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Il border è un soggetto costantemente in crisi e che mette in crisi coloro che ci lavorano insieme.

Il
borderline deriva da una trama famigliare in cui l’Altro non ha tenuto conto del soggetto. compromissione
che si osserva dal lato delle relazioni e nel simbolico. Tende ad avere una profonda instabilità emotiva e
della relazione e tende a sdoppiarsi nel suo rapporto con l’Altro o sul lato dell’idealizzazione o dell’Altro
completamente cattivo, e il passaggio da un affetto all’altro è repentino. Quando a questa strutturazione
borderline si aggiunge il sintomo tossicomanico c’è un’amplificazione nella tendenza all’impulsività e alla
caoticità. Il mondo tossicomane è un mondo caratterizzato dal tracollo dell’esistenza dell’Altro, ovvero a
quegli ormeggi e riferimenti comuni che orientano il soggetto in un mondo che dovrebbe essere un mondo
condiviso e dall’altro il trionfo dell’oggetto droga che è più affidabile degli altri oggetti. La possibilità del
cambiamento oggettivo avviene quando il soggetto realizza che la droga non è un problema bensì la
soluzione a un problema, di un tappo per riempire la mancanza e rapportarsi così all’Altro famigliare.
Soluzione che tuttavia è fallimentare perché non riesce a strutturare i legami del sogg. Con l’Altro. Tutto
questo discorso prende forma all’interno del discorso del capitalista laddove l’oggetto diviene oggetto di
consuma utilizzato per saturare la mancanza. Dal desiderio che sarebbe un’esperienza in cui la soggettività
chiama in causa la presenza dell’Altro e contempla una relazione…

..

Triade de: trauma, ripetizione del trauma, ed esperienza dissociativa. Il borderline di fronte all’angoscia
tenta di rigettarla trasformando il trauma vissuto come impotenza in un riturale eccitatorio riproducibile,
sul quale può avere qualche tipo di controllo. Ci sono due posizioni possibili che il border può assumere:
una posizione sociopatica e una posizione psicopatica. Nella posizione sociopatica il soggetto è in rivolta
contro l’altro, quindi in qualche modo rimane a contatto con l’angoscia anche se delega all’altro la
responsabilità del suo dramma esistenziale, è colpa tua. La devianza nella sociopatia è una strategia di
sopravvivenza. Rimane in dialettica con l’Altro e con l’angoscia. Diversa è la posizione della psicopatia in cui
c’è una manipolazione dell’Altro, il sogg si può trasformare in antisociale negando l’angoscia e tentando di
dominare l’Altro angosciandolo in una logica perversa. Possono esserci diversi livelli di funzionamento nella
stessa persona, possono essere comprensenti delle componenti di tipo sociopatico e psicopatico. Il
rapporto con l’Altro e con l’angoscia è fluttuante. Il trattamento del tossicomane passa per il trattamento
dell’area traumatica. L’area traumatica nel presente non viene vissuta dal tossicomane come una riedizione
di ciò che è già stato ma come un vero e proprio trauma che avviene nel qui e ora. Ci sono due versanti: il
versante dell’umore e dell’affetto (che è il legame tra l’umore e l’oggetto intenzionale). L’umore per il
border è la disforia e l’affetto è la rabbia che si dirige su un ogg ben preciso – es. l’operatore. Precipitato
emotivo causato da un Altro famigliare che non ha tenuto a mente il soggetto,non lo ha tenuto presente e
che ha portato a una rarefazione dei riferimenti simbolici nella vita del soggetto. quando si lavora con i
border bisogna tenere presente la cornice emotiva delle relazioni che è la disforia. Alernanza tra
idealizzazione e svalutazione nella quale non bisogna farsi prendere – rinunciare alla riconoscenza quando
c’è e non aspirare a colmare la mancanza; invece cercare di testimoniare qualcosa di sé e del proprio
desiderio. Non ti aiuterò ti salvero ti tapperò ma io nella mia vita faccio questo, confrontanti con questo e
vedi cosa farne.

Viene misurato costantemente fra ciò che diciamo e ciò che mostriamo, che è una misura dell’affidabilità.
Discrepanza che non va nascosta perché lì sta il desiderio in come abitiamo la distanza, tra gli ideali che ci
orientano e la rotta che riusciamo a mantenere nei confronti di questi valori. Se questa discrepanza è
occultata diventi immediatamente innafidabile. Per fare questo è importante porsi degli obbiettivi
terapeutici incompleti e non predeterminati che devono prendere spunto dalla parola del pz, se si pone un
piano eccessivamente rigido si fa sprofondare il sogg nell’angoscia di essere nelle mani dell’Altro che lo
manipola e fa di lui quello che vuole. La differenza è tra la posizione del faro e quella della fiaccola. Non fari
nella notte che hanno una verità e indicano un sapere esplicito e certo al quale bisogna riferirsi ma
piuttosto essere fiaccola ed accompagnare il soggetto in quella che è la sua via tortuosa tentando di
illuminare se c’è un sasso per terra.

Pagliardini – Il Reale

Passaggio da sogg a parlessere partendo dal Reale

Descrivibile come “versante pulsionale dell’esperienza che non si lascia mai completamente simbolizzare e
di cui qualcosa sfugge” cosa? Il fatto che l’incontro tra l’Uno e l’Altro è sempre un incontro mancato. Un
resto inassimilabile al senso che non rimanda a nulla se non a sé stesso. L’analisi tenendo conto di queste
considerazioni dovrebbe concernere la costruzione di una trama simbolica e narrativa utile a restituire
senso al paziente sia l’accoglienza di ciò che un senso non ha. Che non ha a che fare con un sapere ma con
un saperci fare di cui non possiamo dire niente, che non ha un senso e che insiste.

Trauma del linguaggio: la parola uccide la Cosa. La parola barra la cosa e questa barra è il primo trauma che
il soggetto esperisce; oltre a rendere possibile la nascita del soggetto umano e il rapporto con l’Altro stesso.
Nella dialettica tra il soggetto e l’Altro c’è un resto inassimilabile ma che si ripete. Nel suo ingresso alla vita
l’Altro dice al soggetto tu sei questo, tratto unario che si iscrive come marchio sulla carne del soggetto. tu
sei questo ma non sei tutto il resto, la barra è questa. È un significante traumatico perché è un marchio,
non è in catena, è uno solo non reinvia ad altri significanti.

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