Lc 1254‐57: invito agíudicare dasé)
gettívistiche erelativistiche che si erano inñltrate, e per ribadire alcune e negli Atti (1,15-26: scelta di Mattia; 6,1-7: scelta dei sette; 15,1‐34: assem‑
posizioni che erano piú chiare nella manualistíca preconciliare, anche se blea di Gerusalemme); in modo particolare viene affrontato negli scritti
formulate in modo inadeguato. Questi interventi, anche se opportuni, di Paolo, dove troviamo il discernimento (a'o/ez'mázeín)18 (Km 12,2; Fil
hanno fornito l'occasione per il rítorno di un certo rigorismo morale 1,9-11), distinto dal <<discemimento degli spiriti» (díá/mlrís pneuma't'o"rz)19
che & dilagato recentemente in ambienti clericali”. In questo contesto (1 Cor 12,10), anche se entrambi íntimamente collegatí. Pure Giovanni
ecclesiale, quando papa Francesco critica il rigorismo efa una proposta esorta i cristiani a esaminare ogni manifestazione della vita religiosa: <<esa‑
radicata nella tradizione come quella del discernimento, numerosi sono minate gli spiriti per conoscere se sono da Dio» (1 G) 4,1). Paolo ebbe
i presbíterí che manifestano resistenza e difficoltá, abituati all'applica‑ l'esperíenza di conversione che fu l'ínizío di un cammíno dí sequela e
zione automatica di norme e precetti, e cosi i laici a loro legati. imitazione di Cristo. Per Paolo il discemimento & una caratterística ori‑
ginale e fondamentale della vita cristianaºº. Si basa sull'inabítazione dello
Spirito dí Gesú nel credente, il quale viene trasformato dall'amore di Dio
2. Che cosa ¿*il díscemz'mento versato nel suo cuore secondo un processo dinamico dí trasformazione
interiore che cambia la mentalitá mondana nella mentalitá di Cristo. Il
2.1. 11discemimento nella Sacra Scríttura criterio demarcante &infatti <<il pensiero del Signore», ricevuto per grazia
dai cristiani: <<ora noi abbiamo il pensiero di Cristo» (1 Cor 2,16), per cui
Anzitutto dobbiamo ricordare che il discernimento lo trovíamo la prima cosa da discemere riguarda la mentalitá:
gia nell'Antico Testamento, soprattutto nella letteratura sapienziale“.
Paradigmatica ¿:la figura del giovane re Salomone, il quale davanti alla Non conformatevi alla mentalitá di questo secolo, ma trasformatevi rinno‑
manifestazione in sonno di YHWH che lo mette alla prova deve fare vando la vostra mente, per poter discernere la volontá di Dio, ció che ¿:buono,
una scelta decisiva: chiede <<un cuore in ascolto» che <<sappia distingue‑ a lui gradito eperfetto (Rm 12,2).
re ¡1bene dal male […] per rendere giustizia» (1 Re 3,9) e ottiene <<un
cuore saggío eintelligente» (v. 12), che vuol dire maturo per governare, Tuttavía n o n possiamo considerare la mentalitá come qualcosa dí
attento al volere di Dio e alla vita del popolo. In questo modo, in un
meramente intellettuale, forse frutto del nostro studio, delle nostre let‑
contesto di preghiera, Salomone chiede e ottiene il dono della sapienza
'3 80mpú€sw, in G. KITTEL-G. FRIEDRICH, Grande Lessico del Nuovo Testamento
(1 Re3,4-15; cfr. Sap 9), ed&ricordato, infatti, per il suo aweduto giu‑ (ed. it. a cura dí F. Montagnini-G. Carpat-O. Soffrittí), vol. I I , 1405‐1414-1416. <<Il
dizío sul ñg|io conteso dalle due prostitute (1 Re 3,16-28) e p e r i suoi sostantivo dó/eimos proviene dell'ambito profano dove si usava per indicate che una mo‑
tremila proverbi (] Re5,12‐13) 17. neta era autentica, per cui dó/eímos significa sperimentato, approvato, genuino, Hdato,
attendibile e dokz'ma'zezh saggiare, sondare, esamínare, scrutare, provare críticamente e,
quindi, puriñcare, autenticare, valutare e considerare provato, valido, buono». Cfr. P.
“ Soprattutto l'índizione dell'Encíclica Veritatz'x splendor (1993) dí san Giovanni Paolo SCHIAVONE, Il dz'scemímento. Teoría eprasxi, San Paolo, Cinisello Balsamo ( M I ) 2009, p.
II ha provocato una ondata verso posizioni nette come l'índividuazione dei cosiddetti 47. L'autore rímanda allo studio: G. TERRIEN, Le díscemement dans les écritx paulinienr,
<<valorí non negoziabili» che resero difficile il dialogo in ambito civile e anche ecclesiale. Gabalda, Paris 1973, pp. 139-149.
'“ L. MAZZNGHI, Apprendere a viuere: il tema del discernimento nella tradz'zíone 19A. BARRUFO, Dz'scemimento, in S.DEFIORES‐T. GOFFI (edd.), Nuovo dízionarío di
sapienziale di Israele, in <<Parola, Spirito e Vita», 71 (2015) 1, pp. 63- 77. Si veda pure il spz'ritualítá, Paoline, Roma 1982, pp. 419-430 (421). Día/erinein significa <<analizzare, crí‑
contribute dell'autore nel n o s t r o volume. ticare, vaglíare, selezíonare, separate, distinguere, mettere da parte, sceglíerc, decídere».
'7 C. TERMINI, Il sogno di Salomone e la Sapienza (1Re 3,4-15), in <<Parole di Vita» Cfr. P. SCHIAVONE, Il dz'scemz'mento, cit., p. 47.
46 (2001) 4, 12; G. DE CARLO, Un cuore in ascolto, capace di discemere. Il sogno e la ºº M. MARCATO, Dz'scemere il meglz'o nell'amore (Km 12,2; Fil 1,9‐11), in <<Parola,
pregbiera diSalomone (1Re 3,4‐15), in <<Parola, Spiríto e Vita», 71 (2015) 1, pp. 21‐38. Spirito e Vita», 71 (2015) 1, pp. 109-122.
104 HUMBERTO MIGUEL YÁNEZ IL PROCESSO DI DISCERNIMENTO IN AMORIS LAETITIA 105

ture, oppure del nostro patrimonio culturale. La mentalitá &il rísultato logali che cardinalí, ed¿-ció che fa essere virtuoso un comportamento”.
di quanto viviamo e accogliamo nel nostro cuore assumendolo a valore. Ma la virtf1propria del discernimento ela prudenza, e questa va guidata
Il discernimento si attiva nella propria interioritá: <<Esaminate voi dalla carita nella ricerca di ció che &bene per sée per gli altri coinvolti
stessi se siete nella fede, mettetevi alla prova. O non riconoscete che nell'agire della persona.
Cristo abita in voi?» (2 Cor 13,5); <<Ciascuno esamini se stesso» (1 Cor
11,28); <<Ciascuno esamini invece il suo operato» (Gal 6,4). L'oggetto
del discernimento non e il bene in astratto, ma piuttosto il bene nel‑ 2.2. II contrz'buto dz” sant'1gnazio dí Loyola
la situazione concreta, il bene da farsi: <<Esaminate ogni cosa: ritenete
ció che & bueno» (1 Ts 5,21); oppure il meglio, poiché il cristiano si Santígnazio di Loyola ha avuto un'esperienza di conversione all'etá
lascia guidare dallo Spirito dell'amore. Infatti, il criterio fondamentale di 26 anni. Quell'esperienza fu l'inizio di un cammino dí discernimento
del díscemimento paolino & l'amore (cfr. 1 Cor 8,7-13); il dinamismo della volonta di Dio il cui frutto eil libro degli Esercz'zispin'tuali, scritto
della carita & quello della crescita nel bene in tensione verso il meglio: per accompagnare altri a fare un'esperienza di conversione e di ricerca
<<prego che la vostra carita cresca sempre piu in conoscenza e in pieno della volontá di Dio, alla luce della contemplazione del mistero di Cristo
discernimento, perché possiate distinguere ció che & meglio» (Fil 1,9‑ nei misteri della sua vita terrena.
10); cosi l'esortazíone di Paolo dopo Felogio della carita: <<Aspirate ai Sant”lgnazio e stato deñnito <<contemplativo nell'azione», questo vuol
carismi piu grandi!» (1 Cor 12,31). Infattí, l'aga'pédel cristiano &presen‑ dire che ha portato la contemplazione, propria della vita monastíca, all'in‑
tata come la vía migliore, fondata srdl'aga'pé che ¿:Dio stesso. Inoltre, t e m o della vita apostolica inserita nel mondo. In questo modo, riprende
l'amore ¿:il criterio discriminante dell'agíre del cristiano verso la comu‑ da Origene la distinzione dei diversi spiriti ela consolazíonee desolazione
nitá, in modo particolare i deboli (Rm 14,1‐15,13)”. L'amore supera i dell'anima. Da Cassíano riprende la distinzione paolina della concupi‑
comandamenti della Tórá e compie la legge; &all'interno dell'amore che scenza della carne e quella dello spirito, ela ricerca dell'equilibrio interio‑
i singolí comandamentí vengono ricollocati (Rm 13,9‐10). Appunto, chi re frutto della lotta controla prima, e anche l'atteggiamento da ricercare
ama adempie la legge (Rm 13,8-10; Gal 5,14), poiché essa custodisce i negli esercízi spirituali, quell'<<indifferenza» di fronte a quel che Dio puó
valori fondamentali. La carita, secondo Paolo, edifica il corpo ecclesiale: chiedere alla persona che cerca la sua volontẓ. Infatti, gli Esercizi spiri‑
si tratta dí vívere l'amore in tutte le relazioni interpersonali e sociali a tuali sono per <<cercare e trovare la volontá di Dio», per cui Ignazio colt1'va
partire dalla comunitá ecclesiale. Quindí, il discernimento n o n rimane a la dz'scretz'o, che nomina <<discreta caritas»º5, mettendo in evidenza la vera
livello intimista, ma si rivolge anche ai segni del tempo: <<come mai n o n natura del discernimento che va guidato dall'amore di Dio e dall'amore
sapete capire questo tempo?» (Lc 12,56), cioé apre alla prospettiva esca‑ del prossimo.
tologíca dell'esistenza cristiana. Il discernimento orienta sul <<da fare», Per Ignazio il discernímento consiste nel leggere einterpretare la pro‑
assumendo la propria esperienza alla luce dello Spirito nella storia per‑ pria storia alla luce del rapporto con Dio in Gesú Cristo: parte dall'es‑
sonale e comunitaria. Inñne, il discernimento e la chiave della morale sere convinto dell'agire di Dio nella storia di ognuno e dall'esercizio, in
neotestamentariaºº. essa, della responsabilitá personale al riguardo. Infatti, nel presentare gli
Tommaso d'Aquino ha capito bene la centralita della carita e perció Eserc7'zz' spzh'tualz', nelle annotazioni introduttorie n o n adopera la parola
la colloca come l'anima delle virtú: essa &il fondamento di tutte, sia teo‑ <<direttore» nel tracciare la relazione tra la persona che <<fa» gli esercizí e

” S. ROMANELLO, Il discemímento in n'ferimento al fratello dubbz'oso (1Cor 8,7-13; 23TOMMASO D,AQUINO,S. Tb., lI-II, q.23, aa.7-8.
Rm 14,14-23), in <<Parola, Spirito e Vita», 71 (2015) 1, pp. 123-133. " S. ARZUBIALDE,DÚN€1ÍO, cit., pp. 635-636.
22E la conclusione dello studio di G. TERRIEN, Le discernement dans les écríts pau‑ 25I. IGLESIAS, Discreta caritas, in ]. GARCÍA DECASTRO (DIR.), Dica'onan'o de espin'‑
lz'niens, cit., pp. 303‐306. tualídad z'gnacíana, pp. 616-623.
106 HUMBERTO MIGUEL YANEZ IL PROCESSO DI DISCERNIMENTO IN AMORE LAETITIA 107

chi <<dá» gli esercizi, perché &lo Spin'to Santo a guidare l'esercitante. Il logorare un camino di crescita nell'amicízia con il Signore e d*impe‑
ruolo dell'accompagnatore &molto importante, ela componente ecclesia‑ gno per il suo Regno in questa terra.
le gia presente dall'inizio dell'espen'enza spirituale, ma rimane comunque Ma la conoscenza di séva inscrita nella conoscenza di Gesú, un'idea
sussidiario, per cui: <<stando in mezzo come una bilancia, lasci immediata‑ anche questa paolina che Ignazio fa domandare come grazía durante la
mente operare il Creatore con la creatura ela creatura con il suo Creatore “seconda settimana”: si tratta della via illuminativa dove l'esercitante &
eSignore»ºº'. condotto aprendere la decisione di vita nella contemplazione dei misteri
Come <<opera» ¡] Creatore nella creatura? Dio si comunica in di‑ della vita di Gesú. Tale conoscenza incomincia gia nella prima setti‑
versi modí <<alla sua anima beata», soprattutto attraverso <<movimenti mana, quella dedicara alla meditazione sui peccatí, che n o n si possono
interiorí» che coinvolgono interamente la personalitá, ma soprattutto la índividuare senon in un ambiente di conversione motívata dalla mise‑
dimensione íntellettíva e quella affettiva, assunte come unica unitá or‑ ricordia del Padre rivelata in suo Figlio. Quindi, dopo aver presentato
ganica. Infattí, un primo passo del discernimento &quello di conoscere Gesú come <<Principio e fondamento» (Es 23) della vita, e il suo scopo
se stessí, conoscere ¡ propa" pensien' e i propri affettí, la loro origine e nel suo ríconoscimento riconoscente, nella via <<purgativa» della <<prima
dove si protendono. Di frente alla complessitá enorme dell'interioritá settimana» & gia presente l'orizzonte dell,infinita misericordia divina.
umana e della realtá in cui si svolge la vita, sant'1gnazio fornisce criteri E questa misericordia che motiva la conversione e prepara l'aníma ad
chiarí per <<discemere»”. Anzitutto si tratta di accorgerrí ‐ in mezzo ascoltare la voce della chiamata all'imitazione e alla sequela nella secon‑
agli eventi esteriori ‐, per capire il senso della nostra vita. Accorgersi da settimana, dove si avvía il discernirnento della propría vocazione.
vuol dire rendersi consapevoli del senso del n o s t r o vivere insieme, per In t u t t o questo processo la vía affettiva ¿:costantemente motivata
capire le problematíche in cui siamo immersi ele finalitá che vogliamo dallímmaginazione attivata nella contemplazione dei misteri della vita
realizzare di frente alle diverse e talvolta contrastanti possibilitá di vie di Cristo. A tal proposito, & opportuno citare l'esordio dell'Enciclica
che si aprono per la nostra decisione. Gli esercizi spirituali sono infatti Deus caritas est: <<All'inizio dell'essere cristiano n o n ¿& una decisione
una scuola di libertá di fronte ai pericoii di autoinganno che lo spirito etica o una grande idea, bensi l'íncontro con un avvenimento, c o n una
del male suggerisce all,anima che si trova al crocevia: lasciarsi condurre Persona, che dá alla vita un nuovo orizzonte e con ció la direzione de‑
dallo Spirito dí Gesú, oppure abbandonarsi alle suggestioni del male cisiva» (DCE, 1 ) ” . La vita cristiana n o n si basa sulla díscussione delle
presenti nel suo cuore. Perció gli esercizi spirituali sono anche un cam‑ idee, anche se ció va fatto, ma sull'esperienza precedente e fondante
mino di liberazione dal peccato e dalla peccaminositá che si annida nel dell,essere stato gratuitamente amato.
cuore umano evi si cristallizzano nelle strutture relazionali, impedendo
l'autorealizzazione personale ela comunione delle persone. Lo stile di
sant'lgnazio s'ímposta a partire dalla lotta paolina della carne contro
lo spirito, presentara nella Lettera ai Romani al cap. 8, e percorre tutto
il processo degli esercizi spirituali, indicando in ognuna delle quattro peccati; la seconda, la vita dí Cristo nostro signore fino al giorno delle Palme incluso; 3. La
terza, la passione di Cristo [...]; la quarta, la risurrezíone e ascensione […]». Cfr. Es. 4.
settímane o períodí28 i possibili autoinganni che potrebbero impedire o ºº Da questo incontro con Gesú Cristo nella fede scaturisce l'opzíone fondamentale del
cristiano, la quale si rende nell'agire concreto personale, tra cui l'opzione di vita ele scelte
26S. IGNAZIO DI LOYOLA, Exercizi spirítuali, Annotazíone 155-6. preferenziali. A questo riguardo, l'Enciclica Veritatis ¡plena'or di san Giovanni Paolo H al
” Dal latino <<díscérnere» che vuol dire, t r a Paltro: <<conoscere, comprendere, díf‑ n. 66, ribadisce: <<N0n c'é dubbio che la dottrina moraie cristiana, nelle sue stesse radíci
ferenziare, dístinguere, giudicare […]». Cfr. F. PALAZZINI, Novissimo Dizionario della bibliche, riconosce la specifica importanza di una scelta fondamentale che qualifica la vita
lingua italiana, Milano 19392, p. 375. morale e che impegna la libertá a livello radicale di fronte a Dio. Si tratta della scelta della
” Sant'lgnazio struttura gli Esercizí spirituali in quattro tappe chiamate da Lui <<set‑ fede, dell'obbedienza della fede (cf Rm 16,26), “con la quale l'uomo si abbandmm tutto a
tímane» poiché hanno una scansione simile all'interno del mese: <<la prima riguarda [...] i Dio liberamente, prestando “il píeno ossequio dell'intelletto e della volcntá' (DV, 5)”».
108 HUMBERTO MIGUEL YÁNEZ IL PROCESSO DI DISCERNIMENTO IN AMORIS LAETITIA 109

3. Il processo del discernz'mento l'invio dello Spíríto. In fondo, ognuno tende a ridurre il mistero di Dio
al proprio orizzonte e al proprio interesse. Per sant'lgnazío, <<Deus sem‑
3.1. Discemere l'autenticitá dell*esperienza di Dio per maior», cioé, il vero Dio & sempre una novitá per l'uomo che deve
arrendersi al suo mistero, <<convertirsi» appunto, distinguendo il vero
La prima cosa da discemere &, appunto, l'autenticitá dell'esperien‑ Dio dalla propria pretesa di dominarlo, controllarlo, mapiuttosto rico‑
za di Dio, che quando ¿:vera produce nell,anima i frutti dello Spirito: noscendosi, invece, <<sopraffatto dal suo mistero». Gesú rivela Dio come
<<[…] amore, gíoia, pace […]» (Gal 5,22). Secondo Paolo, infatti, l'amore Padre: <<Chi ha visto meha visto il Padre» (Gu 14,9) ela sua volontá:
autentico va accompagnato dalla gioia e dalla pace, sentimenti che per <<Anche chi crede in me, compirá le opere che io compio e ne fará di piu
Ignazio connotano l'autentica vita cristiana. Infatti,la gioia ¿:il primo frut‑ grandi» (Gu 14,12).
to della caritá di colui che si scopre amato da Dio e che trova nelfamore
del prossimo la realizzazione della propria libertá”. Questa va colta dalla
contemplazíone dei misteri della vita di Cristo, non in modo passivo, ma, 3.1.2. Cambiamento dell'ímmagine dell'uomo
piuttosto, attívo, confrontando la Parola di Dio conla propria vita per ca‑
pire come sará la nostra risposta alla chiamata alla sequela. Seaccogliamo Quindi, dall'immagine di Dio Padre scaturisce l*immagine dell'uo‑
questa chiamata in totale dedizione, essendo, cioé, disponibili a portare la mo in grado di rendersi fratello, prossimo, atto a compiere responsabil‑
croce e moríre con Lui nella <<terza settimana», essa porterá ¡ frutti della mente la volcntá dí Dio e raggiungere la sua pienezza ad immagine del
consolazione che si chiedono nella <<quarta settimana», nella contempla‑ Figlío per mezzo dell'azione dello Spirito. La fede, in quanto afñdamen‑
zione della Risurrezíone. to totale a Dio, &un rovesciamento della pretesa di autosaivezza, sia at‑
traverso la saggezza secondo l*antica convízíone dei greci, sia attraverso
le opere, come nel caso dei giudei (Rm 1-2). Non che n o n siano rílevanti
3.1.1. La conversione come cambiamento dell'ímmagine di Dio per la vita dell,uomo, soltanto che esse trovano origine e compimento
soltanto in Dio (Fil 4,13). Tutti ¡ principali temi della morale bíblica
Siccome la conversione avviene all'interno del rapporto con Dio, o allocano nella dinamica di fede e conversione: il perdono, l'amore del
almeno &indirizzata ad esso, appartiene al processo credente. La prima prossimo eparticolarmente dei nemici. La scoperta del Dio vivo e vero
cosa che conta %:il cambiamento dell'immagine di Dio, un cambiamento (Go4) rende possibile una vita nella veritá enell'amore (1 Go 4,7-21).
progressivo che rende possibíle la trasformazione dell'uomo stesso nei
suoi rapportí fondamentali.
Nei Vangeli trovíamo un continuo rivelarsi di Gesñ nelle sue ope‑
re e parole come Figlío di Dio e Figlío delonmo, mentre i discepoli 3.2. Discernere la propría vocazione: l'opzione di vita
si aspettavano un messia politico, liberatore dall'oppressione romana,
oppure un maestro della <<Tórá» o un taumaturgo. Infatti, tutta la nar‑
La categoría dell'<<opzione di vita»”, coniata nella morale postcon‑
razíone dei Vangelí mette in rilievo la mancata comprensione dei dí‑
cilíare, si riferisce a quella dímensione istituzíonale che la tradizíone ri‑
scepolí ríguardo al loro Maestro fino al m o m e n t o della risurrezione e ” K. DEMMER, Fondamenti di etica teologíca, Cittadeila, Assísi 2004, pp. 328‐337;
A. NELLO FIGA, Teorema dela Opción Fundamental. Bases para su adecuada utilización
ºº Si comprende l'importanza che papa Francesco ha voluto dare alla gioia frutto en teología moral, Editrice Pontificia Universitá Gregoriana, Roma 1995, pp. 291‐292;
dello Spirito, includendola nel titolo dei suoi principali documenti magisteriali: Evange‑ P. RUDELLI, Matrimonio come scelta dí vita. Opzíone, vocazíone, sacramento, Editrice
liz' gaudíum, Mudato si', Amorís laetitz'a. Pontificia Universitá Gregoriana, Roma 2004, pp. 150-231.
110 HUMBERTO MIGUEL YÁNEZ IL PROCESSO DI DISCERNIMENTO IN AMORIS LAETITIA 111

conosce nel matrimonio, nella vita consacrata o nel sacerdozio, ma che ecclesiale dei diversi carismi che costituiscono il corpo e contribuiscono
oggi pub realizzarsi secondo altre forme in cui la libertá impegna tutta alla sua crescita (Rm 12, 4‐8; Ef 4,11; 1 Cor 12,1-30). Infatti, ogni carisma
la persona per l'intero arco della propria vita. Lo stato di vita indica ¿:opera dello Spirito ed & per il servizio della comunitá, perció chi ha il
un certo ideale di vita sensato in cui la persona sceglie liberamente di carisma dell”autoritá hail compito di riconoscere l'agire dello Spiiito in
realizzarsi non in modo solipsista marelazíonale. La scelta dello stato di quel particolare carisma e di autorizzarlo, nel senso di promuoverlo, di
vita ¿ un profondo esercizio di libertá con un ampio contenuto simbo‑ sostenerlo perché possa crescere efruttiñcare all'interno della comunitá,
lico. Nella sua scelta la persona si espríme integralmente, impiegando fomendo i mezzi adatti enecessari per compiere il suo scope.
tutte le sue energie vitalí per portate avantí un determinato progetto di
vita che hala sua correlativa espressione pubblica e sociale. Come ogni
decisione, ríchiede un díscernimento personale, ma presupponendo un 3.3. H riconoscimento dei valori
impegno per la vita, il discernímento esigerá un tempo piú prolungato
e una dedizione maggiore rispetto a quello per una decisione puntuale. Passando a un lívello piu concreto dell'agíre morale, troviamo la
Ríchiede un impegno maggiore nella preghiera e nella ricerca di qual‑ ñgura del valore, che indica la capacita umana di valutare la realtá per‑
cuno che aiuti ad oggettivare i propri movimenti interiori ed esperienze cepíta nella concretezza dei beni che si presentano alla scelta della pro‑
spirituali che si presentano come segní della volontá di Dio, colti nella pria libertá. Infatti, la valutazíone di un qualche bene ¿un primo passo
preghiera e nell'csperienza quotidiana dei rapporti interpersonali e so‑ nell”esercizio della líbertá che mi rende responsabile di ció che sono in
ciali. La scelta di vita evidenzia la capacítá umana di proíettarsi nel tem‑ grado di scegliere. In questo primo passo, prendo atto dí essere davantí
po e di assumere impegni stabili per la vita come aspetti costitutivi della ad una cosa che ríconosco come valore-bene per me e forse anche per
vita morale e dell”identitá personale frutto della relazionalitá vissuta e gli altri. La mera conoscenza teorica del valore-bene n o n basta; bisogna,
degli impegni lavorativi-professionali. Tale opzione permette di c r e a t e appunto, compiere la scelta per comprenderlo veramente. Senza l'ecpe‑
lo spazio istituzionale dei rapporti ínterpersonali, necessario per la cre‑ rienza concreta del suo riconoscimento storico‐culturale e la sua attua‑
scita ela salvaguardia dei beni e valori fondamentalí della vita associata. zione, n o n potrá essere pienamente conoscíuto. Il suo riconoscímento
Anche se la decisione di vita si realizza in un momento puntuale avvíene nella coscienza. Infatti, la parola coscienza (cum alía scz'entía) fa
dell'esistenza, ha pure la caratteristica di essere una meta cui si tende ríferímento a una consapevolezza inseparabile dall'uomo e che lo rende
durante t u t t a la vita, un compite fondamentale su cui si organizzano i capace dí agire moralmente. Si tratta di una prima caratterizzazíone del
diversi ambiti ed attivítá della vita personale, un asse configurante l'esi‑ valore in quanto bene: ogni attivitá professionale, ad esempio, va remu‑
stenza che l'accompagna in tutte e in ciascuna delle azioni (estensione) nerata, ma talvolta si presenta la possibilitá di scegliere un lavoro per
e verso la realizzazione piena di una vita felice (profonditá), malgrado i la quantitá di stipendio, oppure per le possibilitá di apprendimento o
fallímentí ele disillusioni che possono accompagnarla. progresso nella conoscenza o nella relazionalitá interpersonale.
Ma il riconoscimento &frutto dell'esperienza di sé, in quanto sog‑
getto autocosciente, libero e responsabíle, e rimanda all'esperienza di
3.2.1. Componente ecclesiale un altro che chiede di essere anche lui/lei riconosciuto/a come soggetto
umano, n o n soltanto a lívello generale oppure <<astratto», ma a lívello
Una volta fatta questa opzione negli esercizi spirituali, sant'lgnazio <<pratíco», cioé nell'agire concreto. Quindi, l'esperienza che fa la co‑
torna alla componente ecclesialez raccomanda di avere la <<conferma ec‑ scienza morale &un'esperienza intersoggettíva, che giunge a riconoscere
clesiale» riferendosi alla figura di chi einvestíto dall'autoritá che compor‑ Yoggettívitá del valore umano attraverso l'agire che comporta un'inten‑
ta un carisma. Qui si percepisce pure Finflusso paolino nella concezíone zionalitá e una responsabilitá. E all'interno del rapporto interpersonale
112 HUMBERTO MIGUEL YÁNEZ IL PROCESSO DI DISCERNIMENTO IN AMORIS LAETITIA 113

che troviamo una seconda caratterizzazione del valore in quanto qualz'tá &corporeo-spirituale, ogni attivitá corporea ha una risonanza spiritua‑
dell'azíone: un agite onesto o disonesto, la fedeltá all'interno del rap‑ le. Per questo la tradizione monastica nel dover esprimere l'esperienza
p o r t o coniugale, ola giustizia nei rapporti sociali. spirituale, adoperó il linguaggio dei sensi, in continuazione con la Sacra
Quindi, l'oggettivitá del valore non puó essere colta che all'interno Scríttura: <<Chi ci fará gustare il bene?» (Sal 4,7)”.
di un rapporto intersoggettivo. ll valore-bene viene apprezzato all'in‑ Per Aristotele, l'etica éprincipalmente una scienza índuttiva, eil bene
t e m o della relazionalitá intersoggettiva nell'orizzonte della comunitá si coglie in un certo tipo di <<percezione»“. Tommaso d'Aquino parla
che ospita ogni rapporto intersoggettivo ed & frutto di esso. E secondo dell'istinto della fede, il quale ci guide nelle nostre scelte particolari”.
questa logica che la dottrina sociale della Chiesa, ad esempio, ritiene la Perció possiamo domandarci: quali sono le nostre preferenze? Quali sono
proprietá privata come valore non‐assoluto, anzi, con le parole di san ivalori che prendono il sopravvento nelle nostre scelte quoddiane?
Giovanni Paolo I I , un bene su cui pesa un'ipoteca, per dire che ogni In questo modo arriviamo ad un'altra categoria foggíata dalla mora‑
valore materiale va collocato all'interno della relazionalitá, alla luce del le postconciliare e assunta dal Magistero.
valore‐persona e della relazione intersoggettiva e comunitaria”.

3.4. L'opzione preferenziale dei valori


3 .3.1. Le nostre scelte
Secondo l'etica della virtú la ripetizione degli atti consapevoli e li‑
Ogni nostra scelta esprime un desíderio, che n o n si riferisce soltanto berí (morali) genera Fabito. In ogni a t t o morale la persona sceglie un
al valore oggetto della decisione, maaun orizzonte di significatoin cui il valore ed ha un'esperienza di esso nella sua pratica. Il risultato della
valore‐bene scelto si colloca. Ed ¿cosi che il desiderio-aspirazione a una reiterazione consapevole e libera di quel valore genera l'atteggiamento
vita pienamente realizzata si attua nel conseguimento del valore‐bene, verso il valore scelto ed esperito. In questo senso, si dice che si ha una
oppure nell'attuazione del valore‐qualz'tá dell*azione in cui la persona preferenza per quel valore. Sebbene ogni opzione o decisione sia prefe‑
stessa si esprime ed esprime il suo desiderío di essere. renziale in quanto si sceglie ció che si preferisce, l*uso del termine pre‑
ferenziale in tale contesto indica un quadro assiologico all'intemo del
quale si realizzeranno tutte le opzioni e decisioni categoriali. L'opzione
3.3.2. Le scelte preferenziali preferenziale dei valori, essendo frutto dell'esperíenza morale della per‑
sona, comprende quella rosa di valori per ¡ quali si opta di preferenza
Ogni scelta indica una preferenza, si preferisce un valore al posto dopo averli scelti e attuati, e nella misura in cui si attuano si appro‑
di un altro. E cosi si valutano beni, comportamenti, persone, stili di fondisce la scelta, li si collocano nella propría scala gerarchica, scala di
vita. Il linguaggio del valore indica <<apprezzare», che nel verbo greco preferenza meditata alla luce della propria esperienza. Trattandosí di
Somnúgew (discernere) significa <<esaminare», <<provare», <<saggiare». un quadro assiologico, si capísce che il suo stato &in continuo rídimen‑
Sono t r e parole diverse ma tra loro apparentate. Esaminare & un'attivitá sionamento, approfondimento, mai del t u t t o esaurito, in costante con‑
piú intellettuale e meno coinvolgente, diversamente dal provare che, fronto con l'esperienza morale e il cammino di conversione personali.
insieme a saggiare, ínteressa il soggetto nella sua totalítá esperienziale.
Si provano e saggiano, ad esempio, i cibi ele bevande. Siamo in un con‑ ” Diadoco di Fotica (V secolo) e san Gregorio Magno ( V I secolo) hanno parago‑
testo piú vicino alla carne che allo spirito, ma, siccome l'essere umano nato il discernimento alla capacitá gustativa della lingua per assaporare ¡ cibi. Cfr; G.
]EANGUENIN, Díscemere: Pensare e agz're recona'o Dio, cit., pp. 52‐53.
“ ARISTOTELE, Et/J. Nic. 1143a35-1143b5; 1142325‐30.
” GIOVANNI PAOID I I , Lett. Ene. Sollicz'tudo rez" .tocz'alís, 42. ” TOMMASO D'AQUINO, S. Tb., I I ‐ I I q . l , a.4, ad3. Cfr. z'vz'Il‐II, q.2, a.3, ad2.
114 HUMBERTO MIGUEL YÁNEZ IL PROCESSO DI DISCERNIMENTO IN AMORIS LAETIT1A 115
L'opzione preferenziale dei valori si riferisce a quei valori che configu‑ soltanto ¿:indirizzata a chi ¿:carente del beni materiali, ma anche a chi
rano la mentalitá morale personale ed esprimono l'orizzonte di senso patisce di qualitá o competenze che lo rende oggettivamente piú svan‑
che si vuole arrivare a realizzare, per cui diverranno guida nel compor‑ taggiato ríspetto agli altri. La logica evangelica da tener sempre presente
tamento concreto personale. E da questo universo di valori che si radica &di privilegiare chi & ultimo nelle scelte concrete, siano esse personali
nell'esperienza stessa, che la persona affronta le sñde della sua esistenza, o comunitarie.
conñgurando uno stile di vita proprio.

3.4.2. Rapporto fra opzione preferenziale dei valori e opzione di vita


3.4.1. Bopzione preferenziale per ¡ poveri36
Lºopzione preferenziale per un ventaglio di valori comunica all,opzio‑
Parlare di opzione preferenziale peri poveri ¿:la conseguenza di un ne vitale uno sale personale in accordo con i valori preferenziali (dimen‑
modo di comprendere la vita cristiana in quanto esperienza allo stesso sione creativa), per mezzo dei quali la persona puó interpretare il senso
tempo spirituale e morale. Infatti, la messa in pratica dell'opzione pre‑
della sua vita personale. Questa <<opzione o scelta di vita» va compresa
ferenziale p e r i poveri diviene un test di autenticitá sia della spiritualitá nell'orizzonte del Regne, esprimendo u n o stile che incarna i valori nel
che della moralitá cristiana basata sull'Incarnazione del Figlio di Dio
quotidiano. L'opzione di vita struttura la nostra moralitá personale con
nella nostra storia. La fede in Dio per il cristiano &la fede nel suo Figlio
determinate caratterístiche che la conformano. I)elemento distintivo &es‑
fattosi povero per noi, indicando in questo modo la via dell'autocom‑
sere un'opzione per la vita, perció richiede, di per sé, la virtú della fedelta.
pimento nella rinuncia e nella donazione. Questo significa uscire dalle
nostre sicurezze per accogliere Dio che viene a noi nel fratello, in modo
Ogni scelta implica una rinuncia, uno stile di vita forgiato dall'opzione
partícolare nel povero. Siamo chiamati, quindi, a considerare i pove‑ preferenziale dei valori e dall'opzione di vita (istituzionale), che si mani‑
ri non come oggetti ma come persone, e perció ad avere un rapporto festa nel comportamento personale, ossia, negli atti consapevoli e líberi,
di amicizia con loro, il che significa prenderli sul serio, n o n strumen‑ per mezzo dei quali ci realizziamo come persone, ratificando e approfon‑
talizzandoli in un rapporto paternalistico-assistenziale ( E G 204) che li dendo l'opzione preferenziale e l'opzione di vita, in definitiva, l'opzione
mantenga nella loro dipendenza. Pertanto, non ela loro qualitá morale fondamentale per Cristo. La rinuncia non sara l'obiettivo primario della
ad attirare la nostra attenzione, quanto la loro oggettiva situazione di vita morale, ma indica il bisogno di una ascesz' per poter raggiungere le
svantaggio, per cui l'irruzione del povero nelle nostre vite ¿:un dato che mete che la persona si&prefissata personalmente epubblicamente, impe‑
n o n possiamo rimuovere dai nostri discernimenti personali, comunitari gnando eimplicando anche altri.
e sociali. Cosi, la causa in favore degli oppressi condurrá concretamen‑ Quindi, la scelta di vita n o n soltanto ¿:o ggetto di discernimento, ma
te a un modo di comprendere l'esistenza, a una decisione di sobrietá anche criterio di discernimento per tutte le scelte nelle quali si attua la
personale, genererá una determinata gestione del lavoro, dell'ímpegno nostra fedeltá al progetto di vita che scaturisce dalla vocazione alla quale
politico, dell'organizzazione del tempo libero e del lavoro, esperienze di il Signore Rísorto ci hachiamati. Infatti, la vita cristiana t u t t a &un conti‑
solidarietá evolontariato, includendo la spiritualitá personale. Essa n o n nuo ricercarela volontá di Dio ad ogni livello della vita morale, scaturita
dall'opzione fondamentale per il Cristo risorto e attuata nell'opzione
” Cfr. H.M. Y Á N H , Uapzione preferenziale per ¿poveri, in ID., Evangelii gaudíum: preferenziale per i valorí del Regne, e nella scelta di vita -‐ matrimoniale
il testo ci interroga. Cbz'avi di lettura, testimonianze eprospettíue, GBPress, Roma 2014, o di consacrazione nella vita religiosa o sacerdotale -‐, in cui si scopre
pp. 249-260; ID., Il povero in Evangelíi gaudium: nuove poxxibílítá d'inclusz'one?, in F.
FELICE‐G. TAIANI (edd.), "Poveri e ricchz'”. La s¡ída: z'stituzz'onalízzare l'ínclusíone sociale, la chiamata dí Dio per uno stato di vita liberamente assunto e portato
LAS‐Fondazione Roma, Cittá del Vaticano 2015, p p . 125-15 1. avanti attraverso un impegno irrevocabile.
116 HUMBERTO MIGUEL YANEZ IL PROCESSO DI DISCERNIMENTO IN AMORIS LAETITIA 117

3.5. Criteri di discernimento morale presentare come valore meno importante, quindi sacrificabile per quelli
piu importanti (es.: il digiuno per causa di un motivo di pietá o di giu‑
3.5.1. Gerarchia ed urgenza dei valori 37 stizia). Ma pub darsi, in casi eccezionali, che il valore del nutrimento
divenga il piu urgente in una situazíone concreta, e quindi, il sogget‑
Nella decisione morale, ci sono alcuni criteri di discernimento scatu‑ to agente sia costretto ad attuarlo posticipando valon' piú importanti a
riti dalla natura stessa dei valori che orientano la decisione. Secondo la causa delle circostanze. Perció ‐ anche se nella gerarchia dí valori di un
teoria dei valori, in quanto beni essí sono gerarchizzabih', cioé, i valori‑ missionario il valore della trasmíssione della fede & ritenuto ¡] piu alto ‑
beni si rapportano tra di loro secondo la loro importanza in relazione alla quando egli si trova in un posto dove i suoi interlocutori sono affamati,
loro capacita di permettere la compiutezza dell'essere umano. Essendo allora bísogna nutrirli per quanto possibile, rimandando la predicazio‑
l'essere umano un essere spirituale-corporeo, ci sono valori che appagano ne del Vangelo ad un'altra, e migliore, opportunitá. Il fatto di esaudi‑
le necessita materiali, valori che appagano le necessitá spirituali, ei valori re un valore piú urgente ma meno importante, rimandandone u n o piu
nei quali il <<corporeo» e lo <<spirituale» entrano in relazione: sappiamo importante, non comporta dí per sé un disprezzo del valore piu alto
bene che queste due dimensioni n o n sono separabi]i nell'uomo, anche se nella gerarchia dei valori. Píuttosto, la comprensione del valore piu alto
occorre dístinguerle. Per esempio, quando mangiamo, lo faccíamo anzi‑ comporta la comprensione della sua relazionalitá con i valori inferiori,
t u t t o per nutrirci, ma spesso lo facciamo, al contempo, <<umanamente», in modo tale da far comprendere la necessita di mettere in a r t o i valori
cioé, condívidiamo la mensa con i nostri cari, e comunicando con essi, inferiori come parte integrante del valore superiore.
condívidiamo anche la nostra vita. Attraverso la condivisione del cibo In altre parole, il missionario dovrá dare da mangíare, nella misura
compiamo cosi il valore della comunicazione umana con il quale si realiz‑ del possibile, n o n soltanto per (poi) evangelizzare, ma piuttosto a causa
zala comunione. Ovviamente, in questo contesto, il valore del nutrimento del valore della fede, che include il valore della caritá, ein forza dí esso
sará ínferiore al valore della comunicazione umana, dell'amicízia, ecc. Ma riconosce l'urgenza di nutrire Yaffamato. Occorre dare da mangiare n o n
d,altra parte, l'amicizia si costruisce nella condivisione; n o n basta la co‑ in modo strumentale (<<captatio benevolentiae»), ma a causa del valo‑
municazione verbale, occorre anche la condivisíone dei beni per arrivare re superiore (la fede nel Dio buono e misericordioso che si vuole t r a ‑
a un autentico rapporto di amicizia, soprattutto quando l'altro si trova in mettere), che richiede comunque l'attuazione del valore della carita nel
una situazíone di bísogno. Secondo il criterio di gerarchia, ci sono valon' procurare cibo a chi ha fame (senza questi fattí, il missionario <<predi‑
piú o meno importanti e (entro certi límiti) ognuno ¿:tenuto a costruire cherebbe» un Dio equivoco). In questo senso, il dare da mangiare &gia,
la propria gerarchia di valori (opzione preferenziale), seguendo la propria in un certo qual senso, evangelizzare; e non dare da mangíare, potendo
e unica chiamata alla santitá. Questa gerarchia guiderá normalmente il farlo e avendo la pretesa di evangelizzare comunque, renderebbe sterile
nostro agite verso la compiutezza e il ñorire delle virtú personali, quale la stessa evangelizzazione.
figlío e ñglia di Dio. Questo esempio ci aiuta a pensare serenamente il rapporto t r a valo‑
Tuttavia, a causa della creaturalitá (limitatezza) delfuomo, n o n ri, il quale vacollocato anche all'interno della vita coniugale e familiare,
sempre & possibile agire secondo il criterio di gerarchia. I valori ven‑ dove i valori si trovano in intimo rapporto t r a essi, e hanno una loro ge‑
gono percepíti anche e contemporaneamente secondo la loro urgenza. rarchia che n o n sempre ¿:possibile seguire, mettendo in c o n t o , talvolta,
Abbiamo fatto riferimento al valore del <<nutrimento», che si potrebbe di agire secondo il criterio di urgenza per salvaguardare beni e valori
fondamentalí.
” S. BASTIANEL, Teologia moralefondamentale. Moralz'tá personale, Etbox, Etica crí‑
rtiana, PUG, Roma 2005, pp. 158-160; D. ABIGNENTE-S. BASTIANEL, Le w'e del bene.
Oggettívitá, storicitá, intersoggettívítá, Il Pozzo di Giacobbe, Trapani 2010, pp. 122‐126.
118 HUMBERTO MIGUEL YANEZ IL PROCESSO DI DISCERNIMENTO IN AMORIS LAETITIA 119

