AUGUST
FRANZEN
BREVE STORIA
DELLA CHIESA
Nuova edizione
Queriniana
Titolo originale:
August Franzen,
Kleine Kirchengescbichte
2006 riveduta e ampliata
(24a edizione dell'opera)
by Verlag Herder, Freiburg im Breisgau
2007 riveduta e ampliata
2009 ( 1l a edizione italiana)
by Editrice Queriniana, Brescia
via E. Ferri, 75 25123 Brescia (Italia/UE)
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ISBN 9
88 399 2862
Premessa
Premessa
Dopo 40 anni dalla prima edizione della Breve storia della chiesa
- dalla maggior parte degli interessati conosciuta come il Franzen
- viene cos messo in mano alle lettrici e ai lettori un compendio di
storia della chiesa ancor oggi di grande utilit.
Bruno Steiner
Roland Frohlich
Dalla Prefazione
alla prima edizione del 1965
Una Breve storia della chiesa non pu contenere tutto. Essa deve
porsi necessariamente dei limiti e operare una selezione dalTinsieme della materia. Ma una scelta sempre soggettiva e si potr
quindi chiedere perch un argomento sia stato trattato e un altro,
invece, omesso. LAutore assicura che non mai proceduto in modo arbitrario e che, nella sua esposizione, ha voluto dar risalto soprattutto alle grandi linee direttrici storico-teologiche, cercando
sempre di elaborare le questioni attuali della storia della chiesa alla
luce della pi recente ricerca scientifica. Non esistono, infatti, tab
nella storia della chiesa. I cosiddetti temi scottanti non sono stati
perci mai evitati, ma trattati piuttosto con cura tutta particolare.
Ovviamente - nella maggior parte dei casi - essi sono tanto complessi che non possono essere pienamente compresi senza uno studio pi approfondito del contesto storico contemporaneo in cui
ebbero vita. Soltanto Finter verit storica conduce, infatti, alla
piena conoscenza e allesatta valutazione.
Friburgo, ottobre 1965
August Franzen
parte prima
Lantichit cristiana
Da Ges di Nazaret
alla svolta costantiniana (fino al 311)
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lelismi con il dio solare Mitra (Smith, 1911), con Teroe dellepopea
babilonese Gilgamesh (Peter Jensen, 1906), con la figura mitica
del dio salvatore che muore e risorge (Richard Reitzenstein e altri).
Si ritenne che limmagine della vita e dellinsegnamento di Ges,
delineata dai vangeli, dovesse essere interpretata come uneco personificata delle aspirazioni sociali delle masse oppresse (Albert
Kalthoff, 1902).
Tutte queste teorie oggi sono state abbandonate e si sono mostrate totalmente prive di validit scientifica. Avremmo quindi anche potuto fare a meno di ricordarle, se esse non continuassero ancora a sopravvivere nella propaganda del comuniSmo marxista.
Furono, infatti, Karl Marx e Friedrich Engels che - sposando le
idee radicali del loro contemporaneo Bruno Bauer - trasmisero
queste opinioni antiquate al comuniSmo attuale, che continua a
diffonderle senza spirito critico.
Di ben altro peso si rivelarono invece le ricerche e gli attacchi
mossi, in nome della critica del testo, dalla teologia liberale del XIX
e dellinizio del XX secolo alla verit e allattendibilit storica dei
vangeli. Nel frattempo, lesegesi biblica moderna, operando sul testo sacro con maggiore scrupolosit e acribia e servendosi di un
metodo criticamente pi esatto, ha ricollocato lintero problema su
nuove e pi solide basi. R. Bultmann (t 1976), con i suoi saggi sulla
demitizzazione del Nuovo Testamento, ha guidato alla conoscenza del complesso pensiero della primitiva comunit cristiana e della sua tradizione, che confluirono nella sacra Scrittura. Abbiamo
cos imparato a distinguere la forma espressiva mitica, condizionata dal tempo, propria a molti testi scritturistici, dal loro contenuto essenziale e a liberare da quel rivestimento (= entmythologisieren, demitizzare) il loro nucleo storico fondamentale, con le istanze centrali del messaggio neotestamentario sullopera divina di saivezza in Ges Cristo. Altre ricerche, fondate sul metodo della storia delle forme (formgeschichtliche Method) e condotte criticamente sulla forma letteraria del testo dei vangeli, cercarono di
estrapolare dal contesto, con maggiore chiarezza, quelle parti e sezioni che costituivano le fonti primarie della vita del Ges storico.
E mentre, da un lato, grazie a queste analisi, furono sconfessate alcune ingenue opinioni, recepite tradizionalmente, che considera
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vita carismatica dei primi cristiani, inizialmente pervasa interamente dallo Spirito, si sarebbe raggelata in norme giuridiche e sanzioni disciplinari mortificanti.
H problema della fondazione della chiesa ancor oggi in primissimo piano nei dibattiti e nei dialoghi ecumenici. Le idee di Sohm
hanno influenzato il pensiero di Emil Brunner (t 1966; Lequivoco
della chiesa, 1951), di Hans von Campenhausen (t 1989; Ministero
ecclesiastico e potere spirituale nei primi tre secoli, 1953,19632) e di
molti altri. Pensiamo quindi sia bene soffermarci un poco su questo argomento e meditare cosa ci dice la sacra Scrittura sulla fondazione della chiesa e sul modo in cui la chiesa primitiva comprese e
attu la volont di Cristo.
I vangeli ci informano, con ricchezza di dati, che !,essenza della
predicazione di salvezza di Ges consiste nella bella notizia del regno di Dio, che si attua in due fasi: 1) in uno stadio iniziale, che
gi cominciato su questa terra con la predicazione di Ges (Le
11,24; M t 11,12) e 2) nello stadio del compimento definitivo, alla
fine dei tempi.
Nasce quindi la domanda: pensava Ges che il primo stadio,
che riguarda noi tutti in modo diretto, dovesse realizzarsi in una
forma solo invisibile oppure anche in forme visibili? In altri termini, voleva Ges che gi in questo mondo apparisse visibilmente un
regno di Dio, articolato e organizzato attraverso precisi ministeri?
La risposta appare alquanto difficile perch, da quanto ci stato
tramandato, non troviamo nessun passo neotestamentario in cui
Cristo abbia espresso direttamente, con una precisa formulazione,
la sua volont di fondare la chiesa. Tuttavia, le testimonianze bibliche e le immagini di cui Ges si serv per caratterizzare la sua concezione di chiesa ci fanno chiaramente comprendere che egli aveva
unidea di chiesa estremamente concreta e che questa sua idea era
perfettamente condivisa anche dagli apostoli.
Quando Ges paragona la sua chiesa a una casa o al suo gregge
(Mt 16,18; 21,42; 1 Cor 3,11;^4/4,11; si veda, inoltre: Mt 26,31 ; Gv
10,16; 1 Cor 9,7), egli ci dice al tempo stesso, con molta chiarezza,
che questa costruzione ha bisogno di un solido fondamento sulla
roccia e che, per la guida del gregge, necessaria la presenza di un
pastore autorizzato. Cristo stesso scelse dalla cerchia dei suoi di
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Per caratterizzare questa comunione di vita dei fedeli con Cristo, Paolo si serve dellimmagine del corpo (1 Cor 12,12ss.), del
quale Cristo il capo e i fedeli le membra (Ef 2,15ss.; 4,12ss.; Col
3,15). Nella chiesa Cristo continua a vivere con la sua incarnazione, redenzione e con il sacrificio della croce e poich la chiesa partecipa del suo essere umano-divino e della sua opera di salvezza,
essa vive anche la sua vita. Paolo, nelle sue lettere, ricorda molto
spesso che la vita, la passione, la morte e la risurrezione di Cristo
non sono per noi soltanto un fatto storico obiettivo, perch abbiamo il dovere, se non vogliamo che Cristo sia morto invano, di vivere la sua vita, di soffrire con lui la sua morte e di divenire partecipi
della sua risurrezione.
La domanda fondamentale che dobbiamo porci dunque la seguente: Che cosa pensate di Cristo? Di chi figlio? (M t 22,42).
E la risposta non potr essere che una risposta di fede: Ges Cristo
il Figlio di Dio! Lincamazione , infatti, il concetto centrale del
cristianesimo. A questo punto, tuttavia, termina la competenza
della pura ricerca storica e incomincia la teologia, la quale richiede
e presuppone una decisione di fede. Dio si incarnato in Ges
Cristo per unire nuovamente a s !,umanit e per poter esserle
sempre vicino. Nella chiesa, in cui il Cristo continua la sua vita,
Dio sincarna nellumanit, al di l di ogni tempo e di ogni popolo,
per condurre tutti gli uomini alla salvezza.
Il pi profondo mistero della chiesa sta proprio nella sua identit con Cristo. Nella chiesa continua lopera che Ges Cristo, uomo-Dio, ha iniziato durante la sua vita terrena, unopera che prseguir fino al compimento nel suo ritorno alla fine dei tempi. La
chiesa lo spazio in cui lincamazione del Logos in questo mondo
si rinnova continuamente. Giustamente quindi Johann Adam Mhler (t 1838) ha potuto parlare dellincessante incarnazione di
Cristo nella chiesa. In questo senso Ja chiesa stessa un profondo
mistero di fede e di salvezza (cfr. Lettera agli Efesini) e partecipa di
quella singolare tensione che esiste fra la santit divina e la debolezza umana. La chiesa riceve la sua divinit, santit e indistruttibilit dal suo divino fondatore; la meschinit, linclinazione al peccato e linstabilit le provengono invece dagli uomini. Questa polarit, implicita nella sua stessa natura, conferisce allesistenza della
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chiesa e al suo operare nella storia qualcosa di singolarmente inquietante. Non soltanto intorno a essa, ma persino nel suo stesso
grembo e nellanima di ciascuno dei suoi fedeli, si svolge infatti
una lotta drammatica fra il divino e Pumano, tra ci che santo e
ci che non lo , fra salvezza e perdizione. Essa chiesa di santi e
chiesa di peccatori e nella sua storia, come nella vita dei singoli fe
deli, questa lotta d origine a continui alti e bassi, a un perenne ondeggiare fra uno stato di elevata spiritualit e una situazione di decadenza, a seconda di come la chiesa esprima dinanzi a Dio, nelPincamazione storica del Logos, insieme a Maria il suo: Ecce ancil
la Domini - Ecco, io sono la serva del Signore (Le 1,38).
Redimere e santificare lumanit: questo fu limpegno preciso
che Cristo volle attuato dalla sua chiesa. La condizione della chiesa
nella storia va quindi commisurata, di volta in volta, al modo e alla
sollecitudine con cui essa ha adempiuto nella sua esistenza terrena
a questo mandato divino. Spesso i mezzi e i metodi di attuazione
sono mutati e hanno dovuto adattarsi alle esigenze concrete dellelemento umano, ma il mandato e il fine restano pur sempre gli
stessi. Lappello, ripetutamente riecheggiato nel corso di due millenni di storia, a una riforma e a un ritorno alla purezza della chiesa
primitiva non pu dunque significare n la pura ripetizione, n il
rinnovamento anacronistico delle forme di vita che furono proprie
della chiesa apostolica, ma soltanto un ripensamento pi attento
del mandato divino originario: la prosecuzione dellopera redentri
ce del Cristo nella sua parola e nel suo sacramento, la compenetrazione del mondo per restituirlo a Cristo.
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costruite secondo il principio dellunit capo-corpo. I ministri sono chiamati e ordinati a rappresentare il Signore invisibile e a prseguire nel suo nome lopera della redenzione, con la parola e il sacramento. Essi soli esercitano le funzioni direttive ministeriali, sia
in veste di apostoli, sia come profeti ed evangelisti al servizio della
chiesa universale, o in qualit di vescovi, presbiteri, diaconi, dottori e pastori a servizio delle singole comunit (1 Cor 12,28; FU 1,1; 1
Tm 3,2ss.). Ovunque regna sempre il principio della successione
ministeriale, derivante direttamente da Cristo e dagli apostoli {suecessio apostolica), secondo i gradi di una precisa gerarchia.
Il ministero non , infatti, in antitesi al carisma, che era conferito
da Dio per lesercizio di particolari servizi e spesso incontriamo
ministri che erano al tempo stesso dei carismatici (2 Cor 8,23; 77;
F/72,25; Rm 16,1; Gal 1,19; 1 Cor 15,7) o, viceversa, dei carismatici
cui era stata affidata la guida di una comunit. Paolo stesso, del resto, era al tempo stesso un pneumatico e un carismatico, perch,
da buon ministro pratico e razionale, sapeva bene che le comunit
che aveva da poco fondate avevano bisogno di una guida pastorale
attenta, realistica ed energica. Nella prassi normale della chiesa i
carismi furono quindi sempre subordinati al ministero. La guida
delle comunit, con landare del tempo, si concentr sempre pi
nelle mani dei vescovi e dei diaconi, e i vescovi, del resto, provenivano dal collegio dei presbiteri, nel quale svolgevano funzioni diretrive come capi e ispettori (eptskopos). In diverse comunit locali
incontriamo, nei primi tempi, parecchi vescovi-presbiteri; in seguito, tuttavia, e non pi tardi del n secolo lepiscopato monarchico si
diffuse ovunque. In questa tendenza al vertice monarchico, che si
manifest assai per tempo nelle singole comunit, si visto giustamente affiorare il principio del primato, che si esprimer pi tardi
nella chiesa universale (Heinrich Schlier, 1 1978).
Allaltissima coscienza di fede della chiesa primitiva e ai suoi
particolari compiti corrispose adeguatamente il gruppo dei puri
carismatici, dei quali si parla tanto spesso. Essi attendevano alla
edificazione della comunit ed erano a disposizione di questuitima per particolari servizi, ma non avevano funzioni di governo.
Abbiamo anche notizia di seri dissidi sorti, di tanto in tanto, fra i
carismatici e i ministri (1 Cor 1; Ap 14,ls.), che tuttavia, alla fine,
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lari dellorganizzazione religiosa ebraica (articolazione della comunit, governo degli anziani, presbiteri e ministri con mandato permanente). Al tempo stesso, per, essa si costitu con gli apostoli in
una comunit indipendente, caratterizzata da una sua propria liturgia che si esprimeva nel grato ricordo (eucharista) e nel rinnovarsi cultuale del sacrificio di Cristo, mentre ... spezzavano il pane nelle loro case, prendendo il cibo con gioia e semplicit di cuore {At 2,46), celebrando cos la santa cena. Da questa comunit di
Gerusalemme ebbero unimpronta decisiva la vita comunitaria,
!ordinamento e la struttura liturgica della chiesa. Verso il 50 d.C.,
il cosiddetto concilio apostolico prese anche la sua prima ardua
decisione, che doveva poi rivelarsi di estrema importanza per il futuro della giovane chiesa, quando stabil che i pagani convertitisi al
cristian esim o n o n erano affatto ten u ti allosservan za d ella le g g e
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sonali a favore della comunit dei fratelli nella fede (At 2,44ss.), suscitarono dapprima la diffidenza e il rifiuto e, infine, anche Paperta
ostilit dei giudei. Si giunse cos al vero e proprio conflitto, originato soprattutto dalla professione di fede nel Cristo, e la lotta divampo con due violente persecuzioni: la prima ondata port alla
lapidazione di Stefano (32-33), alla cacciata dei giudeo-cristiani ellenisti da Gerusalemme e allulteriore persecuzione da parte di
Saulo che poi, davanti alle porte di Damasco, doveva convertirsi
alla nuova fede e divenire, con il nuovo nome di Paolo, uno strumento eletto per la proclamazione del messaggio cristiano {At
9,15s.). La seconda ondata di persecuzione, scatenata dal re Erode
Agrippa I (37-44), vide nellanno 42 o 43 il martirio dellapostolo
Giacomo il Maggiore e limprigionamento di Pietro, che pot evadere dalla prigione solo grazie a un miracolo {At 12,lss.).
Mentre la persecuzione si rivolse essenzialmente contro gli ellenisti, vale a dire contro gli ebrei della diaspora convertiti al cristianesimo, e favor la diffusione del cristianesimo nel mondo, i giudeo-cristiani restarono ancora a Gerusalemme, ove cercarono di
mantenersi nelle buone grazie degli ebrei mostrandosi particolarmente fedeli al culto giudaico e al servizio del tempio. La tregua fu
tuttavia di breve durata e ben presto la lotta si riaccese. Nel 62 o
nel 63, lapostolo Giacomo il Minore fu lapidato. Secondo Flavio
Giuseppe {Antiquitates XX, 9, 1, 4-6) il sommo sacerdote Anano,
approfittando della momentanea assenza del procuratore, durante
la Pasqua dellanno 62 fece denunciare e condannare il fratello
del Signore, la cui attivit missionaria era coronata da larghi suecessi, e con lui altri cristiani, accusandoli di aver trasgredito la legge. Secondo unantica tradizione (Egesippo, in Eusebio, Stor. Eccl.
E, 23,12,10-18), Giacomo fu prima gettato dal tetto del tempio e
poi ucciso da un gualchieraio con una clava.
Allinizio della guerra giudaica (66-70), i cristiani, memori dellammonimento e della profezia di Ges sulla distruzione di Genisalemme (Af/24,15ss.), lasciarono per tempo la citt santa e furono
bollati dai giudei come traditori e apostati. Lodio crescente port,
verso il 100, alla persecuzione ufficiale dei cristiani da parte della
sinagoga. La nuova e ultima insurrezione ebraica contro i romani,
sotto Bar Kochba (132135), inflisse ai cristiani residenti in Palesti
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2. ha comunit di Antiochia
Antiochia, prima comunit di pagani convertiti al cristianesimo
e centro di irradiazione missionaria, acquis fin dai primi tempi
una posizione assai importante. La cosiddetta controversia antioch en a (A t 15; Gal 2,llss.) favor la ch iarificazione dei rapporti
dei giudeo-cristiani verso i cristiani provenienti dal paganesimo.
Purtroppo non conosciamo abbastanza la struttura interna della
comunit e non possiamo quindi dire fino a che punto essa sia stata
determinante per il successivo sviluppo delle numerose comunit
che Paolo, muovendo appunto da Antiochia, aveva fondato nei
suoi tre grandi viaggi, missionari. Evidentemente, la comunit
dAntiochia era composta in maggior parte da membri di origine
non ebraica, tanto che essa non appare pi come una setta giudaica, ma fu indicata per la prima volta come una comunit religiosa
indipendente, composta da seguaci di Cristo, ossia da cristiani
(At 11,26).
Come noto, fu soprattutto Paolo che diffuse il cristianesimo
nel mondo, trapiantandolo dalla terra-madre ebraico-palestinese e
da Antiochia, centro di cultura greco-romana dellellenismo. Dopo
la sua conversione, lapostolo si ritir per tre anni nel deserto arabico per prepararsi alla sua missione e poi, su invito di Barnaba, si
rec ad Antiochia. Con lui, sotto la spinta dello Spirito Santo
(At 13,4), intraprese il suo primo viaggio missionario, che lo condusse a Cipro e nellAsia Minore (Perge, Antiochia di Pisidia, Iconio, Listra e Derbe: cfr. A t 13s.). Nel suo secondo viaggio missionario (attorno al 49/50-52) Paolo si spinse oltre lAsia Minore verso lEuropa, ove fond le comunit di Filippi, Tessalonica, Atene,
Corinto (At 15,26-18,22). U terzo viaggio missionario (attorno al
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giavano molto e nulla vieta perci di pensare che anche Pietro abbia continuato i suoi viaggi, dopo aver fondato la comunit romana. La notizia dei suoi venticinque anni di soggiorno a Roma, che
ci stata tramandata nel IV secolo (Eusebio e Catalogus Liberianus), non merita gran fede e, del resto, non necessario interpretarla quasi affermasse che Pietro abbia dimorato ininterrottamente
a Roma per venticinque anni. comunque assolutamente fuor di
dubbio che Pietro stato a Roma: stanno a testimoniarlo la Prima
lettera di Pietro, che fu scritta a Roma nell'anno 63 o 64 (1 Pt 5,13),
e il suo martirio, avvenuto durante la persecuzione neroniana contro i cristiani, probabilmente nel luglio del 6 4 .1 recenti scavi sotto
la basilica di S. Pietro a Roma tolgono del resto ogni dubbio sul
fatto che il corpo di Pietro sia stato sepolto a Roma; anche se la sua
tomba non stata ancora esattamente identificata e sar difficile
individuarla con precisione fra le tante altre tombe sovrapposte,
abbiamo tuttavia chiarissime testimonianze che Pietro fu sepolto
proprio in questo luogo. Il martirio a Roma dellapostolo, che la
tradizione ci ha tramandato fin dai tempi pi antichi, va quindi
considerato come un fatto storico pienamente accertato.
La tradizione indica in Pietro il fondatore della chiesa romana
attraverso unininterrotta serie di testimonianze, che vanno dalla
Prima lettera di Clemente (96 circa), alla Lettera ai Romani di Ignazio di Antiochia, vescovo e martire, a Ireneo di Lione, che redasse
per primo una lista completa della successione dei vescovi romani
(Adversus Haereses
1, 1; 3, 2), a Dionigi di Corinto (cfr. Eusebio, St. Eccl. II, 25,8), al presbitero romano Gaio (cfr. Eusebio, St.
Eccl. II, 25, 7), fino a Tertulliano (De praescriptione haereticorum,
32; Adv. Marcionem IV, 5) e molti altri. Insieme a quello di Paolo,
con il quale fu martirizzato durante la persecuzione neroniana, il
nome di Pietro sempre in testa a tutte le liste dei vescovi romani,
come apostolo fondatore. I vescovi romani debbono la loro posizione particolare e la loro importanza nella chiesa universale prprio a questa diretta origine da Pietro, ed essi ne erano daltronde
perfettamente coscienti e tutte le altre chiese riconobbero sempre
la loro supremazia. Su tale origine era fondata la sicurezza e lassoluta purezza della tradizione apostolica nella chiesa romana, la
quale, attraverso !,ininterrotta catena dei successori del principe
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degli apostoli, si mantenne sempre inalterata nellepiscopato romano e garant la fedelt della dottrina cristiana.
A Pietro seguirono Lino, Anacleto, Clemente, Evaristo, Alessandro, Sisto, Telesforo, Igino, Pio, Aniceto, Sotero, Eleutero ecc.
Questo , infatti, Tordine presente nella lista della successione ro
mana alla cattedra di Pietro, che gi Egesippo aveva trovato a Roma, nel 160, quando vi si rec proprio per documentarsi sulla gnuina dottrina di Cristo e degli apostoli contro le teorie eretiche
dello gnosticismo. Anche Ireneo ebbe modo di verificare questor
dine, allorch, nel 180, si rec a Roma per ritrovarvi le pure fonti
della verit cristiana. Va detto, tuttavia, che entrambi manifestarono in questa ricerca della lista dei vescovi romani pi interesse
dogmatico che un bisogno di informazione storico-cronologica:
ci che li aveva portati a Roma era, infatti, la ricerca di una verit di
fede pura e integrale. Si comprende bene che, in tempi come quelli, in cui scarseggiavano le fonti scritte, la genuina tradizione orale
avesse la massima importanza. Quando perci ci si poteva basare
su testimonianze attendibili e dimostrare al tempo stesso unininterrotta catena di successione, che permetteva di risalire indietro
nel tempo fino al Maestro stesso, la genuinit di una dottrina era
per ci stesso garantita. Questo tipo di indagine sincontra del resto anche nel mondo non cristiano: nellebraismo (cfr. le genealogie dellAntico Testamento: Gen 5; ll,10ss.; 1 Cr 1,9), nelle scuole
filosofiche greche e nelle scuole teologiche islamiche. In queste liste non era poi tanto importante il poter stabilire precisi termini
cronologici, poich era la stessa successione dei nomi che possedva un carattere dinamico e offriva, di per s, garanzia di fede e sicurezza dottrinale.
Non deve quindi destare alcuna meraviglia il fatto che, nella pi
antica lista di vescovi romani, non fosse inclusa nessuna data. Linteresse storico si risvegli molto pi tardi ed significativo che sia
stato proprio uno storico a tentare per primo di stabilire una eronologia. Eusebio di Cesarea (t 339), il padre della storia ecclesiastica, nei dieci libri della sua Historia ecclesiastica (= Storia della
chiesa) cerc, allinizio del IV secolo, di fissare le date dinizio del
pontificato di ciascuno dei ventotto papi vissuti fino al suo tempo,
ponendole in sincronia con quelle degli imperatori romani in cari-
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solenni sacrifci, gi da lungo tempo abbandonati e che ovunque si riprende a vendere le vittime, i cui compratori erano finora rarissimi.
Dal che facile dedurre quanta gente si possa emendare, se sia dato
loro m odo di pentirsi (Plinio, Epistola 96).
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lazione, ebbe il compito di trasmettere alla terza generazione cristiana e a quelle che sarebbero venute dopo il patrimonio di fede
ricevuto dagli apostoli. Questa et fond perci, in senso stretto, la
tradizione e costitu il ponte ideale fra gli apostoli e la chiesa suecessiva: fu, cio, il primo anello nella catena della tradizione. Non
per questo, ovviamente, lo sviluppo sub un arresto. B giovane cristianesimo doveva ancora conquistarsi il suo posto nel mondo, doveva affermarsi alTintemo e allesterno, e difendere la sua verit.
Apparve perci necessaria una nuova elaborazione teologica, una
riflessione pi profonda, che rimeditasse i dati della rivelazione alla luce delle esigenze spirituali e religiose delle nuove comunit cristiane.
A questopera si accinsero i cosiddetti Padri apostolici, i primi
apologisti cristiani e i Padri della chiesa.
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si avrebbero ricevuto le loro dottrine dagli apostoli (Ireneo, Adversus Haereses IV, 27,1 e IV, 32,1), ma appare pi probabile che essi
si siano limitati solo a tramandare i detti dei discepoli degli aposto
li e, pertanto, rappresentano il secondo anello nella catena della
tradizione.
Oltre a questo primo nucleo di effettivi Padri apostolici, esistono anche altri scritti protocristiani, che, secondo la definizione qui
sopra riportata, non fanno propriamente parte di questo gruppo,
ma che per la loro antichit e per Faffinit di contenuti con altre
opere del tempo apostolico debbono essere qui ricordati. Essi sono: la Lettera a Diogneto, la Lettera di Barnaba, la Didacb e il Pastore di Erma.
Tutte queste opere sono di un valore inestimabile per la conoscenza della vita e del pensiero dei primi tempi cristiani e ci rivelano in che modo si sia compiuto il passaggio dalle comunit di fondazione apostolica alle nuove forme istituzionali protocristiane, e
come il carattere istituzionale, che era originariamente permeato di
un vigoroso spirito carismatico, si sia successivamente distinto da
questo. Gli stessi scritti ci ragguagliano anche sul processo di formazione del canone del Nuovo Testamento e il fatto stesso che alcuni di essi fossero considerati nei primi tempi cristiani come opere appartenenti al Nuovo Testamento, che fossero letti durante la
liturgia e ritenuti norma (canone) della fede rivelata, per esempio
la Prima lettera di Clemente, il Pastore di Erma o la Lettera di Barnaba in Siria e in Egitto, ci dimostra che essi si collocano ancora al
centro di questo sviluppo teologico. Solo quando fu elaborato pi
chiaramente il concetto di ispirazione, che gi affiora negli scritti
dei Padri apostolici, si pot distinguere la letteratura post-apostolica dagli scritti ispirati del Nuovo Testamento. Gi da ci appare
evidente che proprio in quel tempo si andavano formando e sviluppando molti altri concetti teologici.
La prima opera pi esattamente databile della letteratura cristiana al di fuori del Nuovo Testamento la Prima lettera di Clemente. Essa fu compilata a Roma, verso il 96, ed uno scritto di
supplica e di esortazione, rivolto alla comunit di Corinto, affinche voglia comporre i conflitti scoppiati nella citt e ristabilire la
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tarda (Girolamo, nel IV secolo) lo vuole discepolo diretto del!,apostolo Giovanni e nulla vieta di pensare che Taffermazione sia
vera, visto che Giovanni visse notoriamente fino a tardissima et a
Efeso.
Di Ignazio possediamo sette lettere autentiche, che furono scritte solo pochi anni dopo la Lettera di Clemente. Durante il regno
dell'imperatore Traiano (98117), probabilmente nel 110, Ignazio
fu fatto prigioniero, perch cristiano, e condotto a Roma, ove sub
il martirio, dilaniato dalle belve. Nel corso di questo suo ultimo
viaggio, mentre era guardato a vista e tormentato dai soldati, redasse a Smime e a Troade lettere di ringraziamento per le comunit di Efeso, di Magnesia e di Traili che, strada facendo, gli avevano
dato tanta consolazione; altre lettere scrisse alle chiese di Filadelfia, di Smime, a Policarpo, vescovo di questultima citt, e alla comunit cristiana di Roma la quale ha la precedenza anche nella
carit. Tutti i suoi scritti sono ricchi di pensieri stupendi e sono
anche estremamente preziosi dal punto di vista storico perch vi
appaiono, fra laltro, alcune indicazioni che attestano chiaramente
che, allepoca di Ignazio, lepiscopato monarchico si era gi imposto in Siria e in Asia Minore. Un solo vescovo sta a capo delle comunit, e Ignazio ammonisce: Seguite tutti il vescovo, come Ges
Cristo (segue) il Padre, e il presbiterio come gli apostoli; quanto ai
diaconi, rispettateli come la legge di Dio. Nessuno faccia alcunch,
senza il vescovo, di ci che riguarda la chiesa. Pu essere considerata legittima soltanto la celebrazione eucaristica che presieduta
dal vescovo o da colui che il vescovo ha incaricato. Dove appare il
vescovo, l deve essere la comunit, al modo stesso che dove Cristo Ges l anche la chiesa cattolica (Lettera agliSmirnesi 8,1).
Ignazio sviluppa gi una teologia dellepiscopato, nel quale egli vede incarnata lunit della chiesa: Cristo, vescovo e chiesa sono una
cosa sola.
Nella sua Lettera ai Romani Ignazio assegna gi, senza esitare,
alla chiesa di Roma una posizione del tutto particolare e non si limita soltanto a esaltarne lattivit caritativa, ma loda altres, in evidente connessione con la Lettera di Clemente, che indubbiamente
deve aver conosciuto, la sua fermezza nella fede e nella dottrina,
sicch si rivela gi chiaramente la particolare autorit e leffettiva
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entusiasmanti esposizioni, Panteno guadagn molti pagani alla fde cristiana e guid molti cristiani fino alle vette della speculazione
teologica. Non diversamente ag Clemente dAtene (n. 140/150, t
prima del 216). Convertitosi al cristianesimo, abbracci con tale
entusiasmo la nuova fede che anchegli si stabil (verso il 200) ad
Alessandria, ove, accanto a Panteno, inizi il suo insegnamento filosofico che presto fu coronato da grandissimi successi. H suo allievo pi importante fu il giovane Origene (circa 185 circa 254).
Quando Clemente, durante la persecuzione di Settimio Severo, fu
costretto a lasciare la citt, Origene prese il suo posto e continu la
sua attivit didattica. Anchegli cominci le sue lezioni cristiane come libero docente privato e soltanto verso il 215 il vescovo Demetrio di Alessandria gli affid ufficialmente linsegnamento nella
scuola catechetica della citt, ove furono istruiti catecumeni e religiosi della grande comunit cristiana. Tuttavia Origene abbandon
abbastanza presto questo suo lavoro, affidandolo allamico Eracla,
per dedicarsi di nuovo e con ancor maggior successo alla sua precedente attivit, e questa volta su incarico preciso del vescovo e come docente nominato ufficialmente dalla chiesa. Ma, quando, nel
230, si fece ordinare sacerdote da vescovi suoi amici, i rapporti fraterni che aveva avuto con Demetrio si guastarono e fu costretto ad
abbandonare Alessandria e a recarsi a Cesarea, in Palestina, dove
prosegu la sua attivit dinsegnamento. Durante la persecuzione
dellimperatore Decio fu chiuso in carcere e torturato e, per quanto in seguito fosse stato liberato, mor poco dopo per le conseguenze dei maltrattamenti subiti.
La caratteristica di questo tipo di scuola alessandrina, che le da
va unimpronta tutta particolare, stava nel fatto che essa non era n
un istituto sorto a fini ecclesiastici, n una scuola di catecheti, n
un centro superiore di studi ecclesiastico-religiosi, bens una creazione nata, come ha dimostrato la pi recente ricerca storica, dal libero spirito di iniziativa. Se la si pone in questa sua originaria prspettiva vitale, si apre dinanzi ai nostri occhi una visione addirittura imponente: nella metropoli del mondo scientifico ellenistico
un docente, egli stesso convertitosi per la stessa via al cristianesimo, pieno di irrefrenabile slancio missionario promuove, in veste
di filosofo, una scuola, che in assoluta armonia con lo spirito del
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suo tempo, per tutti quei giovani e vecchi che cercano la verit e
sono sinceri amanti della sapienza e appartengono al suo ambiente
pagano (Adolf Knauber). Clemente deve essere considerato il
primo grande dotto cristiano. Egli non era, infatti, soltanto versato nella sacra Scrittura, ma aveva anche assimilato perfettamente
Finter scienza profana del suo tempo e aveva una conoscenza prfonda della filosofia greca e della letteratura classica. In pi, era
perfettamente cosciente dei problemi e delle esigenze spirituali di
giovani che, insoddisfatti degli insegnamenti avuti nei grandi centri culturali di Atene, Roma e Antiochia, come anchegli lo era stato, venivano a lui per cercare e trovare la vera e altissima sapienza
della rivelazione cristiana. Quei giovani avevano forse gi conosciuto il cristianesimo, ma adulterato e stravolto dalle varie forme
dello gnosticismo contemporaneo, e Clemente dovette pazientemente piegarsi su di loro per aiutarli a rettificare le loro idee e guidarli lentamente dallerrore alla vera e genuina gnosi cristiana. Egli
visse e insegn da filosofo e si serv delle forme e della lingua dei
maestri di saggezza del suo tempo. Origene lo seguir sullo stesso
cammino.
Questi uomini, con unazione veramente rivoluzionaria, appresero non soltanto i modi esteriori e le forme espressive della filosofia pagana contemporanea, ma anche la sua tematica e quando, per
esempio, trattarono di cosmologia, argomento tanto caro alla gnosi, non lo fecero certo con lintenzione di rompere immediatamente la spirale assurda di quelle concezioni eretiche, o per dimostrare
senzaltro la loro intrinseca falsit, ma per dimostrare invece che le
domande fondamentali religiose sullorigine del mondo, su Dio
creatore, sulla presenza del male in questa vita e sulla redenzione
recata da Ges Cristo, Dio-Lgos, avevano trovato proprio nella rivelazione cristiana la loro risposta pi alta e perfetta. Essi vollero
essere messaggeri del cristianesimo in veste di filosofi e soprattutto Clemente non fu n pi n meno che il missionario del mondo spirituale ellenistico, che, per la prima volta... dispiegando tutto il suo animo di convertito cristiano, certo della vittoria, condusse un attacco in grande stile... contro i circoli accademici del suo
tempo (Adolf Knauber). I suoi interessi, tuttavia, non furono essenzialmente e puramente teologici, bens pastorali: egli volle, in
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Il pensiero greco, in seguito, si sald profondamente al patrimonio della rivelazione cristiana e, nelle grandi figure di santi e di teo
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logi della patristica greca questo legame trov la sua luminosa autenticazione e il suo perfezionamento. Senza questo legame non sarebbe stato possibile il grandioso lavoro teologico svolto dai primi
concili. Il grande Origene, insieme a Clemente, ne pose i saldi fondamenti.
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1. Eresie giudeo-cristiane
I primi forti contrasti ebbero origine a Gerusalemme e in Palestina, soprattutto dopo la morte di Giacomo il Minore (62/63), in
quei circoli giudeo-cristiani che non erano riusciti a separarsi con
sufficiente energia dal culto ebraico, e questi dissidi portarono, alla
fine, allo sviluppo delle eresie degli ebioniti, dei nazarei e degli elkasaiti, le quali, pur prestando ancor fede alla messianit di Ges,
ne negarono la divinit. Cerinto (fine del I secolo) fu il primo a unire insieme a un rigido giudaismo alcune speculazioni di provenienza gnostica. Egli fu contemporaneo dellapostolo Giovanni e Ireneo ci informa che questultimo scrisse il suo vangelo proprio contro Cerinto.
2. Sistemi gnostici
I diversi sistemi gnostici sono il prodotto del sincretismo e risaigono a tempi precristiani. La scoperta di una grande biblioteca
gnostica, nel 1946, a Nag Hammadi, in Egitto, ci permette oggi di
comprendere in modo alquanto pi chiaro le loro idee e la natura
della loro dottrina. Le filosofie della religione greca e le promesse
di redenzione dei culti misterici oriental-ellenistici confluirono
nello gnosticismo, mescolandosi singolarmente con dottrine concernenti questo e laltro mondo, la cui conoscenza era riservata
unicamente agli iniziati.
Gli gnostici promettevano ai loro fedeli insegnamenti misteriosi
sui massimi problemi dellumanit, sullorigine e la destinazione
della vita umana, sulla nascita del cosmo, sul significato del male e
della sofferenza in questo mondo. La Vera conoscenza {gnsis),
che essi offrivano, non derivava da una conoscenza razionale n da
un concreto insegnamento, ma era acquisita misticamente grazie a
una determinata prassi religiosa. Gli gnostici affermavano, infatti,
di essere in possesso di rivelazioni segrete, che racchiudevano un
sapere occulto, accessibile soltanto agli iniziati.
Fu proprio questo carattere di rivelazione che spinse gli gnostici
a interessarsi abbastanza presto del cristianesimo. Di loro si fa gi
parola nei libri del Nuovo Testamento; soprattutto Paolo prese de
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3. Il manicheismo
H manicheismo risale al persiano Mani (215273), il quale, come ultimo inviato di Dio dopo Buddha, Zarathustra e Ges, si
propose di portare a perfetto compimento la rivelazione divina.
La sua dottrina ha pochissimo in comune con il cristianesimo. Ma
ni sostenne un rigoroso dualismo e consider il processo cosmico
come una lotta perenne tra luce e tenebre, tra i principi di bene e
male, tra spirito e materia; l'uomo pu vincere il male e aumentare
la luce solo astenendosi dall'uso della materia, intrinsecamente
cattiva, dalla carne, dal vino e dal piacere sessuale, il manicheismo
penetr nell'impero romano solo negli ultimi decenni del ni secolo, ma gi nel IV secolo vi si era diffuso rapidamente e, poich rac
chiudeva in s molti elementi cristiani, divenne assai pericoloso
per il cristianesimo. Anche Agostino, prima del suo battesimo,
stato manicheo.
4. Il marcionismo
Il marcionismo rappresent per qualche tempo, nel n secolo, il
concorrente pi pericoloso della grande chiesa cristiana. Marcio
ne, figlio del vescovo di Sinope, citt sul Mar Nero, nacque nell'anno 85 d.C. e, verso il 139, si rec a Roma per diffondere le sue idee
nella comunit romana. Respinto e scomunicato, fond una sua
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5. Gli encratiti
Con il nome di encratiti, ossia astinenti (da enkrdteia, autodominio), gi Ireneo (Adversus Haereses 1,28) e Clemente di Alessandria [Stromati I, 15, 71 e altrove) indicarono i rappresentanti di
una rigida corrente ascetica, decisamente ostile al corpo che, verso
il 170, guadagn molto favore e si diffuse tanto largamente da rappresentare un serio pericolo. Taziano, lapologista di cui abbiamo
gi parlato, fece parte di questa setta. Gli encratiti, dal punto di vista del dogma, erano ortodossi, ma, per evidente influenza di Marcione, si spinsero con il loro rigore ascetico tanto oltre che pretesero da ogni cristiano la totale astinenza non solo dai piaceri della
carne e del vino, ma anche dalluso del matrimonio. La loro teoria
fu dunque giustamente respinta come eretica. Alcune tendenze encratiste, seppure in forma attenuata, perdurarono a lungo ed ebbero anche parte nella preistoria e nei primi tempi del monacheSimo.
6. Il montanismo
Il montanismo conteneva queste tendenze encratiste, unitamente allentusiasmo dei primi tempi cristiani. Montano, un ex sacerdote di Cibele, rimproverava alla chiesa di essersi troppo mondanizzata e cominci a predicare dal 157 (o dal 172) una severa riforma morale e ascetica che condannava la fuga dinanzi al martirio ed
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stiani come atei (nel senso di privi di di) e nemici dello stato.
Lassolutezza della religione di Cristo, che fu venerato come unico
Signore e Dio (Kyrios) proibiva ai cristiani il riconoscimento del
culto imperiale, che da Domiziano in poi assunse forme sempre
pi bizzarre. Al Kyrios Kisar essi contrapponevano intenzionalmente il Kyrios Christus, e quanto pi il culto imperiale si consolid in forme religiose, divenendo pietra di paragone della fedelt
allo stato, tanto pi i cristiani furono considerati avversari delTimpero romano. Lo stato romano era fondato su basi religiose e, se
vero che in genere si mostrava tollerante anche verso i culti stranieri, esigeva tuttavia che questi tributassero allimperatore la venerazione che gli si addiceva e riconoscessero gli di dello stato. Di
fronte allebraismo mantenne, nonostante il monoteismo che caratterizzava la fede di Israele, un atteggiamento tollerante, perch i
suoi seguaci erano in numero piuttosto limitato e appartenevano a
un determinato popolo. Il cristianesimo invece, per sua stessa natura, aveva un orientamento sopranazionale e universale e, anche
se fino alla met del m secolo rappresent soltanto una microscopica minoranza nellimpero romano, con la sua pretesa universale
minava, in modo assai diverso dagli altri culti, i fondamenti dellimpero universale. Il conflitto era quindi inevitabile e nel n e m
secolo fu provocato proprio da quegli imperatori che, da abili sovrani, si adoperarono per il rinnovamento dello stato e per il consolidamento dellimpero su basi religiose.
I cristiani, da parte loro, riconoscevano lo stato come forza
dordine, osservavano con precisione meticolosa le sue leggi, pregavano per limperatore, ma non /imperatore in quanto divinit.
In tempi normali sarebbe stato dunque piuttosto difficile trovare
un pretesto per agire contro di essi. Le persecuzioni, infatti, furono avvenimenti sporadici e si differenziarono, per intensit e durata, nelle singole province. Nel II secolo esse apparvero soprattutto come esplosioni di odio troppo a lungo trattenuto, pi che
azioni statali sistematiche e disposte preventivamente. Solo limperatore Decio procedette contro i cristiani seguendo un piano
ben preciso.
Fu invece la plebe che, fin dallinizio, prese parte attivamente e
in larga misura alle persecuzioni. Come si spiega questodio, pre
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sente ovunque nel popolo fino alla met del m secolo, verso i cristiani?
In primo luogo e soprattutto esso nasceva dallavversione istintiva che gli uomini primitivi e incolti hanno sempre nutrito verso coloro che giudicano diversi dal loro ambiente e che mostrano di vivere, al contrario della massa, unesistenza moralmente e religiosamente superiore. La vita ritirata dei cristiani suscit il sospetto e
acu la smania di diffamazione. Si cominci cos a parlare di atti
cultuali delittuosi, che i cristiani avrebbero compiuto durante i loro convegni segreti, di banchetti tiestei, in cui i partecipanti (come
gi Tieste nella leggenda greca, al quale furono presentati come cibo le carni dei propri figli massacrati) avrebbero gustato carne
umana (cos veniva snaturata la comunione), si mormor di atti di
lussuria incestuosa (diceria che pu aver avuto origine dalla consuetudine, in uso fra i cristiani, di chiamarsi lun altro fratello o
sorella). Si attribuirono al rifiuto dei cristiani di sacrificare agli
di laccadere di catastrofi naturali, le avversit pubbliche, le calamit e le sconfitte militari. I cristiani furono accusati globalmente
di odio verso il genere umano (odium humani generis) e proprio
questo rimprovero sembra che fosse gi tanto largamente diffuso
al tempo d Nerone, che questi pot agevolmente deviare sui cristiani, feccia del genere umano, i sospetti che erano caduti su di
lui per lincendio doloso di Roma.
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li, perch erano cittadini romani, ho stabilito di inviare a Roma. Quindi, come di solito accade, diffondendosi questa colpa, sorsero vari casi
speciali. Mi fu consegnato un libello anonimo, dove erano scritti i nomi di molti, i quali poi negarono di essere o di essere stati cristiani; ho
creduto bene liberarli poich, seguendo il mio esempio, invocarono
gli di, offrirono vino e incenso alla tua immagine, che avevo fatto venire a questo scopo con i simulacri dei numi, e di pi maledissero Cristo, cose tutte alle quali i veri cristiani non si lasciano piegare in alcun
modo. Altri, denunciati da un delatore, dissero di essere cristiani, ma
poi lo negarono: dissero cio di esserlo stati, ma di non esserlo pi, chi
da tre, chi da quattro, qualcuno persino da ventanni. Anche tutti costoro adorarono la tua immagine, i simulacri degli di e bestemmiareno Cristo. Affermarono poi che questa, alla fine, era la loro colpa o il
loro errore: che essi erano soliti riunirsi insieme in un giorno stabilito,
innanzi giorno, e cantare fra loro alternativamente inni a Cristo, come
a un Dio, di obbligarsi con giuramento non gi a commettere qualche
delitto, ma ad astenersi dal commettere alcun furto, assassinio, adulterio, a mantenere la parola data e, se richiesti, a restituire il deposito.
Dopo di che era loro costume andarsene, per raccogliersi poi tutti insieme, in seguito, per fare un pasto, ma assai semplice e innocente. Da
tutte queste cose essi si erano tuttavia astenuti dopo il mio editto che,
secondo i tuoi ordini, aveva proibito le associazioni. Ritenni perci
tanto pi necessario di conoscere, anche giovandomi della tortura,
che cosa vi fosse di vero, da due schiave che dicevano di essere ministre. Non trovai nulialtro che una prava e sfrenata superstizione. Ho
sospeso perci il processo e mi rivolgo a te per consiglio... (nel testo
della lettera segue il passo gi citato a p. 32s.).
