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Argomenti: topografia toracocardiaca, sistema di conduzione, innervazione – vascolarizzazione arteriosa e venosa - drenaggio
linfatico del cuore, ripresa del mediastino e sistema azygos.
1. TOPOGRAFIA TORACOCARDIACA
Per topografia toracocardiaca si intende la proiezione del
cuore sulla parete toracica anteriore. Il primo punto di
grande importanza che siamo in grado di individuare a
livello superficiale è quello corrispondente all’apice
cardiaco, posizionato ad 1 cm dalla linea emiclaveare di
sinistra e a 6-8 cm dalla linea mediosternale, all’altezza
del V spazio intercostale. Un altro elemento rilevante è
l’aia cardiaca, ossia quell’area quadrangolare delimitata
da quattro linee (due “orizzontali” e due oblique)
corrispondenti ai margini del cuore. Dalla parte sinistra
(margine ottuso) i vertici dell’aia cardiaca si trovano a
livello del II e del V spazio intercostale, mentre dalla
parte destra (margine acuto) a livello della III e VI
cartilagine costale. All’interno della suddetta area siamo
in grado di individuare le varie valvole cardiache:
orifizio del tronco polmonare - a sinistra,
all’altezza del II spazio intercostale / III
cartilagine costale;
orifizio dell’aorta - a destra, all’altezza della III /
IV cartilagine costale;
valvola bicuspide - leggermente a sinistra
rispetto all’orifizio aortico;
valvola tricuspide - a destra, all’altezza della VI
cartilagine costale.
Le posizioni delle valvole cardiache all’interno dell’aia
tuttavia non corrispondono esattamente ai rispettivi
focolai di auscultazione. Alcuni di questi ultimi infatti
vengono individuati ad altezze leggermente differenti:
tronco polmonare - II spazio intercostale sinistro;
aorta - II spazio intercostale destro;
valvola bicuspide - V spazio intercostale sinistro;
valvola tricuspide - V cartilagine costale destra.
2. SISTEMA DI CONDUZIONE
Il sistema di conduzione è costituito da tutte quelle strutture nervose, presenti all’interno della muscolatura del cuore,
che consentono il battito cardiaco. Alla produzione del battito concorrono sia, in primis, quella componente muscolare
definita miocardio specifico sia il più comune miocardio di lavoro, entrambi costituiti da miociti autoeccitabili (il
miocardio di lavoro infatti è in grado di supplire al primo in caso di malfunzionamento). L’autoeccitabilità dei miociti è
la caratteristica fondamentale che permette la propagazione della pulsazione in grado di far battere il cuore.
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Nel contesto del sistema di conduzione siamo in grado di individuare due nodi, il senoatriale (NSA) o pacemaker (è il
punto da cui parte l’input, l’impulso iniziale per il battito cardiaco) e l’atrioventricolare (NAV). La frequenza cardiaca
normale dovuta al lavoro del nodo senoatriale è compresa tra i 50 e i 70 battiti / min. Il segnale proveniente dai nodi
viene propagato a tutta la muscolatura mediante dei fasci: inizialmente, dal nodo senoatriale partono dei fasci
internodali (poco distinguibili dalla componente di miocardio di lavoro, fatta eccezione per quello di Bachmann) che si
distribuiscono ad entrambi gli atri e al setto interatriale, raggiungendo il nodo atrioventricolare; da quest’ultimo parte
poi il fascio di His che corre in prossimità del setto interventricolare e si divide in due branche, una destra e una
sinistra, le quali raggiungono le estremità e i margini delle cavità ventricolari. Il nodo senoatriale risulta visibile in
conformazione esterna del cuore come un piccolo rigonfiamento in prossimità dello sbocco vena cava superiore, al
limite della cresta terminale. Il nodo atrioventricolare invece deve essere individuato in conformazione interna,
delimitato dal triangolo di Koch. I limiti del triangolo di Koch sono definiti dalla valvola tricuspide (cuspidi settale e
mediale per la precisione), dalla valvola di Eustachio più il tendine di Todaro e dal seno coronario.
Il sistema di conduzione è costituito da differenti tipi di cellule, tutte quante autoeccitabili:
cellule P o nodali - di piccole dimensioni, di forma stellata e con un nucleo in posizione centrale, così
chiamate in quanto sono le principali costituenti dei due nodi senoatriale e atrioventricolare (risultano in
stretto rapporto con la componente vascolare delle coronarie, soprattutto con la destra);
cellule di transizione – di morfologia simile ai miociti del miocardio di lavoro, circondano le cellule dei due
nodi e compongono i fasci internodali;
cellule di Purkinje – di grandi dimensioni e con notevoli necessità metaboliche, costituiscono le due branche.
[n.d.r. la docente ha accennato qualche informazione sul ciclo cardiaco, composto da una fase di diastole
(riempimento) e una di sistole (svotamento)]
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3. INNERVAZIONE DEL CUORE
Il cuore è innervato, come la gran parte
dei visceri toracici, dalla componente
vagale (parasimpatica) e da quella della
catena paravertebrale (ortosimpatica,
costituita da fibre provenienti da T1 - T4),
che insieme vanno a costituire due plessi
distinti: il plesso superficiale è situato a
livello dell’arco aortico e del tronco
polmonare, mentre il plesso profondo si
trova posteriormente all’arco aortico e in
prossimità dell’angolo tracheale (dove la
trachea si suddivide nei due bronchi).
Le fibre nervose sono classificate come
viscerali, sia sensitive che effettrici. Una
particolare attenzione va posta sulle fibre sensitive dolorifiche ortosimpatiche, in quanto non permettono di
discriminare se l’input proviene dal cuore o dal tratto esofageo e prevedono un interessamento anche degli arti
superiori (normalmente il sinistro). Le fibre sensitive vagali risultano invece coinvolte nel controllo chimico e della
pressione del sangue. Per quanto riguarda le fibre effettrici, la componente vagale e quella ortosimpatica lavorano in
modo opposto sulle due coronarie: la prima ha un effetto di vasocostrizione dovuto all’azione dell’acetilcolina (con
conseguente diminuzione della forza di contrazione del cuore), mentre la seconda di vasodilatazione dovuta alla
noradrenalina (con conseguente aumento della forza di contrazione).
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5. DRENAGGIO LINFATICO DEL CUORE
Nel drenaggio linfatico del cuore risultano coinvolti numerosi linfonodi, tutti quanti però ascrivibili a due sole tipologie
in base alla loro posizione:
linfonodi tracheobronchiali - posizionati appunto in prossimità della trachea e dei due bronchi polmonari;
linfonodi mediastinici - profondamente associati al mediastino.
La linfa proveniente da questi linfonodi confluisce a livello dei tronchi broncomediastinici, dalla parte destra e sinistra.