35.2. Il male minore ( H V 14) ovvero il bene possibile ( A L 308; EG 44) stanze dove le persone possono riscoprire la loro fede in Gesú Cristo e
vivere un”autentica conversione?
La tradizione morale riconosceva che una persona trovandosi nella Gia i due Sinodi hanno ríconosciuto che anche nelle situazioni co‑
necessitá di agite comunque p u r causando un male, n o n potendo esí‑ siddette <<irregolari» poteva essere presente la grazia attraverso quei
mersi dall*agíre (altrimenti si causerebbe un male maggiore), doveva frutti, che analogamente ai <<semina verbi» testimoniano l'opera efficace
scegliere giustamente il male minore”, che n o n poteva essere conside‑ di Dio“º. Conosciamo molte persone che in questi matrimoni parteci‑
rato un male morale perché compiuto in costrizione e, quindi, non in pano attivamente nella vita della comunitá, educano cristianamente i
piena libertá. Infatti, la figura del male mz'nore indica una situazione iiin e sviluppano la loro attivitá professionale, lavorativa, con onestá,
in cui n o n ¿ possibile attuare il bene, esistendo solo la possibilitá di responsabilitá e generositá.
scegliere t r a ¡ due mali. Quindi, nel caso in cui scegliesse il male mi‑ Il <<bene possibile»&quello che nella concreta situazione Dio chiede
nore, eglí n o n peccherebbe, poiché il male, nella situazione costrittiva alle persone, e non potrebbe mai corrispondere a una misura universale
che n o n rende possibile il bene, n o n risulterebbe frutto di una scelta. (AL 304), ma resta sempre una opportunitá personale, radicata nel rap‑
Chi ínvece intendesse attuare il male, normalmente cercherebbe dí p o r t o personale con il Signore, e oggetto di discemimento quotidiano
produrre il male maggíore: si pensi a chi si lascia trasportare dall'odio illuminato dalla Parola di Dio.
verso qualcuno, non si accontenta di causargli un piccolo male, cer‑
cherá piuttosto di causargli il maggior male.
Queste ñgure della tradizione morale aiutano a capire l'impossibilitá 3.5.3. La legge della gradualitá41 (FC, 34; AL 295)
di un agite interamente <<puro» senza nessuna traccia di male o imper‑
fezione, trovandosi l*essere umano in situazione di <<víator» e nella lotta Nell'adoperare il concetto di <degge della gradualitá», san Giovanni
quotidiana t r a la grazia eil peccato, per cui egli &tenuto a cercare in ogni Paolo II assumeva la comprensione delle difñcoltá di tanti nella messa
frangente esístenziale il maggior bene concretamente possibile. Discende in pratica delle norme, in particolare quelle che regolano la condízione
l'evidente necessitá, per una migliore comprensione, di un rinnovamento coniugale come ribadito dall'enciclica Humanae vitae. Nella Famz'lz'aris
del linguaggio morale, non potendo ridurre a <<male», anche se<<minore», consortío (n. 34) si fa una chiara distinzione t r a <<legge della gradualitá»
quanto compiuto ricercando in buona coscienza il bene. e <<gradualitá della legge». La <degge della gradualitá» & una categoria
Amorís laetítz'a adopera una formulazione migliore, che &quella del consona alla natura della norma stessa nell'indicare la rilevanza etica di
<<bene possibile»”. Possíamo domandarci sel'espressione <<male mino‑ un valore, che presuppone tempo ed esperienza etica per arrivare alla
re» possa chiaramente e giustamente rappresentare una unione tra per‑ comprensione profonda e all'adesione totale. Non dí rado si presentano
sone divorzíate che hanno trovato nella nuova unione un vero amore difñcoltá nella percezione di un valore causate dalle circostanze storiche
che ha dato generosi frutti in una prole, che li ha portati a superare una e culturali, oppure s'incontrano ostacoli nell'adempiere la norma che
situazione dí solitudine, di confusione, di riscatto da fallimenti patiti, custodisce un determinato valore. Il richiamo alla <<legge della graduali‑
per realízzare un nuovo cammino che progressivamente e generosamen‑ tá» si innesta nel processo pedagogico della stessa norma che si intende
te espríma l'amore coniugale efamiliare. Talvolta n o n ein queste circo‑ trasmettere. Quello che si viene a delineare & un processo dí sviluppo
morale in tappe per integrare il valore e la norma, dove la gradualitá
” L. BENDER, Minor male, in F. ROBERTI-P. PALAZZINI, Dizionario dí Teologia Morale,
Studium, Roma 1955, p. 903. 4ºRelatío Synodi 2014, 25 (AL 291). 27, 41 ( A L 293). 43 ( A L 292); Relañofínalz's
” Anche se gia Sergio Bastianel parlava del <<bene concretamente possibile». Cfr. 2015, 70 ( A L 292); 71 ( A L 294). .
Teología morale fondamentale. Moralz'tá personale, Et/Jos, Etica cristiana, PUG, Roma '“ A. YOU, La [of de gradualíté; une nouveaute' en morale?, Lethíelleux, Paris 1991,
2005, Sº ristampa; D. ABIGNENTE‐S. BASTIANEL, Le vie del bene, cit., pp. 119-122. pp. 19-47.
120 HUMBERTO MIGUEL YANEZ IL PROCESSO DI DISCERNIMENTO IN AMORIS LAETITIA 121

testimonia la considerazione della debolezza come occasione per fare in quella situazione peccherebbe comunque, senza una via d'uscita.
esperienza della misericordia e opportunitá di conversione. Papa Fran‑ <<Conñítto di valori», invece, indica la situazione in cui si presentano
cesco in Amorís laetítz'a aln. 295 ticonosce <<una gradualitá nell'esercizio almeno due valori che n o n & possibile attuare contemporaneamente,
prudenziale degli atti liberi in soggetti che non sono in condizíone di per cui &la coscienza davanti a Dio a scegliere il valore prevalente, o
comprendere, di apprezzare o di praticare pienamente le esigenze og‑ piú urgente, nella situazione concreta.
gettive della legge». Il discernimento, ínfattí, riguarda pure l'applz'cazzbne delle norme.
Un'altra cosa, invece, sarebbe la <<gradualitá della legge» per cui si Possiamo intravedere nella ragione pratica guidata dalla virtú della pru‑
pretenderebbero ci siano vari gradi corrispondenti a diversi tipi di per‑ denza diverse attivitá possibili: l'attivitá corrente sarebbe l'applicazione
sone, correlatíví a díversi luoghi geograñci, culture e situazioni. In questa del principio generale al caso concreto attraverso un sillogismo dedutti‑
ipotesi, respinta dal Magistero, non ci sarebbe una unica norma, ma la vo; ma, nel?applicareil principio generale, la ragíone pratica svolgereb‑
norma verrebbe díversiñcata in vari gradi di adempimento dipendente be anche e contemporaneamente altre funzioni prudenzíalí“:
dalle situazíoní. ' Prevede le conseguenzez applicare la legge, senza tener conto degli ecíti
e delle círcostanze, sarebbe un atto di irresponsabílitá,e quindi, rende‑
rebbe colpevole chi intende adempíere (irresponsabilmente)la legge. Il
3.5.4. Conflitti di valorí eapplicazione delle norme <<logion» del Vangelo <<Il sabato &per l'uomo, non l'uomoper il sabato»
(Mc 2, 27), esprime il criterio ultimo di attuazione delle norme, cioé, il
L'indizione dell'Enciclica Humanae vitae di Paolo VI (1968) provo‑ bene della persona umana (VS 13.95) oppure del matrimonio, della fa‑
có reazíoni contrastanti soprattutto riguardo alla norma che lega all'atto miglia (GS 50). Cosi in Amorís laetz'tz'a s*intravede che de conseguenze
coniugale, in modo inscindibíle, il valore procreativo al valore unitívo () gli effetti di una norma non necessariamente devono essere sempre gli
della coppia ( H V 12). Senza mettere in discussione la norma, diversi stessi, e <<le conseguenze degli attí compiutí non sono necessariammte
episcopati andarono incontro alle difñcoltá che alcune (o molte) coppie le stesse in tutti i casi» ( A L 302; Relatz'o1€nalís 2015, 85).
trovavano nella sua applicazíone, individuando un <<conflitto di doveri» ' Valuta la proporzione: soprattutto quando nella stessa azione si pro‑
tra il dovete dí procreare e quello di custodire la relazione coniugale ducono contemporaneamente bene e male, per es. in caso di un in‑
attraversoil rapporto sessuale, soprattutto nei casi in cui seguire il me‑ tervento chírurgico, si prevedono dei “mali” che vengono messi in
todo della regolazíone naturale delle nascite interferiva con le esígenze conto in relazione ai beneñci attesi. Secondo il principio tradiziona‑
dell'íntímitá coniugaleº. le del <<doppio effetto»”, la valutazione della proporzione t r a il bene
La Teología morale ha presse atto delle difñcoltá pastorali rileva‑ inteso eil male inflitto, &il momento decisivo di una scelta di per sé
te dal magistero episcopale e ha tradotto tale condizione problema‑ compromessa. Si deve tener pure presente la distinzione tradiziona‑
tica con la formula linguistica <<conflitto di valorí»“, che dal punto le tra bene ñsico e bene/male morale, come nel caso dell'intervcnto
di vista morale rende meglio lo status quaestz'onís. Infatti, non sareb‑ chirurgico, il male inflitto sarebbe meramente fisico, e quindi inte‑
be possibile un conflitto di doveri perché, se cosi fosse, la persona so come n o n voluto, ma, a causa delle círcostanze, tollerato. Gia la
morale dei manualí distingueva t r a l'impossíbilitá fisica e morale. La
“ Conviene ricordare che le dichiarazioni degli Episcopatí ebbero l'approvazione prima riguardava límpossibilitá di adempiere una norma (mancan‑
della Santa Sede. Cfr. L. SANDRI (a cura di), H umanae vitae e Magistero Epz'scopale, EDB,
Bologna 1969; PH. DELHAYE-J. GROOTAERS-G. TH]LS, Pour relz're Humanae vitae. Decla‑ za di forza, di salute, ecc.). La seconda, invece, riguardava la n o n
ration épisoopaler du monde entier, Duculot, Glembloux 1970.
“ Cosi si esprime, adesempio, Sergio Bastianel in Teología moralefondamentale, cit., “ Cfr. D. AB1GNENTE‐S. BASTIANEL, Le vie del bene, Cit., pp. 129‐141.
pp. 156‐160; D. ABIGNENTE-S. BASTIANEL, Le vie del bene, cit., pp. 122-129. 45L. ROSSI, Duplice Eíetto (principio del), in DETM, pp. 293‐308.
122 HUMBERTO MIGUEL YANEZ IL PROCESSO DI DISCERNIMENTO IN AMORIS LAETIT1A 123

conveníenza per diversi motivi gravi, pur restando fisicamente possi‑ Creatore e Redentore nella natura personale deil'uomo, che &sempre
bile, dell'adempirhento della norma: come quando n o n gioverebbe relazionale“.
alla proptia salute spirituale, moraie, oppure al bene della persona,
del matrimonio, della famiglia, ecc.
' Considera ¡1¡Que: il f1ne dell'azíone & secondo la virtú della giu‑ 4.1. Formazz'one della coscz'enza48
stizia, il che rientra anche nella considerazíone del bene comune,
poiché esso comporta le condizioni per far raggiungere a ognuno <<Siamo chiamati a formare le coscienze, non a pretendere di sosti‑
il proprio bene personale, riguarda soprattutto í piu debolí nella tuirle» ( A L 37).
societá. La speciñcitá dell'esperienza morale getta luce sulla peculiaritá della
Diversa &la radicalizzazione di questi elementi secondo quanto indi‑ formazione morale. Infatti, si tratta di educare la libertá personale attra‑
viduato dall'Enciclíca Veritatír splendor al n. 75 nelle forme del <<conse‑ verso la consapevolezza della propria esperienza morale. Quindi, non ci
guenzialismo», <<proporzionalismo» o <<teleologismo»*“'. La proposta &di si potrebbe limitare a far conoscere le norme oppure le dottríne, occorre‑
realizzareil <<bene possibile» ( A L 308; EG 44). rebbe, invece, un richiamo alla lettura della propria interioritáin chiave di
quella oggettivitá che si puó rinvenire in séstessi. Infattí, senza una perce‑
zione soggettiva del valore moraie non c'é oggettivitá possibiie. L'appra‑
4. La coscienza, norma prossz'ma dí moralítá personale (VS, 60; CCC, zamento del valore, si & gia visto, avvíene nella concreta simazione dove i
1778‐1792) valon' si presentano alla mia scelta personale. Aliora, mn quale criterisono
tenuto ¿¡fare una scelta? La propria gerarchia di valori &frutto della prassi
La Verítatír splendor ríbadisce la tradízione teologico-morale in dei valori stessi, scelti ecompresi nella prassi morale, che va guidata dalle
cui la coscienza viene considerata <<norma prossima» della moralitá norme operative e dai modelli di vita. Occorre, per questo, stimolare la
personale. Infatti, per san Tommaso la coscienza si identiñca con Fe‑ propria capacita di discernimento nelfassumersi responsabilitá all'inter‑
sercizio della <<ratio», quindi, espríme la capacita umana di individua‑ no di una comunitá. Si sono gia indicati ¡ criteri oggettivi di gerarchia e
re le norme di comportamento. E nella coscienza che la legge morale di urgenza, e la preminenza del debole nella scelta del valore da attuare
viene riconoscíuta (GS, 16). Nell'interioritá dell'uomo risiede la sua nella situazione concreta. Quindi, i'insegnamento normativo va collocato
moralitá, e quindi l'artitudine a orientare la propria vita verso il fine al suo giusto posto, all*interno di una relazionalitá intessuta di quelle isti‑
ultimo attraverso i fini (mezzi) e mediante la virtú della prudenza. Con tuzioni umane che custodiscono epromuovono gli autentici valori umani,
queste premesse si puó affermare che la coscienza &norma a se stes‑ tra cui ¡1matrimonio, la Chiesa, la scuola, ecc.
sa in quanto trova in sé ¡ primi principi dell'agire (<<synderesis»), la
capacita dí ríconoscere ii valore umane e di sceglíere la via migliore
dell'autocompímento all'interno di una relazionalitá. Ed &in questo *“ Il concetto di autonomia, recepito in ambito cristiano, differisce radicalmente
sia dal concetto dí autonomía kantiano che dal concetto di autonomia níetzscheano.
senso che si parla di <<autonomia» della coscienza, n o n in senso di L'autonomia dell'uomo si fonda sul Dio Creatore che ha messo nella creatura la sua
indipendenza da Dio, píuttosto di riconoscimento dell'opera del Dio legge (Rm 1,14-15) ela capacítá di riconoscerla. Cfr. VS40-41. S.B&H…,Autonomia
morale del credente. Senso e motivazíom' di un'attuale tendenza teologica, Morcelliana,
Brescia 1980. Amorís laetítía al n. 261, parlando dell'educazione dei fígií, fa ríferimento
“' <<Il primo (consequenzíalismo) pretende di ricavare i criteri della giustezza di un de‑ alla <<coltívazíone dell'autentica autonomía».
terminato agíre solo dal calcolo delle conseguenze che si prevedono derivare dall*esecuzione 48Cfr. S. BASIIANEL, Per una formazíone responsabile, in D. ABIGNEN'I'E-S. BASHANEL,
di una scelta. Il seeondo (proporzionalismo), ponderando tra loro valori e beni perseguiti, Sulla formazíone morale. Soggetti e z'tz'nerarz', Il Pozzo di Giacobbe, Trapani 2013, pp.
si fomliua píuttosto sulla proporzione riconosciuta t r a gli effetti buoni e cattívi, in vista del 7‐22. Si confronti con il cap. VII dell'Amorz'r laetítz'a sulla educazione morale dei figli (in
'píú grande bene” o del “minor male” effettivamente possibili in una situazione particolare». modo particolare: AL 259‐286).
124 HUMBERTO MIGUEL YÁNEZ IL PROCESSO DI DISCERNIMENTO IN AMORLS LAETITIA 125

La via della formazione, dunque, sara il dialogo tra le coscienze, nel superiore al resto del popolo dí Dio (cfr. tentazione dello gnosticismo
mutuo rispetto che rende possibíle l”ascolto e la proposta dei modelli in EG 94, e denuncia di una spiritualitá dísincamata: EG 78, 82, 88, 89,
e degli stili dí vita altemativi ispírati al Vangelo, e si esprimerá con la 90, 91, 94, 180, 183, 207, 262).
proposta di valori da riconoscere, sceglíere e assimilare all'interno di Dall'altra parte, un discernimento morale che non si radichi nell'e‑
una relazionalítá alla quale si & invitati a partecipare. Il dialogo ¿:uno sperienza spirituale, sarebbe un decisionismo etíco senza un orizzonte
strumento prezioso di autocomprensione: &possibilitá dí confronto e di di senso che offra i cn'teri di scelta ela motivazione a supporto di pro‑
oggettivazíone, di discernimento non soltanto del <<da fare» ma anche getti di vita condurrebbe a un decisionismo etico incapace di favorite
del <<giá fatto», per essere in grado di trarre frutto dall'esperienza della un'autentica attuazione dei valori.
nostra mentalitá e delle scelte di valori che orientano il nostro agite an‑ Per questo, il discernimento & una categoria contemporaneamente
che seessa fosse negativa. La Chiesa‐istituzione offre delle possibilitá dí morale e spirítuale, nella sua unitá edistinzione, e viene adoperata sia
stimolo e salvaguardia delle potenzialítá etiche delle persone. nella teología spirituale che nella teología morale. Il discernimento &
un p u n t o d'incontro t r a morale e spiritualitá, dove la diversitá di ap‑
proccí alla stessa realtá fa vedere la ricchezza antropologíca e teologica
4.2. Discernimento eresponsabilitá personale della persona chíamata in Cristo a portate frutti per la vita del mondo
( O T 16)49.
Tutta l'esístenza cristiana & allora coinvolta nel rispondere agli ap‑
pelli che il Signore fa nella storia personale e comunitaria a chi si m e t ‑
te alla sua sequela. La libertá si attua di fronte a qualcuno, in quanto 4.3. Discernimento e comunitá
mediazione etica dell'Assoluto trascendente, reso presente nel volto
dell'altro. Il riconoscimento dell'altro &il cammino dí riconoscimento di La comunitá &il luogo della relazionalitá ed&il luogo della manife‑
Dio in quanto Signore della nostra storia personale e comunitaria ( E G stazione di Dio nella storia. Nella Bibbia Dio parla anzitutto al popolo, e
67.179). Ed &in essa che l'essere umano esperisce Pinterpellanza di Dio,
poi, oppure contemporaneamente, ai singolí, ma sempre con un rí£lesso
ed&chíamato a rispondere con la sua persona attraverso il suo agite.
comunitario. L'elezione dei singoli si comprende alla luce dell'elezíone
del popolo come popolo dell'alleanza. Ogni vocazione comporta una
missione al servizío della comunítá credente e al servizio di Dio.
4.2.1. La moralitá personale come discernimento spirituale

Allora, il discernimento spirituale, in quanto discernimento della


persona, &discernimento morale, poíché alla luce dell*esperienza di Dio
4.3.1. Il discernimento cristiano &ecclesiale
declinata in chíave mística, cerca il <<da farsí» sia a livello di progetto
di vita (opzíone vítale) che a livello concreto (agite morale). Il legame Ed ¿:a questo punto che s'inserisce la dimensione ecclesiale del discer‑
stretto t r a l'opzíone vitale e l'agíre concreto si rende nell'atto morale.
nimento personale, che scaturísce da una vocazione e mira a una missione.
Un discernimento spirituale che n o n avverta la sua incombenza nel Perció, ogni discernimento importante viene messo a confronto con delle
campo morale, sarebbe un approccio spiritualistico avulso dall'ímpegno medíazioni ecclesiali: accompagnatore spirituale e autoritá ecclesiale.
nella comunitá e nel mondo. Una spiritualitá di questo tipo potrebbe fa‑
49Sul rapporto tra teología morale e teología spirituale si veda: A. FUMAGALLI (a
cilmente cadere nella legittimazione dell'autoreferenzialitá, dell'intimi‑ cura di), Teologia morale e teología spz'n'tuale. Intersezioní e parallelixmi A t t i del Semi‑
smo, oppure nel compiacimento di appartenere a una élite che si rítiene nan'o Nazionale dell'A TISM (Brescia 2-5 luglío 2013), LAS, Roma 2014.
126 HUMBERTO MIGUEL YANEZ IL PROCESSO DI DISCERNIMENTO IN AMORIS LAETIT1A 127

L'accompagnatore spirítuale ha la funzione di offrire strumenti per di Amorís laetz'tz'a, offre dei preziosi criteri su ció che signiñca amare,
poter discernere l'oggettivítá di una concreta scelta morale all,ínterno su come amare e consolidare un rapporto nella quotidianitá della vita
di un'esperienza spirituale. Compito dell*accompagnatore spirituale & coniugale efamíliare.
aiutare a capire l'autenticitá dell'esperienza spirituale e l”oggettivitá del Il discernimento nel matrimonio assume, infatti, la forma della co‑
giudizio morale. niugalitá, che domanda un discernimento a due, costrituendo la <<noitá»
L'autorítá ecclesz'ale ha invece il compito di <<autorízzare» (nel senso per affrontare insieme le sñde e le problematiche della vita personale,
di legittimare) il risultato di un discernimento che comporta una mis‑ coniugale e familiare. Essa si realizza attraverso il dialogo permanente
sione concreta all'intemo di una comunitá, trattandosi di un presunto tra i coniugi, e richiede dei tempi d'incontro e di confronto recíproco,
bene per gli altri. ma anche di preghiera e di solitudine davanti al Signore soprattutto
Entrambe le mediazioni, accompagnatore spirítuale e autoritá ecclesia‑ nella lettura orante della sua Parola (lectio divina).
le, n o n vanno separate dalle altre mediazioni comunítan'e: ¡1matrimonio e
la famiglia, il gruppo di appartenenza, la comunitá religiosa o parrocchiale,
ecc. Ambedue sono al servizio delle altre mediazioni comunitarie, e bisogna 5. Crz'terz' dz' dz'scemz'mento z'n Amoris laetíta: <<accompagnare, discemere,
vigilare che non le estromettano, ole asserviscano. Ad esempio, se una don‑ z'ntegrare»
nasposata parla con il suo direttore spirituale manon lo fa con suo manto
oí suoi figli, questa mediazione, invece di aiutarla nel compito proprio della Superando l*approccio unilateralmente normativo, Amoris laetitz'a
sua vocazíone, potrebbe essere un inciampo o un autoinganno. Lo stesso
fonda il suo discorso sui carismi ela vocazione (categorie bibliche), an‑
principio vale nel rapporto tra l'autoritá ecclesiale ela vita religiosa, quando ziché sulle norme, per favorite la consapevolezza della responsabilitá
la missione assegnata dal vescovo non rispetta il carisma approvato dalla
personale e sociale, che sono al loro servizio. Questo vuol dire privi‑
Chiesa di una comunitá religiosa concreta, e quindi pub impedire o distur‑ legiare l'esperienza di fede cristiana che si traduce in uno stile di vita
bare il víssuto dei carismí propri. anziché in norme da adempiere. ln questo stile di vita la prima cosa
da díscernere ¿:la coerenza con il progetto di vita che corrisponde alla
4.4. Il díscemimento nel matrimoan e nella famiglz'a50 vocazione, la quale s”inserisce nella sequela di Gesú.
Una nuova domanda che pone Amoris laetz'tz'a & cosa fare di fronte
La vocazione al matrimonio haorigine dall'iniziativa divina che si ren‑ al fallimento di un progetto di vita come il matrimonio, condizione che
de presente nel víssuto concreto delle biograñe personali. In tale víssuto, potrebbe avere riscontri anche per i fallimentí dei progetti di vita reli‑
sperimentando l'alteritá ela relazionalitá,in ogni incontro il Dio incarna‑ giosa o presbiteriale.
to nella storia umana ci fa capire il suo senso ela sua motivazione. Anzitutto ci sono i criteri attinti dal Vangelo:
La vocazione al matrimonio ¿:la chiarnata a vivere l'alleanza t r a due
Il Vangelo stesso ci richiede di n o n giudicare edi non condannare (cfr. Mt
persone davanti al Dio dell'alleanza che conduce acompimento la storia 7,1; Lc 6,37). (AL 308)
nell'amore. Per cui, il discernimento dell'amore che nasce e si sviluppa
&presente gia dall'inizio del rapporto coniugale, dal fidanzamento pas‑ Per cui, <<un giudizio negativo su una situazione oggettiva n o n im‑
sando per le tappe di crescita e di maturitá. Papa Francesco, nel cap. IV plica un giudizio sull'imputabilitá o sulla colpevolezza della persona
” Cfr. M. CRUC[ANI, Glisposz'roggetto dí discemimento, in <<INTAMS Revue»22 (2016),
coinvolta» ( A L 302).
pp. 77‐81; per la pratíca del discernimento nella coppia: cfr. M.G. PRANDlNo-U. BOVANI, I Qui rientra la chiave di volta del pontiñcato di Francesco, la mise‑
colon' delh mme. Prau'ca il discemimento nella vita dí coppz'a, Ancora, Milano 2015. ricordia:
128 HUMBERTO MIGUEL YÁNEZ IL PROCESSO DI DISCERNIMENTO IN AMORIS LAETITIA 129

[…] la misericordia n o n & solo l'agire del Padre, ma diventa il criterio per deve coinvolgere anche lºintera comunitá cristiana, tenendo presente il
capire chi sono ¡ suoi veri figlí. Insomma, siamo chiamati a vivere di misericor‑ m o t t o del Codice del Dirítto Canonico: Salus anímarum suprema lex est
dia, perché a noi per primi &stata usata misericordia ( M V 9). (la salvezza delle anime e la suprema legge della Chiesa) (CIC 1752).
Una Chiesa in uscita & una Chiesa del dialogo (sinodale) e di di‑
Secondo lo stile di vita ispirato alla misericordia del Padre manife‑ scernimento delle vie da percorrere con la convinzíone che lo Spírito
stata in Gesú, Francesco desidera una Chiesa in uscita, in modo tale che del Fondatore non l*abbandona mai, n o n abbandonando ¡ suoi ñgli che
cercano di vivere in modo possibilela chiamata alla santítá ( L G cap. V).
[…] a tutti, credenti e lontani, possa giungere il balsarno della misericordia
come segno del Regno di Dio gia presente in mezzo a noi ( M V 5).

Allora, il criterio principale del discernimento ecclesiale diventa


l”integrazíone di tutti come fratellí, e soprattutto la pecora perduta:

[…] un discernimento pastorale carico dí amore misericordioso, che si


dispone sempre a comprendere, a perdonare, ad accompagnare, a sperare, e
soprattutto a integrare (AL 312).
[…] aprire il cuore a quanti vivono nelle piu disparate periferie esistenziali
( M V 15) ( A L 312).
In modo particolare si rivolge ai pastori, quindi, a tutti coloro che hanno
una responsabilitá verso gli altri:
[…] invito ¡ pastori ad ascoltare con affetto e serenitá, con il desiderio sin‑
cero di entrare nel cuore del dramma delle persone e di comprendere il loro
punto di vista, per aiutarle a vivere meglio e a riconoscere il loro posto nella
Chiesa ( A L 312).

Il Papa propone di <<assumere la logica della compassione verso le


persone fragili ed evitare persecuzíonio giudizi troppo duri e impazienti».
Ribadisce particolarmente il primato della carita come risposta all'i‑
niziativa gratuita dell'amore di Dio ( A L 311), che non sara mai perfetta
nello stato di viator (in cammino):
Gia San Tommaso d'Aquino riconosceva che qualcuno puó avere la grazia
ela carita, ma senza poter esercítare bene qualcuna delle virtú (Summa Tbeolo‑
giae I‐II, q.65, a.3, ad2;De malo, q.2, a.2.) ( A L 309).

La Chiesa in uscita deve <<entrare in contatto con l'esistenza concreta


degli altri» con <<la forza della tenerezza» ( E G 270). Secondo questi cri‑
teri si tratta di avvíare un discemimento ecclesiale che va accompagnato
dalle mediazioni ecclesiali: accompagnatore spirituale e pastore, ma che
LA CONVIVENZA MORE UXORIO, IL MATRIMONIO E L'AMORIS LAETITIA 131
VII. LA CONVIVENZA MORE UXORIO, IL MATRIMONIO Il contributo qui offerto, evidentemente, n o n ha l'obíettivo di di‑
E L'AMORIS LAETI TIA scutere di questi procedimenti, tanto socio-politici, quanto giuridicí,
EMILIA PALLADINO ma tenta di offrire una lettura del fenomeno delle convivenze sotto la
duplice lente dell'analisi sociologica ed ecclesiale, quest,ultima median‑
te il filtro particolare dell'Esortazione postsinodale di papa Francesco
Amoris laetítía, in partícolare quanto espresso nei paragrañ 293, 294 e
295 del cap. 83.
Per questo, sara necessarío p o r t e due limiti metodologici all'índagí‑
ne che qui di seguito si vuole illustrare. Il primo: le convivenze conside‑
rate sono solo quelle eterosessuali, con un'attenzione implícita a quelle
fra nubili e celibi (quante e quanti cioé non hanno mai contratto matrí‑
Il tema della convivenza more uxorz'o, cioé della forma di coabitazio‑ monio, sia civile, sia religioso). D)altro canto, pero, sara specificato di
ne della <<coppia che convive stabilmente, senza che l'unione venga for‑ volta in volta a quali convivenze siano riferiti all'interno del panorama
malizzata mediante ¡1matrimonio»*, in ogni sua espressione (tra quanti di quelle eterosessuali i dati riportati nel seguito: se cioé ríguardino la
non hanno mai contratto matrimonio, a seguito della rottura di prece‑ prima forma di unione, oppure sesiano costituite da persone che ab‑
dente vincolo matrimoniale, fra persone dello stesso sesso, ecc.) sembra biano contratto precedentemente matrimonio, oppure se siano di altro
essere un tema intomo al quale sipolarizzano posizíoni spesso opposte, tipo (come í dati illustrati ap. 135) che si riferiscono alle Convivenze di
caratteristiche di schieramenti confessionali daun lato e laici dall*altro. quanti sono in eta riproduttiva, cioé statisticamente ñssata tra i 18 e i
Il caso italiano offre di tale polarizzazione un esempio importante con 49 anni). Il secondo: la díffusione del fenomeno delle convivenze non &
quanto accaduto nella societá civile prima, durante e dopo il dibattito trattata in modo isolato, ma¿messa in relazione a quella del matrimonio
parlamentare attorno alla Legge Cirínná, dal nome della senatrice che civile e religioso. Piu specificamente, l'evídenza illustrata nel seguito &
ha presentate il dísegno di legge, e alla sua definitiva approvazione a di una tendenza globale all'espansione delle convivenze contemporanea‑
maggio 2016 con la quale in Italia si sono regolamentate le unioni civili mente a una contrazíone dei matrimoni, tanto civílí, quanto religiosi
tra persone dello stesso sesso edisciplinate le convivenzeº. (e in particolare quelli di rito cattolico). Nel seguito allora, ogni volta
che si utilizza la parola “convivenza/e” si intende da considerare con i
signiñcati di cui si e appena detto.
' G. PERROTTA, Convivenza more uxorio. Din'ttt', doveri ed obbligbi, in 11diritto am‑ Il presente contributo &costituite da tre paragrañ, ¡ primi due dei
mínistratívo Studi 2012 (http://www.ildiríttoamminístrarivo.ít/allegati/Convivenza%20
more%20uxorío.%20Dírítti%20e%20doveri%20a%20cura%20dí%20Gíulío%20 quali esplicitano l'ímpianto sociologico del fenomeno della convivenza
Perrotta.pd0. Va precisato che questa fonte &antecedente all'approvazíone della Legge in relazione al matrimonio sia a livello globale (S 1), sia a livello piu lo‑
Qr1nná che regola oggi lo stato delle coppie di fatto in Italia; in ogni caso si rítiene cale, approfondendo il caso italiano (5 2), dal punto di vista teorico, con
mteressante la cítazione per la comprensione dello sforzo del Legislatore (italiano) a di‑
sc1plinare tale complessa materia. Si fa presente ínoltre che tutti gli indirizzi internet che la descrizione di alcuní modelli di formazione delle coppie conviventi in
comparono in questo contributo sono stati ven'ficati gli ultimí giorni del novembre 2016. relazione ai matrimoni, e dal punto di vista statistíco, con la presentazío‑
2Cfr. legge 20 maggio 2016, n. 76: Regolamentazione delle uniom'a'vílí tra persone
dello xte_rm sesso e disdplina delle convivenze ( G U Serie Generale n.118 del 21‐5‐2016), com/2016/06/07/legge-cirinna-si‐alle‐unioni-civili‐e-alle-convivenze‐dí‐fatto-ancora‑
entrara m vigore ¡105062016 (www.gazzettaufficialeit/eli/id/ZO16/05/21/16G00082/ escluso‐il-tema‐delle-adozioní/)
sg). Per_ una breve scheda informativa sulle modificheintrodotte dalla legge rispetto alla 3FRANCESCO, Esortazione apostolica post‐sinodale Amoris laetitia, 19 marzo 2016
normauva precedente si veda “Unioni cívili, matrimoni econvivenze. Ecco cosa cambia (w2.vatícan.va/content/francesco/it/apost_exhortations/documents/papa-francesco_
ln un grafico" de <<Il Sole 24 ore ‐ Infodata» 7 giugno 2016 (www.infodara.ilsole24ore. esortazione-ap_201603 19_amoris‐laetitia.html).
132 EMILIA PALLADINO LA CONVIVENZA MORE UXORIO, IL MATRIMONIO E L*AMORIS LAETITIA 133

ne dei dati piu recenti sulla diffusione di entrambe le forme di unione. nio (Indrktz'nguzlsbable/rom marriage) 5.Questi sei “tipi ideali” classificano
Nell'ultimo paragrafo (S3) si commentano i paragrañ di cui si ¿:detto la possibilitá che una coppia scelga di convivere in base all'accettazione
dell'Amorís laetz'tía che chiede un approccio pastorale alla convivenza socio-culturale da un lato, giuridico‐istituzionale dall'altro, della con‑
da declinarsi in funzione dell'accoglienza, del tempo e del percorso, vivenza more uxorz'o in quanto tale. Le caratten'stíche delle convivenze
senza che sia piu possibile dare per scontata la comprensione e Yaccet‑ prese in esame dagli studiosi sono in particolare tre: l'attrattiva della
tazione completa eindiscussa della dottrina cattolica, anche da parte di relazione di convivenza, la sua durata prima del passaggio al matrimo‑
chi si professa credente, entrando cosi in una fenomenología dell'acces‑ nio (se presente), l'esposizione dei fiin della coppia alla convivenza dei
so al matrimonio piu complessa e ímpegnativa rispetto al passato. genitori. Dal primo tipo ideale al sesto, cresce l'accettazione delle convi‑
venze tanto da parte della societé, quanto da parte di chi le contrae; con‑
seguentemente aumenta la durata della convivenza prima del passaggio
1. Il fenomeno della convivenza al matrimonio el'esposizione dei figli. Il quinto tipo &quello per il quale
si registra un piu basso interesse della coppia a passare al matrimonio,
Illustrare la complessa realtá della convivenza nel mondo di oggi indipendentemente o meno dalla presenza dei ñgli.
& molto difficile, in quanto ogni ambiente ha proprie caratteristiche In generale, pero, sembrano molto comuni (anche fra i credentí
storiche, sociali, economiche, culturali, religiose, politiche e giuridiche cattolici) i “tipi ideali” 2 e 3: nel primo dei due le coppie conviventi
che strutturano differentemente la possibilitá di una sua realizzazione <<“testano” la propria capacita di stare insieme, soprattutto se vivono
concreta e perció qualificano il fenomeno con sue proprietá speciñche.
in contesti con importanti livelli del tasso di ah'vorzz'alíta“»6 e quindi ge‑
Tuttavia, vi sono alcuni elementi utili adescrivere la clamorosa emersio‑ neralmente scelgono di contrarre matrimonio prima della nascita dei
ne delle convivenze in questi ultimi vent'anni ein tutti i paesi del mondo
figli; il secondo dei due differisce dal precedente <<se dal p u n t o di vista
(anche secon le debite differenze, appunto), tra ¡ quali per brevítá sene
culturale, giuridico eistituzionale,la convivenza &meglio “sopportata”.
scelgono due: il primo, teorico e qualitative, che descrive la “fattibilitá”
In questo caso, la coppia puó scegliere di regolarizzarela propria unione
culturale e la funzione sociale della convivenza; il secondo, statistico e
see soltanto selo desidera realmente e non in funzione della scelta di
quantitativo, in cui si espongono i numeri della diffusione del fenomeno
avere ñgli ‐ che ínvece &la condítz'o sine qua non si ínterrompe la convi‑
comparati t r a loro a seconda dei paesi in cui le coppie conviventi sono
venza come preludio al matrimonio».
state censite ein riferimento al numero dei contratti di matrimonio.
Per illustrare il primo elemento si utilizza la sempliñcazione teorica Va n o t a t o che nello studio qui brevemente presentate n o n si fa cen‑
che ne offre la ricerca di Heuveline e Timberlake che hanno classifica‑ no alla questione religiosa, per l'impostazione strettamente socio‐demo‑
to le convivenze in base a sei “tipi ideali”: 1) la convivenza marginale grañca del lavoro originale. Tuttavia, nel seguito, si prenderá in esame la
(Marginal),2) la convivenza che prelude al matrimonio (Prelude to mar‑ posizione di Amorís laetz'tz'a della convivenza in relazione al matrimonio,
riage), 3) la convivenza come stadio del processo matrimoniale (Stage in e la distinzione qui proposta nei “tipi ideali” consente di formarsi un
the marriage process), 4) la convivenza come alternativa all'essere single4 approccio ancora piu chiaro rispetto alla portata della dimensione pro‑
(Alternative to single), 5) la convivenza come alternativa al matrimonio
(Alternative to marriage), 6) la convivenza indistínguibile dal matrimo‑ 5Cfr. P. HEUVELINE eJ.M. TIMBERLAKE, The Role of Cobabítation in Family Forma‑
tion: The UnitedStates in Comparative Perspective,in <<Journal of Marriage and Family»,
66(5) (2004), P p . 1214-1230 (doi:10.1111/j.0022-2445.2004.00088.x.; reperibile ad ac‑
4Single <singl>: sostantivo inglese (propriamente <<singolo, solo»), usato in italiano cesso libero all'indirizzo www.nebi.nlm.nih.gov/ pmc/articles/PMC3928685/ ; in questa
al maschile e al femmínile. Uomo o donna non sposati, o che comunque vivono solí, versione si vedano le pp. 4‐5, la traduzione &propria).
senza un legame sentimentale, per 10pin per libera scelta (cfr. “Single” in Vocabolario ¿Il rapporto tra il numero dí divorzi in un anno ela popolazione media nell'anno
Treccani on line; www.treccani.it/vocabolario/single/). (ISTAT).
134 EMILIA PALLADINO LA CONVIVENZA MORE UXORIO, IL MATRIMONIO E L’AMORIS LAE'HTIA 135

fondamente pastorale adottata da papa Francesco nel trattare questo


fenomeno così esteso e in crescita, che la Chiesa e i credenti n o n pos‑
sono in alcun modo né sottovalutare, né considerare come ininfluente
o marginale.
Riguardo al secondo elemento statistico‐quantitativo della diffusio‑
ne delle convivenze nel mondo, si considerano i dati recentissimi del
rapporto World Family Map 2015 prodotto da alcuni centri di ricerca
indipendenti e da numerose collaborazioni accademiche internaziona‑
li7. A p. 15 del suddetto rapporto compare un’immagine che si ritiene
importante mostrare.
Nella figura è riprodotta la percentuale dei matrimoni contratti da
partner in età compresa trai 18ei 49 anni (in grigio), posta aconfronto
con la percentuale delle convivenze scelte da coppie della stessa età (in
nero), per alcuni paesi rappresentativi di o t t o differenti zone del mon‑
do: Asia, Medioriente, Africa Sub-sahariana, America Centrale e del
Sud, America del Nord, Oceania, Europa occidentale, Europa dell’Est,
rispettivamente. Laddove compaiono dei trattini, le percentuali sono
' sconosciute.
Come si vede dalla figura, la convivenza è più diffusa lì dove è anche
più accettata dal punto di vista culturale e sociale, a conferma di quanto
già detto nel lavoro di Heuveline eTimberlake: si nota infatti che èquasi
del t u t t o inesistente in Asia ein Medioriente, mentre è piuttosto estesa
in Centro e Sud America e in Europa occidentale. E certamente vero
che l’analisi di tale dato richiederebbe più spazio e la considerazione
di più variabili, ma si ritiene comunque interessante avervi anche solo
accennato, per evidenziare come «Il matrimonio sia in declino in quasi
t u t t e le regioni del mondo, e, viceversa, in alcune di queste la conviven‑
zastia diventando sempre più diffusa»?
7 Più precisamente, il World Family Map 2015 (worldfamilymapifstudies.
org/20150 haun collegio di produzione che vede coinvolti tre centri di ricerca indipen‑
denti americani (Cbild Trends, Social Trends Institute e Tbe I nrtitutefor Family Studies)
e o t t o istituzioni accademiche internazionali (Myers-]dc‐Brookdale Institute (Israele),
Netherlands Youth Institute, Seoul National University, Intermedia Social Innovation
(Italia), UniversidadDeLas Andes (Chile), Universitat InternacionalDe Catalunya (Spa‑ 0°“)

gna), UniversidadDe Piara (Perù), UniversidadDe La Sabana (Colombia)).