Lim peratore rispose cos:
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sero accusati di un altro delitto. Solo le denunce anonime dovevano essere rifiutate, !,,esecuzione del rescritto, che non era una legge dello stato, fu affidata al proconsole. Si ebbero cos, in seguito,
numerose persecuzioni territoriali, anche se limitate, promosse per
lo pi da fanatiche masse popolari. Limperatore Adriano (117138), in un rescritto inviato a C. Minucio Fundano, proconsole
della provincia dAsia, nel 125, proib di accondiscendere a tali richieste della plebe e alle denunce anonime contro i cristiani, cosicch questi ultimi ebbero, grazie a questo provvedimento imperiale,
un periodo di relativa tranquillit. Tuttavia, anche sotto Antonino
Pio (138-161), Marco Aurelio (161-180) e Commodo (180-192),
furono giustiziati numerosi cristiani, isolatamente e in gruppi. Sotto Marco Aurelio, limperatore filosofo, lostilit contro i cristiani
aument considerevolmente.
Celebri martiri del u secolo furono: Ignazio di Antiochia (t nel
107 o 110), Giustino, il filosofo, insieme a sei suoi compagni (t nel
165 o 167), Policarpo vescovo di Smirne (la data precisa oscilla dal
155 al 177, ma probabilmente il suo martirio avvenne nel 167), i
martiri di Lione (177), i martiri di Scilli, in Numidia (verso il 180).
Limperatore Settimio Severo (193-211), che allinizio si era mostrato alquanto tollerante verso i cristiani, decret improwisamente, nel 202, misure repressive per coloro che si fossero convertiti al
cristianesimo e avvi una furiosa persecuzione, che infier soprattutto in Africa settentrionale, in Egitto e in Oriente (martiri: Perpetua e Felicita, nellanno 202, a Cartagine; Leonida, il padre di
Origene, sempre nel 202, ad Alessandria).
Sotto Caracalla (211-217), Eliogabalo (218-222) e Alessandro
Severo (222-235) i cristiani poterono, in genere, godere di un periodo di pace; la madre dellultimo imperatore, Giulia Mammea, si
mostr persino ben disposta verso il cristianesimo ed ebbe scambi
di lettere con Origene e Ippolito di Roma. Massimino Trace (235238) emise invece un editto ostile ai cristiani, prendendo di mira
soprattutto il clero. Ma Gordiano (238-244) e, in modo particolare,. Filippo Arabo (244249 )si mostrarono di nuovo favorevoli ai
cristiani; questultimo aveva intimamente sposato la fede di Cristo,
anche se non pot manifestare apertamente i suoi sentimenti, poich il tempo del cristianesimo non era ancora maturo. Fu infatti
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pur senza aver realmente sacrificato (libellatici), sia chi era riuscito
a far inserire per vie traverse il suo nome nelle liste ufficiali di coloro che avevano compiuto il sacrificio {acta facientes).
Sulla questione di riammettere o meno in seno alla chiesa questi
apostati (lapsiy letteralmente caduti) si accese un grave conflitto
in seno alle comunit (la cosiddetta controversia circa il battesimo
degli eretici). A Roma, il presbitero Novaziano si mostr particolarmente rigido nel rifiutare il perdono agli apostati e venne in conflitto con papa Cornelio (251253), che us invece clemenza verso
di essi. Novaziano, che era un teologo dotto e assai stimato, acu il
contrasto di opinioni fino a provocare uno scisma nella chiesa romana, poich si fece consacrare anti-vescovo e fond una sua prpria chiesa. Richiamandosi a un severo ideale di santit, Novaziano
sostenne idee rigoristiche sulla prassi penitenziale e accus la chiesa cattolica di papa Cornelio di rilassatezza e di tradimento della
fede. I suoi seguaci presero abbastanza presto il nome di puri (in
greco kathari)\ nel 251 un sinodo, che riun a Roma 60 vescovi, li
escluse dalla comunit ecclesiastica. Nonostante ci, essi sopravvissero fino al IV secolo e il loro rigorismo li spinse pi tardi a
escludere dalla loro comunit, che era considerata la chiesa dei
santi, tutti coloro che fossero in peccato mortale.
Anche a Cartagine e ad Alessandria si vissero tensioni analoghe.
I vescovi Cipriano e Dionisio si adoperarono intensamente per
giungere a una ragionevole e pacifica soluzione del problema (Cipriano scrisse in quelloccasione, nel 251, il suo De lapsis); non riuscirono tuttavia a impedire che, sotto la guida di un certo Novato, si
formasse anche in Africa una chiesa separata rigorista, che ben presto si mise in contatto con quella romana di Novaziano. Il rigorismo
fanatico, come noto, sempre stato la caratteristica principale di
tutte le eresie e di tutte le stte. Nel difendersi da queste tendenze
rigoristiche e restrittive, che si presentavano manifestando lesigenza di una devozione e di una santit particolari, la chiesa ha sempre
conservato la sua cattolicit, adempiendo integralmente al mandato
di Cristo: portare agli uomini tutti (kathlon), e non solo a una piecola setta (hiresis) di prescelti e di santi, la salvezza divina.
Dopo la precoce morte di Decio, che nel 251 cadde combattendo contro i goti, i suoi successori Gallo (251253 )e Valeriano (253
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Da Costantino il Grande
a Gregorio Magno (312-604)
9. La svolta costantiniana
Latteggiamento favorevole assunto da Costantino verso il cristianesimo provoc un profondo mutamento nel corso degli eventi. Esso fu un fatto storico dimportanza mondiale che dette inizio,
non solo per lo stato romano, ma anche per la chiesa, a unepoca
completamente nuova.
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ratore Costantino. Questi, negli anni che seguirono, riusc a imporsi in Occidente, con abili manovre politiche, giocando dastuzia e
facendo leva sulla forza militare. Nella primavera del 312, dopo la
morte di Galerio, Costantino, con unimpresa audacissima, varc
le Alpi per cacciare Massenzio dallItalia e conquistare Roma. A
Ponte Milvio, presso Roma, si scontr con il nemico, militarmente
assai pi forte. Durante il corso della diffcile battaglia, il cui esito
appariva incerto, Costantino si rivolse per avere aiuto al Dio dei
cristiani; una visione notturna, nella quale egli scorse una croce nel
cielo con liscrizione: Con questo vincerai, lo rassicur. Successivamente, quando il 28 ottobre 312 riport la sua brillante vittoria
sulle truppe di Massenzio, questo successo gli apparve come una
prova della potenza di Cristo e della superiorit della religione cristiana.
Molte volte questa specie di conversione di Costantino stata
considerata una manovra puramente politica, alla quale non avrebbe corrisposto nessun intimo cambiamento di volont e, a prova di
ci, si usa citare il fatto che durante il suo intero periodo di governo (306-337) il figlio di Costanzo Cloro non dichiar mai guerra
aperta al paganesimo, ma mostr invece verso di esso la pi ampia
tolleranza. Si fa anche notare che Costantino ricevette il battesimo
cristiano soltanto sul letto di morte. La ricerca storica contemporanea giudica la conversione dellimperatore in modo molto pi positivo e, pur non attribuendo importanza decisiva agli avvenimenti
del 312, considera tuttavia questi ultimi come una svolta effettiva e
interiore nella vita di Costantino. Si tende poi a porre in rilievo come limperatore, seguace al pari di suo padre del culto solare monoteistico, fosse gi da molto tempo preparato al cristianesimo e
che, nella sua vittoria, egli abbia veduto in primo luogo la conferma della giustezza del suo rivolgersi al monoteismo, la cui forma
pi alta gli parve espressa appunto dalla fede cristiana.
Conseguentemente, a partire dal 312, Costantino si profess
personalmente cristiano e favor il cristianesimo in ogni modo,
pur mantenendo ancora intatti sia il culto di stato pagano che gli
altri culti. Cos, nel 313 Costantino, insieme a Licinio, stese a Milano il programma di tolleranza e lo invi, in forma di rescritto (e
non di editto!), ai proconsoli statali delle province orientali. In
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carattere pagano, non gli era pi gradita. Tutto questo accadde anche se Costantino continu a essere sempre il pontifex maximus del
culto di stato pagano.
Poco dopo il 312 !,imperatore chiam a far parte del suo am
biente anche alcuni vescovi cristiani (il vescovo Ossio di Cordova,
Eusebio di Cesarea, il noto storico della chiesa, e altri). Limperatore concesse ai vescovi del suo impero pieni poteri di giurisdizione e
si adoper attivamente a perseguire con leggi !,inserimento della
chiesa nello stato. Dopo la vittoria su Licinio, imperatore dOriente (nel 324, a Crisopoli), Costantino ordin senza ambagi alla parte
orientale del regno - quella recentemente acquisita - ladozione
del cristianesimo. Egli aveva condotto questultima lotta per la sovranit universale quasi si trattasse di una guerra di religione contro Licinio, reo di perseguitare ancora il cristianesimo. Il cristianesimo universale, secondo lidea imperiale, doveva diventare, infatti, la base per limpero universale. A Costantino premeva soprattutto la reintegrazione dellunit della chiesa, che invece proprio
allora appariva minacciata da gravissimi scismi (i donatisti nellAfrica settentrionale, i meleziani e gli ariani in Egitto) e per attuare questo suo disegno limperatore convoc, nel 325, i vescovi di
tutto limpero (= ecumene) per un concilio generale a Nicea, il primo concilio ecumenico, cui fu affidato il compito di dirimere
ogni dissenso. Nella sua qualit di vescovo di coloro che sono
fuori [eptskopos tn ekts] limperatore si sentiva pienamente
corresponsabile della vita della chiesa. Egli rivendic persino un
ruolo di guida intellettuale e spirituale nella chiesa cristiana, che gli
spettava per la sua carica d pontifex maximus del culto pagano, si
intromise direttamente nelle decisioni per lassegnazione delle sedi
episcopali e influenz anche i lavori dei sinodi.
Anche nella vita privata limperatore non nascose mai i suoi sentimenti cristiani, fece educare i suoi figli cristianamente e condusse
egli stesso una vita familiare cristiana. Costantino mor a Pentecoste dellanno 337. Il vescovo ariano Eusebio di Nicomedia, poco
prima della morte, lo aveva battezzato. In Oriente egli venerato
come un santo ed chiamato eguale agli apostoli e tredicesimo
apostolo.
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chiusura del concilio di Nicea, un solenne banchetto ai vescovi riuniti. Proprio allora !,imperatore celebrava il suo ventesimo anniversario di regno e, scrive Eusebio: Non un solo vescovo manc
alla mensa dellimperatore; e continua poi con visibile entusiasmo: Non possibile descrivere ci che allora accadde. Le guardie del corpo e i soldati, disposti a cerchio, vigilavano - le spade
sguainate - il vestibolo del palazzo imperiale e, in mezzo a loro, gli
uomini di Dio (cio i vescovi) avanzarono senza alcun timore fino
alle parti pi interne del palazzo imperiale. Alcuni dei vescovi si assisero a mensa sullo stesso stibadio dellimperatore, altri sedettero
invece sugli stibadi posti ai due lati. Si sarebbe quasi potuto pensare di assistere a una visione del regno di Cristo e che tutto fosse solo un sogno e non viva realt (Vita Consfantini HI, 15).
La chiesa, ora che era illuminata dal sole imperiale, poteva
adempiere al suo compito con maggiore facilit. La cristianit, fino
a poco tempo prima minacciata nella sua stessa esistenza dalla pi
terribile e ultima persecuzione dello stato e che rappresentava numericamente ancora unesigua minoranza, si trov dimprovviso,
grazie alla nuova alleanza con limpero, in condizione di poter prclamare pubblicamente la sua fede, di celebrare apertamente il suo
culto e drfar valere i suoi princpi di vita. Le masse affluirono nella
chiesa e la loro presenza e lassistenza spirituale di cui necessitavano richiesero forme di organizzazione e metodi pastorali del tutto
nuovi. Lorganizzazione esterna e interna del catecumenato, le
nuove esigenze della predicazione e dellistruzione cristiana, lo sviluppo liturgico del culto e i contrasti con il paganesimo, ancora in
vigore, fornirono preziose indicazioni alla teologia cristiana. Non
si pu affermare, infatti, che le persone che desideravano ora abbracciare il cristianesimo avessero perduto ogni reale interesse religioso e avessero trovato la via della chiesa sospinti soltanto da opportunismo politico. Al contrario, a causa delle persecuzioni il
problema religioso era divenuto, per il paganesimo e il cristianesimo, una scelta tra lessere e il non-essere. H problema religioso nel
periodo costantiniano fu veramente la questione pi inquietante
dellepoca e tale rest ancora per lungo tempo. La decisione radicale dellimperatore a favore del cristianesimo gener discussioni
appassionate ed essa fu tanto violentemente criticata nei centri pi
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importanti del paganesimo, a Roma e ad Atene, quanto fu approvata favorevolmente dalla chiesa cristiana.
E chi mai potr biasimare i vescovi di quel tempo religiosamente agitato per essersi serviti volentieri dellaiuto dello stato? Il fatto
che delle disposizioni ecclesiali, che proprio allora furono elaborate con maggiore energia, trovassero anche approvazione da parte
dello stato e, se necessario, fossero appoggiate nella loro esecuzione anche dal braccio secolare, non poteva che essere accolto con
animo grato dai vescovi della chiesa. Ben presto i decreti conciliari
furono promulgati come leggi dellimpero e per ci stesso inseriti
nella vita politica. I figli di Costantino continuarono a seguire lindirizzo paterno. Costanzo II (337361), gi fin dal 341, aveva combattuto le superstizioni e i sacrifici pagani e, nel 346, insieme al
fratello Costante (337350), ordin con maggior vigore la chiusura
dei templi pagani. Tuttavia, durante il regno di Giuliano l Aposta
ta (361363), si ebbe un duro contraccolpo in senso anti-cristiano:
limperatore abiur la fede cristiana e cerc di far rivivere il paganesimo. Ma gi il suo successore, Gioviano (363364), restitu alla
chiesa una posizione privilegiata nel regno. Limperatore Graziano
(375383), nella parte occidentale dellimpero, e Teodosio (379
394), in quella orientale, elevarono infine il cristianesimo a religio
ne privilegiata dellimpero romano (391). Nellanno 380 un editto
imperiale fece obbligo a tutti i sudditi di accettare quella religione
che il santo apostolo Pietro aveva tramandato ai romani e che il
papa Damaso (a Roma) e il vescovo Alessandro (ad Alessandria)
seguivano. La conversione al paganesimo fu proibita e punita per
legge, nel 381, e anche il senato romano, che era stato fino ad allora un baluardo dellantico culto di stato, fu costretto, lanno seguente, ad abiurare la fede negli di. Nel 392 un decreto imperiale
dichiar delitto di lesa maest la partecipazione al rito pagano di
sacrifcio nei templi e dal 394 vennero proibiti i giochi olimpici
(tenuti per lultima volta nel 393). Da allora in poi il paganesimo
scomparve rapidamente dalla vita pubblica. Il cristianesimo era
ormai diventato una religione di stato e la chiesa una chiesa dellimpero. Si era voltata pagina.
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mo, quale fu appunto la questione ariana, che riguardava lessenza eterna del Logos divino divenuto uomo e disceso in questo mondo per liberare gli uomini e riconciliarli con Dio. Con lintroduzione del suo demiurgo (semidio) Ario aveva negato lessenza stessa
del cristianesimo e, cos facendo, non aveva abolito soltanto il monoteismo, ma aveva anche adulterato la religione cristiana, ponendola sullo stesso piano dei culti pagani e misterici. In un momento storico dimportanza mondiale, quando ormai la filosofia antica
aveva detto la sua ultima parola con il neo-platonismo e ogni desiderio umano era teso alla redenzione recata da Cristo, Lgos di
Dio, che si era incarnato, pur conservando la sua divinit, lariane
simo significava ricadere di nuovo nel paganesimo. Costantino non
aveva neppure immaginato limportanza di tutto questo. E, tuttavia, fu proprio limperatore che al concilio di Nicea del 325 ebbe
una parte decisiva e si sent qualificato a decidere su una questione
di fede di s grande importanza.
Fu Costantino, infatti, che per la prima volta dette vigore di legge alla decisione del concilio di scomunicare Ario e i suoi seguaci,
che furono colpiti dallinterdetto statale ed esiliati. vero che, pochi anni dopo, egli richiese, forte della stessa autorit, che Ario fosse riammesso nella chiesa e, questa volta, esili Atanasio a Treviri,
poich questi non si era voluto piegare al volere imperiale. Dovevano trascorrere solo pochi decenni e la continua intromissione
dello stato in questioni di ordine religioso, che era iniziata con Costarnino, port a un vero e proprio auto da f statale. Nel gennaio
del 385, a Treviri, lusurpatore imperiale Massimo (383-388) fece
giustiziare il nobile laico spagnolo Priscilliano, fondatore di un
movimento ascetico in Spagna e in Gallia, insieme a sei suoi compagni. Allorigine di tale decisione stavano intrighi politici. I principali rappresentanti della chiesa, i vescovi Martino di Tours, Ambrogio di Milano e il papa Sbricio a Roma condannarono vigorosamente questa azione orrenda. Martino, soprattutto, fece il possibile per impedirla. Ma, purtroppo, si intromisero nella questione anche alcuni vescovi, e primo fra tutti Itacio di Ossonova, assetato di
persecuzione. Ebbe inizio cos uno dei capitoli pi tristi della storia della chiesa, proprio per la funesta e ambigua collusione di politica e religione.
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In questa iniziale simbiosi fra stato e chiesa, problematica appariva soprattutto la posizione di questultima. Limprovviso e inatteso avvenimento della conversione di Costantino favor il primo incontro positivo fra la chiesa e limpero romano, e suscit in molti
cristiani lidea che la chiesa dovesse mettersi docilmente a disposizione dello stato e che fosse tenuta a collaborare completamente
alle attivit di questultimo. Lebbrezza generale di trionfalismo
che si era impadronita di vasti ambienti della chiesa fece s che il
distacco dal mondo si trasformasse fin troppo rapidamente in un
ottimismo culturale, fin troppo aperto al secolo. Sembr quasi
che fosse giunto il momento giusto, voluto da Dio, di permeare, secondo il mandato missionario di Cristo, tutta la vita pubblica con
lo spirito cristiano. Costantino stesso sembrava invitare a ci,
quando confer ai vescovi e ai sacerdoti diritti e pieni poteri e colm la chiesa di onori. Agli uomini di chiesa mancava poi del tutto
lesperienza di fronte al potere statale. In tempo di persecuzione
essi avevano saputo opporre resistenza allo stato ostile, e con suecesso, ma erano del tutto impreparati ad affrontare il tempo favorevole, e dovevano ancora sperimentare che in certi casi questuitimo pu essere ancora pi dannoso del primo.
I pericoli erano indubbiamente gravi. Le masse, che ora affluvano nella chiesa favorita dallo stato, posero questultima di fronte
a compiti del tutto nuovi. Si pass rapidamente da una chiesa di
lite, nella quale avevano finora trovato accesso solo fedeli profondamente convinti e disposti persino ad affrontare il martirio, a una
chiesa delle moltitudini, nella quale penetrarono anche uomini politici ambiziosi, e spiriti privi di un vero interesse religioso e in gran
parte dediti ancora al paganesimo. Il pericolo che si profilava non
veniva solo da possibili slittamenti nella superficialit religiosa,
nella superstizione e nel paganesimo; ben pi grave appariva la minaccia di secolarizzazione e di asservimento della religione a fini
esclusivamente politici. La chiesa cadde veramente in preda a tali
pericoli?
Una risposta pu essere data solo con grande prudenza, stabilendo precise distinzioni. Innanzitutto necessario tener conto
della situazione immensamente complessa del tempo. Le facili frasi a effetto giovano assai poco. Solo un osservatore superficiale e
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la alla luce della rivelazione. La sacra Scrittura parla, infatti, soltanto del mistero trinitario, senza offrire ulteriori spiegazioni. Il prblema dogmatico stava nel fatto che se, da un lato, ci si atteneva al
pi rigoroso monoteismo e allunit (monarchia) di Dio, dallaltro
lato si adorava anche Cristo come Dio accanto al Padre: questa difScolta tuttavia, nei primi tempi della chiesa, non fu mai chiaramente avvertita. Solo con gli apologisti e i primi Padri cristiani la
questione cristologica divenne oggetto di riflessione. La dottrina
del Lgos non risolse il problema, ma lo rese ancora pi acuto e
ora, di fronte alle false speculazioni degli gnostici, che con le loro
teorie degli eoni e dei demiurghi abbassavano il Lgos a creatura, si
rendeva necessario accordare la divinit di Cristo con lunit di
Dio. Si formarono cos i due orientamenti monarchiani: ladozionismo e il modalismo, che si svilupparono alla fine del secolo.
Gli adozionisti consideravano Cristo come un puro e semplice
uomo, il quale a un certo momento (quando fu battezzato nel
Giordano), fu riempito da una forza o potenza divina, divinizzato
da questa e, in tal modo, adottato da Dio. Soltanto il Padre, dunque, Dio per essenza e origine. Cristo soltanto un Dio adottato.
I modalisti, invece, vedevano in Cristo solo un modo di manifestarsi {modus) del solo e unico Dio, il quale si rivela e opera una
volta come Padre, unaltra come Figlio, e infine unaltra volta ancora come Spirito Santo. Si pu affermare, dunque, che in realt
il Padre che ha sofferto per noi {pater passus est, per questo i seguaci di tale eresia furono bollati da Tertulliano con il nomignolo di
patripassiani).
Entrambe le forme del monarchianismo furono rigettate dalla
chiesa. Le decisioni furono prese anzitutto a Roma. Papa Vittore
(189-198/199) scomunic ladoziano Teodoto, che nel 190 aveva
tentato di diffondere la sua teoria a Roma e, in un primo momento,
sospese il giudizio contro il modalista Prassea, attivo nello stesso
periodo a Roma (190 circa). Solo quando, nel 215, Sabellio sostenne apertamente a Roma il modalismo, papa Callisto I (217-222) si
decise a rigettare la sua teoria e a condannare leretico. Alcuni decenni pi tardi il teologo romano Novaziano, nella sua opera De
Trinitate (scritta prima del 250), respinse definitivamente leresia
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ne intervenne Costantino e invit tutti i vescovi a Nicea, per un sinodo generale (ecumenico).
A Nicea, dal 20 maggio al 25 luglio del 325, ebbe luogo il primo
sinodo di tutto Timpero. Costantino aveva messo gratuitamente a
disposizione dei vescovi dellimpero il suo servizio postale. I dati
sul numero dei partecipanti sono incerti: una lista registra 220 nomi, ma forse furono invece 318, con riferimento preciso ai 318 servi di Abramo (Gen 14,14); Eusebio parla di circa 250 vescovi. Per
10 pi essi provenivano dalla parte orientale dellimpero; dallOccidente si recarono a Nicea soltanto cinque vescovi. Papa Silvestro,
a causa della tarda et, non fu presente e si fece rappresentare da
due presbiteri. Molti vescovi portavano ancora sui loro corpi le cicatrici dellultima persecuzione. Come un messaggero di Dio, luminoso nello splendore della porpora e delloro (Eusebio), limperatore in persona avanz tra loro con gravit, trattenendosi amorevolmente con tutti e in particolare con i vescovi martiri. Egli tenne anche un discorso in latino.
Ario difese la sua teoria: diciassette vescovi si schierarono dalla
sua parte e tra loro era il vescovo Eusebio di Nicomedia. A Nicea
era presente anche il giovane diacono Atanasio, che accompagnava
11 suo vescovo. Dopo lunghi e agitati dibattiti vinse la corrente che
rappresentava lortodossia. Nella cosiddetta professione di fede nicena fu definita la retta dottrina: Cristo generato dalla sostanza
del Padre come lunigenito, Dio da Dio, luce da luce, vero Dio da
vero Dio, generato, non creato, consustanziale {homousios) al Padre. Limperatore stesso comunic a tutta la cristianit, in una circolare, che Ano e i suoi seguaci erano stati scomunicati e banditi
dalla chiesa cristiana, come i peggiori nemici della vera fede, e ordin che i loro scritti fossero bruciati.
Durante il concilio furono trattati anche altri problemi e le decisioni furono stese in venti brevi regole (kannes, da kann = norma, direttiva, regola per la vita). Si discusse anche sul celibato dei
vescovi, dei sacerdoti e dei diaconi (il celibato era una pratica gi
diffusa in molti paesi). H sinodo lasci cadere la proposta di emanare una legge sul celibato, seguendo in ci il consiglio del vescovo-martire Pafnuzio, il quale non manc di sconsigliarla decisamente per non infliggere al clero un giogo fin troppo pesante; con
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tra, bens ordinate luna allaltra, sicch i loro attributi erano reciprocamente scambievoli (comunicazione degli idiomi). Si pu
quindi affermare, e con ragione, che il Figlio di Dio stato generato; questa affermazione tuttavia non vale per la sua natura divina,
che eterna, ma solo per quella umana.
Il patriarca Cirillo dAlessandria, che dal 412 fu vescovo di questa citt, tent di mettere in luce il pi chiaramente possibile la relazione che univa in un modo strettissimo, intimo e reale, le due
nature in Cristo, e parl di ununione fisica e dell 'unica natura del
Lgos incarnato. Ma, dopo lunione delle due nature in Cristo si
poteva de facto parlare unicamente di una sola natura, vale a dire di
una natura teandrica. Tuttavia, egli respinse una mescolanza diretta nel senso insegnato dalleretico Apollinare di Laodicea (t dopo
il 385) e si serv, per meglio chiarire il suo pensiero, di una similitudine: come nel carbone ardente il fuoco e il carbone formano una
cosa sola, cos pure la natura umana e la natura divina in Cristo.
Pi tardi Eutiche si riallaccer a questa teoria per ricavarne la sua
dottrina eretica monofisita.
Durante questultimo periodo anche la teologia antiochena si era
perfezionata. Diodoro di Tarso (t prima del 394), conformandosi al
sobrio metodo critico-esegetico della scuola antiochena, nella quale
insegn per lungo tempo, aveva energicamente sottolineato la compiet umanit di Cristo e separato la natura umana di Ges dalla
natura divina del Verbo, in modo che tra le due restava ormai soltanto ununione puramente esteriore: il Lgos divino avrebbe preso
dimora nelluomo Ges come in un tempio.
Il patriarca Nestorio di Costantinopoli (dal 428), anchegli antiocheno, ne concluse che Maria non poteva essere chiamata veramente Madre di Dio (Theotkos), e che essa era stata esclusivamente Madre di Cristo (Christotkos), poich la Vergine aveva
generato soltanto un uomo: Ges. Nestorio polemizz aspramente, a questo proposito, contro gli alessandrini.
La controversia teologica si and concentrando sempre pi sul
titolo di theotkos, ma dietro questo attributo si profilava chiaramente il problema cristologico. Al contrasto dopinione delle due
scuole segu subito dopo la rivalit dei due patriarchi di Alessandria e di Costantinopoli. Cirillo attacc violentemente Nestorio
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sinodo e lo condann come eretico, poich non aveva voluto ritrattare le sue opinioni. Eutiche trov, per, ?appoggio del patriarca
Dioscuro di Alessandria, il quale, seguace di Cirillo, sosteneva le
stesse opinioni erronee. Su invito di Dioscuro, ?imperatore Teodosio II convoc nuovamente un concilio che si svolse a Efeso (449)
sotto la guida di Dioscuro e riabilit Eutiche: tale sinodo non fu
tuttavia mai riconosciuto dal resto della chiesa. Papa Leone I (440461) lo defin un sinodo di brigant? (latrocinium). Nella sua celebre Epistola dogmatica ad Flavianum questi si schier con il patriarca di Costantinopoli e chiar in modo autorevole la vera dottrina dellunione delle due nature nellunica persona del Cristo
(unione ipostatica). Questa lettera papale fu definita la prima decisione infallibile ex cathedra di un papa. Nello stesso tempo Leone I
preg ?imperatore di convocare un nuovo concilio. Il successore
di Teodosio, ?imperatore Marciano (450457), accondiscese di
buon grado alla richiesta papale e convoc il quarto concilio generale di Calcedonia (451).
I vescovi che parteciparono a questo grandissimo sinodo ecumenico dellantichit furono circa 350. Presiedevano i rappresentanti di papa Leone Magno e, fin dalla prima sessione, Dioscuro fu
posto sotto accusa (8 ottobre 451) e, nella terza sessione, fu destituito. In conformit alla lettera dogmatica di Leone (Epistola dogmatica ad Flavianum) il sinodo respinse la teoria monofisita dellunit della natura in Cristo e defin, nella sua sesta sessione, come
dogma che in Cristo ci sono due nature, senza confusione e senza
divisione, bens congiunte in una sola persona o ipostasi. Leone I,
basandosi sulla tradizione teologica occidentale, esistente fin dai
tempi di Tertulliano, aveva cos chiarito lunit della persona
(unione ipostatica) in Cristo. Le due nature, la divina e lumana,
sussistono senza confusione, ?una accanto allaltra (contro Cirillo
ed Eutiche); ma esse non sono divise ?una dallaltra, bens congiunte insieme indissolubilmente (contro Nestorio) nella persona
del Logos divino. Da questa unione dipende lintera opera salvifica
di Cristo. Le asserzioni sulla persona di Cristo (cristologia) costituiscono, infatti, al tempo stesso, il fondamento per la teoria della
redenzione (soteriologia) e appaiono perci dimportanza capitale
per la fede cristiana.
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Le definizioni del concilio di Calcedonia, che offrirono un chiarimento di natura concettuale e linguistica, gettarono le basi solide
per il successivo sviluppo del pensiero teologico occidentale. In
Oriente, invece, si ebbe unevoluzione diversa. Gi nel corso del
concilio, e precisamente fin dalla quinta sessione, si era creata una
pesante tensione fra i teologi orientali e quelli occidentali, tensione
che provoc una seria crisi e che crebbe ancor pi per il netto contrasto sorto fra la chiesa di Roma e i patriarcati orientali. I contrasti
furono acuiti soprattutto dallantica rivalit esistente fra i patriarchi bizantini e il papa.
Il pensiero orientale, gi per sua natura fortemente incline allunit, dopo Calcedonia accentu ancor pi le sue tendenze monofisite, che non si limitarono pi al puro ambito cristologico-teologico, ma si estesero anche alla sfera politica (cfr. la tipica teologia
imperiale bizantina) e persino alla vita cristiana privata dei credenti. Il divino era stato posto in una posizione di priorit tale da assorbire in certo qual modo la sfera dazione umana. Religione e plitica si fusero insieme, chiesa e stato si amalgamarono e anche la
vita privata civile fu dominata completamente da questa atmosfera
teologico-religiosa. Mentre lOccidente faceva suo quel fondamentale dualismo che aveva trovato espressione nella formula cristologica di Calcedonia - e per il quale il divino e lumano, la religine e
la politica, non confuse ma anche indivise, perch strettamente
congiunte nella ipostasi del Verbo, conservavano in Cristo come
nella vita del cristiano la loro individualit e la loro indipendenza lOriente tendeva invece sempre pi decisamente al cosiddetto
monofisismo politico.
Nonostante la condanna del concilio di Calcedonia, il monofisi
smo si afferm in Palestina, in Egitto e in Siria. Nel 475 lusurpatore del trono imperiale Basilisco, di sentimenti monofisiti, accord
ufficialmente tolleranza ai monofisiti con il suo Enkyklion (= editto). Limperatore Zenone, lanno dopo, pubblic una formula dottrinale conciliativa, che pi tardi fu chiamata Henotikn (482). Il
patriarca Acacio di Costantinopoli ader a questa formula e papa
Felice III (483-492) lo scomunic. Si giunse cos alla totale rottura
con lOriente, e al cosiddetto scisma acaciano tra Oriente e Occidente, che dur per 35 anni (484-519). Nel 490 le tre sedi patriar
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681, nella sala a cupola (trullus) del palaz20 imperiale, e che fu detto perci trullano. Il concilio fu presieduto dallimperatore e condann il monotelitismo insieme ai suoi fondatori e fautori, fra i
quali anche papa Onorio, poich era stato in tutto soggetto alla
volont di Sergio e aveva approvato queste opinioni irreligiose.
Papa Leone II (682/683) approv le decisioni del concilio e ratific anche la condanna di Onorio. Poco dopo, tuttavia, egli prese
sotto la sua protezione il predecessore e non lo incolp mai direttamente di eresia, rimproverandogli esclusivamente il fatto che egli
non aveva soffocato fin dallinizio il fuoco della dottrina eretica,
come sarebbe stato consono alla sua autorit apostolica, ma laveva
invece favorito per la sua negligenza. Cos facendo Leone II ha inquadrato i fatti in modo assai pi corretto.
H concilio aveva confermato la dottrina di Calcedonia: analogamente alle due nature le quali sono congiunte, non mescolate e
non separate, nellunica persona divino-umana di Cristo, esistono
anche due volont e due energie, una divina e una umana, le quali,
non mescolate e non separate, operano insieme per la salvezza del
genere umano.
Altri due concili ebbero luogo in Oriente, nel corso del primo
millennio, e furono generalmente riconosciuti come veramente
ecumenici: nel 787 il settimo concilio ecumenico (il secondo concilio di Nicea), che si occup del culto delle immagini, dichiar legittima questa venerazione, distinguendola con chiarezza dalladorazione, che riserv esclusivamente a Dio; e nel 869/870 lottavo
concilio ecumenico (il quarto concilio di Costantinopoli), che termin con lo scisma di Fozio e vide la riabilitazione del patriarca
Ignazio di Costantinopoli.
Limportanza capitale avuta dallOriente nel primo millennio
nello sviluppo della teologia speculativa appare chiaramente dal
fatto stesso che tutti gli otto concili ebbero luogo proprio in questa
parte dellimpero.
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elaborate contro il manicheismo, che negava il bene morale, e apparivano, improntate comerano a un puro pragmatismo, prive di
vera profondit dogmatica. La grazia non vi aveva quasi parte. Secondo la teoria pelagiana, luomo non ha bisogno della grazia per
agire bene, essa gli utile semplicemente per operare pi facilmente in modo giusto. Tutto, in definitiva, dipendeva dalla buona volont. Come vedremo, il suo pi strenuo e principale oppositore
sar Agostino.
Per quasi cento anni, da Cipriano in poi, POccidente non vide
nascere un teologo di grande importanza, finch nella seconda met del IV secolo, si levarono, con Ambrogio di Milano, Girolamo e
soprattutto con Agostino, tre astri di grandissimo splendore che
possono esser posti degnamente a fianco dei teologi greci del tempo. E, pi tardi, vennero anche le grandi figure dei papi Leone I e
Gregorio Magno.
1. Ambrogio di Milano
Ambrogio (339397), nato a Treviri, era figlio del prefetto del
pretorio delle Gallie; dopo la morte del padre, divenne governatore delle province di Liguria e Emilia. Bench non fosse ancora stato battezzato, fu eletto improvvisamente, nel 364, a furor di popolo, vescovo di Milano. Da allora in poi, Ambrogio si pose compietamente al servizio della chiesa e divenne il primo dei quattro grandi dottori della chiesa occidentale. Nelle sue prediche, nei suoi
scritti e discorsi, combatt Parianesimo e cooper alla vittoria della
professione di fede nicena. Occidentale e romano per nascita e tradizione, il suo pensiero fu sempre improntato a un attivo realismo.
La sua esegesi e la sua intera teologia prediligono, infatti, temi etici
e sociali. I problemi della penitenza, del peccato e della grazia furono al centro delle sue preoccupazioni. Ambrogio promosse anche il movimento ascetico e divenne perci un precursore del monachesimo occidentale. Amico e consigliere degli imperatori Graziano (375-383), Valentiniano II (375-392) e Teodosio I (379-395),
esercit un influsso decisivo sulla politica ecclesiastica, acquistando un posto di primissimo piano nella chiesa occidentale. Anche
sotto questo profilo egli fu un tipico occidentale, che si oppose al
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monofisismo politico nei suoi due aspetti: all'autorit politica proib, infatti, di intervenire nel campo ecclesiastico-religioso, e rico
nobbe al potere statale la sua indipendenza e la sua funzione di
guida nellambito della vita civile. Cos facendo, si allontan dal sistema bizantino, nel quale limperatore, in quanto rappresentante
di Dio sulla terra, rivendicava in entrambi i campi la sovranit assoluta (teocrazia). Il pensiero occidentale invece dualistico, anche in campo politico. Papa Gelasio I (492-496) formul, pi tardi,
con grande chiarezza il rapporto che doveva esistere tra chiesa e
stato, nella sua lettera allimperatore Anastasio, con la sua teoria
dei due poteri, che stabil chiaramente la differenza tra imperium e
sacerdotium e si oppose fermamente allidentificazione che di essi
faceva invece limpero dOriente. Ambrogio, da parte sua, aveva
gi messo in pratica questo principio.
In diversi contrasti sorti con la corte imperiale egli os, infatti,
respingere decisamente listituzione di una chiesa di stato e costrinse persino Teodosio alla pubblica penitenza quando questi,
per un orribile massacro, compiuto a Tessalonica nel 390, si macchi di un grave reato di sangue. Nondimeno Ambrogio rest sempre sacerdote e pastore, libero da mire politiche; la sua suprema
regola fu sempre la cura danime: Anche limperatore nella chiesa e non al di sopra di essa, quando si tratti di problemi di fede e
di salvezza. Lattivit pastorale, il servizio divino e la carit riempirono la sua vita in modo tanto esemplare che egli, con la sua forza
interiore, seppe trascinare alla fede tutti coloro che ebbero modo
di avvicinarlo. Agostino fu convertito da lui. La sua memoria vive
nella chiesa anche per la sua squisita opera di innografo.
2. Agostino di Ippona
Agostino nacque il 13 novembre 354 a Tagaste, in Numidia, da
padre pagano, Patrizio, e da Monica, donna pia e cristiana. Fu allevato cristianamente, ma non fu battezzato. In seguito egli vedr
nellessere stato privo della grazia di Dio la causa principale dei
suoi peccati giovanili. Negli anni in cui era studente si allontan
completamente dalla fede cristiana e nelle sue Confessioni (scritte
intorno al 400), descrisse con cupa amarezza questo suo periodo
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di errori. Nel 372 gli nacque un figlio illegittimo, cui diede nome
Adeodato (t 389). Soltanto nel 385 egli si separ dalla madre del
suo bambino. In quello stesso periodo, pressappoco per nove anni, dal 374 al 383 circa, egli profess il manicheismo e fece parte
di questa setta, che impression il suo pensiero per linterpretazione dualistica del bene e del male, per la critica che muoveva al
cristianesimo e per il rifiuto di ogni autorit in materia di fede.
Durante questo tempo, egli ruppe i rapporti anche con sua madre
e, terminati gli studi di retorica a Cartagine, si stabil per breve
tempo a Tagaste, ove insegn grammatica. Fino al 383 fu di nuovo
docente di retorica a Cartagine e, dopo un breve soggiorno di un
anno a Roma, si trasfer, nellautunno del 384, a Milano, dove tenne la cattedra di retorica. In questa citt Agostino ebbe modo di
conoscere Ambrogio, ascolt le sue prediche e ritrov, grazie a
lui, la strada della chiesa e nella Pasqua del 387, insieme a suo fi
glio Adeodato, ricevette il battesimo dalle mani di Ambrogio. Nel
388 ritorn in Africa e, a Tagaste, insieme ad alcuni amici, condusse unaustera vita di monaco. Durante una visita a Ippona, allinizio del 391, fu persuaso dal vescovo Valerio a lasciarsi ordinare sacerdote. Come maestro dei catecumeni e predicatore, egli acquis*meriti talmente grandi che Valerio, nel 395, lo design suo
coadiutore e lo ordin co-episcopo. Nel 396 Agostino gli successe
nella sede episcopale di Ippona, che occup ininterrottamente
per quasi 35 anni. Mor il 28 agosto 430, mentre i vandali assediavano la sua citt.
La personalit di Agostino e limportanza storica della sua dottrina sono egualmente rilevanti. Egli luomo dellantichit cristiana che meglio conosciamo. Nelle sue Confessioni Agostino
scioglie un inno alla grazia di Dio che, per molte vie, lo ha condotto alla giusta meta. Proprio perch aveva sperimentato di persona,
nella sua carne, la debolezza e la meschinit umane, Agostino potva e doveva opporsi con tutte le sue forze alla superba volont del
pelagianesimo. Il conflitto con Pelagio, che inizi nel 412, fu condotto da Agostino con una passione talmente viva che dietro le parole del santo facile intravedere lesperienza di vita vissuta. Nel
418 egli riusc a ottenere la condanna del pelagianesimo; dopo la
scomparsa di Pelagio (morto intorno al 422), Agostino continu a
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del sommo bene dell'unit e della pace della chiesa cristiana, Agostino e gli altri vescovi cattolici non esitarono a presentare le loro
dimissioni dal ministero che ricoprivano, sperando con questo atto
di riportare i donatisti alla fede comune, ma la loro generosit incontro solo un netto rifiuto, pieno di scherno, e nuove minacce di
violenza. I cattolici sapevano fin troppo bene che cosa significasse
il fatto che dei fanatici religiosi, per i quali la morte in combattimento contro i seguaci della chiesa di Roma era equiparata al martirio, venissero incitati nuovamente al terrore.
In una situazione siffatta Agostino ritenne suo diritto Papplicazione dell'amaro compelle intrare (Joseph Lortz). In fin dei conti, poteva anche apparire problematico se fosse meglio servire la
verit subordinando l'amore al diritto e all'uso della forza o, invece, sottomettere la forza all'amore. Agostino fu dunque il primo
che, per amara esperienza, giustific, sulla base della Bibbia, lapplicazione della forza nelle questioni di fede. Nella parabola del
grande convito, poich gli invitati si rifiutavano di venire al banchetto, Cristo aveva messo in bocca al padrone queste parole rivolte al servo: Va' per le strade e lungo le siepi e forzali a entrare
\compelle intrare], affinch la mia casa sia piena (Le 14,23). Agostino, interpretando in un modo assolutamente errato il passo, lesse in queste parole l'invito a fare uso, se necessario, anche della forza per indurre gli eretici recalcitranti e i pagani a entrare nella chiesa. Egli non poteva immaginare a quali tremende conseguenze
avrebbe portato la sua errata interpretazione. Ben presto essa fu
formulata come un assioma legale: Gli eretici debbono essere costretti alla loro salvezza, anche contro la loro volont (Decretum
Gratiani c. 38, C. 23, q. 4) e, sostenuta dalla sua autorit, costitu la
base dellinquisizione medioevale. Anche Lutero si richiam, nel
suo infelice comportamento del 1525 contro i contadini e, alcuni
anni pi tardi, contro gli anabattisti (1529), a questa affermazione
e Calvino, a Ginevra, fond sulla medesima i suoi sanguinosi giudizi in materia di fede. Nel Nuovo Testamento sarebbe tuttavia impossibile trovare un solo passo che possa giustificare misure coercitive nell'ambito religioso. La sacra Scrittura afferma, infatti, chiaramente che la fede solo una libera risposta delluomo all'appello
di Dio. Resta quindi un mistero inspiegabile che proprio Agostino,
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il quale solo dopo anni di errori visse !,esperienza della conversione come appello della grazia divina, abbia potuto rendersi responsabile dellerroneo sviluppo successivo della teoria sopra riportata.
Egli, ovviamente, non approv mai la pena di morte per gli eretici,
la quale piuttosto il risultato dellindebita infiltrazione dellauto
rit statale - del brachium saeculare, come si diceva nel Medioevo nella sfera religiosa, perch si pensava che leresia non offendesse
soltanto la religione, ma anche il bene comune, che si riteneva fondato sullunit di fede.
3. Girolamo di Stridone
Girolamo nacque nel 347 a Stridone (Dalmazia) e ben presto
venne a Roma (circa 354), ove ricevette unottima istruzione. Durante un viaggio nelle Gallie ebbe modo di visitare, a Treviri, una
colonia di monaci e decise di consacrarsi alla vita monastica. Ad
Aquileia visse per un certo tempo con un gruppo di amici, dedicandosi allascetismo, e part in seguito in pellegrinaggio per Gerusalemme. Strada facendo, si ammal e, fermatosi ad Antiochia, si
dedic a studi esegetici, imparando il greco e lebraico. Dal 375 al
378 condusse, nel deserto di Calcide, una vita austera di eremita.
Nel 379 fu ordinato sacerdote, ad Antiochia, e si rec poi a Costantinopoli (380/381), per ascoltarvi Gregorio di Nazianzo; strinse amicizia anche con Gregorio di Nissa. In seguito papa Damaso
lo chiam a Roma, ove visse, dal 382 al 385, alla corte pontificia, attendendo per conto del papa a una revisione del testo latino della
Bibbia. Frutto di questi studi fu la versione che in seguito venne
detta Vulgata. Girolamo era stato luomo di fiducia del papa e sembra che questultimo lo avesse designato come suo successore, ma
alla morte di papa Damaso (11 dicembre 384) il suo nome fu dimenticato durante lelezione del nuovo pontefice. Le idee ascetiche professate da Girolamo e le critiche implacabili contro gli abusi del clero romano - a Roma egli fu al centro di un gruppo di asceti - gli alienarono le simpatie di molti e cos, nel 385, abbandon
Roma e si rec, oltre Antiochia, in diversi monasteri di Palestina e
dEgitto. Nel 386 si stabil durevolmente a Bedemme, ove mor il
30 settembre 419 o 420.
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4. Gregorio I, Magno
Papa Gregorio I (590-604), dalTvin secolo in poi, fu considerato il quarto fra i grandi dottori della chiesa occidentale. Nato intorno al 540, al confine stesso tra antichit e Medioevo, egli discendeva dallaristocrazia senatoria e, gi nel 572 o 573, era divenuto prefetto della citt di Roma. Dopo la morte del padre Gordiano rinunci a una brillante carriera (circa 575) e trasform il palazzo
avito in un monastero, che consacr a santAndrea. Pi tardi fond
altri sei monasteri in Sicilia, nelle terre che aveva ereditato, e visse
egli stesso come un austero asceta, in monastica solitudine. Nel
579 fu tuttavia strappato alla sua pace. Papa Pelagio II lo invi, infatti, come suo rappresentante (apocrisiario) a Costantinopoli, dove dovette fermarsi fino al 585. In mezzo ai disordini e agli intrighi
della corte imperiale bizantina Gregorio visse come un monaco,
dedito interamente alla preghiera e agli studi teologici. Al suo ritorno si rinchiuse di nuovo nel suo monastero, pur continuando
sempre a servire il papa come consulente, tanto che alla morte di
questultimo, nel 590, nonostante la sua sincera ed energica resistenza, fu chiamato a succedergli.
La storia dar a lui, come papa, lappellativo di Magno e i suoi
quattordici anni di governo della chiesa furono infatti un periodo
di grandissima importanza storica. Le 854 lettere che restano di
papa Gregorio ci permettono di gettare lo sguardo sulla multifor
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me attivit di Gregorio, allinterno e all'esterno della chiesa, e ci rivelano al tempo stesso la sua nobile personalit.
Egli cerc anzitutto, attraverso labile amministrazione dei beni
immobiliari della chiesa romana (patrimonium Vetri) e lincremento del reddito, di aiutare concretamente la popolazione, ridotta alla pi grande miseria dalle invasioni germaniche e dalle devastazioni causate dalla migrazione dei popoli. Fame, carestie ed epidemie
avevano, infatti, oppresso tutta lItalia. Mosso da puri sentimenti
di responsabilit pastorale, sacerdotale e sociale, papa Gregorio fece il possibile per alleviare la sorte di quella gente disperata: fece
distribuire il grano, protesse i contadini dei latifondi dItalia e della
Sicilia dallo sfruttamento e, visto che Bisanzio era venuta meno a
questo suo compito, prese anche sotto la sua diretta protezione politica e militare la citt e il paese. Quando i longobardi, nel 592 e
593, assediarono Roma, egli riusc a persuaderli a ritirarsi mediante pacifiche trattative.
Il suo orientamento allOccidente fece epoca e indic la strada
del futuro. Papa Gregorio pose decisamente termine alla dipendenza unilaterale della chiesa romana da Bisanzio, instaurando
una propria, personale politica. Egli comprese anche, con estrema
chiarezza, limportanza che avrebbero assunto nel futuro i popoli
germanici e a questo scopo intavol buoni rapporti con la casa reale di Francia. Il suo sguardo lungimirante si spinse anche oltre, fino in Inghilterra, ove avvi la cristianizzazione degli anglosassoni.
noto, infatti, che Gregorio nel 596 invi in missione in Britannia
Agostino, il priore del suo monastero romano di S. Andrea, insieme a una quarantina di altri monaci. E poich nel regno ariano dei
visigoti, con lavvento al trono di re Recaredo (586) era in atto una
profonda trasformazione, Gregorio fece ogni sforzo per cogliere i
frutti del distacco dallarianesimo e per legare pi strettamente la
chiesa goto-occidentale alla chiesa romana. Con uguale successo
intraprese la conversione dei longobardi alla fede cattolica, grazie
anche allaiuto offertogli dalla regina cattolica Teodolinda. Con la
composizione dello scisma che esisteva fra la chiesa milanese e
quella romana, e che durava dal tempo della controversia dei Tre
Capitoli, Gregorio riusc anche a porre le solide basi per un nuovo
sviluppo ecclesiale nellItalia settentrionale. Tutta questa attivit
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fece acquisire a lui personalmente e al papato una posizione di primissimo piano e di guida, che fino allora era stata pressoch impossibile in Occidente.
Ma, ancora pi grande fu Popera svolta da Gregorio Magno alPinterno della chiesa. Egli riform il clero e a questo scopo, fin dai
primi tempi del suo governo, redasse il Liber regulae pastoralis, il
grande testo programmatico per la vita sacerdotale e Pattivit pastorale. Per tutto il Medioevo questo scritto costitu il fondamento
basilare per la formazione dei sacerdoti. Laltra sua opera, Moralia
in Job (595), un vasto commento al libro di Giobbe, di orientamento teologico-morale e pratico, divenne il manuale fondamentale
della teologia morale-ascetica per tutto il Medioevo. Nei quattro libri dei Dialogi, papa Gregorio descrisse, fra altre vite dei santi,
quella del grande monaco dOccidente Benedetto da Norcia, che il
papa fece conoscere come primo e vero padre del monacheSimo
occidentale. Nel campo della liturgia Gregorio riform la celebrazione della messa e stabil il canone nella forma che ancor oggi
si conserva {Sacramentarium Gregorianum). Probabilmente egli
contribu anche alla riforma del canto liturgico. Appare invece ancor oggi discutibile se e fino a qual punto egli possa essere considerato il creatore del cosiddetto corale gregoriano. In epoca molto
pi tarda gli fu attribuita la composizione di nuovi inni e persino di
un trattato di musica, ma tesi del tutto insostenibile e che ebbe
forse origine dal fatto che Gregorio fu il fondatore della schola canforum romana.
Gregorio Magno pu ben dirsi, insieme ad Agostino, il padre
spirituale e il dottore del Medioevo e, anche se la sua opera non
raggiunse mai ?altezza di quella del vescovo di Ippona, nondimeno la sua attivit, di uomo vissuto in un periodo segnato da profonde trasformazioni storiche e di precursore di tempi nuovi, fu straordinariamente imponente.
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I li
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cita indulgenza e ricchezza di carit verso il prossimo. Quegli uomini erano, infatti, ricchi di profonda vita interiore e, al tempo stesso, di larga comunicativa. Ora, siffatti uomini non consentono nessuna interpretazione negativa. I monaci vissero pienamente nella
chiesa e nel mondo svolgendovi una missione altamente positiva.
Dalla dinamica religiosa, peculiare a questo monacheSimo, dovevano trarre vigore e fecondit quelle forze che erano necessarie per
attuare pienamente i compiti religiosi dellepoca. Questo spiega
perch tutti i grandi santi e i Padri della chiesa di quel tempo o furono monaci o vissero in grande familiarit con il monacheSimo.
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Ippona. Dopo una temporanea eclissi, dovuta allampio diffondersi della regola di san Benedetto, la regola agostiniana guadagn di
nuovo gran favore nellalto Medioevo e continua a vivere ancor oggi tra gli agostiniani. Pi tardi, il monaco Giovanni Cassiano, che
aveva visitato lEgitto e, nel 415, aveva fondato il monastero di S.
Vittore, presso Marsiglia, redasse due preziosi libri di meditazione
che possono essere considerati vere e proprie regole. Ma chi veramente fiss stabilmente i caratteri del monacheSimo occidentale fu
Benedetto da Norcia.
Benedetto (circa 480547 )abbandon molto presto i suoi studi
romani per amore della solitudine. Ad Affile (Enfide), presso Roma, fece parte dapprima di una comunit dasceti, poi per tre anni
si dedic alla vita eremitica in una caverna della valle dellAniene,
vicino a Subiaco, e guid, come superiore, una comunit di eremiti. Amareggiato da tristi esperienze, pens di riunire i monaci in
monasteri, per poter attendere con maggior rigore alla loro formazione. Nel 529 si trasfer perci a Montecassino, ove redasse la sua
Regola (la cosiddetta Regula Benedirti), ricca tanto di sapienza e di
moderazione quanto di gravit e profondit, che guadagn ben
presto larghissima fama.
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stoli. Accadde cos che Roma godesse gi fin dall'inizio di una funzione di guida in quasi tutti i campi della vita della chiesa.
La comunit romana, nonostante persecuzioni e travagli d'ogni
genere, crebbe nel n secolo in numero e in importanza. Alla met
del III secolo il numero dei suoi membri pu valutarsi ad almeno
30.000; essa contava 151 chierici e 1.500 vedove e poveri. La sua
posizione nella capitale dell'impero le permetteva di usufruire di
vastissimi appoggi e, ben presto, essa annover tra i suoi membri
uomini e donne autorevoli e di elevata posizione sociale e, talora,
pot far valere la sua influenza persino al palazzo imperiale, per
proteggere i cristiani perseguitati e oppressi. La sua attivit caritriva e lassistenza offerta ai poveri furono sempre lodate. Le altre
comunit si facevano quindi dovere, e di fatto erano obbligate, ad
avere e mantenere strettissimi rapporti con la comunit romana:
Roma rappresentava infatti un punto di cristallizzazione dell'unit
della vita cristiana.
In modo particolare, il vescovo di questa citt acquisi una posizione singolarissima, fondata sul fatto che egli, secondo quanto risultava dalle liste episcopali, poteva far risalire la sua successione
apostolica direttamente a Pietro. Ci significava che il patrimonio
della rivelazione, tramandato da Cristo e dagli apostoli, era conservato nel modo pi sicuro e pi puro dal vescovo di Roma, poich la continuit diretta con gli apostoli e con la chiesa primitiva
costituiva la migliore garanzia per la purezza della fede. Il vescovo
romano usufru quindi ben presto di una particolare autorit d'insegnamento. Gi fin dal n e dal III secolo, gli eretici solevano recarsi a Roma per giustificarsi; cos fecero Marcione nel 139, Montano e i maggiori esponenti dello gnosticismo. Anche i difensori
dell'ortodossia cristiana cercarono e trovarono aiuto a Roma: si
pensi ad Atanasio, nel 339/340. Questa preminenza della sede romana non imped tuttavia che il centro di gravit dell'elaborazione teologica si mantenesse sempre in Oriente, dove si tennero anche i grandi concili. Non sempre, infatti, il pensiero dei teologi
coincide necessariamente con il magistero della chiesa e sar esso
che dovr decidere se un'opinione teologica sia contenuta o meno
nella tradizione apostolica e appartenga al patrimonio della rivelazione.
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Anche in questioni di diritto e di disciplina ecclesiastica, il vescovo di Roma godette fin dai primi tempi di una singolare autorit. Un primo, chiaro accenno della sua supremazia, si pu gi avvertire nella Prima lettera di Clemente (96 circa), ove si parla della
composizione di un conflitto sorto nella comunit di Corinto. Uintervento di papa Vittore (189-199) nel famoso conflitto circa la data della Pasqua e le controversie di papa Stefano I (254-257) con
Cipriano di Cartagine, sulla questione del battesimo amministrato
dagli eretici, segnarono un ulteriore sviluppo di questa autorit del
vescovo romano. Nessuno, tuttavia, potr onestamente affermare
che gi in questi avvenimenti si manifesti la rivendicazione di un
vero primato giurisdizionale. Ma poich questo primato, come tutte le cose storiche, ha avuto un lento e graduale sviluppo prima di
giungere al suo pieno dispiegamento, storicamente doveroso coglierne qui i primi indizi.
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della chiesa. Nel 410 Roma sub ?invasione e il saccheggio di Alarico, re dei visigoti, e ?imperatore Onorio (395423 )non pot opporre la minima resistenza. Nel 451 comparvero gli unni e la nuova
calata dei barbari port con s morte e distruzioni, ma il debole
imperatore Valentiniano IH (425-455) fu del tutto impotente ad
arrestare i nuovi invasori. Roma sembr completamente abbandonata al suo terribile destino. Ma papa Leone Magno mosse coraggiosamente incontro ad Attila, re degli unni, e ottenne che Roma
fosse risparmiata (452). La considerazione di cui il papato gi godeva agli occhi del popolo romano crebbe in quelloccasione grandemente. Nel 455 i vandali si affacciarono minacciosi alle porte di
Roma e, ancora una volta, tutti gli sguardi si appuntarono su Leone Magno, il quale, se non pot impedire il saccheggio della citt,
ottenne tuttavia da Genserico che Roma fosse risparmiata dal?incendio e dalla strage. Grazie a questo intrepido pontefice la posizione del papato fu consolidata in modo tale che esso pot superare senza difficolt la difficile crisi che segu la fine dellimpero romano dOccidente (476).
Papa Gelasio I (492-496) costru su questa base la sua teoria dei
due poteri: ?autorit spirituale indipendente da quella temporale; ognuna qualificata per lambito che direttamente le compete;
il potere spirituale ha tuttavia unimportanza maggiore, poich anche i re debbono rendere conto a Dio delle loro azioni. D altro
canto, anche coloro che reggono le sorti della chiesa debbono obbedire, nel campo dellordine pubblico, alle leggi imperiali. Cos si
espresse autorevolmente papa Gelasio, scrivendo allimperatore
dOriente Atanasio, formulando quel dualismo dal quale dipender tutto il futuro sviluppo dellOccidente.
parte seconda
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tuito dalla chiesa cattolica e solo quando venne conclusa unalleanza tra la cristianit cattolica e il germanesimo fu creata una delle
basi essenziali per la formazione di quella comunit di popoli e di
cultura occidentale che caratterizz il Medioevo. Di primaria importanza storica si rivel, infatti, non tanto larianizzazione delle
stirpi germaniche, quanto piuttosto il battesimo cattolico di Cidoveo (496). I franchi, una volta che si furono convertiti al cristianesimo cattolico, poterono radicarsi culturalmente e fondersi reli
giosamente con la popolazione romana indigena, il che invece era
stato sempre impedito proprio dalTarianesimo delle precedenti
stirpi germaniche.
Difficile anche stabilire chiaramente quando ebbe fine il Medioevo. N il Rinascimento, n la caduta di Costantinopoli nel
1453 possono essere considerate cesure tanto profonde da permettere di affermare che, grazie a esse, abbia avuto origine una nuova
epoca. Pi probabilmente, si potr invece considerare la frattura
della fede, avvenuta nel XVI secolo, come una delimitazione essenziale, poich essa lacer definitivamente Punit della chiesa. E tuttavia, neppure tale frattura riusc a spezzare la base comune su cui
poggiava lOccidente cristiano. I popoli dellEuropa non furono,
infatti, coinvolti nelle divisioni delle chiese e restarono ancora uniti
fra loro, legati strettamente dai vincoli della cultura, della scienza,
dellarte, della tecnica e dei costumi. Persino nella vita interna della chiesa si conservarono forme e istituzioni medievali, oltre il periodo della Riforma (ordinamento feudale, prebende, forme devozionali ecc.), che, in parte, furono spazzate via soltanto dalla rivoluzione francese, dallIlluminismo e dalla successiva secolarizzazione.
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chi. In un primo momento, la vigorosa e concreta componente naturale germanica continu ancora a dominare gli animi. Opinioni
pagane precristiane influirono sulle credenze nellesistenza degli
spiriti, sulluso degli esorcismi, delle pratiche magiche, delle ordaHe, dei dueHi, sulle prove con lacqua, sulle vendette di sangue ecc.
Solo gradualmente si pot giungere a sopprimere tutte queste vecchie abitudini, grazie soprattutto a uninterpretazione pi spirituale delle medesime, ma esse continuarono a persistere ancora a lungo, nel subconscio.
Furono inoltre mantenute in vita alcune strutture originarie della vita germanica, che agirono come fattori di una germanizzazione delle forme istituzionali cristiane (Wilhelm Neuss, 1880
1965), nei modi che seguono:
I germani erano un popolo contadino. La chiesa, che nellantica
struttura cittadina era divenuta grande, acquis per influenza germanica anche una struttura agraria (benefici ecclesiastici, suddivisione
delle parrocchie nelle campagne).
La concezione germanica del diritto del proprietario sul possesso
terriero ebbe ripercussioni sugH affari interni della chiesa particolare, poich, essendo questa costruita su un determinato terreno, apparteneva al proprietario terriero con tutti i conseguenti diritti materiali (tributi, redditi da donazioni) e spirituaH (amministrazione dei
sacramenti, cura d anime ecc.) e il vescovo, invece, non aveva alcuna
autorit su di essa. Questo sistema delle chiese proprie si diffuse rapidamente nellintero Occidente, anche nei paesi di cultura romana,
ed ebbe ripercussioni sulla riforma dellintero ordinamento ecclesiastico e influenz profondamente la pastorale e lesercizio dellautorit spirituale.
La rigorosa divisione in classi sociaH, vigente nel mondo germanico,
ossia in principi, nobiU, Uberi, semi-Hberi e servi della gleba (schiavi), fu ripresa dal Medioevo cristiano e trov accogHenza anche nella
chiesa, ove la rigida divisione fra alto e basso clero favor il sorgere di
unaristocrazia ecclesiastica.
Linclinazione dei germani alla lotta e alla guerra contribu a dar vita,
nella cristianit medievale, alla figura del cavaUere cristiano, simbolo
vivente del combattente consacratosi a Cristo e alla guerra santa, e
favor lo sviluppo degU ordini cavallereschi e delle crociate.
La regaHt germanica, che gi in epoca precristiana era avvolta da
uno splendore sacrale e mistico, continu a sussistere con i re cristiani e si accentu ancor pi, grazie alla consacrazione ecclesiastica.
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nio della chiesa nella bolla Unam Sanctam, ma ormai il papa non
pi in grado di esercitare la sua supremazia sul re francese Filippo
IV il Bello e la sua politica destinata a fallire.
Inizia cos Tultima epoca (13001500 )del Medioevo, che vede la
disgregazione della comunit dei popoli dOccidente. Molte forze
sono gi allopera per favorire questo processo:
i nascenti stati nazionali, con la Francia in testa, che si sottraggono
alluniforme comando dellimperatore e del papa;
la cultura unitaria del primo e dellalto Medioevo, che ora comincia
pian piano a differenziarsi, facendo posto a un individualismo erescente, che si manifesta tanto nellarte e nella politica, quanto nella
teologia e nelle forme devozionali (devotio moderna);
il progressivo emergere del laicato, che si sottrae sempre pi al governo del clero; i signori territoriali usano ormai in proprio dei diritti vescovili e fondano la loro autorit su chiese territoriali;
la tensione fra il primato papale e il collegio episcopale, fra accentramento curiale e chiesa universale, che si esprime nel cosiddetto *conciliarismo, che nelle sue forme estreme tende a sostituire la struttura
gerarchica della chiesa con una struttura democratica (Marsilio da
Padova, Guglielmo di Ockham);
la filosofia e la teologia occamista (nominalismo, via moderna), che
scuotono profondamente con il loro scetticismo la chiusa visione del
mondo medievale, propria del realismo tomistico (via antiqua)\
lintero atteggiamento spirituale del Rinascimento e dellUmanesimo, specialmente in Italia, che minano alla base la coscienza unitaria
del Medioevo.
La Riforma, infine, rappresenta la fase estrema di questa evoluzione storica. Con lo scisma del XVI secolo !,Occidente perde quel
legame spirituale che aveva tenuto uniti i suoi popoli e Tunit ormai definitivamente spezzata.
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I primi centri missionari furono le antiche citt episcopali romane, che erano in gran parte sopravvissute alla conquista germanica
e costituivano dei punti di cristallizzazione della vita ecclesiale anche sotto i nuovi regnanti. Fiorirono in quel tempo energiche personalit di vescovi, che riuscirono a guadagnarsi la stima degli stessi conquistatori e seppero offrire alla popolazione indigena protezione e sicurezza. Quasi tutte le sedi espiscopali della Gallia (ne
esistevano circa 125), per esempio, riuscirono a superare gli assalti
dei germani nel IV e nel V secolo. Eminenti vescovi furono Martino
di Tours (t 397), Liborio di Le Mans (1397 ), Severino di Colonia
(t intorno al 400) e, pi tardi, Avito di Vienne (t 518), Remigio di
Reims (t intorno al 533) e Cesario di Arles (t 542). a loro che
dobbiamo essere grati se la popolazione romana pot vivere ancora a lungo nelle citt, mentre le campagne tutt'intorno erano ormai
da molto tempo popolate dai germani. Verso il 400 le antiche citt
romane furono oasi di cultura latina e cristiana, in mezzo a terre
occupate da coloni pagani germanici. I germani, noto, non ama
vano dimorare nelle citt. La LexRibuaria (633/634) considera ancora nel VII secolo i franchi dei cives romani e consente loro di vivere secondo le antiche usanze del diritto romano; nel regno franco il
diritto romano rimase in vigore come diritto privato della popolazione romana.
Anche la chiesa, al pari della popolazione urbana romana, viveva secondo la legge romana (ecclesia vivit lege romana). E, fino al VI
secolo, in quasi tutte le sedi vescovili della Gallia e della Germania,
erano ancora insediati vescovi di provenienza romana. Nel sinodo
di Parigi del 614 s'incontrano per la prima volta nomi di vescovi
germanici in gran numero, ma fu soltanto alla fine del VII secolo
che !,episcopato raggrupp prevalentemente vescovi di origine
germanica. Il processo di fusione fra romani e germani si era ormai
compiuto.
Avito di Vienne oper con tutto il suo zelo per la conversione
dei burgundi; Remigio di Reims si dedic alla conversione dei
franchi (battesimo di Clodoveo, nel 496) e fond nuove sedi episcopali (Arras, Laon, Throuanne, Toumai, Cambrai). La cattolicizzazione del popolo franco cre la base necessaria per la fusione
con la popolazione indigena ed ebbe importanza decisiva anche
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Appare gi qui il pensiero che in seguito Carlo Magno difender con tanta convinzione: i franchi sono il nuovo popolo delPimpero, chiamato, dopo il tramonto dell'antica Roma, a rappresentare e diffondere il Regnum Christi nella comunit dei popoli occidentali.
Purtroppo, questa bella immagine idealistica corrispondeva solo in parte alla dura realt. D vescovo Gregorio di Tours (538-594),
nei dieci libri della sua Historia francorum (terminata nel 591), ci
d un quadro veramente pietoso delle condizioni etico-religiose
del regno dei franchi del suo tempo. E come avrebbe potuto essere
diversamente? Il popolo si era convertito al cristianesimo non grazie a una convincente opera missionaria cristiana, bens seguendo
semplicemente !,esempio del suo re e attratto dalla magnificenza
esterna del culto cristiano. H battesimo fu conferito senza una vera
formazione religiosa cristiana e non fu preceduto da alcuna forma
di catecumenato. La conversione in massa di interi popoli fu quindi un avvenimento del tutto superficiale, poich al sacramento non
segu alcuna forma di catechesi battesimale. Il messaggio cristiano,
con le sue nobili esigenze morali e la sua concezione spirituale di
Dio, pot farsi strada nelle coscienze solo molto lentamente e attraverso grandi difficolt. La stessa casa reale merovingia e la nobilt
davano del resto un cattivo esempio. Assassinii e discordie fraterne
in seno alla famiglia, guerra e avidit smodata di potere nei circoli
dei nobili, infimo livello culturale e degenerazione morale fra il popolo caratterizzarono, infatti, il VI e il v n secolo della storia franca.
Per la chiesa franca fu poi esiziale che il re e la nobilt si intromettessero senza riguardo alcuno negli affari interni della chiesa,
ostacolando in tal modo la sua attivit. Il re divenne di fatto padrone della chiesa, occup gli episcopati, convoc i sinodi, decise della vita e della morte dei suoi sudditi. E cos, proprio mentre in
Oriente venivano affrontati dai teologi e dai concili i pi sottili
problemi teologici, nel regno dei franchi il pensiero teologico langu completamente, e anche la vita della chiesa fu guastata da prgressive infiltrazioni di rozze forme di paganesimo. Questo stato di
cose ebbe conseguenze tragiche; la chiesa franca degener sempre
pi in chiesa territoriale, isolandosi al punto di perdere completamente ogni legame con la chiesa universale: i suoi rapporti con Ro
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ma, il centro della chiesa occidentale, cessarono, infatti, totalmente, anche se non si giunse mai a una vera e propria separazione diretta.
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mente in tutta Pisola. Le grandi comunit conventuali rappresentavano, in ciascuno dei numerosi clan (stirpi) locali, !,effettivo centro
ecclesiastico-religioso. I grandi fondatori di monasteri (Finniano,
Colombano il Vecchio di Hy, Congallo di Bangor, Brendano, Kevin, Colombano il Giovane) godettero della massima stima e gli
abati, e non i vescovi, furono le vere guide responsabili della chiesa
irlandese ed ebbero anche potest di giurisdizione ecclesiastica.
Per le semplici funzioni di consacrazione episcopale essi si servivano di un suffraganeo e proprio a questo scopo facevano generaimente consacrare vescovo uno dei loro monaci subalterni.
Nel VI secolo il monacheSimo fu straordinariamente popolare.
Lentusiasmo cristiano, condiviso da tutto il popolo, favor la fioritura di una primavera monastica senza eguali. I monasteri crebbero e si diffusero come scuole di vita spirituale e di devozione. Numerosi furono i santi e i teologi che fiorirono in questi monasteri e
ben presto lIrlanda fu indicata come 1'insula doctorum e Vinsula
sanctorum. Quest'epoca d'oro della chiesa irlandese continu fino
al 740 circa.
L'influenza del monacheSimo si fece sentire in modo deciso anche sulla struttura della vita ecclesiastica, il monastero di ogni stirpe provvedeva alla cura spirituale del clan; i suoi monaci esercitavano l'attivit pastorale, tenevano scuole e celebravano il servizio
divino per il popolo. Dovevano perci essere sacerdoti. Il monacosacerdote si identific, in Irlanda, con il sacerdote in cura d'anime.
Le usanze dei monaci e le forme proprie del monastero caratterizzarono l'immagine del sacerdote c questi caratteri furono poi trasmessi anche nel continente, grazie alla missione iro-scozzese. Il
celibato e le ore canoniche, che costituivano le basi stesse della vita
comunitaria dei religiosi e che erano tipiche anzitutto di questi monaci-sacerdoti irlandesi, furono in seguito accettate e imitate da
tutto il clero dell'Occidente.
Soprattutto le pratiche ascetiche della vita monastica si estesero,
in questa stessa epoca, anche alla vita sacerdotale e laica, in primo
luogo in Irlanda e in seguito anche nel continente. La severa discipiina penitenziale e la mortificazione della carne, in uso fra i monaci, furono parimenti imitate. I monaci sacerdoti, attraverso la loro
attivit pastorale e spirituale, tramandarono la penitenza privata,
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Colombano il Giovane (530-615) fa il pi importante, il pi attivo e tenace fra questi missionari itineranti iro-scozzesi. Nell'anno
590 egli si pose in cammino con dodici compagni, come Cristo con
i dodici apostoli, per un santo pellegrinaggio nel continente {peregrinatio religiosa pr Christ). Egli svolse la sua attivit missionaria
in Bretagna, in Gallia e in Borgogna e oper con successo per il
rinnovamento della vita religioso-ecclesiale, particolarmente fra la
nobilt e il clero; si stabil infine sui Vosgi, ove fond i monasteri di
Anegrey, Luxeuil e Fontainc, per i quali dett anche una severa regola. La sua austera personalit ascetica non impression soltanto
la popolazione indigena, ma conquist anche schiere di giovani,
che egli persuase ad abbracciare l'ideale monastico. Solo da Fontaine si irradiarono ben presto altri cinquanta monasteri, che seguirono tutti la regola di Colombano.
Colombano, nel 610, non esit a criticare senza alcun timore e
con grande energia la condotta immorale della corte del re merovingio Teoderico II e della sua terribile nonna Brunilde, e fu per
questo costretto ad abbandonare precipitosamente Luxeuil. Dalla
Borgogna si rec in Alemannia, terra ancora in gran parte pagana
e, dopo aver svolto per qualche tempo attivit missionaria presso il
lago di Costanza, si stabil a Bregenz e, nel 613, si trasfer nelTItalia
settentrionale, ove fond l'abbazia di Bobbio. Qui mor nel 615.
L'influenza di Colombano sulla vita ecclesiastica del regno dei
franchi fu grandissima, soprattutto nel campo della prassi penitenziale e confessionale. I suoi numerosi discepoli, che erano tutti irlandesi e provenivano anche dalla popolazione locale, diffusero il
suo spirito. I loro nomi ci sono, in gran parte, ignoti: per lo pi essi
vissero come eremiti sconosciuti, in qualche plaga deserta, ma le
loro celle e i loro monasteri divennero centri luminosi di vita spirituale per le popolazioni circostanti. Agirono come lievito.
I monaci irlandesi furono attivissimi soprattutto nella Germania
settentrionale e occidentale, in Franconia, in Turingia, ma anche in
Alemannia, in Svevia e in Baviera. Di alcuni soltanto conosciamo i
nomi; ricorderemo qui: Ciliano di Wurzburg (martirizzato nel 689,
insieme ai suoi compagni Colonato e Totnano); Pirmino (t 753),
che fond nel 724 il monastero di Reichenau; Corbiniano di Frisinga (t 725, in verit, egli era un gallo-romano); Fridolino di Sckin-
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gen ( t intorno al 600); Trudperto di Untermunstertal presso Friburgo in Brisgovia ( t 607 o 643); Ruperto di Worms, lapostolo
della Baviera ( t intorno al 718 a Salisburgo); Emmerano di Regensburg ( t 715); Findano di Rheinau ( t 878); Furseo ( t tra il 647 e il
653) e i suoi fratelli Foillano (t intorno al 655) e Ultano (t 686) e,
ancora, Eligio (t verso il 660), Amando, Lamberto, Uberto e altri
ancora, di provenienza incerta.
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geniale capacit di adattamento. Egli consigli ai missionari di rispettare, per quanto fosse possibile, le usanze religiose precristiane
del paese e di riempirle di spirito e di contenuto cristiani. Si doveva, infatti, lasciare a quei popoli le loro semplici gioie: Se, infatti,
si concedono agli uomini le gioie esterne, essi troveranno ancor pi
facilmente quelle intime. Non si pu togliere tutto a dei cuori che
non si sono ancora aperti. Chi, infatti, vuol scalare un alto monte,
non lo fa a salti, bens passo dopo passo e lentamente.
Il successo della missione fu davvero sorprendente. Il regno di
Kent per primo abbracci la fede cristiana; seguirono i regni di
Wessex (624) e la Nortumbria (627), che alla morte di re Edvino (t
633) fu definitivamente cristianizzata, dopo unultima reazione pagana. I re Osvaldo e Osvino accolsero benevolmente la missione;
Osvaldo permise che i monaci, muovendo dal principale monaste
ro di Hy, si diffondessero nellisola. I conflitti temporanei che sorsero fra i missionari irlandesi e quelli romani furono rapidamente
composti nel sinodo di Whitby, tenutosi nel 664. Si giunse cos, abbastanza presto, alla cristianizzazione dellintero popolo anglosassone. Negli anni 680-690 anche il regno di Sussex abbracci la fede cristiana. Il vescovo Teodoro di Tarso (circa 668690), arcivescovo di Canterbury, avvi unincomparabile stagione spirituale
della chiesa anglosassone e della cultura cristiana in Inghilterra.
Egli seppe conciliare nella sua persona una profonda dottrina, che
aveva acquisita ad Atene, con uneccellente capacit organizzativa
e con una fedelt assoluta a Roma.
Lunione fra la piet irlandese e lo spirito romano diede presto i
suoi preziosi frutti. Il severo ascetismo e la disciplina penitenziale
irlandesi crearono nei monasteri, che fiorirono numerosissimi, il
fondamento necessario a uno sviluppo armonico della vita spirituale. Le scuole monasteriali anglosassoni, che comprendevano
anche i monasteri femminili, svilupparono una cultura teologica di
altissimo livello, sia dal punto di vista spirituale che religioso, che
continu fino allXI secolo. Trentatr re e regine anglosassoni terminarono la loro vita nel monastero; ventitr re e sessanta regine
sono venerati come santi. Il monaco anglosassone e dottore della
chiesa Beda il Venerabile (672-735), nella sua celebre Historia ec
clesiastica gentis Anglorum, ci ha narrato stupendamente come sia
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Roma. Il maggiordomo franco Pipino (688714 )gli affid la Scheida inferiore come terra di missione. Durante un secondo viaggio a
Roma (695), il monaco ottenne dal papa !,autorizzazione per una
nuova missione e la consacrazione episcopale: Villibrordo scelse
allora Utrecht come sua sede vescovile e fond, nel 697, il monastero di Echternach, che divenne il centro e il sostegno spirituale
della missione. Qui Villibrordo mor nel 735. Sotto la sua guida
esperta anche Vinfrido Bonifacio inizi la sua attivit missionaria.
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colta sorte nei rapporti politici e soprattutto per la guerra scoppiata fra il principe dei frisi Radbodo (t 719) e il maggiordomo
franco Carlo Martello (714 741), egli fu costretto a far ritorno in
Inghilterra. Nel 718, tuttavia, sbarc di nuovo nel continente, ma,
prima di riprendere la sua attivit missionaria, si rec a Roma, per
poter ricevere da papa Gregorio II (715731 )il mandato missionario (qui ricevette il nome di Bonifacio). Dal 719 al 722 riprese la
sua attivit missionaria, prima come collaboratore di Villibrordo
in Frisia e in seguito in modo del tutto autonomo nelTAssia e in
Turingia. Vinfrido fond il monastero di Amneburg, che diven
ne il centro dellirradiazione missionaria. Il paese non era pi totalmente pagano; i missionari itineranti iro-scozzesi e franchi era
no, infatti, presenti qua e l nel paese, ma con le loro instabili apparizioni furono pi di ostacolo che di giovamento alla missione.
Bonifacio comprese immediatamente che era necessaria una maggiore autorit per potersi imporre ai suoi confratelli e ai potenti
del luogo e prese quindi per la seconda volta la via di Roma, ove
giunse nel 722. Qui ottenne da papa Gregorio II la consacrazione
episcopale e le lettere commendatizie per Carlo Martello. In quella occasione egli prest il cosiddetto giuramento suburbicario di
obbedienza vescovile, che i titolari delle sette sedi episcopali della
provincia romana (Albano, Ostia, Porto-Santa Rufina, Palestrina,
Sabina-Poggio Mirteto, Frascati [Tusculum] e Velletri) erano soliti fare al papa e mediante il quale si obbligavano a mantenere
ununione particolarmente stretta con Roma e con i suoi ordinamenti ecclesiastici.
Nel 723 (fino al 732) Bonifacio riprese la sua missione in Assia e,
questa volta, con lappoggio della commendatizia papale e con una
lettera di protezione di Carlo Martello. A Geismar abbatt la quereia di Donar. Dal 725 in poi si dedic maggiormente allorganizzazione, al consolidamento e allapprofondimento del cristianesimo
in quelle terre, rafforzando le proprie posizioni. Si tenne, per questo, in continuo contatto epistolare con la madrepatria, dalla quale
gli furono inviati costantemente aiuti e rinforzi, e con il papa. Per
potergli concedere ancora maggior autorit e favorirlo nella sua
opera, papa Gregorio III (731-741) lo nomin, nel 732, arcivescovo senza sede fissa e lo autorizz a consacrare vescovi per le nuove
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Carlomanno era entrato in convento a Montecassino (747), deteneva il potere assoluto, giunse presto a intavolare trattative dirette
con il papa. Egli pot giovarsi, per discutere la riforma ecclesiastica, di propri consiglieri franchi, quali labate Fulrad di St. Dnis e
il vescovo Chrodegang di Metz. Lopera di Bonifacio aveva dato i
suoi frutti.
Tuttavia, gli ultimi anni della vita operosa di Bonifacio furono
pieni di amare delusioni. vero che Pipino portava decisamente
innanzi la riforma, ma egli cedeva sempre pi terreno allopposizione franca contro Bonifacio, il missionario anglosassone straniero, e spesso lo scavalcava in alcune decisioni. Bonifacio, allora, si
ritir e poich i nobili franchi gli impedirono, nel 745, di occupare
il vescovato di Colonia, che si era reso proprio allora vacante, nel
748 egli scelse come sede metropolitana Magonza e qui, nellabbazia che gli era pi cara, Fulda, che aveva fondato nel 744 e aveva affidata allabate Sturmi, continu la sua missione spirituale e pastorale. Sembra per che egli non sia stato presente personalmente ai
grandi avvenimenti politici che seguirono. Probabilmente egli non
partecip direttamente n alle trattative fra Pipino e papa Zaccaria
(741-752), per la detronizzazione della dinastia merovingia nel regno dei franchi, n allunzione regia di Pipino nel 751/752.
Quando papa Stefano II (752-757), nel 754, si present come
postulante nel regno dei franchi e in quelloccasione ripet lunzione e lincoronazione di Pipino in tutta solennit, Bonifacio stava proprio per intraprendere il suo ultimo viaggio missionario in
Frisia. E in quella regione, il 5 giugno 754, fu ucciso, insieme a 52
compagni, a Dokkum, da frisoni pagani. Il suo martirio commosse ancora una volta lintero regno dei franchi e la sua salma fu portata a Fulda, in processione solenne. In quello stesso anno si coneluse limportantissima alleanza fra il papato e il regno dei franchi, i cui fondamenti erano stati posti proprio da Bonifacio.
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di Silvestro probabilmente stava gi la tendenza a proteggere il papato dalla tutela dellimpero bizantino e ad assicurargli unautonomia ecclesiastica e politica in Occidente, dopo il crollo dellimpero
romano dOccidente (476) e i contrasti sorti con limpero romano
dOriente dal VI allvm secolo, gi chiaramente riconoscibile anche il desiderio di assegnare al papato in Italia la guida politica nella successione dellimpero romano, che de facto gi gli spettava da
molto tempo e che gli era stata accordata dalle popolazioni indigene. La falsificazione doveva quindi dare un fondamento storico e
giuridico a queste pretese, soprattutto in un momento in cui appariva opportuno confutare i diritti dellimpero bizantino su Ravenna, Roma e lItalia.
Si quindi sospettato che il documento attribuito a Costantino
fosse stato in realt redatto, a questo scopo, dalla cancelleria pontificia, gi fin dai tempi di papa Stefano II (752757 )o di Paolo I
(757767), ma il momento e il luogo precisi della falsificazione sono ancora discussi. Linfluenza della cosiddetta donazione di Costarnino nel Medioevo fu immensa. Dal giorno in cui, vale a dire
dalla met dellxi secolo, fu ritenuta, in buona fede, autentica, essa
serv non soltanto come base per fondare legittimamente lo stato
pontificio, ma anche per rafforzare laffermazione del primato e le
pretese temporali di dominio dei pontefici, da Gregorio VII fino a
Innocenzo III e a Bonifacio V ili. Solo Nicol Cusano, Lorenzo
Valla e gli umanisti del XV secolo dubitarono della sua autenticit e
ne dimostrarono la falsit.
Quando papa Stefano I, il 28 luglio del 754, ripet a St. Dnis la
consacrazione di Pipino e dei suoi figli Carlo e Carlomanno a re
dei franchi, conferendo a Pipino il titolo di patricius romanorum,
che in realt avrebbe potuto assegnare soltanto limperatore bizantino, egli dimostr chiaramente, appoggiandosi sullatto di donazione costantiniana, di ritenersi detentore dei diritti imperiali. Per i
franchi, naturalmente, questo titolo onorifico significava laccetta
zione di un nuovo mandato: essere cio la potenza che si impegnava formalmente a proteggere la chiesa occidentale. In quello stesso
anno mor Bonifacio.
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prevalesse veramente non facile stabilire. Se si tiene tuttavia presente la concezione generale religioso-politica imperante a quelPepoca, si comprende che il nostro modo attuale di porre il prblema appare alquanto anacronistico. Nel 778 Carlo lott contro
gli arabi in Spagna e, per difendere i territori riconquistati nella
Spagna settentrionale, fond, nel 795, la marca spagnola. Nel 789
mosse guerra agli slavi; nel 791, nel 795 e nel 797 agli avari;
nelT805/806 ai boemi; nelT808-811 ai danesi: le guerre pi lunghe
e accanite furono tuttavia quelle condotte contro i sassoni (dal 772
all804).
La vittoria sui sassoni era di importanza vitale per la creazione
di uno stato unitario franco. E poich proprio in questo caso gli interessi politici erano direttamente connessi a quelli della cristianizzazione di quei popoli, la missione cristiana in quelle terre ottenne
scarsissimi successi. Dal 772 aveva avuto inizio una lotta accanita,
cominciata con spedizioni punitive contro i sassoni, che avevano
spesso superato i confini del regno franco devastando e uccidendo.
Fu una lotta terribile, che si trascin fino alT804 e che ogni anno
vedeva muovere nuove spedizioni franche contro la Sassonia. Nel
777 Carlo tenne, nel cuore stesso del paese dei sassoni, a Paderbom, una dieta reale, nella quale ordin a tutti i sassoni di convertirsi al cristianesimo e divise il paese in zone di missione. Numerosi
nobili sassoni si fecero allora battezzare e il cristianesimo fece rapidi progressi. Ma alcuni anni dopo si ebbe un durissimo contraccolpo. Mentre Carlo era costretto in Spagna da impegni militari, Vitichindo guid una terribile rivolta (782-785): i sassoni aggredirono
una parte dellesercito franco sul monte Siintel e !,annientarono.
Carlo accorse precipitosamente e si vendic in modo feroce: dopo
aver debellato i ribelli, ne fece giustiziare 4500 a Verden, sulTAller.
Questa strage accese nuovo odio; Vitichindo, che era scampato in
Danimarca, eccit alla rivolta, ma poi, vedendo che ogni sua azione contro Carlo era destinata al fallimento, accett nel 785 egli
stesso il battesimo ad Attigny.
Non per questo cessarono le rivolte in Sassonia, che divampavano ancora ferocemente e fu solo grazie al violento trapianto di migliaia di sassoni in terra franca e di altrettanti coloni franchi in Sassonia che si pot giungere, nel IX secolo, alla totale pacificazione
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del paese. Furono allora fondati nuovi vescovati (Miinster, Osnabriick, Paderborn, Minden, Brema, Verden [Aller], Hildesheim e
Halberstadt) e sorsero numerosi monasteri, che furono subordinati ai vescovati renani di Colonia e di Magonza, i quali divennero
perci arcivescovati. Colonia ebbe come arcivescovati suffraganei,
oltre a quelli gi esistenti, come Luttich (ex Tongern) e Utrecht, i
vescovati sassoni di Miinster, Minden, Brema e di Osnabrck; Magonza ebbe invece Speyer, Worms, Strasburgo, Augusta, Costanza,
Coira, Eichsttt e Wiirzburg e, inoltre, le diocesi sassoni di Paderborn, Verden, Halberstadt e di Hildesheim. Per !,organizzazione
di tutti questi vescovati fu stabilita una stretta unione della Sassonia con il regno dei franchi, unione che si dimostr in seguito assai
utile. Il cristianesimo, dopo la cessazione delle ostilit con i franchi, mise radici in Sassonia con incredibile rapidit. I monasteri
fiorirono numerosissimi (nell822 Corvey, Werden nell800, Essen
ecc.). Intorno alla met del IX secolo un poeta anonimo compose in
questa terra lo stupendo Heliand-Lied [Il Canto di Heliand]y
unopera epica di pi di 6000 versi, che descriveva la storia della
salvezza come se fosse avvenuta nella Sassonia e cantava Cristo come fosse stato un principe sassone, al quale il suo popolo aveva
giurato fedelt. Nel X secolo questo stesso popolo sassone vedr
splendere, nella stirpe imperiale degli Ottoni, lumi meravigliosi di
profondo sentimento cristiano, uomini che incarneranno quellidea dellimpero cristiano germanico, che ha segnato il Medioevo. Senza linserimento dei sassoni nel regno dei franchi, lo si pu
affermare tranquillamente, non si sarebbe mai giunti alla formazione dellimpero universale occidentale cristiano.
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zitutto necessario educarli e formarli. Finch visse, egli riusc sempre a tenere saldamente in mano tutte le fila della vita politica e
spirituale del suo immenso impero, che abbracciava quasi tutta
TEuropa.
Il centro di gravit dellimpero si spost dalla Senna al Reno.
Nel 786 Carlo inizi la costruzione del palazzo imperiale di Aquisgrana che dal suo novantesimo anno in poi divenne la sua dimora
preferita, nella quale amava abitualmente risiedere. La sua corte
accoglieva numerosissime persone, che venivano a cercare giustizia, a chiedere aiuto e a ricevere una formazione spirituale. Carlo
aveva il dono di attirare a s soprattutto uomini di elevata spiritualit. Laccademia di corte di Aquisgrana divenne ben presto il centro spirituale pi importante di tutto il regno dei franchi. Insieme a
un gran numero di funzionari della corte e dellimpero, che dimoravano abitualmente ad Aquisgrana, vivevano anche molti religio
si. Dal 789 furono tenuti qui frequenti sinodi ecclesiali.
La cappella palatina del palazzo di Aquisgrana, che nel 795, su
modello delle chiese bizantine (San Vitale a Ravenna, Haghia Saphia a Costantinopoli), ebbe anche una cupola imperiale* e fu consacrata probabilmente il 17 luglio dell800, doveva divenire in seguito il simbolo della concezione dellimpero cristiano occidentale. Assiso sul venerabile seggio imperiale di Carlo, Ottone il Grande riceveva nel duomo di Aquisgrana, nel 936, i segni della sua dignit regale; in quello stesso luogo, fino al 1531, ebbero luogo altre
trenta incoronazioni di sovrani tedeschi. H tesoro del duomo di
Aquisgrana, i grandi reliquiari dellepoca carolingia e del tempo
degli Ottoni, i gioielli della corona sono ancora fra gli oggetti darte pi preziosi dellOccidente (croce di Lotario, evangeliari, palla
doro, ambone ecc.).
Accanto alle regali scuole di corte fiorirono anche, in celebri
monasteri e in numerose scuole di cattedrale protette da Carlo, le
arti e le scienze, che erano ancora insegnate seguendo lantica tradizione culturale. Non a caso, Carlo volle che la cultura del suo
tempo si alimentasse direttamente allantica tradizione cristiana: il
giovane popolo dei franchi doveva crescere spiritualmente e modellarsi sullantichit per poter poi dar vita a proprie forme creatrici nel pensiero e nellarte.
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stezza del tipo di vita espresso dalla regola stessa. La riforma, decisa nei sinodi di Aquisgrana dell802, 816, 817 e 822, della cui applicazione era stato incaricato Pabate Benedetto di Aniane (circa
750821), ebbe come suo centro il monastero di S. Cornelio presso
Aquisgrana, di recente fondazione. La Regola di san Benedetto divenne cos obbligatoria per tutti i monasteri franchi.
Carlo prosegu con grande energia la riforma della chiesa, iniziata da Bonifacio, e non esit a occuparsi direttamente non solo
degli interessi esterni della chiesa, ma anche delle sue questioni interne. Egli eman leggi imperiali per il rinnovamento della vita ecclesiastica, organizz sinodi e, utilizzando i suoi messi (missi domi
nici), vigil incessantemente non soltanto sulla vita dello stato, ma
anche su quella della chiesa. Non va dunque dimenticato che, se
vero che Carlo port a termine la riforma iniziata da Bonifacio, egli
diede sempre a questopera di rinnovamento religioso unimpronta personalissima, in armonia con la sua concezione del potere regio, e non sarebbe certo possibile ravvisare nella riforma carolina
le concezioni primitive di Bonifacio.