8World Family Map 2015, p. 17; la traduzione è propria. Matrimonio e convivenza (2000‐2014)
136 EMILIA PALLADINO LA CONVIVENZA MORE UXORIO, IL MATRIMONIO E L,AMORIS LAETTTIA 137

2. Convivere o sporarsz'? Il caso italiano Francesco nella redazione dell,Esortazione postsinodale. La contraddi‑
zione propria della condizione italiana ‐ da un lato la diffusione delle
Una parola in piu merita il caso italiano, significativo ‐ in termini convivenze in linea con quanto accade in altri paesi, in apparente con‑
di analisi ‐ per due ragioní: la prima, perché l,Italia ¿:perfettamente in trasto con una certa fedeltá ai valori tradizíonali ‐ offre perció inte‑
linea con quanto gia visto, e cioé che le convivenze sono in netta crescita ressanti spunti di riflessione anche rispetto al successivo confronto con
rispetto ai matrimoni che invece sono in calo; la seconda, perché fra i Amorz'r laetz'tía.
paesi europeí l'Italia & quello che si & sempre mostrato, e in larga parte Si riportano ora alcuni numeri: nel periodo 2008-2014,imatrimoni
si mostra ancora, maggiormente attaccato ai propri valori tradizionali, sono diminuiti in media al ritmo di quasi 10.000 all'anno; l'introduzione
quindi crístianiº. Va da séche l'idea culturale e religiosa della conviven‑ del “divorzio breve” ” ha fatto registrare un aumento del numero di di‑
zain Italia e Stata ed&profondamente connessa allímpostazione che di vorzi del 57 % nel 2014; i matrimoni civíli rappresentano ormai il 45,3%
essa ha dato la Chiesa t a n t o storicamente, quanto in termini di dottrina. del totale dei matrimoni, e nel 2014 al Nord (55%) e al Centro (51%)
Lo studio allora dei dati statistíci riguardanti Fandamento e la si‑ ¡ matrimoni civili hanno superato quelli religiosi”. Basandosí sui dati
tuazione dei matrimoni e delle convivenze in Italia ‐ che in questa sede ISTAT 201413 il Censis haelaborato aluglio del 2016 u n o scenario futu‑
deve limítarsí a un cenno, ancorché significativo ‐‐ non solo rende con‑ ribile, commentando il quale il direttore generale Massimiliano Valeríi
to del fenomeno socio-culturale speciñco, ma da un lato della tenuta ha affermato: <<Oggi le nozze in Chiesa costituiscono il 57% di tutti i
di quei valori tradizíonali cui si & fatto riferimento; dall'altro di come matrimoni celebrati, vent'anni fa erano l'81%, il 92% quarant'anni fa.
sceglie e agisce concretamente la comunitá ecclesiale per trattare sia il […] Seil trend registrate negli ultirni vent'anni rimanesse costante in fu‑
fenomeno in sé, sia le persone che in esso sono coinvolte. turo, verosimilmente il 2020 sarebbe l'anno del sorpasso dei matrimoni
Si puó in certo senso affermare, infatti, che la “caduta in disgrazia” cívili su quelli religiosi eil 2031 l'anno in cui non si celebrerebbero piu
del matrimonio in Italia, che riflette la situazione internazionale, possa matrimoni in chiesa»”.
pero avere anche un qualche legame con una certa inadeguatezza da Ríguardo ai numeri sulle convivenze, interessante e lo studio
parte della Chiesa, che in modo forse imprudente, soprattutto negli ul‑ Conw'vere o spomm'? ( I l Mulíno, 2014) di Silvana Salvini e Daniele
timi vent'anni, ha dato per scontata l'appartenenza ai valori tradizionali Vígnoli, che, analizzando i dati ISTAT 2010, afferma che tra gli anni
cristiani delle coppie, e cosi n o n ha permesso una sana verifica della 1993-94 e 2010-11 le convivenze sono quadruplicate e quelle fra celibi e
modalitá con cui si trasmetteva il messaggio cristiano legato al matrimo‑ nubilí decuplicate; la quota poi di chi opta perla convivenza fra questi
nio e dei metodi pastorali impíegatí nella preparazione delle coppie alla
celebrazione del rito e agli impegni che richiedeva. vatican.va/roman_curia/synod/documents/rc_synod_doc_20141018_relatio-synodí‑
familia_ít.html) e “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo
IE. possibile allora anticipare qui che quest'ultima &stata fra le mag‑ contemporaneo”, 24 ottobre 2015 (www.vatican.va/roman_curia/synod/documents/
giorí preoccupazíoni del Sínodo dei Vescovi, in entrambe le sue sedute rc_synod_doc_20151026_relazione-finale‐xiv‐assemblea_ít.html).
(straordinaria del 2014 e ordinaria del 2015 10) e quindi anche di papa ” Legge 6 maggio 2015 , n. 55: Dixporizíoní ¡n materia dí rcíoglz'mentoodi cerrazione
degli e)?ettí ciw'lz' del matrimonio noncbé di comunione tra ¡ coniugi ( G U Serie Gene‑
rale n.107 del 11‐5‐2015), entrata in vigore il 26.05.2015 (wwwgazzettaufñcíale.it/eli/
º Per approfondire le motivazioni del cambiamento dei modelli di unione in Eu‑ íd/2015/05/11/15G00073/Sg;).
ropa si veda anche T. ENGELEN, Una transizione prolzmgata: aspettí demograyía' della ” ISTAT, “Anno 2015. Matrimoni, separazioni e divorzi”, Statistiche report, 14
famiglia europea, in M. BARBAGLI, D.I. KERIZER, Storia della famiglt'a in Europa, vol. 3 novembre 2016 (wwwistat.it/it/ñles/2016/ 11/matrimoni-separazíoni‐divorzí-ZOl5.pd0
Il Novecento, Laterza, Bari 2003, pp. 381-426; in particolare sul tema specíñco delle ” ISTAT, “Anno 2014. Matrimoni, separazioni e divorzi”, Statistiche report, 12 nc»
convivenze e dei matrimoni, pp. 409‐421. vembre 2015 (www.istat.it/it/files/2015/11/Matrimoni-separazíoni‐e-divorzi-2014.de.
…LeRelaziomfnalidei due Sinodí (Relatío Synodz') dedicati alla famíglia sono: “Le “ M. VALERII, La verítá, ví prego, sul mam'monío, in <<Avvenire» 19 luglio 2016
sfidepastorah' sulla famíglia nel contesto delfevangelizzazione”, 18ottobre 2014 (www. (www.avvenire.it/opínioní/pagine/la‐verit-ví‐prego-sul-marrimonio).
138 EMILIA PALLADINO LA CONVIVENZA MORE UXORIO, IL MATRIMONIO E L,AMORIS LAETITIA 139

ultimi¿:di <<1 su3 per le donne e 1su4 per gli uomini nati t r a il 1974 eil costi piú di una convivenza e che in ñn dei conti “che differenza c'é?”.
1983»15. A queste affermazioni si accompagna il piú recente dato ISTAT Quest'ultime considerazioni sono evidentemente di grande importanza
2014 che certifica il superamento del milione di convivenze nel paeseҼ. qualora la Chiesa debba interrogarsi su come restituire un'immagine
Riguardo alle ragioni per le quali le coppie scelgono di convivere, in‑ autentica e desiderabile del matrimonio a credenti e n o n credenti.
vece di sposarsi, le risposte dei soggetti intervistati da Salvini e Vígnola
si concentrano su 4 motivazioni príncipali: 1) la convivenza rappresenta
un momento di passaggio in percorsí di vita sempre meno standardizza‑
ti, 2) l'attaccamento ai valori religiosi si sta indebolendo ela convivenza 3. Amoris laetitia: un dífferente approccz'o pastorale
&sempre piú accettata dalla societá italiana, 3) sono innegabili gli aspetti
economici e i vantaggi del vivere insieme senza essere sposati, 4) il ri‑ La convivenza more uxorz'o, secondo la dottrina morale cattolica, ¿:
fiuto pubblico dell'istituzione del matrimonio da parte di chi & meno un comportamento inaccettabile in quanto la coppia convivente consu‑
incline a seguire i valori piu tradizionali 17. Come si vede, questa ricerca ma rapporti sessuali completi al di fuori del matrimonio canonico. Le
offre una conferma squisitamente italiana alle considerazioni inizialí sui conseguenze di questo ricadono anche sulla qualitá della partecipazione
“tipi ideali” di cui al S 1 valide in modo piu generale. alla comunitá ecclesiale da parte dei conviventi: ad esempio, chi convive
Un'ultima rilevante osservazione, valida per il caso italiano, della n o n puó ricoprire il ruolo di testimone per il Battesimo.
sociologa Laura Arosio, %:costituíta dalla misura di quanto l'eventuale Tuttavia, la situazíone descritta nei paragrañ precedentí impone alla
divorzio dei genitori influisca sulla scelta dei ñgli, se convivere con il/ Chiesa di confrontarsi con una realtá che ríguarda non solo i non cre‑
la proprio/a partner o sposarsi. La conclusione della ricercatrice é illu‑
minante: denti, ma anche quanti si professano credenti. IEindubbio infatti che la
diffusione delle convivenze ‐ soprattutto se i componenti della coppia
L'analisi ha inoltre evidenziato fenomení di ereditá sociale t r a le generazio‑ sono celibi e nubili (cosi come detto nel S 1)‐ n o n riguardi solo chi &
ni. La r o t t u r a dei rapporti tra i genitori influenza le prime fasi di matrimonio lontano dalla Chiesa e dalla religione cristiana per proprie convinzíoni,
dei figli: un minor numero di fiin di genitori separati, rispetto ai fiin di fami‑ ma sia una pratica diffusa anche tra chi crede, soprattutto fra quantí in‑
glie intatte, si sposano con rito religioso...l] divorzio dei genitori influenza la
dimensione religiosa, sociale e personale. Questi risultati supportano l,idea di tendono sposarsi e “testano” la loro unione proprio nel periodo di con‑
una trasmissione intergenerazionale dei comportamenti e degli atteggiamenti vivenza. D,altro canto l'allarmante dato sulla contrazione dei matrimoni
nei riguardi del matrimonio“. religiosi non puó non preoccupare la comunitá ecclesiale e avviare ad
una importante verifica delle modalitá con cui il matrimonio cristiano
In definitiva, quanto descritto in questo paragrafo sembra avvalo‑ &presentato ai credenti e delle strategie pastorali che si adottano per la
rare quello che spesso si “sente dire in giro” e cíoé che il matrimonio preparazione delle coppie al matrimonio.
” S. SALV'INI eD. VIGNOU, Convivere o:porarsi?,Il Mulino, Bologna 2014, qui p. 21
Papa Francesco nell,Amorís laetz'tz'a si esprime chiaramente su que‑
e 22; cfr. anche ENGEL, op. cit., p. 413. sti temi, ma qui interessa in modo particolare l'approccio che eglí ha
'“ Dati ricavati dall'elaborazione che l'utente puó selezionare utilizzando il sito del‑ in termini dí accoglienza nella comunitá ecclesiale delle coppie convi‑
la banca dati ISTAT sul censimento della popolazione: dati-censimentopopolazione.
istat.ít/Index.aspx?Data8etCode=Dl€A_COW venti. A loro, infatti ‐ e a quanti contraggono matrimonio civilmente
" Ibid.,p. 37. che, secondo la morale cattolica, si trovano nella stessa condizione ‐,
13L. AROSIO, Parentaldívorce, cobabítation and the celebration of marriage in Italy,
in <<International Review of Sociºlogy», 25:1 (2015), 166-179 (doi:10.1080/03906701.2 riserva t r e paragrañ nel cap. 8, i nn. 293, 294 e 295, e li pone sotto il
014.976950), qui p. 177; la traduzíone ¿:propria. titolo molto significativo di “La gradualitá nella pastorale” (riferendosí
140 EMILIA PALLADINO LA CONVIVENZA MORE UXORIO, IL MATRIMONIO E L'AMORIS LAETITIA 141

esplícitamente alla legge della gradualítá di Giovanni Paolo II 19), inten‑ tana (cfr. Go4,1‐26): rivolse una parola al suo desiderio di amore vero, per liberarla
dendo affermare fin da subito un principio a lui molto caro e ampia‑ da t u t t o ció che oscurava la sua vita e guidarla alla gioia piena del Vangelo.
mente illustrato nell'Esortazione apostolica Evangelz'z' gaudíum dove, ai
nn. 222‐225 , spiega che il tempo &superz'ore alla spazz'o, affermando che Anche se operando una sempliñcazione, &possibile pensare che la
<<dare prioritá al tempo significa occuparsi dz" z'nízíare processi pz'ú che di relazione affettivo-sentimentale-sessuale sia costituita da almeno due di‑
passedere spazi»ºº. mensioni. La prima, quella intima, privata, originata ecostruita proprio
Nell'íntento allora di dare la prioritá al tempo, quando si abbia ache da quella coppia specifica e non da un'altra. La seconda, quella ístitu‑
fare con l'accoglienza dei conviventi nelle comunitá ecclesiali, e con il zionale, pubblica, nella quale la coppia si assume responsabilitá sociali e
processo dí avvíarli ‐ selo desiderano ‐ alla celebrazione del matrimonio civili, ed eventualmente religiose, che rispondono non solo ad esigenze
canonico, l'Amoris laetítz'a suggerisce che debba essere tenuto in consi‑ private, ma anche ad esigenze normate e formali.
derazíone l'elemento fondamentale del valore del legame sentimentale Un'attenzione pastorale al fenomeno della convivenza che si ostini
e affettívo chela coppia convivente sperimenta. Valore che necessita di a ritenere la dimensione istituzionale del legame precedente a quella
essere ríconoscíuto in modo piu convinto e costruttivo di quanto non intima e di questa piu importante ‐ escludendo cosi ogni possibilitá di
sia accaduto finora; infatti &bene che dal p u n t o di vista pastorale si im‑ avvicinamento alle nozze che n o n parta dalle intenzioni della coppia
parí che <<in queste situazioni potranno essere valorizzati quei segni di stessa ‐ &un'attenzione pastorale che separa e non accompagna, che
amore che in qualche modo riflettono l'amore di Dio»”. impone e n o n discerne, che isola e n o n integra (parafrasando il títolo
Questa, sembra affermare Francesco, del t u t t o índipendentemente del cap. 8: <<Accompagnare, discernere e integrare la fragilitá»). Si pub
dall'ottenere una sorta di rassicurazione da quella coppia convivente usare qui una semplice immagine analogica ed esemplificativa; & come
se abbia gia defmito la propria situazione come un “periodo di prova” seci si preoccupi maggiormente dell'aspetto estemo di una scatola che
in vista della celebrazione del matrimonio, sicura, ma da celebrarsi piu si presenta chiusa, e non ci si preoccupi affatto di cosa ci sia dentro,
in la nel tempo, quando vi saranno condizioni piu favorevoli. Come se quindi di aprirla e osservarne quello specifico contenuto.
quest'ultimo caso fosse piu giustíñcabile moralmente, di quello nel qua‑ Al contrario, 1,Amorz's laetítz'a richiede che debba riconoscersi prima
le il matrimonio n o n sia affatto preso in considerazione. Si legge infatti il valore del legame intimo della coppia convivente, e poi su questo ci
al n. 294: si ingegni creativamente nella costruzione di un percorso, o meglio, di
un “processo”, proprio come detto in Evangeliz' gaudíum al gía citato n.
<<tutte queste situazíoni vanno a£frontate in maniera costruttiva, cercando di
223, che eventualmente possa condurre la coppia al riconoscimento del‑
trasfonnarle in opportunitá di cammino verso la pienezza del matrimonio e della la bellezza della dimensione ístituzionale del loro legame, tanto dap o r t e
famiglia alla luce del Vangelo. Si tratta di accoglierle eaccompagnarle con pazienza nei due conviventi il desiderio di arricchire la loro relazione aggiungen‑
e delicatezza» (Relatio Synodi2014, 43). E quello che ha fatto Gesú con la samari‑ do la dimensione religiosa, proprio perché sene & compresa il senso e
il significato profondi e n o n semplicemente per emulazione culturale
'9 Cfr. GIOVANNI PAOLO I I , Esortazíone apostolica Familiaris consortio, 22 novem‑ o per necessitá formale. Continuando con l'analogia: & quello che c'é
bre 1981 (w2.vatican.va/content/john‐paul-íi/it/apost_exhortations/documents/hf_jp‑ all'ínterno della scatola che rende bello quello che si vede all'esterno.
ii_exh_l9811lZZ_familiaris‐consortío.html); n. 34: l*essere umano <<conosce, ama e
realizza il bene moralc secondo tappe di crescita». L'approccio di Amoris laetz'tia alla questione delle convivenze, come
ºº FRANCESCO, Esortazione apostolica Evangelií gaudíum, 24 novembre 2013 ad altre, non & allora quello del rif1uto o della correzione a tutti ¡ costi,
(w2.vatícan.va/content/francesco/ít/apost_exhortations/documents/papa‐francesco_ ma & quello del “camminare insieme”: questo richiede (tanto) tempo,
esortazione-ap_2013 1lZ4_evangelii‐gaudíum.html$ll_tempo_%€3 %A8_superiore_
allo_spazio), qui n. 223. pazienza, conoscenza, ascolto, dialogo, discernimento, saggezza, fiducia
” Amorir laetítia, 2947 incrollabile nel bene e nel buono che ¿:ogni persona.
142 EMILIA PALLADINO

In definitiva, non &lecito per la Chiesa in uscita, per la Chiesa ospe‑ VIII. CHIESE ORTODOSSE ED UN IONI IRREGOLARI.
dale da campo ‐ le due immagíni ecclesiologiche piñ care a Francesco UNTNATTESA CONVERGENZA CON AMORIS LAETITIA
6 Che identíñcano non solo un desiderio del Papa, maun progetto vero
e proprio dí identitá ecclesiale ‐ lasciarei conviventi fuori dalle chiese, BASILIO PETRA
ribadendone la condizione di peccato. E soprattutto attraverso un ac‑
compagnamento personale da viversí in una comunitá ecclesiale acco‑
gliente e compagna di tutti, che si possono far emergere nei conviventi
visioni differentí e intenzioni spiritualmente coraggiose, prima addirít‑
tura ímpensabili, che “camminando insieme” ” potrebbero strutturar‑
si in scelte vere e proprie, definitive, alla portata delle persone che le
compiono e che si possano anche concretizzare nella celebrazione del
matrimonio canonico.
Introduzíone

Il mio sguardo ab Oriente si baserá sulla tradízíone ortodossa ‐ la


tradizione delle Chiese ortodosse di rito bizantino ‐, in modo partico‑
lare si baserá sulle caratterístiche generalmente condivíse da cali Chiese,
pur nella consapevolezza che esse sono declinate variamente dalle sín‑
gole Chiese. Non prenderó in considerazione invece le Chiese oríentali
cattolíche giacché dal p u n t o di vista che qui ci interessa n o n ci sono
significative diversitá né canoniche né pastorali rispetto alla Chiesa cat‑
tolíca di rito latino.

1.Le “unioni írregolarz'” dalpunto dí vista ortodosso

Poiché la visione generale del matrimonio &considerevolmente di‑


versa tra le Chiese ortodosse ela Chiesa cattolica1la stessa nozíone di
“unione írregolare” assume in esse connotazioni diverse.
Nelle Chiese ortodosse vanno considerate unioni irregolari tra fedeli
ortodossi le unioni che n o n sono poste in modo conforme alla regola
ecclesiastica ortodossa, ovvero n o n sono benedette dalla Chiesa e perció
n o n possono essere considerate unioni celebrate nella Chiesa. Nel caso
dí fedeli divorzíati risposati, dal m o m e n t o che come vedremo le Chiese

1Si veda per una presentazione generale B. PETRA, Sul matrimonio nella teología
ortodossa, in ASSOCIAZIONE TEOLOGICA ITALIANA, Sacramento del matrimonio e teología.
” Cfr. Amorix laetitía, 325: <<Camminiamo, famíglíe, continuiamo a camminarel». Un percorso interdísa'plinare, a cura di V. Mauro, Glossa, Milano 2014, pp. 185-206.
144 BASILIO PETRA CHIESE ORTODOSSE ED UNIONI IRREGOLARI 145

ortodosse ammettono nuove nozze dopo divorzio, n o n si puó parlare in 2. La ”responsabilzíá pastorale” nei confrontz' delle unioni z'rregolarí
linea di principio di unioni irregolari.
Nella visíone oríentale il matrimonio cristiano si costituisce per la Il documento ricordato del Sínodo Panortodosso di Creta parla
benedizione sacerdotale che fa dell'unione tra i due, l'uomo ela donna, di una responsabilitá pastorale che la Chiesa deve esercitare anche
una realtá mirterz'ca. Uso intenzionalmente questo modo di dire perché nei confronti di tali coppie. Cosi infattí dice: <<un matrimonio civile
il linguaggio occidentale di “sacramento”, con la sua radice latina, n o n tra un uomo e una donna registrate in conformitá alla legge man‑
¿:forse il piu adatto a parlare della prassi ortodossa e crea facilmente ca di carattere misterico poiché é un semplice atto di convivenza
equivoci. E la ierologia o preghiera di benedizione della Chiesa ‐ inclu‑ (symbiósis) ratiñcato dallo State, diverso dal matrimonio benedetto
siva dell'incoronazione ‐ afare del matrimonio tra ¡ fedelí un'iniziazione da Dio e dalla Chiesa. I membri della Chiesa che contraggono un
misterica, appunto la partecipazione al mystéríon del matrimonio. matrimonio civile devono essere considerati con responsabilitá pa‑
Su questa dimensione misterica puó essere utíle ríchiamare qui al‑ storale, che si rende necessaria per aiutarli a comprendere il valore
cune parole che troviamo in uno dei documenti approvati dal recente del mistero del matrimonio e delle benedizioni che da esso scaturi‑
Sínodo Panortodosso tenutosi a Creta nel giugno 2016, quello dedicato scono a loro favore» (n. 9).
proprio a Il matrimonio 6 ¡ suoi z'mpedzhzentz'º. Le traggo dai numeri Ed ancora: <<La Chiesa non accetta per i suoi membri pattz' di con‑
3 e 4: <<La tipología cristocentrica del mistero del matrimonio spiega vivenza [le italiane “unioni civili”: N.d.T.] e qualunque altra forma di
perché un vescovo o un presbítero benedice questa sacra unione con convivenza diversa dal matrimonio. La Chiesa deve esercitare tutti ¡
una speciale preghiera (:'erologz'a)» (n. 3); <<L'unione dell'uomo e della possibili sforzi pastorali, cosicché i suoi membri che deviano entrando
donna in Cristo costituisce “una piccola Chiesa” o un'icona della Chie‑ in tali forme di convivenza possano comprendere il senso reale della
sa. Per la benedizione di Dio, l'unione dell'uomo e della donna &elevata penitenza edell'amore benedetto dalla Chiesa» (n. 10).
ad un grado piú alto, perché la comunione &piu grande dell'esistenza Quanto abbiamo detto Eno ad ora m o s t r a che oggettívamente le
unioni n o n benedette dalla Chiesa costituiscono una condizíone con»
individuale, in quanto li introduce al livello del Regne della Trinitá San‑
traddittoria giacché il fedele & chiamato a realizzare mistericamente ‑
tíssima. Presupposto indispensabile del matrimonio &la fede in Gesú
nello Spirito ‐ l'amore di Cristo e della Chiesa, l'immagine della co‑
Cristo, fede che deve essere recepita dallo sposo e dalla sposa, l'uomo e
munione trinitaria. Tuttavia, si invita a compiere ogni sforzo pastorale
la donna. Del resto, il fondamento dell'unitá del matrimonio &l”unitá in per aprire la bellezza misterica del matrimonio nella Chiesa. Tale sforzo
Cristo, afñnché, per la benedizione dell'amore sponsale da parte dello pastorale puó arrivare anche ¿:puntz' ertremz'.
Spíríto Santo, la coppia diventi capace di rifiettere l'amore di Cristo e Ogni Chiesa ortodossa ha, riguardo a questo, pratiche n o n sempre
della Chiesa, come mistero del Regno di Dio, della vita eterna dell'uomo coincidenti; bisogna tuttavia dire che &per lo piu riconosciuto al confes‑
nell'amore di Dio» (n. 4). sore la possibilitá di operare l'economía3 ‐ anche assai estesa -‐ tenendo
Per questo motivo, ogni forma di matrimonio di un uomo e di una c o n t o della tradizione della Chiesa e della situazione reale delle persone.
donna ortodossi che non ¿benedetta n o n puó essere riconosciuta come Una sola ma autorevole citazione sara sufficiente.
matrimonio misterico dalla Chiesa ortodossa. Con ció non ñnisce l'ínte‑
resse della Chiesa per tali unioni.

¿ Utilizzo il testo greco offerto dal Sito ufñciale del Sínodo: https://www. 3Sulla peculiare forma di condíscendenza pastorale che deroga alla legge o ai canoni
hoiycouncil.org/‐/marriage?_101_INSTANCE_VAOWE2pZ4YOI_languageld=el_GR. e che prende nome di economia ecclesiastica si veda il mio Tra cielo 6terra. Introduzione
La traduzíone dal greco &mia. alla teología morale ortodossa contemporanea, EDB, Bologna 1992, pp. 105-135.
146 BASILIO PETRA CHIESE omonossa ED UNIONI IRREGOLARI 147

La traggo dal documento sinodale russo del febbraio 2015 concer‑ matrimonio legale (ad eccezione dei casi di <<matrimoni» perrnessi si
nente la partecipazione dei fedeli all'eucarístía4. Al suo numero V, ove legalmente come ad esempio l'unione tra parenti prossimi ola coabita‑
parla della comunione delle persone n o n sposate in Chiesa, dice tra l'ai‑ zione di persone dello stesso sesso ríconosciute in alcuni paesi, ma sono
tro: <<Come si ricorda nel documento “Le basi della concezione socia‑ pero inaccettabilí dal punto di vista della Chiesa). Tuttavia, il dovete dei
le della Chiesa ortodossa russa” (cap. X,2)5 e nelle decisioni del Santo pastori &quello di richiamare ai fedeli la necessita non solamente della
Sínodo della Chiesa ortodossa russa del 28 dicembre 1998“, la Chiesa conclusione di un matrimonio giuridicamente valido ma della santiñca‑
insiste sulla necessita del matrimonio religioso, pur non privando del‑ zione di esso nel quadro dell'atto sacro della Chiesa.
la comunione ai santi misteri gli sposi che vivono in un'unione matri‑ Devono essere sorroposti aun esame individuale i casi nei quali alcu‑
moniale [civile], conclusa con l'accettazíone di tutti i diritti e di tutte ne persone vivono ínsieme da molto tempo, hanno spesso figli ínsieme
le obblígazíoni legali che mederivano, riconosciuta come matrimonio manon sono sposati néin Chiesa nécivilmente, poiché una delle parti di
giuridicamente valido, ma che per qualche ragione non & stata santiñ‑ tale coabitazione non vuole nél'una nél'altra forma di matrimonio. Simili
cata dall'ufñcio religioso. Questa misura di economía ecclesiale, che si coabitazioni sono peccaminose ela loro propagazione nel mondo costitu‑
appoggia sulle parole del santo Apostolo Paolo (1 Cor 7,14)7 €sul can. isce un'opposizione al disegno divino riguardante l'uomo, pericolosa per
72 del Concilio in Trulloº, ha per scopo di facilitate la partecipazione lºistituzione del matrimonio, ed esse n o n possono ricevere alcun ¡icono‑
alla vita della Chiesa p e r i cristiani ortodossi che si sono sposati prima scimento da parte della Chiesa. Ció detto, il padre spirítuale, che conosce
di parteciparein modo consapevole ai misteri della Chiesa. A differenza le circostanze di vita della persona concreta, per condiscendenza verso la
della coabitazione lussuriosa, che costituisce un impedimento alla co‑ debolezza umana, puó, in casi eccezionali, permettere la comunione alla
parte che & cosciente del carattere peccaminoso di una simile coabita‑
munione, una tale unione si presenta agli occhi della Chiesa come un
zione e aspira a concludere un matrimonio legale. Il concubina, a causa
4 La traduzione & farra sulla versione francese offerta in http://orthodoxie. del quale il matrimonio non & concluso, non é ammesso alla comunione.
com/document‐de‐la‐conference-des‐eveques‐de-leglíse‐orthodoxe-russe-sur-la‑ Seper altro uno dei due concubini & sposato, le due partí n o n possono
participation‐des‐Hdeles‐a-leucharistíe/ . essere ammesse alla comunione senza la regolarizzazione canonica della
5 Per una traduzione italiana cfr: CHIESA ORTODOSSA RUSSA, Fondamenti della
dottrina rociale. Introduzione dí Kirill I, Patriarca di Mosca e di t u t t e le Russíe, situazíone eil compimento di una necessaria penitenza».
Traduzione di María Luisa Burattí, ESD, Bologna 2011. L'ampío numero X,2 &dedicato Questo orizzonte oggettivo ed ínsieme economico &quello all'interno
aIl rígm_'ñcato del matrimonio (pp. 114-120). del quale si disegna la prassi della Chiesa nei confronti delle situazíoní irre‑
“' CH]ESA ORTODOSSA RUSSA, Fondamenti della domina sociale dice a p. 118: 1128
dicembre 1998 il Santo Sínodo della Chiesa russa ortodossa dichiaró con rammarico che golari. Non si puó n o n notare una qualche somiglianza con quanto sembra
<<alcuni direttorí spirituali considerano invalidí i matrimoni civili oppure pretendono la prospettato dall'Amon's laetitia nel capítolo VIII. Tuttavia, prima di fare al‑
dissoluzione del matrimonio tra persone che convivono gía da molti anni ma che non cune considerazioni sul rapporto con 1*Esortazione apostolica ¡: necessario
hanno p o t u t o , per svaríate ragioni, celebrate la loro unione in chiesa […]. Alcuni pastori
e direttorí spirituali non ammínistrano la comunione alle persone sposate civilmente, dire qualcosa sulla questione dei divorziatí nelle Chiese ortodosse.
rirenendo quest'uníone alla stessa stregua della fornicazione». La soluzíone adottata dal
Santo Sínodo afferma che, <<pur ribadendo l'ímportanza del matrimonio-sacramento, &
necessarío rammentare ai pastori che la Chiesa ortodossa guarda al matrimonio civile
con rispetto».
2. Ortodossia e div0rziati
7<<Perché il marito non credenre viene reso santo dalla moglie credente ela moglie
non credente viene resa santa dal maríto credente; altrimenti i vostrí fiin sarebbero Nelle Chiese ortodosse, come &largamente noto, esiste la prassi del
impuri, m e n t r e invece sono santi».
“ Il can. 72 dichiara invalidi i matrimoni tra un ortodosso e un eretico. Considera divorzioº. I fedeli ortodossi infattí possono ricevere la soluzíone spiri‑
tuttavia diversamente il caso di coniugí infedeli dei quali uno si converte: va applicato
lo steso principio di 1 Cor 7,14. 9Cfr. B. PETRA, Sul matrimonio nella teología ortodorsa, cit., pp. 200‐206.
148 BASILIO PETRA CHIESE ORTODOSSE ED UNIONI IRREGOLARI 149

tuale del vincolo matrimoniale da parte del vescovo quando si diano 3. I rz'ferímentí alla prassi ortodossa nei lavorz' sínodalí dal 2014 all'Amo‑
gíuste cause e accedere, seppure a determinate condizioni, a seconde e ris laetitia edil loro límz'tefondamentale
anche terze nozze.
Si danno pochissimi casi di divorziati risposati ambedue ortodossi Nel corso dei lavon' sinodali tra 2014 e 2015 piú volte si &fatto rife‑
che si trovíno in una situazione simile ai nostri divorziati risposati. Pen‑ rimento alla prassi ortodossa concernente il divorzío e all'economia, an‑
soin particolarea quei casi di divorzío che pur accolti alivello civile non che se ció &avvenuto in modo occasionale e non sempre preciso. Quel
siano stati o non siano ancora accolti dall'ordinamento canonico. Un che peraltrovaparticolarmente notato &che simile riferimento &sempre
caso storico di questo tipo &riconoscibile nel divorzio consensuale, che stato fatto solo guardando al divorzío; mai si &guardato alla modalitá
oggí tuttavía e accolto come causa di dívorzio da parte di alcune Chiese. economica del rapporto pastorale che la Chiesa ortodossa íntrattíene
Casi del genere sono tuttavia limitati perché, come accennato, il di‑ con le unioni non benedette o irregolarí.
vorzío ¿ consentito per una serie non piccola di giuste cause. Per I'Or‑ Il 26 giugno 2014 viene pubblicato l'Instrumentum laboris in vista
todossia, infattí, anche seil matrimonio sarebbe unico ed eterno ovvero della I I I Assemblea generale straordinaría del Sínodo dei vescovi sul
non dovrebbe mai essere sciolto, tuttavia l'accettazione storica delle tema: Le S]íde pastoralz' sulla famíglia nelcontesto dell'evangelízzazi0ne“.
eccezioni matteane ( M t 5,32; 19,9) lº da una parte e l'ammissione delle Al n. 95 si registra che da parte di alcuni si chiede di prendere in consi‑
nuove nozze vedovili dall'altra hanno aperto progressivamente al rico‑ derazione la prassi ortodossa per affrontare la questione dei divorzíati
noscimento economico della fine (fallimento o morte) di un matrimonio riposati che chiedono di accedere ai sacramenti: <<Al riguardo, alcuni
in varíe circostanze, tanto determinate dal peccato quanto da vícende suggeriscono di considerare la prassi di alcune Chiese ortodosse, che,
drammatiche della vita. Di qui l'ammissione ‐‐ dopo soluzione del vin‑ secondo la loro opinione, apre la strada a un secondo o terzo matrimo‑
colo da parte dell'autoritá epíscopale ‐ a seconde nozze benedette (e nio con carattere penitenziale». E' poco piú di un accenno. Un accenno
ormai comunemente incoronate) dalla Chiesa ed anche -‐ seppure con del quale peraltro n o n resta alcun segno nella Relatz'ofinalís12della stes‑
maggiori difñcoltá ‐ a terze nozze benedette (in alcune Chiese anche saAssemblea nell'ottobre 2014.
con incoronazione) tanto p e r i divorziati quanto per ¡ vedovi. II 23 giugno 2015 viene alla luce l'Instrumentum laboris in vista della
Si noti tuttavia che parte costitutiva della possibilitá di accesso a se‑ XIV Assemblea ordinaria del Sínodo dei vescovi sul tema: La vocazíone
conde e terze nozze (sia vedovili sia dopo divorzio) ¿:il canone peniten‑ e la mz'ssz'one della famz'glía nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”.
ziale in forza del quale gli sposi n o n possono ordinariamente accedere l3 un documento particolarmente interessante dal nostro p u n t o di vista
all'eucaristia almeno per un anno. Le nuove nozze sono sempre una giacché ¿:il primo che cita esplicitamente la categoria ortodossa dell'e‑
concessíone pastorale della Chiesa e una condizíone non corrisponden‑ conomia nel suo numero 129, un numero non casualmente intitolato: La
te all'ideale, giacché non sono propriamente un diritto del fedele. peculz'arz'tá della tradz'zz'one ortodossa.
Da quel che abbiamo appena detto appare chiaro che t u t t o il pro‑ In tale numero cosi leggiamo: <<Il riferimento che alcuni fanno alla
blema pastorale del divorziati risposati si pone in modo assai diverso prassi matrímoniale delle Chiese ortodosse deve tener como della di‑
rispetto alla Chiesa cattolica. versitá di concezione teologica delle nozze. Nell'0rtodossia c'é la ten‑

“ http://www.vatican.va/roman_curía/synod/documents/rc_synod_doc_20140626_
instrumentum-laborís‐familia_it.html
” http://wwwvatican.va/ roman_curia/synod/documents/rc_synod_doc_20141018_
relaúo‐synodi‐família_it.html
lº Si veda il mio Dívorzio e xeconde nozze nella tradízíone greca. Un'altra vía, ” http://www.vatican.va/ roman_curía/synod/documents/rc_synod_doc_20150623_
Cittadella, Assisi 2014. instrumentum-xiv-assembly_it.html
150 BASILIO PETRA CHIESE ORTODOSSE ED UNIONI IRREGOLARI 151

denza a n'condurre la prassi di benedire le seconde unioni alla nozione 4. Conclusione. Un'ínaspettata conuergenza tra Amoris laetitia ed econo‑
di “economia' (oí/eonomía), intesa come condiscendenza pastorale nei mia pem'tenzíale ortodossa
confronti dei matrimoni falliti, senza mettere in discussione l'ideale
della monogamia assoluta, ovvero dell*unicitá del matrimonio. Questa Considerando sinteticamente quanto messo in luce dal nostro pic‑
benedizíone &di per sé una celebrazione penitenzíale per invocare la colo percorso di analisi si puó dire che fino a che la discussione sínodale
grazia dello Spírito Santo, afñnché sani la debolezza umana e riconduca ha avuto per oggetto anche soluzioni di foro estemo (per ¡ divorzíatí
i penitenti alla comunione con la Chiesa». risposati), accenni alla prassi ortodossa non sono mancati. Quando la
E uno strano testo che mette insieme intuizíoni vere econsiderevoli soluzione ¿:diventata unicamente di foro interno ¿ sembrato che la ptas‑
irnprecísioni ríguardo alla prassi ortodossa: nessun ortodosso potrebbe si ortodossa n o n avesse piu niente da dire.
accettare l'idea che la benedizione nuziale delle seconde unioni sia una In realtá, anche riguardo al foro interno la prassí ortodossa dell'e‑
celebrazione penitenziale per riammettere i penitenti alla comunione conomia esercitata dal confessore nei confronti delle unioni n o n bene‑
con la Chiesa. In ogni caso, l'intento di t u t t o il numero sembra essere dette o irregolari puó avere qualcosa dadire, come &emerso nella prima
quello di sottolineare la differenza della concezione teologica ortodossa parte del nostro contribute.
piuttosto che quello di indicate un modello dotato dí qualche signifi‑ Infatti, n o n puó n o n apparire chiara la convergenza oggettíva tra
cativítá per i cattolíci o per la risoluzíone di particolari problemi della una simile prassi ortodossa ela soluzione di foro interno offerta dall'E‑
Chiesa cattolíca. sortazione apostolica nel suo capitolo VIII riguardo all'ammissione ai
Di questo numero 129 niente rimane nella Relazícme finale del Si‑ sacramentí dei divorzíati risposati“.
nodo dei vescoví al santo padre Francesco (24 ottobre 2015) ”. Scompare Se questo & vero, si puó dire che Yinteresse per la tradizione orto‑
infatti ogni riferimento all'economia orientale come anche ogni rinvio dossa &caduto del t u t t o proprio nel momento in cui un ríferimento ad
essa poteva essere assai significativo e offrire elementi confermativi della
female alle Chiese ortodosse e alla loro prassi. Ci si puó chiedere il
scelta fatta dalla stessa Amorz's laetz'tz'a.
motivo di tale scomparsa e la risposta che appare piu probabile ¿:che
l'orientamento assunto dall'Assemblea riguardo al problema dell*am‑
missione ai sacramenti dei divorziati risposatí, ovvero la scelta decisa
del foro interno”, abbia reso del t u t t o inutile una prospettiva di tipo
pubblíco e penitenziale come quella presuntivamente ortodossa dise‑
gnata nel numero 129.
L'Amoris laetítia, infine, avendo totalmente assunto la scelta fatta
dalla Relatio fínalís sinodale, n o n ha avvertíto a sua volta alcuna ne‑
cessita dí riprendere il discorso su]leconomia e sulla prassi ortodossa,
n'maste fuon' del suo interesse.