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Quando essa, nel 781, chiese Rotrud, la figlia di Carlo, per suo figlio, il re dei franchi ader prontamente. Carlo credette di poter vedere in questa richiesta il riconoscimento implicito della equiparazione dei diritti del regno dei franchi con Timpero bizantino, mentre Irene, da parte sua, sperava, grazie a questo matrimonio di stato, di poter riottenere i territori bizantini delTIstria e delTItalia meridionale e di mettersi al sicuro da possibili e ulteriori conquiste
franche. Il progetto di matrimonio and in fumo quando Carlo si
vide deluso nella sua aspettativa e fu costretto a constatare che
limpero bizantino lo considerava, e questa volta su un piano ben
diverso da quello politico, inferiore nei diritti imperiali.
Loccasione per uno scontro diretto fu offerta da un problema
dogmatico, che da lungo tempo inquietava POriente: la disputa
sulle immagini. Data limportanza che questa contesa ebbe, sia sul
piano politico che su quello ecclesiastico, sar bene soffermarci un
poco a parlarne.
Per evitare che il popolo di Israele ricadesse nellidolatria e soprattutto per meglio mettere in luce la natura spirituale di Dio,
lAntico Testamento aveva raccomandato nel decalogo: Non ti farai immagini scolpite (Es 20,4; Lv 26,1; Dt 4,16). Ma dopo che
Dio stesso si era fatto uomo e aveva preso forma visibile in Ges
Cristo, il divieto di farsi delle immagini non poteva pi avere, nel
Nuovo Testamento, lo stesso significato. Nonostante ci, la chiesa
primitiva cerc di reprimere a lungo questo uso e prefer servirsi di
segni e simboli per raffigurare Ges Cristo. La pi antica raffigurazione del crocifisso risale, infatti, solo al IV secolo (S. Sabina, a Roma). E se, per amore di molti cristiani che non sapevano leggere,
non si pot fare a meno del tutto delle immagini per alcune scene
bibliche o per la vita di qualche santo, non si raggiunse mai tuttavia
un accordo unanime sul vero senso e sulla precisa importanza da
attribuire alle immagini di Cristo. Le dispute cristologiche ebbero
in questo una parte notevole: d si domandava, infatti, se fosse veramente possibile e lecito raffigurare la natura umana di Cristo. I
rigidi doceti, come i monofisiti, rifiutarono di raffigurare Cristo,
poich essi non credevano nella piena e reale natura umana di Cristo. E anche altri, di sentimenti pi moderati, non ritennero op
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dall'estate dell801 cominci infatti a portarlo ufficialmente). Forse la causa di questa reticenza di Carlo stava anche nel fatto che,
proprio in quel tempo, egli aveva riallacciato i rapporti con Pimperatrice Irene per il matrimonio di sua figlia. Certo che l'impero
bizantino, dopo la morte di Irene (802), accett solo nell'812 di riconoscere formalmente la dignit imperiale di Carlo, anche se, di
fatto, la consider sempre secondaria rispetto a quella detenuta
dall'imperatore d'Oriente. Resta comunque il fatto che la dignit
imperiale fu ripristinata nuovamente in Occidente e che questa
idea imperiale riusc a superare l'immensa rovina politica e culturale del regno carolingio sotto i successori di Carlo e continu a informare e a guidare, nei secoli successivi, la storia occidentale.
Carlo Magno mor nell'814 ad Aquisgrana e fu sepolto in un antico sarcofago nella sua cappella palatina. H soprannome *Magno'
glielo diedero i posteri e con ragione. *Santo' fu invece proclamato
solo nel 1165 dall'antipapa Pasquale III, per iniziativa di Federico
Barbarossa.
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2. La chiesa
La chiesa romana visse con Leone IV (847855 )e soprattutto
con Niccol I (858867 )un breve tempo di fulgore, cui segu ben
presto il terribile avvilimento, la spaventosa decadenza del saeculum obscurum.
Niccol I apparve ai contemporanei come un secondo Elia, che
difese con coraggio e fermezza i diritti della chiesa e della religio
ne. Egli non ebbe alcun timore nelTopporsi allimperatore Lotario
II (855869 )quando costui volle, nell862, ripudiare la legittima
sposa Teutberga per sposare la sua concubina Valdrada. Papa Niccol non esit a deporre e scomunicare gli arcivescovi Guntero di
Colonia e Tetgardo di Treviri, che si erano mostrati accondiscen
denti verso limperatore. Parimenti pieg alla sua volont il potente arcivescovo Incmaro di Reims (845882), che aveva deposto di
propria volont il suo vescovo suffraganeo Rotadio di Soissons
(863), e larcivescovo Giovanni di Ravenna che, nell861, aveva allargato illecitamente la sua giurisdizione. H suo infelice intervento
nelle controversie bizantine tra i patriarchi Ignazio e Fozio dipese
dallignoranza della reale situazione locale e dal falso rapporto che
dellintera faccenda aveva redatto labate Teognosto, accanito av
versario di Fozio, che ingann il papa. Sulla base di queste informazioni, Niccol scomunic nell863 Fozio e ripristin Ignazio nei
suoi diritti di patriarca. Fozio, da parte sua, scomunic in seguito il
papa (scisma foziano), durante un sinodo orientale tenutosi a Costantinopoli (867). Lavvenimento fa parte di quei tragici equivoci
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Il papato, con Niccol I, penetr dunque come massima potenza per un breve periodo nella breccia lasciata aperta a partire
dalT843 dallanemico potere imperiale (Schieffer), ma dopo la
morte di Niccol anchesso fu travolto dal naufragio generale. Perduto !,appoggio dellimpero universale, il papato decadde inevitabilmente diventando schiavo degli interessi dei partiti delle decadenti famiglie nobiliari romane, perse il suo significato universale e
divenne un trastullo delle autorit locali.
Cesare Baronio (t 1607) coni !,espressione saeculum obscurum per caratterizzare questo periodo che va dall880 al 1046, vale
a dire dalla fine dellimpero carolingio allinizio della riforma gregoriana. A dire il vero, non tutti i quarantotto papi di questepoca
furono cattivi. Alcuni furono, individualmente, degli uomini degnissimi, come Benedetto IV (900903 )e un certo numero di pontefici dellepoca ottomana, dopo il 962. Ma, in complesso, limmagine offerta dalla sede episcopale romana di questo periodo non
fu affatto adeguata allimportanza universale del papato. Esso era
decaduto ormai a vescovato territoriale, come molti altri vescovati
di quellepoca, e divenne perci oggetto di lotte scatenate dagli interessi politici della nobilt. La colpa di questo avvilimento va soprattutto imputata alle tristi condizioni storiche e al fatto che il
papato era privo di qualsiasi protezione, da quando non esisteva
pi nessun imperatore.
La leggenda della papessa Giovanna nacque ancora prima di
questo periodo. Essa cominci ad affiorare solo allinizio del XIII
secolo e si diffuse, grazie soprattutto alla cronaca di Martino di
Troppau (t 1278). Secondo costui una ragazza di Magonza, vestita
da giovinetto, avrebbe studiato ad Atene e, durante una sua visita a
Roma, dopo la morte di papa Leone IV (855), sarebbe stata eletta
papa. Linganno sarebbe stato scoperto solo quando essa, dopo un
governo di oltre due anni, durante una processione in Laterano,
strada facendo partor un bambino e mor sul posto. Linsostenibilit di un tale racconto pettegolo e ridicolo gi scientificamente
dimostrata dal fatto che a Leone IV segu, immediatamente nellanno 855, Benedetto III e che, nella sequenza cronologica dei papi a noi conosciuta, non c affatto spazio per rendere plausibile tale storia.
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Verso la fine del 960 fu del resto lo stesso papa Giovanni XII a
invocare il suo aiuto e a chiamarlo a Roma. Ottone, nellagosto del
961, mosse verso Pltalia con un forte e ben equipaggiato esercito.
Il 31 gennaio 962 si accamp su Monte Mario, dinanzi a Roma. Il 2
febbraio fu solennemente ricevuto da Giovanni e consacrato e incoronato imperatore in S. Pietro, insieme alla moglie Adelaide. Ot
tone aveva finalmente raggiunto il suo scopo. Ma Giovanni, appena !,imperatore ebbe lasciato Roma, cominci a tramare intrighi
contro di lui e alle sue spalle intavol rapporti con Bisanzio e persino con i saraceni. Nel novembre del 963 Ottone si vide quindi costretto a ritornare precipitosamente a Roma, dove fece destituire
da un sinodo riunito in S. Pietro il latitante Giovanni. Poi fece
eleggere un nuovo papa, Leone V ili (963-965), costringendo i romani a giurargli che in futuro non avrebbero eletto nessun papa
senza il suo consenso.
La concezione teocratica della sovranit e dellimpero, che Ottone aveva ereditato da Carlo Magno, apr una nuova epoca della
storia tedesca. Ottone, il vincitore degli ungari, degli slavi e dei danesi, il signore di Roma e dellItalia, il protettore della cristianit
occidentale, pensava di nuovo in categorie universali. Egli consider sempre la consacrazione imperiale e lincoronazione non come
un mezzo per ottenere un dato scopo, ma una santa unzione che lo
faceva partecipe, in un modo quasi sacramentale, del sacerdozio
della chiesa. Ogni volta che doveva porsi in testa la corona, egli digiunava prima un giorno intero. La chiesa fu la fonte principale del
suo concetto religioso-politico di impero, in cui cristianit e Occidente statalmente unificato coincisero perfettamente.
Ottone si appoggi sempre saldamente al duplice vertice del papato e dellimpero, e si sent sempre personalmente responsabile
del papato. Finch limpero, con lui e i suoi successori, mantenne
una superiorit assoluta, il papato non divenne mai una potenza
indipendente, ma quando questultimo seppe ritrovare il vero senso della sua missione universale, si giunse inevitabilmente a forti
tensioni fra regnum e sacerdotium. Fu appunto ci che accadde
nellepoca seguente.
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la libert necessarie per !,adempimento del suo mandato essenzialmente religioso. Il monacheSimo occidentale, a differenza di quello orientale che appare pi chiuso nel suo misticismo, si sempre
maggiormente interessato dei problemi dellintera cristianit ed
perci spiegabile che anche il movimento cluniacense non sia stato
soltanto ima pura manifestazione di vita monastica allinterno della chiesa, ma abbia coinvolto in modo decisivo nel suo processo riformista tutta la storia occidentale.
Cluny deve il suo splendido fiorire e la sua grande influenza dal
X al xn secolo alla sua intima compattezza e al suo dinamismo interno. La vita monastica, non turbata dagli affari del mondo, pot
svilupparsi in modo profondo e autentico allinterno delle mura
claustrali. I silenziosi monaci, raccolti in se stessi e tutti dediti al
servizio divino, furono i grandi oranti della comunit occidentale.
Laffratellamento, mediante la preghiera, con gli altri monasteri e
lintensa partecipazione interiore ai problemi di tutta la cristianit,
che costituisce il carattere fondamentale della liturgia, preservavano il monastero della riforma da ogni forma di egocentrismo. La
sua forza non si radicava nel disprezzo pessimista della vita, bens
nella tacita accettazione di un dovere spirituale e religioso, che era
quello di pregare per la cristianit intera. I cluniacensi, nonostante
la severit del loro spirito di riforma, hanno sempre mantenuto
una certa apertura al mondo; essi si occuparono di scienza, si interessarono degli sviluppi politici del loro tempo e mantennero contatti con gli imperatori e i re. Labate Maiolo fu molto stimato da
Ottone I; Odilone strinse rapporti di amicizia con Enrico II; Ugo
accett di essere padrino al battesimo di Enrico IV e, in seguito,
svolse opera dintercessore fra questi e il papa.
Lopera di riforma cominci a diffondersi largamente gi con il
secondo abate di Cluny, Oddone. Un gran numero di monasteri o
si affili a quello di Cluny o fu fondato allora e si modell sui suoi
statuti. Nacque cos una grande rete di monasteri, che rimase sempre strettamente collegata al monastero originario e ricevette da
questo le sue direttive e la sua feconda ispirazione spirituale. Il cluniacesimo raggiunse il suo punto pi alto nellXI secolo; nel XII secolo circa 3000 comunit facevano parte della sua congregazione
monastica. Lo spirito di Cluny si diffuse in Francia, in Borgogna,
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in Italia, in Spagna, in Inghilterra e, sporadicamente, anche in Germania e ovunque influenz profondamente la vita spirituale. Chiny divenne il cuore religioso dellOccidente.
Accanto a quello cluniacense agirono ben presto altri movimenti di riforma, mossi sempre dallo stesso desiderio di una maggiore
spiritualizzazione e di un approfondimento della vita cristiana. Il
monastero di Gorze in Lotaringia, fondato nel 933 da Giovanni di
Vendire, irradi la sua luce soprattutto in Germania, ove raccolse
intorno a s oltre 150 monasteri. Anche Brogne, Hirsau, Siegburg
e Einsiedeln divennero punti importanti di movimemti di riforma.
I monasteri tedeschi conservarono ancora, molto pi di quelli cluniacensi, i rapporti che li legavano alla linea feudale-aristocratica,
allora dominante. I pi importanti fra gli antichi monasteri imperiali ebbero sempre di fronte alla riforma monastica cluniacense,
articolata centralmente e antifeudale, un atteggiamento di riserva,
se non addirittura di rifiuto. Essi si sentivano legati da precisi impegni con la chiesa imperiale ottomana e, nelle lotte fra imperatore e papa, si schierarono quasi sempre dalla parte del primo.
A questo riguardo si pone il problema del rapporto fra la riforma cluniacense e la cosiddetta riforma gregoriana. Difficilmente si
pu parlare di uninfluenza diretta. Non fu certo Cluny a dare lavvio alla lotta per le investiture e anche riguardo ai punti maggiormente discussi nella riforma (investitura, matrimonio dei preti
ecc.) non furono mai prese posizioni estremiste e non si mir ad alcun risultato politico. H movimento cluniacense non si preoccup
affatto di favorire le pretese papali al potere supremo: queste teorie erano lontane dai suoi interessi almeno quanto lidea di crociata
o la diffusione della missione cristiana. Era un movimento di riforma monastica ed ecclesiale.
Tuttavia esso favor lapprofondimento della vita cristiana e richiam lattenzione sullimportanza della religione nella vita pubblica, sulla posizione della chiesa e del suo capo supremo, il papa,
nel mondo, e ancora sugli imperanti abusi ecclesiastici e sui grandi
doveri della chiesa. Cluny prepar quindi, seppur indirettamente,
il terreno per gli sviluppi futuri della vita ecclesiale e la sua azione
fu dimportanza storica eccezionale.
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preponderanza del fattore politico, lordine della societ, conquistato negli ultimi secoli, era stato fortemente alterato. I gregoriani
sostenevano la priorit della chiesa: come Panima domina il corpo,
cos la chiesa doveva stare al di sopra dello stato. Insieme con la riforma monastica si svilupp in tal modo anche una riforma politico-ecclesiastica. Gli stessi imperatori germanici ne portarono a Roma il nuovo spirito. Con i papi tedeschi, eletti da Enrico III, lidea
di riforma si estese anche al papato. Il primo pontefice che lavor
attivamente in questo senso fu Leone EX (1049-1054), che seppe
restituire al papato la sua autorit universale e propugn energicamente i suoi diritti primaziali. Quando poi Niccol II, nel 1059,
con un decreto sullelezione del papa riusc a liberare la chiesa gerarchica dallinfluenza dei laici e affid lelezione ai vescovi cardinali, si comprese chiaramente che questa nuova disposizione, anche se in primo luogo tendeva a stroncare le manovre dei partiti
dei nobili romani, colpiva anche il re e limperatore tedesco, il cui
intervento del 1046 era stato accolto a Sutri con sincero entusiasmo da parte degli stessi Odilone di Cluny e Pier Damiani, vale a
dire dai pi fervidi propugnatori della riforma. Questa innovazionc, per, dal punto di vista di unidea di chiesa purgata, apparve
intollerabile. Niccol II (1058-1061) concesse tuttavia al re tedesco Enrico IV, con una formulazione in verit piuttosto oscura, un
certo diritto onorifico sullelezione papale, ma questo privilegio
non fu ben precisato e, proprio a causa di ci, si giunse in seguito a
una lotta aperta fra papato e impero.
Il decreto per lelezione papale fu riveduto e ampliato pi volte.
Intorno al 1100 si stabil che tutti i cardinali erano direttamente interessati allelezione del pontefice e il terzo concilio lateranense del
1179 stabil che era necessaria una maggioranza di 2/3 del sacro
collegio per convalidare lelezione stessa. Papa Gregorio X, nel
1274, introdusse il sistema del conclave, in cui tutti i cardinali votanti dovevano riunirsi, in assoluta segregazione dal mondo, fino
alla conclusione dellelezione. Questo principio trov la sua codificazione nel Codex Juris Canonici del 1917 e del 1983.
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potere tra papato e impero. Il giovane re Enrico IV aveva fatto valere il suo diritto regale nel decidere reiezione vescovile nella diocesi di Milano (1072), senza tenere il minimo conto della proibizione del pontefice. Nel sinodo romano della Quaresima del 1075
Gregorio ribad energicamente il divieto dellinvestitura laicale e
minacci il re di scomunica, ritirandogli al tempo stesso qualsiasi
diritto nel conferimento dei vescovati. Questa proibizione significava sconvolgere tutto il sistema della chiesa imperiale ottoniana,
su cui era fondato !,ordinamento stesso dellimpero. Ma Enrico
non si preoccup affatto del decreto papale e durante il sinodo
(dieta) di Worms, nel gennaio 1076, si videro scene drammatiche.
Enrico seppe accendere lodio dei vescovi dellimpero contro le rivoluzionarie rivendicazioni del papa e Gregorio VII venne dichiarato destituito.
Gregorio reag immediatamente, colpendo Enrico IV con la scomunica e sciogliendo i sudditi del re dal giuramento di fedelt. Con
questa scomunica, che pose il re fuori della comunione ecclesiale, la
desacralizzazione dellimpero divenne un fatto manifesto. Il mondo
trattenne il respiro. I seguaci di Enrico, tuttavia, in breve volger di
tempo si disgregarono e nellottobre del 1076 i principi, che si erano riuniti a Tribur, presso Magonza, posero un ultimatum al re: entro un anno questi avrebbe dovuto chiedere al papa di liberarlo dalla scomunica; in caso contrario egli sarebbe stato privato del trono e
al suo posto sarebbe stato eletto un nuovo re.
Nellinverno del 1076-1077, Enrico inizi cos il suo cammino
penitenziale verso Canossa. Accompagnato dalla moglie e dal figlioletto, e con un seguito limitatissimo egli pass le Alpi, fra gravi
pericoli. Nel frattempo anche il papa era partito da Roma per recarsi in Germania. Gregorio VII aveva da poco preso alloggio nel castello fortificato della marchesa Matilde di Toscana, quando Enrico
arriv a Canossa, sul pendio settentrionale dellAppennino. Vestito
del saio del penitente, il re attese per tre giorni dinanzi alle porte del
castello prima di poter ottenere il permesso di entrare (26-28 gennaio 1077). Grazie alle intercessioni del suo padrino, labate Ugo di
Cluny, e della marchesa Matilde di Canossa egli pot finalmente ricevere lassoluzione di Gregorio, a condizione per che lui e i principi tedeschi ribelli si piegassero alla volont del papa.
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3. Conseguenze ed effetti
Nei suoi inizi la riforma cluniacense aveva aspirato soltanto alla
libert e allindipendenza della chiesa dallo stato. La riforma gregoriana giunse allequiparazione dei due poteri e Gregorio VII, al
tempo stesso monaco e sovrano, svilupp ulteriormente questo
concetto. Dalla superiorit dello spirituale sul temporale egli de
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Fin dallinizio, le trattative con Costantinopoli si rivelarono difficili. I legati del papa assunsero di fronte al patriarca un atteggiamento alquanto estremista; poggiando saldamente sulla donazione di
Costantino - che del resto nella stessa Costantinopoli era ritenuta
un documento autentico - e sul primato assoluto del pontefice, derivantegli dalla diretta successione da Pietro, essi pretesero il rico
noscimento del primato romano di giurisdizione e !,osservanza delle
usanze occidentali, che affermarono essere le uniche valide e conformi alla tradizione. Il patriarca, che era un uomo ambizioso, arro
gante e calcolatore, fece naufragare ogni trattativa e, alla fine, si rifiut persino di ricevere i messi papali. Allora Umberto scagli contro di lui il suo veemente scritto polemico e, con manifesto gesto di
protesta, il 16 luglio 1054, dinanzi al clero e al popolo riuniti, depose la bolla di scomunica sullaltare maggiore della chiesa di S. Sofia.
La bolla di scomunica redatta da Umberto dimostra chiaramente come la chiesa occidentale si fosse sviluppata secondo ima sua
nuova e propria direzione, e rivela quanto poco i riformatori conoscessero la mentalit della chiesa greca. A noi questo avvenimento
appare ancor pi sconcertante in quanto siamo costretti a notare
che, in gran parte almeno, esso fu provocato da tragici malintesi,
da difetti umani e da questioni di carattere disciplinare - il contrasto sul Filioque non fu, infatti, di importanza capitale. Ancora oggi
non sappiamo con sicurezza se il cardinale Umberto fosse stato autorizzato a compiere passi tanto decisivi. Certo che papa Leone,
il 19 aprile 1054, era gi morto e il suo successore Vittore II (1055
1057) fu eletto soltanto il 13 aprile 1055 e che quindi il seggio papale in quei giorni era vacante. Ragione per cui Cerulario, in effet
ti, non scomunic n il papa n la chiesa romana, ma soltanto i legati. Tuttavia, la frattura non fu mai sanata.
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a)
In Italia visse e oper san Romualdo (951-1027), un ardent
spirito religioso, un carismatico pari a quelli esistenti nel primo cristianesimo. Il suo biografo scrisse di lui che am abbracciare il
mondo intero con il suo spirito di penitenza e che per tutta la vita
aveva girato intorno a un solo eremo. Nel 972, nel fiore di una
giovent tempestosa, era entrato nel monastero di S. Apollinare in
Classe a Ravenna, sua citt patema, per espiare un grave reato di
sangue che suo padre aveva compiuto. Lo spirito del monastero e
la regola benedettina, tuttavia, non gli sembrarono sufficienti e si
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b)
Brunone di Colonia (circa 10301101 )fu il fondatore dell'o
dine dei Certosini (1084). Dopo una brillante carriera nel vescovato di Reims, ove ebbe allievo anche il futuro pontefice Urbano II
(10881099), egli si ritir completamente dalla vita pubblica e nella
selvaggia valle montana di La Chartreuse, nei pressi di Grenoble,
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c)
Il desiderio ardente e sempre nuovo di riforma, del resto, no
fa forse parte del carattere della chiesa pellegrina e delle sue istitu
zioni?
I cluniacensi se ne resero perfettamente conto. Proprio nel secolo in cui un ampio e vivificante spirito riformista rinnovava la vita
della chiesa occidentale, i monaci di Cluny si adoperarono attiva
mente per la riforma del monacheSimo benedettino. Lordine cistercense un ramo riformato del benedettismo.
Labate Roberto di Molesme (circa 10281111), sotto la cui gui
da anche Brunone di Colonia fece i suoi primi passi verso la perfe
zione, fond nel 1098, insieme a venti compagni, nella zona deser
tica di Cteaux un severo monastero riformato benedettino. I suoi
successori, gli abati Alberico (10991109 )e Stefano Harding
(11091133), composero lo statuto dellordine (charta caritatis), nel
quale si poneva in rilievo soprattutto la necessit della povert
apostolica, della solitudine per dedicarsi alla preghiera e di un concreto lavoro manuale. I cistercensi rifiutarono il tradizionale ordinamento feudale nel loro ambito conventuale per i pericoli che essi
vedevano intimamente connessi a questo tipo di propriet. Luomo
che aiut questo nuovo ideale di vita monastica a fiorire e a diffondersi fu un giovane nobile burgundo: Bernardo di Chiaravalle
(Clairvaux, circa 10911153).
Bernardo fu una di quelle grandi personalit alla cui energia spi
rituale era impossibile resistere. Quando, nellaprile del 1112, buss alla porta di Cteaux egli vi portava ben trenta altri compagni.
Bernardo diede al monastero il primo fortissimo impulso e seppe
imprimere al nuovo ideale una forza di espansione imprevista. Gi
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La chiesa nelMedioevo
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Medioevo. Entrambe le componenti vanno valutate oggettivamente, anche se non sempre esse raggiunsero un giusto equilibrio interiore.
1. Le crociate
Gli ideali che mossero la cavalleria occidentale alla riconquista
della Terra Santa e alla lotta contro lTslam furono essenzialmente
e profondamente cristiani e missionari. La conquista di Gerusalemme da parte dei turchi selgiuchidi (1071), che la sottrassero ai
fatimidi, e le continue lagnanze mosse dai pellegrini sui molteplici
ostacoli frapposti dai nuovi dominatori ai loro viaggi in Terra Santa scossero profondamente la coscienza di tutti i cristiani. Oltre a
ci, i nemici premevano minacciosamente su Costantinopoli, tanto che !,imperatore Alessio I (10811118 )rivolse insistenti preghiere di aiuto alla chiesa occidentale di Roma. Papa Urbano II
(10881099 )non rimase insensibile e indirizz, nel 1095, nei sino
di di Piacenza e di Clermont un appassionato appello alla cristia
nit latina, che risvegli enormi energie. La grande idea religiosa,
superando ogni confine nazionale, un insieme tutti i popoli delPOccidente cristiano, che si allearono per venire in aiuto dei cri
stiani orientali e per strappare allTslam il paese dove Cristo aveva
vissuto e aveva diffuso il suo messaggio di salvezza. Con un grido
ardente Deus lo vult - Dio lo vuole, il papa trascin con s i cri
stiani e si mise egli stesso a capo del movimento. Ci accadde tut
tavia proprio nel periodo in cui !,imperatore Enrico IV e il re francese Filippo I, ambedue scomunicati, erano al di fuori della comu
nit cristiana. Tocc perci al pontefice guidare questo vasto mo
vimento dellintero Occidente, appena 50 anni dopo che il sinodo
di Sutri (1046), grazie allimperatore Enrico III, aveva salvato il
papato dalla decadenza e laveva nuovamente riportato alla sua
grandezza universale. Lappello del papa suscit uneco imprevista
e diede vita a un movimento religioso di massa che, malgrado mol
ti contraccolpi, sopravvisse per secoli e perse la sua carica di entu
siasmo solo con il disfacimento dellunit occidentale, alla fine
dellalto Medioevo.
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a)
Prima crociata (10961099). La vera e propria crociata fu pr
ceduta da un movimento di orde di contadini, privi di qualsiasi organizzazione e guida. Attraversando la Renania essi si abbandonarono, nella loro esaltazione, a sanguinosi pogrom di ebrei. Anche
durante la marcia attraverso i Balcani le masse sfrenate dei contadini si resero colpevoli di parecchi eccessi verso le popolazioni indigene. La maggior parte mor strada facendo. I superstiti, guidati
da Pietro dAmiens, il promotore della crociata, raggiunsero lAsia
Minore, ma al primo assalto dei turchi selgiuchidi, furono compietamente sbaragliati e annientati.
Il corpo principale dellesercito, formato da cavalieri provenienti quasi esclusivamente da paesi latini, arriv per vie diverse a Costantinopoli. Alla sua guida erano i principi Raimondo di Tolosa,
Goffredo di Buglione, Roberto II di Normandia e il normanno
Boemondo di Taranto. Dopo inumani disagi e molte lotte accanite
e sanguinose finalmente, nel luglio del 1099, Gerusalemme fu conquistata. I crociati si abbandonarono tuttavia a un terribile eccidio,
che oscur gravemente le loro eroiche imprese. Le fonti contemporanee ci fanno comprendere perch siano potute accadere tali
carneficine, nelle quali non furono risparmiati donne e bambini,
n vecchi inermi: le smisurate fatiche affrontate nella marcia attraverso i deserti sassosi bruciati dal sole e le continue imboscate avevano inferto ai cavalieri perdite gravissime e un pesante tributo di
sangue; !,amarezza a lungo contenuta e la sovraeccitazione si sfogarono nellassalto alla citt santa, provocando una strage sanguinosa
degli infedeli, del tutto indegna di uomini cristiani. Dal punto di
vista evangelico, una tale carneficina senza alcun dubbio inescusabile. Gli eccessi, nati da insufficienza umana, continuarono purtroppo a ripetersi anche in seguito, durante il corso delle altre erociate.
Conseguenza immediata della prima crociata fu la fondazione di
stati crociati, per esempio del regno cristiano di Gerusalemme
(1099-1291), istituito sul modello francese come uno stato feudale,
con pi piccoli principati crociati, quali il principato di Antiochia
(1098-1268) e le contee di Edessa (1098-1144) e di Tripoli (11021289). Goffredo di Buglione fu eletto primo protettore del S. Sepolcro. Nel 1099, ad Ascalona, egli sconfisse il sultano egiziano.
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sione tra la chiesa occidentale e quella orientale non pot che diventare ancora pi profonda e insanabile e lunione, ovviamente,
non avvenne.
e) Linutilit e lassurdit di questultima impresa crearono in
Occidente forti dubbi sulla opportunit di proseguire spedizioni
crociate armate. Cominci a farsi strada lidea che Dio preferisce
servirsi di vergini indifese e di fanciulli, piuttosto che di guerrieri
sanguinari. Ebbe origine cos quella crociata dei fanciulli del 1212,
nella quale migliaia di fanciulli e fanciulle, convenuti dalla Francia
e dalla Germania, si avviarono verso la Terra Santa. Come era immaginabile, la fanatica iniziativa fin in una terribile tragedia. Gi
in Italia la spedizione cominci a disperdersi. Molti fanciulli non
procedettero oltre, le fanciulle furono raggirate e abusate da alcuni
criminali. I superstiti, che si raccolsero a Marsiglia e a Brindisi per
la traversata, furono venduti come schiavi ad Alessandria da armatori senza scrupoli. - Francesco dAssisi, in seguito, comprese pienamente il sano nucleo di questa idea, vale a dire lopportunit di
sostituire la missione pacifica alle sanguinose repressioni e alle
conquiste, e si rec di persona a far visita al sultano, a Damietta,
per recargli il messaggio del vangelo. E anche se la sua predicazione non ottenne successo e se gli eserciti nemici continuarono sanguinosamente a sbranarsi fra loro (durante la conquista di Damietta, nel 1219, i cristiani si abbandonarono a una terribile carneficina; in seguito essi caddero a loro volta prigionieri, ma furono trattati generosamente e risparmiati dal sultano!), tuttavia fu da questo viaggio di Francesco che ebbe inizio la pacifica missione francescana in Terra Santa.
f) Quinta crociata (1228-1229). Fu unimpresa privata dellimperatore Federico II, il quale peraltro era scomunicato. Attraverso
trattative con il sultano egiziano egli ottenne che Gerusalemme
fosse restituita ai cristiani. Ma, nel 1244, la citt santa and definitivamente perduta.
g) Sesta crociata (1248-1254). Il re di Francia Luigi IX, il santo,
cerc in primo luogo di vincere lEgitto e di conquistare poi la Ter
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ra Santa. Nell aprile del 1250, presso il Cairo, la spedizione francese fu sconfitta e i superstiti, con il re, furono fatti prigionieri. Nel
1269/70 Luigi intraprese nuovamente una crociata contro Tunisi,
ma anche questa fall miseramente. La grande epoca era passata.
Nel 1291 Accon e gli ultimi baluardi degli stati crociati andarono
definitivamente perduti.
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3. Bilancio
Limportanza del movimento crociato, nella sua generalit,
contestata. Anche se il suo successo militare, di fronte allimmenso
sacrificio di sangue e di energie, fu piuttosto lieve, non va tuttavia
dimenticato la sua portata ideale. Le crociate fortificarono in modo straordinario la coscienza comunitaria occidentale, allargarono
lorizzonte europeo e, grazie soprattutto allincontro con la cultura
bizantina e orientale e soprattutto ai contatti con il mondo islamico, diedero un forte impulso alla scienza. Ne deriv un intenso
scambio di ogni specie di beni culturali ed economici; la stupenda
ascesa della filosofia e della teologia occidentali nella scolastica
non sarebbe pensabile senza questo incontro con lOriente.
Le crociate hanno inoltre influenzato in un modo profondo e
durevole la piet e la spiritualit occidentale. I crociati che, per
amore di Cristo, si imbarcarono per la Terra Santa e ne tornarono,
superando infiniti pericoli e disagi, che presero a modello ideale,
nella loro peregrinatio religiosa, la povera vita del Redentore che
porta la croce, accreditarono lidea della sequela di Cristo in pvert e in penitenza, persino nella loro stessa patria. Una nuova
forma di devozione tutta personale subentr allesperienza religio
sa comunitaria del primo Medioevo. La sacra Scrittura fu letta con
occhi nuovi. Sorsero i primi movimenti pauperistici.
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appunto preparando alla lotta contro il regno francese. La tensione esplose nelle sanguinose guerre, a met religiose e a met politiche, contro gli albigesi (1209-1229).
3. UInquisizione
Anche la repressione degli eretici e !,inquisizione (da latino inquisitio, inchiesta), che ebbero proprio allora sviluppo, vanno viste
alla luce di questo duplice aspetto dell'attacco alla chiesa e allo stato. Poich i catari attentavano tanto alle radici politico-sociali
quanto a quelle religiose della societ cristiana, stato e chiesa si
unirono per combatterli. Gi nel 1197 il re Pietro II di Aragona dichiaro ufficialmente che i catari dovevano essere considerati nemici dello stato e ordin che fossero condannati al rogo. H re Luigi
VII di Francia e il re Enrico II d'Inghilterra fecero pressione, nel
1179, al terzo concilio lateranense affinch questo assumesse dure
misure repressive contro gli eretici, che dovevano essere puniti con
la confisca dei beni e la privazione della libert e, se necessario, anche domati con la forza armata. Lucio DI strinse nel 1184 un patto
con Federico I Barbarossa, per il quale la chiesa colp gli eretici
dell'impero con immediata scomunica e l'imperatore li band dal
suo regno; i catari dovevano essere inoltre rintracciati da parte dei
vescovi ed essere sottoposti al giudizio delle autorit civili per essere puniti. inutile domandarci se, in tali circostanze, fossero di
maggior peso le considerazioni politiche o quelle religiose. In un
mondo come quello medievale, che formava una perfetta unit politico-religiosa, i due poteri - spirituale e temporale - non potevano che operare in completo accordo, non appena si profilasse il pericolo di un attentato al loro comune fondamento cristiano.
E poich il tentativo di convertire gli albigesi era fallito e il legato
pontificio era stato assassinato nel 1208, Innocenzo DI indisse nel
1209 una crociata contro gli eretici. La terribile guerra, indegna di
cristiani, si protrasse per ventanni e richiese da ambedue le parti
un ingente tributo di sangue. Intere citt furono spopolate e vaste
regioni devastate. La cultura provenzale fu interamente annientata.
Alla fine del conflitto sembr che l'eresia fosse stata debellata, ma
all'inquisizione occorsero ancora molti decenni per poter spegnere
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ze. Che fatti orribili come questi siano stati possibili possiamo constatarlo con profonda vergogna, ma ci del tutto impossibile tentare di comprenderlo.
Se tuttavia ci domandiamo come ci sia potuto accadere, prima
di rispondere dovremo prendere in esame molti elementi. Alluomo medievale leretico religioso appariva del tutto simile a un rivoluzionario politico che con la sua opera tentasse di sovvertire e di
rovesciare i princpi basilari sui quali e la chiesa e lo stato fondavano la loro esistenza nella societ occidentale. vero che vi sono stati anche teologi, e primo fra tutti Tommaso dAquino (1225-1274),
che condannarono decisamente luso della violenza e la costrizione
religiosa. Ma se riflettiamo sullaltissima considerazione che si nutriva nel Medioevo per la verit in genere e per la verit religiosa in
particolare, che si identificava perfettamente con quella espressa
dal cristianesimo, dovremo domandarci, in modo assai diverso da
quello che potremmo fare oggi, quali fossero le misure pi giuste
da prendere contro coloro che quellunica verit rifiutavano o contrastavano. In altre parole: se esiste soltanto ununica verit oggettiva, si serve meglio la verit con la durezza o con la carit indulgente? Il fedele medievale era convinto che la durezza fosse necessaria.
Anche i riformatori che vennero dopo, Martin Lutero, Filippo Melantone e, pi di tutti, Giovanni Calvino, condivisero questa teoria
e agirono conseguentemente. I processi contro gli eretici e le persecuzioni contro le streghe continuarono, infatti, nellet moderna, a
Wittenberg e a Ginevra, proprio come a Colonia e a Parigi, e cessarono solo nel XVIII secolo grazie allIlluminismo.
Che esistesse, tuttavia, unaltra strada per superare i pericoli religiosi e per proclamare il vangelo, lo dimostrarono gi chiaramente Francesco dAssisi e Domenico nella loro epoca.
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societ del loro tempo la strada giusta per poter uscire dal dilemma
in cui si trovavano: la chiesa divenuta ricca e potente e la societ
cristiana floridissima correvano, infatti, il gravissimo pericolo di
soccombere sotto il peso dei loro beni e di perdere il contatto con
le classi popolari povere. La forza e la potenza non avrebbero saivato lunit cristiana; la crisi poteva essere superata solo attraverso
Pintima adesione allo spirito del vangelo. Francesco e Domenico
non solo incarnarono Pideale di povert e lo vissero fino alle estreme conseguenze nella perfetta sequela di Cristo, ma, senza scagliarsi con cieca rabbia contro la ricchezza degli altri o rigettare la
propriet come intrinsecamente cattiva, insegnarono anche la rinuncia ai beni di questo mondo. Con Paolo essi avrebbero potuto
dire: Come fossimo afflitti, mentre siamo sempre contenti; come
poveri, noi che arricchiamo molti; come non possedendo nulla, noi
che possediamo tutto (2 Cor 6,10).
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la diretta guida spirituale del santo nel 1212 ed era stato da lui stesso stabilito a San Damiano, nei dintorni di Assisi, rest sempre
strettamente congiunto al primo ordine. Nel 1221 alla grande famiglia francescana si aggiunse anche il cosiddetto terzordine (terziari), in cui anche coloro che rimanevano nel mondo potevano
partecipare agli ideali e alle virt del francescanesimo. Francesco
don alla chiesa Pamore per la povert e la rese credibile agli occhi
di coloro che si scandalizzavano per la sua ricchezza. I suoi discepoli, vivendo autenticamente la povert, pur senza estraniarsi dal
mondo e senza disprezzarlo, tramandarono questo ideale fino ai
giorni nostri.
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fida nel 1256, e dai carmelitani, che nel 1228 dalla Terra Santa si
trasferirono in Europa e, nd 1247, si costituirono anchessi come
ordine mendicante. A questi ultimi, nel 1452, si associ anche un
ramo femminile: le carmelitane.
I quattro ordini mendicanti furono di grandissima importanza
per la vita ecclesiastica. Dal loro seno scaturirono non solo i padri
spirituali, tanto amati dal popolo, ma anche i teologi pi eminenti
dellalto Medioevo.
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Lombardo (circa 10951160). Le sue sentenze (Sententiarum Libri quattuor) furono il manuale pi usato in tutto il Medioevo.
Lo sviluppo teologico raggiunse tuttavia il suo punto pi alto
solo con la cosiddetta alta Scolastica del xm secolo. LOccidente,
pur attraverso le mediazioni dei filosofi arabi ed ebrei (Avicenna,
9801037 in Oriente; Averro, 11261198 in Spagna; Maimonide,
11351204), aveva potuto conoscere meglio e pi profondamente
il filosofo greco Aristotele (384322 a.C.). La visione aristotelica
del mondo e i problemi spirituali a essa connessi, purificati del loro
contenuto pagano e battezzati cristianamente, furono presi a modello per lelaborazione teologica del mondo religioso cristiano. Il
linguaggio filosofico di Aristotele sembr piegarsi egregiamente a
questa utilizzazione cristiana e il risultato fu un metodo filosoficoteologico moderno, che fu immediatamente accolto con grande
favore dai giovani ordini mendicanti. I rappresentanti pi eminenti dellalta Scolastica furono, fra i domenicani, Alberto Magno
(circa 12001280 ), Tommaso dJAquino (12251274 )e Meister Ec
khard (circa 12601328), e tra i francescani Alessandro di Hales
(circa 11851245), Bonaventura (12281274 )e Duns Scoto (1266
1308).
Alberto, uno svevo che nel 1223 era entrato nellordine domenicano, fu uno studioso di scienza universale (doctor universalis, detto Magno) che insegn a Colonia e a Parigi. A Parigi (12431247)
Tommaso dAquino fu suo allievo e lo segu anche a Colonia
(12481252), dove Alberto fu inviato nel 1248 per fondare una
nuova scuola teologica dellordine {Studium generale). Alberto fu il
primo ad applicare sistematicamente il metodo aristotelico, ossia il
metodo filosofico-teologico, alla teologia cristiana. In ci fu tuttavia superato di gran lunga dal suo grande allievo Tommaso dAqui
no, che nacque nel 1226/27 a Roccasecca, nel napoletano. Nel
1244 questi, malgrado la dura opposizione della sua famiglia, entr
nellordine domenicano e, dal 1245 al 1252, ascolt le lezioni di Al
berto, che ebbero fondamentale importanza nella sua formazione
teologica. Anche Tommaso insegn a Parigi (12521259, dal 1256
come professore duniversit), a Roma (12591269), di nuovo a Parigi (12691272), e a Napoli (12721274). Oltre alla sua classica
Summa theologiae - linsuperata esposizione generale della religio
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ne cristiana sulla base filosofico-teologica delTaristotelismo cristiano - Tommaso scrisse numerose altre opere, fra le quali la Surnma
contra gentiles (1264), le Quaestiones quodlibetales le Quaestiones
disputatae, i commenti alla sacra Scrittura, ad Aristotele ecc. Egli
fu indubbiamente il teologo pi geniale del Medioevo; ma fu anche un grande mistico e un grande santo (doctor angelicus).
Il francescano Bonaventura nacque nel 1217/18 a Viterbo e, nel
1243, entr nellordine di san Francesco. Egli studi e insegn, insieme con Tommaso dAquino, a Parigi (1253; 1257-1274). La sua
teologia ha unimpronta fortemente mistica (doctor seraphicus) e si
ispira ad Agostino e a Platone, come appare soprattutto dal suo
breve compendio di dogmatica (.Breviloquium, 1257) e dal suo notissimo scritto mistico Itinerarium mentis in Deum (1259). Mentre
Tommaso faceva leva soprattutto sullintelletto, Bonaventura tendeva piuttosto a valorizzare la volont; e mentre per il domenicano
lo scopo da raggiungere era la conoscenza di Dio, per il francescano invece al centro del suo interesse teologico era lamore per Dio.
Bonaventura impresse questo stesso spirito alla teologia del suo ordine. Come ministro generale (12571274), egli ebbe sempre, anche quando svolse la sua attivit dinsegnamento a Parigi, un acuto
senso dei problemi pastorali pratici. Per superare la tensione nata
nellordine tra i conventuali e gli spirituali egli compil la Vita maior Sancti Fransa.
Il suo confratello Duns Scoto continu la sua linea teologica:
nato nel 1265 in Scozia, nella sua breve ma fecondissima attivit
dinsegnamento a Parigi (1305-1307) e a Colonia (1307-1308), dove mor, egli diede un forte impulso alla teologia con il suo metodo
perspicace e critico e con la sua speculazione cristocentrica e mariana (Immacolata Concezione di Maria come pre-redenzione operata da Cristo). Anchegli accentua il primato della volont, della
libert e dellamore. Duns Scoto stato definito lultima grande
figura dellalta Scolastica (Grabmann).
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1200 i magistri di diverse scuole si riunirono a Parigi in una prpria corporazione - la cosiddetta universitas magistrorum - che
ebbe ben presto approvazione ecclesiastica e statale come corporazione autonoma. Gregorio IX, nel 1231, la rese indipendente
anche dal vescovo e le confer numerosi privilegi. A Bologna, in
quella stessa epoca, si svilupp un 'universitas analoga, ma qui furono gli studenti i veri principali fondatori dell'istituto (universi
tas scholarium). Nel periodo successivo molti istituti furono fondati in altri luoghi e furono chiamati semplicemente Universit'.
In Italia, in breve volger di tempo, divennero celebri centri scientifici Padova (1222), Napoli (1224); in Francia Montpellier, accanto, tra le altre, a Bologna e Parigi; in Inghilterra Oxford e
Cambridge; in Spagna Valencia e Salamanca (1220). In Germania
le universit furono fondate verso la met del XIV secolo: Praga
(1348), Vienna (1365), Heidelberg (1386), Colonia (1388). La
massima autorit e la pi alta frequenza di studenti l'ebbe Parigi:
la madre delle scienze. Intorno al 1258 Robert de Sorbon fond
in questa citt una casa universitaria per gli studenti poveri di teologia. Anche se, in seguito, si aggiunsero numerose altre fondazioni, il nome Sorbonne' super tuttavia ben presto in importanza
tutte le altre universit parigine. La filosofia e la teologia ebbero
soprattutto la loro culla a Parigi. A Bologna dominava invece la
scienza del diritto. Tutti gli studenti, che in gran parte erano ancora piuttosto giovani, solo dopo aver compiuti gli studi alla facolt
filosofica (facultas artium), potevano scegliere una fra le tre massime facolt: teologia, giurisprudenza o medicina, per dedicarsi allo
studio di una specifica disciplina.
A differenza delle scuole locali {studium particulare), le universit si distinsero per il fatto che accoglievano scholares e magistri
provenienti da ogni parte e perch i loro titoli erano validi ovunque nell'Occidente cristiano {studium universale). In esse risplendeva qualcosa dell'universalit propria allo spirito unitario occidentale. Accanto al sacerdotium e all'imperium, lo studium era considerato la terza autorit del mondo autonoma. Il canonico di
Colonia Alessandro di Roes attribu, nella sua ingegnosa parabola
poetica del pavone, nel 1284, agli italiani il sacerdotiumy ai tedeschi
Yimperium e ai francesi lo studium, come missione particolare al
1. Innocenzo III
Quella che era stata la massima aspirazione della riforma gregoriana e che lo stesso Gregorio VU aveva chiesto nel suo Dictatus
Papae (1075), si realizz sotto Innocenzo 111. Egli possedeva, come
supremo legislatore, giudice e amministratore, la plenitudo potesttis ed esercit questa eccezionale pienezza di potere su tutta la
chiesa, con sicurezza sovrana. Ora, poich questa chiesa coincideva con la cristianit occidentale, anche i destini politici dei popoli
non potevano essere esclusi dal governo di Innocenzo III. Il con-
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Allinterno della chiesa Innocenzo, conseguentemente, fece valere il principio del primato, intromettendosi energicamente nella
elezione dei vescovi non canonici e affidando le cosiddette causae
maiores alla curia di Roma. Opportune riforme delle autorit amministrative, del monacheSimo e del clero curarono il mantenimento dellordine. Per il potere connesso al magistero pontificio,
vale a dire ex officio, il papa decideva sulle misure da prendere
contro i prelati e i vescovi indegni, chiamandoli a giudizio al suo
tribunale dinquisizione. Verso gli eretici, Innocenzo III si mostr,
almeno in un primo tempo, abbastanza tollerante e indulgente. Solo quando i suoi pacifici tentativi di convertirli naufragarono e dopo che il suo legato Pietro di Castelnau dellordine cistercense fu
assassinato dai catari nel gennaio 1208, nella Francia meridionale,
egli indisse la crociata del 1209. Il terribile, vergognoso e cruento
svolgimento di questultima non pu essere imputato direttamente
al papa, bens al fanatismo del legato pontificio Arnaldo Amalrici e
del conte Simone di Montfort.
Fu un grande merito di Innocenzo III laver intuito, con sguardo lungimirante, le esigenze e limportanza dei movimenti pauperistici sorti allintemo della chiesa. Con particolare amore egli si interess degli umiliati lombardi (1201) e fond lassociazione dei
4poveri cattolici (1208). Ma, soprattutto, accolse benignamente
Francesco dAssisi, quando questi nel 1209/10 si rec a Roma per
chiedere la conferma papale alla sua piccola comunit. Gli ordini
mendicanti diventarono presto i pi forti baluardi della chiesa.
Nonostante tutto il dispiegarsi della sua potenza, Innocenzo ebbe,
infatti, nellintimo del suo animo qualcosa in comune con essi: il
distacco interiore dalla ricchezza e dal fasto, da cui si tenne sempre
lontano.
La vetta del suo pontificato fu la convocazione del quarto concilio lateranense, apertosi nel novembre del 1215 con circa 500 vescovi e 800 abati. Esso non rappresent soltanto un imponente
consesso di tutto lOccidente cristiano, ma segn anche un momento di importanza straordinaria della vita ecclesiale del Medioevo. Le decisioni riformiste da esso emanate contribuirono in larga
misura al rinnovamento interiore e al consolidamento della chiesa,
ed ebbero effetti che si fecero sentire pi tardi e a lungo, nei concili
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provinciali e nei sinodi diocesani. La definizione della dottrina della transustanziazione e le disposizioni sulla confessione e la comunione pasquale ebbero durata permanente.
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dEuropa e, in breve volgere di tempo, il papato fu costretto a cedere la sua posizione di supremazia al regno nazionale francese e
venne attratto sempre pi vergognosamente nellorbita degli inte
ressi della Francia.
3. Bonifacio V ili
D tentativo di Bonifacio V ili (12941303 )di rivendicare al papato la suprema guida del mondo apparve, in un contesto politico
interamente mutato, un curioso anacronismo. Il papa possedeva
indubbiamente una forte natura dominatrice e unaltissima coscienza del suo potere, ma era uomo privo di vera profondit reli
giosa e incapace di cogliere la realt della vita e il suo desiderio di
fondare uno stato occidentale sotto la sua diretta guida apparve
quindi una pura utopia. Egli non consider il danno gravissimo
che aveva subito il papato durante tutto il corso delle sue lotte plitiche con limpero e non seppe valutare quanto fosse diminuita la
sua autorit morale. Quando perci Bonifacio volle far valere di
fronte a Filippo IV il Bello, re di Francia (12851314), che seguiva
un proprio disegno di dominio mondiale, la supremazia spirituale
e politica del papato e afferm, nella bolla Unam Sanctam (1302),
che lobbedienza al papa era assolutamente necessaria alla salvezza, richiamandosi in questo alla teoria delle due spade - secondo
la quale Cristo in Le 22,38 avrebbe affidato entrambi i poteri, quello spirituale e quello temporale, solo alla chiesa - si giunse a una
lotta aperta che ebbe gravissime conseguenze. Filippo rispose alla
scomunica del papa facendo appello a un concilio contro Bonifa
ci W I e con un manipolo di soldati, nel settembre 1303, fece prigioniero il pontefice e lo rinchiuse nel castello papale di Anagni. E
vero che, dopo solo due giorni, i cittadini di Anagni liberarono il
papa, ma latto di forza del re francese manifest di per s la totale
impotenza e lassoluta irrilevanza politica del papato. Il papa, che
si era rivelato del tutto incapace di opporsi alla volont di Filippo,
non sopravvisse a lungo al crollo dei suoi sogni di dominio sul
mondo e poche settimane dopo si spense, a Roma. Con Bonifacio
V ili ebbe anche definitivamente termine la supremazia universale
di cui il papato aveva goduto nel Medioevo.
1. Il papato ad Avignone
L'aver rinunciato alla citt di Roma e il trasferimento della sede
pontificia ad Avignone erano chiari sintomi che ormai lequilibrio
del potere si era spostato. Alla citt eterna non era, infatti, soltanto intimamente connessa, per una tradizione secolare ormai durevolmente acquisita nella coscienza dei popoli, l'idea della successione di Pietro alla sede episcopale romana e quella del primato,
ma anche l'immagine dell'universalismo occidentale, fondato sullimpero romano. Avignone, invece, gravitava completamente nellorbita del regno francese e non bast certo a tranquillizzare gli
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animi inquieti il fatto che essa, nel 1348, fosse stata acquistata, con
i territori a essa adiacenti, dal papa Clemente VI e divenuta per ci
stesso un territorio autonomo del papato. Avignone era pur sempre interamente circondata dal regno di Francia e isolata ermeticamente da tutto il resto del mondo. Le lotte accanite che i pontefici
del xn e del xm secolo avevano intrapreso contro la politica sveva
in Sicilia per difendere la libert dello stato della chiesa dall'accerchiamento e dalla supremazia politica dell'imperatore, lotte che
erano state coronate dal successo, apparvero ora completamente
inutili, per il nuovo atteggiamento assunto dai pontefici francesi
nei confronti del regno di Francia. Non solo essi avevano rinunciato alla loro libert di decisione, ma, quel che peggio, infirmarono
pericolosamente dinanzi agli occhi del mondo la loro autorit suprema, imparziale, di chiesa universale. I pontefici di Avignone furono spesso dei poveri strumenti privi di volont nelle mani dei sovrani francesi, ricchi di smisurate ambizioni e affamati di potere, e
divennero lo zimbello della politica intemazionale. La concezione
unitaria della chiesa universale si ruppe e, al termine dell'esilio
avignonese' (1309-1378), vi fu il grande scisma occidentale con il
quale cominci, per il papato e per la chiesa, un'epoca di crisi terribili.
Gi Clemente V dovette assecondare il desiderio di vendetta del
re e fu costretto ad aprire il processo contro il defunto papa Bonifacio
Ancor pi riprovevole fu l'azione intrapresa, per desiderio di Filippo il Bello, contro i templari. L'ordine, dopo la fine
delle crociate, si era stabilito in Francia e le ricche propriet e i privilegi di cui godeva, che erano stati tanto utilmente posti al servizio
delle crociate e di cui ora non ci si poteva pi servire, erano come
una spina nel fianco del re di Francia. Dal 1307 questi mise in opera tutti i mezzi a sua disposizione e ogni sorta di intrighi e di calunnie per diffamare i templari; li accus di eresia e di lussuria, e il 13
ottobre 1307 fece arrestare in Francia circa 2.000 templari impossessandosi dei loro beni. Riusc poi, con atroci torture, a strappar
loro confessioni forzate e dichiarazioni di colpe inesistenti, di cui si
serv per mettere sotto accusa i cavalieri dell'ordine. Il debole Clemente V non fece niente per salvare i templari. Dopo un'iniziale
esitazione, egli si mostr, infatti, del tutto arrendevole ai voleri del
Vin.
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xxn
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2. Lo scisma d'Occidente
Lo scisma scoppi dopo la morte di Gregorio XI (13701378).
Questi, turbato dalle gravi minacce profetiche di Caterina da Siena
(13471380 )e di Brigida di Svezia (13031373, a Roma) e spinto
anche dalle condizioni caotiche in cui versava lo stato pontificio,
aveva fatto ritorno a Roma, nel 1377. Profondamente deluso egli
aveva tuttavia gi deciso, nel 1378, di abbandonare la citt, quando
fu improvvisamente sorpreso dalla morte. Il conclave per lelezione
del futuro papa, dopo pi di 70 anni, si sarebbe tenuto nuovamente nella citt eterna. Ma poich undici dei sedici cardinali erano
francesi, i romani avevano tutti i motivi per temere che sarebbe stato eletto un nuovo papa francese. Per impedirlo, essi esercitarono
una forte pressione sugli elettori in Vaticano. Il giorno prima dellelezione orde armate penetrarono nel palazzo del conclave e in
giunsero, sotto pena di gravi minacce, che fosse eletto un papa romano. La scena si ripet il giorno stesso dellelezione. I cardinali
compresero che sarebbero potuti uscire sani e salvi dal conclave solo dopo aver acconsentito al desiderio dei romani e cos, l8 aprile
1378, pur senza aver scelto proprio un romano, elessero un papa
italiano: larcivescovo di Bari, che prese il nome di Urbano VI. Su
bito dopo abbandonarono, quasi in fuga, la citt per porsi al sicuro.
Ben presto, comunque, e precisamente il 18 aprile, per la festa
dellincoronazione di Urbano, i cardinali fecero ritorno a Roma e
prestarono giuramento di fedelt al nuovo pontefice. Ma tre mesi
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non vi aveva direttamente partecipato. Era del resto ben nota la sete di potere dei cardinali e ci rafforzava il sospetto che essi avessero voluto, in un secondo tempo, sbarazzarsi di un papa che ai loro
occhi si era rivelato inopportuno. Grandi figure di santi si schierarono a favore delluno o dellaltro pontefice. Caterina da Siena decise di farsi garante dellassoluta legittimit dellelezione di Urbano VI e, in modo altrettanto energico, lincorruttibile grande predicatore Vincenzo Ferreri si schier a favore della validit di quella
di Clemente VII. Entrambi i papi erano del resto assolutamente e
profondamente convinti della loro personale legittimit e dellillegalit dellelezione del rivale, tanto che fu per essi un grave dovere
di coscienza difendere con ogni mezzo il loro papato e combattere
lavversario. Quando, infatti, in tempi successivi, fu chiesto loro di
rinunciare volontariamente alla dignit papale per permettere di
ristabilire lunit della chiesa, essi risposero con il non possumus,
quasi che per la loro coscienza questa rinuncia significasse un vero
e proprio tradimento della legittimit e della validit della successione apostolica della cui ininterrotta tradizione essi si sentivano
responsabili dinanzi a Dio.
Questa convinzione spiega la durata e lostinazione dello scisma, che continu per ben quarantanni e che apparve quasi insanabile. Tanto Urbano VI quanto Clemente VII istituirono le loro
rispettive curie ed ebbero, alla loro morte, dei successori. La serie
dei pontefici romani comprende: Urbano VI (1378-1389), Bonifaci IX (1389-1404), Innocenzo VII (1404-1406) e Gregorio XH
(1406-1415); la serie di Avignone invece costituita da Clemente
VII (1378-1394) e da Benedetto XIII (1394-1417). Le conseguenze dello scisma furono terribili. Lintera cristianit si divise in due
campi ostili, in due obbedienze luna contro laltra armata e, poich ogni pontefice scomunic i seguaci del suo avversario e nessuno fu escluso da questa condanna, tutta la cristianit si trov di fatto scomunicata. Lo scisma si allarg a tutti i paesi, divise diocesi e
parrocchie, origin discordie e lotte; e, giacch entrambi i pontefici nominarono i loro candidati, a ogni sede e a ogni beneficio ecclesiastico aspirarono ben due ministri, con gravissime conseguenze per la chiesa, che in quel tempo dovette sopportare una delle
crisi di governo pi difficili della sua intera esistenza storica.
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Finalmente, !,universit di Parigi, nel 1394, indic tre vie per superare lo scisma. La via cessionis (volontaria abdicazione), la via
compromissi (sottomissione dei papi a un tribunale arbitrale) e la
via concila (decisione affidata a un concilio ecumenico).
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anche allimperatore, in quanto sovrano protettore della chiesa romana, compete in tal caso il dovere di convocare e di dirigere questo stesso concilio.
Persino severi canonisti di sentimenti dichiaratamente papali,
quali i papalisti alla corte di Bonifacio V ili, Egidio Romano (t
1316), che cooper in modo decisivo alla redazione della bolla
Unam Sanctam, o Agostino Trionfo (t 1328) e Alvaro Pelagio (t
1349), aderirono a questa tesi, che fu dichiarata generalmente opportuna e giusta. A dire il vero, la convocazione di un concilio ecumenico senza il papa non era immaginabile. A differenza degli otto
concili ecumenici del primo millennio, che furono tutti convocati
in Oriente dagli imperatori bizantini, nel Medioevo si era, infatti,
istituito un nuovo tipo occidentale di concilio. Gregorio VII, nella
16a norma del suo Dietatus Papae, aveva riservato esclusivamente
al papa il diritto di convocare i concili ecumenici. Il primo concilio
lateranense del 1123 fu quindi convocato da Callisto II; e fu un
concilio ecumenico, riunitosi per convalidare per lintera chiesa il
concordato di Worms. Il secondo concilio lateranense, del 1139,
serv a Innocenzo II per porre fine allo scisma di Anacleto. Il terzo
concilio lateranense fu convocato nel 1179 da Alessandro III. Il
quarto concilio lateranense fu presieduto da Innocenzo III, nel
1215, e fu di grandissima importanza per la riforma dellintera
chiesa. Il concilio ecumenico seguente fu tenuto da Innocenzo IV
nel 1245 a Lione; in esso fu destituito limperatore Federico II. Nel
secondo concilio di Lione, del 1274, si discusse sotto la guida di
Gregorio X sulla preparazione di una crociata e sullunione con la
chiesa dOriente; vi fu emanato inoltre il celebre regolamento del
conclave, in cui si stabil che dieci giorni dopo la morte del papa,
sul luogo stesso in cui questi era deceduto, i cardinali dovevano
riunirsi in rigoroso isolamento (conclave) per lelezione del nuovo
pontefice. Per sollecitare i cardinali a unelezione rapida fu deciso
di diminuire progressivamente il loro nutrimento. Un altro concilio ecumenico ebbe luogo nel 1311, a Vienne, per pressione del regno francese e manifest gi quelle debolezze che caratterizzeranno il papato di Avignone (processo dei templari). Il papa continu
sempre a essere lorganizzatore dei concili; un concilio senza papa
era, infatti, del tutto impensabile.
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quindi comprensibile che per molto tempo si evit di procedere per via conciliare contro i due papi e quando, infine, tredici cardinali di entrambe le obbedienze si accordarono per convocare
contro la volont dei loro rispettivi capi un concilio ecumenico per
il 25 marzo 1409 a Pisa, il rischio apparve grande. Ci non imped
tuttavia che quasi cento vescovi si riunissero e che oltre cento altri
vescovi inviassero dei loro rappresentanti con pieni poteri; inoltre
furono presenti a Pisa plenipotenziari provenienti da pi di duecento abbazie, capitoli del duomo e universit. Il consesso trov il
coraggio di fare il processo ad ambedue i papi, che furono dichiarati nemici dell'unit della chiesa, vale a dire eretici, e deposti. Il concilio elesse poi un nuovo papa, che si chiam Alessandro V, ma Fanno seguente questi mor e fu chiamato a succedergli il famigerato
cardinale Baldassare Cossa, che prese il nome di Giovanni XXIII.
E poich, stando allinterpretazione giuridica dellepoca, il concilio di Pisa e le sue decisioni avevano piena validit, il suo operato
non pu essere contestato. Alessandro e il suo successore furono
dunque considerati pontefici legittimi al pari degli altri due papi.
Ma poich n il papa romano Gregorio XII, n il suo antagonista
avignonese Benedetto XHI si lasciarono deporre, si ebbero disgraziatamente ben tre papi, ognuno dei quali poteva in pari modo essere considerato legittimo o illegittimo. In verit, essendo stati destituiti Gregorio e Benedetto secondo le regole canonistiche, il papa conciliare Alessandro aveva migliore probabilit di far convalidare la sua elezione e, poich le ubbidienze dei due primi pontefici
andavano man mano diminuendo, egli ebbe maggior seguito tra i
cristiani.
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XXni venne discussa a Costanza, nei mesi di aprile, maggio e giugno 1415, la questione di Hus, che ebbe uno svolgimento assai infelice e doveva addossare sul concilio stesso una pesante ipoteca.
Un'esatta valutazione dell'opera svolta dal concilio sar tuttavia
possibile solo valutando quanto da esso fu deciso nel contesto gnerale e pi ampio di quell'epoca carica di tensioni e dopo aver
considerato la parte avuta nelle decisioni dai contrasti passionali,
emersi da tutte le parti in causa.
Jan Hus nacque verso il 1370 a Husinec (Boemia meridionale),
studi a Praga e qui fu ordinato sacerdote nel 1400. In quel tempo
egli aveva cominciato a conoscere le idee dell'inglese John Wyclif
(circa 1320-1384), che fin dal 1374 aveva mosso violenti attacchi
contro i metodi finanziari del papato avignonese, contro la ricchezza dei prelati e contro la gerarchia. A questa decadenza Wyclif aveva opposto la sua concezione spiritualistica della chiesa dei predestinati', che avrebbe dovuto rinunciare a ogni possesso e vivere in
povert apostolica. Nella vera chiesa di Cristo, cos affermava Wyclif, hanno posto soltanto coloro che vivono in stato di grazia; nes-
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suno che fosse in peccato mortale poteva quindi assumere una psizione di guida nella societ cristiana, sia nella chiesa che nello stato. Un papa, un vescovo o un religioso che vivesse in peccato mortale non aveva quindi pi alcun potere; analogamente anche i governanti, nello stato cristiano, perdevano il loro potere di governo
quando essi fossero in stato di grave peccato. Egli negava la chiesa
come comunit sacramentale di salvezza in Cristo.
Hus, che dal 1402 predicava nella cappella di Betlemme a Praga, sostenne il pensiero di Wyclif e trov larghi consensi presso i
suoi uditori cechi. Nella sua critica ai prelati che comandavano in
Boemia, per lo pi appartenenti alla nazione tedesca, affiorarono
anche sinceri sentimenti nazionali. La tendenza antitedesca sollev
tutta la Boemia e si un cos strettamente alle tendenze religiose ecdesiali, improntate dalle idee di Wyclif, che il wyclifismo apparve
propriamente come un problema nazionale ceco. Quando Parcivescovo di Praga, un tedesco, su mandato di papa Alessandro V, prese severe misure repressive contro la diffusione delleresia di Wyclif nella sua diocesi, questo fatto fu considerato in una luce puramente politica. Hus rifiut appassionatamente di piegarsi alTordine del vescovo e cerc di difendere lortodossia di Wyclif e, poich
gli fu proibito di predicare, si appell al papa Giovanni XXIII. Anche larcivescovo, da parte sua, si rivolse al papa. Hus fu chiamato
in giudizio a Roma, ma non si present e fu scomunicato; il re boemo Venceslao lo prese allora sotto la sua protezione. H vergognoso
traffico dindulgenze di Giovanni XXIII, che aveva necessit di
denaro per combattere il re Ladislao di Napoli e che, nel maggio
1412, fece predicare a questo scopo lindulgenza di una crociata
in Boemia, acu ancor pi la tensione. Tutta la Boemia insorse.
Per sedare la ribellione, il re Sigismondo fece pressione affinch
il problema boemo fosse discusso al concilio di Costanza e offr a
Hus un salvacondotto. Questi accett e si present il 3 novembre
1414 a Costanza; il papa lo aveva liberato della scomunica e Hus
poteva muoversi liberamente. Il 28 novembre ebbe luogo il primo
interrogatorio. Hus, su richiesta dei cardinali, fu arrestato, nonostante il preciso impegno che ?imperatore aveva assunto, e il 6 dicembre fu rinchiuso nella prigione del convento dei domenicani.
Nonostante le violente proteste di Sigismondo, Hus fu trattenuto
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nelle sue mani. Il nuovo pontefice assunse immediatamente la guida di tutti i lavori, ivi compresa la riforma della chiesa, superando
cos, di fatto, la diffcile crisi del papato, che avrebbe potuto facilmente trasformarsi in una crisi istituzionale. Il 22 aprile 1418 egli
chiuse il concilio. Alla domanda tanto spesso rinnovata, se e fino a
qual punto Martino V abbia veramente confermato i decreti Haec
sancta e Frequens in senso conciliarista (se lo avesse fatto essi
avrebbero assunto il valore di decreti di fede), si deve rispondere
in modo assolutamente negativo. Uniniziale, apparente insicurezza pu essere facilmente spiegata dal fatto che il contenuto e il senso di questi due decreti apparivano ambivalenti. In effetti, essi ptevano essere interpretati in senso moderato e ortodosso, ma anche
in senso radicale, conciliaristico ed eretico. Fra i membri del concilio una minima parte soltanto condivideva le tesi conciliariste, ma
la grande maggioranza interpret i decreti secondo una linea nettamente moderata e chiaramente conservatrice. Linterpretazione di
Martino fu poi decisamente questultima. La minoranza, ovviamente, non si diede ancora per vinta e, dopo il concilio, le idee
conciliariste continuarono a esercitare un potente influsso e dopo
poco tempo esse tentarono ancora di farsi pericolosamente valere.
5. Il concilio di Basilea
Eugenio IV (1431-1447) aveva convocato il diciassettesimo concilio ecumenico per il 23 luglio 1431 a Basilea. Ben presto si manifestarono forti tensioni fra il papa e i partecipanti al concilio, i quali, secondo la teoria conciliarista, cominciarono a rivendicare a s il
supremo potere di decisione, di giurisdizione e di amministrazione
della chiesa. Essi limitarono inoltre fortemente il potere papale e
avocarono a s i diritti delFesecutivo. Quando Eugenio, nel 1437,
trasfer il concilio da Basilea a Ferrara per porre fine ai contrasti,
un nutrito gruppo di radicali conciliaristi rimase con un pretesto a
Basilea (fino al 1449), afferm la supremazia del concilio sul papa
in questioni dogmatiche, destitu Eugenio ed elesse un nuovo papa, che prese il nome di Felice V. Si riapr cos ancora una volta lo
scisma: lultimo nel corso della storia della chiesa. Ma intanto la
posizione di Eugenio IV si era consolidata al punto che il concilio
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di Basilea (dal 1437 scismatico) e il suo antipapa non poterono durare a lungo. Nel 1449 Felice V rinunci ai suoi disegni e si ritir. B
conciliarismo radicale aveva ormai perduto il suo prestigio nella
chiesa.
I suoi effetti, per, continuarono a farsi sentire per lungo tempo
e il timore di una sua riapparizione preoccup i papi successivi,
tanto che, in seguito, !,appello al concilio produsse sempre sul papato un effetto a dir poco irritante. Quando scoppi la Riforma
protestante, nel XVI secolo, questo timore imped la convocazione
tempestiva di un concilio ecumenico, che avrebbe forse potuto eliminare gli abusi presenti nella vita della chiesa e avviare quella riforma cattolica, tanto insistentemente desiderata dalla parte migliore del clero. Se il concilio di Trento non si fosse riunito solo nel
1545, ma gi nel 1525, la storia della Riforma si sarebbe probabilmente svolta in un modo molto diverso, fl grande scisma occidentale e il conciliarismo prepararono cos in misura notevole la grave
divisione religiosa del XVI secolo.
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pa riformista Paolo IV (1555-1559), che con la loro politica ecclesiastica contro !,imperatore favorirono non poco il diffondersi della riforma luterana.
Ma fu soprattutto il gretto indirizzo particolaristico dato alla
politica dello stato pontificio che imped al papato del Rinascimento di dedicarsi tempestivamente e con !,energia necessaria alla sua
vera missione universale: la riforma della chiesa. La preoccupazione per le sorti dello stato pontifcio, il desiderio di arricchire Roma
di opere darte e di farne il centro della vita umanistica e artistica
appare oggi, da questo punto di vista, pi che lespressione della
generale forza creatrice culturale della chiesa, come lostentazione di una gloria mondana e la manifestazione di meschini interessi
politici e, quindi, un vero tradimento della concezione della chiesa
universale. A Roma, vero, si possono ancor oggi ammirare le
grandi opere culturali volute dal papato rinascimentale, ma esse
appaiono ben poca cosa di fronte alla missione divina della chiesa
e non bastano certo a scusare il fallimento del papato in campo spirituale. E non alludiamo tanto al fallimento personale di alcuni
(non di tutti i) papi di questo periodo, quanto piuttosto al loro atteggiamento spirituale, che purtroppo non fu mai allaltezza del loro supremo ministero, e alla loro carenza spirituale di fronte ai gravi compiti religiosi della chiesa del tempo. La responsabilit per
questo stato di cose ricade in egual misura anche sopra il sacro collegio, che era chiamato a eleggere i papi, ma, in ultima analisi, va
ascritta soprattutto ai pontefici, perch erano essi che nominavano
i cardinali.
Con Niccol V (14471455 )il Rinascimento fa ufficialmente il
suo ingresso a Roma. La condotta del pontefice fu del tutto irre
prensibile; Niccol era, infatti, un nobile e dotto umanista, il fondatore della Biblioteca Vaticana, e si adoper con grande energia
per costituire un fronte comune di difesa contro il pericolo turco.
Anche Callisto IH (14551458 )impegn tutte le sue forze per una
crociata contro i turchi, ma lamore senza limiti del papa quasi ottuagenario per la propria famiglia, gli spagnoli Borgia, lo spinse ad
assumere due suoi nipoti nel sacro collegio; uno di essi, il depravato Rodrigo Borgia, pi tardi salir al trono pontificio con il nome
di Alessandro VI. Il successore di Callisto, Pio II (14581464),
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dote o vescovo (egli aveva, infatti, ricevuto unicamente lordinazione a suddiacono, dalla quale si era fatto tuttavia dispensare nel
1498, quando rinunci alla dignit cardinalizia). Privo di ogni ritegno morale e spinto da smisurata ambizione, Cesare Borgia mir a
conquistarsi con ogni mezzo, con la forza, lastuzia e la malvagit,
secondo i metodi propri dei condottieri del tempo, un regno nellItalia centrale e il papa, che dal 1498 era caduto completamente
sotto la sua influenza, gli offr tutto il suo appoggio. Lucrezia Borgi (14801519), considerata a torto, lincarnazione stessa della
degenerazione morale del Rinascimento (Hugo Rahner), fu invece solo una povera vittima della politica matrimoniale di suo padre. Dopo due infelici matrimoni ella spos, nel 1501, Alfonso
dEste di Ferrara. Jofr Borgia (14811533), il figlio pi giovane di
Alessandro VI, divenne principe di Squillace, grazie al matrimonio
con la figlia illegittima del re Alfonso II di Napoli.
Ad Alessandro VI segu, dopo il breve intermezzo di Pio III
(1503), durato appena ventitr giorni, Giulio II (15031513), il ni
pot di Sisto IV. Simonia, ambizione politica e spirito di potenza
dominarono anche questo pontificato e, se vero che Giulio II fu
personalmente esente da nepotismo e da mende morali, tuttavia,
per tutto il corso del suo governo, si preoccup solo di ingrandire
Roma e lo stato pontificio, di abbellirli e di guadagnare a se stesso
gran fama. Egli fece scolpire da Michelangelo il suo monumento
funebre facendosi rappresentare nella possente figura di Mos, e
fu quasi sempre occupato in imprese belliche. Lutero lo chiam,
nel 1520, Giulio, lassetato di sangue. Bramante ide per lui la
nuova costruzione di San Pietro (1506), Michelangelo dipinse la
volta della Cappella Sistina, Raffaello gli affreschi nelle stanze vaticane. La sua epoca segn il culmine dellarte rinascimentale. Ma,
ormai, la Riforma protestante era alle porte.
Lo scontro fra Alessandro VI e Girolamo Savonarola sommamente indicativo per dimostrare lesistenza di due condizioni di vita religiosa assolutamente diverse e, al tempo stesso, rivela che la
santa chiesa poteva aspirare a essere veramente tale anche quando la Santa Sede era occupata da un papa tuttaltro che santo. Il totale fallimento dei papi di quel tempo dest nei membri della chie
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sa lesigenza di una sua riforma, che essi iniziarono coraggiosamente. Il compito particolare del monacheSimo deve, infatti, essere
sempre quello di guidare la chiesa alla penitenza, alla meditazione
e al distacco dal mondo. In epoche di secolarizzazione estrema il
monaco sempre il segno visibile di contraddizione; a lui che
spetta la missione di richiamare e di ammonire, opportune et importune, anche se egli deve sacrificare a questo scopo la sua stessa
esistenza.
Girolamo Savonarola (14521498 )dedic la sua vita di domenicano al servizio della penitenza e della riforma. Il suo possente appello alla penitenza provoc, fin dal 1490, un profondo mutamento nella vita religiosa fiorentina. Divenuto priore di San Marco,
fond una congregazione di riforma nel suo stesso ordine e si dedi
c instancabilmente al miglioramento interiore di se stesso e dei
cittadini di Firenze. La sua critica invest la corte dei Medici e non
si ferm neppure dinanzi allo stesso papa Alessandro VI. Dopo la
caduta dei Medici (1494), Savonarola domin la citt con la sua influenza e, in poco tempo, ne mut il volto morale.
Ritenendosi ispirato da voci interiori, profetizz che il re france
se Carlo V ili dAngi, che stava proprio allora calando con le sue
truppe in Italia, era stato prescelto da Dio per condurre gli uomini
a penitenza. Laver congiunto la sfera religiosa a quella politica nella sua predicazione fu tuttavia fatale al domenicano. Con le sue infiammate parole egli aveva, infatti, disturbato i disegni politici di
Alessandro VI, che cerc di disfarsi dellincomodo frate. Savonarola, cui era stato proibito di predicare, fu invitato a presentarsi a
Roma (1495) e fu colpito da scomunica (1497). Il domenicano, dopo qualche esitazione, ritenne di non poter obbedire ad Alessan
dro, che era un papa simoniaco e quindi, in ultima analisi, un falso
pontefice. Ma proprio quando si era deciso a invocare laiuto dellimperatore e dei re per far invalidare da un concilio ecumenico
lelezione illegale di Alessandro, questi gli imped ogni azione, mi
nacciando di colpire Firenze con linterdetto se non avesse fatto tacere immediatamente il domenicano. Gli avversari di Savonarola
ebbero il sopravvento, assalirono il convento di San Marco e consegnarono il priore, insieme a due suoi confratelli, nelle mani della
giustizia. Carcere, tortura, incessanti interrogatori, accuse inventa
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te e falsificazione di documenti processuali portarono alla condanna a morte di Savonarola come eretico, scismatico e spregiatore
della Santa Sede. Le sue ultime annotazioni, nella cella del carcere, scritte con le mani incatenate e il corpo tormentato dalle torture, testimoniano della sua santit. Con angoscia egli continu a domandarsi fino allultimo se avesse agito rettamente. Nella chiesa
esiste anche un sacro diritto di resistenza e Savonarola se ne serv
contro un papa che, secondo la sua concezione, non era un vero
papa. Il domenicano non attacc mai la chiesa e il papato. Al contrario, egli sacrific la propria vita per amore di entrambi. La chiesa che egli contemplava era quella sofferente per le colpe della meschina persona di Alessandro e per salvarla egli mor, con due suoi
confratelli, il 23 maggio 1498 su quel rogo che i suoi nemici e Alessandro VI gli avevano preparato. Savonarola non fu quindi un eretico, ma un santo e, dal 1955, lordine domenicano sollecita, infatti, la sua beatificazione (processo aperto nel 1998).
parte terza
Il problema della periodizzazione del processo storico che segna il passaggio dal Medioevo allet moderna presenta grandissime difficolt. Molti sono, infatti, gli eventi che rivelano la presenza
degli inizi dellet nuova, ma nessuno di questi indici tuttavia tanto caratteristico e decisivo da poter abbracciare in modo proprio e
sufficiente il nuovo periodo nella sua interezza. Si possono dare
quindi definizioni molto diverse di questo periodo di transizione, a
seconda degli elementi presi in esame. Se, per esempio, si sceglie
come punto di partenza lapparire della religiosit individuale mo
derna, ci si dovr riportare al XIV secolo. Se si prende invece a misura la struttura della societ, allora potremo parlare di una vera
svolta storica solo al tempo della rivoluzione francese, poich solo
questa ha effettivamente abolito lordine feudale della chiesa medievale.
Se ci atteniamo alla vecchia divisione, potremo dire che la Riforma rappresent veramente una decisa e profonda cesura nella storia della chiesa, tale che appare lecito far cominciare con essa la
nuova epoca della chiesa. La Riforma non stata, infatti, solo la
pi grande catastrofe che abbia colpito la chiesa in tutta la sua storia (Joseph Lortz). ma ha caratterizzato in un modo tanto decisivo tutto lo sviluppo dellet moderna che nessun altro awenimento storico appare di altrettanta importanza e significato. La Riforma non solo ruppe lunit religiosa e scosse profondamente la base
comune della fede, ma scisse anche la salda e unitaria compagine
del pensiero religioso nelle varie confessioni e, da allora in poi,
non vi fu pi un unico e omogeneo pensiero cristiano, bens orien-
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Riforma protestante
e riforma cattolica
( 1500 1650)
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nobilt all'interno della chiesa appariva del tutto impensabile, tanto esso aveva ormai acquisito i caratteri di un principio intangibile.
Purtroppo quel monopolio implicava anche precisi legami politici.
Ginevra divenne protestante perch il suo vescovo apparteneva alla casa dei duchi di Savoia e l'opposizione politica nei suoi confronti trascin con s anche la lotta religiosa. Ovunque, del resto,
nelle citt, nei vescovati, nei paesi, constatiamo la presenza di questo stretto rapporto che legava fra loro politica e religione. Lalto
clero era soggetto ad analoghe condizioni nei Capitoli delle cattedrali e delle collegiate: anchesso si era dovuto, infatti, piegare alla
politica di casta delle famiglie nobili. I Capitoli erano ormai divenuti dei veri e propri istituti di collocamento per i nobili e la vita all'interno di essi era dominata dallo spirito di casta e appariva quasi
priva di un sincero indirizzo spirituale.
Anche il basso clero, forzatamente dipendente dai nobili, conduceva una triste esistenza di povert e miseria. Vicari malpagati,
sacerdoti che vivevano dellobolo della messa o dell'altare erano
tutti dei poveri 'proletari', che spesso vivevano alla giornata. Ora,
se sommiamo insieme tutti questi dati, il fallimento in cui incorsero
tanti individui ci apparir pi la conseguenza diretta delle condi
zioni generali dell'epoca che il frutto delle loro colpe personali.
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Al contrario, alla fine del Medioevo, si registra nella chiesa un incremento di devozione che si manifest in modo sensibile nella
commossa partecipazione alle feste ecclesiastiche popolari (feste
del patrono, sagre ecc.). Anche le celebrazioni liturgiche e le prediche furono molto frequentate, soprattutto quando fiorirono grandi predicatori quali Geiler von Kaysersberg (1445-1510) o Paolo
Wann (1423-1489).
La stessa chiesa non fu affatto inoperosa. La sua cura nelTeducazione religiosa del popolo fu assai notevole (Lortz) e quando
pi tardi Martin Lutero negher alla vita ecclesiale e alla piet popolare cattolica ogni valore religioso e le condanner come ricerca
di giustificazione per le sole opere, la sua accusa globale si rivela
assolutamente ingiusta. Non si deve, infatti, dimenticare che egli
stesso apparteneva, per nascita ed educazione, a quella stessa classe popolare fedele alla chiesa, n d'altronde possibile comprendere la sua tormentata ricerca di un Dio clemente e misericordioso
se non si considera che egli stesso era figlio di quelFepoca. Il prblema della salvezza eterna ha profondamente inquietato gli uomini di allora e la coscienza del peccato e il desiderio di purificazione
di fronte a Dio erano talmente diffusi e schietti, che forse non vi fu
mai un'epoca altrettanto ricca di religiosit. Clemente Maria Hofbauer (t 1820) aveva quindi ragione quando diceva: La Riforma
venne perch i tedeschi avevano bisogno di essere pii.
Se, infine, occorresse un'altra testimonianza a favore del carattere fondamentalmente religioso dell'epoca, baster prendere in esame la creazione artistica. L'arte non mente: essa infatti lespressione pi vera dello spirito del tempo. Larchitettura gotica, le vetrate delle chiese, la scultura, le pitture su tavola profondamente
religiose di un Matthias Griinewald (circa 1470-1528), di un Hans
Holbein il Vecchio (circa 1465-1524) o del Maestro della Scuola
di Colonia' (1450-1550) parlano da sole.
La religiosit, tuttavia, era assai spesso contaminata da altri interessi, ma, in un'epoca in cui la religione e la vita rappresentavano
ancora un'unit indissolubile, non appariva strano che nel pensiero religioso confluissero anche particolari istanze sociali, politiche
ed economiche. La Riforma protestante non mai stata, infatti,
una pura questione ecclesiastico-religiosa, n Martin Lutero diven
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ne certo un riformatore per la teologia contenuta nelle sue tesi sulle indulgenze, ma perch seppe cogliere pienamente, nei suoi tre
grandi scritti del 1520, tutta la ricchezza delle tendenze di riforma
del suo tempo. E fu proprio per questo che tutti coloro che erano
scontenti dell'ordine ecclesiastico, politico o sociale si sentirono
tanto interpellati dalle sue parole. Ben presto tutti, quando vollero
far valere le loro aspirazioni, si servirono delle sue formulazioni religiose: i fanatici di Carlostadio, Mntzer, Storch nel 1522, Sickingen e i cavalieri dellimpero nel 1523, i contadini nel 1524-1525
e, infine, i principi e le autorit che nelTabbracciare le idee della
Riforma erano mossi da precisi e concreti interessi terreni, di natura economica, politica e dinastica. Era divenuta addirittura una
moda dare un colore religioso a tutti gli avvenimenti. In tutte le citt libere dell'impero apparve del resto evidente che la Riforma
protestante era strettamente legata al desiderio di profonde modificazioni sociali e politiche.
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4. Il nominalismo
A minare dallinterno il concetto di chiesa contribu per soprattutto il nominalismo del teologo francescano inglese Gugliel
mo dOckham (12901349), che, con la sua via moderna, rifiut e
combatt decisamente la via antiqua indicata da Tommaso dAqui
no. Lintima e ordinata connessione che Tommaso aveva visto
splendere ovunque nella creazione e che gli aveva permesso, grazie
al rapporto analogico fra Dio e le creature {analogia entis)f di risali
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5. Umanesimo e biblicismo
Fra i movimenti di pensiero che preludono alla Riforma protestante vanno ricordati in modo particolare lumanesimo e il biblicismo. La recente ricerca storica ha dimostrato in modo inequivoca
bile che gi prima della Riforma esisteva un movimento biblico.
Lutero, quindi, non tir fuori la sacra Scrittura di sottobanco,
ma crebbe egli stesso in questa atmosfera di biblicismo: la devotio
moderna, lockhamismo e lumanesimo cristiano sono stati tutti alla base dellinteresse per la sacra Scrittura e si pu affermare con
sicurezza che il movimento biblico sarebbe continuato a fiorire e
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con ironia pungente, gli abusi esistenti nella chiesa e nella vita e
ora, nella sua introduzione al Nuovo Testamento, svilupp la sua
philosophia Christi: una concezione della vita cristiana ispirata direttamente al discorso della montagna. Nelle anime doveva tornare
a regnare lo spirito semplice e schietto del vangelo e tutta la zavorra della tradizione ecclesiastica doveva essere spazzata via. Tollanturabusus; non substantia: gli abusi dovevano essere eliminati, ma
si doveva lasciare intatta la sostanza della fede cristiana, cos suonano testualmente le sue parole.
Erasmo aveva pienamente compreso i problemi pi scottanti
della sua epoca e, al tempo stesso, aveva saputo unire saldamente il
desiderio di riforma al vangelo. Tutti gli occhi erano rivolti su di
lui. Sarebbe forse stato lui !,iniziatore della riforma tanto desiderata? Gli umanisti lo acclamavano, entusiasti; il mondo intero era
pronto ad ascoltarlo. I princpi da lui proclamati per una vera riforma di tutta la vita cristiana, che muovesse dalla fonte, vale a dire
dalla sacra Scrittura e da una pura e genuina teologia biblica, corrispondevano alle esigenze generali e per questo le sue concrete prposte riformatrici trovarono consensi entusiasti.
In quello stesso momento Martin Lutero fece la sua comparsa.
Erasmo, che ebbe notizia di lui solo dopo la disputa di Lipsia, vide
in Lutero un umanista ispirato dalle sue stesse idee, un alleato, e lo
incoraggi. Ben presto il destino di Lutero fu posto nelle sue mani.
Nel novembre del 1520 Erasmo si incontr a Colonia con Federico
il Saggio, il principe territoriale di Lutero, che gli chiese di manifestargli la sua opinione su Lutero, ed Erasmo in quell'occasione
persuase il principe elettore nella sua decisione di farsi garante per
Lutero. Tuttavia, ben presto Erasmo si distacc dallimpetuoso e
appassionato monaco di Wittenberg. Il dotto olandese, dallanimo
sensibile e pieno di ottimismo umanistico, che vedeva nella natura
il bene e riconosceva nella libertas spiritus la premessa necessaria a
ogni forma di cultura umana e a ogni vera devozione, intu lo scetdeismo nominalistico di Lutero di fronte alla natura e alla ragione.
Nel suo scritto Diatriba de libero arbitrio (1524) egli mosse, infatti,
una dura critica a un punto assai importante della dottrina luterna. Lutero gli rispose immediatamente con uno scritto polemico
violentissimo, De servo arbitrio (1525). In seguito il Riformatore
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dichiarer che Erasmo era stato Tunico fra i suoi oppositori ad aver
colto chiaramente il nucleo essenziale della sua dottrina. Erasmo
prese ancora una volta posizione con i suoi scritti contro Lutero
(1526/27) e, da allora, mantenne sempre verso di lui un atteggiamento negativo e severo, e la maggior parte degli umanisti condivise la sua opinione.
Dal 1521 Erasmo visse a Basilea, ove cur !,edizione di molti
scritti di Padri della chiesa, ma quando, nel 1529, la Riforma protestante fu introdotta violentemente nella citt, egli abbandon la
Svizzera e si rec a Friburgo in Brisgovia. Da qui pot esercitare
una certa influenza sulle trattative della dieta d'Augusta (1530). Instancabile, egli si adoper per la pace e sconsigli decisamente di
far uso di qualsiasi procedimento violento contro i neofiti luterani.
Era molto meglio, pensava, sopportare il movimento di Lutero che
far scoppiare una guerra di religione. Ci avrebbe pensato il tempo
a risanare le ferite; per il momento la cosa pi importante era isolare il monaco (Lutero) e gli altri fanatici, e i cuori e le coscienze
avrebbero ritrovato da soli la strada dell'unit. Il suo motto era:
Alla vera devozione attraverso la libert dello spirito. La vera religione cristiana e la devozione sincera non potevano essere certo
messe in pericolo dalla scienza, ma solo dall'ignoranza e dalla mancanza di cultura, le quali asserviscono gli uomini e li rendono intolleranti, fanatici e litigiosi. Erasmo aborriva il modo di procedere
tumultuoso, fanatico e irrispettoso dei Riformatori, ma al tempo
stesso ammoniva instancabilmente di guardarsi da una fedelt ottusa e caparbia alle vecchie tradizioni cattoliche. Egli cerc sempre
di trovare la sua strada fra questi due estremi.
Si spense nel 1536 a Basilea, dove aveva fatto ritorno poco tempo prima della sua morte. Le sue ultime e pi importanti opere furono consacrate al tema della riconciliazione (De sancienda ecclesiae concordia, 1533). Con questi ultimi scritti Erasmo gett le basi
della cosiddetta teologia di mediazione', che ebbe per lungo tempo numerosi seguaci in campo cattolico (Witzel, Pflug, Cassander)
e che fu anche particolarmente coltivata nel protestantesimo da
uomini quali Melantone e Butzer. In molte regioni, soprattutto nella Bassa Renania, l'erasmianesimo continu a esercitare per lungo
tempo la sua influenza e favor un pacifico confronto fra cattolici e
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luterani finch, negli anni sessanta del XVI secolo, questo confronto ebbe fine, per il cristallizzarsi delle confessioni in rigidi blocchi
opposti.
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2. La formazione di Lutero
Nato a Eisleben il 10 novembre 1483 da una famiglia di piccoli
proprietari terrieri e cresciuto a Mansfeld, dove il padre Hans Luder (= Lothar) aveva iniziato una nuova attivit come minatore,
Martin respir profondamente latmosfera di quella piet popolare
dellultimo Medioevo, cui abbiamo gi accennato, e che era caratterizzata da una eccessiva credulit nelle streghe e nel diavolo e da
altre forme di grossolana superstizione. Queste forme di devozione popolare non avevano tuttavia mai rotto i legami con la chiesa:
si viveva nella chiesa e con la chiesa, cos come la chiesa viveva nel
e con il popolo. Anche lo sviluppo spirituale di Martin Lutero si
comp dunque allinterno stesso della vita ecclesiale: scuole eie-
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spessissimo delle terribili lotte interiori che lo angustiarono durante il periodo trascorso in convento.