" httpz//wwwvatícan.va/roman_curia/synod/documents/rc_synod_doc_20151026_
relazione‐finale‐xív‐asemhlea_it.html
” B. PETRA, Il rapporto tra magístero romano ecosa'enza etíco-dottrinale della Chiesa
nella sua cattolúitá: una nflessíonetra due sínodz', in Teologia morale e teología pastorale.
La dímemí0ne pratica della teología. Attí del Seminario Nazionale dell'ATISM (Catan‑
zaro 30 giugno‐3 luglio 2015), LAS, Roma 2016, pp. 91-107, specialmente gli Addenda, “*Per un approfondimento di questo aspetto si veda quanto dico inAmorísl.aetitia.
datati gennaio 2016, alle p p . 104-107. Un passo avanti nella Tradizione, in <<I.l Regne/Attualitá»61 (2016), n. 8, pp. 243‐251.
a mm
D..
IX. EROS E DONO NEL LEGAMEDI COPPIA
MARIA CRUCIANI

Il quarto capitolo dell'Esortazione apostolica Amorír laetítía affron‑


ta il tema dell,amore nel matrimonio, presentandolo come tema centrale
nel Vangelo del matrimonio e della famiglia. L'intero capitolo sembra
attraversato da una questione di fondo: il rapporto tra amore erotico e
amore agapico. 11problema era giá stato affrontato da Benedetto XVI
nell'enciclíca Deux caritas est, dove il Papa al n. 7 afferma la necessita di
superare la visione dicotomica di eros e agape e indica, nell'analisi della
dinamica dell'eros, la strada da percorrere per una visione che integri
queste due dimensioni dell*amore.
Amorz's laetztzkz spinge ulteriormentein avanti la riflessionesuquesto
tema, focalízzando l'attenzione sul rapporto tra la dinamica dell'eros e
l'etica, tra il darsi del fenomeno erotico e l'esigenza di assumerne re‑
sponsabilmente il dinamismo. La questione & capire sela dimensione
oblativa dell'amore & in qualche maniera espressione del dinamismo
dell'eros, oppure deriva alla relazione di coppia da una norma che ap‑
partiene ad un,altra dimensione dell'bumanum. Si tratta della doman‑
da sull'autonomia dell”istanza affettiva, una domanda che la sensibilitá
postmoderna pone in maniera sempre piú insistente e nella relazione di
coppia emerge in tutta la sua urgenza.
Papa Francesco in Amorís laetz'tz'a traccia ¡] percorso di un eros che,
assunto responsabilmente nel dinamismo che gli &proprio, divíene fat‑
tore di integrazione della personalitá, raggiungendo la sua piena matu‑
razione nell'amore agapico.
Il presente contributo, partendo dalla riñessione dei padri sinodali
sull'affettivitá come sfida perla pastorale familiare (cfr. RP30), cerca di
156 MARIA CRUCIANI EROS E DONO NEL LEGAME DI COPPIA 157

evidenziare quei nuclei tematici che nel IV capítolo di Amorz's laetz'tz'a il Prima che per la Chiesa, l'affettivitá rappresenta una sfida per le
Santo Padre propone alla riflessione della Chiesa sul rapporto tra eros coppie, per le quali il guanto di sf1da &la responsabilitá morale del sen‑
e dono in una relazione di coppia. Dintento &quello di mettere in luce timento che le lega. L'impegno, infatti, oggi appare estraneo al m o t o
la convergenza t r a istanza etica e istanza affettiva nell'insegnamento di affettivo, che viene inteso come qualcosa di indipendente dalla volon‑
papa Francesco sull'amore coniugale. Al tempo stesso si cercherá di tá. D'altro canto proprio la rinuncia all'impegno porta all'afñevolirsi
mostrare come l'appello del Papa alla responsabilitá morale del m o t o dellíntensitá emotiva del legame e,in tanti casi, all'interruzione della re‑
affettivo che lega gli sposi trovi conferma sia nelle risultanze degli Studi lazione di coppia. Il rífiuto di entrare nella lotta porta a perdere la sñda.
sulla ncuroplasticitá, sia nella nostra tradizione tommasiana. Al fondo di questo atteggiamento passivo nei confronti dell'ístan‑
za affettiva c'é la convinzione secondo cui la volontá introdurrebbe un
elemento di artiñciositá nel m o t o affettivo, il quale perderebbe di spon‑
1. Dalla sfia'a dell'aíettívítá all'z'ntegmzí0ne degli a]7ettz' taneitá, divenendo perció stesso inautentico. Questo di£fuso spontanei‑
smo, che identifica la reazione emotiva immediata con la manifestazíone
I documenti del Sínodo del 2015 hanno evidenzíato l'attenzione dei della coscienza morale, denota una certa mancanza di cura nei confronti
padri sinodali alla dimensione affettíva delle relazioni familiari. I vesco‑ della propria interioritá, con una conseguente incapacitá di distinguer‑
vi si sono lasciati interpellare dalla sollecitazione della sensibilitá post‑ ne i diversi livelli. D*altro canto, pero, in questo desiderío che la rela‑
moderna a vedere nella dimensione affettiva delle relazioni un criterio zione coniugale coinvolga tutti gli strati della vita affettíva lungo l'íntero
etico. arco di vita di una coppia, si puó leggere anche un profondo bisogno di
Nella riflessione del Sínodo l'affettivitá emerge come una categoria autenticitá.
antropologica legata alla corporeitá, ma distinta da essa (cfr. RS 17) e In Amoris laetz'tz'a papa Francesco scende sul terreno del confronto
avente un dinamismo proprio, da assumere responsabílmente attraver‑ con l'affettivitá, ma n o n lo fa adottando ¡ toni oppositivi della sf1da,
50un carnmino di maturazione (cfr. RS 59). Neí n. 9 e 10 della Relatz'o bensi quelli inclusivi del dialogo. In una sfida l'epilogo &dato dal pre‑
Synodz' l'affettivitá viene indicata dai vescovi come la sfida che sta al valere di uno dei due termini, in un dialogo, invece, c'é una progressiva
fondo dei problemi della pastorale familiare oggi. Separazioni, divorzi, integrazione delle diversítá.
calo demograñco sono visti come aventi le loro radici in un'affettivitá Il termine integrazione, nel contesto di una riflessione su AL, fa an‑
assolutizzata e vissuta in maniera sregolata, che ñnisce per cosificare il dare il pensiero al capitolo VIII sull'integrazione di chi vive situazíoni
corpo (cfr. RS 10). irregolari nella vita della Chiesa. Mi sembra che l'integrazione, oltre a
La Chiesa accetta la s¡€da di <<aiutare le coppie nella maturazione costituire il criterio che dovrebbe informate di séle relazíoni interper‑
della dimensione emozíonale e nello sviluppo affettivo» (RS 9; RF 30), sonali, venga additata dal Papa come il percorso che ogni persona ¿
per superare la <<fragílitá affettíva» che porta a vivere in maniera narci‑ chiamata a compíere in sestessa, armonizzando carne e spiríto, passione
sistica, instabílee mutevole i legami cd a permanere <<negli stadi primari e ragione, mente e cuore.
della vita emozionale e sessuale» (RS 10; RF 32). Giá Benedetto XVI aveva invitato ad allargare gli spazi della ra‑
Vedere nell'affettivitá una sfida significa prendere coscienza che n o n zionalitál, cogliendo nel disagio dell,uomo postmodemo la crisi della
ci si puó esimere dall'entrare in una situazione di confronto nella quale
si ¿:chiamatí a misurarsi con una realtá, a meno di non riconoscersi 1Cfr. BENEDETTO XVI, Discorxo all'Uníverxitá Cattolica in occart'one della inau‐gurazione
perdenti in partenza. Lasciarsi interpellare o giocare il ruolo di generalz' dell'Anno Accademim, 25 novembre 2005, in hnp://wwvaúmva/holy_father/bene‑
dict__xvi/speeches/2005/ november/documents/hf_ben_xví_spe_20051lZS_universita‐sa‑
dz" eserciti scon]ítti (cfr. Evangelz'í gaudíum 96): questa ¿:l'alternativa di cro-cuore_it.html; Dismrso all*Univerxítá di Regensburg, 12settembre 2006, in httpz//www
frente alla quale la Chiesa sente di trovarsi oggi. vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2006/september/documents/hf_ben-xvi_
158 MARIA CRUCIANI EROS E DONO NEL LEGAME DI COPPIA 159

ragione come fondamento unico dell'agire morale. Nella riflessione ñ‑ 50, per coglierne l*orientamento e poterlo assumere responsabilmente,
losoñca e teologica questa crisi porta ad evidenziare l'insufficienza della integrandoio nel proprio progetto di vita.
giustizia come principio a cui ricondurre t u t t o l'agire moraleº. La relazione dí coppia oggi costituisce un luego privilegiato per os‑
Si tratta, allora, di andare oltre la ragione ela giustizia per approda‑ servare la recíproca integrazione t r a ragione e sentimento nella ricerca
re all'amore e alla misericordia. Il commento dell'inno di 1 Cor 13,4‐7 dei criteri morali e Amorz's laetz'tz'a offre un esempio di questa integra‑
(cfr. AL 90‐119) costituisce un esempio di questo andare oltre la razio‑ zione. Da questo punto di vista, l'Esortazione apostolica costituisce un
nalitá nella ricerca dei fondamenti dell'agire morale. contribute concreto alla riflessione sulla dimensione affettiva della co‑
Nell'esaminare le caratteristiche dell'amore elencate da san Paolo, scienza morale e sul suo rapporto conla dimensione intellettuale.
papa Francesco innanzitutto m e t t e a fuoco il singolo aspetto, poi ne
analizza ¡ dettagli. Il suo argomentare prende le mosse da una nega‑
zione, cioé dalla descrizione del m o t o affettivo contrario a quello che 2. Il dono, la gioia el'eros
sta esaminando, come a voler identiñcare senza equivoci la mozione
affettiva di cui sta parlando, che poi descrive in positivo, cercando di Nel passaggio dall'inno paolino alla carita coniugale, il Papa defi‑
evidenziarne il dinamismo. nisce l'amore che unisce gli sposi <<“un,unione affettiva”, spirituale e
I criteri morali che via via vengono indicati emergono dalla dinami‑ oblativa, che pero raccoglie in séla tenerezza dell'amícizia ela passione
ca stessa del sentimento in esame, dinamica che esprime l'inclinazione erotica» ( A L 120) ene evidenzia il carattere totalizzante come intrínse‑
naturale del cuore umano. E il metodo tommasiano dell'etica delle vir‑ co alla natura stessa della relazione (cfr. AL 123-125). Tale amore n o n e
tf1, in cui la prudenza riconosce ¡ fini delle inclinazioni naturali ele con‑ un pesante fardello posto sulle spalle di due persone chiamate a <<ripro‑
duce al perfezionamentoí H f1ne di un m o t o affettivo non &esterno ad durre in maniera perfetta l”unione che esiste t r a Cristo ela sua Chiesa»
esso; questo comporta una prudente va1utazione del m o t o affettivo stes‑ ( A L 122), maun dono riversato dallo Spirito nel cuore dell'uomo e della
donna che si scelgono per la vita ( A L 120). La gioia che ne scaturisce,
spe_200609lZ_wúversíty‐regemburg_it.hmd; Dz'rcorso al Convegno ecclesíale di Verona, 19 allora, non e ¡1premio per avere assolto ai doveri prescrittí dai compi‑
ottobre 2006, in http-//www.vatícan.va/holy_father/benedict_xví/speeches/2006/october/
docmnents/hf_ben‐xvi_spe_20061019_convegno-verona_it.htnú; Díxcorso ai partecipantí ti attinenti al proprio stato di vita, ma il sentimento legato al gusto di
all'Incontro EuropeodeiDocentí Universitari,23giugno 2007, inhap://ww.vadm.va/holy_ contemplare e apprezzare la bellezza deil'altro ( A L 127), dal quale ci
father/benedict_xvi/speeches/ZOO7/june/documents/hf_ben-xvi_spe_20070623_european‑
unív_it.html; Alloaw'one per l'Inoantro con la comunitá della <<S'apienza-Unzberxítá dz'Roma», si &lasciati attrarre fino a uscire daséper unire la propria vita alla sua.
17germaío 2008, in httpz//www.vatican.va/holy_father/benedict_vaspeeches/2008/janua‑ Questa capacitá di gustare la presenza del coniuge ¿un bene del quale
ry/documents/hf_ben-xvi_spe_20080117_la-sapíenza_it.htnú; Discorso all'Azione Cattolz'm avere cura (cfr. AL 126), afñnché la gioia dell'amore possa abbracciare
Italiana,4 maggio 2008, in httpJ/www.vadcan.va/holy_father/benedíct_vaspeeches/2008/ l'intero arco di vita della coppia.
may/documents/hf_bm-xvi_spe_20080504_azíone-canolica_it.html…
¡ Cfr. la ríflessíonedi Paul Ricoeur sul rapporto tra giustizia e amore (cfr. P. RICOEUR, Il Papa precisa che la gioia non si identiñca con il piacere, ma&la
Love and]urtice, in W.G. JEANROND-J.L. RIKE, ed., Radical Pluralism and Truth: David dilatazione dell'ampiezza del cuore e quíndi comprende il piacere, che
Tracy andthe Hermeneuticx of Religion, New York 1991, pp. 187-202), il pensiero di Ca‑
rol Gilligan sulla ínsufficienza deli'imparzialitá delia giustizia nei legami interpersonaii ne costituisce una parte essenziale, ma non si esaurísce in esso, poiché
(cfr. C. GILLIGAN, In a diferent voice: Psychological Theory and Women '; Development, <<la gioia matrimoniale […] si puó vivere anche in mezzo al dolore» ( A L
Cambridge, Massachusetts 1982), la proposta di James Keenan, di uno schema rinno‑ 126). Una tale precisazione indica la necessita di distinguere í díversi
vato delle virtú, che superi l'ídentificazione t r a uomo giusto e uomo virtuoso. Cfr. J.F.
KEENAN, Propoxing Cardinal Virtues, in <<Theological Studies» 56 (1995), pp. 709‐729.
livelli dell”affettivitá senza separarli4. E un invito a rispettare la compies‑
3 Cfr. S. Th. I‐II, q.57, a.4; I I ‐ I I q.47, a. 15; ].F. KEENAN, The Virtue of Pmdence (Ha
IIae, qq. 47‐56), in S.]. POPE, ed., The Ethics oqum'nas, Georgetown University Press, 4Per la stratíñcazione dell'affettivítá cfr. M. SCHELER, Der Fomalismus in der Ethí/e
Washington D.C. 2002, pp. 259-271. und die materz'ale Wertethlík, Verlag v o n Max Niemeyerm, Halle 1927; trad. it., Il
160 MARIA CRUCIANI EROS E DONO NEL LEGAME DI COPPIA 161

sitá dell'istanza affettiva, per mettersi nella condizione di cogliere la realtá vimento estatico dello spirito, fino a compiere un vero e proprio esodo
di questa dimensione antropologica cui la postmodernitá conferisce un daséper andare verso l'altro.
grande valore, soprattutto nella relazione di coppia. Questo orientamento dello spirito umano determina quella che san
La sensibilitá attuale manifesta il bisogno di amare in maniera ap‑ Tommaso indica come una contínuítá che permette di stabilire un con‑
passionata per tutta la vita la persona sposata per amore e percepisce tatto spiritualeº, attraverso il quale il soggetto rende trasparente all'altro
in manicra sempre piú marcata una tale necessita come un'esigenza di la propria interioritá. Ne deriva una conoscenza intima che consente di
carattere morale. Il Papa si fa interprete di questo che appare come un intuire il desiderio dell“altro edi corrisponderví con il proprio agite. Un
segno dei tempi e nella sua esortazione apostolica offre una serie di inse‑ tale agire &mosso dal desiderio di compiacere l'altro, perché (& dolce e
gnamenti su come prendersi cura, nelle diverse stagioni della vita, della consolante la gioia che deriva dal procurare diletto aglí altri, di vederli
gioia dell'amore che <<allarga la capacita di godere e permette di trovare godere» ( A L 129).
gusto in realtá varíe» ( A L 126).

2.2. La gioia di procurare piacere


2.1. II gusto di contemplare
Il desiderio di compiacere l'altro &mosso dalla capacita di con‐godere
La prima indícazione & quella di coltivare il <<gusto di contempla‑ la sua gioia per il bene che si riversa in lui e diventa fecondo (cfr. AL 129).
re e apprezzare ció che & bello e sacro» dell'altro ( A L 127), per dare L'atto di riversare il bene sulla persona amata e,in ultima analisi, fare
continuitá alla capacita di víbrare davanti a lui, facendo dello sguardo dono di séall'altro. Nellºatto del donare &insito il dono di sé, espresso
contemplativo della tenerezza un atteggiamento stabile. dall'oggetto materiale del dono, ma soprattutto dalla modalitá con la
La tenerezza, intesa come stupore di essere5, & la tonalitá emoti‑ quale l'oggetto ¿:offerto. Non ¿:tanto l'oggetto dell'atto donativo che
va che contraddístingue la fase della formazíone della coppia e papa procura gioia al donatario, quanto l'atto stesso del donare, attraverso il
Francesco invita a trasformare questo m o t o affettivo, che nell,incontro quale il donante consegna qualcosa di séal donatario, esprimendo con
sorge spontaneo, in una modalitá stabile del sentire. Si tratta di orien‑ ció il desiderio di entrare in relazione con lui7.
tare e plasmare i sensi, a cominciare dalla vista, determinando l'oggetto L'accoglienza del dono consente di percepire questo desiderio di
e soprattutto la qualitá della percezione visiva, perché, nella relazione relazione del donante e una tale percezione causa il piacere del donata‑
con l'altro, n o n basta un semplice vedere, ¿:necessaria la disponibilitá a rio, il quale si sente strappato in maniera gratuita e del t u t t o inaspettata
stupirsi del suo esserci per poterlo apprezzare (cfr. AL 128). da un isolamento nullíñcante. Quando poi questo desiderio dell'altro
Dare allo sguardo la forma della contemplazione richiede, dunque, di entrare in relazione divíene desiderio di venire ad abitare il proprio
l”attivazione della tenerezza, cioé la collocazione dello sguardo in quel‑ mondo, allora il senso di piacere si intensifica e vaa coinvolgere tutti i
la tonalitá emotiva che caratterizza l'amore come esperienza estatica e livelli dell'affettivítét, strutturandosi in un sentímento di gioia.
porta a lascíarsi attrarre dall'altro ñno ad uscire da sé. L'esperienza con‑ La coscienza morale, interpellata dal senso di piacere procura‑
templativa sfocía nello sporgersi oltre i conñni del proprio io, in un mo‑ to dal dono, & chiamata a rispondere accogliendo l'altro nel proprio

fomalixmo nell'etica e l'etz'ca materiale dei valorz', San Paolo, Cínisello Balsamo 1996, ¿Cfr. TOMMASO D'AQUIN0,De Anima, q.20, ad 11.
pp. 411‐425, rípresa da R. DE MONTICELLI, L'ordine del cuore. Etica e teoria del sentíre, 7Cfr. ].T. GODBOUT, L'état d'ena'ettement mutuel, in <<Revue du MAUSS», 4 (1994),
Garzanti, Milano 2003, p. 295 e da C.A. BERNARD, Tbéologz'e affectíue, Cerf, Paris 1984; pp. 205-219; trad. it., La stato d'z'ndebz'tamento recíproco, in ID., Il linguaggio del dono,
trad. it., Teología afettiva, San Paolo, Cinisello Balsamo 1985, pp. 34-79. Bollati Boringhieri, Torino 1998, pp. 53-69; ].L. MARION, Etant donné, Grassct, Paris
5Cfr. C. RoocmarrA, Teología della tenerezza, Dehoniane, Bologna 2000, pp. 33‐36. 1977; trad. it., Dato cbe. Saggio per unafenomenologia della donazione, Sei, Torino 2001.
162 MARIA CRUCIANI EROS E DONO NEL LEGAME DI COPPIA 163

mondo, perché oggetto del dono ¿:la persona stessa dell*altro nella 3. La passione: pz'acere efedeltá
sua totalitá.
Il dono totale di sé&una conferma incondizionata del valore dell'e‑ Sepassione e fedeltá sono viste come due aspetti che si muovono su
sistenza di colui che &il termine dell'autodonazíone e l'accoglienza di due pian1' diversi ‐ somatico‐sensoriale l'uno, spirituale‐oblativo l'altro ‐,
una tale conferma &fonte di una profonda gioia che coinvolge anche il passione e fedeltá finiscono inevitabílmente per apparire come due di‑
donante. Colui che si dona, infattí, condivide la gioia dell'altro che lo mensioni della relazione di coppia indipendenti l'una dall'altra. Ma se
accoglíe perché si sente appagato nel suo desiderio di dare gioia alla manca un legame intrínseco tra la passione e la fedeltá, allora il piacere
persona amata. Dentro del compiacere l'amato, quindi, non si esaurisce della relazione rischia di eclissarsí, facendo venire meno la gioia che in
nel dargli piacere, ma implica un coinvolgimento personale nel píacere 6550 si incarna.
procurato a lui. La gioia dell'altro diventa la propria. Una tale condi‑ Amorz's laetz'tía, ínvece, al n. 129 invita a coltivare la gioia della re‑
vísione n o n & mero contagio emotivo, perché n o n c'é semplicemente il lazione di coppia, che &naturalmente oríentata al per sempre (cfr. AL
passaggio di una tonalitá emotiva da un soggetto alFaltro, ma C?? la con‑ 123). La fedelta, in questa prospettiva, n o n é un dovete imposto da una
dívisione del motivo che stimola il sorgere di questa tonalítá emotiva: la norma esteriore, ma un'esigenza intrínseca all,amore che lega un uomo
propria presenza nel mondo dell'altro. e una donna. La passione, a sua volta, &l*espressione di questo desiderio
Ció che fonda la gioia dell'amato &l'autodonazione dell'amante, la di appartenenza, che si incarna nella dimensione sensoriale del soggetto.
sua presenza nel proprio mondo. La condivisione della gioia dell'amato Si tratta, allora, di osservare la fedeltá attraverso la lente della pas‑
da parte dell'amante richiede la capacita di fare proprio il motivo della sione e la passione attraverso la lente della fedeltá, per cercare dí co‑
sua gioia, ma tale motivo & la presenza della propría persona e dunque gliere il nesso che lega intrínsecamente queste due espressioni dello
il con‐godere la gioia dell'altro, che accoglie la propria autodonazíone spirito umano. La fedeltá, vista dalla prospettiva della passione, appare
a lui, implica quello che S. Tommaso indica come il compiacersz' dí sé come determinazione a desiderare di aderire sempre piu all'esistenza
dell'amante nell'amatoº. La capacita di compiacere l'altro diventa ca‑ dell”altro. La passione vista dalla prospettiva della fedeltá appare come
pacita di compiacere sé stesso in lui, perché nel confermare il valore desiderio di lasciarsi attrarre nell'orbita dell'altro. Incrociando queste
dell'altro mi sento confermata da lui nel mio valore ed¿:una conferma due prospettive emerge il nodo centrale della questione; nella passione
che va oltre la mia capacita dí cogliere il valore della mia persona. Affa‑ prevale la passivitá del lascíarsi attrarre, mentre nella fedeltá prevale
scínata dall'altro, mi trovo a gustare con lui la contemplazione della mia la determinazione a muoversi verso l'altro e quíndi le due prospettive
persona attraverso gli occhí del suo cuore e questo mi spinge a restare sembrano piuttosto confliggere che convergere. Il p u n t o allora &: quale
all'intemo della relazione con l'altro e a traslocare in essa tutto il mio possibilitá hail soggetto di dare forma alla sfera del desiderío, andando
mondo. adeterminare la propria identitá affettiva?
Resta da vedere sealla profonditá di un tale sentimento ¿:possibile
che corrisponda un,intensa sollecitazione della Sfera sensoriale. In altri
termini: un amore appassionato, come quello che ci si aspetta di vivere 3.1. Neuroplasticitá e recíproca conformazione degli affettí
oggi, nel m o m e n t o in cui ci si sposa per amore, ¿:possibile che venga ali‑
mentato da un m o t o affettivo che, coinvolgendo i livellí piu elevati dello La ricerca scientiñca, in accordo con la sensibilitá postmoderna, ha
spirito, sollecíta un'adesione fedele all'esistenza dell'altro? orientato il suo sguardo al mondo delle emozioni e i diversi Studi con‑
dotti in questo settore disciplinare hanno messo in luce un dinamismo
che uniñcai diversi livellí dell'affettivitá, integrandoli t r a loro. La neuro‑
* Cfr. S.Tb., I‐II, q.15, 3.1, C. biologia, in particolare, nel tentativo di studiare la genesi dei sentimentí
164 MARIA CRUCLANI EROS E DONO NEL LEGAME DI COPPLA 165

a partire dalle sensazioni, ha índividuato un dinamismo ascendente eun no a fare luce sulla questione della responsabilitá morale dei moti af‑
dinamismo discendente nelle mozioni affettive. fettivi. Un tale contributo si configura come base sperimentale del pen‑
I] dinamismo ascendente, dallo strato piú periferico degli affettí sen‑ siero di san Tommaso sulla trasformazione della Sfera affettiva da parte
sorialí, sale coinvolgendo il livello psicologico delle emozioni e approda del soggetto che si trova a vívere un legame intenso. Al riguardo san
aquello morale dei sentimenti, andando adinterpellare la coscíenzaº. Il Tommaso parla di <<quaedam transformado affectus in rem amatam»“,
dinamismo discendente delle mozioni affettive, dal livello della coscien‑ cioé di una conformazione della Sfera affettiva dell'amante a quella della
za, scende al livello sensoriale attraverso delle mappe neurali, circuiti di persona amata. Una tale conformazíone & resa possibile dal movimen‑
cellule nervose che regístrano lo stato del corpo in presenza di deter‑ to estatico dello spiríto dell'amante, il quale tende verso l'amato fino a
minati stimoli*º. Nel m o m e n t o in cui si ripresenta uno stimolo simile, ¡] separarsi da se stesso per raggiungere l'amato nel suo íntimo”. Questa
cervello attiva la rísposta emotiva registrata nella mappa neurale corri‑ uníone produce una recíproca trasformazíone dell'intimitá di ciascu‑
spondente”. no16 e ció & reso possibile dall'acquietarsi dell'affetto nell'amato”, cioé
Lo stimolo emotivo &elaborato dal cervello in forma di immagíne dallo stato di appagamento che rende l'amante piú recettivo della forma
e questo consente al soggetto di intervenire attivamente nel dare forma dell,amato.
alle proprie mozioni affettive. La coscienza, infattí, ha la capacita di L'unione dell'amore crea dunque una recíproca connaturalitá, defi‑
manipolare le ímmagini del proprio stato c o r p o r e 0 , trasformandole e nita dal Papa <<una somiglianza t r a gli amici che si va costruendo con la
combinandole t r a loro, per inventare nuove azioni ed elaborare piani vita condivisa» (AL 123) e che porta a ben dísporre secondo le modalitá
per azioní future“. Il soggetto nel suo autocomprendersi elabora im‑ dell'altro quelle che san Tommaso chiama le potenze appetítive.
magini di un séideale che marca positivamente, andando a sollecitare il L*agire che scaturisce da una tale conformazione recíproca degli
proprio ínvestimento affettivo. affettí & espressione del desiderio di compiacere l'altro, che coincide
Attraverso gli Studi sul cervello emotivo e in particolare su] muta‑ sempre di piu con il desiderio di compiacere séstesso nell'altro. Si t r a t ‑
mento cerebrale legato ail'espen'enza”, le scienze positive contribuisco‑ ta di un compiacimento che n o n resta confinato nei livelli piu elevati
dello spiríto, mava acoinvolgere anche la sfera sensoriale. Un tale coin‑
º A proposito di questo dinamismo ascendente, Damasío parla di un principio di volgimento della passione, come osserva il Papa, segnala la profonditá
annidamento che presiede alla costruzione delle emozioni, in base al quale alcune parti dell'atto di aderire all'esistenza dell,altro (cfr. AL 146).
delle reazíoní piú semplici che regolano il n o s t r o organismo, a partire dal sistema immu‑
nitario e dai processi metabolici, vengono modiñcate e adattate, per essere íncorporate
nelle reazioni piú complesse quali componenti dí esse (cfr. A.R. DAMASIO, Lookingfor
Spinoza. Joy, Sorrow and the Feeling Brain, Harcourt, New York 2003; trad. it., Alla 4. Il sottz'le pz'acere dell'appartenenza
ricerca di Spinoza. Emozz'oni, sentímenti e cervello, Adelphí, Milano 20042, pp. 52‐53).
'º Cfr. A.R. DAMASIO, Alla ricerca diSpinoza, cit., p p . 136-137.
" Si tratta dcil'ipotesi del marcatore somatz'co che Damasio m e t t e a punto in A.R. La fedelta, come desiderio di appartenere totalmente e irrevocabil‑
DAMASIO, Decarter' Error. Emotion, Reason, and the Human Brain, Avon Books, New
York 1994; trad. it., L'Errore di Cartesia. Emozíone, ragione e cervello umano, Adelphí, mente all'aitro, si configura come una passione che va alimentata, assu‑
Milano 20047, pp. 235-282.
” Cfr. A.R. DAMASIO, The Feeling of What Happens. Body and Emotion in the Mak‑ ID., Synaptz'c Self: How Our Brains Became Who We Are, Viking, New York 2002; trad.
ing of Conrciourners, Harcourt Brace, New York 1999; trad. it., Emozione e coscienza, it., Il Se' sinaptz'co. Come z'l n o r t r o cervello ci fa diventare quello che ríamo, Cortina, Mi‑
Adelphi, Milano 20032, p. 39. lano 2002, p. 216).
” Oltre alle rícerche dí Damasio cfr. ilavori di LeDoux sui cervello emotivo e sulla “ In Sent 3, dist 27 q.1, a l , c.
relazione t r a esperienza e modiñcazioni sinaptiche (]. LEDOUX, The Emotional Brain: 15In Sent 3, dist 27 (1.1, a.1, ad 4.
The mysterious Underpinníngs of Emotional sze, Simon & Schuster, New York 1996; “”In Sent3, dist 27 q.1, a.1, ad5.
trad. it., Il cemello emotivo. Alle origini delle emozz'oni, Baldini & Castoldí, Milano 2003; 17In Sent 3, dist 27 q.1, a.1, ad 2.
166 MARIA CRUCIANI EROS E DONO NEL LEGAME DI COPPIA 167

mendo responsabílmente il dinamismo affettivo dal quale trae origine: in séla mia carne1'altro ha sviluppato la sua. E una recíproca erotizza‑
la percezione di sentirsi attratti dall'altro, il quale affascína fino alxpunto zione che giunge fino al volta, cioé fino a quella traccía dí infinito che
di spingere ad uscire da sé per andare ad abítare il suo mondo. E il di‑ ciascuno coglie nell'altro e di fronte alla quale c'é un recíproco vibrare
namismo della tenerezza, che va coltivato affinché si estenda a tutti gli con immenso ríspetto.
aspetti della relazione dí coppía e giunga al suo perfezionamento. Un tale livello di erotizzazione sveglia emozioni e sensazioni nuove,
L'esperienza di abitare il mondo dell'altro porta ad apprezzarne sollecita cíoé il dinamismo discendente dell'eros, andando ad afñnare
sempre di piú la bellezza e spinge a <<condividere e costruire ínsieme emotivítá e sensualitá. Acconsentire a questa dinamica dell'amore porta
tutta l'esistenza» (AL 123), non come adempimento di un dovete, ma el sviluppare la capacitá di gustare il piacere di appartenere a]l'altro e
come appagamento del desiderio di aderire all'altro con t u t t o il proprio questo spinge ad aderire sempre pii1alla sua esistenza.
essere. Le diverse dimensioni dell'esistenza divengono, allora, luogo di In questa prospettiva, la fedeltá appare come un desiderio profondo
comunione esístenziale e ogni circostanza diviene opportunitá di gusta‑ delfamore umano che aspira a divenire carne calandosí fin nelle fibre
re il piacere della recíproca appartenenza (cfr. AL 163). Si puó dire che piú periferiche del proprio essere. Nel momento in cui questa inclina‑
l'estensíone della tenerezza ai diversi aspetti della quotidianitá porta ad zione naturale viene assunta responsabilmente e portata al suo perfe‑
erotizzare t u t t a la relazione. zionamento divíene propriamente vírtú e si manifesta come profondo
Il processo di dispiegamento dell,eros costituisce l'espressione del orientamento del cuore all'altro, infinita tenerezza per la sua persona,
suo perf&ionamento, che in Amorz's laetitz'a il Santo Padre sembra indi‑ sottile piacere di dímorare nella sua carne.
care come perfezíonamento della tenerezza. Al n. 127 il Papa descrive il
vertice della tenerezza come capacitá di <<vibrare davanti a una persona
con un inmenso rispetto» e come <<gusto di contemplare e apprezzare
ció che &bello e sacro del suo essere personale». Questa capacitá dí co‑
gliere la trascendenza dell'altro attraverso la sua carne e ció che Marion
definisce erotízzazíoneñno al volta 18.
Vibrare di frente all”altro che incontro nella sua carne, cioé nella
sua concretaza relazionale, significa percepíre non un corpo che mi si
oppone, ma un'altra carne senziente e autocoscíente che si tira indietro
per accogliermi nello spazio che, tirandosi indietro, crea per me”.
L'altro mi offre la possibilitá di espandere la mia carne nella sua,
cioé espandere la mia relazionalítá nel suo spazio relazionale. La per‑
cezíone dí essere accolto nella carne dell'altro e di potersi espandere in
essa mi sveina perché mi erotizzaºº. Una tale erotizzazíone é corrispet‑
tiva all'erotízzazíone dell'altro che di frente alla mia carne si & tirato
indíetro per accoglierla e svilupparla”. Nel farsi tenero per sviluppare

"* Cfr.J.-L. MARION,Le pbe'noméne érotz'que, Grasset, Paris 2003; trad. it., Ilfenome‑
no erotico, Cantagalli, Siena 2007, pp. 155-163.
'9 Cfr. íbid., pp. 152‐153.
ºº Cfr. ibid.
21Cfr. ibia'.,p. 156.
….m…nn…

AMORIS LAETITIA. DALLA SAPIENZA EVANGELICA PERCORSI DI CRESCITA 169

X. AMORIS LAETITIA. umano e onesto. .. Bisogna ancor prima di parlare ascoltare la voce, anzi
DALLA SAPIENZA EVANGELICA il cuore dell”uomo; comprenderlo, per quanto possibíle, rispettarlo e,
PERCORSIDI CRESCITA NELLE RELAZIONI FAMILIARI dove lo merita, assecondarlo» (ES 49). Il Vangelo, nel suo dinamismo
GIOVANNI SALONIA OFMCAP dí ascolto del cuore dell'uomo, & capace di indicate strade autentiche
per gustare una gíoía vera e piena, e per godere la vita “in abbondanza”.
Entriamo nel vivo dell,Esortazione.

TRE P R I N C [ P I ERMENEUTICI DI AMORIS LAETITIA

1.L'orízzonte della crercíta


“Aggiomamento” del línguaggio ecclexíale
E chiaro che AL, in pieno stíle conciliare, non vuole rídire ció che
L'Esortazíone apostolica Amorís laetz'tía (AL) dá vita ad un evento gia si sa, ma aprire strade per la crescita della famiglía: <<[…] L'amore
linguistico nuovo, che integra le forme ele íntuizioni dei due grandí dis‑ matrimoniale n o n si custodisce prima di t u t t o parlando dell'índíssolu‑
corsi giovanneí all'apertura del Concilio Vaticano I I : le parole solenni bilitá come di un obblígo, o ripetendo una dottrina, mafortificandolo
del mattino di Gaua'et Mater Ecclesia e le parole fresche e spontanee del‑ grazíe ad una crescita costante sotto Pimpulso della grazia» (134). E, gia
la sera: <<Tornando a casa troverete í bambini. Date una carezza ai vostri prima: <<Tutto questo si realizza in un cammíno di permanente cresci‑
bambini e dite: questa ¿:la carezza del Papa». La novitá dell*evento non ta. […] San Paolo esortava con forza: “ I l Signore vi faccia crescere e
sempre viene compresa, a volte nemmeno dagli estimatorí. Sottolineare sovrabbondare nell'amore fra voi e verso tutti” (1 Ts 3,12); e aggiunge:
questo elemento decisivo nella comprensione di AL evita il rischio che “Riguardo alfamore fraterno […] vi esortiamo, fratelli, a progredíre an‑
1”Esortazíone venga fraintesa e ridotta adun testo dí psicología o ‐‐ come cora dí piú”» (1 Ts 4,9‐10) (134).
qualche teologo afferma ‐ a pie medítazioní per le coppie. Anche sela L'ermeneutíca della crescita aderisce alla realtá dell'uomo in quanto
parte psicologica appare puntuale e aggiornata (: sebbene l'esegesi di 1 homo vz'ator. E un principio che fa accostare alla famiglia n o n in vista di
Car 13, 4-7 sia pregnante e accattivante, AL non e un testo dí psicologia un giudizio statico e sterile di maturitá o di immaturitá, ma per creare
né una lectio divina. processi di consapevolezza (<<Siamo chiamati a formare coscienze, non a
Il propríum del suo evento linguistico &íntimamente connesso al suo pretenderle di sostituirle», AL 37) che aprano alla crescita nella sequela
fine ultimo: focalízzare edescrivere la valenza formativa eterapeutica del evangelica. E una rílettura profonda della “legge della gradualitá” (non
Vangelo dentro e al di la di univoche preoccupazíoni dogmatiche, giu‑ della legge, ma del soggetto che vuole rispondere alla chiamata evan‑
rídiche, moralistiche, mistiche o di maldestre giustapposizioní di saperi. gelica) di cui parla AL: l'essere umano <<Conosce, ama e realizza il bene
Paolo VI aveva dischíuso tale orizzonte ermeneutico proprio nell'íncípz't morale secondo tappe di crescita» (295). L'uomo postmoderno della
della sua prima Encíclica: <<Non si salva il mondo dal di fuori; occorre, societé dell'lo proteso verso il Tu n o n ¿:molto interessato alle ístituzioní,
come il Verbo di Dio che si ¿:fatto Uomo, immedesimarsi in una certa ma alla crescíta personale erelazionale. In questo orizzonte va compre‑
misma nelle forme di vita di coloro a cui si vuole portate il messag‑ so l'accoglz'ere, dz'scemere e íntegrare con cui si apre l'ottavo capítolo:
gio di Cristo: occorre condividere, senza p o r t e distanza di privilegio o parole chiave tese ad esprimere la dz'a/eom'a che la Chiesa & chiamata ad
diaframma dí linguaggío íncomprensibile, il costume comune, purché offríre all)uomo postmoderno. Lºermeneutica della crescita trasforma,
170 GIOVANNI SALONIA AMORIS LAETITIA. DALLA SAPIENZA EVANGELICA PERCORSI DI CRESCITA 171

ad esempio, il “no” in “non ancora”1 perché solo sesi accoglie l'uomo 3. <<Mz' lamento dí ció che provoco»
nel punto dove egli si trova gli si offre la possibilitá di andare verso la
pienezza n'aprendo i sentieri interrotti. Al tempo stesso dobbiamo essere umili e realisti, per riconoscere che
avolte il nostro modo di presentare le convinzioni cristiane eil modo di
trattare le persone hanno aiutato aprovocare ció di cui oggi ci lamentia‑
2. Prima la relazione, poi le regale mo, per cui ci spetta una salutare reazione di autocrítica. D'altra parte,
spesso abbiamo presentato il matrimonio in modo tale che il suo ñne
Un principio aureo di AL &il primato della relazione. Non a caso, unitivo, l'invito a crescere nell'amore e l'ideale di aiuto recíproco sono
mentre l'argomento dell'Esortazione apostolica &l'amore nella famiglia, rimasti in ombra per un accento quasi esclusivo posto sul dovete della
il testo ‐ con fine intuito ‐‐ inizia la trattazione richiedendo al lettore procreazione. […] Questa idealizzazione eccessiva, soprattutto quando
l'amore per la famiglia: <<[…] Spero che ognuno, attraverso la lettura, n o n abbiamo risvegliato la ñducia nella grazia, n o n ha fatto si che il
si senta chiamato a prendersi cura con amore della vita delle famiglie, matrimonio sia piú desiderabile e attraente, ma t u t t o il contrario (36).
perché esse “non sono un problema, sono principalmente un”opportu‑ E qui richiamato il terzo principio della comunicazione pragmatíca:
nitá”» (7). Non si tratta di una pia esortazione, ma di una chiara pre‑ <<La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze
messa epistemologica. Ogni lettore di AL, onde evitare fraintendimenti, di comunicazione t r a i comunicanti»º. Principio decisamente rivoluzio‑
dovrebbe preliminarmente porsi questi interrogativi: Quanto amore ho nario: seppure ognuno di noi in un conflitto abbia sempre la sensazio‑
per la famiglia? Quanta accoglienza? Quanta disponibilitá a compren‑ ne che sia stato l'altro ad innescare il processo, tale spiegazíone lineare
deme il prossimo passo senza mai importe un presunto passo finale? dei comportamenti in un'interazione &arbitraria. <<Chí hacominciato la
La preziositá di questa regola d'oro si comprende alla luce del n. moglie che siinfuria perché il marito si ubriaca o il marito che si ubriaca
46 di LF, prima encíclica di papa Francesco: <<[…] alla luce della fede, perché la moglie &infuriata?»: sono domande inutili. Nella logica circo‑
dell*affídamento totale al Dio che salva, il Decalogo acquista la sua veri‑ lare la responsabilitá &sempre, in modi diversi, di tutti. E le demande
ta piu profonda, contenuta nelle parole che introducono i dieci coman‑ che aprono spazi di mediazíone sono: <<Quali sentimenti provo, quali
damentí: “ l o sono il t u o Dio che ti ho fatto uscíre dal paese d'Egitto” percezioni ho nei confronti dell'altro, o della situazione?», <<Cosa mi
(Es 20,2)». Il prologo storico (“Che ti ho fatto uscire dalla terra d'Egit‑ disturba a livello di relazione?».
to”! ) é un prologo relazionale, efa la differenza tra il decalogo di Mosé Bergoglio hascritto un libro3 nel quale presenta l'intrigante insegna‑
etutti gli altri codici etici coevi. E il quid che qualíñca Israele: un popolo mento spirituale di Doroteo di Gaza, che affronta e risolve questo tema
che dentro una relazione apprende le regole della propria liberazione. anticipando mille e cinquecento anni (&un abate del VI secolo) il terzo
AL ci ricorda che la relazione precede le regole. E una sapienza edu‑ principio della comunicazione. In ogni conflitto la strada verso la solu‑
cativa, che dovrebbe essere centrale nella comunitá ecclesiale e nella fa‑ zione consiste nel vedere il frammento di limite della propría posizio‑
miglia. Cosi Come Dio fa con noi, non si possono proporre regole senza nee il frammento di luce annidato nella posizione dell'altro. In questa
prima aver dato una relazione. Le applicazioni dí questa logica possono visione circolare della relazione, il suggerimento lieve e quasi divertito
essere molteplici,maappaiono sempre decisive, in quanto questo atteg‑ di AL al n. 99 potrebbe suonare cosi: Non lamentarsi sen o n ci si sente
giamento &la condz'tio sine qua non della vita familiare e comunitaria. amati, marendersi amabili!