Lintensa meditazione della dottrina della grazia e della predestinazione nelle opere di Agostino, il santo patrono del suo ordine,
la propria personale esperienza del peccato e la dottrina ockhamistico-nominalistica su Dio, assolutamente volontaristica, cooperarono tutte insieme a portarlo allorlo di una gravissima crisi teoiogico-religiosa. Meditando leterna predestinazione fu assalito dallangoscia. Egli sentiva il suo fallimento, si credeva abbandonato e
condannato da Dio e cadde in preda a una profonda depressione
spirituale, dalla quale non riuscirono a sollevarlo n le confessioni,
frequentemente ripetute, n tutti gli altri aiuti sacramentali della
chiesa. Lutero, del resto, per la sua stessa formazione spirituale nominalistica, non comprese mai giustamente la realt della grazia sacramentale e la sua anima trov sollievo soltanto nelle consolanti
parole del suo superiore dellordine, Johann von Staupitz (circa
1465-1524), il quale lo consigliava a non tormentarsi continuamente domandandosi se fosse o no predestinato, ma a meditare invece
semplicemente sulle piaghe di Cristo, che era morto per noi e per
noi aveva offerto la sua sofferenza espiatrice al Padre.
Frattanto Martin Lutero aveva continuato i suoi studi teologici a
Wittenberg (1508/09) e qui, dopo una breve interruzione per un
viaggio a Roma (1510/11), fu promosso dottore in teologia. Nel
1512 fu chiamato alla cattedra di scienze bibliche, che fino ad allora era stata occupata da Staupitz a Wittenberg, e tenne lezioni sui
Salmi (1513-1515), sulla Lettera ai Romani (1515/16), sulla Lettera
ai Galati (1516/17), sulla Lettera agli Ebrei (1517/18) e di nuovo
sui Salmi (1518/19). Queste prime lezioni, parte delle quali ci sono
state conservate nei manoscritti originali e parte in trascrizioni di
studenti, ci offrono alcune spiegazioni sul futuro sviluppo interiore del riformatore. In questo contesto dottrinale ha grandissima
importanza il cosiddetto Turmerlebnis (esperienza della torre), avvenuta nella stanza della torre del convento di Wittenberg, in cui
durante una tranquilla meditazione su Rm 1,17 gli si apr il significato della giustizia di Dio. Lutero era incessantemente travagliato
da una domanda, che nasceva da una profonda inquietudine religiosa: come trover un Dio misericordioso? H suo problema era
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cramento e di chiesa, e si era creato una nuova teoria sulla giustificazione, come derivante soltanto dalla fede.
Secondo la dottrina scolastico-tomista i sacramenti sono dei segni istituiti da Cristo che, ex opere operato (per lefficacia oggettiva
del sacramento stesso), contengono e comunicano la grazia quando siano ricevuti con fede e non si frappongano ostacoli alla grazia;
perch, se necessario avere la fede per riceverli, tuttavia il segno
sacramentale che comunica la grazia. Lutero, invece, priva il segno
di qualsiasi valore e ritiene che la comunicazione della grazia avvenga solo attraverso la fede {sola fide). La fede assume quindi un
nuovo volto. Tommaso dAquino laveva strettamente congiunta
con lintelletto; per lui fede significava anzitutto considerare e accettare come vere le verit della rivelazione. Che questo accogliere
e credere le verit della rivelazione fosse anche una questione di
cuore e di sentimenti era stato tuttavia fin troppo minimizzato nella tarda Scolastica. Lutero, nellesperienza della torre, riscopr personalmente questa fede e ne trasse le sue conseguenze: Corde
enim creditur ad iustitiam (Con il cuore, infatti, si crede per ottenere la giustizia, Rm 10,10). La fede diventa perci una questione
di fiducia o, per dir meglio, ritorna nuovamente a esserlo! Lutero
scopre quindi un principio cristiano, che era stato solo dimenticato ed era passato in seconda linea nella riflessione teologica, se ne
impadronisce totalmente e, assolutizzandolo, giunge a dar valore
nel processo di salvezza solo a questa nuova fede fiduciale (fides =
fiducia). Da Rm 1,17 egli deduce che Dio dona a colui che gli si avvicina con piena fiducia nella morte redentrice di Ges Cristo la
sua giustificazione di grazia e gli imputa i meriti di suo Figlio.
La singolarit dellesperienza della torre non consiste dunque
soltanto in una nuova idea di Dio, ma anche nel nuovo atteggiamento assunto da Lutero di fronte a Dio: la fiducia totale, che si
fonda sulla salvezza promessa dalla parola stessa di Dio, vale a dire
dalla sacra Scrittura, la sola a decidere; sola fide e sola Scriptum
appaiono infatti nel pensiero luterano del tutto omogenei. La chiesa, come istituto di salvezza, e i sacramenti, in quanto mezzi che
comunicano la grazia, sono invece considerati quasi irrilevanti e
passano in seconda linea. Solo la fede, basata sulla speciale prmessa di salvezza contenuta nella parola di Dio, decide delleterna
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mille volte. Lutero invi le sue tesi solo ai vescovi, i cui nomi abbiamo gi ricordato, e ad alcuni suoi dotti amici: a Giovanni Lang a
Erfurt e a Cristoforo Scheurl a Norimberga. Questultimo, alTinsaputa di Lutero e senza esserne affatto autorizzato, le fece stampare
e subito esse si diffusero in tutta la Germania. Tali furono gli effetti
imprevisti di questa divulgazione che Lutero stesso, in un primo
momento, se ne preoccup sinceramente.
La divulgazione e lapprovazione generale di quelle tesi dimostrarono tuttavia quanto fossero diffuse lira e lo sdegno per Tignobile mercato delle indulgenze, esercitato dalla curia in accordo con
larcivescovo di Magonza e i banchieri Fugger, e affidato ai domenicani. La maggior parte dei tedeschi lesse nelle tesi di Lutero solo
laperta protesta, ma non consider affatto il profondo problema
teologico che esse contenevano. Larcivescovo Alberto denunci
lautore a Roma, senza neppure degnarlo di una risposta; egli era
stato, infatti, danneggiato nei suoi affari poich la predicazione
sulle indulgenze dovette essere interrotta e cos egli non pot ottenere quella somma che si era ripromesso e che gli era stata anticipata dai banchieri Fugger - la predicazione sulle indulgenze avrebbe dovuto rendere globalmente la somma di 52.286 ducati. Nel
giugno 1518 si apr a Roma il processo contro Lutero, sospettato di
eresia; in esso furono prese in esame le frasi erronee delle sue tesi.
Lutero fu chiamato a Roma per rendere conto del suo operato,
ma il suo sovrano, il principe elettore di Sassonia, Federico il Saggio, ottenne che egli non fosse interrogato a Roma ma ad Augusta,
in occasione della dieta dellimpero, nellottobre 1518, dal cardinaie legato Tommaso Caietano de Vio. Lutero rifiut di ritrattare,
fugg di nascosto da Augusta e si appell per mezzo di legati al papa e poco dopo (28 novembre 1518) a un concilio ecumenico. La
situazione cominciava ormai a precipitare.
Fra i pochi che avevano compreso giustamente Timportanza
delle tesi luterane cera il teologo di Ingolstadt Giovanni Eck
(1486-1543), che si rese subito conto che esse andavano molto al di
l della critica alla prassi allora in uso nella concessione delle induigenze. Lo stesso Lutero, del resto, non aveva ancora ben capito
che le sue tesi mettevano in dubbio la natura delle indulgenze, Tautorit papale nel conferirle e, infine, la stessa struttura sacramenta
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Non a caso, infatti, Lutero, dopo la disputa di Lipsia, approfond per la prima volta in modo pi rigoroso il suo concetto di chiesa
e si rese conto che la sua esperienza religiosa, fondata su un abbandono diretto e fiducioso, ma totalmente soggettivo, a Cristo,
non lasciava posto a nessuna mediazione. D improvviso i sacramenti e Finter vita ecclesiale-religiosa gli apparvero addirittura di
ostacolo nella via che conduceva a Dio. Egli parler poi di giustificazione attraverso le opere, per definire quellatteggiamento
spirituale per il quale luomo non vuol pi aprire il suo animo alla
grazia, ma aspira invece a conseguire personalmente la sua salvezza. Credere in questa giustificazione, per Lutero, non significava
pi confidare in Dio, ma era invece solo opera diabolica. Date
queste premesse chiaro come lintera chiesa visibile istituzionale,
nella quale, del resto, Lutero aveva gi da tempo perso fiducia, apparisse ai suoi occhi come unopera diabolica e il papa addirittura
lAnticristo, il malvagio nemico di Cristo, che guida gli uomini allerrore e usurpa il posto di Cristo, provocando lira di Dio. Con
landar del tempo queste idee si rafforzarono nellanimo del riformatore fino a creargli una sorta di complesso, che egli non pot
pi dominare: il papa, per Lutero, fu sempre lincarnazione stessa
dellAnticristo.
Si comprende perci la sua appassionata e irosa reazione alla
bolla con la sua minaccia di scomunica che trov espressione nei
suoi tre grandi scritti riformistici del 1520, in cui attacc senza alcun riguardo il papato e lintera chiesa con tutti i suoi vizi e le sue
imperfezioni, invitando non pi alla riforma e al risanamento interiore, ma alla lotta aperta contro di essa:
A n den christlichen Adel deutscher Nation von des christlichen
Standes Besserung [Alla nobilt cristiana della nazione tedesca
sulla riforma della societ cristiana.] (agosto 1520);
De captivitate babyIonica Ecclesiae praeludium (ottobre 1520);
Von der Freiheit eines Christenmenschen [Della libert del cristiano\ (novembre 1520).
Invece di trattati teologici Lutero lanciava ormai chiari appelli al
popolo nel mondo, per mobilitarlo contro Roma e la chiesa. Scegliendo abilmente e trattando con icasticit trascinante tutti i punti
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dolenti della vita ecclesiale, che gi da lungo tempo apparivano bisognosi di riforma, e facendosi portavoce della generale insoddisfazione, egli si mise alla testa di quella opposizione nazionale
umanistica contro Roma, tanto diffusa nella Germania del suo
tempo e divenne, in quei mesi, Teroe del popolo germanico. Per la
maggior parte dei contemporanei, tuttavia, non apparve affatto
chiaro che il programma di riforma proclamato da Lutero era nato
sulla base di una nuova teologia, ma i desideri sinceri di un rinnovamento ecclesiale, condivisi da molti, confluirono con le teorie
teologiche di Lutero e, prima o poi, finirono con il determinare un
nuovo corso storico radicalmente ostile alla chiesa. Il teologo Lutero non fu dunque solo un riformatore; egli rest sempre un teologo
e, proprio perch era teologo, divenne anche riformatore. Le riforme erano, infatti, necessarie, ma esse potevano e dovevano awenire allinterno della chiesa. La nuova dottrina teologica di Lutero,
invece, non era pi conciliabile con la dottrina della chiesa e prprio per questo la sua riforma divenne la Riforma protestante.
Da allora in poi il concetto di riforma divenne ambivalente. Oggi noi abbiamo cura nel distinguere tra riforma (allinterno della
chiesa) e Riforma (protestante, al di fuori e contro la chiesa), ma
per i contemporanei di Lutero questa distinzione spesso non fu affatto evidente. Lambivalenza del concetto di riforma divenne cos
fatale per molti e, in modo particolare, per gli umanisti che tanto
lavevano desiderata e solo quando essi conobbero la vera natura
della riforma di Lutero se ne allontanarono, seguendo lesempio di
Erasmo.
Lutero ruppe chiaramente i suoi rapporti con la chiesa quando,
il 10 dicembre 1520, bruci pubblicamente, sulla piazza antistante
la porta della citt di Wittenberg (Elstertor), la bolla papale che gli
comminava la scomunica, insieme ai libri di diritto canonico. H 3
gennaio 1521 Leone X, da Roma, scomunic formalmente Lutero
con la bolla Decet Romanum Pontificem. La separazione era ormai
avvenuta.
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Fin dallinizio Carlo non lasci il minimo dubbio che nella questione di Lutero avrebbe rappresentato il punto di vista tradizionale dellantica chiesa. A Lovanio e a Colonia (12 novembre 1520)
egli aveva partecipato al rogo degli scritti luterani e si era proposto,
appena Lutero fosse stato ufficialmente scomunicato dalla chiesa,
di far cadere su di lui anche il bando dellimpero; solo a malincuore, aderendo alle richieste del principe elettore Federico il Saggio
di Sassonia, accett che Lutero fosse interrogato alla dieta di
Worms. H 6 marzo 1521 egli firm la lettera di citazione per Lutero, che assicurava un salvacondotto al riformatore.
Ebbe luogo allora un avvenimento che appare singolare se considerato nel quadro dei rapporti della vita medievale: il 16 aprile
1521 si vide lo scomunicato Lutero, solennemente scortato dallaraldo imperiale Kaspar Sturm, fare il suo ingresso a Worms quasi sospinto dalla folla. Tutto il \iaggio, nonostante la scomunica
che pesava su di lui, era stato per Lutero un corteo trionfale e ora
tutti, ricchi e poveri, facevano ressa intorno al suo alloggio per poter vedere il celebre uomo. Lutero era ormai divenuto loggetto di
maggior interesse della dieta imperiale. Il 17 aprile venne citato
per il dibattito. Apertamente egli riconobbe, dinanzi allimperatore e alla dieta riunita, i testi citati come suoi e alla domanda se egli
li volesse difendere, richiese tempo per riflettere. Il giorno dopo
Lutero tenne il suo energico e ben meditato discorso, nel quale rifiut ogni ritrattazione. Cos concluse:
Finch non sar stato convinto con testimonianze della Scrittura o
con argomentazioni razionali perentorie, io mi sento legato indissolubilmente dai passi della Scrittura che ho riportato (nelle mie opere) e
la mia coscienza rimane prigioniera della parola di Dio; io non credo
n al papa, n ai concili perch noto che essi spessissimo hanno sbagliato e si sono contraddetti. Ritrattare non posso e non voglio, poich
landare contro coscienza non n cosa sicura n buona. Iddio mi aiuti! Amen.
Il discorso fece una profonda impressione ai membri riuniti nella dieta. Ma anche limperatore, il giorno seguente, tenne un discorso che aveva preparato egli stesso e che apparve altrettanto
grandioso: esso rappresent la prima confessione indipendente
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che !,imperatore pronunci pubblicamente. Anche Carlo, il giovane sovrano dell'impero, seppe trar profitto dall'occasione che gli
veniva offerta da quel momento di eccezionale importanza storica.
Due uomini e due mondi erano di fronte:
Voi sapete che io provengo da imperatori cristianissimi della nobile
nazione germanica, da re cattolici della Spagna, da arciduchi dAustria, da duchi della Borgogna; tutti costoro, fino alla loro morte, sono
sempre stati dei figli fedeli della chiesa romana, difensori della fede
cattolica, dei santi costumi, dei decreti e delle tradizioni cultuali. Tutto questo essi, dopo la loro morte, mi hanno lasciato in eredit; e io ho
finora sempre vissuto seguendo il loro esempio. Anche ora, perci, sono fermamente deciso ad attenermi a tutto quello che stato stabilito
dal concilio di Costanza. E certo, infatti, che un singolo fratello in errore, quando si oppone allopinione dellintera cristianit, perch altrimenti, la cristianit avrebbe potuto sbagliare per mille anni o pi.
Per questo io sono anche fermamente deciso a impegnare il mio regno
e la mia autorit, gli amici, il mio corpo e il mio sangue, la vita e lanima. Poich sarebbe unonta per noi e per voi, membri della nobile nazione germanica, se nella nostra epoca, per nostra trascuratezza, entrasse nei cuori degli uomini anche solo una parvenza di eresia e ne venisse un qualche danno alla religione cristiana. Ieri abbiamo ascoltato
il discorso di Lutero e io vi dico ora che rimpiango di avere esitato cos
a lungo a procedere contro di lui. Non lo ascolter mai pi. Egli ha
certo il suo salvacondotto! Ma, d ora in poi, io lo considerer come
notorio eretico e spero, che voi, come buoni cristiani, farete parimenti
il vostro dovere.
Con ci fu nettamente definita la posizione dellimpero di fronte a Lutero. Questi il 26 aprile part da Worms, con un salvacondotto valido per ventun giorni. Strada facendo, alcuni cavalieri del
suo principe elettore finsero di attaccarlo e lo portarono a Wartburg, per sottrarlo a ogni persecuzione. Qui egli trascorse i mesi
seguenti lavorando alla sua traduzione del Nuovo Testamento, la
quale, anche se non fu affatto la prima traduzione tedesca, rappresento tuttavia una opera geniale per potenza creativa (Lortz). Il
suo alto valore linguistico e la celebrit del traduttore le procuraro
no ben presto una larghissima diffusione. In quello stesso periodo
Lutero stese anche diversi libelli d'occasione, fra cui quello sui Voti monastici', iniziando quella lunga serie di opere polemiche, in
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minci allora una vera fuga dai monasteri. Monaci e monache, che
vivevano senza vocazione lo stato religioso, si considerarono liberi;
interi conventi chiusero le porte. Naturalmente vi furono anche
esempi di fedelt agli ordini, come accadde per le clarisse di Norimberga, che guidate dalla loro badessa Caritas Pirckheimer resistettero a ogni pressione e anche alla persecuzione del consiglio
della citt.
Nel dicembre del 1521 scoppiarono a Wittenberg dei tumulti
contro i sacerdoti celebranti della chiesa parrocchiale. Carlostadio
(Andreas von Bodenstein) e Gabriel Zwilling cominciarono a intradurre radicali riforme nella nuova organizzazione della chiesa.
Lo scatenarsi di una furia iconoclasta nelle parrocchie, la comparsa
dei cosiddetti profeti di Zwickau, che rivendicavano a s una particolare ispirazione dello Spirito Santo, combattevano il battesimo
dei bambini e creavano ovunque disordini, indussero Lutero, su richiesta di Filippo Melantone, ad abbandonare, nel marzo del
1522, il suo esilio di Wartburg per ristabilire lordine a Wittenberg.
l fanatici, cui ben presto si un il rivoluzionario Thomas Miintzer
(1490-1525), che nel 1521, per le sue prediche ribelli, era stato cacciato da Zwickau, dettero ancora molto filo da torcere a Lutero.
Essi sostenevano che Dio non si manifestava unicamente attraverso la sola Scrittura, ma anche attraverso la luce interiore e la parola spirituale. Insieme al monaco apostata Heinrich Pfeiffer,
Mnzer predicava a Miihlhausen (Turingia), dove si era rifugiato
nel 1524, la nuova teocrazia e pretendeva che si estirpasse Fautorit empia del tempo. Lutero fece in modo che i magistrati della
citt allontanassero Miintzer da Miihlhausen e questi si vendic
diffondendo scritti maligni contro Lutero; pi tardi Miintzer acquister una triste celebrit nella guerra dei contadini, finch nel
1525 sar preso prigioniero e giustiziato.
Frattanto i cavalieri dellimpero, guidati da Franz von Sickingen
(1481-1523), si erano mossi a battaglia, avevano assalito larcivescovo di Treviri, teoricamente per aprire la porta alla parola di
Dio, ma in realt per arricchirsi facendosi forti della nuova dottrina sui beni della chiesa. Dopo che ebbero saccheggiato villaggi e
citt, furono battuti dalle truppe dellarcivescovo e dai suoi alleati,
i loro castelli furono distrutti e Sickingen fu ucciso.
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na base per la riunificazione. Limperatore stesso, del resto, non poteva dirsi un papista intransigente e nel fondo della sua anima era,
al pari di Erasmo, un umanista con un animo aperto alla speranza.
Egli istitu due diverse commissioni, composte da teologi di antica
fede e da seguaci di Lutero: i loro portavoce furono rispettivamente
Eck e Melantone. Da parte cattolica venne elaborata da Eck, da Jo
hannes Fabri e da Giovanni Coeleo la Confutatio Confessionis Augustarne, che fu letta il 3 agosto e scelta come base per le trattative.
Durante le discussioni entrambe le parti fecero delle concessioni
sulle tesi in contrasto. Lo spirito di Erasmo sembrava vivere in tutti
i partecipanti al dialogo: unificazione a tutti i costi, massima apertura degli animi alla conciliazione, riduzione al minimo delle proprie
richieste - questo era lo spirito dei colloqui, che sembrava totalmente condiviso anche dallimperatore. Alla fine restarono in contestazione solo cinque punti: il calice ai laici, il celibato ecclesiastico, i voti monastici, la restituzione dei beni della chiesa, di cui si erano frattanto impadroniti i principi protestanti, e il carattere sacrificale della santa messa (cos come era espresso nel Canon Missae).
I primi quattro punti riguardavano la disciplina ecclesiastica,
soltanto lultimo la fede. In che misura la disponibilit a far concessioni fosse maggiore da parte cattolica, meglio che da altre considerazioni lo si pu comprendere da questo: che limperatore, il
14 settembre 1530, invi una delegazione a Campeggi con la preghiera che egli volesse acconsentire affinch anche gli ultimi punti
controversi, sopra ricordati, fossero risolti a favore dei protestanti.
Il legato pontificio rifiut; per a Roma, dove egli invi un rapporto su quanto accadeva, ci si preoccup molto per dirimere i contrasti. Papa Clemente chiese consiglio al cardinale Caietano, uno dei
pi grandi teologi del suo tempo, e costui rispose in modo fondamentalmente positivo riguardo al calice ai laici e al matrimonio degli ecclesiastici, visto che erano temi che toccavano esclusivamente
la disciplina ecclesiastica e non la fede; tuttavia la decisione su tutto ci sarebbe stata rimandata al prossimo concilio. Ambedue le
questioni, da allora in poi, ebbero una grande importanza nella discussione pubblica. E poich Melantone aveva dichiarato che se si
fosse accondisceso su questi due punti non vi sarebbe stato pi alcun ostacolo per la riunificazione, la politica imperiale si assunse
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ter giungere a unintesa e nomin egli stesso i membri che dovevano partecipare ai dibattiti: Giovanni Gropper, Giulio Pflug e Giovanni Eck per la parte cattolica e Filippo Melantone, Martin Bucer
e Giovanni Pistorio il Vecchio per quella protestante, tutti uomini
di ottima preparazione; anche Eck, il rigido avversario di Lutero,
era ora diventato pi arrendevole. Dopo i colloqui preparatori, tenutisi ad Hagenau (12 giugno 1540) e a Worms (28 ottobre 1540),
si entr nel vivo delle discussioni durante la dieta di Ratisbona, che
si apri il 5 aprile 1541. Vi partecip attivamente, come legato pontificio e capo della corrente di riforma cattolica, il cardinale Gasparo Contarmi, che sarebbe stato disposto a concedere ai protestanti
il matrimonio degli ecclesiastici e il calice ai laici. Ma sulla dottrina
dei sacramenti e sulla chiesa le divergenze rimasero insanabili. Anche in questo caso Lutero e, per la prima volta, Calvino, che dimorava allora a Strasburgo, fecero naufragare le trattative. Il libro di
Ratisbona, che riassumeva i risultati dei colloqui, cadde infine in
disgrazia sia in campo cattolico che protestante. Carlo V era stato
ammaestrato da unamara esperienza. Dal 1543 si rese conto che
solo le armi potevano portare alla riunificazione e decise perci di
passare alla lotta aperta contro i protestanti.
Dopo aver sconfitto il duca Guglielmo di Kleve, che aveva vantato diritti su dei beni (pace di Venlo, 1543) e la quinta vittoria su
Francesco I di Francia (pace di Crpy, 1544), Carlo V ebbe mano
libera. Un avvenimento interno, accaduto in Germania, offr il pretesto per dichiarare guerra alla lega di Smalcalda. La Sassonia e
FAssia, nel 1542, avevano cacciato il duca Enrico di Braunschweig,
un aperto seguace dellimperatore e della chiesa cattolica, e avevano introdotto a forza nel suo territorio la Riforma protestante.
Quando Enrico, dopo un inutile tentativo di riconquistare il suo
ducato, nel 1545 cadde nelle loro mani, limperatore intervenne, in
veste di custode dellordine, per quanto non fosse ancora militarmente preparato a fronteggiare gli smalcaldesi che iniziarono subito le ostilit (la cosiddetta guerra di Smalcalda). Con unabilissima
e magistrale mossa diplomatica e militare limperatore riusc tuttavia a combatterli e ad annientarli nella battaglia di Muhlberg, sullElba, il 24 aprile 1547. H langravio Filippo dAssia e il principe
elettore Giovanni Federico, i capi dei protestanti, caddero prigio
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bero state cedute le citt dell'impero di Metz, Toul, Verdun e Cambrai e, dopo aver ricevuto assicurazioni personali e denaro, attacc
improvvisamente a Innsbruck !,imperatore. Carlo V fu costretto a
fuggire precipitosamente alla volta di Villach, in Carinzia. Il cncilio, riunito a Trento per la seconda sessione, fu costretto a sciogliersi.
Il tradimento di Maurizio di Sassonia e il fallimento di tutti i
suoi piani diedero all'imperatore il colpo di grazia. Carlo non fu
pi capace di raccogliere le sue forze per intraprendere nuove
azioni belliche in Germania e affid la sistemazione della questione religiosa tedesca a suo fratello Ferdinando (1503-1564). Questi
concluse con i principi protestanti il trattato di Passau (1552), nel
quale le due confessioni si promisero reciproca tolleranza, e prosegu anche le trattative della dieta di Augusta, gi convocata da Carlo, che si conclusero infine con la pace religiosa di Augusta del 25
settembre 1555: essa decret che, in futuro, i cattolici e i luterani in
Germania sarebbero vissuti in pace e con eguali diritti (dagli accordi furono esclusi gli zwingliani, i calvinisti e gli anabattisti ecc.,
ai quali l'impero concesse l'equiparazione dei diritti solo con la pace di Westfalia del 1648). Ai principi territoriali (alle Autorit) fu
concessa la libera scelta della religione per il loro territorio (secondo la formula [xvn secolo]: cuius regio, eius religio); ai sudditi non
fu invece concesso nessun diritto di decisione sulla religione; al pi
fu loro permesso di emigrare. Tra gli stati cattolici e Ferdinando fu
poi stabilito, nel cosiddetto Keservatum ecclesiasticum (che non fu
accettato per dai protestanti), che se in un territorio tenuto da religiosi (vescovato o abbazia) il vescovo o l'abate reggente volevano
convertirsi al protestantesimo, essi lo avrebbero potuto fare individualmente, ma prima erano tenuti ad abbandonare il loro ministero ecclesiastico e il governo del territorio a loro soggetti e lasciare
al Capitolo la libera elezione di successori cattolici. Viceversa, Ferdinando assicur a quei principi che gi da tempo avessero abbracciato la fede protestante il mantenimento dei loro possessi territoriali (Declaratio Ferdinandea), ma i cattolici protestarono contro
questa decisione. Nelle citt imperiali a confessione mista doveva
regnare la parit di diritto.
La pace religiosa di Augusta conferm definitivamente la divi
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sione della Germania. Dai contrasti sullinterpretazione degli articoli della pace nacquero divergenze profonde che si trascinarono
per lunghi anni. Lepoca delle guerre di religione era incominciata.
La terribile guerra dei trentanni (16181648), che trasform la
Germania in un campo di battaglia per eserciti stranieri e che,
quando termin, aveva ridotto la Germania a un deserto, ha il suo
diretto antefatto proprio nella pace di Augusta.
Dopo il 1555 il luteranesimo si diffuse rapidamente. Intorno al
15601570 due terzi della Germania avevano ormai abbracciato la
nuova confessione. Il protestantesimo penetr anche in Polonia,
Ungheria, Boemia e Austria, pur senza guadagnare molti seguaci.
Solo i paesi scandinavi si convertirono interamente alle dottrine luterane.
5. Sintesi
Ritorniamo per un momento indietro nel tempo: a Worms, nel
1521, il monaco di Wittenberg fu il vero vincitore. Limperatore,
invece, aveva fallito; lunit della chiesa e dellOccidente cristiano
non esisteva pi.
Fino allultimo Martin Lutero si dedic alla sua opera con totale
dedizione. Egli continu sempre a essere la guida religiosa e il prfeta del suo movimento. La sua personale irascibilit, sempre mag
giore con il passar degli anni, la durezza, la grossolanit senza pari
e la villania con cui spesso aggrediva amici e nemici gettano ombre
oscure sul suo carattere. Con durezza capace di ferire egli avoc a
s quellinfallibile autorit dottrinale che aveva negato invece al
pontefice romano. Con ima profetica consapevolezza del suo vaio
re Lutero identific se stesso e la sua opera con la volont di Dio e
di Ges Cristo. Tutto ci che gli era contrario era per lui opera diabolica. Lodio passionale che egli profuse intorno a s negli scritti
dei suoi ultimi anni, Contro Hans Worst (1541), Contro il papato
istituito a Roma dal diavolo (1545), Ritratto del papato (1545), Sugli
ebrei e le loro menzogne (1543) e nelle altre opere anti-ebraiche
dello stesso periodo, non pu essere scusato neppure con la roz
zezza dellepoca. Che si pu dire a sua scusa, quando, per esem
pio, critica con sconce parole la santa messa, il monacheSimo e tut
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te quelle cose che pur erano state (e in parte erano ancora) sacre
per lui? Non possibile, in questi casi, avvertire neppur Tombra
della squisita e pura religiosit che aveva animato la sua giovinezza.
E, tuttavia, Lutero era rimasto pur sempre lo stesso: la sua morte
edificante, avvenuta il 18 febbraio 1546, testimonia ancora della
sua profonda dedizione a Dio.
Limperatore Carlo V si era reso perfettamente conto di aver failito su tutta la linea. A lui, custode dell'ordinamento voluto da Dio
nella chiesa e nel mondo, era stata affidata la cristianit occidentale
ed egli aveva cercato di ripristinare l'unit della fede e la pace tra i
popoli cristiani: la pax chrstianitatis. Ma la sua potenza non era
stata sufficiente. Lutero, il riformatore, il cristianissimo' re di
Francia Francesco I e, ci che appare pi tragico, gli stessi pontefici gli negarono il loro aiuto. E Carlo rest solo. Christianitas afflicta
(Heinrich Lutz, 1963); povera e triste cristianit! Gli ultimi anni
della vita deh'imperatore furono tutti profondamente segnati da
questa tragedia. Carlo V, alla fine del suo regno, entr in conflitto
con il fanatico pontefice Paolo IV (15551559), per essersi opposto
al suo indegno nepotismo e alla sua meschina politica italiana antiasburgica. Quando Paolo dichiar guerra (155657 )a Carlo e a
suo figlio Filippo II, e sembr quasi che volesse indire una crociata
per la salvezza della cristianit, la misura era giunta al colmo. Il du
ca d'Alba, tuttavia, seppe stroncare rapidamente le smanie belliche
papali in Italia (1557). Ma la forza interiore di Carlo, alla fine, venne meno sotto il peso di tutti questi insuccessi e delusioni. Mortaimente stanco, egli riordin le pratiche pi urgenti del suo impero
e, dopo aver ceduto il 25 ottobre 1555 a suo figlio Filippo II i dirit
ti sovrani sui Paesi Bassi e il 16 gennaio 1556 anche quelli sul regno
di Spagna, e dopo aver abbandonato per iscritto, il 12 settembre
1556, nelle mani del fratello Ferdinando l'impero germanico, si ritir in Spagna, a vita privata, come un politico fallito. Rifugiatosi
nel convento di San Yuste, nella Spagna occidentale, si prepar alla morte e il 21 settembre 1558 lasci questo mondo con l'animo
pacificato in Dio. Carlo non perse mai fiducia nella chiesa, per
quanto avesse avuto modo di accorgersi, come pochi altri, delle
debolezze fin troppo umane di coloro che la guidavano e, nonostante i fallimenti di alcuni suoi membri e particolarmente dei pa
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bre 1523), nelle quali Zwingli avrebbe discusso con i monaci', vale
a dire con i cattolici, sul principio della Scrittura, sul culto delle
immagini e sulla messa. Gli unici argomenti validi per il dialogo
dovevano essere quelli che si sarebbero potuti dimostrare sulla base della sacra Scrittura. Il consiglio, decidendo di permettere la
predicazione secondo la Scrittura, aveva inteso riferirsi esclusivamente, nel senso tradizionale, alla predica basata sulla parola di
Dio e perci Zwingli interpret in modo diverso dalla Riforma
protestante il principio della Scrittura: lintera vita doveva essere
ricondotta a ci che era contenuto nella sacra Scrittura. Nelle sue
Tesi e nella sua Breve introduzione cristiana (1523) egli svilupp il
suo radicale programma di riforma: abolizione di tutte le cerimonie e benedizioni, rimozione delle immagini dagli altari delle chiese, proibizione della messa, soppressione dei conventi, trasformazione dell'istituto del prebendato ecclesiastico, che fu messo interamente a disposizione dell'autorit civile, istituzione di un tribnaie municipale per i matrimoni, che avoc a s la giurisdizione
matrimoniale vescovile e pi tardi l'intera giurisdizione spirituale.
Quando, nel dicembre 1523, Zwingli si propose di introdurre la
cena luterana al posto della messa, il consiglio esit e impose un
freno, ma fin dalla seconda disputa nacquero tumulti in tutta la citt e dallesterno si lev una forte corrente di opposizione. Il 26
gennaio 1524 gli altri dodici cantoni federali si accordarono per
proibire ogni attentato alla religione cattolica. Questa decisione fu
presa soprattutto contro Zurigo, il cui fanatismo riformista aveva
sollevato seri dubbi. Si comprende perci come il consiglio, almeno in un primo momento, non osasse fare ulteriori passi. Zwingli
fu costretto a piegarsi ai voleri del consiglio, ma un gruppo radicale dei suoi seguaci non toller questa sua condiscendenza e lo biasim per aver recato grave offesa al vangelo. Questa corrente radicale pretendeva che il riformatore continuasse senza compromessi
sulla strada intrapresa e sosteneva che all'autorit civile non spettava, su problemi di fede, alcun potere di decisione.
A una rottura aperta fra Zwingli e i suoi seguaci si arriv ben
presto, quando si dovette affrontare la questione del battesimo
dei bambini. I radicali, fra cui alcuni amici pi cari del riformatore: Conrad Grebel, Felix Manz e Georg Blaurock, sviluppando in
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2. Il movimento anabattista
La storia successiva degli anabattisti si svolta in modo del tutto
autonomo da quella di Zwingli. Il comune principio della Scrittura
e dello spiritualismo, soprattutto per quanto concerne la questione
della cena e la concezione sacramentale, continu a far parte del
loro patrimonio di fede.
E una caratteristica peculiare alle pi inquietanti esperienze
della Riforma protestante che dalla cerchia dei conquistati allevangelo si siano separati sempre nuovi gruppi, con una diversa
comprensione della Scrittura, i quali non esitarono a mettere in pericolo la loro dignit religiosa e divenire nemici tra i fronti opposti
in terra di nessuno (Walther Peter Fuchs). Tanto Lutero quanto
Zwingli, Calvino e tutti gli altri riformatori reagirono sempre con
accanimento contro quei settari che interpretarono la Scrittura di
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versamente da loro e osarono far appello, per giustificarsi, alla voce interiore e allo Spirito.
Quasi nello stesso momento in cui, a Zurigo, sorse il movimento
anabattista, nellaltro paese di origine della Riforma, in Sassonia,
fior, presso i profeti di Zwickau e Thomas Miintzer, il nuovo regno di Dio. Lostilit verso il potere civile e il rifiuto radicale dellordinamento statale ed ecclesiastico fecero apparire gli anabattisti come nemici dello stato e rivoluzionari. La rapida diffusione del
movimento, particolarmente nelle campagne, dove i contadini delusi in seguito alla guerra dei contadini prestarono docilmente
orecchio alle nuove teorie, cre intorno agli anabattisti una pesante atmosfera di sospetto. Gi nelle diete di Spira (1529) e di Augusta (1530) furono emanate delle leggi che minacciavano di morte
gli anabattisti e tanto Lutero che Melantone si espressero a favore
di queste leggi.
Lidea, sorta per la prima volta nella mente di Thomas Mntzer,
del prossimo inizio di un regno millenario, nel quale tutti gli empi
sarebbero stati annientati e solo i battezzati avrebbero regnato,
trov negli ambienti dei poveri contadini, socialmente oppressi, e
presso i piccoli artigiani di quellepoca inquietissima un orecchio
attento. Nella parte occidentale della Germania queste teorie vennero diffuse dal predicatore laico e apostolo anabattista Melchior
Hoffmann (circa 1500-1543), che percorse predicando la Germania settentrionale e lOlanda e fu attivo soprattutto ad Amsterdam
e a Strasburgo. Egli profetizz che la citt di Strasburgo sarebbe
divenuta, dopo sanguinosi avvenimenti, che egli calcol per lanno
1533, la sede della nuova Gerusalemme celeste e raccolse molti seguaci soprattutto ad Amsterdam e nei Paesi Bassi. Ma, nel 1533, fu
catturato a Strasburgo e, dopo dieci anni, mor in prigionia.
Il regno degli anabattisti tuttavia non si install prepotentemente a Strasburgo, bens a Miinster, in Westfalia. Qui, fin dal 1531,
operava seguendo la linea riformista il cappellano Bernhard Rothmann (circa 1495 - dopo 1535). Biblicismo e umanesimo, in un
primo tempo, erano una cosa sola e Rothmann era ancora indeciso: si diresse dapprima a Wittenberg e poi a Strasburgo, dove
lumanista e riformatore Wolfgang Capito (circa 1481-1541) gli fece conoscere le teorie zwingliane. Dallo zwinglianismo Rothmann
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pass allanabattismo e, poich i disordini religiosi a Mnster aumentavano sempre pi, riusc a guadagnare una certa influenza.
Mentre i cattolici e i protestanti erano in lotta, improvvisamente
entr in scena e, dal maggio del 1533, cominci a predicare la necessit del battesimo per gli adulti.
Nei Paesi Bassi, Jan Matthys, nel novembre 1533, era divenuto
capo del movimento anabattista ad Amsterdam. Instancabilmente, egli predicava linizio del nuovo regno di Dio, la lotta per lannientamento degli empi e inviava ovunque i suoi apostoli, che
predicavano e battezzavano in perfetta armonia con i suoi pensieri. Due di costoro giunsero a Mnster proprio allinizio del 1534 e
Bernhard Rothmann si fece battezzare da essi. Improvvisamente
si sparse la voce che Mnster era stata prescelta come sede del
nuovo regno di Dio e gli anabattisti affluirono nella citt da ogni
parte. Sempre nel gennaio del 1534, nel giro di una sola settimana, 1.400 uomini si fecero battezzare. Anche Jan Bockelson e Jan
Matthys si precipitarono a Mnster per edificare la nuova Sion.
Fin dal febbraio 1534 gli anabattisti si erano impadroniti del ptere a Mnster. Uno dei loro capi, Bernhard Knipperdolling, fu
eletto borgomastro e Jan Matthys, il profeta, divenne il padrone
della citt. Tutti gli empi che non si lasciarono ribattezzare furono cacciati. Il vescovo cinse la citt di assedio. Quando, allinizio
di aprile del 1534, Matthys fu ucciso durante una sortita, divenne
suo successore Jan Bockelson (detto Jan di Leida). Con lui ebbe
inizio il regno del terrore. In mezzo alle difficolt dellassedio Jan
di Leida si fece proclamare nuovo re di Israele, e nomin Rothmann, Knipperdolling suoi dignitari, scelse fra i suoi seguaci una
guardia del corpo. Nel regno di recente fondazione si visse fra carestia e splendide feste, si pratic la comunanza dei beni e la poligamia, e si decisero molte esecuzioni capitali di empi. Il 25 giugno 1535 gli assediami riuscirono infine a occupare la citt e il
regno di Cristo a Mnster fin sanguinosamente dopo terribili
lotte per le strade della citt. Rothmann cadde, Jan di Leida,
Knipperdolling e Krechting, dopo una detenzione di sette mesi,
furono pubblicamente torturati a morte sulla piazza del duomo
nel gennaio del 1536, e i loro cadaveri esposti sulla torre della
chiesa St. Lamberti.
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1. Vita di Calvino
Giovanni Calvino nacque il 10 luglio 1509 a Noyon in Picardia e
anchegli proveniva da uno strato sociale vicino alla chiesa. Suo padre era, infatti, procuratore generale, vale a dire gestore e amministratore delegato del Capitolo della cattedrale di Noyon. A causa
di dissensi si cacci in una causa giudiziaria con il Capitolo della
cattedrale e con il vescovo, nel 1528 venne ingiustificatamente scomunicato e mor nel 1531 senza essere assolto dalla scomunica.
Nello stesso periodo anche suo fratello maggiore, che era cappellano, ebbe dei contrasti con la chiesa; era stato chiaramente turbato
dalle novit accadute, si rifiut di celebrare messa e mor senza ricevere i sacramenti. Di sicuro queste esperienze non sono rimaste
senza effetti su Giovanni. H senso giuridico del padre, forte, sobrio
e critico, passato in eredit al figlio. La madre, originaria delle
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Fiandre, donna devota e di sentimenti profondi, che mor in giovane et, ha contribuito a formare Paltro lato della sua personalit, la
profonda religiosit e il senso della chiesa.
A dodici anni Calvino ottenne una prebenda ecclesiastica a Noyon, che gli permise di studiare e gli apr la strada verso lo stato ecclesiastico. Nel 1523 si trasfer a Parigi e l visse dal 1524 nello
stesso Collge Montaigu dove, prima di lui, aveva studiato Erasmo
da Rotterdam e pochi anni dopo risieder anche Ignazio di Loyola.
In questo collegio veniva insegnato il nominalismo. Ottenuta la licenza nelle arti liberali, nel 1528 lasci Parigi per dedicarsi, secondo il desiderio del padre, allo studio del diritto a Orlans e a Bourges. Egli ha acquisito le sue profonde conoscenze teologiche attraverso lo studio personale. Ritornato a Parigi, riprese nel 1532 gli
studi umanistici, che trovarono espressione nel suo commento al
De clementia di Seneca. A questo tempo egli si muoveva ancora interamente nellambito del riformismo umanistico proprio del movimento biblico francese, il cui rappresentante maggiore era Jakob
Faber Stapulensis (1450/55-1536). Improvvisamente, per, questo
non gli bast pi. In una subita conversio, una repentina conversione come la chiam egli stesso nel 1557, nel suo scritto autobiografico retrospettivo, ader alla Riforma protestante. Questo dovette
probabilmente avvenire nellinverno tra il 1533 e il 1534. Allinizio
di questanno Calvino rinunci alle sue prebende di Noyon e colpito anchegli dal procedimento deliberato contro i protestanti dal
parlamento di Parigi, in seguito al cosiddetto affare dei manifesti,
in cui si protestava apertamente contro la messa, dovette fuggire
dalla Francia. Nellinverno tra il 1534 e il 1535 giunse, via Strasburgo, a Basilea ove conobbe i riformatori Simon Grynaeus,
Oswald Myconius, Heinrich Bullinger, Martin Bucer e Wolfgang
Capito, e qui scrisse la sua celebre Institutio religionis christianae,
che fu stampata la prima volta anonima, nel 1536, e poi nel 1537 a
Basilea, con il nome dellautore. Questopera, che era stata concepita come unapologi del protestantesimo per i protestanti francesi perseguitati, era dedicata al re di Francia e a lui diretta per guadagnarlo alla causa della riforma.
Gi in questo scritto, che fino al 1560 lautore rielabor pi voite e ampli continuamente, sono evidenti gli elementi fondamenta
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li del suo pensiero teologico. Egli si schiera dalla parte della chiesa
povera e piccola dei perseguitati, che sola sarebbe la vera chiesa di
Cristo, in contrapposizione alla ricca chiesa romano-gerarchica
con la sua arrogante pretesa di essere la forma visibile della chiesa
sulla terra. Caratteristiche della vera chiesa sono la semplice predicazione della parola di Dio e la retta amministrazione dei sacramenti. Essa deve servire soltanto alla gloria Dei e preoccuparsi di
come Tonore di Dio sulla terra possa rimanere intatto, di come la
verit di Dio possa conservare la sua dignit, di come il regno di
Cristo possa restare tra noi ben compatto e saldo. A tal fine non
serve la forma visibile della chiesa esistente. A Basilea Calvino si
era occupato soprattutto degli scritti di Lutero e !,esposizione, nella prima sua edizione, ancora piccola ma pertinente, delle esigenze
e delle idee di riforma lo ha reso improvvisamente famoso.
Quando Calvino, dopo un breve soggiorno in Italia e nella sua
patria, volle fare ritorno a Strasburgo e giunse a Ginevra, venne
qui riconosciuto come lautore della Institutio da Guillaume Farei
(1489-1565), che proprio allora incontrava nella citt problemi a
introdurre la riforma e fece forte pressione per trattenerlo presso
di s come collaboratore. Era il mese di luglio/agosto 1536 e Ginevra, che per il contrasto politico con il suo signore territoriale e con
il vescovo della citt, si era alleata alla zwingliana Berna, non si era
ancora decisa ad aderire alla Riforma. Calvino, per, con la sua
spiegazione della Lettera ai Romani e con le sue prediche, riusc
subito a esercitare un forte influsso. Alla fine del 1536 egli ottenne
un impiego come predicatore e parroco della citt. Progett un ordinamento della comunit che il 16 gennaio 1537 fu presentato al
consiglio cittadino; esso prevedeva norme severe di disciplina ecclesiastica, specialmente per quanto riguardava la celebrazione
mensile della Cena. Coloro che ne fossero ritenuti indegni venivano puniti con !,esclusione dalla Cena (excommunicatio). Subito dopo egli pubblic un catechismo con una nuova professione di fede\ Il consiglio cittadino approv !,ordinamento comunitario, ma
si accontent della celebrazione della Cena quattro volte all'anno.
Su pressione di Calvino dispose poi che tutti gli abitanti, nell'aprile
del 1537, prestassero giuramento sulla nuova confessione di fede;
chi rifiut di giurare venne privato dei diritti di cittadinanza e ban
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dito dalla citt. Ordin espressamente a degli incaricati ecclesiastici di vigilare perch i princpi cristiani venissero osservati da tutti
nella vita pubblica e privata. Chi trasgrediva doveva essere punito
dal consiglio. Il 12 novembre 1537 lordine venne rinnovato e Cai
vino esercit pressione perch venisse eseguito con rigore.
Nel frattempo, tuttavia, la resistenza crebbe tra la popolazione e
alle nuove elezioni del febbraio 1538 il consiglio cittadino non venne confermato. Il nuovo consiglio, il 23 aprile 1538, sollev Calvino dal suo incarico e lo espulse insieme a Farei dalla citt. Calvino
si rifugi a Strasburgo, dove nel settembre 1538 assunse lufficio di
predicatore nella comunit dei profughi francesi. Nello stesso tempo egli si mantenne in stretti rapporti con Bucer e Capito, e collaborando con loro consolid la sua figura di riformatore. Nel 1539
spos Idelette von Buren, la vedova di un anabattista di Straburgo.