1Cfr. C. GIACCARDI-M. MAGATI'I, Introduzz'one,in Amoris Laetitia. Exortazz'one apo‑ ¡ P. WATZLAWICK‐J.H. BEAVIN-D.D. JACKSON, Pragmatíca della comunícazione uma‑
rtolica rull'amore nellafamíglz'a, Libreria Editrice Vaticana-San Paolo, Cittá del Vatica‑ na, Astrolabio, Roma 1971 (ed. or. 1967).
no-Cinisello Balsamo 2016. *].M. BERGOGLIO (FRANCESCO), Umiltá, la strada verso Dio, EMI, Bologna 2013.
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E da notare come in AL la logica circolare (con fine coerenza) ven‑ 2. Perche' rposarsí?
ga applicata agli operatori pastorali, invitandoií a non lamentarsi delle
famiine ma ad assumersi la responsabilitá della formazione loro data. E la demanda iniziale. Ascoltiamo AL: <<Vogh'o dire ai giovani che
Questa lettura circolare sara piú avanti ripresa e applicata in modo sag‑ nulla di t u t t o questo viene pregiudícato quando l'amore assume la mo‑
gio anche alle coppie: <<[…] Nel momento stesso in cui cerca dí fare il dalitá dell'istituzione matrimoniale. […] Il matrimonio come istituzione
passo del perdono, ciascuno deve domandarsi con serena umiltá senon sociale &protezione e strumento per l'ímpegno recíproco, per la ma‑
ha creato le condizioni per esporre l'altro a commettere certi errori» turazione dell'amore, perché la decisione per l'altro cresca in soliditá,
(236). concretezza e profonditá, e al tempo stesso perché possa compiere la
sua missione nella societá. Perció il matrimonio va oltre ogni moda pas‑
seggera e persiste (131). […] Quel “si” significa dire all'altro che potrá
DODICI SENTIERI DEI LEGAMI FAMILIARI sempre fidarsi, che non sara abbandonato seperderá attrattiva, se avrá
difñcoltá o sesi offriranno nuove possibilitá di piacere o di interessi
1. L'um'tá nella díversz'tá egoisticí» (132).
In questi punti papa Francesco si rivolge ai giovani della societé
[…] Oggi possiamo dire anche che la Trinitá & presente nel tempio della postmoderna per ribadire che la famiina non %:mona ma si sta pro‑
comumone mattimoniale. Cosi come abita nelle lodi del suo popolo (cfr Sal fondamente trasformando: da famiglia istituzione a famiina relazione.
22,4), vive íntimamente nell'amore coniugale che le dá gloria (314). Questo cambiamento permette di riscopríre il progetto di Dio: la fami‑
glia deve essere luogo della crescita e della pienezza di ognuno nell'a‑
La fondazione delia vita familiare nel mistero della Trinitá signiñca more. Tuttavia ¿:come senon si avessero gli strumenti per portate avanti
esplicítame la matrice e il modello relazionale. Ma tale rimando n o n si questo sogno di Dio, che ogni coppia che si sposa fa suo. Ecco allora
riduce all'invito moralistico aduna comunione che annulla le differenze perché AL presenta la sapienza evangelica in forma dí percorsi per una
(la simbiosi). Come ci ricorda Ratzinger, la Comunione del Mistero Tri‑ pienezza di vita nella relazione.
nitarío4 si dífferenzia sia dal monoteismo che dalla fusione panteistica
perché il Dio dei cristiani ¿:un Dio relazionale. E vero: il Padre sara
sempre ¡] Padre e non sara mai il Figlío e neppure lo Spirito Santo, ma 3. La famz'glz'a luogo della nudz'tá
queste dístinzioni permangono in una pericoresi divina. <<[…] E possi‑
bile che dal mio pensiero e dal pensiero dell'altro possa emergere una <<[…] Quando si vive in famiglia, 11&difficile ñngere e mentíre, non
nuova sintesí che arricchisca entrambi. L'unítá alla quale occorre aspi‑ possiamo mostrare una maschera. […] Se l'amore anima questa auten‑
rare n o n &uniformitá, ma una “unitá nella diversitá” o una “diversitá ticitá, il Signore vi regna con la sua gioia e la sua pace» (315). E un'in‑
zºicor;ciliata”. […] C'é bisogno di liberarsi dall'obbh'go di essere uguali» tuizione spesso dimenticata: nella famiglia si & esposti alla nuditá dei
139 . propri limiti, perché nella famiglia ‐ con il partner, i ñgli, i genitorí, ifra‑
telli ‐ si apre il luogo delle attese e dove ci si aspetta qualcosa ci si rende
vulnerabili, esposti al rischio del riñuto e della delusíone. Fin quando
n o n ci sono attese sull'altro &piú semplice vivere in relazíoní prive di
tensione: ¿:nell'innescarsi di pretese edi interessi che si rivela la nuditá
dell'uomo. Il professionista, affermato e valorizzato da tutti, ríentra a
4]. RATIJNGER,La comunione nella Chiesa, San Paolo, Cínisello Balsamo 2004. casa e soffre perché i rapportí gomito a gomito non possono nutrirsi a
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lungo solo di ammirazione. Si scopre bisognoso. In una societé narcisi‑ 5. Il dialogo


stica accettare di essere “bisognosi” dell'altro &un cammino di crescita
che deve superare orgoglio e paura5. Esistono anche bisogni feriti, che A questo punto AL ricorda che le differenze, per diventare ricchez‑
rendono insaziabili, maAL ne svelerá altrove la radice. za, devono essere portate nel dialogo. Il dialogo oggi infatti n o n &solo
un metodo, maun valore. In una societá pluricentrica dialogare esprime
la volontá di incontrare Paltro, di costruire relazioni. <<Sviluppare l'a‑
guardarsi negli occhi
4. L'amore ¿» bitudine di dare importanza reale all'altro. Si tratta […] di ríconoscere
che ha il diritto di esistere, a pensare in maniera autonoma e ad essere
<<L'esperienza estetica dell'amore si esprime in quello sguardo che con‑ felice. [...l E qui sottesa la convinzione secondo la quale tutti hanno
templa l'altro come un fine in sé stesso, quand'anche sia malato, vecchio un contribute da offrire, perché hanno un'altra esperienza della vita,
o privo di attrattive sensibili. […] “Per favore, guardami quando ti pario”. perché guardano le cose da un altre p u n t o di vista, perché hanno ma‑
“Mia moglie non mi guarda piñ, ora ha occhi solo peri ñgli”» (128). turato altre preoccupazioni e hanno altre abilitá e intuizioní (138). […]
La relazíone vive, cerca, si mantiene con lo sguardo, col contat‑ Superare la fragilitá che ci porta adavere timore dell'altro come sefosse
to. Quante volte nelle famiglíe si assiste adun intorpidirsi e adun af‑ un “concorrente”. E molto importante fondare la propria sicurezza su
fievolirsi delle relazíoni per mancanza di contatto e di sguardo! º <<Io ti scelte profonde, convinzioni e valori, e non sul vincere una díscussione
vedo». . .<<Mi sento visto» sono le esperienze che creano legami nutrien‑ o sul fatto che ci venga dato ragione» (140).
ti. Specialmente per i figli vale la regola: semi vedi, io mi vedo. Come tu La sapienza evangelica delle relazioni trasforma il presunto ostaco‑
mi vedi, io mi vedo7. Quando in terapia familiare8 dico ad una coppia dí lo alfincontro (Fessere diversi) in motivo ultimo dell'incontro. Perché
partner, di fratelli, di genítori e ñgli, di mettersiface to face, di guardarsi, questo accada, si richiede l*umiltá di apprendere dalla diversitá. Le dif‑
di ascoltare il proprio corpo edi parlarsi, vengono fuorí parole corporee ferenze di genere, di generazione, idiograñche non devono fomentare
relazionali. Esse nascono dal corpo di chi parla e raggiungono il corpo guerre, bísogni di vittoria o dimostrazioni di superioritá. Nella gram‑
dell'altro, perché ¿:nel quí‐e-adesso che si vive la pienezza e la fres‑ matica delle relazioni, quando si vince sull'altro si &persa la relazione.
chezza dell'esperienza dell'incontro. Attraverso lo sguardo 0 ii contatto Le differenze sono occasioni per chiedersi: Cosa posso apprendere da
un ritmo, da uno stile diverso dal mio?9 Ció ¿:vero anche nei contesti
fisico tra-í-corpi si incarna la relazione.
educativí, nei quali peró chi si prende cura deve mantenere sempre uno
stile asimmetrico accorto e miratolº.
AL presenta in modo puntuale le qualitá che rendono un dialogo
5Sul narcisismo cfr. G. SALONIA, From the Greamers of the Image to the Fullners of
Contact. Thoughts on Gestalt Therapy and Narcissistíc Experience, in G. FRANCESETTI-M. costruttivo nella famiglia: <<Il dialogo &una modalitá prívílegíata e indi‑
GECELE-J. ROUBAL, Gestalt Therapy in Clinical Practice, Franco Angeli, Milano 2013 , spensabile per vivere, esprimere e maturare l'amore nella vita coniugale
pp. 643-660.
" Cfr. G. SALONIA, La Psicoterapia della Gestalt eil lavoro ral corpo. Per ana rilettura
e familiare. Ma richiede un lungo e irnpegnativo tirocínio (136). […]
delítnerr, in S. VERO, Il corpo disahitato. Semiología, fenomenología epsicopatología del Darsi tempo, tempo di qualitá, che consiste nell'ascoltare con pazíenza
ñtnesr, Franco Angeli, Milano 2008, pp. 51-71. e attenzione, finché l'altro abbia espresso tutto quello che aveva bisogno
7Il “n'conoscímento” di séattraverso l'altro &principio cardine delle piú recenti te‑
orie evolutivc: cfr. al riguardo G. SALONIA, Gertalt Therapy and Developmental Theorier, di esprimere. Questo richiede Fascesi di n o n incominciare a parlare pri‑
in G. FRANCESE'I'H-M. GECELE-J. ROUBAL, Gestalt Therapy in Clinical Practice, Franco
Angeli, Milano 2013, pp. 235-249. 9ID., Femmim'le e maschile: an'irríducíhile diversitá, in R G . ROMANO, Ciclo ¿li vita
“ Cfr. ID., Danza delle redie e danza dei pronomí, Il Pozzo di Giacobbe, Trapani e dinamiche edacative nella rocz'etá portmodema, Franco Angeli, Milano 2005, pp. 54-69.
2016. lº Cfr. al ríguardo ID., Danza delle sedie e danza dez'pronomi, cit.
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madel momento adatto. Invece di iniziare ad offrire opinioni o consigli, 6. La sessualz'tá regalo memvz'glz'oso dí Dio
bisogna assícurarsi di aver ascoltato t u t t o quello che l'altro ha la ne‑
cessita di dire. […] spogliarsi di ogni fretta, mettere da parte le proprie <<Tutto questo ci porta a parlare della vita sessuale dei coníugi. Dio
necessitá e urgenze, fare spazio. Molte volte uno dei coniugi non ha stesso ha creato la sessualitá, che & un regalo meraviglioso per le sue
bisogno di una soluzione ai suoí problemi ma di essere ascoltato. Deve creature (150). […] Quando la ricerca del piacere &ossessiva, rinchiude
percepire che &stata colta la sua pena, la sua delusione, la sua paura, la in un solo ambito e n o n permette di trovare altri tipi di soddisfazíone»
sua ira, la sua speranza, il suo sogno» (137). (126).
AL fa presente che la sessualitá, dono grande di Dio per la pienezza
dell'uomo, pub paradossalmente portate all'ossessivitá, all'insazíabili‑
5. Parole che nutrono la relazz'one ta, al conflitto arrogante o dipendente. Educare la sessualitá non e un
modo per ridurne la vitalitá, maper condurla a pienezza senza perderne
<<Nella famiglia <<é necessario usare tre parole. Vorrei ripeterlo. Tre la spontaneitá. <<A coloro che temono che con l'educazíone delle pas‑
parole; permesso, grazie, scusa. Tre parole chiave! » (133). Tre parole sioni e della sessualitá si pregiudichi la spontaneítá dell'amore sessua‑
come passi della danza dell'íncontro. to, san Giovanni Paolo II rispondeva che l'essere umano & “chiamato
' Permesso? Riconosco l'altro nella sua musica interiore. Adam, quat‑ alla piena e matura spontaneitá dei rapporti”, che “& il graduale frutto
tordicí anni, si presentava disadattato, chiuso in séstesso, continua‑ del discernimento degli impulsi del proprio cuore”. […] L'erotísmo pii1
mente arrabbiato, eppure cominció ad uscire dalla sua fortezza e sano, sebbene sia unito a una ricerca di piacere, presupponelo stupore,
a gustare la relazione quando i genitori, avendo ínteso il suo pro‑ e perció pub umanizzare gli impulsi» (151).
fondo coinvolgimento nel proprio mondo interiore, prima dí fargli La sessualitá &piena se “umana”: raggiunge la sua pienezza solo in
domande o di interromperlo gli chiedevano permesso, aspettando i un contesto di veritá. Si sa, la sessualitá promette ció che non puó man‑
tempi della sintonía. La relazione con l*altro esige che non si entri tenere perché il suo compito e essere soglia11e non approdo. Gli umaní
nel suo mondo senza chiedere permesso e senza rispettare i suoí devono attraversare il rischio delle sirene n o n legandosí ad un albero
ritmi ela sua musica. maestro néturandosi le orecchie, maascoltando una musica ancora piú
' Grazie! Riconosco di aver ricevuto dall'altro. Nel dire “grazie” rico‑ bella, quella di Orfeo.
nosciamo che l'altro esiste e che ci ha dato qualcosa. Riconosciamo
il nostro debito. Dire “grazie” & quasi impossibile per le persone
autocentrate, che non si accorgono di quanto ricevono perché il loro 7. L'amore umano ¿…umano
campo percettivo ¿:limitato. E vero, si puó dare un grazíe “ecces‑
sívo” e precoce, che rimanda ad atteggiamenti di sottomissione, di <<L'altro n o n &soltanto quello che a me da fastidio [...] non pretendo
mitizzazione dell”altro. Un “grazie” giusto al momento giusto ¿:se‑ che il suo amore sia perfetto per apprezzarlo. Mi ama come &e come
gno di nobiltá, di maturazione edi competenza relazionale. pub, con i suoí limiti, ma il fatto che il suo amore sia ímperfetto non
' Scusa! Riconosco i miei limiti. Quantí discorsi inutili vengono messi significa che sia falso o che n o n sia reale. E reale, malimitato e terreno.
su p u r di n o n accettare di aver sbagh'ato e di chiedere scusa! Ci vuo‑ […] non potrá né accetterá di giocare il ruolo di un essere divino né di
le serena unriltá per riconoscere i propri errori. Anche per questa stare al servizio di tutte le mie necessitá» (113).
“parolina” vige pero la regola del suo possibile abuso (quando ci
si sente colpevoli) o della sua negazione (quando ci si ostina a n o n ” Cfr. C. LEWIS, I quattro amori. Afetto, Amicizz'a, Eros, Cañtá,]aca Book, Milano
riconoscere il proprio errore). 1982 (ed. or. 1958).
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Acuta analisí di una delle difñcoltá nevralgiche della vita relazíonale: compiere scelte affrettate. Non romperela relazione enonagire d'ímpulso.
tener como che il partner ama secondo il proprio live]lo di maturitá. La pazienza, la prudenza e la disponibilitá &farsi aiutare permettono di
Cette insoddisfazioni relazíonali nascono dal fatto di pensare che ci sia trasformare questa fase in un rinnovamento del legame.
cattiva volontá o offesa personale in comportamenti dell'altro che rive‑
lano solo la sua fragilitá. Pretendere che l'altro sia perfetto é segno di
immaturítá. Si¡: umani, e ci si ama come “umani”: limitati ein cammino. 9. Veccbz'eferíte

<<Molti terminano la propria infanzia senza aver mai sperímentato


8.Interioritá: prendersz' cura dí Séstessz' di essere amati incondizionatamente, e questo ferisce la loro capacita
di aver ñducia e di donarsi. Una relazione mal vissuta con ¡ propri ge‑
Una svolta preziosa del díscorso sulla relazione avviene al n.141, nitori e fratellí, che n o n e mai stata sanata, riappare, e danneggía la vita
dove all'ímprovviso emerge un percorso non sempre messo in luce nella coniugale» (240).
famiglia e nella comunitá ecclesiale: la necessitá di prendersi cura di sé, Esistono quattro tipi di ferite: esistenziali (l*essere “gettati nel
della propria interioritá. <<Inñne, riconosciamo che affinché il dialogo mondo”), traumatiche (l'essere soggetti ad eventi tragicí), morali (l'es‑
sia proficuo bisogna avere qualcosa da dire, e ció richiede una ricchezza sere capaci del male) ed infine quelle di cui parla finemente AL, ov‑
interiore che si alimenta nella lettura, nella riflessione personale, nella vero le ferite che bloccano la crescíta. Nate dalla mancanza di figure
preghiera e nell'apertura alla societá» (141). Quanti conflitti, quante genitoriali capaci di sostegno adeguato nei traumi o nei dolorí, esse
accuse, quante lamentele si cronicizzano e non si evolvono solo perché impediscono la guarigione degli altri t r e tipi dí ferite, abitualmente
la persona n o n vuole assumersi la responsabilitá delle proprie ferite e dovuta alla saggezza della vita o alla sapienza della fede. Per evitare
iniziare percorsi di risanamento e di guarigione! AL lo dice in modo il cronícizzarsi di sofferenze e di conflitti, e per ripristinare la valenza
molto chiaro e forte: chi sente un senso di insaziabilitá nella relazione formativa e curativa delle relaziom' e della vita di fede, & necessario
(<<minacciati dall'insaziabilitá», 155) deve interrogare sé stesso e non prendersene cura seriamente.
rimancre ossessivamente centrato sull)accusa o sulla lamentela.
Al riguardo, AL individua alcune tipologíe di immaturitá affettiva
proprie del nostro tempo: <<E comprensibile che nelle famiglie ci siano 10. Amore fecondo: come uz'vere la genítorz'alz'tá alla luce del Vangelo
molte difficoltá quando qualcuno dei suoi membri n o n hamaturato il suo
modo di relazíonarsi, perché non ha guarito ferite di qualche fase della <<[…] E la bellezza di essere amati prima: i fiin sono amati prima che
sua vita. [...] a volte le persone hanno bisogno di realizzare aquarant'anni arrivino (166). […] E importante che quel bambino si senta atteso. Egli
una maturazione arretrata che avrebbero dovuto raggíungere alla fine n o n ¿=un complemento o una soluzione per urfaspirazíone personale»
dell'adolescenza» (239). (170). La sapienza evangelica dá alla coppia l”atteggiamento relazionale
Erikson deñni questo tipo speciñco di immaturitá “moratoria psico‑ ottimale per la crescita del ñglio: il ñglio n o n &t u o ñglío, maun dono di
sociale”, tipica della “societé dell”íncertezza”º. Quando un coniuge Dio. Un ñglio che sia protesi dei bisogni dei genitori n o n potrá svílup‑
vive la crisi “moratoria” (il rítomo di un'adolescenza non vissuta), si pare t u t t e le sue potenzialitá. Quando Gesú parla di separare ¡ genitori
sente págioniero delle scelte giá fatte, mentre l'altro si sente tradito da dai fiin include anche questa sapienza.
questa voglia di nueve esperienze. In queste situazioní, bisogna evitare di <<[…] Ogni bambino ha il diritto dí ricevere l'amore di una madre e
di un padre, entrambi necessari per la sua maturazíone integra e armo‑
¡2E H . ERIKSON, Gioventú e crisi d'ídentz'tá, Armando, Roma 1974 (ed. or. 1968). niosa. […] entrambi “ contribuiscono, ciascuno in una maníera diversa,
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alla crescita di un bambino. Rispettarela dignitá di un bambino significa mente per l'orientamento, per l'uscita verso il mondo piú ampio e ricco
affermare la sua necessita eil suo diritto naturale ad avere una madre e di sñde, per l'invito allo sforzo e alla lotta (175). […] Alcuni padri si
un padre”. Non si tratta solo dell'amore del padre e della madre presi sentono inutili o n o n necessari, ma la veritá e che <<i ñgli hanno bisogno
separatamente, ma anche dell*amore tra di loro, percepito come fonte di trovare un padre che li aspetta quando ritornano dai loro fallimenti.
della propria esistenza, come nido che accoglie e come fondamento del‑ Faranno di t u t t o per n o n ammetterlo, per n o n darlo a vedere, ma ne
la famiglia» (172). hanno bisogno». Non & bene che ¡ bambini rimangano senza padri e
La cogenitoríalítá & oggi la piñ rilevante frontiera educativa. Nelle cosi smettano di essere bambini prima del tempo» (177).
separazíoni dei coniugi vige il principio condiviso che ci si pub separare
come coppía, ma che si rimane per sempre cogenitori. L'essere genitore
di un ñglio deve declinarsi sempre come un essere genitore-dí‐questo-ñ‑ 11. Il legamefratemo
glio‐con-questo genitore”. In altri termini, la qualitá dell'essere-geníto‑
ri-con determina la qualitá dell'essere-genitori-dí“. Secondo la Gestalt Emerge oggi l'influsso del legame di siblz'ng nella formazíone della
Therapy una sana cogenitorialitá non vuol dire “andare d'accordo” ad persona. Molte delle dinamiche che prima venivano attribuite unica‑
ogni costo, negare o risolvere precocemente ¡ conflitti, ma bensi m e t ‑ mente al triangolo padre/madre/ñglio adesso sono state collocate nella
tere a confronto integralmentele differenti prospettive educative. Sec'é fratria” . L'ordine in cui si nasce e il genere creano certamente delle sfu‑
rispetto, ínteresse egratitudine per il pensiero “altro” del cogenitore, si m a t u r e relazionali. Sensibilitá ed atteggiamenti nei confronti della casa
troveranno certamente soluzioní altamente educative, che formeranno e del mondo, dell'attivitá e della passivitá sembrano emergere proprio
anche i fiin alla soluzione creativa delle diversitá. all'interno delle relazioni fraterne. Anche lo star male (ad es. il narcisis‑
AL descrive puntualmente alcune differenze t r a l'amore materno e mo) e visto come un sottrarsi alla relazione fraterna. In modo preciso,
quello paterno. I flin hanno il bisogno educativo di essere accettati cosi AL afferma: <<La relazione tra i fratelli si approfondisce con il passare
come sono (l'esser‐cí), ma anche quello di essere sostenuti per il divenire del tempo, e il legame di fraternitá che si forma in famiglia t r a i ñgli,
(sviluppare le proprie potenzialitá): ecco perché le diverse funzioni ‑ seavviene in un clima di educazione all'apertura agli altri, e la grande
materna e paterna ‐ non possono essere mai contrapposte, ma necessi‑ scuola di libertá e di pace. In famiglia, t r a fratelli si impara la conviven‑
tano l'una dell'altra per essere genuine garanzie educative. <<La madre, za umana [...]. Forse n o n sempre ne siamo consapevoli, ma & proprio
che protegge il bambino con la sua tenerezza e la sua compassione, lo la famiglia che introduce la fraternitá nel mondo!» (194). Crescere tra
aiuta a far emergere la ñducia, a sperimentare che il mondo &un luego fratelli offre la bella esperienza di una cura recíproca, di aiutare e di
bueno che lo accoglie, e questo permette di svíluppare un'autostima che essere aiutatí. Perció <<la fraternitá in famiglia rísplende in modo spe‑
favorisce la capacita di intimitá e l'empatia. La ñgura paterna, d'altra ciale quando vediamo la premura, la pazienza, l'affetto di cui vengono
parte, aiuta a percepire i limiti della realtá e si caratterizza maggior‑ circondati il fratellino o la sorellina piú deboli, malati, o portatori di
handicap». Bisogna riconoscere che <<avere un fratello, una sorella che
” Cfr. A. MERENDA, Il cuore della cogenitort'alz'tá nella Gestalt Therapy… Intervixta
a Valeria Conte 6 Giovanni Salom'a, in <<GTK Rivista dí Psicoterapia», 6, 2016, pp. 39‑ ti vuole bene ¿:un'esperienza forte, impagabile, insostituibile», pero oc‑
59; G. SALONIA, Edzpo dopo Freud. Una nuova Gestalt della cogeníton'alitá, in Le nuove corre insegnare con pazienza ai 5in a trattarsi da fratelli. Tale tirocin‑
frontiere della .tcuola. La ragione ¿ il sentimento, X/28, 2012, 37-41. Cfr. anche J.P io, a volte faticoso, ¿:una vera scuola di socialitá. In alcuni Paesí esiste
MACHALE, La .9'ida della cogenítort'alitá, Cortina, Milano 2010 (ed. or. 2007); F. FIVAZ‑
DEPEURSING-A. CORBOZ-WARNERY, Il m'angolo primario, Cortina, Milano 2001 (ed. or.
una forte tendenza ad avere un solo ñglio, per cui l'esperíenza di essere
1999).
“ Cfr. G. SALONIA, Edzpo dopo Freud. Dalla legge delpadre alla legge della relazione, ” P. APARO, Oltre Edipo, un fratello per Narciso, in <<GTK Rívísta dí psicoterapia»,
in G. SALONIA‐A. SICHERA, Edipo dopo Freud, GTK-books/01, Ragusa 2013, pp. 11‐46. 4, 2013/2014, pp. 39-58.
182 GIOVANNI SALONIA

fratello comincia ad essere poco comune. Nel caso in cui n o n sia stato XI. ALCUNE LINEE FONDAMENTALI
possrb11e avere píú di un ñglio, si dovrá trovare il modo dí far si che il SULL'AMORE UMANO:
bambino n o n cresca solo o isolato» (195). L'EDUCAZIONE DELLA SESSUALITÁ
PER LA CONIUGALITÁ
PAOLO BENANTI
UNA NUOVA PRESENZA DEL RISORTO

Cosi ñnisce AL: ¡1gomito a gomito della famiglia non e il luego in


cui si consuma l'amore ma&la trama chelo rende pieno. Sel'attesa di
ogni famíina oggi ‐ finalmente! ‐ & quella che ognuno sia felice, AL
filegge in modo oríginale la promessa del Risorto: Egli sará sempre con
noi nell'amore che diamo e riceviamo nelle relazioni familiari. <<Ogni
mattina quando ci si alza, si rinnova davanti a Dio questa decisione di Seguendo l'ínvito dell'Amorz's laetítz'a sappiamo che &compito della
fedeltá, accada quel che accada durante la giornata. E cíascuno, quando Chiesa e i n particolare di una Teologia morale che voglía saper parlare
va a dormíre, aspetta di alzarsi per continuare questa avventura, con‑ all'oggi guardare <<[…] alla realtá della famiina oggi in t u t t a la sua com‑
fidando nell'aíuto del Signore. Cosi, ogni coníuge &per l'altro segno e plessitá, nelle sue luci e nelle sue ombre. […] Il cambiamento antropo‑
strumento della vicinanza del Signore, che n o n ci lascia soli: <<Io sono logico-culturale influenza oggi tutti gli aspetti della vita e richiede un
con voi tutti ¡ giorni, ñno alla fine del mondo» ( M t 28,20)» (319). approccio analítico ediversiñcato» ( A L 32).
Sembra che la nostra societé abbia perso il senso del pudore: ¡ mezzí
dí comunicazione propongono immagini sempre piú esplicite e dirette.
Il n o s t r o secolo, con un apíce negli anni Sessanta e Settanta, ha speri‑
rnentato mutamenti radicali negli atteggiamenti e nei comportamenti
in materia di sessualitá che hanno spinto verso la detabuizzazione e la
liberazione sessuale, e hanno prodotto ‐‐ anzi si sono gia lasciatí alle
spalle ‐ una rz'voluzíone rersuale che sembrerebbe aver portato a una
nuova morale la cui unica norma ¡:fa ció che uuoí che ha generato una
pansessualz'tá sociale.
Tuttavia questa liberazíone da norme morali, che alcuní hanno volu‑
to indicate come coattantí efrustranti, n o n sembra aver prodotto ¡ tisul‑
tatí dí felicitá sperati. Le riviste scientiñche hanno additato una nuova
sindrome che afñigge 1,0ccidente: la sex addz'etz'on epidemia (epidemia
di dipendenza da sesso). Sembrerebbe che I'Occidente abbia generate
non una societé libera da costrizioní in ambito sessuale ma una societé
malata di sesso.
Zygmunt Bauman in un suo saggio, Gli usz' postmodemí del sessol,

1Cfr. Z. BAUMAN, Gli u r iportmodemz' del r e t r o , 11Mulino, Bologna 2013.


184 PAOLO BENANTI L'EDUCAZIONE DELLA SESSUALITA PER LA CONIUGALITÁ 185

sottolinea come nell'etá postmoderna l'erotismo si sia svincolato tan‑ gnc della sola parola, dell,immagine, del sofisma. Da qui si desume che eccorre
to dalla funzione della riproduzione quanto dall'amore, sin qui cardine postulare un terze principio: la realtá & superiore all'idea. Questo implica di
dell'esperienza umana. La ricerca del piacere sessuale, secende Bau‑ evitare diverse forme di occultamento della realtá: i purismi angelicati, i tota‑
man, &assurta a norma culturale come un tempo accadeva per l'amore, litarismi del relativo, ¡ nominalismi dichiarazionisti, ¡ pregetti piú formali che
dai prevenzali ai remantici. L'ansia di cui seffre una gran parte della reali, i fendamentalismi antistorici, gli eticismi senza bontá, gli intellettualismi
senza saggezza.
pepelazione occidentale, secondo numerosi studiosi, con punte di de‑
pressiene endemica, ¿:une degli effetti di t u t t o queste.
L'Esortazione apestelica postsinedale ha ben evidenti alcuni toni La prospettiva daintraprendere allora non &quella dí proporre idee
che assume la cultura contemporanea: sulla sessualitá e sulla famiglia che siane alternative a quelle del main‑
stream culturale contemporaneo, ma un ríprendere la realtá precessan‑
Dialtra parte, <<bisogna egualmente considerare il crescente pericolo rap‑ dela attraverso una sorta di fenomenología problematízzante che pessa
presentato da un individualismo esasperato che snatura ¡ legami familiari e5‑ dischiudere piste di sense edi valore. In altri termini la prespettiva deve
nisce per considerare ogni componente della famiglia come un'isola, facendo essere quella di chi si chiede: come educare e accempagnare le giovani
prevalere, in certi casi, l,idea di un soggette che si cestruisce secendo i propri e meno giovani generazioni in quella ricerca del sense autenticamente
desideri assunti come un assolute». <<Le tensioni indotte da una esasperata cul‑ umano della sessualitá (una richiesta che di fatto & una demanda mo‑
tura individualistica del possesso e del godimento generano all*interno delle
rale, essende la riflessione etica la riflessione per eccellenza sul sense)?
famiglie dinamiche di insofferenza e di aggressivitá». Verrei aggiungere il ritmo
della vita attuale, lo stress, l'organizzazione sociale e lavorativa, perché sono Come &possibile far sperimentare la sessualitá nella sua verita, cioé un
fattori culturali che mettono a rischio la possibilitá di scelte permanenti. Nello qualcesa di armonice orientato verse una premessa scritta nel nostre es‑
stesso tempo troviame fenomeni ambigui. Per esempie, si apprezza una per‑ sere, cieé la possibilitá di amare? Quale pasterale pue far percepire quel
sonalizzazíone che punta sull'autenticitá invece che riprodurre comportamenti mistero del dono e del compite (Gabe e Aufgabe in tedesco) che Israele
prestabiliti. E un valore che pue promuevere le diverse capacita e la sponta‑ ha imparate a riconoscere come proveniente dall'agire salviñco di Dio
neitá, ma che, orientato male, puó creare atteggiamenti di costante difñdenza, e che simultaneamente sgorga anche dalla prima forma di azione del
fuga daglí impegni, chiusura nella comodítá, arreganza. La libertá di scegliere
Signore, cioé la creazione? Come trasmettere la promessa che Die, Crea‑
permette dí prolettare la propria vita e coltivare il meglío di sé, ma, se non ha
ebiettivi nobili e disciplina personale, degenera in una incapacitá di donarsi tere, ha dato alla nostra sessualitá, cioé la capacita di essere strumento
generosamente. Di fatto, in molti paesi dove diminuisce il numero di matrimo‑ di amore, di comunicate l'amere che diviene il compite di ciascuno di
ni, cresce il numero di persone che decidono di vívere sole, 0 Che convivono vivere la sessualitá al servizie dell'amere?
senza coabitare. Possiamo rilevare anche un lodevole sense dí giustizia; pero, Queste sono le demande che animano i capitoli sesto e settimo
semale inteso, esse trasferma i cittadini in clienti che pretendono soltanto la de]l*/lmorís laetítia e che facciamo nostre nel tentativo di strutturare
prestazione di servizi (AL 33). questo nostre contribute.
Per cercare di dare un'idea di come la pasterale pessa rispendere a
Tuttavia ci sembra fendamentale rilevare che l*Amorís laetz'tza non queste questioni proveremo a compiere un percerso scandito in tre tap‑
abbia come obiettivo la denuncia di una determinata cultura e il voler pe2. In un primo m o m e n t o affrontereme la questione culturale connes‑
svolgere un'aziene centroculturale. L)approccie dell'Esertazione trova il saal discorso educativo, chiedendoci a che livello si ponga la necessita
suo fondamento nella lettera encíclica Evangelz'z' gaudium al numero 231:
di una educazione alla sessualitá. In un secende momento proveremo
Esiste anche una tensione bipolare tra l,idea e la realtá. La realtá sempli‑
º Vista la natura di queste contribute ci sembra impessihile andare oltre alcune
cemente &, l'idea si elabora. Tra le due si deve instaurare un dialogo costante, semplici lince prespettiche. Per chi desiderasse apprefend1re 11tema rimand1amo a P.
evitando che l'idea ñnisca per separarsi dalla realtá. E periceloso vivere nel re‑ BENANTI, Ameraz'!, Cittadella, Assisi 2014.
186 PAOLO BENANTI L'EDUCAZIONE DELLA SESSUALITA PER LA CONIUGALITÁ 187

a delineare alcune caratterístiche che dovrebbe assumere tale pastorale estemi vísibili: l'uomo deve mantenere una relazione stabile se vuole
per confrontarsí con le sñde che abbiamo delineato. Inñne, in una bre‑ avere possibilitá di procreare con la propria partner.
ve conclusíone, ci soffermeremo sulle sñde pastorali che presenta una La maggior parte dei mammiferi diurni si accoppia durante il gior‑
sessualitá che n o n si dá alla persona t u t t a in una volta ma pian piano no, m e n t r e le specie notturne lo fanno di notte. L'uomo invece, pur
attraverso le diverse stagioni della vita. essendo diurno, si accoppia prevalentemente di notte. Questa pub es‑
sere una conseguenza dell'organizzazione sociale: laddove tutti gli altri
mammíferi si accoppiano in pubblíco senza imbarazzo, in tutte le socie‑
1. C? bísogno di una educazione sessuale? tá umane, con poche eccezioni, l'uomo ela donna che si accoppiano ri‑
cercano la prz'va¿y, e tanto i preliminari quanto Fatt0 sessuale rísentono
Da un p u n t o di vista biologico l'uomo appartiene alla classe dei di disturbi esterni anche di poco conto.
mammiferí a cui &accomunato per le caratten'stiche di omeotermia, vi‑ Ulteriore peculiaritá delfuomo &il parenting. Senelle altre specie
viparitá e cure parentali che prevedono anche l'allattamento della pro‑ di mammiferi la relazione tra genitori e neonato dura il periodo dello
le: siamo accomunati a molte specie animali per il funzionamento del svezzamento, cioé ñntantoché il cucciolo n o n raggiunge l'autonomia e
n o s t r o apparato riproduttívo con una sessualitá che si conforma come la maturitá sessuale, nell,uomo la relazione parentale non termina ma
maschile o femminile ed e ordinata alla procreazione. caratterizza tutta l*esístenza umana: la relazione padre-figlio e madre‑
Daun punto di vista delle abitudini sessuali dobbiamo notare che peri ñglio n o n termina perché si rimane genitorí di quel figlio e figli di quei
mammiferi gli accoppiamenti avvengono solamente durante il periodo fer‑ genitori per tutta l'esistenza umana.
tíle della femmina e la coppia maschio‐femmina rimane insieme solo per Volendo riassumere queste caratterístiche possiamo dire che nell'uo‑
questo periodo. Dobbiamo rilevare che la sessualitá nel regno animale & mola sessualitá si dáprofondamente connessa alla libertá ‐ n o n &mec‑
orientata all'accoppiamento: dal piu generico signiñcato di abbinamento, canicamente legata alla fertilitá della donna ‐, ma proprio li dove si dá
congiungimento, il termine & passato a indicare prevalentemente l'unione il massimo della libertá la natura umana genera il massimo del legame
sessuale di animali e indica le modalitá, precedute dai preliminari del cor‑ ‐‐ legame nella coppia e parentz'ng. Allora se per il mondo animale per
teggiamento, della fecondazione della femmina da parte del maschio. parlare di sessualitá basta l'etologia ‐ la disciplina scientif1ca che studia
Sebbene anche l'uomo appartenga ai mammíferi, la sessualitá as‑ il comportamento animale nel suo ambiente naturale ‐, per la sessualítá
sume per la nostra specie forme peculiari ríspetto all'accoppiamento: umana, essendo questa una questione di líbertá e responsabilítá, c'é bi‑
l,atto dell'accoppiamento ha implicazioni enormi per t u t t e le istituzioni sogno di un'etica ‐ la ricerca dei fondamenti e dei criteri che consentano
umane, lungo l'intero corso della storia e in ogni societá che sia stata alla persona di gestire adeguatamente la propria libertá riconoscendo
studiata. Coinvolge religione, mito, etica, moraie, medicina, igiene, leg‑ i comportamenti buoni e giusti: la sessualitá umana &intrínsecamente
ge, educazíone e norme sociali di ogni cultura, incluse quelle che deter‑ una questione etica, cioé di bene capito e voluto, di scelte, di criteri e di
minano la distribuzíone delle ereditá e delle ricchezze. progetto di vita.
I mammíferí hanno rapporti sessuali solo quando la femmina della Da quanto fin qui emerso appare evidente come la sessualitá umana,
specie ¿:fertile, mentre l'uomo ha la possíbz'lítá di avere rapporti sessuali da un p u n t o di vista meramente biologico, sia descrítta in maniera in‑
quando lo desídera. Se nei mammiferi la sessualitá si esprime secondo completa perché si presenta con una certa plasticitá e questo le fa assu‑
meceanismi ormonalí nell'uomo & soggetta alla libertá. Anche sulla re‑ mere forme disomogenee nelle diverse culture e nei diversi periodi della
lazione con il partner l'uomo ha una sua peculiaritá rispetto agli altri storia. In ogni tempo comunque si registrano processi di comprensione
mammiferi. Mentre le femmine delle altre specie subíscono evidenti tra‑ culturali ‐ cioé di natura collettiva ‐ che orientano e normano l'esercizio
sformazioni fenotípíche nel periodo di fertilitá la donna n o n ha segni della pratica sessuale verso il bene capito. Questo processo n o n ¿ mai un
188 PAOLO BENAN'H UEDUCAZIONE DELLA SESSUALITÁ PER LA CONIUGALITÁ 189

qualcosa lasciate all'arbitrio del singolo individuo masegue le dinami‑ comprenderne le plurime valenze antropologiche e ha bisogno di una
che proprie dell'etbos: la sessualitá ha sempre fatto parte dell'etíca (nel morale sessuale per orientare la libertá sessuale verso ¡1bene caprto e
sense proprio e nel sense etimologico di costumz' di un popolo). veluto: una sessualitá al servizio dell'amore.
Nella cultura occidentale nel corso dei secoli iniziano a formarsi ri‑
flessioni via via piu complete e approfondite sulla sessualitá. Anche la Se la maturitá fosse solo lo sviluppo di qualcosa che ¿:gía contenuto nel
fede partecipa di questo processo e n o n &mai ritenuta estranea e incom‑ codice genetico, n o n ci sarebbe molto da fare. La prudenza, il buon giudizio
petente nel fomire indicazioni riguardo ai costumi. e il buon sense nen dípendono da fattori puramente quantitativi di crescíta,
Appare altresi evidente come sia necessario sviluppare una corretta madatutta una catena di elementi che si sintetizzano nell'interíerítá della per‑
sona; per essere piu precisi, al c e n t r e della sua libertá. E inevitabile che ogni
antropología morale per parlare correttamente della sessualitá. Questa figlio ci sorprenda con i progetti che scaturiscono da tale libertñ, che rompa í
antropología deve essere illuminata dalla comprensione teologica. La nostri schemi, ed &bene che ció accada. L'educazione comporta il compite di
riflessiene morale non e una sorta di sovrastruttum nata dalle nevrosi premuevere libertá responsabili, che nei punti di increcie sappiane scegliere
sociali, come sosteneva Reichº, che vogliamo applicare all,ambito della con buen sense e intelligenza; persone che comprendano senza ríserve che la
sessualitá ma ¿:necessariamente richiesta dalla costituzione umana del loro vita e quella della lero comunitá &nelle loro mani e che questa libertá ¡: un
fenomeno sessuale. dono immenso (al 262).

Tuttavia l'ossessione n o n ¿:educativa, e non si pue avere un controllo di H compite, non automatico e non unívoco, di vivere la sessualitá
cui un figlio petrebbe trovarsi a passare. Qui vale il princi‑
t u t t e le situazioni in nell,amore & allera la ragione che ci fa a rispondere alla demanda sottesa
pio per cui <<il tempo ¡: superiore alle spazie». Vale a dire, si tratta di generare a questa seziene: “si, &necessaria una educazione alla sessualitá”. Peiché
processi piu che dominare spazi. Se un genitore ¿:ossessionato di sapere dove la sessualitá ¿:soggetta ad un'evoluziene non solo biologica, ma anche
si trova sue figlio e controllare tutti ¡ suoi movimenti, cercherá solo di domi‑ psichica, psicologica e spirituale, ¿ rem partecipe di quel processo cultu‑
nare il suo spazio. In questo modo n o n lo educherá, n o n lo rafforzerá, non lo
preparerá ad affrontare le sfide. Quelle che interessa principalmente &generare rale di perfezionamento della persona che prende il nome di educazíone.
nel ñglio, con molto amore, processi di maturaziene della sua libertá, di prepa‑ L'educazione &quell'attivitá, influenzata nei diversi periedi storici dalle
razione, di crescita integrale, di coltivazione dell'autentica autonomia. Solo cesi varíe culture, volta alle sviluppo e alla formaziene di conoscenze efacolta
quel ñglio avrá in séstesso gli elementi di cui ha bisogno per sapersi difendere e mentali, sociali ecomportamentali in un individuo. Debbiamo precisare
per agite c o n intelligenza e accortezza in circostanze difficili. Pertanto il grande che nella lingua italiana il suo utilizzo, rispetto a termini come istruzíoneo
interrogativo n o n & dove si trova fisicamente il figlio, con chi sta in questo mo‑ formazione, &talvolta equivoco, infatti la parola educazione &spesso tite‑
mento, ma dove si trova in un sense esistenziale, dove sta posizionate dal punto
nuta complementare di insegnamente o istmzione anche sequest'ultima
di vista delle sue convinzioni, del suoi obiettívi, dei suoi desideri, del suo pro‑
getto di vita. Per questo le demande che faccio ai genitori sono: <<Cerchiame di
voce tende ad indicate metedologie piu spiccatamente traymissíve dei sa‑
capire “dove” ¡ fiinveramente seno nel lore cammino? Dev'é realmente la lore peri e n o n di autorealizzazione delle petenzialitá e delle attitudini uniche
anima, lo sappiamo? E soprattutto: lo vogliamo sapere?» ( A L 261) della persona. Il fatto chela persona sia chiamata a compíere un processo
autoeducativo comporta una respensabilitá e un irnpegno di natura mo‑
La merale sessuale & l'espressione piu umana che la persona ha rale: il pieno sviluppo della maturitá sessuale ela capacita di saper vivere
per en'entare la plasticitá sessuale verso l'attuaziene concreta del bene la sessualitá al servizio dell'amore &affidata alla responsabilitá umana.
possibile in un concreto conteste storico. Allora l'uomo, per sua stes‑ Questo compite &, come in ogni altre campo del processo educati‑
sacostituzione, ha bisogno di sviluppare una antropología sessuale per vo, affidato in primo luego alla famiglia. Tuttavia la famiina da sola non
basta. La pastorale deve saper offrire eccasioni di supporto eintegrazíe‑
3Cfr. W REICH, La ríuoluzione serruale, Feltrínelli, Milano 1963. ne alla famiglia nel processo educativo:
190 PAOLO BENANTI L'EDUCAZIONE DELLA SESSUALITÁ PER LA CONIUGALITÁ 191
¡ genitori incídono sempre sullo sviluppo morale dei loro Hgli, in bene e
mediante cui ci esprimiamo in molteph'ci modi. La struttura linguistica
in male. Di conseguenza, la cosa migliore ¿=che accettino questa responsabilitá
inevitabile ela realizzino in maniera coscíente, entusiasta, ragionevole e appro‑ della persona deriva dalla sua ídentitá radicalmente relazíonale e pro‑
priata (AL 259). pria della sua costituzione di spirito‐nel‐mondo.
La struttura fondamentale dell'essere umano &quella di essere aper‑
to all'altro, per l'uomo esístere &coesistere: l'uomo n o n si percepisce esi
2. L'educazíone della sessualítá ¿¡! luogo dei no? realizza in modo pienamente umano che nel rapporto d'íncontro (fatto
di accoglienza edi dono) con l'altro/altri. Di tale struttura relazionale,
La sessualitá abbraccia t u t t a la persona, in ogni tipo di espressione in forza della sua capacítá di mediare anche i signiñcati piú profondi,
che essa ha. Potremmo dire che la persona, in tutta la sua altezza o da partecipa in maniera simbolica la sessualitá: puó essere simbolo rappre‑
cima enfondo o a tutti i suoi lívelli ¿:sessuata: alivello físico-biologico, a sentan'vo e realizzatívo della persona solo in quanto si rende capace di
livello psíchíco-psicologico ealivello spirituale. E capace di intercettare esprimere una manifestazione consapeuole dell'io spirituale.
valori e di avere signiñcati che arrivano Eno alla parte piú profonda, al La sessualitá & una forza che serve per edificare la persona e aprirla
centro, per cosi dire, della persona. Si tratta chiaramente di una poten‑ verso l'esterno. Per questo &daconsiderare: fattore di crescíta, dí identi‑
zialitá che, proprio per la natura personale che assume la sessualitá, non ñcazione eintegrazione personale; fattore dí apertura, verso la relazione
si configura mai come un automatismo. In generale quindi possiamo interpersonale. Cresce con la persona, si fa larga, si espande, quanto la
dire che ¡ gesti della sessualitá possono essere píú o meno profondi; persona. Inoltre, la sessualítá in quanto comunicazione ínterpersonale
spetterá alla persona interrogarsí sul significato dei gesti sessuali che deve essere capita come un linguaggio. Intesa come funzione biologi‑
compie e su come la sessualitá stessa chiamí in causa, nelle diverse cir‑ ca, ha come scopo la riproduzione, la conservazione della specie; pero
costanze, il darsi dí libera e consapevole responsabilitá. occorre notare che sempre, presse ogni popolo e ogni cultura, in tutti i
Seaccoglíamo le istanze piú profonde che la sessualitá offre all'uo‑ tempí, la sessualitá non ha svolto semplicemente la funzione bíologica
mo, i suoi gesti ele sue manifestazioni avranno la stessa densitá e pro‑ della riproduzione, ma & stata ed &il luego privilegiato della forma di
fonditá della persona. Come la persona si esprime a diversi livelli di comunicazione e di incontro interpersonale dell,amore.
profonditá, cosi la sessualitá pub essere vissuta piu o meno profonda‑ Particolarmente significative sono le osservazioní fatte da Xavier
mente, coinvolgendo la persona nella sua realtá piú profonda. Ad una Lacroix nel suo studio Corpo di came? Lacroix esprime molto efñcace‑
primissirna analisi potremmo dire che il sesso, la sessualitá víssuta solo a mente cosa vuol dire che la sessualitá sia linguaggio dell'amore. Ci sem‑
livello genitale, rappresenta la forma piú superñciale; l'attrazione fisico‑ bra opportuno ríproporre qui brevemente, a complemento di quanto
sentimentale che impegna in una relazione rappresenta una forma piu emerso, una sintesi della sua analisi.
profonda che trova il suo compimento nell'agape, nel p o r t e la sessualitá L'unione sessuale n o n ¿:fatta solo di sensazioní ma anche di gesti che
al servizio dell,amore nella sua forma oblativa. non sono semplicemente dei mezzi per giungere aun obiettivo determi‑
Un'analisi piu approfondíta ci spinge a riconoscere nella sessualitá n a t o gia in anticipo (orgasmo), ma sono essi stessi degli atti, cioé hanno
umana una dimensione precipua. L'uomo &un essere dí linguaggio in un per se stessi un senso. La persona, ciascuno di noi, abita i suoi gesti (rim‑
senso globale: n o n si tratta solo della forma verbale ma di t u t t e quelle bolo): essi n o n sono semplicemente ¡ nostrí delegati 0 i nostrí strumenti,
forme espressive che, in modi diversi e complementari, rientrano nel ma sono noi stessi o, meglio, ció in cui noi siamo íncarnati e agiamo.
fenomeno della comunicazione umana quali ¡ sovra‐línguaggí gestualí Applicando questa consapevolezza all'ambito della sessualitá, possiamo
e oggettuali, gli ínfra-lz'nguaggí che, in modo piú o meno inconscio, ac‑
4Cfr. X. LACROIX, Il corpo di carne. La dímenríone etica, estetica e spz'n'tuale dell' ‑
compagnano le nostre comunicazioni e tutti quei linguaggi collaterali more, EDB, Bologna 1997.
192 PAOLO BENANTI L'EDUCAZIONE DELLA SESSUALITÁ PER LA CONIUGALITÁ 193

cosi intravedere una semantica dei gesti di tenerezza che pue divenire nen viene solo dalle nostre íntenzioni, ma anche dal loro essere radicati
linguaggio d'amore. Proviame ad analizzare alcuni di questi gesti. nel biologico, nel nostre organismo.
La carezza. La carezza n o n &solamente contarte e tentative di ap‑ Da questa incursiene semietica nei gestí sessualí appare evidente
prepriaziene (mettere le maní su] corpo dell'aitre): nella sua radice piú come l”etica delfamere non sia esterna all'autentica esperienza della ses‑
prefenda (autentica) & celebraziene del corpo dell*altre, gesto che le sualitá, non sia una sovrastruttura aggiunta dalla societá per il controllo
plasma. E una esperienza di spessesso nella forma piú grande di pressi‑ del piacere, ma sia una caratteristica dell'umano in coerenza prefonda
mita. La carezza &desiderio, o meglio, ¿il linguaggie stesse del deside‑ con ció che i gesti della sessualitá possono signiñcare.
rio. Si pub vedere la carezza, parafrasando I[ piccolo prínczpe di Antoi‑ Tuttavia il senso dei nostrí gesti non e mai limpide. Guardando al
ne de Saint-Exupéry, anche come un recíproco addemestícarsi. Un far compíersi dein atti, sempre resta l'ambiguitá, tante dei gesti in quanto
sentíre l'altro e il suo corpo come luego. Un luego che n o n esiste come tali, quanto del desiderio che li sottende. Non cene&une che n o n possa
mero strumente di piacere ma di íntima alleanza, di incarnaziene, di essere interpretate in deppio senso, non cene & uno la cui faccía lumi‑
creazíone. nosa nen nasconda una faccia piu oscura. Cesi: la carezza pue essere
L'abbraccio. Abbracciare primariamente significa cingere con le brac‑ tentative di possesso e manevra di seduzione; cz'ngere con le braccia pue
eia. Esístenzialmente vuel dire che, come seggette, he prima aperte le essere accerchíare o assediare, come appendersí all,altre in cerca di un
braccia per accegliere 1altre e pei le he richiuse per riceverlo realmen‑ salvagente; il hacia con la sua eralitá pue signiñcare divorare, il primo
te nelle spazio che mi e proprio, nel mío intimo. E riservare un poste senso della becca; la penetrazíone puó aver luego al di la del recíproco
allaltre nella mía intimita. Labbracciee un gesto di tenerezza in cui ci consenso, fine alle stupro.
si pue rícenescere vulnerabíli attendende la salvezza dalla confessíene Al di la del conteste immediate, la sessualitá pue diventare inter‑
della prepria debelezza. personale, cieé rendere effettiva l'uniene di due persone solamente se
Il bado. Pesare le lahbra sulla pelle e sulle labbra dell'altre. Non & integrara in una dinamica píú globale con un certo numero di opzioni di
diverare l'altro ma venerare (adorare nel sue etimo viene dal composte fondo tra ¡ partner esevissuta in mode da essere intellegibile.
latino ad e orare denominativo di os, al genitive oris, che significa boc‑ La sessualitá &questiene di libertá erespensabílitá, quíndi &un con‑
ca). E un gesto di pressimita ancora piu grande della carezza e dellab‑ tinue effrirsi alla persona di valeri che darme signiñcate e senso. Bise‑
braccie gna sempre ricordare che
La penetmzione. E un a t t e di ospitalitain cui orpíte e tanto chi ac‑
ceglie che c h ei accolte. E un gesto che sembra realizzare un desiderio quando si prepongeno ¡ valori, bisogna precedere a poco a poco, progredi‑
profendein ciascune di noi essere incluso. re in medi diversi a seconda dell'etá e delle possibilitá concrete delle persone,
E necessarie pero portare l'analisi eltre l'ergasme. Fermarsi all'unie‑ senza pretendere di applicare metodologie rigide e immutabili ( A L 273).
ne lascerebbe l'analisi mutilata. Si dimenticherebbe che l'atte sessuale ¿:
anche, e inseparabilmente, l atte mediante il quale la precreaziene e, e Tutte questo rende evidente come la sessualitá spinga ad un cam‑
stata, o potrebbe essere pessibile. E un atte simile a quello da cui hanno mine di attaccamente ma che necessita, per essere linguaggio prive dí
avuto inizio gli stessi protagonisti dellatte. La lore memoria profonda, ambiguitá, di una epportuna íntegrazz'one nel tempo e di un adeguato
l'inconscío per gli psicanalisti, ne conserva traccia (la scena primitiva cammine educativo che renda in grado la persona di far parlare ad essa
della psicanalisi). La possibilitá della fecondazione fa parte dei dati ce‑ il linguaggie dell'amere.
stitutivi dell'uniene. L'integrazione della prospettiva della fecemditá fa
parte del senso piene della sessualitá: n o n ¿:qualcosa che le sia aggiunte
in piú, ma &in continuitá con essa. Il senso dei nostrí gesti, come visto,
194 PAOLO BENANTI L,EDUCAZIONE DELLA SESSUALITÁ PER LA CONIUGALITÁ 195

3. Le rfa'e partoralz' ricollocazione della sessualitá nella vita umana. Questo compito, afñda‑
to in primo luogo alla famiglia, ha oggi quanto mai bísogno di sostegno
La sessualitá necessita di un cammino per poter essere vissuta come ecclesiale per vincere la presente sfida culturaie esociale di una sessuali‑
trasparenza dell'amore. Questo cammino &tanto individuale, come per‑ ta vista come mero strumento di píacere. Questo vale soprattutto per il
corso di discernimento del singolo sul reale significato degli atti sessuali confronto con quella fase critica che &la pubertá el'adolescenza.La pu‑
che pone, quanto di coppia, come capacitá di comunicazione che si ac‑ bertá e quella stagione della vita in cui la persona, maschio o femmina,
quisisce nell'insieme e nel complesso della vita affettiva e relaziona1e. va incontro a tutta una serie di trasformazioni ormonali, psicologíche
A questo livello si deve porre l'educazione alla sessualitá nell'uomo e ñsiche chela condurranno ad assumere quella ñsíonomia tipica della
e nella donna. In questo contesto culturale che percepisce la sempli‑ personalitá adulta e ad assumere in pienezza la propria identitá sessua‑
ce trasmissíone delle norme moraii come un qualcosa di culturalmente le. Badolescenza (dal latino adolescentz'a, derivato dal verbo adolescere,
muta bisogna proporre cammini che sappiano porre la persona di fron‑ <<crescere», il cui participio passato, adultum, significa <<cresciuto») &
te a questa capacita della sessualitá di essere linguaggio autentico dell'a‑ quel tratto dell'etá evolutiva caratterizzato dalla transizione dallo stato
more. Piú di un insieme di nol'educazione alla sessualitá deve presen‑ infantile a quello dell'individuo adulto… Questa fase dello sviluppo della
tarsi come un cammino positivo che permetta alla persona dí esprimere persona & stata individuata nel tardo Ottocento e l'espressione adole‑
quel profondo desiderio d'amore che la anima in un modo sincero e scente si usava, allora, per indícare i giovani e le giovaní sessualmente
trasparente nel linguaggz'o dei gertz' della sessualitá perché siano autentici maturi ma che socialmente ancora n o n erano considerati capaci di esse‑
espressione d'amore. L'educazione alla sessualitá ¿:quindi una alfabetiz‑ re autonomi e di formare una famigiia. Quando si parla di adolescenza,
zazione all'amore della persona sessuata. &molto importante ricordarsi che essa &un tema di carattere prettamen‑
Questa consapevolezza attraversa in maniera ormai definitiva la ri‑ te psicologico, e darle limiti fissi &un'impresa molto ardua.
Hessione eccleciale anche sen o n sempre la sfida di educare la sessualitá Guardando al n o s t r o tema e importante considerare che: lo svilup‑
sembra essere stata accolta: po psicologico-emozionale non procede sempre di pari passo con lo
sviluppo ñsico; le societá occidentalizzate stanno provocando un ritardo
Il Concilio Vaticano II prospettava la necessita di <<una positiva e prudente sempre maggiore dello sviluppo psicologico; piu tardi si veriñcherá lo
educazione sessuale» che raggiungesse i bambini e gli adolescentí <<man mano sviluppo puberale, piu tardi ñnirá l'adolescenza; oggi sempre piu certi
che cresce la loro eta» e <<tenuto c o n t o del progresso della psicologia, della
pedagogia e della didattica». Dovremmo domandarci sele n o s t r e istituzioni tratti psicologici considerati tipici dell'adolescenza permangono oltre la
educatíve hanno assunto questa sñda. E difñcile pensare l'educazione sessuale prima giovinezza per certi individui.
in un'epoca in cui si tende abanalízzare e ímpoveríre la sessualitá. Si potrebbe
intenderla solo nel quadro di una educazíone all'amore, alla recíproca donazio‑ I contributi preziosi della psicologia e delle scienze dell'educazíone mo‑
ne. In tal modo il linguaggio della sessualitá non si vede tristemente impoverito, strano che occorre un processo graduale nell'acquisizíone di cambiamenti di
mailluminato. L*impulso sessuale puó essere coltivato in un percorso di cono‑ comportamento, ma anche che la libertá ha bisogno di essere incanalata e sti‑
scenza di sée nello sviluppo di una capacita di dominio di sé, che possano aiu‑ molata, perché abbandonata aséstessa n o n puó garantire la propria maturazio‑
rare a far emergere capacita preziose di gíoia e di incontro amoroso (AL 280). ne. La libertá situata, reale, &limitata e condizíonata ( A L 273).

Per affrontare questa sñda la pastorale dovrá c r e a t e dei luogbz' ove L'adolescenza e quindi quel periodo di attesa tra un giá di una ses‑
peter far fare esperienza di senso e di crescita umana che consentano sualítá biologicamente matura eun non ancora di una n o n piena capaci‑
alla persona di vívere la sua natura sessuata nell'amore. Nel campo della ta di víverla nell'amore. E il tempo, per utilizzare le parole di Saramago,
sessualitá emergono esigenze nuove di approfondímento edi una giusta di ricerca di quell'isola misteriosa che sara l'adultitá vissuta nella matu‑
196 PAOLO BENANTI

ritá sessuale e nell'amorel E il tempo della completa deñnizione della XII. MATRIMONIO, OGGI
propria identitá sessuale. E il tempo fragile e incerto chela nostra azione
MUTABILITÁ IMMUTABILE
pastorale dovrá saper accompagnare con maggiore attenzione e cura.
Questi luogbí della pastorale dovranno avere il compito etico di mo‑ VIDAS BALéIUS
strare vie di senso di una sessualitá vissuta nell'amore. Dovranno essere
<<Amore n o n & Amore
luoghi del magís dove n o n semplicemente si vive la sessualitá nel tenta‑ se muta quando scopre un mutamento
tivo di evitare ¡] peccato ma come un modo per vivere nell'amore e per o tende asvanire quando l'altro s'allontana.
l'amore. Oh no! Amore ¿ un faro sempre ñsso
che sovrasta la tempesta e n o n vacilla mai;
La formazione morale dovrebbe realizzarsi sempre con metodi attivi e con &la stella-guide di ogni sperduta barca,
un dialogo educativo che coinvolga la sensibilitá eil linguaggio proprio dei fi‑ il cui valore &sconosciuto, benché nota la distanza.
gli. Inoltre, questa formazione si deve attuare in modo induttivo, in modo che il Amore n o n ¿:soggetto al tempo,
figlio possa arrivare a scoprire dasél'importanza di determinati valori, principi pur serose elabbra e gore
e norme, invece di imporgliele come veritá indiscutibili (AL 264). dovranno cadete s o t t o la sua curva lama;
Amore n o n m u t a in poche ore o settimane,
Si dovranno abhandonare alcuni silenzi in materia di sessualitá che ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio»l.
sono solo il retaggio di passati tabú in ambito sessuale, per farsi ac‑
W. SHAKESPEARE, Sonetto 116.
compagnatori dei ragazzi e delle ragazze che ci sono affidati in questo
cammino verso la pienezza dell'amore con un linguaggio franco e che
sappia indicate la hellezza creazionale posta nel nostro essere sessuati.
Inñne, come luog/9iecclesiali, questi spazi pastorali dovranno essere I cambiamenti veloci in tutti gli ambiti della vita umana contrad‑
in grado di trasmettere un'indicazione di bene che n o n sia espressione distinguono il mondo di oggi. Non si tratta pero esclusivamente dei
di un arbitrio individuale ma di una comunione ecclesiale nella fede: semplici mutamenti dovuti al passare del tempo, abitualmente chiama‑
saper indicate l'amore alla luce dell'Amore. tí geo- e bío-evoluzione, ma piuttosto delle trasformazioni determina‑
te dall'intervento diventato come mai prima imponente dell'uomo sul
modo stesso d'essere uomo, incluso anche Puniverso delle relazioni in‑
terpersonali e le forme del loro strutturarsi. Si parla quindi di uno spo‑
stamento tipico del baricentro da naturale a culturale. Tale movimen‑
to, senza dubbio, testimonia l'eccellenza dell'uomo in quanto sogget‑
to morale, creatura ragionevole e libera2, capace di responsabilitá per

1Testo oríginale: ((Love is n o t love / Which alters when it alteraúon Ends, / Or


bends with the remover to remove: / O no! it is an ever‐fixed mark / That looks on
tempests and is never shaken; / It is the star to every wandering bark, / hose worth's
unknown, although his height be taken. / Love's n o t Time's fool, though rosy lips and
checks / Within his bending sickle's compass come: / Love alters n o t with his brief
hours and weeks, / But bears it out even to the edge of doom».
2 Cfr. S.T/9. I‐Ilae, q.91, a.2: <<Inter cetera autem rationalis creatura excellentíori
quodam modo dívinae providentiae subiacet, inquantum et ipsa fit providemiae parti‑
ceps, sibi ipsi et alíis providens».
198 VIDAS BALÓIUS MATRIMONIO, OGGI 199

una sempre piú profonda conoscenza etrasformazione dell'essere dato da una parte, richiede la verifica della validitá in vista dell'integrazione
(“naturale”) nel dover essere in una certa maniera riconosciuta come critica nel presente delle strutture-veritá che gia occupano uno spazio
umanamente sensata (“culturale”). Operato grazie a una continua ri‑ articolato nell'etbos del passato, dall'altra parte, sollecita un*apertura
considerazione storica dell'esperienza vissuta del passato, riflessa everi‑ verso la possibilitá delle nuove “verita” strutturantesi che il tempo-sto‑
ñcata alla luce della traditz'o nel suo valere per oggi, un simile dinamismo ria propone all'interno del vivere-insieme oggi, per la loro assunzíone
rassicura la fondamentale continuitá delle veritá etico‐antropologiche, nell'etbos vigente, una volta verificatasila loro validitá.
incluse le loro classiche conñgurazioni, riconosciute-riconoscibili come
umanamente sensate e perció corrispondenti all%umanum autentico.
Percorrere la via sopra indicara sicuramente n o n significa che la contí‑ 1. Presuppostí einquadramento della problematica
nua riqualificazione del passaggio al culturale, con riferimento ai tempi
presenti, si compia in modo lineare, per mezzo di una semplíce, astorica A simili dínamismi n o n meno delle altre & sottoposta anche la realtá
e acritica, trasposizione delle veritá di ieri proponendole per oggi come della vita coníugale‐matrimoniale, con la sua veritá etico-antropologica
direttamente morali: tale passaggio appartiene al dinamismo del discer‑ e assiologica formatasi nel tempo, riconosciuta nella sua validitá, strut‑
nimento in vista del giudizio morale oggettivo% richiedendo un,attenta turatasí in un certo modo eistituzionalizzata.
interpretazione morale di tutti gli elementi eticamente rilevanti. Tale er‑ La mancata mediazione del passaggio dalla comprensione tradi‑
meneutica, come esigenza dell'oggettivitá morale, include i mutamenti zionale del matrimonio e della coniugalitá (fondata piuttosto sull'argo‑
sia della realtá oggettiva, sia della sensibilitá-capacitá assíologica percet‑ mento essenzialistico del naturale) alla sua validitá da riconoscere come
tiva del soggetto, dovuti ai cambiamenti gia avvenutí o anualmente in
veritá del senso che perdura ugualmente nella cultura odierna, essen‑
atto. In quanto dimensione costitutiva del discernímento etico da ope‑
zialmente &dovuta a due principali ragioni.
rate, viene chiamata quindi in causa la storieitá, intesa nei termini del
La prima &un impegno attualmente osservabile per la decostruzío‑
tempo biograñco come maturazione della responsabilitá per assumere
ne totale dello spazio che tale veritá ormai tradizionalmente occupa,
continuamente la nuova fattualitá, sempre pero secondo la capacita di‑
affermando una piena indeterminatezza delle forme e della varíabilítá
namica del soggetto di coglieme il senso edi verificarneil valere. A que‑
praticamente illimitata di possibili ñnalitá ricercate del stare-insieme,
sto p u n t o si dischiude uno dei signiñcati possibili dell'affermazione <<il
tempo &superiore allo spazio»4: sempre nello spirito positivo della me‑
dovuta alla sopravalutazione della dimensione storico-temporale in rap‑
porto alla dimensione estensiva-spaziale, dando la prioritá assoluta a
moria assiologica storicamente trasmessa, la ricerca della veritá morale5,
punta reí che porta un continuo cambiamento, contro qualsiasi possibi‑
3Cfr. D. ABIGNENTE, Dircemere per decidere, in S. BASTIANEL, ed., Tra porribilitá e litá di stabilitá o permanereº. Tale passaggio puó essere chiamato “avan‑
limítí. Una teología morale in ricerca, Il Pozzo di Giacobbe, Trapani 2009, pp. 53-108;
D. ABIGNENTE-S. BASTIANEL, Le vie del bene. Oggettíuitá, storicítá, intersoggettívítá, Il tá recolarizzata, Piemme, Casale Monferrato 1984, pp. 39-88; ID., Ricercando la veritá
Pozzo di Giacobbe, Trapani 2009, pp. 97-186; C. ZUCCARO, Teología moralefondamen‑ morale, San Paolo, Cinisello Balsamo 1996; C. ZUCCARO, Roca'a ofarfalla? La cosa'enza
tale, Queriniana, Brescia 2013, pp. 343-380; V. BALÓIUS, Conflitto dí valori e decíríone morale cristiana, AVE, Roma 2007, pp. 98-103.
oggettiua, in D. ABIGNENTE‐G. PARNOFIELLO, ed., La cura dell'altro. Studi in onore di ¿<<L'egemonia della cultura mercantile, che alimenta l'ossessione del godimento,
Sergio Bartianel xj, Il Pozzo di Giacobbe, Trapani 2014, pp. 173‐200. cosi come il formalismo della ragione strumentale, che ignora gli a£fetti della comunitá,
**FRANCESCO, Esortazione apostolica post sinodale sull'amore nella famiglia, Amo‑ spíngono verso la pura e semplíce de-costruzione delle istituzioni che assicurano la
n's laetz'tz'a (il 19 marzo 2016), 3 [ i n seguíto A L ] . Si vede il testo íntegrale in http:// stabilitá delle affezioni umane. Ossía quelle che attestano, generano, trasmettono e
w2.vatican.va/ content/ francesco/ it/ aposr_exhortations/ documents/ papa ‐ france‑ custodiscono la qualitá umana dell'identitá personale (: del legame sociale», in P. SE‑
sco_esortazione-ap_201603 19_amoris-laetitia.html QUERI, L'etz'ca ela profezz'a di una cbz'esa “famílz'are”, A ”to' diprefazione, in S.GOER'I'Z‐C.
5Sul senso della veritá aggettivata come morale cfr. S. BASTIANEL, Autonomia morale WITHNG, ed., Amorís laetitía. Un punto di wolta per la teología morale?, San Paolo,
del credente, Morcelliana, Brescia 1980, p p . 24-66; ]. FUCHS, Etica cristiana in una socie‑ Cinisello Balsamo 2017, p. 8.
200 VIDAS BALÓIUS MATRIMONIO, OGGI 201

guardista”: niente del passato ‐- incluso le forme e il senso delle realtá capacitá-possibilitá di trasformarsi, assumendo nelle epoche differenti
e delle relazioni strutturatesi ‐ & destinato a perdurare, certo, tranne il le disparate sembianze eappropriandosi dei signiñcati delle concretezze
caso sequalcuno lo volesse come scelta individuale, tuttavía in nessun gia preesistentí, le quali pero di fatto sono strutturate diversamente e
modo imponibile come veritá universali eimmutabili.La novitá dell'og‑ portano il senso diverso. Tale modo di operare comporta anche un'al‑
gi, sempre aperta verso il domani diverso eillimitato, porta dunque con tra eventualitá, spesso velata: sostítuendosi in una maniera subdola alle
séla diversitá necessaria del senso e delle forme antropologiche del ví‑ realtá originali giá ríconoscíute e veriñcatesi nel tempo come valide, si
vere-con (con-vivere), le quali, in nome della democrazia e della dignitá tende a derubarle dei loro poterí-signiñcati compromettendo la loro ve‑
uguale di ciascuno, reclamano di essere riconoscíute anche socialmente rítá, fino a mettere in questione la loro sensatezza, in definitiva la loro
e ístituzionalmente. E vero che dal punto di vista etico tale esigenza esistenza stessa ormaí ritenuta superflua e perció da abbandonare -‐ an‑
farebbe anche una parte abituale dell'ermeneutica sopra ricordata, in‑ che da coloro che le hanno sempre percepito come fondamentali.
separabile pero dall'istanza di verifica crítica della struttura assiologica Di fronte a simili sñde papa Francesco nell'Esortazione apostolica
che ogni nuova forma dovrebbe presentare. Tale istanza dunque signifi‑ postsinodale Amorís laetz'tia insiste su alcuni indirizzi rilevanti:
ca anche la libertá responsabile di non accogliere e non integrare qual‑
siasi forma come sefosse valida e sensata per il fatto stesso di esistere. Come cristiani non possiamo rinuncíare a proporre il matrimonio allo sco‑
Tuttavia, anche se pub sembrare contrastante, il cosiddetto passo po di n o n contraddire la sensibilitá attuale, per essere alla moda, o per senti‑
“avanguardista”, pur portando un marchio di voler liberarsi totalmente menti di inferioritá di fronte al degrado morale e umano. Staremmo privando
di t u t t o ció che costituisce la traditio antecedente, ¿:accompagnato da il mondo dei valori che possiamo e dobbiamo offrireº.
un fenomeno paradossale: una determinata “nostalgia” del passato che Per evitare qualsiasi interpretazione deviata, ricordo che in nessun modo
la Chiesa deve rinunciare a proporre l'ideale pieno del matrimonio, il progetto
si manifesta come pretesa, acritica e assolutística, di una equiparazione di Dio in t u t t a la sua grandezzaº.
dei nuovi costrutti delle relazioni interpersonali al matrimonio tradizio‑
nale, aprescindere dal fatto che le nuove forme delle relazioni rivelino Cionondimeno lo stesso papa Francesco mette in guardia contro la
la totale oppure almeno parziale assenza del nucleo logico e assiolo‑ seconda ragione della mediazione disattesa fra il passato ei tempi recen‑
gico, tradizionalmente riconosciuto e trasmesso. Per dire altrímentí, si
ti, questa volta pero causara dai cosiddetti movímentí “tradizionalisti”
assiste ormaí ad un rovesciamento della prospettíva: non una interpre‑
caratterizzati dalla tendenza a mantenere “in buona fede” il cosiddetto
tazione attenta di una certa fattualitá/datitá strutturata che fa nascere
status quo delle realtá relative al matrimonio in quanto essenze-ideali
la comprensione del senso ad essa proprio, ma, al contrario, il senso e
fisse e immutabili, ancorandosi prevalentemente nella tradizione del
le relazioni interne originalmente percepiti in rapporto ad una deter‑
passato senza pero confrontarsi con la storieitá in quanto dimensione
minata realtá diventata abituale vengono attributi alle nuove fattualitá
antropologica costitutiva ed esigenza etica oggettivante. A tale visione a‑
strutturate e strutturantesi, con la presunzione di essere uguagliabili a
storica e statica manca la capacita di dialogare con il mondo contempo‑
quelle originali e orígínanti. Ci si ritrova inaspettatamente in un mondo
raneo e con le novitá che sorgono di continuo. Pur essendo fondato sul
dei mutaforma7 ‐‐ quei costrutti‐demoni dell'immaginario umano, spes‑
soídeologizzato oppure sinceramente errante, connotati dalla presunta
voler proteggere esalvaguardare il nucleo assiologico del matrimonio, il
risultato di un simile impegno non puó che essere paradossale:
7( A l termine tradizionale proteiforme per indicate una crearura capace dí mutare
forma a proprio píacimento si afñanca talora oggi il neologismo muta/arma. In genere abbiamo presentate un ideale teologico del matrimonio troppo astratto,
con questo termine ci si ríferísce alla capacita di un essere umano di assumere sem‑
bianze di un'altra persona o di un animale», in http://dizio.orglit/proteiforme [accesso 8AL 35.
07.08.2017]. 9AL307.
202 VIDAS BALÓIUS MATRIMONIO, OGGI 203

quasi artificiosamente costruito, lentano dalla situazione concreta e dalle effet‑ tuzionalizzata di relazioni interpersonali, sensate e appaganu', chíeden‑
tive pessibilitá delle famiglie cosi come sono. Questa idealizzazione eccessiva, de degli approccí pif1 dinamici-dialogali e meno statici-essenzialisticí, e
soprattutto quando non abbiamo risvegliato la fiducia nella grazia, n o n ha fatto
cieé maggiormente realistici.
si che il matrimonio sia piu desiderabile e attraente, ma t u t t o il contrario”.
La comprensione odierna dunque vuole avvicinare Pargemente
Sefra le due ragioni di mediazione mancata la prima ha avuto Po‑ dal punto di vista realistico“, cioé pensando il matrimonio come reale
rigine quasi esclusivamente nell'ambito extra-ecclesiale, la seconda in‑
nell'unitá fra il suo radicarsi nella traditzb del passate e il suo tendere
vece, caratterizzata da un atteggiamente piuttosto difensivo e con poca incessante ‐ contestualizzato e differenziato ‐ verse un ideale, attraver‑
capacita propositiva”, nasceva all'interno della comunitá dí credenti, sela costruzione continua di rapporti interpersonali ed esclusivi. Tale
incluso il pensiero magisteriale tradizionale, permanendo a lungo nella dinamismo rimane inscrito nella realtá spazio-temporale sterica, limita‑
storia la via privilegiata per la comprensione delle realtá relative all'am‑ ta e finita, compresa tuttavia alla luce illimitata della fede proveniente
bite del matrimonio. dall'lnfinit0”, e fa parte dell'uemo intrínsecamente sterico e della sua
Il cambiamento antropologico-culturale riconoscíuto anche da par‑ esperienza vissuta nella concretezza in continuo cambiamente16 che
te della Chiesa 12fa nascere dunque l'esigenza di ripensare enestamente pero non pregiudica tutte le acquisizioni dell'íntelligenza umana espe‑
la complessa realtá matrimoniale e familiare. Tale urgenza viene confer‑ rienziale, gía raggiunta e consolidatasí nella steria precedente di ricerca
mata dalla traditio vívente della comunitá dei credenti in Gesú Cristo dell'bumanum autentico “.
e il suo mode di percepíre il situarsi attuale della questione. Infatti,
l”argomente oggi ¿:caratterizzate, da un late, dalle accese controver‑ ” In diverse occasioni e nei varí contesti relativi alla vita matrimoniale e familiare,
Amorz's laetítz'a rinvia al principio di realismo, talvolta adoperando il termine “realismo”
sie nella societé, con una implicazione delle dimensioni socie‐culturali, sole (cfr. AL 135, 238), altre volte abbinandolo con i lemmí “sano”, “paziente”, “spiri‑
economico‐pelitiche e religiose, sulle cosiddette forme alternative di tuale” (cfr. AL 153, 271-273, 320), oppure impiegando l'aggettivo “realistice” (cfr. AL
vita coniugale, lino alla rivendicazione esplicita di ridefinire totalmen‑ 203, 234). Infatti, solo realismo aiuta a evitare <<un ídeale teologico del matrimonio trep‑
po astratto, quasi artiñcíosamente costruito, lontano dalla situazíone concreta e dalle
te la realtá matrimoniale, dall'altro late, dal dibattito intra-ecclesiale effettive pessibilitá delle famiglíe cosi come sono» ( A L 36).
recente sulla famiglia e le realtá matrimoniali, che prende Pinizio con ” Sulla dístinzíone e rapporto fra l'etbos intramondano (a cui appartíene il discer‑
il Sínodo dei Vescovi Straordinarie (2014), continua nel Sínodo dei so) e l'etbos salvifíce cfr. A. AUER, Morale autonoma efede cristzbna, Paoline, Cinisello
Balsamo 1991, pp. 187‐191. In ríferimente alle tematiche affrontate pue essere interes‑
Vescovi Ordinario (2015) e si concretizza nella prima fase redigendo il sante la ríflessione proposta sulla deppia dístinzíone: fra il regno di Dio e la Chiesa, da
documento finale propositivo (Relatío¡€nalz's)”, nella seconda fase inve‑ una parte, e la prospettiva di fede e quella morale, dall'altra ‐ e il compite nen facíle
ce prendcndo corpo dell'Esortazione postsinodale di papa Francesco, della ragiene umana di operare responsabilmente, all'ínterne della comprensione cor‑
retta dei piani diversi, il passa gio necessarie, incluse le nueve espressiení della legge
Amorís laetitía (2016). Sin dall*ínizío dalla sua diffusione, quest'ultima morale naturale (in rapporto a suo essere ancerata a lex aetema). Cfr. D. BOGNER, Un
si trasforma in una spinta per proseguire nella veriñca di validitá della cenno dz'cambíamento. L'ambz'valenza della “gradualítá” in Amoris laetítia, in S. GOERI'Z‑
traditío e nella ricerca dei nuovi medi di proporre il matrimonio nel suo C. WITHNG, ed., Amorz's laetz'tía. Un punto disuelta per la teología morale?, San Paolo,
Cíniselle Balsamo 2017, pp. 170-172, 176-180 (con il ríferimento esplícíto alla S.Tb. I-II,
valore, riconoscíbíle da parte dell'uomo moderno, in quanto forma isti‑ q.19, a.4 ad 1).
“* Sulla storícítá come l'esigenza del?oggettivitá morale cfr. ], FUCHS, Ston'a'tá e norma
…AL 36. morale, in ID., Ricercandola uerz'tá morale, San Paolo, Cinísello Balsamo 1996,pp. 80-101;S.
" A proposito di questo chiare &il testo dell'AL 38: <<molte volte abbíamo agite con BASTIANEL, Storia'tá e assoluto z'n teología morale, in S. FERRARO, ed., Morale e cora'enza stori‑
atteggiamento difensive e sprechiame le energie pasterali meltiplicando gli attacchi al az, AVE, Roma 1988, pp. 79-92; 5. MURATORE, Storicitá, moralitá, oggetttbitá, in S. FERRARO,
monde decadente, con poca capacita propositiva per indicare strade di felicitá». ed., Morale e coscíenza storica, AVE, Roma 1988, pp. 115-147.
” Cfr. AL 32. 17Cfr, AL 35: <<Certo, non ha sense fermarsi a una denuncia retorica dei mali attua‑
” Cfr. httpsz// press.vatican.va/ centent/ salastampa/ ít/ bollettino/ pubblice/ li, come secon ció petessimo cambiare qualcosa. Neppure serve pretendere di imperre
2015/ 10/ 24/ 0816/ 01825. html [accessez 11.08.2017]. norme con la forza dell'autoritá. Ci & chiesto u n o sforzo piu responsabile e generoso,
204 VIDAS BALÓIUS MATRIMONIO, OGGI 205