In qualit di rappresentante della citt prese parte ai colloqui di religione a Francoforte (1539), Hagenau (1540), Worms (1540/41) e
Ratisbona (1541) e qui impar a conoscere la Riforma protestante
tedesca. Tuttavia egli non si incontr mai di persona con Lutero.
Quando i suoi seguaci ebbero riconquistato il potere a Ginevra,
il 13 settembre 1541 Calvino vi fece ritorno. Lo aveva preceduto
una controversia con il cardinale Jacopo Sadoleto, che aveva spronato i ginevrini a rimanere nella comunit della chiesa cattolica. La
Risposta a Sadoleto, da parte di Calvino, nella quale egli faceva duramente i conti con la vecchia chiesa ed esponeva le sue idee su
chiesa, giustificazione e sacramenti, convinse i ginevrini a richiamarlo. A Ginevra Calvino inizi subito a costruire una nuova organizzazione ecclesiastica che culminava nellidea di unassoluta signoria di Dio sulla citt. Gi il 20 settembre 1541 il consiglio cittadino aveva dato valore di legge al suo ordinamento ecclesiastico: le
Ordonnances ecclsiastiques. Esso prevedeva quattro uffici ecclesiastici: i pastori (pasteurs9 predicatori), i dottori (docteursy maestri), i presbiteri (anciens, anziani) e i diaconi (diacres). Ai pastori e
ai dottori era affidata la vera e propria cura spirituale nella predicazione e nell ,insegnamento. I parroci della citt e dei dintorni formavano la Vnerable compagnie, che si riuniva ogni settimana per
consultarsi e prendere decisioni su interpretazione della Scrittura e
problemi pastorali. Insieme con i parroci, i presbiteri, che al tempo
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della vera fede\ Questi fatti vanno considerati con estrema attenzione, se si vuol comprendere la durezza delle guerre ugonotte e di
religione, e il timore dei principi cattolici di fronte al calvinismo. Il
sistema dei due pesi e delle due misure e il fanatismo di molti riformati hanno notevolmente inasprito le tensioni tra confessioni.
Giovanni Calvino mor a Ginevra il 27 maggio 1564.
2. Dottrina di Calvino
Calvino ha in comune con tutti i riformatori del XVI secolo i tre
sola, ma, in un modo ancora pi radicale di Lutero, egli pone la parola di Dio e la fede a fondamento stesso della sua teologia biblica.
Lo Spirito Santo produce nell'animo la fede mediante la parola,
concepita sacramentalmente. Questa fede un libero dono di Dio,
un segno della sua elezione. Chi dunque crede alla parola di Dio
per ci stesso eletto e la sua vita dovr essere conforme alla sua fede: in una buona esistenza cristiana la fede deve essere testimoniata e questa testimonianza nella vita terrena , al tempo stesso, il
fondamento della certezza della predestinazione alla vita eterna.
Chi non vive conseguentemente la sua fede, non crede in modo
giusto e non pu essere quindi certo della sua predestinazione. La
coscienza di essere predestinati quindi, per i seguaci di Calvino, il
pi forte incentivo alla vita cristiana di ogni giorno. Ma questa coscienza possiede anche un aspetto negativo. Chi si preclude alla fede nella Parola, non ha la grazia della predestinazione e Calvino
non esita ad aggiungere che anche respinto da Dio, perch Dio
vuole la riprovazione di determinate persone, cos come egli liberamente predestina altre alla salvezza. Questa dottrina della duplice predestinazione1, vale a dire della predestinazione di alcuni alreiezione e di altri invece alla condanna, il tratto caratteristico
del suo rigido pensiero teologico. Questa dottrina fu elaborata dal
riformatore grazie a una selezione di alcuni passi biblici, che egli
assolutizz in modo unilaterale. Alla base di questa scelta sta un
tetro, ma ardente rigorismo (Lortz). Questa dottrina della predestinazione, vissuta in stretta unione con il concetto di chiesa e la
coscienza della elezione individuale, non ebbe affatto per i seguaci
di Calvino un effetto paralizzante, ma ag invece da profondo sti
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interna del paese. Enrico IV (15891610 )dovette conquistarsi il diritto al trono con la conversione al cattolicesimo (Parigi vale ben
una messa) e la Francia rimase cattolica. Con Teditto di Nantes
(13 aprile 1598) fu per concessa agli ugonotti, seppur entro certi
limiti, libert di religione e fu permesso di conservare, per loro sicurezza, cento luoghi di culto. Linfluenza degli ugonotti continu
tuttavia a esercitarsi in modo assai deciso fino al regno assolutistico
di Luigi XIV (16431715), il quale con Peditto di Fontainebleau
(10 ottobre 1685) revoc Peditto di Nantes e pretese dagli ugonotti
il ritorno al cattolicesimo. Pi di 200.000 ugonotti emigrarono al
lora dalla Francia per amore della loro fede. Solo in epoca illumini
sta, verso la met del xvm secolo, i protestanti poterono ottenere
in Francia la libert religiosa.
Nei Paesi Bassi i contrasti politici con la Spagna scatenarono la
guerra di indipendenza (15661609), che ebbe come conseguenza
il distacco dalla chiesa cattolica, rappresentata dalla Spagna. Il calvinismo, favorito dal conflitto bellico, pot penetrare nel paese e
nel 1571 fu tenuto a Emden il primo sinodo nazionale dei Paesi
Bassi, grazie al quale la nuova dottrina protestante divenne religio
ne di stato nei Paesi Bassi del nord, mentre le province spagnole
del sud rimasero cattoliche. Oltre che nei Paesi Bassi e nel Palatinato elettorale, il calvinismo penetr, verso la met del XVI secolo,
anche nel Basso Reno.
Anche in Inghilterra il calvinismo, muovendo dalla Scozia, fece
grandi conquiste. E poich la nuova confessione di fede aveva messo radici nelle due pi importanti potenze marittime del tempo, in
Olanda e in Inghilterra, essa si diffuse anche nei paesi doltremare,
divenendo cos di importanza mondiale.
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ne esteriore fu la pretesa di un re dispotico, di fronte al quale il papa dovette proteggere !,indissolubilit del matrimonio. Lo sfondo
c costituito dal nazionalismo ecclesiale inglese fortemente sviluppato, che facilit la rottura con Roma. Cos, sotto Enrico V ili, si
arriv allo scisma; da questo si svilupp poi la chiesa di stato inglese, che risent di un forte influsso della Riforma, e tuttavia conserv sempre nella sua struttura gerarchica, nella liturgia e nelle forme di piet dei tratti propri della tradizione cattolica.
Enrico V ili (15091547 )aveva sposato Caterina dAragona,
che in precedenza, nel 1501/02, quando aveva quindici anni, era
stata sposata per soli quattro mesi con il quattordicenne Arturo,
fratello di Enrico e successore al trono inglese, il quale per era gi
seriamente ammalato e mor presto. Ora, nel 1503, sulla base di
considerazioni politiche era stata promessa al dodicenne Enrico,
dopo che il papa aveva concesso la dispensa dall'impedimento al
matrimonio in quanto cognata. Dopo lascesa al trono di Enrico,
nel 1509 furono celebrate le nozze. Nei diciotto anni di felice matrimonio Caterina aveva dato al marito sette figli, di cui tre maschi,
i quali per morirono tutti nei primi anni dellinfanzia, a eccezione
di Maria, la futura regina Maria la Cattolica (15531558). Nel 1527
Enrico decise di chiedere il divorzio, per potere sposare la dama di
corte Anna Bolena. Di sicuro era lardente passione il motivo pi
forte, in quanto Anna Bolena intendeva essere sua solo a condizio
ne che egli la sposasse; un ulteriore motivo, per, era il desiderio
di un erede maschio, che da Caterina egli non si attendeva pi. Nel
frattempo mostrava di nutrire fortissimi dubbi di coscienza circa
la validit del suo matrimonio, poich secondo Lv 18,16 e 20,21 il
matrimonio tra cognati proibito da Dio e neppure il papa avreb
be potuto dispensare da questo. Inoltre, la diplomazia inglese lo
aveva indotto, un giorno prima di essere dichiarato maggiorenne,
a mettere agli atti una protesta segreta contro il fidanzamento, per
tenersi aperta in ogni caso unopzione; e questa protesta veniva
ora resa pubblica ai fini di un processo ecclesiastico di annullamento del matrimonio. Caterina, una zia dellimperatore Carlo V,
oppose resistenza; lei poteva credibilmente assicurare che il suo
matrimonio con Arturo non era mai stato consumato. Il papa avoc a se il processo. Al re non serv a nulla Tessersi procurato atte
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libera. Seguirono abolizione dei monasteri e secolarizzazione delFinter patrimonio della chiesa.
Nelle questioni teologiche e liturgiche, per, Enrico rimase
sempre un cattolico conservatore. Gi nel 1521 egli aveva difeso
contro Lutero i sette sacramenti e per questo ebbe dal papa il titolo onorifico di Defensor fidei. Nei cosiddetti sei articoli della fede
(i cosiddetti articoli anglicani) egli stabil, nel 1539, che la negazione della transustanziazione nella messa, della comunione sotto
una sola specie, della messa dei defunti, della confessione aurico
lare, del celibato ecclesiastico e della validit dei voti ecclesiastici
venisse punita con la morte. Quando papa Paolo IH, nel 1535, lo
scomunic, non lo pot motivare con laccusa di eresia, bens soltanto per via dello scisma. Nella sua condotta di vita certamente
Enrico disprezzo spudoratamente i comandamenti di Dio, specialmente riguardo al matrimonio: ebbe sei mogli, da due divorzi,
due le fece giustiziare, una mor di parto e lultima gli sopravisse,
nonostante che lordine della sua esecuzione capitale fosse gi stato emanato.
La conversione dellInghilterra al protestantesimo ebbe inizio
soltanto sotto suo figlio minorenne, Edoardo VI (15471553),
quando nel consiglio di reggenza dominava Cranmer. Il libro della preghiera comune (Book of Common Prayer), introdotto nel
1549, e i quarantadue articoli anglicani compilati da Cranmer
(1553) erano univocamente protestanti. Sotto Maria I, detta la Cattolica (15531558 )fu di nuovo ristabilito il cattolicesimo e 273 ese
cuzioni capitali le procurarono il nome di la sanguinaria (Bloody
Mary). Non meno cruento stato, soprattutto a partire dal 1570,
sotto Elisabetta I (15581603), il ritorno al protestantesimo con il
ripristino dellatto di supremazia e dellatto di uniformit (1559).
Tuttavia, per quanto riguarda teologia e liturgia Elisabetta cerc di
mantenersi al centro, tra cattolicesimo e puritanesimo. Nel ripristinare la gerarchia anglicana venne data grande importanza alla continuazione della successione apostolica. H nuovo arcivescovo di
Canterbury, Matthew Parker (15041575), fu ordinato da quattro
vescovi, dei quali almeno due erano del tempo di Enrico V ili, e
quindi erano stati ordinati secondo il rito cattolico. Lordinale an
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glicano usato da Parker per ordinare gli altri vescovi appena citati,
e che rimase in vigore anche in seguito, risponde allidea di continuare e di conservare la struttura gerarchica della chiesa secondo
la prassi della chiesa antica.
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ti, ma soprattutto si adoper in modo sincero e onesto per la convocazione di un concilio ecumenico. H papa si accord con Carlo
V per riunire il concilio a Mantova, il 23 maggio 1537.
Francesco I, per, che aspirava a unegemonia francese sulTEuropa e temeva che la posizione dellimperatore si sarebbe rafforzata
grazie al concilio ecumenico, fece di tutto per ostacolare questo
proposito e non esit ad aizzare i turchi contro limperatore e a
stringere unalleanza con i protestanti tedeschi. Anche da questa
terza guerra contro Francesco I (15361538 )Carlo usc vittorioso e,
dopo gli inutili tentativi di pacifica riunione con i colloqui di religione di Hagenau, Worms e Ratisbona (1540/41), la convocazione
del concilio apparve ancora pi urgente e necessaria. Il papa, su
pressione di Carlo, si decise finalmente a riunirlo a Trento per il 29
giugno 1542. Francesco I dichiar, per la quarta volta, guerra a
Carlo (1542-1544) e soltanto alla fine di questa il vittorioso imperatore pot costringere Francesco I, con la pace di Crpy (19 settembre 1544), a lasciare via libera al concilio ecumenico, che fu nuovamente convocato da Paolo IH per il 15 marzo 1545, a Trento. Ma fu
solo nel dicembre dello stesso anno che esso pot iniziare i lavori.
1.1partecipanti al concilio
Le discussioni iniziarono subito con un violento dibattito tra
limperatore e il papa, su una questione di principio. Entrambi i
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capi della cristianit non erano, infatti, daccordo su ci che il concilio dovesse considerare come suo primo e principale compito.
Allimperatore stava a cuore la riforma e la riunificazione con i
protestanti, e i suoi motivi ci sono noti. Al papa, invece, premeva
soprattutto che fossero messe in chiaro le questioni dogmatiche,
che si riacquistasse in tutta la sua intima essenza il patrimonio della fede, poich solo allora sarebbe stato evidente quante rovine
avesse operato lattacco protestante nel campo della teologia cattolica. In definitiva, la ribellione di Lutero non era nata, infatti,
tanto da problemi di riforma, quanto invece da vere e proprie questioni dogmatiche. Alla base della Riforma stavano una nuova dottrina della grazia, un nuovo principio di interpretazione della saera Scrittura, una nuova concezione della giustificazione, dei sacramenti e della stessa chiesa: elementi che, tutti insieme, caratterizzavano la vita delle comunit uscite dalla Riforma. Una risposta
chiara ed esatta a tutti questi problemi poteva venire solo dalla
dogmatica e, daltro canto, non si doveva neppur dimenticare di
introdurre le necessarie riforme disciplinari. Per questo, il 22 gennaio 1546, si convenne di trattare parallelamente il dogma e la riforma.
Il concilio fu quindi anzitutto, nella sua concezione globale, una
presa di coscienza interna alla chiesa, una pura questione cattolica.
Per questo esso pot rinunciare alla partecipazione dei protestanti
ai suoi lavori: non volle essere, infatti, n un colloquio di religione
sul tipo di quelli avvenuti nelle diete tedesche, n un incontro fra
teologi per dirimere le controversie teologiche esistenti, bens una
manifestazione del magistero della chiesa. In nessun passo dei decreti conciliari viene mai citato il nome di uno dei riformatori e nelle discussioni ci si bas, di volta in volta, su un articolo eretico,
estratto dalle opere dei riformatori o di teologi di diversa opinione,
e lo si esamin attentamente per confutarlo e riproporre, attraverso una profonda e radicale rielaborazione, la vera dottrina cattolica. Quando fu chiesto al papa se non si dovessero allegare almeno
alcune indicazioni delle fonti, che rimandassero a singoli scritti dei
riformatori, egli raccomand con fermezza e decisione di non farlo
e osserv che il concilio avrebbe pienamente risposto ai suoi compiti mettendo in evidenza in modo chiarissimo e inequivocabile la
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dottrina cattolica, poich esso doveva dire che cosa era eretico e
non chi doveva essere considerato come tale.
Il concilio pot compiere cos un lavoro oggettivo. Di fronte agli
scontri polemici tipici di quellepoca la schietta argomentazione
razionale dei teologi di Trento ag in modo rassicurante e benefico.
Tra i Padri presenti verano personalit di altissima fama e rango,
quali Girolamo Seripando, Domenico de Soto, i gesuiti Diego Lainez e Alonso Salmern, e il tedesco Johannes Gropper di Colonia.
Alcuni storici hanno criticato il fatto che i tedeschi fossero rappresentati al concilio in numero esiguo e sostenuto che i romani
non fossero affatto a conoscenza delle reali esigenze della Riforma.
In verit, nelle prime sessioni del concilio non fu mai presente nessun vescovo o teologo tedesco e solo durante il secondo periodo,
nellautunno del 1551, apparvero gli arcivescovi di Magonza, Treviri e Colonia, i vescovi di Strasburgo, Costanza, Coira, Chiemsee,
Vienna e Naumburg, e i vescovi suffraganei di Magonza, Spira,
Wiirzburg e Mnster. Essi portarono con s i loro teologi: Gropper e Eberhard Billick da Colonia, Ambrogio Pelargo da Treviri e
altri ancora. Particolarmente Gropper, ma anche il vescovo Friedrich Nausea di Vienna e il vescovo Julius Pflug di Naumburg,
teologo di sentimenti erasmiani, quindi incline alla mediazione,
godettero a Trento della massima stima. Tuttavia, il massimo peso
delle decisioni lo ebbero effettivamente i romani: gli italiani rappresentavano, infatti, la maggioranza assoluta dei Padri conciliari
anche se gli spagnoli erano altrettanto ben rappresentati, grazie soprattutto ai loro eccellenti teologi. La chiesa, del resto, per sua
essenza universale e anche i paesi non tedeschi erano stati toccati
dalla Riforma5seppur in modo meno sensibile, e proprio per questo essi erano in grado di rappresentare la verit oggettiva meglio
di quanto avrebbero potuto fare i teologi tedeschi, sempre troppo
soggettivi.
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1. Il pontificato di Pio V
Nel papato, con Pio V (1566-1572) incontriamo, per la prima
volta dopo secoli, la seriet della volont del rinnovamento della
chiesa rispecchiata in modo persuasivo e degno di fede nella reformatio in capite. Pio V deve la sua elezione al cardinale di Milano
Carlo Borromeo. Da buon domenicano, egli mantenne anche sul
trono di Pietro un tenore di vita ascetico e seppe congiungere mirabilmente la mistica comunione con Dio nella preghiera al fervente zelo per la riforma. Pio V consider sempre il rinnovamento interiore dellintera chiesa, secondo le norme del concilio di Trento,
come il suo compito pi importante. In modo conseguente, egli
inizi perci la sua opera con la riforma del sacro collegio, che in
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tegrato da uomini di provata fede e di grandi virt morali, pot avviare in piena responsabilit lopera di riforma ecclesiale. Fu perfezionata la congregazione, gi istituita dal predecessore Pio IV, che
aveva il compito di interpretare autenticamente e di controllare
!,esecuzione dei decreti del Tridentino; in seguito Pio V istitu nuove congregazioni, composte da cardinali, per la diffusione e la consensazione della fede {1Propaganda fide, 1568); unaltra congregazione ebbe poi il compito di consigliare i vescovi e i prelati della
chiesa, ma anche di controllare che fosse attuato quanto, allepoca
della grande apostasia, era risultato urgentemente necessario. Egli
ordin che, in tutta la chiesa, fosse ripreso immediatamente luso
delle visite pastorali e della celebrazione dei sinodi, che dovevano
introdurre nelle diocesi i decreti della riforma tridentina. In armonia con le decisioni emerse dal concilio, Pio V pubblic un Catechismus Romanus (1566) e, due anni dopo, una nuova edizione del
Breviarium Romanum (1568) e un nuovo Missale Romanum
(1570). Per il funzionamento interno della vita ecclesiastica si rivel di primaria importanza il rinnovamento della corte pontifcia,
attuato con rigorosa severit, e la lotta contro gli abusi simoniaci e
di altro genere esistenti presso lautorit curiale. Giustamente,
dunque, Pio V fu considerato il grande pontefice della riforma tridentina.
Nella sua attivit politica, invece, Pio V non seppe mostrarsi allaltezza della difficile situazione mondiale: il suo contegno verso la
regina Elisabetta I dInghilterra, che egli scomunic e depose nel
1570, anche se questo atto si rivel totalmente privo di senso poich Elisabetta gi da molto tempo era fuori dalla chiesa, pu essere
giudicato maldestro e provoc soltanto nuove e terribili persecuzioni contro i cattolici inglesi. Altrettanto infelice fu il suo comportamento verso la Spagna e la Francia. Pio V ottenne tuttavia che in
Germania limperatore e gli stati cattolici accettassero ufficialmente, durante la dieta di Augusta del 1556, i decreti del concilio di
Trento e che fossero veramente attuate numerose visite pastorali
nelle diocesi (come accadde a Colonia nel 1569) e fossero celebrati
dei concili provinciali. Il suo pi grande trionfo fu tuttavia la vittoria navale, conseguita a Lepanto contro i turchi (7 ottobre 1571)
dalle truppe pontifcie, spagnole e veneziane, che il pontefice era
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2. Vescovi riformatori
Il rinnovato episcopato fu illustrato ben presto da stupende figure di pastori, quali Matteo Giberti da Verona (14951543), Gabriele Paleotti, vescovo di Bologna (1522-1597) e, soprattutto,
Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano (1538-1584). Carlo, che
era nipote di papa Pio IV (15591565 )e gi a ventun anni era stato
eletto cardinale, contribu a rafforzare lo zio, con il quale fu sempre in corrispondenza, nella volont di riforma. Anche se non si
pu affermare a rigore, come invece qualcuno ha sostenuto, che
egli abbia dato !,impulso decisivo all'ultimo periodo del concilio
tridentino, resta il fatto che il Borromeo incarn in modo vigoroso
nella sua persona e nella sua diocesi gli ideali della riforma di Tren
to, tanto che egli pu giustamente essere considerato il modello del
nuovo vescovo pastore tridentino. La sua opera ebbe uninfluenza
grandissima anche al di fuori della citt di Milano e le sue disposi
zioni di riforma, che furono raccolte negli Acta ecclesiae mediolanensis (1582) e pi volte ristampate, agirono in modo efficace e decisivo sullintera opera episcopale di riforma in Italia, Svizzera e
Germania. Accanto al Borromeo, va poi ricordato il luminoso
esempio di san Francesco di Sales (15671622), vescovo di Ginevra
(16021622), ma residente di fatto ad Annecy, poich Ginevra era
divenuta la roccaforte del calvinismo.
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me se tutto dipendesse soltanto da Dio; ma agisci come se tutto dipendesse da te, se vuoi esser salvato. Ignazio non mir affatto a
una restaurazione della situazione religiosa esistente prima della
Riforma, bens a una rivitalizzazione e a un rinnovamento interiore
che scaturisse da un sano spirito religioso ed ecclesiale. Egli non si
impegn affatto in una lotta contro gli errori e i vizi, in nessun passo dei suoi scritti egli fa riferimento ai riformatori o combatte gli
eretici; il suo scopo fu unicamente quello di ricondurre, con i soli
mezzi della carit e della dottrina, gli uomini sulla retta via e salvare le loro anime.
In un tempo sorprendentemente breve i suoi seguaci diffusero
questo nuovo spirito e permisero a tanti cattolici di ritrovare la
gioia della loro fede. Nulla pi del nuovo movimento artistico delTepoca, e cio del Barocco, rispecchia fedelmente questa gioia spirituale nuova. Il Barocco stato definito lo stile gesuitico; in realt
esso non soltanto una corrente artistica, ma anche !,espressione
di un nuovo sentimento della vita religiosa e ecclesiale. Nei colori
e nella forma, il Barocco esprime tutta la nuova vita religiosa, traboccante con inesauribile pienezza creativa. Ben presto il Barocco
orn gli edifici religiosi cattolici e specialmente le chiese dei gesuiti, partecipando visibilmente la sua gioiosa commozione interiore
al popolo che in esse si riuniva per il culto. Nel giro di pochi anni
si videro di nuovo muovere per le strade delle citt, in tutto il loro
sontuoso dispiegarsi barocco, le gioiose processioni; furono riprese le celebrazioni delle antiche feste e tutte le usanze cattoliche rifiorirono a nuova vita.
In questa reviviscenza delle antiche tradizioni i gesuiti ebbero
gran parte. Alla morte di Ignazio (1556) Pordine contava gi circa
1.000 membri; appena ventanni dopo essi erano quasi 4.000; intorno al 1600 erano 8.520 e alla fine del xvn secolo addirittura
20.000. Il rigido centralismo dellordine fece dei suoi membri uno
strumento estremamente efficace, pronto a servire il rinnovamento
della chiesa e il grande numero dei santi che in esso fiorirono testimonia della sua intima forza religiosa. Dobbiamo ricordare qui
Pietro Canisio (1521-1597), il primo gesuita tedesco (dal 1543) e il
secondo apostolo della Germania; Francesco Saverio (15061552), il grande missionario dellIndia e del Giappone; Francesco
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to; solo il principe pot infatti decidere sulla fede del territorio a
lui soggetto.
Gli abitanti del Palatinato elettorale furono cos costretti a cambiar fede per sei volte: il principe elettore Ludovico V (15081544)
aveva assunto, nella questione religiosa, una posizione mediatrice,
di chiara ispirazione erasmiana. Federico II (15441556 )introdusse
la Riforma protestante; OttoEnrico (15561559 )cacci dal paese
tutti i parroci cattolici, per sostituirli con quelli protestanti. Federico III (15591576 )introdusse invece il calvinismo, ne cacci tutti i
pastori protestanti e, dal 1563, nel paese entr in vigore il catechismo di Heidelberg calvinista. Ludovico VI (15761583 )restitu il
Palatinato alla confessione luterana e scacci energicamente i pastori calvinisti. Federico IV (15531610 )ripristin con la violenza
nel Palatinato elettorale il calvinismo. Dopo un tira e molla pieno di
vicissitudini durante la guerra dei trentanni, sotto gli elettori del
Palatinato-Neuburg Filippo Guglielmo (16851690 )e Giovanni
Guglielmo (16901716), nel paese ritorn di nuovo in vigore la fede
cattolica, senza tuttavia che le altre confessioni fossero soppresse.
Che in tali circostanze anche la cosiddetta *Controriforma* dovesse battere una strada ecclesiastico-politica appare evidente. Da
quando la pace religiosa di Augusta (1555) aveva concesso ai principi tedeschi il diritto di imporre la religione da loro preferita, lavvenire della chiesa cattolica nei paesi tedeschi dipese totalmente
dal modo in cui essa sarebbe riuscita a riempire dello spirito del
rinnovamento cattolico le poche case principesche tedesche rimaste fedeli a Roma (Asburgo, Wittelsbach e, dal 1613, anche il Palatinato-Neuburg) e a porle al servizio della conservazione, vale a dire della diffusione della chiesa in Germania. I gesuiti e i cappuccini, come precettori, confessori e consiglieri di principi, cooperaio
no a preziose innovazioni, non solo presso le corti principesche tedesche, ma anche a Parigi, a Madrid e presso i principati italiani.
Le combinazioni ecclesiastico-politiche ebbero un ruolo sempre
pi determinante, non solo nelle unioni matrimoniali delle case
principesche, ma determinarono anche la concessione di vescovati
e di abbazie e fecero s che, alla fine, non si badasse pi al cumulo
dei vescovati in ununica mano, nonostante la ferma disapprovazione del concilio tridentino. Se, infatti, si voleva proteggere i ve
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2. Il ruolo dell'Inquisizione
La congregazione pontificia che vegliava sul mantenimento della purit della fede e dei costumi, detta anche Sanctum Officium,
rientr in funzione, dopo la sua riorganizzazione voluta da Paolo
III (bolla Licet ab initio, 1542) e durante il pontificato del fanatico
Paolo IV (1555-1559) intensific ancor pi la sua sinistra attivit.
Persino alcuni cardinali furono colpiti: Jacopo Sadoleto, Reginald
Pole e Giovanni Morone, sospettati di eresia, vennero accusati e
perseguitati; Morone langu per due anni (1557-1559) nelle prigioni dellinquisizione. Lo stesso Ignazio, dinanzi a Paolo IV, tremava.
Linquisizione infier soprattutto dove regnavano gli spagnoli. Nel
giugno 1561, in Calabria, i valdesi subirono persecuzioni sanguinose. Linquisizione spagnola va tuttavia distinta da quella pontifieia; essa fu unistituzione statale, chiamata in vita nel 1481, grazie
alla quale la Spagna cristiana volle proteggersi nelle sue lotte contro i mori musulmani. Molti ebrei e mori si erano convertiti solo
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cristiani ritennero di dover porre i pagani convertiti al cristianesimo sotto la loro tutela e di limitarli nelle forme di pensiero e di vita. Le stesse tensioni e difficolt si ripresentarono pi tardi, quando !,antichit cristiana era ormai alla fine, durante il periodo di
transizione dal mondo culturale greco-romano a quello germanico-medievale, e dovranno trascorrere molti secoli prima che il cristianesimo trovi nella nuova cultura la sua piena e compiuta incarnazione. Il primo e Palt Medioevo, in modo particolare, furono
epoche di intensa attivit missionaria, e fu indubbiamente grazie a
questultima se tutta lEuropa divenne cristiana. Tuttavia, mentre
per tutta lantichit il Mediterraneo aveva stretto in una grande
unit culturale i popoli confinanti dellAfrica, dellAsia e dellEuropa, nel VII secolo una nuova grande potenza, lIslam, emerse sullorizzonte della storia e si pose come un argine fra lEuropa, da
una parte, e lAsia e lAfrica dallaltra. Nei paesi islamici dellAsia
minore e dellAfrica settentrionale sopravvissero solo pochi focolai
di vita cristiana; la stessa Bisanzio riusc a stento a mantenere la sua
posizione. Il raggio di azione del cristianesimo fu cos limitato alla
sola Europa e, quando anche questa si divise, per il funesto scisma
greco del 1054, dando vita a un cristianesimo occidentale distinto
da quello orientale, la chiesa cattolica romana fu, in sostanza, limitata al solo Occidente. Il tentativo, intrapreso dalle crociate, di
rompere con la potenza militare la barriera islamica, ebbe alla fine
esito infelice. Altrettanto inutile si rivel limpresa, gi di per s infausta, di ricondurre violentemente Bisanzio e la cristianit orientale entro i quadri della comunit occidentale (1204); limpero latino dOriente (1204-1261) segn, infatti, una deprecabile e infelice
involuzione storica. La conquista di Costantinopoli (1453) da parte dei turchi serr infine, ancora pi strettamente, lanello intorno
allOccidente cristiano.
Lultimo passo sulla via dellimpoverimento e del restringimento della chiesa occidentale fu compiuto dalla Riforma protestante
del XVI secolo. Dopo aver perduto la maggior parte dei paesi nordici, la chiesa cattolica vide restringersi la sua sfera dinfluenza alla
sola Europa sudorientale. LItalia e la Spagna costituirono per lungo tempo i suoi ultimi baluardi nellEuropa cristiana. Luniversalit della chiesa apparve tristemente mutilata.
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egli sbarc nel 1542 a Goa, svolse con grande successo la sua attivit missionaria nella penisola di Malacca (15451547 )e nel 1549 visit il Giappone, recentemente scoperto. Durante il viaggio che lo
doveva portare in Cina, Francesco Saverio mor, nel 1552, nelTisola di Sancian. Da allora in poi, i gesuiti cominciarono a diffondere
le loro missioni in modo sistematico e soprattutto cercarono di
porre fine alla grettezza dei metodi missionari portoghesi. H gesuita Roberto de Nobili (1577-1656) introdusse un nuovo metodo, il
cosiddetto *sistema di adattamento', tentando seriamente, per la
prima volta, di conformarsi totalmente al modo di vita e di pensare
della popolazione indiana. Dal 1605 egli visse come un bramino a
Madura (India meridionale), condusse unesistenza piena di rinunce come quella di un penitente ind e si isol da tutti gli europei,
persino dai suoi confratelli. Egli volle essere ind con gli ind. D e
Nobili aveva compreso quanto lavversione verso i portoghesi e la
connessione spirituale che esisteva fra teologia cristiana e spirito
occidentale fosse di ostacolo alla missione cristiana. Imparato il
sanscrito, la lingua religiosa degli indiani, cominci a predicare, riferendosi nel suo discorso ai libri sacri degli ind, e introdusse il
vangelo di Cristo nel mondo concettuale dellIndia come un quinto Veda. Non diversamente si erano comportati, in altri tempi, durante il conflitto con lellenismo, Paolo e gli apologisti cristiani. Il
successo non manc. Gi nel 1609, Roberto de Nobili pot istituire per i bramirli da lui battezzati una propria chiesa cristiana. Egli
permise ai neoconvertiti di mantenere tutte le loro abitudini ind,
quando non fossero apertamente pagane. Perfino nella liturgia e
nella vita comunitaria adott le usanze ind, concesse di portare il
cordone dei bramini e il kudumi, luso del legno di sandalo, le molteplici abluzioni e mostr sempre la massima tolleranza di fronte a
tutti i riti religiosi indigeni. Ben presto altri missionari gesuiti co!!linciarono a svolgere la loro opera anche presso le caste inferiori.
Intorno al 1650 Madura contava gi 40.000 cristiani. Papa Gregorio XV permise, nel 1623, i nuovi metodi missionari e ammise, seppur con riserve, i riti dei bramini. Ma in seguito, e precisamente alla fine del XVII secolo, scoppi la controversia sulla liceit di questo
metodo di adattamento che condusse, dopo lunghi e spiacevoli
conflitti, alla condanna, nel 1742, dei riti malabarici da parte di
364
Benedetto XIV. Il destino della missione indiana fu cos segnato irrevocabilmente. Da allora in poi il cristianesimo non pot pi trapiantarsi in India.
Un destino simile tocc alla missione dei gesuiti in Cina, dove
Matteo Ricci (1552-1610) introdusse il metodo di adattamento ottenendo uno straordinario successo. Egli visse dal 1600 alla corte
imperiale di Pechino in qualit di astronomo e matematico, e predico apertamente, come amico e consigliere dellimperatore, il cristianesimo. Alla sua morte, nella classe dominante cinese i convertiti al cristianesimo assommavano a oltre 2.000. Un suo confratello,
Adam Schall von Bell (1592-1666), fu elevato persino alla dignit
di mandarino e nel 1645 divenne direttore dellufficio imperiale
per lastronomia. Nel 1650 egli eresse una chiesa pubblica a Pechino e ottenne nellintero impero libert di culto per il cristianesimo (1657). Alla sua morte la Cina contava quasi 270.000 cristiani.
Leditto imperiale di tolleranza del 1692 premi i meriti acquisiti
dai gesuiti in Cina e nella casa imperiale; una chiesa cinese indipendente era gi in via di sviluppo e si profilavano ormai le migliori speranze di successo missionario. Ma proprio allora avvenne invece la catastrofe e, ben presto, la missione cristiana in Cina fall, e
non per le persecuzioni esterne, ma a causa dei conflitti sorti in seno alla chiesa sulla bont del metodo di adattamento. Che cosa accadde in realt?
Gi Matteo Ricci, nella sua predicazione cristiana, aveva usato
coscientemente le immagini di cui i cinesi si servivano solitamente
per rappresentarsi Dio. Egli si rese conto che era necessario evitare
di presentare la fede cristiana a un popolo di una cultura religiosa
tanto alta come qualcosa di assolutamente nuovo e che non si doveva parlare ai cinesi come se, fino ad allora, essi avessero vissuto
senza conoscere e onorare Dio. Matteo Ricci prefer quindi rivolgersi a loro dichiarando che ben sapeva quanto essi fossero stati
sempre devoti e mostrando loro che la fede cristiana costituiva
semplicemente il punto pi alto e perfetto della conoscenza di Dio.
Quel Signore del Cielo, che essi avevano venerato fino ad allora,
era appunto il Cristo; la rivelazione cristiana avrebbe insegnato a
meglio comprenderlo. Per questo, sempre escludendo ogni ombra
di idolatria pagana, egli toller come manifestazioni di tradizione
365
civile la venerazione di Confucio e il culto degli antenati. Tutti i valori naturali della cultura cinese dovevano, infatti, mantenere i loro
diritti nel cristianesimo.
Si pu veramente accusare il Ricci di essersi spinto troppo oltre
in questo suo metodo missionario? Questa, certo, fu !,opinione dei
missionari domenicani e francescani, operanti in Cina dal 1630, i
quali, insieme ai gesuiti residenti a Roma, accusarono Ricci. Innocenzo X proib, nel 1645, questo adattamento, ma alcuni anni dopo, nel 1656, Alessandro VII mitig in parte il precedente divieto.
Grette rivalit di ordini inasprirono tuttavia i contrasti teologici e
per influenza del giansenismo, che tanto aveva calunniato la morale gesuita, Roma divenne ancora pi scrupolosa. Un anno dopo
Teditto di tolleranza, emanato dall'imperatore Kangh Hsi nel
1692, !,adattamento fu di nuovo e con grande severit disapprovato da Roma. Inutilmente i missionari gesuiti mostrarono le approvazioni e le raccomandazioni dell'imperatore, che si adoper personalmente moltissimo a loro favore: il divieto rimase e fu rinnovato nel 1704 da Clemente XI. L'invio del legato apostolico CharlesThomas Maillard de Tournon (1668-1710) in Cina, nel 1707, e il
suo infelice comportamento alla corte imperiale determinarono la
rottura definitiva dei rapporti fra la chiesa e l'imperatore Kangh
Hsi. Tournon mor nel 1710, prigioniero dei cinesi, e l'imperatore
proib la predicazione della fede cristiana in forme diverse da quelle dell'adattamento praticato dai gesuiti. Al nuovo legato pontifici Carlo Mezzabarba (1685-1741) egli rivolse violenti rimproveri:
Tu hai distrutto la tua religione, hai destinato alla miseria gli europei che vivono qui e hai oltraggiato il buon nome di coloro che sono morti da lungo tempo. Nel 1723 Innocenzo XHI mitig ancora il divieto, ma Benedetto XTV, nel 1742, proib nuovamente ogni
forma di adattamento. Questa imprevidente vittoria dell'europeismo dette il colpo di grazia alla missione in Asia orientale. Subito
dopo iniziarono le lunghe e terribili persecuzioni dei cristiani cinesi. Solo nel XX secolo, lentamente, la missione cristiana in Cina pot riprendere vita. Pio XI (1939) e Pio XII (1940) revocarono il divieto dei riti cinesi per la cristianit cinese, ma ormai era troppo
tardi! Nella nuova Cina divenuta comunista, le antiche tradizioni e
i riti non hanno oggi pi alcun valore.
366
367
le classi del popolo; la vita ecclesale-religiosa ebbe un grande sviluppo e, con il rinnovarsi della vita spirituale, si ridestarono anche
il nazionalismo e !,assolutismo. La Francia sembr aver trovato allora la sua gloriosa personificazione nel Re Sole, Luigi XIV
(1643-1715) e, dato il fortissimo orientamento assolutistico di Luigi XTV, facile intuire che la Francia non poteva guardare di buon
occhio al centralismo di Roma.
a)
Il gallicanesimo fece appello ai diritti di*ecclesia gallicana
che limitavano sensibilmente il primato pontificio. Il re francese,
cos scrisse Pierre Pithou (1539-1596) nella sua importante opera
Les liberts de lglise gallicane (1594), ha !,autorit di convocare
concili nazionali indipendenti, di abolire la giurisdizione dei nunzi
pontifici in Francia, di appellarsi a un concilio ecumenico anche
contro la volont del papa e di far dipendere la validit dei decreti
pontifici dalla sua approvazione {placet). I ministri francesi allora
in carica, i cardinali Armand-Jean Richelieu (1585-1642) e Giulio
Mazzarino (16021661), incarnarono queste idee e ben presto la
Francia fu trascinata sullorlo di uno scisma. La crisi fu ancor pi
inasprita da forti simpatie gianseniste e da violenti sentimenti antiromani. Sotto il governo assolutista di Luigi XIV le tendenze avverse a Roma e quelle favorevoli alla chiesa nazionale toccarono il
loro punto pi alto. Gi nel 1663 il parlamento di Parigi aveva costretto la facolt teologica a riconoscere le teorie gallicane, vale a
dire a dichiarare che il concilio stava al di sopra del papa (conciliarismo) e che le decisioni del pontefice in questioni di dottrina {ex
cathedra) non avevano affatto il marchio dellinfallibilit. Nel 1682,
in nome del clero francese, furono proclamati solennemente i
quattro articoli gallicani; tuttavia Luigi XIV, dopo le proteste del
papa, li revoc nel 1693 anche se, in pratica, essi continuarono a
sussistere e rimasero in vigore in Francia fino al XIX secolo e furono dichiarati decaduti solo con il concilio Vaticano I, in cui fu prclamato il dogma dellinfallibilit del papa. Lassolutismo statale si
intromise senza il minimo riguardo in questioni ecclesiastiche. La
limitazione dei diritti del papa in Francia non pot, infatti, che essergli gradita e il gallicanesimo serv quindi egregiamente al suo
scopo.
368
b)
Il giansenismo fa un pericoloso errore dottrinale, che, sotto
lapparenza di una forma di devozione pi profonda e di un severo
rigorismo, introdusse nella teologia e nella piet cattolica una dottrina che, accentuando in modo indebito e unilaterale alcune teorie agostiniane e ispirandosi in parte anche a temi calvinisti, propose una nuova concezione del peccato originale e della grazia. Nel
giansenismo riaffior anche, seppur mascherata con panni cattalici, la teoria della predestinazione calvinista. Fondatore del movimento fu il vescovo belga Cornelio Giansenio (Jansenius) (1585
1638). Alcune frasi, tolte dal suo libro Augustinus (1640), furono
condannate da Innocenzo X (1644-1655), su iniziativa dei gesuiti
romani (bolla Cum occasione, 1653). Il conflitto teologico ebbe origine a proposito della validit dellinterpretazione ortodossa delle
frasi in questione e per la loro condanna da parte del pontefice. Il
centro spirituale del giansenismo fu il convento cistercense di
Port-Royal, presso Versailles, dove le devote monache, sotto la guida della loro eminente badessa Anglique Amauld (1591-1661),
conducevano unaustera vita ascetica la quale seppe esercitare una
straordinaria forza dattrazione. Intorno a questo convento si raccolse un gruppo di dotti, teologi e laici, fra cui si distinsero Antoine Amauld (1612-1694) e Blaise Pascal (1623-1662). Essi rimproveravano ai gesuiti un presunto lassismo in materia di teologia morale e ponevano condizioni talmente rigide riguardo alla pratica e
alla frequenza ai sacramenti, che un gran numero di fedeli erano,
in effetti, impossibilitati a ricevere la santa comunione. Le lunghe
controversie con Roma spinsero i giansenisti a unopposizione
sempre pi accanita contro il papato, li portarono a condividere le
tesi del gallicanesimo e dellepiscopalismo e li coinvolsero anche in
conflitti politici. La lotta raggiunse il suo culmine intorno al 1700,
grazie a Pasquier Quesnel (1634-1719). Luigi XIV, tuttavia, band
questultimo dalla Francia (1710) e fece anche demolire Port-Royal. Con la bolla Unigenitus (1713) Clemente XI (17001721 )condann 101 proposizioni giansenistiche tratte dal libro di Quesnel
Rflexions morales (1693); nel 1720 la bolla fu registrata in Francia
come legge dello stato, e di conseguenza il giansenismo perse decisamente influenza. I giansenisti emigrarono allora in Olanda, dove
fondarono una chiesa scismatica, con una propria gerarchia.
369
c)
Episcopalismo. Anche molti vescovi erano interessati a limitare i diritti e i poteri del papa nelle diocesi. I sostenitori delTepiscopalismo contrapponevano al centralismo romano lautosufficienza
del loro ministero vescovile. Anche la Germania, gi nel XVH secolo, attravers una difficile crisi, che minacci di far precipitare la
chiesa tedesca in uno scisma. Nel xvm secolo le idee episcopalistiche, in cui confluivano principi del conciliarismo e del gallicanesimo, furono riassunte dal vescovo suffraganeo di Treviri Johann Nikolaus von Hontheim (1701-1790), nel suo libro De statu ecclesiae
et legitima potestate Romani Pontificis (1763), stampato sotto lo
pseudonimo di Justinus Febronius. Stando a quanto il suo autore
asseriva, al papato spettava solo un potere di guida e di sorveglianza, peraltro assai limitato. In luogo della monarchia pontificia doveva subentrare nella chiesa una pluralit di chiese nazionali autonome, che si dovevano raccogliere nel concilio ecumenico, massimo organo della chiesa. Queste idee, chiamate *febronianesimo',
ebbero rapida diffusione. Gli arcivescovi tedeschi di Colonia, Magonza, Treviri e Salisburgo si unirono nella *Puntazione di Ems,
del 1786, per un'azione comune contro la nunziatura di Monaco,
recentemente istituita (1785). Lo scopo fondamentale che questi
prelati si prefiggevano era la decisa repressione dei poteri del papa,
di cui il nunzio era considerato il diretto rappresentante.
Gi a partire dalla met del XVII secolo, l'autorit del papato
nella vita pubblica dei popoli era andata progressivamente diminuendo. Negli stati a regime assolutista, al papa non era rimasto
praticamente pi alcuno spazio per poter esercitare i suoi diritti di
giurisdizione ecclesiastica universale. Ridotto ormai all'impotenza,
il pontefice fu costretto ad assistere, senza poter minimamente intervenire, al progressivo annientamento del potente e tanto benemerito ordine dei gesuiti negli stati cattolici del Portogallo, della
Francia, della Spagna e nel regno di Napoli e Sicilia. Quando le
corti borboniche chiesero, sempre con maggior prepotenza, la
soppressione dellordine, minacciando uno scisma e persino un attacco diretto allo stato pontificio, al papa Clemente XTV (17691774) non rest altra soluzione che la resa. Il 21 luglio 1773 il pontefice fu cos costretto a sopprimere lordine dei gesuiti.
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d)
La chiesa di stato celebr il suo pi grande trionfo nellAu
stria cattolica: qui !,imperatore Giuseppe II (17801790), il figlio
illuminato* di Maria Teresa, si serv del suo sistema di assoluta supremazia dello stato sulla chiesa territoriale (il cosiddetto giuseppinismo) per attuare riforme dispotiche, per avvalersi dei diritti di
giurisdizione ecclesiastici e per sopprimere, con un graduale prcesso estensivo, i monasteri e le altre fondazioni ecclesiastiche.
Neppure un viaggio di Pio VI (1775-1799) a Vienna (1782) riusc a
smuovere !,imperatore. In quel periodo la reputazione del papato
era scesa di nuovo a un livello piuttosto basso.
2. LIlluminismo
Frattanto, un nuovo movimento spirituale aveva conquistato i
paesi dEuropa: !,Illuminismo. DallTnghilterra esso si diffuse prima in Francia e in seguito anche in Germania, ove furono particoburnente attivi i filosofi Gottfried Wilhelm Leibniz (1646-1716),
Christian Thomasius (16551728 )e Christian Wolff (1679-1754).