La prospettiva assunta dunque enuncia che niente puó essere dato situata nel mezzo dei mutamenti continuiºº, & necessario sottoporre ‑
per scontato: si rinvía alla necessita di veriñca, di percezione differenzia‑ sempre alla luce della tradizione di fede cristiana, soprattutto nell'o‑
ta e di valorizzazíone delle concrete realtá di vita, matrimonio incluso, rizzonte del senso tracciato nella riflessione proposta da papa Francesco
per eludere siai pronunciamenti troppo generici e ideologizzanti spesso nell'Esortazione apostolica postsinodale Amorís laetz'tía sull'amore nella
indirizzati ad abolire le precedenti conquiste dell'z'ntellz'gere umano, sia famiglia, ‐ a una verifica, da una parte, la validitá nel mondo di oggi
igiudizi tradizionali troppo restríttivi, considerati immutabíli e “morali dei nuclei consolidatesi e finora tradizionalmente riconosciuti impre‑
in sé”, dimenticando la necessita di un continuo riesame della loro vali‑ scindibili della vita coniugale vissuta nel matrimonio, dall'altra parte, a
ditá, sopranutto nelle forme ñnora proposte“. un'analisi di ogni nucleo considerato dal p u n t o di vista dinamico e stori‑
Sono quindi le coscienze delle persone reali, in dialogo fra loro, il co-temporale, nel tentativo di comprendere lo spazio di libertá pensata
luogo privilegiato di discernimento edi contestualizzazione dell'esigen‑ in chiave di possibilitá di una integrazione responsabile nella compren‑
za per le libertá di attuare nella responsabilitá comune il bene morale, sione odierna della vita matrimoniale delle nuove fattualitá acquisite e
frutto del gíudizio etico oggettivo, sempre storicamente condizionato e riconoscibili come sensate, senza che tale procedimento comprometta il
relazionale, lontano da qualsiasi connotazione di relativismo e indivi‑ senso integrale della realtá presa in considerazione.
dualismo soggettivistico”. Allora si tratterebbe fondamentalmente di cogliere quali dovrebbe‑
ro essere le condizioni di possibilitá per una assunzione reale in coscien‑
za, e cioé nella libera e consapevole responsabilitá, daparte di entrambe
2. Il situarsí attuale della realtá matrimoniale: quali attenzz'oní? le persone che formano la coppia della struttura assiologíca, etico‐antro‑
pologica e teologica della vita ínsieme fondata sul matrimonio, in quan‑
L'ípotesi della riflessioneproposta sarebbe la seguente. Tenendo con‑ to spazio riconoscibile dell'autenticamente umano in vista di un vissuto
to degli approcci principali riguardo al matrimonio attualmente operan‑ totalizzante e umanamente sensato. La riflessione su tale scelta di vita
ti nella societé odierna, e della tradizione che in vari modi riassume la p e r i credenti viene certamente interpellata anche nella sua dimensione
saggezza umana nella ricerca incessante dell'uomo‐creatura della stabi‑ di fede in Gesú Cristo, Uomo perfetto (GS 22), grazie all'etbos cristiano
trasmesso e operante, sottoponendosi di continuo alla triplice funzio‑
litá di comprensione riguardo alla realtá matrimoniale inevitabilmente
ne di fede ‐ criticante, stimolante e integrante”. Pensare alla luce del‑
che consiste nel presentare le ragioni ele motivazíoni per optare in favore del matrimo‑ la coscienza morale il progetto di vita matrimoniale come processo di
nio e della famiglia, cosi che le persone siano piu disposte a rispondere alla grazia che perfezionamento-compimento da avviare implicherebbc inevitabilmen‑
Dio offre loro». Inoltre cfr. AL 3071 <<La tíepidezza, qualsiasi forma di relativismo, o un te la diversitá dei livelli di responsabilizzazione da non trascurare. Per
eccessivo rispetto al momento dí proporlo, sarebbero una mancanza di fede1tá al Van‑
gelo e anche una mancanza di amore della Chiesa verso ¡ giovani stessi. Comprendere dire altrimenti, ci si chiede di che cosa si deve essere consapevolí e per
le situazioni eccezionali n o n implica mai nascondere la luce dell'ideale piu pieno né che cosa liberi, affínché la decisione-scelta di vita matrímoniale abbia
proporre meno dí quanto Gesú offre all'essere umano». la consistenza necessaria e sufficiente al livello della maturitá personale
"* Cfr. 1 Tes 5, 19.21-22: <<Non spegnete lo Spirito […] esaminate ogni cosa, tenete
ció che & bueno. Astenetevi da ogni specie di male». Si vede inoltre F. BÓCKLE, L'etbos raggiunta, per poter proporsí ed essere assunto in coscienza come ten‑
della cbiesa primitiva, in ID., Moralefondamentale, Queriniana, Brescia 19852, pp. 186‑ denzialmente reale in vista del comune progetto di vita umanamente (e
198; A. AUTIERO, Amorir laetitia e la coscienza etica. Una questione di prorpettiua, in 8. cristianamente) riuscito.
GOEKl'L‐C. WITHNG, Amorír laetitía. Un punto dí molta per la teología morale?, San
Paolo, Cinísello Balsamo 2017, p. 87.
” Per il senso del “morale”, cfr. S. BAS'HANEL, Autonomia morale del credente, cit., ºº Uno degli esempi pub essere rappresentato dal senso shakespeariano dell'amore
pp. 23-33; B. SCHÚLLER, Lafondazione dei gíudizz' morali, San Paolo, Cinisello Balsamo trasmesso nel sonetto116, ríportato in veste dí epígrafe all)inizio dell'attuale testo.
1997, pp… 94-101. ” Cfr. A. AUER, Morale autonoma efede crz3-tz'ana, cit., pp. 186‐199.
206 VIDAS BALÓIUS MATRIMONIO, OGGI 207

Prima dí tutto, si tratta di un lívello di conoscenza: racchiude la ne‑ vita matrimoniale,la piú grande veritá eil piu grande valore chiamati in
cessitá, da parte di ognuno dei soggetti interessati, di essere informato questione e riconoscíuti come la veritá e il valore della mia vita, sicura‑
a sufñcíenza sulla fattualitá/veritá riguardante il matrimonio e la vita mente n o n pub che essere la persona dell”altro con la quale, percepita
coniugale, inclusi i suoí significati dal p u n t o di vista biologico, etico‑ come singolare, ci si vuole impegnare per portare avantí un progetto di
antropologíco e teologico. vita insieme come storia riuscita.
A questo punto si rivela il senso del terzo l i v e r, quello di autocon‑
Il secondo livello invece rinvia alla questione di consapevolezza: vie‑
ne considerato il passaggio necessario dalla conoscenza delle informa‑ sapevolezza e autodeterminazione che implica la totalitá della persona.
In caso concreto dell*impegno intrapreso per la vita matrimoniale fra
zioni/veritá rícordate al riconoscere il loro valere cioé, grazie all'espe‑
due persone, da parte di ognuna non si tratta semplicemente di ricono‑
rienza specifica víssuta nella coscienza morale, diventare consapevole in scere in coscienza le singole veritá proprie della vita coniugale in quanto
coscienza della validitá delle veritá/informazioni apprese trasforman‑ veritá/valori da vivere, e neppure di cogliere recíprocamente la persona
dole in veritá del senso che, in forza di essere riconosciute, vincolano dell,altro ‐ unico ed ínsostituibíle ‐ come la veritá e il valore per una
incondízíonatamente per il compimento della propria vita in quanto esistenza tendenzialmente riuscita e integralmente compiuta. La veri‑
vita che vale, vita pienamente riuscita e sensata”. In caso della scelta di ta che si dischiude consiste nel riconoscere come proprio l'io, e cioé
raggiungendo un'autoconsapevolezza della totalitá di ció che io sono,
22A proposito di tale passaggio dal livello assiologico al livello mor-ale, S. Bastianel esclusivamente in rapporto con questo altro che tende a compíermi e
descrive il senso profondo dell'evenro dí coscienza ricordato, proponendo contempo‑ colmarmi, e decidendo al livello esistenziale di me stesso e per me stesso
raneamente la definizione del valore morale: <<La moralitá qualiñca l'esístere umano in
quanto tale, comprensibile a partire dall'esperienza della persona come responsabile contemporaneamente decidendo per lui e con lui: come se d'ora in poi
di sé e del suo mondo, cioé di una autorealizzazione non qualsiasi, bensi conforme n o n esistesse il mio ¡o separato dal tu dell'altro e viceversa, diventando
alla veritá o al senso svelantesí nell*autocomprensione (sempre storica, cioé segnata dal noi una nuova totalitá-singolaritá inseparabile che n o n esísteva prima e
momento presente e aperta ad un responsabile futuro). […] Conseguentemente si porra
parlare di valore mor-ale in senso proprio soltanto di fronte a ció che fa essere buona n o n esisterá mai piú”. Il processo totalizzante-uniñcatívo di tale pro‑
la p e … [...] Allora non t u t t o ció c h ee bene per 1uomo puo essere per cio stes‑ fonditá e preminenza, pur implicando necessariamente la totalitá di en‑
so qualificabile come valore morale Neppuree sufñciente affermare il valore morale trambe le persone coinvolte, al livello dell'esistenza finita intramondana
come uno f r a] vari valori umaní, sia pure il piu alto nella gerarchia dí essi. Piuttosto,
il fatto che esso viene sperimentato come primario, perché qualiñcante il senso stesso rimarrá sempre una realtá dinamica n o n compiuta totalmente“. Questa
di esistenza personale, lo propone come n o n omogeneo ai vari beni: il valore morale
non consiste in questo o quel bene íntenzionato dall'agire concreto, bensi nel rapporto
del soggetto al bene concreto; ció che direttamente esso connota ¿la correttezza o non ” Il senso della totalitá-singolarítá inseparabile e l'unitá complementare si rítrova
correttezza del rapporto; riguarda il vero e sensato autorealizzarsi della persona come nelle due famose citazioni del libro della Genesí: e <<essa &carne dalla mia carne e osso
tale nel suo concreto determinarsi rispetto ai beni-per‐l'uomo. In altre arole, il valore dalle mie ossa. La si chiamerá donna perché dall'uomo &stata tolta» (Gn 2,23), <<e ¡ due
morale costítuisce per la persona ¡[ bene, st'mplz'a'ter. Di fronte ad esso 1fsoggetto gioca saranno una sola carne» (Gn 2,24). Tale unítá iniziale, abbraccíata e compíuta in Cristo,
la sua salvezza, l'appdlo del valore morale riveste le caratteristiche dell'assoluto. Cosi raggiunge il compimento, la sua ultima profondítá del senso ela sua espressione defini‑
non ¿:invece dí qualsivoglia altro bene o valore, per quanto grande e importante esso tiva: <<Io e il Padre siamo uno» (Gu 10,30).
sia», in ID., Autonomia morale del credente. Senso e motívazíoni di un'attuale tendenza 2“Sulla importanza della distinzione proposta si permette dí proporre una cítazione
teologica, Morcellíana, Brescia 1980, pp. 30‐3 1. Si veda anche K.‐W MERKS, Steccati del testo V. BALÓIUS, L'agz're, Tra uírtú e opzione fondamentale, Urbaniana University
píeni di buchi? Sulla validitá delle norme morali, in 5. GOERTZ‐C. WHTING, ed., Amoris Press, Cittá del Vaticano 2016, p. 192: <<Il rímando ad un'interíorítá personale mai del
laetilia. Unpunto di ¡volta per la teología morale?, San Paolo, Cinisello Balsamo 2017, p. t u t t o compiuta chiede di avvicinarsi alla personasoggetto come homo mbtor che, nel
144: <<Il p u n t o centrale &chela morale non &qualcosa d)imposto, di estraneo o persino corso della vita terrena tende ad una píenezza raggiungibile solo nella futura uníone
costrittivo; &piuttosto qualcosa di riconosciuto, approvato e sensato. Essa, pertanto, & totale con Cristo. In questo cammino, il credente si trova in medias res: egli ha gía dona‑
imprescindibílmente riferita al roggetto morale e alla rua corcíenza con ímpegno autono‑ to sestesso nella totalita della sua persona (tota) e, 9110 stesso tempo, la sua condizione
mo. Certo, essa n o n si limita alla coscienza soggettiva ma deve intendersi al contempo storica fa si che questo dono non sia ancora del t u t t o attuato (non totaliter). Ognr
gnipro‑
come responsabilitá comunitaria e sociale». cesso di crescita personale n o n si presenta mai come omogeneo». La differenziazione fra
208 VIDAS BALÓIUS MATRIMONIO, OGGI 209
venta-md1cazíone va tenuta presente per una comprensione realistica e nuclei scelti da analizzare in chíave dell'ermeneutica morale segnalata,
una corretta ermeneut1ca morale della complessa realtá matrimoniale. ritenuti paradigmatici e costitutiví della realtá matrimoniale e finora ve‑
riñcatesi nella loro validitá: relazionalitá in quanto dimensione costituti‑
va dell'essere persona umana; amore come logica qualiñcante eticamen‑
3. Matrzmonzo, una con¡ígurazíone dinamica: z'l reale verso l'ídeale te una relazione interpersonale; storieitá come dimensione dinamica e
costitutiva del vissuto matrimoniale biograñco; condizioni di possibilitá
Cercando di ripensare la coniugalitá vissuta nel matrimonio nella della scelta matrimoniale in termini di scelta di vita; fecondítá come
sua struttura etico-antropologica e teologica la quale, grazie al processo realtá transigniñcante tutte le dimensioni del rapporto interpersonale
attivo di assunzione iniziale sufficíente a livello della coscienza morale fondato sull'amore.
del coniugi (co-coscienza), aprirebbe verso una comprensione della di‑
men51one etica di questa realtá evocata, traducendosi in una capacitá di
offnre_ continuamente l'orizzonte di senso, e di rendere operante una 3.1. Relazionalitá
mtenzronalitá portante in quanto presupposto fondante (condz'tz'o sine
qua non) per un matrimonio come forma di vita insieme responsabile Il punto di partenza nell'indagine intrapresa non puó non essere la
e nuscita, sembrava ragionevole di proporre come costitutivi i cinque costituzione relazionale dell)essere umano in quanto l'esistenza perso‑
nuclei di attenzione‐approfondimento. nale ‐ inter‐personale, condizione di possibilitá e universo della genesi
Come ¿:gia stato fatto notare, la presente ríflessíone viene avviata del fenomeno morale stesso. A questa veritá costitutiva dell'esistenza
con 11presupposto che tutte le realtá che saranno analizzate in segui‑ umana, rinvia e trova il suo fondamento teologico ed etico-antropolo‑
to, non vanno intese come sussistenti in quanto grandezze pienamente gico anche la realtá matrimoniale come u n o dei modi caratteristici di
comprute etotalmente deñnite maesistono realmente (reale) nella ten‑ strutturarsi della relazione interpersonale.
510ne verso la pienezza (ideale), come requisiti gia operanti al livello Infatti, l'atto di creazione, di cui il culmine &l'essere umano plasma‑
del senso, riconosciuto a sufñcienza e assunto, vigente nell'insieme della to nella differenza maschio-femmina (cfr. Gn 1,27), &l'atto relazionale
stona comune (passato‐presente-futuro) e da ri-scoprire e da costruire fondante, gratuitamente posto nell'amore e per amore da Dio Creatore.
dl continuo attraverso una cura dell”interioritá sempre piu libera e con‑ Grazie a questa relazione dialogica e costituente, l'uomo ¿:consegnato
sapevole per una riuscita biografia responsabile di coppia. La proposta in esístenza come un essere di natura costitutivamente relazionale ed ¿:
dunque si inserisce all'interno della realtá interpersonale ormai com‑ costituito persona”: niente di autenticamente umano puó trovarsi fuori
provata e nello stesso tempo necessariamente vissuta nella tensione fra della veritá di questa realtá di relazione. Tale sapienza fondamentale,
gia e piu ancora, fra esserci gia reale e voler esserci sempre di piu effet‑ con il linguaggio costituente-simbolico, é espressa gia nel testo della
t1vamente presente e aperto verso il compimento definitivo dell'umano Genesi: <<Non &bene che l'uomo sia solo: gli voglío fare un aiuto che gli
autentico, possibíle solamente nel futuro escatologico. sia simile» (Gn 2,18). Di conseguenza, l'essere umano ‐ creatura per‑
Riconoscendo i possibili limiti della scelta operata, sono cinque i sonale ‐ pub essere se stessa solamente essendo-in‐relazione-con-un‑
simile, cioé essendo in relazione ínterpersonale“.
l'lmpeg_no della totalitá di persona in questo mondo non compiuta mai totalmente rínvía
al pen51eroaspiratore di ]. Fuchs proposta nel suo scritto Tbeologia moralís general:”: ” Cfr. V. BALÓIUS, Relazionalz'tá come paradigma etica, in 8. BASTIANEL, ed., Tra
11, l_ºontific1a Universitas Gregoriana, Romae 1966-1967, p. 215. : <<Homo spiritualis per, possibilítá e límití. Una Teología Morale in ricerca, Il Pozzo di Giacobbe, Trapani 2012,
opuonem fundamentalem in centro personae de seipso ut toto disponete quidam potest, pp. 145-155.
sed _non totaliter, cum non_sít pur‐us spirítus atque tantum successive per plures actas se ºº Avvinccnte ¡: il modo di esprimersí a proposito nell'AL 12 dove, con il rícorso
reahzet». Cfr. moltre le 1nd1caz10ni nella n o t a n. 15. ai testi biblici, si parla dell'<dnquietudine dell'uomo che cerca “un aiuto che gli corri‑
210 VIDAS BALÓIUS MATRIMONIO, OGGI 21 1

Alla ven'tá della realtá relazionale costituente appartiene anche il di possibilitá e presupposto fondante per il loro futuro umanamente
dato fondamentale riguardante l”essere umano in quanto creatura che riuscito. Tale evento fondamentale si tradurrá in un atteggíamento ge‑
vive la sua condizíone personale-relazíonale n o n come l'umano indiffe‑ nerale di accoglienza dell'altro, creando una pre‐comprensione e una
renziato masolo a partire dalla e nella differenza del suo essere maschio pre‐decisione necessaria per una dialettica di accoglienza dell'altro in
o femmína (uomo o donna)”, e cioé dal suo essere costitutivamente quanto altro e assumendo la forma di una logica portante t u t t o il vi‑
sessuato e come tali necessariamente costítuito in una rete di relazione. vere e agire interpersonale: Paltro ‐ per il fatto stesso del suo esistere
A questo punto si puó percepire meglío il senso del come e perché, fra ‐ e da accogliere. Tale atteggiamento, mentre rimanda alla costítuzione
tutte le forme di relazioni interpersonali possibilí, trova il suo senso la relazionale stessa di un essere umano, una volta assunto in coscíenza
realtá matrimoniale in quanto rappresenta una conñgurazione teologí‑ (co‐coscienza) inizia a plasmare il fondamento reale per una relazio‑
camente edantropologicamente fondata, comunemente affermatasi nel‑ ne interpersonale dialogica, aperta per il dinamismo del suo ulteriore
la storía, assumendo la forma determinata di una scelta di vita insieme tematizzarsi/strutturarsi in positivo verso una relazíone interpersonale
vissuta come progetto comune del compimento umano tendenzialmen‑ dialogaleºº.
te riuscito. A tale profonditá trova i suoi presupposti, almeno implíci‑ Non ci si puó dunque meravigliare del fatto che l'importanza fon‑
tamente, anche la dimensione sacramentale del matrimonio: rappresen‑ damentale della relazionalitá, riletta in chiave etica, sia riscontrabile
tando una relazíone interpersonale fra persona umana e persona umana nell'insieme della proposta dell'Amorz's laetz'tía. Adottata nell'ambito di
(io‐tu), intesa nella sua unicitá e complementarietá maschile-femminile, sessualitá, matrimonio, amore nella famiglia, l'importanza della relazio‑
il matrimonio, proprio in forza di essere una struttura relazionale inter‑ nalítá viene indíviduata come passaggio <<dalla morale sessuale all'etica
personale, anche e prima di t u t t o attinge il suo senso ultimo dalla veritá di relazione», indicando quest'ultima quale una delle urgenze del mo‑
di fede del personalismo trinitario come realtá fontale e fondante, espli‑ mento”.
citata nel mistero del rapporto Cristo-Chiesa”.
Tenendo conto che lo spazio interpersonale, cioé la presenza del ” A questo punto si vuole precisare che con <<dialogico» si intende la capacita ge‑
tu dell'altro in rapporto al mio ¡o, sia luogo originario della moralitá, nerale di relazione, comumcazrone/d15corso fra due; con <<díalogale»mvece si riferisce
aun volere tendenziale di una reale e m u t u a conoscenza con intento veritiero, da parte
ambedue le persone che intendono orientarsí verso la scelta di vita ma‑ di entrambi ínterlocutori, di trascendere i limiti del proprio línguaggío particolare-co‑
trimoniale devono conoscere e riconoscere, al livello di coscienza, la municativo entrando nella realtá nuova del comune linguaggio simbolico di comunione.
La prima nozione dunque & riferita al fatto della presenza di un certo tipo di struttura
relazionalitá come veritá costítutíva del loro essere e come condizione relazionale, la seconda invece alla qualitá della struttura relazionale il senso di cui sara
svíluppato in seguito. Cfr. M. BUBER, Il pn'ncípz'o dz'alogíco e altri raggx', San Paolo, ( l í n i ‑
sponda” (Gn 2,1820), capace di rísolvere quella solitudine che lo disturba e che non & sello Balsamo 2014; C. SPARACO, Martín Buber, dall'lo al Tu, la ¡volta del rivolgem', in
placata dalla vícinanza degli animali e di tutto il creato. L'espressione origina_1e ebraica Díalegestbai. Rivirta telematíca difíloso;ía, 18/2016 [inscrito il 30 luglio 2016], httpsz//
ci rimanda a una relazione diretta, quasi “frontale” ‐ gli ecchi negli occhi ‐ in un dia‑ mondodomani.org/ dialegesthai/csº7.htm; P. SGROI, L'altro come eccezíane: Ricoeur e
logo anche tacíto, perché nell'amore i silenzi sono spesso piu eloquenti delle parole. E Lew'nas a confronta, in <<Dialegestai. Rivista telematica di filosofia», 15/2013 [inscrito il
l'incontro con un volto, un “"tu che riflette l amore divino ed e “il primo dei beni, un 28 dicembre 2013], https://mondodomani.org/dialegesthai/p50l.htm
aiuto adatto a lui e una colonna d'appoggio” (Sir 36,,26) come dice un saggio bíblico». ” Cfr. K. HILPERI, Etica della relazz'one quale necersítá del momento. R:]lerrione te‑
27Cfr P. SEQUERI, L' etica ela profezía di una chtesa 'famzliare”, 10. ologico-morale, dottrz'na ecclesiale epratica pastorale, in Amorís laetitzh», in S. GOERTZ‐C.
º” II termine adoperato attz'nge al fondamento saldo e la fonte della natura sacra‑ WITHNG, ed., Amoris laetz'tz'a. Un punto di molta per la teología morale?, San Paolo, Ci‑
mentale del matrimonio, rimanendo tuttavia consapevoli della differenza fra perfezione nisello Balsamo 2017, pp. 199-202. Il cambiamento a w e n u t o ¿:indicate come apertura
della realtá fondante e i limiti del vissuto esistenzíale concreto. Cfr. AL 122: <<Tuttavia, verso un'altra prospettiva in rapporto a quella precedente, típica della moralc sessuale:
non &bene confondere píani differentí: non si deve gettare sopra due persone limitate <<il punto decisivo non &Fesperienza individuale dí píacere, che richiede cette regole per
il tremendo peso di dover riprodurre in maníera perfetta l'uníone che esiste tra Cristo essere vissuta, néla possibilitá dí avere una prole, mal'interazíone eil legame sociale che
e la sua chiesa, per-ché il matrimonio come segno implica “un processo dinamico, che possono essere espressí, approfonditi e fatti durare nel tempo con un'intimitá grande, in
avanza gradualmente" (FC 9)». certi casi anche incondizionata, ma che possono anche deteriorarsi, venire imposti e usati
212 VIDAS BALÓIUS MATRIMONIO, OGGI 213

La relazionalitá come parametro dell'umanamente autentico &quin‑ diverso da mein quanto individualitá unica e irripetíbile. Il carattere
di diretta c o n t r o qualsiasi atteggiamento di n o n accoglienza, contro tendenzialmente incondizionato di tale scelta indica la presenza in essa
qualsiasí forma di a‐relazionalitá o rifiuto dell,altro (causati dall'inte‑ di tutta la persona voluta per sestessa: affetto e sentimentí, volontá e ra‑
rioritá non-dialogica, dal “monologo” di chiusura in sé o di ripiega‑ gione, possibilitá e 1imiti, esplicito e implícito, presente e futuro ‐ t u t t o
mento su se stessi), contro la logica dell'egoismo il quale, come una della persona amata &oggetto di scegliere. Si tratta, infatti, dell'interio‑
forma dell'individualismo palese o mascherato, sarebbe una minaccia rita decisionale attuata (: attuantesi in termini di opzione morale fonda‑
operante sin da questo livello fondamentale diventando una delle cause mentale positiva, l'efñcacia esistenziale della quale si rispecchia nella
di insuccesso del vivere insieme e della validitá stessa della scelta imma‑ logica di gratuitá tendenzialmente operante come pre‐comprensione e
gmata. pre-decisione in relazione con l*altro. La stessa scelta, profonda e tota‑
lizzante, dell'altro realizzata ¡n persona Cbrz'rtz' per un credente raggíun‑
gelo spessore dell'opzione fondamentale cristiana”.
3.2. Amore gratuíto come logica qualiñcante la relazione interpersonale Vista la ricchezza esistenzíale ei dinamismi propri della realtá matri‑
moniale, &stato rítenuto utile proporre alcune sottoh'neature per evitare
La relazione interpersonale, una volta riconosciuta ed assunta in qualsiasi fraintendimento possibile nella comprensione e nell'interpre‑
coscienza come modo fondamentale d'essere persona umana, informa tazione dell'amore autentico inteso in termini della logica di gratuita,
positivamente il vissuto intero dei soggetti implicati traducendosi in un Prima di tutto, la gratuita evocata n o n va intesa come un universo
atteggiamento generale di donazione-accoglienza recíproca, denomina‑ interiore pienamente deñníto e perfettamente funzionante, mava vista
ta al livello etico amore autentico. Nella vita coniugale riuscita il para‑ piuttosto come realtá tendenziale, dinamica, sempre da verificare e da
m e t r o evocato, acondizione che sia assunto in coscienza da parte della formare, anche se gia veramente operante al livello del criterio di ricerca
coppía, si costituisce la realtá imprescindibile e il fondamento portan‑ del bene in quanto bene, e cioé per il bene stesso, ció che nell'ambito
te. Dal p u n t o di vista morale, l'aggettivo autentico riferito al sostantivo riguardante il matrimonio si traduce nell'accrescere della sinceritá nel
amore in quanto qualiñcante il rapporto interpersonale, rinvia alla logi‑ voler relazionarsi con l'aitro in quanto altro (e cioé, sempre meno per il
cadí gratuita operante nella profonditá di coscienza everificabile grazie beni/valori che Faltro ha, e sempre di piu per il Bene/Valore che l'altro
alla validitá del principio d'imparzialitá e alla operativitá della regola di e). Il senso trasmesso contrasta la logica opposta del privilegio di sé,
uníversalizzazíone”. esplicitamente oppure implícitamente operante secondo il criterio utili‑
Nell'ambito analizzato di coníugalitá l'amore gratuito quindi si taristico‐edonistico che cerca il presunto “bene” esclusivamente perché
traduce e si incarna necessariamente in una ricezione incondizionata &utile o piacevole, che esalta il proprio “io” fino a renderlo ¡1p u n t o di
dell'altro, accolto in quanto altro nella sua totalitá, cioé nel suo essere riferimento ultimo e risolutivo di ogni decisione operata, inclusa la sed‑
uguale a me considerando la sua dignitá di persona e nel suo essere ta dell'altro, anche in caso del matrimonio pensato. Le attenzíoni ora
offerte invitano certamente a uno sguardo realistico sulla vita matrimo‑
per ingannare, umiliare e sfruttare. Nell”etica della relazione, quindi, gli argomenti princi‑ niale, inclusa la sua tappa preparatoria, senza permettere di immaginare
pa]i n o n sono l esperienza del piacere sessuale ela demanda a quali condizioni e con quali le due logiche opposte evidenzíate come vissute dalle persone implicate
intenzioní la sua ricerca possa essere appagata legittimamente. Essa affronta piuttosto la
dinamica e la qualita dei rapporti e della sessualita come mezzo di comunicazíone con al‑
tre persone. Studia inoer anche cio che unisce le persone in relazione, cioé amore evita in ºº Cfr. S. BASHANEL, Una opzíone fondamentale di fede-carítá, in G. COFFELE‐G.
comune, enon subito eindipendentementeda ció queste persone come dotate di funzioni GATH, ed., Problemi moralí dei gz'ovam' oggz', Roma 1990, pp. 65-79; K. DEMMER, Op‑
biologiche procreative e funzioni sociali di assistenza», z'bid.,p..201 zíone fondamentale, in F. COMPAGNONI‐G. PIANA‐S. PRIVITERA, ed., Nuovo dizionario dz"
” Cfr. R. G … , Valori, norme efede crzlrtzlma. Introduzzone alla etica Álora/ica e teología morale, San Paolo, Ciniseilo Balsamo 1999“, pp. 854-861; C. ZUCCARO, Teologia
teologíca, Marietti, Casale Monferrato 1982, pp 98‐ 116 moralefondamentale, cit., pp. 277-305; V. BALÓIUS, L'agire, cit., pp. 119‐140, 217-218.
214 VIDAS BALÓIUS MATRIMONIO, OGGI 215

secondo il principio t u t t o o niente, oppure secondo il contrasto chiaro di I. Kant35 ammette e giustiñca l'eventualítá che qualcuno possa essere
fra bianco e nero. Il termine “tendenziale” adoperato in precedenza & anche un mezzo per l'altro, a condizione pero che si continui a ricono‑
la nozione che ci tiene collocati nel reale, il quale pero &anche e sem‑ scerlo sempre come fine in sé. Per dire altrimenti, essere utile l'uno per
pre ció che tende verso Pideale, p u r n o n raggiungendolo pienamente”. l'altro n o n dice tout court il privilegio di sé, la gratuitá mancata, la stru‑
Quelle che &richiesto, non e lo stato puro della logica operante senza mentalizzazione, il non rispetto della dignitá, la depersonalizzazione.
inciampi; ció che ¿ richiesto & il volere vivere nella logica di gratuita, Non per puro caso allora per esplicitare il senso della gratuita dell'a‑
e quíndí nella logica dí amore; inoltre, ció significa volere veramente more, in quanto una delle speciñcazioni imprescindibilí della vita co‑
e sempre p i ú sinceramente volerlo, giorno dopo giorno, e con questa niugale tendenzialmente ríuscita, &destinato l'íntero ampio capítolo IV
persona concreta ‐ unica einsostituibile ‐, scelta della mia vita e per la
L'amore nel matrimonio dell'Amorz's laetz'tz'a (nn. 89-164). In una ma‑
niera molto attenta e realistica &proposta una rilettura del testo 1 Cor
vita. Tutto ció fa parte del significato dí amare“.
13solítamente conosciuto come Inno all'amore. Vivendo la bellezza ma
Inoltre, ricordando la deñnizione della logica di gratuita che rinvia
anche la complessítá del rapporto coniugale, l'amore gratuito in forza
al criterio della ricerca del bene ‐ voluto “in quanto bene” oppure “per
della sua capacitá totalizzante (<<Tutto scusa, t u t t o crede, t u t t o spera,
il bene stesso” ‐ e costituisce il senso dellºamore gratuito (l'amore co‑ t u t t o sopporta») non solo rispecchia la logica assunta ma rende capaci
níugale incluso), ¿:necessario rilevare che tale affermazione non nega in <<di far fronte a qualsiasi cosa lo possa minacciare» ( A L 111).
alcun modo il fatto che il bene scelto (i beni/valori particolari dell*altro, Si puó dunque concludere che la qualitá etica della relazione in‑
l'altro come Bene/Valore) sia anche il mio bene, cioé il bene per me. terpersonale (amore gratuito) qui sottolineata & volta c o n t r o la logica
La precisazione fatta apporta la chiarezza dovuta per n o n confondere di parzíalitá (privilegio di sé), di qualsiasi forma di n o n accoglienzá
il signiñcato contestualizzato del “mio” o “per me” con la logica del dell'altro (rifiuto esplicito, ma píuttosto la presunta “accoglienza a con‑
privilegio di sé criticata, portando in questo modo allínterpretazione dizione”) in quanto strumentalizzazione o cosificazione dell'altro, tutte
completamente errata delle scelte personali fatte e della qualifica morale le manífestazioni dell'egoismo come logica portante il vivere ed agite,
della persona ‐ soggetto di tali scelte: come sela persona onesta n o n po‑ contro settoríah'zzazione dell'atteggiamento di fondo (secondo il crite‑
tesse mai scegliere niente che fa bene ed &bene per lei! Il senso corret‑ rio estetíco, economico, raziale ecc.), c o n t r o la frammentazione della
tamente inteso della seconda formulazione delfimperativo categorico persona e tutti i comportamenti disintegrantí in quanto non-relaziona‑
l i “ . In termini riassuntivi si potrebbe dire ‐ c o n t r o l'opzione morale
” A questo punto si rinvía alla nota n.15 e le differenze dei livelli evocati, con le fondamentale tendenzialmente negativa, cíoé in caso di un cristiano ‑
rípercussíoní di talí dístínzioní sulla comprensione della vita matrimoniale in quanto vissuta come se Cristo non fosse presente nella sua vita…
realtá dinamica, esistenziale-vissuta e umanamente límitata, non perció resa impossibilc
come percorso ríuscito. La capacita dí amare ‐ riconoscere l*a.ltro in quanto altro e accoglier‑
“ E veramente molto eloquente di proposito il testo dell'AL 113 che cerca di m e t ‑ lo nella logica tendenzialmente gratuita ‐‐&quindi l'impronta dell'z'mago
tere insieme ¡ límití umani e la capacitá-ímportanza di cogliere la totalitá della persona:
113: <<non &neppure l'íngenuitá di chi pretende di non vedere le difñcoltá ei punti de‑
Dei nell'uomo, l'unica creatura dotata di <<cuore», ragíone e volontá,
boli dell'altro, bensi &l”ampiezza dello sguardo di chi colloca quelle debolezze e quegli
shain nel loro contesto; ricorda che ta]i difetti sono solo una parte, non sono la totalitá ” Cfr. I. KANT, Fondazione della metafísica dei cortumz', Laterza, Bari‐Roma 2009,
dell'cssere dell'altro. Un fatto sgradevole nella relazione n o n ela totalitá di quella rela‑ pp. 67-68.
zione. Dunque si pub accettare con semplicítá che tutti siamo una complessa combina‑ ºº Papa Francesco nel suo testo dell'AL mette in guardia in varíe riprese c o n t r o i
zione di luci e ombre. L'altro non ¡: soltanto quello che amedafastidio. E molto pii1 di fenomeni negativi ele deformazioní della relazione ínterpersonale: contro il rapporto di
questo. Perla stessa ragione, non pretendo che il suo amore sia perfetto per apprezzarlo. dominio ( A L 19, 155), c o n t r o la percezione dell'altro come impedimento per soddísfare
Mi ama come &e come pub, con i suoi limítí, maii fatto che il suo amore sia imperfetto le aspirazioní personali (AL 34), c o n t r o la non totalitá, e cioé la mancata implicazione
non significa che sia falso o che n o n sia reale. E reale, ma 1ímitato e terreno». della totalitá dí persona nella presunta relazione amorevole ( A L 113).
216 VIDAS BALEIUS MATRIMONIO, OGGI 217

orientate a riconescere gratuitamente e scegliere il bene e il vero. Tale divenire sterico, senza ínterpretare la relazionalitá in caso del rapporto
capacita ricenosciuta come parte costitutiva del proprio ¡o e la scelta interpersonale gratuito come una realtá biograñca che implica le libertá
in coscienza dí amare diventa perció la via esclusiva in perxona Christi personali nella loro respensabílitá per il future comune. Solo la visio‑
per una piena auterealizazione umana grazie all'assunzione censapevele nesterice-dinamica fa parte quindi dell'approccie realistice alla vita di
nella libertá responsabile della sua logica di carita: per discernere, porre coppia in quanto riuscita e risponde all'esigenza delfeggettivitá morale
in esistenza e vivere le relazioni autentiche, persenalizzanti ‐ con Dio, per i giudizi valutativi corretti nella ricerca dei percorsi migliori verse la
con l'altro essere umano, con sestesse e con il mondo. Per una persona realízzazíone progressiva della biografia di vita in comune. Il realismo
sposata ‐ con il suo partner di vita. qui evecato si propone come orientamento oggettivante‐dinamico verse
la realtá relazionale vissuta, centro una <<morale fredda da scrivania»
(AL 312): ogni elemento eticamente rilevante va valutato solamente in
3.3. Storieitá e visiene biograñca del vissuto matrimoniale quanto contestualizzate anche dal p u n t o di vista storíce‐biegrañco”.
La coppia che vive una relazione coniugale deve dunque confrontar‑
Come & stato accennate precedentemente, la giusta comprensiene si di continuo con i multiformi movimenti all'interno della propria sto‑
della realtá matrimonialein quanto presuppeste necessarie per la vita ce‑ ria. Infatti, ogni vissuto effettiv0 comporta í vari cambiamenti inevitabili
níugale tendenzialmente riuscita, rinvia alla consapevelezza che tale con‑ che richiedone una verifica: da un late, avvenuti nella fattualitá della
cretezza fa parte dell'esistenza umana in questo mondo, con i suei pregi realtá eggettiva (nel quadro specíñco di bio-evoluzione ‐ cambiamenti
e limiti, vissuta come steria-bíografia gia iniziata e ancora da completare dinamismi bielogici-ñsielogici speciñcí alla condizione umana; prospet‑
congiuntamente nella tensiene ‐ sette l'aziene di grazia ‐ verse la sua for‑ tiva di evoluzione tecno-scientiñca ‐ nueve acquisizioni al livello della
madefinitiva da n'cevere come dono nel compimento dei tempi”. pessibilitá d'intervente sul dato naturale), dall,altro late, soptaggiunti
L'ímportanza attribuita alla stericitá sicuramente non & casuale, e nella condizione eggettiva dei seggetti implicati (crescíta attraverso le
neppure rappresenta una scelta semi-ideologica. Essendo essa la dimen‑ tappe di sviluppo psico-affettivo; grado diverso di maturitá raggiunta
siene costitutiva dell'uomo”, nessuna realtá umana, incluso il rapperte della coscienza merale, grazie ai cambiamenti reali nella censapevolezza
dí coppía nel matrimonio, pue essere pensata senza considerare il suo e nella libertá, e di conseguenza ‐ conla capacita di moralitá accresciu‑
ta, manifestantesi nella competenza interpretativa-valutativa dei valerí
” E interessante notare che una simile attenzíone fa parte dell'ultime paragrafo umani stericamente situati e nella capacitá di respensabilitá per la bio‑
dell'Amoris laetítia 325, in un certo modo diventande pregrammatica: <<nessuna fami‑
glía &una realtá perfetta e confezionata una volta per sempre, ma richiede un graduale graña/pregetto di vita in comune, percepita come sensata e da portate
sviluppo della propría capacitá di amare. C?: una chiamata cestante che proviene dalla avantí in mode tendenzialmente riuscite). Il dinamismo dell'attuazione
comunione píena della Trínitá, dall'unione stupenda t r a Cristo ela sua Chiesa, da quella responsabile della libertá per la storía-biegraña congíunta apre verse
bella comunitá che ¡: la famiglia di Nazareth e dalla fraternitá senza macchia che esiste
t r a ¡ santi del cielo. E tuttavia, contemplare la pienezza che n o n abbiamo ancora rag‑ una ricca varietá delle forme espressive, stericamente condizionate e
giunto ci permette anche di relativizzare il cammino storico che stiamo facende come particolareggiate dal p u n t o di vista delle biegrafie concrete, che incar‑
famiglie, per smettere di pretendere dalle relazieni ínterpersonali una perfeziene, una
purezza di intenzioni e una coerenza che potremo trevare sole nel Regne definitive.
nano il vissuto autentico dell,amere coniugale di ogni coppia secendo
Inoltre ci impedisce di giudicare con durezza colore che vívono in condizioní di grande
fragilitá. Tutti siame chiamati a tenere viva la tensione verse qualcosa che va oltre noi ” Cfr. K. HILPEKT, Etica della relazí0ne quale necessítá del momento, cit., pp. 213,
stasi e i nostri límiti, e ogni famiglia deve vivere in questo stimolo cestante». 215: <<prima si guarda la situazione attuale delle famiglie, e solo dopo si richiamane
” Cfr. ]. FUCHS, Storícítá e norma morale, in ID., Rz'cercando la uerz'tá morale, Cimi‑ e si díscutene alcune questioni dí fondo della dottrína, e iniíne si passa a proporre
sello Balsamo 1996,pp. 80-101; D. ABIGNENTE-S. BASTIANEL, Le w'e del bene.Oggettz'm'tá, dei percorsi pastorali». Inoltre: <<Il rispetto per la biografia di persone, che vívono una
st01icitá, íntmoggettívitá, Il Pozzo dí Giacobbe, Trapani 2009, pp. 149-186. relazione, hala precedenza sul ricendurle aun gruppe di persone con prohlemi».
218 VIDAS BALÓIUS MATRIMONIO, OGGI 219