In nome della ragione !,Illuminismo combatt per la libert dello
spirito e ruppe radicalmente con le antiche tradizioni. Immanuel
Kant (1724-1804) indic, nel 1784, la liberazione e la dichiarazione
di maggiore et dellindividuo autonomo, in grado di servirsi della propria ragione senza la guida di un altro, quale scopo del nuovo movimento. In realt lumanit moderna deve a esso moltissimo. La storia dellet moderna non pu essere pensata senza lIlluminismo, quale grado di sviluppo di uno spirito umano progressivo. Esso fu lultimo grande movimento dello spirito, che comprende tutto il pensiero dellOccidente fino alle due Americhe e, superando i vincoli ancora medievali che imprigionavano le persone in
antiquate forme di pensiero e di vita, ha per la prima volta reso
possibile lo sviluppo moderno. Conquiste di questo tempo non furono solo la fine dei processi contro streghe e eretici, leliminazione della tortura nel sistema giudiziario e della discriminazione religiosa di chi aderiva ad altre fedi nella vita pubblica, ma anche la
formulazione dei diritti universali delluomo, che furono per la prima volta giuridicamente affermati e recepiti nella dichiarazione
americana di indipendenza, del 1776, e nella famosa dichiarazione
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dellassemblea nazionale francese, del 27 agosto 1789. Il libero sviluppo della scienza e dellintera cultura moderna ha le sue basi, in
gran parte, in questa dichiarazione.
Per il cristianesimo vincolato alla rivelazione e per la chiesa cattolica in modo particolare il razionalismo degli illuministi provoc
certamente una delle pi grandi e pericolose crisi della sua storia.
Il sistema di una religione naturale, che sarebbe innata in ogni uomo e renderebbe superflua, anzi dannosa, ogni rivelazione spedale, sistema sviluppato dal francese Jean Bodin (1529-1596) e dallinglese Herbert di Cherbury (1581-1648), fu poi elaborato da
John Locke (16321704 )e da altri nella filosofia del deismo e contrapposto cos al cristianesimo. La conoscenza dellesistenza di un
essere supremo, la speranza in una vita eterna e la fede nella ricompensa dovevano, esse sole, costituire il nucleo essenziale della
vera religione. Anche il cristianesimo doveva essere ricondotto a
questo nucleo, proclamava Matthew Tindal (1657-1733) in Chri
stianity as Old as th Creation [Cristianesimo antico come la creazione] (1730), e Lord Anthony Shaftesbury (1671-1713) individuava
lessenza della religione soltanto nellarmonico sviluppo dellurnanit nobile. Da qui alla dottrina di Jean-Jacques Rousseau (17121778), secondo la quale lautentica e vera religione consiste nellamore per tutto ci che buono e bello, il passo fu breve. Un cristianesimo senza Cristo, senza rivelazione e senza redenzione; la
religione come fattore di formazione puramente umano, o anche
formazione come surrogato della religione. Il deismo razionale penetr in ampi gruppi di intellettuali, fu portato avanti non soltanto
dalla massoneria, che nel 1717 a Londra si era costituita in una societ, ma divenne pure visione della vita di poeti, artisti e dotti anche fino al XIX e XX secolo. Mentre nei paesi anglosassoni non suscit conflitti, in Francia diede vita ad atteggiamenti particolarmente ostili alla chiesa. Denis Diderot (1713-1784), Jean Le Rond
dAlembert (17171783 )e altri sommersero quasi tutto ci che per
i credenti cristiani era sacro con il loro disprezzo e la loro derisione; Voltaire (16941778 )dichiar guerra alla chiesa: crasez linfme (annientate linfame, ossia la chiesa).
Bench le tendenze radicali dellIlluminismo non potessero rivendicare nessun posto nella chiesa, cerano per motivi per non
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2. Napoleone Bonaparte
Napoleone era del tutto indifferente in materia di religione.
Egli considerava la religione solo come un fattore politico. Per ristabilire lordine in Francia, il 15 luglio 1801, strinse con il papa
Pio VII (18001823 )un concordato. Nella parte introduttiva si
constatava che la religione cattolica, apostolica, romana era la religione della grande maggioranza dei cittadini francesi e, pertanto,
essa veniva ristabilita. La chiesa accett !,incameramento dei beni
ecclesiastici compiuto dalla rivoluzione e, in cambio, lo stato francese assunse il mantenimento adeguato del clero. Si prevedeva anche una nuova ripartizione delle diocesi e la nomina di nuovi vescovi, ma Napoleone alleg segretamente al concordato 77 articoli organici, che annullavano in parte le disposizioni del concordato stesso. Nel 1804 Bonaparte si fece eleggere imperatore dei francesi; il papa comp lunzione, ma fu Napoleone stesso a porsi in testa la corona. Dietro un ultimatum di Napoleone, il 6 agosto 1806
Francesco II depose la corona del Sacro Romano Impero di nazione tedesca; lantico impero tramontava cos, dopo pi di 800 anni
di storia. Nel 1808 limperatore fece occupare Roma e lo stato
pontificio; il papa, che aveva risposto con la scomunica, fu arrestato e portato poi, nel 1812, a Fontainebleau, presso Parigi, dove
Napoleone tent invano di costringerlo a rinunciare allo stato
pontificio. Solo quando la potenza napoleonica fu spezzata, dopo
la disastrosa campagna di Russia (1812), nella grande battaglia avvenuta a Lipsia (ottobre 1813), e dopo loccupazione di Parigi da
parte delle truppe alleate (31 marzo 1814), fu possibile intraprendere il riassetto dellEuropa nel congresso di Vienna (1814-1815).
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3. La secolarizzazione
Ovunque le truppe francesi erano penetrate vittoriose furono
anche introdotte le conquiste della rivoluzione. La secolarizzazione ebbe conseguenze di grandissima importanza per la chiesa in
Germania: la decisione finale della deputazione imperiale (Reichsdeputationshauptschluss), redatta a Ratisbona (25 febbraio 1803),
ordin, infatti, !,espropriazione e la secolarizzazione di 19 fra arcivescovati e vescovati, di 44 abbazie e di oltre 200 monasteri. La
chiesa tedesca perse cos la base materiale e ?appoggio che aveva
nellimpero. Nel processo generale di secolarizzazione della chiesa
germanica scomparvero anche diciotto universit cattoliche e in
queste condizioni la chiesa, estremamente depauperata, pot far
ben poco per la formazione dei suoi membri. Soprattutto laddove i
territori cattolici furono incorporati ai principati protestanti, la decadenza fu grandissima e i cattolici divennero una sparuta minoranza. I nuovi contrasti, nati con lo stato e la maggioranza della popolazione protestante, causarono lotte violente con la chiesa di stato e fecero sorgere nella vita pubblica il tipico confessionalismo tedesco. D altro canto, la chiesa fu liberata da vincoli e da abitudini
inveterate, furono eliminati il monopolio della nobilt nelloccupazione di vescovati e i diritti alle pi alte prebende; fu distrutto lintero ordinamento feudale medievale con tutte le sue molteplici istituzioni e i redditi che ne derivavano e la distinzione fra lalto e il
basso clero fu abolita con un sol tratto di penna. La chiesa, privata
del potere temporale e impoverita, pot ora avvicinarsi al popolo
in modo pi schietto e pi puro. Vescovi, sacerdoti e fedeli si sentirono uniti da un legame pi stretto e, nel XIX secolo, la chiesa pot
mettere radici in mezzo al popolo. La grazia della povert cre
loccasione per la riorganizzazione e la purificazione della chiesa.
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guadagn anche tutti gli altri paesi europei, ha molte radici storiche. In Germania, ebbe grandissima importanza per il risveglio
della religiosit in generale e per una nuova e migliore valutazione
del cattolicesimo in particolare la corrente spirituale del Romanticismo. Con il suo entusiasmo per larte e la letteratura medievali
esso ridest !,interesse per la chiesa e numerosi romantici si convertirono al cattolicesimo. Sorsero ben presto dei 'gruppi di risveglio cattolici che furono i primi semi di una nuova vita religiosa:
nella Germania meridionale una cerchia di amici si raccolse intorno a Johann Michael Sailer (1751-1832); a Miinster la cosiddetta
famiglia sacra si riun intorno alla principessa Amalia von Gallitzin (1748-1806); a Vienna si form il gruppo guidato da Clemens
Maria Hofbauer (1751-1820). In modo analogo operarono il vescovo suffraganeo Georg Zirkel di Wrzburg (1762-1817) e altri
ancora. Pi tenace di tutti fu per lopera svolta da Sailer, insigne
cultore di teologia pastorale e pi tardi vescovo di Ratisbona. In
quellepoca vissero molti fecondi teologi, quali Johann Adam Mhler (1796-1838), a Tubinga e a Monaco, e va qui ricordata lopera
importantissima svolta dalla scuola di Tubinga. A loro modo contribuirono alla rinascita religiosa anche alcuni teologi, in parte ancora influenzati dallTlluminismo, quali Georg Hermes (17751831) e i suoi discepoli (gli hermesiani, di Bonn), anche se il loro
metodo (illuminare la fede con le categorie razionali di Kant e di
Fichte per renderla accessibile ai loro contemporanei) fu in seguito
(1835) condannato come semirazionalismo.
La coscienza delle grandi masse popolari si ridest per la prima
volta grazie al cosiddetto evento di Colonia. Larcivescovo di CoIonia Clemens August von Droste-Vischering (1773-1845) fu arrestato nel 1837 dal governo prussiano, perch a proposito del prblema dei matrimoni misti egli aveva sostenuto il punto di vista
della chiesa (dovere di educare i figli secondo i principi cattolici,
nei casi di matrimonio tra persone di confessione diversa). Papa
Gregorio XVI elev subito una solenne protesta contro questuso
indebito della forza e Joseph Grres (1776-1848) stil con sdegno
rovente nel suo scritto Athanasius (1837/38) un atto di accusa che
si diffuse in tutto il mondo. Leco fu vastissima. La coscienza della
comunit cattolica si ridest e ovunque si riconobbe che era neces
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pe Clemens Mettemich (17731859), e non solo non incoraggiarono affatto i moti nazionali del Risorgimento, ma li osteggiarono
decisamente. Dal 1849 lo stato pontificio si guadagn perci una
tale carica di odio, che pot continuare a sussistere solo grazie alTaiuto francese.
Pio IX (1846-1878) fu accolto inizialmente con favore, poich
era ritenuto uno spirito liberale e nazionalista. Quando, il 14 marzo 1848, egli diede allo stato pontificio una costituzione, grazie alla
quale il popolo pot in certa misura partecipare al governo, il suo
gesto fu accompagnato da entusiasmo e da giubilo. Ma, allorch il
primo ministro pontificio, il conte Pellegrino Rossi (1787-1848), fu
assassinato nel novembre 1848 da radicali rivoluzionari, in occasione dell'apertura della camera dei deputati, e il papa fu costretto
a fuggire a Gaeta per la rivoluzione scoppiata a Roma, Pio IX mut
completamente la sua politica e, riconquistati Roma e lo stato pontificio con Taiuto delle truppe francesi, ristabil l'antico regime assolutistico. I suoi nemici, naturalmente, si irritarono ancor pi e il
moto nazionale di unificazione, alla cui testa si era posto il re Vittorio Emanuele II (1820-1878) divenne una valanga inarrestabile. U
primo ministro Camillo Cavour (1810-1861) guid il movimento.
Nel 1859 lo stato pontificio perse la Romagna e, dopo la sconfitta
subita nei pressi di Castelfidardo (18 settembre 1860), le truppe
pontifcie furono costrette ad abbandonare anche l'Umbria e le
Marche. Nel marzo del 1861 Vittorio Emanuele si fece proclamare, a Torino, re d'Italia.
Roma, tuttavia, era sempre saldamente protetta da un presidio
francese. Inutilmente Garibaldi, alla testa del suo corpo di volontari, irruppe nello stato pontificio: per due volte, nel 1862 e nel
1867, le truppe francesi riuscirono a respingerlo. Ma quando, durante la guerra franco-tedesca (1870-1871), le truppe francesi furono ritirate dai loro quartieri di Civitavecchia e chiamate a servire il
loro paese, i piemontesi non si lasciarono sfuggire l'occasione favorevole, piombarono su Roma e, dopo un breve cannoneggiamento,
conquistarono la citt il 20 settembre 1870. Ebbe cos termine, dopo un'esistenza millenaria, lo stato pontificio.
Pio IX si ritir in Vaticano. Nel giugno 1871 Vittorio Emanuele
stabil la sua residenza a Roma, insediandosi al Quirinale. Le pr-
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1. Preistoria
US dicembre 1854 Pio IX aveva elevato a dogma lantica fede
secondo la quale Maria era stata concepita senza il peccato originale: una dottrina rivelata di Dio, che Maria nel primo istante della sua concezione, per una grazia e un favore singolari di D io... in
considerazione dei meriti di Ges Cristo... stata preservata da
ogni macchia di peccato originale. Il pontefice concluse cos un
lungo dissidio tra scuole teologiche, che aveva tenuto occupato per
secoli soprattutto il pensiero dei domenicani e dei francescani,
pronunciandosi a favore di questi ultimi. Non era dunque il fatto
in s ad apparire nuovo, ma il modo della proclamazione. In questo caso, infatti, non si tratt di una decisione espressa dal concilio,
bens di una definizione pronunciata ex cathedra, dal papa stesso,
che rimise in discussione il problema se e fino a qual punto il papa
da solo, vale a dire senza il concilio, potesse decidere e proclamare
verit infallibili di fede. Come si vede, era gi aperto un gran tema
di discussione per il concilio Vaticano I. Va detto, tuttavia, che il
papa, prima di dichiarare il dogma dellImmacolata Concezione di
Maria, aveva per iscritto chiesto consiglio a tutti i vescovi del mondo. 536 vescovi si erano dichiarati favorevoli, 4 invece contrari e 36
iuxta modum (vale a dire che essi affermavano la realt della Concezione Immacolata della Vergine, ma ritenevano inopportuno il
momento attuale per la definizione dogmatica). Alla proclamazione solenne presenziarono 54 cardinali e 140 vescovi, ma fu tuttavia
il papa da solo a decidere. Nella chiesa non si lev nessuna voce di
opposizione.
Dieci anni pi tardi, P8 dicembre 1864, Pio IX con la sua eneielica Quanta cura trasmise a tutti i vescovi un Syllahus errorum: un
compendio di ottanta fra i principali errori del suo tempo, che dovevano essere condannati dal punto di vista cattolico. Questi errori
riguardavano le dottrine del panteismo, del naturalismo e del razionalismo, ma anche quelle del socialismo e del comuniSmo e,
inoltre, opinioni erronee sui rapporti fra chiesa e stato, sulla natura
del matrimonio cristiano, sulla necessit o non-necessit dello stato della chiesa. In modo particolarmente violento furono rigettati
il liberalismo e !,eccessiva fede nel progresso.
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parve errato sia nella forma che nel contenuto. Nel paese del gallicanesimo, dopo la grande rivoluzione, si era infatti sviluppato un
particolare sentimento di fedelt e devozione al papato, che fu caratterizzato con il nome di ultramontanismo (dal latino ultra montes, ossia al di l delle Alpi). Il laico Joseph de Maistre (1754-1821)
esaltava il papato (Du Pape, 1819) come Tunico istituto rimasto a
tutela della civilt e dellordine nellepoca rivoluzionaria. Soltanto
nel papato, dotato di unautorit infallibile, egli vedeva la possibilit di assicurare lordine cristiano occidentale. La monarchia gli appariva come lunica forma di governo voluta da Dio. Ci che lautorit del sovrano rappresentava nellambito dello stato, questo era
linfallibilit del papa in quello spirituale. Linfallibilit era lindispensabile condizione previa di ogni governo religioso-spirituale.
Anche il sacerdote Hugues Felicit Robert de Lamennais (17821854), nel suo Essai sulla religione, uscito in pi volumi (1817-23),
richiedeva linfallibilit del papa come normativa per il giudizio individuale in questioni di fede. Egli concludeva: Senza il papa non
c chiesa, senza chiesa non c cristianesimo, senza cristianesimo
non c societ.
Lamennais ha pi tardi rivisto il suo punto di vista. Da fanatico
monarchico e partigiano dellautorit egli divenne, dal 1828, accanito sostenitore della libert di pensiero. Sul suo giornale, LAvenir (dal 1830), egli sosteneva ora che anche la chiesa si doveva
aprire alle idee di libert e di democrazia. Chiedeva la separazione
della chiesa dagli stati (monarchico-dispotici), la riconciliazione
con la civilt moderna, la libert di stampa, di istruzione e di coscienza. In questo trov unentusiasta schiera di seguaci (CharlesRen de Montalembert, Henri-Dominique Lacordaire, Frdric
Ozanam e altri). Ma nella reazionaria Roma della restaurazione,
dove sotto i papi Gregorio XVI e Pio IX ogni moto liberale era
proibito, egli trov soltanto rifiuto (Enciclica Mirari vos, 1832) e
punizione (1834). Perci volt le spalle alla chiesa. La grande occasione perduta della chiesa, di trovare un vivo contatto col mondo moderno, stata chiamata il fallimento del 4cattolicesimo liberale. Dagli ultramontani, indicati come i cattolici rossi, si sono
sviluppati circoli cattolico-liberali fino allepoca del concilio Vati
cano.
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Mentre in Germania Johann Adam Mhler {Einheit in der Kirche \Lunit della chiesa], 1825) collegava organicamente la posizione del papa al Corpus Christi mysticum, in Francia il giornalista
ultramontano Louis Veuillot (1813-1883) continu a sostenerne
!,isolamento sulle pagine dTUnivers (dal 1840). In forme pericolose e alquanto eccessive, che sconfinavano in un vero e proprio
culto del papato, Veuillot estese il primato e 1,infallibilit a ogni
campo in cui il papa operasse o parlasse, a titolo personale o in forza del suo ministero, e sostenne la teoria di una positiva ispirazione
dello Spirito Santo, che avrebbe accompagnato e guidato tutte le
azioni del pontefice. Insieme a molti suoi seguaci, Veuillot sperava
che queste sue opinioni fossero accettate e dogmatizzate. Fu prprio allora che apparve !,articolo della Civilt Cattolica.
In Germania, un gruppo di teologi e di studiosi seguiva con preoccupazione lo sviluppo dellultramontanismo francese. Alla loro
testa stava Ignaz von Dllinger (1799-1890), lo storico della chiesa
di fama intemazionale, che insegnava a Monaco. Fino al 1860 circa
egli era stato sempre uno dei pi risoluti propugnatori del cattolicesimo tedesco nella vita pubblica, ma poi aveva levato sempre pi
alta la sua voce ammonitrice nellambito di studio che gli era prprio. Le critiche che egli mosse alle condizioni di arretratezza dello
stato pontifcio e la condanna globale del Sillabo gli dettero fama di
cattolico liberale e, per questo, non fu chiamato da Roma a partecipare ai lavori teologici che precedettero il concilio. Dllinger si
oppose con passionale acredine alle tendenze francesi ultramontane favorevoli alla infallibilit e con parole di inaudita durezza combatt, in una serie di articoli sull'Augsburger Allgemeinen Zeitung,
con lo pseudonimo di Janus, linfallibilit papale. Egli volle dimostrare storicamente che tale infallibilit non era mai esistita e che, al
contrario, si poteva invece provare che i papi avevano spessissimo
errato ed erano caduti persino in eresie, come testimoniava in modo particolare il caso di papa Onorio I (625-638). Dllinger neg al
papa ogni sorta di infallibilit in materia di dottrina e contest anche la sua posizione primaziale e la sua autorit nella chiesa.
Nel luglio del 1869 gli articoli di Dllinger furono raccolti in un
libro dal titolo: Der Papst und das Konzil [Il papa e il concilio], di
Janus. Il tono polemico che animava quelle pagine ag sulle co
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pregarono il papa di prendere in esame, in un secondo tempo, anche la questione dellinfallibilit. La reazione straordinariamente
violenta dellopposizione, che riusc a raccogliere ben 136 sottoscrizioni contrarie, non pot tuttavia far s che Pio IX cambiasse
idea, tanto pi che anche la congregazione per Tesarne delle prposte si era dichiarata favorevole alla definizione stessa.
Il 9 maggio 1870 cominciarono le discussioni conciliari sullinfallibilit. Si tennero 37 sessioni della congregazione generale. Furono pronunciati 140 lunghi discorsi pr e contro. La discussione,
che fu fortemente influenzata dallesterno, assunse toni sempre pi
violenti. Dllinger continu a soffiare sul fuoco, questa volta con
10 pseudonimo di Quirinus, con i suoi scritti sempre pi violenti e
sempre pi irrazionali. Allinterno del concilio, contro la definizione dellinfallibilit, lottarono soprattutto il vescovo Cari Josef von
Hefele (18091893), di Rottenburg, il dotto autore della Storia dei
concili, e il vescovo Joseph Georg Strossmayer (18151905), di
Djakovar in Bosnia. Ma anche alcuni cardinali e numerosi vescovi
si schierarono dalla parte dellopposizione e, tra questi, la maggior
parte dei pastori tedeschi. La grande maggioranza approv invece
la tesi dellinfallibilit papale in s, limitandosi a esprimere Topinione che, nel momento attuale, la sua definizione dogmatica appariva inopportuna. Il dibattito si svolse con grande franchezza e
libert. Tutti gli argomenti favorevoli e contrari furono ampiamente discussi e nulla venne tenuto segreto o taciuto di quanto fu ritenuto necessario per un miglior chiarimento del tema. Lappassionata veemenza dellopposizione, che era brillantemente rappresentata al concilio, ebbe come conseguenza laccurato esame delle
obiezioni e dei pareri espressi contro la tesi dellinfallibilit ed
proprio questa opposizione che si deve ringraziare per aver definitivamente spazzato via tutta la stolida e inutile zavorra veuillotiana.
11 nucleo dottrinale, che resistette alla critica, fu per ci stesso pi
ineccepibile e pi sicuro.
In una prima votazione, del 13 luglio 1870,451 Padri conciliari
votarono a favore della definizione dellinfallibilit, 88 contro e 62
con un s condizionato. Il 18 luglio 1870 segu la votazione conclusiva. Apparve evidente che la gran maggioranza di coloro che avevano votato contro lo aveva fatto per il motivo dellinopportunit.
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Essi non ebbero, infatti, da allora in poi nessuna difficolt nel votare a favore. Altri rimasero ancora incerti, ma non vollero frapporre
ostacoli alla definizione e perci 55 vescovi, ottenuto il permesso
del papa, lasciarono Roma prima della votazione finale. La costituzione Pastor Aeternus, che conteneva la dottrina del primato e delPinfallibilit del papa, fu approvata con 533 voti a favore e 2 voti
contrari, durante la solenne quarta sessione del concilio, proprio in
quello stesso giorno. Essa afferma che:
Il papa, come successore di Pietro, vicario di Cristo e capo supremo
della chiesa, esercita su tutta la chiesa e sui singoli vescovati un primato di potere ordinario... e questo potere di giurisdizione del pontefice romano, veramente episcopale, immediato (primato, episcopato universale). Questo potere si estende non solo a ci che riguarda la fede e i costumi, ma anche alla disciplina e al governo della chiesa. Questo potere del sovrano pontefice non ostacola tuttavia affatto il potere di giurisdizione ordinario episcopale locale, stabilito regolarmente secondo la volont di Dio, potere che ciascun vescovo
possiede per la sua diocesi. Questo potere di giurisdizione subordinato e inserito nellinsieme della chiesa universale e quindi ogni vescovo e fedele tenuto al dovere di subordinazione gerarchica e di
vera obbedienza (al papa) non solo nelle questioni che concernono la
fede e i costumi, ma anche in quelle che riguardano la disciplina e il
governo della chiesa diffusa in tutto il mondo.
Quando il papa, ex cathedra, cio come pastore e dottore di tutti i
cristiani, definisce, in virt della sua suprema autorit apostolica,
che una dottrina sulla fede o sui costumi deve essere sostenuta da
tutta la chiesa, queste definizioni del pontefice romano sono infalli
bili e irreformabili per se stesse (ex sese) e non in virt del consenso
della chiesa.
Subito dopo questa definizione il concilio dovette essere interrotto. Lo scoppio della guerra franco-tedesca (19 luglio 1870) costrinse molti Padri conciliari a fare precipitosamente ritorno nei loro paesi. Inoltre, !,occupazione di Roma avvenuta poco dopo da
parte dei piemontesi, il 20 settembre 1870, rese impossibile la prsecuzione dei lavori; il 20 ottobre il papa aggiorn il concilio sine
die. Non si poterono quindi pi discutere altri punti importanti
dello schema sulla chiesa, e rimasero in sospeso la definizione
della chiesa stessa e una pi esatta precisazione della posizione del-
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2. Il veterocattolicesimo
Il 14 agosto 1870 i professori cattolici della facolt teologica di
Bonn, che erano contrari alla definizione dell'infallibilit, organizzarono una manifestazione di protesta nella reggia d'inverno, durante la quale si fece a gara nel coprire di violenti insulti Tadunanza vaticana, alla quale si neg persino il carattere di un libero concilio. Il 27 agosto 1870 un'altra riunione ebbe luogo a Norimberga,
in una cornice ancora pi vasta. Si raccolsero firme e seguaci. A
Colonia e a Monaco si formarono, a questo scopo, dei cosiddetti
comitati centrali'. Dllinger aveva gi suggerito il nome per il movimento: vecchia chiesa cattolica, perch, cos os affermare, il
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concilio Vaticano aveva alterato profondamente ?originaria essenza del cristianesimo e ora si voleva combattere per ricostituire la
vecchia chiesa cattolica. Esortati dai loro vescovi a sottomettersi
al dogma, numerosi professori delle facolt teologiche di Bonn,
Breslavia, Monaco e Braunsberg rifiutarono lubbidenza e furono
scomunicati. Nel settembre 1871 essi tennero, a Monaco, il primo
Congresso dei vecchi cattolici, nonostante Dllinger li sconsigliasse a porre altare contro altare e a fondare una chiesa separata.
Ben presto si giunse allistituzione della vecchia chiesa cattolica,
alla quale tuttavia Dllinger ufficialmente non ader mai, pur restando a essa legato.
Nel giugno 1873 il professore di teologia di Breslavia Joseph
Hubert von Reinkens (18211896 )fu ordinato vescovo della nuova
comunit. Per assicurarsi una vera successione apostolica egli si fe
ce consacrare dal vescovo giansenista Hermann Heykamp, a Deventer. La divisione si era ormai compiuta.
Le speranze dei vecchi cattolici, di poter attirare dalla loro parte un gran numero di fedeli cattolici, non si realizzarono. Il loro
numero rimase modesto e, dopo breve successo iniziale, nel corso
del tempo and sempre pi riducendosi. La lotta, condotta da entrambi le parti con risentimento, irrigid i fronti. I governi, chiamati spesso in aiuto dai vecchi cattolici, vi si immischiarono, annundando il Kulturkampf. H primo ministro prussiano, Otto von Bismarck (18151898), pens di servirsi dei vecchi cattolici come uti
li collaboratori nella lotta che aveva intrapreso in Germania contro
la chiesa cattolica. Egli credeva di poter realizzare con il loro aiuto
il sogno di una chiesa nazionale tedesca libera da Roma e, per questo, offr loro laiuto dello stato. Questo, a sua volta, amareggi i
cattolici e foment lantipatia reciproca.
3. Il Kulturkampf
Il cosiddetto Kulturkampf aveva, in Germania, molte radici: la
tensione esistente nella vita politica fra i piccoli-tedeschi (protestanti e prussiani), alla cui testa era lo stesso Bismarck, e i granditedeschi (cattolici nella loro grande maggioranza); lostilit del liberalismo verso la chiesa, soprattutto dal tempo del Sillabo e del
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immenso nella vita della chiesa. Importanti furono anche la riforma della curia, con la quale egli riordin e modernizz tutto il
complesso apparato degli uffici romani, e i lavori preparatori per la
rielaborazione dellintero diritto canonico. Anche in questo, come
in altri campi, si giov in gran parte del materiale che era stato approntato per i lavori preliminari del Vaticano I. Considerata globalmente, Popera compiuta da Pio X per Pedificazione interiore
della chiesa appare di importanza inestimabile.
Linstancabile e fermissima sollecitudine di cui Pio X dette prva nel difendere la purezza della fede e i diritti della chiesa non fu
tuttavia priva di un aspetto negativo, che si manifest soprattutto
in una certa rigidezza e ostinazione, ed ebbe conseguenze piuttosto infelici sul piano ecclesiastico-politico. Tutto il prestigio che
Leone aveva saputo conquistare and perduto in breve tempo sotto il governo di Pio X. Gli effetti si fecero sentire in molti paesi,
ove la situazione della chiesa peggior in modo considerevole. In
Francia il conflitto sorto per la nomina dei vescovi port, nel 1904,
alla rottura dei rapporti diplomatici e il governo francese, ostile alla chiesa, nel dicembre 1904, mentre stava prendendo le necessarie
misure per la separazione della chiesa dallo stato, ordin nellintero paese la fondazione di associazioni cultuali, alle quali sarebbe
stata affidata lamministrazione del patrimonio ecclesiastico e la
nomina e la retribuzione dei servitori del culto. Pio X proib ai
cattolici di partecipare a queste fondazioni e cos, ben presto, le associazioni cultuali furono dirette da non cattolici e da nemici della
chiesa. La legge sulla separazione totale fra chiesa c stato entr in
vigore il 1 gennaio 1906. Si dovette rinunziare al patrimonio ecclesiastico (la sua amministrazione pass allo stato) e il danno materiale che la chiesa sub fu tanto considerevole che il suo impoverimento la costrinse ad allontanarsi dalla vita pubblica. La chiesa
perse il contatto con le masse repubblicane del popolo francese e
la scristianizzazione della Francia assunse in breve volger di tempo
proporzioni inquietanti.
Anche con la Russia, la Germania e gli Stati Uniti sorsero nuovi
contrasti. Nel 1910 furono interrotti i rapporti diplomatici con la
Spagna e con il Portogallo e, nel 1911, si arriv addirittura alla lotta aperta. Al pari dei suoi predecessori, anche Pio X ispir la sua
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azione politica a rigidi ideali monarchici, rifiut le idee democratiche e perse ogni possibile contatto con le forze repubblicane del
tempo.
La condanna del cosiddetto modernismo, con il decreto Lamentabili e !,enciclica Pascendi dominici gregis (entrambi del 1907),
caus una grave crisi allinterno della chiesa. Alcuni teologi prgressisti e scienziati di sentimenti cattolici avevano cercato di adeguare la dottrina cattolica alla cultura moderna, ma, in questo loro
tentativo, avevano preso vie errate, sconfinando nelleterodossia.
In America Isaac Thomas Hecker (18191888), da poco convertitosi al cattolicesimo, propugnava energicamente una pi intensa
partecipazione dei cattolici alla vita culturale (il cosiddetto ameri
canismo, condannato nel 1899). In Francia Pesegeta Alfred Loisy
(18571940 )aveva sposato i metodi della moderna critica biblica
della teologia liberale protestante; Maurice Blondel (18611949),
Lucien Laberthonnire (18601932 )e Edouard Le Roy (1870
1954) applicarono i concetti espressi dalla filosofia evoluzionistica
moderna alla dottrina e alla morale cristiana, e finirono con il rela
tivizzare il dogma. Le loro teorie furono condivise in Italia da Giovanni Minozzi (18841959 )e in Inghilterra soprattutto dal converrito George Tyrrell (18611909). Si rese perci necessario linter
vento del magistero ecclesiastico, che condann gli errori. Purtroppo, esso non seppe sempre ben distinguere fra le esigenze legittime di chi desiderava unicamente una maggiore apertura della
chiesa di fronte alla vita culturale moderna dagli eccessi di coloro
che, nel loro adattamento, si erano spinti invece troppo oltre o erano divenuti addirittura eretici. Un rigido gruppo reazionario, vici
no a Pio X, fiutava errori ovunque. Ben presto gli integralisti eccle
siastici scatenarono una vera e propria caccia ai modernisti, veri o
presunti. Nel 1910, per meglio vigilare sulla dottrina cattolica, fu
ordinato il giuramento antimodernista, che erano tenuti a prestare
tutti i sacerdoti destinati alla cura danime e allinsegnamento. Pi
tardi fu deciso di estendere lo stesso giuramento ai chierici, prima
di ricevere gli ordini maggiori, ai professori di teologia, quando assumevano il loro ufficio di insegnamento, ai parroci, ai prelati e ai
superiori, prima della loro investitura canonica. Esso fu abolito
soltanto nel 1967. Nei primi tempi le accuse anonime e i procedi
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reale inferiorit dei cattolici nella vita culturale, scientifica e politica, e avevano fatto appello al popolo cristiano affinch affrontasse coraggiosamente i suoi nuovi compiti. Al pari di molti altri, anchessi dovettero sopportare la psicosi antimodernista di Pio X, ma
ora, quietatesi le acque, richiedevano rimedi energici. Il filosofo
Peter Wust (18841940 )coni, per definire il dibattito che si era
ormai avviato, la massima: Ritorno dallesilio.
Guardando indietro al passato ci si rese conto che il cattolicesi
mo, malgrado tutti i suoi risultati, nel XIX secolo si era assai indebolito interiormente. La chiesa di stato, il confessionalismo, il nazionalismo e !,arroganza liberale gli avevano mosso una continua
piccola guerra, che talora degener fino al punto di minacciare la
sua stessa esistenza, come avvenne durante il Kulturkampf tedesco
o nel Risorgimento italiano, per i contrasti sorti con il papato e lo
stato pontificio, e anche durante la lotta che la Francia mosse contro la chiesa, alla svolta del secolo. Il cattolicesimo fu costretto a un
atteggiamento permanente di difesa e i cattolici si ritirarono dalla
vita pubblica. Questo loro rinchiudersi nel ghetto signific tuttavia
esclusione e rinuncia a partecipare allattivit scientifica, culturale
e politica del tempo, e signific anche la perdita di ogni contatto
con le pi importanti conquiste della nuova epoca.
Le aspirazioni repubblicano-democratiche del XEX secolo erano
state completamente ignorate dalla chiesa cattolica. I papi furono,
infatti, sempre fondamentalmente contrari a tutte le forme democratiche e, fin dai tempi della rivoluzione francese, erano stati colti
da una specie di shock e da un complesso di paura di fronte alla
democrazia (Hans Maier). Al tempo della restaurazione, lalleanza tra trono e altare divenne ancora pi stretta. De Lamennais e
de Maistre avevano dichiarato che la monarchia era lunica forma
di governo voluta da Dio e questo malinteso conservatorismo fece
della loro opinione un dogma fondamentale del cattolicesimo ultramontano. I papi, da parte loro, fecero di tutto per convalidare
questa tesi, e quando i cattolici francesi rifiutarono la repubblica,
alla fine del XEXsecolo, si arriv alla lotta aperta contro la chiesa. In
Germania, persino dopo la prima guerra mondiale, la chiesa imped a molti cattolici di formarsi una giusta coscienza democratica di
fronte alla repubblica di Weimar.
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portanza e ottimamente organizzata, e unautorevole stampa cattolica danno oggi lustro al cattolicesimo inglese.
Negli Stati Uniti la libert di religione, garantita dalla dichiarazione di indipendenza (1776), ha favorito, nel XEX secolo, un forte
aumento dei cattolici, che continuato ininterrottamente nel corso
del XX secolo. Lattivismo dei cattolici americani si dimostrato soprattutto nellistituzione e nello sviluppo di unampia rete di saiole cattoliche elementari e superiori. La libert di associazione, esistente nel paese, ha giovato enormemente agli ordini religiosi.
Gi nel XIX secolo il cattolicesimo aveva celebrato la sua nuova e
feconda stagione missionaria. Dopo il crollo del dominio coloniale
portoghese e spagnolo, che con la sua missione guidata dallo stato
ebbe, nel xvm secolo, un effetto paralizzante, la congregazione romana (Congregalo de propaganda fide), fondata nel 1622, assunse
definitivamente la direzione delle missioni nel mondo. Vennero
fondati numerosi nuovi ordini e nuovi paesi si aprirono allattivit
missionaria. LAfrica, lIndia, la Cina e le isole dei Mari del Sud furono i paesi di missione prediletti. Dopo la prima guerra mondiale
si attribu particolare importanza allistituzione e al consolidamento delle chiese indigene e nel 1926 furono ordinati i primi vescovi
indigeni.
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chiesa, e se noi oggi possiamo disporre di una teologia del laicato (Yves Congar) e se il concilio Vaticano II si aperto ai laici,
dobbiamo questo sviluppo proprio all'iniziativa di papa Ratti.
Grazie a lui si pose fine a un processo plurisecolare, che era iniziato nel Medioevo e aveva portato a una clericalizzazione progressiva della chiesa, e la corresponsabilit ormai pienamente cosciente
dei laici nella chiesa fu collocata nuovamente in quella giusta luce
in cui laveva gi vista il cristianesimo primitivo.
Anche lattivit missionaria deve alla lungimiranza e allenergia
di Pio XI la sua decisa ripresa e la novit dellorientamento, teso a
realizzare lautonomia delle chiese indigene. La sua politica ecclesiastica fu parimenti improntata a una limpida visione razionale
delle realt della vita. Con concordati e trattati, cerc di stabilire
solide basi per la vita della chiesa. Il suo pi grande merito fu la
composizione dellannosa discordia tra il Vaticano e il governo italiano; li l febbraio 1929 egli concluse i patti lateranensi, che liberarono il papa della volontaria prigionia e reintegrarono la sua piena sovranit sul piccolo stato del Vaticano. Durante il governo di
Pio XI ebbe anche inizio una nuova era di concordati: nel 1922 il
concordato con la Lettonia, nel 1924 con la Baviera, nei 1925 con
la Polonia, nel 1927 con la Romania e la Lituania, nel 1929-1931
con lItalia, nel 1929 con la Prussia, nel 1932 con il Baden, nel
1933/34 con lAustria e infine, sempre nel 1933, con il Reich tedeSCO.
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concordati parziali, con delle amplificazioni territoriali e di contenuto, per un futuro quanto mai incerto. Nessuno, allora, poteva
sapere quanto fosse subdola, falsa e bugiarda la politica tedesca. Il
Vaticano, tuttavia, non cadde ciecamente nella trappola di Hitler e,
proprio assumendo di fronte a quell'essere feroce e violento un atteggiamento critico, sper, legandolo a un impegno formale, di pterlo almeno costringere alla moderazione. Un analogo accordo,
stipulato poco prima, con Mussolini, non aveva forse avuto successo? I patti lateranensi e il concordato con lItalia, in effetti, avevano
composto, in qualche modo, le difficolt esistenti fra stato e chiesa
e avevano dato vita a relazioni di reciproca tolleranza. Del resto, si
ritenne che l'onore e il diritto intemazionale vigessero ancora e che
i patti dovessero essere mantenuti (pacta sunt servando). Pi tardi
lesperienza della menzogna di Hider fu per lo stesso Pio XI una
delle esperienze pi amare, come attestano le innumerevoli note
da lui redatte sul governo del Reich e la sua veemente enciclica M it
brennender Sorge (14 marzo 1937), pubblicata in lingua tedesca.
Il pontificato di Pio XI fu segnato da pene e da continue preoccupazioni per la vita della chiesa nel mondo. I martiri versarono il
loro sangue soprattutto in Russia, in Messico, in Spagna (guerra civile, 1936) e in Germania. Ma il nemico principale del cristianesimo fu per Pio XI il comuniSmo ateo (enciclica Divini Redemptoris,
del 19 marzo 1937). Non era ancora possibile comprendere, nel
1933, che il nazionalsocialismo non era affatto inferiore al comunismo in malvagit e ci sarebbero volute le terribili esperienze degli
anni seguenti e le inimmaginabili atrocit e bestialit del nazismo
per accorgersene. Pio XI mor poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, il 10 febbraio 1939.
Pio XII (1939-1958) fu chiamato a succedergli dall'unanime voto dei cardinali riuniti in conclave, durante il secondo scrutinio.
Nessuno, se non lui stesso, parve, infatti, in grado di guidare la piecola barca di Pietro attraverso quella terribile e dolorosa epoca e la
sua elezione suscit un'approvazione generale.
Eugenio Pacelli era nato a Roma nel 1876. Egli proveniva da
un'antica famiglia di giuristi, da generazioni attiva al servizio della
curia romana. Suo fratello, magistrato pontificio, ebbe parte deci
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Tuttavia, Pio XII rimase pur sempre un uomo della vecchia gnerazione. Il compito di aprire le ultime porte a una nuova comprensione della chiesa e a un nuovo incontro mondiale dei cristiani
era invece riservato al suo geniale successore, Giovanni XXIIL Nei
confronti del pensiero ecumenico e dei nuovi studi teologici Pio
XII dimostr sempre una comprensione modesta (enciclica Humani generis, 1950). Nonostante tutta !,affabilit con la gente e
!,apertura alle persone dimostrata durante le udienze e le solennit
liturgiche, egli rest tuttavia sempre un autocrate, che accentr
nella sua persona il governo della chiesa. E se vero che dedic la
sua allocuzione del Natale 1944 proprio all'idea di democrazia, Pio
XII ebbe tuttavia personalmente una chiara propensione per il
principio monarchico.
1. La politica di Hitler
Adolf Hider nacque il 20 aprile 1889 a Braunau sullTnn (Austria superiore). Negli anni fra il 1906 e il 1912 egli condusse a
Vienna un'esistenza oscura di fallito, ubriacandosi di parole antisemitiche e anticlericali. Durante la prima guerra mondiale combatt, come volontario, in un reggimento bavarese. Terminata la guerra, trovandosi nuovamente senza lavoro e disoccupato, decise di
diventare un politico. La fondazione del Partito dei lavoratori tedeschi' che, dal 1920, si chiam nazionalsocialista' (NSDAP), di
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tanto la stipulazione del trattato in s che deve suscitare disappunto perch la conclusione di concordati era interamente in linea con
la politica della Santa Sede, quanto piuttosto Paver dimenticato,
per i vantaggi che venivano concessi alla chiesa in campo religiosoculturale, ogni doverosa considerazione politica su un governo dittatoriale come quello di Hider. Questo concordato fu la dolorosa
conseguenza del fatto che gli ambienti cattolici non erano mai stati
capaci di porsi in un rapporto positivo di fronte alla democrazia, e
cos, per una concezione erronea dellimmagine del capo, di chiara matrice ideologica monarchica, essi aprirono le braccia al fantomanco stato unitario apartitico del nazionalsocialismo. Ladesione
del partito del Centro alla legge sui pieni poteri (24 marzo 1933) e
Pautoscioglimento (costretto) del Centro stesso, avvenuti nel quadro della generale soppressione dei partiti nel giugno-luglio 1933,
rivelarono la perplessit e !,insicurezza che regnava fra i gruppi politici cattolici.
La chiesa, rinunciando alla partecipazione al dibattito politico,
ripose tutte le sue speranze nella stipulazione del concordato con il
Reich (22 luglio 1933). Per il momento il concordato sembr sufficiente garanzia per la conservazione della libert di movimento
nella sfera religioso-culturale, suprema e necessaria aspirazione
della chiesa. A molti cattolici, che erano stati delusi dalla politica
del Centro, questa soluzione dei tanto difficili problemi esistenti
fra chiesa e stato parve addirittura migliore della continua e logorante guerriglia parlamentare, di cui si era fatta triste esperienza
durante la repubblica di Weimar. Nessun governo, del resto, si era
mai mostrato tanto generoso e disposto a concessioni alla chiesa
cattolica come aveva fatto Hitler, anche se non gli si era chiesto
nulla di men che giusto. dunque comprensibile la gratitudine
che i vescovi tributarono a Hitler per il concordato.
Indubbiamente, nessuno allora sapeva che le trattative sul concordato col Reich erano state per Hitler solo una pura manovra tattica; esse gli servirono per guadagnare tempo e per mettere zizzania tra il partito del Centro e !,episcopato. Egli aveva bisogno di
tempo per poter consolidare la sua posizione politica e il governo
da lui diretto e per guadagnare alla sua causa anche gli elettori cattolici. Con perseveranza egli prese a martellarli con discorsi sulla
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2. llKirchenkampf
su questo sfondo che va collocata la lotta di Hitler contro la
chiesa, la quale inizi immediatamente dopo la stipulazione del
concordato con il Reich e si svolse in tre fasi successive.
Prima fase (19331934), misure repressive mimetizzate: Hitler
non vi partecip direttamente e affid ai suoi seguaci la prosecuzione della lotta per Pawento della concezione del mondo tedesco,
dichiarando di non sapere nulla di essa (Rosenberg, dal gennaio
1934, fu ufficialmente chiamato a dirigere la scuola del NSDAP).
In occasione della rivolta di Rohm (30 giugno 1934) fece assassinare anche alcuni esponenti cattolici, come Erich Klausener e Edgar Julius Jung, due eminenti laici. Il boicottaggio sistematico degli
affari ebraici cominci fin dallaprile del 1933.
Seconda fase (1934-1939): La lotta aperta contro la chiesa, solo
allinizio mascherata come deconfessionalizzazione della vita
pubblica, limit tutti i campi dellattivit ecclesiastica. Furono
proibite le associazioni ecclesiastiche e le organizzazioni giovanili;
fu ostacolato o addirittura vietato localmente linsegnamento reli
gioso nelle scuole (1937); vennero sequestrate le sovvenzioni per
gli asili infantili cattolici e soppresse altre organizzazioni sociali e
caritative; la stampa cattolica fu soffocata, la predicazione vietata e
numerosi sacerdoti e laici furono imprigionati. Nel 1936 cominciarono i processi contro le associazioni cattoliche; furono inscenati
processi di sacerdoti per delitti contro il buon costume, con
unenorme montatura propagandistica (cos sono tutti i preti),
allo scopo di minare la fiducia che il popolo conservava ancora verso il clero e la chiesa. Nel 19381939 furono soppresse le ultime
scuole confessionali e molti conventi, insieme agli istituti superiori
e alle facolt di teologia (Monaco); queste ultime dovevano essere
sostituite da facolt per la dottrina della razza. Le leggi di Norimberga (settembre 1935) imposero agli ebrei leggi eccezionali,
vale a dire li privarono dogni diritto; fino allautunno 1938 circa
170.000 ebrei (un terzo del numero complessivo) emigrarono dalla
Germania. Nella notte dei cristalli (9 novembre 1938) furono
compiuti i primi grandi pogrom organizzati.
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