le possibilitá corrispondenti all*oggettivitá delle soggettivitá implicate4º. 3.4. Condizioni di possibilitá per la scelta di vita matrimoniale
Anche l'ideale verso cui si tende realmente si crea nella concretezza del‑
la realtá di ogni coppia sposata. Si tratta dunque dell'ideale reale41 in Nella tradizione teologico-morale la percezione della coniugalitá
quanto esso suscita e viviñca i processi d'integrazione edi crescita verso come storia e biografia personalizzata rinvia alla visione del matrimonio
un rapporto di coppia sempre piú maturo di cui si diventa sempre piu inteso in termini della scelta di vita da portare avanti in quanto vocazione‑
consapevoli per assumerlo in coscienza nella libertá sempre piú libera‑ progetto, comune edefinitivo, del vivere insieme“. Anche sealcune delle
ta e perció liberante l'altro circa la sua capacita di essere responsabile premesse etico-antropologiche eteologiche di una tale scelta írrevocabíle
realmente. sono gia state analizzate presentandoi tre nuclei precedenti, vanno appro‑
La concezione storico-biografica del matrimonio e dell'amore co‑ fondite le condizioni di possibilitá di un simile decidersi per un legameº.
niugale si offre come rimedio necessario contro la sua visione astorica Infatti, il matrimonio, tra tutte le scelte di vita tradizionalmente ricono‑
e statica, essenzíalistica e eccessivamente ontologizzata, permettendo sciute, dal punto di vista etico-antropologico, socio-politico/ístituzionale e
di compiere un passaggio dall'etica atemporale e transculturale42 alla teologico“, hala sua configurazione relazionale specifica, assumendo pure
morale relazionale-esistenziale, storicamente incarnata, maggiormente la forma istituzionalizzata e sacramentale del?umanamente autentico.
inculturata e bíograñca“. A livello etico-antropologico il matrimonio si profila quindi come realtá
interpersonale fondata sull,amore recíproco, gratuito etotale, diventando
l'espressione concerta della relazione fra persone che, grazie alla forza
dello stesso amore “totalizzante” (implica la totalitá della persona nel suo
impegno verso tutta la persona dell'altro) e integrante (visione biograñca
“' Cfr. V. BAL¿IUS, Conflitto di valori e dea'rione oggettiva, cit., pp. 173-200. di sestesso e dell'altro: passato, presente, futuro), acquista nel rapporto
" Cfr. K. HILPERT, Etica della relazione quale necessitá del momento, cit., p. 216: coniugale le t r e connotazioni dinamiche tradizionalmente riconosciute'":
<<L'ideale del matrimonio da questo punto di vista non e una costruzione di idee astrat‑
te dove nella realtá quasi tutti sono destinati a fallire, ma una guida per il lavoro di (1) l'impegno interpersonale esclusivo-inclusivo in quanto una delle hasi
relazione e per l'amore virsuto. Il compito della Chiesa non &primariamente quello di
stigmatízzare sviluppi attuali o di tentare di “pretendere di importe norme con la forza '“ Amorír laetitia, da una parte, propone un'interpretazione dell'ideale del matri‑
dell'autoritá” ( A L 35; cfr. 37), ma & quello dí “presentare le ragioni e le motívazioni monio come <<unione t r a un uomo e una donna, che si donano recíprocamente in un
per optare in favore del matrimonio e della famiglia” ( A L 35; cfr. 57)». Riconorcere la amore esclusivo e nella libera fedeltá, si appartengono Eno alla m o r t e e si aprono alla
storicitá come costilutiva dell'umano autentica fa parte delle condiziom' necerrarie per una trasmissione della vita, consacrati dal sacramento» ( A L 292), dall'altra pero fa ricordare
simile opzione. <<che il matrimonio non pub intendersi come qualcosa di concluso. L'unione & reale, &
“ Cfr. S. GOERTZ-C. WImNG, Un punto di svolta per la teología morale?, cit., p. 13. irrevocabile, ed & stata confermata e consacrata dal sacramento del matrimonio. Ma
” Cfr. AL 3: <<Infatti, <de culture sono molto diverse tra loro e ogni principio gene‑ nell'unirsi, gli sposi diventano protagonisti, padroni della propria storia e creatorí di un
rale […] ha bisogno dí essere inculturato, sevuole essere osservato e applicato». Inoltre progetto che occorre portate avanti insieme» ( A L 218).
si veda: S. Gomrz -C. WH'XING, Un punto di molta per la teología morale?, cit., pp. 35‑ 45La crescente preoccupazione riguardo a una tale possibilitá, che viene sempre píú
45;]. SCHUSTE.R, Verso un nuovo modello di magirtero pontzfcio?, cit., pp. 189-196; HJ . esplicitata nel mondo attuale, al tempo suo aveva espresso bene Klaus Demmer; <<Di fron‑
POTTMEYER, Popolo di Dio in cammino. La comprensione della cht'esa di papa Francesco te ad essa, si hail timore che l'uomo non possa piu costringersi e legarsi in maníera defini‑
come cbiave di lettura di Amoris laetitia, in S. GOEKIZ-C. WITI'ING, ed., Amoris laetitia. tíva, data la mutevolezza delle sue strutture storiche. Possiede la necesaria conoscenza di
Unpunto di ¡volta per la teología morale?, San Paolo, Cínisello Balsamo 2017, pp. 251‑ séper osare un simile passo talmente compromettente?», in ID., La decisione írrevocabile.
252. Nell'ultimo testo viene sottolineata la consapevolezza della Chiesa sulla necessitá Rifle_trionisulla teología della scelta di vita, in <<Communio» 16(1974), p. 991.
non solo di valorizzare l'uniformitá della traditio masoprattutto di ispirare <<un compor‑ 46Cfr. K. DEMMER, Fondamentidi etica teologica, Cíttadella Editríce, Assisi 2004,
tamento cristiano adeguato e dettato dalle situazioni» parlando alle coscienze dei fedeli. pp. 318-336.
La Chiesa, per essere efñcace nel suo compite di evangelizzazione, deve riconoscersi 47Cfr. V. BALÓIUS, Famiglia, matrimonio, in B. KANAKAPPALLY-K. ACHA1UA‐G. SABET‑
nella sua forma storica riconoscendo anche l'accettazione responsabile dei cambiamen‑ TA-M. ITURBE, ed., Dizionario Hindu-Cristiano. Luog/Jiper il dialogo interreligszo, UUP,
ti: eccleria remper refomanda. Cittá del Vaticano 2017, p p . 312‐3 13.
220 VIDAS BALCIUS MATRIMONIO, OGGI 221

e il tradursi del “monogamico”: esclusivo in quanto amore, inteso come vita si propone anche come istituzionalizzata: e un'espressione pubbli‑
dinamismo del recíproco donarsi-riceversi fra due persone che, a lívello ca, con il riconoscimento da parte della collettivitá, dell'impegno reci‑
della specificitá etíco‐antropologica e teologica, gia riempie totalmente lo proco eresponsabile per il futuro della societá e dell'umanitá stessa, con
spazio di relazíone coniugale senza lascíare posto per qua1cuno ancora in i diritti ei doveri derivanti.
piu; inclusivo in quanto amore “totalizzante” che implica necessariamen‑ Inñne, tale scelta di vita trova la pienezza della sua veritá nella real‑
te, come dinamismo-apertura aggregante, la realtá biografica ‐ passato, tá sacramentale in quanto rinvia al modello paradigmatico del rapporto
presente, futuro ‐ delle persone irnpegnate nel redigere la biografia co‑ vissuto fra Cristo e la sua Chiesa51 raggiungendo cosi anche il suo senso
mune; l'amore non chiuso entro “le mura domestiche” ma sempre anche globale grazie all'uniñcazione fra le dimensioni personale-interpersonale,
aperto agli altri, alla societé, all'umanitá,in deñnitiva, a Dio; (2) l'impegno sociale, ecclesiale-comunitaria, teologale, cioé fra ímmanenza sempre
írrevocabile come caposaldo della sua “indissolubilitᔓz rinvia all'amore aperta verso la trascendenza rendendo quest'ultima tanto tangine quan‑
totale che díventa anche definitivo in quanto esprime la scelta di tutto to l'amore coniugale &vissuto in maniera tendenzialmente riuscita”.
ció che colma e ultima l'esistenza terrena; si tratta dell'amore che, grazie Pensare il matrimonio come scelta di vita, quindi, vuol dire ríferir‑
alla capacita di accrescere nel scegliere tutto dell'altro e noni frammen‑ si all'incontro con l'altro vissuto come evento di coscienza che si tra‑
ti, si vive secondo la verita antropologica ed evangelica come paziente, sforma nell'essere affascinati dalla vocazione proveniente dalla persona
e cioé che m o n avrá mai fine»”; infme (3) lºimpegno complementare‑ dell,altro, dalla sua veritá e bellezza riconosciute dame e per me: l'altro,
fecondo che tradizionalmente fonda la specificazione antropologica del‑ grazie alla forza attrattiva dell'autenticitá sperimentata, diventa la veri‑
l'“eterosessuale””z in quanto si tratta dell'unica forma dell'amore aperto tá insostituibile della mia storia personale. Con il riferimento a questo
verso la pienezza della sua feconditá, inclusa la proliñcitá di tutte le di‑ Demmer scrive: <<E su questo terreno che affonda le radici e cresce la
mensioni costitutive dell'essere umano, parte inseparabile dell'incontro vocazione personale. Egli [colui che decide] sceglie, quindi, se stesso,
interpersonale pienamente compiutosi; si tratta infatti dell'incontro fra ma non nelFisolamento solipsistico, quanto piuttosto, e contemporane‑
due persone in quanto tali ‐ ragione, volonta, lívello sensibile‐affettivo amente, nel legame a qualcosa che sta fuori e di fronte al soggetto e che
‐ vissuto anche a lívello biologico‐sessuale, con la possibilitá intrínseca viene riconosciuto ed accolto liberamente come appartenente all'irri‑
oggettiva dell'apertura alla nuova vita. nunciabile veritá di sestesso»”. Interpretando l'affermazíone proposta,
Al lívello socio-politico ed economico il matrimonio come scelta di si potrebbe precisare: quel qualcosa che “sta fuori e di fronte”, in rap‑
porto al quale si opera la scelta di vita matrimoniale, alla fine &sempre
“ Cfr. AL 163: ((La relazíone intima e la recíproca appartenenza devono conser‑ qualcuno ‐ la persona che ho incontrato e, con aiuto di molteplici espe‑
varsi per […] decenni, e questo comporta la necessita di ritornare a scegliersi a piú rienze vissute del passato, ho riconosciuto come unica. L'ímportanza e
ríprese. […] Non possíamo prometterci di avere gli stessi sentimenti per tutta la vita. Ma
possíamo certamente avere un progetto comune stabile, impegnarci ad amarci e a vivere la forza dinamica di conoscere-riconoscere l'altro nella sua singolaritá &
unití finché la m o r t e non ci separí». In seguito il testo sottolinea il carattere non statico trasmessa in modo suggestivo nella celebre esclamazione di Sant'Ago‑
ma dinamico dí tale impegno <<Il vincolo trova nuove modalitá ed esíge la decisione di stino: Tu autem eras interior intimo meo el superior summo meo“. Una
ríprendere sempre nuevamente astabilirlo. Non solo pero per conservarlo, maper farlo
crescere. E il cammíno di costruirsí giorno per giorno» ( A L 164). simile esperienza vissuta nell'incontro con l'altro-umano, possibile solo
” 1 Cor 13,8.
5“ Cfr. P. SEQUERI, L'etica e la profezía di una chiexa “famílz'are”, cit., p. 10: <<La ” Cfr. Ef5,25: <<amate […], come Cristo ham a t e la Chiesa ehadato sestesso per lei».
differenza dell'uomo e della donna, infatti, díetro alla quale non si puó regredire verso ” In tale prospettivala vita matrimoniale&paragonabile allaverítá responsabilízzante:
l'antecedente n e u t r o di un umano índifferenziato, mette fuorí gioco ogni autosufñcien‑ <<il regno di Dio &in mezzo a voi» (Lc 17,21).
zaindividuale della comprensione dell'umano come autocoscienza e autorealizzazione. ” K. DEMMER, La decísíone írrevocabíle, cit., p. 992.
E anche ogni autoreferenzialitá narcisistíca dell'amore che muove il mondo e crea la 54S.AUGUSTINUS, Confesiones,3, 6, 11 (PL 32): <<Tu invece eri piñ interno della mia
storm». intimitá e piu alto della mia sommitá».
222 VIDAS BALÓIUS MATRIMONIO, OGGI 223

in forza dell'amore totale: volontá, ragione, affetto, permette di sñorare individuale, ei limiti percepiti ‐ un impedimento morale per vívere la
il divino, Dio che & Dio Amore”, e partecipare realmente nel mistero scelta come deñnitiva; oppure in chiave positiva riconoscendo, da una
di Cristo”. parte, il dono delPaltro-scelto di una tale grandezza per essere coito
Va sottolineato che la scelta di vita matrimoniale, come qualsiasi come senso e compimento della propria autorealizzazíone solo nella
altra opzione vitale, tocca l'ultima profonditá decisionale essendone vita insíeme, dall'altra parte ‐‐ rimanendo limiti creaturalí in quanto
l'espressione e tematizzazione. Essa perció, per essere realmente effi‑ parte costítutiva dell'esistenza umana, trasformati pero a livello mo‑
cace etendenzialmente riuscita, non puó che essere un atto profondo, rale in una possibilitá di vita pienamente riuscita con questo altro,
totale;7 e percíó irrevocabile. E per questa ragione che tale scelta rac‑ portatore di senso deñnitivo del percorso comune su questa terra.
chiude inevitabílmente la verítá ela continuitá della storia esistenziale Le attenzioni suggerite si contrappongono a t u t t e le forme difetto‑
delle persone che formano una coppia. A questo p u n t o pero, soprat‑ se, rudimentali e non autentiche dell'impegno interpersonale, incluse le
t u t t o tenendo conto della storieitá e dei limiti oggettivi dei sogget‑ varíe forme di convivenza irresponsabili o tendenzíalmente derespon‑
ti ímplicatí, sorge una legittima domanda sull'eventualitá dell,errore sabílizzanti.
nell'operare la scelta ele sue conseguenze. Demmer la contempla ín‑
terrogandosi: <<se l”errore compiuto tocca l*essenza della scelta o sesi
¿:insediato solo alla periferia?». La risposta va ricercata, secondo lui, 3.5. Amorefecomlo: dal senso totale alla ricerca delle sue espressioni corrette
in termini seguenti: <<proprio qui si ha la difñcoltá di stabilire ció che
a livello della veritá personale ha significato essenziale o inessenzíale. <<L'amore dá sempre vita»ºº: con questa frase paradigmatica si en‑
Di fronte a questi aspetti emerge immediatamentela questione ultima‑ tra nella ricerca del significato dell'ultimo nucleo costitutivo della realtá
mente decisiva: quali possibilitá di comportamento rimangono ancora matrimoniale.
a colui che ha sbagliato? L'errore &correggibile all*interno del legame Ricordando quanto &stato esposto in precedenza, si pub conclude‑
istítuzionale o & necessario un superamento dei suoi confini?». Segue re che Famore coniugale ‐‐ a condizíone di prendere forma‐espressíone
la conclusione importante: <<Comunque si risolva concretamente que‑ speciñca della realtá relazionale riconosciuta costítutíva dell'uomo,
sto problema, sullo sfondo sta innegabilmente la dottrina del male specíñcata dall'atteggiamento dialogale portante, responsabilmente
minore»”. Non si puó dunque prescindere da una esigenza di onestá: assunto in coscienza in quanto condizíone necessaria del rapporto in‑
di riconoscere che ogni scelta ¿»sempre anche un compromesso di terpersonale costruttívo, tendenzialmente ricercato e costruito in modo
valori e comporta necessariamente un'esclusione”. Dipenderá molto incondizionato e senza riserve secondo il criterio d'imparzialitá e ca‑
dalla maturitá del rapporto ínterpersonale, e cioé dalla maturitá delle ratterizzato dalla logica di gratuita e altruismo operante nel dinamismo
persone relazionate, quale lettura sará adottata: in chiave di limitazio‑ del donarsi-ricevere recíproco, vissuta in termini di una storía-biograña
nee perdita, díventando l,altro una presenza limitante la realizzazione irrepetibile della coppia sposata, gia realmente avvíata e da redigere
íncessantemente, giorno per giorno, crescendo a livello personale-ín‑
” Cfr. 1Gu4,8. terpersonale, sperimentata interiormente a livello decisionale profon‑
“ Cfr. AL 164: <<il matrimonio &un segno “storico” per coloro che cammínano
sulla terra, un segno di Cristo terreno che accettó di unirsi a noi e si donó fino a donare do come la scelta-progetto di vita in comune, unica e insostituibile, da
il suo sangue». portate avanti con aiuto della grazía sacramentale in quanto esístenza
” Cfr. ]. FUCHS, Ersere del Sígn0re. Corso dí teología morale fondammtale, PUG, sensata e tendenzialmente riuscita ‐ & sempre amore fecondo. Quindi,
Roma 19962, pp. 263-268; V. BALCIUS, L'agíre, cit., pp. 89-93, 122-125, 147‐150.
” K. DEMMER, La decirz'one z'rrevocabz'le, cit., p. 995. tutte le dimensioni della persona, inclusa quella affettiva ed erotica che
” Cfr. K. DEMMER, Fondamenti¿li etica teologz'ca, cit., pp. 370-276; V. BALÓIUS, Con‑
flitto di valori e deciszbne oggettíua, cit., pp. 191-200. “ AL 165.
7‐24 VIDAS BALÓIUS MATRIMONIO, OGGI 225

ritrova la sua collocazione corretta, partecipano necessaríamente alla fe‑ Pensando alle manifestazioni della vita coniugale piu concrete, ritoma
conditá dell'amore“. l'insegnamento tradizionale sull'unitá inscindibile dei due significati‐ uniti‑
Anche tutti i comportamento concreti ‐‐ in quanto prolungamento vo eprocreativo ‐- dell'atto coniugale. Si deve riconoscere che a causa della
interpretativo e tradursi della disposizione interiore evocata ‐, per esse‑ lettura staccata, tale dottrina spesso rimaneva esposta (e cerre volte comí‑
re sensati e corretti, dovranno dunque essere necessariamente relaziona‑ nua a esserlo) alle interpretazioni riduttive, perché troppo “biologistiche”‑
li-dialogali, cioé scaturire dall'amore essendo frutto tangibile della sua isiologiste, con una sottolineatura eccessiva della ñnalitá procreativa, rende‑
feconditá. Si potrebbe dire: vivere muovendosi all'interno di una simile va difñcoltosa la proposta di un'argomentazione piú raggiungibile e percíó
logica come realtá fontale, significa amarsi. Di conseguenza, solamente piú convincente. Una volta inscrita nella visione globale sopra esposta della
all'ínterno di una tale visione unitaria di persone che si amano e condi‑ realtá matrimoniale, con la questione centrale del senso e della capacita di
vidono per amore enell'amorela loro esistenza, pub essere colto il senso libertá responsabile,la coniugalitá va intesa come espressione palpabile del‑
globale della vita matrímoniale feconda, il senso della feconditá.
la relazione interpersonale autentica caratterizzata in termini dell'<<índma
Alla luce della veritá allargata riguardo alla feconditá dell'amore
comunitá di vita e d'amore»“, frutto dell'amore fecondo, e cioé della do‑
coniugale, si dischiude meglio anche il significato vero della sponsalitá
nella prospettiva della genitorialitá responsabile: <<il legame intrínseco nazione recíproca, totale eincondizionata, espressione della scelta esclusiva
tra amore coniugale e generazione della vita»ºº. Dai riferimenti impor‑
e irrevocabile, relazione interpersonale complementare aperta anche alla
tanti su tale legame, certamente con il linguaggio proprio a ogni epoca, feconditá biologica, tuttavia non istituita <<soltanto per la procr&zione»“.
&tracciata anche la tradizione del secolo scorso della Chiesa “. Nella prospettiva presentata l'approccío offerto nell'Amorís laetz'tia com‑
porta un cambiamento importante: non ordine funzionale della natura ma
“ Sull'importanza delle varíe dimensioni della sessualitá umana per il vissuto co‑ il senso come criterio di riferimento“.
niugale positivo e riuscito, cfr. ]. DOMINIAN, Sexualin and Interpersonal Relationship, L'atto coniugale dunque per essere umanamente autent1co deve
in].A. SELL1NG, ed., Embracing Sexualz'ty: Authority and Experience in Catholic Church,
Ashgate, Burlington, VT 2001, pp. 12-15; T.A. SALZMAN-M.G. LAWLER, Sexual Ethicr:A portare il senso del linguaggio dialogico, aperto al nuovo lemma (diver‑
Theological Introduction, Georgetown University Press, Washington, DC 2012, pp. 47‑
86. Si vedano anche ¡ paragrafi dell'AL 145: sull'importanza e signiñcato del desiderio; cosa, senza indebite riserve o calcoli egoistici. […] E ancora amore fedele ea' erclu_rivo
150-152: sulla dímensione erotica dell'amore; 153‐156: sulla possibilitá dell'attuazíone fino alla morte. […] E ínñne amore fecundo, che n o n si esaurisce t u t t o nella comumone
non-autentica e disumana, manipolatríce e violenta, della sessualitá. dei coniugi, ma&destinato a continuarsi, suscitando nuove vite» (Humanae vitae 9).
“ AL 68. 64Cfr.G551. __ . _
“ E indímenticabile l'apporto del Concilio Vaticano II: <<Per la sua stessa natura “ GS 50. Secondo Konrad Hilpert si, in Amoris laetz'tz'a 125 il testo concrhar_e dl ri‑
l'istituto del matrimonio e l'amore coniugale sono ordinati alla procreazione e alla edu‑ ferimento non viene semplicemente ripreso rinviando solo ai due scopi del matrimonio
cazíone della prole e in queste trovano il loro coronamento» (GS 48). E da sottolineare ‐ amore recíproco eprocreazionc ‐ presentandoli di pati importanza esenza gerarchxz‑
che la procreazíone & riferíta alla natura stessa dell'amore coniugale autentico e il suo zazione ma, grazie all'omissione del ripetuto riferimento alla procreazxone, e modiñche
compímento in quanto perfezione umana della realtá relazionale che trova la sua fonte apportate permette di cogliere un maggior risalto della rec1proc1ta dell amore. Cfr. ID.,
nell'amore divino sempre fecondo, creante e salvante (cfr. GS 50). In una simile pro‑ Etica della relazíone quale necesrítá del momento, cit., p. 204.
spettiva dialogico‐relazionale si inserisce anche il pronunciamento del papa Paolo VI “ <<Il concilio Vaticano II ci dice che la sessualitá deve prendere una forma
sull'amore coníugale ela sua capacita di generate la vita: <<Per mezzo della recíproca veramente umana, cioé “da persona a persona” (GS 49). Qui non si parla pu] d_1_una
donazione personale, loro propria ed esclusiva, gli sposi tendono alla comunione del‑ finalitá naturalistica che permea la sessualitá. Perció proseguire sulla scia del concibo in
le loro persone, con la quale si perfezíonano a vicenda, per collaborare con Dio alla un approccio decísamente personalistico, come fa Amorís laetítia, non haa che _vedere
generazione e alla educazíone di nuove vite» (Humanae vitae 8). Il legame intrínseco con il fatto che uno pretenderebbe di non defmire piu quello che ¿lec1to_o_ n o n e lec1to
fra amore coníugale e generazione ¿:esplicitamente espresso anche attraverso le sue fare. Solo che il criterio & cambiato. La base delle istanze morali incondmonat_e _non e
caratteristiche, richieste dalla veritá stessa della coniugalita, eproposte in un ordine non piu costituita dall'ordine funzionale della natura, madaun ordine personale dl r i c e r c a
accidentale, almeno dal p u n t o di vista del senso: <<E prima di t u t t o amore pz'enamente del senso», in A. AUTIERO‐S. GOER1'Z, A proposito dí duhhz', efron" edzrtxnzzont. Una post‑
umano, vale a dire sensibile e spirituale. […] E poi amore totale, vale a dire una forma fazz'one, in 5. GOEKIZ-C. WIT'I'ING, ed., Amorz'r laetítia. Un punto di molta per la teologza
t u t t a speciale di amicizia personale, in cui gli sposi generosamente condividono ogni morale?, San Paolo, Cinisello Balsamo 2017, p. 268.
226 VIDAS BAL€IUS MATRIMONIO, OGGI 227

so dall'io e dal tu, pero n o n senza ¡0 e tu), che nasce dalla gratuita del la proposta in continuitá con la tradizione personalistica dell'Amorz's la‑
dialogo che trascende verso l'accoglienza incondizionata dell'altro‐terzo etz'tz'a: <<Ció che n o n & lecito ha a che fare con tutto ció che lede la dignitá
(“gerútori‐generanti-generato”) e il dialogo‐discorso fra noi. delle persone, offende ¡ loro diritti e ferisce la loro integritá corporea»º7.
Qualsiasi segno sponsale comunicativo, incluso l,atto coniugale in
quanto la piú speciñca espressione della piu intima unione fra due per‑
sone in t u t t e le loro dimensioni costitutive, non pub quindi che apparire 4. Breve nflesxí0ne conclusz'va
come apertura continua alla possibilitá di un nuovo vocabolo, e cioé al
dono della nuova vita. Invece, qualsiasi ísolamento liberamente scelto o Dintento della riflessíone proposta era quello di <<presentare il ma‑
chíusura arbitraria alla relazione dialogíca contraddice la norma morale trimonio piu come un cammino dinamico di crescita e realizzazione
fondamentale di accoglienza gratuita eincondizionata dell'altro, rispec‑ che come un peso da sopportare per tutta la vita» ( A L 37), esponendo
chia la presenza dell'egoismo possibilmente radicato nell'edonismo, <<le ragioni ele motivazioni per optare in favore del matrimonio e della
compromettendo perció l'autenticitá dell'amore coniugale eil senso del famiglia» ( A L 35) e rimanendo sempre nella logica dell'<<ínvito a per‑
suo essere fecondo. correre la m'a carítatz's» ( A L 306). Un approccio suggerito vede come
A questo p u n t o diventa evidente la centralita della libera e consa‑ centrale lo spazío dato alle coscienze delle persone sposate“: a quel
pevole responsabilitá dei coniugi per l'unitá nella continuitá dell'intero processo dinamico e continuo che richiede del tempo per una sempre
víssuto sponsale fondato sull'amore coniugale e per la coerenza delle maggiore maturazione nella comprensione della realtá matrimoniale e
sue specifiche espressioni concrete. Nel contesto presentato si ricolloca nella capacitá di sceglierla e di costruirla, giorno dopo giorno. In tale
anche l'argomento gia accentato della genitorialitá responsabile che si prospettiva dunque prende la sua importanza la presentazione del ma‑
propone come realtá costitutiva e contínuitá del senso della feconditá trimonio nella sua tensione contínua fra ideale e reale, senza dimenti‑
sponsale, il quale pero rinvia necessariamente all'oggettivamente possi‑ care mai che il víssuto coníugale &sempre delle persone reali che vivo‑
bile degli sposi. no il loro tendere verso la píenezza dell'umano autentico, veramente
La lettura proposta apre verso il senso dell'atto coniugale sempre voluto secondo le loro reali capacita einadeguatezze, pregi e limiti, ma
fecondo ‐ in quanto espressione della feconditá dell'amore preceden‑ anche con la possibilitá sempre presente di credere nel dono-amore da
temente analizzata e la sua capacita di donare la vita, e cioé vivificare, parte di Dio‐Amore, la grazia dí cui n o n puó mancare mai.
nutrire e tallegrare la vita della coppia ‐ c o n t r o qualsiasi forma di chíu‑ L'amore coniugale, certamente e per fortuna, &dinamico all'interno
sura o d'isolamento (“ solo unitívo” egoistico) in quanto deformazione/ dei nuclei della propria veritá ed e perció che muta a livello delle forme
distruzíone della realtá dialogale: il “presunto dialogo” fra due individui
“chiusi in sé” in realtá si trasforma in due monologhi autoreferenziali “7 Vista una alta sensibilitá riguardo alle questioni trattate, e probabilmente
pensando ai dubbí oppure anche le contestazíoni possibílí, gli autori aggiungono:
e ríspecchiano la logica portante dell”egoismo e del privilegio di sé a <<Certo che esistono ptecetti morali assoluti. Ma 0%un considerevole dibattito nella
discapito dell'altro. Infatti, ascoltarsi ammirandosi da parte di ognuno, teología morale a proposito della questione se tutti quelli atti, che nei recenti pro‑
senza mettersí al recíproco ascolto reale, e egoismo possibilmente radi‑ nunciamenti del magístero ‐ sotto l'influsso del pensiero neoscolastico in t e m a dí
sessualitá e matrimonio ‐ vengono ascrítti a questa classe di precetti, realmente vi
cato nell'edonismo, anche sefosse víssuto in due. Tale potrebbe essere
appartengano in quanto atti intrínsecamente cattivi», íbid.
il vero “pericolo” del significato unitivo isolato perché il principio del “ Papa Francesco parla esplicitamente sulla centralita della eoscienza e la sua for‑
piacere autoreferenziale n o n eun principio etico. mazione correttezza: <<Stentíamo anche a dare spazío alla coscíenza dei fedelí, che tante
Per concludere, va ricordato e ripreso come paradigmatico per la volte rispondono quanto meglio possibile al vangelo in mezzo ai loro limití e possono
portate avanti il loro personale discernimento davanti a situazíoni in cui si rompono
comprensione corretta di quest'ultimo ‐ quinto nucleo, il cambiamento tutti gli schemi. Siamo chiamati aformare le coscienze, non a pretendere di sostituirle»
dell'attenzione avvenuta grazie al mutamento del criterio, percepito nel‑ ( A L 37).
228 VIDAS BALÓIUS

e della forza espressíva, aprendosi all,esígenza etica di pensare il piú e AUTORI


il meno. Esso pero rimane immutabíle a lívello del suo senso etíco-an‑
tropologico e teologico profondo. Tale senso, una volta recíprocamente
riconoscíuto in coscienza in uesto altro, rimane l'orizzonte portante
t u t t a la esistenza in comune. con questo signiñcato che l”amore <<é
un faro sempre ñsso, […] non & soggetto al tempo, p u r se rose e labbra
e gote dovranno cadete sotto la sua curva lama», &questo l'amore che
<<resiste al giorno estremo del gíudizio»º'ºº. L'amore ‐ mutabílitá ímmuta‑
bile ‐ ¿:gia trovato, e sempre da rícercare...

VIDAS BALCIUS, sacerdote della Arcidíocesí dí Vilnius (Lituania), &


dottore in medicina. Ha conseguíto il Baccalaureato in teología all'Instz'‑
f u t Catholíque di Parígi, la lícenza e il dottorato presso la Pontificia
Universitá Gregoriana, specializzandosi in teología morale. Professore
straordinario presso la Pontíñcia Universitá Urbaniana e professore in‑
vitato presso la Pontificia Universitá Gregoriana.

GIORGIO BAKTOLOMEI, psicoanalista (gía Membro Associato della Societá


Psicoanalítica Italiana) e responsabile del Servizio díPsicoterapia Familiare
del Consultorio Familiare “Al Quadraro” di Roma. E stato responsabile del
Consultorio Adolescentí di via Angelo Emo della ASL Roma E. Docente
dí “Psicodinamica del legami familiari” nel Diploma di teología prati‑
ca con specializzazíone in pastorale famíliare nella Pontificia Universitá
Gregoriana.

PAOLO BENANTI, francescano del TOR, docente di neuroetica, bioetica


e teología morale familiare nella Pontiñcia Universitá Gregoriana e co‑
ordina il Diploma in teología pratíca con specializzazíone in pastorale
familiare.

GIUSEPPE BONFRATE, presbítero dell'Arcídiocesi di Taranto, professore



»

dí teología dogmatica nella Pontificia Universitá Gregoriana, ínsegna


sacramentaria e temí dí matrimonio e famíglía nel Diploma in teología
pratica con specializzazíone in pastorale famíliare.
” Cfr. W SHAKESPEARE, Sonetto 116.
230 AUTORI AUTORI 231

MARIA CRUCIANI, docente di teología morale matrimoniale nella zione Bíblica Italiana, della New Testament Society e del Colloquium
Pontificia Universitá Gregoriana e nella Pontificia Facoltá Teologica Oecumenícum Paulínum. Dirige <<Supplementi dí Rivista Biblica
dell'1talia Meridionale. Insegna etica della relazione coniugale e spiri‑ Italiana» (EDB) e i Libri Bíblící per il Nuovo Testamento (Paolíne).
tualítá coníugale nelDíploma in teología pratíca con specializzazione in
pastorale familiare. E ímpegnata ínsíeme al maríto nel servízio ecclesiale GIOVANNI SALONIA OFMCAP, psicoterapeuta, docente nella Pontificia
nell'ambito della pastorale famí]íare e della spiritualítá coníugale Universitá Antonianum, all'Universítá Sacro Cuore di Roma, nel
Diploma in teología pratica con specialízzazione in pastorale famíliare
GIAMPAOLO DIANIN, presbítero della Díocesí dí Padova, attualmente alla Pontificia Universitá Gregoriana eall'Istítuto San Paolo (Catania).
rettore del Seminario Vescovile. Docente dí teología morale e pastorale Dírettore Scuola di Specialízzazione in Psicoterapia HCC-Kaíros
della famíglia nella Facoltá Teologica del Tríveneto. (Ragusa, Roma e Venezia); direttore del Master di secondo lívello in
Pastoral Counsellíng (con Universitá Sacro Cuore di Roma). Dírettore
LUCA MAZZINGHI, presbítero della Arcídiocesí dí Firenze dove &parroco del Consultorio Famíliare Oasí Cana (Palermo).
a Bívigliano, & professore ordinario dí sacra scríttura nella Pontíñcía
Universitá Gregoriana e ínvítato nel Pontificio Istituto Bíblico. Dal HUMBERTO MIGUEL YÁNEZ S], gesuita argentino, direttore del Dípartí‑
2012 ¿:presidente della Assocíazíone Biblica Italiana. mento di teología morale e del Diploma in teología pratica con specia‑
lízzazione in pastorale familiare nella Pontiñcía Universitá Gregoriana
STELLA MORRA, docente dí teología fondamentale nella Pontificia dove insegna teología morale fondamentale, teologale e famíliare.
Universitá Gregoriana, e di introduzíone alla teología nel Centro
“Alberto Hurtado” e nel Diploma in teología pratica con specialízza‑
zione in pastorale familiare. E socia fondatríce del Coordínamento delle
Teologhe Italiane.

EMILIA PALLADINO, specialista in dottrina sociale della Chiesa, insegna


temi legati alla famíglía con particolare attenzione alla condízione fem‑
minile nel Diploma in teología pratíca con specializzazíone in pastorale
famíliare e nella Facoltá dí Scienze Sociali nella Pontiñcía Universitá
Gregoriana.

BASILIO PETRA, presbítero della díocesi dí Prato, & ordinario dí teolo‑


gia morale nella Facoltá Teologica dell'ltalia Centrale (Firenze) 6 pro‑
fessore associate di morale ortodossa nel Pontificio Istituto Oríentale
(Roma). Dal 2014 &preside deH'ATISM, Associazíone dei Teologí mo‑
ralisti italiani.

ANTONIO PUTA, presbítero della diocesí dí Lucera Troia, ordinario dí


nuovo testamento nella Pontificia Universitá Lateranense e ínvitato
nella Pontificia Universitá Gregoriana. Inoltre ¿:membro dell'Assocía‑
15. AMERICO MIRANDA, Santa Sede e societá delle Nazioni. Benedetto XV,
Pío XI eil nuovo internazionalisma cattolico
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Nuova 3erie 17. IGNAZIO SANNA (ed.), Educare nella postmodernitá
18. RAFFAELE MENARINI, VERONICA MONTEFIORI, Nuovz' orizzontidella psi‑
cologia del sogno edell'immaginario collettivo
19. NICOLA LONGO, Studi Dantescbi. Da Francesca alla Trinitá
20. CLAUDIO SINISCALCHI, Immaginidella desoczkzlizzazione. Il cinema ame‑
ricano dell'etica classica all'etica postmoderna (1960-2000)
21. FABIO TOGNI, Sapere religione cattolica. Datie sz'gnzfícato di una ricer‑
. IGNAZIO SANNA (ed.), L'etica della comunicazione nell'era digitale ca. Introduzíone di Giuseppe Benagna. Postfazioni di]ames Orga‑
2. ROBERTO GATII, Rousseau. Il male e la politica nisti ed Elio Damiano
. LUCA LECIS, Chz'exa esocietá in Sardegna. Trasformazioni economic/…te 22. PAOLO TRIANNI, William Skudlare/e, Cristo e l'Aduaita. La mistica di
e mutamenti sociali dal dopoguerra al postconcilio. Introduzione di Henri Le Saux tra cristianesz'mo ed induismo
Alberto Monticone 23. FABIO TOGNI, Il riscatto dal tragico. Il giovane Gentile e l'agire peda‑
. EDITH STEIN, Il problema dell'empatia. A cura di Elio Costantini edi gogico (1875-1915)
EdÁ<líssgálllge Costantini. Prefazione alla seconda edizione dí Ange‑ 24. LUCA MICHELETTA, ANDREA UNGARI (edd.), L'Italia e la guerra di Li‑
bia cent'anni dopo
. ANTONIO SABEITA (ed.), Ambula per bominem et pervenies ad Deum. 25. ANTONIO RUSSO (ed.), Cornelio Fabm eFranzBrentano. Per un nuovo reali‑
Studi in onore di S.E Mons. Ignazio Sanna sma
ANCELOWCHELE DE SPIRITO, Le api e la penna. Antonio María Tan‑ 26. ELIANA VERSACE, Paolo VI e <<Avvenire». Una pagina xconoxciuta nel‑
no¡a entomologo e agiografo del Settecento la storia della Chiesa italiana
. PAOLO TRIANNI, Il Crixto di tutti. Tbez'lard de Cbardin e le religioni. 27. ANNALISA DI NUZZO, Il mare, la torre, le alici: il caso Cetara. Una co‑
Prefazioní di Ludovico Galleni munitá mediterranea tra ricostruzi0ni della memoria, percorximigratori
. RUTH NORRINGTON, Alfombra di un Santo. Lady Alice More. A cura e turismo sostenibile. Presentazíone di Claudio Azzara. Prefazione di
di Giuseppe Gangale Domenico Scafoglio
. GABRIELLA SEVESO, Maternitá e vita familiare nella Grecia antica 28. ALFREDO CARLO MORO, Vivere nella storia. Scritti di impegno civile
10. FRANCESCO TANZILLI, Per la donna contro le donne. Margaret Sanger e ed ecclesiale. A cura di Tiziano Torresi. Prefazione di Paola Gaiotti
lafondazione del movimento per il controllo delle nascite. Prefazione De Biase
dl Mana Bocci 29. GIOVANNI BOTTA - CECILIA DE CARLI (edd.), Per quale bellezza? L'e‑
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stemolagie contemporanee a confronta
, Stampa:
MEDIAGRAF - Noventa Pad. (PD)

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